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Illustre podenzanese, Scrittore erudito, scienziato severo, fervente apostolo di San Giovanni Bosco. (1899- 1982) Pietro Scotti

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Illustre podenzanese, Scrittore erudito, scienziato severo, fervente apostolo

di San Giovanni Bosco.

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© Edizioni L.I.R. Via Romagnosi, 31 - Piacenza

(1899- 1982)

PietroScotti

(1899- 1982)

Podenzanese Illustre,Scrittore erudito, scienziato

severo, fervente apostolodi San Giovanni Bosco.

(1899- 1982)

PietroScotti

Presentazione

Nel 2012 ricorrono trenta anni dalla morte del salesiano don Pietro Scotti (1899 -1982), un piacentino di fama internazionale

autore di studi fondamentali di etnologia, membro di vari istituti scientifici, relatore in numerosi congressi, professore

presso le università di Genova e di Brescia. Ha scritoo di oltre duecento pubblicazioni che oltre all’etnologia

trattano di geografia, folclore e a altre discipline. I suoi saggi colgono inattese e inusitate prospettive fornendo al lettore la conoscenza reale dei molti problemi connessi allo studio delle

civiltà, ossia dell’uomo considerato come produttore della cultu-ra tecnica e spirituale della società.

I suoi studi e le sue opere, ben noti in Liguria e nel mondo acca-demico non solo italiano, dopo la morte sono stati progressiva-

mente ignorati, molto a torto, nella provincia di origine. L’Amministrazione comunale di Podenzano ha ora condiviso la proposta di persone conoscitrici del valore dell’opera del prof. don Pietro Scotti, di ricordarne la figura attraverso la stampa di questa pubblicazione che fa memoria della vita dell’insigne

studioso, educatore e scienziato, protagonista della cultura ligure e italiana che in diverse opere richiama “I vivi ricordi d’infanzia e puerizia in Podenzano, i molti Sacerdoti, ed anche sane e sante persone del popolo, del buon popolo, attaccato alla Chiesa, alla

pratica della virtù ...”.

I

La monografia è il risultato della ricognizione di documenti e immagini rinvenuti da varie fonti tra le quali la Biblioteca Comunale Passerini Landi di Piacenza, l’Istituto Salesiano

don Bosco di Genova e l’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, della quale lo Scotti è stato prima Socio Corrispondente e poi

Segretario.Completano il saggio il ricordo inedito di don Alberto Rinaldini (luglio 2010) dell’Istituto Salesiano don Bosco di Genova, una

testimonianza del prof. Giovanni Varnier, preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Genova, e lo studio della dott.ssa Marina Facconi presentato al XIV Semi-nario Permanente di Storia Locale, all’Università di Genova,

facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2004/2005.

Le figure tratte da dipinti sono particolari degli affreschi segni di arte rara e preziosa, che il pittore Luciano Ricchetti, (Piacen-za 26 aprile 1897 – 30 novembre 1977), ha lasciato alla Chiesa

di Podenzano dedicata a San Giovanni Bosco, associato al primo patrono San Germano.

Renato Passerini, maggio 2012

II

Attraverso la biografia di don Scotti, l’autore ne fa emergere lo spirito cristiano che lo ha contraddistinto.Il lettore è invitato in un viaggio temporale che lo accompagna fra i luoghi di don Pietro, luoghi talvolta sconosciuti a noi con-temporanei, ma che la maestria di Renato ha saputo rendere vivi, magici, impregnandoli dello spirito del venerabile prelato.È come se riuscissimo a vederlo camminare fra le strade di Po-denzano, si ferma davanti alla vecchia chiesa per un saluto al Santissimo ed osserva orgoglioso le fondamenta dell’asilo poste da sua madre.Nella sua vita ricca di studi, che lo ha portato alle più alte ca-riche accademiche, traspare sempre l’animo caritatevole legato alla semplicità del Vangelo che lo rendeva sempre disponibile agli altri.Tra onorificenze e titoli accademici si scopre l’uomo, non il per-sonaggio, colui che per chi lo ha conosciuto è soltanto “uno di noi” l’uomo che attraverso il sapere scientifico ha saputo trasfe-rire l’amore di Dio a chi gli stava accanto. Grazie all’impegno nello studio della geografia e delle scienze, ha scoperto il dono della natura del Creatore e sapientemente ha saputo trasferirlo, attraverso i suoi scritti, affinché ci potes-simo accorgere dell’amore di Dio che si espande in tutto ciò che circonda l’uomo.

dott.ssa Lorena DADATIPresidente del Centro Culturale “G. Scotti”

III

Indice

Renato Passerini Presentazione I - II Loredana Dadati III

Renato Passerini Podenzano e la famiglia Scotti 1 Giuseppino e Pierino Scotti 7 Gli anni dell’insegnamento 10 L’accademico don Pietro 14 Podenzano luogo privilegiato 18 di ricordi L’indirizzo culturale 27 Pietro Scotti poeta 31 Don Alberto Rinaldini L’uomo, il professore, il Salesiano 37 Renato Passerini La scomparsa. Commemorazioni 46 Giovanni B. Varnier L’insegnamento di P. Scotti 54 Marina Facconi Il contributo di padre Pietro 61 Scotti all’insegnamento dell’Etnologia

Renato Passerini Catalogo informatico nazionale 87 Opac e pubblicazioni presso la Biblioteca comunale Passerini Landi di Piacenza

1ª edizione maggio 2012

Lir edizioni

Via Romagnosi,31 - 29121 Piacenzatel. 0523-338474 www.libreria Romagnosi.it

Il presente volume è a cura di Renato Passerini

Ringraziamenti

Nicola Scotti per la condivisine del progetto e le ricerche condotte a Genova

Accademia Ligure di Scienze e Lettere e Istituto Salesiano don Bosco di Genova per la pronta e cortese disponibilità

Oreste Grana per l’ottimizzazione delle immagini

Elena Barbieriper l’impaginazione

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Podenzano Una piazza, un carretto vuoto con le stanghe alzate con accanto, un po’ di mercanzia esposta a terra e tre ceste con altre povere cose da vendere, sullo sfondo i bianchi tendoni di poche, disertate, bancarelle. È la piazza di Podenzano agli inizi del ‘900. Qualche anno prima l’Atlante storico piacentino del cav. Gugliemo Cella, stampato dalla tipografia f.lli Bertola, descrive il paese come un villaggio “con case sparse en-tro il perimetro di presso un miglio e divise in 9 gruppi appellati le Cascine, la Galla, il Cantone, il Torrazzo, la Piazza, il Castello, la Strada, le Caselle e le Corti” che, nell’insieme, costituivano un nucleo residenziale di 1560 persone.

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Il comunello comprendeva poi le parrocchie di Altoè e Maiano con 293 abitanti, Turro e Gariga 713, San Polo 1.000. La popolazione complessiva era di 3.566 unità.

I terreni ubertosi – si legge nell’opera del Cella - abbon-devolmente producono granaglie, uve ed ortaggi nelle cosiddette melonaie; la porzione più fertile è quella del-le Caselle. Vi si veggono prospere piantagioni di gelsi e buone strade. Numeroso bestiame grosso e molto polla-me e bachi da seta. Podenzano è sede di scuola primaria e di chirurgo condotto.…

Podenzano “Il Torrazzo”

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Podenzano. L’attuale via N. Bracchi, un tempo la “Berlinazza”; sulla destra della foto sorgeva la casa della famiglia Scotti.

La famiglia Scotti

Negli ultimi anni dell’Ottocento era medico condotto molto stimato di Podenzano il dottor Antonio Scotti. Giun-to dalla provincia pavese, aveva sposato Luigia Elisabetta Caminati.Cresciuto nelle scuole salesiane, il dottor Antonio dei sa-lesiani aveva sempre mantenuto vivo lo spirito. Uomo di cultura e di fede cattolica, spesso rinunziava ad essere pagato dalla povera gente che andava curare a domici-lio; altre volte la visita era ricambiata dalle famiglie con-tadine con uova, pollame, conigli e vivande casalinghe. I coniugi risiedevano alla “Berlinazza”, nucleo di case nella via di fronte alla chiesa parrocchiale che conduce al “Torrazzo”. La loro casa il 18 marzo 1899 fu allietata dalla nascita di Pietro Eugenio. Nell’anno successivo, il 16 marzo da quella del secondogenito Giuseppino.

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Atto di nascita di Pietro Scotti

La signora Luigia Caminati Scotti scrive Gaia Corrao nella monografia dedicata a Giuseppe Scotti, fratello di Pietro (1900-1925), fervido apostolo dell’Azione Cattolica, edita nel marzo 2006 da “Il nuovo giornale”, settimanale della Diocesi di Piacenza,

“Era una donna tutta d’un pezzo, con un carattere d’acciaio, forte e volitivo. In gioventù avrebbe voluto farsi religiosa, ma per problemi di salute dovette rinunciare al suo propo-sito. Non rinunciò tuttavia alla fede, anzi apparteneva alle dame di Carità di San Vincenzo de’ Paoli e aiutava l’attività della Azione Cattolica.

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Se è vero che la buona riuscita dei figli dipende in gran parte dalla virtù e dall’ impegno dei genitori, possiamo dire che l’ambiente profondamente cristiano in cui furono educati Pietro e Giuseppe, fu certamente la culla della vocazione che più tardi entrambi i fratelli ricevettero. La madre teneva costantemente d’occhio i figli nei loro giochi, anche se aveva l’abitudine di lasciarli piuttosto liberi di correre, bagnarsi e sporcarsi anche in pieno inverno e con la neve. Quando poi i bimbi rientravano in casa tutti zuppi e con le mani e i piedi pieni di geloni per aver a lungo giocato nella neve, lei pre-parava bagni caldi e approfittava di quel tempo in cui i due bimbi stavano in ammollo al caldo, per far recitare loro le preghiere al Sacro Cuore di Gesù…”.

La chiesa parrocchiale di San Germano sostituita, negli anni Quaranta del secolo scorso, dal nuovo tempio dedicato ai santi Giovanni Bosco e Germano.

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Come allora era usanza nelle famiglie di un certo livello socia-le, l’istruzione scolastica avvenne nella grande casa di famiglia, contornata da orti e prati, priva di luce elettrica come tutte le case del paese, per opera di una maestra scelta di proposito. Quanto al catechismo fu la signora Luigia a preparare i bambi-ni sino alla prima Comunione. Il 1909 per i due fratelli fu l’an-no del distacco dalla famiglia da Podenzano. Il papà che, come detto, in gioventù aveva studiato dai salesiani, volle che anche i suoi figli fossero istruiti alla stessa scuola; fu così che il 17 ot-tobre del 1909 i due ragazzini furono accolti nel Collegio San Giovanni Evangelista di Torino dove rimasero sino al 1915.

Negli anni della prima Guerra Mondiale, il curato di Poden-zano, don Lodovico Rizzi, e i coniugi Scotti con i figli Pietro e Giuseppino, si fecero animatori di un asilo temporaneo che, in poco tempo, raccolse in un’aula del Comune più di settan-ta bambini. Ai promotori della benefica iniziativa si affiancò successivamente un Comitato composto da Margherita Soresi, Teresa Stefani, Celeste Fortunati, Luigi Scotti, dall’arciprete don Antonio Novellini, dall’on. Camillo Piatti. I componenti, incal-zati da don Rizzi e dalla signora Luigia Scotti, si attivarono nel-la raccolta di fondi sino a giungere, il 2 febbraio 1920, alla posa della prima pietra dell’attuale benemerito Asilo San Giuseppe.A sinistra la Casa di riposo, a destra l’asilo San Giuseppe.

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Giuseppino e Pierino Scotti, le tappe della formazione

Giuseppino Scotti, fratello minore di Pietro, nel 1917 entrò al Politecnico di Torino ove conseguì la laurea in ingegneria. Nel 1924 entrò nei Salesiani iniziando il Noviziato nella casa di Foglizzo Canavese. A Podenzano divenne attivo membro dell’Azione Cattolica, organizzò il Circolo gio-vanile “Fides et Labor”; la sua opera fu determinante an-che per l’erezione dell’Asilo infantile. Colpito da grave malattia polmonare morì serenamente all’alba del 9 agosto 1925, alla giovane età di 25 anni.Nel settembre 1953 la salma fu traslata, con plebiscito memorabile di folla, dal Cimitero di Podenzano nella chiesa parrocchiale, dove, da quel giorno, un monumento fu-nebre eretto dall’ar-ciprete mons. Zurla su disegno del prof. Giovanni Casali e con un’epigrafe di mons. Teodoro Pallaroni ne ricorda il sentimento religioso e la vita cri-stiana che ha segnato

Giuseppino Scotti, epigrafe nella Chiesa dei santi Giovanni

Bosco e Germano

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la sua esistenza terrena. Sempre nel capoluogo Giuseppi-no Scotti è ricordato dalla intitolazione di una via e da un Circolo culturale.

Pietro Scotti, dopo il ginnasio frequentato a Torino, con-seguì la maturità classica al Liceo salesiano di Oneglia (Imperia 1917) dove aveva conosciuto, come condisce-polo più anziano, il futuro Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini. Negli anni della prima guerra mondiale la sua vita ebbe una non breve parentesi militare; prima fu alla Scuola Militare di Parma (1917), poi, giovane tenente di fante-ria, sui fronti dai nomi significativi di Tolmino, Caporet-to, Piave, Grappa, Albania, Dalmazia. Per la sua condotta meritò la stellata Croce di guerra, seguita molto più tardi, dalla Croce e dalla Medaglia di Vittorio Veneto. Nell’immediato periodo postbellico era ritornato in fa-miglia a Podenzano e dall’estate del 1923 aveva frequen-tato regolarmente l’Ospedale Civile di Piacenza, sezione Medicina, diretta dal Primario dottor Carlo Zanetti. Qui aveva collaborato con il dottor Alfonso Cervini ad uno studio sperimentale intorno alla proteinoterapia aspecifi-ca nelle infezioni da tifo. Iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, vi si laureava nel luglio 1924; alcuni mesi dopo entrava nella Società Salesiana don Bosco e compiva due anni di studi filosofici e quattro teologici. Il 1° maggio nel 1930 era ordinato sacerdote ed entrava nella Congregazione dei Salesiani.Nel 1936 a Torino conseguì il dottorato in Scienze Natu-rali (1936) su argomento etnologico africanista; la tesi (I

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Negri Bantu dell’Africa centrale) fu premiata dal Senato Accademico e dal Consiglio di Facoltà, come la migliore dell’anno accademico. Nel 1941 era al Liceo Salesiano di Alassio per insegnare Scienze Naturali e Catechismo; l’anno dopo otterrà la libe-ra docenza in Etnologia, che gli sarà confermata nel 1947. Il 110 e lode accompagnava la laurea in Geografia conse-guita a Genova nell’ottobre 1943, su argomento etnologi-co americanistico. Nel 1949 e nel 1954 conseguiva la docenza in Geografia, poi, nel 1947, era la volta del Diploma di Paleografia, di-plomatica e Archivistica all’Archivio di Stato di Genova.

Podenzano nei primi decenni del Novecento, l’attuale via Roma percorsa dai binari del “tramway” Piacenza-Grazzano-Ponte dell’Olio-Bettola

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Gli anni dell’insegnamento

Il docente il prof. Scotti ha tenuto i suoi insegnamenti superiori presso il Pontificio Ateneo Salesiano negli anni 1939-1941, alla Università di Genova dal 1944 agli anni Sessanta. Docente di Geografia (1968-71) alla facoltà di Magistero dell’ Università Cattolica di Milano, sezione di Brescia, il prof. Scotti ha avuto occasione di rinverdire gli anni giovanili vissuti a Podenzano, con il prof. Ferdi-nando Arisi che nello stesso ateneo ha insegnato Storia dell’Arte Medievale e Moderna per 24 anni (dal 1967 al 1991). Il prof. Scotti iniziò a insegnare geografia al Magistero di Brescia (Università Cattolica di Milano) nel novembre 1967. Concluse il suo insegnamento con l’anno accade-mico 1970-1971. I libretti dei Corsi conservati dal prof. Arisi ci documentano i programmi del prof. Scotti:

Anno Accademico 1967-1968Le regioni geomorfoloighe. Geografia umana. Geografia della storia. Geografia politica ed economica. Geografia sociale. Una monografia di Paesi europei (Grecia-Jugo-slavia). Una monografia di un paese del terzo mondo (il Congo). Esercitazioni di cartografia.

