più perfetta letizia - ottobre 2014

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L’ICONA DI SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE perfettaletizia Ottbre 2014 Più SPECIALE FAMIGLIA QUALE SPIRITUALITÀ NELLA VITA MATRIMONIALE? L’ICONA DELLA SACRA FAMIGLIA COSA VUOL DIRE ESSERE MADRE DI UNA SUORA RALLEGRATEVI NEL SIGNORE SEMPRE

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Pubblicazione periodica della Comunità Adveniat Santa Maria in Arce - Rocca Sant'Angelo - Assisi

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L’icona di Santa tereSa benedetta deLLa croce

periodico della comunità adveniat - santa maria in arce

perfettaletiziaottbre 2014

Più

SpeciaLe FamigLia

QuaLe SpirituaLità neLLa vita matrimoniaLe?

L’icona deLLa Sacra FamigLia

coSa vuoL dire eSSere madre di una Suora

raLLegratevi

neL Signore

Sempre

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in QueSto numero

04 Quale spiritualità... p. Augusto Drago ofm conv.

06 L’Icona della Sacra Famiglia di Suor Maria Grazia

08 Cosa vuol dire essere madre... di Lina

09 La nostra famiglia di Chiara e Marco Berno 10 Famiglia di Pina

12 Rallegratevi nel Signore... di Suor Maria

13 L’amore vincerà sempre... di Giovanna e Francesco

16 Autunno tempo di tisane di Suor Ada

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Direttore EditorialeP. Augusto Drago Ofm Conv

Redazione Suor Elisabetta Fiaschi

Hanno collaborato a questo numeroP. Augusto Drago Chiara e Marco BernoLinaGiovanna e Francesco PinaSuor AdaSuor MariaSuor Maria GraziaGiacomo Fiaschi

Impaginazione e graficaGiacomo Fiaschi

editoriale di giacomo Fiaschi

Sotto il punto di vista puramente naturalisti-co l’uomo è uno dei tanti animali sociali che popolano il pianeta. Non gode di fama parti-colarmente buona fra le varie specie presenti: la sua reputazione di predatore debole ma astutissimo lo rende temibile agli occhi di molti animali, che fuggono appena ne perce-piscono la presenza.Anche fra gli esemplari della stessa specie non corre buon sangue. Protegge con le armi il proprio territorio e istituisce frontiere per impedire ai propri simili di entrarvi.Si distingue anche per un’accentuata tenden-za all’aggressione nei confronti dei propri simili. Furti, rapine, violenze di ogni genere sono all’ordine del giorno nelle diverse socie-tà di umani.Ma c’è una cosa che, sotto l’aspetto naturalisti-co e sociale, lo salva dal farsi eccessivamente del male, e lo proietta verso una dimensione che lo nobilita, attenuando le propensioni al male e accentuando una naturale bontà della quale è portatore: la famiglia.Nella famiglia, prima cellula della vita socia-le, l’uomo e la donna sono chiamati a dare il meglio di sé. E quando la famiglia si fonda sul sacramento del matrimonio allora essa diventa un manifestarsi dei segni sensibili della Grazia Divina.Per noi credenti la Famiglia è non solo la cel-lula della società, ma anche di quella Chiesa, di quella nostra Santa Madre Chiesa che ci salva.

Comunità Adveniat S. Maria in Arce tel e fax 075 8038396Pubblicato in proprio in formatoelettronico e distribuito gratuitamente

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Per affrontare una riflessione sulla spi-ritualità coniugale è necessario anzitutto chiarire il senso cri-stiano del termine “spiritualità” e dell’ag-gettivo “spirituale”. Questi termini hanno spesso un fascino evocativo, ma vengo-no utilizzati in modo ambiguo. Il significa-to cristiano di “uomo spirituale” è quello

indicato da san Paolo, in particolare nella lettera ai Galati, dove la contrapposizione spirito/carne non è tra due dimensioni dell’uomo, ma tra chi vive secondo lo Spirito di Cristo e chi secondo la vecchia legge che rende incapaci di sottrarsi al peccato. (cfr. Gal 5, 16-23).Spirituale è dunque il cristiano che vive un’esistenza animata dallo Spirito, un’esistenza che si configura come memoria di Lui: memoria non significa ripe-tizione, ma esprime il riferimento irrinunciabile a Cristo, declinato nella storia specifica in cui ciascu-no vive. Questo è il ruolo dello Spirito Santo, riman-

dare a Cristo nella novità di ogni tempo e di ogni condizione. Il tempo della Chiesa è il tempo dello Spirito: tempo in cui lo Spirito rimanda a Cristo: non come salto all’indietro nel tempo, ma iscrizione del rimando a Cristo nel proseguire della storia. Parlare di spiritualità o di vita spirituale signifi-ca quindi parlare dell’esperienza cristiana, della vita cristiana guidata dallo spirito in tutte le sue dimensioni, intellettuali, psichiche, corporee, sociali, relazionali….La spiritualità cristiana non può essere intesa come evasione dalla storia, intimismo, spiritualismo, ricer-ca di un contatto con Dio fuori dal mondo. Né si riduce alle sole dimensioni della preghiera e della devozione. E’ la vita cristiana in tutta la sua integra-lità che è animata dallo Spirito.

