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I princcosti XVII legislatura Partecipazione alla 69a Assemblea Generale dell'ONU (New York, 22-26 settembre 2014) settembre 2014 Senato della Repubblica n. 166/II Camera dei deputati n. 135/II

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I princcosti

XVII legislatura

Partecipazione alla 69a

Assemblea Generale dell'ONU

(New York, 22-26 settembre 2014)

settembre 2014

Senato della Repubblica

n. 166/II

Camera dei deputati

n. 135/II

Servizi responsabili:

Senato della Repubblica

SERVIZIO STUDI – Ufficio ricerche nel settore della politica estera e

della difesa

066706-2629-2180 - [email protected]

Camera dei Deputati

SERVIZIO STUDI – Dipartimento Affari esteri

066760-4939 - [email protected]

I dossier dei Servizi studi del Senato e della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna

per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. Il Senato e la Camera declinano ogni responsabilità

per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali

possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

XVII legislatura

Partecipazione alla 69a

Assemblea Generale dell'ONU

(New York, 22-26 settembre 2014)

settembre 2014

Senato della Repubblica n. 166/II

Camera dei deputati

n. 135/II

Classificazione Teseo: Organizzazioni internazionali. Stati esteri

I N D I C E

VOLUME I

FOCUS TEMATICI E GEOPOLITICI

IL PROCESSO DI RIFORMA DELLE NAZIONI UNITE (a cura del Servizio studi

della Camera) ....................................................................................................... 11

LE INIZIATIVE INTERNAZIONALI PER LA MORATORIA SULLA PENA DI MORTE

(a cura del Servizio Studi della Camera) ............................................................. 17

GLI SVILUPPI DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE: CRONOLOGIA DEGLI

ULTIMI AVVENIMENTI (a cura del Servizio Studi della Camera) .......................... 23

I PIÙ RECENTI SVILUPPI DELLA CRISI SIRIANA (a cura del Servizio Studi della

Camera) ........................................................................................................ 43

L’EVOLUZIONE DELLA CRISI IN IRAQ DOPO IL RITIRO AMERICANO:

CRONOLOGIA (a cura del Servizio Studi della Camera) ....................................... 51

IRAN: RECENTI SVILUPPI DEL QUADRO POLITICO (a cura del Servizio Studi

della Camera) ....................................................................................................... 67

L'EVOLUZIONE DELLA CRISI IN SOMALIA (a cura del Servizio Studi del

Senato) .......................................................................................................... 71

L'EVOLUZIONE DELLA CRISI IN LIBIA (a cura del Servizio Studi del Senato) ....... 81

AGENDA DI SVILUPPO POST 2015 E L'ACCORDO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

(approfondimento a cura del CeSPI per l'Osservatorio di politica

internazionale) - ED. PROVVISORIA ........................................................................ 89

L'ATTIVITÀ DEL COMITATO AGENDA POST 2015, COOPERAZIONE ALLO

SVILUPPO E PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO (a cura del Servizio Studi

della Camera dei deputati) ................................................................................. 119

ORGANI E AGENZIE DELLE NAZIONI UNITE

UNDP (a cura del Servizio Studi del Senato) ..................................................... 127

UNDESA (a cura del Servizio Studi del Senato) ............................................... 129

IL DEPARTMENT OF POLITICAL AFFAIRS (DPA) (a cura del Servizio Studi

della Camera) ............................................................................................. 131

IL DEPARTMENT FOR PEACEKEEPING OPERATIONS (DPKO) (a cura del

Servizio Studi della Camera) ........................................................................ 133

IL RAPPRESENTANTE SPECIALE DEL SEGRETARIO DELLE NAZIONI UNITE PER

LA SOMALIA (MISSIONE UNSOM) (a cura del Servizio Studi del Senato) ........ 135

FEDERICID
Casella di testo

IL RAPPRESENTANTE SPECIALE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI

UNITE PER L'AFGHANISTAN (MISSIONE UNAMA) (a cura del Servizio Studidel Senato) ..........................................................................................................137

VOLUME II

SCHEDE PAESE DEL MAE PER INCONTRI BILATERALI

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SULL'EGITTO (a cura del MAE) ........143

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SUL GIAPPONE (a cura del MAE)......177

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SULL'INDIA (a cura del MAE) ...........189

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SUL PAKISTAN (a cura del MAE) ....211

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SULLA RUSSIA (a cura del MAE) ......235

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SULLA TUNISIA (a cura del MAE) ....245

SCHEDA PAESE POLITICO-ISTITUZIONALE SULL'IRAN (a cura del MAE) ............257

VOLUME II

SCHEDE PAESE DEL MAE PER INCONTRI BILATERALI

SCHEDA PAESE

Repubblica Araba d’Egitto

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INDICE

CENNI STORICI ............................................................................................... 3STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE.................................. 4POLITICA INTERNA....................................................................................... 5POLITICA ESTERA ......................................................................................... 8

Relazioni con l’Unione Europea...................................................................... 10

SITUAZIONE ECONOMICA........................................................................ 11Quadro Macroeconomico ................................................................................ 11Politica Economica ........................................................................................... 12Settore energetico ............................................................................................. 14Settore delle Infrastrutture ............................................................................. 15Relazioni economiche e commerciali con i Paesi terzi .................................. 16Rapporti con Organizzazioni Finanziarie Internazionali ............................ 17Principali indicatori macroeconomici ............................................................ 17RAPPORTI BILATERALI............................................................................. 18Relazioni Politiche ............................................................................................ 18Relazioni economiche e commerciali .............................................................. 19Investimenti....................................................................................................... 20Criticità e Contenziosi commerciali ............................................................... 23Cooperazione in ambito di sicurezza.............................................................. 26Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche .............................................. 28Cooperazione allo Sviluppo............................................................................. 31Visite istituzionali ............................................................................................. 33

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CENNI STORICINel 1922 i britannici concedono l’indipendenza all’Egitto riservandosi ilcontrollo sul Canale di Suez e nel 1947 inizia il definitivo ritiro delle truppeinglesi dal Paese. L’anno seguente l’Egitto prende parte al Primo conflittoarabo-israeliano, conclusosi con una sostanziale vittoria israeliana el’annessione della Striscia di Gaza da parte egiziana e della Cisgiordania daparte giordana.Dopo la rivoluzione degli ufficiali del 1952, che costrinse Re Farouk all’esilio,il Generale Nasser assume la guida del Paese: la pianificazione economica e lanazionalizzazione delle banche commerciali e del Canale di Suez sono icaratteri della sua politica. In quegli anni l’Egitto assume la leadership delmondo arabo, rafforzato dal fallimento dell’operazione militare anglo-francesenella zona del Canale (1956). La successiva partecipazione al conflitto arabo-israeliano del 1967 segna, tuttavia, una pesante sconfitta per Nasser, che perde ilcontrollo della Striscia di Gaza e del Sinai.A Nasser succede il suo Vice-Presidente Sadat. Nonostante la sconfitta militaredella guerra del Kippur nel 1973, l’Egitto recupera credibilità e prestigiointernazionale e Sadat inaugura un periodo di liberalizzazione politica edapertura all’economia di mercato globale. In politica estera, l’azione di Sadat èvolta a normalizzare le relazioni con gli USA e, nonostante le critiche dei Paesiarabi, nel 1977 intraprende una storica visita in Israele per rivitalizzare ilprocesso di pace. Con il summit di Camp David, nel settembre 1978, vienestipulato un trattato di pace tra Egitto ed Israele in base al quale Israele siimpegna a restituire la penisola del Sinai all'Egitto, mentre quest'ultimoriconosce lo Stato di Israele.L’assassinio del presidente Sadat (ottobre del 1981) da parte di un esponente delgruppo Al-Jihad, islamisti radicali contrari al processo di pace, apre le porte allasuccessione di Hosni Mubarak, appartenente all’oligarchia degli Ufficiali delleForze Armate egiziane, come i suoi predecessori. Mubarak sposa da subito unalinea di continuità con la politica di Sadat, ovvero di rinuncia al panarabismonazionalista e socialista di Nasser, per condurre una politica filo-occidentale evicina agli Stati Uniti. Con la nuova leadership, l’Egitto riacquista centralità nelmondo arabo, persa dopo Camp David. Il Paese è riammesso nella Lega Arabanel 1989 e l’anno successivo svolge un importante ruolo nella crisi del Golfonella formazione della coalizione araba contro Saddam Hussein.Negli anni ’90, attentati e violenze verso i turisti, come quello di Luxor del1997, danneggiano economicamente il Paese.Il 25 gennaio 2011 gli effetti della “primavera araba” travolgono anche l’Egittocostringendo Mubarak alle dimissioni ed aprendo la transizione che condurràall’elezione di Mohamed Morsi nel giugno del 2012.

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STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

Struttura istituzionale e dati di base

Superficie: 997.739 Kmq, di cui soltanto il 5% è abitata e coltivata

Capitale: Il Cairo (18.440.076 abitanti)

Principali città: Alessandria (4.123.869 ab.) – Porto Said (570.603 ab.) – Suez

(512.135 ab.)

Nome Ufficiale: Repubblica Araba d’Egitto

Forma di Governo: Repubblica presidenziale

Capo dello Stato: Abdel Fattah Al Sisi (da giugno 2014)

Capo del Governo: Ibrahim Mahleb (da febbraio 2014)

Ministro degli Esteri: Nabil Fahmy

Sistema legislativo: Unicamerale

Sistema legale:

Partecipazione a OrganizzazioniInternazionali:

ABEDA, ACC, ACCT, AfDB, AFESD, AL, AMF, BSEC(observer), CAEU, CCC, EBRD, ECA, ESCWA, FAO, G-15,G-19, G-24, G-77, IAEA, IBRD, ICAO, ICC, ICRM, IDA,IDB, IFAD, IFC, IFRCS, IHO, ILO, IMF, IMO, Interpol, IOC,IOM, ISO, ITU, MFO, MINURSO, MONUC, NAM, OAPEC,OAS (observer), OIC, OSCE (partner), PCA, UN, UNAMSIL,UNCTAD, UNESCO, UNIDO, UNITAR, UNMIBH, UNMIK,UNMOP, UNOMIG, UNRWA, UNTAET, UPU, WFTU,WHO, WIPO, WMO, WTO, WTrO, Unione Africana(membership sospesa a seguito eventi luglio 2013 ma dovrebbe

essere riattivata a breve dopio l’elezione del Presidente Sisi)

Popolazione ed indicatori sociali

Popolazione:83.600.000 (previsioni Economist Intelligence Unit, luglio2014)

Tasso di crescita: 2%

Aspettativa di vita alla nascita: popolazione complessiva: 71,5 annimaschi: 69 annifemmine: 74 anni

Gruppi etnici: Egiziani, Beduini e Berberi (99%); Greci, Nubi, Armeni edEuropei (1%)

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Religioni: Musulmani (prev. Sunniti) 87%; Cristiani Copti e altri 13%

Lingue: Arabo. Inglese e francese sono ampiamente conosciuti dai cetipiù istruiti

Partiti politici principali: El Wafd, Free Egyptians, Partito Socialista Democratico,Tagammu, El Wasat, Partito del Fronte Democratico, PartitoEgitto Libertà, Al Asala, Building and Development, El Ghad; El Nour (“La Luce”, partito salafita), Egitto Forte; Freedomand Justice (Fratelli Musulmani: formalmente il Partito e’ancora in funzione ma il movimento dei FM di cui e’espressione e’ stato dichiarato dal governo un’organizzazioneterroristica nel dicembre 2013); Tamarrod (movimentogiovanile promotore delle manifestazioni anti-Morsi e che sista trasformando in partito politico).Nuove formazioni politiche e coalizioni si stanno formando invista delle elezioni parlamentari previste nell’autunno 2014.

POLITICA INTERNA

SVILUPPI RECENTI

Dopo la destituzione del Presidente Morsi (Fratelli Musulmani) il 3 luglio 2013(effetto delle contestazioni popolari e del successivo intervento delle ForzeArmate), il processo politico in Egitto è attualmente guidato da una road mapinterinale articolata in tre tappe.

1) La prima si è completata nel gennaio 2014 ed ha visto l’approvazione diuna nuova Costituzione (quella precedente, votata in epoca FM, era statacongelata dai Militari subito dopo la rimozione Morsi).

La nuova Costituzione presenta elementi positivi di innovazione rispetto al testodel 2012. Il ruolo della Sharya, che il precedente articolo 219 ampliava, ètornato ad essere limitato a quanto prevede lo storico ed intoccabile articolo 2:Islam è la religione dello stato e la Sharya è la fonte principale del diritto.Inoltre, i poteri dei Militari restano molto ampi: autonomia di gestione econtrollo del proprio budget, nomina del Ministro della Difesa, rapporto direttocon il Presidente della Repubblica (che, Morsi a parte, è sempre stato unmilitare). I diritti umani e le libertà fondamentali sono - sulla carta -riconosciute e tutelate.

2) La seconda è stata ultimata nel giugno 2014 con l’elezione del PresidenteAbdel Fattah Al Sisi, Feldmaresciallo, ex Ministro della Difesa e promotoredella stessa road map transitoria. Al Sisi ha vinto le elezioni con circa il 97%dei voti, travolgendo l’unico candidato avversario, il nasserista HamdeenSabbahi, ma con un’affluenza alle urne di circa il 47%. Le elezioni, oggetto

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anche di una missione di osservazione dell’UE, si sono svolte secondo modalitànel complesso soddisfacenti e “free” sul piano tecnico delle procedure, anche sein un contesto dove la schiacciante “pressione” mediatica pro-Sisi ed il sostegnodei tradizionali “poteri forti” in favore dell’ex Ministro della Difesa hannoinevitabilmente condizionato l’esito finale.

3) La terza tappa si svolgerà nell’autunno 2014, con le elezioni per la nuovaCamera dei Deputati (la Costituzione 2014 prevede l’introduzione di un sistemaunicamerale e cancella la Camera Alta consultiva). Non è stata ancora definitala data del voto, mentre è stata finalizzata (giugno 2014) la nuova leggeelettorale (di carattere misto: 420 dei 540 deputati eletti verranno sceltiattraverso un sistema uninominale; 120 saranno eletti attraverso un sistema diliste chiuse; infine 27 potranno essere nominati direttamente dal Presidente).

L’elezione di Al Sisi ha aperto una nuova fase politica. Il Primo MinistroMahleb, subito riconfermato da Sisi, è stato incaricato dal neo-Presidente diformare un nuovo Governo che ha prestato giuramento il 16 giugno. Lacompagine governativa è composta da 33 Ministri di cui 20 provenienti dalGoverno Mahleb (che ha gestito gli ultimi mesi della transizione) e 13 di nuovanomina, tra cui i Ministri degli Esteri, l’Ambasciatore Samer Shoukry, e dellaCooperazione internazionale, Nagla El Ehwany, economista dell’Università delCairo. Confermati i dicasteri di Difesa, Interni, Finanze, Commercio e Industriae Petrolio. Si tratta di un esecutivo tecnocratico i cui membri provengono dallastruttura burocratica del Paese.

Sotto il profilo sostanziale e di policy, pur non avendo pubblicato unprogramma elettorale, Sisi ha chiarito che le priorità della sua Presidenza,soprattutto nel breve periodo, saranno concentrate su due filoni principali: ilripristino della sicurezza e la lotta contro il terrorismo (in particolare inSinai, dove operano anche gruppi di estremisti jihadisti/qaedisti e dovel’esercito ha avviato una massiccia azione di repressione dei traffici illecitiattraverso la chiusura dei tunnel verso Gaza) e il rilancio dell’economia. Sonoattesi a tal fine ingenti investimenti pubblici, anche grazie a nuovi flussi difinanziamento dal Golfo Persico. Minori aspettative si rivolgono invece al temadell’inclusione e del coinvolgimento dei movimenti politici di opposizione,specie di matrice islamista: Sisi non intende per il momento concedere aperturein tale direzione (del resto Morsi e tutta la leadership dei MB è ormai in carceree sottoposta a svariati processi, per accuse che variano dallo spionaggioall’incitamento alla violenza). E’ del resto percepibile nell’opinione pubblicaegiziana una diffusa aspirazione al ripristino dell’ordine pubblico ed al ritornoalla normalità dopo tre anni di turbolenze e caos ininterrotti (anche al prezzo diridimensionare le aspettative in termini di rapida maturazione del processodemocratico nel Paese).

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A fronte dell’avanzamento formale della road map politica, il Paese apparecomunque ancora fortemente polarizzato. La rimozione di Morsi è stataseguita dalla dispersione violenta dei sit-in in cui i suoi sostenitori si eranoconcentrati (agosto 2014, con centinaia di vittime) e da un’ondata diarresti/condanne (anche alla pena capitale) che non solo ha decimato laleadership della Fratellanza, ma ha anche fortemente ridimensionato la strutturaorganizzativa e la capacità operativa del movimento. La contiguità/saldatura trasostenitori dei Fratelli e movimenti terroristi – di cui le autorità rimangonoconvinte – ha indotto il governo egiziano a dichiarare anche la Fratellanzaun’organizzazione terroristica e dunque fuori-legge.

Al contrasto al terrorismo e all’azione di contenimento delle organizzazioni distampo islamista (fanno eccezione i Salafiti del Nour, che continuano adappoggiare Sisi) si è poi collegata una serie di misure contro esponentidell’opposizione laica/liberale e della società civile. Rappresentanti delmovimento 6 Aprile, attivisti per i diritti e le libertà e giornalisti, anchestranieri, sono stati arrestati e in alcuni casi condannati a pene detentive moltopesanti (15 anni appena comminati al blogger Alaa Abdel Fattah) per violazionedella nuova contestata legge sulle manifestazioni ( che prevede l'obbligo dinotifica preventiva alla polizia della convocazione di unamanifestazione; limitazioni alla possibilità di manifestare in prossimità dipalazzi istituzionali; nonché severe sanzioni e pene detentive per chi viola lalegge). Rimane da vedere in quale misura tale irrigidimento continuerà anche acaratterizzare la Presidenza Sisi e se tale progressiva chiusura dello spaziopolitico e del dissenso potranno dimostrarsi caratteri sostenibili per un nuovoestablishment che ha già visto ridursi l’estensione ed il grado di compattezza deipropri sostenitori.

Box di Approfondimento n.1: Partiti Egiziani

Il panorama dei partiti egiziani continua ad essere fluido. Le due forze politiche centrali in epocaMubarak, una al governo (PND) e l’altra “all’opposizione” (Fratelli Musulmani), sono in questomomento formalmente collocati fuori dalla scena politica: il PND dissolto dopo la rivoluzione del2011; i Fratelli Musulmani dichiarati organizzazione terroristica dopo la cacciata di Morsi e il loropartito Giustizia e Libertà ancora in funzione sulla carta sebbene tutti i suoi uffici siano stati chiusi emolti dei dirigenti siano in carcere.

Gli altri partiti sono deboli e continuano ad avere scarsa presa sull’opinione pubblica: ciò vale siaper storici partiti della scena egiziana (l’antico partito liberale Wafd) sia per leformazioni/movimenti nati dopo la rivoluzione del 2011. In assenza di campagne elettorali (quellaper le parlamentari non è ancora iniziata) la cartina di tornasole del posizionamento dei partitiegiziani è data per il momento dal grado di vicinanza al Presidente Sisi e ai nuovi assetti che egliesprime.

Un ampio numero di partiti aderisce pienamente al “sistema-Sisi” (Wafd; Free Egyptians, fondatoda Sawiris; La Conferenza, fondato da Amr Moussa, Tamarrod; movimento giovanile anti-Morsitrasformatosi in partito politico) e si sta orientando verso la formazione di una coalizione pro-Sisicon l’obiettivo di sostenere, nel nuovo Parlamento, l’azione del Presidente (a tale progetto stalavorando per esempio Amr Moussa insieme all’ex Capo dell’intelligence Moura Muwafi).

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Altri partiti dell’area laica/liberale appaiono più scettici nei confronti del nuovo corso e del nuovoPresidente: dal partito socialdemocratico (che ha lasciato libertà di voto ai propri elettori allerecenti Presidenziali) al partito Al Dostour fondato da Al Baradei (che ha appoggiato formalmenteHamdeen Sabbahi, il candidato alternativo a Sisi). La loro consistenza numerica (al di làdell’indubbia autorevolezza di alcuni leader che hanno in precedenza occupato posizioni di PrimoMinistro, Beblawi, e Vice Primo Ministro, Bahaa Eddin) resta tutta da verificare, specie alla lucedella citata nuova legge elettorale che non favorisce il rafforzamento dei partiti e valorizza invece lapresentazione di candidature individuali.

Quanto al fronte islamista, il partito salafita Al Nour (protagonista di un notevole successo nel 2012,con oltre il 24% dei voti) è l’unico ad appoggiare Al Sisi e la road map, ma è ormai dubbia la suaeffettiva capacità di mobilitazione e “presa” sul frammentato elettorato salafita (Al Nour aveva datoindicazioni di voto favorevoli a Sisi, ma l’elettorato salafita sembra invece avere ingrossato le filadell’astensione alle recenti elezioni presidenziali).

Esistono altre formazioni islamiste vicine ai Fratelli Musulmani (i salafiti di Al Watan, i “centristi”di Al Wasat) ma esse – già di piccole dimensioni e debole sostegno popolare – sono ulteriormentepenalizzate dalla vicinanza ai FM (alcuni leader continuano ad essere in carcere e sotto processo).

Altra formazione da segnalare è “Egitto forte”, guidato dall’ex FM ed ex candidato presidenzialeAboul Fotouh, e attestato su una posizione islamista moderata e contraria al nuovo establishment(ma distante anche dalla Fratellanza, da cui Aboul Fotouh si è allontanato in quanto da anni in fortepolemica).

In tale contesto, è verosimile ipotizzare che – come accaduto nelle precedenti due tappe della roadmap – l’elettorato riconducibile ai movimenti islamisti e ai Fratelli Musulmani possa confluirenell’opzione del boicottaggio/astensione, anche al fine di indebolire la legittimità del processopolitico e delle nuove istituzioni che ne sono espressione.

POLITICA ESTERASul piano internazionale è in corso un forte riavvicinamento con gli StatiUniti. Già prima dell’elezione di El Sisi erano stati organizzati incontribilaterali ad alto livello: la visita di Fahmy e di Amr Moussa a Washington; lamissione imprenditoriale statunitense al Cairo su mandato di Kerry per laricerca di un'agenda positiva di cooperazione economica bilaterale; l’incontrotra Kerry ed il Direttore dell'intelligence Tohami. Inoltre, su impulso delPresidente Obama, gli USA hanno autorizzato la fornitura di 10 elicotteri“modello Apache” per sostenere le azioni antiterrorismo in Sinai. Alla nominadi El Sisi la Casa Bianca ha ufficialmente dichiarato di essere pronta acollaborare con il nuovo Presidente. Ad ulteriore conferma dell’importanza chegli Stati Uniti attribuiscono al partenariato strategico con l’Egitto, il SS Kerry siè recato al Cairo (13 settembre u.s.) a conclusione del suo tour mediorientale.In tale contesto, gli Stati Uniti hanno riconosciuto l’importante ruolo svolto dalCairo nella lotta al terrorismo (in una prospettiva più ampia, comprendente tuttele organizzazioni di matrice islamista che oggi destabilizzano la regione – iviincluse quelle operanti nel Sinai) e nel mantenimento dei delicati e complessiequilibri della regione.

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In corso anche il riavvicinamento con la Gran Bretagna, segnato da ultimodalla recente visita di Fahmy a Londra dove con Hague ha trattato soprattutto susicurezza interna e stabilità regionale, e dove ha incontrato i rappresentanti delleprincipali Società britanniche (Vodafone, Barclays, BP, Shell).

L’Arabia Saudita, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti sono i finanziatoridelle esangui casse statali egiziane. Sebbene dipendente dall’aiuto economicosaudita, la politica estera del Cairo non si conforma alla posizioni di Riad emantiene autonomi margini di manovra, soprattutto in Medio Oriente e in NordAfrica.

Nel quadrante medio-orientale, la crisi di Gaza rappresenta per l’Egitto unproblema di sicurezza interno, per le sue ripercussioni sulla penisola del Sinai(dove da tempo il Governo egiziano combatte militarmente gruppi estremistiislamici). Le Autorità egiziane diffidano di Hamas perché è vicina ai FratelliMusulmani. Il 26 agosto è stata annunciata una tregua illimitata propostadall’Egitto ed effettiva a partire dalle 18 ora italiana (le 19 locali). Unavalutazione sulle prospettive di tenuta del cessate il fuoco dipende dai negoziatitra le parti, che dovrebbero cominciare entro un mese dalla tregua. Tanto nellanostra ottica, quanto in quella egiziana, l’eventuale ed effettivo ruolo che verràassunto a Gaza dal Presidente Abbas e dell’ANP sarà uno dei principali test, manon l’unico, per stabilire se ci sarà stata una svolta o meno.

Sul dossier siro-iracheno, l’Egitto (al pari dei Paesi arabi del Golfo) sostienepoliticamente l’iniziativa statunitense mirante alla costituzione di una coalizioneanti-ISIS. Il Cairo, tuttavia, sembra escludere una partecipazione diretta alleoperazioni militari. Come sottolineato durante l’ultimo vertice anti-ISIS diJeddah (11 settembre u.s.), l’Egitto – pur aderendo alla coalizione – ritienenecessario inquadrare la problematica in un’ottica regionale più ampia,includendo anche i movimenti dell’estremismo islamico operanti sia al suointerno (in Sinai, che il Cairo ritiene essere emanazione della FratellanzaMusulmana) sia in altri paesi, come la Libia.

Sulla Libia, il Cairo sta coordinando le proprie posizioni con l’Italia perribadire il sostegno all’integrità territoriale della Libia e all’AssembleaParlamentare libica (attualmente a Tobruk). Per l’Egitto, anche la Libiarappresenta un problema di sicurezza interna per i possibili effetti di spilloverdella crisi – provenienti dalla Cirenaica e che potrebbero mettere sotto pressionei delicati equilibri politici interni egiziani - e per il grande numero di cittadinilibici attualmente residenti in Egitto.

L’Egitto ha anche rinnovato la propria attenzione verso il continente africano.In questo contesto si colloca la prima missione all’estero del Presidente Sisi alVertice dell’Unione Africana di Malabo (dopo 11 mesi di sospensionedell'Egitto nell'Organismo), a seguito della quale si è recato in Sudan e inAlgeria.

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Recentemente il Presidente Sisi si è recato anche a Mosca al fine di consolidarei rapporti politici ed economici con un partner tradizionale e una potenza chiaveper il mantenimento degli equilibri nella regione.

Relazioni con l’Unione EuropeaL’UE è determinata a fornire pieno sostegno al processo di transizionedemocratica in Egitto fornendo adeguata assistenza sul piano economico, instretto coordinamento con le Autorità locali e con gli altri attori internazionali.Bruxelles chiede al Cairo di perseguire una politica responsabile nello scenarioregionale, nel rispetto degli Accordi internazionali esistenti, e di salvaguardare,sul piano interno, i principi dello stato di diritto. Nell’annuale “pacchetto PEV”,pubblicato il 27 marzo u.s., la Commissione e il SEAE hanno evidenziato perl’Egitto, così come per i Paesi del “Vicinato meridionale”, uno scenariofortemente condizionato da persistenti criticità ascrivibili all’evoluzione dellasituazione interna del paese nel corso del 2013.Con la dichiarazione emanata il 5 giugno u.s. a seguito dell’elezione delPresidente Al Sisi, il SEAE - secondo un approccio di lungo periodo ma nellasalvaguardia dei principi che regolano la PEV – ha confermato l’impegno alavorare con le nuove autorità egiziane per rafforzare le relazioni bilaterali atutto campo (transizione democratica, riforme economiche, capacity building,sfide comuni a livello regionale), insistendo però sulle forti aspettative europeeper un pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali, del ruolo dellasocietà civile e dello stato di diritto da parte del Cairo.L’Accordo di Associazione (AA) - firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2001 edin vigore dal 2004 – ha introdotto fra UE ed Egitto un dialogo politico regolare,istituzionalizzando la collaborazione per il mantenimento della stabilità nelMediterraneo, e garantendo un rafforzamento della cooperazione economica ela progressiva liberalizzazione degli scambi di beni, servizi e capitali, in vistadella creazione di una zona di libero scambio. Successivamente, da parteegiziana, nell’aprile 2010 si era auspicato un upgrading delle relazioni conl’UE, che aveva portato all’istituzione – con il forte sostegno italiano – di ungruppo di lavoro ad hoc, arenatosi però con l’avvento della Primavera Araba ela conseguente caduta del regime di Mubarak. Le vicende interne al Paesehanno quindi inciso anche sulla continuità formale del dialogo sull’Accordo diAssociazione, portando – su richiesta egiziana – a una sospensione dal 2011dell’annuale Consiglio di Associazione (l’ultima riunione del Comitato diAssociazione a livello senior officers risale al 28 febbraio 2013).Da parte europea, si è quindi tentato di rivitalizzare i rapporti con due iniziative.La prima con l’approvazione nel 2011 di un mandato per la creazione di unaDCFTA - Deep and Comprehensive Free Trade Area - tra UE ed Egitto, i cuinegoziati però non sono ad oggi ancora partiti. La seconda con lo svolgimentodella Task Force per il Mediterraneo il 14 novembre 2012 al Cairo – sulla scorta

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delle precedenti esperienze con Tunisia e Giordania – il cui obiettivo era quellodi favorire lo sviluppo del Paese e la transizione democratica attraverso ilcoinvolgimento di IFI, società civili e settore privato guidato dall’UE. L’Italiaauspica una rapida ripresa dei negoziati per un maggiore approfondimento deldialogo strategico tra Unione Europea ed Egitto.

SITUAZIONE ECONOMICAQuadro macroeconomicoA seguito dell’elezione del Presidente Al Sisi, si sono aperte nuove prospettiveanche in tema di politica economica. Tuttavia, sarà necessario attendere ilrisultato elettorale del nuovo Parlamento (nell’autunno 2014) per assicurare unalegittimazione efficace all'esercizio delle prerogative in materia di politicaeconomica.

Su impulso del neo-Presidente, il Governo egiziano ha recentemente adottatoalcuni importanti provvedimenti per la riduzione del deficit. Le misure diridimensionamento riguardano, in particolare, la revisione del farraginososistema dei sussidi energetici che hanno portato a un aumento consistente (oltreil 60 per cento) dei prezzi della benzina e del gasolio per auto, nonché del gas auso industriale. La consistenza dei sussidi aveva infatti creato una situazionenon più sostenibile sia per l'equilibrio delle finanze pubbliche sia per l'efficaciadella spesa e, l'esigenza di accrescere gli investimenti in istruzione, sanità einfrastrutture ha reso necessaria una riduzione della spesa corrente a vantaggiodi uno spostamento verso la spesa in conto capitale. A livello macroeconomico,l'incognita è invece rappresentata dall'effetto degli aumenti sui prezzi allaproduzione e al consumo.

Altro fattore importante è l’aiuto finanziario dall’estero che, a partire dallaRivoluzione del gennaio 2011, è divenuto essenziale per la sopravvivenza delPaese, in particolare dal Qatar, dalla Turchia e dai Paesi del Golfo (questiultimi hanno stanziato 23 miliardi dollari di cui 15,3 sono già stati erogati).Inoltre, i negoziati per la conclusione di un accordo con il Fondo MonetarioInternazionale non sembrerebbero prioritari (sebbene continui a essere garantital'assistenza tecnica da parte del Fondo) e un eventuale programma di assistenzafinanziaria potrà essere avviato soltanto quando il Paese sarà nelle condizioni dinegoziare realmente le condizioni. Relativamente agli aspetti congiunturali estrutturali, è atteso un ulteriore deprezzamento della Lira egiziana che dureràfino a quando non ci sarà una crescita degli investimenti e della ripresaeconomica. Nonostante la congiuntura estremamente negativa, il sistemabancario è invece solido e non vi sono problemi di liquidità, mentre ilfinanziamento delle piccole e medie imprese e il credito alle famiglienecessitano di misure ad ampio spettro (tra le innovazioni recenti, che vanno in

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questa direzione, si segnala il programma della Banca centrale egiziana disostegno al mercato dei mutui).

L'attività economica nel primo semestre dell’anno 2013/2014 si è mantenutadebole, con il PIL cresciuto solo dell'1,2% su base annua, rispetto al 2,4 delperiodo corrispondente del 2012/2013. In particolare, il settore turistico haregistrato una caduta del 30%, mentre l’estrazione di gas naturale si è contrattadell’8%. In ragione del peso di queste attività nella formazione del PILegiziano, la relativa tenuta di altri settori (agricoltura, commercio, settore dellecostruzioni) non è stata sufficiente a garantire tassi di crescita sostenuti. Pereffetto degli andamenti dei principali capitoli di spesa e della dinamica delleentrate, le stime più recenti puntano a un rialzo delle previsioni del deficitpubblico, nell'anno fiscale, all'11,7% del PIL, a fronte di una stima iniziale delprecedente Governo che prevedeva un dato prossimo al 10%. In assenza dichiare indicazioni sull’andamento della spesa pubblica (ossia, quanto è statorealmente speso nell’ambito dei ‘pacchetti di stimolo’ e quale sarà l’effettofinale degli aumenti degli stipendi pubblici) il deficit strutturale del Paesecontinua a essere fuori controllo, mentre i miglioramenti sono temporanei edovuti alle donazioni dei Paesi del Golfo (che valgono tra i 2 e i 3 puntipercentuali di rapporto deficit/Pil in meno). La posizione fiscale e verso l'esterodell'Egitto continuerà a essere sostenuta, nel breve periodo, dall'assistenzafinanziaria e dalla fornitura di prodotti petroliferi da parte dei Paesi GCC. Sisegnala, infine, la decisione dello scorso luglio della Banca Centrale egiziana dianticipare l’aumento dei tassi di riferimento (atteso per la fine del 2014), alloscopo di arginare un’eventuale spinta inflazionistica che potrebbe verificarsi aseguito del rialzo dei prezzi dei beni amministrati. Si rileva, tuttavia, che lacomposizione del paniere rimane fortemente sbilanciata dal lato di beni diconsumo alimentari e sui prodotti energetici, componenti al di fuori del raggiod'azione della politica monetaria.

Politica economicaL’indirizzo economico del nuovo Governo per sostenere la ripresa economica siconcentrerà, nel breve periodo, sul cercare un equilibrio tra politicheriformatrici e politiche di espansione, in particolare sulla componente degliinvestimenti. L’urgenza di assorbire parte della crescente disoccupazione insettori quali quello delle costruzioni determinerà necessariamente unaparticolare attenzione all’edilizia, sia pubblica che privata. Il finanziamentodegli ingenti investimenti infrastrutturali è attualmente garantito dai Paesi delGolfo ma, su un orizzonte di tempo più esteso, la riattivazione di uno strumentoquale al Public Private Partnership, che fino a prima della Rivoluzione avevaavuto un certo successo nel Paese, potrebbe stimolare la ripresa degliinvestimenti nei settori ad alto impiego di manodopera.

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Nel medio periodo, l’azione sarà principalmente concentrata su quattro fronti:l’avvio di grandi progetti, quale il 'Suez Canal Development Project', che mira acreare un importante snodo logistico regionale ed internazionale dicollegamento Occidente-Oriente, attraverso l’ampliamento dei porti e deicantieri navali, l’insediamento di industrie, l’erogazione di servizi per lanavigazione; lo sviluppo rurale ed industriale della regione di El-Alamein(Costa Nord); l’esplorazione e sviluppo delle risorse minerarie nel sud delPaese; il piano di ristrutturazione delle società pubbliche per renderle più snelleed efficienti.

Box di Approfondimento n.2: Misure di politica fiscale

Il provvedimento più significativo, nel medio periodo, sarà la riforma complessiva dell'impiantodelle sovvenzioni pubbliche e, in special modo, del settore energetico, con una riduzione di due terzidell'importo complessivo delle sovvenzioni, nell'arco di cinque anni (passando dagli attuali 7 miliardidi dollari a circa 1,2 miliardi). Più controversa è la questione dei sussidi alimentari (che contano peril 19% del totale) ma la logica sottostante alla loro riforma è la medesima: razionamento dellequantità sussidiate e progressivo allineamento dei prezzi a quelli di mercato.

Il sistema tributario è senza alcun dubbio un altro dei principali problemi che frenano l’economiaegiziana. L’evasione e l’elusione sono endemiche mentre la base imponibile è strutturalmentelimitata. Anche in quest’ambito le riforme indispensabili sono state individuate da tempo, ma siscontrano con interessi difficili da scalfire. Un’ulteriore priorità è la riforma delle imposte suiconsumi, con il passaggio dall’Imposta Generale sulle Vendite all’Imposta sul Valore Aggiunto. Ilprincipio più importante riguarda l’estensione a pressoché tutte le categorie merceologichedell’imposta. Le imposte sugli immobili sono un altro cardine della riforma tributaria, come anchel’imposta sul reddito sia delle persone fisiche sia di quelle giuridiche. Attualmente, oltre il 75% delgettito derivante dall’imposta sul reddito delle persone fisiche proviene dal lavoro dipendente; ilcontributo del lavoro autonomo è molto limitato e stimabile nell’ordine dello 0,02-0,04% del PIL. Unquadro non dissimile, per il forte sbilanciamento a favore delle imprese di Stato, si ha nell’ambitodell’imposta sul reddito delle società: meno del 30% del gettito deriva dalle imprese private, mentrele sole compagnie pubbliche del settore energetico e la banca centrale garantiscono poco meno del60% del gettito.

Anche il capitolo della spesa sociale rappresenta storicamente un problema per la politica economicadel paese. La nuova Costituzione, almeno sul piano formale, obbliga lo Stato ad aumentare la spesaper istruzione, sanità e ricerca scientifica per un importo complessivo di circa 20 miliardi di dollarisu un orizzonte di tre anni. Si tratta, certo, di un importo molto elevato che dovrebbe portare la spesacomplessiva in quest’ambito dall’attuale 5,5% per cento del PIL al 10% nel 2017. Al di là degliimporti complessivi stanziati per i singoli comparti, ciò che rileva è che circa l’80% della spesaattuale si concentra negli stipendi da pagare a insegnanti e medici e questo limita l’efficacia dellepolitiche seguite, soprattutto nella sanità.

Inoltre, in un paese afflitto da una povertà in crescita, anche gli schemi assistenziali dovranno essereestesi e rivisti, dato che attualmente esiste un sistema fondato su tessere annonarie che copre circa 62milioni di egiziani. Il Governo ha previsto sia un ampliamento della platea dei beneficiari attraversola social solidarity pension (un primo tentativo di sussidio ‘in contanti’) nell’ordine di 1,5-2 milionidi famiglie sia l’aumento dell’importo versato mensilmente.

La politica monetaria, dopo avere assecondato il nuovo corso (iniziato nel lugliodel 2013), dovrebbe mantenersi più cauta nei prossimi mesi. Il compitoprincipale della Banca centrale, in questa fase, consiste nel “pilotare” la

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svalutazione della Lira egiziana in modo graduale, senza esacerbare le tensioniinflazionistiche.

Box di Approfondimento n.3: Privatizzazioni e ri-nazionalizzazioni

Dopo la rivoluzione, è stato fortemente contestato il processo di privatizzazioni di imprese pubblichea cui Mubarak e i Ministri di profilo tecnocratico del Governo Nazif avevano dato un forte impulsonel periodo nel corso degli anni dal 2000, periodo in cui il Ministero degli Investimenti egizianoaveva provveduto alla vendita di 53 società a partecipazione statale. Questo scenario ha conosciutouna preoccupante evoluzione, con accuse di scarsa trasparenza, di vendita di attività statali a prezzistracciati, nonché di corruzione e favoritismi.

La situazione si è ulteriormente complicata con il decreto del settembre 2012 che ha attuato la Legge14/2012 relativa allo sviluppo integrato della penisola del Sinai. Sebbene quest’ultima sia stataconcepita come luogo di attrazione di investimenti nei settori turistico, agricolo, industriale eimmobiliare, di fatto la legge sembra porre notevoli limitazioni alle attività degli stranieri. Iprovvedimenti di maggior rilievo riguardano: l’acquisizione di proprietà immobiliari riservataesclusivamente a cittadini egiziani ‘puri’ (ossia con genitori egiziani e in possesso della solacittadinanza egiziana) o a società di diritto locale con la totalità del capitale detenuto da egiziani; ildiritto di usufrutto dei terreni e degli immobili ridotto da 99 a 50 anni; gli investitori stranieri i qualipotranno detenere fino ad un massimo del 45% del capitale in società miste operanti nella regione.Le misure sopraindicate sono state integrate da un decreto (del dicembre 2012), che estendel’applicazione delle disposizioni ai Governatorati di Suez, Ismailia, Port Said e alle isole del MarRosso. Molteplici sono i punti controversi ed ambigui della normativa, anche per quanto riguarda laquestione della retroattività che, in linea teorica, non è applicabile alle posizioni giuridicheperfezionate prima del 13 settembre 2012.