Anno Accademico 1968-1969Geografia economica generale. Geografia del turismo. Geografia del paesaggio. Elementi di cartografia.

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Libretto Università Brescia

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Anno Accademico 1970-1971Geografia generale, parte II (geografia umana. Cenni di geografia politica e sociale). Il terzo mondo: visione generale; una monografia. Una lettura a scelta fra quelle che saranno indicate durante il corso. Cartografia (per gli allievi del primo anno).

AvvertenzeTutti gli studenti del primo anno sono tenuti a frequentare le esercita-zioni di Cartografia e a presentare una prova scritta prima dell’esame orale. Gli studenti del secondo anno avranno particolari seminari. Coloro che desiderano seguire il terzo corso di Geografia dovranno chiedere lo speciale programma al professore. Si consiglia tale terzo corso ai laureandi con tema geografico.

Settembre 1969 a Bettola (Pc). Il primo sacerdote a destra è il prof. Pietro Scotti, in primo piano a sinistra il prof. Ferdinando Arisi con accanto lo studioso Serafino Maggi, tutti e tre di Podenzano. Accanto al prof. Scotti è mons. Guido Tammi, professore di Filologia Romanza a Brescia, al suo fianco il prof. Roberto Andreotti, presidente della Deputazione Sto-ria Patria per le Province Parmensi e il vice presidente prof. Emilio Nasalli Rocca.

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Dal 4 aprile 1949 don Pie-tro risulta iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti della Liguria. Da allora ha colla-borato attivamente a diverse riviste tra le quali: Convivium, Natura, Vita e pensiero, Le vie del mondo, La scena illustra-ta, Scuola vita, “Meriian Heft” (Amburgo), “Nuova Antologia (Roma), “Rivista Liguria” (Ge-nova), “Rivista Arte e Stampa” (Genova) e altre; ai giornali: Osservatore Romano, Corriere del Popolo, Nuovo Cittadino e a Piacenza ha scritto su Il Nuovo Giornale e Libertà.

Dalla Direzione editoriale della S.E.I. Torino, fu inca-ricato della direzione scien-tifica di una Collana di pub-blicazioni molto divulgativa nei vari rami della Scienza moderna. Tuttora ricordati sono i fre-quenti energici e spesso iro-nici interventi sui quotidiani liguri, a rettificare o smenti-re, faziose “Lettere al pubbli-co”, su temi inerenti alla fede.

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L’accademico don Pietro

Il prof. Pietro Scotti fu membro attivo di enti e società di cultura quali l’Accademia Archeologica Italiana, l’Ac-cademia Ligure di Scienze e Lettere, la Società di Storia Patria di Genova e altre. Il 25 giugno del 1950 a Verona contribuì alla ricostituzione della Società Speleologica Italiana, presso il Museo Civico di Storia Naturale e ne fu il presidente dopo l’entomologo Leonida Boldori e il geografo Giuseppe Nangeroni. Dall’anno 1954 è stato Socio corrispondente della sezio-ne piacentina della Deputazione di Storia Patria. Il 18 gennaio 1956 il comunicato stampa n° 6 della Ca-mera di Commercio Industria e Agricoltura di Genova pubblicava la notizia della elezione del prof. Scotti a Se-gretario Generale della Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Il prestigioso ente culturale lo aveva accolto qua-le socio corrispondente il 14 aprile 1948 e promosso ef-fettivo nella classe di Lettere, Scienze Morali e storiche, il 16 ottobre 1953. Nel quasi trentennale mandato curò la pubblicazione de-gli Atti dell’Accademia, sviluppò interessanti ed erudite conferenze, organizzò assemblee, tornate e riunioni di cultura e di studio. In tutte queste manifestazioni e nei collaterali contatti umani, fece prevalere il suo pacato spirito di moderazione e il suo cordiale intendimento di semplificazione accantonando rigidi schemi strutturali e organizzativi.

Pellegrino ideale di cultura, ma anche di fede, in Europa e in America ha rappresentato l’Istituzione nelle più alte sedi

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italiane e in differenti parti del mondo tra le quali: Vien-na, Parigi, Philadelphia, Mosca, Rio, Stoccolma, Messico, Spagna, Argentina. Nell’estate 1966 è relatore ad un corso di Antropologia culturale nella Royalton University del Vermont. Per oltre tre decenni ha diretto “con vivace competenza” il semestrale “L’ Eco di don Bosco”. La sua attività di “eru-dito poliedrico” e i vasti campi del sapere umano appro-fonditi, trovano ampio riscontro nelle oltre 200 pubbli-cazioni delle quali abbiamo notizia: i testi spaziano dalla Etnologia ed Antropologia a Geografia, Medicina, Sociolo-

Atti della Accademia

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gia, Folclore, sino alla poesia ed alle arti figurative. Come scienziato, ha portato il contributo delle sue ricer-che anche negli Stati Uniti ed in Germania nei più sofi-sticati laboratori di antropologia culturale; ha tenuto un ciclo di lezioni nella Hoyalton University (South Hoyal-ton - Vermont), intervenendo a congressi di Vienna, Pa-rigi, Philadelphia, Mosca. Alcune sue pubblicazioni sono tradotte in lingua tedesca ed inglese.Oltre alla già citata Croce al merito di guerra, ebbe le no-mine a Cavaliere di Vittorio Veneto, Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme (1961) e Commendatore ono-re merito della Repubblica Italiana (1975). Tra le sfaccettate elevate eccellenze di grande spessore, della sua vita di uomo di cultura, è forse prevalente quel-la dell’etnologo–geografo, ovvero del docente universita-rio, di carattere piuttosto severo ed esigente, dalla battuta determinata e pungente ma pronto a rientrare, ad effetto ottenuto, nella sua amabilità piuttosto discreta e com-prensione sensibile.

Il prof. don Pietro Scotti morì a Genova il 23 maggio 1982.

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Certificato di morte di don Pietro Scotti

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Podenzano luogo privilegiatodi ricordi

Nonostante i molteplici impegni di ricercatore, scrittore, docente, relatore in numerosi congressi, ricordò sempre con piacere la sua Podenzano che nella lirica “Il mio pae-se”, pubblicata nell’antologia “La gerla”, agosto 1981 descri-ve realisticamente:

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Particolari del ciclo di affreschi parietali eseguiti dal prof. Luciano Ricchetti nel 1958 nella chiesa parrocchiale di Podenzano: alcuni edifici podenzanesi, la nuova chiesa, il castello duecentesco, le fabbriche, la linea elettrica, i simboli dello studio (i quaderni) e del lavoro (sega).

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Il mio paese

Non è in montagnané sulla marinanon è in collinaè un solitopaese di pianuraverde, grassa,pomodori e granomeliga gialla e belle vacche rosse.Dolce paesecon pretese industriofficinettesorgenti di metanoe un po’ di cinemasi chiama Podenzano.Non lungi è la città.Ma in quel paeseamo una torre anticaamo un castello;l’edera sale

su quei vecchi murisimbolo certo di estrema fedeltà.Da quella torre suona una campana,è ancora quella che suonò pei mortie che risveglia i vivi;è la campana della libertà.T’amo paese mio nuovo ed anticoamo le genti,ed amo il campanile, amo i ricordi …C’è ancora il vecchio pomo alla cui ombra quando ero fanciullo sognavo di acquisire celebrità?

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In uno scritto indirizzato alla “Associazione Santa Giovan-na d’Arco” di Podenzano che operava nell’ambito della parrocchia di San Germano e Giovanni Bosco, si legge: “Vivi ricordi d’infanzia e puerizia mie in Podenzano: la Mamma e il Papà, così religiosi e sereni; don Zilocchi, l’ar-ciprete vecchio e santo; don Rizzi, sanamente e santamen-te attivo; don Nobellini, pio e saggio e molti altri Sacerdoti. Ed anche sane e sante persone del popolo, del buon po-polo, attaccato alla Chiesa, alla pratica della virtù ... “- poi aggiungeva - “Quanti ricordi di feste comuni col Circolo Femminile Cattolico, quanti ricordi di lotte, di Congressi, di preghiera e di azione. E come tutto era sereno fra noi! Ricordo con sommo piacere spirituale la notte passata in bianco a preparare un grande banco di beneficenza per l’Asilo infantile; presiedeva il “Curato” si lavorava insieme, ragazzi e ragazze, donne e uomini cattolici ...” . Don Scotti ritornò di frequente a Podenzano; tra le tante occasioni il 23 settembre 1953, quando per richiesta degli abitanti “i resti mortali dell’angelico giovane Giuseppino Scotti”, ottenute le necessarie autorizzazioni, furono trasla-te nella chiesa parrocchiale; poi in occasione della scom-parsa del parroco mons. Ettore Zurla (settembre 1955) e il 30 gennaio 1976, quando invitato dall’amico arciprete don Teodoro Pallaroni, partecipò alla commossa Commemo-razione del 50° anniversario della morte del fratello Giu-seppino.

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Ritratto di mons. Teodoro Pallaroni - parti-colare dell’affresco ascensionale “Via Crucis” nella Chiesa parrocchiale di Podenzano(Luciano Ricchetti)

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Il giorno seguente venne celebrata la festa di San Giovanni Bosco in quanto il tempio di Podenzano è dedicato ai santi Germano e Giovanni Bosco. In quella occasione don Pierino Scotti narrò a grandi tratti di don Bosco giunto a Podenzano. Ne riprendiamo il rac-conto da “Giuseppe Scotti, ingegnere e apostolo”, edizione aggiornata nel 1981 da don Pierino Scotti, dell’opuscolo edito nel 1953 dal sacerdote missionario salesiano Michele Lupo.In realtà il Santo a Podenzano mai vi era giunto di perso-na, ma c’era una volta … un fabbro che dimorava nel Pa-vese presso il Po; aveva l’istruzione delle elementari, ma di notte studiava i manuali Hoepli; divenne così impresario, dando anche modo di lavorare durante l’inverno ai suoi conterranei, i quali lo vollero sindaco del paese. Quest’uo-mo ebbe vari figlioli che studiarono in quei collegi che don Bosco istituì non solo per gli operai, ma anche per i giova-ni studenti di condizione modesta. Uno di questi studenti fu: il dottor Antonio Scotti, ben ricordato dai Podenzane-si, anche perchè ebbe a soffrire vere persecuzioni al tempo dell’incipiente fascismo. Egli conobbe don Bosco, si confessò da lui, il Santo gli chie-se se mai avesse avuto idea di farsi prete; il giovanetto ri-spose di no; “Ebbene, sarai un buon cristiano”. Davvero egli fu un buon cristiano e un buon cittadino. Allevò cri-stianamente i suoi figli, partecipò alla Azione Cattolica e a 75 anni meritò il “Diploma Alexander” attribuito dagli inglesi ai “patrioti” che hanno reso importanti servizi alle formazioni partigiane nelle colline piacentine di Villò.

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I santi Germano di Auxerre e Giovanni Bosco, patroni della chiesa di Podenzano. (particolare dell’affresco di Luciano Ricchetti)

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Rivolgendosi in particolare ai giovani, don Pietro mise in evi-denza che la via tracciata da don Bosco e seguita dagli esempi del fratello Giuseppino, “è la strada giusta, la strada della se-rietà, della modestia, delle attività sociali inspirate a vera de-mocrazia, cioè alla libertà, libertà anche per la Religione”. Il sacerdote ebbe occasione in questa circostanza di in-contrare varie persone che avevano conosciuto i suoi familiari; singolare la conversazione con la signora An-giolina Carenzi, che ricordava chiaramente la morte di Giuseppino Scotti: in quella circostanza, disse, parecchie persone avevano tagliato lembi dei suoi panni quasi per reliquia; essa stessa ne mostrava un frammento.

Podenzano anno 1938. La consacrazione di don Ettore Ansaldi ( 1912-2006) negli Scalabriniani, al centro della foto. Il secondo in alto da sinistra è il dott. Antonio Scotti detto “Duturon”; il salesiano don Pietro è il penultimo della stessa fila.

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L’indirizzo culturale

Quali le cause, naturali ed umane, ambientali ed occasio-nali del fenomeno? Quale la sua genesi, il suo sviluppo, la sua entità attuale? Quali le forme con le quali si è tracciato nel paesaggio locale?

Queste le chiavi di indagine utilizzate dallo studioso Pietro Scotti per l’approccio e l’approfondimento dei temi di vol-ta in volta trattati, da quelli inerenti alla storia delle civiltà, alla evoluzione del paesaggio naturale e culturale; dalle an-tiche vicende geologiche fino alle più recenti manifestazio-ni del pianeta. Per i suoi apprendimenti medici e naturalistici, ma pure nutrito di studi filosofici, teologici, storici, ha considerato l’Etnologia come una scienza che ha non pochi contatti con la geografia, la biologia, la medicina, l’economia, la sociologia, le varie letterature. Questa una sua considera-zione guida:

La cultura, anzi le culture, presentano in realtà elementi as-sai vari pur sempre segnati dal carattere creativo dell’uomo. Ovviamente nella realtà non si trovano quasi mai culture pure, si può dire che ogni cultura, così come in Medicina ser-vono i quadri clinici, ma ogni malato è un malato. La mia produzione non è solo etnologica; talora ciò mi viene criti-cato, ma mi sembra ingiustamente. Il contatto con scienze affini arricchisce, non impoverisce. Con un termine apparentemente contraddittorio si parla di “letteratura orale”. Cioè anche gli analfabeti hanno una ric-

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ca letteratura (chiamiamola così), molti proverbi e leggende e poesie e concezioni cosmologiche, mitologiche, perfino reli-giose, non scritte, ma vive e reali. Tutta Europa, fino a pochi decenni era analfabeta nella sua maggioranza. Anche questi popoli erano “illetterati, ma talora … declamavano Tasso ed Ariosto e raccontavano perfino i sublimi brani del Vangelo, appresi, solo oralmente, dal prete. Dapprima mi sono volto specialmente agli studi di ogget-ti; ciò anche per l’indirizzo presente all’università di Torino, da cui provenivo. Ma gradualmente come si può constatare dalle mie pubblicazioni, ho esteso i miei interessi a tutta la cultura nel suo insieme.

Il prof. don Pietro Scotti, nello studiare le manifestazioni culturali delle popolazioni primitive seguì quindi prima l’indirizzo storico-culturale, avvalendosi anche delle sue polivalenti conoscenze utilizzando, successivamente, an-che le concezioni strutturalistiche dell’antropologo, psico-logo e filosofo francese Levi-Strauss. Pur attingendo i temi delle sue indagini nelle zone afri-cane, non ha tralasciato il folclore del nostro Appennino. Nel 1939 collaborò con illustri cultori e professori univer-sitari alla illustrazione della Santa Sindone nel convegno italiano tenuto a Torino, pubblicando anche il volume “La Santa Sindone nelle ricerche moderne”, ove tratta dei problemi sindologici per la parte chimica apportando un notevole contributo al fine di stabilire l’autenticità della reliquia da accertare con profonda conoscenza, basata su argomenti rigorosamente scientifici. Una frase che ricorre in alcuni suoi libri, evidenzia il rigore intellettuale e la modestia del sacerdote “Termino col chie-

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dere un favore. Se qualcuno trova qualche punto meno fe-lice, meno ben esposto, meno scientifico o meno pratico, mi usi la cortesia di informarmene; gliene sarò altamente riconoscente”.

Alcune copertine dei libri di don Pietro

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Pagina autografa di don Pietro

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Pietro Scotti poeta

A confermare la poliedrica attività del prof. Scotti vi è an-che la vena poetica. Nel 1952 vinse il premio Gastaldi di poesia con alcuni brani pubblicati nel volume “La gerla”, Milano 1965. Altre pubblicazioni delle quali si ha notizie: “Tre foglie rosse”, Ivrea 1964, “Poeti: Mammina, Masetta, Robaud, Scotti” (Ivrea 1964). Il volume “10 autori scelti” Ivrea 1965, Clem editore, contiene 10 poesie dello Scotti ed è catalogato alla Biblioteca comunale di Roma con se-gnatura Misc I 1109/3. Alcune liriche tratte da “Rassegna di Giovani e Vecchi Poeti con brevi poesie” e altri volumi conservati alla Bi-blioteca comunale di Ivrea:

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BIONDO VIRGULTO

Giocosa gara di floridi fanciulli

attorno ad un pallone va discorrendo

per il breve piano d’alberi verdi ombrato.

