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Premessa. La cultura come bene comune e come diritto. Il contesto europeo e lo scenario mondiale. La tutela, lo sviluppo e la diffusione dei beni, delle attività, dei valori della cultura si collocano necessariamente al centro degli obiettivi di crescita civile, sociale ed economica del nostro Paese. Del resto, è ormai acquisita la convinzione secondo cui la cultura costituisce un bene comune di straordinaria ricchezza e complessità, che, in tutte le sue diverse manifestazioni, deve essere protetto e potenziato. Ma la cultura non è soltanto uno degli interessi pubblici essenziali, tutelato dalla Costituzione e dai Trattati internazionali. Rappresenta anche l’oggetto di un insieme di diritti fondamentali del cittadino, della persona, delle formazioni sociali: il diritto di accesso al sistema della produzione culturale; il diritto alla più ampia fruizione di tutti i beni culturali, dei prodotti delle attività culturali. Le linee programmatiche del Ministero sono definite partendo da queste premesse di fondo, tenendo conto del lavoro già compiuto nel corso degli ultimi anni. Occorre, però, compiere passi ulteriori, aumentando gli sforzi per affrontare con coraggio e convinzione le difficili sfide che il Ministero ora ha di fronte. Le nuove politiche per la cultura italiana dovranno muoversi nel contesto europeo in modo convinto, sottolineando con fermezza alcuni punti essenziali, incentrati sulla peculiarità dei “valori culturali”. Questi impongono di assegnare all’Italia il ruolo di capofila nella espressione di posizioni coerenti con questa impostazione in seno alle istituzioni dell’Unione europea. Una prima importantissima manifestazione di questa precisa linea di azione è costituita dalla sottoscrizione di un documento, predisposto insieme al Ministro della cultura francese, incentrato sulla chiara enunciazione del principio della “eccezione culturale”, applicabile anche al livello delle scelte politiche dell’Unione europea. Nella elaborazione delle regole di libero scambio tra Europa e Paesi Terzi, quali gli Stati Uniti, i prodotti della cultura non possono essere disciplinati come “merci” comuni, ma vanno considerati nella loro esatta natura di espressioni di “valori”. Il ruolo attivo e dinamico della cultura italiana deve essere chiaramente riproposto nel contesto mondiale. Le trasformazioni dello scenario globale avvenute a cavallo del secondo e del terzo millennio non possono che accrescere la necessità di potenziare gli scambi culturali e di promuovere la conoscenza dell’immagine italiana nelle diverse aree geografiche. La cooperazione dell’Italia con altri Paesi, anche in realtà complesse, rappresenta un fattore importantissimo per agevolare i processi di pace e di ricostruzione. Inoltre, la dimensione internazionale delle politiche per la cultura attuate dall’Italia favorisce l’integrazione, anche all’interno del nostro Paese, tra realtà provenienti da diverse origini. In questa prospettiva, devono essere sviluppati i progetti di cooperazione per il restauro di siti culturali con Giordania, Israele, Palestina, Iraq, Iran, Libia, Tunisia. Gli indirizzi programmatici del Ministero devono tenere conto anche dei principi di sussidiarietà verticale e orizzontale. Va osservato, infatti, che i risultati più rilevanti nei campi della tutela e della promozione dei beni e delle attività culturali possono essere realizzati efficacemente solo attraverso un pieno e responsabile coordinamento con le politiche regionali e con le funzioni svolte dagli enti locali. Gli ambiti di svolgimento di questa cooperazione verticale sono diversificati e utilizzano strumenti molteplici, in relazione ai settori considerati. Ma è in ogni caso indispensabile individuare, allargandone lo spazio operativo, forme virtuose di coordinamento: la presenza di più attori pubblici nel campo della cul tura deve rappresentare occasione di accrescimento dell’efficacia complessiva delle azioni istituzionali e non causa di conflittualità, come talvolta è avvenuto in passato. In questo ambito è necessario rafforzare il coordinamento con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per lo svolgimento di azioni congiunti con le regioni e con le istituzioni europee per la promozione della ricerca sul patrimonio culturale. Anche l’importanza, in alcuni casi l’insostituibilità, dei soggetti privati nell’attuazione delle politiche per la cultura deve essere ribadita e accompagnata da azioni concrete. Il mondo delle associazioni nazionali e locali attive nel campo dei beni e delle attività culturali è particolarmente ampio e ha contribuito in modo straordinario alla diffusione di valori condivisi di tutela e valorizzazione dei beni culturali. Non solo: anche i contributi offerti individualmente da soggetti privati impegnati nel campo della cultura hanno consentito spesso la realizzazione di iniziative culturali che il settore pubblico, da solo, non avrebbe potuto attivare. Occorre proseguire su questa strada, individuando ulteriori forme di sinergia tra pubblico e privato, senza sovrapposizioni di ruoli e senza “supplenze”, facendo convergere le forze e gli interessi dei diversi soggetti verso obiettivi determinati. In ogni caso, nella giusta prospettiva della trasparenza e della partecipazione dell’amministrazione e dei processi decisionali di maggiore spessore, vanno ampliate le occasioni di ascolto e di confronto dei soggetti privati, specie di quelli portatori di interessi collettivi e diffusi. Il ricorso a modalità di azione partecipate e, il più possibile, condivise con i cittadini, le categorie e i portatori di interesse potrà infatti, auspicabilmente, contribuire a ricostituire un clima di fiducia della collettività nei confronti delle Istituzioni. In questa cornice di riferimento si collocano, più specificamente, i punti essenziali delle linee programmatiche del Ministero, suddivisi in funzione dei settori più importanti in cui si esplica la missione istituzionale dell’amministrazione. 1. Il “Grande progetto Pompei”. Un’opportunità da tradurre in risultati concreti. Le notizie di cronaca degli ultimi anni, nel riportare numerosi episodi di cedimenti e danni alle domus di Pompei, hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di interventi urgenti per la tutela del sito archeologico, di cui è superfluo ricordare il valore inestimabile e l’assoluta unicità. Una prima risposta all’emergenza è stata data con l’emanazione del decreto legge n. 34 del 2011, che ha previsto l’adozione di un programma straordinario di interventi, alla cui realizzazione è stato anche destinato un importante finanziamento dell’Unione europea. Qualunque visitatore dell’area archeologica può, peraltro, rilevare immediatamente come – nonostante l’evidente ed encomiabile sforzo operato dall’Amministrazione per mettere celermente in cantiere i lavori più urgenti molto, anzi moltissimo, rimanga ancora da fare. A distanza di due anni dal decreto legge, la piena e completa attuazione di quel Progetto rappresenta quindi una priorità assoluta per il nostro Paese e, verrebbe da dire, per la comunità mondiale. In favore di questo obiettivo occorre pertanto promuovere l’impegno condiviso di tutti gli attori istituzionali coinvolti. 2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Il rafforzamento e il miglioramento del codice.

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Premessa. La cultura come bene comune e come diritto. Il contesto europeo e lo scenario mondiale.

La tutela, lo sviluppo e la diffusione dei beni, delle attività, dei valori della cultura si collocano necessariamente al centro degli obiettivi di crescita civile, sociale ed economica del nostro Paese.

Del resto, è ormai acquisita la convinzione secondo cui la cultura costituisce un bene comune di straordinaria ricchezza e complessità, che, in tutte le sue diverse manifestazioni, deve essere

protetto e potenziato.

Ma la cultura non è soltanto uno degli interessi pubblici essenziali, tutelato dalla Costituzione e dai Trattati internaziona li. Rappresenta anche l’oggetto di un insieme di diritti fondamentali del

cittadino, della persona, delle formazioni sociali: il diritto di accesso al sistema della produzione culturale; il diritto alla più ampia fruizione di tutti i beni culturali, dei prodotti delle attività culturali.

Le linee programmatiche del Ministero sono definite partendo da queste premesse di fondo, tenendo conto del lavoro già compiuto nel corso degli ultimi anni.

Occorre, però, compiere passi ulteriori, aumentando gli sforzi per affrontare con coraggio e convinzione le difficili sfide che il Ministero ora ha di fronte.