All’interno di queste coordinate possiamo ora met-tere a fuoco la considerazione della “spiritualità coniugale”.La riflessione sulla “spiritualità coniugale” ha ormai una storia ricca e consolidata. Interessante però qualche considerazione su questa storia, fin dai suoi inizi.Questa riflessione non nasce da una ricerca teorica, ma da un’esperienza vissuta, e precisamente dall’esi-genza di coppie cristiane che, a partire dagli anni ‘30

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QuaLe SpirituaLità neLLa vita matrimoniaLe? p. auguSto drago oFm conv

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e ‘40, iniziano a prendere coscienza della possibilità/necessità di vivere la pienezza della vita cristiana, la “santità”, nella condizione matrimoniale.Già a partire dagli anni 30 nasce, nell’ambito di tanti ambienti ecclesiali una nuova sensibilità caratteriz-zata da diversi gruppi. Essi esprimono la necessità di comprendere il matrimonio cristiano come situazione di grazia e via alla perfezione cristiana.A partire da questa istanza vitale prende corpo anche una letteratura che vuole offrire agli sposi alcune linee di approfondimento della spiritualità coniugale (si vedano ad. esempio autori come Jean Leclercq, A. Christian, lo stesso Carlo Colombo).E’ stata dunque in qualche modo l’esperienza, la vita, che ha stimolato la riflessione.Tuttavia, la nuova idea di “spiritualità coniugale” nasceva segnata da alcuni limiti: essa viene presen-tata come “comunione di anime” o limitata alla vita di preghiera, alla cura dell’interiorità, accentuando la vita devozionale e lasciando in disparte la vita con-creta, quotidiana degli sposi. Oppure il discorso intor-no alla spiritualità si connotava emotivamente come rimando a “una maggior santità”, a un “di più” rispetto al dovere, alla morale comune richiesta a tutti. Era necessario mettere in evidenza un fondamento capace di legittimare una specifica ricerca di una san-tità propria della vita coniugale. E qui entra finalmen-te in campo la teologia della famiglia: essa comincia ad evidenziare che il sacramento del matrimonio non è più inteso come atto che comunica la grazia al momento del consenso, ma come sacramento perma-nente. Tutta la vita cristiana diviene allora sorgente di grazia e i coniugi sono fonte di grazia l’uno per l’al-tro. Nello stato coniugale si fa presente e si partecipa il mistero di amore tra Cristo e la Chiesa. Dire che il matrimonio cristiano è mistero sacra-mentale significa sottolineare che la realtà umana in cui esso consiste (patto e vita di comunione totale nell’amore, aperta alla generazione) è per se stessa segno efficace di infallibile presenza dell’azione di Cristo morto-risorto che costruisce la Chiesa: comu-nicando e quindi aumentando la carità mediante il dono dello Spirito Santo, in funzione di un compito specifico da assumere in essa. Ognuno degli sposi è così strumento di salvezza per l’altro ed entrambi lo sono per i figli.Il dono della carità non è un comandamento che si aggiunge ad altri, né un amore che entra in concor-renza con altri amori. E’ il dono che lo Spirito ci fa essere come Lui, uniti a Lui, e sulla sua forma e la sua misura vivere in autenticità i rapporti di amore con Dio e con gli uomini.La carità non si sovrappone né snatura le caratteristi-che dell’amore coniugale, ma lo assume, lo anima, lo trasfigura a misura della carità di Cristo, rispettando-ne la struttura e le molteplici dimensioni psicologi-

