per.corsi ottobre 2013

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Camere federali alla RSI – Il rapporto del CP 2 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Trasmissioni elettorali sotto la lente – Il caso del mediatore 6 CORSI INCONTRO Intervista a Paola Ceresetti 7 CORSI DIETRO LE QUINTE Lingua, dizione e pronuncia 11 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Riunioni del CR e del CP 15 CORSI DIETRO LE QUINTE I nuovi programmi della RSI 16 PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche e altri eventi 18 CO:RSI Dino Balestra – È la nuova TV, bellezza!22 CORSI OLTRE 50 anni di RTR 23 CORSI FUORI Incontro con l’ATTE 25 PER.CORSI DEI SOCI Fondazione svizzera Pro Venezia 27 CORSI FUORI Ci vediamo a Sapori e Saperi 2013! 29 CORSI IN BUCALETTERE Françoise Gehring – Il reale valore della metà 30 PER.CORSI CRITICI Antonella Rainoldi – Tele & altre visioni 31 CORSI IN CALENDARIO Eventi pubblici 32 SOMMARIO OTTOBRE 2013 SOCIETÀ COOPERATIVA PER LA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA DI LINGUA ITALIANA PERIODICO DELLA corsi per . EDITORIALE Il senso e l’efficacia di una società cooperativa sono garantiti da una solida e crescente base di affiliati, mentre la sua voce si fa sentire attraverso l’azione e la partecipa- zione di soci attivi, coinvolti e propositivi. È con questo obiettivo che la CORSI, quale rappresentan- te del pubblico di lingua italiana della RSI, si impegna costantemente a raggiungere ascoltatori e spettatori con un ventaglio di eventi il più diversificato possibile. I primi otto mesi del 2013 sono stati per noi molto positivi e incoraggianti, con oltre 60 richieste di adesione. Ringrazia- mo di cuore i nuovi arrivati e invitiamo coloro che ci leggono o che ci incontrano alle nostre manifestazioni, a considerare la possibilità di unirsi a noi. Quindi, se vi stanno a cuore i programmi della RSI; se volete farci sapere cosa ne pensate e fare in modo che le vostre opinioni e i vostri suggerimenti possano essere presi in considerazione; se vi piace l’idea di incontrare di persona giornalisti e dirigenti radiotelevisivi; se pensate di partecipare ai nostri eventi rivolti a ogni fascia di pub- blico; se desiderate approfittare delle proposte esclusive del nostro CLUB (viaggi, concerti e promozioni speciali) DATECI PIÚ FORZA DIVENTATE SOCI DELLA CORSI! info su: WWW.CORSI-RSI.CH

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Periodico della Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Edizione OTTOBRE 2013

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI

Camere federali alla RSI – Il rapporto del CP 2PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI

Trasmissioni elettorali sotto la lente – Il caso del mediatore 6CORSI INCONTRO

Intervista a Paola Ceresetti 7CORSI DIETRO LE QUINTE

Lingua, dizione e pronuncia 11PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI

Riunioni del CR e del CP 15CORSI DIETRO LE QUINTE

I nuovi programmi della RSI 16PER.CORSI COMUNI

Serate pubbliche e altri eventi 18CO:RSI

Dino Balestra – “È la nuova TV, bellezza!” 22CORSI OLTRE

50 anni di RTR 23CORSI FUORI

Incontro con l’ATTE 25PER.CORSI DEI SOCI

Fondazione svizzera Pro Venezia 27CORSI FUORI

Ci vediamo a Sapori e Saperi 2013! 29CORSI IN BUCALETTERE

Françoise Gehring – Il reale valore della metà 30PER.CORSI CRITICI

Antonella Rainoldi – Tele & altre visioni 31CORSI IN CALENDARIO

Eventi pubblici 32

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OTTOBRE 2013

SOCIETÀ COOPERAT IVA PER LA RADIOTELEV IS IONE SV IZZERA D I L INGUA I TAL IANAPER IODICO DELLAcorsiper.

E D I T O R I A L E

Il senso e l’efficacia di una società cooperativa sono garantiti da una solida e crescente base di affiliati, mentre la sua voce si fa sentire attraverso l’azione e la partecipa-zione di soci attivi, coinvolti e propositivi.È con questo obiettivo che la CORSI, quale rappresentan-te del pubblico di lingua italiana della RSI, si impegna costantemente a raggiungere ascoltatori e spettatori con un ventaglio di eventi il più diversificato possibile. I primi otto mesi del 2013 sono stati per noi molto positivi e incoraggianti, con oltre 60 richieste di adesione. Ringrazia-mo di cuore i nuovi arrivati e invitiamo coloro che ci leggono o che ci incontrano alle nostre manifestazioni, a considerare la possibilità di unirsi a noi. Quindi, se vi stanno a cuore i programmi della RSI; se volete farci sapere cosa ne pensate e fare in modo che le vostre opinioni e i vostri suggerimenti possano essere presi in considerazione; se vi piace l’idea di incontrare di persona giornalisti e dirigenti radiotelevisivi; se pensate di partecipare ai nostri eventi rivolti a ogni fascia di pub-blico; se desiderate approfittare delle proposte esclusive del nostro CLUB (viaggi, concerti e promozioni speciali)

DATECI PIÚ FORZADIVENTATE SOCI DELLA CORSI!info su: WWW.CORSI-RSI.CH

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norme sull’analisi genetica degli embrio-ni proposta dal Consiglio federale (07.06.13; qui la RSI un po’ “a rimor-chio”). Bello anche il confronto Marra (contraria)-Baumann (favorevole), a illustrazione del secondo “no” del Consiglio nazionale all’entrata in materia sulla Lex USA (RTS 19.06.13); lo stesso giorno, buon commento del corrispon-dente SRF sulle possibilità del Consiglio federale di agire sul fronte dell’assistenza delle banche alle autorità americane, anche in assenza della legge speciale urgente proposta dall’Esecutivo.Gli argomenti principali sono stati affrontati sotto varie angolature; una preoccupazione di completezza che non è sempre andata a favore della chiarezza d’informazione. Per la RSI è

Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto annuale d’attività CORSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della nostra rivista, vi proponiamo in anteprima l’analisi di un gruppo di lavoro.

nonostante l’importanza, è stata piuttosto negletta. Sufficiente invece lo spazio riservato ad altri soggetti, dibattuti in Parlamento o d’interesse nazionale, quali la proposta di Econo-mie Suisse sulla fiscalità delle imprese straniere, l’iniziativa della Marche blanche contro i pedofili, l’approvazione della definizione di “Swiss Made”, il rifiuto delle due iniziative UDC (immi-grazione e famiglie), la proposta del Consiglio federale sulla possibilità di analisi sugli embrioni.

2. Comprensibilità e completezza.La comprensibilità in generale è buona. Tuttavia, in relazione alla Lex USA (e non solo) si evidenziano anche pro-blematiche di una certa importanza, sia in merito alle scarse spiegazioni dei livelli istituzionali nei quali si svolge il dibattito e delle procedure decisio-nali, sia sulla definizione chiara della materia in discussione. In particolare, spesso i corrispondenti tralasciano di precisare a che livello si svolgano i lavori parlamentari (ad esempio poca chiarezza nella distinzione tra proposte del Consiglio federale e dibattiti del Legislativo, tra lavori commissionali e

1. Con quale profondità e spessore sono trattati i temi cruciali.La sessione oggetto di monitoraggio ha avuto un carattere particolare, in quanto a monopolizzare i lavori delle Camere (e l’interesse generale) è stato il dibattito riguardante la cosiddetta Lex USA che, con i corollari della questione Snowden-attività CIA in Svizzera e del rapporto Aymo Brunetti (scambio automatico di informazioni), ha fatto la parte del leone nei servizi di cronaca e di approfondimento. La copertura della sessione estiva si è risolta (e questo vale per le tre reti televisive) per due terzi nell’esame di questo argomento, pur certamente centrale.Ampia comunque la gamma dei temi di cui i TG hanno dato conto anche se alcuni, quali gli investimenti per le infrastrutture ferroviarie e la moratoria sull’apertura di nuovi studi medici, sono stati un po’ schiacciati dal peso della Lex USA; avrebbero meritato un approfondimento, in particolare evidenziando gli effetti delle decisioni a livello regionale. La revisione dell’AI,

dibattiti nel plenum, tra voti di entrata in materia e decisioni nel merito). È opportuno essere più rigorosi e chiari, senza pedanteria. La questione si nota chiaramente nelle edizioni del 12.06.13 dove non si è distinto con chiarezza tra dibattiti di entrata in materia e discus-sioni di merito, tra lavori commissionali e discussioni nel plenum della Camera; lo stesso giorno non si sono sottoline-ate, e comunque non sufficientemente, le modifiche di sostanza che il Consiglio degli Stati aveva apportato al testo della Lex USA prima di approvarla, in parti-colare a tutela di impiegati e di terzi.Da segnalare, per chiarezza, un servizio di contesto della RTS il 06.06.13 sulla Lex USA e, sempre sulla RTS, una migliore spiegazione del tema delle

una questione ricorrente; si ha l’impres-sione che non vi sia sempre una comprensione esatta delle tematiche (in particolare di quelle ad alto tasso di tecnicità), o almeno che non vi sia una chiara coscienza di questa comprensio-ne, ciò che porta ad accumulare fatti e punti di vista, tentando così di sostituire una non chiara lettura dell’evento con un affastellarsi di input che non sempre aiutano. Bisogna rendersi conto che, per informare al meglio una platea distratta e con un fisiologico basso tasso di attenzione, occorre procedere “per via di levare” e che la comprensione del pubblico si nutre di concetti chiari, di spiegazioni brevi e del coraggio di adottare una chiave di lettura, anche a costo di lasciare per strada qualche aspetto secondario. Occorre però capire quale aspetto è fondamentale e quale è invece, appunto, secondario. Dall’inizio della sessione sulla Lex USA (e anche il mercoledì precedente, 29.05.13, quando la proposta del Consiglio federale è stata presentata) nei TG della RSI è mancata una formu-lazione chiara di che cosa fosse «la proposta di legge urgente per consenti-re alle banche svizzere sotto inchiesta negli Stati Uniti di trasmettere al fisco americano dati coperti dal segreto bancario». Nel corso delle numerose corrispondenze e servizi da Berna che hanno seguito passo passo il va e vieni fra commissioni, sedute dei gruppi parlamentari, votazioni nelle due Camere si è parlato di: accordo fiscale, conflitto fiscale, Lex America, Lex USA, intesa affinché le banche svizzere collaborino con il fisco americano. Non si è mai descritta la legge speciale, la quale aveva contenuti e articolazioni molto chiari e brevi e facilmente presentabili. Una contestualizzazione è stata fatta solo nella seconda settimana di sessione, nel TG del 12.06.13, riprendendo un servizio RTS.

3. Equilibrio fra l’interesse nazionale e le ripercussioni regionali.Nel caso specifico, la RSI non ha affrontato le ripercussioni regionali della Lex USA. La SRF ha intervistato le banche cantonali (ZH e BS) potenzial-mente coinvolte nel contenzioso USA e la RTS (11.06.13) ha dedicato un’ampia e bella pagina alla questione delle banche cantonali con una lunga intervista a Pelli; ci si sarebbe atteso un analogo interesse da parte della RSI, visto il peso e il ruolo del settore bancario nel cantone Ticino. Oltretutto Pelli è presidente di BancaStato; occasione mancata di avere un parla-mentare ticinese cognito, con idee forti sul tema (addirittura in contrasto con quelle delle banche cantonali).Sia sulla moratoria per l’apertura di nuovi studi medici sia sull’aumento del credito per le infrastrutture ferroviarie alcune informazioni, ma anche spiega-zioni sulle scarse ricadute per il Ticino degli investimenti per le ferrovie, sarebbero state benvenute.Incomprensibile l’assenza di reazioni dalla Svizzera italiana sul rapporto SECO sugli effetti della libera circolazio-ne; anche se c’era stata una copertura nel Quotidiano; data l’importanza del tema, nel TG una ribattuta ci stava.

4. Quale valore si aggiudicano le altre regioni linguistiche e qual è il valore aggiunto nella scelta dei parlamentari intervistati?L’argomento centrale della sessione aveva una chiara valenza federale (anche se con potenziali ripercussioni cantonali), ciò che ha posto in subordi-ne il riferimento non solo alla propria regione linguistica, ma anche - e a fortiori - alle altre.Pelli, Rusconi, Carobbio e Pantani sono stati i parlamentari ticinesi intervistati, scelte pertinenti con le tematiche; per contro, nessun grigionese ha avuto

MONITORAGGIO DELLA COPERTURA DELLA SESSIONE ESTIVA DELLE CAMERE FEDERALI 3 - 21 GIUGNO 2013

TELEGIORNALE ORE 20.00

Notizie dagli organi edal Consiglio del pubblico

P E R . C O R S I C O M U N I I S T I T U Z I O N A L I

In occasione degli ultimi lavori parlamentari prima della pausa estiva 2013, il Consiglio del pubblico ha esaminato servizi e corrispondenze da Palazzo federa-le. Sono emerse le osservazioni presentate nel rapporto che potete leggere in queste pagine, discusse anche nella seduta del 13 agosto con il direttore RSI Dino Balestra e con il responsabile dell’informazione Maurizio Canetta. Ecco le emissioni prese in considerazione dal monitoraggio del Consiglio del pubblico: RSI TG principale ore 20.00 e RG ore 12.30 (con alcune osservazioni su RTS Le 19h30 e SRF Tagesschau).

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sono stati trattati unicamente nelle emissioni mattutine o serali.

3. Qualità e comprensibilità.Sia i testi sia i commenti possono certamente essere considerati di buon livello e comprensibili da tutto il pubblico. Apprezzabile è pure l’imposta-zione basata sulla conversazione tra il conduttore in studio e il corrisponden-te da Berna.

4. Rapporto tra interesse nazionale e regionale.I temi regionali non hanno avuto un’attenzione particolare nelle crona-che “federali” della sessione. Lo si sarebbe potuto fare semmai su altri argomenti, ad esempio sul no del Consiglio degli Stati al divieto di velare il volto, tema anche di una votazione cantonale. Il poco spazio riservato alle tematiche diverse dalla Lex USA non lo ha comunque consentito. Del resto, è forse un bene non confondere i piani - federale o cantonale - su cui i dibattiti avvengono. L’unico argomento nel quale è stato fatto un riferimento regionale è stato quello dell’acquisto degli aerei Gripen, per il quale sembra che in contropartita l’industria svizzera - tra cui alcune fabbriche ticinesi - potranno fornire loro prodotti alla Svezia.