Nel nobil gioco te scorgo tra il fogliame,

biondo fanciullo in abito vermiglio,

bello e gentile, flessuoso ed agile nel veloce ritmo

come in lieve danza. Te guardo.

E sogno. Chi sei? Virgulto forse di nobil Casa?

Che fai? Candido ancor sei? Ma fino a quando?

Ah, molti amori susciteranno tue giovanili

egregie forme! Te guardo.

Sogno. Per te tremando

palpito.

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Da Voce Nostra, rassegna letteraria a cura di Lorenzo Ma-setta Edizioni C.l.e.m. Ivrea 1965:

PIOPPI

Nastro d’argento fra le verdi rive, pesci guizzanti

in seno a chiare acque. Ronzio di api

e profumati fiori ... In angolo remoto

nascoste fra gli ontani tre fanciulle bionde si bagnano ridendo

e cinguettando. Rispondon gli usignoli.

Al di sopra di queste umili cose alti come gran signori

regnate, pioppi, sul fiume regnate, su le api e i pesci,

sulle fanciulle al bagno. Siete forse gli eredi

di un castello antico che vedo all’orizzonte; siete marchesi e conti,

o duchi, o principini ?

Ma no. Voi siete trèmuli, sembrate timorosi

e con le vostre foglie (ali d’angeli biondi)

velate le fanciulle ….agli aviatori!

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VECCHIO TRENO

Giovane fosti un tempo sembravi allora un diavolo

e disturbavi i sonni dei nostri nonni.

Il fumo tuo (dicevano) distruggeva le messi.

Ora sei vecchio. come un malato

come un pensionato, anche se ti lustri ... con la brillantina.

O lunga serie di vagoni merci

disuguali vecchi e neri

da vaporiera fumante trainati

faticosamente. O rapido convoglio

(vernice nuova come una pomata),

nastro d’argento che passi fra le nevi eterne.

Sei pur sempre vecchio e lento,

uno strisciante serpente sotto le aviatorie ali nel ciel sfreccianti.

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Il trenino a vapore della linea Piacenza-Grazzano–Pontedellolio i cui binari dal 1881 al 1933 correvano sulla “Strada Podenzana”, l’attuale via Roma.

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NEVE E ABETI

Verdeggian gli abeti nell’ampia radura. Di gioia che dura i bimbi son lieti.

Tornato è il Natale. La notte è assai scura,

ma non c’è paura: nessuno fa male. È festa dei buoni, di luci, di stelle,

di belle fiammelle. Si sentono suoni.

L’abete è adornato di candide trine,

di lavoro fine che ha fatto il creato.

È scesa la neve, ornato ha l’abete,

tessuta ha una rete; vien giù lieve lieve. Le gocce di pianto

che sembrano gemme scendon lemme lemme sul tronco suo infranto.

Oh, notte di luna:un nimbo d’argento,di cori un concertocirconda la cuna.

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Don Pietro Scotti

L’uomo, il professore, il salesiano… nel ricordo della sua Comunità religiosa.

di don Alberto Rinaldini (luglio 2011) “Si spense silenzioso com’era vissuto”.

Un’osservazione del prof. Orbetello - Pre-sidente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere di cui il prof. Scotti è stato per quasi trent’anni segretario generale - che bene riassume il comporta-mento di un grande la cui grandezza risalta maggiormente dopo la scomparsa. Lo stes-so Presidente aggiun-ge nell’elogio funebre: “ Una folta presenza di soci dell’Ac-cademia partecipò alle sue onoranze funebri nella grande chiesa salesiana in Sampierdarena, fitta di suoi confratelli, di amici, estimatori e discepoli, ma soprattutto di popolo e di giovani”.(1). Al funerale c’era anche qualche superstite dei ragazzi del ‘99.

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La semplicità che caratterizza la personalità di don Pie-tro Scotti è testimoniata visivamente anche dalla sua ca-mera, al don Bosco, le cui pareti e persino il pavimento erano solo pieni di libri… Alla semplicità s’aggiunga l’in-coraggiante disponibilità per chiunque a lui si rivolgesse e la meticolosa precisione nell’assolvere i propri impe-gni. Lo ricorda don Livio che ha vissuto nella comunità salesiana di Sampierdarena con don Pietro dal 1966 fino al 1982. “La mia attenzione è stata ripetutamente attira-ta dal comportamento di don Scotti, docente di Etnologia all’Università di Genova. Oltre il prendere parte alla vita comunitaria con l’assiduità, consentitagli dai suoi impegni accademici e l’incoraggiante disponibilità nei confronti di quanti sollecitavano la sua competenza professionale, don Scotti mi ha colpito per la cronometrica puntualità con cui in mattinata usciva - qualunque fossero le condizioni me-teorologiche - con l’immancabile cartella sotto il braccio, per recarsi a celebrare la S. Messa presso le vicine suore di Sant’Anna”. Poi prendeva la strada per l’Università. La serena umanità e la disponibilità è ben evidenziata an-che dalle pagine dell’Eco di don Bosco di Sampierdarena, Rivista che lo ha avuto direttore per 30 anni. Don Scotti viene ricordato nel suo 50° di sacerdozio come “Maestro di umanità e di salesianità, valori che ha saputo arricchire e comunicare nella sua missione educativa di sacerdote e docente universitario, sulle orme di insigni maestri sale-siani come don Paolo Ubaldi e don Sisto Colombo”(2). Un giudizio che sottoscrivono quanti l’hanno conosciuto nel-la sua lunga sosta operosa a Genova. E non siamo pochi.

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Nella seduta commemorativa all’Università di Genova del 24 marzo 1983 il prof. Vitaliano Rocchiero inizia la com-memorazione con queste parole: “Dire di Pietro Scotti non è possibile senza rivederne laggiù nell’angolo dell’antisala, a fianco del suo scrittoio la figura asciutta, leggermente curva, cimata dalle canizie ed avvolta dalla talare pronta ad acco-gliere con un sorriso contenuto, con un lampo degli occhi e con fare faceto chi, come noi, più o meno tutti (…).Per lunghissimi anni è stato là ad attenderci, sollecito ed at-tento. Oggi parlando di lui lo ricordiamo, lo rivediamo e lo abbracciamo, perché - come felicemente ebbe a dire Alfredo Orbetello - l’Accademia gli fu amica e madre, ed in conse-guenza noi fedeli figli dell’Istituzione stessa gli fummo amici, fratelli e stimatori”. Senza l’Università di Genova don Scotti non sarebbe lui. Come si deduce da queste parole autorevoli, ma l’amore al suo Ateneo lo percepiva anche la sua Comunità salesiana ove puntualmente rientrava a mezzogiorno e a sera. Un alone di simpatia e di stima accompagnava il suo lavoro di cattedratico. Lo si intuiva, anche se lui non ne parlava, perché non desiderava sentirsi diverso da noi. Col tempo la sua grandezza si staglia più nitida, anche per noi che l’abbiamo conosciuto come “uno di noi”. I titoli accademici, le sue opere e le sue onorificenze le conoscia-mo pienamente solo ora…Il don Bosco lo sapeva docen-te universitario, benvoluto. Sapevamo che molti studenti chiedevano di essere seguiti e guidati da Lui nella tesi di Laurea. Nessuno di noi sapeva che poteva indossare la mozzetta bianca, crociata di vermiglio, di cavaliere dell’Or-dine equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme “piattonato” nel 1961. Chi di noi sapeva che nel 1980 era stato insigni-

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to del titolo di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana? Sono informazioni che attingiamo dal volume di Vitaliano Rocchiero”( 3).Solo ora vengo a conoscere che don Pietro Scotti era an-che poeta. Ho letto varie poesie nel volume presente nella nostra biblioteca. Come annota il professor Vitaliano: “Qui si ritrova, quasi incredibilmente, l’uomo libero e gioioso, schietto e limpido, che non esita a cantare: “Io non so se son poeta/ né lo voglio pur saper; / scrivo, canto un po’ dipingo/ getto versi in libertà”. Con lui abbiamo condiviso per anni l’ ideale salesiano, lui all’Università noi impegnati con i giovani delle scuole del don Bosco o, come il sottoscritto, con i giovani dei Licei della città. Nei pochi momenti liberi dall’impegno universi-tario passati in comunità “sentivamo” la semplicità adorna di umiltà dell’uomo di cultura e non lo faceva pesare, senti-vamo il fascino di una personalità serena che t’accoglie col sorriso.Una fioritura di note che diventano leitmotiv di una mirabi-le sinfonia: felice sintesi tra fede e scienza, tra la saggezza del sapiente e la rasserenante umiltà di chi comunica lo stupore del cercare ancora. E nel silenzio spende con gioia il suo sacerdozio e dispensa il sapere che invita ad andare oltre.Tale sinfonia si spegnerà nel grandioso finale degli 83 anni, ma solo dopo il suo transito possiamo “risentirla” e apprez-zarla in tutta la sua portata. Le radici di questa sinfonia - il colore e il calore della sua vita - vengono da lontano. Le scopriamo dalle sue stesse pa-role, tratte dall’intervista rilasciata alla Redazione dell’Eco di don Bosco in occasione della festa per i 50 anni di sa-cerdozio.

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-Don Pietro, ci conceda qualche istante, e incominci pure… da lontano

Sì…Sì…Volentieri!…Nato e vissuto in un paese vicino a Piacenza. Famiglia cristiana solida e lieta. Mio padre era medico condotto. Mondo rurale. Dopo le scuole elemen-tari entrai nel collegio S. Giovanni di Torino per il gin-nasio; più tardi ad Alassio per il Liceo. Erano due collegi salesiani dove si respirava una vita di famiglia. Ne ho un ricordo bellissimo sia riguardo ai professori, sia ai compa-gni. Verso la primavera del 1917 fu interrotto.

- con… “ i ragazzi del ‘99”

Infatti… Chiamata alle armi, scuola militare e poi al fron-te come ufficialetto di Fanteria. Nella ritirata di Caporet-to con la mia compagnia…circa quattrocento chilometri a piedi! Ma non eravamo fuggiaschi: nessun episodio di ribellione fra i soldati. Fui a Tolmino, poi al Grappa, al Pia-ve, in Albania. Molti disagi, qualche pericolo.-Ma come maturò la sua vocazione in quel clima? Col fratello Giuseppino che studiava da ingegnere fui a Torino per medicina. Lì ebbi modo di partecipare atti-vamente all’Azione Cattolica sia al partito popolare. Noi cattolici eravamo presi di mira sia dai socialisti ( e poi dai comunisti) sia dai fascisti; questi si comportavano verso di noi con modi violenti; mio padre e noi due fratelli fummo minacciati e anche percossi, dai fascisti, no dai socialisti. Erano gli anni, a Torino, di Pier Giorgio Frassati e, in al-tro campo, di Gramsci e Togliatti. Nel clima dell’Azione Cattolica e di vari gruppi torinesi di spiritualità si sviluppò

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la mia vocazione, specialmente in base a una vita di pietà eucaristica e mariana, dapprima curata da mia mamma, dall’esempio di mio padre ex allievo salesiano, poi dai Sa-lesiani.

-E dei primi anni tra i Salesiani?

Fui presentato a Don Rinaldi da una signora torinese che molto curava le vocazioni, anche maschili: un’anima ec-cezionale, di pochi studi, ma di rara sapienza e pietà. Feci il noviziato a Foglizzo subito dopo la laurea in medicina. Desideravo partire per le Missioni, ma i superiori mi desti-narono all’Aspirantato di Penango Monferrato; frequentai uno studentato minore di teologia. Fui ordinato sacerdo-te il 1° maggio 1930, nel collegio con una lieve festa. Da Penango nel 1930 passai a Foglizzo tra i chierici studenti (Filosofia), per ritornarvi dopo aver conseguito la laurea in Scienze naturali. Intanto si apriva il nostro Ateneo; per due anni insegnai materie scientifiche, specialmente an-tropologia e Etnologia.

-Così ebbe inizio la sua carriera di docente universitario…

Nel 1941 venni in Liguria e mi preparai alla libera docen-za, alla quale ero stato incoraggiato da Padre Gemelli, in seguito ad un mio contributo sulla Sindone nel Convegno di Torino 1939 (Gemelli era Presidente). Appunto Egli mi consigliò Etnologia. Ho insegnato questa disciplina poi a Genova, a Pisa, e Geografia, dopo la libera docenza nel ‘47. Negli ultimi anni del mio insegnamento universitario ho insegnato nel Magistero della Cattolica a Brescia, dove

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ebbi molti allievi. Per alcuni anni chiamato da un nostro ex allievo italiano, collaborai a corsi estivi in un’ Università del Vermont (USA), partecipando in seguito con pubbli-cazioni e ricerche a molti congressi, da Vienna a Mosca…

-Dunque, prete e professore tra i giovani…

La mia preparazione a trattare con i giovani si può dire venne già dalla mia famiglia: mio padre era serio ma assai comprensivo e largo di vedute; mia madre pure; nei colle-gi di don Bosco veniva attuato il metodo preventivo assai bene; la vita militare poi mi aveva fatto conoscere il mondo dei contadini-soldati, meridionali, sardi ecc…; gente seria, ricca del senso del dovere e di buon senso… A Torino fra il 1924 e il 1929 avevo partecipato attivamente sia all’azione della Gioventù cattolica ( facevamo anche catechismo) sia nel Partito popolare; ancora nel 1923 al Congresso di Tori-no ebbi modo di vedere don Sturzo prendere chiara posi-zione contro il fascismo imperante, con senso di realismo e di fermezza, armonicamente congiunti. Con questa varia preparazione mi sono sempre trovato bene con i miei al-lievi universitari, specialmente a Genova, dove nel ‘68-’69 ci fu un po’ di maretta ma…molto meno che a Milano.

-E nell’ambiente universitario, tra scelte culturali e posizio-ni diverse?

All’Università e poi all’Accademia di via Balbi ebbi sempre relazioni cordiali con i colleghi; anzi per vari anni i pro-fessori incaricati mi vollero presidente. Erano di corren-ti diverse, ma si andava d’accordo… Tutti naturalmente

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conoscevano le mie posizioni, anche perché all’ Università ho sempre portato la talare. Solo a Mosca, Praga e in Jugo-slavia vestii civile, per essere più libero di parlare e parteci-pare…in situazioni diverse assai interessanti talora. A Mo-sca, per esempio, sia io sia altri sacerdoti partecipanti a un Congresso, potemmo celebrare la Messa nella nota chiesa di S. Luigi dei Francesi. Ci fu in quell’occasione un episo-dio curioso. Alcuni di noi in taxi andammo alla Chiesa, di pomeriggio, per combinare circa la Messa. Pioviggina-va; noi eravamo riparati da una specie di pensilina. Si fece avanti una vecchietta magra, mal vestita, che rimanendo sui gradini sotto quella pioggerella, ci disse: Io sono catto-lica, apostolica, romana…” e ci diede tutte le indicazioni…Così potemmo poi celebrare. Io ero servito da un signore polacco che parlava latino. Mi disse poi che era stato pro-fessore a Leningrado. Gli chiesi: Et tunc? Rispose: Et tunc nihil...Era un pensionato povero…ed era tutti i giorni alla Messa. […] (4).Nei ricordi di don Scotti nessun accenno alle onorificen-ze, a premi come al “Premio della poesia Gastaldi” (1952) o alle medaglie ottenute nella grande guerra. Sottolineava con patriottica devozione di essere uno dei “ragazzi del ‘99”.Sul resto silenzio eloquente!

