PASCOLI:I FANTASMI DEL

QUOTIDIANO

GINO TELLINI

SOMMARIO

Importanza della biografia (3-8)Un fattore di campagna? (9-16)Biografia (17-30)Aspetti della poesia: Il fanciullino, Quale realtà? (31-43)Testi: Il lampo, L’assiuolo, Nebbia, La tessitrice, Casa mia (44-60)Sintesi (61-63)

Giovanni Pascoli

(San Mauro, Forlì, 1855 –

Bologna, 1912)

L’immagine (come si presenta un autore… ) è importante,

perché ci caratterizza a colpo d’occhio il suo profilo umano, il suo carattere, la sua sensibilità...

L’immagine di un autore ci comunica il suo modo di essere,

il suo «stile» (lo «stile» è il modo di guardare e conoscere le cose, il modo di stare al mondo, di mettersi in rapporto

con gli altri…)

Stili diversi,diversi modi di guardare il mondo

L’IMPORTANZA DELLA BIOGRAFIA

Per tanti anni è stato detto che tutto è nel testo e ciò che è fuori del testo non ha importanza. Tra gli altri, lo ha affermato Umberto Eco: «Vi dico subito che a me dell’autore empirico di un testo narrativo (in verità, di ogni testo possibile) importa assai poco» (da Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano, Bompiani, 1994).

Invece la biografia è importante (il caso di Pascoli lo dimostra molto bene).

Tenere conto della biografia UMANIZZA la letteratura, la riconnette alla vita vissuta, alla dimensione umana (non intellettualistica) della poesia.

Un fattore di campagna?

Un fattore di campagna?«Sono grosso e colorito, ben diverso di riuscita da ciò che promettevo, con la mia piccola statura ed esile persona. Nessun indizio esterno che io conosca l'alfabeto. Molti si sono compiaciuti di affermare che io sembro un fattore piuttosto che un poeta o scrittore o professore... Io amo, in veritá, di essere un contadino piuttosto che un letterato». (G. Pascoli, Lettere agli amici urbinati, a cura di G. Cerboni Baiardi, Urbino, Istituto Statale d’Arte, 1963, p. 24).

Un fattore di campagna?

 

Il ventitreenne Ugo Ojetti (1871-1946), nell’estate 1894, percorre in treno l’Italia per intervistare i letterati più illustri dell’epoca. Pascoli è intervistato in settembre, nella casa di Livorno.  Il giovane Ugo Ojetti

(Roma, 1871-Firenze, 1946)

Pezzo introduttivo di Ugo Ojetti:

«In una via eccentrica, lungi dalla rumorosa vita spensierata dei bagnanti, in una casa piccola e linda, vive Giovanni Pascoli, il poeta gentile. E la sua casa ha un giardino breve,

[continua]

Ugo Ojetti Accademico d’Italia

continua pezzo di Ojetti:

dove le due sorelle pazienti coltivano molti fiori e molte erbe odorose, e dove, in una lunga fila di gabbie diverse, cantano passeri, cincie, merli, fringuelli»

(U. Ojetti, Giovanni Pascoli, in Alla scoperta dei letterati (1895), a cura di P. Pancrazi, Firenze, Le Monnier, 1946, pp. 188-191).

Alla scoperta dei letterati (1895),riproposta (1967) della ristampa 1946

Ojetti è un dannunziano che minimizzail significatodi Pascoli, che diventail peta delle piccolecose, della marmellata fatta in casa...

Il verdetto d’un giudice speciale

Tutt’altra immagine rispetto al fattore di campagna, emerge dalla pagina dove Gabriele D’Annunzio ricorda la visita ch’egli ha fatto nel 1910 a Pascoli, nella sua casa bolognese. 

