piano di recupero santa scolastica buggiano

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1 Il recupero di un complesso architettonico che è parte integrante ed emergente del nucleo monumentale di un piccolo centro storico collinare della Val di Nievole è oc- casione per la riqualificazione degli spazi pubblici e dei percorsi interni al perimetro murario settentrionale del borgo, resi marginali dalle vicende storiche e geologiche. Rispetto alla esiguità materiale dei segni rimasti e all’inesorabile degrado e margi- nalità delle aree interessate, le esigenze urbanistiche relative ad accessi e parcheggi vengono piegate alla riedizione e reinterpretazione delle relazioni spaziali perdute. Il progetto dimostra un grande rispetto nei confronti della storia e del paesaggio, da un lato incardinando i propri elementi attorno ai nodi e ai tracciati storici e dall’altro avvalendosi di una progettazione attenta alle modulazioni del paesaggio e di tecniche di ingegneria ambientale (terre rinforzate e tecniche di wrap-around). Il risultato è un assetto che, introducendo elementi nuovi ma in continuità con la materia del passato, rimette in evidenza elementi e relazioni perdute e si pone come premessa per il recu- pero complessivo dell’intero nucleo monumentale. Comune di Buggiano Nome del progetto: Progetto di re- cupero del complesso ex monastero di Santa Scolastica a Buggiano Cas- tello Committenti: Società Monastero del Castello s.r.l. , Comune di Bug- giano Luogo: Buggiano Castello, Comune di Buggiano (Pistoia) Anno di progettazione: 2003- 2008 Anno di realizzazione: in corso- Progettista, Piano di Recupero e coordinamento attività special- istiche: Arch. Enrico Cerasi Collaboratori: Architetti Michele Polizzi, Elena Fattorini, Leonardo Ca- pati, Shirly Mantin Fiore, Lia Grilli Consulenti: Prof. Mario Verani (relazione geologica); dott. Andrea Bavestrelli e dott. Anselmi (relazione geologica e piano di bonifica e con- solidamento), Ing. Piergiorgio Re- calcati (terre rinforzate), Ing. Simone Marcora (strutture in c.a.), P.I. Rino Masseroni (impianti) PIANO DI RECUPERO DI SANTA SCOLASTICA A BUG- GIANO CASTELLO Perdere o ricostruire deboli tracce del passato? Enrico Cerasi Foto aerea di Buggiano Castello: in primo piano il complesso dell’ex monastero di Santa Scolastica i cui giardini terrazzati sono cinti dai ruderi del vecchio Castello dei “da Buggiano”

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Realzione su Piano di Recupero dell'ex monastero di Santa Scolastica Buggiano

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Il recupero di un complesso architettonico che è parte integrante ed emergente del nucleo monumentale di un piccolo centro storico collinare della Val di Nievole è oc-casione per la riqualificazione degli spazi pubblici e dei percorsi interni al perimetro murario settentrionale del borgo, resi marginali dalle vicende storiche e geologiche.Rispetto alla esiguità materiale dei segni rimasti e all’inesorabile degrado e margi-nalità delle aree interessate, le esigenze urbanistiche relative ad accessi e parcheggi vengono piegate alla riedizione e reinterpretazione delle relazioni spaziali perdute. Il progetto dimostra un grande rispetto nei confronti della storia e del paesaggio, da un lato incardinando i propri elementi attorno ai nodi e ai tracciati storici e dall’altro avvalendosi di una progettazione attenta alle modulazioni del paesaggio e di tecniche di ingegneria ambientale (terre rinforzate e tecniche di wrap-around). Il risultato è un assetto che, introducendo elementi nuovi ma in continuità con la materia del passato, rimette in evidenza elementi e relazioni perdute e si pone come premessa per il recu-pero complessivo dell’intero nucleo monumentale.

Comune di Buggiano

Nome del progetto: Progetto di re-cupero del complesso ex monastero di Santa Scolastica a Buggiano Cas-telloCommittenti: Società Monastero del Castello s.r.l. , Comune di Bug-gianoLuogo: Buggiano Castello, Comune di Buggiano (Pistoia)Anno di progettazione: 2003-2008 Anno di realizzazione: in corso-Progettista, Piano di Recupero e coordinamento attività special-istiche: Arch. Enrico CerasiCollaboratori: Architetti Michele Polizzi, Elena Fattorini, Leonardo Ca-pati, Shirly Mantin Fiore, Lia GrilliConsulenti: Prof. Mario Verani (relazione geologica); dott. Andrea Bavestrelli e dott. Anselmi (relazione geologica e piano di bonifica e con-solidamento), Ing. Piergiorgio Re-calcati (terre rinforzate), Ing. Simone Marcora (strutture in c.a.), P.I. Rino Masseroni (impianti)

PIANO DI RECUPERO DI SANTA SCOLASTICA A BUG-GIANO CASTELLOPerdere o ricostruire deboli tracce del passato?

Enrico Cerasi

Foto aerea di Buggiano Castello: in primo piano il complesso dell’ex monastero di Santa Scolastica i cui giardini terrazzati

sono cinti dai ruderi del vecchio Castello dei “da Buggiano”

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PREMESSAIl caso qui illustrato è il Piano di Recupero del complesso detto ex monastero di Santa Scolastica a Buggiano Castello in provincia di Pistoia, in quella zona della Val di Nievole compresa fra Pescia e Montecatini. Esso sembra particolarmente si-gnificativo rispetto al tema in oggetto. L’occasione dell’intervento era la necessità di recuperare un complesso architettonico che, per quanto internamente manomesso in particolare negli anni ‘70 del Novecento, è parte integrante ed emergente del nucleo monumentale di un piccolo centro storico collinare della Val di Nievole, rimasto quasi totalmente indenne, salvo pochi interventi edilizi, dai segni dello sviluppo degli ultimi due secoli.

