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NEL POVERO NASCE LA CONVERSIONE ALBERTO COLAIACOMO Il volto della speranza Quaresima, tempo «per rinnovarsi nell’incontro con Cristo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo». Le risposte di solidarietà delle diocesi del Lazio all’invito di papa Francesco n tempo di grazia da vivere come occasione per attuare particolari iniziative pastorali – incontri, momenti di preghiera, liturgie – ma soprattutto come periodo propizio per rinnovarci spiritualmente nella «cultura dell’incontro dell’unica famiglia umana». È l’invito di papa Francesco nel messaggio “La Parola è un dono. L’altro è un dono” in cui esorta a vivere il digiuno, la preghiera e l’elemosina – i «mezzi santi» che la Chiesa ci offre – per intensificare la vita dello spirito, seguendo la Parola. Un’esperienza per formare i cuori all’incontro con Dio attraverso l’amore verso il prossimo e con l’impegno concreto nella solidarietà. Un tempo di riflessione e sacrifici per prepararci all’amore. Ma questo incontro con chi soffre, è provato, malato ed emarginato, prima di essere un gesto di aiuto, va inteso come una presa di coscienza di se stessi. Apriamo le nostre porte «al debole e al povero» – ci dice il Santo Padre – perché «l’altro è un dono» e solo così potremo «vivere e testimoniare in pienezza» la gioia della Pasqua. Francesco si sofferma sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, nel Vangelo di Luca. Proprio Lazzaro, spiega, ci viene presentato non come un “anonimo”, un “invisibile”, come di fatto è per il ricco, ma come un “individuo” a cui associare una storia personale, diventa “noto e quasi familiare”, cioè un “volto”. E, come tale, un “dono”, una “ricchezza inestimabile”, un «essere voluto, amato, ricordato da Dio», anche se la sua concreta condizione è quella di un «rifiuto umano». Lazzaro è l’emarginato, lo straniero, il diverso, il malato, che Dio ci presenta come dono e anche come esperienza di conversione. Rimanere accanto ai poveri vuol dire infatti avere consapevolezza del proprio limite, delle proprie cadute, riconciliarsi con se stessi per non essere poi intolleranti nei confronti della povertà concreta, per non essere incapaci di accogliere le ricchezze del Prossimo. La parabola che ci propone il Papa è invece «impietosa» nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il “ricco”: prigioniero dell’esteriorità e della dimensione più effimera dell’esistenza. Un “degrado morale” il cui “gradino più basso” è la superbia, che lo porta a dimenticare di essere “semplicemente un mortale”. Soprattutto in Quaresima allora, l’incontro con Dio, oltre che nella preghiera, avviene nell’accoglienza del povero. Ma questo incontro con chi soffre, prima di essere un’azione di aiuto, deve essere una presa di coscienza di se stessi. Il Santo Padre termina con l’invito «ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle “campagne” di Quaresima che molti organismi ecclesiali promuovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana». Alcune di queste iniziative sono illustrate negli articoli di questa pagina e vedono coinvolte le diocesi del Lazio. U DI CARLA CRISTINI a Quaresima, tempo favorevole “per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vi- vo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo”, come ricorda papa France- sco nel suo messaggio, sia un “vero cam- mino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal pec- cato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi”. Un incoraggiamento a un approccio solidale verso i meno fortu- nati, richiamando l’adesione alle tante ini- ziative che si stanno organizzando nelle va- rie Diocesi. Una Pasqua intrisa di speranza, nella dio- cesi di Rieti, che trova un momento cen- trale domenica 19 marzo, III di Quaresima, nella “Giornata della Carità”. Un appunta- mento che quest’anno verrà completa- mente dedicato ai bisogni delle aree della diocesi colpite dai terremoti di questi me- si, proseguendo un cammino concreto di vicinanza e conforto avviato già all’indo- mani del sisma dal 24 agosto. La diocesi di Palestrina, in occasione della domenica della carità, si fa promotrice per il 2 aprile, V di Quaresima, di una giornata di solidarietà dedicata ai più bisognosi e al- la formazione. Varie proposte sono state messe in campo per sensibilizzare le co- munità, le famiglie ed i ragazzi all’i- niziativa e quindi preparare al me- glio questo momento che sarà vis- suto nelle parrocchie e poi a livello diocesano, con un seminario sul te- ma Una chiesa povera per i poveri, che si terrà a Cave, presso la parroc- chia di San Carlo Borromeo, al qua- le interverranno il vescovo Sigalini e monsignor Salvatore Ferdinandi, Vi- cario generale della diocesi di Terni– Narni–Amelia. Nella diocesi di Sora–Cassino– Aquino–Pontecorvo le iniziative di solidarietà sono già partite sabato 4 marzo con la raccolta di generi ali- mentari per la Caritas, presso vari su- permercati. Un progetto che sta per andare in porto è la prossima aper- tura del Banco alimentare, in via di definizione logistica, che consentirà alla Caritas diocesana di avere mag- giore autonomia per rispondere me- glio alle esigenze dei bisognosi del territo- rio, che accoglie anche decine di rifugiati. Per domenica 2 aprile è in programma in- fine la raccolta fondi nelle parrocchie. Tanti i progetti in cantiere nella diocesi di Latina–Terracina–Sezze–Priverno: lo stu- dio medico, il pro- getto “Appello dal carcere”, la mensa cittadina a Latina (e presto un’altra a Terracina) che offre il conforto di un pa- sto caldo ogni gior- no a circa 150 per- sone, il sostegno al- le missioni in Gua- temala e Mozambi- co. Per la Chiesa di Fro- sinone–Veroli– Ferentino sono due gli appunta- menti solidali già in calendario: sabato 1° aprile, si terrà la raccolta alimentare promossa dalla Ca- ritas diocesana; do- menica 2 aprile, la Quaresima di frater- nità, dove la Caritas promuove la collet- ta nelle parrocchie, a favore degli inter- venti caritatevoli L parrocchiali. Nella diocesi di Porto Santa Rufina, tante le iniziative delle parrocchie e a livello dio- cesano la raccolta della IV domenica di Qua- resima, destinate al fondo di solidarietà per le famiglie, istituito dal vescovo Reali nella quaresima del 2008, risponde ad una esi- genza temporanea di difficoltà economica. “Famiglie per mano” un gruppo di solida- rietà familiare della zona pastorale di Fiu- micino; il Centro Caritas “Santi Mario, Mar- ta e figli” di Ladispoli; l’ascolto presso Ae- roporto di Fiumicino, che avvia un proget- to più ampio di prossimità per le persone senza dimora; “Casa Madre Veronica”, nel- la periferia romana di Casalotti – Selva Can- dida, offre accoglienza gratuita per per fa- miglie, padri separati o persone in stato di degenza post ospedaliera; “L’ora undecima” è un progetto di supporto integrato alla creazione d’impresa; casa “San Rocco”, che nasce in seguito dall’emergenza sbarchi de- gli anni passati. Nella diocesi di Tivoli, tante le strutture de- stinate alla solidarietà: la mensa “San Lo- renzo”, a Tivoli, che serve in media 50 pasti giornalieri; la mensa–dormitorio “San Lo- renzo diacono”, a Villanova di Guidonia, che serve, in media, 40 pasti e offre 12 posti let- to, dal 1 Novembre al 30 Aprile di ogni an- no; la Casa di accoglienza “Santa Chiara”, a Tivoli, per donne in difficoltà; il Centro di A- scolto diocesano, a Tivoli. Nella diocesi di Gaeta, si trovano due cen- tri Caritas diocesani, a Formia e Gaeta ed u- no cittadino a Fondi. Molte parrocchie si occupano di fare ascolto, forniscono beni di prima necessità come viveri e vestiario; in particolare da segnalare l’attività del cen- tro diocesano di Formia, che offre tanti ser- vizi, tra cui il centro odontoiatrico e l’acco- glienza dei rifugiati. Un invito a compiere dunque il cammino quaresimale riconoscendosi tutti fratelli, proprio dall’adesione a Cristo. Solo così si potrà riscoprire in ciascun uomo, soprat- tutto se debole o malato, un fratello. Da qui, da questo nuovo sguardo, si sentirà forte l’esigenza di rispondere positivamente al- l’invito ad uscire da se stessi per muoversi incontro a chi, nella sua fragilità, non riesce nemmeno a far sentire la propria voce. ALBANO RISCOPRIRSI FIGLI DI DIO a pagina 3 ANAGNI «PER RINGIOVANIRE LA CHIESA» a pagina 4 C. CASTELLANA CRISTO NEL CUORE DELL’ABISSO a pagina 5 CIVITAVECCHIA UNA COMUNITÀ DI PERSONE AMATE a pagina 6 FROSINONE «IL SIGNORE CI SORPRENDE» a pagina 7 GAETA «ASCOLTARE COME GESÙ» a pagina 8 LATINA BORGO CARSO, L’ASILO SE NE VA a pagina 9 PALESTRINA DONNA E VOCAZIONE a pagina 10 PORTO-S. RUFINA ACCOLTI 25 CATECUMENI a pagina 11 SORA QUEL SIGILLO SUL CUORE a pagina 13 TIVOLI DUE GIORNI PER IL SIGNORE a pagina 14 LAZIO SETTE na delle cose bandite dalla nostra “religiosità” contemporanea è il dolore. Lo stare male, l’essere afflitti. Causa, forse, di quella sor- ta di caricatura dei credenti che hanno fatto diversi maîtres á penser eu- ropei dell’Ottocento. “Il cristianesimo, questa negazione della volontà di vita divenuta religione” scrisse, ad esempio, Nietzsche. Forse è vero che una certa forma di spiritualità ha avuto caratteri a tratti addirittu- ra masochistici, ma da qui a eliminare ogni traccia di sacrificio, di sof- ferenza, anche di dolore dalla nostra esperienza di fede è davvero as- surdo. Perché la vita è anche dolore. L’amore crocifisso è dolore offer- to. Amare è anche soffrire, accettare il rischio e l’esperienza del dolore. Così è davvero ridicolo, talvolta, il tentativo che facciamo di presentare una Chiesa allegra, “senza pensieri”. Mentre è così importante, come ci ricorda il Papa, la carne dei poveri. Che è una carne sofferente, una car- ne che chiede d’essere amata. Una volta – quando certi discorsi erano davvero profetici – si diceva che la Chiesa doveva mettere al centro i po- veri, gli afflitti. Soffrire con loro. La Quaresima è un tempo straordina- rio per ripartire dalla carne sofferente di chi è afflitto e povero. Per ri- scoprire che amare è anche soffrire. Che c’è una sofferenza che nasce da noi, dal peccato che ci abita e che ferisce Dio e chi ci è accanto. La Quaresima è proprio il tempo propizio perché “una Chiesa povera per i poveri” non sia uno slogan, una bella parola con cui condire le ome- lie e la retorica ecclesiale, ma perché sia una radice di conversione per- sonale, una via regale di rinnovamento familiare e comunitario, la stra- da che la Chiesa può percorrere per rinnovarsi. Francesco Guglietta U NELLE DIOCESI RIETI L’IMPEGNO A «PRIMEREAR» a pagina 12 Quella radice di conversione Domenica, 12 marzo 2017 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 CONVEGNO EUROPA, PAURE E ACCOGLIENZA a pagina 2 IL FATTO

