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POLITECNICO DI MILANO Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica ANALISI COMPUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI FLUSSO ELICOIDALE IN AORTA ASCENDENTE RELATORE: Prof. Christian Vergara TESI DI LAUREA DI: Luca Vito Francesco Magrì Matr. 842097 ____________________________________________________________ ANNO ACCADEMICO 2015/2016

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i

POLITECNICO DI MILANO

Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica

ANALISI COMPUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI

FLUSSO ELICOIDALE IN AORTA ASCENDENTE

RELATORE:

Prof. Christian Vergara

TESI DI LAUREA DI:

Luca Vito Francesco Magrì

Matr. 842097

____________________________________________________________

ANNO ACCADEMICO 2015/2016

ii

iii

L’uomo deve perseverare nell’idea che

l’incomprensibile sia comprensibile;

altrimenti rinuncerebbe a cercare.

J.W. Goethe

A Laura e alla mia famiglia, perché

dall’inizio mi hanno sostenuto e

appoggiato con insostituibile amore

iv

v

Indice

Abstract………………………………………………………………………………...xi

Sommario……………………………………………………………………………...xii

1 Introduzione………………………………………………………………………..1

1.1 Il moto elicoidale in aorta ascendente….....……………………………………...1

1.2 Emodinamica computazionale…………………………………………………..2

1.3 Obiettivo………………………………………………………………………...2

2 Fluidodinamica del sangue in aorta ascendente: fisiologia di base……………...5

2.1 Descrizione fisiopatologica del cuore………………...…………………………..5

2.1.1 Breve descrizione anatomica del cuore……………............………………..5

2.1.2 Valvola aortica bicuspide ……..........................................................……...7

2.1.3 Il ciclo cardiaco …………............................................................……….....8

2.2 Fluidodinamica in aorta ascendente………….………….......……….…………...9

2.2.1 Breve descrizione anatomica dell’aorta…………………………….............9

2.2.2 Flusso laminare o turbolento……………………………………................11

2.2.3 Fluidodinamica con valvola aortica bicuspide…………………………….13

2.2.4 Presenza di moto elicoidale……………………………………………….13

2.2.5 Studi computazionali……..……………………………………………….16

3 Descrizione matematica e numerica del problema…………………………….…19

3.1 Assunzioni generali……………………………………………………………..19

3.1.1 Modellazione del sangue………………………………………………….20

3.1.2 Assunzioni sul problema fisico……………………………………………20

3.2 Le equazioni di Navier-Stokes………………………………………………….21

3.3 Discretizzazione numerica……………………………………………………...25

3.3.1 Problema di Galerkin……………………………………………………...25

3.3.2 Metodo degli elementi finiti……………………………………………....26

3.3.3 Discretizzazione temporale……………………………………………….28

3.3.4 Stabilizzazione SUPG-PSPG……………………………………………..30

vi

4 Risultati numerici………………………………………………………………….31

4.1 Setting delle simulazioni numeriche…………………………………………….32

4.1.1 Mesh delle geometrie………………………………..................................32

4.1.2 Calcolo del contributo di velocità rotatoria……………………………..…34

4.1.3 Condizioni al bordo……………………………………………………….37

4.1.4 Setting del risolutore……………………………………………………...42

4.2 Indici fluidodinamici……………………………………………………............43

4.3 Cilindro……………………………………………………………....................44

4.3.1 Velocità……………………………………………………………….......45

4.3.2 WSS……………………………………………………………………....49

4.4 Aorta con valvola aortica tricuspide……………………………….....................51

4.4.1 Velocità…………………………………………………………………...52

4.4.2 WSS…………………………………………………………………........59

4.5 Aorta con valvola aortica bicuspide………………………………………..........62

4.5.1 Velocità…………………………………………………………………...63

4.5.2 WSS……………………………………………………………................68

Ringraziamenti………………………………………………………………………...71

Bibliografia………………………………………………………………………….....73

vii

Indice delle Figure

2.1 Schematizzazione del cuore: in evidenza le parti anatomiche principali……………6

2.2 Rappresentazione delle differenze tra valvola aortica tricuspide e valvola aortica

bicuspide…………………………………………………………………………………7

2.3 Pressioni e volumi che si raggiungono durante un battito cardiaco nel cuore sinistro...9

2.4 Schematizzazione delle varie sezioni che compongono l’aorta……………….…...10

2.5 Schematizzazione dei tre strati che compongono un’arteria: tonaca intima, tonaca

media e tonaca avventizia……………………………………………………………….11

2.6 Disegno schematico illustrativo di un flusso turbolento ed un flusso laminare……...12

2.7 Disegno schematico illustrativo di uno sviluppo del flusso aortico in un soggetto

sano……………………………………………………………………………………..15

3.1 Esempio di dominio Ω, il cui contorno ∂Ω è composto dalle due regioni ΓD e ΓN; è

inoltre rappresentata la normale n alla superficie del dominio…………………………23

4.1 Rappresentazione delle mesh utilizzate per le simulazioni, assieme al numero di

tetraedri e vertici: a sinistra la mesh di CYL, al centro la mesh della Aorta_TAV e a destra

la mesh dell’Aorta_BAV. In blu, sono state raffigurate le estremità della superficie di

inlet, coincidente con la configurazione a valvola aperta……………………………….34

4.2 Rappresentazione della mesh del cilindro: a sinistra una vista frontale, a destra una

vista posteriore. È indicata in arancione la superficie denominata “wall”, in blu la

superficie denominata “inlet” ed in verde la superficie denominata “outlet”……………38

4.3 A sinistra la rappresentazione della mesh dell’Aorta_TAV e a destra quella

dell’Aorta_BAV, in cui è indicata in arancione la superficie denominata “wall” e in giallo

la superficie denominata “inlet”………………………………………………………...38

4.4 A sinistra una vista dall’alto della mesh dell’aorta e a destra una vista laterale, in cui

sono indicate in arancione le superficie denominata “wall” e in verde le superfici

denominate “outlet”…………………………………………………………………….38

4.5 Rappresentazione dell’andamento del flusso sanguigno imposto alla sezione

d’ingresso del cilindro…………………………………………………………………..40

4.6 Raffigurazione semplificativa dell’imposizione all’inlet della velocità rotatoria per

Aorta_BAV……………………………………………………………………………..40

4.7 Confronto del campo di velocità alla sistole: da sinistra a destra i casi (a) CYL_0 e

(b) CYL_10……………………………………………………………………………..45

4.8 Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: da sinistra a destra i casi (a)

CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15………………………………………..45

viii

4.9 Confronto delle streamlines di velocità in un istante di decelerazione del flusso (t =

0.23 s): da sinistra a destra i casi (a) CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15….46

4.10 Confronto del modulo della vorticità alla sistole: da sinistra a destra i casi (a) CYL_0,

(b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15…………………………………………………47

4.11 Confronto del modulo del WSS alla sistole: da sinistra a destra i casi (a) CYL_0, (b)

CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15…………………………………………………..…50

4.12 Confronto del modulo del TAWSS: da sinistra a destra i casi (a) CYL_0, (b) CYL_5,

(c) CYL_10 e (d) CYL_15……………………………………………………………...51

4.13 Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………52

4.14 Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………53

4.15 Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: in alto Aorta_TAV_0, in basso

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………53

4.16 Confronto delle streamlines di velocità in un istante di decelerazione del flusso (t =

0.23 s): a sinistra Aorta_TAV_0, a destra Aorta_TAV_10……………………………...54

4.17 Confronto del modulo della vorticità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………55

4.18 Confronto di LNH alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………58

4.19 Confronto del modulo del WSS alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………59

4.20 Confronto del modulo del TAWSS: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10…………………………………………………………………………61

4.21 Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………63

4.22 Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………64

4.23 Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………65

4.24 Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………65

4.25 Confronto del modulo della vorticità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………66

4.26 Confronto di LNH alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………67

4.27 Confronto del modulo del WSS alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10…………………………………………………………………………68

ix

Indice delle Tabelle

4.1 Riassunto dei gradi di libertà per velocità e pressione per le tre mesh utilizzate……..42

4.2 Confronto delle velocità massime (in m/s) registrate per i 4 casi……….…………...47

4.3 Confronto dei valori (in 1/s) di Vormeanmean e Vormean

max …………………………...…...48

4.4 Confronto dei valori (in Pa) di WSSmeanmean e WSSmean

max ……………………………...50

4.5 Confronto dei valori (in 1/s) di Vormeanmean e Vormean

max ……………………………......55

4.6 Confronto dei valori (in 1/s) di Vorsistolemean e Vorsistole

max ………………….…………...56

4.7 Confronti dei valori di LNHsistolemean …………………………………………………..58

4.8 Confronto dei valori (in Pa) di WSSmeanmean e WSSmean

max …………………………...…60

4.9 Confronto dei valori (in Pa) di WSSsistolemean e WSSsistole

max …………………………….61

4.10 Confronto dei valori (in 1/s) di Vorsistolemean e Vorsistole

max ………………….……..…...66

4.11 Confronti dei valori di LNHsistolemean ……………………………………………..…..68

4.12 Confronto dei valori (in Pa) di WSSmeanmean e WSSmean

max ……………..…………...…69

x

xi

Abstract

Blood fluid dynamics in the ascending aorta has been widely studied due to its

complexity. The presence of helical flow in this artery has been generally accepted and

its causes can be traced back to the aortic arch curvature and to the ventricular torsion. In

this computational study, the rotational velocity due to the cardiac muscle contraction has

been modeled and used as the inlet boundary condition in real geometry aortas with both

tricuspid and bicuspid aortic valves. Aim of this work is to evaluate the effect of this

additional term on significant hemodynamics indexes, such as WSS and TAWSS. Based

on the achieved results, it is advisable to include this additional velocity term in

hemodynamic studies with a high-degree of detail when evaluating important fluid

dynamic indexes.

xii

Sommario

La fluidodinamica del sangue in aorta ascendente è oggetto di numerosi studi a causa

della complessità della materia. La presenza di moto elicoidale in questa arteria è ormai

accertata ed è possibile ricondurre alla curvatura dell’arco aortico e alla torsione

ventricolare le cause di tale moto. In questo studio computazionale si è modellato il

contributo di velocità rotatoria dovuto alla contrazione del muscolo cardiaco, al fine di

imporlo come condizione al contorno all’inlet di geometrie reali di aorte con valvola

aortica tricuspide e bicuspidi. L’obiettivo del presente lavoro è valutare l’incidenza di tale

apporto aggiuntivo su indici emodinamici significativi quali ad esempio WSS e TAWSS.

Dai risultati ottenuti, è possibile affermare come sia consigliabile includere tale termine

aggiuntivo di velocità in studi emodinamici in cui si voglia un elevato grado di dettaglio

nella valutazione di indici fluidodinamici importanti.

1

Capitolo 1

Introduzione

Sommario_____________________________________________________________

1.1 Il moto elicoidale in aorta ascendente……………….. …………………….1

1.2 Emodinamica computazionale.…………………………………………….2

1.3 Obiettivo...…………………………………………………………………...2

1.1 Il moto elicoidale in aorta ascendente

Il flusso sanguigno in aorta ascendente, a causa della sua complessità, è oggetto di

numerosi studi scientifici. Particolarmente importante è l’investigazione della presenza e

della successiva quantificazione di moto elicoidale all’interno di questa arteria: è ormai

accertato che l’emodinamica in aorta sia influenzata dalla curvatura dell’arco aortico [17]

e dalla torsione ventricolare durante la contrazione del muscolo cardiaco [26]. Tali fattori

contribuiscono a indurre fisiologicamente un moto elicoidale al flusso sanguigno: si è

visto come la presenza di elicità in aorta ascendente sia rilevante per ridurre l’ipossia in

aorta e come stabilizzi il flusso di sangue [59], particolarmente influenzato dall’alto

numero di Reynolds raggiunto [44, 46]. Questo moto è presente per tutta la durata del

ciclo cardiaco, dalla fase di eiezione sino alla diastole, quando il sangue, rimescolandosi,

genera moto elicoidale anche a valle dell’arco aortico [18].

2

1.2 Emodinamica computazionale

Uno dei primi approcci matematici nel campo medico è stato sviluppato da Eulero nel

1775, il cui intento era quello di descrivere il flusso sanguigno nelle arterie umane.

L’applicazione di modelli matematici era originariamente ristretto all’ingegneria

aerospaziale, ma negli ultimi decenni si sono sviluppati anche nel settore

bioingegneristico e medico [34, 36]. Le ragioni sono da imputare ad una richiesta sempre

maggiore da parte della comunità medica di studi quantitativi e scientificamente rigorosi,

associata ad un incremento della potenza di calcolo e a metodi di imaging sempre più

accurati.

L’utilizzo di metodi matematici per il settore medico è da ricollegare al vantaggio che

essi offrono: sono studi meno invasivi rispetto alle tradizionali investigazioni in vivo e

solitamente più adattabili in confronto agli studi in vitro.

In particolare, nel campo dell’emodinamica, tali metodi sono utilizzati per studiare

situazioni sia fisiologiche che patologiche del sistema circolatorio, con la prospettiva di

fornire indicazioni patient-specific nelle pianificazioni chirurgiche.

