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ANNO XXXIX - N. 1 - MARZO 2018 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50% Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL BELLUNO TAXE PERÇUE TASSA RISCOSSA PERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A. IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

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  • ANNO XXXIX - N. 1 - MARZO 2018 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50%Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL

    BELLUNOTAXE PERÇUE

    TASSA RISCOSSAPERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A.

    IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

  • 2 Alpini… Sempre! - N. 1/20182

    ANNO XXXIX - N. 1 - MARZO 2018 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50%Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL

    BELLUNOTAXE PERÇUE

    TASSA RISCOSSAPERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A.

    IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

    DI QUESTO NUMERO SONO STATE STAMPATE 5.250 COPIE

    PRESIDENTE:

    Stefano Mariech

    DIRETTORE RESPONSABILE:

    Roberto Casagrande

    PUBBLICITÀ:

    Gruppo DBS srl

    ADDETTO AGLI INDIRIZZI:

    Giancarlo Garbuio

    REDAZIONE DIRETTORE: Italo RieraVICE DIRETTORE: Nicola Mione Hanno collaborato: Carlo Balestra, Emanuele Casagrande, Roberto Casagrande, Giuseppe D’Alia, Claudio Dal Pos, Beniamino Faoro, Loris Slongo, Claudio Spadetto.Direzione, Redazione e Amministrazionepresso la sede A.N.A. - Via Mezzaterra, 11/AFELTRE - Tel. 0439/80992 - Fax 0439.83897E-mail: [email protected] del Tribunale di BellunoN. 6/79 - Prot. N. 23337 del 22 ottobre 1979Editore A.N.A. Feltre - Via Mezzaterra, 11/A Iscr. repertorio ROC n. 23842Stampa DBS - Rasai di Seren del Grappa (BL)

    IN COPERTINA:

    Assemblea dei Soci,25 febbraio 2018.

    (Foto Paolo Dalla Corte)

    IN 4ª DI COPERTINA:Il reduce Antonio Sommavilla.

    (Foto R. C.)

    CAMBIO AI VERTICI

    CAMBIO DEL COMANDANTE AL BATTAGLIONE ALPINI FELTRE

    Si è svolta venerdì 24 novembre, presso la Caserma Salsa-D’Angelo di Belluno, la cerimonia di cambio del Comandante del Battaglione Alpini Feltre durante la quale il Tenente Colonnello Matteo Mineo ha ceduto il comando al Tenente Colonnello Maurizio Candeloro.

    Al Ten. Col. Mineo un ringraziamento da parte della Sezione per il lavoro svolto e la collaborazione sempre for-nita; al nuovo Comandante l’augurio di tenere sempre alto il nome del ‘nostro’ glorioso Battaglione.

    AVVICENDAMENTO AL COMANDODELLE TRUPPE ALPINE

    L’8 febbraio 2018, presso l’Aeroporto Militare di San Giacomo di Bolzano, sede del 4° Reggimento dell’Aviazione dell’Esercito, è avvenuto il passaggio delle consegne fra il Generale di Corpo d’Armata Federico Bonato, che dopo tre anni cede il Comando delle Truppe Alpine dell’Esercito, e il parigrado Claudio Berto; erano presenti il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, il Sindaco di Bolzano, Dottor Renzo Caramaschi e le massime Autorità locali e i vertici dell’Associazione Nazionale Alpini.

    Durante la cerimonia sono state brevemente ripercorse le tante attività svolte dalle Truppe Alpine al Comando del Generale Bonato, che le ha guidate attraverso un articolato processo di riorganizzazione terminato con l’acquisizione di importanti competenze territoriali ed infrastrutturali in Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, mentre le Brigate dipendenti - Julia e Taurinense - sono state intensamente impiegate in numerose operazioni sia in Patria che all’estero, in tutti i contesti internazionali in cui opera la Forza Armata.

    Particolarmente significativi anche l’intenso lavoro di coordinamento svolto dal Comando Truppe Alpine nell’am-bito del Protocollo di Intesa tra il Ministero della Difesa e

    la Provincia Autonoma di Bolzano, finalizzato alla riquali-ficazione delle aree militari presenti in Regione ed il prezio-so concorso fornito in più di un’occasione alla Protezione Civile, con le Squadre Soccorso Alpino Militare dei reparti dipendenti prontamente intervenute in situazioni di emer-genza conseguenti al verificarsi di fenomeni atmosferici di inaspettata violenza e devastante intensità.

    A sostituire il Generale Bonato, che ricoprirà a Roma l’in-carico di Comandante del Comando delle Forze Operative Terrestri e del Comando Operativo Esercito, è il Generale Claudio Berto, proveniente dal Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 33

    ASSABA, 23 MARZO 1913 - 23 MARZO 2018:RIFLESSIONI

    «My country, right or wrong; if right, to be kept right; and if wrong, to be set right.», che si può tradurre come «La mia Patria, nel giusto e nel torto; se nel giusto, per mantenerla tale, e se nel torto, per correggerla». Non sono aduso alla citazione anglofona (per me, oggi, fastidiosamente eccessiva), ma non faccio finta che l’inglese non esista e la citazione che propongo mi pare assai calzante per una nota a margine del centocinque-simo anniversario della giornata di Assaba, che interverrà il 23 marzo prossimo. Fra l’altro, se proprio vogliamo sottilizzare, la frase fu pronunciata da un Tedesco, Carl Schurz (1829-1906), che riparò negli Stati Uniti dopo aver partecipato ai moti di Berlino del 1848, divenendo alla fine Senatore del Missouri e anche Ministro degli Interni.

    Schurz si espresse in quel modo il 29 febbraio 1872, com-mentando la riproposizione al Senato di una frase attribuita al Commodoro Stephen Decatur (1779-1820): «Our country! In her intercourse with foreign nations, may she always be in the right; but our country, right or wrong», cioè «La nostra Patria! Nei rapporti con le altre nazioni possa essere sempre nel giusto; ma è la nostra Patria, nel giusto o nel torto», che in versione ridotta e linguisticamente stravolta - «Right or wrong, it’s my country!», che starebbe per «Nel giusto o nel torto, è la mia Patria!» - ogni tanto riecheggia ancora anche in Italia.

    Ci si chiederà, però, cosa c’entri tutto questo ‘dotto’ pream-bolo con Assaba.

    È presto detto: come giustamente sottolineava Nicola Mione nel 2013, «mantener vivo un ricordo […] non sempre risulta facile specie trovandosi, come nel caso della guerra in Libia, di fronte ad una guerra “scomoda” condotta con fini colonialistici. In ogni caso è qualcosa di necessario per avere coscienza della nostra storia» (Ricordando Assaba, in Alpini… Sempre!, 4/2013, p. 5).

    Non si può cambiare il passato o peggio ancora disconoscerlo come se non ci appartenesse, non si può disfarsene; quest’opera-zione è un po’ come ripudiare i genitori o prendere le parti d’uno di essi contro l’altro, atteggiamenti che già gli Antichi sconsiglia-

    vano vivamente: si pensi alla sorte di Oreste, crudelmente perse-guitato dalle Erinni dopo che aveva ucciso la madre Clitennestra, rea di aver assassinato il padre Agamennone.

    Noi ricordiamo la giornata di Assaba. La ricordiamo per quel che è stata, senza infingimenti, ma anche senza pudibonda e selettiva vergogna. Perché se è vero che l’impresa africana presta il fianco a critiche di ogni tipo, vero è anche che la gran parte degli Italiani vi profuse onestamente le proprie doti migliori, vi spese le proprie energie, arrivando a sacrificarvi spesso gli affetti, la salute e la vita.

    Questo gli Italiani fecero fidando nella saggezza di chi li voleva in una terra lontana e straniera: qui andrebbe coraggio-samente diretto lo sguardo, affinata l’indagine, rivolta la critica, anche la più caustica. Invece, troppo spesso, il bersaglio delle critiche - che spesso suonano come assurde autoflagellazioni da invasati - sono i militari, anche i semplici militari.

    Il ruolo del militare, però, è obbedire, eseguire: considere-remo dunque il famoso «Obbedisco» garibaldino, per dire, o il motto Usi obbedir tacendo e tacendo morir dei Carabinieri come fatti negativi? Perché obbedire, allora? Per una Patria che, dopo averti ordinato di uccidere e di devastare, ma anche di soffrire e di morire, ti sacrifica alle nuove necessità? Scarica su di te, che hai cercato di onorarla, tutte le colpe? Prima ti pre-mia e poi ti infanga e cerca di rimuovere di te anche il ricordo?

    Partendo da queste riflessioni si può andare lontano: Iraq, Afghanistan, Kerala…

    Siamo un Associazione d’Arma e, fino a prova contraria, siamo ancora militari in congedo.

    Vale la pena di riflettere un po’ seriamente su questa mia ‘provocazione’?

    Italo Riera

  • 4 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    L’OSPEDALE DI SANTA MARIA DEL PRATOE LA SUA STORIA

    La fusione portò anche un vantaggio economico: nel 1775 Santa Maria del Prato, che aveva un reddito di circa undicimila lire, ebbe in bilancio ben 19.000 lire oro. L’amministrazione fu posta sotto la giurisdizione del Senato e lo statuto fu modellato come quello dell’Ospedale di Vicenza.

    Con il trasferimento nella nuova sede, l’Amministrazione decise di regolamentare il servizio interno con un aumento generalizzato dei salari dei dipendenti in considerazione che “una congrua mercede render può le persone vigilanti ed attente all’altrui servizio”.

    Il personale non era in pianta stabile e veniva assunto con contratto triennale che però era frequentemente rinnovato. Interessante è sapere che, per la prima volta, gli uomini erano assistiti da maschi e le ammalate da femmine “senza alcuna indecente mescolanza di sesso” e che il personale doveva prestare la sua opera agli infermi sia di notte che di giorno; una particolare raccomandazione veniva fatta per l’igiene e la pulizia del luogo di degenza.

    I sanitari in servizio erano il già ricordato Jacopo Odoardi1 e il chirurgo Stefano Gasparetti.

    Dal 1775 in poi le dotazioni in uso dell’ospedale miglio-rarono notevolmente, furono acquistati nuovi letti, materassi e relative lenzuola, la cucina fu arricchita con nuove suppel-lettili. L’Ospedale era per una parte un’istituzione sanitaria, ma continuava a essere anche un luogo di ospitalità per gli indigenti e per i viandanti senza fissa dimora.

    Nel 1777 ottanta rappresentanti delle tre classi sociali di Feltre - trenta per i nobili, trenta per i cittadini e venti per i negozianti - votarono il Consiglio di Amministrazione, che era formato da otto membri e da quattro Presidenti, che restavano in carica due anni. I nuovi amministratori si tro-varono a riorganizzare ed amministrare il sostanzioso patri-monio immobiliare disseminato nel Feltrino e altrove, nel Trevigiano e anche nel Primiero, che all’epoca faceva parte dell’Impero d’Austria.

    Parte delle rendite, frutto di atti testamentari, furono desti-nate a benefici per la carità dei poveri, al mantenimento degli illegittimi, al corredo nuziale per le ragazze indigenti, alla manutenzione delle tombe e alle borse di studio per studenti meritevoli. In ciò si può ravvisare la generosità dei Feltrini, che fino ai giorni nostri hanno continuato a donare, in varie forme, beni e attrezzature all’Ospedale: da qui nasce l’inte-resse e l’orgoglio della popolazione per questa istituzione, difficilmente riscontrabile in altre realtà consimili.

    Grazie al rinnovato impegno dei nuovi amministratori l’O-spedale risorse a nuova vita e iniziò a funzionare bene anche dal punto di vista sanitario oltre che da quello amministrati-vo, tanto che nel 1780 si decise di assumere un altro medico.