Nell’aprile 2014 è stato promulgato il decreto sulla 'Revisione delle procedure di ricorso relative aicontratti pubblici'. I nuovi provvedimenti sembrerebbero porre fine alla questione delle possibili ri-nazionalizzazioni. Secondo la nuova disciplina, il ricorso per l'annullamento dei contratti che lo Statoegiziano, o un soggetto riconducibile al settore pubblico, stipula (o aveva stipulato) può esserepresentato in tribunale esclusivamente dalle parti contraenti, e non da terzi. Il giudice può pertantoemettere una sentenza di rigetto dei ricorsi non in linea con le prescrizioni della legge, compresi iricorsi depositati prima della data di entrata in vigore della normativa. Di fatto, viene introdotto unprincipio di retroattività che dovrebbe sanare le situazioni pendenti dinanzi alle Corti, tra cui i casiitaliani di Alex Bank/Intesa San Paolo e di Suez Cement/italcementi. La nuova normativa potrebbetuttavia essere soggetta a ricorsi di incostituzionalità, che potrebbero allungare i tempi della suaeffettiva applicazione. Ciononostante, l'adozione di tale legge rappresenta un chiaro segnale dellavolontà di ristabilire un adeguato business climate.

Settore energetico

L’Egitto ha necessità di puntare sull’espansione del settore degli idrocarburi e dipromuovere, in particolare, l’accelerazione dello sviluppo dell’estrazione delgas naturale. Diverse scoperte di giacimenti di gas naturale sono avvenute lungola costa mediterranea in prossimità del delta del Nilo e nel Deserto Occidentale,a sud della città costiera di Marsa Matrouh. Le riserve sono stimate tra i 2 e i 3mila miliardi di metri cubi. Sono allo studio diversi progetti per la costruzionedi centrali atomiche e solari per la produzione di energia pulita (eolico e solare).In particolare, per quanto riguarda il nucleare per uso civile, sarebbe prevista lacostruzione di quattro centrali e la prima dovrebbe sorgere sulla costamediterranea.

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A seguito della crisi politica del gennaio 2011, si è riproposta anche laquestione relativa alla gestione delle risorse energetiche del Paese, che ilGoverno ha affrontato avviando una revisione degli accordi di fornitura di gascon i Paesi partner, al fine di riequilibrare la necessità del mercato domestico ela possibilità di generare introiti attraverso l’esportazione di tale risorsaenergetica.

Nell’aprile 2014, il Consiglio dei Ministri ha deciso l'utilizzo di fonti alternativedi energia (carbone e pet-coke) per l'approvvigionamento delle industrie ad altoconsumo energetico (in particolare quelle del cemento), che da tempo sonocostrette a drastiche contrazioni della capacità produttiva, riconducibili allaormai strutturale carenza di forniture di gas. Su questo fronte, è attesal’emanazione dei decreti attuativi con i quali il Consiglio dei Ministriautorizzerà l'importazione temporanea e di carbone per compensare ilfabbisogno di energia. La problematica è riconducibile principalmente alnotevole aumento della domanda di energia, negli ultimi anni, all'assenza dinuovi sviluppi nei giacimenti off-shore da parte delle compagnie straniere (per iproblemi degli arretrati di pagamento.

Per quanto riguarda il riordino del sistema dei sussidi energetici, nel luglio2014, il Governo egiziano ha adottato alcuni importanti provvedimenti relativiai sussidi per l'energia elettrica, per i quali è prevista la riduzione di due terzidell'importo complessivo delle sovvenzioni, nell'arco di cinque anni (passandodagli attuali 7 miliardi di dollari a circa 1,2 miliardi). Rimane, invece, ancorairrisolta (e di difficile soluzione) la grave situazione di crisi energetica, causa difrequenti interruzioni delle forniture di energia elettrica in tutto il Paese conpesanti ripercussioni sul regolare svolgimento delle attività economiche.

Settore delle Infrastrutture

Il Ministero dei Trasporti egiziano ha predisposto un piano di potenziamento delsistema di trasporti. Tra le infrastrutture previste è compresa la costruzione ditratti autostradali in diversi governatorati del paese.

Per i trasporti ferroviari è stato varato un piano di ristrutturazione emiglioramento dell’intera rete e, in particolare, è stato proposto l'avvio deglistudi preliminari per la costruzione della linea ad alta velocità tra Alessandria eIl Cairo (il cui costo sarebbe di circa 3,5 miliardi di dollari), con la prospettivadi un prolungamento fino ad Assuan. Sempre nell'ambito del trasportoferroviario, è in programma un altro collegamento ad alta velocità che riguardala tratta Luxor-Hurgada, in linea con l'obiettivo di integrare i settori dei trasportie del turismo.

Per quanto riguarda i trasporti marittimi, nell’agosto 2014, è stato annunciato ilparziale raddoppio e ampliamento del Canale di Suez, che prevede la

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costruzione di un nuovo canale di 72 km parallelo a quello attuale. Il progetto,del valore complessivo di 8 miliardi di dollari, dovrebbe essere concluso entroun anno.

Relazioni economiche e commerciali con i Paesi terzi

A seguito dell’entrata in vigore dell’Arab Free Trade Agreement (AFTA)nel 2005, si sono intensificate le relazioni tra l’Egitto e i Paesi del Golfo, con unaumento dell’80% del volume dell’interscambio commerciale. Nel gennaio2007, a latere del Forum Mondiale dell’Economia, l’Egitto ha firmato unaccordo di libero scambio con i Paesi membri dell’European Free TradeAssociation (EFTA) riguardante principalmente le materie prime, gliautoveicoli e diverse tipologie di beni. L’accordo prevede la liberalizzazionecommerciale di numerosi prodotti agricoli e industriali tramite la riduzione deidazi doganali, e una maggiore tutela dei diritti d’autore. Ad agosto 2010, è statofirmato l’Accordo di Libero Scambio tra Egitto e Mercosur che prevede laprogressiva eliminazione dei dazi doganali per diversi prodotti agricoli edindustriali. Nel marzo 2013, in occasione della visita in India del presidenteMorsi (accompagnato da un’importante delegazione di imprenditori) sono statefirmate, tra le altre, intese nei settori delle energie rinnovabili, della protezionedella proprietà intellettuale e delle tecnologie informatiche. Da notare chel’India rappresenta, con la Cina, uno dei maggiori partner di riferimento nellaregione asiatica. Anche la visita in Russia dell’aprile 2013 si è concentrata suimportanti tematiche economico-commerciali quali l’incremento delleimportazioni egiziane dalla Russia di cereali e gas e degli investimenti perl’ammodernamento delle infrastrutture e lo sviluppo dei settori metallurgico,energetico (gas naturale) e turistico (strutture ricettive).

Si segnalano inoltre gli aiuti forniti dall’Arabia Saudita sotto forma difinanziamento del bilancio pubblico e di ‘project financing’, per un totale di 5,5miliardi di dollari, nonché l’Accordo di cooperazione allo sviluppo con gliEmirati Arabi Uniti, per un valore di 4,9 miliari di dollari, caratterizzato da unaforte componente occupazionale a favore dei lavoratori egiziani.

Rapporti con Organizzazioni Finanziarie Internazionali

A fine agosto 2012, era stato riavviato il negoziato con il Fondo MonetarioInternazionale per la concessione di un prestito all'Egitto, interrotto nel giugnodel 2011 a causa della riluttanza del precedente Governo ad accettare aiutiesterni condizionati all’adozione di drastici provvedimenti per il rilanciodell’economia del paese, preferendo il sostegno finanziario da parte dei paesiarabi. Il nuovo Esecutivo sembrava aver mostrato maggiore disponibilità adadottare stringenti misure di politica fiscale e di previdenza sociale, chiedendoaltresì di potere elevare l’importo del finanziamento dagli iniziali 3,2 miliardi di

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dollari a 4,8. In vista della conclusione dell’Accordo, l’incontro del novembre2012, tra l’FMI e autorità egiziane, ha affrontato due aspetti principali:l’introduzione di misure per stimolare la crescita e l’attuazione diprovvedimenti volti a contenere la spesa pubblica e il disavanzo della bilanciadei pagamenti. Tuttavia, a metà dicembre 2012 le autorità egiziane hannochiesto un ulteriore rinvio, a seguito della decisione del Presidente Morsi di‘congelare’ l’applicazione del decreto sull’introduzione dell’imposta sullevendite e sull’aumento dei prezzi di molti beni di consumo e servizi pubblici. Inoccasione di una nuova missione del Fondo, nell’aprile 2013, sono stateaffrontate ulteriormente le questioni relative al riassetto della spesa pubblica(sussidi energetici e stipendi pubblici), al riordino del sistema di tassazione (inparticolare, l’introduzione della ‘General Sales Tax’) e alla politica monetaria edi cambio. Mentre sono stati mantenuti i contatti a livello tecnico-amministrativo, tramite l’ufficio di rappresentanza del Fondo istituito nelgiugno 2013 al Cairo, sono stati invece sospesi quelli con le autorità egiziane, inragione della mancanza di un quadro politico-istituzionale stabilizzato.

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha esteso il‘Trade Facilitation Programme’ all’Egitto, prolungandone anche la durata fino agiugno 2016 ed è impegnata nella realizzazione di un progetto relativo allatrasformazione di centrali a gas da ciclo aperto a ciclo combinato.

Data la situazione di instabilità politica ed economica, l’inclusione dell’Egittotra i Paesi di operazione è stata rimandata, in attesa di valutazione sul rispettodell’Articolo 1 dello statuto della BERS (ossia il rispetto delle condizioni didemocrazia multipartitica, pluralismo ed economia di mercato). L’attività dellaBanca nel Paese è di fatto limitata e le operazioni vengono esaminate caso percaso.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

PIL Nominale (mld US$) 259,9 255,2 280,4

Variazione reale PIL 2,2% 2,1% 1,8%

Composizione PILAgricoltura 14,7%Industria 37,4%Servizi 47,9%

Agricoltura 14,5%Industria 37,5%Servizi 48,0%

n.d.

Popolazione (mln) 80,7 82,1** 83,6

PIL procapite (US$) 10.843** 11.051** 11.230

Disoccupazione (media) 12,7% 14,7%** 15,1%

Debito nazionale (%PIL) 85,8% 91,7% 94,0%

Inflazione (media) 7,1% 9,5% 9,1%

Tasso di cambio medio (E£:US$) 7,79 9,13 7,09

Tasso di cambio medio (E£:Euro) 8,26 7,79 9,53

2012 2013 2014*

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Bilancia partite correnti (mln US$) -10.660 -3.294 -6.886

Bilancia commerciale (mln US$) -36.761 -30.193 -31.437

Esportazioni (mln US$) 23.174 25.094 25.822

Importazioni (mln US$) -59.935 -55.287 -57.259

Principali esportazioni

Petrolio greggio eprodotti petroliferi

Cotone

Prodotti tessili

Petrolio greggio eprodotti petroliferi

Cotone

Prodotti tessili

n.d.

Principali importazioni

Macchinari e

apparecchiature

Prodotti alimentari

Prodotti chimici

Macchinari e

apparecchiature

Prodotti alimentari

Prodotti chimici

n.d.

Principali Paesi fornitori

1. Cina 11,9%2. USA 8,0%3. Turchia 5,3%4. Italia 5,1%

1. Cina 12,5%2. USA 7,8%3. Italia 5,4%4. Ucraina 5,1%

n.d.

Principali Paesi clienti

1. USA 8,22. India 7,0%3. Italia 6,7%4. Arabia S. 6,3%

1. Italia 6,7%2. India 6,5%3. Arabia S. 6,1%4. Cina 5,0%

n.d.

Debito estero (mln US$) 40.000 49.431** 57.714

Riserve internazionali (mln US$) 14.931 16.118 15.655

Fonte: Economist Intelligence Unit,, luglio 2014; Central Intelligence Agency Factbook, giugno 2014 - *Previsioni -**Stime - n.d.: non disponibile

RAPPORTI BILATERALI

Il Partenariato Strategico Bilaterale è stato rilanciato a settembre 2012 con lafirma della Dichiarazione congiunta da parte dell'ex Presidente del ConsiglioMonti e dell'ex Presidente della Repubblica Morsi. In considerazione dellalunga fase di transizione dell'Egitto, è stato deciso di rimandare la riunione delConsiglio Economico Italo-Egiziano (anch’esso riattivato dalla visita delPresidente Morsi in Italia), utile strumento per rilanciare i programmi congiuntidi collaborazione commerciale e industriale. Al prossimo incontro del BusinessCouncil, che dovrebbe tenersi al Cairo nell’ottobre del 2014 (è in valutazionel’ipotesi di organizzarlo in Italia) e a cui parteciperà il Vice Ministro delloSviluppo Economico Calenda, si chiederà alla controparte egiziana di svolgereuna robusta azione sulle Autorità competenti per risolvere le criticità che stanno

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affrontando i gruppi italiani presenti in Egitto.Nel maggio 2013, è stato firmato il contratto di partecipazione dell’Egittoall’“Expo Milano 2015”, nel progetto Cluster Bio-Mediterraneum.Nel febbraio 2014, si è svolta al Cairo la missione di una delegazione dellaFondazione "Euro-Med Development Center for Micro, Small and MediumEnterprises-EMDC"/Camera di Commercio-Promos di Milano. Gli enti egizianicoinvolti sono stati l’Autorità per gli Investimenti-GAFI, il Social Fund forDevelopment-SFD, la Federation of Egyptian Industries-FEI, l’IndustrialModernization Centre-IMC). Il focal point egiziano per l'iniziativa sarà il SocialFund for Development e, nei prossimi mesi, verrà elaborato un “CountryProgramme”, per l'identificazione dei settori e delle imprese egiziane per l'avviodelle attività di assistenza tecnica e formazione.Nel corso della visita al Cairo, nel giugno 2014, di una delegazioneparlamentare sono state affrontate con gli interlocutori locali le principalitematiche di carattere economico quali la partnership strategica Italia-Egitto, ilbusiness climate e la tutela degli interessi del Sistema Italia in Egitto, il rilanciodella cooperazione economica bilaterale sul fronte istituzionale. La delegazioneha avuto modo anche di incontrare esponenti sia delle business community siaegiziana sia italiana in Egitto.

A) RELAZIONI ECONOMICHE E COMMERCIALIL'Italia continua ad essere un partner strategico per l'Egitto, sia in termini diflussi commerciali e di complementarietà dei rispettivi sistemi produttivi (siamoil primo partner in Europa, ed il terzo al mondo), sia in termini di investimentidiretti nel Paese, in settori diversificati che vanno dall'industria, all'energia, aitrasporti al settore finanziario a quello dei servizi.Ciononostante, le nostre aziende, così come altri gruppi stranieri, continuano adincontrare criticità significative legate al deterioramento del clima politico-economico a seguito della Rivoluzione del 2011. Gli operatori italiani voglionorestare in Egitto ma si aspettano che, nello stesso interesse del Paese, le Autoritàegiziane collochino le situazioni critiche in una visione strategica delle prioritàdel Partenariato bilaterale. A questo proposito, la nostra Ambasciata continua asvolgere una forte azione di sensibilizzazione a favore delle imprese italianeoperanti in Egitto, presso le Autorità governative competenti per i vari dossier.Anche questo Ministero degli Esteri sollecita l’Ambasciata egiziana, ad ognioccasione utile, affinché svolga un’azione parallela per la soluzione dellemedesime problematiche.

In base ai dati dell’ISTAT relativi al 2013, l’interscambio è ammontato a 4,7miliardi di euro (-8,6% rispetto al 2012), le esportazioni italiane verso l’Egittosi sono attestate a 2,835 miliardi di euro (-0,9%), mentre le importazioni italianedall’Egitto sono state di 1,872 miliardi di euro (-18,4%). Il saldo, positivo perl’Italia, è stato di 963 milioni di euro. Sebbene caratterizzato da una flessione, il

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comparto della meccanica strumentale rimane una delle principali voci delleesportazioni italiane verso il mercato. Per il periodo gennaio-marzo 2014,l’interscambio commerciale è ammontato 1,340 miliardi di euro (+1,4% rispettoallo stesso periodo del 2013). Le esportazioni italiane verso l’Egitto sono statedi 681 milioni di euro (-13% rispetto allo stesso periodo del 2013); leimportazioni italiane dall’Egitto sono state pari a 659 milioni di euro (+22,4%rispetto allo stesso periodo del 2013). Il saldo, a favore dell'Italia, è stato di 22milioni di euro.

B) INVESTIMENTIComparto d’eccellenza per la presenza economica italiana è storicamente quellodell’energia, in particolare petrolio e gas con ENI (presente nel Paese da oltre50 anni) ed EDISON. ENI è il primo operatore internazionale di idrocarburi inEgitto: opera nel Paese attraverso la IEOC, che svolge direttamente le attività diesplorazione e partecipa a quelle di produzione attraverso una joint venture conla compagnia di stato egiziana EGPC.Nel giugno 2011, ENI ha avviato un nuovo piano di investimenti per 3 miliardidi dollari per la perforazione di nuovi pozzi petroliferi e il rilancio delle attivitàdi esplorazione, nel deserto occidentale, nel Mediterraneo e nel Sinai. Nelgiugno 2012, ha avviato la produzione di gas del giacimento offshore di Seth,situato nella concessione Ras El Barr, al largo delle coste egiziane delMediterraneo. Si segnalano, inoltre, gli importanti accordi relativi all’impiantodi liquefazione del gas a Damietta e l’intesa strategica con il Ministero delPetrolio egiziano firmata nel 2010 per operazioni congiunte nei Paesi terzi.EDISON (presente nel Paese dagli anni ’90) ha rilevato nel 2009, per 1,4miliardi di dollari, i diritti di esplorazione, produzione e sviluppo dellaconcessione off-shore di Aboukir. Sono previsti ulteriori investimenti sia peraumentare la produzione di gas negli impianti già esistenti sia per lapartecipazione a nuovi progetti di esplorazione. Si prospetta inoltre un suoingresso nel settore della generazione di energia elettrica (schema "Gas ToPower" - anche per ovviare alle croniche problematiche degli arretrati dipagamenti nel settore Oil & Gas).ENEL ha in corso un negoziato con il Ministero dell'Energia e dell'Elettricitàper un MoU sulla collaborazione in materia di efficienza energetica ("smartmetering") e sviluppo delle energie rinnovabili, oltre ad aver presentato offertetramite ENEL Green Power (EGP) ad alcuni tender nel settore eolico efotovoltaico.Nel giugno 2013, è stato firmato il contratto tra la TECHNIP Italy S.p.A. e laSokhna Refinery and Petrochemical Company-SRPC (società controllata dallaholding per gli idrocarburi egiziana - EGPC) per la realizzazione (Engineering,Procurement and Construction - EPC) di una nuova raffineria ad Ain-Sokhna,del valore di circa 1 miliardo di dollari.

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Dopo la Rivoluzione, l’Italia è riuscita ad assicurarsi nuove importanticommesse (tra le poche assegnate): Maire TECNIMONT, per la costruzionedi uno stabilimento ad Assuan per la produzione di fertilizzanti, del valore di520 milioni di euro (in un settore tradizionalmente dominato da aziendetedesche) e la conclusione di un accordo tra la stessa Tecnimont e la societàegiziana Carbon Holding (il valore del progetto è di circa 1,7-1,9 miliardi didollari) per la realizzazione di strutture ed installazioni nel complessopetrolchimico di Tahrir (Suez); Ansaldo Energia (contratto da 245 milioni dieuro per la realizzazione di una nuova centrale elettrica). Inoltre, l’Ansaldofornirà quattro turbine a vapore (per un valore di oltre 170 milioni) nell’ambitodi progetti finanziati dalla Banca Mondiale e dall’Arab Fund (in tale contestoaltre società italiane, STS Trifone e Ansaldo caldaie hanno acquisito commesseper un valore complessivo di oltre 100 milioni di euro).TECHINT e Termokimik operano da anni in Egitto nel settore dellacostruzione di stabilimenti e delle forniture per la produzione e distribuzione dienergia e componenti dell'indotto.ITALGEN (società del Gruppo Italcementi) prevede l’avvio della I Fase delprogetto di parco eolico della potenza di 120 MW a Gulf El Zeit (sulla costa delMar Rosso), del valore di circa 120 Milioni di Euro e lo studio per la II Fase cheprevede il potenziamento della capacità produttiva per ulteriori 200 MW con uninvestimento pari a circa 200 milioni di Euro.Sempre nel settore dello sviluppo delle energie rinnovabili, ENEA ha mostratointeresse ad avviare programmi di collaborazione bilaterale nel settore delleenergie rinnovabili e, in particolare, partecipa ad un progetto – assieme alleitaliane Maire Tecnimont ed ENEL - finanziato in parte dall’Unione Europea,per lo sviluppo della tecnologia del solare termodinamico in Egitto.Nel campo della raccolta dei rifiuti urbani, il gruppo Gesenu gestisce i settoriNord e Ovest del Governatorato del Cairo attraverso la controllata AMA ARABEnvironment Co.La Breda Energia è presente in Egitto, dal 2008, con una joint venturedenominata Tharwa-Breda Petroleum Service Company (TBPSCO) nelsettore della produzione di attrezzature e nella fornitura di servizi per l’industriapetrolifera.PIRELLI, con sede ad Alessandria ("Alexandria Tires"), ha ampliato i suoistabilimenti (già i più grandi del Medio Oriente) per la produzione dipneumatici per camion.La DANIELI ha firmato, nel marzo 2012, un contratto da 50 milioni di euro perla costruzione di un impianto per la lavorazione dell’acciaio a Beni Suef (AltoEgitto), il primo in assoluto in questa regione del Paese, e un contratto da 20milioni di euro per l’ammodernamento di un precedente impianto situato adAlessandria. Nel settembre 2012, si è aggiudicata un’ulteriore commessa per lacostruzione di due impianti (quello principale sarà ubicato ad Ain Sokhna) perla produzione di tondini d’acciaio, del valore di 250 milioni di euro.

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La BTicino (Gruppo Legrand) e la Imagro (subfornitore della Bticino) sonopresenti a Sadat City, con due stabilimenti per la produzione di apparecchiatureelettriche.Il gruppo ITALCEMENTI ha acquisito il controllo di maggioranza dellasocietà egiziana Suez Cement Group of Companies-SCGC (investimento dicirca 1,5 milardi di euro), che con cinque cementifici è market leader in Egitto.La società Cementir / gruppo Caltagirone è proprietaria della "Sinai WhiteCement", leader sul mercato del cemento bianco, con uno stabilimento situatoad El-Arish nel Nord Sinai ma, risente della situazione precaria di sicurezza edelle continue interruzioni di gas a seguito della carenza strutturale di fornituredi gas alle industrie, aggravata dai continui sabotaggi del gasdotto.Nel settore dell'industria di difesa e delle alte tecnologie, la RHEINMETALLItalia S.p.A. (ex Oerlikon Contraves) fornisce materiali perl’ammodernamento degli “Skyguard” (prodotti in Italia) del sistema di difesamissilistica egiziano “Amoun”. Il Paese risulta difficilmente penetrabile nelmercato della difesa in quanto l’approvvigionamento di equipaggiamenti siattua prevalentemente attraverso fondi FMS statunitensi (Foreign MilitarySales). In ogni caso, le principali opportunità si presentano nel settoreaeronautico, avionico, nonché della sistemistica e componentistica navale esubacquea, anche con possibilità di allargare la collaborazione a paesi terzi.Nel settore turistico si segnala l'investimento del gruppo Domina / SICOT,proprietario di un grande resort turistico a Sharm El-Sheikh, "Domina CoralBay".Nel settore trasporti, l'Italia ha una presenza consolidata nello sviluppo eammodernamento della rete ferroviaria locale, con la partecipazione attiva digruppi italiani quali FSI, ITALFERR, BOMBARDIER Italia, Elsag Datamate SALCEF (quest'ultima ha costituito nel 2011 una fabbrica di produzione ditraverse ferroviarie, a seguito dell'aggiudicazione di una gara finanziata daBanca Mondiale).Nel settore finanziario il gruppo Intesa San Paolo detiene la maggioranza dicontrollo (80%) di ALEXBANK, una delle principali banche del Paese,essendosi aggiudicata nel 2006 la gara relativa alla privatizzazione dell'istitutobancario egiziano, per un importo pari a circa 1,6 miliardi di Euro.Nel settore delle comunicazioni, Poste Italiane S.p.A. ha in atto unacollaborazione con Egypt Post che prevede lo sviluppo e l’integrazione deiservizi telematici tra i due Paesi per la definizione di un Master Plan per ilsettore della logistica. Nel maggio 2012, Poste Italiane e Egypt Post hannofirmato un accordo per l’istituzione di un servizio di trasferimento di fondi acosti ridotti (“bridge”), tra i due Paesi,. Verrà inoltre approfondita la possibilitàdi utilizzare il “bridge” anche per contenuti afferenti ai settori del sostegnomicrofinanziario e del commercio elettronico. Nel campo delletelecomunicazioni, TELECOM Italia è presente in Egitto, dal 2004, conTelecom Italia Sparkle, con un contratto di servizi traffico voce e dati.

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Nel settore tessile vi è una presenza storica di imprese italiane nel distretto diBourg El-Arab (Alessandria), in particolare, il gruppo Cotonificio Albini,attraverso la società locale "Mediterranean Textile" (produzione tessuti percamiceria) ed il gruppo FILMAR (filati di cotone).

C) CRITICITA’ E CONTENZIOSI COMMERCIALI/FINANZIARI

Si illustrano qui di seguito le principali criticità che affliggono le nostre societàin Egitto e che di frequente sfociano in contenziosi di carattere commerciale ofinanziario.

1) Incertezza del quadro regolamentare e contrattuale, con la rimessa indiscussione dei contratti stipulati prima della Rivoluzione del 2011/accumulo degli arretrati di pagamenti da parte dell'Amministrazioneegiziana. In tale categoria è ricompreso il caso del gruppo italiano AMA-ARAB/Gruppo Gesenu attiva nella gestione e raccolta dei rifiuti nelGovernatorato del Cairo, che nel periodo post-rivoluzionario ha subitocontinue interruzioni o diminuzioni dei pagamenti delle spettanze e, perquesta ragione, è stata trascinata sull’orlo del collasso operativo.Problemi analoghi di pesanti ritardi nei pagamenti vengono lamentati daaltre grandi realtà imprenditoriali quali ENI (arretrati accumulati paria 2 miliardi di USD), Edison (arretrati accumulati pari a circa 450milioni di USD), Maire Tecnimont (ritardi nel pagamentodell'anticipo per l'avvio del progetto – circa 50 milioni di USD),Ansaldo Energia (esposizione di circa 80 milioni di USD). Il clima didiffidenza instauratosi dopo la rivoluzione ha indotto le nuove Autorità aprocedere ad una ricognizione/revisione approfondita e dettagliata di tuttele operazioni commerciali condotte dal precedente regime con le societàstraniere e dei relativi contratti stipulati dalle Amministrazioni egiziane.

2) Problematica relativa alla cronica scarsità di energia (gas) per ilsettore industriale. Suez Cement / Italcementi e Sinai White Cement/ Caltagirone operano ormai da due anni a regime di produzione chevaria dal 70 al 50%o, rispetto alla capacità produttiva potenziale, sefossero garantite le forniture di gas in maniera costante. Con la recentedecisione dell'aprile 2014 del Governo (Comitato Economico) diautorizzare temporaneamente l'importazione di carbone e pet-coke ad usodelle industrie del cemento, la situazione dovrebbe migliorare ma, almomento, sussistono difficoltà per una rapida attuazione del nuovosistema di approvvigionamento.

3) Problematiche del contesto di sicurezza degli impianti industriali. Ilgruppo Sinai White Cement/Caltagirone opera in un'area del paese –Nord Sinai – molto problematica sul piano della sicurezza, in quanto le

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autorità centrali non hanno il pieno controllo dell'ordine pubblico, e siverificano pertanto frequenti attacchi ad opera di gruppi armati aglistabilimenti industriali dell'area, incluso quello italiano. Nell'ultimo annosono stati tuttavia intensificati i controlli da parte delle forze di polizia edell'esercito.

4) Procedimenti giudiziari avviati contro le privatizzazioni passate. Igruppi italiani interessati, con casi tuttora pendenti presso i tribunali delCairo, sono Alex Bank/Intesa San Paolo e Suez Cement/Italcementi(quest’ultima, per quanto riguarda la società Helwan Cement Companydel gruppo, acquisita indirettamente da una società egiziana che a suavolta aveva partecipato alla gara di privatizzazione).

5) Contenziosi nel settore immobiliare (Sinai e Mar Rosso). In talecontesto, vi è il caso dei piccoli investitori italiani dell'"Associazionedegli Amici del Coral Bay", che sin dagli anni Novanta avevanoacquistato unità immobiliari presso il resort Coral Bay / SICOT a Sharmel Sheikh. I titolari di tali proprietà immobiliari non sono mai riusciti aregistrare regolarmente a loro nome gli immobili acquistati, a causadell'adozione di normative molto restrittive in materia di diritti realiriguardanti gli stranieri. A tale vicenda, si aggiungono le problematichedi investitori italiani nell’area di Hurghada e Marsa Alam che, puravendo pagato somme ingenti per l’acquisto degli immobili, lamentano lamancata consegna delle abitazioni: le vertenze in questione, specialmentenell’ultimo caso, potrebbero essere riconducibili ad episodi di truffa aidanni dei nostri investitori (questione che è al vaglio della magistraturaegiziana ma anche di quella italiana e britannica). Anche a causa dellamancanza di trasparenza dei progetti, le autorità egiziane avrebberoavviato delle indagini per verificare la correttezza delle procedure seguiteper la concessione dei permessi di edificabilità (oltre che la congruità deiprezzi associati a tali concessioni).

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DATI STATISTICI BILATERALI

2 0 1 0 2 0 1 1 2 0 1 2 2 0 1 3 *2 0 1 4

E sp o r ta z i o n i i ta lia n e 2 .9 3 9 ,6 2 .5 9 4 ,3 2 .8 6 0 ,6 2 .8 3 5 ,2 6 8 1 ,2

V a r ia z i o n e % - 1 1 ,7 1 0 ,3 - 0 ,9

Im p o r ta z io n i ita l ia n e 1 .9 0 2 ,3 2 .5 2 8 ,3 2 .2 9 5 ,4 1 .8 7 2 ,4 6 5 9 ,0

V a r ia z i o n e % 3 2 ,9 - 9 ,2 - 1 8 ,4

T o t a le 4 .8 4 1 ,9 5 .1 2 2 ,6 5 .1 5 6 ,0 4 .7 0 7 ,6 1 .3 4 0 ,2

S a ld o 1 .0 3 7 ,3 6 6 ,0 5 6 5 ,2 9 6 2 ,8 2 2 ,2

F o nt e : IS T AT - M il io n i d i E u ro - G e n n a io-m arzo

IN T E R S C A M B IO C O M M E R C IA L E

0

1 . 00 0

2 . 00 0

3 . 00 0

4 . 00 0

5 . 00 0

6 . 00 0

2 0 1 0 2 0 1 1 2 0 1 2 2 0 1 3

E s p or t a z io n i i t al ia n e Im p o rt a z io n i i t a l ia n e T o t a le S a ld o

PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE - Genn.- Dic. 2013(e % su totale)

ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI

1. Macchinari (32,2%) 1. Petrolio greggio (33,5%)

2. Prodotti petroliferi raffinati (24,3%) 2. Prodotti petroliferi raffinati (15,9%)

3. Prodotti chimici (9,2%) 3. Prodotti della metallurgia (13,9%)

4. Apparecchiature elettriche (7,4%) 4. Prodotti chimici (10,7%)

5. Prodotti in metallo (4,6%) 5. Prodotti tessili (7,8%)

Fonte: elaborazione ICE su dati ISTAT

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO 2013

Esportazioni verso l’Egitto sul totale delle esportazioni italiane 0,7%

Importazioni dall’Egitto sul totale delle importazioni italiane 0,5%

Fonte:ISTAT

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QUOTE DI MERCATO 2013

PRINCIPALI FORNITORI% su

importPRINCIPALI CLIENTI % su export

1. Cina 12,5% 1. Italia 6,7%

2. USA 7,8% 2. India 6,5%

3. Italia 5,4% 3. Arabia saudita 6,1%

7. Ucraina 5,1% 4. Cina 5,0%

Fonte: Economist Intelligence Unit

SACE

Categoria di rischio6 su 7 (rischio alto)

Fonte: SACE

FLUSSI INVESTIMENTI ESTERI DIRETTI NETTI (2012)(Euro)

in Egitto in Italia

1.068.000.000 2.000.000

Fonte: Banca d’Italia, aprile 2014

FLUSSI TURISTICI BILATERALI

dall’Italia (presenze) verso l’Italia (presenze)

2013 504.000 68.000

Fonte: ENIT/Ambasciata d’Italia, 2013

D) COOPERAZIONE IN AMBITO SICUREZZASul fronte delle cooperazione in ambito sicurezza, va registrata unacollaborazione particolarmente intensa e positiva sia tra le rispettive Forze diIntelligence che tra i rispettivi Ministri dell’Interno.

Il Ministro dell’Interno Alfano, in visita al Cairo il 3-4 settembre 2014, hasottolineato la centralità della collaborazione tra Italia ed Egitto nel campo dellasicurezza, nella lotta al terrorismo e nel contrasto all’immigrazioneclandestina. In materia di terrorismo, il Presidente Sisi ha assicurato al Ministro

ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA

Accordo bilaterale di conversione deldebito

3 giugno 2007 (100 milioni di dollari) – Scadenzedebitorie dal 2007 al 2012. Il nuovo Accordo (100milioni di dollari), è stato firmato il 10 maggio 2012 ed èentrato in vigore il 15 agosto 2012.

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Alfano come l’Egitto sia pronto a sviluppare con l’Italia una collaborazione“senza limiti”, per seguire da vicino i diversi conflitti in corso nella regione.

Per quanto riguarda il contrasto all’immigrazione clandestina, sono statediscusse nuove iniziative per una più incisiva azione coordinata che includonoanche attività di pattugliamento e sorveglianza svolte in prossimità della rivasud del Mediterraneo al fine di poter identificare e distinguere tempestivamente,tra i migranti, coloro che hanno legittimo titolo a chiedere asilo e gli “illegali”che verrebbero invece inviati nei rispettivi paesi di origine. Sullo sfondo di talecollaborazione permane l’accordo bilaterale di riammissione che consente ognianno - con procedure estremamente semplificate grazie all’ottimacollaborazione delle autorità egiziane - il rimpatrio in Egitto di moltissimiimmigrati egiziani illegalmente giunti in Italia.

E’ emersa anche la volontà di implementare nuove e più perfezionate strategiedi cooperazione, con particolare riguardo all’attività investigativa di lottaall’immigrazione clandestina e alla possibilità di organizzare corsi diformazione, tenuti da funzionari italiani esperti nel settore e destinati amigliorare le capacità del personale di polizia coinvolto nella lotta ai flussimigratori illeciti e le correlate metodologie investigative.

Infine, il Ministero dell’Interno italiano ha recentemente fornito apparecchiatureinformatiche per la raccolta e la comparazione delle impronte digitale e si èimpegnato, compatibilmente con le effettive disponibilità di bilancio, adaccogliere una lista di richieste di assistenza tecnica, in termini di forniture diequipaggiamenti e formazione, che le autorità egiziane hanno recentementeufficializzato, quale segno tangibile del nostro interesse e della nostra vivaaspettativa per una continua collaborazione con le Autorità egiziane nel settoredella sicurezza e contrasto alle migrazioni illegali.

E) CASI DI SOTTRAZIONE INTERNAZIONALE DI MINORESono sempre più numerosi i casi di bambini contesi e sottrazioni di minori. Talefenomeno, in costante aumento negli ultimi anni, presenta in Egitto diversecriticità ascrivibili, da un lato, al fatto che l’Egitto non è firmatario dellaConvenzione dell’Aja sugli aspetti civili della sottrazione internazionale diminori del 1980, e, dall’altro, al fatto che, in assenza di strumenti giuridiciinternazionali, le differenze di diritto, cultura e tradizione in materia di tuteladel minore tra Italia ed Egitto rendono particolarmente difficile la risoluzione ditali casi. Essi sono infatti affidati alla complessa ricerca di accordi consensualitra le parti, molto spesso con la preziosa mediazione dell’Ambasciata al Cairo.Tale fenomeno preoccupa anche i principali partner europei e ‘like minded’, edè in tale contesto che nel maggio del 2014 è stato effettuato un passo formaleUE+USA (Presidenza greca) presso le Autorità egiziane per le decine di casipendenti e irrisolti di sottrazione minorile nel Paese.

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La principale difficoltà di diritto e di fatto per un genitore italiano (e straniero ingenerale), specialmente se coniugato con un egiziano musulmano, risiede neldover offrire adeguate garanzie di preservare l’educazione musulmana dellaprole. In tale quadro, sono inoltre molto complesse le pratiche di espatrio di unminore, se accompagnato dal solo genitore italiano, in quanto la prescritta eobbligatoria autorizzazione del padre (nella maggior parte dei casi di sottrazioneil padre è egiziano e la madre è italiana) può essere ottenuta solo con il suoespresso consenso scritto, o, in assenza, con sentenza definitiva del giudicecompetente (tali atti richiedono tempi lunghissimi per la loro emissione in viadefinitiva). Ciononostante, numerosi casi di minori italo-egiziani sottratti da unodei due genitori si sono risolti proprio grazie all’accordo tra le parti facilitato inloco dalla Rappresentanza diplomatico-consolare.

Rimane irrisolto un unico caso, quello ormai molto noto della minore SaraAmmar, sottratta dal padre e condotta in Egitto da Milano senza il consensodella madre italiana, Sandra Fardella, nel gennaio 2010. Da allora l’ex marito ela figlia sono irreperibili. Nel marzo del 2010, con tempi straordinariamenterapidi e grazie al sostegno dell’Ambasciata al Cairo, la signora Fardellaotteneva una favorevole ordinanza del Procuratore della Famiglia del Cairo,decisione esecutiva e definitiva di riconsegna della minore alla madre.Ciononostante, tale decisione non è mai stata eseguita dalle autorità egiziane perasserita impossibilità di rintracciare la bambina sul territorio nazionale. Sulpiano formale numerose sono state le rassicurazioni fornite dalle autoritàegiziane circa le attività investigative atte a ritrovare Sara Ammar ericonsegnarla alla madre, tuttavia nessun risultato concreto è stato fino ad oggiottenuto. La madre, sulla base di molti elementi che ha potuto raccogliere, èconvinta che la minore sia ancora in Egitto, nella regione d’origine dellafamiglia dell’ex marito (villaggio di Bemem-Talaa nel Governatorato diMenoufyia). La questione è stata nuovamente sollevata durante il colloquio cheil Ministro dell’Interno Alfano ha avuto con il Presidente Sisi in occasione dellasua visita in Egitto (3-4 settembre u.s.)

F) RELAZIONI CULTURALI, SCIENTIFICHE E TECNOLOGICHELe relazioni culturali italo-egiziane sono regolate dall’Accordo di CooperazioneCulturale dell’8 gennaio 1959, e dall’Accordo di Cooperazione Scientifica eTecnologica del 29 aprile 1975. Tale accordo è stato più volte rinnovato. Lecollaborazioni culturali sono numerosissime ed interessano molteplici settori.La presenza culturale italiana in Egitto è rilevante, non solo nel settoredell’insegnamento della lingua, ma anche in tema di mostre, eventi culturali,concerti, nonché per le attività e le collaborazioni più o meno istituzionali cheavvengono regolarmente tra enti e centri dei due Paesi. Particolare attenzioneviene dedicata al settore della valorizzazione e conservazione del patrimonioculturale e archeologico.

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L’Istituto Italiano di Cultura (IIC) ha la sua sede a Il Cairo. Nel Paese sonopresenti anche comitati “Dante Alighieri”. Una delle attività primariedell’Istituto, principale soggetto della programmazione culturale italiana inEgitto, consiste nella valorizzazione degli interventi italiani sul patrimonioarcheologico egiziano, che è ora di competenza del Centro ArcheologicoItaliano del Cairo. L’aggiornamento e il potenziamento informatico dellabiblioteca archeologica ad opera degli archeologi italiani ha inoltre comportatouna visibilità ancora maggiore, come pure il contributo al progettointernazionale a favore della Biblioteca Alessandrina, gestito dallaCooperazione allo Sviluppo italiana. In diverse università egiziane si sonocostituiti alcuni ‘Spazi Italia’, coordinati dall'Istituto Italiano di Cultura alCairo e dedicati allo studio della lingua e della cultura italiana. Infatti ilGoverno egiziano si è impegnato ad istituire Dipartimenti di italianistica pressotutte le università pubbliche del Paese.