Solitamente vengono calcolate quantità fisiche, come ad esempio lo sforzo tangenziale,

quasi impossibili da misurare in vivo e in vitro, utilizzando geometrie reali grazie al

supporto di tecnologie non-invasive di acquisizione di dati e immagini.

1.3 Obiettivo

In questo lavoro di tesi sono state svolte simulazioni numeriche al fine di investigare la

fluidodinamica del flusso sanguigno in aorta ascendente. In particolare, sono state svolte

delle prove computazionali in geometrie reali di aorte ascendenti con valvole aortiche

tricuspidi e bicuspidi. È stato modellato ed introdotto nelle simulazioni il contributo di

3

moto elicoidale all’ingresso dell’arco aortico, presente fisiologicamente in aorta e dovuto

alla torsione ventricolare durante la contrazione del cuore.

L’obiettivo di questo studio è valutare l’incidenza che tale contributo aggiuntivo ha su

quantità emodinamiche significative quali ad esempio WSS e TAWSS, particolarmente

importanti in clinica. Inizialmente si è proceduto nella valutazione degli effetti di tale

contributo in una geometria semplice (cilindro) e successivamente si è passati a dei casi

reali, effettuando prove numeriche su geometrie vere con valvole aortiche tricuspidi e

bicuspidi.

4

5

Capitolo 2

Fluidodinamica del sangue in aorta ascendente:

fisiologia di base

Sommario_____________________________________________________________

2.1 Descrizione fisiopatologica del cuore………………...…………………….5

2.1.1 Breve descrizione anatomica del cuore……………..............……….….5

2.1.2 Valvola aortica bicuspide………………………………………………7

2.1.3 Il ciclo cardiaco ………….....................................................………….8

2.2 Fluidodinamica in aorta ascendente………….……………........…………9

2.2.1 Breve descrizione anatomica dell’aorta…………………..………….....9

2.2.2 Flusso laminare o turbolento…………………………………………..11

2.2.3 Fluidodinamica con valvola aortica bicuspide………………………...13

2.2.4 Presenza di moto elicoidale…………………………………………...13

2.2.5 Studi computazionali……..…………………………………………...16

2.1 Descrizione fisiologica del cuore

2.1.1 Breve descrizione anatomica del cuore

Il cuore è un organo cavo che ha la funzione di pompare sangue nelle arterie della

circolazione sistemica e polmonare e di raccolta dello stesso attraverso le vene. È

composto da quattro camere, due atri e due ventricoli (si veda Figura 2.1); ogni coppia di

6

atrio e ventricolo costituisce una delle due parti dell’organo: cuore destro e cuore sinistro.

Gli atri dai ventricoli sono separati fisicamente dalla valvola tricuspide nel cuore destro

e dalla valvola mitrale nel sinistro; i ventricoli, invece, sono connessi con l’arteria

polmonare e l’aorta, rispettivamente tramite la valvola polmonare e la valvola aortica. I

muscoli papillari, dislocati nei ventricoli, si attaccano a queste valvole attraverso le corde

tendinee, prevenendo così il loro prolasso durante la fase di chiusura.

La parete del cuore è composta fisiologicamente da tre strati: l’endocardio, ovvero lo

strato più interno e sottile, il miocardio, strato muscolare molto spesso, ed infine

l’epicardio, a sua volta circondato dal pericardio, membrana con la funzione di isolare

l’organo cuore da altre parti anatomiche vicine.

Figura 2.1: Schematizzazione del cuore: in evidenza le parti anatomiche principali

7

2.1.2 Valvola aortica bicuspide

La valvola aortica bicuspide (BAV) è la forma più diffusa di patologia congenita del

cuore, con un’incidenza sulla popolazione mondiale del 0.5-2% in cui sono presenti solo

due foglietti nella valvola aortica, invece che tre, come mostrato in Figura 2.2 [14]. Tale

patologia può essere associata ad un soffio cardiaco sistolico, la cui diagnosi è spesso

coadiuvata da ecocardiografia e MRI [25].

I metodi di classificazione di tale patologia sono svariate (ecocardiografica, anatomica) e

spesso in disaccordo. Due configurazioni sono però facilmente distinguibili: valvola

aortica bicuspide anteroposteriore, in cui è avvenuta una fusione dei due foglietti

coronarici; valvola aortica bicuspide latero-laterale, in cui è avvenuta una fusione del

foglietto coronarico destro con il foglietto non-coronarico [38].

Figura 2.2: Rappresentazione delle differenze tra valvola aortica tricuspide e valvola

aortica bicuspide

Tale patologia è spesso associata ad un aumento della prevalenza di dilatazione dell’arco

aortico ed aneurisma in regime valvolare funzionante quando comparato con la valvola

aortica tricuspide. È infatti stimato che circa il 40-60% dei pazienti affetti da BAV

presentano o presenteranno dilatazione aortica [41]. Le ragioni di questa incidenza sono

8

spesso controverse: da una parte si crede che sia un’origine genetica a condurre ad un

indebolimento della parete aortica [14], dall’altra si conferisce la causa più importante

alla fluidodinamica osservata in aorta ascendente, diversa rispetto al caso fisiologico [9].

Per tali motivi, in questo studio verrà esaminato sia il caso di aorta con valvola aortica

tricuspide, che quello con valvola aortica bicuspide.

2.1.3 Il ciclo cardiaco

L’eiezione di sangue dal ventricolo sinistro avviene ritmicamente secondo un ciclo ben

definito, detto appunto ciclo cardiaco, visibile in Figura 2.3, della durata complessiva di

circa 0.8 secondi. È solito distinguerlo in due parti: la sistole, ovvero la fase di contrazione

del cuore (circa 0.3 s) e la diastole, la fase di rilassamento del muscolo cardiaco (circa 0.5

s). Più dettagliatamente, si susseguono quattro parti ben distinte:

riempimento ventricolare: in seguito all’apertura della valvola mitrale, il sangue

inizia a riempire il ventricolo sinistro; successivamente avviene la sistole atriale,

ovvero la contrazione dell’atrio;

contrazione isovolumetrica: in questa fase avviene la chiusura della valvola

aortica; la contrazione del ventricolo causa un aumento della pressione

ventricolare pur senza alcun cambiamento in termini di volume di sangue grazie

alla sua caratteristica di incomprimibilità;

eiezione ventricolare: al raggiungimento di circa 70 mmHg, la valvola aortica si

apre, mentre la mitrale rimane chiusa, ed il sangue è libero di fluire all’interno

dell’aorta ascendente;

rilassamento isovolumetrico: la pressione ventricolare diminuisce drasticamente

a causa del continuo rilascio di energia del ventricolo con entrambe le valvole

chiuse, senza avere così cambiamenti in termini di volume di sangue.

9

Gli stessi meccanismi sopra elencati sono validi anche per il ciclo cardiaco del cuore

destro: l’unica differenza risiede nei valori di pressione raggiunti che sono nettamente più

bassi nell’atrio e ventricolo destro.

Figura 2.3: Pressioni e volumi che si raggiungono durante un battito cardiaco nel cuore

sinistro

2.2 Fluidodinamica in aorta ascendente

2.2.1 Breve descrizione anatomica dell’aorta

L’aorta, detta arteria magna, è la più importante e grande arteria nel corpo umano

(diametro di circa 2.5 cm); ha origine dal ventricolo sinistro del cuore e si estende fino

all’addome, dove si divide in due arterie più piccole (arterie iliache).

Un modo per classificare le diverse porzione dell’aorta, visibili in Figura 2.4, è mediante

la sua posizione anatomica: viene detta toracica la parte che va dal cuore allo iato

diaframmatico, addominale la restante porzione fino alla biforcazione. L’aorta toracica è

ulteriormente suddivisa nei segmenti ascendente, dell’arco (dall’origine del tronco

10

anonimo all’origine della succlavia di sinistra) e discendente (dal margine sinistro della

succlavia di sinistra fino allo iato diaframmatico).

Figura 2.4: Schematizzazione delle varie sezioni che compongono l’aorta

L’aorta ascendente è lunga circa 5 cm ed è formata da due parti distinte. Il segmento

inferiore è la radice aortica, che inizia a livello dell'anello fibroso aortico, si estende fino

alla giunzione senotubulare ed è la porzione dell’aorta ascendente più larga. Le inserzioni

delle tre cuspidi della valvola aortica sono sostenute dalla radice aortica, da cui sporgono

esternamente i tre seni di Valsalva che permettono la completa escursione dei lembi

valvolari aortici durante la sistole e da dove originano le due coronarie.

11

Tre tonache, mostrate in Figura 2.5, costituiscono istologicamente la parete dell’aorta:

intima, media ed avventizia:

La tonaca intima è costituita da uno strato di cellule endoteliali a diretto contatto

con il sangue che scorre lungo il vaso;

La tonaca media è costituita da cellule muscolari lisce e da tessuto elastico. Si

posiziona tra la tonaca intima e la tonaca avventizia;

La tonaca avventizia, lo strato più esterno, è composta principalmente da

collagene il quale ha la funzione di ancorare il vaso sanguigno agli organi

circostanti.

Figura 2.5: Schematizzazione dei tre strati che compongono un’arteria: tonaca intima,

tonaca media e tonaca avventizia

2.2.2 Flusso laminare o turbolento

In aorta ascendente, a causa delle sue notevoli dimensioni, si possono raggiungere numeri

di Reynolds molto elevati al picco sistolico (~4000). Tale numero è solitamente indicato

come valore di transizione tra un flusso laminare ed un flusso turbolento. Una

rappresentazione schematica è presente in Figura 2.6.

12

Numerosi studi si sono incentrati nel determinare qualora il flusso che si genera in aorta

ascendente durante il ciclo cardiaco possa essere considerato turbolento e quali sono gli

effetti di tale risultato sulla fisiologia del cuore [44, 46, 47].

Figura 2.6: Disegno schematico illustrativo di un flusso turbolento ed un flusso laminare

A causa della natura pulsatile del flusso sanguigno, non è possibile raggiungere uno stato

di turbolenza completamente sviluppato; il dibattito rimane aperto invece sulla possibilità

di incontrare alcuni effetti dello stadio di transizione misto a turbolenza: misurazioni

effettuate con MRI e hot-wire anemometry supportano tale idea [45, 48, 49]. Inoltre alcuni

autori hanno ipotizzato che il profilo di velocità elicoidale presente in aorta, causato dalla

natura torsionale della contrazione cardiaca, possa fungere da inibitore per la transizione

al flusso turbolento [26]. Per tale motivo quindi, la tesi per cui la turbolenza nel corpo

umano sano non è osservabile, prende credito.

Con i lavori di Stein e Sabbah [47] si è dimostrato come in presenza di uno stato

fisiopatologico (ad esempio stenosi aortica), la densità di energia turbolenta fosse più alta

rispetto ad un caso sano come conseguenza di un restringimento della sezione di

passaggio, risultando quindi in un aumento delle velocità raggiunte; sangue con un

ematocrito tra il 20% e il 30% scorre con una più alta intensità di turbolenza rispetto a

sangue con presenza di eritrociti fisiologica (45%).

13

2.2.3 Fluidodinamica con valvola aortica bicuspide

Come anticipato in Sezione 2.1.2, la fluidodinamica in aorta ascendente in presenza di

valvola aortica bicuspide risulta alterata rispetto al caso fisiologico con valvola aortica

tricuspide [9]. A supporto di tale teoria, studi ecocardiografici hanno trovato sforzi di

taglio massimi alla parete dell’arco aortico ascendente [2], mentre studi con risonanza

magnetica hanno evidenziato flussi aortici disturbati [16]. In particolare, la

fluidodinamica alla sistole in aorta ascendente con valvola bicuspide normalmente

funzionante presenta alcune particolarità [3, 55]:

flusso eccentrico in uscita dal ventricolo sinistro;

sforzi di taglio alla parete elevati;

alti flussi retrogradi;

presenza di flusso elicoidale, specialmente nei casi di arco dilatato.

Questi fattori, interconnessi l’un l’altro, aumentano la probabilità di formazione di

aneurisma rispetto al caso con valvola tricuspide, a causa di un progressivo allargamento

del tratto di aorta ascendente [1].

La differenza fluidodinamica rispetto al caso con valvola tricuspide può essere riscontrata

anche analizzando le streamlines delle due configurazioni durante prove numeriche: la

formazione di vortici è maggiormente evidenziata rispetto al caso fisiologico, in cui le

streamlines, invece, risultano parallele rispetto alla parete aortica.

2.2.4 Presenza di moto elicoidale

La meccanica del flusso sanguigno nelle arterie, ed in particolare in aorta, ha un ruolo

predominante per la salute degli individui. Numerosi studi sono stati svolti al fine di

visualizzare e successivamente quantificare la presenza di flusso elicoidale in un soggetto

sano. L’utilizzo tramite indici specifici potrebbe aiutare in fase diagnostica e terapeutica:

14

sarebbe possibile infatti caratterizzare e classificare il moto del sangue, in modo da poter

confrontare diversi gruppi di pazienti [8, 57].

Ad esempio, l’Helical Flow Index è stato utilizzato per avere una quantificazione accurata

del moto elicoidale presente in aorta: si è visto come l’emodinamica sistolica sia

caratterizzata da un flusso elicoidale in evoluzione (24% di differenza in termini di

quantità di elicità presente tra la mid e early systole) [26].