La storia del complesso di Santa Scolastica, ora soggetto a recupero, è peraltro pro-fondamente ed intimamente legata, sin dalle sue origini, alle stesse vicende comples-sive dell’intero borgo1. L’intervento è tuttora in corso, pertanto il materiale illustrativo a corredo di questo te-sto è prevalentemente composto da tavole di progetto e di simulazione tridimensiona-

Foto plantario del 1789. La prima pla-nimetria catastale disponibile dimostra come l’attuale abitato non presenta vistose novità rispetto al XVIII secolo. È evidente come la zona a Nord in prossimità del ba-stione semicircolare di Buona Cura fosse interessato dall’intersezione di numerosi percorsi

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le dell’intervento. Le poche foto esposte rappresentano le opere in forma provvisoria, prive cioè delle finiture e di tutte le piantumazioni previste, essendo l’intera area della strada pubblica, secondo la convenzione urbanistica vigente, destinata al transito di cantiere. Nonostante questo carattere provvisorio le immagini sono sufficienti, alme-no si spera, ad illustrare le caratteristiche salienti del progetto. Dell’intero intervento di Recupero verrà tuttavia illustrata la sola parte relativa agli spazi pubblici e alle sistemazioni esterne essendo quelle più pertinenti al tema di que-sto contributo.

Condizioni dEl PRogEtto

Il Piano di Recupero, di iniziativa privata, dell’ex monastero di Santa Scolastica, in base alle perimetrazioni di Piano Regolatore, si poteva limitare ai soli terreni di perti-nenza all’edificio della proprietà e al suo più stretto intorno.

Vista a volo di uccello dell’intervento progettato con la viabilità ripristinata e

parcheggi pubblici e privati

Foto aerea con perimetrazione dell’intervento

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In accordo con l’Amministrazione Comunale di Buggiano, si è invece percorsa la strada difficile ma anche necessaria in cui le condizioni urbanistiche e burocratiche imposte per il recupero fossero l’occasione per la valorizzazione di alcuni deboli trac-ce di un’area più ampia del territorio circostante, in gran parte interne al perimetro murario del borgo.

Nell’intraprendere quella strada vi era la consapevolezza del rischio che gli interventi da progettare potessero introdurre elementi di disturbo in un equilibrio paesistico de-licato, al contempo, anche della irripetibile occasione e potenzialità che un intervento privato di dimensioni inedite e significative potesse rappresentare, in assenza di inve-stimenti pubblici, per la necessaria riqualificazione dell’intero abitato.Un abitato per di più in cui l’assenza pluridecennale di iniziative pubbliche e private nel porre le condizioni per il recupero dei suoi edifici storici emergenti, di straordina-rio valore, trovava complicità e conferma nella tacita e non disinteressata accettazione di questo stato di fatto da parte dei pochi residenti che in virtù dell’isolamento hanno goduto di una condizione straordinaria e privilegiata di rapporto quasi esclusivo con i monumenti vicini, seppure nello stato di degrado e consunzione in cui versano. Il con-

PRG vigente: è evidente la perimetrazione originaria più ridotta delle aree soggette a Piano di Recupero

Vista dell’area dalla Chiesa di San Marti-no prima della costruzione della strada

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fronto delle fotografie prima e dopo la realizzazione della strada pubblica permettono di dimostrare che la scommessa era ben posta e i rischi non solo sostenibili ma in fin dei conti del tutto scongiurati.

Il pretesto era la necessità di assicurare un accesso idoneo al complesso di Santa Scolastica e con ciò anche alla parte monumentale del borgo, senza il quale ogni inter-vento di recupero attuale e futuro sarebbe risultato impraticabile sia nell’esecuzione dei lavori che nel loro futuro uso. Infatti le strade attualmente in uso (la via Indipen-denza già via di Mezzo raggiunta dalla stretta Porta di San Martino) per larghezza degli accessi e pendenza del tracciato permettono, e con difficoltà, il transito ai soli autoveicoli.L’accesso alternativo alla Piazza Pretorio attraverso la strada di Buona Cura ormai da tempo non era più disponibile, sebbene era testimoniato da alcuni documenti d’archi-vio nel lontano passato e da residui sentieri. La stessa cartografia del PRG vigente, probabilmente per inerte traduzione della mappa catastale, testimoniava la presenza dell’antica strada. Contestualmente, secondo prescrizioni normative non derogabili, si dovevano reperire spazi per i parcheggi, commisurati al fabbisogno pregresso del centro storico e alle dimensioni del complesso di Santa Scolastica, il tutto in posizione ragionevolmente vicina all’abitato.Nel corso della progettazione l’Amministrazione Comunale ha poi consolidato l’in-tenzione di escludere l’accesso automobilistico di Piazza Pretorio, riservandolo ai soli mezzi di lavoro e soccorso, avviando così la valorizzazione del nucleo monumenta-le.Rispetto a questo quadro, la conoscenza dei dati storici specifici è comunque premes-sa indispensabile, anche se non sufficiente, per la salvaguardia dei valori architettonici e paesistici. Infatti in un tale contesto evidentemente non sono i soli vincoli a poter determinare la riqualificazione dell’area e garantire gli esiti dell’intervento.E in effetti prima di affrontare il progetto e prima di formulare le prime proposte è stata svolta una consistente indagine analitica che a fianco dei rilievi geometrici e fisici si è avvalsa anche di un’approfondita ricerca documentaria. Detto per inciso, in questa ricerca, sono stati consultati numerosi documenti, reperendo notizie originali e inedite, provenienti da una decina di archivi toscani e nazionali di diversa natura2.Il dialogo con una comunità di storici locali particolarmente attivi e con una associa-zione culturale che in un piccolo comune di non più di 8000 abitanti riesce a organiz-zare annualmente convegni con studiosi nazionali e internazionali e che trova stra-ordinario radicamento nella vita civile di questo comune ha permesso poi di trovare momenti non scontati di confronto e fiducia reciproca con l’intera comunità e con gli amministratori locali. In questa atmosfera di confronto e trasparenza ha preso avvio un lungo e articolato percorso di approvazione di diversi strumenti urbanistici attuati-vi di cui ora, visti i primi risultati, quasi tutti si dicono soddisfatti, essendo stati fugati i dubbi e le diffidenze iniziali.Questi rapporti, intessuti con grande perseveranza, e le garanzie, offerte con le prime proposte progettuali, hanno ad esempio permesso di individuare le aree che si presta-

