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PARTE I – RELAZIONE STORICA
1.1 - CENNI STORICI GENERALI
Il complesso architettonico, denominato delle Zitelle Sperse, è il risultato dell’adattamento
nel tempo di diversi tipi edilizi che hanno
assunto le più svariate destinazioni d’uso e
funzioni. Il blocco originario medioevale era
costituito da un palazzo nobiliare urbano con
annessa torre gentilizia ed ha tutti i caratteri
dell’edilizia civile del XIII e XIV secolo in
Orvieto caratterizzati dagli elementi strutturali
e dagli aspetti tecnologici e decorativi.
Il palazzo era situato nel quartiere dell’Olmo, a nord della rupe, verso la vecchia “ripa degli
uomini”, tra le chiese ad esso contemporanee di Sant’Agnese e di Santa Mostiola.
La sua posizione era abbastanza strategica e importante: si trovava infatti sul percorso
periferico rispetto alla parte allora costruita della Città di Orvieto ed aveva facile accesso
all’esterno attraverso la vicina porta Vivaria, ma era anche vicino al centro civico al quale
era collegato con la via del Sole.
Dopo le distruzioni trecentesche, l’immobile rimase probabilmente abbandonato per un
certo periodo di tempo; perse il suo antico splendore e mutò anche la funzione originaria
di palazzo rappresentativo, anche se mantenne la destinazione di abitazione privata fino a
quando non fu notevolmente ristrutturato per ospitare le monache del Convento di Santa
Maria Maddalena, comunemente chiamate le “Convertite”.
Questa nuova funzione, che si può far risalire al XVI secolo (la chiesa della Maddalena fu
costruita in altra parte della città nel 1518), comportò con nuove aggiunte, la
riorganizzazione del complesso originario. Tuttavia di questi lavori di sistemazione si hanno
pochissime notizie.
Nel XVI e nel XVII secolo l’interessamento della famiglia Simoncelli è testimoniato
dall’iscrizione di Girolamo sull’architrave del portaletto d’accesso al convento, dalla parte
della strada pubblica denominata allora Via delle Convertite, e dalla lapide dedicata ad
Antonio (+1669) posta all’interno della Chiesa di Santa Teresa, una costruzione che è da
includersi tra le nuove articolazioni di quel periodo.
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Dalla visita apostolica del vescovo Elisei nel 1726 si deduce però che la risistemazione
seicentesca non fu né consistente né definitiva: infatti il vescovo “….visitavit quoque totam
clausuram et quia inventi quasdam “ruinas in praedicto monasterio, mandavit
quamprimum et “sine mora totum aedificium reaptari.”
Il “riadattamento” fu sicuramente eseguito negli anni seguenti se si tiene conto che lo
stesso vescovo, nella visita successiva del 1733, non fece obiezioni sullo stato di
conservazione dell’edificio.
Nel 1764 si hanno notizie di altri lavori di “restauro” ordinati dal vescovo Ripanti.
Il monastero delle “Convertite” restò in vita fino al 1860, fino a quando, non furono
soppressi i conventi e confiscati i beni della Chiesa. In quell’occasione, gli immobili
andarono ad accrescere il patrimonio di un istituto cittadino che aveva già una lunga
storia: il “Conservatorio delle Zitelle Sperse”.
Già nel XVI secolo esisteva all’interno della città un orfanotrofio per le “Zitelle” ma, come
attesta la cronaca della visita apostolica di monsignor Binarino (1573), non aveva una
“regola” ed era mantenuto soltanto con elemosine.
Il 28 marzo 1605, con rogito del notaio Laurenzio Crisostomi, il nobile orvietano Orazio
Missini lasciò per testamento alcuni fondi urbani allo scopo di creare un orfanotrofio
femminile. L’11 aprile di quell’anno furono perciò sistemate nel “Conservatorio” le prime
dieci “zitelle” orfane, cioè “sperse”.
Il legato Missini non era però sufficiente a mantenere in vita quest’opera pia; soltanto con
il lascito di Gerolamo Pecorelli, un altro orvietano, l’orfanotrofio cominciò ad avere stabilità
economica duratura.