5. Parlamentari intervistati.Contrariamente ad altre occasioni, i parlamentari intervistati sono stati scelti in funzione del loro ruolo specifico nell’ambito dei temi trattati, senza riguardo particolare per la lingua. Ad esempio, Filippo Lombardi è stato intervistato in quanto presidente del Consiglio degli Stati, non in quanto rappresentante ticinese. Si tratta di un cambiamento apprezzabile, rispetto al “Ticino-centrismo” o alla ricerca disperata di qualche deputato confede-

2. Gamma degli argomenti.La gamma dei temi trattati nelle cronache parlamentari non è stata invero molto ampia. Il tema della Lex USA è stato in effetti talmente domi-nante da relegare in secondo piano tutti gli altri, compreso quello dello “scambio automatico di informazioni” (peraltro collegato anch’esso al settore bancario e con implicazioni fiscali), come pure la questione del marchio “Swiss Made”, la moratoria sugli studi medici, il controllo dei medicinali (e altre questioni legate al tema della salute), la revisione dell’AI, il conflitto con la Germania sull’aeroporto di Kloten, il rifiuto del divieto di velare il volto ecc. In qualche caso, questi temi,

1. Temi trattati.Il tema della Lex USA è stato la “notizia regina” di tutti i radiogiornali. Le corrispondenze hanno seguito puntual-mente lo svolgimento dei dibattiti e dell’andirivieni della proposta di legge fra le due Camere, le commissioni e i vari gruppi parlamentari.L’informazione sul tema è stata insom-ma puntuale e precisa. L’unica pecca è stata la mancata sottolineatura delle cause delle divergenze. Fa comunque eccezione il breve ma efficace riassunto delle vicenda presentato da Johnny Canonica nell’edizione del 12 giugno.

l’occasione di esprimersi (ad eccezione di Eveline Widmer-Schlumpf). Trovare un giusto equilibrio fra chi scegliere per parlare su di un determinato tema non è sempre facile; s’impone una valutazio-ne quindi fra competenza tematica, competenza linguistica e rappresentati-vità regionale. Nel corso di questa sessione questo equilibrio è stato globalmente trovato. Da evitare comunque di prendere dei parlamenta-ri unicamente perché parlano un po’ di italiano; inoltre, i deputati che vengono intervistati perché competenti nella materia specifica dovrebbero essere fatti parlare nella loro lingua madre piuttosto che in un italiano stentato (in questo senso, un caso scolastico di come non si dovrebbe fare è l’intervista della RTS a Eveline Widmer-Schlumpf sulla Lex USA - RTS, 11.06.13 -, dove la consigliera federale è apparsa molto esitante; un’esitazione causata dalla poca padronanza della lingua francese, ma che è apparsa come attinente al merito della questione). Sui TG RTS e SRF si è largamente privilegiata la reazione di deputati cogniti della lingua (fossero essi “poli-glotti” o provenienti dalla regione linguistica in questione), ma comunque non si è avuta l’impressione che gli intervistati fossero stati scelti per motivi diversi dalla loro specifica competenza o dal ruolo (capigruppo, presidenti di partito) che essi ricoprono.

5. Rilevanza per la quotidianità dei telespettatori?In questo caso, la scelta degli argomenti dipende dall’agenda dei dibattiti. Specificatamente sulla Lex USA, si sarebbe forse potuto fare capire meglio l’impatto della questione, e del conten-zioso in generale con gli USA, sull’attivi-tà bancaria e finanziaria svizzera; ad esempio chiarendo il tipo di sanzioni che gli USA possono imporre alle

banche e il ruolo del dollaro per l’attività bancaria e finanziaria svizzera.

6. Conflitto o scandalo quale criterio di scelta.Considerato l’aspetto particolarmente tecnico del tema principale, tutti i TG (ma in particolare quelli della RTS e della SRF) hanno tentato di ravvivare la questione, insistendo sulle discussioni di corridoio, gli interessi contrapposti, il ruolo delle lobby e degli interessi cantonali che portavano deputati a scostarsi dalla disciplina di partito. Come spesso accade, i corrispondenti SRF fanno qualche sforzo di troppo per essere spiritosi; lo sforzo si nota e il risultato è dubbio, comunque non serve. Il tono sbarazzino di RTS disturba invece meno, trattandosi di un marchio di fabbrica del TG della RTS; se vogliono essere spiritosi, ci riescono.

7. Tipologie giornalistiche e supporti grafici.Nello specifico si è dato fondo a tutte le tipologie giornalistiche, con percepi-bile attenzione e interesse a proporre al pubblico, pure nel caso di temi un poco ostici (o forse proprio per quello), un’offerta variata anche dal punto di vista linguistico (nel senso di linguaggio visivo).

8. Annotazioni su forma e qualità.Nei TG RTS/SRF viene maggiormente demandato al presentatore il compito di fornire le articolazioni essenziali della notizia. Nel TG RSI tutto o quasi viene demandato al servizio. Occorrerebbe sviluppare maggiormente (ma senza esagerare) la componente live e soprat-tutto dare in quella sede la notizia principale; il peso delle immagini rischia di deviare l’attenzione su questi elementi e la voce off sulle immagini non catalizza sufficientemente l’atten-zione del pubblico.

RADIOGIORNALE ORE 12.30

rato che sappia esprimersi più o meno bene in italiano, cui si assiste spesso in altre occasioni.

6. Conflitti o scandali come criterio di scelta?Si è caduti qua e là nell’errore di non distinguere a sufficienza fra “interessi svizzeri” e interessi del mondo bancario, né fra quelli delle banche (tante o poche, comunque in numero limitato) messe sotto accusa negli USA e quelli della piazza finanziaria elvetica.

7. Tipologie giornalistiche.A prevalere sono state le cronache (talvolta introdotte da un breve dialogo fra il conduttore in studio e il corri-spondente da Berna) e le interviste, che generalmente facevano seguito alle cronache stesse e al suono originale di qualche stralcio del dibattito parlamen-tare, nel corso del quale l’intervistato di turno aveva espresso il suo punto di vista. Rari gli approfondimenti sulle cause del contenzioso USA-banche svizzere. Va comunque detto che la questione era già stata trattata a più riprese in precedenza e anche nell’ambito di altre trasmissioni (ad esempio Modem). Sono pure stati pochi i commenti veri e propri. Certo, non tocca ai cronisti dare giudizi; ma sarebbe utile aiutare il pubblico a capire che talune decisioni sono influenzate anche da arrière-pensées che con il tema in discussione hanno poco o nulla a che vedere.

Franco CelioTiziana MonaPaolo SalaGiacomo VivianiMarco Züblin

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incerto, mentre le agenzie battevano bilanci terrificanti, si parlava di 70’000 morti, cadaveri sulle strade, cecchini che sparavano sulla popolazione e via dicendo. Noi avevano alcuni colleghi sul terreno (per la RSI, Aldina Crespi e Tiziana Mona), che però non potevano confermarci queste notizie, in quanto non ne erano testimoni. In redazio-ne arrivavano immagini di cecchini appostati sui tetti che non si vedevano però mai sparare, e di cadaveri, tra cui ricordo una madre con un bebè in braccio, una cosa straziante… In questa occasione ci siamo tutti fatti prendere la mano, nonostante le smentite dei nostri corrispondenti, e poi è emerso che si trattava di una montatura da parte dei rivoltosi, interessati a fare apparire la situazione ben più grave di quel che era, per ottenere il sostegno della comunità internazionale. La mag-gioranza dei media (non solo svizzeri) è così caduta in una trappola che ha insegnato l’importanza di verificare i fatti non una, ma più e più volte, e a dare retta di più a chi è sul terreno. Un’altra esperienza importante l’ho fatta in Qatar, lavorando per la prima volta con dei colleghi arabi, ai tempi dell’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003: mi sono accorta di come questi giornalisti ci conoscessero perfettamen-te - parlavano inglese, francese, italiano, alcuni erano perfino stati a Berna, Zu-rigo o Ginevra - mentre io a malapena sapevo pronunciare i loro nomi. Mi sono resa conto di quanto spesso noi occidentali possiamo soffrire di egocen-trismo e quanto sia essenziale fare uno sforzo per conoscere, per andare verso gli altri.

Negli ultimi anni i media e il mondo dell’informazione sono molto cambia-ti. Come ha vissuto questa evoluzione alla RSI?

La tecnologia ci facilita senz’altro la vita, e di molto. Quando iniziai, a Zurigo avevamo una macchina per scrivere meccanica. Ricordo che mi si inca-stravano sempre le dita tra i tasti ed essendo totalmente incapace di battere

Lei ha percorso un lungo tratto di strada con la radiotelevisione sviz-zera: giornalista e presentatrice del TG - inviata anche in zone “calde” - e corrispondente da Berna. Quali sono le esperienze cui si sente più legata, le più importanti, non solo per la sua carriera ma anche in senso stretta-mente personale?

La maggior parte dei viaggi nelle zone difficili, dove assisti alle grandi tragedie umane, ti insegna a essere felice di quello che hai, a riflettere sul fatto che nella vita non c’è nulla di definitivo o che si possa dare per scontato; il be-nessere e la tranquillità possono sparire da un momento all’altro. L’esperienza che mi ha segnata maggiormente a livello personale è stata probabilmente la crisi dei profughi in Kosovo (1999); io ero al confine con l’Albania e guardavo tutte queste mamme che scappavano con i loro bambini, al freddo e sotto la pioggia - si trattava di famiglie molto numerose con bimbi piccoli -; donne che non avevano niente da mangiare né per sé né per i propri figli. Per anni, guardando mio figlio dormire nel suo letto, con la pancia piena, ho pensato a quanto potessi ritenermi fortunata.Un’esperienza “stravolgente” un po’ per tutti nel mestiere - una lezione che ci ha fatto male ma dalla quale abbiamo imparato molto - è stata la rivoluzio-ne in Romania, nel 1990. Da un lato c’erano Ceasescu e la Securitate che difendevano lo stato totalitario, dall’al-tro il popolo, coloro che cercavano di liberarsi da questo giogo. Per molti giorni il destino del regime è rimasto

CARO TG, GRAZIE!Il mediatore per la RSI Gianpiero Ra-

veglia è stato chiamato recentemente a redigere un rapporto di particolare interesse in relazione a un reclamo riguardante l’ambito delle trasmissioni elettorali, conclusosi con la conciliazione delle parti ma con l’accordo sull’op-portunità di disporre comunque di un parere. Si tratta di un settore delicato in quanto nella valutazione dei diritti e dei doveri sono in gioco questioni generali quali il diritto di accesso al programma, il principio del pluralismo e il rispetto della pluralità, la neutralità e l’equidi-stanza, il principio di oggettività, i quali acquisiscono un peso specifico rilevante nel caso di trasmissioni preelettorali, dove i doveri di diligenza del giornalista paiono accrescersi in modo sensibile.Nel caso in particolare, il reclamante, candidato al Consiglio di Stato nelle ultime elezioni, contesta principalmente due cose, rilevate nell’ambito di una trasmissione di presentazione della lista del suo partito cui partecipavano tutti i candidati per il governo e un rappre-sentante della direzione. Al reclamante sono state poste rispetto agli altri partecipanti (compreso il rappresentan-te della direzione) un numero inferiore di domande, ritenute «oltretutto non connesse a una tematica politica di am-pio respiro, di modo che non esigevano una risposta articolata». Al reclamo era allegata una tabella, poi in parte confer-mata dai rilievi del mediatore, secondo la quale gli erano stati concessi solo 3 interventi mentre agli altri candidati e al rappresentante della direzione si concedevano da 4 a 8 interventi, con un tempo totale di parola e quindi di antenna di 170 secondi, contro i 195-345 degli altri partecipanti.La posizione della RSI tendeva in parte a rilevare il carattere generale della tra-smissione, che avrebbe avuto l’intento

di presentare più il partito che i singoli candidati separati, oltre al fatto che in periodi preelettorali questo genere di misurazione dell’antenna deve essere inserita in un contesto più generale: a contare qui dovrebbero essere non solo e non tanto il tempo e le oppor-tunità a disposizione del candidato in un’unica trasmissione, ma anche le partecipazioni ad altre trasmissioni e in sostanza le opportunità offerte ai can-didati di beneficiare di un diritto di spa-zio complessivo. A tutto ciò si aggiun-gerebbe anche la possibilità offerta di opportuni interventi anche quando non si sia direttamente chiamati a risponde-re a una domanda diretta ed esplicita: i microfoni sarebbero, in questo senso, concretamente sempre aperti.Nella sede delle considerazioni, il me-diatore rileva come in casi come questi non si ponga un problema di diritto di accesso al programma, e che il recla-mante può però sollevare la violazione del dovere di oggettività e quella del dovere di pluralità e pluralismo; il tutto deve comunque tenere conto dell’au-tonomia dell’emittente nella concezio-

ne dei suoi programmi. Se da un lato l’emittente deve garantire ai candidati e ai partiti l’accesso alle sue trasmissioni e ai suoi media secondo “criteri oggettivi”, d’altro canto «questo principio non significa che l’emittente debba trattare i partiti e i candidati in maniera assolu-tamente identica». Alcune scelte, come l’ordine d’entrata dei vari partiti in rela-zione al loro peso politico, dovrebbero peraltro essere spiegate esplicitamente al pubblico.Inoltre, per le modalità di organizzazio-ne di queste trasmissioni l’emittente beneficia di un potere di apprezza-mento. Nel caso specifico, concedendo che «la trasmissione qui contestata era sicuramente sbilanciata a sfavore del reclamante», si è ritenuto tra l’altro che le recenti elezioni cantonali delineasse-ro a priori alcuni scontri tra coppie di candidati in particolare all’interno dei partiti, che peraltro sono stati con-fermati dal risultato elettorale che ha visto proprio questi stessi candidati ai vertici delle preferenze espresse dal popolo. Nonostante ciò, il mediatore ha ritenuto di raccomandare alla RSI di prestare maggiore attenzione al tempo di parola e alle domande poste ai sin-goli candidati, «pur senza un’eccessiva rigidità» e informando preventivamente i partecipanti sulla struttura prevista per la trasmissione.

