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Page 2: Per superare la frammentazione dellItalia, che durava ormai da secoli, occorreva che il sentimento patriottico popolare si traducesse in un atto politico

Per superare la frammentazione dell’Italia, che durava ormai da secoli, occorreva che il sentimento patriottico popolare si traducesse in un atto politico concreto; ciò avvenne soprattutto grazie all’intervento di personaggi che ancora oggi sono ricordati come i fautori della nostra unità nazionale.

Camillo Benso, conte di Cavour

Giuseppe GaribaldiCarlo Alberto Vittorio Emanuele II

• La Vita e la I guerra di indipendenza

• Lo Statuto Albertino

• La Vita e la II Guerra d’indipendenza

• Il Primo Re d’Italia e la III guerra d’indipendenza

• La Vita e le Imprese

• La spedizione dei Mille

•Una Vita al seguito dei propri Ideali

•La Vita, le idee politiche

•Plombières: Cavour e il suo genio politico

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Carlo Alberto

Carlo Alberto Emanuele Vittorio Maria Clemente e Saverio nacque a Palazzo Carignano a Torino nel 1798, figlio di Carlo Emanuele e Maria Cristina di Sassonia-Curlandia. Alla nascita le sue probabilità di divenire re erano quasi nulle, facendo infatti parte di un ramo minore della famiglia. Durante il congresso di Vienna (1814-1815) ci fu la svolta: fu riconosciuto Principe Ereditario.

Diviene Re di Sardegna alla morte di Carlo Felice il 27 aprile 1831. Se in un primo tempo tenne quindi un atteggiamento conservatore e filo-clericale, Con gli anni quindi si aprì ad un cauto riformismo e si dedicò al riordinamento dello Stato. Questo atteggiamento riformista lo portò il 4 marzo del 1848 ad emanare lo Statuto (sulla base di quelli belga e francese) che porta il suo nome (Statuto albertino)

Il 24 marzo 1848 decide di prestare aiuto ai milanesi insorti durante le cinque giornate di Milano e dichiara guerra all’Austria. Le sorti di questa guerra non furono felici. Dopo la sconfitta Carlo abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Muore a Oporto, dove si trovava in esilio da pochi mesi, nel 1849.

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Lo Statuto Albertino

« [...] Considerando Noi le larghe e forti istituzioni rappresentative contenute nel presente Statuto Fondamentale come un mezzo il più sicuro di raddoppiare quei vincoli d'indissolubile affetto che stringono all'ìtala Nostra Corona un Popolo, che tante prove Ci ha dato di fede, d'obbedienza e d'amore, abbiamo determinato di sancirlo e promulgarlo, nella fiducia che Iddio benedirà le pure Nostre intenzioni, e che la Nazione libera, forte e felice si mostrerà sempre più degna dell'antica fama, e saprà meritarsi un glorioso avvenire [...] »

(Carlo Alberto, dal Preambolo dello Statuto albertino)

Promulgato il 4 marzo 1848, lo Statuto Albertino rimase costituzione del regno d’Italia fino all’entrata in vigore dell’attuale costituzione italiana nel 1948.

Art. 3.Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal Re e da due Camere: il Senato e quella dei deputati.Art. 6.Il Re nomina a tutte le cariche dello Stato, e fa i Decreti e i regolamenti necessari per la esecuzione delle Leggi senza sospenderne l’osservanza o dispensarne.Art. 7.Il Re solo sanziona le leggi e le promulga.Art. 8.Il Re può far grazia e commutare le pene.

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Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II di Savoia nasce a Torino il 14 marzo 1820, è stato l’ultimo re di Sardegna e il primo re d'Italia. Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre della Patria".

Durante il suo regno furono combattute la II e la III guerra d’Indipendenza e l’Italia fu finalmente uno Stato Unito.

Il 26 aprile 1859 l’Austria dichiara guerra allo stato Sabaudo. Vittorio Emanuele II, forte dell’appoggio dei francesi, da quanto stipulato nell’accordo segreto di Plombières, risponde all’attacco austriaco dando inizio alla II guerra d’Indipendenza alla fine della quale riesce a ottenere la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana. Termina così la II guerra d’Indipendenza.

L'incontro con Garibaldi, passato alla storia come “l’incontro di Teano" avvenne il 26 ottobre 1860. In tale data veniva riconosciuta la sovranità di Vittorio Emanuele II su tutti i territori dell'ex Regno delle Due Sicilie.

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“Viva Verdi.” Questo era stato lo slogan delle insurrezioni anti-austriache nel nord Italia. Ma i patrioti non volevano solo esaltare la figura di un grande musicista, quanto propagandare l'Unità nazionale sotto Vittorio Emanuele Re D’ Italia ( Viva V.E.R.D.I. ). E, con l'entrata di Vittorio Emanuele a Napoli, sembrava ormai che la proclamazione del Regno fosse imminente.

Il 17 marzo 1861 il parlamento proclamò la nascita del Regno d'Italia, stipulata dall'articolo:

« Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia »

Per completare l’Unità nazionale rimanevano da risolvere la questione del Veneto (sotto il dominio austriaco) e di Roma. La questione veneta fu risolta mediante l’alleanza con la Prussia nella guerra vittoriosa contro gli austriaci del 1866 (III guerra di indipendenza). La questione romana venne risolta nel 1870 (Breccia di Porta Pia). L’unità d’Italia fu così completata. Capitale fu per prima Torino (1861-65), per poi essere spostata a Firenze (1865-1871) infine fu proclamata Roma come capitale definitiva del Regno d’Italia.

Il Primo Re d’Italia e la III guerra d’indipendenza

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Giuseppe Garibaldi

Nacque a Nizza il 4 Luglio 1807. Noto anche con l’appellativo di Eroe dei due Mondi per le sue imprese compiute sia in Europa, sia in America Meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento ed uno dei personaggi storici italiani più celebri nel mondo.