La più antica descrizione di questo istituto cittadino è fatta dal Cohelli nel 1635,
“Il Ridotto delle zitelle sperse è un’opera pia non molti anni sono istituita con la rendita di
scudi 500 l’anno in tanti luoghi dei monti, da Geronimo Pecorelli Orvietano, nel suo ultimo
testamento (fatto in Roma per li atti dell’Olivelli notajo, Al il 1° novembre 1613) a
quest’affetto lassati. Questo è un luogo sotto la cura di Genthuomini laici, li quali
riducendo quasi a modo di clausura le povere zitelle abbandonate da parenti,
somministrano non solo ad esse il bisogno, ma li tengono maestre per insegnarli a
lavorare, riuscendovi bene spesso una delle principali gentildonne a questo eletta per
osservare quello che da esse si faccia, e pervenute all’età nubile, procurano di accasarle,
osservando gl’ordini et istituti di quelle di Roma.”
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L’amministrazione del Conservatorio era laica ed era tenuta dai “fratelli” della Confraternita
della SS. Annunziata di Orvieto.
Un documento ottocentesco permette di localizzare il “Ridotto delle zitelle” in via del
Popolo prima del 1826 e in Piazza del Popolo dopo questa data, fino al trasferimento del
conservatorio nell’edificio dell’ex monastero situato nella via che, per l’occasione, si chiamò
da allora Via Pecorelli.
Infatti nell’ atto notarile del 1826 si legge che:
“Alessandro Rocchegiani Priore del Conservatorio delle Zitelle Sperse di Orvieto, avendo
per l’individui del medesimo Conservatorio proveduto altro locale più comodo nella Piazza
del Popolo presso la Chiesa di S. Carlo avuto in enfiteusi……..ed essendo rimasto inutile il
vecchio Conservatorio di proprietà delle medesime Zitelle, ricorre alla Santità vostra (Papa
Leone XII) perché si degni accordargli la facoltà di alienare questo secondo locale, col di
cui reddito poter supplire alle vistose spese che sono indispensabili farsi per il riattamento,
e riparazione necessaria al nuovo locale suddetto…..” e si descrive il locale da vendere
“….. l’antico locale delle Zitelle povere (era) situato in Orvieto sotto la Parrocchia di S.
Andrea in via S. Niccola, comprensivamente all’Orto, e al piccolo locale ad uso Oratorio
denominato S. Antonio contraddistinto con i numeri tredici, ventiquattro, venticinque e
ventisei confinante dalla parte del vicolo denominato lo Scorticatolo con altra piccola casa
spettante a dello Pio Conservatorio….., dalla parte dell’Oratorio di S. Antonio con un vicolo
che non ha uscita, dalla parte di sopra con la pubblica strada che conduce a S. Niccola e
dalla parte di sotto verso l’orto con altro terreno ortivo…”,
Con l’avvento del Regno d’Italia fu redatto (secondo la legge 3 agosto 1862) un nuovo
Regolamento, approvato il 27 novembre dello stesso anno, e con il Regio Decreto 28
novembre 1867 il Conservatorio fu affidato alla Congregazione di Carità, come tutte le
altre quattordici opere pie orvietane. In quel periodo gli edifici contenevano anche gli
alloggi per la direttrice, la “maestra di telari” e l’inserviente.
Nel 1890, quando l’amministrazione era tenuta dal delegato prefettizio Gorelli (per effetto
del R.D. 20 luglio 1890), le fanciulle orfane tenute nel Conservatorio erano 28.
Con la Legge istitutiva dell’Ente Comunale di Assistenza (3 giugno 1937 n. 847) furono
soppresse le Congregazioni di Carità e quindi il Conservatorio è da allora amministrato dal
nuovo Ente.
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Dal 1920 circa, il complesso di via Pecorelli non funziona più come orfanotrofio bensì,
affittato al Comune (ved. Delib. Del 5-10-1940), è stato destinato a scuole di vari ordini
nell’ultimo sessantennio.