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Page 1: portaparola@avvenire.it Coordinamento: Salvatore Mazza Il ... · soltanto «il nome di fantasia scelto per il Regolamento con il quale si andrà a dare una certezza alle microimprese

NEL POVERO NASCELA CONVERSIONE

ALBERTO COLAIACOMO

Il volto della speranzaQuaresima, tempo «per rinnovarsi nell’incontro con Cristo nella sua Parola, nei Sacramentie nel prossimo». Le risposte di solidarietà delle diocesi del Lazio all’invito di papa Francesco

n tempo di grazia da viverecome occasione per attuareparticolari iniziative pastorali –

incontri, momenti di preghiera,liturgie – ma soprattutto comeperiodo propizio per rinnovarcispiritualmente nella «culturadell’incontro dell’unica famigliaumana». È l’invito di papa Francesco nelmessaggio “La Parola è un dono.L’altro è un dono” in cui esorta avivere il digiuno, la preghiera el’elemosina – i «mezzi santi» che laChiesa ci offre – per intensificare lavita dello spirito, seguendo la Parola.Un’esperienza per formare i cuoriall’incontro con Dio attraversol’amore verso il prossimo e conl’impegno concreto nella solidarietà.Un tempo di riflessione e sacrifici perprepararci all’amore. Ma questoincontro con chi soffre, è provato,malato ed emarginato, prima di essereun gesto di aiuto, va inteso come unapresa di coscienza di se stessi. Apriamo le nostre porte «al debole eal povero» – ci dice il Santo Padre –perché «l’altro è un dono» e solo cosìpotremo «vivere e testimoniare inpienezza» la gioia della Pasqua. Francesco si sofferma sulla paraboladell’uomo ricco e del povero Lazzaro,nel Vangelo di Luca. Proprio Lazzaro,spiega, ci viene presentato non comeun “anonimo”, un “invisibile”, comedi fatto è per il ricco, ma come un“individuo” a cui associare una storiapersonale, diventa “noto e quasifamiliare”, cioè un “volto”. E, cometale, un “dono”, una “ricchezzainestimabile”, un «essere voluto,amato, ricordato da Dio», anche se lasua concreta condizione è quella diun «rifiuto umano». Lazzaro è l’emarginato, lo straniero, ildiverso, il malato, che Dio ci presentacome dono e anche come esperienzadi conversione. Rimanere accanto aipoveri vuol dire infatti avereconsapevolezza del proprio limite,delle proprie cadute, riconciliarsi conse stessi per non essere poiintolleranti nei confronti dellapovertà concreta, per non essereincapaci di accogliere le ricchezze delProssimo. La parabola che ci propone il Papa èinvece «impietosa» nell’evidenziare lecontraddizioni in cui si trova il“ricco”: prigioniero dell’esteriorità edella dimensione più effimeradell’esistenza. Un “degrado morale” ilcui “gradino più basso” è la superbia,che lo porta a dimenticare di essere“semplicemente un mortale”. Soprattutto in Quaresima allora,l’incontro con Dio, oltre che nellapreghiera, avviene nell’accoglienza delpovero. Ma questo incontro con chisoffre, prima di essere un’azione diaiuto, deve essere una presa dicoscienza di se stessi. Il Santo Padre termina con l’invito«ad esprimere questo rinnovamentospirituale anche partecipando alle“campagne” di Quaresima che moltiorganismi ecclesiali promuovono perfar crescere la cultura dell’incontronell’unica famiglia umana». Alcune diqueste iniziative sono illustrate negliarticoli di questa pagina e vedonocoinvolte le diocesi del Lazio.