Le nuove politiche per la cultura italiana dovranno muoversi nel contesto europeo in modo convinto, sottolineando con fermezza alcuni punti essenziali, incentrati sulla peculiarità dei “valori culturali”.

Questi impongono di assegnare all’Italia il ruolo di capofila nella espressione di posizioni coerenti con questa impostazione in seno alle istituzioni dell’Unione europea.

Una prima importantissima manifestazione di questa precisa linea di azione è costituita dalla sottoscrizione di un documento, predisposto insieme al Ministro della cultura francese, incentrato sulla

chiara enunciazione del principio della “eccezione culturale”, applicabile anche al livello delle scelte politiche dell’Unione europea. Nella elaborazione delle regole di libero scambio tra Europa e Paesi

Terzi, quali gli Stati Uniti, i prodotti della cultura non possono essere disciplinati come “merci” comuni, ma vanno considerati nella loro esatta natura di espressioni di “valori”.

Il ruolo attivo e dinamico della cultura italiana deve essere chiaramente riproposto nel contesto mondiale. Le trasformazioni dello scenario globale avvenute a cavallo del secondo e del terzo

millennio non possono che accrescere la necessità di potenziare gli scambi culturali e di promuovere la conoscenza dell’immag ine italiana nelle diverse aree geografiche.

La cooperazione dell’Italia con altri Paesi, anche in realtà complesse, rappresenta un fattore importantissimo per agevolare i processi di pace e di ricostruzione. Inoltre, la dimensione internazionale

delle politiche per la cultura attuate dall’Italia favorisce l’integrazione, anche all’interno del nostro Paese, tra realtà provenienti da diverse origini.

In questa prospettiva, devono essere sviluppati i progetti di cooperazione per il restauro di siti culturali con Giordania, Israele, Palestina, Iraq, Iran, Libia, Tunisia.

Gli indirizzi programmatici del Ministero devono tenere conto anche dei principi di sussidiarietà verticale e orizzontale.

Va osservato, infatti, che i risultati più rilevanti nei campi della tutela e della promozione dei beni e delle attività culturali possono essere realizzati efficacemente solo attraverso un pieno e

responsabile coordinamento con le politiche regionali e con le funzioni svolte dagli enti locali.

Gli ambiti di svolgimento di questa cooperazione verticale sono diversificati e utilizzano strumenti molteplici, in relazione ai settori considerati. Ma è in ogni caso indispensabile individuare,

allargandone lo spazio operativo, forme virtuose di coordinamento: la presenza di più attori pubblici nel campo della cultura deve rappresentare occasione di accrescimento dell’efficacia complessiva

delle azioni istituzionali e non causa di conflittualità, come talvolta è avvenuto in passato.

In questo ambito è necessario rafforzare il coordinamento con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per lo svolgimento di azioni congiunti con le regioni e con le istituzioni europee

per la promozione della ricerca sul patrimonio culturale.

Anche l’importanza, in alcuni casi l’insostituibilità, dei soggetti privati nell’attuazione delle politiche per la cultura deve essere ribadita e accompagnata da azioni concrete.

Il mondo delle associazioni nazionali e locali attive nel campo dei beni e delle attività culturali è particolarmente ampio e ha contribuito in modo straordinario alla diffusione di valori condivisi di tutela

e valorizzazione dei beni culturali.

Non solo: anche i contributi offerti individualmente da soggetti privati impegnati nel campo della cultura hanno consentito spesso la realizzazione di iniziative culturali che il settore pubblico, da solo,

non avrebbe potuto attivare.

Occorre proseguire su questa strada, individuando ulteriori forme di sinergia tra pubblico e privato, senza sovrapposizioni d i ruoli e senza “supplenze”, facendo convergere le forze e gli interessi dei

diversi soggetti verso obiettivi determinati.

In ogni caso, nella giusta prospettiva della trasparenza e della partecipazione dell’amministrazione e dei processi decisiona li di maggiore spessore, vanno ampliate le occasioni di ascolto e di

confronto dei soggetti privati, specie di quelli portatori di interessi collettivi e diffusi. Il ricorso a modalità di azione partecipate e, il più possibile, condivise con i cittadini, le categorie e i portatori di

interesse potrà infatti, auspicabilmente, contribuire a ricostituire un clima di fiducia della collettività nei confronti delle Istituzioni.

In questa cornice di riferimento si collocano, più specificamente, i punti essenziali delle linee programmatiche del Ministero, suddivisi in funzione dei settori più importanti in cui si esplica la missione

istituzionale dell’amministrazione.

1. Il “Grande progetto Pompei”. Un’opportunità da tradurre in risultati concreti.

Le notizie di cronaca degli ultimi anni, nel riportare numerosi episodi di cedimenti e danni alle domus di Pompei, hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di interventi

urgenti per la tutela del sito archeologico, di cui è superfluo ricordare il valore inestimabile e l’assoluta unicità.

Una prima risposta all’emergenza è stata data con l’emanazione del decreto legge n. 34 del 2011, che ha previsto l’adozione di un programma straordinario di interventi, alla cui realizzazione è stato

anche destinato un importante finanziamento dell’Unione europea.

Qualunque visitatore dell’area archeologica può, peraltro, rilevare immediatamente come – nonostante l’evidente ed encomiabile sforzo operato dall’Amministrazione per mettere celermente in

cantiere i lavori più urgenti – molto, anzi moltissimo, rimanga ancora da fare. A distanza di due anni dal decreto legge, la piena e completa attuazione di quel Progetto rappresenta quindi una priorità

assoluta per il nostro Paese e, verrebbe da dire, per la comunità mondiale. In favore di questo obiettivo occorre pertanto promuovere l’impegno condiviso di tutti gli attori istituzionali coinvolti.

2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Il rafforzamento e il miglioramento del codice.

La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale costituiscono una delle missioni fondamentali del Ministero, identificandone la stessa ragion d’essere.

È necessario, in primo luogo, dare ulteriore impulso e sostegno agli interventi di attuazione e di miglioramento del Codice dei beni culturali e del paesaggio, verificandone con attenzione la concreta

applicazione nel corso degli ultimi anni.

Il codice costituisce, indubbiamente, un approdo importante della legislazione, perché ha saputo definire efficaci livelli di protezione dei beni culturali e paesaggistici e della loro valorizzazione.

Gli strumenti di tutela previsti vanno difesi e rafforzati, ma occorre semplificare alcune procedure eccessivamente burocratiche, scarsamente idonee a realizzare concreti obiettivi di tutela degli

interessi culturali.

Occorre ricordare, al riguardo, che il codice, entrato in vigore nel 2004, è stato oggetto di importanti correttivi nel 2006 e nel 2008. A distanza di oltre cinque anni dall’ultimo intervento legislativo, la

prassi applicativa ha dimostrato l’esigenza della definitiva messa a punto del testo normativo, le cui disposizioni richiedono di essere integrate e chiarite su diversi punti, ferma restando l’architettura

generale.

Per fare un solo esempio, richiede una profonda revisione la normativa sui “monumenti nazionali”, che trae la propria origine storica dalle vicende successive all’incameramento dei beni della Santa

Sede da parte del neonato Regno d’Italia. La scarsa chiarezza del quadro, su questo punto, è all’origine, purtroppo, di situazioni di mancanza di adeguato controllo, che hanno causato, di recente,

fatti gravissimi come quelli occorsi presso la Biblioteca dei Girolamini..

Sarà presto attivato un apposito gruppo di lavoro incaricato di analizzare i profili di concreta criticità della normativa in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali e di formulare puntuali

proposte di modifiche del codice.

In tal modo, sarà possibile rimuovere incongruità e colmare lacune emerse nella prassi applicativa di una disciplina complessivamente condivisa e generalmente apprezzata dai cittadini, dagli enti

territoriali e dagli operatori del settore.

3. La fiscalità di vantaggio per i beni e le attività culturali. Uno strumento per il rilancio dell’economia e per la crescita del Paese.

Raccogliendo i proficui contributi emersi dal dibattito sviluppatosi negli ultimi anni tra le forze politiche e gli attori sociali, deve essere rilanciata con forza la questione della fiscalità di vantaggio per i

beni e le attività culturali.