Nel settore della cooperazione accademica sono stati firmati accordi diCollaborazione con vari Centri di Ricerca (CNR, Centro Italiano RicercheAerospaziali, Centro di Ricerche in Agricoltura) e Università italiane.

Alcuni programmi di collaborazione bilaterale si inquadrano nel cosiddettoProcesso di Catania, volto alla realizzazione di una rete mediterranea di centridi eccellenza per l’alta formazione e la ricerca e allo sviluppo di un sistema diinsegnamento a distanza esteso all’intera area del Mediterraneo. In tale ambitosi segnala la positiva esperienza maturata dalla collaborazione tra 31 universitàdi 11 paesi euro-mediterranei per la realizzazione del progetto comunitario MedNet’U che ha consentito di realizzare un network tecnologico ed ha posto le basiper la creazione di un’Università Euromediterranea a distanza (UNIMED).Coordina tale progetto l’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO,che comprende tra i propri corsi on-line, fruibili dagli studenti dell’area,insegnamenti in quattro lingue in varie discipline.

È stato inoltre concluso un Accordo quadro con l’Università per Stranieri diPerugia e il Consiglio Superiore delle Università d’Egitto, per la formazione diprofessori di lingua e cultura italiana già presenti negli atenei egiziani. Nelleuniversità egiziane sono attualmente presenti cinque lettori di italiano. Perl’anno accademico 2013/2014, gli studenti iscritti ai corsi di italiano presso leuniversità egiziane sono stati oltre 9.000. Si segnala, altresì, che sono oltre100.000 gli studenti che hanno scelto l’italiano nei 308 istituti secondariegiziani in cui è previsto tale insegnamento, di cui 70.000 circa iscritti nellescuole del Cairo.

Tra le numerose iniziative periodiche di grande interesse e di successo, sisegnalano la Settimana della cultura italiana e la partecipazione italiana allaFiera internazionale del libro al Cairo, che hanno luogo annualmente.

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Al Cairo sono presenti due istituti scolastici italiani: l’Istituto privato,parificato, “Leonardo da Vinci”, composto dalla scuola dell’infanzia,primaria, secondaria di I e II grado (liceo scientifico) il quale, a causa deldeterioramento della situazione del Paese, ha visto diminuire il numero diiscritti e necessita pertanto di un piano di rilancio sostenibile che ne rendapossibile la sopravvivenza a lungo termine, e l’Istituto salesiano “Don Bosco”,paritario, strutturato in Istituto Tecnico Industriale per Periti elettrotecnici eProfessionale per l’Industria e l’Artigianato per Operatori meccanici e Operatorielettrici. Ad Alessandria d’Egitto è presente l’Istituto Paritario Professionale perl’Industria e l’Artigianato (per Operatori meccanici ed Operatori elettrici) “DonBosco”. Le Autorità governative egiziane auspicano un ampliamentodell’offerta didattica attraverso la creazione di nuovi indirizzi dispecializzazione professionale e nuove sedi. Nell’aprile 2012, è stato inauguratol’Istituto tecnico turistico-alberghiero nel Governatorato del Fayoum,avviato anche grazie al contributo del Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali italiano, il cui obiettivo è quello di fornire ai giovani svantaggiati dellearee rurali, caratterizzate da una forte pressione migratoria, le competenzeprofessionali necessarie per accedere al mondo del lavoro. Sempre nel Fayoum,nel giugno 2013, è stato inaugurato il polo di istruzione tecnica eprofessionale nel settore della meccanica industriale (ITEC), finanziatonell'ambito del Programma Italo-Egiziano di Conversione del Debito – II fase,con circa 15 milioni di USD. L'ITEC conta ad oggi 300 studenti e il suomodello verrà replicato per la realizzazione un altro ITEC nel settore dellameccanizzazione industriale e del food processing. Proprio in questa direzione,vanno le intese concluse rispettivamente dal MIUR e dalla Regione EmiliaRomagna con il Fondo Egiziano per lo Sviluppo dell’Istruzione (EDF) nel2012.

Nel dicembre 2012, è stato firmato il Protocollo Esecutivo di CooperazioneScientifica e Tecnologica per il triennio 2013-2015, che si articola su nove areeprioritarie di intervento, con particolare attenzione al settore delle tecnologieapplicate ai beni culturali.

Progetto SESAMENell’ambito delle relazioni con l’Egitto, grande importanza riveste il progetto diFisica Sperimentale SESAME - Synchrotron Light for Experimental Scienceand Applications in the Middle East. Si tratta di un progetto per la costruzionedi un grande Centro di Ricerca Internazionale in Giordania al cui interno saràpresente un impianto sincrotronico in grado di offrire eccellenti prestazioniapplicative nello studio della biologia molecolare, microanalisi archeologiche,clinica medica ed applicazioni diagnostiche. Il Progetto raduna intorno allostesso tavolo rappresentanti di Israele, Palestina, Egitto, Iran, Pakistan, Cipro,Turchia, Bahrain e Giordania. L’Italia partecipa come “ Paese Osservatore”. I

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delegati italiani in seno al Consiglio di SESAME sono gli Addetti Scientifici inservizio presso le nostre Ambasciate al Cairo e a Tel Aviv.

Università italo-egizianaIl progetto per l’istituzione dell’Università Italo-egiziana si propone diarricchire i legami storici e culturali tra i due Paesi, sviluppare ulteriormente lapartnership bilaterale nei settori dell’istruzione e della ricerca e formarepersonale specializzato (con particolare attenzione ai bisogni delle aziendeitaliane operanti in Egitto e in Medio Oriente). L’Università saràprevalentemente a indirizzo tecnologico (Ingegneria, Architettura edEconomia), cui si affiancheranno discipline umanistiche e rilascerà titoliaccademici doppi o congiunti di I e II livello e Dottorati di Ricerca che sarannoriconosciuti dall’Egitto e dalle università italiane coinvolte nel progetto.

G) COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

La Cooperazione Italiana interviene da oltre venti anni attraverso molteplicistrumenti, quali il Programma Italo-Egiziano di Conversione del Debito, ifinanziamenti a dono, i crediti d’aiuto, i programmi multilaterali. Con unprogramma bilaterale del valore di circa 300 milioni di Euro, incluse tutte leiniziative in corso e programmate, l'Italia è il secondo donatore a livello europeoper contributi a dono.

I principali settori di intervento sono cinque: agricoltura e sviluppo rurale;istruzione tecnica e formazione professionale soprattutto nell’ambito dellapromozione di impiego per i giovani; tutela dell'ambiente e del patrimonioculturale; sociale con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili (donne ebambini); sviluppo dei settori pubblico e privato.

1) Agricoltura e Sviluppo Rurale

L’Italia è Paese leader, a livello europeo, nel settore dell’agricoltura e dellosviluppo rurale. Alle attività finanziate sul canale bilaterale, si affianca unanuova iniziativa di sviluppo rurale finanziata dall’Unione Europea, la EU JointRural Development Programme, la cui realizzazione sarà affidata al MAE-DGCS in gestione centralizzata indiretta (cooperazione delegata). A sostegno didetto programma, da parte italiana sarà reso disponibile un co-finanziamentoparallelo di circa 11 milioni di Euro: (i) un credito di aiuto di circa 10 milioni diEuro volto allo sviluppo della meccanizzazione agraria e (ii) un progetto a donodel valore di 1 milione di Euro per lo sviluppo della Costa Nord (Accordosiglato il 6.05.2014). Inoltre, nell’ambito del Programma di Conversione delDebito, la Green Trade Initiative, del valore di 10 milioni di USD, intervienelungo tutta la catena produttiva e di marketing dei prodotti ortofrutticoli freschi.Il terzo Accordo di Conversione del Debito prevede un’allocazione di circa 15

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milioni di USD per il settore dell’agricoltura e di 45 milioni di USD per ilsettore della sicurezza alimentare.

2) Istruzione Tecnica e Formazione Professionale

Nel settore della istruzione tecnica e professionale, eccellenti i risultati finoraconseguiti dal progetto per la creazione a Demo, Fayoum, di un polo per laformazione tecnica e professionale nei settori meccanico ed elettrico (ITEC),finanziato nel quadro del Programma di Conversione del Debito con circa 15milioni di USD. Aperta ufficialmente nell'ottobre 2012 con 100 studenti, lasezione italiana per operatori meccanici ed elettrici della scuola di Demo haoggi 300 studenti iscritti.

3) Tutela dell'Ambiente e del Patrimonio Culturale

Nel settore della tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale, diversiprogrammi - in corso o in fase di avvio sul canale bilaterale, multilaterale e sulProgramma di Conversione del Debito II e III fase – sono volti della gestionedelle aree protette, dei rifiuti solidi, della salvaguardia del patrimonioarcheologico e naturale, della promozione di un turismo sostenibile eresponsabile. Con particolare riferimento alla tutela del patrimonio culturale, laCooperazione Italiana è impegnata nella valorizzazione dei musei checonservano ed espongono il patrimonio culturale dell'Egitto. A dimostrazione diciò, recentemente è stato dato sostegno al ripristino del Museo Islamico delCairo, del Museo Mallawi nel Governatorato di Minya e del Museo Greco-Romano di Alessandria.

4) Settore Sociale

Nel settore sociale, particolare attenzione è rivolta alle fasce più vulnerabilidella popolazione, quali donne e bambini. Tra le varie iniziative in fase diavvio, è possibile citare il Programma dei diritti dei minori edEmpowerment della Famiglia nel Governatorato del Fayoum del valore di1,5 milioni di Euro.

Nel contesto sociale, importante è l’attività svolta dalle ONG in Egitto, le qualihanno maturato una presenza pluriennale in molteplici settori, tra i quali ilsettore socio-culturale, l’educazione, la salvaguardia dell’ambiente, lapromozione dei diritti delle donne e dei minori, l’agricoltura e lo svilupporurale. Per questo motivo, nel quadro del Programma di Conversione del DebitoIII fase è stata prevista una allocazione ad hoc del valore di 10 milioni di USDper la realizzazione di progetti di ONG egiziane e italiane.

5) Settore Pubblico e Privato

A sostegno del settore privato, la Cooperazione Italiana utilizza anche in Egittole Linee di Credito (Euro 12,9 per una Linea di Credito in favore delle Micro e

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Piccole imprese egiziane, in collaborazione con il Fondo Sociale per loSviluppo, e una in favore delle PMI, in fase di formulazione, per un valore di 45milioni di Euro). A sostegno del settore pubblico, la Cooperazione Italiana hacontribuito al all’ammodernamento dell’Amministrazione Pubblica attraversoun Programma di Aiuto alla Bilancia del Pagamenti (Commodity Aid, 36milioni di Euro) e delle ferrovie egiziane, attraverso un programma di assistenzatecnica (8 milioni)

VISITE ISTITUZIONALI BILATERALI

Visita del Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti (Egitto, 9-10aprile 2012)

Visita del Ministro degli Affari Esteri Amb. Giulio Terzi di Sant’Agata(Egitto, 26 luglio 2012)

Visita del Ministro degli Affari Esteri Amb. Giulio Terzi di Sant’Agata(Egitto, 6 settembre 2012)

Visita del Presidente egiziano Mohammed Morsi (Roma, 13 settembre2012)

Visita del Segretario Generale, Amb. Michele Valensise (Il Cairo, 19-20gennaio 2014)

Visita del Ministro degli Esteri, Nabil Fahmi (Roma, 3 febbraio 2014) Visita del Ministro degli Esteri, Nabil Fahmi (Roma, 3 marzo 2014) Visita del Presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della

Camera dei Deputati, On. Fabrizio Cicchitto e di una delegazioneparlamentare (Il Cairo, 23-26 giugno 2014)

Visita del Ministro degli Affari Esteri, On. Federica Mogherini (Egitto,18-19 luglio 2014)

Visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (Egitto, 2 agosto 2014) Visita del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano (Egitto, 3-4 settembre

2014).

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Giappone

SITUAZIONE INTERNA

Le elezioni parlamentari del 16 dicembre 2012 hanno designato il Partito Liberal-democratico quale formazione maggioritaria: 294 seggi della Camera Bassa su 480.Grazie all’alleanza con il “Nuovo Komeito”, la maggioranza dei due terzi è del pariraggiunta. Le elezioni dei Consiglieri della Camera Alta, svoltesi il 21 luglio 2013 (121seggi oggetto di avvicendamento) hanno nuovamente premiato la coalizione di Governo,la quale gode oramai di maggioranza assoluta in entrambe le Camere della Dieta (nonaccadeva dal 2007).

Shinzo Abe, già Primo Ministro nel 2006-07, è stato nominato a capo dell’Esecutivo il26 dicembre 2012. Nipote di Nobusuke Kishi (tra i più celebri Primi Ministri degli annipost-bellici) e figlio di Shintaro, Ministro degli Esteri nel 1982-86, egli succede nelprestigioso incarico a Yoshihiko Noda, dimessosi dalla Presidenza del PartitoDemocratico, che ha visto declinare sensibilmente il proprio peso politico.Il profilo del suo Gabinetto (12 Ministri a capo di Dicastero e 7 senza portafoglio) èinvero dominato dalla componente economica. L’ex Primo Ministro Aso è statonominato Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze. Al nevralgico Ministerodell’Economia, dell’Industria e del Commercio (METI) è stato collocato un esperto diservizi finanziari, Motegi. Il Ministro degli Esteri Kishida proviene a sua volta dalsettore bancario privato e fu Ministro di Stato per Okinawa e i “Territori del Nord” nel2007-08 (Governi Abe e Fukuda).

Sin dai primi giorni di insediamento sono apparsi prioritari gli obiettivi della crescita,del miglioramento della competitività internazionale, nonché del contrasto alladeflazione. Confermato anche l’impegno a favore della ricostruzione delle aree delTohoku, regione nordorientale flagellata dal drammatico terremoto/maremoto dell’11marzo 2011 (15.884 deceduti e 2.633 dispersi, 6mila i feriti).Il pacchetto di misure di politica economica varato dall’Esecutivo, c.d. “Abenomics”, sipone l’obiettivo di rilanciare la crescita del Paese, facendo leva sulle “tre frecce”:politiche fiscali e monetarie espansive, accompagnate da riforme strutturali (questeultime ancora in via di definizione). L’obiettivo rappresentato dalla prima “freccia” è

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stato anzitutto perseguito attraverso le leggi di bilancio approvate sottol’Amministrazione Abe: valga menzionare quella del gennaio 2013, che prevedeva uscitecomplessive pari a circa 800 miliardi di Euro, un importo di spesa mai registrato primain un bilancio di inizio anno. Quanto alla seconda “freccia”, questa ha dispiegato i suoieffetti attraverso le misure deliberate dal Governatore della Banca Centrale giapponeseKuroda, tese a raddoppiare in due anni la base monetaria, sì da raggiungere un tasso diinflazione pari al 2%. Ne è conseguita una marcata svalutazione dello Yen che, daimassimi di agosto 2012, ha perso oltre il 27% del suo valore rispetto all’Euro. Leriforme strutturali di cui alla terza “freccia”, annunciate dal Premier Abe – se pur intermini generali - il 27 giugno 2014, sono affidate a un pacchetto comprendente circaquaranta fra emendamenti e disegni di legge di natura economica. Tra i suoi punti piùqualificanti, valga menzionare l’atteso taglio della Corporate Tax, la revisione delleregole societarie di corporate governance e la ristrutturazione del portafoglio titoli delGovernment Pension Investment Fund (GPIF).

Aldilà della dimensione economica del suo programma di Governo, un altro settore diimpegno dell’Amministrazione Abe è costituito dalla prefigurata revisione dei principiinterpretativi della Carta costituzionale, ai fini della rimozione delle restrizioniall’utilizzo delle forze di auto-difesa giapponesi.

Il 3 settembre 2014 il Primo Ministro Abe ha dato luogo al preannunciato rimpasto digoverno. Il rimaneggiamento è stato piuttosto consistente ed ha risparmiato soltantoalcune figure chiave dell’Esecutivo: il Capo del Gabinetto del Governo, Suga, i Ministridelle Finanze, Aso, della Rivitalizzazione Economica, Amari, degli Esteri, Kishida,dell'Istruzione, Shimomura, e dei Trasporti, Ota, quest'ultimo unico rappresentante delNew Komeito.Alcune figure di spicco del partito di maggioranza LPD sono entrate a far parte delGoverno: il Segretario Generale Ishiba è stato posto a capo del neo-istituito Ministerodella Rivitalizzazione delle economie locali, mentre la Responsabile del Ufficio Politicodel partito, Takaichi, è stata nominata Ministro dell'Interno (ossia degli Enti locali).

Il Premier sembra aver conseguito il proprio principale obiettivo politico, ovvero quellodi consolidare la leadership interna al partito accontentando le pretese delle diversecorrenti dell'LPD. Nel contempo Abe ha rafforzato la solidità del proprio Governo,coinvolgendo nel proprio progetto politico di Governo i leader stessi di alcune dellefazioni che avrebbero potuto metterlo in discussione, in primo luogo il più insidiosoconcorrente (Ishiba). La conferma degli uomini chiave dell'Esecutivo induce altresì aprevedere una sostanziale continuità nelle linee di azione del Governo, sia dal punto divista economico (conferma di Aso e Amari) che per quanto riguarda la politica estera.

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POLITICA ESTERA

Se l’alleanza con gli Stati Uniti rimane la pietra miliare e irrinunciabile della politicaestera e di sicurezza giapponese (Trattato di San Francisco del 1952, come rivisto aWashington nel 1961), è del pari vero che la questione della presenza militarestatunitense in loco (38mila effettivi) resta altamente sensibile, se non altro per iricorrenti malumori della popolazione di Okinawa. Recentemente è intervenuta unarilevante intesa tra Tokyo e Washington in base alla quale gli Stati Uniti, ottenendo laconferma dell’impegno nipponico ad allocare in futuro la base di Futenma presso ildistretto di Henoko, prevedono il trasferimento di circa 9000 militari tra Guam,Australia, Filippine e Hawaii. L’alleanza si è avviata verso un nuovo assetto strategicoin seguito agli incontri a Tokyo (ottobre 2013) del Segretario di Stato americano Kerry edel Segretario alla Difesa Hagel con i rispettivi omologhi, Kishida e Onodera. In taleoccasione i due Paesi hanno firmato una Dichiarazione congiunta che, oltre a citare lacostituzione da parte dell’Amministrazione Abe di un National Security Council ispiratoa quello americano, anticipava l’intenzione da parte giapponese di riesaminare la baselegale della propria configurazione di sicurezza, includendo la possibilità di esercitare ildiritto di auto-difesa collettiva. La visita del Presidente Obama a Tokyo, il 23-24aprile 2014, è valsa a suggellare ulteriormente le linee direttrici del rapporto bilaterale:le sue coordinate di base sono, da un lato, il ‘rebalancing’ statunitense verso l’Asia e ilPacifico, dall’altro il ‘pacifismo proattivo’ giapponese, oramai definitivamente“consacrato” da Washington. Nel contesto della visita di Obama, particolarmentesignificativa è stata l’esplicita estensione a tutti i territori amministrati dal Giappone –nello specifico le Isole Pinnacle (Diaoyu-Senkaku) – della validità del TrattatoDifensivo tra i due Paesi. L’aver ottenuto per la prima volta pubbliche assicurazionisulla tutela statunitense delle isole contese dalla Cina, ha rappresentato un indiscusso erisonante successo per Shinzo Abe.

Per quanto riguarda i rapporti nippo-cinesi, a partire dalla fine del 2013, essi hannoregistrato un complessivo peggioramento dovuto a: una recrudescenza del contenziososulle suddette isole “Pinnacle” (Senkaku per i Giapponesi, Diaoyu per i Cinesi); lacrescente assertività di Pechino nel Mare cinese orientale e meridionale; l’ annuncio delGoverno cinese, il 23 novembre 2013, dello stabilimento di una Zona di Identificazioneper la Difesa Aerea nel Mar Cinese orientale, comprendente anche lo spazio aereosovrastante le predette isole, con conseguenti forti reazioni del Giappone, degli USA e dialtri Paesi asiatici, nonché dell’Unione Europea; nuove polemiche legate alriconoscimento da parte di Tokyo delle responsabilità storiche dell’espansionismoimperiale nipponico; scambi di accuse di militarizzazione, legati a recenti incrementi deirispettivi bilanci di difesa e alla revisione costituzionale delle competenze delle forze diautodifesa (l’esercito nipponico) promossa dal Governo Abe nel quadro del pacifismoproattivo.

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Risultano parimenti complessi i rapporti tra il Giappone e la Federazione Russa,segnati dalla contesa sui Territori del Nord/Isole Kurili e dalla mancanza di un autenticotrattato di pace (la Russia, infatti, non è firmataria del Trattato di San Francisco del1951). Ciononostante, Mosca e Tokyo continuano a dialogare, onde poter creare unterreno di cooperazione che consenta, nel mutuo interesse, alla Russia di attrarre gliinvestimenti giapponesi (in particolare nel suo Estremo Oriente) e al Giappone diincrementare i rifornimenti energetici via Siberia. L’interscambio bilaterale oscillaintorno ai 30 miliardi di dollari annui, mentre gli investimenti nipponici in terra russaammontano a 10 miliardi di dollari.

Con la Corea del Sud, fondamentale partner economico-commerciale, permangonodissidi diplomatici sia legati alla storia (questione delle c.d. comfort women), siaconnessi alla pluriennale controversia territoriale in merito alle isole Dokdo/Takeshima,nonché alla questione della denominazione del Mare del Giappone/Mare dell’Est. Con laCorea del Nord rimangono sul tavolo la questione dei cittadini giapponesi rapiti neglianni Settanta e Ottanta del secolo scorso (una positiva evoluzione si è avuta nel maggio2014, con la decisione nordcoreana di riaprire le indagini), e la minaccia missilistico-nucleare di Pyongyang.

Il rafforzamento del partenariato con l’India viene oramai annoverato fra gli obiettivistrategici della politica estera giapponese, come testimoniato, in particolare, dall’ingenteimpegno di Tokyo in termini di assistenza allo sviluppo (Nuova Delhi è il maggioredestinatario di crediti di aiuto a far data dal 2003: gli aiuti per lo sviluppo all’Indiasuperano i 500 milioni di dollari annui).

Particolare menzione spetta alla politica commerciale giapponese caratterizzata dallarecente apertura allo strumento dell’accordo di libero scambio. Attualmente vi sono 13FTA vigenti con realtà per lo più asiatiche e in via di sviluppo, siglati tra il 2002 e il2011 (l’ultimo dei quali con il Perù). Lo scorso 21 luglio Giappone e Turchia hannoconcordato l’avvio di uno studio congiunto volto alla conclusione di un FTA.Noto è l’interesse di Tokyo ad addivenire a un’intesa di libero scambio con gli StatiUniti (nel più ampio contesto del Trans-Pacific Partnership) e recente è il lancio delnegoziato per un accordo di libero scambio con l’Unione Europea (marzo 2013).

Infine, tra i punti cardine del suo programma di Governo, il Premier Abe ha incluso laprefigurata revisione dei principi interpretativi della Carta costituzionale, ai finidella rimozione delle restrizioni all’utilizzo delle forze di auto-difesa giapponesi.Ciò varrebbe a consentirne la partecipazione a missioni internazionali di peacekeeping,pur mantenendo saldi i principi del dialogo e della collaborazione con gli altri attoriinternazionali e quello della non-belligeranza (sancito nella Costituzione). Tale formula,condensata da Abe nell’espressione “pacifismo proattivo”, ha anche ispirato il nuovoPiano di Sicurezza del National Security Council giapponese del dicembre scorso, con ilquale si è autorizzato l’incremento del 5% delle spese militari per i prossimi 5 anni e si è

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prospettata una riforma della restrittiva legislazione sull’export di materiali diarmamento. Ciò non ha mancato, peraltro, di indurre la percezione di queste misure daparte di Pechino e Seoul quali sintomo - e rischio - di un rinnovato “nazionalismo”nipponico. Il 1° luglio scorso il Gabinetto del Primo Ministro ha approvato il Rapportosull’interpretazione dell’art. 9 della Costituzione (che sancisce la “rinuncia allaguerra”) presentato da un Panel di esperti giuridici appositamente nominato da Abe perla ‘ricostituzione della base legale della sicurezza nazionale’. Sulla base del rapporto, IlGoverno giapponese potrebbe realizzare una serie di attività rientranti nella cosiddetta‘autodifesa collettiva’ in linea con i dettami della Carta dell’ONU, essendo quindi difatto autorizzato - anche senza ricorrere alla formale revisione della Costituzione - apartecipare a missioni internazionali e operazioni di peacekeeping, nonché ad interventidi assistenza di un alleato impegnato in operazioni militari a difesa della propriasicurezza.

QUADRO MACROECONOMICO

Nel 2013, l’economia nipponica ha registrato un incremento pari al 1,5% del PILreale, per un valore totale di poco meno di 5 mila miliardi di dollari. Secondo le stimedell’OCSE, nell’esercizio 2014 il PIL giapponese dovrebbe registrare una crescita dello0,9%.Dopo il positivo dato del primo trimestre del 2014, determinato dalla corsa peranticipare gli acquisti in vista dell'incremento dell'imposta sui consumi e dal paralleloampliamento degli investimenti produttivi da parte delle aziende, nel secondo trimestredel 2014 l’effettivo aumento in aprile dell’imposta sui consumi dal 5 all’8% e ilconnesso calo della domanda interna (5%) hanno causato una contrazione annualizzatadel PIL pari al 7,1%. Secondo le Autorità nipponiche gli effetti negativi dell’aumentodell’IVA sui consumi e sulla crescita dovrebbero essere riassorbiti entro 12 mesidall'entrata in vigore della nuova tassa. Sulla sostenibilità della ripresa dell’economiagiapponese permangono peraltro le incognite legate all’andamento dei mercati europeo,cinese e, soprattutto, dei principali Paesi emergenti, il cui previsto rallentamentorappresenta il maggior rischio per un sistema fortemente export-oriented come quellonipponico.

Gli ambienti economici hanno inoltre reagito positivamente alla notiziadell’assegnazione a Tokyo dei Giochi Olimpici del 2020 (+2,5% registrato dall’indiceNikkei), per i quali, secondo stime del Governo Metropolitano di Tokyo, si prevedonoricadute economiche pari a 3.000 miliardi di yen (23 miliardi di euro) nonché lacreazione di circa 150.000 nuovi posti di lavoro.

Nonostante la crescita reale del PIL e la graduale ripresa delle esportazioni sembrinopremiare per il momento il corso di politica economica adottato dall’esecutivo, ilprogressivo indebolimento dello yen, aggravando il peso dell’import di materie prime

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essenziali come l’energia e i beni alimentari, continua ad incidere sui bilanci dei nucleifamigliari.

Benché lo yen debole abbia favorito i bilanci dei grandi esportatori, la crescitarelativamente contenuta nei Paesi clienti ha spinto molto meno del previsto il volumedelle forniture giapponesi (+4% tra ottobre 2012 e ottobre 2013 contro il +16% se ilcalcolo è fatto in termini di valore). Il risultato viene altresì addebitato alla massicciadelocalizzazione verso l’estero e alla progressiva perdita di competitività dell’industrianipponica in settori-chiave come quello dell’elettronica, che hanno attenuato i vantaggiper l’export derivanti dalla svalutazione della moneta. Si è per converso aggravato ilpeso delle forniture di combustibili fossili necessarie a compensare l’attuale assenza dienergia da fonte nucleare, che prima di Fukushima garantiva circa il 30% del fabbisognonazionale. Come risultato, a novembre 2013 il deficit commerciale ha determinato ilrecord negativo nel conto delle partite correnti (592,8 miliardi di yen, pari a più di 4miliardi di euro), che porterà il surplus complessivo per l’anno solare 2013 a un minimostorico di meno di 30 miliardi di euro. Ciò, nonostante la contrazione del deficit nelsettore dei servizi, spinto dall’ottimo andamento del turismo dall’estero, e alla crescitadel saldo positivo dei redditi conseguente agli introiti derivanti dalle acquisizionisocietarie realizzate all’estero in questi ultimi anni. L’outlook su questo fronte rimanedunque molto incerto.

Contemplando una spesa record di 95.880 miliardi di yen, il bilancio 2014 prevedequalche progresso verso il risanamento del debito pubblico lordo (sceso dal 243 al232%) e del deficit dal 9,2 al 7,6%, sulla via del raggiungimento del pareggio del bilancioprimario nel 2020. E’ scattato il 1mo aprile l’aumento dell’aliquota sui consumi(“Consumption Tax”) dal 5% all’8%, teso a dare parziale copertura, in un Paese inrapido invecchiamento, ai costi crescenti del welfare, che, specie in questi ultimi anni,hanno contribuito alla progressiva proliferazione dell’elevato debito pubblico. La misurarappresenta dunque una risorsa fiscale alternativa di contenimento del debito avente loscopo di alleggerire gli oneri per il suo rifinanziamento, atteso che nell’ultimoquinquennio l’emissione di nuovi titoli obbligazionari da parte dello Stato ha superato invalore i proventi derivanti dalle entrate fiscali.

Altro punto debole del Paese sembrerebbe la sua scarsa capacità di attrarre investimentidall’estero. Il Giappone rimane il Paese OCSE con il più basso tasso di attrazione IDEin rapporto al PIL. In questo contesto, rilevano le Zone Strategiche Speciali, la cuiistituzione è espressamente prevista dalle misure “Abenomics” per attrarre investimentidall’estero.

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RAPPORTI BILATERALI

Certamente distanti per quanto riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza delleNazioni Unite (il Giappone è membro del Gruppo G4, insieme a Brasile, Germania eIndia, ed è favorevole all’istituzione di nuovi seggi permanenti), Italia e Giappone hannoposizioni affini su un ampio ventaglio di questioni regionali e globali.

In linea con l’ottimo stato delle relazioni bilaterali, negli ultimi due anni si sonosusseguiti con regolarita’ incontri politici di massimo livello: visita in Giapponedell’allora Presidente del Consiglio, Sen. Mario Monti, nel marzo 2012; incontro dell’exPresidente del Consiglio Letta con il Primo Ministro Abe a margine del Vertice G8 diLough Erne, nel giugno 2013; incontro del Presidente del Consiglio Renzi con il PrimoMinistro Abe a margine del III Vertice sulla Sicurezza Nucleare a l’Aia, il 24 marzo2014; visita ufficiale del Primo Ministro Abe in Italia, su invito del Presidente Renzi, il5-6 giugno 2014, al termine della quale i due Capi di Governo hanno emesso uncomunicato stampa congiunto.

In ambito multilaterale, in merito alla candidatura del nostro Paese al Consiglio diSicurezza per il biennio 2017-2018, alla richiesta di sostegno presentata da parteitaliana, il Giappone ha fornito una risposta interlocutoria.

I rapporti economico-commerciali sono di assoluto rilievo. Nel 2012 le esportazioniitaliane hanno raggiunto la soglia dei 5,6 miliardi di euro (+19,1%), mentre leimportazioni italiane dal Giappone sono ammontate a 3,2 miliardi circa (-24,3%). Nel2013, l’interscambio commerciale complessivo è stato pari a 8,6 miliardi di euro. Leesportazioni italiane sono ammontate a circa 6 miliardi di euro, registrando un aumentodel 7% su base annua, mentre le nostre importazioni hanno raggiunto una quota pari acirca 2,6 miliardi. Si tratta di una performance senz’altro brillante, ancor più se si guardaai dati relativi ai maggiori partner dell’area euro: la Germania, primo esportatoreeuropeo in Giappone, ha mantenuto invariato il valore delle proprie esportazioni rispettoal 2012, mentre Francia e Regno Unito hanno fatto registrare rispettivamente un calo del10% e del 6,5%. Nondimeno, l’attivo a nostro favore è aumentato, raggiungendo i 3,4miliardi di euro. In relazione ai settori merceologici, la prima voce del commercio con ilGiappone è ancora costituita dai prodotti farmaceutici, ai quali si affiancano due settoritradizionali delle nostre esportazioni, quello dei prodotti alimentari e quello deimacchinari, nonché il comparto strategico della moda e del tessile.Secondo gli ultimi dati riguardanti il periodo gennaio-aprile 2014, le esportazioniitaliane in Giappone, pari a 1,85 miliardi di euro, sono diminuite del 7% rispetto allostesso periodo del 2013 (1,99 miliardi di euro), verosimilmente anche a causa delrallentamento della domanda interna giapponese. Le importazioni italiane dal Giapponesono state pari a 933 milioni di euro, in lieve calo (0,3%) rispetto allo stesso periodo del2013 (936 milioni di euro). Il saldo dell’interscambio, pari a 921 milioni di euro, risulta

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comunque positivo per l’Italia, anche se in calo del 4,9% rispetto ai 1.057 milioni dieuro del periodo gennaio-aprile del 2013.

Importanti possibilità di accrescimento dell’interscambio bilaterale potranno emergeredal negoziato FTA in corso fra l’Unione Europea e il Giappone. L’interesse italiano inrelazione all’Accordo si indirizza soprattutto verso l’eliminazione delle misureprotezionistiche che interessano il settore agroalimentare, calzaturiero, della pelletteria edel tessile. Inoltre, con riferimento al “public procurement”, fra i settori più dinamici pergli interessi italiani sono stati individuati i prodotti e servizi legati alle soluzioni per la“aging society”, le energie rinnovabili, la chimica-farmaceutica e l’aerospazio.

Lo stock di IDE netti in entrata si attesta sui 3,4 miliardi di Euro al 2012: il Giappone èil primo investitore asiatico e il terzo investitore extra UE nel nostro Paese. Lo stockdegli investimenti italiani in Giappone, per il medesimo lasso temporale, ammonta acirca 1,7 miliardi. Con riferimento ai flussi, dopo il livello record di investimenti versol’Italia registrato nel 2011 (un miliardo di dollari), e la loro vistosa flessione nel 2012(141 milioni di dollari), i dati del primo trimestre 2013 denotano un ritrovato dinamismo(419 milioni di dollari) (Fonte: Japan External Trade Organization). Secondo fontiJETRO, gli investimenti italiani in Giappone ammontano per il 2013 a 88 milioni didollari. Secondo i più recenti dati Invitalia, lo scorso anno la presenza giapponese nelnostro Paese è cresciuta del 6,7% rispetto al 2012. Il numero totale delle società del SolLevante con interessi in Italia è passato da 390 a 416: queste sono prevalentementeconcentrate nel commercio (63%), nella meccanica (6%), e nella logistica (3%). Leimprese giapponesi, inoltre, sono presenti su buona parte del territorio italiano, aeccezione di poche regioni (Valle d’Aosta, Basilicata, Calabria e Sardegna); inLombardia è presente la più alta concentrazione di imprese nipponiche (58%); seguonoLazio, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Quanto alla presenza italiana, risultanoattualmente attivi in Giappone circa 160 operatori economici italiani.

A partire dal 1989, opera l’ “Italy Japan Business Group”, organismo creato sulla spintadelle comunità imprenditoriali con il patrocinio delle rispettive Autorità, il cui fine èquello di sviluppare le relazioni commerciali tra i due Paesi attraverso riunioniperiodiche dei principali gruppi industriali. La XXV plenaria si è tenuta a Tokyo il 24ottobre 2013, mentre la XXVI plenaria sarà ospitata a Torino nel prossimo ottobre.

Un’ulteriore occasione di approfondimento della partnership con il Giappone è costituitadall’EXPO di Milano del 2015: il Paese prenderà parte all’Esposizione Universale conun Padiglione individuale su un lotto di circa 4,100 metri quadri, il terzo più grande delsito espositivo. La firma del contratto di partecipazione è avvenuta nel luglio 2013 aTokyo. Il padiglione nipponico verrà presentato alla stampa il 16 giugno prossimo aMilano, alla presenza del Commissario Generale giapponese, Tatsuya Kato. Le lineeguida individuate per la valorizzazione della presenza giapponese a Expo si concentrano,in primo luogo, sull’opportunità di attrazione di visitatori. L’Italia rappresenta la prima

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destinazione del turismo nipponico in Europa, e la terza in assoluto. Allo stesso tempo, èstato avviato un processo di attrazione di investimenti privati giapponesi e unaprogrammazione delle iniziative promozionali che verranno svolte nei sei mesidell’EXPO - anche in vista della celebrazione, nell’anno seguente, del 150moanniversario delle relazioni italo-giapponesi.

L’elevato flusso turistico giapponese verso il nostro Paese (oltre 2,7 milioni dipernottamenti nel 2012, in aumento del 3,75%), l’amore per il nostro patrimonioculturale, uno sviluppato gusto per il Made in Italy, sono invero sintomaticidell’eccellente stato di salute delle relazioni culturali bilaterali. La lingua italiana èinsegnata in 86 università nipponiche, 5 delle quali comprendono Dipartimenti specificidi Italianistica. Le città di Tokyo e Osaka ospitano peraltro i Comitati Dante Alighieri.Dopo il successo delle edizioni del 2009 (inaugurata dal Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano) e del 2011, l’Ambasciata italiana in collaborazione con l’IstitutoItaliano di Cultura e gli altri attori del Sistema Paese operanti a Tokyo ha inoltreorganizzato nel 2013 una nuova edizione della Rassegna “Italia in Giappone”.L’iniziativa, in conformità con la precedente formula, ha associato agli eventi culturali lapromozione del Made in Italy, promuovendone le eccellenze industriali, turistiche etecnologiche.

Per quanto concerne la consistenza della comunità italiana in Giappone, si contano2.960 connazionali residenti (di cui 2.089 nella circoscrizione consolare di Tokyo e 871in quella di Osaka).

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Italia-GiapponePrincipali Accordi Intergovernativi Vigenti

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Titolo: SCAMBIO DI NOTE PER LA RECIPROCA ASSISTENZA GIUDIZIARIA IN MATERIACIVILE E PENALE

Data Firma Accordo: 05/10/1937

Titolo: SCAMBIO DI NOTE PER IL RISTABILIMENTO DELLA PACE

Data Firma Accordo: 27/09/1951

Titolo: ACCORDO CULTURALE, CON SCAMBIO DI NOTE

Data Firma Accordo: 31/07/1954

Titolo: SCAMBIO DI NOTE PER L’ABOLIZIONE DEI VISTI SUI PASSAPORTI

Data Firma Accordo: 11/01/1956

Titolo: ACCORDO SUI SERVIZI AEREI, CON PROCESSO VERBALE E RELATIVO ANNESSO

Data Firma Accordo: 31/01/1962

Titolo: SCAMBIO DI NOTE PER L’ABOLIZIONE DEI VISTI SUI PASSAPORTI DIPLOMATICI EDI SERVIZIO

Data Firma Accordo: 15/03/1963

Titolo: CONVENZIONE PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTESUL REDDITO

Data Firma Accordo: 20/03/1969

Titolo: ACCORDO SULLA COOPERAZIONE NELLA SCIENZA E NELLA TECNOLOGIA, CONALLEGATO PROCESSO VERBALE DEI NEGOZIATI

Data Firma Accordo: 07/10/1988

Titolo: SCAMBIO DI NOTE PER LA CONVERSIONE RECIPROCA DELLE PATENTI DI GUIDA

Data Firma Accordo: 29/09/2003

Titolo: ACCORDO DI MUTUA ASSISTENZA AMMINISTRATIVA E COOPERAZIONE INMATERIA DOGANALE

Data Firma Accordo: 15/12/2009

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SCHEDA PAESE

Repubblica d’India

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INDICE

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE........................................... 2POLITICA INTERNA................................................................................................ 3POLITICA ESTERA .................................................................................................. 6SITUAZIONE ECONOMICAErrore. Il segnalibro non è definito.Errore. Ilsegnalibro non è definito.RAPPORTI BILATERALI...................................................................................... 11

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STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

Struttura istituzionale e dati di baseSuperficie: 3.287.590 kmq (comprese le acque territoriali)

Capitale: New Delhi

Principali città: New Delhi, Mumbai, Kolkata

Nome Ufficiale: Repubblica dell’India

Forma di Governo: Repubblica Federale di tipo parlamentare

Capo dello Stato: Pranab Mukherjee

Capo del Governo: Narendra Modi

Ministro degli Esteri: Sushma Swaraj

Sistema legislativo:

Bicamerale: Consiglio degli Stati (Raiya Sabha – 245membri) e Camera del Popolo (Lok Sabha –543membri), ciascuna con distinte Commissioni Permanenti“Esteri” e “Difesa”.

Sistema giudiziario: Common Law britannica. Vige la pena di morte.

Suffragio:

Universale e diretto per l’elezione della Lok Sabha,indiretto per l’elezione della Raiya Sabha, della quale 12membri sono nominati dal Presidente della Repubblica egli altri dalle Assemblee degli Stati con sistemaproporzionale. 18 anni il limite d’età per il diritto di voto.