U

DI CARLA CRISTINI

a Quaresima, tempo favorevole “perrinnovarsi nell’incontro con Cristo vi-vo nella sua Parola, nei Sacramenti e

nel prossimo”, come ricorda papa France-sco nel suo messaggio, sia un “vero cam-mino di conversione, per riscoprire il donodella Parola di Dio, essere purificati dal pec-cato che ci acceca e servire Cristo presentenei fratelli bisognosi”. Un incoraggiamentoa un approccio solidale verso i meno fortu-nati, richiamando l’adesione alle tante ini-ziative che si stanno organizzando nelle va-rie Diocesi.Una Pasqua intrisa di speranza, nella dio-cesi di Rieti, che trova un momento cen-trale domenica 19 marzo, III di Quaresima,nella “Giornata della Carità”. Un appunta-mento che quest’anno verrà completa-mente dedicato ai bisogni delle aree delladiocesi colpite dai terremoti di questi me-si, proseguendo un cammino concreto divicinanza e conforto avviato già all’indo-mani del sisma dal 24 agosto. La diocesi di Palestrina, in occasione delladomenica della carità, si fa promotrice peril 2 aprile, V di Quaresima, di una giornatadi solidarietà dedicata ai più bisognosi e al-la formazione. Varie proposte sono statemesse in campo per sensibilizzare le co-munità, le famiglie ed i ragazzi all’i-niziativa e quindi preparare al me-glio questo momento che sarà vis-suto nelle parrocchie e poi a livellodiocesano, con un seminario sul te-ma Una chiesa povera per i poveri,che si terrà a Cave, presso la parroc-chia di San Carlo Borromeo, al qua-le interverranno il vescovo Sigalini emonsignor Salvatore Ferdinandi, Vi-cario generale della diocesi di Terni–Narni–Amelia. Nella diocesi di Sora–Cassino–Aquino–Pontecorvo le iniziative disolidarietà sono già partite sabato 4marzo con la raccolta di generi ali-mentari per la Caritas, presso vari su-permercati. Un progetto che sta perandare in porto è la prossima aper-tura del Banco alimentare, in via didefinizione logistica, che consentiràalla Caritas diocesana di avere mag-giore autonomia per rispondere me-glio alle esigenze dei bisognosi del territo-rio, che accoglie anche decine di rifugiati.Per domenica 2 aprile è in programma in-fine la raccolta fondi nelle parrocchie.Tanti i progetti in cantiere nella diocesi diLatina–Terracina–Sezze–Priverno: lo stu-dio medico, il pro-getto “Appello dalcarcere”, la mensacittadina a Latina (epresto un’altra aTerracina) che offreil conforto di un pa-sto caldo ogni gior-no a circa 150 per-sone, il sostegno al-le missioni in Gua-temala e Mozambi-co. Per la Chiesa di Fro-sinone–Veroli–Ferentino sono due gli appunta-menti solidali già incalendario: sabato1° aprile, si terrà laraccolta alimentarepromossa dalla Ca-ritas diocesana; do-menica 2 aprile, laQuaresima di frater-nità, dove la Caritaspromuove la collet-ta nelle parrocchie,a favore degli inter-venti caritatevoli

L

parrocchiali. Nella diocesi di Porto Santa Rufina, tantele iniziative delle parrocchie e a livello dio-cesano la raccolta della IV domenica di Qua-resima, destinate al fondo di solidarietà perle famiglie, istituito dal vescovo Reali nella

quaresima del 2008, risponde ad una esi-genza temporanea di difficoltà economica.“Famiglie per mano” un gruppo di solida-rietà familiare della zona pastorale di Fiu-micino; il Centro Caritas “Santi Mario, Mar-ta e figli” di Ladispoli; l’ascolto presso Ae-roporto di Fiumicino, che avvia un proget-to più ampio di prossimità per le personesenza dimora; “Casa Madre Veronica”, nel-la periferia romana di Casalotti – Selva Can-dida, offre accoglienza gratuita per per fa-miglie, padri separati o persone in stato didegenza post ospedaliera; “L’ora undecima”è un progetto di supporto integrato allacreazione d’impresa; casa “San Rocco”, chenasce in seguito dall’emergenza sbarchi de-gli anni passati. Nella diocesi di Tivoli, tante le strutture de-stinate alla solidarietà: la mensa “San Lo-renzo”, a Tivoli, che serve in media 50 pastigiornalieri; la mensa–dormitorio “San Lo-renzo diacono”, a Villanova di Guidonia, cheserve, in media, 40 pasti e offre 12 posti let-

to, dal 1 Novembre al 30 Aprile di ogni an-no; la Casa di accoglienza “Santa Chiara”, aTivoli, per donne in difficoltà; il Centro di A-scolto diocesano, a Tivoli. Nella diocesi di Gaeta, si trovano due cen-tri Caritas diocesani, a Formia e Gaeta ed u-no cittadino a Fondi. Molte parrocchie sioccupano di fare ascolto, forniscono beni diprima necessità come viveri e vestiario; inparticolare da segnalare l’attività del cen-tro diocesano di Formia, che offre tanti ser-vizi, tra cui il centro odontoiatrico e l’acco-glienza dei rifugiati.Un invito a compiere dunque il camminoquaresimale riconoscendosi tutti fratelli,proprio dall’adesione a Cristo. Solo così sipotrà riscoprire in ciascun uomo, soprat-tutto se debole o malato, un fratello. Da qui,da questo nuovo sguardo, si sentirà fortel’esigenza di rispondere positivamente al-l’invito ad uscire da se stessi per muoversiincontro a chi, nella sua fragilità, non riescenemmeno a far sentire la propria voce.