Tre sono le ragioni e, nel contempo, le linee di indirizzo di questa scelta:

- favorire un partenariato pubblico-privato, anche istituzionalizzato in fondazioni, più dinamico e vitale;

- assegnare una maggiore considerazione – nell’ambito della prossima riforma del regime fiscale degli immobili – della assoluta particolarità della posizione delle dimore storiche, in modo da aiutare i

privati proprietari di beni culturali immobili a tenere in piedi questi beni e a garantire la minima manutenzione necessaria per loro conservazione;

- sostenere il mecenatismo e le sponsorizzazioni, per aiutare lo Stato e gli enti pubblici a fare manutenzione programmata e restauri, da Pompei alla prevenzione del rischio sismico, fino al recupero

e restauro di importanti monumenti che rischiano di crollare.

Il principio del vantaggio fiscale per le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, nonché per il sostegno alle attività culturali, è già attualmente presente nella legislazione tributaria. Si

può fare riferimento, in particolar modo, alle ipotesi di detrazioni dall’imposta, per le persone fisiche, e di deduzione dall’imponibile, per le persone giuridiche, delle spese per il restauro di beni

vincolati e delle erogazioni liberali, previste dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, nonché alla recente disposizione che prevede l’abbattimento del cinquanta per cento della base imponibile

dell’IMU per i fabbricati di interesse storico o artistico.

Anche nel disegno di legge delega per il riordino del sistema fiscale approvato dal precedente Governo era prevista una menzione della “eccezione culturale”, ossia della necessità di tenere nel

debito conto il tema della fiscalità di vantaggio per i beni e le attività culturali.

Questa linea deve essere mantenuta, con la precisazione di ulteriori e più precise indicazioni e proposte operative.

In questa prospettiva, occorre introdurre misure forti e chiare:

l’IVA agevolata per il restauro di beni culturali;

la riforma del regime delle detrazioni e deduzioni fiscali dall’imposta sui redditi, pensando magari al modello francese, che prevede la ben più incisiva misura della detraibilità del 60% dall’imposta

dovuta dei versamenti effettuati dalle imprese in favore di opere o di organismi operanti nel campo della cultura;

la riforma del regime IMU (ovviamente nel contesto generale della revisione del sistema impositivo sulla casa) per gli immobili sottoposti a vincolo storico e artistico, come forma di alleggerimento

fiscale a vantaggio dei proprietari di immobili vincolati a fronte degli oneri legati al vincolo e delle connesse responsabilità per la conservazione imposte dalla legge di tutela.

Queste proposte in tema di vantaggio fiscale per i beni e le attività culturali non servono solo a garantire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, ma servono anche a favorire la

ripresa economica di un settore – quello del restauro – cui oggi si affacciano con interesse tanti giovani in cerca di occupazione.

4. I Musei e gli altri luoghi della cultura. La destinazione dei proventi dei biglietti.

È assolutamente prioritario un intervento normativo finalizzato a modificare le disposizioni normative attualmente in vigore in virtù delle quali gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso

dei musei, dalla concessione dei servizi al pubblico (libreria, caffetteria, audioguide e simili) e dai canoni dovuti per la riproduzione dei beni culturali statali vengono introitati al bilancio dello Stato e

riassegnati, ma solo in minima parte, al Ministero per i beni e le attività culturali.

Se è già colpevole che il nostro Paese finanzi in misura nettamente insufficiente la cultura, è addirittura intollerabile che vengano sottratti al Ministero i proventi derivanti direttamente dagli introiti dei

musei e degli altri luoghi della cultura. La ricchezza prodotta dalla cultura, in questo modo, viene sottratta proprio ai soggetti che la hanno generata.

5. Il patrimonio dei beni architettonici e monumentali. Il potenziamento del sistema informativo per la valorizzazione di una immensa ricchezza.

In questi anni il Ministero si è concentrato sull’obiettivo di una sempre più ampia conoscenza del patrimonio architettonico attraverso un’intensa attività diretta all’incremento dei provvedimenti di

verifica dell’interesse storico artistico dei beni pubblici e una sempre più incisiva azione di catalogazione. Dal 2005, data di istituzione del sistema informativo “Beni Tutelati” ad oggi, sono stati

verificati ben 10.905 beni.

Questo lavoro ha non solo agevolato le iniziative previste dalle recenti leggi di bilancio relative alla razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico attraverso idonei piani di

dismissione, con indiscutibili vantaggi per la finanza pubblica, ma anche perseguito una più approfondita conoscenza dei beni stessi, presupposto primo per una efficace azione di tutela e di

attuazione della prevenzione in caso di calamità.

Occorre continuare questa attività, implementando le funzionalità del sistema informativo in modo da assicurarne l’accesso a tutti gli operatori e favorire con la conoscenza preventiva condotte da

parte dei soggetti proprietari.

6. Il patrimonio monumentale e il rischio sismico. La prevenzione e i progetti di restauro nelle aree dell’Abruzzo e dell’Emilia.

Tra gli impegni prioritari del Ministero vi è senz’altro quello di affrontare il tema della prevenzione del rischio sismico, tema sempre di grande attualità, come purtroppo hanno dimostrato i recenti

eventi dell’Abruzzo e dell’Emilia. Su questo fronte occorre potenziare e affinare le sinergie che si sono già costituite tra Ministero, Protezione Civile e Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,

attraverso la definizione di metodologie adeguate alla protezione dei beni culturali, puntando soprattutto sulla prevenzione. Dovrà essere se del caso arricchita la circolare del 2006 che ha introdotto

le “Linee guida per la valutazione riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale”.

Non si può sottacere, d’altra parte, il fatto che negli ultimi anni si è avuta una progressiva diminuzione delle opere di manutenzione programmata degli edifici in genere ed in modo particolare di quelli

vincolati a causa della continua riduzione di risorse. Questo fatto ha profondamente inciso sullo stato di conservazione del patrimonio architettonico rendendolo molto più esposto alle calamità

naturali, soprattutto per gli eventi sismici. Il dato diffuso dalla Direzione Regionale dell’Emilia di circa 1500 edifici danneggiati, monumenti di interesse culturale fra cui tantissime Chiese, è un dato

significativo e di grande gravità. E’ indispensabile, quindi, operare un’inversione di tendenza e tornare ad investire nella manutenzione e nel restauro del patrimonio.

Occorre sviluppare una cultura della sicurezza, anche in accordo con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

7. I valori culturali specifici dei centri storici. Verso una nuova idea di città.

Riguardo alla tutela e valorizzazione dei centri storici, deve essere proseguito, e sviluppato l’indirizzo di particolare attenzione già avviato con la Direttiva del 10 ottobre del 2012. Questa iniziativa

andrebbe anzi arricchita e completata, con la collaborazione dell’ANCI e delle Regioni, per verificare la possibilità di trovare nuove soluzioni normative al problema della progressiva espulsione dai

centri storici delle botteghe tradizionali, che pure ne costituiscono un aspetto caratterizzante meritevole di tutela.

E’ inoltre necessario che le città riprendano a svolgere il ruolo di “capitali della cultura”.

8. L’aggiornamento della disciplina sulla circolazione dei beni culturali al di fuori del territorio nazionale.

Un tema che molto importante e sul quale è necessario intervenire è quello della circolazione dei beni storici, artistici ed etnoantropologici, che oggi presenta una disciplina lacunosa e datata

(risalente ad alcune circolari del 1974). Ma anche la direttiva del gennaio 2008 esige un affinamento. Appare dunque necessario prevedere l’apertura di un nuovo tavolo di confronto per riesaminare

sia i criteri oggi vigenti per le valutazioni in caso di prestiti sia i criteri per il rilascio o il diniego degli attestati di libera circolazione. Occorrerà inoltre implementare l’utilizzo dei sistemi informativi oggi

operanti di GESMO (prestiti per mostre) e SUE (Uffici esportazione).