    Un aneddoto di quel periodo, riferito precisamente al 4 agosto di quell’anno, riguarda lo stato del campanile di Ognissanti. L’architetto trevisano Francesco Riccati convinse il Consiglio dell’Ospedale che fosse necessario abbattere il campanile perché rischiava di cadere sopra le altre strutture “essendo [il campanile] già fuori della linea del piombo di quattordici onze e per questo irreparabile”; ne suggeriva quindi la demolizione e consigliava di “rifabbricarne un altro di quella grandezza e forma che crederanno più adatta”; naturalmente sottintendeva il desiderio che il progetto gli fosse affidato.

    Gli abitanti del Borgo però, che tenevano al campanile e diffidavano dell’architetto forestiero, si opposero e fecero fare a proprie spese una controperizia. Ebbe l’incarico un muratore di Arten, Vettor De Nato, “uomo di quella pratica ed esperienza ch’è notoria”, il quale, dopo aver ispezionato il campanile, s’impegnò a restaurarlo, garantendone la solidità per quarant’anni, tranne nel caso “d’incendio, fulmine e ter-remoto, da quali tre sciagure Dio ci preservi.”. Ci fu quindi quasi una sollevazione e i parrocchiani si autotassarono, rac-cogliendo ben cento ducati per il restauro del campanile. Gli amministratori dell’Ospedale, davanti a tanta determinazio-ne, decisero allora di revocare l’incarico al Riccati e di affi-dare i lavori al De Nato. Dopo oltre due secoli, il campanile di Ognissanti è ancora al suo posto, dimostrando la perizia e l’ingegno dell’Arteniese.

    Ritornando al tema strettamente sanitario è interessante evidenziare come, in situazione di ordinarietà, fossero calati i casi di mortalità fra i pazienti, benché si stimi intorno al 1790 un’incidenza dei decessi di un paziente su sei; tale risultato può essere stato frutto anche della considerazione in cui erano tenute le norme igieniche, tanto che il bagno veniva conside-rato alla stregua di una terapia.

    LA CADUTA DI VENEZIAStavano maturando però in Europa tristi vicende. Nell’estate

    del 1789 era scoppiata a Parigi quella che oggi chiamiamo

    Il campanile di Ognissanti in Borgo Ruga.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 5

    Rivoluzione Francese, un sanguinoso avvenimento denso di implicazioni politiche e culturali, che avrebbe trasformato per sempre non solo gli assetti socio-politici del Vecchio Continente, ma anche la sua sensibilità religiosa, all’insegna della ‘libertà’ e della voglia di sovvertire l’ordine costituito eliminando quello che sarà detto Antico Regime.

    Nel marzo 1796 un giovane e ancora quasi sconosciuto generale corso, Napoleone Buonaparte2, giunse in Italia al comando di un’improbabile Armée d’Italie, ma, iniziata la campagna l’11 aprile, vinse la prima battaglia a Cosséria il 12 e con maestria e risolutezza riuscì a sconfiggere ripetutamen-te gli Austriaci e i Sardi, costretti il 28 aprile all’Armistizio di Cherasco; passò poi il Po presso Piacenza (7 maggio), sconfisse ancora gli Austriaci al Ponte di Lodi (10 maggio), conquistò Milano (14 maggio) e Pavia (25 maggio) e invase quindi il territorio della Repubblica Veneta, ufficialmente neutrale, occupando pretestuosamente Brescia (29 maggio) e Verona (10 giugno). La Prima Campagna d’Italia prose-guì poi con momenti assai drammatici come le Battaglie di Castiglione (5 agosto), di Bassano Veneto (8 settembre), di Caldiero (12 novembre), del Ponte d’Arcole (15-17 novem-bre) e, infine, di Rivoli (14-15 gennaio 1797), dalla quale l’esercito austriaco uscì pressoché annientato.

    Alla fine di gennaio Feltre sopportò quindi il passaggio degli Austriaci in ritirata: quattordicimila Ungheresi e Boemi si sparpagliarono in città in cerca di cibo e riparo dal freddo, entrando nelle case dei privati, mentre l’Ospedale si riempiva di soldati feriti e ammalati.

    Peggio fu però quando il 30 gennaio la città fu invasa dai Francesi, che si insediarono con prepotenza nelle abitazioni private, dedicandosi ad ogni forma di saccheggio. Il Podestà Andrea Vitturi fu sostituito e si indissero nuove elezioni con la nomina di Giovanni Norcen, gradito agli occupanti. Tutte le iscrizioni e i simboli veneziani furono abbattuti, scalpellati o scialbati e si soppressero le feste che ricordavano la dedi-zione di Feltre alla Repubblica Veneta.

    La vittoria di Rivoli aveva intanto sbloccato Mantova, assediata a più riprese dal 3 giugno 1796, che capitolò il 2 febbraio, rendendo virtualmente i Francesi - che il 9 feb-braio si erano impadroniti di Ancona - padroni dell’Italia Settentrionale, dove il 15 novembre 1796 era stata fondata

    la Repubblica Transpadana, con capitale Milano, ‘sorella’ della Repubblica Cispadana, proclamata il 27 dicembre con capitale Bologna.

    A questa situazione il governo veneziano reagì timidamen-te; il Doge Lodovico Manin3, vecchio e privo dell’energia che il difficile momento avrebbe richiesto, cedette alla pres-sione dell’esercito francese e il 12 maggio 1797, in Maggior Consiglio, abdicò a favore di una nuova municipalità control-lata da Napoleone.

    Con il Trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797, per noi Veneti iniquo, il territorio della millenaria e gloriosa Repubblica di Venezia fu ceduto all’Austria dai Francesi, che trattennero per sé le Isole Ionie e i possedimenti albanesi.

    Nel gennaio del 1798, perciò, le truppe francesi lasciarono la città, sostituite dalle unità austriache che - è interessante rammentarlo - furono acclamate dalla popolazione.

    Le Guerre d’Italia non erano però terminate e fra l’aprile e il settembre del 1799 il Generale Aleksandr Vasil’evič Suvorov, alla testa di un’armata austro-russa, sconfisse e mise in rotta i Francesi, cancellando la Prima Repubblica Cisalpina, nata il 29 giugno 1797 dalla fusione delle Repubbliche Transpadana e Cispadana.

    Nel 1799 Feltre divenne una tappa fondamentale per gli Austro-Russi, con tutte le conseguenze che possiamo imma-ginare. L’inverno fu molto rigido, con gravi danni all’agricol-tura, e le conseguenze non tardarono a farsi sentire: in quello che fu indicato già allora come ‘anno della fame’ bande di disertori e di delinquenti affamati rapinavano e uccidevano senza pietà. Aumentarono i casi di ricovero all’Ospedale, anche di molti soldati austriaci, e la situazione era così grave che l’amministrazione, già alle prese con la grave carenza di generi alimentari, fu costretta ad affittare un fabbricato sup-pletivo in Borgo d’Ognissanti.

    Il Maggior Consiglio di Feltre cercò di correre ai ripari acquistando grandi quantità di granaglie, che però erano sem-pre più difficili da reperire.

    Inviò persino una richiesta di prestito all’Imperial Regio Governo Generale dove lamentava: “è mancata quasi total-mente in questa montana Provincia la raccolta del formento […] tutte le nostre speranze erano rivolte al sorgoturco […] ma defraudate anche queste speranze dalla fatal siccità […] si presenta un aspetto di carestia molto più grave e terribile di quella che abbiamo superata”.

    Il 6 aprile 1800 Napoleone passò alla riscossa e con la Seconda Campagna d’Italia - culminata con la decisiva vitto-ria sui campi di Marengo il 14 giugno e con l’Armistizio di Alessandria del 16 - riaffermò la presenza francese nella parte nord-occidentale della Penisola.

    La guerra si riaccese nell’inverno, quando i Francesi di Moreau, sconfitti sul Mincio gli Austriaci a Pozzolo il giorno di Natale, giunsero nuovamente a Feltre (gennaio 1801), cui - nonostante la carestia imperversasse e la popolazione fosse ridotta alla fame - imposero pesanti contribuzioni.

    Carlo Balestra(2 - Continua)

    Teatro de la Sena, iscrizione veneziana scalpellata dai Francesi. NOTE

    1 Si veda Alpini… Sempre! n. 4/2017, p. 6.2 Siccome il cognome avito suonava troppo italiano, Napoleone lo francesizzò in

    ‘Bonaparte’ dopo il 9 marzo 1796.3 Lodovico Manin (Venezia, 14 maggio 1725 - 24 ottobre 1802) fu il centovente-

    simo ed ultimo Doge della Repubblica di Venezia; rimase in carica dal 9 marzo 1789 al 12 maggio 1797, quando abdicò e consegnò la città e l’intero territorio della Serenissima a Napoleone, accettando le dure condizioni imposte dal vitto-rioso Generale.

  • 6 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    Via Quattro Sassi, 4Rasai di Seren del Grappa (BL)

    Tel. [email protected]

    Orari libreria: Il lunedì dalle 15.00 alle 19.00 da martedì a sabato 9.00-12.30 e 15.00-19.00

    La libreria del territorioSconta tutti i libri Edizioni DBS del 15% ai soci A.N.A.

    www.labirreriapedavena.it - e-mail: [email protected]

    La tradizionale se-rata che la nostra Sezione organizza per rivolgere gli auguri ai Feltrini ha ottenuto grande apprezzamento da parte del folto pub-blico intervenuto pres-so l’auditorium delle Canossiane.

    L’appuntamento di quest’anno, che si è tenuto venerdì 15 di-cembre, prevedeva la messa in scena di una piacevole commedia in vernacolo: La scor-zeta de limon di Gino Rocca; si è avuta an-che l’esibizione dei co-ri Piave A.N.A. e Oio.

    In apertura, dopo i saluti di rito, il Vice Presidente Carlo Balestra ha introdotto la serata, illustrando poi brevemente alla platea la biografia artistica di Gino Rocca e le vicende che lo hanno visto protagonista nel corso del primo conflitto mondiale. Balestra sottolinea come Feltre abbia dedicato alla sua memoria l’istituto che ospita le scuole medie inferiori e come egli abbia voluto alla morte essere sepolto a Fonzaso, paese dove la famiglia della madre possedeva il grande Palazzo Sarnthein e dove era solito soggiornare.

    La commedia - un atto unico, recitato in un dialetto con forte coloritura feltrina - è stata messa in scena e gradevol-mente interpretata dalla compagnia teatrale ’L Kalieron di Santa Giustina.

    Risate e applausi da parte del pubblico hanno accompagna-to più volte l’esibizione degli attori, acclamati alla chiusura del sipario da un lungo ed entusiastico applauso.

    Prima della parte riservata ai cori è salito sul palco il Presidente Stefano Mariech, che ha consegnato due contributi economici all’A.N.A. Atletica Feltre e al Coro Piave A.N.A.

    È stata quindi omaggiata con un mazzo di fiori anche la madrina della Sezione, signora Iva Broch.

    Successivamente il Coro Piave A.N.A. ha presentato alcu-ne cante natalizie del proprio repertorio, chiudendo con un pezzo fuori programma, Alpini del Piave, recentemente composto con musiche del maestro Aldo Speranza e testo di

    Nicola Mione, Vice Presidente della Sezione. Il brano è stato presentato la scorsa estate ad un concorso nazionale in cui ha ottenuto una menzione particolare.

    Si è esibito infine il Coro Oio, che ha interpretato una serie di brani sempre ispirati al Natale, tratti dall’antica tradizione bellunese. Anche le esibizioni dei due complessi corali sono state molto applaudite dai presenti.