Nel 1836 lo spirito di giustizia e la voglia di avventura lo portano a combattere per i movimenti d’indipendenza in Sud America. Grazie ai combattimenti in Brasile e in Uruguay, Garibaldi riesce ad accumulare una grande esperienza nelle tattiche di guerriglia.

Tornato in Italia nel 1848, si trova davanti molte sommosse e riesce ad essere l’anima delle forze repubblicane. La superiorità delle forze nemiche costringe Garibaldi il 2 Luglio 1849 ad abbandonare Roma. Tra il 1858 e il 1859, accordandosi con Cavour e Vittorio Emanuele, fonda “i Cacciatori delle Alpi”.

Garibaldi partecipa nel 1859 alla Seconda Guerra d’Indipendenza nel corso della quale ottiene molti successi ma l’armistizio di Villafranca lo costringe ad interrompere le operazioni dei suoi Cacciatori. A questa campagna seguirà la più grande impresa che lo vedrà protagonista, la Spedizione dei Mille.

« Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi impresa. »

(Alessandro Walewski )

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La Spedizione dei Mille

Anche per questo motivo nel giro di pochi mesi Garibaldi e i suoi uomini conquistarono la Sicilia, la Calabria e tutto il resto del sud Italia entrando trionfalmente a Napoli il 7 Settembre. Il 26 ottobre 1860 presso Teano consegnò a re Vittorio Emanuele II tutti i territori conquistati. Si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali.

Partito da Quarto il 5 Maggio 1860 con al suo seguito circa 1150 volontari alla volta della Sicilia sulla quale sbarcò l’11 Maggio presso Marsala. Fu l’unica impresa risorgimentale a godere di un deciso appoggio delle masse contadine siciliane.

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Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte. Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa. 

Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.

Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici.

Garibaldi ferito in Aspromonte

Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia. Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.

Una Vita al seguito dei propri Ideali

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Camillo Benso, conte di Cavour

Camillo Benso,Conte di Cavour nacque a Torino il 10 Agosto 1810. Fu un politico e un patriota. Divenne ministro del Regno di Sardegna 1850 e poi Capo del governo nel 1852. Nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo Presidente del Consiglio del nuovo Stato. Ultimo figlio di una nobile famiglia piemontese, Cavour rappresentava, nella sua stessa esperienza personale, il simbolo di quella classe che guidò e realizzò l’unificazione nazionale.

Sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell’anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell’espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell’Austria e dello Stato Pontificio. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l’amicizia con la Francia di Napoleone III, con il quale stipulò un accordo segreto a Plombières che determinò la vittoria sabauda nella II Guerra d’Indipendenza contro l’Austria.

Giuseppe Mazzini

Napoleone III

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Il 20 Luglio 1858 Napoleone III e Cavour firmarono il trattato segreto di Plombieres. L'accordo prevedeva la divisione della penisola italiana in tre Stati: un regno dell'Alta Italia comprendente, oltre al regno di Sardegna, il Lombardo-Veneto e l'Emilia-Romagna, sotto la casa sabauda; un regno dell'Italia centrale formato dalla Toscana e dalle province pontificie, sotto Napoleone III, eventualmente da affidare al cugino Gerolamo Bonaparte; un regno meridionale affidato a Luciano Murat, figlio di Gioacchino Murat. In cambio la Francia avrebbe avuto i territori di NIzza e della Savoia. La Francia si impegnava a intervenire a fianco del regno di Sardegna in caso di aggressione austriaca.

Il 26 Aprile 1859 l’Austria dichiara guerra al regno sabaudo, facendo così scattare l’accordo segreto con Napoleone III, al quale lo stesso imperatore stava cercando di defilarsi. Napoleone III, mantenendo la parola data, inviò 100000 uomini a sostegno delle truppe sabaude che conseguirono così numerose vittorie. L’11 Luglio avvenne un imprevisto per i piani di Cavour: Napoleone firma un armistizio segreto con l’Austria a Villafranca. La Lombardia andava al regno sabaudo e nell’Italia centrale tornarono i sovrani spodestati. Cavour si dimise per protesta ma la partita non era ancora chiusa. Infatti, avendo interrotto la guerra, la Francia non poteva più avanzare pretese sui territori di Nizza e della Savoia e oltretutto il ritorno dei sovrani era stato osteggiato dalla popolazione che richiedeva l’annessione al regno di Sardegna. Vittorio Emanuele richiamò a capo del governo Cavour, che risolse brillantemente la questione cedendo a Napoleone III i territori di Nizza e della Savoia in cambio degli stati dell’Italia centrale. Il Regno di Sardegna comprendeva così Piemonte, Liguria, Sardegna Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana.

Plombières: Cavour e il suo genio politico

Ritornato alla presidenza del Consiglio Cavour riesce comunque ad utilizzare a proprio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia, quando di fronte alla Spedizione dei Mille e alla liberazione dell'Italia meridionale poté ordinare la contemporanea invasione dello Stato Pontificio. L'abilità diplomatica di Cavour nel mantenere il consenso delle potenze europee e la fedeltà di Giuseppe Garibaldi al motto "Italia e Vittorio Emanuele" portano così alla proclamazione del Regno d'Italia, il giorno 17 marzo 1861.

Camillo Benso conte di Cavour muore nella sua città natale il 6 giugno 1861.

Sulla sua tomba volle scritto:

“Sono figlio della libertà, ad essa debbo tutto quel che sono”.

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•LA CONOSCENZA STORICA: manuale, fonti e storiografia (vol. 2)

•WIKIPEDIA

•Biografieonline.it

•http://web.tiscalinet.it/mazzinihouse/index.htm

•Google Immagini