9. L’arte e l’architettura contemporanee. La qualità dell’architettura e del paesaggio.

Una particolare attenzione dovrà poi essere assicurata per l’architettura e l’arte contemporanee. La strategia per il settore del contemporaneo, per la natura e la specificità di obiettivi e azioni,

richiede una crescente attenzione alla ricerca della qualità e della innovazione creativa, in collegamento con l’operato delle diverse realtà nazionali e internazionali. Il principale strumento operativo di

cui si avvale il Ministero per il potenziamento del patrimonio contemporaneo pubblico è il Piano dell’arte contemporanea, introdotto dalla legge n. 29 del 2001, finalizzato ad acquisizioni e

arricchimenti di collezioni esistenti, a favorire la committenza di opere, a promuovere concorsi e premi e la conoscenza del settore.

Un’ulteriore linea di azione del Ministero è quella rivolta alla qualità dell’architettura nel paesaggio attraverso una pluralità di attività dirette a favorire la crescita di una cultura che si estende anche al

contemporaneo.

In quest’ottica, è indispensabile riprendere e approfondire il tema della qualità architettonica, sul quale nelle precedenti legislature sono stati già presentat i, anche dai miei predecessori, importanti

disegni di legge, che costituiscono una prima traccia utile lungo la quale sviluppare il ragionamento e il confronto. La qualità dell’architettura si lega strettamente, come è evidente, al tema della

riqualificazione del tessuto urbano e, soprattutto, delle periferie di tante città italiane: solo un profondo cambiamento del modo di pensare, progettare e dunque realizzare i nuovi interventi – che

ponga al centro la qualità del costruire – può consentire il ridisegno di tante aree oggi degradate, brutte o, nella migliore delle ipotesi, amorfe, insignificanti, squallide, che avviliscono i nostri centri

urbani e sono concausa di disagio sociale; solo la qualità del progetto architettonico potrà consentire di creare nuovo paesaggi urbani, che pongano le nostre reti urbane al livello delle più avanzate e

vitali realtà metropolitane europee. Il Ministero non è contrario alle nuove costruzioni. E’ contrario alle nuove costrizioni “vecchie”, cioè a un modo di costruire che sembra rimasto agli anni ’70 del

secolo scorso; è contrario all’idea antiquata di una certa imprenditoria del mattone che pensa ancora nella logica del secolo scorso dell’edilizia di espansione – i palazzoni di sette piani in mezzo alla

campagna – tutta centrata sul consumo di suolo agricolo verde, che non ha ancora capito che la priorità nel terzo millennio è quella di ricucire e rigenerare i già troppo ampi e dispersivi agglomerati

urbani compromessi e degradati. E per realizzare questo cambio di passo è necessario puntare sulla qualità del progetto architettonico, premiando i giovani architetti e incentivando (soprattutto gli

enti pubblici) a privilegiare i concorsi di progettazione e gli altri strumenti giuridici capaci di promuovere e sostenere la creatività, la cultura, la novità del progettare.

Va poi valutata, con il massimo approfondimento, la possibilità di introdurre modifiche giuridiche idonee a migliorare l’azione per la salvaguardia del patrimonio di architettura contemporanea, oggi

sostanzialmente escluso dal codice di settore e tutelato solo in base alla legge sul diritto d’autore, ciò che rende di fatto impossibile una efficace azione di tutela.

10. La tutela del paesaggio. Il ruolo della pianificazione territoriale e il rapporto con le Regioni.

Nell’ottica di una politica seria, coerente ed efficace di governo del territorio, che coniughi intelligentemente e oculatamente le istanze dello sviluppo e della tutela, la pianificazione paesaggistica si

pone, da sempre, come impegno prioritariamente strategico nell’attività del Ministero.

Le finalità che il Codice delinea a carico della pianificazione paesaggistica, sono del tutto in linea con la Convenzione Europea del Paesaggio e prevedono una complessa ricognizione di varie

centinaia di provvedimenti di tutela dei quali vengono verificate, congiuntamente con le Regioni, le perimetrazioni e messi a punto i criteri di gestione. E’ un’operazione questa particolarmente

significativa in termini di certezza del diritto e chiarezza procedurale, giacché è finalizzata a mettere a disposizione del cittadino e degli operatori economici un quadro chiaro e incontrovertibile degli

ambiti territoriali di valenza paesaggistica. Al momento i tavoli di co-pianificazione sono particolarmente attivi con le regioni Calabria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e

Veneto.

Pertanto, si deve proseguire nell’attività di co-pianificazione, sia per la conclusione dei lavori nelle Regioni sopra segnalate e l’approvazione del piano, sia per l’attivazione o l’incentivazione della

partecipazione nei confronti di quelle regioni oggi in fase di stallo.

11. La tutela del paesaggio e le energie rinnovabili. Per un equilibrio razionale tra gli interessi in gioco.

Un tema molto importante e delicato è quello relativo allo sviluppo delle energie rinnovabili, per le complesse implicazioni di carattere paesaggistico.

Nell’attuale quadro normativo si registra l’assenza di una chiara regolamentazione di settore, insieme alla mancanza di adeguati indirizzi di programmazione e di valutazione della collocazione delle

infrastrutture su scala vasta. Da ciò consegue che si assiste alla disseminazione di impianti sul territorio senza idonei e coordinati criteri di localizzazione.

Appare urgente, allora, un’iniziativa anche legislativa da parte del Ministero ripartendo dall’attività già svolta nell’ambito del gruppo di studio a suo tempo promosso dall’Ufficio Legislativo e cogliendo

le opportunità insite nella recente attivazione, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, dell’Osservatorio per le energ ie rinnovabili.

12. La salvaguardia del paesaggio attraverso il contenimento del consumo del suolo.

Per rafforzare ulteriormente la tutela del paesaggio risulta particolarmente utile l’introduzione di una disciplina legislativa per il con tenimento del consumo del suolo e per favorire il prioritario riuso del

suolo già edificato, secondo un modello già sperimentato con ottimi risultati in altri Paesi europei.

E’ sotto gli occhi di tutti il degrado delle nostre periferie urbane, dove ai capannoni industriali dismessi, alle aree agricole trasformate in depositi di materiali a cielo aperto, vanno aggiungendosi

continuamente nuovi centri commerciali e nuovi piccoli agglomerati urbani, completamente scollegati dalla parte rimanente della città. Il fenomeno del consumo incontrollato di suolo agricolo ha

ormai assunto, in Italia, soglie allarmanti. Se l’attuale andamento non dovesse essere immediatamente arrestato ci ritroveremmo, in pochi anni, ad aver definitivamente e irreparabilmente

compromesso il nostro territorio. E ciò genera una serie di effetti sui quali la nostra società, che – purtroppo vede ancora in un certo modo di fare edilizia l’unico motore dell’economia – non ha

ancora riflettuto abbastanza, primi fra tutti la definitiva perdita di aree agricole pregiate e l’irreparabile compromissione del nostro paesaggio agrario, che è elemento caratterizzante del nostro

territorio, della nostra identità e della nostra cultura. Tutto ciò senza contare che la c.d. “dispersione urbana”, producendo centri abitati privi di servizi o centri commerciali in aree non antropizzate,

genera di per sé situazioni di disagio abitativo, e determina, nel medio periodo, l’ulteriore consumo di suolo per dotare quelle aree delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria di cui sono

prive.

Al riguardo, va segnalata la risoluzione adottata , nella precedente legislatura, dalla 13^ Commissione del Senato, che impegnava il Governo “ad attivarsi, in collegamento con il Parlamento e con le

Regioni, per la predisposizione di nuove norme di indirizzo in materia urbanistica, che assumano pienamente l’obiettivo di limitare il consumo di suolo libero anche attraverso l’individuazione di

obiettivi quantitativi da perseguire nel corso del tempo e l’introduzione di un sistema bilanciato di incentivi e disincentivi fiscali (...)”.

Mi è altresì noto il disegno di legge presentato dal Governo nella scorsa legislatura volto alla tutela e alla valorizzazione delle aree agricole. Quell’esperienza dovrebbe essere utilmente ripresa e

approfondita, mediante l’elaborazione di un nuovo atto di iniziativa legislativa, con l’obiettivo di affinare gli strumenti g iuridici allora ipotizzati, per pervenire all’obiettivo della riduzione del consumo del

suolo, mettendo, in primo piano, accanto alla salvaguardia degli usi agricoli del suolo, la finalità di tutela e valorizzazione del paesaggio agrario, quale elemento qualificante e identitario della forma

del territorio italiano.

