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Poema cavalleresco nel ‘400

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Poema cavalleresco nel‘400

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La tradizione medievale La “ materia” del poema cavalleresco ha origini nel Medioevo.

In particolare dal ciclo carolingio e dal ciclo bretone.

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Il ciclo “carolingio”, la Chanson de gesteLa tematica cavalleresca è trattata nelle Chansons de geste che si incentrano principalmente su imprese eroiche, tratte da nuclei storici ben precisi e sviluppate in diversi cicli. Il ciclo più famoso è quello Carolingio, che si incentra sulla figura di Carlo Magno e sulle eroiche imprese dei suoi Paladini.

La loro diffusione è principalmente orale e sono pensate per essere cantate – principalmente da giullari – nelle piazze e nelle corti con un accompagnamento musicale. Questo implica che gli autori delle Chansons de geste siano perlopiù anonimi e che queste siano soggette a continue integrazioni.

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La Chanson de RolandLa Chanson de Roland (o Canzone di Rolando o Orlando), scritta intorno alla seconda metà dell'XI secolo, appartiene al ciclo carolingio ed è considerata tra le opere più significative della letteratura medievale francese.

Come ogni testo di natura epica, essa trae spunto da un evento storico, la battaglia di Roncisvalle, avvenuta il 15 agosto 778, quando la retroguardia di Carlo Magno, comandata dal paladino Rolando prefetto della Marca di Bretagna e dagli altri paladini, di ritorno da una spedizione in Spagna fu attaccata e distrutta dai baschi - nella riscrittura epica trasformati in saraceni.

Orlando, nella tradizione, è il cavaliere dedito solamente alla difesa della religione e del suo re.

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Ciclo “ arturiano “

Con “ciclo arturiano” o “ciclo bretone” si intende la vastissima mole di materiale letterario incentrato sulla figura di re Artù. Le vicende di Artù, dei cavalieri della Tavola Rotonda, del Mago Merlino, di Lancillotto, di Excalibur, vengono elaborate attraverso i secoli in una vasta ed eterogenea serie di testi scritti in numerose lingue, a partire dal Basso Medioevo. Alcuni dei temi del ciclo arturiano hanno origine nella leggenda e nei miti celtici; altri sono stati aggiunti nel tempo dalla creatività dei numerosi autori che si sono succeduti nei secoli. Tra le storie più celebri si ricordano le leggende su Merlino e la spada Excalibur, l'amore tra Lancillotto e la regina Ginevra (moglie di Artù), l'amore di Tristano ed Isotta (moglie di re Marco), i cavalieri della Tavola Rotonda (tra cui Galvano – Gawain – Ivano, Galeotto, Tristano, Palamede e moltissimi altri), la figura di Perceval e il tema del Graal, A lcune caratteristiche proprie di questo ciclo sono i combattimenti eroici impari, gli avversari magici, e i castelli incantati. Al riguardo è essenziale per lo stile dei romance che il cavaliere debba errare in cerca di avventure. I duelli e gli incantesimi che incontra sono raramente ostacoli al suo viaggio, anzi, ne sono, in genere, lo scopo stesso. Abbiamo anche combattimenti provocati da briganti, oppure cavalieri che non si conoscono e non hanno motivo per aggredirsi si battono senza una sfida. In quest’ultimo genere di duelli, i protagonisti giungono spesso vicini alla morte, ma in pratica, non periscono mai. Si tratta di episodi che non corrispondono ad alcuna usanza cavalleresca riscontrabile nella vita reale, trattandosi in gran parte di espedienti per accrescere la tensione del racconto.Caratteristiche tipiche del “ciclo arturiano” sono dunque la presenza di elementi magici e fantastici, la ricerca dell’avventura, che si presenta come una giustificazione per l’esistenza del cavaliere errante (quasi tutti gli episodi si concludono infatti con il compimento di una buona azione: un’usanza malvagia soppressa, un cavaliere o una damigella tratti in salvo, un gigante abbattuto., Il combattimento eroico ed il rapporto tra cavaliere e dama è il tema principale .

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Il poema cavalleresco nel ‘400 italiano

Già nella tradizione popolare ciclo bretone e ciclo carolingio si erano fusi ed erano diventati, nel tardo medioevo, materia per i cantastorie che alle fiere o durante le festività religiose proponevano i loro racconti , oralmente, ad un pubblico popolare, in poemi in versi (ottave) .

Il poema cavalleresco, nelle corti del ‘400, diventa invece un genere letterario particolarmente gradito alla corte, che si riconosce in parte nei valori e nelle vicende dei personaggi del poema stesso.

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Fianco di carretto siciliano con scene cavalleresche, pupi siciliani

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Il poema cavalleresco a Firenze: il Morgante Il Morgante è un poema in ventotto canti di ottave di Luigi Pulci, autore rinascimentale vicino alla corte medicea. Il poeta inizia a comporre l’opera, sollecitato dalla madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, che verrà celebrata nel XXVIII canto del Morgante stesso. I primi 23 cantari vengono conclusi nel 1471, ma la prima edizione del poema vede la luce solo nel 1478. Tra 1480 e 1483 vengono pubblicate altre quattro edizioni dell'opera. La struttura del poema ricalca quella dei canti popolari sul ciclo bretone e carolingio, dei quali si recuperano lo stile, quanto la trama, ricca di intrecci e colpi di scena. La trama dell’opera appare variegata e frammentaria, in conseguenza dei molti episodi che la compongono. Orlando, calunniato presso Carlo Magno da Gano, paladino malvagio e traditore, è costretto a partire per l’Asia. Fermatosi in un convento, scopre che i monaci sono oppressi da tre giganti. Il paladino si offre di liberare i monaci da questo tormento, e uccide infatti due dei giganti. Il terzo, Morgante, viene convertito e trasformato nello scudiero di Orlando. Il poeta riporta diverse avventure e incontri (come quello con Margutte, mezzo-gigante astuto e furbo, controparte perfetta dell’ingenuo Morgante). Giungono in Oriente altri cavalieri di Carlo Magno, di cui vengono ripercorse le imprese. Ma il malvagio Gano convince il re pagano Marsilio ad attaccare il regno di Francia. I paladini tornano così in Occidente. Orlando, nella retroguardia, viene sorpreso a Roncisvalle, dove i nemici avevano teso una trappola, e viene ucciso nel combattimento, non prima di aver suonato il suo corno, che attira l’attenzione dell’esercito di Carlo Magno, che accorre in suo aiuto, sbaragliando l’esercito pagano.

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