    In conclusione della serata il Presidente Stefano Mariech, il Consigliere Nazionale Michele Dal Paos, il Comandante del Battaglione Feltre Tenente Colonnello Maurizio Candeloro e il Sindaco Paolo Perenzin hanno rivolto ai presenti messaggi augurali per le imminenti festività natalizie.

    Tutta la platea, in piedi, ha ascoltato infine Trentatrè (Valore alpino), l’Inno degli Alpini, e gli auguri di buone feste cantati dai coristi di Santa Giustina.

    ASPETTANDO IL NATALE

    Gino Rocca

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 7

    Il 25 febbraio 2018 si è svolta l’Assemblea Generale Annuale dei Delegati e Soci della Sezione A.N.A. di Feltre.

    Per darle maggior rilievo è stata preceduta nella serata del giorno 24 dalla manifestazione Marce militari e racconti della Grande Guerra, imperniata sull’esecuzione da parte della Banda Comunale di Arsié delle marce di vari corpi militari coinvolti nel conflitto del 1915-18, intervallata da racconti, selezionati dal Vice Presidente Carlo Balestra e introdotti e interpretati da Patrizia Bertelle, Carlo Cassol, Antonio Paniz con l’accompa-gnamento musicale del maestro Luca Poletti. Dirigeva la Banda, impeccabile nell’esecuzione, il maestro Riccardo Terrin.

    La capienza dell’auditorium dell’Istituto Canossiano era al completo e molte persone sono rimaste in piedi. Tanti gli ospiti, come i rappresentanti delle Forze Armate e delle varie Associazioni d’Arma, perché obiettivo dell’iniziativa era sot-tolineare la partecipazione di tutti i corpi militari italiani all’immane conflitto. Erano presenti, fra gli altri, il Presidente Nazionale dell’A.N.A. Sebastiano Favero, il Sindaco di Feltre Paolo Perenzin, il Colonnello degli Alpini Stefano Fregona, la Senatrice Raffaella Bellot.

    La serata è stata aperta con l’esecuzione dell’Inno Nazionale: alle prime note tutti i presenti sono scattati in piedi e hanno par-tecipato cantando in coro Fratelli d’Italia.

    È seguito il racconto della ritirata verso il Grappa del Feltre, che, giunto il 5 novembre 1917 a Caupo, ebbe dal proprio Comandante, Maggiore Nasci, il permesso di passare l’ultima notte a casa sulla parola d’onore; all’alba del giorno successivo tutti erano presenti, per continuare la marcia verso il fronte. La banda ha quindi intonato la Canzone del Grappa.

    Ogni marcia sottolineava la salita sul palco di una rappre-sentanza del corpo militare corrispondente. I racconti di atti di eroismo di singoli o di interi reparti, l’elenco dei soldati caduti, feriti, dispersi, le situazioni tragiche e altamente drammatiche della vita o della morte dei combattenti riuscivano a dir poco commoventi; l’interpretazione dei lettori-attori rendeva molto effecace, direi palpabile, il contenuto del brano e quasi attuali i momenti drammatici narrati. Patrizia Bertelle ha poi recitato la commovente poesia dell’antico combattente Renzo Pezzani intitolata Preghiera per l’Eroe; con appropriato sottofondo musicale ne declamava a memoria gli ultimi versi: «Ora il fante contadino / disarmato dalla morte / dorme un sonno di bambino / coricato alle tue porte. / O Signore, tu lo puoi; / dagli il cielo degli eroi». Scoppiava un’ovazione di tutto il pubblico presente.

    È seguita l’esecuzione di Trentatré con i presenti in piedi.Ha quindi parlato il nostro Presidente, Stefano Mariech, che

    ha ringraziato tutti, a cominciare dalle varie Autorità presenti. Ha ricordato l’importanza della serata in ricordo dei Caduti di tutte le guerre, come monito per evitare in futuro un evento così funesto. Il concetto è stato poi ribadito nel proprio intervento dal Sindaco Paolo Perenzin, che ha evidenziato come la carne-ficina della Grande Guerra non sia bastata a placare le rivalità nazionali, che portarono alla Seconda Guerra Mondiale, mentre il successivo prevalere di interessi sovranazionali ha portato alla costruzione dell’Europa Unita e, di conseguenza, alla pace e al benessere: la guerra impoverisce i popoli, la pace li arricchisce.

    Anche il Presidente Nazionale Sebastiano Favero ha elogiato l’organizzazione e il contenuto ideale della serata, ricordando l’impegno di tutti gli iscritti nelle attività di solidarietà promosse dall’A.N.A., ma evidenziando nel contempo il lavoro svolto dai nostri reparti in armi per la pace in varie zone del mondo, a volte anche con sacrificio di vite.

    Fra le premiazioni e lo scambio di doni è da segnalare la consegna della lettera di intenti al Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Vittorino da Feltre per l’attuazione del progetto di allestimento di un’aula attrezzata a favore dei bambini e dei ragazzi frequentanti il Centro Integrazione Comprensoriale di Feltre, grazie al ricavato dalla vendita di fiori e della Pandora alpina.

    Altrettanto significativa la consegna al Vice Presidente Carlo Balestra di un bossolo di proietto per carro armato, finemente cesellato, da parte di Sándor Biró, rappresentante dell’Asso-ciazione dei Riservisti Ungheresi (MATASZ). Il Presidente ha ricambiato con un CD-Rom in cui sono stati raccolti tutti i numeri del nostro periodico dalla fondazione ad oggi.

    La mattina del 25 Don Fabrizio Tessaro, Cappellano della Sezione, ha officiato la Santa Messa in commemorazione dei Caduti di tutte le guerre e degli Alpini andati avanti nel 2017. Il coro Piave A.N.A. ha sottolineato con alcuni brani i momenti salienti della celebrazione.

    Pochi minuti dopo è iniziata l’Assemblea Generale dei dele-gati e dei soci con l’incarico a Lorenzo Marzemin a presiederla; questi ringraziava per la fiducia e affermava di aver capito il significato del termine ‘alpinità’ leggendo su Alpini… Sempre! le seguenti parole del Presidente Mariech: “noi Alpini dobbiamo

    ASSEMBLEA GENERALE

    Il Presidente Nazionale Sebastiano Faveroe, alla sua destra, il Presidente Sezionale Stefano Mariech.

  • 8 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    continuare ad essere il veicolo di un messaggio semplice e sano che sappia coniugare impegno e solidarietà con il sentimento gioioso e sincero che ci contraddistingue”; dava quindi la parola allo stesso Mariech, che iniziava il suo intervento col saluto alla Bandiera. Proseguiva poi con i saluti a tutti i presenti citando in particolare il Consigliere Nazionale A.N.A. Michele Dal Paos, i rappresentanti delle Sezioni di Belluno, Cadore, Conegliano, Valdagno, Valdobbiadene, la Senatrice Raffaella Bellot, i Sindaci di Feltre, Lentiai, Pedavena, Sovramonte, il Tenente Colonnello Salvatore Lentini del 7°Alpini, il Comandante della Compagnia Carabinieri di Feltre, la madrina della Sezione Iva Broch e tutte le altre Autorità civili e militari presenti, fra cui Vincenzo Allotti per la Croce Nera Austriaca e i genitori del Primo Caporal Maggiore mitragliere della 269a Compagnia Contro Carri del Feltre Sebastiano Ville, caduto il 9 ottobre 2010 al Passo di Buji (Gülistan / Farah), in Afghanistan.

    È passato poi a leggere l’ampia ed esaustiva Relazione Morale, suddivisa in diversi argomenti per rendere consapevoli tutti i delegati e i soci presenti della complessità delle attività svolte dalla Sezione durante il 2017, affermando che “i Capi Gruppo, con i loro Alpini, costituiscono la spina dorsale della nostra Associazione. A loro vada il plauso per la costante e capillare attività di promozione dei nostri valori e del nostro pensiero. Chiedo loro di proseguire nell’impegno sempre dimo-strato”. È arduo sintetizzare in poche righe le molte pagine della relazione; voglio però accennare alle conclusioni, dove, dopo aver ringraziato tutti i collaboratori, Mariech afferma che “i veri protagonisti della nostra Associazione sono tutti gli Alpini e gli Amici degli Alpini della meravigliosa Sezione di Feltre”.

    Il Presidente ha quindi lodato le numerose e importanti ini-ziative in ricordo della Grande Guerra e si è peraltro posto una domanda: “E dopo il 2018? Quale memoria rimarrà di questo immane sacrificio?”. Non ci si illude: per molti, caduto l’inte-resse, verrà meno anche la memoria; ma “noi Alpini saremo sempre qui […] a tramandare la nostra Storia e i nostri valori, incuranti se il quotidiano stempererà il ricordo nei più”, e cita i compiti assegnatici dallo Statuto.

    Ha concluso affermando che “l’amore per la Patria non è né retorico né anacronistico, ma è un bene che ci appartiene per cui la Patria è nostra, la Bandiera è nostra” e scandendo: “Viva l’Italia, viva la Sezione di Feltre, viva gli Alpini!”.

    Sono seguite poi le relazioni del Vice Presidente Giorgio Bottegal, sulle attività della Protezione Civile, e del Consigliere Emanuele Casagrande, sulle manifestazioni sportive. Bottegal ha affermato che il momento difficile, l’incertezza del futuro, il lavoro precario, i valori non sempre condivisi rendono più gravosa la vita dei volontari, che però, convinti della bontà dell’opera compiuta, con l’aiuto di tutti possono continuare nell’espletare le proprie attività; Casagrande invece, dopo aver elencato tutti i buoni risultati ottenuti nel 2017, si è augurato di poter portare a Feltre nel 2019 il campionato di Corsa in Montagna a staffetta.

    Il Vice Presidente Francesco Mungo ha presentato con poche parole i dati positivi del bilancio annuale della Sezione, confer-mato anche dal Revisore dei Conti Riccardo De Cecco.

    Si sono poi nominati i Delegati all’Assemblea di Milano: oltre al Presidente Mariech, Carlo Balestra, Sergio Caddeo, Claudio Dal Pos, Nicola Mione, Francesco Mungo, Carlo Tirel. Sono stati consegnati dei riconoscimenti ai Capi Gruppo uscenti di Villabruna, Dario Turrin, e di Quero, Vilmer Schievenin; al Capo Squadra P. C. di Lamon Alessandro Facchin; alla madri-na della Sezione Iva Broch. È stato omaggiato con una targa Sándor Biró, rappresentante della MATASZ. Il Commendator Allotti, rappresentante della Croce Nera Austriaca, ha appuntato sulla giacca del Presidente Mariech la Medaglia Europea ad honorem conferita alla Sezione dalla Federazione Italiana dei Combattenti Alleati.

    Sono quindi intervenuti alcuni ospiti: il Sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, che ha affermato come l’assemblea degli Alpini sia una bella testimonianza alla società della propria capacità di stare insieme in modo positivo come comunità di persone che collaborano per il bene comune; il Tenente Colonnello del 7° Salvatore Lentini, che portava i saluti anche del Comandante, Colonnello Antonio Arivella, e del Generale Claudio Berto, nuovo Comandante delle Truppe Alpine; il Consigliere Nazionale Michele Del Paos, che si è congratulato per la relazione morale, densa di fatti importanti e non di parole e che ha dichiarato di essere stato colpito dagli interrogativi fina-li e dalla risposta: “È la squadra che fa la differenza”.

    Chiusi i lavori, i partecipanti si sono ammassati e, nonostante la nevicata, hanno sfilato per Feltre accompagnati dalla Fanfara Alpina di Borsoi d’Alpago. Resi infine gli onori alla Bandiera e ai Caduti di tutte le guerre, il Cerimoniere ha ordinato il “rom-pete le righe” invitando i presenti al pranzo sociale presso la Birreria Pedavena.

