Poetry WaveDEDALUS

ERMANNO GUANTINI

Poesie Buone

ERMANNO GUANTINI

Poesie Buone

ERMANNO GUANTINI

Poesie Buone

DEDALUS

Dedalus Napoli, 2000No copyright

Dedalus, Studio di progettazioni ipermedialiVico Acitillo 124 - 80128 Napoliemail: mc7980@mclink.it

I edizione: Poetry wave 2000

La manipolazione e/o la riproduzione (totale o parziale) e/o la diffusione telema-tica di quest’opera sono consentite a singoli o comunque a soggetti non costituiticome imprese di carattere editoriale, cinematografico o radio-televisivo.

Poesie Buone

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Ermanno Guantini

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Poesie buone

Or con l'avvenuto tardo lauro… or con l'avvenuto tardo laurosguaino il plico e non mi sovalvassore più di tanto.

non credo rideranno le maestrine buone dell'inavvenutocambiamento, che le faccette/voto stampigliate in compitinilasciavano presagire. si era prossimi geni, allora che avvenival'apprensivo trapasso dal bianchennero al colore eil sorriso coronava la coniugazione a un futuro anteriorepiucchepperfetto. or con l'avvenuto tardo lauro

impiastricciando il certificato dello stato, la maestrain carta pecora diràe ora chessenefa dotto' ?

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Ermanno Guantini

Su quel sofà mai visto…su quel sofà mai vistoprimache viveva di stoffa duracome rigiditada un cartone di vetrosoffiato, in quell'aria radada famiglia allargatadi tedio scompigliatanell'annuale riunione condominialeriversavo ospiteil sorriso medio da pomeriggio e nell'attesadello start fendevano provei patròn di schermaglie, da infilzareal terzo punto prima delle varie.

estraneo a quelle casesguincio a follonica erocompagno tuo dell'occasione.altri arrivavano, incappavo un sorrisodiviso, mi accovacciavo alla tua posacomposta che interrogavagli sviluppi del bivacco; annotavo avresti riferito a chi di dovere

con la calcolatrice svedese?la certezza d'un tuo dubbio riparavoa margine, mi sapevo inconteso.

arredo grattato, scialbavo alla fiammella della discussione e stavo bene davvero eccentrico

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Poesie buone

davvero inutile. mi fingevoattento masolo ascoltavo all'interno l'incaponirsi d'un acquattato libeccio nei meandri cubi vuoti del palazzo, ex crema del '60 che sussurrava epocali quei silenzi spessi dopo la grassa stagione degli affitti.

a fianco settembre ne rideva e un seme scivolavain sordina; basta ne rifaremo tetto nuovo era partita come tarlo la decisionedi tutti, ci si preventivi è ora,poi nell'ordine insinuavanoil commercialista pannelli consigli postille rimandi sbadiglicadevano a cocci, tutti a riparare il vecchiotetto dalle virtuose promesse. roboavaora l'androne d'un timore d'inverno scrostato. soloun intervento economicissimo di fortuna senza gru abusivo avrebbe velato il danno che si fiutava lieve temporale.

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E' a san pietro in montorio…è a san pietro in montorioescono gli sposivioliniquando lauto un ventocrespa il gianicolo. muta la follain disparte.

li vedo, ventenni serrarsi sottecchifra le dita di sguardi parenti,ne provoa salir piano due scale.

il cielo s'inguaia di mucose striee timido mi s'accostaun sudorìparo, sorridedel mio sorriso. mi spiegale mani del loro amare; nonè cambiato, è diverso forseoggi, ma forsetu ne sei il segno; chiosa luimentre qualcuno nella follarovista la borsettaa rabberciarsi il trucco.

accade. in fronte al tempiettomi spiazza una folata ingorda.solo, nel giorno brevegli occhi mi si crepano del rimmel.

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Poesie buone

mi rimproverod'esser lì, come ogni giornodel non coraggio di sfilarea trastevere dove brulicala vita in divenire.tiro i chicchi di riso e me ne vo, senza gran saluti.

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Dite voi taciturni padri…dite voi, taciturni padricoturnati da mediani in disusonon sia giorno che depresso sfrial'oggima un'estate ridarella dovericordare di allorasolo ciò che noi piccini appena sappiamoalloraorifiamma di sketch e molotòv.scribacchio sole velato sul pentagramma.

eh però voi giudici di provata scienzagenerazione di eroi mancati appelosappiate, non siamo i soli, noifenestrati in sordo codice a barresappiamo di sfiorire foltifolti, debosciatinell'arma sottile che è il piacere l'irricordanza.