Vista dell’area dalla Chiesa di San Marti-no con le strade realizzate

Da Pozzo Buona Cura

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vano alla realizzazione della strada pubblica e dei parcheggi privati e di acquisirli in forma bonaria, senza dover ricorrere, per le parti pubbliche, alle procedure di espro-prio.

Se è vero che le condizioni di lavoro entro cui si è operato hanno degli elementi di straordinaria unicità (per pluralità delle competenze coinvolte, dei ruoli e dei rapporti intrattenuti, per estensione e rilevanza degli interventi rispetto alla scala dell’abitato ecc.), è anche vero che le condizioni specifiche dell’intervento sono comunque para-digmatiche di un tema progettuale ricorrente e che pertanto vogliono essere proposte alla discussione.

Si vuole tentare di riassumere la questione principale che il progetto pone come quella legata alle possibilità che le esigenze anche specifiche e potenzialmente invasive del presente possano essere convogliate e forzate alla ricostruzione di relazioni spaziali deboli, relative a manufatti esclusi da interessi economici e immobiliari, e che non si trovino in un circuito sufficientemente virtuoso da permetterne la musealizzazione o comunque l’interesse e il godimento pubblico. Nell’intraprendere la strada di questo progetto si è creduto che fosse proprio il carattere necessario dell’investimento la garanzia per rimettere in vita un sistema di relazioni che altrimenti non avrebbe mai avuto occasione di essere riattivato, trascinando con sé nell’oblio e nel degrado anche manufatti e monumenti di maggiore rilievo. Nel caso di Buggiano, così come altrove, proprio perché si attribuisce al monumento una centralità spesso astratta dal suo contesto si preferisce o si è spesso comunque ten-tati di perdere piuttosto che di recuperare quelle tracce non più evidenti, anche perché in tali situazioni la sensibilità dell’architetto nei confronti dei manufatti collocati nel paesaggio si deve misurare anche con fattori, tecniche e regolamenti di natura specia-listica a volte difficili da controllare negli esiti finali. Si spera che il caso di Buggiano dimostri invece come pur dovendo gestire, in un pro-cesso faticoso, competenze di natura geologica, di assetto proprietario, di regolamenti stradali e urbanistici, di tutela ambientale e ingegneria ambientale si possa giungere a risultati soddisfacenti e non soverchianti il paesaggio antropizzato ed anzi il controllo consapevole di tutte queste tecniche sia l’unico modo che permetta di raggiungere l’obbiettivo.

Da un certo punto di vista, questa tendenza per così dire difensiva rispetto a interventi sull’esistente, molto diffusa nell’opinione pubblica sia dei non specialisti che dei tec-nici, si giustifica, forse, da un lato in virtù delle esperienze negative sperimentate e difficilmente evitate dal controllo burocratico e dalle commissioni di tutela che spesso sono impotenti rispetto al degrado del paesaggio causato dai piccoli segni diffusi che sfuggono alla formalizzazione e dall’altro in una sorta di sfiducia culturale per la capacità di sintesi del progetto di architettura, in un momento culturale in cui, ahimé, è fortemente premiata nel lavoro professionale la capacità di controllo di un singolo aspetto settoriale.

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In effetti anche in questo caso sono numerosi i soggetti che, inizialmente e a diverso titolo, ma prevalentemente per timore, si sono espressi rispetto all’iniziativa, inizial-mente con diffidenza ed in termini puramente di opposizione. Così è stato per una parte minoritaria della popolazione residente, organizzata in un comitato e in parte per la stessa Soprintendenza che in talune circostanze ha avuto un ruolo eminentemente difensivo o censorio, dirigendo la progettazione verso direzioni si ritiene meno interessanti e paradossalmente forse anche più invasive di quanto ini-zialmente previsto. Ma questa è senz’altro una posizione soggettiva.Vi è peraltro la convinzione che il confronto con le diverse istanze possa aiutare a far crescere il progetto, sebbene in taluni casi i tempi di questo confronto dovrebbero trovare dei limiti certi per non scoraggiare i soggetti che investono nella iniziativa.