I lavori a riguardo presenti in letteratura distinguono tra varie tipologie di moto elicoidale,

classificandolo in base alla causa generante:

1. Moto elicoidale dovuto alla curvatura dell’arco aortico. La particolare geometria

dell’arco aortico incide significativamente sulla fluidodinamica del sangue, in quanto

provoca la formazione di flussi secondari elicoidali e retrogradi. Di fatti, in uno studio

effettuato da Kilner [17] si è visto, con metodi non invasivi, che 9 individui sani su 10

presentavano flusso elicoidale in aorta ascendente, che variava in base al raggio di

curvatura dell’arco stesso; tale risultato veniva replicato anche in un esperimento in vitro

simulando l’arco aortico con un tubo in plastica con le pareti corrugate [17]. I risultati di

un altro studio sul trasporto di lipoproteine a bassa densità (LDL) confermano quanto

precedentemente detto: la torsione aortica induce elicità, stabilizzando così il flusso

sanguigno e compensando gli effetti negativi della curvatura dell’aorta sul trasporto di

tali LDL; in particolare, il flusso elicoidale riduce il rischio di una polarizzazione grave

di LDL all’ingresso dei tre rami sull’arco aortico, evitando così la possibilità di

aterogenesi [24]. La presenza di elicità di questo genere è significativamente rilevante per

ridurre l’ipossia: tale informazione risulta utile nell’ambito della progettazione di device

vascolari a flusso rotatorio [59].

15

2. Moto elicoidale dovuto alla torsione ventricolare durante la contrazione. Studi in

letteratura dimostrano anche la presenza di un moto elicoidale dovuto alla torsione

ventricolare durante la contrazione. Ad esempio, è stato svolto un lavoro al fine di

quantificare la presenza in un soggetto sano di flusso elicoidale utilizzando tecniche come

la cine phase contrast MRI per ottenere una descrizione spazio-temporale completa dei

pattern tridimensionali del flusso sanguigno pulsatile in aorta. Il flusso elicoidale nella

prima parte della sistole è conseguenza dell’asimmetria del flusso sanguigno nel

ventricolo sinistro [26].

3. Moto elicoidale dovuto al rimescolamento del sangue nel tratto a valle dell’arco

aortico durante la diastole. Mappature di velocità con MRI hanno evidenziato la presenza

di flussi secondari durante la diastole: il sangue, infatti, si rimescola, generando moto

elicoidale [18].

Figura 2.7: Disegno schematico illustrativo di uno sviluppo del flusso aortico in un

soggetto sano

16

2.2.5 Studi computazionali

Altrettanto importanti nella ricerca medica, e scientifica in generale, sono gli studi di

carattere computazionale da affiancare agli esperimenti tradizionali in vitro ed in vivo,

spesso accompagnati, però, da limitazioni di natura pratica ed etica. La domanda

crescente da parte della comunità medica di studi sul sistema cardiovascolare sempre più

scientificamente rigorosi e quantitativi, ha portato allo sviluppo e all’applicazione di

modelli matematici al fine di interpretare la funzionalità del sistema circolatorio e

determinare alcune grandezze fisiche difficili o addirittura impossibili da misurare nei

pazienti come ad esempio il campo di velocità puntuale o lo sforzo tangenziale.

Differenti sono gli scopi dell’emodinamica computazionale:

determinazione della genesi e dello sviluppo di alcune patologie: ad esempio lo

studio numerico su arterie polmonari di neonati affetti da ipoplasia ventricolare

sinistra che ha permesso di chiarire l’impatto del sangue sullo sforzo superficiale

[23];

sviluppo di protesi: ad esempio lo studio numerico sui drug eluting stents nel

progettare la pellicola di rivestimento dello stent al fine di garantire un rilascio

ottimale del farmaco nel sangue [54, 60];

analisi degli effetti di tecniche chirurgiche: ad esempio lo studio sulla

fluidodinamica nelle carotidi dopo trattamento di endoarteriectomia [13];

determinazione ed ottimizzazione di alcuni parametri fisici [32].

Lo sviluppo della computational fluid dynamics (CFD) associato all’incremento della

potenza di calcolo ha fornito ai medici, ai bioingegneri e ai matematici un nuovo

strumento di indagine, ovvero gli esperimenti numerici (in silico).

17

Per quanto riguarda studi computazionali in aorta ascendente, in numerosi di essi sono

state utilizzate geometrie reali per le simulazioni: in generale si parte da immagini CT o

MRI e si ricostruisce tramite algoritmi di segmentazione le aorte degli individui coinvolti.

Valore aggiunto a questi studi è la non idealizzazione della geometria aortica, avendo

come vantaggio il fatto di poter aver soluzioni patient-specific. In termini di condizioni

al bordo all’inlet, però, non è stata aggiunta alcuna velocità rotatoria per modellare

l’effetto di swirl dovuto alla meccanica ventricolare, trascurando di fatti questo termine

[5, 6, 22].

Non sono stati trovati in letteratura lavori che includessero il contributo di velocità

rotatoria dovuto alla meccanica ventricolare associato a geometrie reali.

L’ambizione di questa tesi è quella di svolgere uno studio computazionale con l’obiettivo

di simulare il contributo elicoidale del flusso sanguigno in aorta con valvola tricuspide e

bicuspide dovuto al ventricolo sinistro e di valutarne l’impatto su quantità

fluidodinamiche significativa. È stata utilizzata una geometria reale dell’arco aortico di

un paziente, sia in caso di valvola aortica tricuspide che in caso di valvola aortica

bicuspide; come condizione al bordo all’inlet è stato imposto un contributo di velocità

rotatoria fisiologico oltre a quello assiale. L’obiettivo di questo lavoro è quindi valutare

l’incidenza che tale contributo aggiuntivo al profilo di velocità in ingresso ha su quantità

emodinamiche significative quali ad esempio WSS e TAWSS, particolarmente importanti

in clinica. La prima parte del lavoro si è incentrato nella valutazione di tale contributo in

una geometria semplice (cilindro) e successivamente si è passati a dei casi reali,

effettuando prove numeriche su geometrie vere con valvole aortiche tricuspidi e

bicuspidi.

18

La novità di questo studio risiede nel fatto di introdurre un contributo di velocità rotatoria

come condizione al bordo all’ingresso dell’aorta, al fine di poter stabilire quali sono gli

effetti complessivi di questo termine durante le simulazioni numeriche sulla

fluidodinamica nell’arco aortico e valutare quindi la necessità di includere tale termine in

successive prove.

19

Capitolo 3

Descrizione matematica e numerica del problema

Sommario_____________________________________________________________

3.1 Assunzioni generali………………...……………………………………...19

3.1.1 Modellazione del sangue……………….……………..............………20

3.1.2 Assunzioni sul problema fisico …................................……………….20

3.2 Le equazioni di Navier-Stokes………….……………........…………..…..21

3.3 Discretizzazione numerica………….……………........…………..………25

3.3.1 Problema di Galerkin……………….……………..............………......25

3.3.2 Metodo degli elementi finiti…………..…………..............………......26

3.3.3 Discretizzazione temporale…………………………………………...28

3.3.4 Stabilizzazione SUPG-PSPG….……………………………………...30

3.1 Assunzioni generali

Per descrivere matematicamente un problema riguardante la fluidodinamica del sangue è

necessario fare alcune assunzioni semplificative riguardanti le proprietà fisiche del

sangue e del problema fisico stesso. È evidente come queste scelte influenzeranno il

modello matematico e i risultati ottenuti, ma sono state adottate al fine di ottenere una

formulazione accurata per i nostri scopi trascurando degli effetti (come l’interazione con

la parete aortica) a questo livello non necessari [34, 35].

20

3.1.1 Modellazione del sangue

A causa della natura complessa del sangue si utilizzano alcune assunzioni semplificative

per definire un opportuno modello matematico in grado di descriverlo:

Fluido Newtoniano. Il sangue viene considerato in generale come fluido non-

Newtoniano, ovvero un fluido la cui viscosità varia a seconda dello sforzo di taglio

che viene applicato. Viene classificato come pseudoplastico poiché la viscosità

diminuisce all’aumentare dello sforzo di taglio: il valore minimo (3.5 cP, 1 P =

10-3 Pa·s) si registra ad alti shear rates (maggiori di 100 s-1). L’effetto Fahraeus-

Lindqvist, per cui si ha una diminuzione di viscosità in tubi di piccolo diametro,

non è presente in vasi di grosso calibro [40]. Risultano inoltre trascurabili le

dimensioni del corpuscolato (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) rispetto al

diametro del vaso [42]. Per tali motivo, in questo lavoro incentrato sull’aorta il

sangue verrà considerato come fluido Newtoniano con una viscosità di 3.5 cP.

Fluido omogeneo ed incomprimibile. In vasi di medio e grosso calibro, il sangue

può essere considerato come un fluido omogeneo, ovvero composto da una

singola fase. La densità del sangue viene assunta costante e pari a 1060 kg/m3,

poiché la comprimibilità del fluido può essere trascurata [50].

3.1.2 Assunzioni sul problema fisico

Il flusso di sangue potrà essere descritto dalle equazioni di Navier-Stokes per un fluido

incomprimibile, omogeneo e Newtoniano. Alcune assunzioni riguardano anche il

problema fisico:

Pareti rigide. L’ipotesi di utilizzare pareti rigide non è un’assunzione fisicamente

realistica, soprattutto nelle arterie, essendo gli spostamenti non trascurabili (ad

esempio in aorta sono dell’ordine dei millimetri) [49]. Questa semplificazione

permette di trascurare gli effetti dell’interazione tra il sangue e la parete arteriosa,

21

evitando così di utilizzare modelli FSI che complicherebbero ulteriormente il

problema. L’assunzione di pareti rigide può essere accettata se considerata come

punto di partenza di questo studio, focalizzandosi così sull’obiettivo finale, ovvero

la valutazione dell’incidenza del contributo di moto elicoidale su alcuni parametri

fisiologici [34].

Flusso laminare. Un regime laminare di flusso è stato assunto per tutto lo studio.

Le motivazioni di questa scelta sono state introdotte nella Sezione 2.2.2. Alcuni

lavori in letteratura sono incentrati su modelli di turbolenza in aorta [19, 20, 21,

30].

3.2 Le equazioni di Navier-Stokes

Le equazioni di Navier-Stokes sono un sistema di equazioni differenziali alle derivate

parziali che descrivono il comportamento di un fluido, ottenibili dalle leggi di

conservazione della massa e del momento [33].

Sia ρ = ρ(𝐱, t) la densità di un fluido in un dominio Ω ⊂ R3 e u = u(x, t) la sua velocità;

la legge di conservazione della massa può essere espressa come segue:

∂ρ

∂t+ ∇ ∙ (ρ𝐮) = 0, ∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T]. (3.1)

Per un fluido omogeneo ed incomprimibile, la densità è costante, per cui la legge di

conservazione di cui sopra si semplifica

∇ ∙ 𝐮 = 0, ∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T]. (3.2)

La legge di conservazione del momento conduce a

ρ [∂𝐮

∂t+ (𝐮 ∙ ∇)𝐮] − ∇ ∙ 𝐓 = ρ𝐟, ∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T], (3.3)

22

dove 𝐓 è il tensore degli sforzi di Cauchy e 𝐟(𝐱, t) una forzante, la cui funzione è

rappresentare le forze che agiscono sul fluido. In emodinamica la 𝐟 rappresenta la forza

di gravità, e per tale motivo viene trascurata [34].

Ricordando l’espressione del tensore di Cauchy [33] per un fluido Newtoniano

incomprimibile, la legge di conservazione del momento si semplifica a

ρ [∂𝐮

∂t+ (𝐮 ∙ ∇)𝐮] + ∇P − ∇ ∙ [μ(∇𝐮 + (∇𝐮)T)] = ρ𝐟, ∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T], (3.4)

indicando con P la pressione. Le due leggi di conservazione assieme portano alle

equazioni di Navier-Stokes per un fluido Newtoniano omogeno ed incomprimibile:

determinare 𝐮 e P tali che

{ρ∂𝐮

∂t− ∇ ∙ [μ(∇𝐮 + (∇𝐮)T)] + ρ(𝐮 ∙ ∇)𝐮 + ∇𝐏 = ρ𝐟, ∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T],

∇ ∙ 𝐮 = 0 (3.5)

Per poter parlare di problema ben posto, è necessario imporre una condizione iniziale

𝐮(𝐱, 0) = 𝐮0(𝐱), ∀𝐱 ∈ Ω (3.6)

assieme alle condizioni al bordo, che possono essere di due tipi [35]: si può assegnare una

condizione di Dirichlet, che corrisponde ad un’imposizione di campo di velocità noto (ad

esempio è stata posta alla parete del vaso una condizione omogenea di questo tipo a causa

dell’ipotesi di parete rigida) [34]:

𝐮(𝐱, t) = 𝐠(𝐱, t), ∀𝐱 ∈ ΓD, (3.7)

oppure una condizione di Neumann che corrisponde a prescrivere uno sforzo applicato

[52]:

−P

ρ𝐧 +

μ

ρ(∇𝐮 + (∇𝐮)T)𝐧 = 𝐡(𝐱, t) , ∀𝐱 ∈ ΓN, (3.8)

∀𝐱 ∈ Ω, t ∈ (0, T]

23

𝐧

dove ΓD e ΓN sono le regioni del contorno ∂Ω tale che ΓD ∪ ΓN = ∂Ω, g e h sono funzioni

date, 𝐧 = 𝐧(𝐱) è il versore normale a ∂Ω, come mostrato in Figura 3.1 [15].