Partecipazione a OO. II.:

Nazioni Unite, Fao, Unesco, Commonwealth, South AsiaAssociation for Regional Co-operation (Saarc), IndianOcean Rim Association for Regional Co-operation(Ioarc), Partner del dialogo Asean (Association of SouthEast Asian Nations), Omc, Banca Mondiale, FMI, BancaAsiatica Sviluppo.

Popolazione e indicatori sociali

Popolazione: 1.2 miliardi (ultimo censimento febbraio 2011)

Tasso di crescita: 1,4%Aspettativa vita allanascita:

63,2 anni. Donne 63,9 anni. Uomini 62,5 anni

Gruppi etnici: Indoariani 72%, Dravidi 25%, mongoloidi e altri 3%.

Religioni:Indù (82%), Musulmani (12,1%), Cristiani (2,3%), Sikh(1,9%), altre (1,7%)

Lingue:22 idiomi (Hindi parlato dal 38% della popolazione).L’inglese è ampiamente usato.

Partiti politici principali:Partito del Congresso; BJP – Bharatiya Janata Party; varipartiti regionali

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POLITICA INTERNA

Il 16 maggio si sono concluse le elezioni legislative per il rinnovo della Lok Sabha (laCamera Bassa) che hanno segnato la vittoria della coalizione di opposizione NationalDemocratica Alliance-NDA guidata dal leader del Bharatiya Janata Party-BJP (diispirazione nazionalista), Narendra Modi. Il BJP ha raggiunto da solo la maggioranzaassoluta dei seggi, pari a 282 su 543, che diventano 336 sommando quelli conquistatidagli alleati. A tale storico risultato (l’ultimo precedente risale al 1985) corrisponde iltracollo del Partito del Congresso che ha mantenuto solo 44 seggi (pari a ¼ di quellidetenuti nella legislatura precedente), un risultato che molti interpretano come la finedella dinastia dei Gandhi. Da segnalare, inoltre, il completo fallimento dell’AamAadmi Party-AAP (Partito dell’Uomo Qualunque) che aveva ottenuto un ottimorisultato nelle elezioni locali dello scorso dicembre, tanto da conquistare il Governodi New Delhi.Il BJP ha vinto facendo leva sul crescente malcontento vero il Governo Singh, dovutoal rallentamento dell’economia e alle ricorrenti accuse di corruzione, e promettendouna ricetta per lo sviluppo del Paese. Contando sul sostegno dei grandi gruppiindustriali e finanziari della Corporate India, il BJP ha quasi triplicato il propriobacino di voti con un messaggio in grado di conciliare modernità e tradizione. Fortedella sua esperienza di Governo dello Stato del Gujarat (tra i più business friendly delPaese) Modi ha promesso sviluppo e good governance; allo stesso tempo, i suoicostanti richiami al nazionalismo e all’identità religiosa hindu hanno mobilitato nuovielettori tra le classi medie e popolari. Al contrario, il Congresso ha perso questeelezioni senza mai realmente competere, sancendo il declino di una ricetta diGoverno assistenzialista e “compassionevole” che non è più in grado di risponderealle esigenze dell’India contemporanea.Di certo, il risultato elettorale conferisce al BJP e al suo leader Modi un potere e unmargine di manovra politica che hanno pochi precedenti nella storia del Paese. Matale successo va combinato con alcune, imprescindibili considerazioni. Il BJP restafortemente minoritario della Rajya Sabha (disponendo di 62 seggi su 243, contro i 79della coalizione del Congresso) che, pur non votando la fiducia e le leggi di bilancio,ha poteri del tutto analoghi a quelli della Camera Bassa costituendo, così, un effettivocontraltare alla forza numerica di Modi nella Lok Sabha. Non andrà, poi,sottovalutata la struttura federale dell’India dove l’attuazione delle leggi è spessocompetenza statale e, dunque, fattore essenziale nel frenare le iniziative del Governofederale (in particolare ora che il Congresso guida 11 dei 28 Stati indiani). Non saràquindi automatica la trasposizione sul piano nazionale dei successi di cui Modi è statoprotagonista come Governatore dello Stato del Gujarat.La spinta per il rilancio della crescita dovrà, dunque, confrontarsi con questo sistemadi pesi e contrappesi. La campagna elettorale ha suscitato aspettative elevate da partedei mercati e della classe media cui il nuovo Esecutivo dovrà rispondere permantenerne il consenso, mettendo al primo posto della sua agenda lo sviluppo delleinfrastrutture, il miglioramento del business environment, la creazione di nuovaoccupazione per i milioni di giovani che compongono l’attuale forza-lavoro. Tuttavia,

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è lecito attendersi che le sfide più grosse corrisponderanno ai dossier rimasti insospeso durante la precedente legislatura: la liberalizzazione del commercio aldettaglio (dove PMI e artigiani si oppongono all’apertura indiscriminata del mercatodella distribuzione ai colossi stranieri), l’adozione della normativa propedeuticaall’avanzamento dei negoziati sull’Accordo di Libero Scambio con l’UE (dove i puntidolenti restano le discipline degli appalti pubblici e dei servizi finanziari).

Il nuovo Governo si è insediato il 26 maggio con una inconsueta velocità, a riprovadell’ampio margine di manovra che la vittoria elettorale assicura al nuovo PrimoMinistro che non ha dovuto affrontare lunghe trattative con i Partiti più piccolidell’NDA. L’Esecutivo è ora più snello e compatto (12 Ministri e 45 membri in tuttorispetto ai 70 del Governo Singh), rappresentativo delle diverse anime del BJP e conpersone di comprovata esperienza nei Dicasteri chiave. In sintesi, Modi sembra avertrovato un equilibrio tra l’opportunità di accontentare il Partito che lo ha scelto esostenuto nella campagna elettorale e l’esigenza di garantire un’azione di governoefficace. Il Governo conta un solo musulmano e nessun cristiano, in linea con lacomposizione della compagine parlamentare del BJP – esclusivamente hindu – che seda un lato è coerente con l’ispirazione nazionalista del Partito di maggioranza,dall’altro suscita perplessità sulla capacità di rappresentare in maniera adeguata ilcaleidoscopio etnico e confessionale del sub-continente.

ECONOMIA

Nel 2013 il tasso di espansione dell’economia si è attestato al 4,7% . Il dato risultainferiore alle stime di fonte governativa (4,9%) che avevano previsto una gradualeripresa dell’economia sulla scorta dei segnali di un complessivo miglioramento dellastabilità macroeconomica. Si tratta di una contrazione dei tassi di crescitasperimentati dall’India nel decennio precedente che risulta evidente se confrontata al6,7 del 2012.Il quesito che non trova ancora risposta univoca tra gli osservatori internazionali e glistessi responsabili indiani è se i tassi di crescita inferiori al 5% siano destinati a esserepresto superati, ovvero se riflettano contraddizioni strutturali del sistema economicoindiano che vanno al di là della crisi congiunturale dei mercati emergenti. Nel suo piùrecente World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale sembraavanzare la prima ipotesi, prevedendo un tasso di crescita del 5,4% per il 2014 e del6,4% per il 2015. Per ottenere questi traguardi, la ricetta suggerita dall’organismointernazionale è quella di una politica monetaria restrittiva, quale quella già in attodalla Banca Centrale indiana, accompagnata da misure di consolidamento fiscale, diriforme strutturali e di governance.Per quanto riguarda gli altri indicatori macroeconomici si osserva che:

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il deficit di bilancio è stato portato al di sotto del valore critico del 5%, sebbeneil target fissato dal Governo per il 2014 (4,6%) appaia di difficileraggiungimento.

La rupia dopo aver raggiunto il minimo storico di 68,8 a 1 rispetto al dollaronell’estate 2013, è tornata ad apprezzarsi arrivando a superare un piùsostenibile rapporto di 60 a 1.

Gli investimenti diretti esteri, dopo la diminuzione del 38% nell’anno fiscale2012-2013, hanno visto un aumento del 47% nel periodo aprile-dicembre2013, pari ad un afflusso di 20,7 miliardi di dollari.

L’inflazione sta scendendo a ritmi più contenuti, pari all’8,1%, grazie ancheallo strumento del tasso di sconto, il cui aumento fino all’8% è stata la misuracaratterizzante della gestione del neo Governatore della Banca Centrale Rajan.

Il disavanzo delle partite correnti è stato ridotto sino al 2 % del PIL (dal 4,8dell’anno fiscale precedente), anche se ciò è avvenuto principalmente grazie amisure di restrizione delle importazioni (in particolare dell’oro).

Ciò che rimane ancora debole è tuttavia la componente manifatturiera della crescita.L’economia indiana continua ad essere trainata dai servizi (che ammontano al 60%del PIL) specie quelli finanziari (+ 11% nell’anno fiscale 2013/2014), mentre il Paesefatica a creare quella base industriale necessaria per rientrare su un sentiero dicrescita sostenuto e assorbire le dinamiche demografiche.Il relativo miglioramento congiunturale, unitamente alle attese determinatesi fin daprima delle elezioni per la possibile vittoria elettorale, poi verificatasi, del BJP e diModi hanno portato negli ultimi mesi ad un consistente afflusso di capitali esteri e aduna reazione euforica del mercato azionario indiano, portando l’indice Sensex diMumbai al suo massimo storico. La Banca Centrale è dovuta persino intervenire conoperazioni di acquisto di dollari al fine di evitare un eccessivo apprezzamento dellarupia ed ha introdotto misure per scoraggiare investimenti speculativi, ad esempiovietando l’acquisto di titoli del debito pubblico a breve termine.La questione centrale è capire quanto il cambio di governo determinato dalle ultimeelezioni legislative potrà influenzare la crescita economica indiana e se il neo PrimoMinistro Modi saprà ripetere i risultati considerevoli da lui raggiunti come ChiefMinister del Gujarat sul piano della performance dell’economia. Per molti versi,l’India appare gravata da tare strutturali che mettono in dubbio la possibilità direplicare e dare sostenibilità alla forte ascesa dell’ultimo decennio. Una fortetendenza alla protezione dalla concorrenza straniera, soprattutto nei settori delcommercio al dettaglio; un’eccessiva frammentazione del mercato interno, dovel’applicazione delle normative federali viene demandata ai singoli Stati dell’Unioneindiana (secondo uno studio JP Morgan il 55% dei progetti di investimento bloccatiin India lo sono per mancanza di autorizzazioni che competono agli apparati statali enon a quello federale); lo stesso peso dei partiti regionali, molto spesso ostili a misuredi maggiore apertura del mercato interno, sono tutti elementi che caratterizzanomarcatamente il paesaggio economico indiano e che hanno sempre avuto una forte

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condivisione tra i vari schieramenti politici. Resta da vedere come Modi potràincidere su questo panorama. L’adozione di alcune normative in settori chiave comegli appalti pubblici ed i servizi finanziari, oltre alla regolamentazione del commercioal dettaglio potranno essere degli indicatori utili a comprendere se il cambio diesecutivo possa tradursi in un mutamento significativo delle policies. Si tratta diprovvedimenti rimasti lettera morta nella precedente legislatura e alcuni di essivengono considerati propedeutici ad un possibile avanzamento dei negoziatisull’accordo di libero scambio UE-India.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

2011/2012 2012/20132013/14

(s)2014/20155(p)

PIL (variazione % reale) 6,7 4,7 4,8 6,0

Inflazione media annua(%)

8,9 9,3 10,0 8,0

Tasso disoccupazione (%) 8,1 8,5 8,8 8,4

Saldo Bilancio Pubblico /PIL (%)

-5,7 -4,9 -5 -5,2

Bilancia dei pagamenti

- Esportazioni ( $mld) 307,8 301,9 319,7 343,2

- Importazioni ($ mld) -475,3 -503,5 -482,3 -520,0

- Saldo transazionicorrenti/PIL (%)

-3,3 -4,9 -2,5 -2,6

Debito estero totale ($ mld) 336,8 379,1 392,1 407,3

Debito estero totale/PIL(%)

18,0 20,4 20,3 19,3

Riserve valutarie lorde ($mld)

297,9 297,8 296,2 303,1

Riserve valutarie lorde(mesi import.)

6,5 6,1 6,3 6,0

Fonte: EIU giugno 2014 (s:stime; p:previsioni)

POLITICA ESTERA

La politica estera dell’India è il frutto di tendenze per molti versi conflittuali. Da unlato, infatti, il Paese mira a giocare un ruolo di primo piano a livello globale. Inquesto senso depongono l’aspirazione ad un seggio permanente nel Consiglio diSicurezza dell’ONU così come la sempre maggiore assertività di New Delhi nelgruppo dei BRICS. Dall’altro lato, però, la proiezione esterna dell’India mantiene permolti aspetti una connotazione fortemente provinciale, limitata come è – almeno alivello di elaborazione strategica – ai Paesi dell’immediato vicinato ed in particolare

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la Cina ed il Pakistan. Per il resto, la politica estera dell’India risente fortemente delledinamiche di politica interna (come nelle relazioni con i “piccoli” Paesi confinanti –Sri Lanka e Bangladesh – dettate dalle esigenze dei partiti regionali degli Statidell’Unione adiacenti al confine) ovvero si perde in una serie di input non semprecoerenti e che spesso mettono in risalto una sproporzione tra fini e mezzi.Il Governo Modi sta mostrando di condurre la sua politica estera in sostanzialecontinuità con tali direttrici: attenzione verso l’Estremo Oriente, specie nei confrontidel Giappone, in funzione anti-cinese; ruolo di alto profilo in Afghanistan ed in Iran,in ambedue i casi come contrappeso al Pakistan. Di particolare interesse, la schiaritacon gli Stati Uniti dopo le incomprensioni verificatesi nell’ultimo scorcio dellapassata legislatura. Significativa, d’altro canto, la decisione del Primo Ministro Modidi invitare i Capi di Stato e di Governo dei paesi vicini – tra cui il Premier pakistanoSharif – alla cerimonia del suo insediamento.

Relazioni con gli Stati UnitiL’ascesa al potere di Modi sta favorendo il rilancio dei rapporti con gli Stati Unitidopo alcune incomprensioni e dissapori che avevano caratterizzato la fase finale dellaprecedente legislatura indiana, come l’arresto, avvenuto nel dicembre 2013 a NewYork, del Vice Console Generale indiano per questione di carattere fiscale.Nel corso degli ultimi mesi, numerosi esponenti del Governo e del mondo politicostatunitense hanno fatto tappa a Delhi: Il Segretario di Stato Kerry e il suo ViceBurns, il Segretario alla Difesa Hagel, il Segretario al Commercio Prizker, il SenatoreMcCain e l’ex Presidente Clinton. C’è grande attesa, infine, per la visita di Modi aWashington, prevista per la fine di settembre.Questa visita, infatti, suggellerà il definitivo consolidamento delle relazioni bilaterali,lasciando alle spalle l’ostracismo americano verso Modi cui per dieci anni è statosistematicamente negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti poiché considerato,almeno politicamente, responsabile per l’eccidio ai danni della comunità musulmanache ebbe luogo nel Gujarat sotto la sua presidenza. Il Governo Modi si aspetta deirisultati tangibili da questa visita, soprattutto sul piano della cooperazione nel campodella difesa e dell’energia nucleare.Il fatto che Washington consideri l’India partner strategico per diverse ragionicruciali compreso l’Afghanistan, non deve far dimenticare questioni di fondoprevalentemente di carattere commerciale che mantengono in qualche modo“dialettico” il rapporto tra i due Paesi. Numerosi infatti sono i contenziosi aperti traWashington e New Delhi in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio legatiall’atteggiamento protezionistico dell’India. L’ascesa di Modi non sembra cambiarele linee di fondo. Quest’ultimo viene confermato dalla recentissima decisione indianadi mantenere il programma di prezzi sussidiati dei generi alimentari, che mette indiscussione le intese in materia di liberalizzazione raggiunte alla Ministeriale di Balidello scorso dicembre.

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Relazioni con la CinaLe relazioni con Pechino risentono dell’annoso contenzioso confinario che ha peroggetto la “Line of Actual Control” (LAC) tracciata nel 1962 ed attorno alla qualesono frequenti episodi di tensione tra guardie di frontiera. Le zone di appartenenzacontese sono situate lungo un tracciato di oltre 2500 Kilometri nella catenadell’Himalaya e riguardano le regioni dell’Aksai Chin (rivendicato dall’India comeparte dello Stato del Jammu e Kashmir) e dell’Aruchanal Pradesh (rivendicato dallaCina come “Tibet meridionale”). Tale ultima regione è uno dei rifugi tradizionalidegli esuli tibetani ed è ambìto da Pechino per la sua funzione di corridoio strategicoverso la regione del Golfo del Bengala. Secondo la valutazione dei geologi, la regionesarebbe anche molto ricca di depositi di uranio.A più riprese – nel 1993, 1996 e 2003 – sono state concluse delle intese bilaterali dicooperazione transfrontaliera, spesso disapplicate. Nel corso del 2013 una certadistensione sembra essere stata raggiunta con le visite del Primo Ministro cinese LiKeqiang a New Delhi nel mese di maggio e successivamente con quella del premierindiano Singh dal 22 al 24 ottobre. Nel corso di tale ultima visita è stato firmato unnuovo memorandum di cooperazione confinaria, che si aggiunge ai precedenti, cheprevede che le due parti impongano ai propri militari di evitare scontri armati e di“trattarsi con cortesia”, notificando la presenza di pattuglie lungo la linea didemarcazione ed astenendosi dalle provocazioni in caso di faccia a faccia. Lo stessoprotocollo prevede meccanismi di facilitazione del passaggio di merci e persone perintensificare i rapporti economico – commerciali fra i due Paesi.Gli accordi conclusi a Pechino sono stati presentati con enfasi come la dimostrazionedell’impegno reciproco di rilanciare i rapporti bilaterali e mettere la sordina aiproblemi frontalieri. In aggiunta ad esso, sono stati definiti i termini del “gruppo distudio” che dovrà elaborare il progetto di corridoio economico BCIM (Bangladesh,Cina, India, Myanmar), con un impegno ad accelerare i tempi per la costruzione delCorridoio economico, che si pone quale prolungamento meridionale dell’antica viadella seta.Insomma, la visita di Singh a Pechino, coronata dalla firma di numerosi altriprotocolli di cooperazione in un ampio ventaglio di settori, è sembrata rilanciare irapporti bilaterali. Resta da vedere se i risultati da essa raggiunti sapranno reggere aimomenti di tensione che fisiologicamente si riaffacceranno. D’altra parte, le linee ditendenza della politica estera dei due Paesi non sembrano essere fatte per convergere,caratterizzate come sono da aspirazioni egemoniche che facilmente entrano aconflitto. A riprova di ciò il fatto che, proprio mentre la visita di Singh aveva luogo, ilMinistro degli Esteri indiano Khurshid si recava in visita ufficiale nelle Filippine,Paese con cui la Cina intrattiene difficili rapporti per la definizione della frontieramarittima.Un incontro fra delegazioni di alto livello ha istituito, nell’aprile 2014, la tenuta diconsultazioni regolari fra le rispettive catene di comando per ridurre gli episodi diconflitto e migliorare la gestione dei confini contesi. Questa decisione rappresenta unprimo, importante seguito operativo del Memorandum di cooperazione (conclusonell’autunno del 2013) che prevede anche la tenuta di esercitazioni militari congiunte

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entro il 2014. Questi sviluppi sembrano confermare il rilancio in atto delle relazionibilaterali che potrà giovare alla diplomazia economica del futuro governo indiano.L’insediamento di Modi sembra poter influire positivamente sui rapporti indiani conla Cina, prioritari per un Primo Ministro che ha messo la crescita economica al primoposto nella sua agenda di governo e che, pragmaticamente, potrebbe abbassare i toninazionalisti della campagna elettorale. L’India ha urgente bisogno di attrarre capitalidall’estero per finanziare i suoi progetti di sviluppo infrastrutturale e industriale ePechino ha più volte manifestato il suo interesse in tal senso, alla luce della positivaesperienza maturata proprio nel Guajarat, durante i mandati di Modi da governatoredi quello Stato.I dossier economici sono stati, perciò, l’argomento principale dei colloqui di Modi,della Ministro Swaraj e del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Doval inoccasione della visita a New Delhi del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.Significativamente la visita si è svolta nel giugno 2014, a pochi giornidall’insediamento del nuovo Governo indiano.

Relazioni con il PakistanAnche con il Pakistan le relazioni sono caratterizzate, se possibile in maniera ancorpiù viscerale, da un contenzioso di frontiera che affonda le radici nel periodocoloniale e che riguarda la regione himalayana del Kashmir. La linea di controllo(“Line of Control” – LOC), attorno alla quale operano osservatori delle NazioniUnite, è oggetto frequente di scontri e di momenti di tensione. Solo nel 2013 per bendue volte militari indiani e pakistani sono entrati in conflitto armato. A complicare lasituazione vi è la “porosità” della parte pakistana della frontiera, dove le autorità diIslamabad non sono sempre in grado di esercitare controlli efficaci, unite ai problemiendemici di sicurezza del Pakistan. Solo per fare un esempio, in occasione degliultimi scontri, verificatisi nel mese di agosto e a seguito dei quali cinque militariindiani sono rimasti uccisi, il Governo pakistano ha attribuito la responsabilità a deigruppi di terroristi “travestiti” da militari pakistani.Una finestra di opportunità per una più effettiva distensione sembra essere fornitadalla vittoria elettorale in Pakistan da parte di Nawaz Sharif, storico fautore dellapacificazione con l’India. Fu proprio Sharif a favorire nel 1999 la firma della“Dichiarazione di Lahore”, il primo memorandum di cooperazione politica tra India ePakistan in cui i nodi della coesistenza pacifica venivano affrontati esplicitamente.Singh e Sharif si sono incontrati, per appianare le divergenze provocate dagli ultimiscontri di frontiera, a margine dell’ultima Assemblea Generale dell’ONU, il 29settembre 2013 a New York. I due Primi Ministri, secondo quanto filtrato, avrebberodato mandato ad alti ufficiali delle rispettive forze armate di studiare un piano perripristinare il rispetto del cessate il fuoco, ma senza fissare alcuna data per l’avviodella cooperazione bilaterale in materia. Singh avrebbe anche sollevato il tema delleattività terroristiche in territorio pakistano, chiedendo alla controparte un’azione piùefficace per punire i responsabili degli attacchi a Mumbai del 2008. New Delhi, insostanza, sottolinea le responsabilità pakistane nell’esercizio dei controlli di frontiera

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anche in funzione di lotta al terrorismo e ribadisce con forza la sovranità indiana nellaregione contesa del Jammu e Kashmir.Tale impostazione ha, nei fatti, caratterizzato il colloquio tra Modi e Sharif inoccasione della storica partecipazione di quest’ultimo alla cerimonia di insediamentodel suo omologo indiano. Modi ha ribadito le aspettative indiane per una più incisivaazione pakistana di contrasto al terrorismo e per la conclusione del processo airesponsabili dell’attentato di Mumbay del 2008. Un’iniziativa energica in tal sensoaprirebbe la strada ad un più intenso dialogo incentrato sull’agenda economica,prioritaria per entrambe le Amministrazioni.

Relazioni con il GiapponeIl nuovo Governo indiano intende rivitalizzare le relazioni con Tokyo, considerata unpartner di rilievo per finanziare gli ambiziosi piani di sviluppo del paese e contenerel’espansione dell’influenza cinese in Asia meridionale. A tal fine, Modi intendevalorizzare la sua esperienza passata quando, da Chief Minister del Gujarat, avevafavorito la penetrazione giapponese nel mercato locale e consolidato un’intesapersonale con lo stesso Abe.Modi si è recato in Giappone dal 31 agosto al 1° settembre 2014, effettuando la primavisita bilaterale all’estero al di fuori del sub-continente. La visita ha consentito didelineare un Partenariato Strategico bilaterale costruito lungo tre linee direttrici:difesa e sicurezza, nucleare civile, commercio. Nel primo caso, Tokyo e New Delhihanno convenuto il co-sviluppo di sistemi d’arma, funzionale all’attuazione delprogetto indiano di “indigenizzazione” dell’industria indiana della difesa. Nelsecondo, i due Governi hanno deciso l’avvio di una cooperazione su vasta scala,strategica per lo sviluppo di nuove fonti di approvvigionamento energetico,soprattutto per l’industria. Sul piano economico-commerciale, Tokyo si è impegnataa investire circa 33 mld USD, soprattutto in infrastrutture e smart cities, mentre NewDelhi riserverà alle imprese giapponesi regimi fiscali e doganali di particolare favore.

Relazioni con l’Unione EuropeaLo sviluppo delle relazioni dell’India con i principali paesi europei dimostra comeNew Delhi tenda a privilegiare rapporti bilaterali, soprattutto con i paesi disposti adassecondarne le ambizioni globali (riforma del Consiglio di Sicurezza e cooperazionenucleare civile). Ciò si riflette, ad esempio, nella frequenza e nell’elevato profilo deicontatti politici con Francia, Gran Bretagna e Germania nell’ultimo biennio.L’Unione Europea viene tradizionalmente considerata da New Delhi soprattutto qualeun partner economico di primaria importanza, con cui collaborare sui temicommerciali, consolari e migratori. Il XII Vertice UE-India (New Delhi, 10 febbraio2012) - in occasione del quale è stata ribadito il reciproco impegno a rafforzare lacooperazione nel campo della sicurezza (in particolare nella lotta al terrorismo e allapirateria), del commercio, dell’energia e dell’innovazione - aveva tuttavia vistoemergere una crescente consapevolezza, da parte indiana, dell’accresciuto profilopost-Lisbona dell’UE anche sul piano politico-strategico.

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Tuttavia anche a causa degli irrisolti nodi negoziali per un Accordo di LiberoScambio tra UE ed India (che non accetta di innalzare il limite agli investimentistranieri nel settore dei servizi bancari e assicurativi, di ridurre le barriere tariffarieall'importazione in India di varie categorie merceologiche tra cui le autovetture, dimaggiori aperture nelle gare pubbliche di appalto a livello statale) nel 2013 il previstoVertice non ha avuto luogo, nonostante la riunione preparatoria svolta a Bruxelles il30 gennaio 2013 a cui hanno partecipato l’Alto Rappresentante Catherine Ashton e ilMinistro degli Esteri indiano Salman Khurshid. Durante l’incontro i due interlocutorihanno anche affrontato la questione dei nostri Fucilieri di Marina di cui l’AR hasottolineato l’importanza per il futuro sviluppo dei rapporti tra l’UE e l’India, conparticolare riguardo alla collaborazione nel contrasto alla pirateria. L’Italia hamanifestato crescenti riserve sull’opportunità di proseguire nei negoziatisull’Accordo prima che la questione sia risolta.In attesa che prenda forma il nuovo programma di cooperazione UE-India 2014-2020, l’UE è impegnata nell’attuazione del piano di Cooperazione allo Sviluppo2007-2013, rivolto prioritariamente ai settori dell’educazione (budget support) e dellasanità (programma da 110 milioni di euro), ed ha avviato due Strategic PartnershipPrograms con gli Stati di Chattisgarh e Rajasthan per un ammontare di 160 milioni dieuro (2006-2012). Considerati i progressi ottenuti dall’India con riferimento aiMillennium Development Goals (MDGs) e il fatto che, in quanto economiaemergente, il Paese stia a sua volta trasformandosi in un donatore, il negoziato sulleprospettive finanziarie della politica di aiuto UE post-2013 si presenta difficile ecomunque orientato ad una cooperazione settorialmente mirata, incardinata suiprincipi dell’efficacia degli aiuti, complementarità con gli interventi degli Statimembri, e coinvolgimento del settore privato. Da parte indiana, d’altro canto, si è piùvolte posta enfasi sull’importanza di una partnership qualificata piuttosto che suifondi di cooperazione, attribuendo valore anche nell’ambito dei progetti dicooperazione all’afflusso di tecnologie, know how e capacity building.

RAPPORTI BILATERALI

Relazioni politicheIl 15 febbraio 2012 un incidente in alto mare al largo delle coste indiane dello statodel Kerala ha coinvolto la nave battente bandiera italiana “Enrica Lexie” portandoall’arresto e successiva detenzione di due Fucilieri della Marina italiana, SalvatoreGirone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due pescatori indianiscambiati per pirati. L’incidente ha inevitabilmente provocato un raffreddamento delrapporto bilaterale, che ha di fatto congelato l’ampio calendario di iniziativeprogrammate e potenziali. L’ultima visita bilaterale risale a fine febbraio 2012quando l’allora Ministro degli Esteri Terzi si è recato in India per una missionefinalizzata allo sviluppo del Partenariato strategico Italia-India, già in calendario, chesi è tuttavia concentrata prevalentemente sulla discussione del caso Enrica Lexie.

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Relazioni economiche, finanziarie e commercialiLa complementarietà tra le economie italiana e indiana è tangibile soprattutto insettori quali le infrastrutture, l’agroalimentare, le alte tecnologie, il turismo, nonché lacooperazione tra le rispettive PMI, centri di ricerca ed università.Al fine di approfondire le potenzialità esistenti, è stato a suo tempo attuato unambizioso programma di missioni ed incontri bilaterali, con una forte componenteimprenditoriale. Tra queste si ricorda la Missione di Sistema (novembre 2011), cuihanno partecipato oltre 100 nostre aziende e che si e’ incentrata sui settori:automotive, infrastrutture, macchinari e macchine utensili (40% dell’export italianoin India) e difesa.I seguiti della missione di sistema, compresa la messa in opera della CommissioneEconomica Mista (il principale risultato della missione stessa), sono attualmentecongelati a causa delle difficoltà politiche legate alla questione dei Fucilieri diMarina.

Cooperazione nel settore della DifesaL’India è il principale Paese importatore di equipaggiamenti per la difesa al mondo e,secondo alcune stime, dovrebbe affrontare nei prossimi 10 anni una spesa di 100miliardi di USD per la modernizzazione e l’ “indigenizzazione” del proprio strumentomilitare. Nel 2009 è entrato in vigore il Memorandum sulla Cooperazione nelcampo della Difesa, firmato nel 2003, che assicura un’adeguata cornice giuridico-istituzionale allo sviluppo dei programmi di cooperazione industriale tra Italia eIndia, nonché all’intensificazione di contatti tra le rispettive Forze Armate. In talesettore, la presenza italiana nel Paese vede in prima fila Finmeccanica, oltre aElettronica, Beretta, Fincantieri ed Avio.Tuttavia più di recente (aprile 2013), all’indomani dell’esplosione del casoAgustaWestland (vedi in seguito), l’Esecutivo ha licenziato una versione emendatadella Defence Procurement Procedure (DPP), la normativa procedurale che disciplinail funzionamento del sistema indiano di acquisizione di forniture militari, potenziandoi meccanismi preferenziali in essa contenuti a favore delle produzioni “indigene”. Invirtù di tale ordine di priorità, i responsabili delle decisioni di spesa di questoGoverno in materia di difesa saranno tenuti a considerare le forniture dall'estero comeuna estrema ratio, destinate ad avere un ruolo residuale e ad essere eseguite solo incaso di dimostrata impossibilità di soddisfare le specifiche esigenze di sicurezza delPaese con prodotti “made in India”.

Caso AgustaWestlandNel febbraio 2010 AgustaWestland (AW) si è aggiudicata una gara indetta dalGoverno indiano per la fornitura di 12 elicotteri da trasporto passeggeri (AW-101)per un valore di 556 mln €. Nel febbraio 2013, la Procura di Busto Arsizio haordinato l’arresto di Giuseppe Orsi (amministratore delegato di Finmeccanica) eBruno Spagnolini (amministratore delegato di AW) per la presunta corruzione deifunzionari indiani preposti all’assegnazione del bando di gara. In maggio i due AD

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sono stati rinviati a giudizio cui sta partecipando anche il Governo indiano in qualitàdi parte civile.Il 1° gennaio 2014 il Ministero indiano della Difesa (MoD) ha comunicato ad AW lacancellazione del contratto (già sospeso unilateralmente nel 2013, durante leindagini) e invocato le garanzie bancarie offerte da Deutsche Bank, Banca Intesa (afronte di una controgaranzia di SACE) e State Bank of India (che versa in tempirelativamente brevi la somma di 28 mln €). Lo scorso 23 maggio il Tribunale diMilano ha accolto parzialmente tale richiesta e ha disposto l’escussione di 228 dei278 mln € che costituiscono la garanzia del contratto.AW si mostra ha sempre rivendicato il rispetto del contratto concluso. Di fronte allasospensione decisa unilateralmente dal MoD, essa ha chiesto prima l’apertura di untavolo di negoziato (previsto dal contratto) e, successivamente, instaurato unaprocedura di arbitrato internazionale cui il MoD ha aderito il 1° gennaio 2014,nominando il suo arbitro. Nelle scorse settimane, la Camera di CommercioInternazionale di Parigi ha nominato il terzo giudice del collegio arbitrale, nonessendoci stato un accordo in questo senso tra AW e il MoD.Allo stesso tempo, il MoD ha annunciato il parziale blacklisting del gruppoFinmeccanica, in linea con il parere della Procura Generale. La decisione siapplicherà solo ai bandi di futura pubblicazione mentre le gare per cuiFinmeccanica fosse già stata selezionata come miglior offerente saranno sospese inattesa di una decisione futura.

Interscambio e investimenti direttiI rapporti commerciali bilaterali avevano mostrato, nel corso del 2012, le primeavvisaglie di un certo rallentamento. Negli ultimi 20 anni, dal 1991 al 2011l’interscambio commerciale Italia-India era cresciuto di 12 volte, raggiungendo gli8,5 miliardi di euro. Tuttavia, nel 2012 - complice la crisi dell'Eurozona, il fortedeprezzamento della rupia ed il rallentamento della crescita dell'economia indiana,l’interscambio è passato a 7,1 miliardi di euro con un calo pari al 16,6 %. Talerallentamento dell’interscambio tra i due paesi è stato confermato, seppure in modomeno consistente, anche nel 2013 con un calo del 2% (6,9 miliardi di Euro).Anche nel 2013 i rapporti economici bilaterali sono stati condizionati, oltre che dallecriticità del quadro macroeconomico indiano (in primis l’elevata inflazione), anchedal perdurare della questione Enrica Lexie nonché dal caso AgustaWestland.Entrambe le vicende hanno negativamente impattato sulla capacità delle istituzioniitaliane di accompagnare l'internazionalizzazione delle nostre aziende in India,interrompendo di fatto quel "momentum" che nel 2011 aveva portato a parlare di"anno dell'India" (con 3 missioni di Confindustria nel Subcontinente, una missione diSistema e 4 incontri Ministeriali). Imputare esclusivamente a ciò le cause dellacontrazione dell'interscambio con l'India (come detto -16,6% nel 2012; -2,0 nel 2013)sarebbe tuttavia superficiale, poiché si trascurerebbero altri fattori determinanti, tracui la difficile congiuntura economica indiana. Una nota positiva deriva dal fatto chele aziende italiane stanno dimostrando di avere la lungimiranza di guardare oltre talecongiuntura, ragionando piuttosto in un'ottica di medio-lungo termine. Secondo fonte

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ISTAT l'afflusso di IDE italiani nel Subcontinente nel 2012 è stato di oltre 1 miliardodi Euro (+59% rispetto al 2011); nel corso del 2013 si è assistito ad espansioniproduttive da parte di importanti player italiani quali Carraro, Danieli, Case NewHolland, Magneti Marelli ed al contempo emerge come molte abbiano ulteriori pianidi investimento per gli anni a venire, al fine di cogliere le opportunità offerte nelmedio-lungo periodo dall’immenso mercato indiano.Per quanto riguarda il dettaglio settoriale, le nostre esportazioni continuano ad esseredominate dai macchinari; metalli e prodotti in metallo si confermano la seconda vocedi esportazione seguiti da sostanze e prodotti chimici. Significativa è stata lacontrazione nelle esportazioni di mezzi di trasporto, dovuta al calo della domandaindiana scaturita dall'elevato costo del credito ed alti tassi di interesse. Positivo invecel'andamento delle esportazioni di prodotti agricoli ed alimentari.Dal lato delle importazioni, l’export indiano in Italia è costituito da prodotti derivantidalla raffinazione del petrolio, prodotti chimici, materie plastiche, gomma sintetica eabbigliamento (inclusi accessori), che hanno registrato una contrazione in linea conquella generale. Nel 2013 l’interscambio Italia-India ha rappresentato lo 0,9%dell’interscambio totale dell’Italia con il mondo.Per il 2014, il Doing Business Report colloca l’India al 134° posto (131° nel 2013).

INTERSCAMBIO ITALIA-INDIA (dati ISTAT- milioni di Euro)

2008 2009 2010 2011 2012 2013

Interscambio 6.519 5.640 7.210 8.515 7.100 6.951

Variazione % 2,1 -13,5 27,8 18,1 -16,6 -2,0

Esportazioni 3.090 2.735 3.387 3.736 3.349 2.975

Variazione % 3,2 -11,5 23,8 10,3 -10,3 -11,1

Importazioni 3.429 2.904 3.823 4.780 3.751 3.975

Variazione % 1,2 -15,3 31,6 25,0 -21,5 6,0

Saldo -340 -169 -437 -1.044 -402 -999

INTERSCAMBIO ITALIA-INDIA 2013 (dati ISTAT)

IMPORTAZIONIITALIANE

% su tot.ESPORTAZIONI

ITALIANE% sutot.

1. Prodotti derivanti dallaraffinazione del petrolio

12,2%1. Macchinari impiegospeciale

15,0%

2. Prodotti chimici, mat.Plastiche, gomma sintetica

11,1%2. Macchine per impiegogenerale

10,1%

3. Prodotti della siderurgia 9,3% 3. Macchinari vari 8,5%

Presenza italiana in India

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Si può stimare un numero totale di oltre 400 entità legali e stabilimenti italiani inIndia, presenti in diverse forme, raggruppabili in tre categorie principali: sussidiariepossedute al 100% dalla casa madre italiana, Joint Ventures (soluzione preferita dallePMI) o uffici commerciali di rappresentanza. Le realtà aziendali italiane in Indiadanno lavoro ad oltre 44.000 persone, prevalentemente indiane, e sonoprincipalmente concentrate nei due maggiori poli industriali del Paese: la Capital Beltdi Delhi-Gurgaon-Noida e l’area di Mumbai-Pune (entrambe ben oltre le 100presenze). Il terzo e quarto polo di concentrazione fanno riferimento rispettivamentealla città di Chennai in Tamil Nadu e alla città di Bangalore in Karnataka (entrambesotto le 50 presenze). Di rilievo minore la città di Calcutta e dintorni (appena unadozzina di imprese italiane, ma si segnala il recente nuovo investimento del valore di5 ml di USD della Società Endura, nel settore della chimica specialistica). Inprospettiva stanno tuttavia emergendo nuove destinazioni strategiche, tra le quali inparticolare lo Stato del Gujarat e quello del Rajasthan, ove cominciano a registrarsi iprimi stabilimenti italiani. Fiat e Piaggio sono state le prime società italiane adentrare nel mercato indiano, rispettivamente negli anni 50 e 60. La prima veraondata di investimenti italiani si è tuttavia avuta solo negli anni 90, come direttaconseguenza della stagione di liberalizzazioni economiche attuata dall’alloraGoverno indiano. Da allora le imprese italiane hanno continuato a guardare conestremo interesse al mercato indiano, anche se la loro presenza rimane ancora al disotto delle potenzialità. Il settore dell’automotive (compresa la componentistica)rappresenta dunque uno dei segmenti con maggiore presenza di imprese italiane inIndia. Tutti i nostri principali player nazionali sono presenti (es. Fiat, Piaggio,Magneti Marelli, Brembo, Oerlikon-Graziano con stabilimenti produttivi mentrePirelli ha solo un ufficio commerciale), ma anche l’indotto italiano del settore,composto principalmente da PMI, ha trovato buone opportunità di inserimento suquesto mercato. Simile il discorso per il segmento dei macchinari agricoli, dove sirilevano le significative presenze di Carraro, New Holland, Maschio Gaspardo e altredi minori dimensioni. Tra gli altri settori di importante presenza italiana si segnalanoquello dell’ingegneria, costruzioni ed infrastrutture (es. Salini-Impregilo, CMC diRavenna, Maccaferri, Italcementi Saipem, Maire Tecnimont, Techint, Tecnip, Mapei,ecc. mentre forte e’ l’interesse manifestato per l’India anche dal Gruppo Ferroviedello Stato), dei prodotti alimentari (Bauli, Ferrero, Lavazza, Perfetti Van Melle,ecc), dell’energia comprese le fonti rinnovabili (es. ENI, Ansaldo Energia, Solesa,Nidec Ansaldo Sistemi Industriali, Ravano Green Power, Leitner, ecc), dellameccanica e impianti/componentistica industriale in senso ampio (es. Bonfiglioli,Danieli, Magaldi, Boldrocchi, Ansaldo Caldaie, ecc), del tessile (Gruppo Coin,Benetton, Tessitura Monti, Savio e diverse PMI che fanno “sourcing” e controlloqualita’ per grandi case di moda), del design d’interni e segmento lusso (Artemide,Poltrona Frau, Natuzzi, Damiani, Ermenegildo Zegna, Armani e numerosi marchidella moda italiana, se pure presenti con un numero di punti vendita ancora limitatoecc). Tra gli altri players italiani di rilievo si segnalano Prysmian e STMicroelectronics nel segmento ITC e Artsana/Chicco e Luxottica in quello deiconsumer goods. Essendo l’India il primo importatore mondiale di armamenti militari

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sono particolarmente attente a questo mercato le aziende del settore difesa, dalgruppo Finmeccanica, a Beretta, da Elettronica a Fincantieri. Quanto al segmentofinanziario, oltre al Gruppo Assicurazioni Generali, sono presenti in India,principalmente nel polo finanziario di Mumbai, una dozzina di banche italiane,unicamente con uffici di rappresentanza (solo BNL- BNP Paribas ha anche filialicommerciali).Nonostante la difficile congiuntura internazionale e il rallentamento della crescita inIndia dell’ultimo biennio, nel corso del 2013 si e' assistito ad espansioni produttive daparte di importanti players italiani quali Carraro, Danieli, Case New Holland,Magneti Marelli; al contempo, dai costanti contatti della nostra Ambasciata con leaziende italiane colà stabilite, emerge come molte abbiano ulteriori piani diinvestimento per gli anni a venire, al fine di cogliere le opportunità offerte nelmedio-lungo periodo dall'immenso mercato indiano. Sul fronte delle principalidifficoltà affrontate dalle aziende italiane, l’ostacolo principale e’ rappresentato dallecarenze infrastrutturali e dalla lentezza e farraginosità delle procedureburocratiche (ottenimento di permessi e licenze, difficoltà nell’acquisizione diterreni, scarsa certezza giuridica e trasparenza della normativa). Il mercato indianocontinua tuttavia ad essere percepito come altamente promettente: tra i fattori diattrazione vi sono la disponibilita’ di una forza lavoro a basso costo, matendenzialmente qualificata e ben preparata, l’ampiezza di un mercato di 1,2 miliardidi persone unita al dinamismo di una classe media di potenziali consumatori incontinua crescita (già stimata in oltre 200 milioni di persone), l’eccellenza di alcunisegmenti del terziario (ad es. nel settore IT), le basse tensioni sociali nella forzalavoro.