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Poesie buone

Il fan di cartoncino bristolmi dico, è lui quello strano? ci saluta di lontano, anticoil fan ambientale, col secchiograsso, scroscia pionieri arbustisul pubblico pratino, s'avvvicina torvastro; gli chiedo.con un piede il tipo sale, meditasul trespolo, incespica goticauna predica sul verdesfiancato, i giovani fannullaa fatica il deltaplano l'insegue,sparuta schiamazza la nube. egli chiedo di luiragazzo, dimmi cos'era.

traballa traborda spaesa, m'infischia chene sai? era il tempo strambodei rastrelli, 'quarantaquattro. precocile rughe alle tazze cocciate.che ne so, ma perché morirlo poiè libro di figure, altro gli dicoche fate, altro che giostre. agliaffetti rimossi si spanna, ai respiririmorsi si cruccia, bacuccodissenna: sferra via i truciolile stagioni le ragioni di allora, lo

additaa esotico scampoloun vuccumprà . che senza motivo gratis gli impartisce lezioni

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d'un trasandato francese oltremare

si frana il cavallettoda un cielo spaesato.

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Poesie buone

Della nuova guerra…deus fitto cupe barbe sconceex machina invogliavabolsi putti a scimmiotti voliscarburatiin teatro; circumvolavanoil fracasso e la maniera, strabiliando chiin platea mangiava popcorntranquillo nell'attesa delciak.

e in quinta, d'alto eruttando le saettefallace il saladino squinternavaminacce brillanti domopak, si prevedevaun filo logicoun poco grosso, aggiogato a un polso burbero ma avvincente.

niente melò, delpreambolo si sbrighino lequisquilie….

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Di quell'inghippo losco…di quell'inghippo losconon si seppe altroche indiscrezionimentre masnada la crocierasviava l'adriatico, lumaca:cosìle mucillagini leccavano lo scafoattente a non impensierire.

se ne discuteva a ore brocchedi primo mattinoquando la mente era persain slow-fox di altre notti. peril non aver dormito, peril non aver sognato granchèsi riandava ai falsi miti di progresso.e si sentiva i boati, a rintocchinel mare che ad estperso distraeva di sé; consuetii gestidi risacca e progresso. disposte

le sdraio alla rinfusa, le illusionihanno il senso delle prime ore,ma sapersi stropicciataindosso un'attesa, minacciavail riordino delle priorità .nella discussione, al ponteerano giri accesi soffusi, tacchi

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Poesie buone

come anziani confusi .

le gelatine di frutta cadenzavanoaromi esoticial primo pallido sole.

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Il sacco (versione 6.1)

era la fine, davvero

e vanesio il dòmino, stridulo incantandoindicando alla sua dama discintaindicandole nello sconcerto generale il supporsi intricarecodardo di code: minuscolerane, in erba sventare, indicandolegiubilare ancor folli soldatiin un'adolescenza di rame.

e indicandole ancora fioritele lame le donne sfregate, i sogniscarlatti, senza riguardi le disse sicuro,

di rado vedrai,mia puttana,un uomo avanzare in una tregualànel collasso d' impèriavanzare dove discorran fitte le ore

[in trinceaesalavano oli barlumi, i bronzi dei commilitonisgranati]. gli slavi serrati ai semafori.

eppure si sappia, fra noi :ore 8.47 alarico già marciava sul celio, che dirne

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Poesie buone

porta salaria orti sallustiani fori imperialibasilica giulia tempio della pace terme palatine

con paccottiglie souvenir visi goti bistrattati ruffiani fili bustieri goffi poliglotti sfaccendati. ancora marciava alarico sul celio fra noi fra noi

così cadde l'ultima traccia nel vuoto ridicola la numero nove e il lacchè riprese la danza in silenzio nell'attesa del brunch.

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E in cielo quasi di sé sfarinando tracce… e in cielo quasi di sé sfarinando traccesferzi di luce, a scolpire in un rarefare di fremitiche a poco scemando stagliano immensolo scorcio ai silenzi, sbaraglia inatteso uno scroscio; e

stremo è

il segnale di una frattura, divampail dubbio in navata striscia autunnoimmorale

la parata. così

mutan radici, percorsi s'incrinanoincalzano nòve ragioni, congreghe d'azzardosgorgan sospinte da piogge incostantich'accostano a strambo sentire. è

altra la storia; nel contrattoche scorrazzi di turbe, chinchagliedi neon serran convinti sospinti inaspri clangori, smidollati all'humustra bestie orbe scervellate all'imminenzad'inatteso collasso, coli rimmel tuballi scorretta vaga ai bigoncidei sessi urgenti, letamanti

(tiritere disturbano, frappongono amplessi, svianoeffrazioni di sessi)

è poca la storia: renèe oggi

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Poesie buone

la madre è grama, s'innalza l'incenso: è fòco d'inchiostri.

foco come abnorme fussein cui forgiare eclettico il marchio nuovo, una pioggiaarabesca le carni, scardina il marcio, surgemoneta agli scranni. [estasidivampa barbagli d'inganni, napalmnarcisi piroettan a fiottifasci fasulli sui teli nel cartoccio

che è odeòn.

quierpopolominutosimpazza?frotte di teppe fioccan sghimbescidi risa al fottìo d'impiastri, salirevirare carpiare folgorati zanni turgidiclerici. onomatopeeschizzan perplesse com'avant-gardelastici d'antan, compl esse è stessa la storiasvirgolano l'immota capanna del cielche èautunno immorale.