13. Colosseo, Domus Aurea, Appia antica: un rinnovato impegno in favore della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico.

Il patrimonio archeologico rappresenta uno dei più importanti fattori di unicità del nostro territorio, della nostra cultura e della nostra identità. La conservazione di questa inestimabile ricchezza,

soprattutto al fine di tramandarla alle future generazioni, richiede un impegno assiduo e costante, che non può soffrire di interruzioni a causa di questioni burocratiche o di carenza di fondi, pena il

rischio di perdite non più rimediabili.

Sono, quindi, fondamentali un rinnovato impulso e una celere conclusione delle iniziative già in corso, come quella concernente il restauro del Colosseo, nonché il potenziamento delle attività di

tutela e di valorizzazione di altri importantissimi beni archeologici, quali la Domus Aurea e la via Appia antica; e ciò anche ricorrendo all’apporto finanziario di soggetti privati.

Al riguardo, il Ministero ha recentemente varato le Norme tecniche e le Linee guida per le sponsorizzazioni di beni culturali, con le quali è stato dettato un quadro chiaro delle regole applicabili. Si

tratta, adesso, di valersi opportunamente di questo strumento, ed eventualmente anche di migliorarlo, sulla base dell’esperienza applicativa, in modo da avviare in tempi brevi nuove iniziative di

collaborazione tra soggetti pubblici e privati in favore della piena tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico.

14. L’archeologia. L’attuazione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico.

Sempre con riguardo all’archeologia, va rapidamente proposto il disegno di legge per l’autorizzazione alla ratifica e per l’esecuzione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio

archeologico aperta alla firma a La Valletta il 16 gennaio 1992. E’ noto a tutti gli operatori del settore il colpevole ritardo dell’Italia che, pur caratterizzata da un patrimonio archeologico unico al

mondo, e pur essendo tra gli Stati primi firmatari della Convenzione, non ha poi, per oltre vent’anni, provveduto alla ratifica del Trattato, collocandosi, oggi, tra i pochi rimanenti Paesi che non hanno

ancora reso operativo l’Accordo sul proprio territorio. Pertanto, è assolutamente prioritario colmare questa grave lacuna del nostro ordinamento.

15. La tutela rafforzata dei beni culturali. Il controllo della circolazione di beni archeologici. La riforma dei reati contro il patrimonio culturale.

Un settore che richiede una particolare attenzione è quello dell’attività di controllo della circolazione di beni archeologici a livello internazionale.

Il traffico illegale di opere d’arte rappresenta un business significativo da parte della criminalità organizzata e colpisce l’Italia ad altri Paesi del Mediterraneo particolarmente ricchi di opere apprezzate

dal mercato antiquario; in particolare, il patrimonio archeologico è il settore maggiormente a rischio di distruzione e dispersione a causa del fenomeno degli scavi clandestini. Negli ultimi anni, è stata

potenziata dal MiBAC una forte sinergia tra le Istituzioni preposte a vario titolo alle attività di prevenzione e di contrasto del traffico illegale di beni culturali. Intendo dunque favorire la presenza di

rappresentanti dell’Italia nei tavoli internazionali che trattano tematiche connesse alla tutela e al controllo della circolazione di ben i culturali (UNESCO, UE, UNODC, UNIDROIT).

In questo contesto, la Direzione Generale delle Antichità, in stretta collaborazione con le Soprintendenze periferiche e con il Comando CC TPC, è impegnata in una costante opera di verifica su

materiale archeologico segnalato in case d’asta o alle frontiere, anche quando non sia di provenienza italiana.

In quest’ottica, va promossa un’iniziativa legislativa finalizzata al conferimento di una delega al Governo per la riforma della disciplina dei reati contro il patr imonio culturale. L’inasprimento del

trattamento sanzionatorio di queste fattispecie penali risponde invero all’esigenza di valorizzare la particolare oggettività giuridica dei fatti di reato che, oltre a ledere la proprietà pubblica o individuale

dei beni, offendono altresì il patrimonio culturale e, quindi, l’interesse primario ad esso inerente, consegnatoci dall’articolo 9 della nostra lungimirante Costituzione.

D’altra parte, l’inasprimento delle pene è anche funzionale alla necessità – sempre più drammaticamente segnalata dal Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale – di disporre di

strumenti processuali e investigativi più incisivi rispetto a quelli attualmente utilizzabili dalla magistratura e dalle forze dell’ordine.

Un intervento legislativo di questo segno risponderebbe a un’esigenza largamente condivisa, che ha dato vita, nella scorsa legislatura, alla promozione di un disegno di legge di delega di iniziativa

governativa. Quel testo, poi rielaborato e migliorato dalla Commissione giustizia, costituisce un buon punto di partenza per riprendere e condurre celermente a termine l’iniziativa legislativa. Al

riguardo, emerge una significativa condivisione su tale priorità anche da parte di un cospicuo numero di Senatori della presente Legislatura, poiché un disegno di legge sul medesimo argomento è

stato recentemente presentato dal Senatore Giro e vede tra i propri firmatari numerosi Senatori della 7^ Commissione del Senato.

16. La valorizzazione del patrimonio culturale. Una migliore fruizione dei luoghi della cultura. Una gestione efficace dei servizi accessori.

In tema di valorizzazione gli obiettivi che richiedono di essere perseguiti sono il miglioramento dell’accessibilità ai musei, non sempre assicurata a tutte le fasce di u tenti e con orari di apertura spesso

penalizzanti, una qualità dei servizi nei Musei che sia adeguata agli standard internazionali, il rinnovo delle concessioni dei servizi al pubblico nei Musei, ampiamente scadute e che, a causa di

contenziosi insorti rispetto alle procedure di gara avviate nel 2010, non è stato possibile rinnovare.

Occorrerà poi incrementare e migliorare il materiale informativo e gli apparati illustrativi nei Musei, spesso realizzati solo in italiano; è inoltre necessario favorire una maggiore integrazione tra i luoghi

della cultura statali e non statali, presenti nelle stesse città, anche mediante la promozione degli itinerari culturali non inseriti nei principali circuiti turistici. Infine, è necessario stimolare e favorire una

maggiore attenzione delle giovani generazioni per il patrimonio culturale.

Per queste finalità, sarà presto costituito un gruppo di studio, cui sarà demandato il compito di approfondire le forme e le modalità più efficaci per l’esplicarsi del rapporto tra soggetti pubblici e privati

nella gestione delle attività di valorizzazione, in modo da individuare soluzioni che consentano di coniugare le esigenze della migliore fruizione pubblica degli istituti e dei luoghi della cultura con la

sostenibilità economica delle gestioni e la valorizzazione della progettualità degli operatori economici. Sul piano normativo, è necessario impegnarsi per il miglioramento della pubblica fruizione dei

siti culturali attualmente non aperti al pubblico o non adeguatamente valorizzati. I dati in possesso del Ministero dicono che numerosi siti culturali statali sono attualmente non visitabili o sono aperti

solo in determinati giorni e orari. In questi luoghi della cultura – è quasi inutile aggiungerlo – sono del tutto carenti i servizi in favore del pubblico: dalle audioguide, alle librerie, ai servizi di

ristorazione.

Si tratta di un fenomeno molto grave, perché la mancata fruizione dei beni rappresenta un impoverimento per la collettività. Un impoverimento anzitutto culturale, ma anche economico, se si

considerano le opportunità di lavoro che potrebbero derivare dall’apertura di quei siti e l’indotto che potrebbe essere generato.

Peraltro, l’attuale situazione dei conti pubblici non consente di ipotizzare l’effettuazione di assunzioni del grande numero di unità di personale, soprattutto di custodia, che sarebbe necessario a tal

fine.

La via percorribile potrebbe, pertanto, essere quella di consentire la concessione dei siti, sulla base di un progetto di restauro e di valorizzazione condiviso dall’Amministrazione, a soggetti privati,

sulla base di procedure selettive di evidenza pubblica e per un periodo di tempo determinato. Ove, poi, la gestione imprenditoriale dei luoghi della cultura interessati dovesse risultare non

profittevole, potrebbe ipotizzarsi la concessione a soggetti non lucrativi, che sarebbero in grado di assicurare almeno l’apertura al pubblico.