Un Pieghevole della Comunità Salesiana di Genova - Sampierdarena del 28 luglio 1982 recita: “Era forse l’ultimo di quella schiera di professori Salesia-ni delle prime generazioni che hanno onorato la cattedra universitaria italiana con un magistero esemplare per se-rietà scientifica e sapienza educativa, vissuta e partecipata

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nello spirito e nello stile di don Bosco …”. E l’Eco di don Bosco aggiunge: “Essi (i giovani) avevano intuito come sapesse associare, con schietta semplicità, la sua fede re-ligiosa di apostolo generoso alle esigenze di una cultura criticamente tesa nella ricerca della verità”(5). Lo ripetono i tanti universitari che io stesso ho incontrato al don Bo-sco: venivano per cercare materiale di don Scotti o su don Scotti.Un salesiano ricorda che, ancora bambino, una domenica alla S. Messa don Scotti, al momento dell’omelia, sottoli-neò con grande gioia che suo padre medico aveva cono-sciuto don Bosco, suo nonno aveva conosciuto don Bosco, suo zio aveva conosciuto don Bosco... Tale entusiasmo sa-lesiano l’accompagna per tutta la vita.

Note (1) Da Vitaliano Rocchiero, Seduta Commemorativa 24 marzo 1983- Estratto Atti Accademia Ligure di Scienze e Lettere vol. XL -1983- Ge-nova 1984.(2) L’Eco di don Bosco luglio-dicembre 1980.(3) Pietro Eugenio Scotti”, SDB; O.E.SS.G; O.M.R. 1899-1982) -Segre-tario Generale dell’Ente Morale accademia Ligure di Scienze e Lettere (1955.1982) di Vitaliano Rocchiero.(4) Eco di don Bosco gennaio-giugno 1980.(5) “La scomparsa di don Scotti”- luglio-dicembre 1982.

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La scomparsa. Commemorazioni e elogi funebri

Professore,non ci vedremo più…Non verrò a salutarla né sentirò la sua voce

al telefono;il suo viaggio non ha ritorno

Padre Scotti,ha raggiunto l’Isola degli Spiriti

che i Polinesiani vannocercando,

come dice nei suoi libri interessanti..

Ora parla con il Creatoreil nostro buon Dio. Il Potente venerato dal Piccoli Uomini.

Piango silenziosoe vorrei non piangere

piùe rivederla ...

Preghi per mia mamma e me Professore ...

Franco Baglietto

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Vitaliano Rocchiero alla Accademia Ligure di Scienze e Lettere

Seduta del 24 marzo 1983

“ Dire di Pietro Scotti non è possibile .. (omissis, vedi don Rinaldini pag. 37) … gli scritti già accumulatisi attorno alla personalità dello scomparso - cito quelli del Bruzzone (In memoria di P. S., «Rivista Arte Stampa Liguria », Geno-va, Maggio-Giugno, 1982, 8), del Costa (I nostri morti, S. S. P., «Rivista della Famiglia Salesiana», Roma, Gennaio 1983,33), della Comunità Salesiana di Sampierdarena, del Consiglio di redazione dell’«Eco di D. Bosco» di Genova, degli Atti dell’Archeologia di Roma (V. R. - G. P. P., Pas-saggio all’ Albo «ad memoriam », P. S., « La cultura nel mondo », Roma, Ottobre-Dicembre 1982, 64), dell’Albo delle memorie della «Rivista Liguria» (V. Rocchiero, Pro-tagonisti della cultura ligure ed italiana, ibidem, Genova, Luglio-Agosto 1983, 34/35) - mettono in luce, di volta in volta, gli aspetti dell’etnologo, del geografo, dell’antropo-logo, dello speleologo, del demologo, dell’americanista ed anche del sindonologo. Di quest’ultimo aspetto come non ricordare la lucida e scabra relazione sulla Sindone, svolta in questa stessa sede accademica, dopo la sua partecipazione al 1° Congresso Nazionale per la Sindone, e la stesura di differenti studi scientifici in argomento, continuando e perfezionando, da parte Salesiana, l’opera svolta da D. Noguier e da D. To-nelli. Fra i summenzionati aspetti è indubbiamente prevalen-

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te quello dell’etnologo-geografo, ovvero del docente uni-versitario, di carattere piuttosto severo ed esigente, dalla battuta determinata e pungente, e, comunque, pronto, ad effetto ottenuto, a rientrare nella sua amabilità piuttosto discreta e nella sua comprensione piuttosto sensibile. Pietre fondamentali del suo costruttivo insegnamento furono la docenza nel Pontificio Ateneo Salesiano (1939-1941); i professorati nell’Università di Genova (1944-1969) e nell’Università di Pisa (un anno); i corsi nel Royalton Col-lege di Vermont, negli Stati Uniti d’America (1966-1970); ed ancora il professorato nel Magistero dell’Università Cattolica, Sezione di Brescia (1968-1974). In tutti questi Istituti egli ha insegnato, con serietà scientifica e sapienza educativa, oltre alle discipline predilette, anche antropolo-gia, geografia umana, politica ed economica. Per le ricerche effettuate, per gli studi svolti, per le pubbli-cazioni realizzate, che superano le duecento, per i congressi internazionali frequentati a Vienna, Parigi, Chicago, Mo-sca, Messico City, Stuttgart ed a Roma, il professor Scotti venne ascritto all’Accademia-Ateneo di Brescia, all’Acca-demia di Scienze Politiche della Colombia University di New York, all’Accademia Archeologica Italiana di Roma, alla Società Speleologica Italiana (che presiedette dal 63 al 1969), all’Associazione Internazionale degli Americanisti di Parigi, e, naturalmente, alla nostra Accademia dal 1948, conseguendovi un’anzianità di 34 anni. Eletto nel 1955 Segretario Generale dello stesso Ente Mo-rale, conseguì nella carica l’ invidiabile anzianità di 27 anni, morendo - a lui combattente ben si addice - con le armi ... segretariali in pugno! Con la morte di Pietro Scotti, segretario della massima

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Istituzione scientifica e letteraria della Liguria, avvenuta a Genova Sampiedarena il 23 maggio 1982, finisce una certa tradizione di segretariati accademici affidati a longevi eru-diti in veste talare. Infatti è qui opportuno ricordare che la citata tradizione era cessata, nei confronti della consorella Accademia Ligustica di Belle Arti, il 1° dicembre 1796 con la morte dell’Abate Antonio Giolfi, segretario della massi-ma istituzione artistica della Liguria per ben 43 anni. Almeno a tutto il 1967 le pubblicazioni scientifiche, sto-riche ed anche letterarie del nostro, sono fortunatamente catalogate in un paio di opuscoli editi dalla Libreria degli Studi di Genova. Il loro completamento si propone dove-rosamente al nostro futuro impegno, anche se i prestigiosi atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere sono folti di sue memorie, facilmente reperibili. Qui purtroppo dovrò limitarmi, bibliograficamente par-lando, a poche citazioni importanti, come: Biopsicologia pedagogica, Torino, 1931; Oceania misteriosa, Torino, 1940; Etnologia, Milano, 1941; I popoli della terra, Torino, 1941; Civiltà primitive, Milano, 1949; L’ade dei popoli pri-mitivi, Milano, 1952; Comunismi non marxisti, Milano, 1954; Civiltà africana Genova, 1958; La vita sociale dei po-poli primitivi, Brescia, 1964. Parte di queste pubblicazioni hanno raggiunto molteplici edizioni. Caso limite il volu-me dell’ Etnologia, stampato da Hoepli, che ha toccato, nel 1955, la diciottesima edizione. Ascritto all’Albo dei gior-nalisti pubblicisti della Liguria, dal 4 aprile 1949, Pietro Scotti collaborò attivamente a riviste e giornali quotidiani. Allo Scotti poeta - ripeto poeta, Diploma Gastaldi di Po-esia 1952 - risalgono le ricerche raccolte nei volumi degli Amici di Tolenio (1963); delle Tre foglie rosse (1964) della

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Gerla (1965). Qui si ritrova, quasi incredibilmente, l’uomo libero e gioioso, schietto e limpido, anche il piemontese di formazione per il verde Canavese descrive: «Ma più mi piace /il tenero tuo verde / fra la Dora e l’Orco, / la grassa erba / fluente / come la chioma dei tuoi puledri », e conclu-de: «O verde Canavese / o dolce piano, / ancor qui ascolto / la lene melodia / del tuo Gozzano ». Ora, davvero, la sua svelta e simpatica figura è nuovamen-te fra noi. È fra noi per lo scambio di un ultimo sereno sorriso; per lo scambio di un’ultima buona parola; per lo scambio di un’ultima cordiale stretta di mano. Questo il nostro ricordo. Il suo viene dall’alto.

Bollettino Storico Piacentino, dicembre 1982 Pietro Scotti

È deceduto nel maggio 1982 a Genova presso l’ Istituto don Bosco, lo studioso piacentino don Pietro Scotti, nato a Podenzano il 18 marzo 1899, e noto nella nostra città per la sua collaborazione a « Libertà », oltre che per i suoi fondamentali studi di etnologia. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, si lau-reò in Medicina e Chirurgia, entrando successivamente nella Congregazione dei Salesiani e conseguendo varie altre lauree (filosofia, teologia e scienze naturali). La sua specializzazione in Etnologia e Geografia, che si concretò in una vasta serie di pubblicazioni, ebbe la convalida di due libere docenze in ambedue le discipline (rispettiva-

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mente nel 1947 e nel 1954). Membro di vari istituti scientifici e relatore in numerosi congressi, fu professore di Etnologia all’Università di Ge-nova e di Geografia al Magistero a Brescia. È autore di un centinaio di pubblicazioni, articolate in vari gruppi: etno-logia, etnologia popolare (folklore), speleologia, geografia umana, storia. Nello studio delle manifestazioni culturali delle popolazioni primitive egli seguì l’ indirizzo storico-culturale, avvalendosi anche delle sue polivalenti compe-tenze, dato che l’etnologia ha non pochi contatti con la ge-ografia, la biologia, la medicina, l’economia, la sociologia, la filosofia, la religione. In tempi successivi ha utilizzato anche le concezioni strutturalistiche di Lévi-Strauss. Pur attingendo i temi delle sue indagini nelle zone africa-ne, non ha disdegnato il folklore delle nostre valli; nell’e-lenco dei suoi titoli troviamo: Attrezzi usi ed alimenti dei contadini dell’alta Val di Taro, in «Folklore », 1946; L’inse-diamento stagionale nell’alta Val Taro, Torino, 1947; Canti e leggende dell’alta Val Taro, Alessandria, 1946. Fra i volu-mi più significativi ricordiamo: Freud, Brescia, La Scuola, 1948; L’arte de popoli primitivi, Milano, Bompiani, 1952; Comunisti non rnarxisti, Milano, Bompiani, 1954 (studia l’aspetto sociale dei popoli primitivi); Etnologia, antropo-logia culturale, Milano, HoepIi, 1955; La vita sociale dei popoli primitivi, Brescia, Morcelliana, 1963.

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Il Nuovo Giornale

La sua generosità, scrisse il Nuovo Giornale di Piacenza in un ricordo del 25 dicembre 1982, “ha lasciato tracce pro-fonde anche nel servizio sacerdotale della predicazione, ma è sempre stata avvolta nella penombra della più signo-rile modestia. Anche in questo senso era un tipico prodot-to della nostra terra, uno di quei piacentini che – per dirla con un felice articolo di Corrado Sforza Fogliani – non si mettono in vetrina.

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La testimonianza

L’ INSEGNAMENTO DI PIETRO SCOTTI S.D.B. NELL’UNIVERSITA’ DI GENOVASCIENZIATO ED EDUCATORE

di Giovanni B. Varnier, Preside della Facoltà di Scienze Po-litiche dell’Università degli Studi di Genova

È con commozione che ho aperto il fascicolo personale del professore Pietro Scotti, conservato nell’archivio dell’ Uni-versità degli Studi di Genova. Commozione perché Padre Scotti – come impropriamente era chiamato dagli studenti – rappresentava il volto mite del sapere accademico.Questo atteggiamento si notava ancora di più in una Uni-versità baronale, dove per un docente era titolo di conside-razione il fatto di lanciare via il libretto dello studente, che impreparato osava presentarsi all’esame.Egli fu il severo ma sensibile professore a cui ricorrere se c’era bisogno di superare almeno un esame senza troppe difficoltà e poter continuare a rinviare sinedie la chiamata al servizio militare; altre volte c’era la necessità di laurearsi in fretta e per la media bassa o per i docenti troppo esigen-ti non si riusciva a trovare un relatore. Eppure tutti intuivano la serietà scientifica di questo in-segnante, ne conoscevano il rigore, la precisione formale, l’estrema discrezione ma il fatto che fosse sacerdote indu-ceva lo studente ad attendere da lui comprensione per le umane debolezze.Dunque egli fu un docente serio ma comprensivo, che per

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tutti aveva sempre un sorriso contenuto e anche se poteva apparire triste, con la vivacità dello sguardo compensava la naturale scarsa loquacità.I suoi corsi di Etnologia e di Geografia politica ed economica erano molto seguiti sia nella Facoltà di Lettere e Filosofia sia in quella di Giurisprudenza; questo perché bastava aver so-stenuto almeno due esami di Geografia per poter presentarsi all’abilitazione per insegnare materie geografiche nelle scuole superiori.Nelle lezioni emergeva sempre l’elogio per l’opera dei missio-nari salesiani, ma anche qualche cenno al padre medico che si recava con il calesse a curare gli infermi e il ricordo dell’e-sperienza militare nella grande guerra, che probabilmente se-gnò in profondità quel giovane passato nei giorni della ritirata di Caporetto dall’ambiente raccolto del collegio salesiano al fronte bellico. Don Scotti viveva allora a Sampierdarena nel grande Istituto scolastico fondato dallo stesso Don Bosco e con una precisio-ne assoluta negli orari si spostava in treno tra le due stazioni contigue di Genova-Sampierdarena e Genova-Principe.Personalmente mi parlò di lui, ancora prima di arrivare all’ U-niversità, un indimenticabile professore di liceo, originario di Alessandria e legatissimo ai Salesiani non soltanto come ex allievo ma per il fatto non trascurabile che questi ultimi, na-scondendolo in attesa di tempi migliori, gli salvarono la vita nei giorni turbolenti seguiti al 25 aprile 1945. Tornando al fascicolo personale esso ci consente di cono-scere l’esatto curriculum accademico del docente: laurea-to in Medicina e Chirurgia il 16 luglio 1924 e in Scienze Naturali il 7 luglio 1936 presso l’Università di Torino; in

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Geografia il 30 ottobre 1943 presso l’Università di Genova; abilitato alla libera docenza in Etnologia il 28 aprile 1942 e confermato il 4 ottobre 1947; in Geografia il 12 gennaio 1949 e confermato il 27 agosto 1954; supplente e più tardi incaricato nelle Facoltà di Lettere e Filosofia e nella Facoltà di Giurisprudenza di Geografia nel 1944-45; di Storia del-le esplorazione geografiche nel 1945-46; di Etnologia dal 1946-47 al 1968-69; di Geografia ed etnologia dell’Africa dal 1948-49 al 1968-69; di Geografia politica ed economi-ca dal 1953-54 al 1968-69. Tra la documentazione conservata troviamo anche la sua scheda personale del 23 luglio 1943, redatta con un mo-dello che risultava ancora quello in uso durante il regime fascista e che merita di essere riprodotta.

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Sempre tra le medesime carte c’è un altro documento, co-evo del precedente, ma più vivo e di maggiore interesse storico: si tratta di una sorta di memoria, redatta con pro-babilità dallo stesso Scotti, per difendersi dalla possibile accusa di aver insegnato durante la R.S.I. “Sac. Pietro Scotti, libero docente. Combattente nel 1917-18 come tenente di Fanteria e decorato di Croce di guerra. Nel dopoguerra, prima di essere sacerdote, aderì al movi-mento democratico cristiano attivamente ed ebbe quindi a subire, insieme con la famiglia, vessazioni da parte del fascismo. Né lui personalmente né alcuno della famiglia aderì mai al partito fascista.Durante il governo fascista pubblicò vari opuscoli in cui apertamente si sostenevano le dottrine democratiche cri-stiane, perciò ebbe varie volte delle noie da parte delle au-torità; un suo volume subì anzi il fermo politico a Torino.Durante l’anno accademico 1944-45 in lezioni di Geogra-fia manifestò, su basi scientifiche, l’ inconsistenza delle te-orie razziste e geopolitiche tedesche, nonostante che alcu-ni elementi di vigilanza frequentassero le sue lezioni.Pochi mesi prima della liberazione, mentre la pressione nazista e fascista era più acuta, pubblicò due volumi (Line-amenti di geografia scientifica e Geografia politico-sociale), nei quali, sempre su basi scientifiche, si dimostrava la in-fondatezza delle teorie naziste.Nel corso dell’anno accademico 1944-45 superò non lievi pericoli personali nei viaggi fra Alassio e Genova, per te-nere il corso universitario; nel novembre 1944, mentre si trovava nella sede di Alassio (Liceo Don Bosco), elementi fascisti repubblichini fecero nell’Istituto una perquisizio-

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ne notturna a mano armata durante la quale si eseguirono sparatorie di fucileria e si ricorse ad altre minacce contro il personale della Casa.Anche la propria famiglia ebbe a superare gravi perico-li nello stesso periodo fascista repubblichino; un proprio parente partigiano fu imprigionato e riuscì a sfuggire alla-condanna a morte a mala pena; il proprio padre, medico in pensione, più volte affrontò gravi disagi e pericoli per curare di nascosto alcuni ufficiali inglesi che insieme ai partigiani si trovavano nell’Appennino Piacentino”.