Figura 3.1: Esempio di dominio Ω, il cui contorno ∂Ω è composto dalle due regioni ΓD e ΓN; è inoltre rappresentata la normale n alla superficie del dominio.

Nell’ottica della discretizzazione numerica delle equazioni (3.5), (3.6), (3.7) e (3.8) si

introduce la cosiddetta formulazione debole del problema [35]. Sono elencati gli spazi

funzionali utili nella seguente trattazione matematica:

Q = L2(Ω),

𝐕D = [HΓD

1 (Ω)]3 = {𝐯 ∈ [H1(Ω)]3: 𝐯|ΓD = 𝟎},

𝐕g = {𝐯 ∈ [H1(Ω)]3: 𝐯|ΓD = 𝐠}, (3.9)

dove L2(Ω) e H1(Ω) sono spazi funzionali definiti come:

L2(Ω) = {v ∶ Ω → R ∶ ∫ v(𝐱)2dΩ

Ω

< +∞},

[H1(Ω)]3 = {𝐯 ∈ [L2(Ω)]3: ∇𝐯 ∈ [L2(Ω)]3x3}. (3.10)

𝚪𝐍

𝚪𝐃

24

Moltiplicando le equazioni di Navier-Stokes (3.5) rispettivamente per delle funzioni 𝐯 ∈

VD e q ∈ Q, e integrando su Ω, si presenta il seguente problema: dato 𝐮|t=0 = 𝐮0, si

trovino 𝐮 ∈ 𝐕g e p ∈ Q tali che, per ogni t ∈ (0, T]:

{(

∂𝐮

∂t, 𝐯) + a(𝐮, 𝐯) + c(𝐮, 𝐮, 𝐯) + b(p, 𝐯) = (𝐟, 𝐯) + (𝐡, 𝐯)L2(ΓN)

b(q, 𝐮) = 0, , (3.11)

per ogni 𝐯 ∈ 𝐕𝐃 e q ∈ Q.

Le seguenti notazioni sono state adottate:

(𝐯, 𝐰) = ∫ 𝐯 ∙ 𝐰

Ω

dΩ,

a(𝐯, 𝐰) = v ∫(∇𝐯 + (∇𝐯)T): ∇𝐰

Ω

b(q, 𝐯) = − ∫ q∇ ∙ v

Ω

c(𝐯, 𝐰, 𝐳) = ∫ (v ∙ ∇)𝐰 ∙ 𝐳Ω

dΩ (3.12)

La risoluzione di problemi in formulazione forte non garantisce di trovare una soluzione

classica ad un particolare problema, specialmente con domini complessi [33]. Per ovviare

a queste difficolta, si preferisce la formulazione debole del problema, appena esposta.

Inoltre, la formulazione debole è il “ponte” verso la discretizzazione numerica [35]. Come

vedremo nel prossimo paragrafo, la formulazione Elementi Finiti è una particolare

approssimazione della formulazione debole.

25

3.3 Discretizzazione numerica

Tramite i metodi numerici si ha la possibilità di trovare una soluzione approssimata del

problema, poiché è impossibile trovare una soluzione analitica delle equazioni di Navier-

Stokes. È necessario quindi effettuare una discretizzazione sia in spazio che in tempo: il

metodo degli elementi finiti verrà utilizzato per lo spazio, il metodo delle differenze finite

per il tempo [43].

3.3.1 Problema di Galerkin

Per poter determinare una soluzione numerica approssimata è necessario passare dalla

risoluzione di un problema definito in uno spazio continuo alla risoluzione di tale

problema in uno spazio discreto: lo spazio di Hilbert viene sostituito da sottospazi di

dimensione finita 𝐕h ⊂ 𝐕 e Qh ⊂ Q in cui trovare le soluzioni approssimate 𝐮h e 𝐩h [52].

𝐕 e Q sono spazi di test generici per velocità e pressione; h è riferito alla discretizzazione

del dominio, tale che, quando h → 0, 𝐕h e Qh risulteranno approssimazioni migliori per

gli spazi 𝐕 e Q [35].

Il problema esposto precedentemente (3.11) può essere riscritto utilizzando spazi e

soluzioni approssimati: data 𝐮0,h (approssimazione di 𝐮0), si trovino 𝐮h ∈ 𝐕g,h e ph ∈ Qh

tali che, per (quasi) ogni t ∈ (0, T]:

{(

∂𝐮h

∂t, 𝐯h) + a(𝐮h, 𝐯h) + c(𝐮h, 𝐮h, 𝐯h) + b(ph, 𝐯h) = (𝐟, 𝐯h) + (𝐡, 𝐯h)L2(ΓN)

b(qh, 𝐮h) = 0, , (3.13)

per ogni 𝐯h ∈ 𝐕D,h e qh ∈ Qh.

È necessario scegliere 𝐕h e Qh in modo tale che la condizione inf-sup discreta sia

verificata. Questo forza la scelta dei sottospazi 𝐕h e Qh che non possono essere scelti

arbitrariamente [33].

26

3.3.2 Metodo degli elementi finiti

Per la discretizzazione in spazio è necessario che il dominio Ω venga suddiviso in una

mesh Th, ovvero una triangolazione ad esempio composta da tetraedri [43]. Il dominio

discretizzato Ωh viene definito come

Ωh = int ( ⋃ K

K∈Th

) (3.14)

dove int(A) è la parte interna di A e K il generico tetraedro. Ωh può quindi essere ricoperto

dai tetraedri K. L’intersezione di due tetraedri può essere vuota o si può ridurre ad una

singola entità comune, come un vertice, uno spigolo o una faccia. I nodi della mesh Th

sono i vertici del tetraedro K che compone la mesh [34].

Sia hK la lunghezza dello spigolo dell’elemento più grande e ρK il diametro della più

grande sfera inscritta; la mesh deve essere regolare, ovvero deve esistere δ > 0 tale che

hK

ρK ≤ δ, ∀K ∈ Th. (3.15)

Sia Pr l’insieme dei polinomiali p con coefficienti scalari di R3 in R di grado inferiore o

uguale a r, con r = 1,2, …:

Pr = {p(x, y, z) = ∑ αijlxiyjzl, αijl ∈ R

0≤i+j+l≤r

}. (3.16)

Lo spazio degli elementi finiti può essere definito come lo spazio delle funzioni che sono

globalmente continue e polinomiali di ordine r sugli elementi K della mesh Th:

xhr : {vh ∈ C0(Ω): vh|K ∈ Pr, ∀K ∈ Th }. (3.17)

27

Si possono scegliere ora i seguenti spazi 𝐕h = [Xhr ]3 e Qh = Xh

s in merito al problema di

Galerkin (3.13) per la discretizzazione in spazio [33]. Ad esempio, scegliendo r=2 e s=1,

si ottengono gli elementi finiti P2-P1 che soddisfano la condizione inf-sup [35]; un altro

esempio di elementi finiti che soddisfa tale condizione sono gli elementi P1bolla-P1: si

aggiunge agli elementi P1-P1 un grado di libertà per ogni componente della velocità nei

baricentri dei tetraedri [43, 52]. Invece, gli elementi finiti Pr-Pr, con r ≥ 1, come ad

esempio P1-P1, sono instabili, ovvero non soddisfano la condizione inf-sup discreta: il

risultante sistema lineare è singolare [33]. Tuttavia, è possibile considerare elementi finiti

di ugual ordine purché si aggiunga un termine stabilizzante che permetta di rendere

coercivo il problema pur essendo violata la condizione inf-sup discreta: un esempio è dato

dalla stabilizzazione SUPG-PSPG [33]. Si veda la Sezione 3.3.4 per ulteriori dettagli in

merito a tale stabilizzazione.

Si può derivare ora la forma algebrica del problema di Galerkin. Siano φj e ψj le funzioni

di base di Vh e Qh. Si definisca 𝛗j(x)nel seguente modo:

𝛗j(𝐱) =

Tutte le funzioni di 𝐕h e Qh possono essere scritte come combinazione lineare delle basi:

𝐯h(𝐱) = ∑ vj𝛗j(𝐱)

3Nu

j=1

,

qh(𝐱) = ∑ qkψk(𝐱)

Np

k=1

, (3.18)

per j = 1, … , Nu

per j = Nu+1, … , 2Nu

per j = 2Nu+1, … , 3Nu ,

28

indicando con Nu e Np le dimensioni di Vh e Qh.

Notando che anche 𝐮h e ph si possono scrivere come combinazione lineare delle funzioni

di base, ovvero

uh(x, t) = ∑ uj(t)φj(x)

3Nu

j=1

,

ph(x, t) = ∑ pk(t)ψk(x)

Np

k=1

,

la formulazione algebrica delle equazioni di Navier-Stokes discrete è data dal sistema

non-lineare di equazioni differenziali:

{M

d𝐔

dt+ A𝐔 + C(𝐔)𝐔 + BT𝐏 = 𝐅 + 𝐇,

B𝐔 = 𝟎,

dove M = [mij] = (𝛗j, 𝛗i) è la matrice di massa, A = [aij] = a(𝛗j, 𝛗i) la matrice di

rigidezza, C(𝐔) = [cij] = c(𝐮h, 𝛗j, 𝛗i) la matrice relativa al termine convettivo

dell’equazione, B = [bij] = b(ψk, 𝛗j), 𝐅 = [fj] = (f, 𝛗j), 𝐇 = [hj] = (𝐡, 𝛗j)L2(ΓN). In

conclusione, 𝐔 = [uj] e 𝐏 = [pK] sono i vettori incogniti di velocità e pressione [43].

3.3.3 Discretizzazione temporale

Una volta discretizzato in spazio, è necessario procedere alla discretizzazione rispetto al

tempo: l’intervallo [0; T] può essere suddiviso in sotto-intervalli di grandezza costante

∆t, tale che tn = n∆t, n = 0,1, … .

Le derivate temporali sono state discretizzate seguendo la Backward Difference Formula

(BDF) di ordine uno, un metodo implicito. Per trattare la non-linearità, il campo

convettivo è invece trattato in esplicito, ottenendo per tale motivo un metodo semi-

(3.20)

(3.19)

29

implicito [14]. Il sistema lineare da risolvere ad ogni timestep è lineare: da qui il vantaggio

dell’utilizzo di questo metodo [33].

Siano 𝐔n e 𝐏n rispettivamente le approssimazioni di 𝐔(tn) e di 𝐏(tn), e ponendo

𝐆n+1 = 𝐅(tn+1) + 𝐇(tn+1), il sistema lineare derivante dalla discretizzazione spaziale

(3.20) può essere riscritto:

{M

𝐔n+1−𝐔n

∆t+ A𝐔n+1 + C(𝐔n)𝐔n+1 + BT𝐏n+1 = 𝐆n+1,

B𝐔n+1 = 𝟎.

La formulazione algebrica del problema discreto può essere descritta come il seguente

sistema lineare, da risolvere ad ogni timestep:

[1

∆tM + A + C(𝐔n) BT

B 0

] (𝐔n+1

𝐏n+1) = (

𝐆n+1 +1∆t M𝐔n

𝟎) .

Esiste una condizione che deve essere soddisfatta affinché un metodo semi-implicito sia

stabile [43]:

∆t ≤ βh

maxx∈Ω‖𝐮n‖ .

Tuttavia, tale vincolo non è severo alla luce della scelta del passo di discretizzazione, in

quanto, per questioni di accuratezza, la sua scelta è ben al di sotto del valore richiesto

dalla stabilità [33].

Nelle simulazioni presenti in questo lavoro è stato usato il metodo GMRES con un

precondizionatore di Schwarz a due livelli per la risoluzione del sistema algebrico. Per

maggiori dettagli riguardo questo metodo e altre possibili tecniche per l’approssimazione

numerica e la risoluzione delle equazioni di Navier-Stokes, si rimanda il lettore a [33],

[34] e [35].

(3.21)

(3.22)

(3.23)

30

3.3.4 Stabilizzazione SUPG-PSPG

Le equazioni di Navier-Stokes con la formulazione ad elementi finiti possono soffrire di

problemi di instabilità. Una delle possibili cause di instabilità è dovuta alla presenza di

un termine convettivo che domina il termine diffusivo: di fatti, in problemi fluidodinamici

con alti numeri di Reynolds, la richiesta di una mesh sufficientemente fine, con lo scopo

di ottenere risultati stabili [33], potrebbe rendere proibitivo il costo computazionale. Per

questo motivo, il problema di Navier-Stokes può essere stabilizzato permettendo di

utilizzare una mesh di calcolo non troppo fine. Per ovviare a tale problematica, ad

esempio, è possibile utilizzare una stabilizzazione Streamline-Upwind Petrov-Galerkin

(SUPG) [43]. Un’altra fonte di instabilità è la scelta di elementi finiti che non soddisfano

la condizione inf-sup discreta. Tale SUPG, in associazione con la stabilizzazione

Pressure-Stabilizing Petrov-Galerkin (PSPG), permette di controllare anche le instabilità

provocate dalla condizione inf-sup discreta [43].