    Beniamino Faoro

    L’importante riconoscimento della Sezione Alpini di Feltre raggiunge la sua nona edizione. Il premio è riservato a persone o realtà che si sono particolarmente distinte per meriti o attività nel territorio bellunese e le candidature possono essere presen-tate compilando il modulo appositamente creato entro e non oltre il 15 giugno.

    I moduli saranno presto disponibili in Segreteria e scaricabili dal sito sezionale www.ana-feltre.webnode.com/

    PREMIOLa Penna Alpina per la nostra montagna

    Nona Edizione 2018

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 9

    Assegnato a Feltre il CISA 2019Si terrà a Feltre nella primavera del 2019 il 23° Convegno Itinerante della Stampa Alpina (CISA). Ad annunciarlo con soddi-

    sfazione è il Presidente Sezionale Stefano Mariech dopo avere ricevuto la conferma scritta da parte del Direttore de L’Alpino don Bruno Fasani, contattato dal Direttore Responsabile del nostro periodico Roberto Casagrande. Un’occasione importante per Feltre e il suo territorio, che riporterà in città i massimi referenti nazionali di tutte le testate giornalistiche alpine dopo la prima edizione, pensata con lungimiranza da William Faccini nel 1996 e tenutasi proprio nel nostro territorio.

    Il Centro Studi e la Presidenza di Sezione sono già al lavoro per definire i dettagli organizzativi.

    gusto premiato da una giuriadi Chef Internazionali

    formaggio

    L’11 maggio 2018, dopo i lavori di ristrutturazione che lo hanno ampliato da 9 a 25 sale espositive, sarà inaugurato il Museo Diocesano di Feltre, collocato nella Città Alta in Via Paradiso, 19.

    Tutti coloro che lo hanno visitato in anteprima sono stati colpiti dalla bellezza dell’antico castello medioevale trasfor-mato poi in un elegante palazzo gotico rinascimentale e dota-to in seguito di ambienti barocchi e neoclassici. Di notevole qualità sono anche le opere che esso racchiude. Il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, che diversi anni fa aveva già dedicato al Museo due pagine su Bell’Italia, è venuto recentemente a Feltre ed ha espresso i più lusinghieri elogi.

    Visitatori sono arrivati, in questi mesi, dal Brasile, dall’In-dia, dall’Australia, dagli Stati Uniti e da molti paesi europei. È significativo il fatto che uno studioso, avendo appreso dal sito internet del Museo dell’esistenza del Calice del Diacono Orso, il più antico calice eucaristico dell’Occidente, sia giun-to appositamente dall’Inghilterra per esaminarlo.

    Tra le opere di maggior pregio che il Museo presenta vi è la straordinaria collezione della Certosa di Vedana, con i dipinti di Sebastiano Ricci, un’opera firmata di Jacopo Tintoretto,

    diverse sculture di Andrea Brusto-lon, definito dallo scrittore francese Honorè de Balzac ‘Michelangelo del legno’, la Croce post-bizantina del Monte Athos e altri capolavori.

    In quasi tutti i musei italiani la vigilanza delle sale è affidata a dei volontari, cui viene richie-sta la sola presenza, senza mansioni di accompagnamento di gruppi o di persone. Facciamo appello in questo senso alla sensibilità della Sezione A.N.A. di Feltre, che già per il passato si era distinta in maniera benemerita per compiti di vigilanza di manifestazione artistiche.

    Chi desiderasse chiedere informazioni per offrire la sua preziosa collaborazione, anche temporanea, può prendere contatti direttamente con Rino Dal Ben (tel. 329.8104112).

    PROPOSTA DI COLLABORAZIONE A.N.A. - MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA

  • 10 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    Riceviamo e pubblichiamo

    Spett.le sig. Mione,venuti a conoscenza della mostra dedicata a Walter

    Resentera intitolata “Le figure sui muri” come attività abbiamo aderito alla possibilita propostaci di esporre una riproduzione dell’artista corredata dalla seguente dicitura “Esposizione riproduzione manifesto di Walter Resentera in occasione della mostra a lui dedicata “Le figure sui Muri” (Le riproduzioni dei manifesti d’epoca sono su gen-tile concessione del “Museo Nazionale Collezione Salce” di Treviso e su gentile concessione del “Museo d’arte Moderna Carlo Rizzarda” di Feltre)”.

    Nell’occasione abbiamo scelto di esporre copia del manifesto realizzato per l’anniversario dei 100 anni del Corpo degli Alpini questo per rendere onore agli Alpini visto anche il significato che lo stesso autore ha voluto raf-figurare nella sua rappresentazione con le tre generazioni di Alpini (che noi abbiamo inteso come il padre, il marito e figlio della sottoscritta) condividendo appieno una frase coniata dall’autore accanto ad una sua firma “No Alpino per caso” (come da documentazione allegata tratta dal libro “Walter Resentera - Le figure sui Muri” - Cierre Edizioni - dalle pag. 202-203 che descrivono l’opera).

    Nell’allestimento effettuato, visibile nella foto alle-gata, nella quale compare mio figlio Callegher Fabio che fa parte del gruppo alpini di Moline di Sorriva di Sovramonte, sono stati esibiti alcuni attestati originali (che allego) risalenti ai periodi relativi alle operazioni militari in Africa Orientale (con relativa mappa originale delle colonie facenti parte dell’impero italiano stampata da G. De Agostini & Figli - Milano) ed al secondo con-flitto Mondiale ottenute da mio papà sig. Forlin Riccardo Giacomo nato il 02/05/1911 a Lamon (BL) .

    A disposizione per eventuali chiarimenti e\o integrazioni al riguardo.

    In occasione della pregevole mostra dedicata all’ar-tista feltrino del ’900 Walter Resentera, visitabile in questi giorni presso il Museo Carlo Rizzarda di Feltre, riteniamo di pubblicare una lettera giunta alla redazio-

    ne da parte della Signora Natalina Forlin, che ha voluto personalizzare la vetrina della propria attività commer-ciale approfondendo il tema dell’illustrazione alpina in relazione alle proprie vicende familiari.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 11

    LIBRO VERDE DELLA SOLIDARIETÀ ALPINABilancio di un 2017 al servizio della comunità

    Il Libro Verde delle solidarietà alpina rappre-senta una sorta di bilancio globale delle attività svolte dalle Sezioni Alpine e costituisce un fiore all’occhiello della nostra Associazione dimo-strando, di fatto, le nostre capacità operative nei vari settori di competenza. Il resoconto viene presentato annualmente dalla Sede Nazionale in occasione dell’Adunata, ma preliminarmen-te i dati vengono raccolti da ciascuna Sezione attraverso una scheda affidata ai Gruppi del territorio.

    Anche la nostra Sezione, attraverso il suo Centro Studi, ha raccolto tali dati che ci offro-no un’interessantissima fotografia del nostro impegno e, perché no, del nostro ‘stato di salu-te’. Grazie al lavoro del Consigliere Claudio Spadetto, che ha pazientemente raccolto i dati dai Capi Gruppo, emerge una situazione di piena salute per la nostra Sezione, che dimostra con i numeri una forte vitalità fatta di concretezza: sono ben 28.266 le ore di attività donate, mentre 24.678,00 € sono stati offerti alla comunità.

    Se rapportiamo le ore complessivamente donate alle 8 ore di un lavoratore, emergono ben 3.533 giornate di lavoro!

    Analizzando i dati, una buona fetta delle ore di servizio derivano dalle attività di Protezione Civile, che come sempre rappresenta un fiore all’occhiello della nostra Sezione. Seguono poi le ore e le donazioni alla comunità, dove sono raccolte tutte quelle attività e manutenzioni a servizio del territorio, che vanno a soddisfare esigenze più o meno grandi.

    Una nota importante: se fossero considerate le spese sostenute per realizzare le singole attività risulterebbe che i Gruppi in termini economici, hanno devoluto molto di più di quanto riportato nel resoconto; un esempio per tutti: il Gruppo di San Gregorio nelle Alpi, che per realizzare i propri interventi ha investito somme importanti.

    Restano poi in evidenza i settori delle atti-vità a servizio delle parrocchie per le quali gli Alpini costituiscono indubbiamente una risorsa preziosa e le attività per giovani e scuole, vero investimento sul nostro futuro.

    Una voce a parte quella della solidarietà, che ha portato le Penne Nere feltrine a raccogliere ben 10.443,00 € per iniziative benefiche e a lavorare 1.012 ore per la Colletta Alimentare.

    I numeri rispetto allo scorso anno sono in calo in relazione al terremoto del Centro Italia, che nel 2016 aveva fortemente impegnato i nostri Volontari e dato il via ad una gara di solidarietà per una raccolta fondi straordinaria. Quest’anno la situazione appare rientrata in una gestione ordinaria delle attività, che posta in relazione alle stesse voci del 2016 segna comunque un aumento di operatività in tutti i settori. Avanti così! La Sezione è in piena forza e lo dimostra non tanto con le parole, quanto con la concretez-za dei numeri e dei fatti!

    Nicola Mione

  • 12 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    Emilio Salgàri: «Presente!»Il prossimo 25 aprile saran-

    no passati centosette anni da quella mattina del 1911, quando nel parco torinese di Villa Rey, sulla collina che sovrasta Corso Casale dove abitava, Emilio Salgàri si tolse la vita in modo consapevole e doloroso, utilizzando come un samurai giapponese un rasoio.

    Quello di Salgari (che qual-cuno si ostina a chiamare Sàlgari) è un nome noto a tutti o, almeno, che tutti hanno

    orecchiato. Generazioni di Italiani ne hanno letto i libri, li hanno sognati, reinventati, trasformati e, diremmo, assorbiti e metabolizzati. Credo che molti fra coloro che nelle guerre del Novecento si comportarono da eroi, nel senso pieno del termine, oltre a De Amicis avessero letto anche Salgari, si fossero identificati nei suoi personaggi fino a ‘sentire’ sal-garianamente: per questo reputo che non sia fuori posto su queste pagine un breve tributo alla memoria di un grande scrittore, il cui ‘peso’ ufficiale - come spesso accade - risulta inversamente proporzionale all’influenza che ebbe e che certamente continua ad avere sulla vita dei suoi simili, anche fuori d’Italia (scrittore dei ragazzi, le scuole che lo ricordano sono meno delle dita di una mano…).

    Emilio Salgari nacque a Verona il 21 agosto 1862, quando il Veneto era ancora austriaco, in una famiglia di modeste facoltà. Nondimeno, benché non avesse dimostrato gran-di qualità di studente, nel 1878 gli fu possibile iscriversi al Regio Istituto Nautico di Venezia, dove seguì il Corso per Capitani di Gran Cabotaggio e dove sostenne con dif-ficoltà gli esami della sessione estiva dell’anno scolastico 1880-81, risultando rimandato ad ottobre in materie come Navigazione, Trigonometria e Astronomia. Per quanto si sa non diede seguito agli studi e di questo gli rimase sempre il rimpianto, sublimato dall’indebita qualifica di ‘Capitano’ di cui amò fregiarsi1, che ebbe a procurargli anche un duello - allora si usava ancora - con il giornalista Giuseppe Biasioli, con cui si batté vittoriosamente alla sciabola il 25 settembre 1885 perché gli aveva dato del bugiardo e del ‘vigliacco’ dalle colonne de L’Adige, prodezza che gli valse anche sei giorni di carcere a Peschiera.