Il recupero tuttavia, in casi come questo, in cui le tracce dei manufatti antichi sono quasi totalmente disperse, non può, per motivi architettonici prima ancora che eco-nomici e funzionali, che reinterpretare gli elementi preesistenti ed accettare che le esigenze del presente, debitamente controllate, come ad esempio parcheggi e viabilità, possano contribuire a ripristinare antichi equilibri. Il progetto qui illustrato è frutto della presunzione che in questi contesti il presente, con tutte le cautele progettuali del caso, abbia contribuito alla permanenza del passato e alla ricostruzione di alcune sue relazioni spaziali, avendo saputo interpretare adeguatamente il contesto e avendo saputo intervenire con segni modesti e tecniche adeguate. Si ritiene cioè, come rias-sunto nel titolo, che in determinate circostanze nella alternativa evidente fra perdere e ricostruire la scelta non possa che andare al ricostruire accettando che questo avvenga anche con l’introduzione di usi non propriamente consoni alla storia passata.

Breve illustrazione del caso di studioPer capire l’operazione progettuale è necessario introdurre ed illustrare alcuni ele-menti costitutivi relativi al luogo e alle sue principali emergenze monumentali. La storia dei luoghi, debitamente indagata, infatti aiuta a cogliere la valenza geogra-fica e architettonica dei pregevoli manufatti esistenti e suggerire delle strade per la stessa progettazione.

Buggiano Castello è un insediamento di cui si hanno tracce documentali almeno dal secolo XI: era sede di una Signoria rurale abbastanza importante territorialmente, quella dei da Buggiano, che da questo luogo, in virtù della posizione strategica rispet-to al percorso della antica via Cassia dominava un territorio piuttosto vasto. Attorno al 1100 i da Buggiano avevano possedimenti terrieri sino in Lunigiana (quindi circa 70-80 km più a nord) e detto per inciso, di questa relazione con il territorio al confine con la Liguria restano frammenti di ardesia che una volta veniva utilizzata a coprire i tetti e di cui tuttora si trovano tracce negli allettamenti delle murature e a terra. La fortuna di questa signoria probabilmente deriva dall’aver prestato, in circostanze determinanti, aiuti militari e finanziari ai vescovi e a Federico Barbarossa e in virtù di questi aiuti è probabile che abbiano ottenuto i feudi, poi confermati nel tempo dai

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vescovi di Lucca, e di cui resta testimonianza in alcune pergamene conservate all’Ar-chivio Vescovile di Lucca3. Il primo nucleo dell’abitato si costituì attorno alla cinta fortificata del castello dei da Buggiano, sulla pendice più alta delle ondulazioni collinari dove la roccia arenaria affiorava dagli strati di terra di coltura. Qui le condizioni orografiche permettevano di controllare entrambe le visuali: quella verso la piana e quella verso la collina. Le dimensioni attuali della frazione di Buggiano Castello si giustificano dalle origini del borgo quale dimora di una signoria rurale a cui nel tempo si aggiunsero le case e gli immobili di servizio di una sorte di corte allargata. Le dimensioni attuali non sono sostanzialmente variate rispetto a quanto esisteva attorno alla fine del Settecento, come testimonia il Plantario di Buggiano del 1789 (mappa catastale).

Vale la pena di soffermarsi su un aspetto morfologico di Buggiano Castello, che ha influenzato la sua storia e va senz’altro tenuto in considerazione al fine del progetto che viene qui illustrato. Le dimensioni dell’insediamento sono piuttosto contenute e la parte settentrionale più alta è quasi interamente occupata e dominata dalla presenza dei quattro edifici collet-tivi di scala maggiore rispetto al tessuto edilizio minore sottostante. Questi edifici (la Abbazia di Santa Maria e Niccolao, Palazzo Pretorio, i ruderi del Castello e il com-plesso di Santa Scolastica), peraltro, hanno logiche insediative autonome ovvero non soggiacciono ad una logica precostituita di tessuto; la loro scala e la loro disposizione li mettono in relazione diretta con il paesaggio e li fanno emergere per differenza e contrasto rispetto al tessuto abitativo sottostante.

Ricostruzione tridimensionale del pro-getto nel suo intorno: in primo piano gli edifici monumentali di Buggiano Castello: 1) l’abbazia di Santa Maria 2) il Palazzo pretorio 3) la cinta Muraria dell’antico Castello 4) Santa Scolastica

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Per contrasto i percorsi, i terrazzamenti, gli altri elementi del paesaggio e la stessa cinta muraria del XIV secolo (almeno nella porzione settentrionale vicina alla nostra area), formalmente e fisicamente più fragili, hanno perso nella storia recente il loro rilievo originario e con esso anche nella percezione collettiva avevano perso ogni so-stanziale interesse. Paradosso vuole che, negli anni ’80, in occasione del restauro di Palazzo Pretorio, curato dalla stessa Soprintendenza, le macerie prodotte dal cantiere siano state riversate, assieme a quelle di cantieri privati, sulla vecchia strada di Buona Cura, cancellandone così ulteriormente la leggibilità e la continuità proprio nel tratto terminale più prossimo a Piazza Pretorio.

Il Castello dei da Buggiano, che occupa la parte sommitale del borgo interessa, come manufatto edilizio, perché, abbandonato in seguito ai saccheggi di guerra attorno alla metà del 1300, venne acquisito dalla Comunità di Buggiano, e più tardi i suoi ruderi, in posizione dominante del borgo, divennero cinta dell’ex complesso monastico og-getto del presente contributo. L’intrico di questa vicenda in cui, in modo forse anomalo, edifici a vocazione religiosa ed edifici di matrice civile si trovano a condividere, seppure in tempi succesivi, i me-desimi sedimi, ha alimentato la curiosità di progettista, e non trovando risposta nelle pubblicazioni esistenti, ha spinto a ricercare in prima persona le fonti documentarie che potessero rispondere agli interrogativi altrimenti insoluti, permettendo di fare tut-tavia numerose scoperte solo in parte pubblicate4.