La stabilizzazione SUPG-PSPG risulta consistente poiché è basata sull’aggiunta di

termini locali proporzionali al residuo dell’equazione del momento in forma forte [52].

Per tali motivi, in un problema di Navier-Stokes in cui il termine convettivo è dominante,

è possibile utilizzare gli elementi finiti P1-P1, in origine instabili, con la stabilizzazione

SUPG-PSPG per ovviare ai problemi causati dall’alto numero di Reynolds e dalla

condizione inf-sup discreta. L’utilizzo di tali elementi abbatte ulteriormente i tempi di

calcolo.

31

Capitolo 4

Risultati numerici

Sommario_____________________________________________________________

4.1 Setting delle simulazioni numeriche………………………………….…...32

4.1.1 Mesh delle geometrie……………................................…………….....32

4.1.2 Calcolo del contributo di velocità rotatoria..………..............…………34

4.1.3 Condizioni al bordo…………..…................................……………….37

4.1.4 Setting del risolutore…………………………………………………..42

4.2 Indici fluidodinamici……………….………………………………….…...43

4.3 Cilindro……………………………………………………………………..44

4.3.1 Velocità………………………………………………………………..45

4.3.2 WSS…………………………………………………………………...49

4.4 Aorta con valvola aortica tricuspide………………………………………51

4.4.1 Velocità………………………………………………………………..52

4.4.2 WSS…………………………………………………………………...57

4.5 Aorta con valvola aortica tricuspide………………………………………61

4.5.1 Velocità………………………………………………………………..62

4.5.2 WSS…………………………………………………………………...66

32

4.1 Setting delle simulazioni numeriche

Le simulazioni numeriche sono state effettuate con la libreria Elementi Finiti (FEM)

LifeV (versione 2.1.1) [23], una libreria open-source scritta in C++, sviluppata da una

collaborazione congiunta tra il Politecnico di Milano (MOX), École Polytechnique

Fédérale de Lausanne (CMCS) in Svizzera, INRIA (REO, ESTIME) in Francia e Emory

University (Sc. Comp.) negli USA. LifeV fornisce implementazioni allo stato dell’arte di

metodi matematici e numerici per la soluzione di equazioni alle derivate parziali con

FEM. La scelta di FEM è motivata dalla sua flessibilità nella gestione di geometrie

complesse assieme al suo background matematico rigoroso.

4.1.1 Mesh delle geometrie

Per la generazione delle mesh del cilindro (CYL) è stato utilizzato Tetgen [58], un

software open-source che permette di dividere qualsiasi geometria tridimensionale in

tetraedri, sfruttando una tipologia di triangolazione di Delaunay sviluppata dall’autore del

programma. Le dimensioni del cilindro utilizzato sono 75mm di lunghezza e 20mm di

diametro.

Per la generazione delle mesh dell’aorta con valvola aortica tricuspide (Aorta_TAV) e

dell’aorta con valvola aortica bicuspide (Aorta_BAV) si è utilizzato il Vascular Modeling

Toolkit (VMTK, versione 1.2) [56]. VMTK comprende numerose librerie e strumenti per

la ricostruzione 3D, l’analisi delle geometrie, la generazione delle mesh per modelli

image-based di vasi sanguigni.

33

Si è partiti da modelli di superficie preesistenti ottenuti da immagini MRI fornite

dall’Ospedale Borgo Trento di Verona, i quali sono stati successivamente trasformati in

mesh volumetriche di tetraedri lineari. In particolare, è stato utilizzato uno script in

Phyton che offre la possibilità di scegliere la dimensione degli elementi della mesh, h,

utilizzando due parametri α e γ, in relazione tra loro:

h(R) = α Rγ ,

dove R è il raggio del vaso al livello dell’elemento della mesh considerato. Da ciò ne

consegue che la dimensione dell’elemento dipende dal raggio e, nello specifico, diventa

più piccolo al decrescere della dimensione del vaso. Per la generazione delle mesh è stato

posto γ = 0.45 e α = 0.5.

Per le simulazioni in aorta, non sono stati considerati i foglietti valvolari né per la

configurazione Aorta_TAV né per Aorta_BAV.

Nella Figura 4.1 sono rappresentate le mesh utilizzate per le simulazioni, assieme al

numero di tetraedri e vertici. Si noti che la sezione di inlet delle mesh dell’aorta coincide

con la proiezione sul piano valvolare della configurazione aperta.

34

Tetraedri Vertici

CYL 120966 23398

Aorta_TAV 597526 100899

Aorta_BAV 600444 101346

Figura 4.1: Rappresentazione delle mesh utilizzate per le simulazioni, assieme al numero

di tetraedri e vertici: a sinistra la mesh di CYL, al centro la mesh della Aorta_TAV e a

destra la mesh dell’Aorta_BAV. In blu, sono state raffigurate le estremità della superficie

di inlet, coincidente con la configurazione a valvola aperta.

4.1.2 Calcolo del contributo di velocità rotatoria

In questa parte verrà esposto il procedimento utilizzato per calcolare il contributo di

velocità rotatoria alla sezione di ingresso. Infatti, come detto, l’obiettivo di questo lavoro

è quello di valutare l’incidenza che tale contributo aggiuntivo al profilo di velocità in

ingresso ha su quantità emodinamiche significative.

Sia Q(t) il dato di partenza del problema, ovvero il flusso sanguigno da imporre alla

sezione di ingresso delle geometrie, e ω la velocità angolare a cui è soggetto il sangue

all’ingresso dell’arco aortico. Per poter quantificare il valore di tale velocità angolare ω

da imporre successivamente nelle simulazioni numeriche, si è partiti da uno studio in

letteratura in cui venivano misurate le velocità assiali e non-assiali massime registrate alla

sistole [17].

35

In particolare, sono state fatte le seguenti ipotesi:

Ipotesi 1. L’andamento nel tempo della velocità rotatoria massima in spazio è uguale, a

meno di un fattore moltiplicativo β, all’andamento nel tempo della velocità assiale media

in spazio.

Ipotesi 2. Non avendo a disposizione dati riguardanti le velocità massime in spazio se non

al picco sistolico, tale coefficiente β non risulta essere funzione del tempo, bensì assume

un valore costante per l’intero battito cardiaco.

Dal dato di flusso sanguigno Q(t) è possibile calcolare ad ogni instante di tempo la

velocità media in spazio vASSIALEmedia (t), definita come segue:

vASSIALEmedia (t) =

Q(t)

Ainlet, (4.1)

dove Ainlet è l’area della sezione di ingresso della geometria presa in considerazione. La

velocità assiale media in spazio vASSIALEmedia (t), sarà massima in tempo all’istante della

sistole, in cui anche Q(t) è massima: ci riferiremo a questa quantità nel seguito come

vASSIALEmedia,max

.

Supponiamo di conoscere dai dati di letteratura la velocità rotatoria all’inlet massima in

spazio ed in tempo. Ci riferiremo a questa quantità nel seguito come vROTmax,max

. Grazie alle

ipotesi 1 e 2, possiamo introdurre il seguente fattore di proporzionalità β definito come

segue:

β =vROT

max,max

vASSIALEmedia,max , (4.2)

ovvero il rapporto tra la velocità rotatoria massima in spazio ed in tempo vROTmax,max e la

velocità assiale media in spazio e massima in tempo vASSIALEmedia,max

. Come detto, il valore di

β è calcolabile in pratica conoscendo il flusso sistolico imposto ed una stima della velocità

36

rotatoria massima. Indichiamo con vROTmax(t) l’andamento nel tempo della velocità rotatoria

massima in spazio, raggiunta vicina al bordo dell’inlet.

Grazie all’ipotesi 2, essa è definita da vROTmax(t) = β ∙ vASSIALE

media (t) (4.3), che è una quantità

nota grazie alle (4.1) e (4.2).

Notiamo che la velocità rotatoria massima in spazio vROTmax(t) è comunque nulla al bordo

per compatibilità con la no-slip condition imposta su Γwall (si veda Sezione 4.1.3 per

maggiori dettagli).

Ricordando che la velocità rotatoria massima è ubicata nei punti in prossimità del bordo,

è possibile ricavare la velocità angolare ω:

ω(t) =vROT

max(t)

(R−h), (4.4)

indicando con R il raggio della sezione di inlet e con h la dimensione del tetraedro della

mesh.

Dalla (4.3) e (4.4), l’espressione della velocità angolare può essere riscritta nel seguente

modo:

ω(t) =vASSIALE

media (t)∙β

(R−h) . (4.5)

In conclusione, le componenti lungo x e y della velocità rotatoria, rispettivamente

vROT,x(y, t) e vROT,y(x, t) da imporre all’ingresso avranno la seguente espressione:

vROT,x(y, t) = −vASSIALE

media (t) β

(R−h)y ,

vROT,y(x, t) = vASSIALE

media (t) β

(R−h)x . (4.6)

37

Il valore di β usato nelle simulazioni di questo lavoro è stato per l’appunto ricavato dai

valori trovati in letteratura [17], immessi nella (4.2): la velocità assiale media in spazio e

massima in tempo vASSIALEmedia,max

risulta essere dai dati di letteratura pari a circa 150 cm/s,

mentre la velocità rotatoria massima in spazio e massima in tempo vROTmax,max

risulta essere

pari a circa 15 cm/s. Dunque, il valore di β nel caso fisiologico è pari a 0.10.

Le prove numeriche nel cilindro, con l’imposizione all’inlet di un profilo parabolico, sono

state svolte quindi con β = 0.10, da confrontare con il caso senza contributo aggiuntivo

(β = 0). Per analizzare la sensitività dei risultati, ulteriori simulazioni sono state

considerate nel caso di geometria cilindrica al variare di β: in particolare è stato scelto

β = 0.05 e β = 0.15, rispettivamente pari al 50% e al 150% del valore fisiologico di β.

Le simulazioni in aorta sono state svolte con β = 0 e β = 0.10.

4.1.3 Condizioni al bordo

Come anticipato nella Sezione 3.2, è necessario imporre delle condizioni al bordo

appropriate alle sezioni fisiche ed artificiali del dominio computazionale, ovvero alla

parete, all’inlet e agli outlet. In questa sezione verranno spiegate dettagliatamente le scelte

riguardanti le condizioni al bordo imposte.

Nelle Figure 4.2, 4.3 e 4.4 sono raffigurate le mesh di volume delle geometrie considerate,

in cui sono state indicate le superfici dove imporre le condizioni al bordo.

38

Figura 4.2: Rappresentazione della mesh del cilindro: a sinistra una vista frontale, a destra

una vista posteriore. È indicata in arancione la superficie denominata “wall”, in blu la

superficie denominata “inlet” ed in verde la superficie denominata “outlet”

Figura 4.3: A sinistra la rappresentazione della mesh dell’Aorta_TAV e a destra quella

dell’Aorta_BAV, in cui è indicata in arancione la superficie denominata “wall” e in giallo

la superficie denominata “inlet”

Figura 4.4: A sinistra una vista dall’alto della mesh dell’aorta e a destra una vista laterale,

in cui sono indicate in arancione le superficie denominata “wall” e in verde le superfici

denominate “outlet”

Γwall Γwall

Γinlet Γinlet

Γwall Γwall

Γoutlet

Γinlet Γoutlet

Γwall

Γwall

Γoutlet_4

Γoutlet_1

Γoutlet_3 Γoutlet_2

Γinlet

39

Parete

Sia nelle simulazioni del cilindro che in quelle dell’aorta, le pareti delle geometrie sono

state considerate rigide ed una no-slip condition (aderenza completa tra parete e fluido) è

stata imposta [34].

Dunque, è stata scelta una condizione di Dirichlet omogenea su Γwall, ovvero velocità

nulla:

𝐮(𝐱, t) = 0, ∀𝐱 ∈ Γwall .

Inlet

Per quanto riguarda le simulazioni del cilindro, è stato imposto un profilo parabolico di

velocità alla sezione di ingresso. Tale profilo è stato ottenuto partendo dall’andamento

del flusso sanguigno durante un ciclo cardiaco. Il picco sistolico raggiunge i 250 cm3

s ed

il suo andamento è esposto in Figura 4.5:

vZcyl(r, t) = 2 ∙

Q(t)

Acil∙ (1 − (

r

R)

2

) su Γinlet . (4.7)

Nelle simulazioni di Aorta_TAV ed Aorta_BAV, invece, si è preferito imporre un profilo

piatto all’ingresso dell’aorta:

vZaorta(r, t) =

Q(t)

Aaorta su Γinlet . (4.8)

Questa scelta di condizione al bordo è stata già effettuata in altri lavori riguardanti

l’emodinamica in aorta [6, 28, 36].

Per tutte le geometrie sono state eseguite simulazioni con imposizione di sola velocità

assiale, e simulazioni con l’aggiunta del contributo di velocità rotatoria. I valori di β

40

utilizzati per il cilindro sono: 0, 0.05, 0.10, 0.15; i valori di β utilizzati per le aorte sono

0 e 0.10.

Figura 4.5: Rappresentazione dell’andamento del flusso sanguigno imposto alla sezione

d’ingresso del cilindro

Nelle simulazioni di Aorta_BAV la velocità rotatoria è stata imposta in maniera diversa

rispetto al caso tricuspide: non avendo una sezione di ingresso circolare come nel caso di

Aorta_TAV, è stato ipotizzato che la velocità rotatoria fosse da imporre su una

circonferenza immaginaria di inlet di diametro pari a quella del caso di Aorta_TAV.