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologicheLe relazioni culturali sono regolate dall'Accordo Culturale del 2004 e i successiviprotocolli esecutivi. E’ in corso il negoziato per il rinnovo del protocollo esecutivotriennale 2012-2014. Come tutti gli accordi, anche questo contiene la clausola del“limite delle risorse disponibili” (sarà la legge di ratifica ad assegnare eventualmentele risorse necessarie).La cooperazione scientifica e tecnologica italo-indiana è regolata dall’Accordofirmato nel luglio 2003. Così come la cooperazione culturale, anche quella scientificae tecnologica si articola in Programmi esecutivi pluriennali finalizzati in ambitoCommissione Mista bilaterale. Il 19 gennaio 2012 è stato firmato a New Delhi ilProgramma Esecutivo per il 2012 -2014 che include il 6 progetti di ricerca congiuntidi particolare rilevanza e lo scambio di 12 ricercatori.

Cooperazione in materia ambientaleL’India è Parte firmataria della Convenzione delle Nazioni Unite sui CambiamentiClimatici ed ha aderito al Protocollo di Kyoto. Nel dicembre 2005, il Ministerodell’Ambiente italiano e quello indiano hanno firmato un MoU per la cooperazionenell’area dei cambiamenti climatici e per l’attuazione congiunta di progetti nell’ambito

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del “Clean Development Mechanism” del Protocollo di Kyoto, creando così la corniceistituzionale entro cui attuare progetti ed iniziative comuni.Nel febbraio 2007 è stato firmato un Memorandum d’Intesa tra il Ministerodell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ed il Ministerodelle Energie Rinnovabili (MNRE) del Governo indiano. Il Memorandum d’Intesaha istituito un gruppo di lavoro congiunto per discutere sulle attivita’ di cooperazioneindo-italiane nel settore delle energie rinnovabili.

Cooperazione allo SviluppoLe attività della Cooperazione Italiana allo sviluppo in India hanno subito unagraduale diminuzione negli ultimi anni, all'indomani della chiusura dell'UTL di NewDelhi e, contestualmente, alla riorganizzazione dell'azione della CooperazioneItaliana, nel cui ambito l'India non figura piu' come paese prioritario di intervento. E’attualmente in sospeso un solo progetto a credito d'aiuto del valore di 25.822.844,96Euro (somma depositata presso Artigiancassa) per il miglioramentodell'approvvigionamento idrico e risanamento in 16 municipalità del BengalaOccidentale. Dopo gli studi preliminari effettuati dalla Consorzio italiano Hydea, chesi è aggiudicato la componente in affidamento per la progettazione ed espletamentodelle gare di appalto, il progetto e' di fatto entrato in una fase di stallo, a causa delledivergenze tra le autorità locali ed il consorzio italiano in merito ai costi, estensionedel progetto e programma delle attività. Al momento, anche la vicenda che coinvolgei nostri Fucilieri di Marina, contribuisce allo stallo del suddetto progetto.

Partecipazione India a EXPO 2015La partecipazione indiana a Expo presenta uno stallo operativo ormai prolungatosi datempo. Malgrado la tempestiva e positiva reazione in merito all’adesione ad Expo,comunicata nel febbraio 2011, la Autorità di New Delhi hanno di fatto interrotto ognicontatto propedeutico alla partecipazione: l’ultimo incontro tecnico risale al dicembre2012. Sebbene la Società organizzatrice e la nostra Ambasciata abbiano esercitatoogni possibile pressione, non è stato finora possibile riaprire alcun canale dicomunicazione, anche a livello tecnico, confermando l’impressione che non siaancora maturo il necessario avallo politico per poter procedere alla negoziazione delcontratto di partecipazione. Stante la tempistica necessaria per la predisposizionedelle procedure per la realizzazione dei Padiglioni individuali, è a questo punto realeil rischio che il Paese non partecipi all’Esposizione. In assenza di sviluppi, la Societàsta concretamente valutando la possibilità di riassegnare ad altro Paese l’ampio lottodi terreno destinato all’India (nei propositi originari, addirittura superiore a 4.100 mq,successivamente ridotto a circa 3.000).Il Governo italiano ha comunque manifestato la sua disponibilità a instaurare undialogo con la nuova Amministrazione indiana per favorire il raggiungimento diun’intensa sulla partecipazione dell’India alla manifestazione.

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Le rispettive comunitàLa comunità italiana in India ammonta a 1103 residenti registrati all’AIRE. Lacomunità è composta prevalentemente da rappresentanti o tecnici di aziende, quiresidenti con famiglie al seguito, operai specializzati che operano in cantieri, ereligiosi, non genera problematiche di rilievo. Numerosi sono i casi di connazionaliche rimangono privi di documenti e di mezzi di sostentamento, o con problemi dovutial consumo di sostanze stupefacenti.La comunità indiana in Italia ammonta a circa 120.000 residenti (di cui circa20.000 irregolari). Si tratta del settimo gruppo di popolazione straniera residente inItalia e della prima comunità indiana dell’area Schengen per volume complessivo; lacomunità proviene soprattutto dal Punjab (per oltre l’80%) ed e’ prevalentementeoccupata nell’agro-industria, specie nel Centro-Nord (Lombardia, Emilia Romagna,Veneto, Lazio).La comunità Sikh in Italia ed alcuni viaggiatori di confessione Sikh hanno lamentatole procedure di controllo alle frontiere aeroportuali italiane, definendolediscriminatorie (alcuni cittadini Sikh sarebbero stati sottoposti a controlli ancoraprima di passare sotto il metal detector o comunque anche quando il metal detectornon suonava al loro passaggio) ed offensive per il loro credo religioso (in quanto – inrari casi – sarebbe stato chiesto di togliere il turbante in pubblico). La questione haanche fatto oggetto di scambi di lettere tra i due Ministri degli Esteri sia nel corsodel 2011 che all’inizio del 2012. Il Ministero dell’Interno italiano è statopositivamente sensibilizzato in proposito. Sono state emanate direttive persensibilizzare gli addetti ai controlli aeroportuali. Poiché l’inasprimento generalizzatodei controlli aeroportuali era anche la conseguenza della nuova normativa europea del2010, l’Italia è intervenuta in ambito UE affinché tutti gli aeroporti della UEfossero sensibilizzati al riguardo. La questione è stata discussa in occasione delVertice UE-India del 10 febbraio.

PRINCIPALI ACCORDI INTERGOVERNATIVI FIRMATI CON L’INDIA

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ACCORDO FIRMAIN

VIGOREScambio di Note per la costituzione di un Comitato mistoper la Cooperazione Economica

29/03/1976 29/03/1976

Convenzione per evitare le doppie imposizioni e perprevenire le evasioni fiscali 1 19/02/1993 23/11/1995

Accordo sulla promozione e protezione degli investimenti 23/11/1995 23/11/1995Memorandum di intesa per lo sviluppo delle piccole emedie imprese

06/01/1998 06/01/1998

Memorandum d’intesa nel settore delle telecomunicazioni 28/10/2002 09/05/2003Accordo sulla cooperazione nel campo della difesa 03/02/2003 26/05/2009Accordo di cooperazione nella lotta contro il terrorismo,la criminalità organizzata e il traffico illecito distupefacenti e sostanze psicotrope

06/01/1998 21/01/2000

MoU per la creazione di un Gruppo di Lavoro percombattere il terrorismo internazionale e la criminalitàtransnazionale

15/02/2007 15/02/2007

Nuovo Accordo culturale 12/07/2004 06/10/2008

Protocollo esecutivo dell'Accordo culturale 2007-2009 15/02/2007 15/02/2007

Nuovo Accordo su cooperazione scientifica e tecnologica 28/11/2003 03/11/2009Programma di cooperazione scientifica e tecnologica2012-2014

19/01/2012 19/01/2012

Accordo di coproduzione audiovisiva 13/05/2005 12/06/2008Accordo relativo ai servizi aerei, con annesso scambio dinote

16/07/1959 12/03/1962

Accordo di cooperazione turistica 26/06/2000 26/06/2000MOU in materia di aviazione civile ( che emenda alcuneparti dell’accordo aereo bilaterale del 1959)

16.01.2012 16.01.2012

Accordo sul trasferimento delle persone condannate 10.08.2012

PRINCIPALI INTESE TECNICHE FIRMATE CON L’INDIA

1 In parte modificato con il Protocollo firmato il 13 gennaio 2006 (iter di ratifica in corso)

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INTESA FIRMA IN VIGORE

MoU in materia di collaborazione doganale tra ilComando Generale Guardia di Finanza e il CentralBoard of Excise & Custom indiano

29/01/2009 29/01/2009

MoU di cooperazione agro alimentare tra il Ministerodelle politiche agricole e forestali italiano ed ilMinistero per le industrie del food processing indiano

16/01/2008 16/01/2008

MoU tra Ministero Ambiente italiano e MinisteroEnergie Rinnovabili indiano per la cooperazione nelcampo delle energie rinnovabili

15/02/2007 15/02/2007

MoU tra Ministero dell'Ambiente italiano e Ministerodell'Ambiente indiano sulla cooperazione nell'area deicambiamenti climatici

7/12/2005 7/12/2005

MoU tra il Ministero dei Beni Culturali italiano eindiano sul progetto di collaborazione per laconservazione dei dipinti grotte di Ajanta e Ellora

14/02/2005 14/02/2005

Memorandum of Understanding sulla cooperazionepolitica tra Ministero degli Esteri italiano e Ministerodegli Esteri indiano

14/02/2005 14/02/2005

MoU nel settore dei prodotti della pesca eacquacoltura tra il Ministero della Salute italiano e edil Ministero del Commercio indiano

14/02/2005 14/02/2005

Dichiarazione congiunta Min. Marzano (MinisteroAttività Produttive) e l’omologo indiano sullacooperazione nel settore della moda e design

14/02/2005 14/02/005

Memorandum d’Intesa tra Ministero Università eRicerca e omologo indiano

14/02/2005 14/02/2005

MoU tra il Ministero dell’Industria italiano ed ilMinistero delle Piccole Industrie e delle IndustrieAgricole e Rurali indiano sulla costruzione di capacitàistituzionale per lo sviluppo di PMI in India

17/10/2000 17/10/2000

MOU sulla cooperazione nel campo dei materiali perla difesa tra il Ministro della Difesa dell’Italia ed ilMinistro della Difesa dell’India

04/11/1994 31/01/2003

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SCHEDA PAESE

Repubblica Islamica del Pakistan

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INDICE

STRUTTURA ISTITUZIONALE E DATI DI BASE........................................................... 2POPOLAZIONE E INDICATORI SOCIALI....................................................................... 3PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI ..................................................... 4QUADRO POLITICO GENERALE...................................................................................... 5RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA.......................................................................... 5RAPPORTI CON LE IFI E CON I DONATORI ................................................................. 9SITUAZIONE ECONOMICA.............................................................................................. 10RAPPORTI BILATERALI................................................................................................... 13

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STRUTTURA ISTITUZIONALE E DATI DI BASE

Superficie: 800.000 kmq

Capitale: Islamabad

Principali città: Karachi, Lahore, Islamabad, Faisalabad

Nome Ufficiale: Repubblica Islamica del Pakistan

Forma di Stato Repubblica Federale

Forma di Governo: Semi Presidenziale

Capo dello Stato: Hussain Mamnoon (dal 9.09.2013)

Capo del Governo: Nawaz Sharif (dall’8.06.2013)

Ministro degli Esteri ad interim: Navaz Sharif

Costituzione: 14.8.1973 (Emendata da ultimo il 19 aprile 2010)

Parlamento:

Bicamerale, composto da Senato (camera alta, 100seggi) e da Assemblea Nazionale (camera bassa, 342seggi, di cui 60 donne e 10 non musulmani)

Suffragio:

Universale e diretto, esercitato ogni 5 anni perl’elezione dei membri dell’Assemblea Nazionale;indiretto per l’elezione dei membri del Senato. Limited’età per l’esercizio del voto: 18 anni.

Sistema giudiziario:

Si basa sulla common law britannica, con forti elementidi diritto islamico (sharia) specialmente per quantoriguarda il diritto di famiglia e le questioni morali. Vigela pena di morte (viene applicata la moratoria de facto).

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POPOLAZIONE E INDICATORI SOCIALI

Popolazione: 180.1 milioni (6° Paese più popoloso del mondo).

Tasso di crescita popolazione: 1,5% (era intorno al 3% negli anni novanta)

Aspettativa di vita alla nascita: 64 anni (donne 65 anni, uomini 63 anni)

Tasso di alfabetismo: 55% (per le donne il tasso è 42%)

Popolazione attiva:52 milioni di occupati di cui il 44,7% è impiegatonell’agricoltura (con una netta maggioranza di donne)

Tasso di disoccupazione: 7,6% (2012)

Reddito pro-capite annuo 1.260 USD

Gruppi etnici:punjabi 48,2%, pashtu 13,1%, sindhi 11,8%, balochi,muhajir (profughi dall’India all’epoca della spartizione)

Religioni:

musulmani 97% (sunniti 77%, sciiti 20%), cristiani (2,5milioni, in particolare in Punjab), hindu (2,5 milionisoprattutto nel Sindh), altri (1,5 milioni).

Lingue:urdu e inglese (ufficiali), punjabi 48%, sindhi 22%,pashtu 8%, baluchi 3%

Partiti politici principali:

Pakistan People’s Party (PPP) (partito della famigliaBhutto-Zardari); Pakistan Muslim League-Nawaz(PML-N) (partito dell’ex premier Nawaz Sharif);Pakistan Muslim League (PMLQ) (partito già vicinoa Musharraf); Tehreek-e-Insaaf (guidato dall’excampione sportivo Imran Khan); Awami National Party(ANP- partito pashtun secolare); MuttahidaMajlise-Amal (MMA) (coalizione di partiti islamici);Muttahida Quami Movement (MQM, partitoprovinciale del Sindh).

Gruppi di pressione:Forze Armate, ambienti religiosi, stampa, giudici. Alivello locale, i potenti proprietari terrieri e clan tribali.

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PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

2011 2012 2013 2014(p)

Popolazione 176.8 180.1 183.5

Disoccupazione (%) 6 5.7 6

PIL (variazione % reale) 2,9 4,2 3,6 4,1

Inflazione media annua (%) 11,9 9,7 6,3 6,8

Saldo Bilancio Pubblico / PIL (%) -6,6 -6,6 -8,8 -7,3

Bilancia dei pagamenti

- Esportazioni ( $mld) 26,3 24,6 25,1 27,6

- Importazioni ($ mld) 38,8 39,9 41,2 45,0

- Saldo transazioni correnti/PIL (%) -1,1 -0,9 -1,2 -0,8

Debito estero totale ($ mld) 60,2 56,9 51,9 51,8

Debito estero totale/PIL (%) 28,6 24,6 22,5 20,1

Riserve valutarie lorde (mld USD) 18,1 13,8 9,7 11,1Fonte EIU (p) = previsioni

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QUADRO POLITICO GENERALE

Le ultime elezioni legislative dell’11 maggio 2013 rappresentano un passaggiofondamentale nella storia del Pakistan: per la prima volta nella storia del Paeseun’Amministrazione democraticamente eletta ha passato le consegne ad un’altra purelegittimata democraticamente.

Le elezioni sono state vinte dal partito di opposizione “Pakistan Muslim League –PML”, il cui leader, Nawaz Sharif, ha ottenuto dall’Assemblea Nazionale l’investitura aPrimo Ministro. Sharif è un personaggio di primissimo piano del panorama politico pakistano,già Primo Ministro fino al 1999, quando fu deposto con un colpo di stato dal GeneraleMusharraf.

Sharif è arrivato al potere con alcuni obiettivi molto chiari, per il conseguimento deiquali ha investito il proprio personale carisma e credibilità. In particolare, egli si propone dirisollevare il Paese dalla grave crisi economica che lo colpisce, crisi che si manifesta da unaparte con una cronica penuria degli approvvigionamenti energetici (i black-out sonofrequentissimi anche nelle grandi città), dall’altra con una marcata scarsità di fonti di valutaestera, che mette a rischio la capacità di importazioni del Paese.

Dall’altra parte Sharif mira a avviare un dialogo con la variegata galassia delladissidenza armata. Subito dopo la vittoria elettorale, Sharif ha manifestato il proposito diunire la fermezza dell’azione di contrasto alla disponibilità al dialogo ed alla riconciliazione.Questo si è tradotto con l’annuncio solenne dato da Sharif all’Assemblea Nazionale delloscorso 29 gennaio sulla Costituzione di un Comitato ad hoc per i negoziati con i gruppidissidenti, composto, tra l’altro, da un membro dell’intelligence e da esperti delle questionitribali e politiche dell’area a cavallo tra Pakistan e Afghanistan.

In tale operazione di “riconciliazione nazionale”, Sharif deve tener contodell’atteggiamento dell’establishment militare, che, sebbene ormai incline ad assecondare ladialettica democratica ed il funzionamento delle istituzioni civili, mantiene una seria ipotecanella gestione delle questioni di sicurezza.

A tale proposito, va segnalata la nomina del nuovo Capo di Stato Maggiore RaheelSharif, avvenuta il 1° dicembre 2013, che sostituisce il Generale Kayani che da tempo avevaraggiunto l’età pensionabile. Kayani era per molti versi l’artefice del “cambio di passo” delleForze Armate del Pakistan sul piano della politica interna e degli stessi equilibri regionali.Scegliendo Raheel Sharif, il Premier ha dimostrato indipendenza di giudiziodall’establishment militare, che avrebbe preferito per motivi di anzianità altri candidati, e altempo stesso accortezza essendo comunque quella del Generale R. Sharif una figura di grandelevatura e prestigio all’interno delle Forze Armate. Il carattere di novità della nomina di R.Sharif è accresciuto dalla sua provenienza “etnica”, essendo egli un baluchi a differenza dellaquasi totalità degli apparati di vertice provenienti dal Punjab.

Tuttavia, il piano di riconciliazione non ha dato i risultati sperati. A parte la persistenteopposizione dei talebani pakistani del TTP (Tehreek i Taliban Pakistan), formazioneconsiderata vicina ad Al Qaeda, l’invito al dialogo di Sharif ha ricevuto un’accoglienza moltotiepida da parte delle varie formazioni dissidenti. Inoltre, a partire dalla formazione delGoverno Sharif una vera e propria recrudescenza di attentati ha colpito il Paese, quasi a volerrespingere l’offerta di riconciliazione lanciata dal Primo Ministro. Tali azioni terroristiche nonrisparmiano ormai nemmeno i grandi centri, in passato per lo più estranei a tali atti diviolenza. Ha destato particolare clamore l’attentato all’aeroporto di Karachi dove un gruppoarmato ha tenuto in scacco lo scorso giugno l’apparato di sicurezza dello stesso aeroporto,prima di venire sopraffatto dall’intervento dell’esercito.

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Non molto migliore si presenta la situazione sul piano delle riforme economiche, dovepure l’atteggiamento considerato “business friendly” di Sharif aveva lasciato sperare insignificativi progressi. A parte un limitato miglioramento del quadro congiunturale, non sisono registrati gli attesi miglioramenti nella governance economica del Paese. In particolareprendono tempo le attese riforme di struttura fra le quali di particolare importanza quellerelative al sistema fiscale, di cruciale importanza a causa della vasta evasione ed elusionifiscale esistente nel Paese. I temporeggiamenti del Governo Sharif hanno finito perraffreddare i rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali ed in particolare con ilFondo Monetario. Dopo che l’FMI aveva concesso una “Facility” di 6,7 miliardi di dollari afavore del Pakistan all’indomani delle elezioni del 2013, è di questi giorni la notizia dellamancata erogazione della nuova tranche di tale prestito a causa dei ritardinell’implementazione delle riforme economiche e dello stesso inasprimento del quadropolitico interno.

A tale ultimo proposito vanno segnalate le manifestazioni svoltesi a Islamabad nelmese di agosto promosse, per protestare contro il Governo Sharif, dall’ex campione di cricketImran Khan, carismatico leader del partito di opposizione PTI (Pakistan Tehreek-e-Insaf).Tali manifestazioni hanno raccolto l’adesione di decine di migliaia di seguaci di Imran Khane hanno finito per assumere connotati violenti, tanto da provocare la chiusura delleAmbasciate straniere e degli Uffici pubblici per diversi giorni nella Capitale.

Dalla crisi si è usciti sia grazie alla mediazione dell’esercito, sia mediante l’impegnodell’esecutivo di “parlamentarizzare” il dibattito sull’azione di governo.

In sostanza, il Governo Sharif esce alquanto scosso dalle manifestazioni delle ultimesettimane e viene messo di fronte alla esigenza di un serio rilancio dell’iniziativa politicadopo i limitati risultati conseguiti nei primi quindici mesi di attività.

Sul piano regionale Sharif ha sottolineato con forza la volontà di ricomporre i duefronti di criticità: quello con l’India e quello con l’Afghanistan. Per quanto riguarda l’India,va ricordato che Sharif fu l’artefice della Dichiarazione di Lahore del 1999, il documento dipartenariato politico considerato una pietra miliare nel disgelo fra New Delhi e Islamabad.Nell’ottica di Sharif la normalizzazione con l’India è anche uno strumento per contenerel’influenza dell’apparato militare pakistano che trae crescente legittimazione da situazioni ditensione come quella endemica che si registra con il potente vicino. Nel settembre 2013,Sharif ha incontrato il suo omologo indiano Singh a New York, a margine dell’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite. Dal colloquio, di natura sostanzialmente interlocutoria, èemersa la comune volontà di far progredire i rapporti bilaterali che dipendono, in misurapreponderante, dal miglioramento della situazione lungo la frontiera tra i due Paesi (“Line ofControl” LoC). Tale impostazione ha, nei fatti, caratterizzato il colloquio tra Sharif e il nuovoPrimo Ministro indiano Modi, in occasione della storica partecipazione del premier pakistanoalla cerimonia di insediamento del suo omologo indiano. Modi ha ribadito le aspettative diNew Delhi per una più incisiva azione pakistana di contrasto al terrorismo e per laconclusione del processo ai responsabili dell’attentato di Mumbai del 2008. Un’iniziativaenergica in tal senso aprirebbe la strada ad un più intenso dialogo incentrato sull’agendaeconomica, prioritaria per entrambe le Amministrazioni.

Per quel che concerne il ruolo del Pakistan nel processo di riconciliazione intra-afghano, vanno segnalate le positive valutazioni espresse a più riprese in tempi recenti dairesponsabili dell’Amministrazione americana sull’attuale corso della politica afghana delPakistan.

Tale “nuovo corso” si e’ tradotto in diversi atti politici sul terreno, fino a giungere allavisita resa dal Presidente Karzai ad Islamabad il 26 e 27 agosto. Una visita sicuramentepositiva, anche se permangono divergenze di fondo fra la percezione afghana – secondo cui il

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Pakistan possiede la chiave per risolvere il conflitto nel Paese vicino e potrebbe farlo con unmero esercizio di volontà politica – e la tesi più volte ribadita dai responsabili pakistani percui Islamabad, pur avendo una certa influenza su alcuni gruppi talebani, non è in grado dicontrollarli né di determinarne le decisioni.

Il Pakistan segue con attenzione il tortuoso processo elettorale afghano, un processosul quale Islamabad ha dichiarato di non voler interferire in nessun modo nel rispetto dellapiena ownership afghana. L’Amministrazione pakistana nutre, tuttavia, la forte aspettativa cheil nuovo Governo afghano abbia l’autorevolezza e le capacità necessarie per assicurarestabilità al Paese, obiettivo per cui è essenziale una compagine governativa adeguatamenterappresentativa delle diverse etnie. La piena inclusione dell’etnia maggioritaria pashtunmetterebbe, infatti, all’angolo i talebani, con il conseguente indebolimento del TTP sulversante pakistano. Islamabad è, inoltre, pronta a rilanciare la cooperazione economica conKabul.

Sul piano delle relazioni con gli Stati Uniti, merita segnalare la forte apertura dicredito che l’Amministrazione americana sta mettendo in atto nei confronti del GovernoSharif, come del resto già evidente dall’azione di impulso esercitata da Washington presso ilFondo Monetario, rivelatasi fondamentale nell’adozione della Facility sopra menzionata. Il 23ottobre 2013 Sharif si è recato in visita a Washington, dove ha incontrato il Presidente Obamache gli ha assicurato il continuato sostegno americano sia sul versante finanziario che per ilrilancio del dialogo strategico sulla sicurezza. Ha destato quindi qualche sorpresa – pochigiorni dopo la visita di Sharif – il nuovo attacco con i droni da parte americana, che ha portatoall’uccisione del leader dei Talebani pakistani Hakimullah Mehsud (già in precedenza Sharifera stato molto critico nei confronti di tali iniziative unilaterali da parte americana). In realtà,le reazioni pakistane a tale nuovo attacco sono state molto moderate, segno della fermavolontà di Sharif di consolidare il partenariato con Washington.

RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

Le relazioni tra UE e Pakistan si svolgono nel contesto del “Five Year EngagementPlan”, concluso nel novembre del 2011. Si tratta di un testo che enuclea i principi generalidella cooperazione tra l’Unione ed Islamabad ed i settori di prioritario interesse, tra cui quellidella sicurezza, commercio/investimenti ed energia. Il rafforzamento delle istituzionidemocratiche e della governance sul piano della protezione dei diritti umani sono centrali nelquadro di partenariato.

Sul piano delle relazioni commerciali (il cui rafforzamento era da tempo richiesto daIslamabad in nome del principio “trade not aid”), queste hanno beneficiato del Regolamentosulle preferenze commerciali d’emergenza. Tale Regolamento, adottato dal ParlamentoEuropeo il 13 settembre 2012, ha posto le condizioni per quel sostegno all’export pakistanoche il Consiglio Europeo si era impegnato a porre in essere nel settembre del 2010, in rispostaalla catastrofe causata dalle inondazioni dell’estate precedente.

Il 12 dicembre 2013 il Parlamento Europeo ha approvato l’Atto Delegato dellaCommissione in materia di SPG+ che prevede l’accesso del Pakistan, a partire dal 1gennaio 2014, ad un Sistema che garantisce accesso preferenziale al mercato unicoeuropeo (dazio zero su più di 6000 linee tariffarie). La suddetta approvazione e' stataaccolta come un successo del Governo Sharif il quale, avendo posto il rilancio dell'economiadel Paese come priorita' assoluta della propria agenda, aveva indicato nel SPG+ unostrumento fondamentale per la ripresa del comparto industriale, in cui il tessile e' il principalesettore sia per fatturato che per forza lavoro impiegata. Il Ministro del Commercio, DastaghirKhan, uno dei principali protagonisti del 'lobbying' pakistano nei confronti dell'UE, che avevavisitato Roma, in un tour di capitali europee, il 28 ottobre u.s., nel ricordare che le

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esportazioni all'UE (al 90% prodotti tessili) si sono attestate nel 2012 su 6 miliardi di dollari,ha previsto un incremento di almeno un miliardo per il 2014, grazie all'approvazione delSPG+. Lo stesso Ministro non ha mancato di sottolineare il forte apprezzamento pakistano perquei paesi, tra cui l'Italia, per il sostanziale sostegno (il nostro Paese si era astenuto sul puntoin Consiglio dei Ministri UE) all'accesso del Pakistan al SPG+, prevedendo incrementi negliordinativi di macchine tessili, soprattutto da paesi quali Cina, Italia, Germania e Giappone.

La concessione del SPG+ al Pakistan non dovrebbe penalizzare le produzioni italiane nelsettore tessile data la fascia qualitativa ben superiore a quella pakistana. Tra l’altro, nelvalutare un possibile “effetto Pakistan” si possono ipotizzare consistenti incrementi dellenostre esportazioni nel settore delle macchine tessili, peraltro già in forte crescita daqualche anno a questa parte. Di fatto, le esportazioni italiane verso il Pakistan di macchinetessili che ammontavano a 16 milioni di Euro nel 2009, sono balzate a ben 36 milioni nel2012; nel primo semestre 2013, le esportazioni italiane in tale specifico settore sonoraddoppiate (21,7 milioni contro gli 11 del primo semestre 2012).

Cooperazione allo sviluppo UE-Pakistan.

L’UE è tra i primissimi partner del Pakistan per quanto riguarda la cooperazione allosviluppo. Il Multi Indicative Programme per il 2011-13 destina al Paese 225 milioni di europer il triennio, da indirizzare principalmente ai settori dell’istruzione e lo sviluppo rurale nelleNWFP e nel Balochistan ed, in misura inferiore, a sostegno della governance e dei dirittiumani ed alla cooperazione commerciale. Il Pakistan beneficia, inoltre, dello Strumento diStabilità (istituito allo scopo di permettere una pronta reazione in caso di situazioni di crisi edinstabilità) che finanzia tre progetti di sostegno in materia elettorale, di law enforcement,nonché di post crisis needs assessment per complessivi 18 milioni di euro. A Tokyo,nell’aprile 2009, in occasione della Conferenza Donatori sul Pakistan, è stato annunciato unpledge di 485 milioni di euro (sino al 2013), incluso un finanziamento della BEI di 100milioni di euro destinato al settore delle energie rinnovabili. In campo umanitario, in rispostaall’emergenza IDPs nel nord del Paese, la Commissione ha stanziato 124 milioni di europer l’assistenza agli sfollati (72 per l’aspetto umanitario, 52 per la ricostruzione), ai quali siaggiungono 50 milioni provenienti dalla “food facility” comunitaria. A seguito delledisastrose inondazioni dell’estate 2010, tra contributi finanziari ed interventi “in-kind”, iltotale complessivo UE e Stati Membri è stato di oltre 420 milioni di euro. A questi siaggiungono 16,5 milioni di euro destinati dalla UE alle vittime delle inondazioni del 2011 (inSindh e Balochistan).

L’UE è anche particolarmente interessata alla cooperazione regionale quale presupposto perlo sviluppo e la stabilizzazione del Pakistan. In tale prospettiva, è pronta a sostenere leorganizzazioni regionali esistenti (SAARC, ECO, CAREC), nonché i progetti di respiroregionale scaturiti dalla RECCA. Attenzione anche al lato politico, con l’incoraggiamento deldialogo e delle misure di confidence building tra Pakistan e vicini, India e Afghanistan inparticolare, anche attraverso i fora trilaterali (es. Turchia-Afghanistan-Pakistan e Iran-Afghanistan-Pakistan).

L’UE è anche impegnata per la valorizzazione del Gruppo Friends of Democratic Pakistan ene ha ospitato l’ultimo incontro ministeriale (Bruxelles, 15 ottobre 2010), co-presiedutodall’A.R. Ashton e dall’allora Ministro degli Esteri pakistano Qureshi.

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RAPPORTI CON LE IFI E CON I DONATORI

Fondo Monetario Internazionale:

Per soddisfare le condizioni presenti nel “Memorandum of Economic and Financial Policies”(MEFP), relativo all'EFF, il Pakistan dovrà agire in maniera più efficace e concreta rispetto alrecente passato. Oltre alla indispensabile riforma fiscale, che dovrà comportare l'allargamentodella base imponibile, attraverso anche l'eliminazione di sussidi ed esenzioni che ne hannominato fino ad ora la consistenza, sarà importante incrementare la percentuale di entratefiscali assegnate alle Province, in accordo con il nuovo “National Finance Commission”Award (NFC - e' il piano di ripartizione della raccolta fiscale tra Governo Federale eProvince). A tal proposito, va ricordato che l'attuale NFC Award prevede una quota del 57,5%a favore delle Province. Ciò comporterà anche una maggiore responsabilizzazione dellestesse, chiamate a concorrere alla riduzione del deficit consolidato, non solo attraverso ilcontenimento delle spese, ma anche grazie all'aumento del surplus da esse generato (57miliardi di Rupie durante l'ultimo anno fiscale, pari a circa 413 milioni di Euro).Tra le misure previste per ridurre l'attuale rapporto deficit/PIL (8,2% nell'anno fiscale2012/2013), e il cui valore obiettivo e' stato fissato al 6,3% per il 2013-2014 (3,5% l'obiettivoper il 2015-2016), le Autorità pakistane hanno annunciato una serie di provvedimentisignificativi, come la riduzione del deficit fiscale del 2%, l'aumento delle tariffe su elettricità egas (in parte già in vigore per il settore commerciale ed industriale e, dal primo ottobreeffettive anche per le famiglie). Ancora, si provvederà a ristrutturare 65 società pubbliche,entro la fine dell'anno, con la promessa che le aziende non ''vitali'' verranno dismessecompletamente mentre per altre sarà prevista una parziale privatizzazione (e' il caso, ed es.,della PIA, delle Ferrovie di Stato e della Pakistan Steel Mills, imprese che registrano tutteattualmente forti perdite). Misure drastiche andranno prese, alcune delle quali già in via diimplementazione, per combattere i furti di energia e per ristrutturare la decrepita rete didistribuzione elettrica (due fattori che concorrono a diminuire di circa il 25% il potenzialeenergetico del Paese). Sempre nel settore energetico, e' altresì in programma l'eliminazionedei c.d. ''power subsidies'', co-responsabili dell'accumularsi del ben noto ''circular debt'' neiconfronti delle aziende produttrici di elettricità.Per quanto riguarda la politica monetaria, ferma restando la necessità di una maggioreindipendenza della SBP (State Bank of Pakistan) dal Ministero delle Finanze, da cui ancoraformalmente dipende, appare probabile un lieve aumento del tasso di interesse nel breveperiodo.Analogamente, un effetto positivo dovrebbe aversi sulla ritrovata fiducia da parte degli Istitutifinanziari internazionali (in particolare WB, ADB e IDB), che dovrebbero garantire alPakistan un totale di circa 3,5 miliardi di dollari per la realizzazione di diversi progetti (inquesta cifra vanno considerati anche gli aiuti forniti, come ''budgetary support'', da Stati Uniti,Gran Bretagna e Giappone). Da non sottovalutare il possibile benefico impatto di talemigliorato rapporto con le IFI sull'avvio dei grandi progetti infrastrutturali (dighe, autostrade,gasdotti) che il Paese da lungo tempo aspetta.Il superamento delle review trimestrali imposto al Pakistan in cambio del nuovo programmaFMI, incentrato su rigore e rispetto di una precisa road-map di riforme strutturali, costringeràil Paese a sacrifici nel breve-medio termine non indifferenti, ma potrà anche rappresentare unachiave di volta per il rilancio dell'economia.Nel settembre 2014 il FMI ha annunciato la mancata erogazione della quinta tranchedell’EEF, pari a 550 mln USD, a causa del mancato rispetto, da parte del Governo Sharif,della pre-condizione di innalzare del 7% le tariffe energetiche.

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Banca Mondiale:

la Banca gestisce il Trust Fund per le regioni pakistane al confine con l’Afghanistan, creatodal Gruppo “Friends of Pakistan” a New York nel settembre 2009, quale strumento multi-donatori del Gruppo per favorire la stabilità delle aree tribali. La Country Partnership Strategyper il 2010-13 mette a disposizione del Pakistan 6 miliardi di dollari (di cui 3,7 miliardi peril solo 2012) destinati principalmente al miglioramento della governance economica, sviluppoumano, infrastrutture e sicurezza interna. Inoltre, il Consiglio Direttivo della Banca ha resodisponibili 840 milioni di dollari per il potenziamento della centrale idroelettrica di Tarbela.

Banca Asiatica di Sviluppo:Il Country Partnership Strategy (CPS) 2009-2013 prevede prestiti al Pakistan per 1,5 miliardidi dollari annui da destinare principalmente alle infrastrutture e servizi urbani, alle riformefinanziarie e fiscali ed al miglioramento dell’economia. A fine agosto 2012, il DirettoreGenerale del Private Sector Operations Department, in missione ad Islamabad, ha esortato leautorità ad adottare riforme volte ad assicurare una maggiore trasparenza nei processi diprivatizzazione e nelle procedure di gara, condizioni indispensabili perche' ADB possadecidere di finanziare nuovi progetti nel paese.Nel 2014 è stato lanciato il Country Operations Business Plan (COBP) 2014-2016 conl’obiettivo di gestire la transizione al nuovo CPS 2014-2018. Il COBP intende focalizzarsisulle infrastrutture, in particolare energetiche.

Club di Parigi:Il debito complessivo nei confronti di 18 creditori (inclusa la Corea) al 1.07.2013 è pari aUSD 13,647 miliardi. I maggiori creditori sono il Giappone (6.597,82 MUSD), la Francia(2.074,78 MUSD), la Germania (MUSD 1.846,12), gli USA (1.450,67 MUSD), e la Svezia(956,20 MUSD). L’Italia è situata al 12° posto con USD 52,19 milioni di debito outstanding.Gli unici Paesi che registrano arretrati di pagamento da parte del Pakistan sono la Germania, e- in misura ridotta - Francia, Austria e Spagna.

SITUAZIONE ECONOMICA

1. Contesto operativo e congiuntura

Con un debito pubblico elevato (circa l’8% del PIL), ridotte entrate fiscali, un indiceinflazionistico che dovrebbe attestarsi mediamente intorno all’8% nel periodo 2013-2017,riserve monetarie scese a 9,1 mld USD (nonostante il nuovo, recente finanziamento del FMI),una eccessiva dipendenza dagli aiuti esteri ed una forte contrazione degli investimenti,l’economia pakistana appare in affanno nonostante gli sforzi dell’Esecutivo Sharif. Labilancia dei pagamenti è indebolita, nonostante l’aumento delle rimesse dall’estero. Labilancia commerciale è in passivo e, unitamente al deprezzamento della rupia sul dollaro,pone a repentaglio le riserve di valuta estera. Inoltre, un pesante deficit energetico ha colpito ilsettore dominante dell’apparato industriale pakistano, ovvero l’industria tessile, portando allachiusura di interi distretti produttivi.Il FMI ha recentemente rivisto in aumento le aspettative di crescita del PIL per il 2014 (dal2,8% al 3,1%).

Seppure in tale contesto economico complesso, non mancano in Pakistan segnali che lascianoadito a prospettive cautamente ottimistiche. Ne sono prova i recenti dati sulla crescitaeconomica che, per l’anno fiscale 2013-2014, registrano un incremento del PIL del 4,14%(contro il +3,7% dell’anno precedente), trainato prevalentemente dal settore industriale

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(+5,8%) e dai servizi (+4,29%). Prosegue, inoltre, l’inversione di tendenza degli investimentiesteri: 1,63 mld USD di investimenti diretti (soprattutto nel settore degli idrocarburi e delletelecomunicazioni) nel 2013-2014, pari ad un +12% rispetto al precedente anno fiscale.Inoltre, come detto, continua la costante crescita delle rimesse da parte della numerosadiaspora pakistana all’estero (15,8 mld USD; +13,7% rispetto al 2012-2013).