D’Annunzio(1863-1938)

Pezzo di D’Annunzio:

«Le sue carte, le sue penne, i suoi inchiostri erano là. Tutto era semplice ed usuale, come in una qualunque stanza di chi abbia un còmpito modesto. Ma un sentore di sapienza pareva impregnare ogni oggetto […] In nessun laboratorio d’uomo di lettere m’era avvenuto di sentire la maestria quasi come un potere senza limiti. […] La sua esperienza era infinita, la sua destrezza era infallibile»

[continua]

D’Annunzio(1863-1938)

Continua pezzo di D’Annunzio:

«Vedevo sorgere dall’intimo di quell’uomo casalingo e cauteloso, […] la durezza d’una vita fatta di disciplina, di coraggio e di dominato dolore. Il suo orgoglio s’era formato a poco a poco nel fondo della sua solitudine, come il diamante nell’oscurità della terra». (G. D’Annunzio, Contemplazione della morte, Milano, Treves, 1912, pp. 21-28).

Biografia

Biografia

1855, 31 dicembre: nasce a San Mauro di Romagna, quarto di dieci figli.

Il padre è amministratore della tenuta agricola “La Torre” dei principi Torlonia.

Casa natale a San Mauro

Villa “La Torre” dei Torlonia

1862: all’età di 7 anni, è iscritto al collegio degli Scolopi di Urbino.

1867, 10 agosto: il padre viene assassinato in circostanze misteriose, mentre ritorna a casa dal mercato di Cesena.

A Urbino

Con la morte del padre, la famiglia (il «nido») si disintegra: l’anno successivo, muore la madre (1868); poi una sorella (Margherita) e due fratelli.

Dopo la morte del padre e della madre,

i figli, tutti piccoli, vanno in collegio.

Il tema della morte e del «nido» sarà

un tema ossessivo della poesia

pascoliana. immagine relativaa La Cavalla storna (2003)

Bologna

1873: diciottenne, si iscrive (grazie a una borsa di studio) alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, allievo di Giosue Carducci.

Carducci(1835-1907))

Matera-Massa-Livorno

1882: ventisettenne, si laurea in letteratura greca.

Insegna in vari Licei d’Italia: Matera (1882), Massa (1884), Livorno (1884-1895).

Matera

1895: diventa professore universitario, prima di letteratura greca a Bologna (1895), poi di lett. latina a Messina (1898-1903) e a Pisa (1903-1905); 1905: è nominato successore di Carducci, sulla cattedra di lett. italiana di Bologna (vi resta fino alla morte).

Messina

Myricae

Myricae (1891): prima raccolta di poesie: il titolo è una parola latina (= tamerici): poesia della natura: paesaggio agreste, immagini della campagna (il titolo latino allude a una campagna vista da un’angolatura particolare...)

CastelvecchioCanti di Castelvecchio (1903):

canti della campagna toscana, intorno a Castelvecchio (comune di Barga, Lucca), in Garfagnana.

Casa Pascoli a Castelvecchio

Casa Pascoli, oggi Museo Nazionale Pascoliano (Archivio, con 76 mila carte e 12 mila volumi).

Pascoli ha preso la casa in affitto nel 1895 e l’ha acquistata nel 1902.

Ida e Maria

Nella casa di Castelvecchio, vive con le due sorelle Ida e Maria, alle quali è legato da un rapporto intenso, nel proposito di ricostruire il «nido» familiare.

Settembre 1895: la sorella Ida (1853-1957) lascia il «nido» e si sposa in Romagna.

Il poeta ha una crisi di disperazione (lettere di invettive morbose).

Il matrimonio di Ida

Mariù

La sorella Maria (1865-1953), Mariù, vivrà per sempre con il fratello, nella casa di Castelvecchio

(e pubblica importante biografia: Lungo la vita di Giovanni Pascoli, 1961).

1912, 6 aprile: Pascoli muore a Bologna, all’età di 57 anni (per cirrosi epatica).

Viene sepolto nella cappella annessa alla casa di Castelvecchio (nonostante le richieste pressanti di San Mauro).

Giovanni a Castelvecchio, con il padre scolopio Ermenegildo Pistelli, Mariù e il cane Gulì.

Aspetti della poesia

Il fanciullino

Il fanciullino (1897): prosa programmatica: in ognuno di noi vive un «fanciullo» che sa cogliere gli aspetti della realtà con incanto e con meraviglia: «scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose», «vede tutto come la prima volta».