In Figura 4.6 una raffigurazione semplificativa dell’imposizione all’inlet della velocità

rotatoria per Aorta_BAV:

Figura 4.6: Raffigurazione semplificativa dell’imposizione all’inlet della velocità

rotatoria per Aorta_BAV

ΓT

ΓB

41

Nella figura sopra è possibile vedere, delimitato in blu, il vero accesso all’arco aortico

per la configurazione con valvola bicuspide (ΓB); in arancione, invece, è raffigurata la

circonferenza di ingresso per la configurazione con valvola tricuspide (ΓT). Per le

simulazioni numeriche si è proceduto come di seguito:

Nodi contenuti in ΓB e ΓT: imposizione di velocità assiale; imposizione di velocità

rotatoria definita in Sezione 4.1.2: la velocità massima rotatoria si avrà vicino al

bordo di ΓT;

Nodi contenuti in ΓB ma non in ΓT: imposizione di velocità assiale; imposizione

di velocità rotatoria con valore costante e pari al valore di velocità massima

rotatoria raggiunta vicino al bordo di ΓT.

Outlet

Sia nelle simulazioni del cilindro (Γoutlet) che in quelle dell’aorta (sezione distale dell’arco

aortico Γoutlet_1, arteria carotide comune sinistra Γoutlet_2, arteria succlavia sinistra Γoutlet_3,

arteria brachiocefalica Γoutlet_4), una condizione di Neumann omogena è stata imposta.

Questa condizione risulta in un’imposizione di una pressione nulla ad ogni punto della

sezione di uscita, quando viene prescritta per una superficie piatta perpendicolare all’asse

del vaso. La condizione di Neumann omogenea imposta ad almeno un outlet è necessaria

per garantire la conservazione della massa [34]. Questa scelta è stata fatta anche perché

la regione di vero interesse, cioè l’arco aortico, risulta lontano da questi outlet. Anche in

altri lavori riguardanti la fluidodinamica in aorta ascendete è stata imposta questa

condizione al contorno in uscita [3, 31, 55].

42

4.1.4 Setting del risolutore

Per la discretizzazione numerica, ed in particolare per risoluzione del sistema lineare

(3.22) ad ogni timestep, è stato usato il metodo GMRES con un precondizionatore di

Schwarz a due livelli. La convergenza era considerata raggiunta quando il residuo

normalizzato raggiungeva un valore di 10-10. Gli elementi finiti scelti sono stati P1bolla-P1

per le simulazioni del cilindro e dell’aorta con valvola aortica tricuspide. Questa decisione

permetteva che la condizione inf-sup, necessaria affinché il problema risultasse ben posto,

fosse soddisfatta [33]. Con tale scelta, il numero di gradi di libertà corrisponde a (3Nv +

Nt) per la velocità e Nv per la pressione, dove Nv e Nt rappresentava rispettivamente il

numero di vertici e di tetraedri della mesh. Per le simulazioni dell’aorta con valvola

aortica bicuspide, invece, dove si raggiungevano numeri di Reynolds più alti, sono stati

scelti gli elementi finiti P1-P1 con stabilizzazione SUPG-PSPG [19]. Si veda Sezione

3.3.4 per ulteriori dettagli in merito alla stabilizzazione. Infine, un timestep di 0.01s è

stato impostato per la discretizzazione in tempo.

Velocità Pressione

CYL 191160 23398

Aorta_TAV 900223 100899

Aorta_BAV 101346 101346

Tabella 4.1: Riassunto dei gradi di libertà per velocità e pressione per le tre mesh utilizzate

43

4.2 Indici fluidodinamici

Per un’analisi quantitativa dell’emodinamica in aorta, alcuni indici specifici sono stati

presi in considerazione, al fine di valutare le eventuali differenze che si presentano tra il

caso di flusso solo assiale e i casi di flusso con contributo aggiuntivo di velocità rotatoria

all’inlet. In prima analisi è stato visualizzato il campo di velocità, con lo scopo di

visualizzare variazioni in termini di modulo della massima velocità. In particolare è stato

fatto un confronto tra il campo di velocità e le streamlines di velocità alla sistole e in un

istante in fase di decelerazione; è stata confrontata anche la distribuzione spaziale di

vorticità ed elicità per analizzare e quantificare la presenza di flussi secondari.

È stato fatto anche un confronto tra alcuni indici di interesse clinico: l’indice WSS (wall

shear stress) è spesso oggetto di studi in emodinamica, in quanto distribuzioni specifiche

di questa quantità sono correlate a stati patologici. Ad esempio, valori bassi e oscillanti

di WSS sono causa di formazione di placche aterosclerotiche [7, 53]. Valori alti di WSS,

se in presenza di valvole aortiche bicuspidi, aumentano la probabilità di formazione di

aneurisma rispetto ai casi con valvole tricuspidi [1]. Si veda Capitolo 2 per

approfondimenti. L’indice WSS è definito nel seguente modo:

WSS(𝐱, t) = μ√∑((∇𝐮(𝐱, t)𝐧) ∙ 𝛕(j))2

2

j=1

su Σt,

dove 𝐮 è la velocità del fluido, n il versore normale uscente, 𝛕(j) i versori tangenziali alla

parete e Σt il contorno del lume del vaso. Anche il TAWSS (media temporale del modulo

del WSS) è stato oggetto di confronto:

TAWSS(𝐱) = 1

T∫|WSS(𝐱, t)|dt .

T

0

44

Per il post-processing è stato utilizzato il software Paraview (versione 4.3) [29],

programma di visualizzazione open-source che offre la possibilità di analisi qualitative e

quantitative dei dati attraverso un ampio elenco di features già presenti; ulteriore opzione

è quella di modificare i “filtri”, potendo così generare indici personali. Di fatti, per poter

visualizzare il WSS è stato utilizzato un filtro precedentemente progettato in un’altra tesi

di laurea [12].

4.3 Cilindro

In questa sezione verranno esposti i risultati ottenuti dalle simulazioni fluidodinamiche in

una geometria cilindrica. Sono state svolte prove numeriche, con elementi P1bolla-P1, per

valutare l’effetto che l’aggiunta del contributo di velocità rotatoria ha sugli indici

fluidodinamici su una geometria semplice. È stata fatta una simulazione senza aggiungere

il termine rotatorio (β = 0), in cui il numero di Reynolds alla sistole è pari a 4820, per poi

confrontarla con la simulazione con il contributo di velocità non-assiale con il parametro

β fisiologico (β = 0.10) (si veda Sezione 4.1.2 per l’approfondimento). Per completezza,

sono stati presi in considerazione altri valori di β, nello specifico β = 0.05 e β = 0.15.

Per semplicità verrà assunta la seguente notazione nel proseguo di questa sezione:

CYL_0: prova relativa al cilindro, senza l’aggiunta del contributo rotatorio;

CYL_5: prova relativa al cilindro, con l’aggiunta del contributo rotatorio, nello

specifico assumendo β = 0.05;

CYL_10: prova relativa al cilindro, con l’aggiunta del contributo rotatorio, nello

specifico assumendo β = 0.10 (caso fisiologico);

CYL_15: prova relativa al cilindro, con l’aggiunta del contributo rotatorio, nello

specifico assumendo β = 0.15;

45

4.3.1 Velocità

Nella Figura 4.7 sono raffigurate le sezioni di inlet del cilindro, in cui è stato riportato il

campo di velocità imposto alla sistole e colorato secondo la velocità tangenziale in

direzione x: si noti come nell’immagine di sinistra la velocità imposta risulta solo assiale,

viceversa nell’immagine a destra è evidente come oltre ad un contributo assiale di

velocità, è stato aggiunto un termine di velocità rotatoria. Si ricordi che l’asse

longitudinale del cilindro è lungo z.

Figura 4.7: Confronto del campo di velocità alla sistole: da sinistra a destra i casi (a)

CYL_0 e (b) CYL_10

La Figura 4.8 mostra invece le streamlines di velocità alla sistole (colorate secondo il

modulo della velocità) dei quattro casi precedentemente esposti.

Figura 4.8: Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: da sinistra a destra i casi

(a) CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15

46

Risulta evidente dalle immagini nella figura sopra l’effetto dell’introduzione della

velocità rotatoria alla sezione di ingresso del cilindro. Tale effetto elicoidale risulta

massimo all’istante sistolico poiché è l’istante temporale in cui la velocità rotatoria

raggiunge il suo picco massimo. La velocità assiale ed il termine di swirl, contribuiscono

a creare un moto elicoidale all’interno del cilindro. Tale evidenza risulta ancora più

visibile variando il parametro β fino a raggiungere valori pari a 1.5 volte quello

fisiologico.

L’aggiunta del termine rotatorio nel cilindro provoca un mutamento rispetto al caso

originale delle streamlines. Ad esempio, nella Figura 4.9 è possibile constatare

qualitativamente le differenze in un istante temporale (t = 0.23 s) in fase di decelerazione

del flusso sanguigno:

Figura 4.9: Confronto delle streamlines di velocità in un istante di decelerazione del flusso

(t = 0.23 s): da sinistra a destra i casi (a) CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15

47

In Tabella 4.2 sono riassunte le velocità massime raggiunte (alla sistole) nei cilindri nei

quattro casi sopra elencati: si noti come la velocità registrata aumenti all’aumentare del

contributo di velocità rotatoria.

CYL_0 CYL_5 CYL_10 CYL_15

Velocità [m/s] 1.412 1.435 1.472 1.505

Tabella 4.2: Confronto delle velocità massime (in m/s) registrate per i 4 casi.

Si ha un aumento rispetto a CYL_0, in termini percentuali, della velocità massima

raggiunta alla sistole del 1.63% per il caso CYL_5, 4.25% per il caso CYL_10 e 6.59%

per il caso CYL_15.

Un confronto, per una sezione del cilindro, in termini di modulo della vorticità alla sistole

è stato fatto, visibile nelle Figure 4.10:

Figura 4.10: Confronto del modulo della vorticità alla sistole: da sinistra a destra i casi

(a) CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15

48

Il modulo della vorticità alla sistole risulta maggiore per il caso CYL_15: questo risultato

era atteso poiché in tale prova si è aggiunto il contributo di velocità rotatoria più alto,

provocando così un aumento di tale indice.

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo di vorticità: si è andati a

calcolare il valore di vorticità media in spazio e media in tempo (Vormeanmean) ed il valore di

vorticità massima in spazio e media in tempo (Vormeanmax ).

La vorticità Λ è definita nel seguente modo:

Λ = ∇ x 𝐮,

dove 𝐮 è la velocità del fluido.

Da qui si è definita la vorticità media in spazio e media in tempo Vormeanmean:

Vormeanmean =

1

T∫ (∫(∇ x 𝐮)dΩ

Ω

)dtT

0

,

e la vorticità massima in spazio e media in tempo Vormeanmax :

Vormeanmax =

1

T∫ (max

Ω(∇ x 𝐮))dt

T

0

In Tabella 4.3 i valori ottenuti:

CYL_0 CYL_5 CYL_10 CYL_15

Vormeanmean [1/s] 245.3 253.2 258.6 263.6

Vormeanmax [1/s] 322.1 328.6 336.6 342.0

Tabella 4.3: Confronto dei valori (in 1/s) di Vormeanmean e Vormean

max

49

Si ha un aumento rispetto a CYL_0, in termini percentuali, della Vormeanmean del 3.22% per

il caso CYL_5, 5.42% per il caso CYL_10 e 7.46% per il caso CYL_15. Si ha un aumento

rispetto a CYL_0, in termini percentuali, della Vormeanmax del 2.02% per il caso CYL_5,

4.50% per il caso CYL_10 e 6.18% per il caso CYL_15.

Come era prevedibile, il modulo della vorticità aumenta all’aumentare del valore del

coefficiente β, poiché si introduce all’inlet un contributo di velocità rotatoria sempre più

grande. Probabilmente, la geometria semplice del cilindro, senza curvature o bruschi

cambiamenti nella forma, evidenzia maggiormente questo effetto: il moto elicoidale, a

differenza del caso in aorta, è dovuto esclusivamente al termine aggiuntivo introdotto

all’inlet; per tale motivo è stato scelto il cilindro come geometria iniziale per poter

valutare unicamente il contributo rotatorio imposto dall’utente, paragonabile allo swirl in

aorta dovuto alla meccanica ventricolare.

4.3.2 WSS

È stata fatta un’analisi del WSS per la geometria del cilindro. Nella Figure 4.11 è possibile

vedere un confronto della distribuzione spaziale del modulo del WSS all’istante di picco

sistolico per i 4 casi considerati: come per il confronto sulle velocità, anche il WSS risente

dell’aggiunta del contributo di velocità rotatoria all’inlet. Si può constatare visivamente

che all’aumentare del parametro β, gli sforzi di taglio alla parete risultano maggiori.

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo di WSS: si è andati a

calcolare il valore di WSS medio in spazio e medio in tempo (WSSmeanmean) ed il valore di

WSS massimo in spazio e medio in tempo (WSSmeanmax ).