Terrapieno vicino a Piazza Pretorio: il confron-to fra bordo superiore del muro e terrapieno dimostra la ricolmatura recente. Il progetto ha ripristinato le pendenze originali

Ricostruzione planimetrica della cinta del Castello; disegno

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Alla stessa signoria dei da Buggiano si deve la fondazione nel 1038 di un altro degli ele-menti citati architettonicamente emergenti del borgo di Buggiano Castello: l’Abbazia di Santa Maria, che venne innalzata su un altro piccolo rilievo in prossimità del Castello ma isolata in posizione estrema più a nord e rivolta verso la collina. L’Abbazia, di medie dimensioni, mantenne a lungo, in virtù dei rapporti privilegiati dei da Buggiano con i poteri centrali, piena autonomia rispetto alle autorità ecclesiastiche locali. Nel 1500, quando ormai il patronato così come la signoria dei da Buggiano si erano da oltre due secoli estinti, l’Abbazia si apparentò con la Badia Fiorentina ed in virtù di questo rapporto conservò l’autonomia originaria, giungendo in alcune circostanze a rifiutare, con qualche tensione, la legittimità delle visite pastorali ordinate dalle autorità ecclesiastiche locali5.

Attorno alla metà del 1300, quando la contesa tra Firenze e Lucca si risolse in favore della prima e la Val di Nievole con Buggiano passò sotto il dominio fiorentino, le istanze e i poteri locali trovarono buon gioco nel richiedere maggiore autonomia e così si istituì la Comunità di Buggiano che si articolava in quattro vicinanze di cui Buggiano Castello era capoluogo. Al fine di assicurare la tranquillità delle proprie frontiere, Firenze accettò infatti che la corona delle Comunità periferiche in prossimità di Lucca, e fra queste anche Buggiano, godessero di una parziale autonomia.Con l’istituzione della parziale autonomia dal governo centrale di Firenze si costruì o al-meno si rinnovò, forse sulle fondamenta di un edificio più antico, in prossimità di quella che era l’antica dimora signorile, la nuova sede del potere civile: il Palazzo Pretorio. Con questo altro edificio, oltre al Castello e alla Abbazia la struttura spaziale di Piazza Pretorio era ormai pressoché definita. Soltanto nell’arco del 1600 vennero costruiti gli altri edifici che tuttora fronteggiano la piazza e che allora nacquero come Oratori di confraternite6 ed in tempi recenti, con interventi più o meno felici per quanto attiene al rispetto della struttura originaria, sono stati trasformati in residenza. Questa premessa storica è utile per capire le relazioni spaziali e geografiche esistenti a quel tempo e cogliere le evoluzioni successive. La Piazza che raccoglieva e ordinava tutte queste presenze monumentali aveva nei suoi affacci e nei suoi accessi una profonda relazione con il territorio limitrofo ed in particolare con le altre frazioni (vicinanze) e, in particolare, quelle di collina che venivano rappresen-tate a Palazzo Pretorio nelle sedute del Consiglio Generale della Comunità di cui abbiamo (quasi ininterrottamente sin dal 1357) ancora testimonianza nello straordinario Archivio Comunale di Buggiano Castello.

La quarta presenza monumentale che affaccia marginalmente sulla piazza Pretorio è pro-prio l’ex Monastero di Santa Scolastica, di cui si dirà soltanto, rimandando la descrizione dell’intera vicenda costruttiva ad altre pubblicazioni, che sorse all’inizio del 1500, per ini-ziativa della stessa Comunità di Buggiano, presumibilmente radunando inizialmente una comunità spontanea di “fanciulle” attorno ad un primo nucleo costituito da una casa posta ai piedi del Castello e alla Chiesa di Santa Maria in Visitazione e più tardi espandendosi a più riprese7.

Il fianco dell’Abbazia di Santa Maria ver-so Piazza Pretorio

Assonometria di Palazzo Pretorio

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Interessa inserire un altro elemento di conoscenza, per comprendere il costituirsi degli attuali valori urbani e geografici del contesto del complesso. Buggiano deve originariamente il suo ruolo e la sua preminenza dall’essere luogo elevato fra le colline e la piana delle Padule del Fucecchio. Così la antica via Cassia (poi via Francesca) trova in Buggiano un luogo di pedaggio obbligato lungo un per-corso di importanza regionale. Localmente, la collina, lontana dai luoghi malsani del-le paludi (le Padule) è originariamente il luogo in cui si concentrano i maggiori valori economici, simbolici e territoriali. Di questa situazione è testimone la collocazione di tutti gli edifici monumentali nella frazione, così come la rete di percorsi e strade che originariamente attraversavano la parte settentrionale del borgo all’interno delle mura del XIV secolo (vedi plantario del 1789).Il ruolo centrale di Buggiano Castello quale sede del Consiglio generale delle quattro Vicinanze Comunitarie trovava una traduzione anche nel sistema urbano e nel sistema stradale. A nord, verso le vicinanze di Castello del Colle8, si apriva la terza porta nel sistema delle mura.Infatti è probabilmente attorno a questo periodo che le strade originariamente di gran-de importanza, se è vero che i membri delle vicinanze si dirigevano a Piazza Pretorio di Buggiano Castello attraverso la strada di Buona Cura, vennero abbandonate e de-classate nell’uso a strade vicinali utili al solo transito agricolo.