Pascoli ha letto con profitto l’opera dello psicologo inglese

James Sully (1842-1923), Studies of Childhood del 1895 (tra i libri di Castelvecchio si conserva la traduzione francese Études sur l’enfance, Paris, Alca, 1898).

Non si tratta di infantilismo sentimentale che dà voce al fascino delle piccole cose, ma di una forma drammatica di regressione davanti a una realtà sentita come male e minaccia.Il delitto impunito del padre suscita un senso di impotenza di fronte al male del mondo:● impotenza operativa● ma potenza conoscitiva

Il fanciullino (1897)

La prospettiva del fanciullino , in quanto ≪ ≫

originale facoltàintuitiva e analogica, segnala soprattutto le novità tecniche del metodo adottato per portare alla luce la turbativa ambiguità di questa condizione esistenziale.

Il fanciullino (1897)

Il metodo si basa non sull’invenzione bensì sulla scoperta di ciò che ≪ ≫esiste ma che è statorimosso nel fondo della coscienza. Ne derivano ● una costante allusività e tensionesimbolica ● un linguaggio inedito che incrina la solidità razionale della poesia tradizionale e apre una pista destinata a sviluppi significativi nel corso dell’intero Novecento.

Imelde Morri, di Rimini, con cui Pascoli si fidanzò dopo il matrimonio della sorella Ida (1895): il matrimonio del poeta con Imelde è stato osteggiato e impedito da Mariù.

QUALE REALTÀ?

Specie per la prima raccolta, Myricae (1891: 22 componimenti; →

1903: 156 componimenti) si parla di:

* frammentismo impressionistico *frantumazione della realtà

* crolla e si sfalda il mondo delle certezze positivistiche

*la realtà mostra un volto inusuale*si sentono rumori strani, si vedono

cose inquietanti

Quale realtà?

Crisi delle certezze positiveNella poesia di Pascoli NON conta la descrizione degli oggetti reali, bensì contano le risonanze emotive che gli oggetti reali evocano nell’interiorità del soggetto, nella sua memoria privata e personale. Premessa realisticaTuttavia il poeta, data la sua formazione positivistica, non rinuncia mai a una premessa realistica.Il senso allusivo e simbolico si sviluppa dal dato concreto, naturalistico.

Quale realtà?

Premessa realisticaLa realtà non è abolita: cioè i testi presentano oggetti reali e concreti (piante, fiori, uccelli, alberi…) e questi oggetti sono descritti nella loro concretezza fisica, tangibile, anche grazie all’impiego scrupoloso di termini gergali e precisi (per es. il linguaggio contadino).

Però questi oggetti sono collocati in contesti e spazi che li trasformano, che li fanno apparire strani e diversi, appartenenti a una realtà diversa rispetto a quella visibile e razionalmente verificabile.

Quale realtà?

Premessa realisticaGli oggetti della realtà, pur conservando la loro consistenza fisica e la loro esattezza, si caricano di profonde valenze emblematiche e allusive.

Quale realtà?

Ingrandimento abnorme del dettaglio realistico:

per capire meglio questo fondamentale processo, si pensi a una lente d’ingrandimento che dilati gli oggetti da noi osservati: i contorni si amplificano, le fisionomie si modificano, la stessa prospettiva che li unisce tra loro si trasforma, l’intera realtà cambia volto.

Le lamelle di un fungo viste al microscopio

Quale realtà?

Nella poesia pascoliana la base di partenza è sempre realistica (positivistica), costituita da oggetti minimi quotidiani (un fiore, un frutto, una pianta, un uccello…), ma questi dati di partenza acquistano fattezze particolari, significati imprevisti, legati alla soggettiva vita interiore del poeta. Vincent van Gogh, L'aratro e l'erpice,

1890, Amsterdam, Van Gogh Museum

Quale realtà?

Nuova forma conoscitiva:

la vita intima del poeta è sempre orientata a dare espressione ai propri traumi interiori, a trasformare la propria tragica esperienza

personale in nuova forma conoscitiva. Di qui la straordinaria originalità della poesia pascoliana.