50

Figura 4.11: Confronto del modulo del WSS alla sistole: da sinistra a destra i casi (a)

CYL_0, (b) CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15

Si è definito il WSS medio in spazio e medio in tempo WSSmeanmean:

WSSmeanmean =

1

T∫ (∫(WSS)dΩ

Ω

)dtT

0

,

ed il WSS massimo in spazio e medio in tempo WSSmeanmax :

WSSmeanmax =

1

T∫ (max

Ω(WSS))dt

T

0

In Tabella 4.4 i valori ottenuti:

CYL_0 CYL_5 CYL_10 CYL_15

WSSmeanmean [Pa] 7.12 7.33 7.47 7.63

WSSmeanmax [Pa] 9.97 10.18 10.35 10.48

Tabella 4.4: Confronto dei valori (in Pa) di WSSmeanmean e WSSmean

max

Si ha un aumento rispetto a CYL_0, in termini percentuali, del WSSmeanmean del 2.95% per

il caso CYL_5, 4.92% per il caso CYL_10 e 7.16% per il caso CYL_15. Si ha un aumento

rispetto a CYL_0, in termini percentuali, del WSSmeanmax del 2.11% per il caso CYL_5,

3.81% per il caso CYL_10 e 5.12% per il caso CYL_15. Tali variazioni percentuali sono

quantitativamente simili alle variazioni percentuali della vorticità.

51

Come ultima analisi, sono state mostrate in Figura 4.12 il TAWSS per i 4 casi in esame:

Figura 4.12: Confronto del modulo del TAWSS: da sinistra a destra i casi (a) CYL_0, (b)

CYL_5, (c) CYL_10 e (d) CYL_15

L’analisi del TAWSS mostra, come atteso, che la media temporale del WSS risulta

crescente all’aumentare di β: di fatti, già dai valori medi in tempo del WSS, tale

andamento era prevedibile. Si può affermare quindi, che nel caso di un cilindro, l’aggiunta

del termine rotatorio provoca l’aumento della vorticità e del WSS, sia come valori

massimi che come valori medi nel tempo.

4.4 Aorta con valvola aortica tricuspide

In questa sezione verranno esposti i risultati ottenuti dalle simulazioni fluidodinamiche

per l’Aorta_TAV. Sono state svolte prove numeriche sulle aorte, con elementi finiti

P1bolla-P1, per valutare l’effetto che l’aggiunta del contributo di velocità rotatoria ha sugli

indici fluidodinamici su una geometria reale di aorta. È stata fatta una simulazione senza

aggiungere il termine rotatorio (β = 0), in cui il numero di Reynolds alla sistole è pari a

3856, per poi confrontarla con la simulazione con il contributo di velocità non-assiale con

il parametro β fisiologico (β = 0.10) (si veda Sezione 4.1.2 per l’approfondimento). Per

semplicità verrà assunta la seguente notazione nel proseguo di questa sezione:

52

Aorta_TAV_0: prova relativa all’aorta con valvola aortica tricuspide, senza

l’aggiunta del contributo rotatorio;

Aorta_TAV_10: prova relativa all’aorta con valvola aortica tricuspide, con

l’aggiunta del contributo rotatorio, nello specifico assumendo β = 0.10 (caso

fisiologico).

4.4.1 Velocità

Nella Figura 4.13 sono raffigurate le sezioni di inlet dell’Aorta_TAV, in cui è stato

riportato il campo di velocità imposto alla sistole e colorato secondo la velocità

tangenziale in direzione x: si noti come nell’immagine a sinistra la velocità imposta risulta

solo assiale, viceversa nell’immagine a destra è evidente come oltre ad un contributo

assiale di velocità, è stato aggiunto un termine di velocità rotatoria. Si ricordi che la

sezione di inlet è perpendicolare all’asse z.

Figura 4.13: Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a

destra Aorta_TAV_10

53

La Figura 4.14 mostra invece i vettori del campo di velocità alla sistole (colorati secondo

il modulo della velocità) in una vista laterale di una sezione dell’Aorta_TAV. Si noti

come la velocità risulta più alta nel caso Aorta_TAV_10 rispetto al caso Aorta_TAV_0:

tale evidenza è imputabile all’aggiunta del contributo di velocità rotatoria all’inlet, che

provoca un aumento della velocità interna.

Figura 4.14: Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a

destra Aorta_TAV_10

La Figura 4.15 mostra invece le streamlines di velocità alla sistole dei due casi

precedentemente esposti.

Figura 4.15: Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0,

a destra Aorta_TAV_10

54

Si noti come le streamlines di velocità risultino leggermente differenti intorno al jet

all’ingresso dell’aorta: l’introduzione del contributo di velocità rotatoria genera dei

vortici nei pressi della parete destra dell’aorta, presenti in minor entità nel caso

Aorta_TAV_0. L’accentuazione della presenza di tali vortici è dovuta al termine rotatorio

aggiuntivo, utile per identificare delle zone di ricircolo non facilmente riscontrabili senza

tale contributo all’inlet.

Figura 4.16: Confronto delle streamlines di velocità in un istante di decelerazione del

flusso (t = 0.23 s): a sinistra Aorta_TAV_0, a destra Aorta_TAV_10

In Figura 4.16 è possibile constatare qualitativamente le differenze in termini di

streamlines di velocità in un istante di decelerazione del flusso (t = 0.23 s). Si noti che nel

caso Aorta_TAV_10 le zone a velocità più alte sono in numero maggiore rispetto al caso

Aorta_TAV_0. Un confronto in termini di vorticità alla sistole per una sezione è stato

fatto, visibile nella Figure 4.17. La vorticità calcolata nel caso Aorta_TAV_10 è, in alcune

regioni, superiore rispetto al caso Aorta_TAV_0: questo fenomeno è principalmente

55

visibile nella parte prossimale dell’arco aortico. L’aggiunta del contributo rotatorio

determina una maggiore vorticità nel flusso in aorta, provocando quindi un aumento di

tale quantità, specialmente nelle regioni del dominio in cui è maggiormente significativo

il contributo aggiuntivo, ovvero all’inlet.

Figura 4.17: Confronto del modulo della vorticità alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a

destra Aorta_TAV_10

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo di vorticità: si è andati a

calcolare il valore di vorticità media in spazio e media in tempo (Vormeanmean) ed il valore di

vorticità massima in spazio e media in tempo (Vormeanmax ). Tali quantità sono state definite

nella Sezione 4.3. In Tabella 4.5 i valori ottenuti:

Aorta_TAV_0 Aorta_TAV_10

Vormeanmean [1/s] 972.4 986.2

Vormeanmax [1/s] 1297.1 1312.2

Tabella 4.5: Confronto dei valori (in 1/s) di Vormeanmean e Vormean

max

56

Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini percentuali, della Vormeanmean del

1.42% per il caso Aorta_TAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini

percentuali, della Vormeanmax del 1.16% per il caso Aorta_TAV_10.

Le differenze registrate in termini percentuali, rispetto al caso del cilindro, risultano

inferiori: tale risultato potrebbe essere dovuto alla complessa geometria dell’aorta, la

quale, fisiologicamente presenta moto elicoidale nell’arco aortico. Inoltre, le geometrie

delle aorte utilizzate presentano una dilatazione dell’arco aortico che, di per sé, altera la

fluidodinamica del sangue, generando flussi secondari [6].

Si è andati quindi a fare un confronto più approfondito su queste quantità, soffermandosi

sull’istante temporale della sistole (t = 0.13 s).

È stata definita la vorticità media in spazio alla sistole Vorsistolemean e la vorticità massima in

spazio alla sistole Vorsistolemax :

Vorsistolemean = ∫(∇ x 𝐮(t̃))dΩ

Ω

,

Vorsistolemax = max

Ω(∇ x 𝐮(t̃)),

dove t̃ é l’istante temporale della sistole. In Tabella 4.6 i valori ottenuti:

Aorta_TAV_0 Aorta_TAV_10

Vorsistolemean [1/s] 1345.5 1424.7

Vorsistolemax [1/s] 2125.4 2231.1

Tabella 4.6: Confronto dei valori (in 1/s) di Vorsistolemean e Vorsistole

max

57

Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini percentuali, della Vorsistolemean del

5.89% per il caso Aorta_TAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini

percentuali, della Vorsistolemax del 4.97% per il caso Aorta_TAV_10.

In questo istante temporale le differenze risultano leggermente maggiori poiché è il

momento in cui si impongono le maggiori differenze in termini di velocità all’inlet: di

fatti, il contributo di velocità rotatoria a t = 0.13 s raggiunge il suo picco massimo. Per

tale motivo, anche l’indice di vorticità alla sistole sopra definito risente di questa

differenza, sia in termini medi che massimi.

È stato inoltre calcolata la quantità Localized Normalized Helicity (LNH), definita in un

lavoro [39] nel seguente modo:

LNH(𝐱, t) = 𝐮(𝐱, t) ∙ 𝚲(𝐱, t)

|𝐮(𝐱, t)||𝚲(𝐱, t)| ,

dove u è la velocità del fluido e 𝚲 la vorticità. Tale indice, per come è stato definito,

esprime la quantità di elicità in ogni punto del dominio e ad ogni istante di tempo. Sono

stati analizzati i campi di LNH all’istante temporale della sistole. Una sua evoluzione è

l’Helical Flow Index (HFI) [26], in cui si procede ad una media temporale del precedente

indice LNH. Non è stato preso in considerazione l’HFI poiché, per come è definito,

risentirebbe del moto elicoidale presente in aorta anche durante la fase diastolica, per cui

non sarebbe possibile distinguere l’effetto del contributo aggiuntivo di velocità rotatoria

imposta all’inlet.

In Figura 4.18 la distribuzione spaziale di LNH alla sistole: è possibile notare una

differenza tra i due casi, specialmente nella parte prossimale dell’aorta, dove il contributo

aggiuntivo di velocità rotatoria è massimo.

58

Figura 4.18: Confronto di LNH alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10

È stata inoltre calcolata la media spaziale di LNH all’istante temporale della sistole

LNHsistolemean , definita nel seguente modo:

LNHsistolemean = ∫ LNH(t̃)dΩ

Ω

,

dove t̃ é l’istante temporale della sistole. In Tabella 4.7 i valori ottenuti:

Aorta_TAV_0 Aorta_TAV_10

LNHsistolemean [-] 0.632 0.675

Tabella 4.7: Confronto dei valori di LNHsistolemean

Si ha una differenza in termini percentuali pari a 6.80%, dovuta alla presenza del termine

aggiuntivo di velocità rotatoria.

In conclusione, l’aggiunta di tale contributo rotatorio è consigliato in studi in cui si vuole

investigare in maniera dettagliata la presenza di vorticità ed elicità, specialmente al picco

sistolico. Infatti, l’introduzione di velocità rotatoria, nel caso di aorta con valvola aortica

tricuspide, provoca delle differenze di vorticità alla sistole di circa il 5% e di elicità di

circa il 7%.

59

4.4.2 WSS

È stata fatta un’analisi del WSS per la geometria reale dell’aorta con valvola aortica

tricuspide. Nella Figura 4.19 è possibile vedere un confronto della distribuzione spaziale

del modulo del WSS all’istante di picco sistolico per i 2 casi considerati.

È possibile notare in Figura 4.19 come il WSS sistolico sia maggiore nel caso

Aorta_TAV_10, principalmente nella zona prossimale-mediale dell’arco aortico. Non si

registrano differenze importanti nella zona distale dell’aorta, probabilmente poiché il

contributo di velocità rotatoria ha maggiore effetto nella zona adiacente all’inlet.

Figura 4.19: Confronto del modulo del WSS alla sistole: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo di WSS: si è andati a

calcolare il valore di WSS medio in spazio e medio in tempo (WSSmeanmean) ed il valore di

WSS massimo in spazio e medio in tempo (WSSmeanmax ). Tali quantità sono state definite

nella Sezione 4.3.

60

In Tabella 4.8 i valori ottenuti:

Aorta_TAV_0 Aorta_TAV_10

WSSmeanmean [Pa] 0.954 0.964

WSSmeanmax [Pa] 1.987 2.004

Tabella 4.8: Confronto dei valori (in Pa) di WSSmeanmean e WSSmean

max

Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini percentuali, del WSSmeanmean del

1.05% per il caso Aorta_TAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini

percentuali, del WSSmeanmax del 0.86% per il caso Aorta_TAV_10.

Come per la vorticità, le differenze registrate in termini percentuali, rispetto al caso del

cilindro, risultano inferiori probabilmente per i motivi sopra elencati. Si è andati quindi a

fare un confronto più approfondito su queste quantità, soffermandosi sull’istante

temporale della sistole (t = 0.13 s).

È stato definito il WSS medio in spazio alla sistole WSSsistolemean e il WSS massimo in spazio

alla sistole WSSsistolemax :

WSSsistolemean = ∫ WSS(t̃) dΩ

Ω

,

WSSsistolemax = max

Ω(WSS(t̃)),

dove t̃ é l’istante temporale della sistole.

61

In Tabella 4.9 i valori ottenuti:

Aorta_TAV_0 Aorta_TAV_10

WSSsistolemean [Pa] 1.02 1.07

WSSsistolemax [Pa] 2.75 2.78

Tabella 4.9: Confronto dei valori (in Pa) di WSSsistolemean e WSSsistole

max

Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini percentuali, della WSSsistolemean del

4.90% per il caso Aorta_TAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_TAV_0, in termini

percentuali, della WSSsistolemax del 1.09% per il caso Aorta_TAV_10.