Infine con il trasferimento in altre sedi delle scuole pubbliche , il complesso, dopo un
breve periodo di abbandono , ha subito ulteriori e disparate destinazioni d’uso che
vanno dalla scuola di musica, a centro ricreativo per anziani ad uffici vari e ritrovi di
varie istituzioni.
- Allegate piante con destinazioni d’uso attuali.
1.2 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- Piccolomini –Adami Tommaso
Giuda storica artistica della Città di Orvieto
Siena,1883
- Oriana Borella Lucia Custodi Federico Fagiani
Orvieto Ritrovata
Edizioni Thyrus ,2007
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PARTE II - CONSISTENZA DEL COMPLESSO ED INDIVIDUAZIONE DEGLI
EPISODI COSTRUTTIVI
2.1 - IL NUCLEO FONDAMENTALE
La parte maggiore del fabbricato è costituita
da strutture medioevali articolate in due
insiemi di corpi abbastanza distinti. Il primo,
a oriente, si affianca ad una poderosa torre
quadrata (1).
Sul lato nord della torre è attaccato un corpo
a pianta rettangolare (2) di lunghezza più
che doppia di tale lato. Sul lato nord di
questo corpo se ne attacca un altro (3) ma
alquanto più corto. Le mura della torre sono
fortemente rastremate salendo i suoi tre
piani e termina con una veranda belvedere
coperta da tetto.
Il gruppo costituito dai corpi (1-2-3)
assume in pianta la forma di una tozza “T”.
Questo gruppo (1-2-3) ha strutture antiche
con cortina di tufo di tipo stretto che
affiora su tutti i lati più o meno alterata e
danneggiata. Nella parte orientale del corpo
centrale (2) sono state ricavate delle ampie
scale (XVII –XVIII secolo) che assicurano il
collegamento verticale di tutti i piani.
Sulla parete ad est di tale corpo sono
presenti le tracce di due graziose finestre
“duecentesche” ad arco ribassato comprese
tra due cornicioni uguali di cui quella
inferiore corre orizzontalmente mentre
quella superiore segue l’andamento degli
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archi,gira l’angolo con la parete sud e prosegue su questa.
La torre (1) ha subito varie manomissioni nel tempo. Presenta il muro a nord forato da
una scala a chiocciola cilindrica in basalto settecentesca che collega attualmente soltanto il
terzo piano con il piano terrazza belvedere. Anche un campanile a vela a tre fornici posto
sullo stesso muro è ascrivibile al XVIII secolo.
A nord del gruppo (1-2-3) con andamento ad
est si innesta un secondo insieme di corpi di
fabbrica costituito da due segmenti consecutivi
di lunghezza quasi uguale. A quest’ultimo, a
sud, si affianca un altro elemento (6)
rettangolare
Il gruppo dei corpi (4-5-6) assume la forma di
una “L”
Le strutture murarie del gruppo orientale (4-5-
6) sono assai alterate.
La parte est del corpo (5), prospiciente la via
Pecorelli presenta una facciata al rustico di
una chiesa seicentesca e che denuncia la sua
attesa di una finitura decorativa a stucco,
questa chiesa doveva avere tre finestre a nord
e tre a sud;simmetriche e semicircolari,con
unghiature nella volta a botte.
Le finestre a nord sono state obliterate
dall’aggiunta del terzo elemento (6) del
gruppo
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2.2 - AGGIUNTA SEICENTESCA (A1)
Attaccato alla parete sud del terzo elemento (6) è presente un complesso blocco di
fabbrica di altezza uguale e con una pianta quasi rettangolare che si allunga a sud, è il
risultato di due successive addizioni databili dai secoli XVII e XVIII.
2.3 - AGGIUNTA SETTECENTESCA (A2)
All’angolo sud ovest della torre è aggiunto un corpo (A2) la cui pianta quadrata al piano
primo poggia su due semiquadrati coperti a volte ribassate.Di questi, quello occidentale si
prolunga a nord lungo il lato
ovest della torre (1) e anche oltre
coprendo una stradetta per una
lunghezza complessiva di una
ventina di metri.In tale modo si
forma un collegamento cavalcavia
con l’antica chiesa di S.Mostiola
posta nell’isolato a ovest.