Le moderne tecnologie, internet, i social networks, la tendenza a una circolazione sempre più veloce delle informazioni e dei contenuti, prodotti oggi in modo diffuso, da soggetti non professionali,

costituiscono fattori di crescita culturale, sociale ed economica e, soprattutto, di democrazia, e non possono non spingere verso l’aggiornamento anche dell’attuale disciplina in materia di

riproduzione dei beni culturali. La normativa vigente, infatti, prevede che per riprodurre l’immagine di un bene culturale appartenente allo Stato, a una regione o a un comune sia sempre necessaria

un’apposita autorizzazione e che sia inoltre ordinariamente dovuto un canone. La regola vale sia nel caso di riproduzione – per così dire – “dal vivo” del bene, sia ove si tratti di riproduzione di

un’immagine già esistente, per esempio nel caso in cui si pubblichi una fotografia già esistente di un’opera d’arte sulla propria pagina di Facebook. Non solo, ma l’autorizzazione è rilasciata a titolo

gratuito solo in caso di riproduzione “per uso personale o per motivi di studio”, senza che possa ritenersi del tutto chiaro se tale sia, ad esempio, la pubblicazione del la foto su un blog o su un social

network.

Si tratta, con tutta evidenza, di una normativa che richiede di essere chiarita e messa al passo con i tempi, soprattutto ove si consideri che a un tale astratto rigore nel perseguire la pubblicazione di

foto di beni culturali su internet da parte di privati cittadini non si associa, purtroppo, altrettanta capacità di trarre occasioni di introito, in favore dell’erario e, quindi, della collettività, dalle utilizzazioni

commerciali dell’immagine dei beni culturali pubblici.

Anche su tali aspetti, pertanto, è necessario e urgente un intervento normativo.

17. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale attraverso le nuove tecnologie.

Le nuove tecnologie possono e devono fornire un contributo importante per la valorizzazione del patrimonio culturale, favorendone la conoscenza e migliorandone la pubblica fruizione. In questo

senso, assume certamente rilievo prioritario la promozione e il costante aggiornamento di applicazioni tecnologiche finalizzate a comunicare e a rendere fruibile il patrimonio culturale.

Attraverso un sistema mirato di azioni da parte del Ministero, in stretta collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale, è possibile e necessario individuare e sperimentare soluzioni innovative nel

campo della comunicazione digitale, in particolare attraverso i social networks, in modo da mettere a disposizione di un pubblico sempre più vasto e con modalità semplici e accessibili l’enorme

quantità di informazioni e di contenuti relativi al patrimonio culturale oggi in possesso del Ministero.

18. La valorizzazione del patrimonio culturale quale fattore dello sviluppo territoriale.

Va segnalata, tra le azioni di prioritaria importanza che il Ministero è chiamato ad attuare nell’immediato, la realizzazione del Programma Operativo Interregionale “Grandi attrattori naturali, culturali e

del turismo”, previsto nell’ambito dell’ASSE I “Valorizzazione e integrazione del patrimonio culturale” nelle regioni dell’obiettivo Convergenza (ossia Campania, Calabria, Puglia e Sicilia).

Al riguardo, si rende necessaria la stipulazione degli accordi di programma con le regioni e l’adozione dei bandi di gara per i progetti programmati entro il 2013.

Per la stessa finalità di valorizzazione del patrimonio culturale quale fattore dello sviluppo territoriale, occorre rafforzare la collaborazione con il Ministro per la coesione territoriale; ciò, in particolare,

allo scopo di realizzare quattro/cinque progetti-pilota di sviluppo territoriale imperniati su risorse culturali emergenti e diffuse, attraverso azioni sistemiche volte a sollecitare una domanda qualificata

di “territori culturali integrati”.

19. Gli archivi e la conservazione delle memorie digitali.

Gli archivi di Stato, spesso percepiti come strutture antiquate e che operano in favore di una ristretta cerchia di studiosi, sono, oggi, candidati a costituire strutture di eccellenza e all’avanguardia, in

considerazione del ruolo fondamentale che essi sono chiamati ad assumere rispetto alla conservazione delle memorie digitali.

Occorre ricordare che lo sforzo sempre maggiore della pubblica amministrazione nei confronti della dematerializzazione dei documenti e della digitalizzazione del patrimonio documentario già

esistente pone oggi nuove sfide, poiché si rende necessario studiare e applicare strumenti, regole e prassi completamente nuovi, in grado di assicurare il perdurare nel tempo e la fruibilità a lungo

termine dei documenti digitali, nonostante l’inevitabile obsolescenza delle tecnologie impiegate per produrli, riprodurli e conservarli.

Assume quindi importanza strategica per il Ministero, nell’ambito del quale già oggi operano esperti di indiscussa professionalità nel settore dell’archivistica digitale, partecipare all’elaborazione e

adozione di regole per la conservazione a lungo termine dei documenti digitali e dei relativi archivi, contribuendo all’iniziativa già avviata da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale.

In questa prospettiva, è necessario anche operare in raccordo con il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di attuare iniziative volte a rafforzare il

ruolo degli Istituti archivistici nei confronti degli archivi correnti delle Pubbliche Amministrazioni nonché di quelli nativi digitali, secondo quanto prev isto dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD).

Sul piano normativo, va invece evidenziata l’opportunità, allo scopo di favorire la pubblica fruizione del patrimonio archivistico, di abrogare la norma che oggi esclude dalla consultazione tutti i

documenti (anche non riservati) che siano stati versati agli archivi di Stato anticipatamente rispetto al termine ordinario dei 40 anni dalla conclusione delle pratiche.

20. Le Biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore.

Va avviata la riforma dei principi e dei criteri che regolano il finanziamento delle istituzioni culturali, sulla base di una riflessione congiunta con i rappresentanti delle istituzioni stesse, al fine di

abbandonare la logica assistenziale e dei finanziamenti a pioggia. Occorre favorire, invece, un sistema inclusivo che sostenga la capacità delle istituzioni di fare rete e che valorizzi in particolare

quegli enti che siano in grado di dimostrare l’utilizzazione intensiva delle nuove tecnologie e l’erogazione di servizi avanzati, con particolare riferimento al prestito di documenti in digitale, al

collegamento a banche dati, alla presenza su web con siti leggibili e regolarmente aggiornati.

Appare, inoltre, necessario avviare una riflessione sull’opportunità dell’allineamento del valore dell’IVA per l’e-book e per le pubblicazioni in formato elettronico (attualmente al 21%) a quello previsto

per le pubblicazioni in formato cartaceo (4%).

Inoltre, in materia di diritto d’autore, è occorre prendere in considerazione la necessità di un intervento di normazione primaria per la tutela del format, non espressamente menzionato dalla legge sul

diritto d’autore e la cui protezione è oggetto di decisioni giurisprudenziali non univoche.

21. La cultura e lo spettacolo dal vivo.

Per quanto attiene al settore dello spettacolo dal vivo, è noto che l’intervento statale – attuato attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) – vive un momento critico, in relazione alla più

generale condizione di difficoltà di bilancio dello Stato. Il Fondo Unico per lo Spettacolo ha visto costantemente diminuire il proprio valore in termini reali. Dal 2001, anno in cui si attestava intorno ai

530 milioni di euro, si è ridotto costantemente fino ad arrivare quest’anno a meno di 390 milioni di euro (passando dallo 0,083 del PIL del 1985 allo 0,029 del 2011).

Tra gli obiettivi prioritari non può, dunque, non annoverarsi quello del reperimento di risorse aggiuntive pubbliche, anche eventualmente a mezzo di incentivi fiscali.

Questa richiesta non può andare disgiunta da una forte proposta di riforma finalizzata a dare maggiore efficacia ed efficienza al sistema.