che, affettive, sociali: in questo senso la carità coniu-gale ha un suo proprio e specifico modo di porsi, che non può essere costruito a priori, ma viene creato e declinato nella vita degli sposi stessi.I primi tentativi di riflessione peccavano probabil-mente di astrattezza, ricavando dalla teologia e dalla morale una dottrina spirituale astratta. In realtà solo la vita quotidiana, storica degli sposi, quindi la loro esperienza cristiana nel matrimonio può portare a dare volto a una spiritualità coniugale. Tener conto della diversità delle situazioni storiche, psicologiche, sociali è elemento ineliminabile di ogni esperienza cristiana. La riflessione teologica può e deve aiutare le famiglie a comprendersi, a leggere cristianamente la propria situazione, può e deve cer-tamente interpretare e riproporre questa esperienza, ma sempre e anzitutto a partire dal vissuto degli sposi cristiani. Infine, un’ulteriore osservazione: la sottolineatura della specificità della vocazione matrimoniale non deve mai portare a dimenticare di inquadrarla nella più universale vocazione cristiana. Il matrimonio trova il suo senso solo in riferimento all’Eucarestia, dove Cristo si dona nella carità a tutta la Chiesa: la coppia non può comprendersi che nel quadro di una comunità più ampia, rischiando altrimenti la chiusura e una sterile autoreferenzialità. Se le prime esperienze dei Gruppi e la riflessione spi-rituale e teologica che li accompagnò furono in certo modo opera di pionieri, il Concilio Vaticano II confer-mò con forza l’intuizione della universale vocazione alla santità di tutti i cristiani e richiamò con chiarezza la santità del matrimonio e della famiglia e la sua vocazione nella Chiesa. Non possiamo citare qui i numerosi e importanti documenti del Magistero che negli anni successivi non hanno fatto che riaffermare e sviluppare il valore cristiano della famiglia, fino a raccomandare la creazione dei gruppi familiari. Spiritualità coniugale è allora l’esperienza vissuta di cristiani che, nel matrimonio, vivono la fede-fiducia in Cristo come riferimento fondamentale della loro vita, vivono cioè nella carità. La carità non è altra cosa dall’amore, ma è il dono di grazia che passa proprio attraverso il loro amore, con tutte le sue caratteristiche. La spiritualità coniugale non può essere dunque costruita a priori, con un’opera di deduzione teolo-gica o morale dal sacramento del matrimonio, o con un’applicazione astratta di “principi cristiani” alla vita coniugale, ma nasce dalla creatività degli sposi stessi che vivono da cristiani la loro storia.

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Amore familiare: ecco cosa rap-presenta la sacra Famiglia di Nazareth, luogo dove circola l’es-senza della Santa Trinità.Nella tradizione iconografica l’i-cona della sacra famiglia rap-presenta quelli che secondo gli scritti apocrifi sono stati i genitori di Maria: Gioacchino ed Anna. Di recente, in Occidente si è diffusa maggiormente l’icona della Sacra Famiglia: Gesù Bambino, Maria e Giuseppe.Guardando a questa immagi-ne, ogni famiglia costituita nel mondo, non può non riconoscere una sacralità voluta da Dio anche per sè. E’ un dolce richiamo, che attraverso la contemplazione, ci riporta ad un valore che non muore.Tre sguardi ci attraggono, tutti rivolti in una diversa direzione ma nello stesso tempo legati da una profonda unione di intenti e di cuori.Se nell’icona della Madre di Dio è Maria che rivela la presen-za di Dio, in questa della Sacra Famiglia, al contrario, il Bambino è fra Maria e Giuseppe, la sua presenza divina è al centro di un nuovo legame.Il Bambino è tenuto in braccio da Maria: egli è il Verbo di Dio incar-nato e venuto al mondo attraver-so di Lei;è Dio da Dio come rivela l’as-sist del suo manto, cioè i trat-teggi dorati che sono simbolo della divinità, e come indicato dal monogramma iscritto nell’aureo-la: “io sono colui che è”.E’ il Salvatore che con la sua mano destra benedice, e il suo stare al centro sta ad indicare che è sempre Dio a benedire ogni unione sponsale.

L’icona deLLa Sacra FamigLiadi Suor maria grazia

Maria, è dunque la Theotokos, la Madre di Dio. Lei già cono-sce il destino del Figlio e il suo sguardo è pensieroso: nei vangeli dell’infanzia si dice che Maria serbava nel suo cuore tutte le cose che accadevano a proposito del Bambino ( Lc 2,19-51 ); tut-tavia traspaiono la dolcezza e la tenerezza di una donna, creatura umana che tiene in braccio un figlio e si abbandona alla prote-zione di Giuseppe in un amore puro.Ed è per questo che la mano di Giuseppe, appoggiata sopra la spalla di Maria, non parla di pos-sesso ma di delicata protezione. La figura di Giuseppe rappresenta il cerchio che esprime la vita e l’intimità della Sacra Famiglia. Anche il suo sguardo è pensiero-so, ma rivolto verso l’infinito: a Lui è stata affidata la cura del Figlio di Dio e della Vergine Madre. Egli è l’uomo giusto la cui fede ha per-messo di portare avanti il grande progetto di Dio.Dio ha creato la famiglia, essa è stabile perché costruita intorno a Cristo. La forma piramidale che si crea dall’unione delle tre figure non chiude il movimento circo-lare dell’icona, ma dà un nuovo contenuto di forza e stabilità.Tra le pieghe dei manti, tutti rivolti verso il centro, c’è dunque il calore di una casa, di un futuro, di un destino insieme: quello di Dio.