◆ ALBANORISCOPRIRSIFIGLI DI DIO

a pagina 3

◆ ANAGNI«PER RINGIOVANIRELA CHIESA»

a pagina 4

◆ C. CASTELLANACRISTO NEL CUOREDELL’ABISSO

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIAUNA COMUNITÀDI PERSONE AMATE

a pagina 6

◆ FROSINONE«IL SIGNORECI SORPRENDE»

a pagina 7

◆ GAETA«ASCOLTARECOME GESÙ»

a pagina 8

◆ LATINABORGO CARSO,L’ASILO SE NE VA

a pagina 9

◆ PALESTRINADONNAE VOCAZIONE

a pagina 10

◆ PORTO-S. RUFINAACCOLTI25 CATECUMENI

a pagina 11

◆ SORAQUEL SIGILLOSUL CUORE

a pagina 13

◆ TIVOLIDUE GIORNIPER IL SIGNORE

a pagina 14

LAZIOSETTE

na delle cose bandite dalla nostra “religiosità” contemporanea èil dolore. Lo stare male, l’essere afflitti. Causa, forse, di quella sor-

ta di caricatura dei credenti che hanno fatto diversi maîtres á penser eu-ropei dell’Ottocento. “Il cristianesimo, questa negazione della volontàdi vita divenuta religione” scrisse, ad esempio, Nietzsche. Forse è veroche una certa forma di spiritualità ha avuto caratteri a tratti addirittu-ra masochistici, ma da qui a eliminare ogni traccia di sacrificio, di sof-ferenza, anche di dolore dalla nostra esperienza di fede è davvero as-surdo. Perché la vita è anche dolore. L’amore crocifisso è dolore offer-to. Amare è anche soffrire, accettare il rischio e l’esperienza del dolore.Così è davvero ridicolo, talvolta, il tentativo che facciamo di presentareuna Chiesa allegra, “senza pensieri”. Mentre è così importante, come ciricorda il Papa, la carne dei poveri. Che è una carne sofferente, una car-ne che chiede d’essere amata. Una volta – quando certi discorsi eranodavvero profetici – si diceva che la Chiesa doveva mettere al centro i po-veri, gli afflitti. Soffrire con loro. La Quaresima è un tempo straordina-rio per ripartire dalla carne sofferente di chi è afflitto e povero. Per ri-scoprire che amare è anche soffrire. Che c’è una sofferenza che nasceda noi, dal peccato che ci abita e che ferisce Dio e chi ci è accanto. LaQuaresima è proprio il tempo propizio perché “una Chiesa povera peri poveri” non sia uno slogan, una bella parola con cui condire le ome-lie e la retorica ecclesiale, ma perché sia una radice di conversione per-sonale, una via regale di rinnovamento familiare e comunitario, la stra-da che la Chiesa può percorrere per rinnovarsi.

Francesco Guglietta

U

NELLE DIOCESI

◆ RIETIL’IMPEGNOA «PRIMEREAR»

a pagina 12

Quella radice di conversione

Domenica, 12 marzo 2017

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected]: Salvatore Mazza

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected]

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAmail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ CONVEGNOEUROPA, PAUREE ACCOGLIENZA

a pagina 2

IL FATTO

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: portaparola@avvenire.it Coordinamento: Salvatore Mazza Il ... · soltanto «il nome di fantasia scelto per il Regolamento con il quale si andrà a dare una certezza alle microimprese

Amatrice, pronti per una «contea» che si autogestisce

ronti per una “contea” dove ci siautogestisce. Il nome c’è già ed evocauna precisa scelta di autonomia:

“Zfca”, acronimo, è l’annuncio del sindacodella cittadina maggiormente colpita dalterremoto, che sta per “Zona franca dellaContea di Amatrice”. Non si tratta di unaprovocazione, assicura Sergio Pirozzi, masoltanto «il nome di fantasia scelto per ilRegolamento con il quale si andrà a dareuna certezza alle microimprese del mioterritorio: quella di poter usufruire di unasorta di no tax area».Per il rilancio dell’economia, più disastratadelle case crollate, la localeamministrazione punta a prevedere, spiega

il comunicato diffuso dal Comuneamatriciano, «la concessione di uncontributo comunale sui versamenti fiscali,contributivi e previdenziali dellemicroimprese e dei liberi professionisti» giàpresenti sul posto al momento del sisma.Martedì la giunta ha dettato l’indirizzo perla stesura del Regolamento, per portarlo abreve in consiglio comunale.Un modo per affrontare il pauroso calodemografico che, dopo le varie scosse, staabbattendo un territorio che già prima nonera messo bene, e per «favorire laricostituzione del tessuto economico esociale», spiega la nota. È da tempo chePirozzi e ne parla e sollecita misurespecifiche di esonero dalla tassazione neidecreti riguardanti il cratere sismico.«Sostenere l’economia di Amatrice è per meuna questione irrinunciabile. Diversamente,ci troveremmo ad affrontare un gradualespopolamento di quest’area e renderebbeinutile ricostruire anche le case, le scuole, gli

uffici e le chiese», ha precisato il combattivosindaco. Saranno misure di sostegno, per untriennio almeno, che rispetteranno lenorme europee che permettono contributidi piccola entità per non incidere sul regimedi libera concorrenza, unicamente perquelle specifiche attività ammesse dairegolamenti dell’Ue (dunque nienteagricoltura, pesca e acquacoltura). I fondi? Icospicui aiuti arrivati al Comune dalle tantedonazioni. Se poi nel nuovo decreto che ilParlamento sta esaminando ci saranno leesenzioni richieste, tale provvedimento,assicura Pirozzi, sarà ritirato, «e nel casocontenga misure che favoriscano soloalcune classi economiche» come avvenneper l’Emilia «o se limiteranno all’aiutofiscale e non al contributivo, vorrà dire cheil Regolamento della Contea di Amatriceandrà a supportare gli esclusi».Frattanto a lanciare l’allarme, e a chiederemisure specifiche, era stato in particolare,

nei giorni precedenti, il mondo agricolo.«Nelle aree rurali terremotate si contanodanni diretti ed indiretti per 2,3 miliardi trastrade e infrastrutture, case rurali, stalle,fienili, magazzini», per non parlare deidanni riguardanti l’intera filieraagroalimentare e «le perdite per il crollodella produzione di latte e dellecoltivazioni e per gli effetti negativi sulcommercio per la fuga dei turisti e deiresidenti», si legge nel dossier dellaColdiretti “#stalletradite”, diffuso inoccasione della manifestazione svoltasil’altra settimana a Roma davanti aMontecitorio, che ha visto partecipareagricoltori e allevatori delle zoneterremotate. Dinanzi al rischio che i territorispariscano, dalla Coldiretti la richiesta «diincentivare il turismo nelle regioni colpitedal sisma prevedendo la detraibilità dellespese sostenute dai turisti per i soggiorninelle strutture ricettive agrituristiche».