Edvard Munch, La vite rossa (1888-1890), Munch-Museum, Oslo

Quale realtà?

Nuovi oggetti poetabili

Pascoli dà dignità letteraria a piccoli fatti e oggetti quotidiani (un aratro, il lavoro delle lavandaie, un olivo, una tovaglia…), ma sono dati realistici che diventano segnali, espressioni di un mondo interiore e segreto, di un

modo nuovo di essere e di sentire.

Vincent van Gogh, La sedia, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum

Quale realtà?

PlurilinguismoIl ricorso alle parole umili del linguaggio quotidiano, a espressioni dialettali, a termini tecnici, determina il cosiddetto plurilinguismo pascoliano (non un linguaggio monolinguistico, di tradizione petrarchesca, ma un linguaggio plurilinguistico, di tradizione dantesca). Le onomatopee e il fonosimbolismo fanno parte della varia e complessa orchestrazione espressiva necessaria a una poesia che si vuole spalancare su una realtà finora mai considerata, mai investigata, mai rappresentata.

Testi

da MyricaeIl lampo

E cielo e terra si mostrò qual era:la terra ansante, livida, in sussulto;il cielo ingombro, tragico, disfatto:bianca bianca nel tacito tumultouna casa apparì sparì d’un tratto;come un occhio, che, largo, esterrefatto,s’aprì si chiuse, nella notte nera.

Metro: stanza di ballata, composta di sette endecasillabi (schema: A BCBCCA).

● Il testo si distingue per alcuni aspetti fondamentali:

evidenza e icasticità visiva, impressionismo frammentistico cromatismo intenso (fondo scuro e casa bianca), percezione intuitiva del mondo stupore dinanzi alla terribile grandiosità della natura…

● il componimento è fortemente suggestivo, MA per meglio comprenderlo occorre sapere (come informa un appunto lasciato inedito nel cassetto) che il testo è legato in modo stretto e diretto alla biografia del poeta:  Il lampo fu infatti concepito come metafora degli ultimi istanti di vita del padre agonizzante (Ruggero Pascoli ucciso da una fucilata il 10 agosto 1867). In una stesura scartata della prefazione alla seconda edizione delle Myricae (1892) si legge: «I pensieri che tu, o padre mio benedetto, facesti in quel momento […]. Il momento fu rapido... […] Come un lampo in una notte buia buia».  

Interessa il fatto che il trauma familiare è censurato, rimosso, e che si è tradotto in originale forma conoscitiva del mondo, in originale percezione e coscienza della tragicità del mondo (la genesi privata è censurata, occultata, passata sotto silenzio, per dare risalto a una oggettivazione conoscitiva). Il male privato non c’è più: esso è diventato un male collettivo, una male di tutti, un male cosmico.

da MyricaeL’assiuolo

Dov’era la luna? ché il cielonotava in un’alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù;veniva una voce dai campi:chiù…

Le stelle lucevano rare

tra mezzo alla nebbia di latte:

sentivo il cullare del mare,

sentivo un fru fru tra le fratte;

sentivo nel cuore un sussulto,

com’eco d’un grido che fu.

Sonava lontano il singulto:

chiù…

Su tutte le lucide vette

tremava un sospiro di vento:

squassavano le cavallette

finissimi sistri d’argento

(tintinni a invisibili porte

che forse non s’aprono più?...);

e c’era quel pianto di morte...

chiù…

Sistri: strumenti musicali dell’antico Egitto, sacri alla dea

Iside

Canti di Castelvecchio

(1903)

Nella realtà disgregata e frantumata di Myricaeappaiono figure…ma prima, come antefatto, il mondo si avvolge di nebbia…

Nebbiavv. 1-6

Metro: cinque sestine, composte da quattro novenari (primo, secondo, terzo e quinto verso), da un trisillabo al quarto e da un senario al sesto. Versi sempre multipli di tre. Il primo verso si ripete identico all’inizio di ogni strofa e rima sempre con l’ultimo; gli altri sono a rima alternata (schema: abcbca).