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A queste domande postemi da dodici anni a questa parte, da amici, conoscenti, parenti, creden-ti, miscredenti e … non sempre si riesce a rispondere con le parole giuste e, soprattutto, non sempre si riesce ad esprimere o trasmet-tere a parole i sentimenti. Io credo che sia un modo di essere “madre” di chiunque, laico, prete o suore, e basta! In parole semplici: se tu sei una madre “cristiana”…sei la madre di una suora, la madre delle sorelle, la madre della comunità. Se sei una “cristiana della domeni-ca”, ti senti defraudata e privata di un tuo diritto genitoriale conge-nito, ti vedi rubata la “figlia”, quasi te ne vergogni. Se invece sei una miscredente, pensi che tua figlia si sia rovinata per sempre, abbia rinunciato a vivere la sua vita per lasciarsi appassire lentamente tra quattro mura. Se invece sei un “pubblicano” o un “peccatore” ti senti graziato, onorato, orgo-glioso, trafitto da un nostalgico sentimento di pietà! Non sempre le reazioni sono uguali, accetta-bili, condivisibili!! Per uscire dalla retorica, io credo che, ogni scelta “buona” vada incoraggiata, alimen-

tata, sostenuta sin dalla nascita. Tu genitore, trasmetti insieme alla vita anche il tuo modo di esse-re, civilmente, moralmente, etica-mente. Tuttavia ci sono delle ecce-zioni, che da uno sterpo fa nascere una rosa, dal fango un fiore, ma anche da alberi buoni un frutto bacato! Cosi’ come per il “matri-monio”, tu non “accetti” un genero o una nuora ma, acquisti un figlio o una figlia. Nel caso specifico, se tua figlia sceglie “Gesu’”, non puoi che gioirne, accettarlo nella tua vita e imporre a conoscer-lo meglio attraverso un cammino non sempre facile, spesso imper-vio, pesante, incerto ma, luminoso, pacifico, gratificante e… ”bello”! Certamente ti manca la sua pre-senza fisica, vivi giorno per giorno la sua scelta con il pensiero, e la rivedi piccola, fanciulla, giovinetta e adulta. Rivivi i momenti più belli e più tristi della sua infanzia, della sua adolescenza e della sua gio-vinezza. La rivedi gioiosa, allegra, spensierata, da piccola, triste e pensierosa, da adolescente, rivivi le sue paure, i suoi problemi, la sua volitività, la sua caparbietà, le sue sconfitte, le sue vittorie da

grande. E ripensi spesso al giorno in cui, a soli vent’anni, trionfante, piena di vita e di speranze, pronta a spiccare il volo per la vitto-ria del concorso, pronta a partire per il lavoro che le avrebbe aperto un futuro brillante, ed una carriera invidiabile, dopo l’enne-simo ritiro spirituale dei “giovani” nella Comunità Adveniat, ti dice: “Mamma il mio posto è là. IO potro’ prendere servizio all’INPS, potro’ laurearmi, potranno passa-re anni, ma io mi vedo là. Non sogno un’altra vita, un’altra casa. Il mio posto è là, il Signore è li che mi chiama!” Cosa avrei potu-to rispondere se non: “Ada, se il Signore ti chiama ora, rispondiGli ora, perché domani potrebbe non richiamarti più e potrebbe essere troppo tardi!” Grazie Signore per-ché io da ragazza volevo seguirti, ma non era me che volevi, bensi’ mia figlia! Grazie per averla scelta, benedicila e guidala sempre. Sia benedetto sempre il Tuo Santo Nome! Dunque alla domanda cosa vuol dire essere la madre di una suora rispondo: “Vuol dire essere madre e basta!!!”

coSa vuoL dire eSSere madre di una Suora,

come ci Si Sente, che coSa Si prova?!

di Lina

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LetiziaLa nostra famiglia, mamma? Ma la famiglia è una cosa Famiglia dell’Arce!Te la immagini mamma, una spiga da sola? Bella , sì bella… ma molto più il campo di grano! In quel campo Gesù ha semi-nato sul nostro terreno facendo nascere piante e frutti: le rinun-ce e i gesti d’amore che faccia-mo per gli altri, conditi dalla gioia di stare insieme!