Soltanto attorno alla fine del 1700, con la trasformazione e le bonifiche volute da Leo-poldo di Toscana, la piana venne interamente sottratta all’acqua (con canali di scolo e colmate) e nella frazione sorta nella piana, Borgo a Buggiano, si rafforzarono ulterior-mente, come ci illustra il Pazzagli9, molte delle attività commerciali e manifatturiere già presenti precedentemente.

Il mercato del bestiame di Borgo a Buggiano, che già esisteva nel XIV secolo ed era noto come uno dei più importanti della Toscana, si sviluppò ulteriormente ponendo le condizioni perché la frazione del Borgo (ora Borgo a Buggiano) superasse per numero di abitanti e ricchezza prodotta il capoluogo di collina. Di conseguenza alla fine del ‘700 venne qui trasferita anche la sede amministrativa del governo locale.

Questa vicenda segnò profondamente anche la storia urbanistica della piccola frazio-ne di Buggiano Castello. Da capoluogo dell’unità amministrativa, dove si riuniva il consiglio generale delle Comunità, decadde a semplice frazione. Le sue case fortifi-cate vennero in parte abbandonate e vi fu chi, come il notaio di Volterra, Cavaliere Sermolli, alla fine del ‘700, comprò, a man basse, diverse proprietà per farle diventare, demolite le abitazioni, giardini murati10. Presto la antica cinta muraria, il cui ruolo di-fensivo era già da tempo venuto meno, risultò esuberante, circondando un’area molto più estesa di quella abitata. La parte dell’abitato che maggiormente risentì di questo processo di abbandono fu proprio la parte settentrionale rivolta verso le colline. La stessa cinta muraria soffrì di questo processo di abbandono: gran parte delle pietre che formavano le mura venne, nel tempo, reimpiegata quale materiale di costruzione

Il fronte stradale del Monastero di Santa Scolastica

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per le case o anche i muri di terrazzamento ed una zona che originariamente era parte integrante del nucleo abitato si trasformò in qualcosa di incerto che ancora oggi, date le condizioni orografiche e geologiche, non è né campagna né centro abitato. All’interno della stretta cerchia muraria – qualcuno la chiama “la campagna murata” - sono poche le case abitate. Questa condizione anomala che è insieme di pregio e di abbandono resta ancora oggi un tratto saliente senz’altro affascinante di Buggiano Castello. È vero però che questo fascino, di stampo un po’ ruskiniano, vive per così dire “parassitariamente” di un passato eroico ed induce chi ne rimane ammaliato a dimenticare selettivamente alcune parti della storia e alcuni pur pregevoli prodotti di essa.È significativo che in alcune pubblicazioni curate da autori locali si usi una narrazione rapsodica, per immagini isolate, come di gioielli scoperti casualmente fra le erbacce per descrivere i manufatti che un tempo facevano parte di un sistema organico.

il PRogEtto di RECuPERo (StRAdA di buonA CuRA E PARChEggi PERtinEnziAli)Come detto il progetto si è dunque mosso dalla consapevolezza che quella condizione di “grazioso” e “affascinante” abbandono della parte settentrionale del borgo aveva un carattere contingente, frutto della evoluzione storica e che la accettazione del suo stato di fatto esistente, ammantato da presunte preoccupazioni di conservazione, si rivelava alla luce delle conoscenze storiche come invece profondamente antistorico perché accettava come elemento di necessità un aspetto per così dire contingente, frutto di incuria e anche di qualche intervento distruttivo. Lo stato preesistente aveva riportato peraltro ad una condizione incerta, che non era né agricola né urbana, una porzione abbastanza estesa del territorio compreso entro le mura cittadine e a ridosso del nucleo monumentale di Buggiano Castello.

Questa condizione di incuria, accelerata da condizioni geologiche sfavorevoli, era estremamente visibile sia nella presenza di baracche e altre superfetazioni sia nella discontinuità dei sistemi colturali oltre che nello stato irrimediabilmente danneggiato delle Mura Castellane, equiparate ai muri di terrazzamento creati con il lavoro agri-colo.

Prima dell’intervento, Piazza Pretorio (definita prevalentemente dalla mole dell’Ab-bazia di Santa Maria e Niccolao e da palazzo Pretorio) era divenuta l’estremità isolata di un borgo senza alcuna relazione, se non visiva, con il territorio sul quale peraltro affacciava attraverso il varco a fianco del campanile e sul fronte della chiesa. Le più antiche carte disponibili, che risalgono alla fine del 1700, dimostrano invece, in un’epoca in cui già si era prodotto il germe di quella decadenza territoriale e geogra-fica di cui si è detto, che in un’area apparentemente marginale rispetto all’abitato, ma certamente interne all’antico perimetro delle Mura urbane del XIV secolo, restavano le tracce di numerosi manufatti a testimonianza di una vitalità di relazioni spaziali per così dire compiutamente urbana11. In corrispondenza del Bastione di Buona Cura rivolto a Nord dell’abitato, verso Castello del Colle (un tempo una delle Vicinanze

Le Mura del Castello a est: la torre ango-lare è completamente coperta dalla vege-tazione. È evidente lo stato di incuria