La dimensione del mercato ed il suo indice demografico (con una popolazione di più di 180ml di abitanti di cui oltre il 60% con meno di 30 anni) sono aspetti che potenzialmente fannodi quel bacino di domanda un mercato di grande interesse. Di fatto, se le scarse dotazioniinfrastrutturali e le difficoltà di approvvigionamento energetico continuano a rappresentare unelemento di freno per lo sviluppo dell’economia pakistana, i trend demografici e di sviluppourbano (entro il 2020 sono previsti oltre 15 milioni di nuovi abitanti nelle città) segnalano lanecessità di prossimi investimenti stimati per oltre 130 mld di USD (quasi il 60% del PIL). Inprospettiva, tali investimenti potrebbero determinare le condizioni per un forte sviluppo delleopere pubbliche, nel settore dei trasporti, delle infrastrutture energetiche e, soprattutto, inquello dell’edilizia popolare. Inoltre, va considerato che il Paese rappresenta un hub naturaleper l’accesso al mercato asiatico ed il recente riavvicinamento con l’India in ambitocommerciale ne potrebbe fare, nel prossimo futuro, una base per produzioni dirette verso ilsub-continente.

Il controllato ottimismo circa le prospettive economiche del Paese, sono state confermateanche dalle visite del Segretario di Stato americano Kerry a Islamabad, del Ministro delleFinanze e Vice Premier de facto Ishaq Dar a Washington e, da ultimo, la visita di 3 giorninegli USA del PM Sharif (prima visita ufficiale di un PM pakistano dai tempidell’Amministrazione Bush). Nel corso di tali missioni sono stati trattati temi di cooperazioneeconomica e promozione di investimenti (gli USA sono il principale partner commerciale delPakistan) che hanno evidenziato segnali di un possibile rilancio dell’economia pakistana,fermo restando che il Governo affronti nodi cruciali quali quelli dell’approvvigionamento dienergia elettrica, della diminuzione delle riserve in valuta estera, del contenimento della spesapubblica e dell’incremento della raccolta fiscale. Nel concreto, durante le succitate occasionidi incontro, Washington ha concesso maggiori risorse al Pakistan per circa 2 miliardi di USDe la Banca Mondiale ha assicurato il proprio finanziamento (700 milioni di USD) al progettodella diga DASU che è considerata tra le principali infrastrutture idroelettriche del Paese(potenza assicurata circa 4.300 MW).

2. Investimenti esteriIl Pakistan offre agli investitori stranieri un quadro legislativo e fiscale teoricamente moltofavorevole. Tutti i settori sono aperti agli investitori esteri e non sono richiesti, se non incasi particolari, permessi speciali governativi. E’ possibile la proprietà straniera al 100% etrasferire illimitatamente in patria gli utili aziendali. E’ prossima la creazione di ZoneEconomiche Speciali che introdurranno incentivi ulteriori sia per quanto riguarda le esenzionifiscali, sia per quanto riguarda i permessi di importazione. Il Governo promuove lapartnership pubblico-privata anche per quanto riguarda le infrastrutture. Il sistema bancarioviene giudicato relativamente affidabile, in linea con i dettami del Regolamento europeo“Basilea 2” e posto sotto il monitoraggio di una Banca Centrale indipendente. L’85% dellebanche operanti nel Paese sono private, per gran parte a capitale straniero. Le banchedomestiche (specialmente quelle pubbliche) sono fortemente esposte verso il rischio sovranodato che, negli ultimi anni, hanno finanziato il deficit fiscale tramite l’acquisto dei bondemessi dal governo.

Tra il 2000 ed il 2007, benché partiti da una base modesta (322 milioni di dollari), gli IDEsono cresciuti senza sosta, a tassi talvolta molto sostenuti. Tale crescita, rallentata negli anni

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successivi, ha segnato un’inversione di tendenza a partire dall’anno fiscale 2012-2013,quando gli investimenti “greenfield” sono aumentati del 106% rispetto all’anno precedente,per un valore di 1,56 mld USD.

Negli ultimi anni, il peggioramento del quadro politico-economico e la perdurante grave crisienergetica hanno condizionato le scelte degli investitori stranieri; a ciò hanno contribuitoanche lo stallo del processo di privatizzazione e gli effetti negativi della crisi finanziariainternazionale; le ancora insufficienti garanzie legali offerte agli investitori stranieri; le potentilobbies non sempre trasparenti; i fenomeni di corruzione e l’arretratezza delle infrastrutture,soprattutto in campo, ferroviario e aereo. I due settori maggiormente colpiti dal rallentamentodegli IDE sono stati la finanza e le telecomunicazioni, che in passato erano stati protagonistidel boom degli investimenti esteri in Pakistan, in particolare grazie ai servizi bancari e allatelefonia cellulare. Si sono registrati invece significativi incrementi degli investimentinell’estrazione/esplorazione di idrocarburi, nel settore elettrico e nella raffinazione delpetrolio.

Per far sì che gli operatori esteri riprendano ad investire nel Paese occorrerà, nel medio-lungoperiodo, una nuova governance economica ed una politica tesa a dotare il Paese di quelleriforme necessarie a consentire all'enorme potenziale inespresso del Pakistan di liberarsi ecosì uscire dalla condizione di sottosviluppo in cui il Paese si trova. In tale complessoscenario, accanto all’auspicato rilancio delle grandi infrastrutture, assumono sempre piùrilievo alcuni micro-progetti di rapida realizzazione e di immediata efficacia, volti adalleggerire quanto prima il malcontento sociale determinato dagli attuali pesanti tagliall’energia elettrica. Di crescente interesse pakistano, i progetti nel fotovoltaico, solare, bio-energie ed eolico, tutti settori che potrebbero offrire opportunità per le nostre imprese ditaglio anche medio-piccolo.

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partnerIn accordo con l’adesione del Paese al WTO (nel 1995), il mercato pakistano si ètendenzialmente aperto al commercio con l’estero. A partire dal 2003 e fino al 2008 si èassistito a un vero e proprio boom delle importazioni, provocato dall’esplosione dei consumi,dalla grande crescita del fabbisogno energetico e dal rafforzamento della struttura industrialedel Paese, con conseguente elevata domanda di beni d’investimento, materie prime esemilavorati. Dopo un biennio di flessione, le importazioni sono tornate a crescere nel 2011,chiusosi con un passivo della bilancia commerciale pari a 10,3 miliardi di dollari.

Il Pakistan importa principalmente greggio e prodotti petroliferi, prodotti dellameccanica, dell’elettronica e chimici. Il tessile-abbigliamento genera circa il 60% delleentrate in valuta derivate dall’export pakistano.

Nel 2012 (ultimo dato disponibile) l’Italia è risultata essere il terzo partner commerciale delPakistan tra i paesi UE (dopo Regno Unito e Germania e prima di Francia, Olanda e Spagna)e tra i primi dieci a livello mondiale.

Gli Emirati Arabi occupano il primo posto nella graduatoria dei principali fornitori, seguiti daCina, Arabia Saudita e Kuwait (Italia al 16° posto). Gli Stati Uniti sono di gran lunga ilprincipale mercato di sbocco per le merci pakistane, soprattutto tessili. Seguono EmiratiArabi, Cina, Afghanistan, Cina (Italia occupa l’8° sul totale esportato dal Pakistan).

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RAPPORTI BILATERALI

1. Relazioni politiche

Pur nell’attuale situazione di incertezza politica e raffreddamento dei rapporti con gli StatiUniti, le relazioni bilaterali tra Italia e Pakistan sono particolarmente amichevoli ecordiali. Nella visione italiana, Islamabad gioca infatti un ruolo strategico sotto due punti divista: la normalizzazione del contesto interno in Afghanistan ed il raggiungimento dellastabilità regionale. Dal canto suo, Islamabad guarda all’Italia quale partner privilegiato tra iPaesi europei sia sul piano bilaterale, che all’interno dei fora multilaterali. A questo ultimoproposito, si evoca la coincidenza di vedute per quanto riguarda la riforma del Consigliodi Sicurezza ONU.

Il nostro impegno si estrinseca nei crescenti programmi di cooperazione allo sviluppo (almomento pari a oltre 200 milioni di euro), nella diffusione di nuove iniziative dicollaborazione economica, nella promozione del dialogo interculturale e interreligioso, nellanostra azione in seno all’UE per una posizione più attenta alle esigenze pakistane. L’Italiapartecipa con tre osservatori militari alla missione UNMOGIP che ha il compito di monitorareil rispetto del cessate il fuoco tra India e Pakistan nelle regioni di Jammu e del Kashmir.

E’ sulla base delle eccellenti relazioni bilaterali che ci aspettiamo la massima collaborazioneda parte del Pakistan per una positiva conclusione del caso del rapimento del cooperanteitaliano, Giovanni Lo Porto, avvenuto lo scorso 19 gennaio nella zona di Multan, a sud delPunjab.

Il rafforzamento della cooperazione bilaterale è testimoniato negli ultimi anni anche dalvivace scambio di visite e di incontri ad alto livello: da ultimo l’incontro a Roma tra ilMinistro Terzi ed il Ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar (1 febbraio 2013) che ha vistola firma del protocollo di partenariato strategico (Stategic Engagement Plan). Nel corso di taleincontro, è stata registrata una grande sintonia di vedute su vari temi affrontati (cooperazioneeconomica e promozione culturale; cooperazione nel settore della difesa; temi migratori;libertà di coscienza; cooperazione allo sviluppo nonché il succitato caso del cooperante LoPorto). In particolare, per quanto attiene alla cooperazione economica sono state proposte larivitalizzazione della Commissione Economica Mista e la prospettiva di una “CountryPresentation” da realizzare nel 2013.Precedentemente a tale incontro, il Sottosegretario agli Esteri de Mistura aveva avuto uncolloquio con il Ministro degli Esteri Khar (8 luglio) a latere della Conferenza di Tokyosull’Afghanistan. Lo stesso Ministro degli Esteri pakistano aveva incontrato (21 maggio, amargine del Vertice NATO di Chicago) il Ministro Terzi. Risale al primo aprile(in Cina),l’incontro tra i rispettivi Primi Ministri Monti e Gilani a margine del Forum dell’Asia diBoao. In precedenza, (settembre 2011), l’allora Ministro degli Esteri, Frattini aveva incontratoa New York (a margine dell’UNGA) l’omologa pakistana, Khar (i due si eranoprecedentemente incontrati a Roma, a margine della Conferenza sulla riforma del CdS, nelmaggio 2011).

2. Impegno italiano a favore della tutela delle minoranze e libertà di fedeNel più ampio contesto dell’azione dell’Italia a favore del rispetto dei diritti umani e dellalibertà di religione nel mondo, il Governo italiano sostiene le istituzioni pakistane che operanoper il consolidamento della democrazia e per il riconoscimento effettivo dei diritti di tutti icittadini, soprattutto se appartenenti ai gruppi minoritari. Tale tema è stato al centro delcolloquio del 16 marzo 2012 tra il Sottosegretario agli Esteri de Mistura ed il ConsigliereSpeciale del Primo Ministro del Pakistan, Paul Bhatti, giunto in visita privata a Roma adun anno di distanza dall’uccisione del fratello Shahbaz (ex Ministro delle Minoranze).Nell’occasione sono state gettate le basi per futuri progetti a vantaggio degli strati più deboli e

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marginalizzati della società pakistana, volti ad assicurare loro un futuro di libertà e diemancipazione.

In ambito internazionale e multilaterale l'Italia agisce da tempo con determinazioneaffinché la libertà religiosa sia fatta oggetto di una rinnovata attenzione sul pianointernazionale e di un'azione più efficace da parte di tutte le istanze che possono svolgere unruolo a questo fine, a cominciare dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite, anche sulla basedi alcune mozioni parlamentari che impegnano il Governo in questo senso. Da ultimo, aseguito di una rinnovata attenzione delle più alte cariche istituzionali del nostro Paese, si èrichiesto all’Ambasciata italiana di Islamabad di procedere con un ulteriore passo presso leautorità pakistane al fine di sensibilizzarle ancora una volta sul noto caso della Signora AsiaBibi, cittadina pakistana di fede cristiana condannata a morte nel novembre 2010.

Su iniziativa dell’UE e con il pieno concorso dell’Italia, in ambito ONU sono state adottatedall'Assemblea Generale, nel dicembre 2011, risoluzioni dedicate alla tutela della libertà direligione o di credo. Anche su nostra proposta, esse richiamano l’aumento degli episodi diviolenza contro gli appartenenti a minoranze religiose e il dovere di ogni Stato di esercitare lamassima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili. Nel corso della prossima sessionedell’Assemblea Generale l’Italia, assieme ai partner europei, sarà impegnata ad ottenere unanuova risoluzione sulla libertà di religione. Il Pakistan, avendo co-sponsorizzato l’anno scorsola Risoluzione per la promozione del dialogo interculturale ed interreligioso, si è mostratoconsapevole dell’importanza di queste tematiche.

Il Pakistan rientra nella lista di Paesi sottoposti al meccanismo onusiano della UPR(Universal Periodic Review - Revisione Periodica Universale). Nel novembre scorso, inoccasione del secondo ciclo dell’UPR, il Ministro degli Esteri pakistano tese a valorizzare(riuscendovi parzialmente) i progressi compiuti nel Paese nella protezione dei diritti umani enella promozione del dialogo inter-religioso. In quell’occasione, l’Italia formulòraccomandazioni in relazione a blasfemia, libertà di religione, diritti delle donne e pena dimorte.

Nella prospettiva di un dialogo ampio e strutturato e del rafforzamento del partenariato dilungo periodo con il Pakistan, l’Europa e l’Italia continueranno a sostenere le istituzionidemocratiche pakistane contro le forze estremiste, chiedendo nel contempo che questecompiano passi decisivi verso il riconoscimento concreto dei diritti umani e delle libertàfondamentali.

3 Relazioni economiche e commercialiL’interscambio bilaterale è notevolmente cresciuto negli ultimi anni e nel 2011 ha toccato lacifra record di oltre un miliardo e 75 milioni di euro. Nello stesso anno le nostre esportazionisono diminuite, mentre è proseguito il trend di crescita del nostro import. La bilanciacommerciale, tradizionalmente a nostro favore, registrò per la prima volta un deficit italiano(95 milioni di euro circa).

Nel 2012 l’interscambio è rallentato, seppure registrando un’impennata delle nostreesportazioni (+24,5%) con conseguente ritorno del saldo a nostro favore (circa 181 ml diEuro). Nel 2013 le nostre esportazioni tornano a registrare una flessione consistente (-29,5%),mentre le importazioni dal Pakistan segnano un incremento pari al 10,8%. Nell’anno preso inconsiderazione, l’interscambio tra i due Paesi registra un -13% ed il saldo, nuovamentesfavorevole all’Italia, ammonta a circa 45,74 ml di Euro. I principali prodotti esportatidall’Italia nel periodo citato sono stati macchinari per impieghi speciali e di impiego generale,strumenti e apparecchi di misurazione, prodotti chimici di base, fertilizzanti, materieplastiche. L’Italia ha importato dal Pakistan prevalentemente tessuti, articoli di abbigliamento,cuoio conciato e lavorato.

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Come detto, nel 2012 l’Italia è risultata essere il terzo partner commerciale del Pakistan trai paesi UE (dopo Regno Unito e Germania e prima di Francia, Olanda e Spagna) e tra i primidieci a livello mondiale. Tali dati confermano la buona presenza dal punto di vistacommerciale dell’Italia in Pakistan e, uniti a quelli degli IDE in crescita, lasciano ben sperarein un ulteriore miglioramento dell’interscambio bilaterale con un rafforzamento dellaposizione italiana in tale mercato.

Nelle sue linee essenziali, l’interscambio italo-pakistano ha carattere intersettoriale. L’Italiaesporta in Pakistan principalmente attrezzature, macchinari, componenti e tecnologie perl’industria in particolare tessile (settore che da sempre vede l’Italia come uno dei partnerprivilegiati) prodotti alimentari, mentre importa dal Paese asiatico essenzialmentesemilavorati e prodotti di largo consumo, per lo più a basso costo unitario. Il processod’industrializzazione e l’ammodernamento tecnologico in atto in Pakistan generano unadomanda di beni d’investimento che, nei segmenti più alti, mira a soddisfarsi in mercati comequello italiano, dove gli elevati costi sono compensati da standard qualitativi superiori.

Il settore sul quale decisamente puntare nel prossimo futuro, oltre a quelli tradizionali (tessile,marmo, chimica, alimentare) è quello delle energie alternative, stante la perdurante crisienergetica nel paese, e quello agricolo, dove la necessità di nuove tecnologie si rende semprepiù necessaria.

Il Pakistan ha aderito ufficialmente a EXPO Milano nel febbraio 2012, ma nel giugno 2014ha formalmente comunicato la rinuncia alla partecipazione, a causa di vincoli di bilancio,malgrado la Società organizzatrice avesse proposto al Paese varie soluzioni (padiglione self-built o modulo espositivo nel Cluster del Riso.

Per il 2014, il Doing Business Report colloca il Pakistan al 110° posto (su 189 nel mondo).

INTERSCAMBIO ITALIA-PAKISTAN (ISTAT- milioni di Euro)

2008 2009 2010 2011 2012 2013

Interscambio 1.036,9 1.026,0 1056,6 1075,5 1043,7 907,4

Esportazioni 542,1 604,5 568,1 491,6 612,3 430,8

Variazione % +4,7% +11,6% -6,0% -13,5% +25,4% -29,5

Importazioni 494,8 421,5 488,5 583,9 431,4 476,6

Variazione % +8,2% -14,6 +15,9% +19,5% -26,1% 10,8

Saldo +47,3 +183,0 +79,6 -92,3 180,8 -45.7

INTERSCAMBIO ITALIA-PAKISTAN 2013 (ISTAT)

IMPORTAZIONIITALIANE

% sutot.

ESPORTAZIONI ITALIANE% sutot.

1. Tessuti 26.2% 1. Macchinari per impieghi speciali 21.3%

2. Vestiti e accessori di 16,1% 2. Macchine di impiego generale 15.5%

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abbigliamento

3. Altri prodotti tessili 15%3. Strumenti di misurazione, prova enavigazione, orologi.

8.3%

4. Investimenti italiani e prospettive di penetrazione del mercato

L'Italia è considerata un partner privilegiato per quanto riguarda le relazioni economiche ecommerciali. Le eccellenti relazioni bilaterali e le rilevanti e fruttuose attività della nostracooperazione allo sviluppo contribuiscono a creare un clima di particolare favore neiconfronti di una maggiore presenza italiana.

Una missione esplorativa effettuata nel dicembre 2011 da rappresentanti di Banca Intesa SanPaolo in Pakistan, volta a meglio conoscere la struttura del sistema bancario locale, haevidenziato che essa appare relativamente affidabile ed all'avanguardia, in linea con i dettamidel Regolamento europeo "Basilea 2” e posta sotto il monitoraggio costante ed attento di unaBanca centrale indipendente (State Bank of Pakistan), tanto da suggerire un possibileincremento nel capitale di rischio per la Repubblica Islamica e di conseguenza una maggiorepropensione delle nostre imprese ad entrare in questo mercato.

L'intensificarsi delle relazioni a livello intergovernativo è accompagnato da un nuovo impulsonel settore privato, con la creazione di nuove associazioni imprenditoriali e il rafforzamento dialcune esistenti. Tra questi, il più attivo è l'Italian Development Committee (IDC) diKarachi (in attesa del riconoscimento quale Camera di Commercio Italo-pakistana) che hasiglato numerosi MoU con strutture camerali italiane all’estero e con alcune istituzioniitaliane (da ultimo a Bari, nel giugno scorso, con la firma di un MoU con l’Istituto per laCooperazione con i Paesi Esteri –ICPE-). Peraltro, l’IDC ha effettuato numerose missioni inItalia nel corso degli ultimi 3 anni e ricevuto alcune delegazioni di imprenditori, soprattutto daLombardia e Veneto. Inoltre, si sta creando uno legame tra le varie associazioniimprenditoriali che lavorano nelle principali città del Pakistan per promuovere il commercio egli investimenti con il nostro paese, anche in stretto collegamento con la comunitàimprenditoriale pakistana residente in Italia che con ben 80.000 presenze (concentratesoprattutto tra Brescia, Milano e Bologna) rappresenta uno dei più efficaci ponti tra i duepaesi (oltreché la maggiore comunità tra quelle residenti nell’Europa continentale).

Tra i principali settori industriali presenti (con investimenti diretti o meno) in Pakistan siricordano:

- Settore energia: L’ENI è il primo produttore straniero di gas in Pakistan e detiene laleadership tra le società italiane presenti, sia per importanza che per valore degli investimentied è proiettato verso lo sviluppo di nuovi progetti in tutta la filiera del petrolio e del metano.L’azienda opera nel Paese dal 2000 con un investimento di oltre 1,5 miliardi di dollari(di cui 300 milioni solo di esplorazione) ed una produzione media giornaliera, nel 2011, pari acirca 54.800 barili al giorno, incluse le estrazioni di gas (estrae circa il 10% della produzionetotale pakistana).Le attività di esplorazione e produzione dell’ENI in Pakistan sono condotte principalmentenell’onshore, anche in joint-venture, per un totale di 22 licenze (15 esplorative, 7 diproduzione/sviluppo). Nel settore esplorativo, ENI attualmente partecipanell’esplorazione di ben 15 aree e nel corso degli ultimi due anni ha intensificato la suaattività, a seguito della scoperta di interessanti riserve di gas, da ultimo, nel settembre scorso,nella concessione esplorativa di Badhra-B, 350 km a nord di Karachi. La perforazionedell’area rientra nella nuova strategia di ENI in Pakistan volta a rifocalizzare le attivitàesplorative in aree limitrofe ai campi produttivi e conferma l'esistenza nell'area di un

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potenziale esplorativo ancora significativo che può essere valorizzato tramite l'applicazionedi nuovi modelli geologici. Ulteriori opportunità potrebbero derivare dalle attività estrattivenel settore degli scisti bituminosi.ANSALDO (controllata Finmeccanica) ha realizzato numerosi impianti per la produzione dienergia elettrica (Hobco 1230MW; Kapco 300MW; Bin Qasim 420MW: Liberty 235MW)che hanno generato per l’impresa italiana commesse per un valore complessivo di 3 mld diEuro. ANSALDO fornisce oggi assistenza e parti di ricambio per gli impianti pakistani conun fatturato di diversi milioni di Euro. La manutenzione di tali impianti consentirà all’aziendaitaliana di concludere nuovi contratti volti a radicare la propria posizione. Di recente ancheENEL si e’ affacciata sul mercato pakistano per sondare la possibilità di intervenire nelprogetto di ristrutturazione della rete distributiva elettrica del paese, che versa in condizionidifficili (basti pensare che, tra furti di energia ed inefficienze, si stima che si perda circa il30% dell’energia elettrica prodotta); la Bellelli Engineering SpA, impresa di Rovigo, leaderper l’impiantistica del settore energetico e presente in Pakistan dal 2012, si è aggiudicata duecommesse per la fornitura di impianti per il trattamento del gas naturale; la Leitner SpA,specializzata in energie rinnovabili, ha avviato un primo progetto sperimentale a Faisalad, aseguito della firma di un Memorandum d’intesa con il Governo locale;

- Industria Difesa: Selex Galileo (controllata Finmeccanica), Galileo Avionica, MBDAItalia (partecipata al 25% da Finmeccanica), Selex Sistemi Integrati;

- Settore Chimico: Saipem;

- Settore Gas Naturale Compresso (CNG): Landi Renzo, Faber.

Risoluzione del contenzioso LANDI RENZO: la LANDI RENZO è leader internazionalenel settore del Gas Naturale Compresso (CNG) e nella produzione di kit per la conversionedei veicoli a benzina in auto a gas. L’azienda è presente in Pakistan da una decina d’anni conun investimento pari a 2 milioni di Euro (si calcola che l’intero indotto del mercato CNGvalga circa 100 milioni di Euro in un mercato, quello pakistano, che conta circa il 14% deiveicoli alimentati a metano nel mondo). Recentemente, grazie soprattutto al costante impegnodella nostra Ambasciata e della Direzione Generale competente, si è ottenuta la revisione deldivieto di import e del cd. “company fitting” (installazione in azienda) di kit e cilindri perauto a gas, imposta de facto nel dicembre 2011 dal Governo di allora e non modificatadall’attuale. A causa di tale divieto, l’impresa italiana aveva visto pressoché compromessa lapropria attività in Pakistan: prima dell’entrata in vigore del divieto in questione, i dipendentidella LANDI RENZO erano 160 (oggi 40) e 12.000 era il numero di kit prodotti al mese (oggicirca 4.000).

- Macchinari Tessile: esportano in Pakistan Savio e Dazzini;

- Settore Alimentare: esportano nel paese Barilla, Federici, Olio Sasso, Olitalia;

- Settore Marmo: Pellegrini, Dazzini Macchine, Luna Abrasivi;

- Trasporti: New Holland, appartenente al Gruppo FIAT;

- Settore Farmaceutico: Chiesi, Angelini, Rotapharm.

Una prima Missione imprenditoriale "strutturata" Italiana in Pakistan ha avuto luogonella prima settimana di dicembre u.s. - Alla suddetta Missione hanno preso parte 24rappresentanti di 15 aziende dei settori automotive, energia (incluse le rinnovabili),infrastrutture, difesa e farmaceutico. Essi hanno potuto avere un 'ampia panoramica dellepotenzialita' offerte dal mercato pakistano, nonche' rappresentare a quattro Ministri ("Defenceproduction", Acqua ed Energia e Difesa, Petrolio e Risorse Naturali, Industria) ed alPresidente del Board of Investment, l'offerta delle relative aziende e le opportunita' del

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mercato pakistano. Il programma di incontri predisposto dalla nostra Ambasciata ha previstoinoltre un'ampia presentazione del programma di incentivi varati recentemente dal Governo diIslamabad per attirare capitali stranieri. Il programma ha previsto, tra l’altro, meetings B2Bed un Forum in materia di energia. Tra i partecipanti, molte importanti aziende nazionali qualiAnsaldo-Energia, Angelini, Chiesi, Gruppo FIAT, Piaggio, Selex (Finmeccanica), Trevi eTenaris, oltre ad alcune PMI, come Landi Renzo (settore CNG), Leitner-Solar e Sira, attivenel settore delle rinnovabili.

Per quanto riguarda gli IDE italiani, con la sola significativa eccezione di alcune grosserealtà imprenditoriali che hanno già investito nel paese (ENI, FINMECCANICA-MBDA,LANDI RENZO, PIAGGIO, ANSALDO) e altre che si stanno affacciando per valutare lapossibilità di farlo (AUSONIA – settore compressori, ENEL – di recente in missione aIslamabad), gli investimenti italiani in Pakistan restano contenuti, nonostante timidi segnalidi crescita negli ultimi anni. L’Italia, secondo recenti dati della State Bank of Pakistan,avrebbe investito nel paese 199,4 ml di USD ed il settore che ha maggiormente beneficiatodel flusso di capitali è stato quello dell’Oil & Gas.

Di fatto, eccettuate alcune filiali commerciali o uffici di rappresentanza, la nostra presenzaè limitata a poche aziende nel settore manifatturiero nonostante in taluni settori (tessile,agroalimentare, concia/pelletteria, marmi, oreficeria/gioielleria, solo per citarne alcuni), ilPaese offra buone opportunità, considerata anche la favorevole legislazione in vigore(all’investitore straniero è consentito detenere il 100% del capitale sociale e trasferireillimitatamente in patria gli utili aziendali).

Molto interesse da parte di nostre imprese e grande potenzialità sono riscontrabili nei settoridelle energie alternative, anche per la carenza di energia elettrica in cui il paese versa, delletelecomunicazioni e delle infrastrutture/trasporti, con grandi progetti in via di definizione. Traessi, quelli relativi alla costruzione delle dighe Diamer Bhasha (mega progetto per un appaltodi circa 12 miliardi di USD che sta però incontrando difficoltà a reperire finanziamenti poichésituata nel conteso Kashmir) e la citata Dasu (costo complessivo circa 2 miliardi di USD;financing recentemente assicurato dalla Banca Mondiale per 700 milioni). Inoltre, il Ministropakistano per il “Water and Power” ha preannunciato la costruzione di altre dighe di piccoledimensioni (Bunji, Mohamand, Bara e Tank Zam) nonché la quinta estensione della diga diTarbela (costruita dall’Impregilo negli anni 70). In relazione a tali progetti, il suddettoMinistro ha auspicato un interesse delle ditte italiane del settore sottolineandone il forteapprezzamento per l’alta qualità ingegneristica.

5. Cooperazione nel campo della DifesaI rapporti sono ottimi anche in questo campo di particolare rilevanza, dato il peso politicodelle FFAA pakistane. Nel 2007, il Pakistan è stato il primo cliente non NATO dell’industriaitaliana di settore, avendo deciso di dotarsi del sistema di difesa anti-aerea SPADA 2000 Plusdi MBDA (consorzio EADS-BAE Systems-Finmeccanica) del valore di 415 milioni di euro.Il Memorandum di cooperazione nel campo della Difesa del 2009, ratificatorecentemente assicurerà un’adeguata cornice giuridico-istituzionale per l’ulteriore progressodei programmi di cooperazione industriale tra i due Paesi, nonché per l’intensificazione dicontatti tra le rispettive Forze Armate.

Recentemente l’Autorità Nazionale - UAMA ha finalizzato, di concerto con il Ministero dellaDifesa, la nostra Ambasciata a Islamabad e le Ambasciate del Pakistan e degli Stati Uniti aRoma, l’operazione per la cessione di 500 veicoli M113 da parte del Ministero dellaDifesa alle Forze Armate della Repubblica Islamica del Pakistan. Ciò a seguito dellegaranzie fornite dalla controparte pakistana (Certificato di Utilizzo Finale ed impegno alla

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non riesportazione dei materiali senza il previo consenso delle Autorità italiane) utili per legaranzie italiane agli USA (i blindati sono di costruzione americana).

6. Cooperazione allo sviluppoI. La Cooperazione Italiana allo Sviluppo finanzia in Pakistan – uno dei Paesi prioritari inAsia - un articolato pacchetto di interventi, per un totale di circa 215 milioni di Euro, tra doni,crediti di aiuto e conversione del debito, prevalentemente concentrati nei settori dellosviluppo rurale e largamente indirizzati alle aree nord-occidentali confinanti conl’Afghanistan. Alla luce della forte riduzione delle risorse a dono disponibili per laCooperazione allo Sviluppo col Pakistan, la conversione del debito e lo strumento delcredito di aiuto sono le componenti più rilevanti e visibili delle relazioni bilaterali,permettendo all’Italia di partecipare in misura significativa a programmi mirati di riduzionedella povertà e di sostegno alle regioni più vulnerabili. Va tuttavia segnalata, per i crediti diaiuto, la lunghezza dei negoziati con le controparti pakistane per il loro avvio.

II. E’ in corso un programma multisettoriale di Conversione del Debito, per un valorecomplessivo di circa 80 milioni di Euro, che finanzia progetti in tutte le Province pakistane:di particolare rilievo quelli nelle Province confinanti con l’Afghanistan e quelli in favoredelle aree colpite dalle alluvioni del 2010. I settori interessati comprendono sviluppo rurale eurbano, riduzione della povertà, sanità, educazione. Va inoltre segnalato l’utilizzo degli stessifondi ex conversione del debito per il restauro del museo archeologico dello Swat. Si tratta diun importante realizzazione della Missione Archeologica Italiana, attiva in Pakistan per contodell’allora ISMEO fin dagli anni’50, che ha portato alla luce – e raccolto nello stesso MuseoArcheologico – numerosi reperti appartenenti alle civilta’ “elleno-buddiste”, ovvero i regniche si costituirono nel subcontinente indiano a seguito della conquista di Alessandro ilMacedone. Il Museo, inaugurato nel 1963, era stato gravemente danneggiato a seguito diattacchi terroristici in anni recenti. Il restauro e’ stato celebrato lo scorso 10 novembre (acinquanta anni esatti dalla sua inaugurazione). In tale circostanza il Signor Presidente dellaRepubblica ha fatto pervenire un proprio messaggio augurale.

III. Nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia alla Conferenza dei Donatori di Tokyo2009, sono state approvate due iniziative a credito di aiuto:1) 40 milioni per il finanziamento di attività di sviluppo rurale in cofinanziamento con BancaMondiale (Pakistan Poverty Alleviation Fund - PPAF); il programma è affiancato da unaccordo di monitoraggio e supervisione con la Banca Mondiale, che dirige l’insieme delPPAF, finanziato con un contributo di circa 2,7 milioni di Euro.2) 20 milioni nel settore della formazione professionale; nel quadro delle attuali priorità intema di Cooperazione tra Italia e Pakistan è possibile un riorientamento di tale creditovalutando alcune opzioni, in particolare nel settore dell’educazione di base, che rappresentauna delle maggiori sfide per il Paese e quello dell’accesso all’approvvigionamento energeticoin ambito rurale.

IV. Per il 2013, le risorse a dono rese disponibili dal Decreto Missioni (1.150.000 euro Euro),sono focalizzate prevalentemente su interventi di emergenza, in particolare attraverso il PAM.Sul territorio pakistano sono tradizionalmente attive, con attività di Cooperazione alloSviluppo, un numero ristretto di Ong italiane: CESVI, ISCOS, ALISEI, ACTIONAID,VIS/Don Bosco (questa ha recentemente chiuso le proprie attività in Quetta), un importanteprogetto di formazione amministrato dal CNR, ed Università, tra cui il Politecnico diMilano/Fondazione Politecnico, nonché l’IsIAO di Roma. Nel settore agricolo si registra lapresenza dello IAO con programmi finalizzati al rafforzamento del settore, in particolare la

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coltivazione e produzione di olio d’oliva, migliorando le condizioni di vita delle popolazioniafferenti l’area di progetto e favorendo il dialogo e la interazione regionale.

7. Questioni migratorieUn punto di forza delle relazioni fra Italia e Pakistan è rappresentato dalla significativacomunità pakistana in Italia. I cittadini pakistani legalmente residenti nel nostro Paese sonoinfatti circa 90.000 ed il loro numero è in continua crescita. Si tratta in massima parte dilavoratori agricoli ed industriali che affluiscono in Italia verso le città del centro-nord(Brescia, Bologna, Roma), ma non mancano commercianti ed imprenditori. A questecategorie si aggiunge quella degli studenti universitari (oltre 680 nell’anno 2011-2012),prevalentemente rivolti alle Facoltà di Ingegneria (oltre 400 iscritti al Politecnico di Torino e60 a quello di Milano).

Il numero (un centinaio) dei detenuti pakistani nelle nostre carceri è esiguo, a testimonianza diuna comunità poco problematica. Buona la collaborazione con Islamabad per il rimpatriodegli irregolari. Dal 2004 il Paese beneficia di quote riservate nel Decreto Flussi perlavoratori non stagionali e dal 2007 concorre alla quota d’ingresso per lavoro stagionale (nel2012, 35.000 ingressi per lavoratori extracomunitari stagionali).

I visti rilasciati nel 2011 dalle nostre Sedi in Pakistan (Islamabad e Karachi) sono stati circa14.500 (28% per turismo, 25% per lavoro e 21% per ricongiungimento familiare). In crescitail numero dei visti rigettati (quasi 8.000 nel 2011), grazie ad una incisiva opera di scrutinio everifica della documentazione a sostegno delle domande, che spesso purtroppo rivela lapresenza di documenti contraffatti o falsi.

8. Visite ed incontri

2013- febbraio: visita in Italia del Ministro degli esteri Rabbani Khar ed incontro con

Ministro Terzi con firma del protocollo di partenariato strategico (StrategicEngagement Plan);

2012- luglio: incontro tra il Sottosegeretario de Mistura ed il ministro degli Esteri Rabbani

Khar a latere della Conferenza di Tokyo sull’Afghanistan;- maggio: incontro tra il Ministro Terzi ed il Ministro degli Esteri Rabbani Khar a

margine del vertice NATO di Chicago;- marzo: visita in Pakistan dell’Inviato speciale del Ministro degli Esteri per

Afghanistan e Pakistan, Min. Talò (incontro con il Ministro degli Esteri Khar epartecipazione a commemorazione di Bhatti presenziata dal Primo Ministro);

- marzo: visita (privata) in Italia incontro Consigliere Speciale del Primo Ministro per leMinoranze (con rango di Ministro Federale), Paul Bhatti (incontro con il SS. DeMistura);

- aprile: incontro a Boao, a margine del Forum dell’Asia, tra il Presidente del ConsiglioProf. Monti ed il Primo Ministro del Pakistan Syed Yusuf Raza Gilani;

- aprile: visita (privata) del Ministro pakistano per la scienza e la tecnologia Jamali perincontri con l’Università di Tor Vergata volti ad avviare contatti per l’acquisizione dimoderne tecnologie dedicate al trattamento dei rifiuti;

- maggio: incontro a Chicago, a margine del Vertice NATO, tra il Ministro degli EsteriTerzi e l’omologa pakistana Hina Rabbani Khar.

- luglio: incontro tra il Sottosegretario agli Esteri de Mistura e il Ministro degli Esteridel Pakistan, Sig.ra Rabbani Khar a latere della Conferenza sull’Afghanistan a Tokyo;

2011

231

- marzo: visita in Italia di una delegazione parlamentare guidata dall’ex Ministro per laCultura e dello Sport, Gilani (incontri con rappresentanti del nostro Parlamento);

- aprile: visita in Italia del neo Consigliere Speciale del Primo Ministro per leMinoranze (con rango di Ministro Federale), Paul Bhatti (incontro con il Min.Frattini);

- maggio: visita in Italia del Ministro degli Esteri del Pakistan, Sig.ra Rabbani Khar che,a latere della Conferenza Ministeriale sulla riforma del CdS, ha incontrato l’On.Ministro;

- agosto: incontro tra il Min. Frattini ed il Consigliere Speciale del Primo Ministro perle Minoranze (con rango di Ministro Federale), Paul Bhatti al Meeting di Rimini;

- settembre: incontro tra il Ministro Frattini e la sua omologa pakistana, Sig.ra RabbaniKhar a New York a margine dell’UNGA;

- settembre: visita in Pakistan dell’Inviato speciale del Ministro degli Esteri perAfghanistan e Pakistan, Min. Talò;

2010

- febbraio: visita in Pakistan del Vice Ministro per l’economia, Vegas, accompagnatodal Presidente del CNR, Majani e da una delegazione del Politecnico di Milano(incontri con Primo Ministro Gilani e con vari Ministri economici);

- settembre: visita in Italia del Ministro delle Finanze del Pakistan, Shaikh (incontrocon il Ministro Frattini);

- settembre: visita in Italia del Ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti (incontrocon il Ministro Frattini);

- novembre: a due anni di distanza dalla precedente visita, il Ministro Frattini è tornatoin Pakistan (incontri con Primo Ministro Gilani, con l’omologo Qureshi, con ilMinistro per le Minoranze Bhatti e con il Capo delle Forze Armate Gen. Kayani ).

Particolarmente significativa la visita a Roma del Presidente Zardari (settembre 2009), cheha suggellato al massimo livello il nostro sostegno politico e strategico al Governopakistano ed ha gettato le basi per ampliare le relazioni economiche bilaterali e per avviareun partenariato di lungo periodo (nell’occasione è stato firmato un MoU di collaborazione nelsettore della difesa). Il Presidente era accompagnato da un’ampia delegazione che includeva ilMinistro di Stato per gli Investimenti, Mandviwalla. Quest’ultimo aveva già visitato ilnostro Paese nel novembre 2008 incontrando i vertici di diverse imprese ed enti italiani (ENI,Fincantieri, Finmeccanica, Verona Fiere, ecc), oltre che l’allora Sottosegretario alle Finanze,Vegas. Da ricordare, che il Presidente Berlusconi aveva incontrato il Primo Ministro Gilaninell’ottobre 2008, a margine del Vertice Asia-Europa a Pechino.