LuciaGesù ci ha fatto tantissimi doni, piccoli pacchettini regalo! La famiglia è un pacco grandissi-mo, il più grande di tutti, quel-lo che sotto l’albero di Natale occuperebbe tutto lo spazio e nessun altro regalo sarebbe più desiderato. Ma non tutti hanno questo grande dono ed è per questo che io ringrazio Gesù per la mia famiglia! Famiglia

per me è anche una macchina, con un sacco di ruote, finestrini, optional e autoradio con musi-ca bellissima.Essa viaggia, passa da tante città, e tappa dopo tappa cresce, cambia, fa mille esperienze…. E’ felice e cresce ma qualche volta attraversa deserti, ci si può sentire soli anche in mezzo agli altri, quando la gelosia e gli intralci del cammino aumenta-no! Ma il deserto pian piano prende colore, quando Gesù che abita il nostro cuore ci fa vedere i nostri errori e ci fa chiedere scusa l’un l’altro! Ed allora la macchina continua il suo viaggio…

CeciliaUn giorno papà e Gioele anda-rono a fare un giro in bici. Papà era pensieroso quel gior-

no. All’improvviso si girò verso Gioele ed iniziarono a parlare…Papà: “Giolly mio, che cosa è la famiglia? Dimmelo, io non lo so!Giolly: “Eh caro papà, è così semplice, be’ la famiglia è…… l’amore che si vive insieme! … la gioia delle feste di com-pleanno fatte insieme usando tanta fantasia e semplicità! … essere ogni nuovo giorno come i discepoli, a tavola con Gesù: Lui è il centro! … è la gioia di rinunciare a qualcosa di tuo per un altro! Ma caro papà non credere che sia tutto qui! Mi dispiace deluderti ma fami-glia è anche… fare dispetti, famiglia è… qualche brutta parola, famiglia è… litigi, facci-ne strane… Ma famiglia è… stringere sem-pre la mano per fare pace!!

La noStra FamigLia

di chiara e marco berno

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Parlare della famiglia non è semplice, se ci si vuole fermare al solo concetto di uomini e donne uniti insie-me per dare vita, è bello, mette in evidenza la possibilità grande che Dio Padre ha dato a delle creature di dare la vita. Cosa meravigliosa che richiede comunque responsabilità, dovremmo saper scegliere bene il/la compagno/a della nostra vita. Se a questo si aggiunge “uniti nel sacramento del matrimonio” allora diventa un po’ più impegnativo, il discorso si fa più serio. Progettare, programmare, inventare, sognare, impegnarsi in due davanti a Dio per la vita coinvolgendo le proprie famiglie, i parenti, gli amici: non è da poco. E’ un tuffarsi in un’avventura dove i due protagonisti, marito e moglie, per quanto si possano dar da fare per un ottima riuscita devono comunque mettersi al cospetto di Dio per realizzare ciò che Lui ha progettato ma lasciandoci comunque liberi. Dico ciò perché la mia esperienza è stata ed è proprio questa: quando mi sono sposata con Pino, persona meravigliosa, abbiamo ben messo le basi per formare una famiglia alla luce della volontà del Padre. Insieme, uniti nei buoni propositi di non litigare davanti ai figli, di dare loro un’ educazione sull’esempio di vita vissuta cristiana, impegnandosi giorno dopo giorno ad affrontare le difficoltà di un’unione di due persone che si conoscevano in fondo da non molto tempo, quindi problematiche della convivenza, dell’organizza-zione lavorativa e familiare. Gioendo delle soddisfazioni della crescita dei figli, dello stare bene insieme, del riuscire a vedere che gli sforzi davano degli ottimi risultati. Il dialogo nel mettere in discussione e nel chiarire ogni cosa era la nostra costante salvezza. Confidare nel Signore e camminare sempre al suo fianco, praticando i sacramenti, appoggiandosi ad un padre spirituale ed ai fratelli di comunità che percorrevano un cammino spirituale con noi era la nostra forza. Qualche amica diceva che eravamo la coppia perfetta. Già eravamo: dopo 7 anni di matrimonio Pino è ritornato al Padre. E’ successo quell’imprevisto che nes-suno aveva messo in conto. Un tumore latente da chissà quanto tempo cresceva, dichiaratosi quando già era troppo avanzato, mostrandosi nella sua natura distruttiva in un corpo che ha dilaniato e consumato da renderlo scheletrico. Eppure questa sofferenza è stata vissuta come famiglia, sottomessa all’Amore di Dio, ci ha reso più uniti, più forti, sostegno l’uno dell’altra e viceversa. La pace regnava tanto che i nostri figli erano sereni, le educatrici dell’asilo nido e le maestre della scuola materna mi testimoniavano che i nostri figli non avevano bisogno di nessun sostegno psicologico, diversamente da qualche altro bambino, che pur-troppo viveva la stessa realtà. Quindi la famiglia ancora unita, tenace nella speranza, fino all’ultimo, che un miracolo potesse accadere. I miracoli, però accadono non secondo la nostra volontà. Nella morte di Pino il miracolo è stato vedere che la sua conversione lo è stata fino in fondo: non si è ribellato a Dio, ha confidato e si è fidato. Certo io sento ancora la sua mancanza dopo 15 anni. Abbiamo cambiato luogo, ci siamo trasfe-