A trent’ anni dalla scomparsa, don Pietro Scotti me-rita di essere ricordato come sacerdote, che, sempre in un corretto abito talare fu educatore sapiente, studioso scientificamente qualificato e apprezzato nell’Università di Genova dai colleghi e da diverse generazioni di giova-ni studenti.

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Il contributo di padre Pietro Scotti all’insegnamento dell’Etnologia pres-so la Scuola di Geografia dell’Univer-sità di Genova. Relazione della dott.ssa Marina Facconi al XIV Seminario Permanente di Storia Locale, a.a. 2004/2005

In questo mio breve lavoro ho cercato di risalire al tipo di contributo che lo Scotti diede agli studi dell’ Etnologia e del Folklore all’ interno dell’ Ateneo genovese, dove fu docente per un lungo periodo di 25 anni, presso il corso di Geogra-fia. Queste due discipline vengono affrontate contempora-neamente e risultano intimamente connesse l’una all’altra, tanto che talvolta risulta difficile comprendere il punto di discriminazione.

Podenzano Il cinema teatro Vittoria abbattuto alla fine degli anni Settanta

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L’ INSEGNAMENTO DELL’ ETNOLOGIA PRESSO LA SCUOLA SPECIALE DI GEOGRAFIA (1946-1969)

L’attività di docenza di Pietro Scotti presso la Scuola Spe-ciale di Geografia con cattedra in Etnologia ha inizio tre anni dopo il rettorato di Mattia Moresco, che durò dal 1925 al 1943, periodo caratterizzato dal clima fascista e militaresco1. Detta attività giunge a seguito di previe espe-rienze formative per il Padre Salesiano, tra le le più im-portanti è da ricordare la libera docenza in Antropologia ed Etnologia presso l’Ateneo Pontificio Salesiano di Torino (1939- 1941 e nel 1942 a Roma) e la libera docenza in Ge-ografia a Roma nel 1947. La formazione dello Scotti è particolarmente ampia poi-ché, come si evince dal curriculum depositato presso l’Ac-cademia Ligure di Scienze e Lettere, nel 1917 consegue la maturità classica ad Oneglia, nel 1924 è Dottore in Medi-cina e Chirurgia a Torino, segue la Laurea in Scienze natu-rali nel 1936 ed infine ottiene un’altra laurea in Geografia a Genova nel 1943.Tuttavia, come accennato, la sua più longeva attività è l’ insegnamento della disciplina etnologica presso il capo-luogo ligure. Lo Scotti ci dà, in una sommaria sintesi, il succedersi delle diverse personalità alla cattedra di Etno-logia prima del suo arrivo, presso la Scuola Speciale di Ge-ografia2, istituita per ordinanza ministeriale nel novembre del 1924 con direttore Paolo Revelli e destinata a forma-

1- Massimo Quaini, La geografia. Una disciplina all’incrocio delle scienze naturali e umane in Tra storia e geografia. Ricerca e didattica a Genova tra XIX e XX secolo, Genova 2004.

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re gli insegnanti di geografia delle Scuole Secondarie ed i funzionari delle organizzazioni di caratteri geografico3. La cattedra di Etnografia acquista maggiore importanza quando il Ministero dell’ Educazione Nazionale nel 1935-36 consacra un corso biennale con laurea in Geografia, annesso alla facoltà di Lettere (che va a sostituire la Scuola Specialistica sopracitata) in cui l’ Etnologia figura come in-segnamento fondamentale4.Tra i predecessori che occupano la cattedra di Etnografia viene ricordato Nicola Pende (Geografia Etnologica d’ Ita-lia, 1933-1935); Ettore Remotti (Antropologia ed Etnogra-fia, 1935-1937); Giuseppe Rosso (Geografia ed Etnografia coloniale, Etnografia, 1937-1938); Paolo Revelli (Etnolo-gia dal 1938) e ancora il Rosso con Geografia ed Etnogra-fia dell’Africa italiana.Nel 1942-1943 il Revelli lascia l’ insegnamento per limiti d’età e viene sostituito dal Rosso che rimane fino al 1945-1946, anno dal quale lo Scotti tiene la cattedra fino al 1969 (Etnologia, Geografia ed Etnografia dell’Africa).

2- Pietro Scotti, Il corso di laurea in Geografia, Bruno Raccagni editore, Genova 1950. Sono da leggersi le parole dell’Autore riguardo all’insegnamento della detta ma-teria: « In quel tempo (agli inizi del ‘900) era riserbato ai professori di Scienze Naturali l’insegnamento della Geologia nelle scuole medie superiori; questo in-segnamento era solo in parte geografico in quanto si occupava di geografia fisica […]. I naturalisti si occupano del terreno, rocce, piante, animali […] con men-talità molecolare ». Lo Scotti rivendica, per lo studio della Geografia, così come per quello dell’Etnologia, una interrelazione tra una Geografia Fisica e fattori umani, storici, sociali; se infatti inizialmente lo studio della Geografia è diviso in un dualismo uomo/ ambiente, aspetti naturalistici e fisici da un lato e dall’altro aspetti storici, sociali e antropici, lo Scotti auspica un’integrazione tra le due parti, che non possono essere divise. E ci spiega il perché: «Ricordo una discus-sione avvenuta nel seno della Società di Ricerche e Studi Geografici di Genova, intorno a variazioni di spiaggia nel territorio di Chiavari. Sembrava all’aspetto che esse dovessero spiegarsi con fattori fisici, in modo quasi esclusivo; ma poi si

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Assunta la cattedra in Etnologia nel 1946, mi preoccupai subito di dare ai miei allievi un indirizzo storico-culturale, non però chiuso ad altre correnti recenti e particolarmente all’ indirizzo funzionalistico. Già nel 1941 avevo apprezzato questo moderno indirizzo in un mio lavoro Etnologia fun-zionalistica e Problemi coloniali (pubblicato in Rivista di Biologia Coloniale, Roma 1941)5.

Da tale articolo si evince come e in che misura l’ Etnologia, e in particolare il metodo d’ indagine funzionalista, talvol-ta sia stato strumento utile ai fini della colonizzazione e questa a sua volta abbia fornito il luogo e le finanze agli antropologi stessi. É un dibattito ancora aperto e spinoso che impegna la disciplina stessa in un’autoanalisi non in-differente6.

L’ Etnologia funzionalistica non si limita ad osservare la morfologia degli oggetti etnografici o dei costumi; non si limita a tracciarne la storia […] tutto questo è lasciato in

vede che i fattori umani avevano un peso non minore in tali modificazioni […]. Partito dal campo naturalistico ed entrato nella ricerca geografica, ho sentito la mancanza di taluni elementi storico-sociali ed ho dovuto occuparmi di Et-nologia, Paleografia, Statistica, Sociologia se volevo spiegare certi elementi del paesaggio geografico ». In un saggio coevo, I corsi di specializzazione geografica, Atti del XV Congresso Geografico Italiano, Torino- Aprile 1950, l’autore richia-ma l’attenzione sulla necessità di un corso di specializzazione geografica e, cosa altrettanto importante, ne chiedeva l’autonomia.

3- M. Quaini, La geografia. Una disciplina all’incrocio delle scienze naturali e umane, op. cit. p. 234

4- Pietro Scotti, XXV anni di Etnologia nell’Ateneo genovese (1934-1958) contenuto in Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, vol. XV, Genova 1959, annata 1958, pp. 89-90.

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penombra […] interessa approfondire quale funzione ab-biano fra gli indigeni gli oggetti e le istituzioni, inoltre quali reazioni si determinino negli indigeni al contatto con oggetti ed istituzioni europee civili. Di questi dati l’ etnologo fun-zionalista si vale soprattutto a fini pratici, per orientare non tanto ricerche teoretiche, quanto piuttosto la condotta pra-tica (sociale, politica, educativa, ed anche io direi, religiosa, evangelizzatrice, ossia pastorale).

Lo Scotti è favorevole ad un incontro tra le diverse me-todologie dell’Etnologia: tra quella ciclico-culturale, l’e-voluzionistica, e la funzionalista; la peculiarità positiva di quest’ultima è di essere un metodo attivo, che applica la pratica dei dati raccolti sul campo alla teoria della coloniz-zazione. D’altro canto,dal campo pratico affluiscono materiali di studio, oggetti, dati sperimentali, che aprono nuove vie, che portano l’etno-logo al senso del concreto […] non è un caso qui esemplifi-care perché tutti i musei etnografici sono appunto costituiti con questi apporti 7.

5- Ibidem, p.90. Già il Revelli, formatosi alla scuola torinese di Guido Cora, «aveva avviato una concezione storico – sociale della Geografia, non estranea ai richiami della geografia esploratrice e delle sue applicazioni coloniali» cfr. M. Quaini, op. cit. p. 124. Tale cooperazione viene ribadita a distanza di alcu-ni anni, nell’articolo Etnologia o Antropologia Culturale? In Atti dell’Accade-mia Ligure di Scienze e Lettere del 1964, in cui Scotti richiama all’attenzione l’esigenza di una collaborazione tra Antropologia e Storia, questa volta però muovendo critica agli antropologi della Scuola Britannica come Margaret Mead, Evans-Pritchard (che avevano criticato l’indirizzo storico-culturale intrapreso dall’antropologia ed etnologia), dei quali però condivideva il relativismo cultu-rale, dove ogni cultura è di per sé giustificata. In questo Scotti dimostra di essere studioso addentro ai dibattiti etnologici e antropologici a lui coevi, questo grazie

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Gli studi geografici ed etnologici sono spesso orientati in base a richieste e necessità pratiche (economiche, politi-che, commerciali). Scotti ne ammette il legame.

La conoscenza relativa a gran parte dei paesi stranieri non superava o superava di poco, alla fine del secolo scor-so, quella fase di primo diretto contatto che scaturiva dalla pubblicazione dei rapporti dei viaggiatori e degli esplorato-ri […]. Si rifletteva nella descrizione dei paesi stranieri con un’ abbondanza di immagini di colore destinata a colpire l’immaginazione piuttosto che l’intelletto8. Tale indirizzo (di interesse verso i paesi extraeuropei) viene documentato da una non trascurabile partecipazione alla discussione su vari problemi africani, specialmente quelli relativi al settore del continente che ricadeva nella sfera d’influenza economica o politica italiana. Fra i paesi che suscitarono un più rile-vante interesse per i geografi italiani dobbiamo ricordare in particolare l’ Albania, la quale per ragioni di vicinanza e di rapporti economici e politici con l’Italia, era già stata oggetto di interessanti osservazioni anche anteriormente la prima

anche alle partecipazioni a congressi nazionali ed internazionali, a collabora-zioni con diverse riviste e giornali quotidiani (L’eco di don Bosco, Rivista di etnografia, Il nuovo Cittadino, Rivista Arte- Stampa- Liguria, etc. è questo un incompleto elenco desunto dal necrologio di Vitaliano Rocchiero, Pietro Eugenio Scotti, in Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Genova 1986. Ma dagli Annali dell’ Istituto Genovese se ne può trarre uno più completo).

6- Luciano Li Causi, Uomo e potere, Una introduzione all’Antropologia politica, Carocci Editore, 2005.

7- Pietro Scotti, Etnologia funzionalistica e problemi coloniali, op.cit. Vol. IV, fasc. 6.

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guerra mondiale, da parte di G. Cora, G. Brunitati, e spe-cialmente A. Baldacci9. Tale interesse veniva sollecitato da alcune circostanze politiche, come quelle riguardanti le ret-tifiche di confine della Libia e della Somalia (1926) o quelle relative alla campagna italo-etiopica 1935-193610.

Passati gli anni della guerra, l’interesse dei geografi e degli etnologi per i paesi d’oltre confine, specie sul piano della conoscenza dei paesi africani, non viene smorzandosi. L’ I-talia, firmando il trattato di pace perde i territori coloniali conquistati durante il fascismo e improvvisa uno spirito a favore della liberazione dei popoli; se infatti Palazzo Chigi continua sino al 1949 con una linea dura di rivendicazione di tutti i propri possedimenti extra nazionali, dopo quella data la diplomazia italiana tenta la strada del compromes-so. L’obiettivo è sempre quello di affermare la presenza ita-liana nel Mediterraneo ma con strumenti diversi: l’ Italia si sarebbe da quel momento proposta come anello di con-giunzione tra civiltà araba e civiltà europea.

8- A. Brusa, Contributi alla conoscenza geografica dei paesi stranieri, in Un sessantennio di Ricerca Geografica italiana, memorie della Società Geografica Italiana, volume XXVI, pubblicato in occasione del XX Congresso Geografico Internazionale (Londra 1964), Roma- Società Geografica Italiana, 1964, p. 601. 9- Ibidem, p.605. Anche lo Scotti scrive una monografia sulla Jugoslavia (Ju-goslavia, Libreria degli studi di Genova, 1966). Ha un impianto didattico-di-dascalico, riscontrabile in altre monografie in cui i primi capitoli sono di ordi-ne storico- geografico, si prosegue descrivendo le caratteristiche produttive ed economiche della zona ed il lato turistico, culturale e folklorico per terminare; forse in questo è del tutto simile al lavoro dello stesso autore sul Fezzan libico, L’Etnologia del Fezzan, editrice L.U.P.A., Genova, 1949, nella cui introduzione si legge che «L’Italia ha contribuito alla civilizzazione e alla conoscenza scienti-fica del Fezzan; ha donato a questa regione una vita e un benessere mai goduti: comunicazioni automobilistiche, da Tripoli e da Misurata; assistenza sanitaria;

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Per farlo ha anche bisogno di indagare le terre sulle qua-li ha intenzione di intervenire e di imprimere una nuova forma di colonialismo, conoscerne la geografia, la geologia ad esempio per sapere ove è possibile costruire o meno infrastrutture. Si pone anche la necessità di conoscere la distribuzione della popolazione sul territorio e le eventualidistinzioni etniche-tribali per un più efficacie intervento. È dunque necessaria una commistione di studi riguardan-ti le caratteristiche fisico-naturali della regione e studi di tipo etnologico-antropologico.Tuttavia con la fine del secondo conflitto mondiale sono andate sviluppandosi ricerche geografiche ed etnologiche volte anche a descrivere le caratteristiche delle proprie re-gioni, l’attività economica del Mediterraneo Occidentale, la geografia urbana, gli insediamenti rurali; è andata costi-tuendosi una storia locale.Lo Scotti sembra riflettere questa dinamica bidirezionale intrapresa dalle discipline geografica ed enologica, per cui ad interessi e studi globali, extra-europei, affianca inte-

servizi amministrativi nei capoluoghi, scuole italo arabe; servizio agrario; poste e telegrafi etc […]. Nel campo scientifico iniziative di Enti si associarono a quel-le di privati per gettare luce su questo lembo sahariano »; e poi continua: « [le genti che risiedevano nei] Fezzan prima dell’occupazione italiana erano divise nelle categorie di liberi (Ahràr), figli di negri nati nella regione (Sciuascena), servi affrancati (della zona di Gat) e schiavi (Abid). Con l’occupazione italiana scomparvero gli schiavi e quindi i liberti; tutti divennero uomini giuridicamente liberi, anche se praticamente nella vita sociale rimasero sentimenti e pregiudizi di differenza sociale, non facili a cancellarsi d’un tratto». Lo Scotti traccia quin-di la storia del paese sino a ricostruire la nascita del nuovo Stato. Un excursus sulle qualità agricole e forestali, le industrie , le comunicazioni, il commercio, il turismo e il suo sviluppo, le abitazioni, la scuola-cultura e per finire una sezione sulla musica e la letteratura.