Le mura del Castello in corrispondenza dell’antico accesso

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della Comunità, e ora Colle a Buggiano), si incrociavano numerosi percorsi e le pla-nimetrie assegnavano, ai manufatti presenti, toponimi (altrove non attribuiti) che ne rivelavano la trascorsa importanza. In particolare in prossimità della Porta di Buona Cura all’interno dell’orecchione confluivano quattro percorsi diversi: a ovest la strada di Buona Cura che saliva verso piazza Pretorio; verso est una strada che permetteva di raggiungere gli edifici posti all’estremità orientale del Borgo (l’attuale via della Roc-ca); poi, verso sud, lungo la linea di massima pendenza, un percorso, probabilmente scalinato, che, racchiuso fra due muri, doveva essere stato uno degli originari accessi al Castello dei da Buggiano dato che puntava approssimativamente al suo accesso e risultava catastalmente ad esso omogeneo; ed infine, sempre verso est, una strada vici-nale approssimativamente parallela alla via della Rocca che metteva in collegamento il Pozzo di Buona Cura con un altro Pozzo tuttora visibile in prossimità della Porta di San Martino.

La nuova viabilità proposta si è data come obbiettivo di ricostruire le relazioni scom-parse e di rimettere in luce, collocandoli in un giusto circuito, tutti i manufatti presen-ti, compreso soprattutto il perimetro settentrionale delle mura del Castello che hanno sofferto più di tutti gli altri manufatti di questa condizione di marginalità, scomparen-do addirittura, nonostante la mole, sotto le piante infestanti, dalla percezione vicina e lontana dei residenti. Evidentemente, in relazione ai nuovi usi e ai nuovi transiti (anche carrabili) tutto ciò non poteva avvenire con gli stessi materiali e le stesse forme, tuttavia i tracciati sono stati mantenuti per quanto possibile fedeli a quelli originari e si è cercato di lavorare

Altro Pozzo a est. I parcheggi ricreeranno la continuità dei percorsi storici che col-

legavano fra l’altro questo con il Pozzo di Buona Cura a nord ovest

Planimetria generale degli interventi pro-posti e in fase di realizzazione

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accuratamente sulle quote, evitando riporti o scavi eccessivi, che costringessero ad opere murarie o comunque rilevati incongrui con il contesto. Al fine di limitare ulte-riormente scavi e riporti, il calibro della strada è stato ristretto a 3,5 metri consentendo così il transito alternato dei mezzi. Le opere progettate assolvono anche al compito di contenere i movimenti franosi che si sono manifestati nel tempo e che sono la causa, assieme allo spoglio della pietra, della scomparsa di interi tratti delle mura Castellane del XIV secolo.

Modello del progetto. È qui rappresentata la soluzione con le autorimesse interrate

I parcheggi pubblici ai piedi dell’abside della Abbazia di Santa Maria. Lo stato attuale è incompleto: la strada verso Piazza Pretorio sarà lastricata con baselli in pietra locale; i posti auto saranno in prato rinforzato e le strade restanti finite con asfalti speciali con inerti color ocra. Saranno inoltre messi a dimora ulivi e

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Per limitare poi l’impatto visivo della strada nel paesaggio, nei tratti piani, i posti auto sono stati previsti in prato rinforzato, mentre i corselli di manovra verranno rifiniti con asfalti speciali di color ocra. Il solo tratto terminale della strada di Buona Cura verrà realizzato con baselli di pietra arenaria in conformità e continuità della pavimentazio-ne originaria. Gli stessi spazi per i parcheggi hanno voluto evidenziare e confermare la giacitura delle antiche mura urbane, qui completamente scomparse quali manufatti in pietra e testimoniate da scarpate in terra più pronunciate che altrove. Al fine di rispettarne comunque il valore e i pochi ed esigui tratti residui, strade ed accessi ai parcheggi si mantengono a distanza adeguata dal loro sedime.Gli alberi, disposti in filari a lato degli spazi di manovra, ricostruiranno quella conti-nuità di essenze arboree e piani coltivati che è venuta meno in quest’area intermedia fra abitato e campagna con l’abbandono delle attività agricole vere e proprie e l’inse-diarsi di attività promiscue e ortive.

Si deve dire a malincuore che, nel lungo iter di approvazione dei progetti, è stata boc-ciata dalla Soprintendenza, con la motivazione che nella fase transitoria del cantiere l’esecuzione avrebbe introdotto un impatto eccessivo, una soluzione che per i par-cheggi pertinenziali inferiori prevedeva che le auto venissero completamente interrate e che certamente avrebbe assecondato molto meglio i profili esistenti dei terrazza-menti presenti permettendo di mantenere alle quote originarie le due strade vicinali di cui si è già parlato. Una di queste strade vicinali, quella inferiore ricostruita con un calibro appena maggiorato, avrebbe costituito il corsello di manovra di accesso alle autorimesse. Superiormente alle autorimesse il manto erboso sarebbe stato rico-struito perfettamente e avrebbe costituito, per il transito pedonale opportunamente “rinforzato” con elementi invisibili in polietilene, la perfetta riproposizione dell’altro percorso superiore. Verso valle, l’accesso alle autorimesse, interamente schermate da una cortina in terra rinforzata, perfettamente omogenea alle scarpate degli attuali ter-razzamenti, sarebbe avvenuto attraverso tre stretti varchi in essa aperti.Per predilezione di quest’altra soluzione, rispetto a quella convenuta con i funzionari della Soprintendenza, le immagini presentate si riferiscono alla soluzione rigettata an-che se posizione e giacitura non differiscono di molto rispetto a quanto autorizzato.