FAmIgLIAdi pina

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riti da Milano a Salerno, cambiato specialità di lavoro, colleghi, scuola, abitudini, casa. Abbiamo affrontato ogni tipo di difficoltà, insieme anche se i figli erano piccoli, 6 e 3 anni, li ho resi sempre partecipi di ogni mio passo, di ogni decisione, continuando a parlare loro del proprio papà, a far sentire la sua presenza che ormai non era più quella fisica e cercando di avere un atteggiamento costante di vita cristiana vissuta nella fede. Poi i figli crescono, ci si ritrova in famiglia con persone nuove. Si, quasi estranei, perché l’adolescenza, periodo difficile, porta a galla la personalità, modi di pensare influenzati dal modo esterno alla famiglia. Porta scompiglio, ancora qui è da salvare la famiglia, bisogna combattere per salvare la propria famiglia. Sì, combattere, è una lotta tra i tuoi pensieri, le tue affermazioni, i tuoi modi di vivere e quelli di ognuno dei figli. Tenere unita la famiglia non è semplice è un compito arduo, che solo con le armi che il Signore ha messo a nostra disposizione: fede, speranza, carità, tanta carità, si può salvare la famiglia. A volte chiamo in aiuto Pino, i fratelli della comunità, i parenti ma chi vive con noi, nelle mura domestiche e sa tutte le realtà, quella mia e quella di ciascuno dei miei figli, è Dio. Mi attacco al suo collo di Padre, chiedo la forza a Gesù, spero nello Spirito Santo e mi proteggo sotto il manto di Maria Madre di Dio e Madre nostra. Non è semplice, non sempre, c’è la lucidità di un agire corretto, secondo i canoni e la diplo-mazia, ma la famiglia non si può disgregare pensando solo a sé, ai propri desideri, alle proprie aspettative, ai propri egoismi. Si deve tener conto che tutto ciò fa parte anche delle altre persone che compongono la tua famiglia. Che il più delle volte forse, vanno a cozzare con quelle tue, allora bisogna, equilibrare, conside-rare, valutare e mettere di nuovo in discussione. La famiglia non può essere una convivenza in cui quando arriva il momento che le cose non coincidono come avevamo pensato ognuno se ne va per conto proprio. Si chiudono le porte del cuore perché l’egoismo deve avere la sua soddisfazione, no, non deve e non può essere così. La sacra famiglia è un esempio di unione, nelle difficoltà, un esempio di accettazione dell’altro che si era immaginato in un modo, ma che poi si è rilevato diverso. Penso a Maria, sconvolta nei suoi sani principi da una fecondità al di fuori di un matrimonio, a Giuseppe ad accettarla nonostante non avesse mai immaginato di sposarla così, a loro due nell’assecondare Gesù nella sua divina natura. Non deve essere stato molto semplice e naturale. Un’ultima mia considerazione: tante coppie si dividono, mollano i propri proget-ti, forse per tanti è anche giusto e a volte diventa necessario, ma chiedo sempre se avranno fatto entrambi tutto il possibile per porre riparo agli sbagli che hanno commesso. Hanno unito davvero tutte le loro forze per attuare il perdono e per ricostruire quello che è crollato? Prego affinchè si riesca a capire che il valore della famiglia è qualcosa di grande. Il Signore è mia rupe e mia salvezza.

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“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegrate-vi..... . . Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con suppliche e ringraziamenti”( Fil 4,2-6)Queste parole di Paolo le abbiamo vissute noi sorelle, Padre Augusto e tutte le persone che sono passate dalla nostra casa durante i corsi estivi, fino alla festa di San Francesco.Che gioia accogliere nuovi fratelli e sorelle che non erano mai venuti e riabbracciare quelli che già conoscevamo.Insieme abbiamo camminato per un tratto di strada, abbiamo gioito, ascoltato la Parola di Dio, abbiamo lavorato, condiviso, pianto.Quanti momenti forti abbiamo vissuto durante la preghiera, l’Euca-ristia, l’adorazione, momenti dove abbiamo sperimentato la potenza del Signore che perdona, guarisce, rialza, rafforza.A Dio abbiamo esposto le nostre suppliche, il grido del nostro cuore, il ringraziamento per la sua fedeltà che Egli rinnova sempre per noi, perchè ci ama incondizionatamente.E come dimenticare la ricreazione, con i canti, le barzellette di Padre