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Breakfast: urto 1I.

olezzava fumi e sguardi obliquifrette posticce, fondi di cicaleccisfregati in visi come tribù a pastelloil barcaffè (-bamboo); tuttassieme sorseggiavamo.sciamanti allodole a frotte piluccandosi tesseva ammicchi e baluginid'attracco, ribaldi specchietti giostravam in caravanserragli

e zucchero sgranato .era quelloasilo di sperperi e osanna; avvezzaalle prode, brunastrala tipa a me sfregava fendenti spanne di crine, scialba e grama.era danza ritrosa , spiccia di querulisciamanni ( ascendenti….)…tengo fingo affianco, aita non soverchiaaita leie innesca [ sgorga novello un fumigar densoun presagio dai bronchi le dita,s'erge volgendo gli innesti le frizioni

della sala, efferatazaffa arguta, or chioccia ora menoviluppa tavo

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Poesie buone

le precise condizioni, rococòi troni dei tromboni, le corde de' violini; sorgeprotesa da mar di sirene, linda la sala dai frollisbatacchi che la carne balocca scorrazza ne' ferri.diluito il cozzo dei nervi l'acume di tazze, il filare si dirada, rada un'onda dirama].chiama.

gli amici d'occasione mi lasciaronosolo a sfiorare una guancia di vetro.

II.

[…….]cos'era. non fitte s'intraluceva fuoco pigro, assenza parvenza indecenzaun pizzico di strana gloriacome d'ospitali, poi (cos'era?)il baluginio d'un asettico aldiqua.- piccolo male - i dottori, quasi celia!solo e nel padiglionequale diritto d'ugualetra scempiati minimali ciabattonimi sovveniva un telefono a rotellesulla lettiga, per chiamarea morse un chicchessiaa preservare in scaffali vitrei(calotte notavo, dissezioni in formaline)cotiche di me.

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Non rimane che un tarlo sgraziato…non rimane che un tarlo sgraziatoinchiodato a un asse cartesianodi liberty credenzaa sfilare in bilico la parata.

da anni gli scrosci non serrano la casasbilenca sul piazzale ombroso, ascoltare

sub salice illazioni. vecchie in dissesto tramano del borgo la piazzetta. non

le frequentava, tua prozia. amaval'opera.

si squama freddi, in questa docciacalcificata; detestoa momenti chino sul petto,mi fingo povero in un maretempestato, lottare d'urlasaracene col rubinetto in mano. rididenudi, mi perdinella casa di pipistrelli.

con altri di scuro fasciatila sospingo sette metri

nella chiesa rinsavita,rintocca di piombo il rosone.

t'afflosci agli scalini intrisi di tacchi, tusugli scacchi e i chicchi

di chi è uscito. sola se ne vacon una foto in mano

apocrifa.

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Poesie buone

non le frequentava; un po' fuorila vecchia smagrita almanacca (così cadde…)descrive ai cani d'inchiostro e carta la curvaumida che le mie dita sul tuo seno….lo sceicco del suo vangelo applaude. applaude.

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temporaneo nufragoquasi il pigro nord cercandosciabordavonon rammentavoesattol'istante in cui lasciasti socchiusol'uscio di casami dicono martedì, dischiuso(martedì fossepuò darsi martedì? ) inconcluso

(sotto, sotto) baravi?uscivied io arrancavotramestando tra i saponi, ti sognavo

effrazioni amplessi, scudisci di sessi.

quasi dall'ansia ridevosciacquavo carponi il tuo sorriso (ed io?)

dai frastorni di grilli adulti,zibaldoni di decrepite alle fontane: è qua fuoriun cortile, il nostrodi seppie e di ruffianemenagrame. (ancora sotto, di schiena)

ma riprendendo il capo...

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Poesie buone

nel maremoto della vascada bagno

strinsi sicuro nostromo, la bussolapalissandra cesellata, evocatanon parlasti, tu a prua sprezzavi, tra streghe stagliavicome non parlavise non con una ruga scalognata che era un tic di bronci architettati.