    Come che sia Salgari sviluppò progressivamente una grande capacità di scrittura, prima, dal 1883, come cronista locale del quotidiano veronese La Nuova Arena e, quindi, de L’Arena, poi come prolifico novellista e romanziere, cui non stentiamo ad attribuire, dannunzianamente, l’attributo di ‘imaginifico’. Alla fine lascerà almeno ottantatré romanzi ed un numero elevato ed imprecisato di novelle e racconti, spes-so firmati con pseudonimi.

    Peregrinando da Verona a Cuorgnè, da Torino a Sampierdarena e, infine, nuovamente a Torino il ‘Padre degli Eroi’ visse oberato di debiti, stretto da contratti che gli imponevano un lavoro che Leopardi avrebbe detto ‘matto e disperatissimo’, angustiato dal silenzio livoroso della critica

    e da situazioni familiari dolo-rosissime (il padre suicida, l’amatissima moglie che fini-rà internata in manicomio), responsabile di una prole cui sola ricchezza furono i nomi esotici: Fatima, Nadir (Sottotenente di Fanteria feri-to della Grande Guerra, nella fotografia a lato), Romero e Omar.

    Il giorno dei suoi funerali disertati dalle istituzioni, però, una folla silenziosa e commos-sa di ragazzi scappati dalle scuole e dalle officine, di adole-scenti, di giovani gli diede l’ultimo saluto, sommergendo il feretro di fiori e ghirlande: ‘schietta manifestazione di popolo’, la testimonianza più viva e più commovente del suo valore, umano prima che letterario.

    Spezzata la penna, Emilio Salgari - che ci ha fatto viaggiare per ogni dove con immortali personaggi controcorrente quali Sandokan, la Regina dei Caraibi, il Corsaro Nero, il Leone di Damasco - riposa oggi nella sua città natale, al Cimitero Monumentale, e raramente la sua tomba rimane priva di fiori.

    Italo Riera

    NOTE1 Dal 2011, nella ricorrenza del centenario della tragica morte, Emilio Salgari è

    Capitano honoris causa «Per la profonda conoscenza dell’arte marinaresca, per aver fatto sognare avventure di terra e di mare a intere generazioni di giovani

    e per aver suscitato in essi, attraverso la lettura delle sue opere, la passione per i viaggi in paesi lontani, contribuendo a sviluppare in molti la vocazione marittimo nautica». Il diploma postumo è stato conferito dal prestigioso Istituto Nautico San Giorgio di Genova.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 13

    Bondi Vittorio di Domenico, soldato, nato a Codigoro (Ferrara) il 15 luglio 1885 e deceduto il 28 agosto 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ambulanza Chirurgica d’Armata n. 2, per malat-

    tia, all’età di trentuno anni, un mese e tredici giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. II, 3, 3.

    Brenna Giovanni di Paolo, caporale, nato ad Alzate con Verzago (dal 1919 Alzate Brianza, Como) il 12 novem-bre 1896 e deceduto il 12 luglio 1917 a Siror presso l’Ospedaletto da Campo n.

    62 (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per ferite ripor-tate in combattimento, all’età di vent’anni e otto mesi. Sepolto inizialmente a Siror. II, 5, 4.

    I CADUTI DEL SACRARIO MILITARE ITALIANO DI FELTRE

    “Gli eroi si accettano o si rifiutano, non si spiegano; e per conto nostro ci ostineremo sempre a non rifiutarli”

    Eugenio Montale

    Brigata Calabria59° Reggimento di Fanteria Calabria

    Bernardi Umberto di Nicola, soldato, nato a Ripi (Roma, dal 1927 Frosinone) il 26 ottobre 1890 e deceduto l’11 agosto 1916 a Mezzano presso l’Ospedaletto da Campo n. 131 (3ª Compagnia di Sanità

    - Milano), per ferite riportate in combattimento, all’età di venticinque anni, nove mesi e sedici giorni. Sepolto inizialmente a Mezzano. I, 7, 12.

    Bernardini Augusto di Giovanni, sol-dato della 7ª Compagnia del II/59°, nato a Pisoniano (Roma) il 25 ottobre 1895 e deceduto il 2 aprile 1917 a Malga Ces per caduta di valanga, all’età di ven-

    titré anni, sei mesi e ventisei giorni. Sepolto inizial-mente in Val Zigolera, poi a San Martino di Castrozza (T. 200). II, 1, 1.

    I CADUTI

    Fanteria (Linea)

    FANTERIA

    N.B. - Il primo numero, in cifre romane, indica il Settore, il secondo la Riga (considerata in senso verticale), il terzo il Loculo (nume-rato dall’alto verso il basso). Sono scritti in colore i cognomi e i nomi trascritti in modo erroneo sui loculi o di identificazione insicura.

    Continuiamo la pubblicazione delle brevi notizie biogra-fiche dei Caduti tumulati nel Sacrario Militare Italiano di Feltre, sempre convinti e fidenti che il mantenerne viva la memoria sia sprone a trasmettere il ricordo di coloro cui la Patria chiese la vita alle generazioni più giovani, che è uno dei compiti statutari della nostra Associazione (art. 2, a).

    Teniamo una volta ancora a sottolineare la collaborazione che l’Amministrazione Comunale di Feltre ci sta garantendo e siamo grati anche per le nuove idee che, intorno a questa

    intrapresa, stanno nascendo. Ringraziamo il Grand’Ufficiale Salvatore Fasano, del Comitato per il Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni (Salerno), per le preziose e commoventi notizie che ci ha gentilmente trasmesso sui fratelli Carmine e Gennaro Consalvo.

    Rinnoviamo infine l’invito più caloroso a chiunque avesse a disposizione notizie e documenti a farcene parte, soprattut-to considerando come talora - purtroppo - i dati dei Caduti, anche semplicemente quelli anagrafici, siano alquanto incerti.

  • 14 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    Breschi Serafino di Stefano, soldato, nato a Montemurlo (Firenze, dal 1992 Prato) il 28 marzo 1887 e deceduto il 6 settembre 1916 a Feltre presso l’Ospedale da Campo n. 064 (5ª Compagnia di Sanità

    - Padova), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventinove anni, cinque mesi e nove giorni. II, 5, 5.

    Bressan Florindo di Giordano, soldato, nato ad Ariano nel Polesine (Rovigo) il 3 marzo 1895 e deceduto il 6 agosto 1916 a Fiera di Primiero presso l’Am-bulanza Chirurgica d’Armata n. 2, per

    ferite riportate in combattimento, all’età di ventinove anni, cinque mesi e nove giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. Nell’Albo d’Oro dei Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915 - 1918 edito dal Mini-stero della Guerra risulta anche un omonimo, sempre del 59° Calabria, nato il medesimo giorno ad Arconate (Milano) e deceduto il medesimo giorno presso l’Am-bulanza Chirurgica d’Armata n. 1; essendo che tale ambulanza nell’agosto 1916 si trovava a Mossa, sul Fronte Isontino, mentre il 59° Calabria era sui Lagorai, appare verosimile che si tratti di un’erronea duplica-zione di dati. II, 5, 6.

    Buttazzoni Giuseppe di Giuseppe, soldato, nato a San Daniele del Friuli (Udine) il 30 novembre 1894 e deceduto il 9 agosto 1916 a Feltre presso l’Ospe-dale da Campo n. 064 (5ª Compagnia di

    Sanità - Padova), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventuno anni, otto mesi e dieci giorni. II, 6, 8.

    caccia Giuseppe di Carlo, caporale, nato a Mapello (Bergamo) il 7 agosto 1894 e deceduto il 4 agosto 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ospedaletto da Campo n. 123 (9ª Compagnia di

    Sanità - Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventuno anni, undici mesi e ventisette giorni. Sepolto inizialmente a Passo Rolle, poi a San Martino di Castrozza (T. 92). II, 6, 10.

    caiazzo Gennaro di Alfonso e Lucia Cortese, soldato della 2ª/I/59°, nato a Somma Vesuviana (Napoli) l’11 novem-bre 1897 e deceduto il 2 aprile 1917 a Malga Ces per caduta di valanga, all’età

    di diciannove anni, quattro mesi e ventuno giorni. Sepolto inizialmente a San Martino di Castrozza (T. 197). Nell’Albo d’Oro dei Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915 - 1918 edito dal Ministero della Guerra lo si dice deceduto per ferite riportate in combatti-mento. III, 1, 1.

    caldarelli Pompeo di Luigi, sol-dato, nato a Perugia il 10 marzo 1893 e deceduto il 31 gennaio 1917 a Fiera di Primiero presso l’Ambulanza Chirur-gica d’Armata n. 2, per ferite riportate

    in combattimento, all’età di ventitré anni, dieci mesi e ventuno giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Pri-miero. III, 1, 6.

    calderini Pasquale di Pietro, soldato, nato a Monteleone d’Orvieto (Umbria, dal 1926 Terni) il 15 aprile 1892 e dece-duto il 28 novembre 1916 sul Monte Colbricon per malattia all’età di venti-

    quattro anni, sette mesi e tredici giorni. Sepolto inizial-mente a Fiera di Primiero. III, 1, 7.

    cantagalli Marco Giulio di Dome-nico, soldato, nato ad Anagni (Roma, dal 1927 Frosinone) il 28 marzo 1894 e deceduto il 1° agosto 1916 a Mezzano presso l’Ospedaletto da Campo n. 131

    (3ª Compagnia di Sanità - Milano), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventiquattro anni, quat-tro mesi e quattro giorni. Sepolto inizialmente a Mez-zano. III, 3, 2.

    capparotto Angelo fu Pietro, soldato, nato a Castiglione Olona (Como, dal 1927 Varese) il 4 marzo 1888 e dece-duto il 2 aprile 1917 in Val Travignolo per caduta di valanga, all’età di trenta-

    due anni, sette mesi e ventotto giorni. Sepolto inizial-mente a San Martino di Castrozza (T. 196). L’indica-zione del nome che adottiamo è quella del Monumento ai Caduti del paese di origine; nell’Albo d’Oro dei Mili-tari Caduti nella Guerra Nazionale 1915 - 1918 edito dal Ministero della Guerra è detto ‘Caparotto’. III, 3, 8.

    cappadocia Amedeo di Giuseppe, capo-rale, nato a Pròssedi (Roma, dal 1927 Frosinone) il 9 luglio 1890 e deceduto il 15 maggio 1917 a Imer presso l’Ospe-dale da Campo n. 0131 (11ª Compagnia

    di Sanità - Bari), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventisei anni, dieci mesi e sei giorni. Sepolto inizialmente a Imer. III, 3, 10.

    cappadocia Giuseppe di Giovanni, sol-dato, nato a Pròssedi (Roma, dal 1927 Frosinone) il 26 febbraio 1879 e dece-duto l’11 marzo 1917 a Campo Fossa di Sopra presso la 17ª Sezione di Sanità

    (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per malattia, all’età di trentotto anni e tredici giorni. Sepolto inizialmente a San Martino di Castrozza (T. 41 ?). III, 3, 11.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 15

    carcangiu Francesco di Terenzio, sol-dato, nato a Bànnari d’Usellus (Cagliari; dal 1954 Villa Verde; Cagliari, dal 1974 Oristano) il 5 gennaio 1889 e deceduto il 6 marzo 1917 a Imer presso l’Ospe-

    dale da Campo n. 0131 (11ª Compagnia di Sanità - Bari), per malattia, all’età di ventotto anni, due mesi e un giorno. Sepolto inizialmente a Imer. III, 4, 5.

    carli Andrea di Pietro, soldato, nato a Sogliano al Rubicone (Forlì) il 21 agosto 1888 e deceduto il 15 marzo 1917 a Fiera di Primiero presso l’Am-bulanza Chirurgica d’Armata n. 2, per

    ferite riportate in combattimento, all’età di ventotto anni, sei mesi e ventidue giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. V, 3, 1.