22. Il completamento della riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche.

Le 14 fondazioni lirico-sinfoniche sono state interessate dall'avvio della riforma del settore iniziata con il decreto-legge n. 64 del 2010. Il quadro normativo vigente applicabile alle fondazioni lirico-

sinfoniche è infatti assai articolato componendosi di un insieme frastagliato di norme che, già di per sé, rende difficile l’operatività degli enti.

E’ a tal proposito in corso di esame – nella fase di richiesta di parere del Consiglio di Stato – uno schema di regolamento di riforma approvato in primo esame dal precedente Governo nello scorso

mese di dicembre. Questa proposta tende a rendere più efficiente l’organizzazione delle fondazioni lirico-sinfoniche e a definire la loro nuova struttura ordinamentale. Prevede in particolare

l’ampliamento dell’autonomia statutaria delle al fine di consentire alle Fondazioni di dotarsi di una struttura organizzativa più rispondente ai propri bisogni. Gli obiettivi prioritari perseguiti da questo

schema di riforma sono la razionalizzazione dei costi di gestione, anche attraverso l’introduzione di un unico livello di contrattazione aziendale, l’elaborazione di nuovi criteri e percentuali di

ripartizione del contributo a favore delle Fondazioni lirico-sinfoniche al fine di incentivare un aumento dell'offerta al pubblico di spettacoli con contenimento dei costi di gestione, l’introduzione di

adeguate semplificazioni normative.

23. L’assegnazione dei contributi per lo spettacolo. Verso la definizione di nuove procedure semplici e trasparenti.

Un altro settore di intervento riguarda la ridefinizione dei decreti ministeriali che dettano i criteri di assegnazione dei contributi alle attività musicali, teatrali, di danza, circensi e dello spettacolo

viaggiante. Si tratta di atti risalenti al 2007 che richiedono un opportuno aggiornamento. La Direzione generale per lo spettacolo dal vivo ha già avviato un proficuo col loquio con le categorie

interessate nell’intento di raccogliere le esigenze operative e di semplificare le modalità di assegnazione dei contributi. Il fine perseguito da questa riforma è quello del rilancio della centralità dello

spettacolo dal vivo per l'innovazione della cultura italiana, anche mediante il reperimento di fondi pubblici e privati, l’ottimizzazione delle risorse e l’individuazione di criteri per l'assegnazione nel

rispetto del principio della trasparenza; l’introduzione di idonee semplificazioni normative, la chiarificazione sull'adeguamento al settore dello spettacolo dal vivo tutto degli adempimenti in tema di

trasparenza e di monitoraggio dei conti pubblici.

Un altro tema importante, sul quale sarebbe utile un approfondimento in questa sede parlamentare, riguarda l’assoggettamento degli enti lirici e teatrali alle norme sulla spending review, ciò che

spesso è avvenuto in base a un’acritica e discutibile collocazione di tali enti all’interno dell’elenco ISTAT, con effetti inconciliabili con l'ambito produttivo di riferimento. Tale scelta dell’amministrazione

finanziaria ha generato diffuso contenzioso e ha obbligato molti enti a riversare all'Erario parte delle risorse già assegnate.

Inoltre, con riferimento al settore dello spettacolo dal vivo, è necessario dare spazio e riconoscimento adeguato anche alle forme espressive e musicali diverse rispetto alla musica lirica e sinfonica.

24. La “Biennale della Cultura popolare”. Un impegno in favore del patrimonio culturale immateriale.

E’ noto che le espressioni di identità culturale collettiva sono oggetto di due Convenzioni UNESCO, recepite dall’Italia: que lla del 3 novembre 2003 per la salvaguardia del patrimonio culturale

immateriale e quella del 20 ottobre 2005 per la protezione e la promozione delle diversità culturali. Tuttavia, fino ad oggi, il nostro Paese non ha dedicato una particolare attenzione ai beni culturali

immateriali, limitandosi a proteggere – attraverso la disciplina di tutela del Codice dei beni culturali e del paesaggio – le testimonianze materiali legate alle espressioni di identità culturale collettiva,

ossia gli oggetti che costituiscono lo strumento o l’oggetto del manifestarsi di quelle espressioni.

E’ quindi evidente la necessità di un maggiore impegno in questo ambito, anzitutto dando spazio e visibilità alle espressioni di identità culturale in quanto tali, e non soltanto in relazione alle cose con

cui e su cui si esplicano. In questo senso, un’iniziativa certamente da varare è l’inaugurazione di una “Biennale della cultura popolare”, che rappresenti un’occasione di rappresentazione,

sperimentazione, studio e divulgazione della cultura immateriale, quale fondamentale fattore identitario e, al contempo, di crescita culturale della collettività.

25. Il cinema. La necessità di nuovi interventi ordinamentali.

L’attuale situazione del cinema italiano, con riferimento a tutte le componenti artistiche, tecniche e imprenditoriali, richiede – sotto l’aspetto del rapporto con lo Stato, ed in particolare del MiBAC –

una serie di interventi immediati, di tipo “ordinamentale” e di tipo economico-finanziario.

Al riguardo, è necessario promuovere il coinvolgimento, accanto alla Direzione generale per il cinema del Ministero, anche di esperti e operatori del settore, attraverso l’indizione degli “stati generali

del cinema”, in modo da favorire il contributo di idee e di soluzioni che possano effettivamente rilanciare sia l’industria cinematografica che la fruizione pubblica delle opere cinematografiche.

Vi sono, peraltro, una serie di iniziative la cui necessità e urgenza sono, già oggi, evidenti e universalmente condivise.

Si rende necessario, anzitutto, il rinnovo del tax credit per il triennio 2014-2016. Attualmente, il beneficio fiscale ha una scadenza prevista al 31 dicembre 2013. Si rende, quindi, necessaria e urgente

una disposizione di proroga. L’urgenza è legata al fatto che quella cinematografica, soprattutto con riferimento alle produzioni internazionali interessate a girare in Italia, è un’attività con cicli di

programmazione lunghi che, pertanto, necessita di avere con sufficiente anticipo un quadro certo delle risorse e opportunità a disposizione per operare sul mercato.

E’, inoltre, indispensabile un intervento straordinario per favorire la digitalizzazione degli schermi delle piccole e piccol issime sale cinematografiche, urgentissimo in quanto, a partire dal 1° gennaio

2014, la diffusione delle copie di film in sala diverrà (a causa della fine della produzione di pellicola su scala mondiale) solo digitale, e ciò significa che circa 1000 sale (il 25-30% del “parco” italiano),

che non hanno le risorse finanziarie sufficienti per gli interventi tecnici, potrebbero venire tagliate fuori dal mercato, con grave danno per la diffusione del cinema, in particolare d’autore, soprattutto

nei piccoli centri del Paese.

E’, parimenti, necessario e urgente che il Ministero per i beni e le attività culturali promuova, in accordo con il Ministero degli affari esteri, azioni in ambito europeo al fine di escludere il settore

audiovisivo dal “Transatlantic trade and investment partnership agreement” tra Unione europea e Stati Uniti, in modo, così, da evitare che l’industria culturale cinematografica e l’intero settore

audiovisivo europeo possano essere progressivamente marginalizzati dalle grandi compagnie statunitensi.

Tra gli interventi di medio periodo, si rendono, inoltre necessari: l’allargamento del campo d’azione de l Ministero dal mero settore cinematografico a tutto il settore delle produzioni audiovisive, come

ad esempio i film e le serie per le tv e per il web; il riordino del comparto audiovisivo, mediante un intervento normativo che chiarisca gli ambiti di competenza dello Stato rispetto a quelli delle Regioni

e degli altri enti territoriali; il potenziamento della lotta alla pirateria, in particolare quella digitale; l’approfondimen to del tema dei rapporti tra cinema e televisione, anche al fine di valutare la necessità

di un intervento normativo finalizzato a favorire la nascita di produttori indipendenti; l’elaborazione di una nuova disciplina della revisione cinematografica, incardinata sulla tutela dei minori; la

razionalizzazione del sistema normativo e amministrativo concernente l’autorizzazione per l’apertura di nuove sale cinematografiche; il miglioramento dell’utilizzo delle r isorse comunitarie in favore

del settore cinematografico; l’introduzione di un nuovo meccanismo di finanziamento degli strumenti di intervento nel settore cinematografico ed audiovisivo, in particolare valutando la possibilità di

introdurre un sistema di prelievo sulla filiera che alimenti fondi destinati a sostenere la produzione di cinematografica ed audiovisiva e che includa, tra i soggetti da considerare, oltre alla sala e alle

televisioni, anche le Telecom e gli aggregatori di contenuti in internet; la messa a punto di una strategia per incentivare ed esaltare le sinergie fra cinema/audiovisivo e turismo, nell’ottica della

promozione dell’immagine dell’Italia attraverso il cinema italiano e, soprattutto, attraverso il cinema internazionale girato in Ita lia.