Il mediatore e il supplente mediatore sono nominati dal Consiglio del pubblico CORSI con l’incarico di vagliare i reclami degli utenti all’indirizzo di singoli programmi diffusi e dell’offerta editoriale della RSI. Rimangono in carica 4 anni.

La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse. In questo numero si parla del ricorso inoltrato da un candidato al Consiglio di Stato ospite di una trasmissione preelettorale.La parola al supplente mediatore Stefano Vassere.

PARTECIPAZIONE ATRASMISSIONI ELETTORALI

Paola Ceresetti inizia a collaborare con l’allora TSI nel 1987, da studentes-sa all’Università di Zurigo. Il telegiornale in quegli anni veniva ancora trasmesso dalla città sulla Limmat (il passaggio a Lugano avverrà solo nel 1988). Nel 1990 si laurea in lettere spagnole, italia-ne e russe. Dopo un anno di pratican-tato, nel 1993 diviene redattrice per il TG, posizione che ricoprirà per i dieci anni successivi. Dal 2003 al 2013 sarà corrispondente politica da Berna. Ha lasciato l’azienda radiotelevisiva il 31 agosto 2013, per ricoprire il ruolo di portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri alla missione svizzera presso l’ONU di Ginevra.

La nostra intervista.

Appuntamento con il mondo che ci osserva e che ci parla

C O R S I I N C O N T R ONotizie dagli organiP E R . C O R S I C O M U N I I S T I T U Z I O N A L I

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Berna, di dover spiegare ad altri colleghi come presentare o spiegare una notizia nazionale. Le redazioni tematiche al TG sono state tentate molte volte, ma non è stato possibile portarle avanti a causa del numero ridotto di giornali-sti. Si pensi al fatto che il telegiornale deve coprire un sacco di turni, e quello del presentatore, in particolare, è un ruolo che “mangia” forze in redazione, limitando la disponibilità di un collega magari molto bravo perché già previsto alla conduzione di un’edizione del TG. Per i tedeschi e per i romandi è un’altra storia, loro hanno più collaboratori. Ad ogni modo, l’importante è ricordare che non sei solo, anche quando affronti un argomento che non conosci bene.

Ci dia uno spaccato della vita del corrispondente a Berna.

Berna è un posto di lavoro magnifico, con redazioni trilingue per la TV, quadri-lingue per la radio. Si lavora molto in-sieme, anche se con mentalità, esigenze e approcci diversi; si discute parecchio, si parla apertamente, ci si confronta sulla politica ma anche sui pezzi dei colleghi. Il tutto in modo molto sereno.E poi l’accesso diretto che hanno i giornalisti accreditati a chi la politica federale la fa ogni giorno (un privilegio in Svizzera, inimmaginabile anche solo in Italia o Francia) permette di capire meglio le dinamiche delle prese di decisione. Un vero lusso.

In un rapporto che ha preso in esame la copertura della sessione estiva delle Camere federali alla RSI (2013), il Consiglio del pubblico della CORSI sottolinea l’importanza di spiegare

le tematiche in discussione a Berna “per via di levare”, cioè selezionan-do dall’insieme di dati e di voci le informazioni essenziali per capire le varie questioni in gioco. Questo presuppone un’ottima comprensione degli argomenti stessi da parte del corrispondente, fatto che non viene dato per scontato. Come risponde a questo appunto, sulla base della sua esperienza?

Il corrispondente è pagato per esse-re bene in chiaro, e dal mio punto di vista lo è. Appena arrivi a Berna inizi a “leggere-leggere-leggere”, impari, metti il naso nei dossier - a Berna come a Washington o a Roma -. Certo, il lavoro di volgarizzazione non è sempli-ce, a fronte di tematiche complesse. Al TG il giornalista ha a disposizione solo un minuto e mezzo per riassumerle, e lavorando per il servizio pubblico deve considerare la pluralità delle opinioni, non si possono certo presentare le questioni sotto l’angolo che si predilige. Una cosa che si potrebbe fare di più, e non mi riferisco solo ai pezzi che trattano di politica, è quella di rivalutare il ruolo del giornalista quale veicolo di spiegazione. Fino a una decina di anni or sono, c’erano colleghi di grande esperienza che non esitavano ad affian-care il presentatore per proporre un commento, una “news analysis”, fornire didascalie, un supporto didattico. Que-sto ruolo è oggi coperto dagli esperti, si va a chiamare il professore universi-tario o il politico che si è occupato di un particolare dossier. Secondo me i giornalisti che hanno competenze spe-cifiche o che rientrano da un viaggio, che conoscono bene un paese o una

cultura possono dare di più, e proporsi loro stessi come strumento didattico. Di questa cosa discutono molto anche i colleghi tedeschi, perché negli ultimi anni c’è una sorta di pudore nell’utiliz-zare direttamente le competenze dei giornalisti: facendo intervenire l’esperto si ha l’impressione di essere percepiti come più credibili. Fidiamoci invece dei giornalisti della RSI, che per la maggior parte sono molto preparati.

Un altro rischio in cui può incorrere il corrispondente è quello di parti-re dal presupposto che il pubblico sia sufficientemente al corrente o preparato sulle questioni federali (incluse nozioni di civica). Non è sempre così. Come evitare di cadere in questo errore e, soprattutto, come si può riuscire a rendere interessanti notizie che di per sé possono risultare pedanti o tecniche?

Vengono già fatti grossi sforzi in questo senso, anche se limitati dai pochi mezzi a disposizione della RSI. Il vantaggio è che a Berna si lavora con i colleghi svizzero-tedeschi o romandi, e quindi si può spesso ricorrere al loro mate-riale e alle loro interviste. L’ideale per permettere allo spettatore di capire e sentirsi coinvolto, consiste nel cerca-re una storia che visualizzi il dibattito parlamentare. Se si parla, per esempio, della revisione della legge sull’invalidità e si dice che chi ha una malattia psichi-ca in un determinato caso non riceverà più la rendita, mostrare una persona che si trova in questa situazione, far vedere le difficoltà con cui si confronta, avvicina la problematica al pubblico. Certo, poi si deve anche riferire del

sta deve cioè assumere sempre di più il suo ruolo di mediatore fra l’avvenimen-to e chi lo vuole conoscere e capire.

Il fatto che il TG non abbia redazioni tematiche (gli esteri, il nazionale ecc.) può rendere le cose più complicate per i giornalisti, considerati anche i rit-mi accelerati cui ha appena accennato?

In realtà no, perché ci si può sempre appoggiare agli altri. Fra colleghi, ci si sente e ci si aiuta. Chi ha competenze specifiche, le può condividere con chi deve occuparsi di quel tema partico-lare, anche se, naturalmente, le aspira-zioni personali dei giornalisti vengono nel limite del possibile prese in consi-derazione. Anche a me è successo, a

duplex alle 12, poi scrivere un pezzo per la sera, accompagnato magari da un nuovo duplex…!Anche il modo di informarsi è cambia-to: non si aspetta più il TG delle 20 per sapere che cosa è successo nel mondo, quando si possono leggere in ogni momento i giornali online. Per questo credo che il TG debba dare qualcosa in più della sola notizia, deve fornire spie-gazioni, approfondimenti, avere ospiti. Oggi si chiede molto ai giornalisti, in termini di preparazione, ma fare questo lavoro è sempre appassionante, soprattutto quando vai a scoprire cosa sta dietro la notizia. Il giornalismo di qualità ha un futuro laddove è - e sarà - capace di contestualizzare la massa di notizie che troviamo in rete. Il giornali-

a macchina, per completare un testo mi ci volevano ore; allora si usava la carta carbone -una copia della notizia andava al capo edizione, una al presentatore e una al lettore off- e non potevi sbaglia-re, altrimenti avresti dovuto ricomincia-re tutto daccapo. Uno dei divertimenti più comuni dei colleghi “sperimentati”, come Marco Filippini ed Eros Costan-tini, era quello di lasciarmi arrivare a tre quarti del testo per poi battere un tasto a caso, e obbligarmi a riprendere dall’inizio. Il computer in questo senso ci è stato d’aiuto e oggi noi possiamo comunicare con il mondo intero in un attimo, mentre “ai tempi” riuscire a parlare al telefono con l’inviato in Su-damerica era tutt’altro che facile. Uno svantaggio è che i ritmi di lavoro sono accelerati tantissimo e di conseguenza i tempi di riflessione si sono notevol-mente accorciati. È un peccato, perché spesso hai bisogno di fermati un mo-mento a riflettere su quello che vedi e su quello che ti raccontano le persone. Quando ho iniziato, non esisteva il TG delle 12 e un duplex (corrispondenza in diretta, ndr) o una diretta erano un fatto eccezionale. Se si pensa che oggi un giornalista potrebbe dover fare un

© Servizi del Parlamento 3003 Berna

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to solo in casi di eventi di particolare rilevanza. Il TG degli svizzero-tedeschi è più corto rispetto a quello della RSI, quindi con meno notizie, ma una buona apertura verso l’estero.

Che cosa apprezza particolarmente alla RSI? Continuerà a seguirla?

Con tre ragazzi in casa (mio figlio e i due figli di mio marito), la mia vita privata non mi permette al momento di sedermi in poltrona la sera a guar-dare la TV, ma recupero il TG online la mattina in ufficio. Ai miei ex colleghi più maturi, auguro di tutto cuore di trovare il tempo, la voglia e la volontà di investi-re nella formazione delle nuove leve. Di prepararle alla ricerca e verifica delle informazioni, alla presentazione, alla let-tura. Si tratta di un lavoro sicuramente non facile, soprattutto quando si va di corsa. Il rischio è che i giovani vengano lasciati un po’ a sé stessi. Spero che il TG possa mantenere il capitale di com-petenze di cui dispone e trasmetterlo ai nuovi arrivati.

Dopo la partenza di Paola Ceresetti, a Berna rimangono i seguenti corrispon-denti TV: Saul Toppi, Simona Cereghetti, Fabio Storni.Le voci dalla capitale federale per la radio sono invece di: Johnny Canonica, Mattia Serena e Roberto Chiesa.

Nel complesso, a coprire il territorio svizzero per la RSI sono 11 corrispon-denti TV e 10 corrispondenti radio.

un po’ più comprensivi anche perché hanno una situazione simile, soprattut-to a Ginevra, dove - come noi abbiamo la Lega dei ticinesi – c’è il Movimento dei cittadini ginevrini (MCG), il quale adotta strategie di comunicazione poco diplomatiche che spesso puntano anche sul colpo basso mediatico. Però il capitale di simpatia presso i romandi è molto minore rispetto a quello di cui godiamo presso gli svizzeri tedeschi, forse per il fatto che i romandi stessi sono una minoranza. Insomma, se gli italofoni vogliono ottenere qualcosa a Berna devono puntare sul sostegno de-gli svizzero-tedeschi. Perciò l’immagine che la maggioranza ha di noi è molto importante.

Il suo nuovo ruolo all’ONU implica un’attenzione particolare alle relazioni internazionali. Come valuta la coper-tura degli esteri da parte della RSI, anche rispetto a ciò che propongono rispettivamente la RTR, la DRS e la RTS?

Il TG della RSI ha avuto un grande maestro in Aldo Sofia, molto esigente e attento sugli esteri, onnipresente in redazione, sempre pronto a dirti “leggi questo, leggi quest’altro, chiama questo o quell’altro”, una guida che ha dato un’impronta straordinaria e di grande qualità al telegiornale. E questo è un capitale che resta. Poi sia per impo-stazione sia per scelta editoriale, il TG ha voluto sempre essere un servizio pubblico “svizzero”, con un ordine di news che dalla Svizzera si apre verso gli esteri. I colleghi romandi hanno fatto una scelta che privilegia il nazionale e il locale, mentre l’estero viene tratta-

dibattito parlamentare, soprattutto se si fa servizio pubblico. E’ chiaro che, in questo modo, uno stesso tema porta a dover realizzare due pezzi invece che uno solo, e qui torniamo alla questio-ne delle risorse. A Berna non è un gran problema perché si può contare anche sul lavoro dei colleghi delle altre regioni. Con altri temi è più laborioso, anche se i capi edizione si sentono un paio di volte al giorno per informarsi su che cosa producono gli altri. La RSI utilizza molto materiale filmato dalle altre TV svizzere, e se un potenziale di miglioramento esiste, credo sia legato proprio alla collaborazione con le altre redazioni, non solo per gli italofoni, ma in generale, anche tra germanofoni e romandi.

Secondo lei, la RSI è sufficientemente attenta a ciò che avviene nel resto della Svizzera?

Il TG della RSI è sempre stato molto svizzero, più svizzero di quello prodotto dai colleghi romandi e tedeschi, il più svizzero di tutti. E non è nemmeno un merito, ma è dovuto piuttosto al fatto che la nostra unità aziendale ha meno forze. Spesso i nostri colleghi al di fuori della Svizzera italiana realizzano pezzi molto interessanti anche per la RSI, e da lì si attinge parechio, e forse si potrebbe attingere ancor di più.

E le radiotelevisioni delle altre regioni linguistiche quanto sono aperte alle diverse realtà federali, in particolare a quella della Svizzera italiana?

Gli svizzero-italiani godono di un grande capitale di simpatia presso gli svizzero-tedeschi, che poi però tolle-rano male lo scadimento del dibattito politico, i colpi bassi, le campagne combattute “di pancia” piuttosto che a suon di argomenti e di fatti… Questo non ci fa bene, perché anche nelle questioni e nelle battaglie più serie ne esce un’immagine folcloristica con cui dobbiamo fare i conti. I romandi sono

dall’ignoranza: la diretta e le emozioni possono incidere sulla prestazione. È vero che negli ultimi anni, per rende-re la comunicazione più colloquiale, diretta e spontanea, l’interesse verso la dizione, la scansione, il ritmo è scema-to. Occorre quindi ritrovare il giusto equilibrio.

Non di rado accade che nomi di luogo e di persona, soprattutto se nelle altre lingue nazionali, vengano storpiati o pronunciati “all’inglese”. Queste im-precisioni potrebbero rivelare un’in-sufficiente conoscenza del territorio e della realtà svizzera. Ma i giornalisti non dovrebbero prepararsi prima di andare in onda, e come migliorare in ogni caso la situazione?