9- Ibidem, p. 607

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ressi locali, legati all’area mediterranea e ligure. Per avere un’ idea di ciò basterebbe scorrere il lungo elenco delle sue pubblicazioni riguardanti lo studio dell’etnologia extra continentale ed il folklore locale, la vita tra i Guayaki del Paraguay e le tradizioni nella Val di Taro, lo studio sugli Indiani d’America e l’ interesse per le metodologie d’alle-vamento negli alpeggi locali.

La formazione dello Scotti è di tipo medico-naturalistico, come del resto lo era quella di molti suoi contemporanei insegnanti di Etnologia.È lui stesso a ricordarci, tra gli altri, di Nicola Pende, pro-fessore di Geografia Etnologica d’ Italia, che insegnava an-che Medicina, mentre il professor Ettore Remotti abbinava l’Antropologia Somatica all’ Etnografia11.Ma è da notare quanto

fin dal 1911, in Italia gli studi di Antropologia Somatica si-ano ben distinti da quelli di Antropologia Culturale: siano poi questi di Etnologia o di Etnografia o di Folklore o di De-mopsicologia 12. Secondo lo Scotti in Italia l’Antropologia è considerata una disciplina che

studia il soma umano, il suo lato corporeo dal punto di vi-sta collettivo, fino a sfociare nella classificazione delle razze (la Razziologia è un ramo dell’Antropologia). L’ Etnologia è un’ antropologia noologica o psicologica se vogliamo e stu-dia le civiltà dei vari gruppi umani (soprattutto le civiltà dei popoli meno civili; meglio ancora le civiltà diverse da quella europea- occidentale) 13 .

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Scotti non ha dedicato delle opere allo studio specificata-mente dell’Antropologia Somatica (tipica forse di studiosi di tempi a lui precedenti), nonostante il citato testo Etno-logia contenga un capitolo, il III, in cui Scotti vi si è total-mente dedicato (addirittura il nome di un sottocapitolo è classificazioni razziali); questa è una pubblicazione che - ricordiamo - uscì nel 1941 e che vuole aderire strettamen-te al tempo di Mussolini, come si legge nella nota iniziale della collana.Nonostante ciò lo Scotti non esita a sottolineare che nell’uomo non esistono razze pure mendeliane, tutte le popolazioni sono una mescolanza più o meno eterogenea di linee e razze differenti 14.

Un sottocapitolo di Etnologia è intitolato Etnie “superio-ri” ed “inferiori”, ma, a dispetto delle supposizioni che possono nascere d’impatto alla lettura del solo titolo, che propone una tale distinzione qualitativa tra popolazioni, il contenuto smentisce il pregiudizio.Già le virgolette che racchiudono i due antitetici aggettivi fanno intuire la posizione di Scotti riguardo al dualismo discriminatorio vigente: se esiste una superiorità di razza o di cultura

11- Lo Scotti prosegue la critica avviata da Guido Cora il quale lamentava il fatto che « in Italia hanno maggiore favore i momenti fisici e naturalistici della geografia» laddove bisognerebbe dare prevalenza ad una base storica e sociale. M. Quaini, op.cit. p. 124.

12- Da XXV anni di Etnologia nell’Ateneo genovese (193-1958); art. cit.

13- Pietro Scotti, Etnologia, centonovantanove illustrazioni, una carta fuori testo, Ulrico Hoepli, Milano 1941- XIX.

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bisogna ben vedere in base a quale criterio si stabilisce una superiorità. A volte si tiene conto solo dell’elemento materia-le, ergologico; quanto al soma si tiene conto delle forme ar-moniche, con estetismo che può anche essere superficiale 15 .

Se è vero che,

molte volte la cultura materiale superiore si accompa-gna ad un livello spirituale non mediocre […] è anche vero che questo non avviene sempre [...] La decadenza delle grandi etnie antiche ci ammaestra al riguardo, in esse la cultura materiale toccava il vertice dello splen-dore, mentre la politica, morale e religione andavano in sfacelo 16.

Ho voluto sin qui lasciar emergere, attraverso le diret-te parole di Pietro Scotti il suo approccio all’ Etnolo-gia, la sua “filosofia etnologica”, che in qualche punto mi è parsa particolarmente interessante sottolineare. L’ approccio culturalistico dei suoi studi, che intendo-no indagare le caratteristiche di una popolazione an-che sotto il punto di vista sociale e noologico, mette lo Scotti in linea con i grandi nomi dell’ Etnologia del tempo. Talvolta si può notare una chiusura in senso naziona-listico delle sue tesi, atteggiamento che non è estra-neo neppure ai suoi contemporanei, i quali affidano alla loro scienza il compito di elencare o di esaltare i primati italiani nelle esplorazioni di Africa e Ame-

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riche, compiute da geologi, cartografi e missionari. Nel saggio Pionieri d’ America lo Scotti si lascia anda-re all’ elencazione di numerosi tra esploratori e mis-sionari italiani e alla descrizione delle loro opere che apportarono elementi positivi nella cultura del nuovo continente 17.Interessanti sono anche una serie di studi che lo Scot-ti affrontò sull’ esploratore Guido Boggiani, il quale si recò presso i Caduvei nel Matogrosso e «seppe apprez-zare i lavori di quegli indigeni ». Lo Scotti, dopo aver

14- Lo Scotti, citando le parole dette da un tecnico del museo preistorico ed etnografico Pigorini di Roma « li chiamano selvaggi ma ci vuol dell’intelligenza e dell’abilità per costruire un oggetto come questo e con i mezzi che hanno loro»; poi prosegue Scotti «in qualsiasi pezzo etnografico, al di là dello strumento pos-siamo vedere un corpo e uno spirito, un bagliore di intelligenza, una rivelazione di personalità, un germe che attende la nostra opera civilizzatrice » cfr. Etnolo-gia, cap. III, op. cit. p. 313.

15- Ibidem.

16- Ibidem.

17- L’autore ricorderà per esempio il Codazzi, Niccolò de Scalzi, Gaetano Oscu-lati, Antonio Raimondi, Giacomo Bove, il Salesiano A. M. De Agostini (Pionieri d’America, ed. La Scuola, 1948, pp. 101-103.). Dedica un capitolo, Il Martirio di un grande italiano, incentrato sulla figura dell’italiano Giuseppe Bressani, gesuita fatto prigioniero tra i pellirossa, dove dovette subire angherie di ogni genere. Rilasciato tornò in Europa da dove ripartì subito per tornare ancora in Canada, dove, viene detto nel libro, «il frutto delle sue fatiche e di quelle dei compagni, fu mirabile», poiché riuscirono a convertire in pochi anni 12 mila indigeni e a fondare 23 tra case e stazioni missionarie (Ibidem, p. 97). In un lavoro di un anno successivo P. Scotti e N. Notarnicola, Conquistatori del Con-go, “la Scuola“ editrice, Brescia, 1949, p. 189 in cui viene ricordata l’attività missionaria in Congo ed i benefici apportati alla popolazione in termini di opere sociali, igieniche, ospedaliere, scolastiche e propriamente scientifiche.

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svolto delle ricerche, recandosi anche a casa della fa-miglia Boggiani alla ricerca di scritti e dipinti,pubblica diversi lavori su questa personalità particolare, a metà strada tra l’ esploratore e l’ artista. Cito solo due tra gli altri articoli che lo riguardano:La misteriosa fine di Guido Boggiani in Novaria, No-vara, agosto 1952; Ricordo di Guido Boggiani, artista e pioniere del Gran Ciaco, in Libertà, Piacenza, 4 novem-bre 1952, e altri (la lista completa è reperibile negli An-nali dell’Università di Genova dagli anni 1944 agli anni 1969) corredati da buoni disegni che l’ artista eseguì durante i suoi viaggi, che ritraggono per lo più la gente dei Caduvei e le loro interessanti pitture corporali.

Anno 1960, il prof P. Scotti riceve un riconoscimento culturale dal prefetto di Genova

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ETNOGRAFIA, GEOGRAFIA E FOLKLORE: dalle monografie geografiche alle guide turistiche

Nel 1958 Pietro Scotti stila un elenco delle sue pubblica-zioni, facendo una distinzione tra temi ad argomento et-nologico e altri ad argomento folklorico; non è facile ca-pire esattamente quale sia la soglia di divisione tra le due discipline, giacché si trovano ricerche sul folklore ligure, campano piuttosto che di altre regioni e province italiane, o talvolta sul folklore catalano; mentre è ritenuto etnologi-co ciò che riguarda lo studio di usi costumi e tradizioni di Africa , Sud America o Asia.Gli studi folklorici svolti dallo Scotti sono paralleli e com-plementari a quelli etnologici, dal momento in cui, ripren-dendo le parole dettate dal Mochi, durante il I Congresso di Etnografia Italiana del 1911 il folklore viene considerato un capitolo dell’etnografia 18.Dimostrativo di tali interessi è l’assegnazione di numerosi titoli a tema folklorico-etnologico per le tesi di laurea dei suoi studenti.Le loro ricerche davano modo di avere materiale raccolto direttamente col quale lavorare. Frutto di queste ricerche sono varie pubblicazioni […] personalmente (le ho) illustra-te in vari convegni e congressi 19.

Come si evince dai piani studio rinvenuti presso l’Ateneo di Genova questi testi venivano anche consigliati come manuali di studio proposti agli studenti.

18- Pietro Scotti, XXV anni di Etnologia nell’Ateneo genovese (193-1958); art. cit. p.91

19- Ibidem

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Da notare è la pubblicazione del Separata das “ Actas do Congresso internacional de etnografia” de 10 al 18 de Julho de 1963 di Lisbona, in cui lo Scotti propone le sue Recher-ches sur le folklore de la Ligurie in cui afferma che questi lavori derivano anche dall’aver chargé de quelques recher-ches de mes élevés, qui en ont présenté les résultats dans les thèses de doctorat.

Queste ricerche riguardano le migrazioni legate all’alleva-mento, soprattutto bovino, altre sono incentrate sulle case rurali; queste due sono seguite da Emilio Scarin 20 e pub-blicate sulla rivista di Geografia da lui diretta, con i titoli: L’insediamento stagionale in Liguria: le sedi dell’allevamen-to pastorale; e La casa rurale nella Liguria, entrambe in An-nali di Ricerche e studi di Geografia, Genova, 1957; altre ri-guardano il tema delle diocesi liguri; e ancora sull’usanza, soprattutto in montagna, di sfruttare in comune il bosco. Scotti raccoglie anche delle canzoni di partigiani liguri, in

20- Emilio Scarin, che insegna Geografia a Genova dal 1942 e Geografia po-litica e Geografia ed Etnografia dell’Africa (come lo Scotti), presso il centro di Studi Coloniali dell’Istituto Superiore Cesare Alfieri di Firenze. La sua opera di studioso fu per lo più incentrata sullo studio dell’Africa coloniale italiana, sulla sua «opera di pacificazione della colonia » capace di «vincere tutte le difficoltà ambientali in un paese che sembrava refrattario a qualsiasi colonizzazione ». Francesco Surdich, Una Geografia per l’espansione coloniale e commerciale, contenuto in Tra storia e geografia. Ricerche e didattica a Genova tra XIX e XX secolo, op.cit. pp. 226-227.

21- Tra le ricerche svolte troviamo anche uno scritto titolato Le condizioni geo-economiche di Laigueglia sul finire del secolo XVIII secondo un manoscritto ine-dito, Genova 1950; tale inedito fa riferimento alle minute ritrovate dallo stesso Scotti riguardanti una relazione su Laigueglia, ai tempi dell’inchiesta napoleo-nica. E’ naturalmente da considerarsi un evento fortuito che siano sopravvissuti

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cui si possono notare delle variazioni di canzoni militari di altri tempi e con influssi sovietici. Tutte queste ricerche sono confluite in opere che ad elencarsi sono troppe, ma sono rintracciabili all’interno della Bibliografia dei sopra citati Atti del Congresso di Lisbona 21.Da tali tesi vengono attinte informazioni e ne viene data sommaria sintesi in Tuttitalia, enciclopedia dell’Italia an-tica e moderna- Liguria, Sansoni, Firenze 1961. Questa è redatta da più autori, tra cui lo Scotti, a cui viene affidata la sezione folkloristica e delle tradizioni e costumi delle pro-vince liguri 22. Emergono interessanti notizie, curiosità e leggende da questi studi: la città di Genova è la dote che la Madonna portò a San Giuseppe come si può constatare dai rogiti del notaio Tan-ghero 23.

In un capitolo viene anche fatta menzione di una genove-sità che è insieme generosità, insofferenza (per via dei con-

tali documenti perché la maggior parte di quelli dei tempi dell’inchiesta napo-leonica, alla caduta dell’impero vennero distrutti. Lo Scotti suggerisce in primis di controllare presso i mairies (sindaci-comuni) o presso i paroisses parroci) se ne esistono ancora.

22- Numerosi sono gli studi che il lo Scotti svolgerà attorno al territorio Ligure; ciò è forse dovuto anche ad una caratteristica della regione stessa che ben si pre-sta agli studi etno-folklorici, poiché «la Ligurie, du point de vue des traditions populaires, présente des grandes différences; la cote est bien differente de la montagne; et la Ligurie occidentale (le Ponente) est bien différente da la Ligurie orientale (le Levante)», è una regione caratterizzata da forti differenze tra una località e l’altra. Atti del Congresso di Lisbona, op. cit.

23- Tuttitalia, op.cit24- Tuttitalia, op.ci

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tinui mugugni e lamenti), ma è anche amore per la cultura che qui è un hobby mentre in altre regioni è una professione 24.I frutti dei suoi interessi folklorici non si esauriscono qui; lo Scotti pubblica numerosi scritti, tra cui monografie, ar-ticoli per riviste o guide turistiche (dall’impianto piutto-sto differente da come noi oggi potremmo intendere una guida turistica) o interventi a convegni. Esemplificativa è Alassio 25, in cui basta dare un’occhiata all’ indice per ren-derci conto che sono occhi da geografo quelli che hanno indagato la città e hanno scritto l’opera.

Lo schema della trattazione si ripete in tutte le monografie: precede una parte fisica (orografia, idrografia, clima, vege-tazione), poi si intercala una sintesi delle vicende storiche e segue una parte antropica (insediamento umano, sviluppo agricolo e industriale), infine si tratta dell’arte e della lettera-tura regionale e, interessante novità, della geografia urbana. Ad eccezione di alcuni autorevoli specialisti, la stesura delle monografie fu affidata a studiosi di diversa formazione e tendenza, sicché risulta evidente la disparità tra monografia e monografia rispetto alla prospettiva geografica. Del resto era nei propositi di fare una collana di divulgazione e quindi soprattutto di descrivere, associando alla geografia, l’arche-ologia, l’ arte, il folklore 26;

e così continua:

non va poi del tutto trascurata l’iniziativa presa dal Touring Club Italiano 1914 di dedicare volumi di guide particolari alle regioni italiane; infatti se tali guide rispondono nel loro insieme alle semplici esigenze del turista, tuttavia contengo-

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no premesse geografiche 27.

Nonostante ciò, contemporaneamente esce Genova e le sue riviere, itinerario turistico, dove lo Scotti si preoccupa di dare anche tutt’altro tipo di informazioni: folkloriche, gastronomiche, di pernottamento. Ma nella presentazione avverte che in questa guida

si è voluto dare qualcosa di più; un itinerario dello spirito, una guida culturale […] Il viaggio diviene così cultura e go-dimento dello spirito.

E ancora,

Il turista che vuole scoprire questo vecchio mondo folklori-stico deve abbandonare le strade automobilistiche e inerpi-carsi sulle mulattiere. Troverà un mondo ignoto ai frettolosi frequentatori delle spiagge e dei casinò 28.