Augusto, il condividere le nostre storie, le nostre esperienze, seduti attorno al pozzo contemplando lo squarcio di cielo che si vede dal chiostro.Carissimi fratelli e sorelle, vi portiamo nel nostro cuore e nelle nostre preghiere, ricordandovi.Alessandro, uomo forte e coraggioso per la sua forza di dire no al pizzo; Adriana e Antonio che con fiducia si affidano al Signore, certi che Lui al suo tempo esaudirà la loro preghiera; Giuseppe, Giuseppina, Antonia semplici ascoltatori della Parola di Dio, che come bambini si meravigliano. Giovanna, disposta a mettere tutto in discussione pur di seguire il Signore. Come dimenticare il nostro carissimo fratellone Francesco, fedele testimone di Cristo che con l’aiuto della sua grazia, nel suo lavoro, cerca di promuovere la verità e la libertà. Signore proteggilo, custodiscilo. Orietta, Anna, Alberta, Marone, Cinzia, Clara, Grazia, Mara, Rosanna... i vostri nomi, la vostra storia fa parte ora della vita della nostra Comunità. Pippi, Rossella, Anita, Rachele, il fior fiore di questa estate, con loro non ci siamo annoiate. Risuonano nel corridoio ancora le loro risate, le grida, il caos....In cappella davanti al Santissimo si trovano ancora le preghiere scaturite dai loro cuori, le lacrime che solo Lui conosce, Egli le ha raccolte consolandole. Ora prepara un futuro grande per ognuna. Signore che prendano il volo, conducile dove tu le vuoi. I nostri piedi pensano ancora al pellegrinaggio noutturno per il Perdono di Assisi. Cristina, Marta, Alessandra, Leonardo, Elisabetta, Chiara, il grande uomo Gioele in passeggino, Cecilia, Rosanna, Michele, Chiara, si portano nel cuore non il dolore delle vesciche ai piedi, ma la gioia di arrivare alle 6 del mattino, dopo aver camminato per tre ore fra preghiere, canti, alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, con la sensazione di essere accolti fra le braccia del Padre che aspettava con trepidazione il loro arrivo per poter far festa. E finalmernte tanto attesa, è arrivata la Convivenza delle famiglie che fanno parte della Comunità. Ogni anno si ritrovano all’Arce, durante l’estate per una settimana di ritiro. “ Grandi cose ha fatto il Signore pe noi”, ha messo fondamenta stabili per il futuro, per un cammino più forte e responsabile, radicati sul Vangelo e sul Carisma della Comunità. Questo periodo di accoglienza si è concluso con la festa di San Francesco, dove abbiamo condiviso la preghiera, la gioia di stare insieme come una grande famiglia, con Giorgio, Cristina, Marta, Roberta, e poi Claudio e Mauro che sono riusciti a portare all’Arce le loro mogli: Elena e Paola e i loro figli, Pietro e Riccardo, Davide e Marco.Grazie Signore per questi nuovi fratelli e sorelle che ci doni. Concludo con le parole di Paolo che fanno parte dell’esortazione con la quale ho iniziato:” Fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei nostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascolato e veduto (in noi), è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi! “ Fil.4,8-9 Questo è quello che la nostra Comunità vi augura. Il Signore ci doni la grazia di camminare nelle sue vie. Vi aspettiamo! Le porte del nostro convento sono sempre aperte per voi, e per tutti coloro che vorranno venire.

rallegratevi nel Signore sempredi Suor maria

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L’amore vincerà Sempre di giovanna e FranceSco

Quando ci siamo sposati, quarantasei anni fa, eravamo molto innamorati e l’unico nostro desiderio era quello di vivere insieme per sempre: non avevamo particolari progetti per il futuro, né pensava-mo a formare una famiglia, in quanto convinti che bastavamo una all’altro per essere felici. Col pas-sar del tempo, tuttavia, ci rendemmo conto che questo non era sufficiente e così, quando arrivarono Luisa e Rosanna subimmo una profonda trasformazione: ci occupavamo sempre più di loro e meno di noi, anzi loro diventarono lo scopo della nostra vita. Diventammo Famiglia!La nostra, però, non è stata la famiglia perfetta che ci propina la pubblicità:abbiamo avuto molti momenti bui, fatti di incomprensioni e forti dissapori fra noi coniugi. L’amore, tuttavia, ha sempre avuto il sopravvento: amore verso le nostre figlie ma anche amore tra noi due. Sentivamo, in ogni caso, che la famiglia era molto più importante della nostra individualità. Così, con l’aiuto di Dio e con il buonsenso, abbiamo superato tanti ostacoli e la famiglia è rimasta salda e unita. Ora, con la maggior maturità che gli anni ci consentono e con l’esperienza vissuta, possiamo affermare, con estrema convinzione, che la famiglia è veramente un bene prezioso: sapere che le appartieni e ti appartiene, sapere che puoi contare su ogni suo membro, sapere che sei protetto, compreso, amato sempre nell’ambito della tua famiglia, è la più grande ricchezza che si possa avere.E fonte di ricchezza siamo diventati per i nostri due bellissimi nipoti: Francesca e Giuseppe.Siamo, infatti, per loro, punto di riferimento, rifugio, consolazione, sostegno. Quante volte Giuseppe, ritenen-do di essere vittima di un’ingiustizia, ha affermato con forza: ”Qui ci vuole la nonna!” Quante volte Francesca, è venuta a rifugiarsi in lacrime fra le nostre braccia, per le sue piccole e grandi sofferen-ze, per essere consolata e rassicurata! Il sorriso dei nostri nipoti, il loro cieco affidarsi a noi, il loro confidarsi con noi, il loro cercarci sapendo che ci siamo sempre, ci ripaga di ogni stanchezza, ci fa dimenticare le avversità vissute e ci fa guardare avanti con fiducia. Sappiamo che la nostra presenza è importante per una loro sana crescita e noi continueremo a vegliare su di loro finchè il Signore lo vorrà. Non importa se le nostre aspettative, i nostri progetti, i nostri desideri non si sono sempre realizzati; non importa se abbiamo dovuto affrontare delusioni e sofferenze: in ogni situazione l’a-more ha vinto sempre, l’amore vincerà sempre!E’ questo il messaggio che vorremmo lasciare alle giovani famiglie, agli scoraggiati, ai dubbiosi, ai delusi: se confidate in Lui, Dio non vi abbandonerà mai, vi aiuterà giorno per giorno a costruire la vostra casa sulla roccia e nessuna tempesta potrà mai farla crollare.Buon cammino familiare a tutti!