Nazareno Boncompagni

P

Ecumenismo e dialogo?Nelle cose di tutti i giorni

Al Santuario romanodel Divino Amore,giovedì prossimo, una giornata di studiocon l’annuale convegnodelle diocesi del Laziosulle diverse presenze cristiane nel nostro continente

Europa, paurae accoglienza

DI ROBERTA CECCARELLI

iovedì prossimo, alSantuario romano delDivino Amore, si parlerà

del tema «I cristiani e l’Europa».Una tematica di grande attualità(e con varie sfaccettature, alcuneanche molto complesse) chesaranno al centro dell’annualeconvegno organizzato dalla

GCommissione regionaleEcumenismo e Dialogo dellaConferenza episcopale laziale.Si tratta di una iniziativa checoinvolge ogni anno tutte lediocesi del Lazio ed è rivolta adun ampio pubblico: i partecipantipiù numerosi sono senz’altro gliinsegnanti (non soltanto direligione cattolica) e quanti avario titolo e in ambiti diversi sioccupano di giovani ededucazione. Vi prendono parte idelegati e le equipe diocesanedegli uffici che lavoranonell’ambito dell’ecumenismo edel dialogo.E in effetti già il Convegnorappresenta un’occasione diincontro e dialogo, perchè oggianno portano il loro contributorelatori autorevoli. In questaedizione si parlerà delle diversepresenze cristiane nell’attualecontesto europeo, oltre lesemplificazioni che giungono daimessaggi mediatici e l’obiettivo èmettere in evidenza quel valoreaggiunto che proviene

dall’umanesimo cristiano.Gli interventi dei relatoriprenderanno spunto dalle parolepronunciateda Papa Francesco in occasionedel conferimento del premioCarlo Magno del 6 maggioscorso. Dopo le registrazioni deipartecipanti, alle 9.30 si aprirà laseduta mattutina – moderatadalla giornalista di Tv2000Monica Mondo – alla qualeporteranno il loro contributo P.Federico Lombardi, sj (cattolico,già portavoce della Santa Sede), ilvescovo Siluan (ortodossoromeno) e il Prof. Paolo Naso(valdese).Dopo il dibattito e la pausa, ilConvegno riprenderà conl’intervento dell’onorevole MarioMarazziti sul tema «Europa dellasperanza/Europa della paura».L’introduzione ai lavori e leconclusioni finali sarannoaffidate a monsignor GerardoAntonazzo, vescovo della Diocesidi Sora–Aquino–Cassino–

Pontecorvo e presidente dellaCommissione organizzatrice delConvegno.Il programma e la scheda diiscrizione sono disponibili sulsito internetwww.vicariatusurbis.org, mentresu facebook le notizie sonoreperibili cercando l’evento Icristiani e l’Europa, oggi.Per ulteriori informazioni eapprofondimenti ci si puòrivolgere al delegato perl’ecumenismo e il dialogo dellapropria Diocesi, oppuredirettamente all’ufficioEcumenismo per il Lazio presso ilVicariato di Roma in piazza SanGiovanni in Laterano n.6 – 00184Roma (telefono e fax06.69886517 oppure scrivendo [email protected]).A richiesta sarà rilasciato unattestato di partecipazione e pergli insegnanti è previsto l’esonerodal servizio per consentire diprendere parte alla giornata diformazione.

iovedì prossimo, al San-tuario romano del DivinoAmore, ci sarà l’annuale

convegno organizzato dalla Com-missione per l’ecumenismo e ildialogo delle Diocesi del Lazio.Quest’anno, il tema sarà “I Cri-stiani e l’Europa, oggi” e l’obiet-tivo è anche far emergere il valo-re aggiunto dell’umanesimo cri-stiano. Sempre molto seguito, cisiamo chiesti in quale modo icontenuti e gli argomenti si tra-ducano poi nel concreto delle e-sperienze diocesane. Perchè il ri-schio, a volte, è che ci si limiti so-lamente a partecipare alle inizia-tive.Vi proponiamo qualche esempiopratico, raccolto nella diocesi diFrosinone–Veroli–Ferentino, cheda diversi anni è impegnata nelpromuovere occasioni di incontroe conoscenza con la comunitàmusulmana, oltre che con la par-rocchia Ortodossa Romena (checelebra la Divina Liturgia nellachiesa di San Benedetto a Frosi-none, messa a disposizione dallaDiocesi), la Chiesa Evangelica Val-dese nella città di Ferentino e laChiesa Evangelica Battista aSant’Angelo in Villa, Veroli.Accogliendo i tanti che si recanoalla mensa diocesana per i pove-ri in viale Mazzini (dove si servo-no circa 50/60 pasti per volta, duegiorni a settimana) come non sipuò tenere presente la loro cultu-ra e delle tradizioni alimentari de-rivanti dalla loro religione? Gli o-spiti della mensa sono in granparte italiani, ma con loro siedo-

no a tavola anche diversi musul-mani. Il panorama scolastico ci offre va-ri spunti perchè sono tanti i pro-getti legati ai temi dell’ecumeni-smo (in alcune, come al Giglio diVeroli è divenuto “Intercultura-lità”) per favorire l’incontro e lareciproca conoscenza tra gli allie-vi, considerato anche il numero distudenti stranieri che hanno unbagaglio culturale diverso dal no-stro, oltre che appartenere adun’altra religione. All’istituto Al-berghiero di Ceccano, si porta a-vanti il progetto “A tavola con lereligioni”: prima di mettersi ai for-nelli per cimentarsi nei piatti del-la tradizione ebraica, questa set-timana si è parlato dell’origine edel significato della cucina “ko-sher” per comprendere la prepa-razioni; lo stesso si farà il 23 mar-zo per la cucina “halal” propriadei musulmani. La conoscenza e la relazione aiu-tano grandi e piccoli a superarepregiudizi e diffidenza, per vive-re e crescere insieme, pur nella di-versità. Per camminare in questadirezione è necessaria senz’altro laformazione al dialogo tra le reli-gioni e un valido apporto posso-no darlo, in ambito scolastico, gliinsegnanti di religione cattolica,pur senza smentire la sua naturadi insegnamento confessionale.Per informazioni sul Convegnorivolgersi all’Ufficio per l’ecume-nismo e il dialogo interreligiosodel Vicariato di Roma (tel. e fax06.698.86517).

Roberta Ceccarelli

G

a sua preoccupazione princi-pale non è stata tanto la ri-

cerca del consenso quanto il perse-guimento della verità. Qui sta lagrandezza del suo pontificato». L’attività come teologo, l’elezione, ledimissioni, l’eredità negli scritti. DonRoberto Regoli, professore alla Pon-tificia Università Gregoriana, non hatralasciato nulla per raccontare la di-

gnità papale di Benedetto XVI. Al mu-seo civico di Albano l’autore ha pre-sentato il suo libro Oltre la crisi del-la Chiesa, il pontificato di Benedet-to XVI. A introdurre l’evento c’erano il ve-scovo Marcello Semeraro e il sinda-co Nicola Marini. I presenti hanno a-scoltato gli interventi di padre Fede-rico Lombardi, ex direttore della Sa-

la Stampa vaticana e attuale presi-dente della Fondazione Joseph Rat-zinger–Benedetto XVI; l’onorevoleSilvia Costa, presidente della Com-missione Cultura e Istruzione del Par-lamento europeo; e il docente uni-versitario Matteo Luigi Napoletano.A moderare gli ospiti il vaticanista diRai uno, Ignazio Ingrao.