La differenza tra le due guide turistiche probabilmente è conseguenza del diverso pubblico a cui sono indirizzate: Alassio infatti l’ ho trovata inserita nel piano di studi pro-posto presso la facoltà di Magistero dell’Università Catto-lica di Brescia.Ho notato, a seguito della lettura del già citato saggio del prof. Quaini, che sono questi gli anni in cui è vivo e forte l’ interesse per lo studio delle tradizioni popolari, per ciò che è locale. Lo studio del folklore viene incentivato dalla Riforma Gentile del 1923, che introduce l’ insegnamento delle Tradizioni popolari e dei dialetti nelle Scuole ele-mentari, cosiddette Scuole di Avviamento. Tale Riforma

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ha tuttavia durata breve; ma sarà comunque da conside-rarsi sintomatica parte di una realtà vigente: forse la ne-cessità di costruire un’ identità italiana, che, come spesso si dice, è fatta di tante e variegate identità (conseguenza questa anche di una morfologia fisica: a tanta diversità di paesaggio corrisponde tanta diversità di culture). Inoltre studiare folklore è un po’ come riappropriarsi delle proprie radici, dando fondamento alla propria identità. Il Coc-chiara denuncia che

in Italia gli studi folklorici sono più orientati verso lo stu-dio delle tradizioni orali a discapito del settore che indaga le tradizioni oggettive che presuppone una preparazione et-nologica 29.

Ai tempi dello Scotti gli studi folklorici sono oramai ben avviati. Troviamo ad esempio il nome del nostro studioso salesiano tra gli aderenti al VI Congresso Nazionale delle tradizioni popolari, organizzato dai comuni di Cagliari, Nuoro e Sassari, nelle giornate del 25 aprile fino al 1 mag-gio 1956.

E’ lo stesso Scotti a ricordarci che

tale disciplina (Storia delle tradizioni popolari) ha sempre avuto in Italia notevoli cultori 30.

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Podenzano, la torre a lanterna sopravvissuta alla demoli-zione della vecchia chiesa parrocchiale avvenuta nel 1940

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Conclusioni

L’apporto intellettuale dello Scotti alle discipline Etnolo-giche e Demologiche si inserisce all’interno del panora-ma italiano di prima metà del novecento che non brilla se confrontato con gli esiti ottenuti da queste discipline in altri paesi. A tale proposito è utile ricordare quali sono i nomi che hanno sviluppato il pensiero Etno-antropo-logico, antecedenti o contemporanei all’esperienza dello Scotti, che non possono non risultare altisonanti anche ai meno esperti in materia: in Francia troviamo Lucien Levy-Bruhl, Emile Durkheim, Marcel Mauss, Claude Lévy-Staruss; in Gran Bretagna Edward Tylor, A.R. Radcliffe Brown, Bronislaw Malinowski, E. E. Evans-Pritchard, Mary Douglas e negli Stati Uniti Lewis Henry Morgan, Franz Boas, Margaret Mead e Talcott Parsons.

Questo non significa sminuire la figura del Nostro Au-tore, ma semplicemente contestualizzarlo. Bisogna am-mettere che il panorama italiano in quegli anni è di di-versa natura rispetto a quello anglosassone e francese per vari motivi. Il nostro paese attira studiosi di folklore e di etnologia per le sue caratteristiche culturali forte-mente marcate. Questo naturalmente non impedisce la nascita di interessanti personalità nostrane che diventa-no grandi nomi all’interno delle discipline demo-etno-antropologiche, come si suole designare questo campo di studi. Basterebbe citare Giuseppe Cocchiara, Ernesto De Martino, Vittorio Lanternari e Diego Carpitella.I primi articoli scritti da Pietro Scotti a carattere antro-pologico risalgono alla fine degli anni ’30 e se è vero che

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solo i titoli ricordano un approccio fisico-naturalistico all’antropologia (Sopra alcuni casi di albinismo fra i negri del Manganica in Rivista di Antropologia, vol.XXXI, Roma, 1937; L’ibridismo fra Negri e Pigmei centroafricani, in Rivista di Biologia Coloniale, Roma, 1939) esistono anche articoli di poco successivi che affrontano l’argomento dal punto di vista sociale e culturale (Gli strumenti musicali africani del museo Pigorini, in Archivio per l’antropologia e l’Etnologia, vol. 70, p. 51, 1940; Cosmografia ebraica e cultura moderna, in Urania, Torino, 1943). Questo è un punto importante perché più volte lo Scotti ribadisce la necessità per l’ Et-nologia e la Geografia di emanciparsi dalle descrizioni fisico-naturalistiche e di abbracciare anche i lati più cul-turali, storici e sociali di una popolazione.

In questo lo Scotti dimostra di essere a conoscenza de-gli sviluppi di teorie antropologiche ed etnologiche a lui coeve e che varcano i confini nazionali: il funzionalismo antropologico nasce proprio negli anni ’30 e lui nei suoi saggi ne condivide approccio e metodo di indagine.

Altro punto da sottolineare è che in certi passi dei suoi scritti lo Scotti, da antropologo sveste la talare e ogni elemento di paragone occidentale non giudicando cer-ti atteggiamenti indigeni, ma limitandosi a riportarli e a descriverli; quando parla del cannibalismo fra i Caribi ed altri popoli dell’Amazzonia, giustifica l’atto secondo il punto di vista dell’Altro 31; dimostra una certa filantropia anche quando si lascia andare a considerazioni sull’im-portanza di ogni creazione umana materiale, perché il produttore non è una causa meramente fisica, è l’uomo con la sua psicologia, con la sua personalità, con la sua libertà.

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Esiste certamente un fondo comune umano, ma esistono an-che delle grandi differenze nelle manifestazioni umane […] esistono tante culture quanti sono gli uomini che sono stati, sono e saranno 32.

Il suo ruolo all’ interno dell’Ateneo non è da sottova-lutare anche per la grande mole di studi folklorici svolti (da lui personalmente o da lui diretti ma affidati ai suoi studenti). Questi studi sfoceranno in convegni, pubbli-cazioni e guide turistiche anche di buon livello. Certo questo non è in controtendenza con il suo tempo, come più volte accennato in questo saggio; anzi è da notarsi una “scienza del ritorno”, ossia se da una parte gli an-tropologi tanto s’affannano ad indagare società distanti fisicamente e culturalmente, da un altro lato nasce l’in-teresse per lo studio di ciò che è locale, circoscritto at-torno ad un campo fisico o di indagine. Lo Scotti, come dicevo, spinge un buon numero di studenti a portare tesi di laurea su tali argomenti folklorici. Osvaldo Raggio ne fa menzione quando, parlando degli insegnamenti sto-rici nei primi anni ’50, nota come questi producano un numero di tesi inferiore rispetto a quelli a tema etno-grafico, promosse da Scotti che danno vita ad un numero imponente di tesi […] fino a metà degli anni ‘60. 33

Si potrebbe anche ipotizzare che i vasti ed eterogenei interessi siano un precoce tentativo di insegnamento in-terdisciplinare, dove la geologia convive con la geografia, lo studio delle tradizioni popolari locali corre parallelo agli studi sulle musiche africane, le teorie evoluzionisti-che non cozzano con gli insegnamenti di catechesi.

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29- Cocchiara, Giuseppe, Palumbo G. B. Storia degli studi delle tradizioni popolari in Italia, Editore, Palermo 1947

30- Tratto da Rivista di Etnografia, vol. XV, anno 1961, alla quale Scotti col-laborava, scrivendo articoli, recensendo libri, o stilando rendiconto di convegni, come in questo caso, in cui partecipa al I congresso di Scienze Antropologiche, Etnologiche e di Folklore tenutosi a Torino (19-23 settembre 1961).

31 Pietro Scotti, Pionieri d’America, cit. p105

32- Pietro Scotti, Etnologia, cit. p.324

33- Osvaldo Raggio, Storia e Storia Moderna. Storiografia e didattica della storia, 1860-1970, in Tra storia e Geografia. Ricerca e didattica a Genova tra XIX e XX secolo, op.cit. p.28

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Bibliografia

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AA.VV. Rivista di Etnografia, vol. XV, anno 1961

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Cocchiara, G. e Palumbo G. B. Storia degli studi delle tradi-zioni popolari in Italia, Editore, Palermo1947

Guerci, A. L’Antropologia, in Tra i palazzi di via Balbi. Storia della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Genova, a cura di Giovanni Assereto, Genova 2004

Li Causi, L. Uomo e potere. Una introduzione all’Antropologia politica, Carocci Editore, 2005

Pracchi, R. Gli studi regionali sull’Italia e le monografie regio-nali, in Un sessantennio di Ricerca geografica in Italia memorie della Società Geografica Italiana, volume XXVI, pubblicato in occasione del XX Congresso Geografico Internazionale (Londra 1964), Roma- Società Geografica Italiana, 1964

Raggio O., Quaini M., Surdich F. Tra storia e Geografia. Ricer-ca e didattica a Genova tra XIX e XX secolo, Genova 2004

Rocchiero, V. Pietro Eugenio Scotti, in Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Genova 1986

Scotti, P. Alassio, ed. LUPA, Genova 1950

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Scotti, P. XXV anni di Etnologia nell’Ateneo genovese (1934-1958) contenuto in Atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Let-tere, vol. XV, Genova 1959, annata 1958

Scotti, P. Le condizioni geoeconomiche di Laigueglia sul finire del secolo XVIII secondo un manoscritto inedito, Genova 1950

Scotti, P. e N. Notarnicola, Conquistatori del Congo, “la Scuola“ editrice, Brescia, 1949

Scotti, P. Etnologia o Antropologia Culturale? In Atti dell’ Ac-cademia Ligure di Scienze e Lettere del 1964

Scotti, P. Etnologia, centonovantanove illustrazioni, una carta fuori testo, Ulrico Hoepli, Milano 1941- XIX

Scotti, P. L’Etnologia del Fezzan, editrice L.U.P.A., Genova, 1949

Scotti, P. Etnologia funzionalistica e Problemi coloniali, in Ri-vista di Biologia Coloniale, Roma 1941

Scotti, P. I corsi di specializzazione geografica, Atti del XV Congresso Geografico Italiano, Torino- Aprile 1950

Scotti, P. Il corso di laurea in Geografia, Bruno Raccagni edi-tore, Genova 1950

Scotti, P. Pionieri d’America, ed. La Scuola, 1948

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Opere presenti nel catalogo informatico nazionale OPAC (in sequenza anno di pubblicazione 1931 - 1980)

L’(*) indica la presenza del volume nel Catalogo della Biblioteca Passerini Landi di Piacenza

1. Perfetta letizia: le Beatitudini della Bibbia, raccolte e illustrate / Sac. Pierino Scotti Torino: Società editrice internazionale, 1931.2. La dottrina spirituale di don Bosco / Pierino Scotti, Milano: premiata Tip. pontificia e arcivescovile san Giuseppe, 1932. 3. Bibbia e cosmografia / P. Scotti, Milano : Premiata tipografia pontificia ed arcivescovile San Giuseppe, 1935.4. Medici cattolici / Pietro Scotti, Torino : SEI, 1935. 5. Briozoi fossili del miocene della collina di Torino: collezione Rovasenda Torino : [s.n.], 1936. (*)6. Un accantonamento di Aquilegia alpina L. nell’alta Valtournanche, Breuil Alessandria : Tip. Ferrari, 1937.7. In viaggio / Pietro Scotti, Torino: Societa editrice internazionale, 1937.8. In viaggio Torino : Soc. Ed. Internazionale, 1937 (S. Benigno Canavese, Scuola Tip. D. Bosco). 9. Sopra alcune nuove stazioni di Dianthus superbus L. nelle Alpi occidentali Alessandria : Tip. Ferrari, 1937. 10. Sopra alcuni casi di albinismo fra negri del Tanganica / Pietro Scotti Roma : Societa italiana per il progresso delle scienze, 1937. (*)11. Sopra alcuni casi di albinismo fra negri del Tanganica / Pietro Scotti [Roma : Societa romana di antropologia, 1935- 1937]. (*)12. Lesioni traumatiche dell’apparato visivo: manuale pratico di diagnostica, terapia, infortunistica / Pietro Scotti ;

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prefazione di Luigi Maggiore, Padova : CEDAM, 1938. Nota: probabile omonimia di autore. 13. Nel deserto polare / Pietro Scotti, Torino: Società editrice internazionale,1938. (*)14. Un caso di nidificazione del Circus pygargus L. in Piemonte: (Boschi del T. Orco, presso Foglizzo Canavese) / Pietro Scotti, Pavia : Premiata Tipografia Successori Fratelli Fusi, 1939 . (*)15. La dottrina spirituale di don Bosco, Torino : Soc. Ed. Internazionale, 1939, Scuola Tip. don Bosco. (*)16. Elementi di chimica generale e inorganica / Piero Scotti, Milano: Sonzogno, stampa 1939. 17. Il mistero dell’uomo: soma e psiche / Pietro Scotti, Milano : Vita e pensiero, stampa 1939. (*)18. Il mistero dell’uomo / Pietro Scotti, Milano : Vita e pensiero, 1939. 19 -20 Un Pioniere italiano dell’A. O. : il beato Giustino de Jacobis (1800-1860) / sac. Pietro Scotti Torino : Soc. Editr. internaz., 1939. 21. Lo spirito e l’attività scientifica di Pio 11. Pietro Scotti. 22. Gli studi sulla Sindone di Torino e la esegesi evangelica / Pietro Scotti, Venegono Inferiore : La scuola cattolica, 1939. (*)23. Barbet, Pierre Le cinque piaghe di Cristo: studio anatomico e sperimentale sui dati della Sindone / dott. Pietro Barbet; prima versione italiana ... per cura del sac. Pietro Scotti Torino : Società editrice internazionale, stampa 1940.24. Lavori in pelle e osso umani nei musei etnografici italiani / Pietro Scotti [S.l..s.n., 1940?]. 25. Lineamenti di etnologia / Pietro Scotti Torino: Litogr. Gili, 1940. 26. Nuovi reperti di conchiglie musicali nel folclore e nei Musei etnografici d’Italia / Pietro Scotti Milano : [s.n.], 1940. (*)27. Oceania misteriosa / Sac. Pietro Scotti, Torino : Soc. Editr. internaz., 1940. (*)28. Gli strumenti musicali africani del Museo antropologico- etnografico dell’Istituto di Antropologia della R. Università di Torino / Pietro Scotti, Roma : Societa italiana per

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il progresso delle scienze, 1940.29. Le antiche “badie dei giovani” / Pietro Scotti, Torino [etc.] : Societa editrice internazionale, [1941?]. 30 - 31 Contributi di L. M. D’Albertis alla etnologia della Nuova Guinea. Torino: C. Ranotti, 1941. (*)32. Etnologia / Pietro Scotti Milano: Hoepli, 1941. - Etnologia - 199 illustrazioni in carta fuori testo, Milano, 1941 e 1976 (*)33. Etnologia e concezioni razziologiche : Risultati di una esercitazione collettiva svolta fra gli allievi del Pontificio Ateneo salesiano di Torino. Laboratorio di antropologia ed etnologia. Anno accademico 1940-41. Alassio: Tip. F.lli Pozzi, 1941. (*) 34. Etnologia funzionalistica e problemi coloniali / P. Scotti, [S.l.:s.n., 1941?]. (*)35. Etnologica / Pietro Scotti Milano : editore Ulrico Hoepli, 1941. 36 Un grande artiere: Luigi Cappa / Sac. P. Scotti, Torino : Soc. Editr. internaz., 1941. 37. Un grande artiere : Luigi Cappa, Torino : Sei, Soc. Ed. Internazionale, 1941 (San Benigno Canavese, Scuola Tip. Don Bosco).38. Lineamenti di biopsicologia pedagogica: Biotipologia pedagogica, igiene pedagogica, psicologia sperimentale, Torino : Lice, Lega Italiana Catt. Ed. R. Berruti e C., 1941, Tip. C. Accade. 39. Lineamenti di biopsicologia pedagogica: biotipologia pedagogica, igiene pedagogica, psicologia sperimentale / Pietro Scotti, Torino : L.I.C.E., stampa 1941.40. Museo etnografico missionario salesiano: Progetto Torino : Tip. F. Sosso, 1941. 41. Una raccolta etnografica dei Caraia (Brasile) / Pietro Scotti, Milano: [s.n.], 1941(*)42. La Santa Sindone nelle ricerche moderne : [Risultati del Congresso nazionale di studi sulla Santa Sindone, Torino 2-3 Maggio 1939] / [Presentazioni di Pietro Scotti, Cesario Borla e Maurilio Fossati]. Torino: L.I.C.E., 1941. 43. Gli strumenti musicali africani del R. museo Pigorini, Roma;