notE1Un primo studio sistematico sul complesso di Santa Scolastica a Buggiano è stato pubblicato dal sotto-scritto, seppure limitato al periodo che interessava il tema specifico del Convegno per cui è stato scritto: Enrico cErasi, Santa Scolastica a Buggiano. Le complesse vicende di un Monastero benedettino in “Me-morie del chiostro”, Atti del 1° convegno sulla vita monastica femminile in Val di Nievole in età moderna e contemporanea a cura dell’Istituto Storico Lucchese, Lucca 2006. Precedentemente, a riguardo, vi erano solo poche note in: cipriani cipriano, Il cuore della Valdinievole, ossia Storia documentata dei Castelli di Buggiano, Stignano, Colle e Borgo a Buggiano, Borgo A Buggiano, 1908, ed inoltre Enrico coturri, Catalogo storico descrittivo del Patrimonio artistico di Pistoia e del suo territorio, Ed. Ente Provinciale per il Turismo di Pistoia. Un resoconto più ampio riferito all’intera vicenda storica con i risultati delle ultime ricerche deve ancora essere pubblicato.

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2 Cito soltanto, indicando fra parentesi le sezioni maggiormente consultate, l’Archivio di Stato di Firenze ASF (Mediceo avanti il Principato); l’Archivio Comunale di Buggiano ACB (Deliberazioni e Partiti); l’Ar-chivio di Stato di Lucca asL (Estimi della Val di Nievole); l’archivio DiocEsano Di pEscia aDp (Visite Pastorali), l’ archivio Minoritico Di FirEnzE (Fondo Custodia di San Giuseppe); l’Archivio di Stato di Pescia aspp (Monastero di Santa Scolastica).3 Vd. AMLETO SPICCIANI, Una signoria rurale nel contado lucchese del secolo XII: i “da Buggiano” e i “da Maona” in Atti del Convegno “Signori e feudatari nella Valdinievole dal X al XII secolo, Buggiano 1992, ed ENRICO COTURNI, Le Famiglie feudali della ValdiNievole (secoli XII-XIV), Atti del 2° Conve-gno sulla storia dei ceti dirigenti della Toscana, Pisa 1982.4 La curiosità che ha mosso la mia indagine in campo storico si può sostanzialmente articolare nei due seguenti quesiti: 1) come mai un complesso monastico si insedia in prossimità dei ruderi del principale complesso civile di un piccolo centro; 2) quali sono le vicende costruttive che hanno dato forma a un com-plesso monastico inusuale per caratteri tipologici e architettonici, e il cui fronte su strada presenta almeno in parte i caratteri di un palazzo civile.5 Vd. FirEnzE, archivio Di stato [asF], Diplomatico, 1217 aprile 21. Badia fiorentina, citata fra l’altro in ANDREA CZORTEK, L’abbazia di Buggiano nel XIV secolo: materiali e proposte per una storia da scri-vere, in Atti del Convegno sulla Valdinievole nel periodo della civiltà agricola, I (Buggiano Castello 1983), Buggiano 1984. Si veda inoltre AMLETO SPICCIANI, Le vicende economiche dell’abbazia di S. Maria di Buggiano dalla fondazione ai tempi di papa Onorio III (1038-1217), in Atti del Convegno sulla Valdinie-vole nel periodo della civiltà agricola, I (Buggiano Castello 1983), Buggiano 1984, pp. 21-61.6 Ho trovato documenti nell’Archivio Comunale di Buggiano (per quanto riguarda la costruzione dell’Ora-torio dell’Angiolo Raffaello che affacciava proprio su Piazza Pretorio: nel 1602 si delibera di iniziare la fabbrica e nel 1613 si richiede la benedizione “del nuovo oratorio fabbricato dalli fratelli … posto nella Piazza di Buggiano, sotto la casa dei Monaci della Badia”).7 È probabile che la casa e la Chiesa legate al Castello siano state concesse alle “fanciulle” da personaggi vicini al Consiglio della Comunità, la quale aveva ereditato parte dei beni già appartenuti alla signoria dei da Buggiano, quale ad esempio la famiglia Lemmi. Il nome della famiglia Lemmi compare infatti in molti degli episodi legati alle proprietà attorno a cui si articola il monastero di Santa Scolastica. Di questa fami-glia infatti sono: 1) il notaio che roga l’atto nel 1254 di acquisizione del Castello da parte della Comunità; 2) uno dei proponenti nel Consiglio nel 1517 della costituzione di un “monasterio da erigersi nella Rocha se non altrove”; 3) il patronato della Chiesa di Santa Maria in Visitazione che diventerà poi Santa Scolastica.8 Le altre tre vicinanze erano Borgo (poi alla fine del 1700 divenuto capoluogo), Castello del Colle (ora Colle a Buggiano) e Stignano.9 vd. rossano pazzagLi, Famiglie e paesi : mutamento e identità locale in una comunità toscana: Buggiano dal 17. al 19. Secolo, Venezia, 1996.10 Vd. rossano pazzagLi, Buggiano. Un territorio e la sua gente nella Toscana Moderna, Pisa, 2001.11 Purtroppo, nonostante una lunga ricerca, non ho potuto trovare cartografia di epoca precedente in cui il borgo venisse rappresentato in modo dettagliato e non schematico. Un’altra mappa interessante che non mostra grandi trasformazioni se non a livello edilizio è la planimetria del catasto del 1824.