(Mi. Giu.)

L«Regoli presenta il suo libro su Benedetto XVI

Diocesi e comunicazione, la nuova sfida è abitare i socialDI MIRKO GIUSTINI

obiettivo per il futuro è imparare adabitare i social network. Come starenella pubblica piazza digitale, in

un’epoca in cui l’opinione viene trattatacome verità e la verità come opinione?Questa è il filo rosso che è stato seguitonell’ultima riunione tra i responsabilidelle comunicazioni sociali delle diocesidel Lazio. Sabato 4 marzo i direttori degliUffici curiali e i loro collaboratori si sonoincontrati alla Basilica del Sacro cuore diRoma in via Marsala. L’incontro è statoconvocato da monsignor Luigi Vari.L’arcivescovo di Gaeta è stato infattinominato presidente della Commissioneregionale per la cultura, comunicazionisociali, turismo, sport e tempo libero delLazio e ha voluto incontrare gli operatoridel variegato mondo dell’informazione

religiosa regionale. Ne ha ascoltato iproblemi e le proposte, aiutando atracciare insieme con loro la rotta per ilfuturo. I lavori si sono aperti con unriepilogo dei traguardi e dei successi finoraconseguiti. Il panorama dei mezzi dicomunicazione a disposizione delle realtàecclesiali è davvero ricco. Il mosaico sicompone di settimanali, mensili eperiodici di ogni tipo, cartacei e online,ma non mancano nemmeno le pagineFacebook, i canali Youtube, gli accountTwitter, i profili Instagram e Telegram. Èstato ricordato anche l’importante ruolosvolto dalla Fisc, la Federazione italianasettimanali cattolici. L’associazioneriunisce 190 settimanali, presenti in circa160 diocesi italiane, che stampano ognisettimana circa un milione di copie,diffuse in tutta Italia. La Fisc è il grandemegafono dietro il quale si sono riunite le

piccole realtà territoriali per dialogarecollegialmente con le istituzioni politiche,economiche e sociali. L’occasione è statautile anche per affrontate le difficoltàincontrate fino a questo punto e risolverealcuni nodi. Dall’assise sono emerseproposte piuttosto interessanti che, seattuate, potrebbero potenziare la eco dellenotizie. Una di queste è la creazione di uncanale unico, che tenga conto però dellecaratteristiche particolari di ciascuna zona.Per questo occorrerebbero corsi diformazione per chi racconta i territoriattraverso i media. Si è pensato allafondazione di una versione online di Laziosette, parallela e non sostitutiva di quellacartacea. Infine si sono ribadite dueesigenze particolari: l’attenzione a nonincorrere in autoreferenzialitànell’informazione religiosa e l’auspicio diincrementare la presenza nei mezzi di

comunicazione laici, sia in terminiquantitativi che qualitativi. Un dibattitosicuramente fecondo, che si è svolto sottolo sguardo attento e vigile di monsignorVari. «Occorre un aiuto a capire comeabitare i social network. Le comunicazionisociali vengono troppo spesso trascurate.È necessario migliorare, camminandoinsieme e condividendo informazioni eprogetti». «Il problema dell’informazionereligiosa è lo stesso da trent’anni: cosacomunicare e come farlo – a parlare èSalvatore Mazza, coordinatore di Laziosette –. Credo che la via giusta siaapprofittare dell’invasività dei media epuntare sull’informazione locale. E ciò èpossibile unendo le forze. Stiamopensando a una rete regionale, utile araccontare come la Chiesa vive ilterritorio. Una Chiesa che è madre, perchéopera con amore».

’L

Non è una provocazione, diceil sindaco Pirozzi, ma una viaperché le imprese del territoriousufruiscano di una no tax area

Il complessodel DivinoAmore, cheospiterà ilconvegnoecumenico

ad Albano

Il vescovo Vari: «I mass media sonotroppo spesso trascurati. Dobbiamomigliorare, camminare insieme e condividere informazioni e progetti»

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 12 marzo 2017

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Page 3: portaparola@avvenire.it Coordinamento: Salvatore Mazza Il ... · soltanto «il nome di fantasia scelto per il Regolamento con il quale si andrà a dare una certezza alle microimprese

Il vescovo Reali al rito dell’iscrizione del nome (foto Lentini)

Roma. Il vescovo Reali accoglie venticinque catecumeninella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta

Quando la Chiesaè trasparenza di Cristo

Bambini e adulti, «affascinati» dal Risorto,chiedono di ricevere i sacramenti per trovarenuovi fratelli e seguire la via del Vangelo

DI ROBERTO LEONI

immagine più efficace èquella di una famiglia checresce. Arrivano altri fratelli,

bisogna fare spazio con gioiaperché Dio è ancora Padre, laChiesa è ancora una famiglia e sipuò ancora sperare per il futuro.Perché accanto alla fede e allacarità, c’è sempre la speranza, lafiducia che valga ancora la pena dipercorrere la via buona del Vangeloverso un compimento che ènell’oltre, nei cieli e terra nuova cheDio sta preparando per tutti noi. Sì,c’è qualcosa oltre questa vita. Unmondo non meno vero di quelloche ogni giorno vediamo etocchiamo. È il mondo della fede.Infatti il catecumeno che chiede ilsacramento risponde: la fede mi dàla vita eterna. Appiattiti come siamo– tutti – sulle preoccupazioni delpresente e quasi incapaci diguardare oltre il visibile, il concreto,il misurabile, la liturgia della chiesaoffre un’occasione di riflettere edimmergerci nella realtà, quella vera.Quando si partecipa ad unacelebrazione come quella didomenica scorsa, 5 marzo, incattedrale, durante la quale ilvescovo Reali ha accolto icatecumeni, vari sono i pensieri chesi possono fare. Quasi tutti, infatti,ricevono la grazia del battesimo neiprimi mesi di vita. È la prassi dellaChiesa, da sempre. Genitoricattolici e figli cattolici. Ma non èforse vero che non sempre questo