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Firenze<s.n.>,1941(*). 44. Lineamenti di biopsicologia pedagogica: biotipologia, igiene, psicologia / D. Pietro Scotti. Torino: LICE-Berruti, stampa 1943.45. Determinismo scientifico e personalità umana / Pietro Scotti, Torino: L. I. C. E. : Berruti, 1944. 46. Geografia politico-sociale Genova: Soc. Ed. Universale, 1945, Tip. Goffi. 47- 48 Lineamenti di geografia scientifica / Pietro Scotti, Torino [etc.]: Società editrice internazionale, 1945 (Genova: Scuola tipografica Opera Ss. Vergine di Pompei). 49. L’opera scientifica di Federico Ratzel: nel 1°Centenario della nascita / Pietro Scotti Milano : [s.n.], 1965. 50. La collezione etnografica sudamericana di Guido Boggiani. Parte 1, Caingua, Guayaki, Paiagna / Pietro Scotti, [S.l.:s.n., 1946?]. 51. Le “comunalie” nella Liguria orientale / Pietro Scotti, Alessandria : Tipografia Ferrari-Occella e C., 1947. (*)52. Le cascine i barchi e i casoni nell’Appennino ligure orientale / Pietro Scotti Torino: Lice : R. Berruti e C., [1947?]. (*)53. La collezione etnografica sudamericana di Guido Boggiani. Parte 2, I Caduvei (1) / Pietro Scotti. [S.l.:s.n., 1947?]. 54. L’insediamento stagionale nell’alta Val Taro / Pietro Scotti, Torino : L.I.C.E. : Berruti, [1947?]. (*)55. Manoscritti inediti di Guido Boggiani / Pietro Scotti, [S.l.:s.n., 1947?]56. I popoli della terra / Pietro Scotti; Torino : SEI, 1947. (*)57. L’ alta Val Borbera in alcune memorie del secolo 19. / Pietro Scotti Torino [etc.] : SEI, 1948. 58. Canti e leggende della Val di Taro / P. Scotti, Alessandria: Tip. Ferrari-Occella e C., 1948. 59. Canti partigiani liguri / [a cura di] Pietro Scotti Alessandria: Tip. Ferrari-Occella e C., 1948. 60. Il clima di Alassio dal 1882 al 1941 / Pietro Scotti, Alessandria : Tip. Ferrari-Occella e C., 1948. (*)61. La collezione etnografica sudamericana di Guido Boggiani.

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Parte 3, Ciamacoco e Tumanaha (1) / Pietro Scotti, [S.l.:s.n., 1948?]. 62-63-64 Freud / Pietro Scotti, Brescia: La scuola, stampa 1948. 65. Geografia dell’alluminio italiano, Genova: Lupa, Libri Universitari Pubblic. Affini, 1948 (Alessandria, Tip. Ferrari- Occella e C.). (*)66. Geografia dell’alluminio italiano, Genova : Edizioni Lupa, Libri Univ. Pubblicazioni Affini, 1948 (Alessandria, Occella e C.). 67. Pionieri d’America / Pietro Scotti, Brescia: La scuola, stampa 1948. (*)68. Il Porto di Genova prima e dopo Guerra, Genova: Soc. Ed. Internazionale, 1948 (Alessandria, Tip. Ferrari - Occella e C.). (*)69. Civiltà primitive / di Pietro Scotti, Milano: Bompiani, 1949. (*)70. I conquistatori del Congo / Pietro Scotti e Nino Notarnicola, Brescia: La scuola, 1949. (*)71. Dio creatore, Colle Don Bosco, Asti. 72. L’ etnologia del Fezzan / Pietro Scotti, Genova: LUPA, 1949. 73. Alassio / Piero Scotti, Genova : LUPA, 1950. (*)74. La collezione etnografica sudamericana di Guido Boggiani. Parte 4, Toba e Pilaga, Lengua, Angaite, Sanapana, Sapuki, Guana / Pietro Scotti; [S.l.:s.n., 1950?]. 75. Il Commonwealth britannico: sintesi geoeconomica / Pietro Scotti, Genova : LUPA, stampa 1950. (*)76. Genova e le sue riviere : Itinerario turistico a cura di Pietro Scotti e collaboratori (*) Genova: Lupa, Libri Universitari Pubblicazioni Affini, 1950 (Asti, Tip. Arethusa). 77. La Santa Sindone nelle ricerche moderne: Risultati del Convegno Nazionale di studi sulla Santa Sindone. [torino, 2-3 Maggio 1939. Avvertenza di Pietro Scotti] Torino : Lice, Lega Ital. Cattolica Ed. Di R. Berruti e C., 1950 (Tip. Spe, Stab. Poligr. Edit. Di C. Fanton). 78. Il tabacco, Pisa : Ed. Vallarini, 1950 (Alessandria, Tip. Ferrari- Occella e C.).79. La vita pastorale nell’alta valle della Dora Baltea, Roma: <s.n.>, 1950. 80. La vita pastorale nell’Appennino Ligure orientale / P. Scotti,

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Lisbonne : [s.n.], 1950. 81. L’arte dei popoli primitivi / di Pietro Scotti Milano: Bompiani, 1951, stampa 1952. 82. Concetti etnologici di Colombo / Pietro Scotti, Genova: Pubblicazioni del Civico istituto colombiano, [1951?]. 83. Il primo convegno internazionale di Sindonologia / Pietro Scotti, Torino: SEI, 1951. 84. L’ arte dei popoli primitivi / di Pietro Scotti, Milano [etc.]: Bompiani, stampa 1952.85. Le culture dell’Africa / Pietro Scotti, Genova: Lupa, 1952. 86. Gli Amerindi del Rio Negro, Amazzonia, Roma: Ramo, 1953. 87. L’ antico territorio velleiate: considerazioni geografiche / Pietro Scotti Alessandria: Tip. Ferrari, Ocella e C., 1954.88. Comunicazioni presentate al 14. Congresso geografico italiano: Padova-Venezia, aprile 1954. [1. La distribuzione degli esercizi commerciali in Ventimiglia. 2. L’Isola di Giannutri nel quadro geografico- turistico della Costa d’argento. 3. Le aziende idroelettriche delle Alpi Orobie], Alessandria: Tip. Ferrari, Ocella e C., 1954. 89. Comunismi non marxisti: saggio storico-etnologico / di Pietro Scotti, Milano: Bompiani, ristampa 1954. (*)90. Comunismi non marxisti: Saggio storico etnologico, Milano: V. Bompiani, 1954 (Varese, Tip. La Tipografica Varese). (*)91. La medicina popolare in Liguria / Pietro Scotti, Napoli: L’arte tipografica, [1954?]. 92 -93. I toponimi di una carta della “Magnifica comunità e valle di Andora”: (presentata nell’adunanza del 19 dicembre 1953) / Pietro Scotti, Genova: Accademia Ligure di scienze e lettere, 1954. 94. Africa: Lineamenti etnologici Genova: Ed. Libreria Degli Studi, 1955 (Alessandria), Tip. Ferrari-Occella e C.). 95. La civiltà dei maya, Genova : Libreria Degli Studi, 1955 (Alessandria, Tip. Ferrari-Occella e C.). 96. I contributi americanistici di Guido Boggiani: saggio critico / Pietro Scotti Genova : Libreria degli studi, 1955 (Alessandria: Tip. Ferrari, Occella e C.).

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97. Il contributo di Guglielmo di Rubruc all’etnografia dell’Asia: nel 7.Centenario del suo viaggio (1253-1255) / Pietro Scotti, Napoli: [s.n.], 1955. 98. Etnologia : antropologia culturale / Pietro Scotti, Milano : Hoepli, 1955. 99. Medicina indigena paraguayana, Genova: Libreria Degli Studi, 1955 (Alessandria, Tip. Ferrari-Occella). 100-101 I popoli della terra / Pietro Scotti, Torino : SEI, 1955. 102. Lineamenti di biopsicologia pedagogica: Biotipologia. Igiene. Psicologia Torino: Lice, Lega Ital. Cattol. Editr. R. Berruti e C., 1956 (Tip. Spe, Stab. Poligr. Editoriale di C. Fanton). 103. Verrill, Alpheus Hyatt, Strani usi e costumi / A. H. Verrill, Milano: Corticelli, 1956. 104. Catasto e cartografia delle grotte italiane / P. Scotti, [S.l. : s.n.!, 1957. 105. Una colonia collettivista francese nel bacino del Mississippi / Pietro Scotti Genova : [s.n.], 1957. 106. Civiltà africane, Genova : Libr. degli studi, 1958.107. Il folklore delle “duemila grotte” / Pietro Scotti, [S.l.:s.n., 1958?].108-109 I popoli della terra / Pietro Scotti, Torino : SEI, 1958. 110. Ricerche sull’etnologia e il folklore delle grotte / Pietro Scotti, Putignano : Officina grafica A. De Robertis & figli, [1958?]. 110. Ricerche sull’etnologia e il folklore delle grotte / Pietro Scotti, Putignano : Officina grafica A. De Robertis & figli, [1958?]111. Elementi di geografia / Pietro Scotti, Genova: Libreria degli studi, 1959.112. Il folklore delle grotte / Piero Scotti, Firenze: Olschki, 1959. 113. Vergine madre studi e spunti mariani: LICE; Torino: R. Berruti e C., 1959. 114. Evoluzioni della struttura economica e della distribuzione della popolazione nella provincia di Pavia nell’ultimo

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decennio / G. Piovano, Pietro Scotti, [S.l. : s.n., 1965]. 115. Le immigrazioni recenti dal punto di vista etno-culturale: relazione presentata al Convegno di studi economici e sociali Città di Genova, 4-7 febbraio 1960, Genova: Tip. SAGA, [1960]. 116. Mario Ricca-Barberis / Pietro Scotti, Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1960. 117. Romeo Vuoli / P. Scotti, Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1960. 118. Seria e faceta geografia risorgimentale / Pietro Scotti, Genova: [s.n.], 1960. 119. Aspetti di geografia risorgimentale / Pietro Scotti, Trieste : [s.n.], 1961. 120. Paolo Arnaldo Cassinis / Pietro Scotti, Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1961. 121. R. Anselmi / P. Scotti, Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1961. 122. Federico Ricci / P. Scotti, Genova: Accademia Ligure di Scienze e Lettere, 1963. 123. I giornali della crociera dannunziana in Grecia (1895) / Pietro Scotti [Milano]: Mondadori, [1963?]. 124. Guido Boggiani: nel centenario della sua nascita / Pietro Scotti, Roma: Società geografica italiana, 1963 e Libertà, quotidiano di Piacenza, 4 novembre 1952. (*)125. Lettere inedite di Guido Boggiani / Pietro Scotti, Genova: [s.n.], 1963.126. I popoli della Terra / Pietro Scotti, Torino: Società editrice internazionale, 1963. 127. La seconda spedizione di Guido Boggiani fra i Caduvei (1897) / Pietro Scotti [S. l. : s. n., dopo il 1963] (Firenze : Parenti). 128. Speleologia e antropologia culturale / Pietro Scotti, [S.l.:s.n., 1963?]. 129. La vita sociale dei popoli primitivi / Pietro Scotti, Brescia: Morcelliana, 1963. (*)130. Africa : razze e civiltà, Genova: Libreria degli studi, 1964. 131. Etnologia o antropologia culturale? / Pietro Scotti, Genova:

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[s.n.], 1964. 132. I popoli della terra / Pietro Scotti, Torino : Società editrice internazionale, 1964.133. Quattro poeti: Mammina Giuseppe, Masetta Lorenzo, Robaud Bartolo, Scotti Pietro Ivrea: CLEM, 1964 .134. Religione e magia nei popoli primitivi / P. Scotti, Brescia : Morcelliana, [1964]. (*) 135. Antropologia culturale / Pietro Scotti, Milano : Gastaldi, 1965.136. In Grecia : relazioni di viaggio: Chateaubriand, Boggiani e D’Annunzio, De Lacretelle, Sergio Gratico, Lalla Romano, Ch. Rand, G. F. Vene, Genova: Libreria degli studi, 1965. 137. Lineamenti di geografia Genova: Libreria degli studi, 1965. 138. Cultura o civiltà ? / Pietro Scotti, Genova: [s.n.], 1966 (Pavia: Fusi). 139. Due americanisti cecoslovacchi che hanno proseguito o approfondito l’opera etnografica di Guido Boggiani / Pietro Scotti, Genova: 1966 (Pavia : Editrice succ. F.lli Fusi). 140. Jugoslavia, Genova: Libreria degli studi, 1966. 141. Studi e ricerche di americanistica / P. Scotti, Genova: Libreria degli studi, 1966. 142. Alassio: Baia del Sole / Pietro Scotti, Genova: Libreria degli studi, 1967.143. Appunti di psicologia sociale Genova: Libreria degli studi, 1967. 144. Curriculum e pubblicazioni: geografia / Pietro Scotti, Genova: Libreria degli studi, (stampa 1967) (Alessandria : Ferrari, Occella e C.).145. L’etnologia (antropologia culturale) nell’Università di Genova (1934-1966) / Pietro Scotti, Genova: [s.n.!, 1967 (Pavia: Fusi).146. Il Congo: ieri, oggi, domani, Genova: Libreria degli studi, 1968. 147. Torre, Mariangela: L’ etnomusicologia in Italia: tesi di laurea / Mariangela Torre ; relatore Pietro Scotti, , A.A. 1968-69. 148. Lineamenti di geografia / Pietro Scotti Genova: Libreria degli studi, 1968.

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149. Argomenti geografici / Pietro Scotti, Genova: Libreria degli studi, 1969.150. Lehmann-Alberto. La collezione etnografica sudamericana Boggiani del museo etnologico di Berlino / Alberto Lehmann e Pietro Scotti, Genova: [s.n.], 1971. 152. Alassio: baia del sole / Pietro Scotti, Parma: Tecnografica, 1973. 153. Il problema della violenza in Manzoni / Pietro Scotti, Genova: Accademia Ligure di Scienze e Lettere, 1974. 154. Considerazioni epistemologiche sulla culturologia / Pietro Scotti Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], [1975?]. 155. Etnologia: antropologia culturale / P. Scotti, Milano: Cisalpino-Goliardica, 1976. 156. Le Accademie prima e dopo l’Arcadia / Pietro Scotti, Genova: [s.n.], 1977. 157. Missioni salesiane 1875-1975 : studi in occasione del Centenario / a cura di Pietro Scotti, Roma : LAS, 1977. 158. L’ Istituto Nazionale (Genova 1798-1806) / Pietro Scotti, Genova: [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1979.159. Archeologia della Sindone / Pietro Scotti ; con nota di Emilio Biagini Genova . [Accademia Ligure di Scienze e Lettere], 1980.160. Il problema del clero indigeno in America ai tempi di Pietro Martire d’Anghiera / Pietro Scotti: Genova Monotipia Erredi, 1980. 161. La Santa Sindone nelle ricerche moderne: atti dei convegni di studio, Torino 1939, Roma e Torino 1950. Riedizione anastatica per cura di Pietro Scotti Genova: Marietti, pref. 1980.

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Altre pubblicazioni rilevate nella bibliografia dello stes-so autore:• Le condizioni geoeconomiche di Laiguelia sul finire del secolo XVIII, secondo un manoscritto inedito, Raccagni, 1900. • La Società speleologica italiana (1950-1965), Alessandria.

Ulteriori opere presenti alla Biblioteca Comunale Passe-rini Landi di Piacenza

• Il corso di laurea in Geografia, Genova 1950 • Il “Forest Negro” di Johnston e “Le nigre paleotropical” di G. Moutaudou (contributi al problema raziologicio africa-no, Milano, 1938 • Gli uomini fossili d’Italia (Paleolitico e neolitico), Milano, 1939 • Il porto mercantile de La Spezia, Firenze, 1950 • Metodologia etnologica, Torino 1941• Orientamenti filosofici e metodi etnologici, Milano, 1941 • Scienza e filosofia nei seminari, Milano,1939 novembre 1952.

Illustre podenzanese, Scrittore erudito, scienziato severo, fervente apostolo

di San Giovanni Bosco.

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© Edizioni L.I.R. Via Romagnosi, 31 - Piacenza

(1899- 1982)

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