    cassenti Giovanni di Girolamo, sotto-tenente di complemento, nato a Sutera (Caltanissetta) il 15 agosto 1895 e dece-duto il 18 agosto 1916 a Fiera di Pri-miero presso l’Ambulanza Chirurgica

    d’Armata n. 2, per ferite riportate in combattimento, all’età di ventuno anni e tre giorni. Sepolto inizial-mente a Fiera di Primiero. III, 5, 9.

    castiello Tommaso di Pietro, soldato, nato a Casagiove (dal 1928 al 1946 frazione di Caserta; Terra di Lavoro, dal 1927 Napoli, dal 1945 Caserta) il 25 ottobre 1889 e deceduto il 4 marzo

    1917 a Siror presso l’Ospedaletto da Campo n. 62 (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventisette anni, quattro mesi e sette giorni. Sepolto inizialmente a San Martino di Castrozza (T. 116). III, 5, 12.

    castoldi Rinaldo di Eugenio, soldato, nato a Monza il 16 giugno 1896 e dece-duto il 29 agosto 1917 ad Imer per ferite riportate in combattimento presso l’Ospe-dale da Campo n. 0131 (11ª Compagnia di

    Sanità - Bari) all’età di ventuno anni, due mesi e tredici giorni. Sepolto inizialmente a Imer. I, 6, 1.

    cerro Angelo di Domenico, soldato, nato a Veroli (Roma, dal 1927 Frosi-none) il 7 novembre 1887 e deceduto il 4 agosto 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ospedaletto da Campo n. 123

    (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventotto anni, otto mesi e ventotto giorni. Sepolto inizialmente a San Martino di Castrozza (T. 94). III, 6, 12.

    ceseri Luigi di Emilio, soldato, nato a Vicchio (Firenze) l’8 giugno 1890 e deceduto l’11 giugno 1917 a Fiera di Primiero presso l’Ospedale da Campo n. 227 (5ª Compagnia di Sanità - Padova),

    per ferite riportate in combattimento, all’età di venti-sette anni e tre giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. IV, 1, 2.

    chiericati Sante di Carlo, soldato, nato a Ferrara il 26 luglio 1898 e dece-duto il 19 novembre 1918 presso la 56ª Sezione di Sanità (6ª Compagnia di Sanità - Bologna), per ferite riportate in

    combattimento, all’età di vent’anni, tre mesi e venti-quattro giorni. Sepolto inizialmente ad Arsié. IV, 1, 6.

    ciani Angelo di Pietro, soldato, nato a Bellegra (Roma) in data n.n. e deceduto il 31 agosto 1917 sul Piccolo Colbricon per ferite riportate in combattimento. Sepolto inizialmente a San Martino di

    Castrozza (T. 151). IV, 2, 1.

    ciasco Giuseppe di Francesco, soldato, nato a Morolo (Roma, dal 1927 Frosi-none) il 13 marzo 1891 e deceduto il 21 marzo 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ambulanza Chirurgica d’Armata n. 2,

    per ferite riportate in combattimento, all’età di venti-cinque anni e otto giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. IV, 2, 2.

    ciucci Placido di Alessandro, soldato, nato a Piegaro (Umbria, dal 1927 Peru-gia) il 29 luglio 1889 e deceduto l’11 settembre 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ospedaletto da Campo n. 123

    (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per malattia, all’età di ventisette anni, un mese e tredici giorni. Sepolto ini-zialmente a Fiera di Primiero. IV, 2, 12.

    ciuccio Pietro di Bernardo, soldato, nato a Stio (Salerno) il 30 novembre 1885 e dece-duto il 6 agosto 1916 a Imer presso l’Ospe-dale da Campo n. 0131 (11ª Compagnia di Sanità - Bari), per ferite riportate in com-

    battimento, all’età di trenta anni, otto mesi e sette giorni. Sepolto inizialmente a Imer. IV, 3, 1.

    cocco Timoteo di Avendrace, soldato, nato a San Basilio (Cagliari, dal 2001 Medio Campidano, dal 2016 Sud-Sar-degna) il 3 aprile 1881 e deceduto il 17 maggio 1917 a Malga Zigolera presso

    l’Ambulanza da Montagna n. 37 della C.R.I. a causa

  • 16 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    di infortunio per fatto di guerra, all’età di trentasei anni, un mese e quattordici giorni. Sepolto inizialmente in Val Zigolera e poi a San Martino di Castrozza (T. 68). IV, 3, 2.

    consalvo Carmine di Nicola e di Rachele Casaburi, soldato della 1ª Compagnia del I/59°, nato a San Pietro di Cava de’ Tirreni (Salerno) il 21 agosto 1884, bracciante, sposato con Maddalena Di Filippo. Dece-

    duto il 4 agosto 1916 sul Monte Colbricon, per ferite ripor-tate in combattimento, all’età di trentuno anni, undici mesi e quindici giorni. Il più giovane fratello Gennaro, nato il 26 dicembre 1888, sposato, soldato della 5ª Compagnia del II/15° Savona, era stato dato per disperso in combat-timento il 21 ottobre 1915 fra Q. 112 e Q. 118 del Monte Sei Busi (dove oggi c’è il Sacrario Militare di Redipuglia); entrambi, pur risiedendo a Marsiglia, in Francia, erano rientrati rispondendo immediatamente alla chiamata alle armi. Cava de’ Tirreni ha intitolato a Carmine Consalvo una via della frazione di San Pietro. IV, 3, 11.

    cortese Giuseppe di Vitaliano, soldato, nato a Chiaravalle Centrale (Catanzaro) il 27 febbraio 1890 e deceduto il 26 maggio 1917 a Siror presso l’Ospeda-letto da Campo n. 62 (9ª Compagnia di

    Sanità - Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventisette anni, due mesi e ventinove giorni. Sepolto inizialmente a Siror. IV, 4, 8.

    costa Nunzio di Michele, soldato, nato a Ischia (Napoli) il 25 marzo 1886 e deceduto il 23 novembre 1916 a Campo Fossa di Sopra presso l’Ospedaletto da Campo n. 62 (9ª Compagnia di Sanità

    - Roma), per malattia, all’età di trenta anni, sette mesi e ventinove giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Pri-miero. IV, 4, 11.

    crescenzi Pietro di Giuseppe, soldato, nato a Boville Ernica (Roma, dal 1927 Frosinone) il 9 aprile 1894 e deceduto il 29 settembre 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ambulanza Chirurgica d’Ar-

    mata n. 2, per ferite riportate in combattimento, all’età di ventidue anni, cinque mesi e venti giorni. Sepolto ini-zialmente a Fiera di Primiero. IV, 5, 9.

    cristiano Giovanni di Antonio, sol-dato, nato a Casaluce (Salerno) il 28 aprile 1886 e deceduto il 29 agosto 1917 a Imer presso l’Ospedale da Campo n. 0131 (11ª Compagnia di Sanità - Bari),

    per ferite riportate in combattimento, all’età di trentuno anni, quattro mesi e un giorno. Sepolto inizialmente a Imer. IV, 6, 2.

    cucchetti Luigi di Carlo, caporal maggiore, nato a Inveruno (Milano) il 15 marzo 1893 e deceduto il 24 agosto 1916 a Fiera di Primiero presso l’Am-bulanza Chirurgica d’Armata n. 2, per

    ferite riportate in combattimento, all’età di ventitré anni, cinque mesi e nove giorni. Sepolto inizialmente a Imer. IV, 6, 8.

    cuomo Salvatore di Diodato, soldato, nato a Pagani (Salerno) l’11 novem-bre 1883 e deceduto il 25 marzo 1917 a Fiera di Primiero presso l’Ospedaletto da Campo n. 123 (9ª Compagnia di Sanità -

    Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di trentatré anni, quattro mesi e quattordici giorni. Sepolto inizialmente a Fiera di Primiero. IV, 6, 11.

    d’agostini Giovanni di Francesco, soldato, nato a Lamon (Belluno) il 18 luglio 1891 e deceduto il 14 agosto 1916 a Feltre presso l’Ospedale da Campo n. 064 (5ª Compagnia di Sanità - Padova),

    per ferite riportate in combattimento, all’età di ventotto anni, sei mesi e diciannove giorni. V, 1, 2.

    dasso Giovanni di Giovanni, soldato, nato a Castagneto Po (Torino) il 22 maggio 1884 e deceduto il 14 febbraio 1917 a Siror presso l’Ospedaletto da Campo n. 62 (9ª Compagnia di Sanità -

    Roma), per malattia, all’età di trentadue anni, otto mesi e ventitré giorni. Sepolto inizialmente a Siror. V, 2, 5.

    de altis Antonio di Gustavo, soldato, nato ad Atina (Terra di Lavoro, dal 1927 Frosinone) il 9 maggio 1895 e deceduto il 30 luglio 1916 a Fiera di Primiero presso l’Ospedaletto da Campo n. 123

    (9ª Compagnia di Sanità - Roma), per ferite riportate in combattimento, all’età di ventuno anni, due mesi e ventuno giorni. Sepolto inizialmente a San Martino di Castrozza (T. 69). V, 2, 10.

    de caro Saverio di Luigi e di Rosa Pierri, soldato, nato a Fisciano (Salerno) il 9 marzo 1884; contadino. Deceduto il 19 ottobre 1916 a Campo Fossa di Sopra presso l’Ospedaletto da Campo n. 62 (9ª

    Compagnia di Sanità - Roma), per malattia, all’età di trentadue anni, sette mesi e dieci giorni. Sepolto inizial-mente a San Martino di Castrozza (T. 11). V, 3, 2.

    Italo Riera

    (7 - Continua)

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 17

    Cento anni fa, dopo i tragici eventi che seguirono alla rotta di Caporetto, anche Faller di Sovramonte fu occupata dall’esercito austro-ungarico. Nel paese, allora retrovia del fronte, le truppe sostavano per riposarsi e ritemprarsi, prima e dopo essere state schierate in linea. Le memorie dei nostri progenitori legate a quel periodo raccontavano di soldati di diverse nazionalità, di privazioni, di sofferenze, di malattie e di fame, tanta fame. L’esercito invasore re-quisì i beni necessari al proprio sostentamento che, di con-seguenza, vennero a mancare alla popolazione. I paesani, tuttavia, non patirono ritorsioni: non si verificarono episodi di violenza sugli abitanti e, anzi, durante la ‘convivenza’ si ricordarono anche gesti di umanità e solidarietà da parte dei militari.

    Particolarmente viva rimase poi la memoria di un episodio di fraternità tra l’esercito occupante e la popolazione: la ce-lebrazione del Natale 1917. In chiesa, soldati austro-ungarici e abitanti di Faller si trovarono fianco a fianco alla messa della vigilia, la messa di mezzanotte, pregando lo stesso Dio, ciascuno con il cuore colmo di timori e di speranze e con l’angoscia per il proprio avvenire. Probabilmente chi con il pensiero dei propri cari lontani, chi con la preoccupazione dei propri figli al fronte, chi con il ricordo rivolto ai propri morti, familiari, amici, commilitoni. E quella notte, in quel-la messa, risuonarono le note toccanti della canzone Stille Nacht, intonata dai soldati.

    In occasione della ricorrenza del centenario del primo conflitto mondiale, a ricordo di quei tempi terribili e di quella messa rimasta tanto impressa in chi l’ha vissuta e l’ha tramandata alle genera-zioni successive, gli Alpini del Gruppo Valcismon Moline-Sorriva hanno organizzato nel periodo natalizio, incoraggiati e sostenuti dalla Sezione di Feltre, una commemorazione.