FC: Organizziamo corsi di lettura che contemplano esercitazioni e aspetti quali adeguata respirazione, postura, gestualità. I collaboratori ricevono la documentazione relativa alla pronuncia dei toponimi della Svizzera italiana; per divertirci con le parole e riscoprire i misteri e i trabocchetti della nostra lingua, abbiamo messo a disposizio-ne numerose copie della dilettevole grammatica curata da Cesare Marchi Impariamo l’italiano, le lezioni semiserie contenute nell’azzeccato libro di Beppe Severgnini L’italiano e un manuale di linguaggio giornalistico. È importante ridestare interesse, stimolare la curiosi-tà e far leva sulla passione… Ciò non è sufficiente; talvolta si com-mettono errori, non sempre causati

Prendendo spunto dai commenti e dalle critiche depositate nella nostra casella di posta elettronica e rivolte alla programmazione radiotelevisiva, poniamo alcune domande a Maurizio Canetta, responsabile del dipartimento informazione RSI, e a Francesco Co-luccia, responsabile del dipartimento intrattenimento RSI. Sotto la lente in questo incontro: dizione, pronuncia e linguaggio di chi sta davanti a microfoni e telecamere.

Capita di tanto in tanto che il pub-blico ci segnali errori di dizione e di pronuncia (incluse malcelate cadenze regionali) da parte degli animatori e dei giornalisti; un utente invita la RSI a insegnare ai presentatori la giusta respirazione per una lettura corretta e comprensibile dei testi. In che modo la formazione RSI si occupa di questi aspetti, sono previsti corsi appositi?

MC: I giornalisti che vanno al micro-fono e in video seguono formazioni ad hoc, nelle quali vengono forniti gli elementi base (respirazione, attenzione alle pronunce e al ritmo, gestualità). Ci sono poi dei così detti richiami, che servono a correggere vezzi o errori che con il tempo possono incrostarsi. Quelli della lettura e della conduzione sono capitoli molto importanti, perché volto e voce sono parte integrante del messaggio e della comunicazione. Sono cosciente che abbiamo dei limiti e che ci sono delle aree di miglioramento. Proprio quest’anno il dipartimento in-formazione sta conducendo un lavoro a tappeto sui volti e le voci per cercare di garantire uno standard di qualità adeguato.

Tutti possono esprimere un’opinione sui programmi RSI in modo semplice e diretto; basta infatti scrivere un messaggio all’indirizzo [email protected] o collegarsi al sito pubblicorsi.ch e affidare le proprie impressioni a 1’000 battute. Il Consiglio del pubblico esamina i messaggi nel corso delle sue riunioni mensili, alle quali partecipa anche il direttore della Radiotelevisione.

LA QUESTIONE DELLA LINGUA, TRA DIZIONE E PRONUNCIA

Maurizio Canetta, capo dipartimento informazione RSI

Appuntamento con la rubrica dedicata ai messaggi degli ascoltatori e degli spettatori

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toie, queste, che limitano una riflessio-ne approfondita e originale. È il classico caso in cui la forma determina anche la sostanza: la frase fatta alimenta il luogo comune, il luogo comune facilita la diffusione del qualunquismo.

Quanto conta l’atteggiamento verbale di un giornalista (proprietà di linguag-gio ma anche intonazione e pause) nel rendere attrattivo e interessante un programma?

MC: Il giornalista è anche un pro-fessionista della comunicazione e dunque deve porsi il problema del ritmo, dell’effetto della comunicazione non verbale (in video, ovviamente) o paraverbale, perché sappiamo che sono aspetti che hanno un impatto decisivo sulla percezione di ascoltatori e spetta-tori. Provate a dire a una persona “Vie-

delle direttive in tal senso e c’è un monitoraggio della lingua da parte dei responsabili di programma?

MC: Potrei difendermi dicendo che c’è una responsabilità della scuola, che ha ridotto molto l’attenzione su questi aspetti, ma sarebbe troppo facile e anche ingiusto. Le frasi fatte, le espressioni alla moda sono la tomba del giornalismo e della lingua italiana. Anche qui conta l’attenzione puntuale, la verifica, l’intervento. Non credo si tratti di emanare direttive, la casistica è troppo ampia e sfugge alla sistematiz-zazione. Bisogna lavorare sull’esempio e sull’analisi. Stiamo ad esempio condu-cendo un’analisi linguistica e formale sulle Cronache della Svizzera Italiana, cercando proprio di identificare gli usi lessicali impropri, l’abuso di frasi fatte, lo stile troppo burocratico di alcuni testi. I risultati serviranno a tutte le redazio-ni per ragionare e riflettere su questi aspetti, che possono sembrare formali, ma sono invece di sostanza. Per citare un paio di esempi concreti, poche settimane or sono ho spedito una nota a tutte le redattrici e i redattori sull’uso improprio di comminare (che non vuol dire infliggere, ma minacciare una pena) e ho discusso con un conduttore la confusione che a volte facciamo fra tas-se e imposte, segnalazione arrivata, tra l’altro, dal Consiglio del pubblico. Sono forse gocce nel mare, ma l’attenzione su questi temi è certamente presente.

FC: Difficile regolamentare un capitolo così complesso e articolato. I condut-tori e i redattori, di solito, seguono le indicazioni che figurano nei Vademecum delle reti (di seguito qualche esempio) e nelle Linee editoriali delle trasmis-sioni che contraddistinguono i nostri palinsesti. Le numerose analisi d’ascolto comprendono ovviamente anche il monitoraggio della lingua italiana. In questo periodo stiamo sensibilizzando i collaboratori invitandoli a evitare luoghi comuni e formule stereotipate, scorcia-

MC: La preparazione è fondamentale e ogni lettura va provata e verificata. A volte i tempi di produzione sono molto stretti e capita anche ai più esperti di inciampare in una pronuncia, in un accento sbagliato. Non dovreb-be evidentemente succedere, perché l’errore di questa natura è percepito dal pubblico come trascuratezza o superficialità. Quanto ai nomi delle lo-calità o di persona, è un mare magnum abbastanza complicato. Naturalmente si può perdonare l’errore su una località della Polonia o dell’Uzbekistan, molto meno giustificabile la scivolata su nomi o località regionali o nazionali. A volte è anche una questione di concentra-zione, che va comunque trovata in ogni situazione. Le pronunce all’inglese sono figlie del nostro tempo e gli esempi sono molti, a partire da “media” che spesso e volentieri diventa “midia”. Ve-rifica e interventi puntuali (che avven-gono) sono l’unica ricetta per ridurre gli errori.

FC: Il capitolo della preparazione è disciplinato dai turni di lavoro ed è codificato nei prontuari distribuiti a tutti i collaboratori. Bisogna considerare che il rapporto con il tempo nel corso degli ultimi anni è mutato; i redattori e i conduttori sono sollecitati da un nume-ro crescente di fonti e vettori; l’opera di selezione e il processo decisionale, in una realtà sempre più complessa e sfaccettata, richiedono un maggior im-pegno. Può capitare di sentire qualche approssimazione, ma eviterei di gene-ralizzare. Le statistiche confermano che negli ultimi due anni l’attenzione verso la realtà nazionale è aumentata. Non dobbiamo comunque dimenticare che “la miglior improvvisazione è quella preparata”.

Uso improprio dei termini, espressio-ni e luoghi comuni, frasi fatte, abuso di superlativi, vezzeggiativi o anglici-smi sono altri difetti di forma che al pubblico non sfuggono. La RSI emana

- L’interazione con gli ascoltatori è una risorsa importante ma difficile da gestire. Deve essere empatica ma al contempo deve evitare di cadere nell’eccesso di familiarità. - Evitate anche “i cari, carissimi ascolta-tori”. Non sono i nostri amici, i nostri parenti. - Non ci si parla addosso.- Non si sconfina nel private-joke e nell’autocelebrazione.- Non si tenta la battuta a tutti i costi.- Non si sconfina nel turpiloquio e non si raccontano volgarità.- Nei “doppi” è necessario evitare le sovrapposizione di voci.

Quali possono essere le differenze e quali le affinità espressive fra chi pre-senta programmi d’informazione e chi si occupa di intrattenimento, cultura, sport…?

MC: Ci sono delle regole che valgono per tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive, l’ABC del mestiere. Riguar-dano il modo di porsi mai sguaiato, la correttezza professionale e linguistica, la ricerca di una comunicazione calda ed empatica. Ogni genere necessita però di caratteristiche particolari. È ovvio, ad esempio, che il ritmo e il tono devo-no essere diversi tra informazione e intrattenimento. Il linguaggio è necessa-riamente più formale nell’informazione e più sciolto nell’intrattenimento, più settoriale nello sport o nella musica (dove il pubblico è tendenzialmente più disposto ad accettarlo e capirlo). Il pubblico deve poter distinguere i generi, anche se in qualche settore la tendenza alla mescolanza (infotainment, ad esempio) si sta affermando. Resta comunque essenziale essere molto in chiaro su quale rete si sta lavorando e a quale pubblico (o pubblici) ci si sta rivolgendo.

FC: Il tema del linguaggio, per chi opera nel mondo della comunicazione, risulta fondamentale. Il punto di partenza è

FC: È facile rispondere a questa richiesta, estrapolando da uno dei tanti Vademecum (ho scelto quello di Rete Uno), alcune raccomandazioni rivolte agli animatori e ai redattori.Prima di aprire il microfono dobbiamo chiederci: “Che cosa sto per dire, quali parole utilizzerò, a chi mi sto rivolgen-do?”. - La lingua che si usa in radio è un equilibrato mix tra scritto e parlato. In ogni caso la lingua deve essere corretta. È sempre opportuno, in caso di dubbi, consultare un buon vocabolario (sul web c’è l’imbarazzo della scelta), per rendere il nostro lessico più variato, colorato e ricco. Cerchiamo di usare un buon numero di sinonimi ed evitia-mo, quando è possibile, di impiegare inglesismi inutili: spesso la gente non li capisce e magari noi li pronunciamo male. La preparazione di un testo, che sarà raccontato agli ascoltatori, ci permette di non cadere in errori più o meno comuni, involontari, commessi magari per distrazione. - Le frasi che compongono gli interven-ti dell’animatore devono essere brevi e coordinate fra loro: evitate, ogni volta che potete, le subordinate, che rendo-no il discorso tortuoso e inadatto alla memorizzazione. Usate spesso il punto. - Attenzione all’uso degli aggettivi: ce ne sono di abusati che inducono noia e non colorano più il sostantivo a cui si riferiscono: carino, delizioso, mitico, stupefacente, favoloso ecc. - Evitare i luoghi comuni, le espressioni parassite, le verbosità eccitate, languide o inconsistenti. - Nelle fasce di intrattenimento musicale, il parlato deve distinguersi per brevità, contenuto e variazione di argomenti e ritmo. - Il rispetto della personalità dell’ascol-tatore è un principio fondamentale. Vanno evitati tanto la derisione quanto l’esposizione al cosiddetto “effetto berlina”. L’ascoltatore merita rispetto, semplice ascoltatore o interlocutore che sia.

ni avanti” e a dire con il corpo e con le mani “vattene”: il linguaggio non verbale sarà quello percepito di più. Anche in questo caso ci sono corsi e momenti di formazione. Detto questo, bisogna anche dire che la misura è essenziale, un atteggiamento troppo impostato o addirittura attoriale va evitato, la spontaneità è un fattore-chiave nella conquista della fiducia del pubblico.

FC: La lingua e il linguaggio figurano fra gli arnesi del mestiere che, con altri strumenti, ci permettono di costruire una drammaturgia degna del servizio pubblico: l’obiettivo non è certo quello di tediare o irritare gli spettatori. È importante comunicare con chiarezza, correttezza e precisione senza esclude-re una parte del pubblico: l’esibizione narcisistica attraverso un linguaggio for-bito non dovrebbe contagiare chi opera in un mezzo di comunicazione di massa.Lo stile del giornalista permette alla trasmissione di profilarsi nell’affollato panorama mediatico. Per gli animatori e i conduttori è un elemento che carat-terizza il format e la rete. Non sottova-luterei aspetti quali l’espressività e l’em-patia! La comunicazione non si riduce all’asettica trasmissione di informazioni (questo tema può essere approfondi-to leggendo il libro scritto da Danilo Dolci Dal trasmettere al comunicare): è un processo che comprende anche la sfera emotiva.

Davanti al microfono e alla telecame-ra: si fa/dice e non si fa/dice…

MC: La casistica è troppo vasta per essere illustrata in un articolo. A mio parere valgono sempre il rispetto per chi ascolta o guarda, il rigore della preparazione, l’attenzione massima alla forma, la preoccupazione di essere chiari, la coscienza dell’importanza del compito che svolgiamo, ma anche la consapevolezza che facciamo un bellis-simo mestiere e per molti versi siamo dei privilegiati.

Francesco Coluccia, capo dipartimento intrattenimento RSI

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La RSI si impegna con regolarità a curare un uso appropriato della lingua italiana in tutti i suoi aspetti: la questio-ne è spesso al centro degli incontri fra giornalisti e animatori radiotelevisivi.A titolo di esempio, alla riunione degli animatori di Rete Uno del 21 agosto 2013 è stato invitato Giorgio Passera, uno dei responsabili della trasmissione dedicata al buon italiano Il grillo. In tale occasione sono stati toccati temi quali il linguaggio radiofonico (che risponde a regole diverse rispetto alla forma scritta), la preparazione degli interventi parlati, l’uso del condizionale, l’abusata forma “piuttosto che”, l’utilizzo di termi-ni come “quest’oggi”, “evidente” ecc. Un’approfondita riflessione e discussio-ne sul linguaggio è stata al centro anche di un recente incontro degli animatori di Rete Tre, che si sono detti ben con-sapevoli dell’importanza di tornare con regolarità e frequenza su quello che per la radio è lo strumento di comu-nicazione per eccellenza, una materia “viva”, che cambia giorno dopo giorno, da maneggiare con cura, attenzione e, possibilmente, con piacere e passione. Sul tappeto i “tic” verbali (modi di dire, espressioni, termini utilizzati spesso senza rendersi conto e che rischiano di sviare l’attenzione dell’ascoltatore), i temibili luoghi comuni, l’utilizzo ragiona-to e moderato di avverbi e aggettivi e in particolare dei superlativi. Da segnalare infine che una nota ag-giuntiva sulla lingua italiana sarà inserita nel Vademecum di Rete Uno autunno 2013.

partendo però da casi concreti. Non possiamo nascondere che durante recenti colloqui di assunzione abbiamo constato che l’italiano parlato da molti giovani (aspiranti animatori e redattori con un buon grado d’istruzione!) risulta povero, scarno e talvolta stentato. Uno stimolo per la RSI a dare il buon esempio, senza sottovalutare che la lingua è materia viva e in rapida evolu-zione (o involuzione), specialmente in una realtà “globalizzata”, multimediale e interattiva dove prosperano acronimi, abbreviazioni e neologismi.

l’uso corretto e appropriato della lingua italiana che va declinata nei contesti che conosciamo: da Zerovero al TG, da Millevoci a Frontaliers. È chiaro che dob-biamo adottare una modalità comuni-cativa che tenga conto del target, dello spirito della trasmissione e del vettore. La coerenza di registri è d’obbligo.