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Maggio cristianoI.

Maggio bislacco sfibrava gli affanni d'un'etàmaldestra: diveniva pressante un desideriolivido un fuoco d'ego, non credo mangerò con te:

anni venti; nella trattoria umile nell'ingorgodi sessi, imbastivi un rimmel che era giàmoda; primavera sfregava le scaglie d'un anno

che già non era più. non credo mangerò con te.latravamo, e l'affetto spandeva, come opacocanovaccio della rondine; ci avvolgeva

la mensa ribollente, la camicia inamidata,zuppi i pensieri che non eran dei ventanni. masi sapeva, noi; già i mesi si rincorrono

pressanti, sferzanti, eccoci a fuggir viapiù ansanti. aprile stride in Maggio e noncredo mangerò più con te, coi mille

malanni d'argilla: la calvizie l'agorafobiala balbuzie della certezza che tu sia. cosìtra robusti spintoni, mi rincuoravi

così, ed eri bella, scaltra da affastellartisu altri tomi, su serrati scavi di memoriala mia, pigra di morte invadente; volevo

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Poesie buone

tue le cosce pigre da spalancarmi dentroma allucinante ormai come un incantoMaggio scolpiva dolci fusti di gemme

schiuse ed io e tu, attenti a non rattrappirenon sapevamo parlare che a passo decisodi parata arlecchina, di chi non è figlio

che del proprio paltò, di chi non è chelo scaltro attore sul divano, cosìci salutavamo. senza contarci le lime.

II.

passiva ora un mazzo d'orchidee mischiea zecchini di candori sconosciuti.ti avevo avuto? o sviliva il bagliore

d'un amore, anche il dubbio languivasotto la ruota del dei tarocchi,.e roteanti saettavano sguardi sbigotti

di chi non pagante ci ascoltava,iperboli di schiuma e bronci nettisul quadrato, impegnavo l'arrocco

lungo; quello rado, di donna. eccoMaggio cristiano, ci risiamo, ci morivad'uguali scarti, ridendoci recisi

come fiotti narcisi, trinciati dallostesso strumento, che si perfezionadi stagione in ragione più preciso,

diviene tòrto fastidioso accento. soffocarsinella storta della storia, una posturae irrequieti tu ed io ci congediamo

disegnando enormi fiocchi su una rivache non sono i nostri nomi, ma farsal'idea d'una stagione che non era.

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Ermanno Guantini

Fiore massetanonon rimarrà appiccicato un fioredi carta, su una lapide dovemi dici alle ossa s'ammischia

un odore ancora di carneinerte, che pure ci spinge aintavolarci a un passeggio

di silenzi; massa ci guardacome tramortiti turisti a festadai granturismo in sosta

che aspettano la guida scivolaredal punto precisato, sferrandol'esperanto d'occasione. Ma no

a malapena sappiamo diredel nostro vivere, non amiamoi brusii delle gite organizzate.

sortendo dalla casa tua sbilencateniamo un passo di leggeraparata verso la catasta di nomi

le cifre i radi drappelli, massaci scruta, stranieri che nonsanno bene uno a uno i visi

nel domino d'inestimabili

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Poesie buone

destini, lungo il viale inondatodi sentenze e polpastrelli.

ne sembriamo fuori, eppureancora mi dici, neppure i vivi cisono vicini, ti pare che nella sera

in una cristiana lotteria di cifrenon riusciremo mai a sfiorarei vessilli che in prova dritti

gli sbandieratori silurano fittinel cielo abusivo di marzo, bellisul cemento colato nel cimitero

dei pullman. ma ricadono tutti, e ne provo gioia: uno schianto in un cuore irrigato a salve amare.

E' un rollio di tamburi, farie insospettabili pretese, gridaper ben riusciti svolazzi;

tutto si riverbera di giugnoe girifalco, anche i pensieridell'uomo che vende, dimesso

fiori di carta e nicotina ele misere begonie nei vasi;ascolta con i baffi fuori

dal suo prefabbricato, le urladel cimitero di massa cingereil viale ormai sconnesso.

non senti ilaria poi, arrochitele voci dei crocicchi ciondolanticiarlare delle salubri virtù

di remoti paesi? parlano 'ste vecchieindigene d'un'america mai vissuta

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vicinissima e spudorata,parlano delle ford enormi neredi enormi viali e delle sorellenon più tornate che sono ancor

più giovani, sirene oggi chenon son qui, ad applaudirecoreografie di strada. così per

chi aspetta, quest'aria di primavera, in gesti e riti inanellataverso il girifalco che s'appresta

è tarlo di ricordi e petulanze;barcolla un fiore anche per noiche siamo ancor oggi di passaggio?