    Il programma delle manifestazioni, che si sono sviluppate su più giornate, dal 22 al 25 dicembre, ha cercato di toccare i diversi aspetti di quanto è accaduto un secolo fa: il ricordo dei principali eventi che il nostro Paese ha vissuto nel corso della Grande Guerra, dei giovani che hanno combattuto e sono morti, dei patimenti e delle tribolazioni sof-ferte dalla popolazione.

    La proiezione di un significativo film docu-mentario sul primo conflitto mondiale ha intro-

    dotto gli appuntamenti delle giornate successive. Sono stati tributati gli onori alla Bandiere e ai

    Caduti di tutte le guerre presso il locale monumento, accompagnati dalla Banda intercomunale di Alano-Quero-Vas: negli interventi delle Autorità il ricordo dei tragici orrori della guerra e l’auspicio che simili avvenimenti non abbiano più ad accadere.

    È stata allestita una mostra fotografica, anche grazie al materiale gentilmente concesso dal mu-seo fotografico della Grande Guerra di Seren del Grappa, dal titolo Il feltrino invaso: testimonianze per immagini sull’occupazione del nostro territorio da parte dell’esercito austro-ungarico, dopo la rotta di Caporetto.

    Lo storico Luca Girotto ha tenuto un convegno su L’Altopiano di Sovramonte nella battaglia di rallen-tamento dalle Fassaner Alpen al Grappa con emo-zionanti intermezzi canori del Coro Piave A.N.A. e

    grande presenza di pubblico.La vigilia di Natale, a mezzanotte, è stata celebrata dal

    parroco don Marino Giazzon la messa, evento centrale dell’intera commemorazione, accompagnata dai canti del coro interparrocchiale di Sovramonte. Durante la cerimonia religiosa, seguita con partecipazione, ha rivissuto il ricordo del Natale del 1917 e commoventi sono risuonate, ancora, le note della canzone Stille Nacht.

    Il 25 dicembre, infine, la messa diurna ha segnato la con-clusione della manifestazione.

    Alla rievocazione era presente una delegazione slovena dell’Associazione Ex-Combattenti sul Monte Grappa, i cui nonni hanno combattuto, allora da nemici, sul Grappa e sul Piave.

    Durante la commemorazione, più volte, è stato ricordato Giovanni Appocher, storico Capo Gruppo, che con il suo entusiasmo ha abbracciato il progetto e che, purtroppo, non ha fatto in tempo a vederlo realizzato.

    Ringraziamo tutti coloro che con il loro aiuto, la loro col-laborazione e il loro incoraggiamento hanno reso possibile la realizzazione di questa iniziativa e quanti hanno potuto parteciparvi.

    Gruppo Alpini Valcismon Moline-Sorriva

    Faller di SovramonteNatale 1917 - Natale 2017

  • 18 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    z.i. RASAI di Seren del Grappa (BL)Via Quattro Sassi, 4

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    RECENSIONI

    Fuoco sull’Ortigara!Le artiglierie ferroviarie pesanti francesi in Valbrenta e nel Vicentino durante la battaglia del giugno 1917

    Furono tra i protagonisti militarmente rilevanti della batta-glia dell’Ortigara, ma la loro presenza è passata sostanzial-mente sotto silenzio. Le artiglierie ferroviarie francesi ritrova-no ora il ruolo che spetta loro nella storia del conflitto lungo il fronte italiano grazie a Luca Girotto e Luigino Caliaro, autori per Edizioni DBS di “Fuoco sull’Ortigara”.

    168 pagine a colori, formato 21x23, che con il supporto di oltre 140 straordinarie fotografie in gran parte inedite e grazie a documenti usciti dagli archivi d’oltralpe documentano per la prima volta una storia mai scritta prima.

    Spiegano gli Autori: in previsione della Battaglia dell’Orti-gara, gli accordi tra alleati prevedevano l’arrivo di artiglieria francese in appoggio all’offensiva.

    Per varie ragioni, soprattutto per non privarsi di artiglierie campali assolutamente indispensabili sul Fronte Occidentale, la scelta francese ricadde sull’invio di alcune imponenti artiglierie ferroviarie pesanti. Per immaginare quale impatto possano aver avuto sui contemporanei è sufficiente guardare gli scatti ritrovati da Girotto e Caliaro, che documentano la mole colossale di cannoni come quelli da 320 mm M.le 70-93 su affusto Schneider con una lunghezza complessiva

    della struttura di quasi 26 metri per 162.000 kg di peso. L’Italia era all’epoca completamente priva di artiglieria

    ferroviaria di calibro comparabile, e la presenza di quella francese - giganti nati per la difesa costiera ed adattati all’im-piego terrestre - ebbe dunque un effetto mediatico ancor più impattante.

    Esse, pochi giorni prima dell’inizio dell’attacco, furono schierate in Valsugana tra Tezze, Grigno e Primolano e, nel Vicentino, fra Chiuppano e Piovene Rocchette. Da queste postazioni nel giugno 1917 i cannoni francesi intervennero, con risultati quantomeno controversi, con fuoco di distruzio-ne sulle prime linee e con tiri di interdizione sulle profonde retrovie austriache dell’Altopiano per buona parte dei 19 giorni di durata dello scontro.

    In appoggio ai convogli ferroviari fu inviata in Italia, con funzioni di ricognizione ed osservazione dei potenziali ber-sagli, anche una squadriglia aeronautica.

    La presenza francese - artiglierie ed aeroplani - fu esaltata dalla propaganda volta a promuovere la cooperazione tra alleati e, benché la Valsugana fosse all’epoca quasi comple-tamente evacuata della popolazione civile, il ricordo di quella breve permanenza si è tramandato soprattutto lungo il Canal di Brenta fino ai giorni nostri, assieme a una iconografia poco conosciuta e in gran parte inedita che fa luce anche su miti consolidatisi nel tempo quale quello dei “Mori dei canoni”.

    Luca Girotto, Luigino Caliaro, Fuoco sull’Ortigara! Le

    artiglierie pesanti francesi in Valbrenta e nel Vicentino durante la battaglia del giugno 1917, Edizioni DBS, Rasai di Seren del Grappa (Belluno), 2017, wwwedizionidbs.it, EAN 9788899369804, € 13,00.

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 19

    Centenario della Grande Guerra a Quero

    È stato ricco il programma commemorativo per il Centenario della Grande Guerra organizzato gli scorsi 16, 17 e 18 novembre nel territorio di Quero. Il programma della ‘tre giorni’ è stato introdotto dall’inaugurazione di una ricca mostra fotografica allestita grazie al contributo del locale Gruppo Alpini nei locali della cartiera di Vas con l’esposi-zione di foto storiche dell’alpino Roberto Sudiero abbinate alle mostre realizzate dal Centro Studi Sezionale dedicate al Campo di Aviazione di Feltre e alla storia del Battaglione Alpini Feltre.

    Venerdì 17 novembre a Quero, presso il centro culturale particolarmente affollato per l’occasione, si è tenuta la pre-sentazione del documentario I 5 giorni che salvarono l’Italia di Doriano Dalla Piazza storico, regista e alpino querese che ha voluto affrontare con il suo lavoro il poco noto tema dei giorni immediatamente seguenti all’invasione austro-tedesca e della riorganizzazione dei Reparti italiani conseguente alla Rotta di Caporetto. Il lavoro nasce dalla consapevolezza delle importanti pagine di storia scritte in quei giorni sulle nostre montagne e lungo il Piave, fra Santa Maria di Quero e Fener, vicende purtroppo poco note anche nei nostri paesi. Gli sto-rici hanno classificato i fatti del novembre 1917 descritti nel documentario all’interno della Prima Battaglia di Arresto (14-26 novembre 1917) quando si temeva il tracollo dell’e-sercito italiano sotto l’impeto dell’attacco austro-tedesco. Se da parte italiana si sono sempre elevati il Monte Grappa e il Piave a simboli della resistenza conseguente a Caporetto e punto di partenza per la riscossa di Vittorio Veneto, l’atten-ta ricerca di alcuni storici, fra i quali Marco Rech e Paolo Pozzato, condotta su documenti conservati negli archivi viennesi, ha consentito di fare piena luce sulle vicende e sulle cause che portarono all’esito della guerra.

    L’unicità del documentario sta nella forza della narrazione e nel rigoroso rispetto dei fatti storici tra i quali spicca l’ulti-ma scena girata presso il portale della chiesa di Quero, luogo ove si consumò un cruento dramma e che per questo conserva una particolare potenza evocativa: nel novembre del 1917, infatti, vi si svolse un episodio particolarmente cruento ad opera di truppe nemiche che, avanzando su Quero, sorpresero elementi della Brigata di Fanteria Como in riposo all’interno della chiesa facendone strage con il lancio di bombe a mano e l’uso di lanciafiamme.

    Sabato 18 novembre è stata allestita all’interno della chiesa di Quero una significativa rappresentazione storica sui fatti lì accaduti nel novembre del 1917. All’inizio un’affermazione: ‘Se stasera riusciremo a far vibrare il nostro cuore, a far

    riflettere le nostre menti, allora avremo tutti messo un piccolo granello di sabbia nella clessidra che indica il trascorrere del tempo della nostra vita e della nostra storia’.

    In un’arcipretale particolarmente affollata per l’occasione si sono alternate le letture da parte del gruppo teatrale Le Farine Fossili di alcuni brani del diario di Maria Dal Pos, giovane donna querese che ha descritto gli avvenimenti da lei vissuti e brani tratti dal libro In prigionia del Sottotenente Emiliano Scalabrini del 24° Como, che descrive tra le altre vicende vissute l’eccidio nella chiesa. Accompagnavano la serata i canti del Coro Piave A.N.A. e la proiezione delle fotografie storiche riprodotte da Roberto Sudiero con i suoni di Muro Uttone sotto la regia di Claudio Dal Pos. Il risultato è stato un momento di intensa emotività e forte presa fra i presenti.

    Domenica 19 novembre si è svolta in piazza a Quero la parte istituzionale delle celebrazioni alla presenza delle Autorità convenute fra le quali spiccava la figura del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia circondato dalle Associazioni d’Arma del territorio unite in un cerimoniale che ha esaltato le varie componenti presenti. Significativa la presenza degli alunni dell’Istituto Comprensivo nel segno di una ideale continuità di valori. Alle allocuzioni ufficiali è seguito lo sfi-lamento per le vie del paese e la celebrazione solenne della Santa Messa accompagnata dal coro parrocchiale e presiedu-ta dal Patriarca, che in una toccante omelia ha ricordato lo strascico di tribolazioni e lutti che le guerre inevitabilmente portano con loro e la presenza di conflitti ancora oggi com-battuti malgrado i continui sforzi per superarli attraverso il dialogo nell’ottica di una comprensione tra i Popoli.

    Claudio Dal Pos

  • 20 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    PER LA DONAZIONE DI MIDOLLO OSSEOGLI ALPINI SONO VICINI ALL’ADMO

    Come noto, ADMO si prefigge di reclutare giovani disposti a donare il midollo osseo e le cellule staminali del sangue (da non confondere con il midollo spinale) per sconfiggere, attraverso il trapianto, alcune gravi malattie del sangue.

    L’Associazione, nata nel 1993 grazie all’iniziativa di un gruppo di dieci volontari, oggi conta più di 4.000 potenziali donatori, è iscritta al Registro del Volontariato della Regione Veneto e nella sua attività è sostenuta dal Centro di Servizi per il Volontariato provinciale.