In sintesi, come valutate la situazione alla RSI?

MC: Buona con possibilità di miglio-ramento, tenendo anche conto che il bacino al quale attingiamo è per forza di cose ristretto.

FC: In tutta sincerità, il quadro mi sembra buono, con picchi d’eccellenza e qualche caduta, soprattutto di stile. Dai monitoraggi emergono pochi errori marchiani. Le sporadiche (ma legittime!) critiche giunte in redazio-ne non dovrebbero alimentare quei luoghi comuni secondo cui si presta poca attenzione alla preparazione, ma dovrebbero spronarci a migliorare,

Notizie dagli organiP E R . C O R S I C O M U N I I S T I T U Z I O N A L I

I membri presenti alla seduta sono stati informati sulla procedura di selezione e nomina del nuovo direttore RSI, e han-no accettato le domande di adesione di 47 nuovi soci, che portano a quasi 60 il numero complessivo delle richieste di affiliazione alla Società cooperativa per i primi otto mesi del 2013. Un risultato incoraggiante.

Durante i lavori ha preso la parola anche Tiziana Mona, che in qualità di presidente, ha illustrato alcuni aspetti dell’attività 2013 del Consiglio del pubblico.

Il CR si compone di 25 membri. Si riuni-sce in media 2 volte l’anno, e costituisce al suo interno 3 gruppi di lavoro che si occupano rispettivamente dei progetti di serate pubbliche, dell’analisti dei con-cetti di programma e dell’esame della qualità dei programmi.

Nel tardo pomeriggio di giovedì 5 settembre, il Consiglio regionale si è riunito allo Studio 2 a Besso per discutere e approvare i rapporti finali dei suoi 3 gruppi di lavoro. Fra l’altro, è stata presentata la nuova impostazione delle serate CORSI 2014, che porrà al centro dell’attenzione l’informazione nel servizio pubblico e nell’era delle nuove tecnologie.

IL CONSIGLIO REGIONALE

La seduta estiva del Consiglio del pub-blico, che tradizionalmente si svolge al di fuori della sede RSI di Lugano-Besso, si è tenuta quest’anno nella cornice del Festival internazionale del film di Lo-carno, dove, al termine dei lavori, alcuni suoi membri hanno assistito in Piazza Grande alla proiezione del film L’espe-rienza Blocher di Jean-Stéphane Bron.

Nel corso della riunione pomeridiana, oltre ad approvare il rapporto sulla co-pertura dei lavori della sessione estiva delle Camere federali (presentato in dettaglio alle pagine 2-5), il CP ha di-scusso con la direzione e i responsabili dei dipartimenti RSI i risultati di un’ana-lisi di alcuni programmi radiotelevisivi condotta in parallelo con l’Azienda.

IL CONSIGLIO DEL PUBBLICO

Sono state inoltre presentate le novità dei palinsesti RSI 2013-2014 e sono stati costituiti nuovi gruppi di lavoro che si chineranno nelle prossime setti-mane su alcune trasmissioni RSI.

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Lo streaming in diretta di avvenimenti sportivi, di attualità, cultura e intratteni-mento sarà una delle caratteristiche del sito RSI, dopo la modifica dell’ordinanza federale, che dà alla SRG SSR più mar-gine d’azione in questo campo.L’online della RSI prepara le maggiori innovazioni in novembre e gennaio: da novembre infatti ci saranno una home-page rinnovata e una nuova struttura del sito, basate sui motori di successo dell’informazione, dello sport e della meteo. Da gennaio, invece, andrà online tvsvizzera.it, proposta di contenuti svizzeri e svizzero italiani per il pubblico italiano, un po’ quello che offrono 3Sat e TV5 in francese e tedesco, ma adatta-to alle esigenze del futuro digitale.

Il Quotidiano propone il sabato Turné (scritto così, come il titolo del film di Salvatores), un inserto di attualità cul-turale, erede di Festa mobile, che tratta tutti i generi della cultura che anima il territorio e la cui presentazione, affida-ta a Damiano Realini, sarà itinerante.Tornano le grandi serie televisive con le nuove stagioni di Homeland, The Men-talist e Castle, mentre debutta Chicago Fire, serie dedicata ai pompieri.Un anniversario importante (i 50 anni dall’assassinio di Kennedy) sarà trattato in un numero monografico di Falò il 21 novembre.Cambio della guardia per il quiz che in-troduce la prima serata: Fabrizio Casati è dal 2 settembre il mazziere di Black Jack, mentre Il rompiscatole, in onda dopo il Quotidiano, è affidato al giovane Federico Soldati.A proposito di volti nuovi, Mirko Bor-doli ha preso il posto della neo-mam-ma Silvia Spiga nella terza edizione di Linea rossa. Il talk che dà voce ai giovani, nelle puntate del 17 e 24 novembre ci darà appuntamento nella sala del Consiglio degli Stati di Berna, per un confronto aperto e diretto con ragazze e ragazzi provenienti da tutta la Svizze-ra su temi quali la multiculturalità e la vocazione umanitaria del nostro Paese.Ha poi esordito sulle note di Paganini (la domenica mattina alle 10.30) la giovane Giada Marsadri. Lo sport indica la via della multime-dialità prossima ventura e il lunedì alle 20.30 propone Ventidisport, condotto da Niccolò Casolini, un programma sul filo dell’attualità con ospiti e interazione del pubblico, trasmesso anche in radio e in streaming su rsi.ch.

I programmi della RSI hanno il vento in poppa e gli ascolti televisivi e radiofonici dei primi nove mesi dell’anno lo testimoniano. Squadra che vince, comunque, si cambia (almeno in parte), perché viviamo tempi di rivolgimenti tumultuosi nelle abitudini del pubblico e la pura conservazione non è sufficiente.Vediamo dunque alcune delle “new entry”, non tralasciando certo il web.

CHE C’È DI NUOVO?

Gli SvizzeriCi sono momenti del palinsesto che rompono la logica della regolarità degli appuntamenti, che rappresenta la base per la creazione dello scheletro di uno schema di programmi. È necessario a volte sorprendere il pubblico, creare av-venimenti unici o cicli di trasmissioni che facciano alzare le antenne dell’attenzio-ne. L’operazione nazionale Gli Svizzeri ha proprio queste caratteristiche.Gettare uno sguardo al proprio pas-sato per comprendere e conoscere il proprio futuro. La SRG SSR cercherà di affrontare questa ambiziosa sfida de-dicando tutto il mese di novembre alla Svizzera e agli Svizzeri con un’operazio-ne nazionale e regionale che coinvol-gerà la televisione, la radio e il web.Die Schweizer, Les Suisses, Gli Svizzeri, Ils Svizzers sarà, quindi, per la SRG SSR un’occasione ulteriore per adempiere al proprio mandato di servizio pubbli-co, recuperando, affrontando e discu-

si potranno confrontare le proprie ri-sposte con quelle di personaggi famosi della Svizzera di oggi e di ieri. La RSI intende dare un contributo forte all’operazione, realizzando programmi e momenti ad hoc o trattando il tema in quelli già esistenti: serate speciali e dibattiti informativi in televisione, film svizzeri, approfondimenti alla radio e tanto altro ancora. L’operazione Gli Svizzeri coinvolge tutti i dipartimenti di programma. La coordi-nazione dell’offerta è affidata a Enrico Lombardi, mentre Maurizio Canetta è il delegato RSI nel gruppo di concerta-zione nazionale.

Per una RSI sempre più… parte del tuo mondo!

Milena Follettiresponsabile dipartimento palinsesti e immagine RSI

tendo, insieme al pubblico e attraverso momenti di informazione, svago, dibat-tito e discussione, temi come quello dell’identità, dei valori, delle tradizioni, della cultura. Al centro dell’intero progetto ci sono quattro docufiction sulla storia della Svizzera e su sei personalità che pos-sono dirsi straordinarie non tanto per le vicende biografiche, ma soprattutto per l’influsso che hanno esercitato sugli eventi storici: Werner Stauffacher, Hans Waldmann, Nicolao della Flüe, accom-pagneranno il pubblico attraverso il XIV e il XV secolo, con la nascita della Confederazione; Guillaume-Henry Du-four, Alfred Escher e Stefano Franscini saranno guida per l’800, segnato dalla formazione della Svizzera moderna.L’offerta nazionale non si ferma qui. La SRG SSR, infatti, intende trattare il tema nei vari programmi di informazione, culturali, di intrattenimento e sportivi. Un’attenzione particolare sarà rivolta ai bambini. Helveticus, una serie animata di 26 puntate, darà loro la possibilità di avvicinarsi in modo semplice alla storia della Svizzera. Dal 4 all’8 novembre, sulle prime reti radiofoniche nazionali andrà poi in onda l’operazione 2 famiglie, 1 Svizzera: quattro famiglie, provenienti da ciascuna regione linguistica, si scambieranno casa e quotidianità. Un esperimento nuovo nel suo genere, nel quale verranno messe in gioco uguaglianze e differenze tra le varie culture e tradizioni svizzere. E sull’online l’opinione pubblica sarà chiamata a esprimersi sulla Svizzera, sui suoi valori e sul suo futuro, attraverso l’applicazione “Svizzera da cliccare”: compilando un questionario digitale,

Informazione, sport, cultura, intrattenimento…: un viaggio per scoprire che cosa ci proporrà nei prossimi mesi la RSI

C O R S I D I E T R O L E Q U I N T E

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mente ci sono degli italofoni ai vertici di UBS, università svizzere e sindacati. E Dino Balestra ha aggiunto che da un sondaggio è emerso che una buona fetta dell’audience radiofonica è regi-strata proprio nella Svizzera interna.In concreto, che cosa fare per togliere l’italiano dalla marginalità?«Insistere nel parlare i nostri idiomi», ha suggerito Silva Semadeni, consigliera nazionale poschiavina che si esprime anche in romancio. «Le maggioranze apprezzano e condividono la nostra fedeltà alle radici linguistiche». E il di-rettore generale della SRG SSR Roger de Weck ha indicato una soluzione nelle cosiddette “finestre” televisive, ossia nell’introduzione di spazi dedicati alle minoranze linguistiche, con servizi sottotitolati per renderli comprensibili a tutti. Una proficua contaminazione delle lingue e delle culture delle diverse regioni. De Weck ha aggiunto uno schietto elogio per l’attività della RSI, «la migliore delle tre reti nazionali». L’apprezzamento, essendo stato fatto a Berna, non è sembrato adulatorio.Il dibattito è stato moderato e stimo-lato dal prof. Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera che grazie al suo impegno sta concretizzan-do i suoi obiettivi.

Teresio Valsesiagiornalista

europei», ha detto il prof. Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizze-ra, presentando i relativi dati statistici. La stessa chance l’hanno coloro che parlano tedesco e francese. «È però una soluzione opportunistica rispetto a quella dell’“elveticità sostenibile”, ossia all’apprendimento delle tre lingue nazionali (quindi italiano compreso) la cui conoscenza allarga la copertura eu-ropea al 62%». Secondo Ratti la com-ponente italofona uscirebbe rafforzata dall’aumento dei consiglieri federali da 7 a 9, con la garanzia di vedere rappre-sentata anche la Svizzera italiana. Una prospettiva condivisa da tutti.A livello federale c’è però un organi-smo nel quale la rappresentanza latina è nettamente maggioritaria: 6 su 7. Si tratta del Comitato di direzione della SRG SSR, nel quale la Svizzera italiana conta 2 membri (il direttore della RSI Dino Balestra e Marco Derighetti) e altri 4 sono francofoni.Un ruolo importante è anche quello degli emigrati italiani oltre San Gottar-do. Una massa tutt’altro che trascurabi-le, stratificata dalle diverse generazioni e ulteriormente rafforzata dagli ultimi arrivati, impiegati nell’alta tecnologia e nella ricerca, che ricavano le informa-zioni nazionali dalla RSI. «Chi si occupa delle loro esigenze linguistiche e cultu-rali?», si è chiesto Guglielmo Bozzolini, direttore del Centro per la formazione migranti di Zurigo, rilevando che attual-

Curiosamente dal convegno è però emerso che se l’italiano arranca fatico-samente, il buon tedesco rischia di più, “ucciso” com’è dai dialetti che stanno riaffermandosi largamente nei cantoni d’oltre San Gottardo come reazione all’inglese globalizzante.Per Nicoletta Mariolini, delegata di re-cente nomina al plurilinguismo dell’am-ministrazione federale, è stata la prima verifica del suo impegno per ristabilire un maggiore equilibrio linguistico nei criteri di nomina dei “quadri” federali, oggi penalizzanti per le minoranze. Ep-pure le norme di salvaguardia ci sono, ma si stenta ad applicarle. «Però non mi arrendo e nutro sempre un po’ di ottimismo», ha concluso l’ex municipale di Lugano.«Coloro che conoscono l’inglese possono relazionarsi con il 47% degli

Relatori: Guglielmo Bozzolini, diretto-re ECAP (Centro per la formazione migranti, Zurigo), Roger de Weck, direttore generale SRG SSR, Nicoletta Mariolini, delegata al plurilinguismo dell’amministrazione federale, Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizzera, Silva Semadeni, consigliera nazionale per il cantone dei Grigioni Moderatore: Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera

Il plurilinguismo svizzero e la difesa dell’italianità nella realtà radiotelevisiva nazionale e locale. Il tema, attualissimo, è stato oggetto di un dibattito l’11 settembre a Berna in uno degli incontri pubblici promossi dalla CORSI. L’ap-puntamento all’Hotel Bern ha richia-mato un folto pubblico proveniente dal Ticino e ancora più numeroso di confederati per oltre un centinaio di partecipanti.«Lo smantellamento dell’italiano non è una perdita solo per il Ticino e i Gri-gioni, ma per tutta la Svizzera che vede assottigliarsi il suo ricco capitale lingui-stico e culturale», ha rilevato aprendo i lavori Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI. «La prospettiva è preoccupan-te soprattutto se coinvolge la RSI che è il veicolo più importante per affermare l’italianità e favorire l’integrazione», ha aggiunto Pedrazzini.