9. Principali accordi intergovernativi firmati

FIRMA IN VIGORE

Accordo sui servizi aerei 05/10/1957 15/07/1961

Convenzione per evitare le doppie imposizioni e perprevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito

22/06/1984 27/02/1992

Accordo per la cooperazione economica e finanziaria 7/10/1984 7/10/1984

Accordo per la promozione e protezione degli investimenti 19/07/1997 22/06/2001

MoU per la cooperazione nel campo della difesa 30/09/2009 13/05/2013

Accordo per la concessione di un soft loan di Euro 7,75milioni per l’attuazione di una linea di credito a sostegno delsettore privato

14/07/2005 07/03/2006

232

Accordo per la ristrutturazione del debito, applicativodell’Intesa multilaterale del Club di Parigi del 23.01.2001(con liste debitorie)

15/06/2001 17/01/2003

Accordo bilaterale di ristrutturazione del debito,applicativo dell’Intesa multilaterale del Club di Parigi del13.12.2001

24/02/2003 23/06/2003

Scambio di Note per la cancellazione del 50% dei crediti diaiuto ristrutturati con l’Accordo bilaterale del 24/2/2003

07/06/2004 e03/09/2004

03/09/2004

Accordo di conversione per il restante 50% dei crediti diaiuto ristrutturati con l’Accordo bilaterale del 24/2/2003

04/11/2006 14/05/2007

M.O.U. per l'implementazione del Programma italiano diEmergenza a sostegno delle popolazioni colpite dalterremoto in Pakistan

03/11/2006 03/11/2006

Nuovo accordo di cooperazione culturale, scientifica etecnologica (una volta in vigore sostituirà i due Accordi attualmente invigore, quello culturale e quello scientifico e tecnologico, firmati nel1975)

10/11/2005Manca laratifica

pakistana

Programma esecutivo di Cooperazione Culturale Scientificae Tecnologica per gli anni 2006-2008

04/11/2006 04/11/2006

Accordo sulla lotta contro il traffico di stupefacenti,sostanze psicotrope e precursori

29/09/2004 20/06/2012

Accordo per la riammissione degli immigrati in posizioneirregolare e relativo Protocollo attuativo

Siglato21/03/2000

NO

Accordo di cooperazione in materia di turismo 29/09/2004Ratificato da

entrambi. Mancala notifica Pak.

10. Principali intese firmate tra Ministeri

FIRMA IN VIGORE

MoU sulla cooperazione sui sistemi di difesa tra ilMinistero della Difesa italiano e pakistano

09/07/1990 09/07/1990

MoU sulla cooperazione politica tra il Ministero degli Esteriitaliano e pakistano

14/07/2005 14/07/2005

MoU MIUR-Presidente Commissione Istruzione Superiore inmateria di ricerca nei settori scientifico e tecnologico

07/03/2006 07/03/2006

MoU tra MIUR e Presidente della Commissione IstruzioneSuperiore relativo al settore della ricerca sui terremoti

07/03/2006 07/03/2006

Dichiarazione di Intenti tra il Ministero degli Esteri italianoe l'Higher Education Commission pakistana

04/11/2006 04/11/2006

Protocollo di Partenariato Strategico (StrategicEngagement Plan) tra Ministro Esteri italiano e pakistano

01/02/2013 01/02/2013

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La Russia e la crisi ucrainaLa decisione del Presidente Yanukovich di rinviare la firma dell’Accordo diAssociazione con l’Unione Europea, originariamente prevista in occasione delVertice di Vilnius sul Partenariato orientale del 26 novembre 2013, è stata motivatadalla necessità di non compromettere le relazioni economiche e commerciali conMosca, la cui repentina contrazione avrebbe pesantemente condizionato l’economiaucraina. Già nell’agosto del 2013, Mosca aveva interrotto per pochi giorni i flussi iningresso di alcune merci dall’Ucraina (prodotti dolciari e profilati metallici). La breve“guerra del cioccolato” (ad essere colpite più pesantemente furono all’epoca propriole aziende del gruppo che fa capo all’attuale Presidente ucraino Poroshenko) avevagià avuto un severo impatto sulla bilancia commerciale ucraina e, di riflesso,sull’andamento del PIL del terzo trimestre 2013.Se la decisione di Yanukovich ha innescato le proteste di piazza di Maidan, essa haavuto come effetto immediato un avvicinamento a Mosca, esplicitatosi in occasionedel Vertice russo-ucraino del 17 dicembre 2013, in cui fu concordato uno sconto del34% sul prezzo del gas russo esportato verso l’Ucraina (da 406 a 268,5 dollari per1.000 metri cubi, con un risparmio a parità di volumi acquistati di 4 miliardi USDannui), nonché l’acquisto da parte russa di titoli di stato ucraini per un valore di 15miliardi di dollari (ne è poi stata versata solo una tranche da 3).

Le successive fasi della protesta di piazza ucraina, connotate da un mutamento degliobiettivi dei manifestanti da pro-europei in anti-Yanukovich, hanno visto Moscatenere una posizione non particolarmente profilata, anche rispetto agli iniziali sforzidella comunità internazionale per contenere la protesta. Con limitata convinzione(tanto da non avere poi accettato di firmare il testo finale) la Russia ha preso partealle trattative mediate dai Ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia (cd.formato Weimar), che hanno condotto il 21 febbraio scorso al cd. “Accordo in seipunti”, mai di fatto interamente attuato in ragione della fuga di Yanukovich da Kiev edelle successive vicende istituzionali che condussero dopo pochi giorni alladesignazione di Oleksandr Turchinov come Presidente ad interim e di un Esecutivotransitorio guidato da Arseny Yatseniuk (che Mosca non ha mai riconosciuto,considerandolo conseguenza di un colpo di stato e della deposizione di un presidentelegittimo).

Lo spostamento del teatro dei disordini da ovest ad est e la rivendicazione delriconoscimento di aspirazioni e privilegi della minoranza russofona in Ucrainaorientale ha comportato un innalzamento del grado di coinvolgimento diretto diMosca nella crisi, più evidente nella vicenda crimeana. L’annessione della Crimea daparte della Federazione Russa in seguito al referendum del 16 marzo ha rappresentatoun critico segnale di indebolimento dei canali di dialogo fra Mosca, sempre piùisolata, e la comunità internazionale, nei complessi tentativi di soluzione della crisiucraina. Essa è giunta al culmine di un rapido processo di presa di controllo dei puntistrategici della penisola da parte delle Forze Armate russe, già numerose nell’area (aSebastopoli ha sede la più grande base militare russa al di fuori del territorio dellaFederazione). La decisione di Mosca di inglobare la Crimea nel territorio della

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Federazione rappresenta un “unicum”, mai verificatosi dal 1991. Rispetto alle altrearee di criticità (Transnistria e regioni separatiste georgiane di Abkhazia e Osseziameridionale, ove Mosca si è limitata a consolidare uno stato di fatto sul terreno), inCrimea per la prima volta Mosca ha ripreso formalmente controllo di una regione, giàsovietica, che gli assetti successivi al collasso dell’URSS le avevano sottratto.

L’annessione della Crimea ha rappresentato il trigger che ha fatto scattare le primesanzioni occidentali nei confronti dei soggetti direttamente responsabili (sia dal puntodi vista politico che militare) delle operazioni di destabilizzazione, in un crescendo dicondanne della violazione di sovranità, indipendenza ed integrità territorialedell’Ucraina, declinate con diversa intensità in ambito UE e G7.

Il rischio di isolamento – ben percepito a Mosca e fondamentalmente contrario alledirettrici della politica estera di Putin, da sempre mirata a conferire credibilità allaRussia come attore internazionale responsabile – i riverberi negativi delle sanzionisull’economia russa, le probabili pressioni sul Presidente dei suoi più stretticollaboratori (primi destinatari di misure personali), sono forse state concause di unalenta apertura della Russia al confronto sulla crisi ucraina in ambito internazionale.

Di verosimile maggiore impatto rispetto alle misure della NATO per la“reassurance” degli alleati orientali o della prudente azione dell’UE (al cui internonon sono mancate spaccature rispetto alla postura da tenere con Mosca), la minacciadi nuove ed ulteriori misure ha comunque indirizzato Mosca su un sentiero didistensione, le cui tappe essenziali sono state nel tempo:

a. i colloqui di Ginevra (17 aprile) tra Russia, Ucraina, UE ed USA, che hannoconcordato una piattaforma di azioni concrete per la de-escalation sul terreno el’avvio del dialogo fra i diversi attori della crisi (cui farà seguito una roadmapattuativa, presentata dalla Presidenza svizzera dell’OSCE il 9 maggio);

b. l’avvio (5 maggio) di negoziati trilaterali sull’energia (condizioni di ripristinoforniture di gas all’Ucraina) mediati dall’Unione Europea (CommissarioOettinger, Ministro russo Novak, Ministro ucraino Prodan) e attualmentesospesi;

c. il riconoscimento del risultato delle elezioni presidenziali ucraine del 25maggio;

d. il canale di dialogo diretto fra Putin e Poroshenko, avviato con la “stretta dimano“ del 7 giugno in Normandia;

e. l’avvio (8 giugno) di negoziati “trilaterali” nell’ambito del gruppo di contattosotto egida OSCE;

f. la partecipazione al dialogo quadrilaterale - assieme ad Ucraina, Francia eGermania (25, 29 e 30 giugno) - da cui è scaturita la Dichiarazione di Berlinodel 2 luglio;

g. il dialogo tra Russia ed Ucraina sugli effetti dell’Accordo di Associazione (lacui ultima sessione ha condotto alla decisione di sospenderne l’applicazionedell’Accordo, dopo la sua ratifica, fino al 31 dicembre 2015);

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h. i contatti tra Putin e Poroshenko, avviati a margine del Vertice di Minskdell’Unione Eurasiatica del 26 agosto e proseguiti fino al raggiungimento di unaccordo sul cessate-il-fuoco bilaterale nella regione del Donbass (5 settembre).

Il raggiungimento di un accordo sul cessate-il-fuoco, se da un lato testimonia ilpercorso di collaborazione ed apertura al dialogo intrapreso da parte russa, giunge alcontempo a seguito di una serie di azioni che segnalano un coinvolgimento di Moscanel conflitto in Ucraina orientale ben maggiore rispetto alla legittima solidarietà versole comunità filorusse di quell’area. Si tratterebbe, secondo elementi condivisi anchein ambito UE e NATO, di un sostegno di carattere eminentemente militare, cheavrebbe peraltro contribuito ad aumentare tensioni e scontri sul terreno nei giorniimmediatamente precedenti il cessate-il-fuco. Lo spostamento progressivo delconflitto dall’area urbana di Donetsk lungo la direttrice di terra che collega lacittadina a Mariupol sul Mar di Azov confermerebbe in particolare, secondo alcuniosservatori, il disegno russo di creare un corridoio che colleghi la Crimea via terraalla Federazione Russa. Analogamente, non si possono alcune forzature operate daMosca nell’organizzazione dei due convogli umanitari che hanno raggiunto le aree diconflitto in Ucraina orientale, senza autorizzazione di Kiev e senza il controllo delComitato Internazionale della Croce Rossa sulla gestione delle operazioni.Resta sullo sfondo la ricostruzione ancora incerta delle responsabilità del disastroaereo del volo MH17, che ha costituito un punto di frattura nella ricerca di uncomponimento politico e diplomatico della crisi e che è stato anche alla base di unadiversa postura UE sul fronte sanzionatorio (passaggio alle sanzioni di terzo livello).Le indagini in corso non hanno infatti escluso un coinvolgimento diretto dei gruppiarmati operanti nell’est dell’Ucraina (e militarmente sostenuti da Mosca) nel disastroaereo, le cui cause sono comunque ancora da accertare.

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Relazioni UE - Russia

Le relazioni fra Europa e Federazione Russa si sono nel tempo contraddistinte perfasi alterne di attrazione e cooperazione, competizione, incomprensione econflittualità. Con la crisi economica che la Russia ha attraversato nei primi anniNovanta, conseguenza diretta del collasso dell’Unione Sovietica, la leadership diMosca ritenne di dover intensificare i rapporti con i Paesi occidentali e leorganizzazioni regionali. In tale prospettiva, nel 1993 furono avviati i negoziati conl’UE per la firma di un Accordo di Partenariato e Cooperazione (APC), entrato invigore solo quattro anni dopo.Oltre a formalizzare un regolare dialogo politico a vari livelli, l’Accordo ambiva allacreazione, nel lungo periodo, di un’area di libero scambio. Su questa direttrice, nel2003, UE e Russia decisero di arricchire la portata dell’APC, istituendo quattro“spazi comuni” (economia, libertà e giustizia, sicurezza esterna, ricerca edistruzione), formalizzati ed accompagnati da quattro road map in occasione delVertice UE-Russia del 2005.Nel 2007 fu avviato il complesso negoziato per il rinnovo dell’APC, la cui sortesarebbe stata nel tempo condizionata da alterne vicende. Rallentato nel 2008, inconcomitanza con la crisi georgiana, ripreso con più vigore nel 2009 (quando ilnuovo corso dei rapporti fra Mosca e Varsavia dopo il riconoscimento dell’eccidio diKatyn e le preoccupazioni UE per la crescente competizione nel mercato russo dipaesi come Cina, Stati Uniti e Turchia intensificarono le relazioni fra Bruxelles eMosca) e fortemente influenzato dai processi di integrazione dello spazio eurasiatico(avviati nel 2010 con la costituzione di una Unione Doganale fra Russia, Bielorussiae Kazakhstan, evoluta nel 2012 in Spazio Economico unificato e, lo scorso 2 giugnoin Unione Eurasiatica, funzionante dal prossimo 1 gennaio), il negoziato fu sospesonel dicembre 2010.

Ostacoli al negoziato per il nuovo PCAL’atteggiamento negoziale russo non ha favorito finora il cammino per la ripresa delletrattative. Mosca, infatti, non ritiene possibile inserire nel nuovo Accordo clausole inerenti acommercio ed investimenti perché creerebbero condizionalità aggiuntive rispetto a quelle giàassunte al momento dell’accesso al WTO. Inoltre, poiché molte delle competenze nellematerie commerciali sono state trasferite all’Unione Doganale Euroasiatica (UD), nellaprospettiva russa Bruxelles dovrebbe avviare i negoziati direttamente con gli Organicompetenti dell’UD, non riconosciuta come interlocutore dall’UE (non essendo tutti i suoimembri parte del WTO). Inoltre, mentre l’UE non intende escludere i capitoli relativi acommercio ed investimenti, da parte russa si ritiene prioritario portare prima a terminel’allineamento agli standard WTO attuali, che sta proseguendo non senza difficoltà, cometestimoniato (indirettamente) dalle non poche misure protezionistiche adottate dopo l’ingressonel WTO.Di particolare sensibilità appare, infine, l’inclusione nel negoziato di un volet di dialogopolitico, che abbracci il dibattito sui “quattro spazi” (economia; libertà, sicurezza e giustizia;sicurezza esterna; ricerca e istruzione) e sui diritti umani, alla luce dell’esigenza, per la UE,che una partnership strategica si basi anche sulla condivisione di valori democratici e,dall’altro, dei poco incoraggianti sviluppi interni recenti in Russia in materia di libertà diespressione, di riunione, di associazione e di tutela delle minoranze sessuali.

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Indipendentemente dall’assenza di un nuovo PCA, le relazioni UE-Russia sonorimaste, tra il 2012 ed il 2013, ben al di sotto del loro potenziale. Da parte russa siinsiste sulla necessità che il partenariato strategico con l’UE si articoli tenendoconto di “eguaglianza” e “reciproco rispetto” delle due Parti.

A oltre due anni dall’ingresso della Russia nel WTO, il giudizio sulla condottarussa va bilanciato fra l’apprezzamento per gli sforzi oggettivi di Moscanell’adozione di misure di adeguamento e la pressione internazionale ancoranecessaria per contrastare le resistenze di segno opposto concepite a protezione diun sistema economico interno in molti settori ancora immaturo e fragile. Si tratta diuna transizione severa e complessa, suscettibile senz’altro di riverberare effettiparticolarmente positivi nel lungo termine (“short term pain for long term gain”),la cui prosecuzione implica l’avvio di processi di riconversione industrialefinalizzati all’ottimizzazione dei processi produttivi per sostenere la crescita dicompetitività.

Da parte UE, si è comunque cercato di concentrare il dialogo su pochequestioni strategiche. Al di là delle questioni commerciali, i punti più delicatisono stati relativi a:

a. politiche energetiche. Il dialogo si è in particolare focalizzato sul progettoSouth Stream e sull’applicabilità delle regole europee (cd. III pacchettoenergia) al progetto. La Russia sostiene che il South Stream, in quantogasdotto di importazione di gas da un paese terzo rispetto all’UE, dovrebbeessere considerato una sorta di “prolungamento del sistema di trasportorusso” e pertanto non soggetto alle disposizioni che regolano il mercatoeuropeo. Da parte sua, la Commissione considera il South Stream come unatransmission pipeline, non un interconnettore, assoggettandolo pertanto alladisciplina europea. Le discussioni si sono concentrate sulla possibilità dideroghe ad hoc (consentite in principio dalla normativa comunitaria).Oltre ai problemi legati allo status giuridico del South Stream, sulle relazioniUE-Russia in campo energetico pesa la procedura anti-trust in corso da partedella Commissione europea nei confronti di Gazprom, avviata il 4 settembre2012. Proseguono infatti le indagini della Commissione in merito a trepresunte pratiche anticoncorrenziali della Società russa in Europa centrale eorientale. A tale riguardo, Mosca chiede chiarimenti sulle inchieste avviate esostiene come le formule adottate per la definizione dei prezzi siano le stesseutilizzate da altri fornitori europei, come la Norvegia.

b. visti e politiche migratorie. Dal 2007 è in vigore un Accordo fra l’UE e laFederazione russa sulla facilitazione nel rilascio dei visti, che ha visto nelrecente passato anche la prospettiva negoziale - al momento accantonata - dipossibili modifiche al testo, favorevoli alla parte russa (es. esenzione dalvisto per i titolari di passaporto di servizio).Il negoziato sulla facilitazione si inserisce nel più ampio dialogo fra l’UE ela Russia sulla liberalizzazione del regime dei visti. Esso si basasull’attuazione di “Common Steps towards visa free short term travel ofRussian and EU citizens” distribuiti su quattro capitoli (sicurezza dei

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documenti, immigrazione irregolare, ordine pubblico e sicurezza, relazioniesterne), al termine della quale UE e Russia valuteranno se dare avvio, nelrispetto delle rispettive procedure interne, a negoziati per un accordo di visa-waiver.

c. Partenariato Orientale. E’ forse l’aspetto più divisivo dei rapporti UE –Russia, ritenendo Mosca le politiche di vicinato orientale fondamentalmentedirette a creare nocumento agli interessi russi nell’estero vicino. InoltreMosca percepisce negativamente anche l’“incompatibilità” tra la firma - el’applicazione - degli AA/DCFTA con i Partner orientali e la loro auspicatamembership in seno all’Unione Eurasiatica (la Commissione europea ritieneperaltro, sulla base del dettato dell’AA/DCFTA, che la devoluzione dicompetenze sovrane in materia commerciale all’UD non sia compatibile conlo status di “associato” all’UE).

Gli effetti della crisi ucraina si sono riverberati in maniera sfavorevole sulle relazionibilaterali e sul dialogo strategico dell’UE con la Russia, nonostante il perdurantericonoscimento di comuni interessi nel lungo periodo. L’ultimo Vertice UE-Russia,tenutosi in formato ridotto a Bruxelles lo scorso 28 gennaio, in ossequio alprincipio no business as usual, aveva comunque avuto, nonostante le premesse nonincoraggianti, alcuni risultati favorevoli, quali: la decisione di riavviare il negoziatosul Nuovo Accordo di Partenariato e Cooperazione e la decisione di istituire ungruppo di esperti destinato ad analizzare, a livello tecnico bilaterale, l'impattosull'economia russa degli AA/DCFTA dell’UE con i tre Paesi del PartenariatoOrientale (Ucraina, Moldova e Georgia), come misura di confidence building sultema degli effetti e degli obiettivi del Partenariato orientale.

Il Consiglio Europeo del 21 marzo 2014 - nel reiterare il pieno sostegno allasovranità ed integrità territoriale dell'Ucraina, stigmatizzando la decisione russa diannessione della Crimea - ha poi deciso, l'annullamento del successivo Vertice UE-Russia (previsto il 3 giugno a Sochi), sospendendo i Vertici bilaterali e suggerendouna valutazione caso per caso sugli incontri a livello politico tra Stati membri eRussia, nonché bloccando il dialogo su alcune materie sensibili come i visti (maproseguendo comunque in altri settori come ad esempio la collaborazione regionaleper la Dimensione settentrionale).

Negli ultimi mesi, il sempre più delicato rapporto fra Bruxelles e Mosca si èsoprattutto connotato per le misure sanzionatorie decise da parte UE inconsiderazione degli sviluppi sul terreno in Ucraina. Esse possono così riepilogarsi:

RIUNIONE DECISIONE MOTIVAZIONE PROVVEDIMENTO

Consiglio AffariEsteri (3 marzo2014)

Decide il congelamento degli assetfinanziari per i dirigenti ucraini resisiresponsabili di malversazioni e graviatti di violenza in occasione degliscontri di piazza.

Appropriazioneindebita difondi pubblici

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Verticestraordinario deiCapi di Stato e diGoverno UE (6marzo 2014)

Decide la creazione di un sistemasanzionatorio articolato in trepassaggi successivi ed incrementali.1

Dispone il congelamento degli assetfinanziari per 18 esponenti delregime del Presidente Yanukovich(incluso l'ex Capo di Stato ed i suoifamiliari)

Appropriazioneindebita difondi pubblici

Decisione del Consiglio del6 marzo 2014 2

Consiglio AffariEsteri (17 marzo2014)

Segna il passaggio dalla prima allaseconda fase del regimesanzionatorio. Decide visa ban edasset freeze nei confronti diesponenti russi e crimeani a seguitodell'occupazione militare dellaCrimea.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Decisione del Consiglio2014/145 e Regolamentodel Consiglio 269/2014 del17 marzo che dispongonodivieto d'ingresso econgelamento degli assetfinanziari per 8 ucraini diCrimea e 13 cittadini russi

Consiglio Europeo(20-21 marzo2014)

Sempre nell’ambito della fase 2,amplia la lista dei destinatari dimisure restrittive personali a seguitodell'annessione della Crimea allaFederazione Russa.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Decisione del Consiglio2014/151, che estende lalista dei sanzionati,includendovi altri 12cittadini russi

Consiglio AffariEsteri (14 aprile2014)

Decide un ulteriore ampliamentodella lista, includendovi altri 15nominativi

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Decisionetemporaneamente sospesadall’Alto RappresentanteAshton, in considerazionedegli esiti incoraggiantidell’incontro quadripartitodi Ginevra del 17 aprile, epoi confermata dallaDecisione n. 238/2014 del28 aprile, recante i 15nominativi.

Consiglio AffariEsteri (12 maggio2014)

Espansione dei criteri per il listing dipersone fisiche e giuridiche.Vengono incluse anche personalitàcolpevoli di espropri forzati di assetin Crimea e a Sebastopoli,contrariamente alla legge ucraina.Vengono aggiunte 13 persone allalista dei soggetti a visa ban ed assetfreeze.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Regolamento n. 477/2014del 12 maggio: vengonoaggiunti alla lista deisanzionati 13 individui e 2entità.

1Fase 1: sanzioni “di status” (sospensione dei negoziati UE-Russia per la liberalizzazione dei visti e per un nuovo

accordo PCA con l’UE; sospensione della partecipazione al vertice G8 originariamente previsto a giugno a Sochi).Fase 2: misure personali restrittive (visa ban e asset freeze).Fase 3: misure economiche settoriali.2 La decisione sarà integrata in occasione del CAE del 14 marzo con altri quattro nominativi, originariamente inseriti inuna lista di asset freeze nazionale austriaca e, successivamente, segnalati anche dal Procuratore Generale di Kiev comeresponsabili di appropriazioni indebite.

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Consiglio AffariEsteri (23 giugno2014)

Viene annunciata la preparazione dipossibili misure mirate e vietatal’importazione di beni provenientidalla Crimea e da Sebastopoli.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Regolamento n. 692/2014del 23 giugno, che oltreall’importazione di mercioriginarie della Crimea o diSebastopoli, vieta difornire, direttamente oindirettamente,finanziamenti o assistenzafinanziaria, nonchéassicurazioni eriassicurazioni connesseall’importazione disuddette merci.

Consiglio Europeo(26-27 giugno2014)

Il Consiglio si impegna a riunirsinuovamente in qualsiasi momentoper adottare ulteriori misurerestrittive nel caso di mancataattuazione, entro il 30 giugno, di unaserie dettagliata di azioni concrete(accordo su un meccanismo diverifica del cessate il fuoco;restituzione all’Ucraina dei tre postidi frontiera di Izvarino, Dolzhanskiye Krasnopartizansk; rilascio degliostaggi; implementazione del pianodi pace del Presidente Poroshenko).

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Regolamento 753/2014dell’11 luglio: include 11nuovi nominativi all’elencodi persone soggette a visaban e asset freeze.

Consiglio Europeo(16 luglio 2014)

Richiamando le Conclusioni del 27giugno, il Consiglio decide diespandere le misure sanzionatorie neiconfronti dei separatisti armati edella Russia. Vengono confermate lemisure restrittive di fase 2 decisel’11 luglio. È previstol’inasprimento delle misure,attraverso: a) allargamento della basegiuridica necessaria per listare econgelare i beni di determinate entità,anche russe (con potenzialeinserimento di “cronies”, oligarchiorganici al sistema di potereputiniano); b) richiesta alla BEI disospendere il finanziamento di nuoveoperazioni in Russia; c) prospettivaanaloga per future operazioni BERSin Russia; d) invito alla Commissionea rivedere la cooperazione UE-Russia, con possibile sospensione dispecifici programmi regionali ebilaterali; e) prosecuzione del lavorodi identificazione, già in corso, di“misure mirate” settoriali (fase 3); f)specifiche misure relative allarestrizione di investimenti in Crimea.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Regolamento n. 783/2014del 18 luglio: disponel’allargamento della basegiuridica per l’inserimentonelle liste di persone fisichee giuridiche soggette asanzioni.

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Consiglio AffariEsteri (22 luglio2014)

Procede alla finalizzazione dellemisure concordate dai Capi di Stato edi Governo il 16 luglio.

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina

Con il Regolamento n.810/2014 del 25 lugliovengono aggiunti alla listadi soggetti a visa ban easset freeze 15 individui, 9entità e ulteriori 9 entità lacui proprietà è statatrasferita in violazione dellalegge ucraina.

COREPER (28-29luglio 2014)3

Su richiesta del CAE del 22 luglio, laCommissione e il SEAE presentanoun pacchetto di misure economichesettoriali (cd. fase 3) al COREPER,che, in assenza di una trasparentecollaborazione russa, lo approva. Talimisure sono reversibili, di validitàannua e soggette a verificheperiodiche (la prima fissata il 31ottobre). Viene vietato l’acquisto e lavendita di obbligazioni e azioniemesse da primarie banche pubblicherusse; stabilito divieto esportazionedi armi e materiale bellico per icontratti futuri; divieto diesportazione di tecnologie dual usedi accertata destinazione militare. Èstabilito inoltre, su richiesta delConsiglio Europeo del 16 luglio, ildivieto di nuovi investimenti ininfrastrutture nei settori trasporti,telecomunicazioni, energia,sfruttamento petrolio, gas e mineraliin Crimea e a Sebastopoli, oltrechéil divieto di esportare materiali etecnologie relativi a tali settori.Infine, il COREPER ha aggiunto 8persone (fra cui alcuni cronies) e 3entità alla lista dei soggetti a visa bane asset freeze (che dunquecomprende allo stato attuale 95persone e 23 entità).

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina;azioni dellaRussia chedestabilizzanola situazione inUcraina

misure effettive dalmomento dell’adozione daparte del Consiglio tramiteprocedura scritta e relativapubblicazione sullaGazzetta Ufficiale dell’UE(31 luglio).

COREPER(8 settembre 2014)

Sulla scia del Consiglio Europeo del30 agosto, che ha condannato icrescenti flussi di combattenti edarmi provenienti dal territorio russo el’aggressione russa in territorioucraino, viene adottato un pacchettodi misure settoriali integrative. Essoinclude: l’estensione delle restrizioniall’accesso ai mercati dei capitalieuropei per istituti di credito russi amaggioranza azionaria pubblica, peralcune entità russe nel settore della

Azioni checompromettonoo minaccianol’integritàterritoriale, lasovranità el’indipendenzadell’Ucraina;azioni dellaRussia chedestabilizzanola situazione in

I Regolamenti (n. 959, 960e 961/2014) recanti lenuove misure sono statipubblicati sulla GazzettaUfficiale dell’UE il 12settembre; gli Stati membriavevano infatti deciso diposticiparne di qualchegiorno l’entrata in vigore,onde consentire una piùpuntuale verificadell’attuazione dell’accordo

3Con lettera del 25 luglio, il Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy chiede agli Stati membri di conferire pieni

poteri ai propri Rappresentanti Permanenti per finalizzare un accordo in seno al COREPER, senza convocare una nuovariunione del Consiglio Europeo.

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difesa, nonché per alcune societàrusse del settore della vendita e deltrasporto di petrolio (Rosneft,Trasneft e Gazpromneft); il divieto divendita o trasferimento di beni dualuse o fornitura di servizi collegati auna serie di persone ed entità russe(escluse le società attive nel settorespaziale, dell’energia nucleare civilee gli utilizzatori finali non militari); ildivieto di fornire anche servizi perl’esplorazione e la produzionepetrolifera sotterranea; l’inclusione diulteriori 24 nominativi alla lista diindividui soggetti a visa ban e assetfreeze (portando così a 119 il totaledegli individui “listati”); l’estensionedella base giuridica per inserirenominativi in tale lista(comprendente ora anche i soggettiche “effettuano transazioni” con igruppi separatisti nel Donbass); laproroga per ulteriori sei mesi dellemisure esistenti.

Ucraina sul cessate-il-fuoco. Entrofine mese l’UE valuterà,sulla base degli sviluppi sulterreno, la possibilità diemendare, sospendere orevocare le misure.

In reazione alle misure sanzionatorie, Mosca ha disposto il divieto di importazioneper un anno da UE, USA, Canada, Australia e Norvegia di alcune categorie diprodotti agro-alimentari. Non si escludono da parte russa ampliamenti dellesanzioni, che potrebbero comprendere il divieto di sorvolo del territorio dellaFederazione per i velivoli USA e UE ed estendersi al bando di importazione dialtre categorie merceologiche. Forte in particolare è la preoccupazione dell’UnioneEuropea e di Washington rispetto ai possibili effetti sostitutivi (c.d. backfilling), chevedrebbero Paesi terzi acquisire quote di mercato russo lasciate libere da UE ed USA,in ragione delle sanzioni.

Anche l’irrisolta situazione della illegittima annessione della Crimea alla FederazioneRussa (con il parallelo avvio da parte di Mosca di politiche di sviluppo nella regioneed iniziative di alta visibilità, come la trasferta estiva di Putin e di gran partedell’Esecutivo russo a Sebastopoli) è alla base di misure appositamente studiate perlimitare i contatti con realtà imprenditoriali locali da parte di società commerciali edinvestitori UE.

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Ministero degli Affari Esterie della Cooperazione Internazionale

SCHEDA PAESE

Tunisia

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1

INDICE

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE ................................................................... 2CENNI STORICI ......................................................................................................................... 4POLITICA INTERNA ................................................................................................................... 5SITUAZIONE ECONOMICA....................................................................................................... 6RAPPORTI BILATERALI ........................................................................................................... 8

1. Rapporti politici..................................................................................................... 82. Rapporti economici ................................................................................................ 83. Collaborazione in materia migratoria ....................................................................... 94. Cooperazione tecnica e Cooperazione allo sviluppo................................................. 10

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STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

Struttura istituzionale e dati di base

Superficie: 162.155 kmq

Capitale: Tunisi (790.000 abitanti)

Principali città: Sfax, Ariana, Gabès, Sousse, Kairouan

Nome Ufficiale: Repubblica Tunisina

Forma di Governo: Semi-presidenzialismo

Capo provvisorio dello Stato: Moncef MARZOUKI

Capo del Governo: Mehdi JOMAA

Ministro degli Esteri: Mongi HAMDI

Sistema legislativo:Parlamento monocamerale (Assemblea deiRappresentanti)

Sistema legale: fondato sul diritto francese e islamico

Suffragio: 18 anni; universale

Partecipazione ad OrganizzazioniInternazionali:

ONU, UNCTAD, OIL, FMI, UNESCO, UNIDO, G77,BIRS, WTO, FAO, AIEA, ICAO, IFAD, IOM,UNHCR, WHO, Lega Araba, OIC, UMA, ecc.

Popolazione ed indicatori sociali

Popolazione:10,9 milioni di abitanti (dati fine 2013 dell’Institut National de laStatistique)

Tasso di crescita: 2,8% (dato 2013); previsione per il 2014 circa 3%

Aspettativa di vitaalla nascita:

uomini: 73,6 anni; donne: 77,9 anni (dati 2013)

Gruppi etnici: arabi 98%; europei ed altri 2%

Religioni: musulmana sunnita 98%; cristiana 1%; ebraica 1%

Lingue:arabo (lingua ufficiale); derubricazione del francese come linguaufficiale nella nuova Costituzione.

Principali partitipolitici:

Ennahda (movimento di ispirazione islamica) Congrès pour la République (CPR, sinistra nazionalista) Al-Aridha Chaabia ("Pétition populaire”, populista) Forum Democratico per il Lavoro e le Libertà (FDTL –

Ettakatol, socialista) Partito Democratico Progressista (centro-sinistra) L’Iniziativa (liberali e laici) Nidaa Tounes, nato da una costola di Afec Tounes (liberali) Harakat Ettajdid (centro-sinistra, ex comunisti) Partito Comunista degli Operai Tunisini (PCOT)

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Composizione del Governo

Primo Ministro Mehdi Jomaa

Ministri

Affari Esteri Mongi Hamdi

Interno Lofti Ben Jeddou

Trasporti Chiheb Ben Ahmed

Infrastrutture, territorio e sviluppo durevole Hedì Bel Harbì

Difesa Nazionale Ghazi Jeribi

Delegato alla Sicurezza nazionale Ridha Sfar

Affari Religiosi Mounir Tlili

Giustizia Hafedh Ben Salah

Affari Sociali Ahmed Ammar Younbaii

Lavoro Hafedh Laamouri

Sport, Donna, Infanzia e Anziani Saber Bouatay

Agricoltura Lassaad Lachaal

Economia e Finanze Hakim Ben Hammouda

Insegnamento Superiore e Ricerca Scientifica Taoufik Jelassi

Cultura Mourad Sakli

Industria e Miniere Kamel Bennaceur

Commercio ed Artigianato Najla Harrouch Moalla

Salute Mohamed Salah Ben Ammar

Turismo Amel Karboul

Istruzione nazionale Fathi Jarray

Ministri presso il Primo Ministro

Coordinamento e Affari economici Nidhal Ourfelli

Segretari di StatoCollettività locali Abderrazzek Ben Khlifa

Demanio Karima el Jamoussi

Cooperazione internazionale Noureddine Zekri

Donna, infanzia e famiglia Neila Chaabane

Nuove tecnologie Moez Chakchouk

Ambiente Karim Majdoub

Governance e funzione pubblica Anouar Ben Khelifa

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CENNI STORICI

1956 Il Paese ottiene l’indipendenza dalla Francia.1957 Con voto parlamentare, è deposto il Bey. La Tunisia diventa una Repubblica, con a capo

Habib Bourguiba.1964 Il Neodestour, ribattezzato Partito Socialista Destour (PSD), diventa l’unico partito legale.1975 Bourguiba è eletto Presidente a vita.1982 L’OLP si rifugia a Tunisi, costretta da Israele ad abbandonare il Libano.1986 Bourguiba nomina il Generale Zine el-Abdine Ben Ali Ministro degli Interni per arginare

la deriva fondamentalista del Mouvement de la tendance islamique (MTI).1987 Ben Ali depone per senilità il Presidente Bourguiba e diventa Premier. Il PSD è rinominato

RCD (Raggruppamento Costituzionale Democratico).1988 La nuova Costituzione introduce il multipartitismo ed abolisce la Presidenza a vita. Sono

ammessi a partecipare alla vita politica tunisina anche due partiti dell’opposizione. Il MTIassume il nuovo nome di Partito della Rinascita (Hizb al-Nahda, o Ennahdha).

1989 Ben Ali diventa per la prima volta Presidente della Repubblica.1991 Ben Ali, candidato unico, è rieletto Presidente. Alle elezioni legislative, l’RCD si

aggiudica tutti i seggi.1999 Ben Ali domina nuovamente le elezioni presidenziali cui, per la prima volta, partecipano

altri due candidati.2002 Con due emendamenti alla Costituzione del 1959 viene abolita la clausola che limita a tre i

mandati presidenziali. Viene inoltre innalzata a 75 anni l’età massima per ricoprirel’incarico presidenziale.

2004 Il Presidente Ben Ali ottiene il quarto mandato presidenziale con il 94,48% di preferenze.2005 Si svolgono le prime elezioni per la Camera dei Consiglieri, secondo ramo del Parlamento,

composta da rappresentanti degli Enti locali territoriali e dalle parti sociali, nonché damembri di diretta nomina presidenziale.

2009 Nelle elezioni presidenziali del 25 ottobre il Presidente Ben Ali viene rieletto per il quintomandato presidenziale consecutivo con l’89,62% dei voti.

2010 17 dicembre: un giovane tunisino, Mohammed Bouazizi, si dà fuoco nella località di SidiBouzid per protesta contro il regime di Ben Ali, dando inizio ai moti di protesta chediventeranno noti come “Rivoluzione dei gelsomini”.

2011 14 gennaio: dimissioni di Ben Ali. 15 gennaio: il Presidente della Camera Mebazaa giuraquale nuovo Capo dello Stato ad interim e affida al Primo Ministro uscente Ghannouchi(Raggruppamento Costituzionale Democratico, che è un partito socialista destouriano)l’incarico di formare un Governo di unità nazionale.27 febbraio: dimissioni di Ghannouchi e incarico a Caid Essebsi (inizialmentendipendente, poi fondatore nel 2012 del partito laico Nidaa Tounes).23 ottobre: elezioni per l’Assemblea Nazionale Costituente con vittoria di Ennahda.L’Assemblea (di cui è Presidente Moustapha Ben Jafaar – Ettakatol, partito di centro-sinistra) elegge Presidente provvisorio Moncef Marzouki (CPR, Congrès pour laRépublique, centro-sinistra nazionalista), il quale nomina Primo Ministro Hamadi Jebali(Ennahda), che assume le funzioni il 24 dicembre.

2013 6 febbraio: per le manifestazioni seguite all’uccisione di uno dei leader dell’opposizione,Chokri Belaid (Fronte Popolare tunisino, di ispirazione marxista), il Primo Ministro Jebaliannuncia lo scioglimento del Governo. 13 marzo: il nuovo Esecutivo - guidato da AliLarayedh (Ennahda) e sostenuto dalla troika Ennahda, CPR e Ettakol - ottiene la fiduciadell’Assemblea Costituente. 25 luglio: l’uccisione del parlamentare Mohamed Brahmiinfligge un ulteriore colpo alla tenuta del Governo. 15 novembre: avvio del Dialogonazionale.

2014 26 gennaio: adozione del testo della nuova Costituzione e formazione del nuovo Governodi indipendenti guidato da Mehdi Jomaa (nessuna affiliazione politica).

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POLITICA INTERNA

Il quadro politico della Tunisia è stato completamente modificato dalla“Rivoluzione dei gelsomini” e dal conseguente abbandono del potere nel gennaio 2011,dopo 24 anni, da parte del Presidente Ben Ali. La crisi tunisina ha di fatto sancito l’avviodel Risveglio Arabo, movimento di protesta popolare di stampo soprattutto, ma non solo,giovanile che ha causato profonde mutazioni politiche, seppur con diverse modalità, intutta la regione. La profonda insoddisfazione nei confronti del corrotto, nepotista erepressivo regime di Ben Ali - aggravata dal persistere della disoccupazione soprattutto trai giovani, dall’iniqua redistribuzione della ricchezza e da uno sviluppo disomogeneo nellevarie aree del Paese - ha innescato nel dicembre 2010 un movimento di protesta popolarediffusosi rapidamente a tutte le fasce sociali e a tutte le aree del Paese. Ampiamentesottovalutato dalle Autorità centrali, il movimento di protesta, sviluppatosi anche grazie alweb e alle comunicazioni cellulari, ha portato in poche settimane alla caduta e alla fuga dalPaese di Ben Ali e dei suoi familiari, tuttora riparati in Arabia Saudita.

Dopo l’uscita di scena di Ben Ali e il succedersi di due Governi di unità nazionalein pochi mesi, hanno avuto luogo il 23 ottobre 2011 le elezioni dell’Assemblea NazionaleCostituente (ANC). Tali consultazioni, svoltesi nell’ordine e in un clima di generalizzatoottimismo, hanno visto l’affermazione del partito di ispirazione islamica Ennahda,favorito dalla parcellizzazione del voto (118 partiti, nella quasi totalità formatisi olegalizzati dopo la caduta di Ben Ali), dal suo rapido radicarsi sul territorio e dall’esserestato tra le forze più osteggiate dal passato regime. Avendo conquistato la maggioranza deiseggi (89 su 217), Ennhada ha potuto esprimere il Primo Ministro (Hamadi Jebali) graziead un accordo di maggioranza con i partiti “laici” di “sinistra” CPR (29 seggi) e FDTL-Ettakatol (20). Tali ultimi partiti hanno invece ottenuto la Presidenza ad interim dellaRepubblica (Moncef Marzouki - CPR) e dell’Assemblea (Moustapha Ben Jafaar –Ettakatol). Il periodo transitorio avrà ufficialmente fine dopo lo svolgimento delle elezionipolitiche e presidenziali, ossia entro la fine del 2014.