    ADMO Belluno, nei suoi 24 anni di attività, ha reclutato una quantità ben superiore di donatori poiché al compimento dei 55 anni i donatori escono dal registro per limiti di età, infatti il periodo in cui è possibile donare è compreso tra i 18 e i 55 anni.

    ADMO Belluno si articola sul territorio della provincia in sette zone di competenza: il Cadore, l’Alpago, il Bellunese (che comprende la zona di Longarone e la valle zoldana), la Sinistra Piave, la Destra Piave, l’Agordino, il Feltrino-Primiero.

    In questi anni ADMO Belluno è cresciuta ed oggi può anno-verare ben 33 donatori effettivi, l’ultimo dei quali ha donato proprio in questi giorni. Territorialmente i donatori effettivi sono così suddivisi: 3 in Cadore, 3 in Alpago, 7 nel Bellunese, 5 in Dx Piave, 6 in Sx Piave, 6 nell’Agordino e 3 nel Feltrino-Primiero.

    Il ridotto numero di donatori effettivi rispetto agli iscritti è dovuto alla compatibilità tra donatore e paziente, che è estre-mamente rara (1 su 100.000), per tale motivo è fondamentale ampliare il più possibile il numero dei potenziali donatori. L’attività principale di ADMO è quella di sensibilizzare i gio-vani alla donazione. Tale attività si esplica soprattutto presso le Scuole Superiori (4° e 5° anno), attraverso conferenze, manifestazioni sportive ed altre iniziative locali attuate dai consiglieri di zona.

    Tra i donatori di midollo vi sono molti donatori di sangue, tutti giovani già profondamente convinti dell’importanza della donazione.

    Tra i nostri testimonial annoveriamo campioni delle più disparate discipline sportive quali Pietro Piller Cottrer, Magda Genuin, Deborah Gelisio, Fulvio Scola, Alvaro Dal Farra, Davide Malacarne.

    Il giovane, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, che desi-dera diventare donatore, invia all’Associazione la Scheda di Adesione allegata al pieghevole informativo ricevuto durante i vari incontri, oppure può spedire la richiesta via e-mail all’in-dirizzo [email protected]. Per altre informazioni gli interessati possono rivolgersi al nostro sito oppure telefonando al 0437.31440.

    L’aspirante donatore verrà contattato dal reparto trasfusionale

    dell’Ospedale di Belluno o di Feltre dove gli verrà prelevato un campione di sangue venoso per determinare il suo codice gene-tico (tipizzazione). Successivamente i dati verranno riportati nel Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo (IBMDR).

    Nel momento in cui si accerterà la compatibilità tra amma-lato e donatore, quest’ultimo verrà chiamato dall’Ospedale di Verona. Le cellule staminali del sangue vengono prelevate dalla vena del braccio oppure dalle creste iliache del bacino. Le cellule si rigenerano in pochi giorni. La donazione è anonima, volontaria e gratuita.

    In casi particolari le cellule del sangue sono inviate anche per via aerea in Europa o in altri Paesi extra-europei.

    Pochi anni or sono diversi pazienti italiani ricevevano il midollo osseo da donatori tedeschi in quanto il loro codi-ce genetico, meglio definito, consentiva ai Centri Trapianto Italiani di individuare in poco tempo il donatore compatibile a tutto vantaggio del malato in attesa di trapianto. Nell’ultimo pe-riodo ADMO Belluno, con un importante impegno economico e attraverso le strutture sanitarie preposte, ha fatto richiamare molti donatori tipizzati nei primi anni di vita dell’Associazio-ne per affinare, con nuove e più aggiornate metodiche, il loro codice genetico. Attualmente in ambito nazionale è in corso una operazione simile a quella di ADMO Belluno usufruen-do di una cospicua donazione devoluta al Registro Nazionale Donatori. Con questi interventi ADMO Belluno ha aumentato sensibilmente il numero dei donatori effettivi. Infatti sino agli anni 2013-2014 i donatori compatibili erano in media poco più di uno all’anno, mentre negli ultimi tre anni ADMO Belluno ha avuto ben sette nuovi donatori effettivi.

    Al donatore socio vengono rimborsate tutte le spese sostenute per la donazione. Durante i suoi trasferimenti è coperto da assi-curazione e sono previsti permessi retribuiti per l’espletamento di tutti gli esami concernenti la donazione.

    ADMO Belluno si finanzia principalmente attraverso l’ini-ziativa Colomba per una vita che ha luogo ogni anno nelle set-timane precedenti la S. Pasqua. In tali giorni vengono raccolte le offerte dei cittadini, che in cambio ricevono il caratteristico dolce pasquale. La Sezione, per condurre a buon fine l’inizia-tiva, oltre ai volontari si avvale del prezioso aiuto degli Alpini in congedo appartenenti a diversi Gruppi delle Sezioni Belluno, Feltre e Cadore.

    ADMO Belluno, nel ringraziare gli Alpini in Congedo ed i volontari tutti per il loro importante aiuto, si augura di aumenta-re ancora i donatori al fine di dare, a chi è colpito dalla malattia, una più alta probabilità di guarigione.

    Insaccati di produzione propriaProdotti cotti: porchette, stinchi, lasagne, arrosti vari

    Via Quattro Sassi - Z.I. Rasai di Seren del Grappa (BL)Per prenotazione: 330.900672 - 0439.394851

  • Alpini… Sempre! - N. 1/2018 21

    LO SPORTa cura del referente Emanuele Casagrande

    CAMPIONATO SEZIONE - LOCALITÀ DATA

    Sci Slalom BERGAMO - Monte Pora 4 febbraio 2018

    Sci di Fondo PINEROLO - Pragelato 18 febbraio 2018

    Sci Alpinismo VALLECAMONICA - Ponte di Legno 18 marzo 2018

    Alpiniadi Estive BASSANO - Bassano - Breganze- Possagno - Enego Dal 7 al 10 giugno 2018

    Tiro a Segno PISA, LUCCA, LIVORNO - Lucca 8-9 settembre 2018

    Mountain Bike IMPERIA - Perinaldo 30 settembre 2018

    ASSEMBLEA ANNUALE DEI RESPONSABILI DELLO SPORT

    Sabato 11 novembre scorso si è svolta a Rimini l’assemblea annuale dei Responsabili dello Sport. La città ha rivelato ai presenti un aspetto non solo turistico dando grande risalto all’evento alpino ed esprimendo la propria volontà di candi-darsi per ospitare un’Adunata Nazionale.

    Dopo i discorsi ufficiali da parte del Responsabile Nazionale dello Sport Mauro Buttigliero e i complimenti per le attività svolte nel corso del 2017 ai vari organizzatori, è stato rico-nosciuto il merito ai Referenti Sezionali allo Sport che hanno saputo far crescere in maniera notevole i partecipanti alle gare, sia tra i Soci Alpini che tra gli Aggregati.

    Durante l’assemblea è stato presentato il nuovo calendario delle gare che ci vedranno impegnati nell’anno 2018.

    Sicuramente il futuro ci riserverà sfide nuove e impegna-tive, che saranno ancora una volta affrontate con l’impe-gno e la passione che da sempre ci contraddistinguono. Le esigenze di gara ci porteranno a sostenere trasferte anche distanti, ma di certo non mancherà la volontà da parte di tutti di partecipare di competere nel modo migliore e sono certo che saremo pronti (non si potrebbe dire diversamente visto il risultato ottenuto nel 2017: la Sezione di Feltre, con pro-fondo orgoglio, si è classificata terza nel Trofeo ‘Presidente Nazionale’per il secondo anno consecutivo).

    Per concludere alla grande l’anno abbiamo partecipato alla Festa dello Sport di Valdobbiadene. Invitati dal loro respon-sabile non potevamo mancare all’appuntamento. Durante la manifestazione, destinata ad una raccolta fondi per benefi-cenza, si è potuto partecipare alla corsa individuale o alla marcia di regolarità. Entrambi i percorsi, di circa otto chilo-metri, si sono tenuti lungo un tracciato a dir poco splendido nonostante la grigia giornata. Importante il risultato del nostro atleta Paolo Centa, che si è classificato terzo assoluto.

    Voglio ringraziare tutti gli atleti della Sezione e tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo a questi risultati augu-randoci un enorme ‘in bocca al lupo’ per le prossime attività con la speranza di avere ancora nuovi atleti sia Alpini che aggregati.

    Presentando di seguito il nuovo calendario gare, porgo un caloroso saluto alpino a tutti voi.

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  • 22 Alpini… Sempre! - N. 1/2018

    Cronache dai GruppiGRUPPO di AUNE-SALZENGRUPPO di ARTEN

    ASSEMBLEA E CENA DEL GRUPPO

    Giovedì 28 dicembre presso l’albergo ristorante Croce d’Aune si è tenuta l’assemblea annuale del Gruppo di Aune-Salzen, al termine della consueta cena di fine d’anno. Erano presenti una cinquantina di iscritti, tra alpini e soci aggre-gati, che hanno ascoltato la relazione di Fiore De Bortoli, Capo Gruppo pro tempore, non avendo il sodalizio ancora eletto il suo successore dopo le elezioni dello scorso anno. Significative le presenze del nostro Presidente Stefano Mariech, del Sindaco di Sovramonte Federico Dalla Torre e del nuovo Cappellano Sezionale don Fabrizio Tessaro e di don Liviano Bernardi, che ha seguito le pratiche inerenti i lavori del ripristino della chiesetta di Croce d’Aune.

    Nel resoconto delle attività svolte e degli eventi cui il Gruppo è stato presente con suoi rappresentanti sono da segnalare la partecipazione all’Adunata Nazionale di Treviso, la tradizionale salita sul Monte Pavione e alla Busa delle Vette nel mese di agosto, l’adesione alla raccolta del Banco Alimentare e all’iniziativa sezionale Un fiore per aiutare; nel corso del 2017 l’iniziativa più rilevante è stata volta al rifacimento del tetto della chiesetta posta sul Passo di Croce d’Aune e intitolata ai Caduti alpini di tutte le guerre. In que-sto senso le Penne Nere hanno tra l’altro organizzato una lotteria che, anche grazie alla collaborazione nella vendita dei biglietti di molti altri Gruppi della Sezione, ha consentito di offrire un buon sostegno economico ai lavori necessari per il ripristino della copertura del luogo di culto. Nello scorso mese di luglio per celebrare il termine dei lavori Monsignor Renato Marangoni, Vescovo di Belluno Feltre, ha celebrato una Santa Messa alla presenza di autorità civili e rappresen-tanze dei Gruppi del Sovramontino.

    Al termine, dopo i saluti rivolti ai presenti dal Sindaco Dalla Torre e dal Presidente Mariech, è stato annunciato che il prossimo 9 giugno si svolgerà una cerimonia alpina alla quale saranno invitati tutti i gruppi della Sezione e per l’oc-casione la funzione religiosa sarà celebrata proprio da don Fabrizio Tessaro nella chiesetta da poco riparata.

    GRUPPI SOVRAMONTINI SERATA CULTURALE A SORRIVA

    Nell’ambito delle iniziative e manifestazioni rivolte alla commemorazione del centenario della Grande Guerra, nell’aula magna dell’istituto scolastico di Sorriva lo scorso 19 gennaio è stato presentato il documentario I 5 giorni che salvarono l’Italia. L’iniziativa è stata promossa da Fiore De Bortoli del Gruppo di Aune-Salzen ed ha trovato subito l’ade-

    Il 12 novembre 2017 si è svolta l’annuale festa del Gruppo Alpini M. O. Giuseppe Toigo, iniziata con la S. Messa celebra-ta dall’Amico degli Alpini Don Arnaldo Visentin, nella Chiesa Parrocchiale di S. Gottardo. L’accompagnamento corale accu-ratamente preparato dalla l