LA RSI E L’ITALIANITÀBERNA, HOTEL BERN

11 SETTEMBRE

Sono stati circa 40 i soci CORSI che hanno accolto l’invito a recarsi a Berna in torpedone per il dibattito pubblico organizzato all’Hotel Bern.

Stiamo organizzando altri eventi interessanti! Seguite i nostri aggior-namenti sul sito www.corsi-rsi.ch.

Durante la giornata i partecipanti hanno avuto la possibilità di visitare la sede della direzione generale SRG SSR e la mostra Qin, l’imperatore eterno e i suoi guerrieri di terracotta al Bernisches Historisches Museum.

Alla trasferta ha preso parte anche il CCR, che nel pomeriggio ha tenuto una sua seduta presso la sede della direzione generale SRG SSR.

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INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEI COMUNI DEL BELLINZONESEE DEL LOCARNESE LOCARNO, SUPSI

13 SETTEMBRE

Per capire meglio “come sta” l’Orche-stra della Svizzera Italiana, incontriamo il suo direttore artistico Denise Fedeli.

A seguito della progressiva e drastica riduzione del sostegno finanziario da parte della radiotelevisione di servizio pubblico SRG SSR, chi sono i principa-li finanziatori dell’OSI, e in che misura riescono a coprire le spese?

A partire da quest’anno il finanziatore principale dell’OSI è il cantone Ticino; segue la SRG SSR, con una integrazione da parte della RSI. Al terzo posto si trovano due new entry, ovvero il co-mune di Lugano e l’Associazione degli Amici dell’OSI. Vanno infine citati anche il cantone dei Grigioni e una lunga lista di comuni del Luganese e delle altre regioni. I contributi elencati coprono grosso modo i costi fissi, di cui il 90% sono stipendi; per i costi di produzione, invece, ovvero solisti, direttori, viaggi, hotel ecc., dobbiamo di volta in volta cercare finanziatori - perlopiù acquiren-ti - e sponsor.

Su iniziativa della CORSI, una trentina fra sindaci e/o rappresentanti di vari comuni del Bellinzonese e del Locarnese (e valli) si sono ritrovati venerdì 13 settembre a Locarno per un aggiornamento sulla situazione attuale dell’OSI (Orchestra della Svizzera italiana) e un invito a voler sostenere maggiormente questa istituzione che opera per tutta la Svizzera italiana e non è legata solo al Sottoceneri. Importante ambasciatrice culturale a livello nazionale e internazionale, il cui valore si riflette nelle prestigiose collaborazioni con musicisti di altissimo livello, l’OSI è confron-tata con una realtà non sempre facile in termini finanziari. Per questo, deve poter contare sul costante sostegno delle istituzioni e dei privati che credono nella sua qualità e nel suo merito.

All’incontro di Locarno, che aveva appunto l’obiettivo di sensibilizzare i comuni su questo tema, hanno preso la parola Pietro Antonini, presidente FOSI (la Fonda-zione che gestisce l’Orchestra) e Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI (che è parte del Consiglio di Fondazione). La Società cooperativa ha anche sostenuto il concerto dell’OSI tenutosi la sera stessa nella Chiesa di San Francesco a Locarno, nell’ambito delle Settimane musicali di Ascona.

Per esempio, la CORSI sostiene in maniera importante le nostre iniziative per bambini e famiglie e un concerto annuale.

Fino al 2017 le vostre risorse sembre-rebbero garantite. E poi?

Tutto dipenderà dalla RSI: se la direzio-ne deciderà di disdire la nuova conven-zione, con scadenza alla fine del 2017, l’equilibrio trovato in questi anni verrà a mancare e sarà necessario costruire da capo un nuovo modello di finanziamen-to, cosa tutt’altro che facile. Se invece, come tutti noi ci auguriamo, la direzio-ne della RSI rinnoverà il suo impegno oltre il 2017, tutti gli altri finanziatori saranno incoraggiati a tener duro, con-tinuando a far squadra nella cordata di sostegno all’OSI.

Secondo lei, la Svizzera italiana - il pubblico da un lato e le istituzioni

dall’altra - si rendono conto dell’im-portanza e del valore culturale dell’Orchestra oppure si tratta di un “messaggio” che ancora deve passare? In altre parole, vi sentite sostenuti?

Alcuni sostengono l’OSI a spada tratta, altri la ignorano. Nel complesso credo che negli ultimi anni molti abbiano preso coscienza del significato culturale e della forza rappresentativa dell’Or-chestra della Svizzera italiana, arrivando a considerare questa storica istituzione come parte integrante del proprio vissuto.

Com’è composta l’Orchestra, come lavora e quanti concerti/attività tiene ogni anno in Svizzera e all’estero?

L’OSI è composta da 41 musicisti stabili stipendiati, che lavorano a tempo pieno per garantire lo svolgimento dell’attività annuale, suddivisa in prove, concerti nelle diverse stagioni musicali, registra-zioni radiofoniche e televisive, trasferte in Svizzera e all’estero e tournée nei diversi continenti. Mediamente l’OSI tiene 70 concerti all’anno, sviluppati a partire da 40 programmi diversi.

A breve è prevista l’inaugurazione del LAC a Lugano (un centro culturale

che comprenderà anche un teatro e sala concerto da 1’000 posti). Quali sono le vostre aspettative?

Non sappiamo esattamente quando sarà inaugurato il LAC. Comunque noi ci aspettiamo una sala strepitosa, con l’acustica perfetta, adatta a ospitare i più raffinati solisti e direttori d’orche-stra, nella quale poter suonare il più possibile...

Nata a Lugano e diplomatasi in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Denise Fedeli è direttore artistico-amministrativo dell’Orchestra della Svizzera italiana da maggio 2008.In precedenza ha svolto attività come direttore d’orchestra, salendo sul podio di numerose prestigiose orchestre internazionali. Si è prodotta anche in campo operistico e ha tenuto tra l’altro una tournée nei maggiori teatri svizzeri con 17 recite della Cenerentola di Rossini, oltre a dirigere diverse com-posizioni teatrali del Novecento.Nell’ambito della musica contempora-nea ha realizzato molte prime assolute, ha collaborato con il laboratorio Tem-po Reale di Firenze e ha partecipato alla rassegna Di Nuovo Musica abbinata al Festival Wien Modern.Per diversi anni ha collaborato con la RSI sia curando e presentando pro-grammi di musica, sia in qualità di assi-stente musicale; è stata pure docente presso il Conservatorio della Svizzera italiana dal 1991 al 2007.© Daniel Vass

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dimento. L’offensiva per una normalità della minoranza romancia nella Svizzera quadrilingue venne condotta in modo dichiarato, e ai media elettronici veniva attribuito in questo ambito un ruolo decisivo. Mentre la SRG SSR attenuò la propria pressione riguardo ai program-mi radiofonici, così che il programma di Radio Rumantsch passò dai 40 minuti del 1984 alle 24 ore del 2007, in ambito televisivo lo sviluppo fu molto più difficile. Un programma completo diffuso attraverso un canale proprio non entrava ancora in discussione.

La nuova consapevolezza: giornalisti invece che promotori della lingua.La CRR (SRG.R) e la direzione degli studi regionali - che dal 1994 erano direttamente responsabili per i pro-grammi, la produzione, il personale e le finanze - si preoccuparono particolar-mente di dare alla Svizra rumantscha la forma più adeguata. I formati mutarono rapidamente e un nuovo orientamento si imponeva. Nel 1997 vennero quindi

Essere presenti: l’ampliamento dell’of-ferta di programmi.Benché l’unità di programma di Coira abbia costituito la propria redazione solo negli anni ’70, era già avvenuto un avvicinamento ai gusti del pubblico e furono rapidamente sviluppati tra-smissioni e format indirizzati a specifici target di utenti. Si cominciò nel 1972 con la favola della buona notte per i bambini: la Istorgina per ils pitschens, un appuntamento che scrisse la storia del-la televisione romancia. L’ampliamento dei programmi degli anni ’70 mirava alla comprensione tra le regioni, tra differenti idiomi e all’attualizzazione del patrimonio linguistico.

Carburante per la lingua: Telesguard e Svizra rumantscha.Nel 1980 due nuovi format sostituiro-no il precedente Balcun tort: il sabato la rassegna Telesguard informava durante 10 minuti sull’attualità regionale, mentre il magazine Svizra rumantscha, diffuso la domenica, aveva il focus sull’approfon-

La prima trasmissione: Balcun tortLa prima trasmissione televisiva in lin-gua romancia - Balcun tort - è stata dif-fusa il 17 febbraio del 1963. Responsa-bile per il progetto dell’emissione, della durata di 60 minuti, era Tista Murk, che quale redattore radio e unico dipen-dente dell’allora CRR (oggi SRG.R) a Coira, coordinava i progetti e i con-tenuti tra la CRR e la direzione della televisione DRS a Zurigo. Il numero delle trasmissioni aumentò da due nel 1963 a otto-nove negli anni dal 1967 al 1971. L’offerta televisiva dei primi anni era incentrata sulle tradizioni, la musica, l’arte e la letteratura romance.

Tra Coira e Zurigo: la redazione suddivisaPer indirizzare maggiormente Balcun tort sull’attualità, già nel 1965 le relative trasmissioni erano state spostate dal settore “patria” al settore “cultura e scienze”. Sin dall’inizio degli anni ’70 i Romanci attribuivano ormai alla tele-visione un ruolo chiave nella battaglia per la difesa e la salvaguardia della lingua. Per promuovere quei contenuti ritenuti necessari per conservare la lingua romancia, si affermò la propo-sta di spostare maggiori competenze su Coira, con lo scopo dichiarato di produrre un programma più ampio, per quanto possibile realizzato da propri collaboratori in un apposito studio. Tut-tavia la direzione della SRG non entrò nel merito della richiesta di creare uno studio televisivo a Coira e Balcun tort restò dipendente da Zurigo. Dalla metà del 1973, però, la CRR assunse le com-petenze di una propria unità di produ-zione, con personale e finanze propri, per il programma e per la coordina-zione della produzione: il prezzo della maggiore autonomia fu pagato con un duro lavoro di strutturazione.

CINQUANT’ANNI DI TELEVISIUN RUMANTSCHA

(che pure divide) è lo sport: anche in questo campo l’autunno televisivo offre due novità in una serata - quella del lunedì su LA 2 - che si prefigura originale e interessante. Sport Rewind è un programma privo di presentatore interamente basato sulla riproposta di spezzoni tratti dalle Teche RSI (risorsa di programma sempre più centrale a disposizione della RSI): immagini emozionanti di vecchi campioni e gesta eroiche che hanno emozionato la Svizzera italiana e che anche oggi rie-scono ancora a far vibrare il cuore degli appassionati. Subito dopo, un nuovo magazine, Ventidisport, che è televisivo, ma prodotto in uno studio radiofonico e - ormai nessuno si stupisce più - caratterizzato da ampie declinazioni e modalità multimediali, social media in primis. Parafrasando Woody Allen, «È questa la nuova televisione, bellezza!».

Dino Balestradirettore RSI

più attivo nell’economia di una trasmis-sione, condividendole con gli autori, gli ospiti e il resto del mondo.Declinazione multimediale sempre più accentuata - come vuole la strategia SRG SSR - e accresciuta interattività con il pubblico sono dei pilastri su cui si fondano i palinsesti dei due canali televisivi e delle tre reti radio recente-mente presentati alla stampa. Senza en-trare nei dettagli, che molti avranno già appreso dai giornali, vorrei comunque sottolineare alcune novità importanti precedute da un attento riesame delle priorità pubblicistiche e dell’assegnazio-ne delle forze in campo.La prima consiste nel ritorno, all’interno dell’edizione del sabato del Quotidiano, di una finestra di attualità culturale. Si chiama Turné e, come il nome indica, è realizzato in esterno, ogni settimana in una località diversa in cui si fa, in senso lato, cultura. Il prodotto è frutto della collaborazione tra il Dipartimen-to dell’informazione e quello della Cultura, e anche questo è un aspetto particolarmente positivo in ottica RSI: le sinergie tra dipartimenti, testate e singoli collaboratori provenienti da aree diverse sono sempre più indispensabili per ottimizzare le risorse disponibili, ma anche, per i diretti interessati, un’op-portunità di arricchimento reciproco che un’azienda come la nostra è in grado di offrire ai suoi dipendenti. Una seconda segnalazione va al nuovo quiz televisivo delle 20.40 Black Jack che ha il delicatissimo compito di accompagnare il pubblico all’inizio del programma serale vero e proprio. Una sfida difficilissima, quella di trattenere il pubblico potenzialmente ammaliato dalle sirene d’oltreconfine, ma che, per il momento almeno, sembra riuscire, indici alla mano. Altro magnete tradizionale di pubblico

Fatico a ricordare, nei miei quasi quarant’anni di appartenenza alla SRG SSR - e più specificatamente alla RSI - un periodo simile a quello oggi che stiamo vivendo. Come mai in passato, la nostra Azienda si sta trasformando per adeguarsi al mutato contesto generale, al quadro economico-finanziario-politi-co-legislativo e, soprattutto, alle nuove attese di un pubblico che non aspetta. Sarà proprio il pubblico a decretare, a medio termine, quale ruolo la nostra Azienda eserciterà, in futuro, nel pano-rama dei media svizzeri.In questo senso, per imporsi, non conta più soltanto l’offerta di programma in senso stretto, ossia contenuti e confe-zione delle singole trasmissioni, bensì (e non meno) anche le modalità con cui i nostri “clienti” potranno usufruir-ne. La facoltà, da un lato, di (ri)vederle quando più fa loro comodo, di affran-carsi cioè dalla dittatura del palinsesto, è certamente un’arma vincente che in questi anni ha forse sottratto anche alla RSI qualche frazione di punto in termini di ascolto lineare, aggiungendone però molti di più quanto ad accessi - an-ch’essi ormai pienamente misurabili - al sito rsi.ch. Sito, detto tra parentesi, che già prima di Natale si presenterà largamente potenziato, più ricco e più interattivo.Ecco, proprio l’interattività, la volontà di coinvolgere molto più che in passato ascoltatori e telespettatori nei pro-grammi e nelle altre iniziative RSI è un’altra caratteristica che ogni diparti-mento, ogni produttore, ogni giornalista sono chiamati a dare nella loro attività. Il pubblico, quantomeno una sua parte crescente, vuole dire la sua, interagire, porre domande, offrire le sue opinioni, suggerire riflessioni su quanto gli viene proposto: vuole, insomma, interagire ed è disposto ad assumere un ruolo molto

«È LA NUOVA TV, BELLEZZA!»