Nascondi le cose lontane,tu nebbia impalpabile e scialba,tu fumo che ancora rampolli,su l’alba,da’ lampi notturni e da’ crollid’aeree frane! [= i tuoni]

Nebbia, vv. 7-12

Nascondi le cose lontane,nascondimi quello che morto!Ch’io veda soltanto la siepedell’orto,la mura ch’ha piene le crepedi valeriane.

La tessitrice

Mi son seduto su la panchettacome una volta... quanti anni fa?Ella, come una volta, s’è strettasu la panchetta. E non il suono d’una parola; solo un sorriso tutto pietà.La bianca mano lascia la spola.

Canti di Castelvecchiosezione ultimaIl ritorno a San Mauro

La tessitrice

Piango, e le dico: Come ho potuto,dolce mio bene, partir da te?Piange, e mi dice d’un cenno muto:come hai potuto? Con un sospiro quindi la cassatira del muto pettine a sé.Muta la spola passa e ripassa.

La tessitrice

Piango e le chiedo: perché non suonadunque l’arguto pettine più?Ella mi fissa timida e buona:Perché non suona? Piange, e piange: - mio dolce amore,non t’hanno detto? non lo sai tu?Io non son viva che nel tuo cuore.

Morta! sì, morta! Se tessotesso per te soltanto; come, non so;in questa tela, sotto il cipresso, accanto al fine ti dormirò

Metro:

tre gruppi strofici, ognuno composto di sette

versi: tre quinari doppi e un quinario semplice nella prima parte, di tre quinari doppi nella seconda (schema: abaa cbc).

In chiusura si ha una strofa di quattro quinari doppi a rime alternate (schema: abab).

Si noti che il secondo verso di ogni quartina e di ogni terzina è sempre tronco, come l’ultimo della poesia.

Le pause del ritmo (la forte cesura mediana dei doppi quinari) e le frequenti rime baciate creano un andamento surreale di cantilena, una musica d’impossibile idillio.

Casa mia (vv. 1-8)

Mia madre era al cancello.Che pianto fu! Quante ore!Lì, sotto il verde ombrellodella mimosa in fiore!

M'era la casa avanti,tacita al vespro puro,tutta fiorita al murodi rose rampicanti.

Casa mia:visionarietà

Casa mia (vv. 9-24)

Ella non anche saziadi lagrime, parlò:- Sai, dopo la disgrazia,ci ristringemmo un po'... –

Una lieve ombra d'aleannunziò la nottelungo le bergamottee i cedri del viale.

- ci ristringemmo un poco,con le tue bimbe; e fanno... -Era il suo dire fiocofioco, con qualche affanno.

S'udivano sussurricupi di macroglossesu le peonie rossee sui giaggioli azzurri.

Casa mia (vv. 65-80 Fine)

– Oh! tu lavoreraidove son io? Ma doveson io, figliuolo, sai,ci nevica e ci piove! –

Una lieve ombra d'aleannunziò la nottelungo le bergamottee i cedri del viale.

– Oh! dolce qui sarebbevivere? oh! qui c’è bello? Altri qui nacque e crebbe!Io sto, vedi, al cancello. –

M'era la casa avanti,tacita al vespro puro,tutta fiorita al murodi rose rampicanti.

Sintesi

sintesi● Espressione originale della crisi della conoscenza razionale, come apertura verso l’affettività più segreta, più inconfessata ● Poesia di forte rilievo visionario● Poesia che unisce forza interiore degli affetti e coscienza della terribilità del male di vivere● il trauma biografico si traduce in nuova forma di tensione conoscitiva, in nuova forma di espressione, nell’invenzione di un linguaggio che comunica lo shock dinanzi all’irrimediabile male del mondo● la poesia di Pascoli (fino ai Poemi conviviali, 1904, cioè Myricae, 1891, Poemetti, 1897, Canti di Castelvecchio, 1903) non alza la voce, ma scruta nelle pieghe di un mondo sommerso, inquietante (mentre è in vigore l’energia celebrativa e autocelebrativa del Vate D’Annunzio, per cui la coeva cultura ufficiale minimizza il significato di Pascoli).

Fine