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Carissimi fratelli e sorelle,sta per avvicinarsi l'autunno ed è come se tutto scendesse nel silenzio, in un riposo che fa bene alla terra perché è come una incubatrice che prepara lo scoppiare dei colori della primavera. Anche l 'autunno ha il suo fascino e noi ne sentiamo la bellezza.Il nostro corpo è così dotato da avere la capacità di adattarsi a qualsiasi clima.Esso possiede un vero e proprio termostato, il cosiddetto IPOTALAMO, capace di regolare la tempera-tura corporea, cosicché se essa si innalza rispetto alla normalità, l'ipotalamo interviene per riportarla alla giusta gradazione.La sudorazione è un altro modo per perdere calore: il sudore, evaporando, sottrae calore all'organi-smo e lo raffredda.La temperatura può salire eccessivamente (ipertermia) come si ha nel colpo di calore, oscendere eccessivamente (ipotermia) come capita nell'assideramento. Sono situazionipericolose perché le funzioni dell'organismo ne vengono gravemente alterate.La febbre è una cosa diversa dall'ipertermia, è come se il nostro termostato, l'ipotalamo, fosse improvvisamente spostato ad una temperatura più elevata.L'ipertermia si differenzia dalla febbre perché nella prima il termostato ipotalamico è regolato nor-malmente, mentre nella febbre è regolato su di una temperatura superiore. Nell'ipertermia l'organi-smo lotta contro il caldo per raffreddarsi, mentre nella febbre lotta contro il freddo per riscaldarsi.Che meraviglia!Dunque non preoccupiamoci troppo quando ci viene la febbre il nostro corpo sa come reagire e difendersi.Insieme alla febbre con l'arrivo dell'autunno sopraggiunge anche la tosse.La tosse non è una malattia ma un sintomo: scatta ogni volta che qualcosa irrita le mucose della gola, della trachea o dei bronchi, i canali che portano l'aria ai polmoni. È infatti una risposta spon-tanea dell'organismo che si difende da sostanze irritanti come polvere e fumo, virus o batteri, che ostruiscono il passaggio dell'aria nei polmoni.Le cause che provocano la tosse possono essere diverse: dalle infezioni delle vie respiratorie a una sostanza irritante inalata, da un piccolo corpo estraneo presente nelle vie respiratorie all'inalazione di aria troppo fredda.E ancora, anche alcune malattie possono provocare la tosse.Comunque esistono rimedi naturali che possono essere utili a contrastare e rendere meno fastidiosa la tosse.Vi consiglio il decotto di salvia che di seguito vi insegneró.Allora vi auguro un buon riposo riflessivo con l'autunno che porti a uno sbocciare primaverile.

RICETTA CONTRO LA TOSSELa salvia è una pianta che possiede numerose proprietà.Essa ha un forte potere antisettico e lenitivo.Ne è consigliato il decotto in caso di tosse ma anche in caso di febbre o problemi digestivi.Mettete dieci foglie di salvia in un litro d'acqua e tre cucchiai pieni di miele fate bollire per un quarto d'ora, quindi bevetene tre tazze lungo la giornate, ovviamente ben calda.

autunno tempo di tiSanedi Suor ada

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LA ChieSAS A n t A M A r i A i n A r C e r o C C A S A n t ’ A n G e L o