’Limmenso tesorofinisce comedimenticato – pernon direabbandonato – daqualche parte, insoffitta, tra i beiricordi? La vita di fede di fattocomincia quando il battesimo vieneriscoperto.Quando l’essere figlio di Dio, nellaChiesa, non è più solo un concettoma un fatto di vita. Ciò che nonsempre accade, in effetti, per tantimotivi. Eppure, il regno di Diocresce. Misteriosamente, ma inmodo reale, la grazia dello Spirito,nei modi più fantasiosi raggiunge etocca i cuori. Permettequell’incontro con Cristo vivo e

risorto che finalmente dà pienezzadi senso alla vita e a ciò che va oltrela vita. Questa è la speranza.I catecumeni erano bambini eadulti. Nonostante le differenzed’età, uniti dalla stessa gioia. E piùancora dallo stupore di vivere,assieme, uno di quei momentidecisivi che ti cambiano la vita.Niente di spettacolare. Niente dimagico. Ma l’incontro con lapresenza del Risorto nei segni dellaliturgia. Tante le motivazioni per cui

non è stato possibile, agli uni e aglialtri, ricevere il battesimo quandoera il momento. Ma, si sa, ciascunoha la propria storia. Motivicomprensibili o percorsi complicatihanno di fatto rimandato quellascelta che segna tutta una vita. SeDio esista o no. Se valga la penaentrare nella Chiesa o no.A ben guardare, nonostante comevada il mondo oggi, questa vecchiaChiesa è ancora capace di attrarrequalcuno. Ma non verso di sé. VersoCristo. Tanti oggi sono i messaggi, etanto insistenti, che seminanosfiducia e diffidenza nei confrontidella sostanza della fede e dellacomunità che la fede custodisce. Sicapisce: dai oggi e dai domani, veroo non vero, la gente fatalmente noncrede più a nulla. E così finisce percredere... a tutto.Non che anche noi – laici esacerdoti – non si abbia precise eperfino gravi responsabilità. Seanche noi non guardiamo Cristo,diventiamo, per dirla colle parole diPapa Francesco – «una onluspietosa». E questo è avvenuto, edavviene, se le parole che diciamosono nostre e non sue, se i gesti chefacciamo sono nostri e non suoi. Siarriva a deludere e a fare danno. Ilrisultato è ciò che vediamo, contristezza: tanti preferiscono altro ecercano altrove la verità. Che però,sia detto con rispetto di tutti e conbuona pace del pluralismo, è soloqui. Nell’unica vera Chiesa fondatada Cristo che oggi sussiste nellaChiesa Cattolica.Sì, deve essere stato unragionamento come questo quelloche ha mosso, anche quest’anno,tante persone a entrare nella nostragrande famiglia, la Chiesa. Sì, cisaranno tante ombre e incoerenze,ma in fondo si percepisce ancora laverità del Vangelo e il fascino delRisorto. Potremmo definire lacelebrazione dell’elezione, semplicee suggestiva, l’inizio dellaresurrezione anche di questi nuovifratelli. E questo, con i tempi checorrono, francamente non è poco.

Dal 1999 sono 300 i neofitiebbene non sia costante il numero dicatecumeni nel corso degli anni, nella

diocesi di Porto–Santa Rufina si è assistitoa una tendenza crescente di coloro che chie-dono di entrare a far parte della comunitàcattolica.In una statistica che prende in considera-zione i dati dal 1999 ad oggi, è emerso chei richiedenti sono stati 300. La variazione sisposta da un minimo di 7 catecumeni regi-strato nel 1999 a un massimo di 25 che han-no iniziato il percorso quest’anno.C’è da dire che l’iscrizione del nome e l’ele-zione del catecumeni non dice quanti ab-biano portato il percorso al compimentocon i sacramenti, ma in genere si arriva al-la quasi totalità di coloro che hanno inizia-to la preparazione.

Gianni Candido

S

l’omelia. «Gesù ha voluto che la comunitàdei suoi discepoli fosse una famiglia»

l Signore ha voluto che la comunitàdei suoi discepoli fosse una fami-glia e così siamo abituati a chia-

marla anche se non sempre riusciamo a da-re concretezza a questo nome», dice il ve-scovo Reali nella celebrazione per l’ele-zione dei catecumeni. Cristo chiede di«guardare con attenzione e simpatia allestorie diverse delle famiglie a cominciaredalla storia della nostra famiglia». In o-gnuna di esse è possibile raccogliere testi-monianze di speranza. «L’esperienza del-l’amore e la fecondità della vita, la condi-visione di ogni cosa e l’impegno di ogni

I« giorno a creare e far crescere rapporti» e poila fedeltà ai propri compiti, la capacità divalorizzare le risorse di ognuno, «la pa-zienza nei tempi diversi di maturazione,la generosità della donazione e la gratuitàdel servizio, la fatica del lavoro e la preoc-cupazione del futuro». Ma anche la capa-cità del dialogo e la pratica del perdono,la fortezza nelle difficoltà e la cura dei de-boli «fino alla valorizzazione della malat-tia, l’impegno nella costruzione della città,l’apertura e la premura verso tutti e l’ac-coglienza e l’aiuto per i poveri».

Gianni Candido

Nei container di San Giovannil’oratorio «circondato» di gioia

DI ENZO CRIALESI

omenica scorsa il vescovo Reali haavviato il ministero pastorale di

don Giovanni Maria Righetti, che arrivaalla guida della parrocchia del SacroCuore di Gesù a Ladispoli, dopo iltrasferimento di don Giuseppe Colacinella parrocchia della cattedrale. Allacelebrazione erano presenti i sacerdotidel territorio con il vicario generale,don Alberto Mazzola, e con il vicarioforaneo, don Salvatore Rizzo. Anche ilvescovo emerito di Saluzzo, Diego Bona,ha voluto essere presenteall’insediamento del sacerdote veneto.La chiesa colma di fedeli della comunitàladispolana e di quella dei Santi Filippoe Giacomo a Palidoro, dove don Gianniha svolto il suo servizio fino ad oggi.Nell’omelia il vescovo ha sottolineato icompiti del parroco nei confronti della

Dcomunità che gli è stata affidata. Unimpegno che il sacerdote deve compierein armonia con il vescovo perché eglidiventa responsabile per suo conto diquella parte della comunità diocesana.Sono tanti gli impegni che il parrocodeve onorare. La vicinanza allacomunità come collaboratore delvescovo al servizio del popolo di Dio,l’adempimento del ministero dellaParola, della predicazione del Vangelo edell’insegnamento della fede cattolica,la celebrazione dei misteri di Cristo, delsacramento della riconciliazione e lasantificazione del popolo di Dio, lapreghiera e «l’unione con Cristo SommoSacerdote», la carità tra i membri dellafamiglia parrocchiale per essere segnoconcreto nella città. Il tempo di Quaresima è un periodopropizio per iniziare un cammino diamicizia e di comunione come deve

essere quello tra il prete e la suacomunità, perché questo tempo digrazia aiuta ad attraversare le tentazioniche mettono in difficoltà qualsiasicomunità: l’individualismo, l’incapacitàdi ascoltarsi e di tessere relazioni.Invece la parrocchia è proprio questacasa comune dove ci si muove insiemeper essere testimonianza tra i membri eper gli altri della fraternità.Al termine, dopo il rinnovo delpromesse di fedeltà, il vescovo haaffidato a don Gianni l’altare, ilbattistero, il confessionale, iltabernacolo e la presidenza. Infine ilnuovo parroco ha salutato l’assemblearingraziando il vescovo, la gente e iparroci che l’hanno preceduto al SacroCuore. «Non c’è dubbio – ha detto donGianni – che ogni inizio è unapromessa, e la mia è quella di esseresotto il segno della continuità». Quindiandare avanti nel solco di quanto fattogià dalla comunità e continuare acrescere nella missionarietà quotidiana,«come anima del mondo».