© RSI / Daulte

Sguardi sulla SRG SSR e sulle sue società regionali.Cinquant’anni or sono nacque la televisione romancia.

C O R S I O L T R EC O : R S I

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inevitabile che ne trascorriamo di più davanti alla televisione o ascoltando la radio. Inoltre, molti anziani escono mal-volentieri la sera, per cui radio e televi-sione restano il diversivo più a portata di mano. Anche se constato che è in forte aumento il numero di coloro che si fanno catturare da internet.

Per quanto può constatare nella sua posizione, i programmi della RSI piac-ciono agli anziani? Personalmente che cosa pensa dell’offerta dedicata a chi è meno giovane?

Sicuramente sono i più seguiti, con una preferenza di giorno per la radio e la sera per la televisione. So che molti anziani amano in modo particolare i programmi di Rete Due per l’ ampia

di socializzazione dei più anziani.Oggi la terza età può davvero esse-re vissuta come una “nuova età”, sia perché è la prima volta nella storia che l’aspettativa di vita – e soprattutto l’aspettativa di una vita attiva - si sta allungando in modo generalizzato, sia perché, con il pensionamento, si apre per la persona un nuovo ciclo di vita, più libero e meno impegnativo di quel-lo precedente.

Lei condivide l’opinione comune che gli over 60 siano la fascia di pubblico che segue maggiormente la radio e la televisione?

Penso che non sia solo un’opinione, ma un fatto statisticamente dimostrato. Avendo più tempo libero, è abbastanza

L’agenda dell’ATTE propone un ven-taglio davvero ampio di attività per il tempo libero, che va dai corsi più disparati e impegnativi alle escursio-ni e ai viaggi. Quanto è cambiata la persona anziana negli ultimi trent’anni (l’ATTE è stata fondata nel 1980)? Invece della terza, si può ora parlare di una “nuova età”, come recita una trasmissione della RSI?

Trent’anni orsono, la terza età era an-cora percepita come l’età ultima. Oggi invece è normale distinguere fra terza, quarta e anche quinta età. Vi sono gli “anziani giovani” e i “grandi anziani”. L’ATTE cerca di offrire servizi e attività che soddisfino tutti, anche se, special-mente nei centri diurni, l’attenzione re-sta incentrata sulle accresciute esigenze

In questa “puntata” ci occupiamo di chi non è più giovanissimo e incontriamo la presidente dell’ATTE (Associazione ticinese terza età), avv. Agnese Balestra Bianchi. avevano sognato sin dagli inizi dell’era

televisiva. Furono così discussi parecchi progetti, nessuno dei quali, però, andò in porto. La RTR consolidò invece il proprio settore multimediale: le piatta-forme rtr.ch per gli adulti, simsalabim.rtr.ch per i bambini e battaporta.rtr.ch per i giovani accompagnano attualmente i programmi della RTR e sono scaricabili, udibili e visionabili dovunque e in ogni momento.

Il futuro di RTR Radiotelevisiun Svizra Rumantscha.Le previsioni sono una cosa difficile da fare, a maggior ragione se esse riguar-dano le future tecnologie nel campo dei media e il comportamento degli utenti. La RTR cerca di tenerne conto con il potenziamento della propria offerta multimediale. L’output quotidia-no può variare sensibilmente, e anche le collaborazioni in ambito regionale, nazionale e internazionale diventano più semplici. Le piattaforme incentrate sui temi delle Alpi o delle minoran-ze rendono dovunque i contenuti di richiamo.Se la RTR giocherà bene le sue carte, l’unità aziendale continuerà a essere un catalizzatore per lo sviluppo della società e della cultura della Svizzera romancia, così come lo è stata la televi-sione negli ultimi 50 anni.

Convergenza nel Centro media.Con l’acquisizione nel 2006 del Centro media, la RTR Radiotelevisiun Svizra Rumantscha intraprese una funzione di pioniere all’interno della SRG SSR: quale prima unità aziendale realizzò in modo conseguente la convergenza tra i media, sia nel campo dell’organiz-zazione sia in quello dei contenuti e dei mezzi di produzione. Il motivo di questo anticipo sui tempi era chiaro: l’unità aziendale risultava essere la più piccola ma anche la più flessibile rispet-to alle altre consorelle della SRG SSR. Con la presenza di uno studio proprio, con gli apparati di regia e di produzio-ne tecnica, la nuova infrastruttura del Centro media offriva teoricamente la possibilità della gestione di un proprio canale televisivo, ciò di cui i romanci

emanate nuove direttive di programma e per Telesguard e Svizra rumantscha furono definiti chiari requisiti di distin-zione.Prese pure forma una nuova linea giornalistica, che considerava la lingua piuttosto come mezzo invece che quale diretto contenuto del program-ma. Infine si investì molto anche nella formazione, con la professionalizza-zione della redazione e della regia, taglio e mixaggio di immagini suoni e commenti. Queste misure tendevano tutte a creare una normalizzazione, non nel senso della definizione dettata negli anni ‘80 dalla politica linguistica, ma piuttosto verso una normalizzazione nell’ambito dei programmi: la redazione televisiva di Coira si avvicinò quindi ai vigenti standard giornalistici.

“QUELLA CHE VA RAFFORZATA OGGI È LA COESIONE TRA GENERAZIONI”

© Televisiun Rumantscha

Uno spazio regolare dedicato alle associazioni di categoria e ai gruppi di interesse, per capire come la RSI risponde alle esigenze e alle aspettative di questa parte del pubblico

C O R S I F U O R I

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ruolo vigile di “watch dog” nell’accezio-ne più ampia del termine di salvaguar-dia. Infatti si vuole a tutti costi evitare che la città diventi una Disneyland e venga profanata dall’afflusso sconsi-derato dei turisti e dalle grandi navi, mentre diminuiscono costantemente i residenti!

Lo scorso anno ricorreva il vostro 40° anniversario. Quali sono i prossimi obiettivi?

Evidentemente continuare sulla via tracciata in questi ultimi quarant’anni. Attualmente è all’esame il progetto di restauro della Cappella dei Tessitori di seta nella Chiesa dei Gesuiti, opera di Domenico Rossi da Morcote (che ha pure realizzato la Chiesa di San Stae sul Canal Grande, primo restauro della nostra Fondazione), ove hanno lavorato gli stuccatori ticinesi Abbondio Stazio da Massagno e Carpoforo Tencalla Mazzetti da Bissone. Questo progetto ci permetterà anche di esplorare un campo ancora troppo poco conosciuto, ovvero quello degli stuccatori. Abbiamo anche in cantiere, in collaborazione con l’USI, la realizzazione del sito web della Fondazione. L’obiettivo è di permettere più facilmente l’accesso alla nostra atti-vità e alla nostra documentazione, dar migliore visibilità a Pro Venezia e quindi all’importanza della salvaguardia della Città lagunare.

Viste le finalità di sensibilizzazione e divulgazione della vostra Fondazione e sapendo che il suo presidente è pure membro della CORSI, che ruolo possono rivestire i media - pensiamo in particolare alla nostra RSI - nel fare conoscere, promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e la memoria dei suoi autori e protagonisti?

La Fondazione svizzera pro Venezia si prefigge di raccogliere fondi per la salvaguardia del patrimonio culturale di Venezia, di destinarli a tale scopo nell’ambito dell’iniziativa di soccorso internazionale e di coordinare al meglio gli sforzi profusi in Svizzera a tal fine. In tal senso Pro Venezia cerca di sensibi-lizzare un vasto pubblico per meglio informarlo e coinvolgerlo negli obiettivi sviluppati dalla Fondazione. Ne parliamo con il suo presidente, l’avv. Giordano Zeli.

Avvocato Zeli, che importanza riveste l’attività della Fondazione nella salva-guardia delle opere d’arte nella città lagunare?

Pro Venezia è stata costituita dal Consiglio federale il 3 luglio 1972 in risposta all’appello dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa, che si erano rivolti alla comunità internazionale per salvare Venezia dopo la tremenda alluvione del 1966. Dalla sua costituzione ha promosso e finanziato molti restauri seguendo nella misura del possibile il fil rouge che si è data fin dalla sua nascita: sottolineare e rafforzare la relazione culturale esistente tra la Svizzera e l’Italia, e meglio con Venezia, scegliendo monumenti o opere veneziane realizza-te da architetti e artisti svizzeri o opere che hanno, per altri versi, attinenza con la Confederazione. Infatti il legame fra la Svizzera e Venezia parte da lontano e ben prima del 1972; già a partire dal XV secolo è documentata la presen-za di maestranze svizzere: architetti, lapicidi, scultori e stuccatori provenienti dal Ticino. In occasione del suo ultimo restauro, il portale della Chiesa dei Carmini di Mariani o Contini da Luga-no, Pro Venezia ha voluto coinvolgere anche le nuove generazioni: è riuscita,

VENITE A VENEZIA PER ...RACCONTARE STORIEMOLTO INTRIGANTI EAFFASCINANTI!

con non poche difficoltà, a far lavorare per la prima volta su un cantiere dei giovani studenti di restauro. E per di più è riuscita a dar avvio a una colla-borazione internazionale fra l’Istituto veneto per i beni culturali (IVBC) e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), tanto che studenti svizzeri e italiani hanno potuto lavorare assieme per il restauro del portale.

Per tutti questi motivi abbiamo coniato qualche anno fa lo slogan “da emer-genza a progetto culturale”, che ben fa capire l’attività e l’obiettivo della Fondazione. Per sostenere l’attività della Fondazione è stata costituita l’Associazione degli amici di Pro Venezia, alla quale possono aderire tutti coloro che hanno a cuore Venezia.Un compito ulteriore della Fondazione, quale membro dell’Associazione dei comitati internazionali privati, è anche il

offerta culturale e di musica classica, e forse anche per i toni pacati e i ritmi meno incalzanti. Radio e televisione devono di certo trovare momenti in cui trattare temi che interessano agli anziani, ma non mi piacerebbe che si confezionassero programmi distinti per le varie fasce di età. Quella che va rafforzata oggi è la coesione tra generazioni, la conoscenza e il rispetto reciproci.

Prossimamente la CORSI organizzerà un dibattito pomeridiano dedicato alle problematiche della terza età, che tratterà il tema dell’isolamento. Pensando anche agli anziani non più autosufficienti, quanto possono aiuta-re la radio e la televisione ad arginare la solitudine?

Molto, se l’isolamento è forzato perché le gambe non sorreggono più o per-ché gli occhi si affaticano troppo nel leggere a lungo o perché non si guida più e si abita lontano dai centri. Ma questo solo per alcune ore del giorno o della notte: neppure la voce amica della radio può sostituire il calore di un contatto umano reale e personale; la vicinanza di parenti e amici, laddove è possibile, o - laddove non lo è - la solidarietà di coloro che, spesso a loro volta anziani attivi nel volontariato, organizzano una visita a domicilio o un pranzo in compagnia o altre piacevoli attività. Perché l’ATTE è soprattutto questo: anziani che aiutano gli anziani.

© ATTE

Per coinvolgere chi non ha la possibilità di spostarsi, l’intero evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito internet della CORSI www.corsi-rsi.ch L’evento è organizzato dalla Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana in collaborazione con ATTE, Pro Senectute, Generazioni e sinergie e RSI.

SOLITUDINE E ISOLAMENTO: COME USCIRNE

relatori:Maria Giuseppina Scanziani, giornalista e scrittrice Franco Zambelloni, filosofo e docente Marianne Villaret, segretaria generale ATTEPaolo Gugliemoni, giornalista RSI

e conEugenio Jelmini, conduttore, il Gioco dei ricordi (RSI)

moderatrice:Mariarosa Mancuso, giornalista RSI

Tutti gli interessati sono invitati a partecipare al pomeriggio CORSI in programma mercoledì 23 ottobre con inizio alle ore 15.00 presso l’Auditorio del liceo cantonale di Mendrisiosul tema

Discuteremo in modo simpatico, approfondito e con l’ausilio di spezzoni cinema-tografici l’offerta radiotelevisiva rivolta al pubblico della terza età, per raccogliere le opinioni degli ascoltatori e degli spettatori su come anche la RSI, con i suoi programmi, possa essere d’aiuto e di sostegno a chi vive una situazione di isola-mento o solitudine.

I nostri relatori affronteranno questa problematica, comune sia agli anziani che ai giovani, da un punto di vista intergenerazionale: all’incontro parteciperà anche una classe di quarta liceo.

Volete segnalarci un’iniziativa/un’attività in cui siete coinvolti e che ritenete possa essere interessante anche per un approfondimento legato alla RSI e alla sua offerta? Non esitate, contattateci!

P E R . C O R S I D E I S O C I

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DAL 25 AL 27 OTTOBRE LA CORSI E LA RSI SARANNO PRESENTI CON UN PROPRIO STAND ALLA FIERA SAPORI E SAPERI 2013 AL CENTRO ESPOSIZIONI MERCATO COPERTO DI MENDRISIO!Programma Stand CORSI:

venerdì 25 ottobredalle ore 14.00pomeriggio dedicato alle scuole. Lo stand CORSI sarà allestito con al-cune postazioni internet, dove i ragazzi potranno divertirsi e imparare con il programma di giochi musicali online dell’OSI www.osiland.ch

ore 18.30 dibattito CORSI sul tema La RSI tra regione e nazione*Con Dino Balestra, Marco Bazzi, Antonio Bolzani, Reto Ceschi, Sacha Dalcol e Antonella Rainoldi.

La discussione sarà seguita da un momento conviviale con piatto caldo a sorpresa offerto dalla CORSI e cucinato dagli apprendisti cuochi della SPAI.

sabato 26 ottobreore 17.00 La CORSI offre un’esibizione del Quintetto Bislacco

domenica 27 ottobreore 16.00 La CORSI offre una seconda esibizione del Quintetto Bislacco

I brani eseguiti dal Quintetto sono stati scelti sulla base di un nesso con il tema della gastronomia. La presentazione è a cura di Giacomo Newlin, giornalista gastronomico della Rete Uno (RSI), che affiancherà la CORSI nell’animazione dello stand per tutta la durata della fiera.