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2.4 - AGGIUNTA SETTE-OTTOCENTESCA A NORD (A3)
Sulla parete settentrionale del blocco
occidentale (1-2-3) era attaccato un
basso fabbricato di pessima qualità
databile attorno alla fine del XVIII e
all’inizio del secolo scorso. Tale corpo di
fabbrica negli anni 1980-81 è stato
demolito.
2.5 - RUDERE A NORD EST (7)
Addossato all’angolo nord-est rimane un
avanzo di antico muro a cortina assai
malridotto che è stato adibito a protezione
per un ingresso al piano terreno ed uno allo
scantinato. Vi si notano tracce di porte e
finestre e una manomissione di marca
barocca che ne ha smussato l’angolo.
In conclusione:
- Le strutture murarie profondamente alterate e modificate;
- Le addizioni e/o sottrazioni dei diversi corpi, nel corso dei secoli, hanno
modificato profondamente la tipologia e l’immagine adattandola alle
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diverse funzioni che in esso hanno trovato allocazione; modificando
profondamente l’edificio.
Edificio quindi, che per quanto sopra esposto, e come si può d’altronde anche chiaramente
desumere dalla relazione paesaggistica ricade, senz’altro tra “l’ Edilizia speciale ” di cui
all' art. 15. D.G.R. 13 luglio 2015 N. 852
Art. 15 (Edilizia speciale, monumentale o atipica)
1. Per gli edifici, i complessi edilizi e i singoli manufatti che rientrano in tale classificazione,
sono consentiti gli interventi previsti da un piano attuativo o da un progetto edilizio o da
un progetto di opera pubblica esteso all’edificio, nel rispetto degli strumenti urbanistici
comunali, di altre normative prevalenti, nonché del regolamento comunale per l’attività
edilizia, salvo altre disposizioni previste a tutela dei beni culturali di cui al D.L.gs. 42/2004,
ed in particolare: a) per gli edifici monumentali o di particolare interesse storico-artistico
sono consentiti tutti gli interventi previsti per l’edilizia ordinaria tradizionale
prevalentemente integra di cui all’art. 12; b) per gli altri edifici pubblici o privati di tipo
recente sono consentiti gli interventi previsti per l’edilizia ordinaria tradizionale
prevalentemente alterata di cui all’art. 13.
Tipi di opere ed interventi elementari - Art. 10 comma 1 lettera c)
c) Interventi modificativi e integrativi compatibili con l'edificio;
"sono quelli che per le parti di edificio cui sono riferiti, per la modesta entità, la fattura o la
particolare disposizione, comportano modifiche indispensabili ai fini statici o funzionali ma
esteticamente poco apprezzabili e comunque non pregiudizievoli per la conservazione degli
elementi qualificanti o di particolare pregio né per la qualità architettonica e storico
artistica dell'intero edificio Sono interventi modificativi compatibili, in particolare: 1) la
sostituzione, la modifica o l'eliminazione di parti secondarie non qualificanti; 2) la
sostituzione o la modifica di parti già manomesse, in luogo della loro eliminazione; 3) le
integrazioni e le aggiunte di impianti, servizi, strutture ausiliarie ed elementi accessori
necessari per l'adeguamento statico e funzionale dell’edificio alle attuali esigenze d'uso,
realizzate secondo soluzioni e modalità tali da non pregiudicare l'integrità delle parti
rimanenti";
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INDICE
PARTE I - RELAZIONE STORICA
1.1 - CENNI STORICI GENERALI pag. 2
1.2 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE pag. 4
PARTE II - CONSISTENZA DEL COMPLESSO ED INDIVIDUAZIONE DEGLI EPISODI
COSTRUTTIVI.
2.1 - IL NUCLEO FONDAMENTALE pag. 6
2.2 - AGGIUNTA SEICENTESCA pag. 8
2.3 - AGGIUNTA SETTECENTESCA pag. 8
2.4 - AGGIUNTA SETTE-OTTOCENTESCA A NORD pag. 8
2.5 - RUDERE A NORD EST pag. 9
- Allegata planimetria dei corpi costruttivi individuati