Dopo un lungo stallo politico iniziato nel luglio del 2013 dopo l’uccisione di unsecondo esponente dell’opposizione di sinistra, grazie alla mediazione svolta in ambito didialogo nazionale dal Quartetto (formato dal principale sindacato l’UGTT, dallaConfindustria tunisina, dalla Lega tunisina dei Diritti dell’uomo e dall’Ordine nazionaledegli avvocati), si è arrivati, il 26 gennaio 2014 all’adozione della nuova Costituzione.Con un testo avanzato per i Paesi dell’area, essa è frutto del compromesso tra lamaggioranza islamista e le forze di opposizione. Questo successo è dovuto a caratteristichespecifiche della Tunisia e per questa ragione non è certo che i contenuti della Costituzionepossano fungere da modello per gli altri Paesi arabi in transizione; ma ciò che essidovrebbero auspicabilmente adottare è il metodo attraverso cui si è giunti a tale soluzione,cioè il compromesso politico alto fra diverse visioni della società, raggiunto grazie allarinuncia delle parti a un gioco a somma zero. In realtà il braccio di ferro è stato lungo esterile. Alla fine il partito Islamista Ennahda, indebolito presso l’opinione pubblicadall’inadeguatezza della sua azione di governo, e preoccupato della negativa conclusionedell’esperienza di governo dei Fratelli Musulmani in Egitto, ha deciso di avviare undialogo franco e costruttivo con i partiti di opposizione. E questi hanno stemperato le ororichieste iniziali, che prevedevano, oltre alle dimissioni dell’Esecutivo, anche loscioglimento dell’Assemblea Costituente.

Nello stesso giorno dell’adozione della Costituzione (26 gennaio 2104), dopo oltreun mese e mezzo di negoziati, è stato presentato il nuovo governo tecnico guidato dalPremier Mehdi Jomaa, ex Ministro dell’Industria.

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Il nuovo Esecutivo, composto da 21 ministri, di cui 2 donne, è stato incaricato dicondurre il Paese verso nuove elezioni entro la fine dell’anno.

Il 1 maggio è stata adottata la nuova legge elettorale (uguale nella sostanza a quellaper le elezioni del 2011), e sono state fissate le date per le elezioni legislative (26 ottobre2014) e per le presidenziali (primo turno il 23 novembre e secondo entro il 28 dicembre).

Secondo alcuni osservatori internazionali, nell’eventualità di un buon risultato allelegislative di Ennahda, potrebbe essere avvantaggiato alle presidenziali il candidato diNidaa Tounes, in funzione di contrappeso contro il rischio di una vittoria degli islamisti econ buon gioco di entrambe le formazioni politiche. Da questo (eventuale) risultatorisulterebbero però esclusi i due maggiori partiti di sinistra, il CPR del Presidente a.i.Marzouki e Ettakatol.

L’attuale Governo sta cercando di affrontare i cronici problemi socio-economici(disoccupazione, iniqua distribuzione della ricchezza e sviluppo disomogeneo), nonché diarginare il deterioramento della situazione di sicurezza soprattutto nelle zone di frontieracon Algeria e Libia (dove le forze tunisine stanno tentando di intensificare le azioni dicontrasto a infiltrazioni terroristiche). Costituiscono segnali preoccupanti sia il recenteattacco all’abitazione privata del Ministro dell’Interno nei pressi di Kasserine, chel’attentato sferrato al confine con l’Algeria il 17 luglio scorso dalla brigata Okba IbnNafaa, legata ad Ansar Al Sharia. L’agguato - il più grave dall’avvio della transizionedemocratica - ha provocato la morte di 14 militari tunisini e il ferimento di altri 23.

L’11 marzo 2014, comunque, è stato ufficialmente revocato lo stato di emergenzain vigore dal gennaio 2011 (che era dovuto anche al quasi totale azzeramento degliapparati si sicurezza dopo la caduta di Ben Alì).

SITUAZIONE ECONOMICA

Dopo la grave recessione sperimentata nel 2011, il tasso di crescita dell’economiareale ha superato il 3% nel 2012, grazie al buon andamento della stagione agricola, allagraduale ripresa dei flussi turistici (dopo la grave flessione del 70% nel 2011) e degliinvestimenti esteri diretti, e alla produzione di idrocarburi e fosfati.

Il tasso di crescita nel 2013 (fissato inizialmente al 4.5%) è stato rivisto al ribassoed è stato stimato (in assenza ancora del dato ufficiale), attorno al 3%; ritmo che dovrebbeessere mantenuto anche nel 2014.

Il tasso di disoccupazione, tuttora elevato secondo l’ILO, si è attestato al 15.9% nel2013 (18,3% nel 2011 e 17,6% alla fine del 2012), grazie all’aumento dell’impiego nelsettore pubblico. Resta peraltro una preoccupante il fenomeno della disoccupazionegiovanile, che secondo gli ultimi dati disponibili (2012) raggiunge un valore medio del27%, con punte del 50% nelle regioni centro-occidentali.

Il tasso di inflazione è stato del 5.6% nel 2012 ed è stimato al 6.5% per gli anni2013 e 2014, complici l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, l’incremento dei salari el’aumento della domanda di idrocarburi proveniente dalla Libia.

La bilancia dei pagamenti è in deficit, a causa della riduzione delle esportazioniverso l’Europa (pari a circa il 75% degli scambi con l’estero). Il debito esterno dellaTunisia è in aumento: secondo gli ultimi dati disponibili (2013), esso ammonta al 51.2%del PIL (che dovrebbe salire al 58%, secondo le stime per il 2014). Per parte sua, l’Italiavanta un credito di 184 milioni di Euro, derivanti da crediti d’aiuto e periodicamenterinegoziato.

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In disavanzo anche il bilancio pubblico, per l’aumento della spesa governativa persussidi (+8.1% nel 2012, ma che l’Esecutivo vorrebbe contenere nell’anno corrente).

Il debito pubblico, che nel 2012 è stato pari al 44.7% del PIL, dovrebbe risultare inleggero calo nel 2013 (43.8%).

Le prospettive economiche della Tunisia sono evidentemente condizionatedall’evoluzione politica interna, che incide largamente sulla fiducia degli investitori.

Le sfide di politica economica di breve termine sono la debolezza del sistemabancario e la ricerca di un corretto mix di politica fiscale, per rilanciare l’economia senzaaggravare eccessivamente il deficit e garantire la sostenibilità finanziaria.

Nel medio termine, gli obiettivi sono: una crescita economica più inclusiva, checonsenta di assorbire l’alta disoccupazione e ridurre le disparità economiche e socialiinfra-regionali; una rete di protezione sociale per le categorie più deboli; una riforma delmercato del lavoro, che riduca le esistenti rigidità; investimenti sul capitale umano intermini di istruzione e formazione; il miglioramento del business environment, ancheattraverso la riforma del Codice degli Investimenti risalente al 1994, allo scopo di definireun quadro normativo certo per investitori nazionali e stranieri.

Integrata nell’economia globale e con un’economia particolarmente aperta rispettoai vicini, la Tunisia è il 32° partner commerciale dell’UE, grazie ad un Accordo diAssociazione in vigore dal 1998 che prevede lo smantellamento tariffario per lamaggioranza dei prodotti industriali. Sono in corso negoziati anche per la liberalizzazionedel settore agricolo e dei servizi.

Tra i Paesi UE, i primi partner della Tunisia sono Francia, Italia, Germania eSpagna. La Francia è in assoluto il primo partner commerciale, assorbendo il 29% delleesportazioni, il 26% del flusso turistico e il 47% delle rimesse.

L’Italia è il secondo partner commerciale, ma il primo in termini di destinazionedelle esportazioni tunisine.

Nel territorio tunisino transita un’importante porzione del gasdotto TTPC,proveniente dall’Algeria e diretto in Sicilia.

A livello regionale, i primi partner della Tunisia sono Libia e Algeria. Inparticolare con la Libia è in vigore dal 2007 un Accordo sulla liberalizzazione degliscambi, mirante a sviluppare la cooperazione nei campi economico-commerciale esoprattutto energetico.

In crescita anche la collaborazione economica con gli EAU, mentre cinesi e indianisono attualmente interessati allo sfruttamento dei giacimenti dei fosfati.

Membro del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e della BancaAfricana per lo Sviluppo, la Tunisia è destinataria di un finanziamento biennale (2013-14)di 500 milioni di dollari da parte della Banca Mondiale, l’Interim Strategy Note (ISN). Inlinea con le priorità della Tunisia post-rivoluzionaria, il programma si concentra sugliobiettivi di sostenere la crescita e creare nuove opportunità di impiego. La BancaMondiale ha inoltre stanziato circa 250 milioni USD su tre progetti relativi allo sviluppourbano, alla formazione e alla competitività, mentre è previsto per il 2014 un “multidonorsupport package” di un miliardo di USD.

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Dal giugno il FMI 2013 eroga (a condizione che sia attuato il programma diriforme indicato), uno Stand-by Arrangement da 1,75 mld USD diretto ad assicurarestabilità esterna e fiscale, e consentirgli di far fronte alla vulnerabilità del settore bancario.

La BEI opera in Tunisia da più di trenta anni ed è il primo donatore estero, avendosottoscritto prestiti per 4,8 miliardi di Euro. Nel 2013 ha aperto una linea di credito per ilsostegno alle municipalità locali con un prestito di 50 milioni di euro per 15 anni e di 40milioni di Euro per 20 anni (per un programma per il disinquinamento del lago di Bizerte).Per il 2014 è già stato firmato un prestito di 150 milioni di Euro per la durata di 18 annicon ETAP (Impresa Tunisina di Attività Petrolifere) per la costruzione di un gasdotto.

Nel Paese opera anche la BERS, con 9 progetti ed un volume di investimenti pari a114 milioni di Euro. La Tunisia è di recente divenuta azionista della BERS, attraverso deicooperation fund per finanziare attività di assistenza tecnica. Con l’obiettivo di assistere latransizione economica e sociale tunisina, la BERS ha aperto a giugno 2013 un ufficiooperativo a Tunisi. Quest’anno la Banca ha presentato il nuovo programma di sostegnoalle PMI, con lo scopo di facilitarne l’accesso al finanziamento e promuovere i settori delleenergie rinnovabili e delle infrastrutture, tenuto conto che le PMI contribuiscono per il60% alla formazione del PIL tunisino.

RAPPORTI BILATERALI

1. Rapporti politiciI rapporti bilaterali sono eccellenti ed intensi: prossimità geografica, comune

appartenenza mediterranea e il continuo contatto tra le società civili contribuiscono al lorosviluppo. Abbiamo sensibilità comuni su numerose tematiche di rilievo internazionale,come confermato dal Trattato di Buon vicinato, Amicizia e Collaborazione firmato nel2003, e dall’ampia collaborazione che si estende anche nei settori della lotta al terrorismointernazionale e del contrasto all’immigrazione clandestina.

Una Dichiarazione Congiunta - firmata dai due Ministri degli Affari Esteri nel corsodella visita del Presidente della Repubblica a Tunisi il 16-17 maggio 2012 - ha istituito unPartenariato Strategico Rafforzato. Anche nell’ottica di garantire sostegno alla difficiletransizione verso la democrazia e alla piena ripresa produttiva nel Paese, taleDichiarazione prevede sia Vertici bilaterali intergovernativi a cadenza annuale (di cui ilprimo è in attesa di essere convocato, al termine del periodo transitorio tunisino), sia“Tavoli settoriali misti” sui principali temi di interesse comune (tra cui turismo, PMI esettore migratorio), già operativi.

Frequenti sono gli incontri ai livelli più alti negli ultimi anni. Tra i più recenti eimportanti, l’apprezzata visita dell’allora Ministro Bonino a Tunisi il 2 e 3 settembre 2013e quella del Presidente del Consiglio Renzi il 4 marzo 2014.

Lo scorso 10 settembre il Presidente della Repubblica tunisina Marzouki haincontrato, nel corso di una visita ufficiale, il Presidente Grasso e la Presidente Boldrini, atestimonianza della vicinanza e del sostegno delle Istituzioni italiane al processo ditransizione democratica in Tunisia.

2. Rapporti economiciL’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia, con una quota di mercato

pari al 15,8%. Nel 2013 l’interscambio complessivo è stato di 1,7 miliardi di euro, con1,056 mld di esportazioni italiane (+2,5% rispetto al 2012), ed importazioni italiane per unvalore di 734 milioni di euro (-7,3% sul 2012).

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Gli investimenti italiani hanno registrato un’accelerazione negli ultimi anni, sia intermini di volumi (l’Italia è il secondo investitore), che di aziende installate: oltre 700, con55.000 impiegati.

L’82% delle aziende italiane attive nel Paese beneficia della vigente legislazione inmateria di incentivi a favore delle società che destinano all’estero almeno il 70% della loroproduzione (c.d. normativa sulle imprese off-shore che consente, tra l’altro, ladefiscalizzazione degli utili su base decennale). Nell’ultimo decennio si è pertanto assistitoad un cospicuo processo di delocalizzazione di nostre imprese nel Paese nord-africano.

Le nostre aziende – sia di piccole dimensioni che a livello di grandi gruppi -operano soprattutto nel settore del tessile/abbigliamento, ma sono in pieno sviluppo anchequelli bancario, siderurgico e automobilistico, dei trasporti marittimi ed aerei.

Significativa la rilevanza del settore energetico. La Tunisia è attraversata da 730 km(sui 2.200 totali) del gasdotto TTPC, che collega Italia e Algeria.

Grande rilevanza riveste il settore turistico (circa 500.000 presenze italiane annue inTunisia prima della crisi), che risente delle ricadute della rivoluzione dei gelsomini e dellacrisi economica italiana. Esso è fondamentale per la ripresa economica della Tunisia,poiché contribuisce al 7% del PIL e garantiva, prima del 2011, oltre il 16%dell’occupazione.

Tra i settori portanti per eventuali interventi di promozione degli IDE, siannoverano ricerca e nuove tecnologie, che potrebbero avvalersi della creazione di parchitecnologici, le cosiddette “tecnopoli” ancora in corso di realizzazione sostenute dagliorganismi finanziari internazionali, tra cui soprattutto la BEI. Proprio su tali settori “adalto valore aggiunto” sta puntando la nuova Tunisia.

3. Collaborazione in materia migratoriaLa comunità italiana in Tunisia consta di circa 3.800 iscritti all’AIRE, cui si

aggiungono un migliaio di “pendolari” non residenti su base continuativa nel Paese. InItalia risiedono legalmente circa 122.500 tunisini, piuttosto integrati nel tessuto socialeitaliano.

La geografia rende la collaborazione in materia migratoria una componentefondamentale del rapporto bilaterale. Si tratta di una relazione stretta anche se non priva dicriticità, come dimostrato nel corso del 2011 dall’arrivo sulle nostre coste di circa 28.000migranti tunisini. Quella fase complessa è stata gestita e successivamente messa sottocontrollo sulla base del Processo Verbale firmato dai Ministri dell’Interno il 5 aprile 2011,successivamente integrato dallo Scambio di Note Verbali finalizzato a margine della visitadel Ministro Maroni a Tunisi il 12 settembre 2011.

Sulla base di tale strumento, a fronte di rilevanti concessioni in termini di permessidi soggiorno temporanei per ragioni umanitarie e di un importante programma di fornituredi strumenti per il contrasto al traffico di esseri umani, è stato possibile avviare unconsistente programma di rimpatrio che ha interessato i migranti tunisini giunti in Italiadopo il 5 aprile 2011, per un totale ad oggi di oltre 6.000 rimpatri.

Nel quadro di tale cooperazione, l’Italia ha fornito alla Tunisia, solo nel corso del2013, 64 fuoristrada, 120 minibus e un pattugliatore. Altro materiale continuerà neiprossimi mesi ad essere inviato nel Paese. A ciò si aggiungono anche i programmi diformazione che il Ministero dell’Interno italiano fornisce al personale tunisino incaricatodel contrasto all’immigrazione clandestina, al traffico di esseri umani e all’antiterrorismo.

Per quanto il Processo Verbale in parola si sia dimostrato molto utile, è auspicabileche un ritorno alla normalità politica e di sicurezza in Tunisia permetta di riprendere e faravanzare i negoziati per un Accordo-quadro nel settore migratorio che definisca un

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rapporto onnicomprensivo, capace di regolare in maniera organica tutti gli aspetti (inclusila gestione congiunta dei flussi legali e le iniziative di sviluppo solidale a favore delleregioni più depresse).

Il negoziato su tale Accordo-quadro, avviato nel 2011, è entrato in una fase di stalloa causa soprattutto delle differenti visioni in materia di procedure di identificazione erimpatrio dei migranti irregolari. Mentre il Viminale attribuisce prioritaria importanza allaconferma anche nel nuovo Accordo delle procedure semplificate attualmente in atto, leAutorità tunisine propongono di mantenere tale sistema solo per le situazioni diemergenza, ritornando al precedente sistema (rivelatosi scarsamente efficace) per le fasi incui i flussi hanno carattere ordinario. Si tratterebbe di trovare una formula che consenta dicontemperare le esigenze italiane di efficienza e celerità con quelle tunisine dipresentabilità del testo alle forze politiche e all’opinione pubblica interna, particolarmentesensibili sulle questioni migratorie.

4. Cooperazione tecnica e Cooperazione allo sviluppoIl 17 aprile 2013 è stato siglato un Accordo tecnico di cooperazione fra le Agenzie

delle dogane dei due Paesi, che prevede la condivisione di informazioni per migliorare irispettivi sistemi di gestione dei rischi e confrontare tecniche e strategie di controllo per ilcontrasto alle violazioni e alle frodi doganali, nonché l’organizzazione di attività diformazione e assistenza attraverso scambi di funzionari.

Il 20 giugno 2013 è stato firmato (dalle Protezioni Civili dei due Paesi) un MoU inmateria di cooperazione per il soccorso tecnico nel campo della protezione civile e dellaprotezione contro le catastrofi, che prevede lo scambio di informazioni, l’assistenzatecnica, la formazione professionale e l’organizzazione di esercitazioni comuni.

La Tunisia è un Paese di primaria importanza per la nostra Cooperazione. In questoambito, la collaborazione bilaterale è regolata da Commissioni Miste che si tengono acadenza regolare. In linea con le esigenze elencate dal Governo tunisino, siamo attivi nel:sostegno al settore privato (dove l’Italia è country-leader nella UE), con interventi tesi adaumentare la produttività e la competitività delle piccole e medie imprese,dell’imprenditoria giovanile e femminile; nella protezione dell’ambiente, con una gestioneottimale delle risorse e degli effetti legati ai cambiamenti climatici; nel welfare e nelsettore sanitario, con particolare attenzione alle problematiche della disabilità e della salutedelle donne; nello sviluppo delle risorse umane; nella valorizzazione socio-economica delpatrimonio ambientale e culturale.

La Cooperazione italiana ha inoltre prontamente fornito una risposta umanitariaall’emergenza sviluppatasi al confine con la Libia durante la fase più acuta della crisi inquesto Paese nel 2011, con oltre 870 Meuro per l’allestimento e il funzionamento di campiprofughi.

Sono attualmente in corso in Tunisia iniziative della Cooperazione allo Sviluppoper un totale di 324 milioni di Euro, di cui 72 a dono e 252 a credito d’aiuto, di cui unabuona parte approvata dopo la rivoluzione dei gelsomini.

Nel Paese operano da tempo le ONG COSPE e CISS, la prima con un importanteintervento a favore dello sviluppo della pesca e della pescicoltura nella Regione del NordOvest, la seconda con il progetto “Sviluppo integrato del quartiere di Sidi Amor Abada,Kairouan”, volto a impiegare i giovani del quartiere attraverso lo sviluppo di 20 nuoveattività imprenditoriali.

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Iran - quadro generale

Il piano di azione congiunto sul nucleare firmato a Ginevra il 24 novembre scorsocostituisce il primo concreto segnale della svolta iraniana seguita all’elezione delPresidente Rohani, con cui il regime ha cercato di recuperare una legittimità popolareintaccata dalla repressione del 2009 e di uscire dall’isolamento. Dopo una serie diincoraggianti segnali culminati nella storica telefonata tra Obama e Rohani, lesuccessive sessioni negoziali hanno confermato la disponibilità di Teheran a cercarerapidamente un’intesa sulla questione nucleare pur di ottenere quanto prima unalleggerimento delle misure sanzionatorie.Con l’elezione del pragmatico Rohani il regime ha cercato da un lato di recuperareuna legittimità popolare intaccata dalla repressione del 2009 e dall’altra di uscire dalcostoso isolamento internazionale. Prima ancora di conquistare il centro della scenaall’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre 2013, il nuovo Presidente aveva giàlanciato diversi segnali a favore di un riavvicinamento con l’Occidente e per unasoluzione diplomatica della questione nucleare.L’ultima tornata negoziale di Vienna sul dossier nucleare si è chiusa la notte del 19luglio 2014: non avendo raggiunto un accordo definitivo entro il 20 luglio, le partihanno tuttavia deciso di prorogare la scadenza di alcuni mesi al fine di proseguire losforzo negoziale in vista di un auspicato accordo finale. Coerentemente con questaimpostazione, il Joint Plan of Action e le relative misure di rafforzamento dellafiducia (per parte UE, la sospensione di alcuni aspetti del regime sanzionatorio Iran)sono state prorogate fino al 24 novembre 2014.Al momento, il positivo andamento del negoziato nucleare resta il principale punto diforza del gruppo vicino al Presidente Rohani, che beneficia del sostegno in questafase del Leader Supremo Khamenei. Sul piano interno le iniziative riformatrici delGoverno Rohani continuano invece ad incontrare ostacoli da parte di circoli militari,religiosi e parlamentari, non solo per motivi politico ideologici, ma anche per ladeterminazione di questi ultimi a tutelare i rispettivi ruoli di influenza e cospicuiinteressi economici, come confermato dalla rimozione da parte del Majlis, a seguitodi impeachement, del Ministro della Scienza, ricerca e tecnologia Faraji Dana loscorso 20 agosto con 145 voti a favore e 110 contrari.

IraqPosizione iranianaLe autorità iraniane hanno espresso nelle ultime settimane il loro pieno sostegno alriavvio del processo politico iracheno e all’unità territoriale del Paese.Teheran ha deciso di abbandonare Maliki, ritenuto non più funzionale alle proprieesigenze di sicurezza a seguito della minaccia delle milizie ISIL e alle marcatedivisioni progressivamente intervenute nel campo sciita iracheno.Il sostegno al nuovo Premier incaricato è venuto dallo stesso Khamenei, il quale, inun discorso pronunciato al corpo diplomatico iraniano, ha osservato che “con lanomina di Al Abadi i problemi verranno risolti e verrà costituito un nuovo Governo,

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capace di impartire una severa lezione a coloro che intendono promuovere lasedizione nel Paese”.Nelle scorse settimane l’emittente Al Jazeera aveva riportato la notizia dell’ingressoin territorio iracheno (a nord est di Baghdad) di truppe iraniane nell’ordine di 1.500unità, accompagnate da mezzi corazzati, per contrastare l’avanzata di ISIL. Lanotizia è stata prontamente smentita dal Ministro Zarif, il quale ha ammesso tuttavial’esistenza di una collaborazione con il Governo iracheno per fronteggiare il nemicocomune.Egli si è recato in visita in Iraq il 24 agosto, ove ha incontrato, tra gli altri, ilPresidente Masum, il Primo Ministro designato Al Abadi, l’ex Primo Ministro Malikied il Ministro degli Esteri Zebari. Nell’occasione egli ha avuto un incontro anche conil Grande Ayatollah Al Sistani e altre figure di rilievo del clero sciita di Najaf. Ha poivisitato Erbil, ove ha avuto un colloquio con il Presidente Barzani.

SiriaPosizione iranianaSin dall’inizio, è stato forte il legame politico, economico, e militare tra laRepubblica khomeinista ed il regime baathista di Damasco. Con la fine della GuerraFredda, i due Paesi hanno ulteriormente coordinato le rispettive agende regionali. E’questo sicuramente il caso del Libano, ove Damasco e Teheran, al termine dellaguerra civile (1990), hanno esercitato un’influenza dominante sulla vita politica edeconomica del Paese. Dopo l’invasione dell’Iraq, i due Paesi hanno inoltre coordinatoi propri sforzi per sostenere l’insorgenza irachena in chiave anti-USA, ed hannocontribuito a sostenere Hezbollah nel conflitto del 2006 con Israele.Con lo scoppio della crisi in Siria, Teheran ha avviato un’imponente azione asostegno dell’alleato Assad. Oltre ad assicurare approvvigionamenti, armi efinanziamenti, Teheran ha mobilitato il partito libanese Hezbollah. L’interventomilitare di Hezbollah in Siria è risultata decisiva per assicurare la tenuta delle forzepro-regime in alcune aree strategiche (Homs; Qalamoun; periferia sud di Damasco).

L’Iran è finora rimasto fuori dalle iniziative diplomatiche sulla Siria. Alla secondaConferenza di Ginevra (gennaio 2014, a Montreux) l’invito all’Iran – tardivo econtroverso – è stato successivamente ritirato da Ban Ki-moon. Dopo il fallimentodei negoziati a Ginevra, vi è tuttavia una maggiore consapevolezza del ruolo cheTeheran occupa nello scacchiere siriano. Per parte sua, l’Iran si è sempre dichiarato afavore di una soluzione politica al conflitto siriano, sebbene le proposte presentatesono finora apparse eccessivamente sbilanciate a favore del regime di Assad.

A fronte degli ultimi sviluppi in Siria ed in Iraq – in particolare dopo laproclamazione del “Califfato islamico” lo scorso luglio a Mosul – l’Iran apparedisposto ad aperture e concessioni, allo scopo di consolidare un fronte anti ISIS.Segnali in tal senso sarebbero il sostegno ai peshmerga curdi e il placet (nonscontato) nei confronti di un cambio di premiership a Baghdad, pur di agevolare laformazione un Governo inclusivo di tutte le componenti della società irachena. Vi èchi ipotizza che l’Iran sia disposto ad accettare compromessi anche in altri teatri (a

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cominciare dalla Siria e dal Libano). Ciò potrebbe contribuire positivamenteall’azione diplomatica dello Special Envoy del Segretario Generale delle NazioniUnite De Mistura.

Il contrasto a ISIS in Iraq e Siria

Prosegue sotto l’impulso USA il percorso di creazione e rafforzamento di unacoalizione di Paesi occidentali e arabi determinati a impegnarsi per fronteggiare ISISsulla base di un approccio olistico e comprensivo.La riunione a margine del Vertice NATO, il discorso del Presidente Obama del 10settembre, l’incontro a Gedda l’11, la Conferenza di Parigi sull’Iraq il 15 settembre,la sessione del CdS del 19 settembre e quella successiva sui “foreign fighters”,presieduta dal Presidente Obama, sono tasselli di questo sforzo che riflette la prioritàISIS nell’agenda internazionale.Tale costituenda strategia di contrasto ha alcuni elementi cardine: ruolo centrale delgoverno iracheno e degli altri attori locali adeguatamente sostenuti; impegnocollettivo con Paesi like-minded; partnership regionale; contrasto alle fonti difinanziamento e ai foreign fighters; sforzo umanitario; public diplomacy per smontarela pretesa di ISIS di rappresentare l’Islam .Da un punto di vista militare, il supporto aereo USA e gli aiuti internazionaliall’Esercito iracheno e ai combattenti curdi hanno permesso – insieme alle miliziesciite – di contenere l’espansione di ISIS, recuperando importanti aree dell’Iraq. Ilvoto di fiducia al nuovo Governo inclusivo di Al Abadi può assecondare talecontenimento se accrescerà il coinvolgimento dei sunniti, sinora alienati e facilepreda della campagna di reclutamento dei jihadisti.La necessità di un contesto multilaterale e ONU entro cui condurre l’azione dicontrasto è tuttavia fondamentale. Senza prevedere interventi terrestri, gli USAsostengono un approccio “cinetico”, volto a sostenere le forze curdo-irachene, in cuiogni partner è sollecitato a fare la sua parte sulla base delle proprie disponibilitàe capacità, in settori che vanno dall’addestramento alla logistica e trasporti, dallafornitura di armi e munizioni agli equipaggiamenti. Da parte italiana si staprocedendo all’invio di materiale umanitario e militare ad Erbil, che l’Italia ha giàdestinato in risposta ai bisogni curdi per sostenere l’emergenza umanitaria e lo sforzomilitare in atto.La possibilità che il contrasto ad ISIS si estenda alla Siria figura tra le opzionicontemplate dal Presidente Obama ma sconta l’oggettiva difficoltà politica acondurlo coinvolgendo il Presidente Assad e i limiti imposti dalla necessità teorica diun’autorizzazione del CdS soggetta al vaglio russo-cinese. Un’eventuale coalizioneanti-ISIS disporrebbe in Siria di minori fonti di intelligence a supporto di un ipoteticointervento aereo; quest’ultimo, laddove condotto nella parte orientale del paesebeneficerebbe tuttavia di una ridotta capacità di interdizione del regime siriano.Dall’incontro di Gedda dell’11 settembre u.s. tra Kerry e i principali colleghi arabi èemerso il comune intento di rilanciare il sostegno all’opposizione siriana quale partedell’azione anti-ISIS con programmi “train and equip”, i cui contorni non sono

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ancora chiari e non sono tuttavia esenti da rischi di diversione dell’assistenza abeneficio di gruppi jihadisti.Il contenimento di ISIS in Siria necessita anche di un processo politico piùrealistico, che rifletta le mutate condizioni sul terreno. Eventuali tregue umanitarielocali tra regime e opposizione potrebbero fungere da confidence building measures.Un impulso potrebbe offrirlo l’azione del nuovo Inviato Speciale ONU, De Mistura,che ha cominciato i colloqui nella regione (Siria, Arabia Saudita, Egitto, Libano).Altri aspetti non meno cruciali nella lotta contro ISIS sono connessi al fenomeno deiforeign fighters diretti nell’area e alla questione delle fonti di finanziamento ereclutamento. Al riguardo, ad un auspicato rafforzamento degli strumenti UE, sidovrebbe aggiungere – anche alla luce della UNSCR 2170 – una cooperazioneintensificata con i Paesi della regione, in primis la Turchia.Al di là del nodo siriano, la strategia del Presidente Obama evidenzia potenzialicriticità: indeterminatezza di molti dettagli, presenza di disparati interessi in gioco tragli arabi nella costituenda coalizione. Arabia Saudita e Qatar inquadrano l’interventocontro ISIS nel contesto della lotta contro il regime di Assad. L’Egitto e gli Emirati vivedono l’occasione per affermare la bontà della loro azione anti islamista in Libia,accomunando l’ISIS all’islam dei Fratelli Musulmani sostenuti da Qatar e Turchia.Ankara appare restia a fornire un contributo significativo alla campagna anti ISIS i(incolumità dei 49 cittadini turchi presi in ostaggio dall’ISIS a Mosul). L’apparenteesclusione dell’Iran dal fronte in via di costituzione è infine un ulteriore elemento diambiguità, se non di potenziale debolezza.Infine, quella fin qui delineata appare una strategia di counter-terrorism quando peruna minaccia come quella rappresentata da ISIS sarebbe più appropriata una strategiadi counter-insurgency che non può tuttavia prescindere da ben equipaggiate e benaddestrate forze sul terreno.

Afghanistan

Il panorama politico dell’Afghanistan resta molto confuso, senza ancora una datacerta per la proclamazione e l'insediamento del nuovo Presidente che succederà aKarzai.Permane infatti una situazione di stallo nel negoziato tra Abdullah Abdullah (in testadopo il primo turno elettorale del 5 aprile) e Ashraf Ghani (risultato vincitore alballottaggio di giugno) sui futuri assetti politici del Paese nonostante i tentativi volti atrovare un accordo tra i due candidati, promossi da ultimo dal Presidente Obama e daKarzai, che non hanno impedito ad Abdullah di minacciare di ritirarsi dall’interoprocesso politico. L’obiettivo è la formazione di un nuovo governo che preveda lacontestuale presenza di Ghani come Presidente (se verrà confermata la sua vittoria) edi Abdullah come Primo Ministro od equivalente, ma al momento non si può ancoraescludere del tutto l’ipotesi di una “svolta extra-costituzionale” con la creazione di ungoverno ad interim ispirato dal Presidente uscente.Al di là della questione della verifica elettorale (si è concluso recentemente l’auditsugli 8 milioni di voti espressi a giugno, ma non vi è ancora stata l’aggiudicazione

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finale e formale dei voti da parte della Commissione Elettorale Indipendenteafghana), manca, soprattutto, un accordo politico complessivo sulla futuradistribuzione del potere. Malgrado i passi in avanti nella definizione dei contorni delprossimo “Governo di Unità Nazionale”, resta da sciogliere il vero nodo delproblema: il ruolo e i poteri della figura del “Chief Excecutive Officer”, ossial’incarico che sarà ricoperto da chi avrà perso le elezioni su cui si riscontrano ancoradivergenze tra i due candidati presidenziali Ghani a Abdullah.Su tale sfondo, che riflette anche una lotta di potere, incide poi negativamente, nonagevolando il raggiungimento di un’intesa, anche la pressione delle frange piùestremiste dei sostenitori dei due candidati, assai impazienti di incassare il “prezzo”dell’appoggio fornito all’uno o all’altro in campagna elettorale.Da un punto di vista più complessivo, lo stallo sul nome del prossimo Presidentecontinua a ritardare tutta una serie di scadenze internazionali (in particolare, la firmadel Bilateral Security Agreement con gli USA e la conclusione del NATO SOFA)diventate ormai sempre più impellenti.Al Vertice NATO di Celtic Manor dello scorso 4-5 settembre, dove l’Afghanistan èstato rappresentato dall’attuale Ministro della Difesa, i due candidati hanno fattopervenire comunque un messaggio congiunto di rassicurazioni sul rispettodell’impegno a firmare i due accordi così come a formare un Governo di UnitàNazionale.La situazione di sicurezza del Paese registra nel frattempo un peggioramento, con unincremento degli episodi di violenza su tutto il territorio afghano (inclusa la provinciadi Herat) che ha visto l’insorgenza avviare anche operazioni con centinaia di unità.Il processo di riconciliazione politica tra governo legittimo e insorgenza talebanarimane nel frattempo apparentemente al momento bloccato sia per la diffidenzareciproca tra le parti e per il “rimescolamento” politico che seguirà all’uscita di scenadi Karzai, sia, altresì, per probabili divisioni all’interno del movimento talebano tra“aperturisti” (convinti che occorrerà trovare una soluzione politica con il governo diKabul) e “intransigenti” (fautori della soluzione militare).In tale contesto in rapido mutamento, non va infine tralasciato il quadro regionale edei principali Paesi confinanti, in primo luogo del Pakistan (i rapporti tra Kabul eIslamabad rimangono tesi) e dell’Iran.Circa la posizione di Teheran, nell’ambito dell’attuale congiuntura politica afghana,la preferenza iraniana è sempre andata al tagiko Abdullah, che gode di un forteconsenso politico proprio nella parte occidentale dell’Afghanistan ed è da sempreconsiderato vicino all’Iran. Tuttavia, il rischio di trovarsi al confine orientale unPaese indebolito e fortemente destabilizzato da un conflitto interno scaturito daun’ipotetica mancata accettazione del risultato elettorale da parte di Abdullah e dauna ripresa delle attività dell’insorgenza potrebbe spingere, seppur a malincuore, leautorità iraniane a dar prova di realismo accettando la soluzione giudicata il maleminore (vale a dire, un’eventuale vittoria del pashtun Ghani).

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Negoziati P5+1-IranL’ultima tornata negoziale fra i P5+1 e l’Iran sul testo dell’Accordo finale(Comprehensive Plan of Action), che avrebbe dovuto sostituire il Piano di Azione(Joint Plan of Action, JPA), concordato il 20 gennaio scorso per una durata di seimesi, si è tenuta a Vienna dal 2 al 19 luglio. Preso atto dell’impossibilità di giungeread un accordo definitivo entro la scadenza prevista, le parti hanno deciso diprorogare il JPA fino al 24 novembre. Il 1 settembre, quindi, si è svolto a Bruxellesun incontro tra l’Alto Rappresentante ed il Ministro Zarif ed il 4-5 settembre icolloqui bilaterali tra il Deputy Secretary of State William Burns ed il Vice Ministroiraniano Abbas Araqchi. Un incontro tra Iran e Francia, Germania e Regno Unito haavuto luogo a Vienna l’11 settembre ed ulteriori colloqui in formato 5+1 a New Yorkil 18 settembre, destinati a proseguire a margine dell’Assemblea Generale.I negoziati continuano a riguardare questioni relative ai limiti da porre alle capacitàiraniane di arricchimento e, quindi, al tempo di break-out di cui Teherandisporrebbe per produrre una quantità significativa di uranio ad alto arricchimento(“weapon grade”), qualora decidesse di costruire un’arma nucleare. Il JPA avevacongelato tali capacità per sei mesi, in termini di numero di centrifughe e di riserve diuranio arricchito al 3,5%, sospendendone inoltre la produzione al 20%. L’obiettivoiraniano sarebbe quello di aumentare il numero attuale di centrifughe al fine di poterprodurre il combustibile nucleare in grado di rifornire sia il reattore di Bushehr siauna seconda unità. L’intenzione dei P5+1 sarebbe invece di mantenere un ordine digrandezza di poche migliaia di centrifughe, in grado di garantire tempisufficientemente lunghi di break-out.Altri aspetti ancora controversi del programma nucleare iraniano riguardano lariconversione dell’impianto di arricchimento sotterraneo protetto “Fordow”, quelladel reattore IR-40 – potenzialmente plutonigeno – di Arak e la durata dell’accordo.I P5+1 mirerebbero ad una durata ventennale, mentre gli iraniani sarebberofavorevoli ad un termine di cinque anni, dal momento che collegano tale duratadirettamente all’abolizione delle sanzioni. L’Iran dovrebbe inoltre attuare e farentrare in vigore il Protocollo Aggiuntivo all’Accordo di Salvaguardie.

Negoziati AIEA-IranNell’ambito del Framework for Cooperation, concordato nel novembre 2013 sullaquestione delle Possibili Dimensioni Militari (PMD) del programma nucleareiraniano , sono stati sino ad ora definiti 3 pacchetti di misure per il rafforzamentodella fiducia, l’ultimo dei quali – il 20 maggio scorso – conteneva 5 misure, di cui 2relative alle PMD, che avrebbero dovuto essere attuate entro il 25 agosto. Talescadenza però non è stata rispettata. Si evince, infatti, dall’ultimo rapporto del DGAmano, presentato al Consiglio dei Governatori il 15 settembre scorso, che duemisure PMD (“initiation of high explosives” e “neutron transport calculations”) del3° pacchetto non sono ancora state attuate. Per quel che riguarda le altre misure, solouna è stata completata entro la scadenza del 25 agosto (informazioni e accesso

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controllato a impianti di assemblaggio delle centrifughe, impianti di produzione deirotori delle centrifughe e relativi depositi), mentre le altre due sono state attuate solosuccessivamente (informazioni e visita tecnica a un centro di ricerca e sviluppo dellecentrifughe e conclusione di un approccio di salvaguardie per il Reattore IR-40). Ilrapporto fa poi riferimento ad “alcuni chiarimenti aggiuntivi”, ricevuti da parteiraniana, riguardo i detonatori simultanei (Exploding-Bridgewire Detonators,EBW), parte del 2° pacchetto, questione particolarmente delicata, dal momento chequesti possono essere impiegati per la produzione di ordigni nucleari ad implosione.L’Agenzia ha accettato “in via preliminare” le spiegazioni sull’acquisizione di taletecnologia, che sarebbe stata utilizzata nei settori petrolifero e metanifero. Al fine dichiarire tali questioni, il Direttore Generale Amano si era recato, il 17 agosto scorso,in visita a Teheran. Nel corso della visita, oltre che del completamento delle misureconcordate il 20 maggio, si è discusso di un nuovo pacchetto di misure, mentre sonostate fornite assicurazioni da parte di Teheran sull’uso esclusivamente civile deidetonatori.Rimane, infine, la questione della verifica delle attività condotte nel sito militare diParchin. Sin dal 2012 l’AIEA, nel quadro del chiarimento delle PMD, ha infattichiesto l’accesso degli ispettori al sito di Parchin, teatro di possibili esperimenti ditipo militare, che continua, tuttavia, ad essere negato dall’Iran.

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