Le differenze percentuali alla sistole risultano leggermente maggiori rispetto alle

variazioni medie nel tempo, in particolare per il valore di WSS medio in spazio. Per il

valore di WSS massimo in spazio non si registrano differenze percentuali importanti,

probabilmente poiché il WSS massimo si registra in zona distale dove l’effetto del

contributo rotatorio all’inlet potrebbe essere stato oscurato dai flussi elicoidali,

fisiologicamente presenti, dovuti alla curvatura dell’arco aortico.

Come ultima analisi, sono state mostrate in Figura 4.20 il TAWSS per i 2 casi in esame:

Figura 4.20: Confronto del modulo del TAWSS: a sinistra Aorta_TAV_0, a destra

Aorta_TAV_10

62

Il TAWSS, come preventivabile dall’analisi dei dati in Tabella 4.8, non presenta

differenze significative tra i due casi: vi è una leggera propensione a registrare valori più

alti di WSS nel caso Aorta_TAV_10 rispetto ad Aorta_TAV_0. Le variazioni risultano

poco apprezzabili poiché tale indice è una media in tempo sull’intero battito cardiaco. Si

può affermare quindi, che l’introduzione di tale contributo rotatorio risulta importante

principalmente nella valutazione di indici fluidodinamici alla sistole, dove le differenze

in termini percentuali sono amplificate.

In conclusione, in analogia con la vorticità, il contributo di velocità rotatoria è importante

includerlo in studi fluidodinamici di aorte con valvola tricuspide in cui un maggiore

livello di dettaglio è richiesto nella valutazione del WSS, specialmente al picco sistolico:

infatti, le differenze percentuali registrate tra il caso Aorta_TAV_0 e Aorta_TAV_10,

sono circa del 5% per il valore medio in spazio di WSS alla sistole.

4.5 Aorta con valvola aortica bicuspide

In questa sezione verranno esposti i risultati ottenuti dalle simulazioni fluidodinamiche

per l’Aorta_BAV. Sono state svolte prove numeriche sulle aorte, con elementi finiti P1-

P1 con stabilizzazione SUPG-PSPG, per valutare l’effetto che l’aggiunta del contributo

di velocità rotatoria ha sugli indici fluidodinamici su una geometria reale di aorta. È stata

fatta una simulazione senza aggiungere il termine rotatorio (β = 0), in cui il numero di

Reynolds alla sistole è pari a 5041, per poi confrontarla con la simulazione con il

contributo di velocità non-assiale con il parametro β fisiologico (β = 0.10) (si veda

Sezione 4.1.2 per l’approfondimento). Per semplicità verrà assunta la seguente notazione

nel proseguo di questa sezione:

63

Aorta_BAV_0: prova relativa all’aorta con valvola aortica bicuspide, senza

l’aggiunta del contributo rotatorio;

Aorta_BAV_10: prova relativa all’aorta con valvola aortica bicuspide, con

l’aggiunta del contributo rotatorio, nello specifico assumendo β = 0.10 (caso

fisiologico).

4.5.1 Velocità

Nella Figura 4.21 sono raffigurate le sezioni di inlet dell’Aorta_BAV, in cui è stato

riportato il campo di velocità imposto alla sistole e colorato secondo la velocità

tangenziale in direzione x: si noti come nell’immagine a sinistra la velocità imposta risulta

solo assiale, viceversa nell’immagine a destra è evidente come oltre ad un contributo

assiale di velocità, è stato aggiunto un termine di velocità rotatoria. Si ricordi che la

sezione di inlet è perpendicolare all’asse z.

Figura 4.21: Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a

destra Aorta_BAV_10

64

La Figura 4.22 mostra i vettori del campo di velocità alla sistole (colorati secondo il

modulo della velocità) in una vista laterale di una sezione dell’Aorta_BAV. Si noti come

la velocità risulta più alta nel caso Aorta_BAV_10 rispetto al caso Aorta_BAV_0: tale

evidenza è imputabile all’aggiunta del contributo di velocità rotatoria all’inlet, che

provoca un aumento della velocità interna.

Figura 4.22: Confronto del campo di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a

destra Aorta_BAV_10

La Figura 4.23 mostra le streamlines di velocità alla sistole (colorate secondo il modulo

della velocità) dei due casi precedentemente esposti. È possibile notare come nel caso

Aorta_BAV_10 tali streamlines assumano maggiormente un comportamento elicoidale

rispetto al caso Aorta_BAV_0. Tale risultato è da imputare all’aggiunta del contributo

rotatorio all’inlet che promuove la formazione di moto elicoidale, modificando

leggermente il campo di velocità anche nelle zone adiacenti all’ingresso in aorta.

65

Figura 4.23: Confronto delle streamlines (con zoom) di velocità alla sistole: in alto

Aorta_BAV_0, in basso Aorta_BAV_10

In Figura 4.24 sono rappresentate le streamlines di velocità (colorate secondo il modulo

della velocità) dei due casi precedentemente esposti: si noti come nel caso

Aorta_BAV_10 si abbia la presenza di un vortice nei pressi della parte sinistra

maggiormente visibile rispetto al caso Aorta_BAV_0. Come nelle simulazioni di

Aorta_TAV, il contributo di velocità rotatoria aggiuntivo risulta utile per identificare

delle zone di ricircolo riscontrate in maniera meno accurata dal caso senza swirl. Tale

vortice ha un ruolo fondamentale nella fluidodinamica in Aorta_BAV, poiché forza il jet

all’ingresso a deviare verso la parete aortica [6].

Figura 4.24: Confronto delle streamlines di velocità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0,

a destra Aorta_BAV_10

66

Un confronto in termini di vorticità alla sistole è stato fatto, visibile nella Figura 4.25. La

vorticità calcolata nel caso Aorta_BAV_10 è, in alcune regioni, superiore rispetto al caso

Aorta_BAV_0: questo fenomeno è principalmente visibile nella parte prossimale dell’arco

aortico. L’aggiunta del contributo rotatorio determina una maggiore vorticità nel flusso in

aorta, provocando quindi un aumento di tale quantità, specialmente nelle regioni del dominio

in cui è maggiormente significativo il contributo aggiuntivo, ovvero all’inlet.

Figura 4.25: Confronto del modulo della vorticità alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a

destra Aorta_BAV_10

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo di vorticità: si è andati a

calcolare il valore di vorticità alla sistole media in spazio (Vorsistolemean ) e massima in spazio

(Vorsistolemax ). Tali quantità sono state definite nella Sezione 4.4.1. In Tabella 4.10 i valori

ottenuti:

Aorta_BAV_0 Aorta_BAV_10

Vorsistolemean [1/s] 1825.6 1914.1

Vorsistolemax [1/s] 2954.1 3094.3

Tabella 4.10: Confronto dei valori (in 1/s) di Vorsistolemean e Vorsistole

max

67

Si ha un aumento rispetto a Aorta_BAV_0, in termini percentuali, della Vorsistolemean del

3.26% per il caso Aorta_BAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_BAV_0, in termini

percentuali, della Vorsistolemax del 4.75% per il caso Aorta_BAV_10. È stato fatto il

confronto in questo istante temporale poiché è il momento in cui si impongono le

maggiori differenze in termini di velocità all’inlet: di fatti, il contributo di velocità

rotatoria a t = 0.13 s raggiunge il suo picco massimo. Per tale motivo, l’indice di vorticità

alla sistole sopra definito risente di questa differenza, sia in termini medi che massimi.

Rispetto al caso Aorta_TAV, le differenze riscontrate aggiungendo la velocità rotatoria

all’inlet, risultano leggermente maggiori, attestandosi intorno al 5% per la vorticità.

Anche per il caso Aorta_BAV è stato calcolato l’indice LNH presentato in Sezione 4.4.1:

in Figura 4.26 è rappresentato il campo di LNH all’istante temporale alla sistole; in

Tabella 4.11 i valori della media in spazio alla sistole di tale indice.

Figura 4.26: Confronto di LNH alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10

Come nel caso Aorta_TAV, anche per l’Aorta_BAV vi è un aumento di elicità nella parte

prossimale dell’arco aortico. Tale risultato è giustificabile con l’introduzione del

contributo di velocità rotatoria all’inlet, promuovendo così la formazione di moto

elicoidale.

68

Aorta_BAV_0 Aorta_BAV_10

LNHsistolemean [-] 0.701 0.752

Tabella 4.11: Confronto dei valori di LNHsistolemean

Si ha una differenza in termini percentuali pari a 7.28%, dovuta alla presenza del termine

aggiuntivo di velocità rotatoria. Dai risultati ottenuti è più consigliato inserire questo

contributo aggiuntivo in studi incentrati su aorte con valvole aortiche bicuspidi rispetto a

lavori su valvole tricuspidi, per avere un dettaglio maggiore dei risultati in termini di

vorticità ed elicità alla sistole. Probabilmente le differenze percentuali sono leggermente

più alte nel caso Aorta_BAV rispetto ad Aorta_TAV, poiché la velocità rotatoria

aggiuntiva amplifica maggiormente i flussi secondari già presenti, come riscontrato in

Aorta_BAV_0.

4.5.2 WSS

È stata fatta un’analisi del WSS per la geometria reale dell’aorta con valvola aortica

bicuspide. Nella Figura 4.27 è possibile vedere un confronto della distribuzione spaziale

del modulo del WSS all’istante di picco sistolico per i 2 casi considerati:

Figura 4.27: Confronto del modulo del WSS alla sistole: a sinistra Aorta_BAV_0, a destra

Aorta_BAV_10

69

È possibile notare in Figura 4.27 come il WSS sistolico sia maggiore nel caso

Aorta_BAV_10, principalmente nella zona dove è presente la dilatazione della parete, di

per sé interessata da WSS alti. Non si registrano differenze importanti nella zona distale

dell’aorta, probabilmente poiché il contributo di velocità rotatoria ha maggiore effetto

nella zona adiacente all’inlet.

È stato inoltre fatto un confronto sintetico in termini di modulo del WSS: si è andati a

calcolare il valore di WSS alla sistole medio in spazio (WSSsistolemean ) e massimo in spazio

(WSSsistolemax ). Tali quantità sono state definite nella Sezione 4.4.2. Come per la vorticità,

questa analisi è stata fatta all’istante temporale del picco sistolico per le stesse ragioni di

cui sopra. In Tabella 4.12 i valori ottenuti.

Aorta_BAV_0 Aorta_BAV_10

WSSsistolemean [Pa] 1.90 2.01

WSSsistolemax [Pa] 3.52 3.67

Tabella 4.12: Confronto dei valori (in Pa) di WSSsistolemean e WSSsistole

max

Si ha un aumento rispetto a Aorta_BAV_0, in termini percentuali, del WSSsistolemean del

5.79% per il caso Aorta_BAV_10. Si ha un aumento rispetto a Aorta_BAV_0, in termini

percentuali, del WSSsistolemax del 4.26% per il caso Aorta_BAV_10.

Le differenze percentuali risultano maggiormente apprezzabili rispetto al caso

Aorta_TAV ed inoltre simili alle variazioni registrate per la vorticità.

Dopo aver analizzato il TAWSS per Aorta_TAV e non avendo riscontrato differenze

significative del WSS mediato in tempo, è stato scelto di non effettuare tale analisi per

Aorta_BAV, poiché è risultato evidente come l’effetto del contributo rotatorio venga

oscurato dai flussi elicoidali già presenti nell’arco aortico.

70

In conclusione ed in analogia con la vorticità, si può affermare, con l’evidenza dei risultati

esposti in questa sezione, che l’aggiunta del contributo della velocità rotatoria risulti più

apprezzabile rispetto al caso Aorta_TAV, se presa in considerazione in studi in cui si

voglia dettagliare maggiormente il WSS all’istante sistolico in geometrie reali di aorte

con valvole aortiche bicuspidi: di fatti, le differenze percentuali del WSS sono all’incirca

del 5% rispetto al caso di controllo senza aggiunta dello swirl.

71

Ringraziamenti

Questo lavoro è giunto al termine anche grazie al supporto di chi ha contribuito alla sua

realizzazione. Desidero ringraziare tutte le persone che direttamente o indirettamente mi

hanno aiutato.

Innanzitutto, ringrazio il Prof. Christian Vergara, con cui questo lavoro è stato

interamente svolto, per avermi dato tutta la fiducia, l’aiuto e la disponibilità necessaria

per completarlo.

Inoltre, ringrazio i docenti del corso di Ingegneria Biomedica che in cinque anni mi hanno

trasmesso insegnamenti ben oltre le semplici nozioni.

Grazie anche a tutti i miei amici, che pur a 1000 km di distanza mi sono sempre stati

vicini e mi hanno dimostrato il loro affetto.

Infine, i ringraziamenti più importanti per me. Ai miei genitori Elvira e Francesco, alle

mie sorelle Giulia e Chiara, e ai miei nonni, che hanno sempre creduto in me; mi hanno

sempre incoraggiato anche quando tutto sembrava perso.

Dulcis in fundo, grazie al mio amore, Laura. Senza di te non ce l’avrei mai fatta: sei stata

un supporto attivo per tutti questi anni e soprattutto in questa fase finale. Grazie per

avermi sostenuto, sempre e comunque. Grazie perché quando sono con te sono felice.

72

73

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