Nel percorso pensato da Acper i ragazzi dellaparrocchia di Ladispoli, traclown, trucchi e tante risate,il Carnevale ha proposto unparallelo tra le missioniitineranti della Chiesa e delcirco. Un’occasione utile e divertente per svilupparebuone relazioni

DI LUANA ROSSI

nche quest’anno si è svolta la consueta festadi Carnevale presso l’oratorio della parrocchiaSan Giovanni Battista di Ladispoli. Il mal-

tempo, il freddo e gli esigui spazi dei container del-l’oratorio non hanno impedito a una quarantina dibambini e ragazzi della parrocchia e del quartieredi festeggiare il carnevale all’insegna della gioia e del-l’allegria tra piccoli e grandi clown, come il camminodell’Azione cattolica ha proposto per l’anno asso-ciativo.Il tema scelto quest’anno dall’Ac vuole accompa-gnare i ragazzi nell’affascinante vita del Circo. In-fatti in questo mondo è possibile ritrovare i tratticaratteristici della Chiesa, comunità di persone cheporta il suo spettacolo in giro per il mondo per se-guire la propria missione: portare un sorriso a tut-te le persone che incontreranno.E così tra fiocchi, cravattine, nasi rossi e trucchi biz-zarri si sono svolti giochi che hanno permesso diconoscere come sono «Circondati di Gioia» i bam-bini dei cinque continenti. Dopo la preghiera ai pie-di della Madonnina che si erge nel cortile dell’o-ratorio e alcuni giochi insieme, si è passati ai bal-li di gruppo e a una merenda preparata dalle mam-me negli spazi dell’oratorio. Una festa semplicema all’insegna della familiarità e del divertimentoper continuare a crescere nella fraternità e aiutarei bambini a sviluppare buone relazioni tra di loroe con gli altri.Gli animatori vogliono ringraziare le mamme chesostengono sempre le iniziative dell’oratorio e algruppo giovanissimi che ha preparato i giochi e ledecorazioni per la festa. «Ci auguriamo – hannodetto i volontari dell’oratorio – che al più prestoanche il nostro oratorio possa essere dotato di spa-zi più adeguati degli attuali due container per per-mettere questi momenti di festa e incontro tra ibambini e ragazzi della parrocchia».

A

DI MARIA ANTONIA CHINELLO

l “genio femminile” declinato in alcune testimonianze legatealla creatività della donna nella società e nella cultura. È quan-to è stato valorizzato nella tavola rotonda organizzata dal Cen-

tro studi donna e educazione della Facoltà «Auxilium», per cele-brare l’8 marzo, Giornata internazionale della donna. Protago-niste dei “fili” del racconto sono state Lavinia Biagiotti, vice pre-sidente di Biagiotti Group, Marta Cagnola giornalista di Radio 24,insieme a Marcella Farina, docente di Teologia fondamentale, eClaudio Duca, insegnante di religione. Tra l’altro, Cagnola e Fa-rina sono membri della Consulta femminile del pontificio con-siglio per la cultura, presentata proprio il giorno prima. Dopo i saluti della preside, Pina Del Core, Marcella Farina ha pre-sentato l’obiettivo del pomeriggio di studio: riflettere insieme sul-la lettera apostolica «Mulieris dignitatem», di Giovanni Paolo II,che il prossimo anno compirà trent’anni dalla pubblicazione.Tre gli snodi che propone Farina. «L’unione con Dio, alla luce diMaria, è vissuta dalle donne nel simbolo della maternità, comerapporto paradossalmente paritario; il rapporto Eva–Maria è e-

spresso in termini positivi, in quan-to Maria accoglie il mistero di Eva, lamadre dei viventi, e la porta nel nuo-vo principio della Creazione; e la di-mensione della maternità–verginitàche, a partire dall’esperienza fisica del-la donna, diventa simbolo e archeti-po di un valore profondo della fem-minilità, come verginità del cuore,limpidezza della mente e integrità del-la vita». Il primo vissuto del “genio femmini-le” ha avuto la voce di Biagiotti, ter-za generazione dell’azienda familia-re che procede dalla madre, Laura, edalla nonna, Delia. Un’attività pro-fessionale, quella di Biagiotti, che vi-ve la moda come esperienza umanadel vestire la vita, del custodirla e deldifenderla «perché risplenda nella suadignità e bellezza».Con l’intervento di Claudio Duca, in-segnante di religione e dottorando inPedagogia e didattica della religionealla Facoltà «Auxilium», l’approccioalla «Mulieris dignitatem» assumel’impronta biblica. «Come Eva – so-stiene il relatore – è la Madre dei vi-

venti e Maria rigenera l’umanità intera, così la donna è chiamataa rigenerare nell’educazione e nella formazione di quanti le so-no affidati». E conclude: «L’emancipazione della donna può re-stare una pura illusione se nello stesso tempo non avviene unprofondo cambiamento nella mentalità dell’uomo»Il secondo vissuto del “genio femminile” è affidato a Marta Ca-gnola, giornalista di Radio24 dove, dal 2000, si occupa di spetta-coli e di culture pop e digitali, conducendo trasmissioni in tuttele fasce orarie. Il suo è un racconto di come sia necessario per u-no stile di comunicazione “al femminile”, assumere la responsa-bilità di una seria e, spesso, sacrificata formazione professionale,che si traduce «nella capacità di lavoro, nel farsi attenta, nell’an-dare incontro, nel comprendere e nell’avvicinare, perché mi ritengouna “ballerina della radio”, una giornalista a cui piace fare il suolavoro andando in giro, consumando il tacco 12, non il telefo-no». Un ultimo elemento sottolineato, è «la grande capacità or-ganizzativa delle donne, il loro saper gestire e mettere insieme avolte anche gli opposti». E allora l’augurio è che «possano fare car-riera, non nel senso di raggiungere il potere, quanto, piuttosto,essere al servizio della vita, rendendo ragione di una loro “ma-ternità” intrinseca che è comunicare ed educare, pensare al futu-ro e passare il testimone».

I

L’8 marzo alla «Auxilium»parla il «genio femminile»

I relatori

All’ateneo romanoBiagiotti, CagnolaFarina e Ducaraccontano la creativitàdella donnanella societàe nella cultura

19 MARZOFesta di San Giuseppe, patrono dellacittà di Ladispoli.Il vescovo celebra la Messa alle ore 17nella piazza Rossellini.

21 MARZORitiro mensile del clero (presso ilCentro pastorale diocesano, dalle ore9.30 e fino alle 14.30)

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PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 12 marzo 2017

Righetti: «Insieme come missionari»

L’agenda

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