Lo stand della CORSI ospiterà anche l’OSI e la Fondazione Monte San Giorgio.

* per ulteriori dettagli vi invitiamo a visitare il nostro sito internet www.corsi-rsi.ch

VENITE A TROVARCI!

Avvocato e notaio, Giordano Zeli (Bellinzona 1950) è stato magistrato dell’ordine giudiziario ticinese dal 1981 al 1991 e agente generale dell’Helvetia Assicurazioni a Lugano dal 1991 al 2013.Membro di diversi consigli di ammi-nistrazione, ha svolto intensa attività politica nelle fila del partito liberale radicale. In ambito culturale, oltre che presi-dente della Fondazione svizzera pro Venezia, fa parte del consiglio della Fondazione svizzera Pro Patria, del consiglio della Fondazione Ticino

Soprattutto partecipando e informan-do su attività come la nostra. Ricordo con piacere la presenza a scadenze regolari della televisione della Svizzera Italiana durante il restauro del Monu-mento Mocenigo nella Chiesa di San Lazzero dei Mendicanti: tutti le fasi del restauro sono state seguite e regolar-mente presentate a dipendenza dell’a-vanzamento dei lavori. In questo modo è stato possibile divulgare l’attività della Pro Venezia e nel contempo rivaloriz-zare l’operato degli artisti ticinesi, il le-game culturale fra la Svizzera e Venezia e trasmettere alle giovani generazioni la passione per la salvaguardia del “no-stro” patrimonio culturale.

Come valuta l’offerta culturale alla RSI? Ritiene che dia abbastanza spazio a temi quali l’architettura e l’arte?

Per quanto attiene alla radio ritengo di sì, talvolta però troppo “confinata” su Rete Due (peraltro ottima), per cui, se-condo me, la cultura in genere dovreb-be trovare i necessari spazi anche sulle altre reti, magari con un taglio diverso, un po’ più leggero e accattivante, “sa-crificando” il tempo (troppo secondo me) dedicato al vaniloquio musicale… e ai giochi! Anche la televisione potreb-be far di più. Per entrambe le strutture i soggetti non mancano di certo. Venite a Venezia con noi una volta e vedrete che si possono raccontare storie molto intriganti e affascinanti.

nostro, del comitato dell’Associazione Carlo Cattaneo di Lugano, del comi-tato dell’Associazione degli amici del Conservatorio della Svizzera italiana e del Rotary Club di Lugano, di cui è stato anche presidente. L’elenco conti-nua con l’Associazione degli amici del Museo cantonale d’arte, della CORSI, del Festival internazionale del film di Locarno, degli Amici dell’Accademia di architettura di Mendrisio, degli Amici della Scala, del Museo etnografico della valle di Muggio, della Pro Valle di Muggio e dell’Accademia italiana della cucina.

Chiesa dei Carmini, prima e dopo il restauro© Fondazione pro Venezia

Spedite al nostro segretariato CORSI entro e non oltre il 1° novembre 2013 una vostra ricetta originale e inedita, i cui ingredienti principali inizino con le let-tere che compongono la parola C-O-R-S-I (spezie, aromi e condimenti semplici verranno considerati ingredienti secondari, e potranno essere inclusi a piacere).Ad esempio: Cetrioli, Olive, Riso, etc.. La nostra giuria, composta da Giacomo Newlin e Raffaella Biffi (conduttrice della trasmissione RSI Piatto forte), decreterà il vincitore del concorso, che si aggiudi-cherà una trasferta gratuita con la CORSI in occasione di uno dei suoi eventi 2014. Le ricette potranno anche essere consegnate direttamente al nostro stand a Sapori e Saperi, dal 25 al 27 ottobre al Mercato coperto di Mendrisio.

CON.CORSI

PARTECIPATE ANCHE VOI!Segretariato CORSI, via Canevascini 7, cp, 6903 Luganooppure [email protected]

P E R . C O R S I C O M U N ISul territorio, in mezzo a voi

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per.corsi per.corsi30 31

in quattro puntate della SRF trasmessa dalla RSI a partire dal 30 agosto in lin-gua originale con sottotitoli (il prodotto non è niente male, è anche una rifles-sione sulla fiction europea). In termini di ascolti, il venerdì si è rivelato fanalino di coda: dieci edizioni per una media di 15’200 spettatori, 22,9% di share, oltre otto punti in meno il 30 agosto. Mentre le serate del martedì e mercoledì non sono mai scese sotto il 23,5% e 24,5% (uno spettatore su quattro ha scelto di seguire la RSI). Bisogna però mettere in conto gli effetti della contro program-mazione: se il “venerdì poliziesco” non avesse subito la concorrenza di Rai e Mediaset, avrebbe certamente avuto esiti molto più confortanti.

(in collaborazione con Lara Moro, Me-dienreferentin RSI, elaborazione Panel TV Mediapulse)

di share. Body of proof non è certo un prodotto di altissimo livello, ma ha un numero importante di fedeli. E a noi serve per definire la strategia di pro-grammazione della RSI. Nessuno parla mai della capacità della RSI di valoriz-zare i telefilm americani. Lo facciamo noi in questa sede. La critica costruttiva, come la chiamano alcuni pensatori, può aspettare.Per salvaguardare il piacere della visio-ne telefila non basta proiettare serie di qualità: bisogna saper costruire il palinsesto prestando attenzione al pub-blico di riferimento, garantire una certa ritualità, rappresentare un contenuto appealing in anteprima, possibilmente anticipando l’Italia nella prima visione. Sono tutte caratteristiche indispensa-bili per attirare l’audience. Così sono nati i martedì, mercoledì e venerdì sera all’americana, con la successione di tre telefilm diversi, ciascuno con un solo episodio, e un ordine sequenziale ben ragionato. Prendiamo il “venerdì poliziesco” tutto estivo. Body of proof è una delle serie più seguite, giustamente precede The Closer, un po’ meno forte, e la trascina. Ma anche il terzo titolo ne trae vantaggio: è successo con Law & Order: Special Victims Unit. Difficile, invece, il debutto de Il becchino, serie

di Antonella Rainoldi

In un periodo infelice come l’estate i telefilm USA mantengono accesa l’attenzione degli appassionati, grazie anche alle mosse dei programmatori. Possiamo parlare di questo, invece di discettare sull’eccessiva presenza della serialità americana in palinsesto? A guardare il ranking, la classifica delle serie più seguite dal 17 giugno al 31 agosto, su LA 1, si resta a bocca aperta, stupiti dai numeri. Castle è il telefilm più visto, con 41’700 spettatori e oltre il 34% di share. Grey’s Anatomy, medical drama adorato dal pubblico femminile, con 30’200 spettatori e il 31,4% di share è il secondo titolo in classifica. Seguono The Mentalist (26’400, 27% di share), Private Practice (26’200, 26,3% di share) e Criminal Minds (21’400, 25,7% di share). Solo al sesto posto arriva Body of proof: undici puntate per una media di 19’700 persone, 26,1%

TELE&ALTREVISIONI

te alla maratona. Ogni piccolo passo compiuto, conquistato con fatica e caparbietà, rappresenta dunque un successo. Il progetto “Storie di don-ne” - che coinvolge la CORSI, la RSI e la Commissione pari opportunità del cantone Ticino - è indubbiamente una buona iniziativa e si inserisce nel solco del dibattito sui rapporti tra donna e media, che in molti paesi ha ritrovato vigore grazie anche al successo del documentario-denuncia Il Corpo delle donne di Lorella Zanardo. Sarebbe però auspicabile trasformare il progetto in concrete proposte opera-tive. Perché se sul principio e il valore delle pari opportunità la condivisione è praticamente unanime, quando si tratta di tradurli in pratica svaniscono come per incanto dalla lista delle priorità o vengono considerati una fastidiosa palla al piede. Lasciare il legittimo spazio all’altra metà del cielo - attribuendo alla “metà” non un valore simbolico, vaga-mente romantico o drammaticamente approssimativo - sarebbe davvero il minimo sindacale.

Françoise Gehringgiornalista

logore logiche di spartizione politica. Non basta, come dicevo, l’aumento di donne nelle redazioni: i commenti, le opinioni, gli editoriali sono sempre e ancora ampiamente in mani maschili, così come i posti di responsabilità o di direzione di testate e dipartimenti. È il solito soffitto di cristallo che impedisce alle donne di raggiungere i massimi livelli di una carriera giornalistica. Esat-tamente come altre forme di potere, anche l’informazione perpetua una discriminazione di genere. Eppure di donne capaci e competenti ce ne sono. Rivendicare una maggiore presenza di donne anche nelle stanze dei botto-ni - dove si prendono le decisioni e dove dunque si esercita il potere - non è solo una questione di genere, ma anche e soprattutto di società.È davvero realizzabile la parità tra donna e uomo se non vi è parità di rappresentazione anche nell’informa-zione, tenuto conto del suo impatto sull’opinione pubblica? Senza un’infor-mazione capace di integrare la compo-nente di genere, sarà tutto molto più difficile. Valorizzare regolarmente - e non solo come fatto sporadico - la rap-presentazione reale e non stereotipata della molteplicità di ruoli del mondo femminile, è fondamentale. Non solo a livello di produzione e di diffusione dell’informazione, bensì anche a livello di strutture della CORSI, che si fa garante del rispetto del servizio pub-blico e delle esigenze dell’utenza della Svizzera italiana. Una CORSI davvero rappresentativa della società in cui si muove, dovrebbe avere nei propri or-gani un numero nettamente maggiore di donne. Non basta tuttavia aspettare che esse si facciano avanti. Occorre proporle e soprattutto sostenerle votandole.La storia delle donne svizzere - e delle donne di molti altri paesi - è una storia di santa pazienza, di attese, di resistenza, quasi fossimo tutte destina-

Ci si può accontentare di un piccolo aumento delle donne di fronte a una telecamera, a un microfono o con la penna in mano? No. Se è vero che qualche passettino in avanti è stato compiuto rispetto ai tempi in cui l’unico volto femminile era quello delle “signorine buonasera”, nel mondo dell’informazione le donne sono ancora ampiamente sottorappresentate. E quando si tratta di posti dirigenziali, la situazione è ben peggiore. L’edi-toriale del numero di giugno di per.corsi, dedicato «all’altra metà del cielo, componente essenziale, seppur non sempre sufficientemente considerata, della complessa realtà umana», annun-cia l’avvio di un ciclo di conferenze de-dicato alle giornaliste. E comunica una sostanziale parità di genere nelle nuove richieste di adesioni alla CORSI. Non possiamo che rallegrarcene, sperando che sia un segnale propizio per un chia-ro cambiamento di paradigma.Sì, perché purtroppo i numeri sono spietati. Nel consiglio regionale della CORSI su 25 membri, solo 4 sono donne; nel Comitato del consiglio re-gionale 6 membri su 7 sono uomini; nel Consiglio del pubblico su 17 membri, 6 sono donne. La vicepresidenza del Consiglio regionale e del Comitato affidata a una donna (Anna Biscossa), la presidenza e la vicepresidenza del Consiglio del pubblico declinata al fem-minile (rispettivamente Tiziana Mona e Raffaella Adobati Bondolfi) non pos-sono certamente essere soddisfacenti in termini di rappresentanza di genere, sebbene si tratti di personalità (co-nosco personalmente solo Biscossa e Mona) di assoluto valore e schierate da una vita in favore delle pari opportuni-tà e dei diritti delle donne. A conti fatti, nel quadro complessivo delle strutture della CORSI, l’altra metà del cielo è confinata ai bordi della cornice massic-cia, garante di una visione patriarcale e purtroppo legata a rigorose ma anche

IL REALE VALORE DELLA METÀ

DIVENTATESOCI DELLA CORSI!Compilate il modulo qui a fianco e con una quota unica di CHF 100 potrete unirvi a noi.

Siamo già oltre 2’500!

Per tutte le condizioni di adesione:www.corsi-rsi.ch

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ho conosciuto la CORSI tramite ■ internet ■ evento CORSI ■ evento OSI ■ altro

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Una rubrica di critica radiotelevisivaP E R . C O R S I C R I T I C I

Giornalisti e penne note ci scrivonoC O R S I I N B U C A L E T T E R E

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Contatti:[email protected]: +41 (0)91 803 65 09o +41 (0)91 803 60 17Fax: +41 (0)91 803 95 79casella postale, via Canevascini 76903 Lugano

Editore:

CORSISocietà cooperativa perla radiotelevisione svizzeradi lingua italiana

Redazione:Chiara SulmoniGiampaolo Baragiola

Progetto graficoe impaginazione:Marco Mariotta DesignsCristina Hurni

Immagini:Alessandro CrinariAli Kashef al-GhataaDaniel VassLoreta Daulte

Sito internet:Cryms sagl, Manno

Stampa:Tipografia Stucchi SA,Mendrisio

I M P R E S S U M

EVENTI

21 OTTOBRE, COIRASALA MULTIFUNZIONALESEDE RTR, ORE 18.00LA RSI TRA LE CULTURE POLITICHE

23 OTTOBRE, MENDRISIOAUDITORIO LICEO CANTONALE, ORE 15.00SOLITUDINE E ISOLAMENTO, COME USCIRNE?

25 OTTOBRE, MENDRISIOMERCATO COPERTO, ORE 18.30LA RSI TRA REGIONE E NAZIONE

25-27 OTTOBRE, MENDRISIOSTAND CORSI-RSI A SAPORI E SAPERI 2013

22 NOVEMBRE, LUGANO-BESSOSTUDIO 2 RSI, ORE 20.30CONFERENZA DEL CICLO 2013-2014“UNIVERSO FEMMINILE E MEZZI DI COMUNICAZIONE”

16-23 NOVEMBRE, BELLINZONA (DATA DA ANNUNCIARE)EXPOCENTROPREMIAZIONE CONCORSO CORSI “GIOVANI AUTORI” 2013NELL’AMBITO DEL FESTIVAL CASTELLINARIA

29 NOVEMBRE, LOCARNOCHIESA DI SAN FRANCESCO, ORE 20.30CONCERTO OSI SEDE SUPSI, A PARTIRE DALLE 19.00 APERITIVO DI BENVENUTO PER I NUOVI SOCI CORSI 2013

C O R S I I N C A L E N D A R I O

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INOLTRE:

(DATA DA ANNUNCIARE)IN DIRETTA DAGLI STUDI TV DI COMANO60 MINUTI CHIUSURA DEL CICLO DI SERATE PUBBLICHE CORSI 2013

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