26. L’organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali. Il recupero di efficienza delle strutture e dei processi.

26.1 Ripristino degli organismi collegiali soppressi a seguito della spending review.

Tra le priorità vi è poi il ripristino della piena funzionalità degli organismi collegiali di altissimo profilo scientifico del Ministero. Alcuni di essi, come i Comitati tecnico scientifici, sono infatti già cessati a

seguito dell’entrata in vigore della spending review, mentre il prestigioso e autorevolissimo Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici si trova oggi ad operare in una composizione

incompleta, in quanto i Presidenti dei soppressi Comitati dovrebbero farne parte quali membri di diritto. Inoltre – e soprattutto – il regime introdotto dal decreto legge n. 95 del 2012, prevede che, in

ogni caso, gli organismi collegiali operanti presso le Pubbliche Amministrazioni siano tutti, indistintamente, soppressi alla prossima scadenza, con assegnazione delle relative competenze agli uffici

delle amministrazioni presso cui operano.

Si tratta di un regime troppo rigido e cieco, perché l’operatività di questi Organi è indispensabile, considerato che essi sono chiamati per legge a esprimere pareri obbligatori. In assenza del ripristino

degli organismi cessati l’Amministrazione si vedrebbe verosimilmente costretta a ricorrere a consulenti esterni, con aggrav io dei costi per la collettività e garanzie di professionalità e indipendenza

certamente non maggiori.

Questo tema riveste, peraltro, un’importanza particolare per il settore dello spettacolo dal vivo. Infatti, ove gli organismi operanti in questo ambito dovessero cessare definitivamente alla scadenza, la

Direzione generale del Ministero si troverebbe a dover esercitare tutte le relative competenze. Ciò comporterebbe in alcuni casi la devoluzione all’Amministrazione di attività caratterizzate da

notevole discrezionalità tecnica, che uffici di per sé amministrativi non hanno finora mai svolto, con notevole rischio, tra l’altro, di un aumento del contenzioso in materia di assegnazione dei contributi

a decorrere dal 2014, e anche a discapito dei principi di trasparenza e terzietà che hanno ispirato le ultime riforme in materia di Pubblica Amministrazione.

Anche con riferimento alla Commissione per la revisione cinematografica (c.d. “Commissione censura”) non è seriamente ipotizzabile la devoluzione delle competenze alla Direzione generale per il

cinema, a meno di non dotare quest’ultima delle risorse necessarie per valersi di specialisti ed esperti in grado di valutare tecnicamente l’idoneità delle opere cinematografiche alla visione da parte

dei minori.

26.2 Riorganizzazione del Ministero a seguito della riduzione delle dotazioni organiche.

L’attuazione delle disposizioni della spending review ha determinato, anche per il Ministero per i beni e le attività cultura li, la riduzione della dotazione organica, passata da 21.232 a 19.132 unità.

Nell’ambito di tale complessiva riduzione, si segnala, inoltre, che i posti di funzione dirigenziale generale sono passati da 29 a 23 e i posti di funzione dirigenziale non generale da 194 a 162.

Si rende, a questo punto, necessaria una accurata ridefinizione dell’assetto organizzativo del Ministero, in funzione dei tagli già apportati alla dotazione organica.

In questa prospettiva, un apposto gruppo di lavoro procederà a indicare le proposte per un più efficace assetto strutturale degli Uffici, anche mediante la modernizzazione dei procedimenti e dei flussi

informativi e amministrativi.

È indispensabile, infatti che l’elevata professionalità delle risorse umane del Ministero possa esplicarsi con piena funziona lità, secondo moduli operativi agili e veloci.

LEOPOLDA CALABRIA GIOIA TAURO - I BENI CULTURALI

Prima di intraprendere la mia visione di valorizzazione dei beni culturali è giusta

avere la visione dell’attuale territorio in cui viviamo.

Un territorio dove ospedali chiudono,dove le imprese difficilmente investono,e chi

l’ha fatto in molti casi ha chiuso i battenti dall’oggi al domani.

Io vengo da una Provincia come quella di Crotone dove un Aeroporto che da anni è

soggetto ad azioni politiche ,da fondi che mai arrivano,dove in una settimana atterra

solo un aereo .

Vengo da un paese come Cirò Marina,dove un Tempio dedicato ad Apollo Aleo

appartenente al VII sec. A.C. è diventato terreno da pascolo per gli animali.

Eppure vengo da un territorio pieno di storia,pieno di cultura ,abbiamo un patrimonio

culturale da fare invidia a qualsiasi altra Regione.

L'Italia che una volta partiva dal Sud ovvero il sud che era l'attuale nord ed il nord era

l'attuale sud.

Il nome Italia che nasce tra i monti di Catanzaro,dalla storia Magno-Greca che ci

distingue,e ne potrei elencare a non finire,eppure,nonostante le splendide risorse ci

troviamo in una situazione di abbandono totale da parte delle istituzioni,senza fare

populismo ma solo per dire le cose come stanno.

Da sempre gli Italiani hanno avuto idee innovative,sono stati inseguiti, copiati,

invidiati,ammirati da tutto il mondo.

Oggi non sembra essere più così.

Ci hanno raccontato che la cultura è fonte di sprechi, che i soldi ci sarebbero, ma

sono usati male, che è stato fatto tanto, ma purtroppo più di così era impossibile.

Tutto falso, la cultura ormai è già in ginocchio ed è difficile investire quando si hanno

a malapena i soldi per sopravvivere.

Ci siamo sentiti ripetere negli anni che gli investimenti nel campo della cultura sono

«a fondo perduto» e che «con la cultura non si mangia».

Ebbene, chi sostiene questa teoria è fra coloro che hanno permesso un uso

indiscriminato dei commissariamenti; che hanno trasformato la gestione di alcune

società pubbliche in un bacino di connivenze e incompetenze; che hanno

abbandonato per anni il paesaggio allo scempio edilizio che l’hanno sfibrato e

snaturato, contribuendo a causare tragedie davanti alle quali possiamo provare solo

vergogna.

Oggi noi vogliamo partire dalle risorse primarie ,quelle che nessuno ci può togliere e

che appartengono alle nostre radici,alla nostra tradizione e cultura.

I beni culturali possono rappresentare una opportunità competitiva importante per il

nostro paese,a condizione però che si definiscano e si attui una compiuta strategia di

valorizzazione delle nostre risorse,definendolo una volta per tutte patrimonio

culturale.

Tuttavia per evitare che il discorso dei beni culturali come risorsa rimanga pura

retorica( dato che se ne parla da almeno un decennio ),è necessario cominciare a

ragionare,mettendo insieme tutti gli attori della situazione politica e sociale del

momento,su un modello,su obbiettivi e infine su strumenti condivisi.

Oggi purtroppo assistiamo ad una frammentazione delle politiche per la

valorizzazione dei beni culturali ,con le Regioni che perseguono un proprio modello

ed enti provinciali che spesso non inseriscono i beni e le attività culturali nel quadro

di politiche integrate di sviluppo del territorio.

Beni culturali di enorme valore che soffrono della mancanza di fondi adeguati per la

loro conservazione e promozione,risorse potenzialmente disponibili ( esempio fondi

strutturali) che non vengono adeguatamente impiegati per il raggiungimento di

obbiettivi di sistema.

Nell'Italia che io sogno bisogna partire dal senso di opportunità di Paese.

In continuità con i principî che il Partito Democratico rivendica e di cui si fa

portatore,intendiamo promuovere concretamente il rilancio di quella “cultura della

cultura” che in altri Paesi Europei si sta dimostrando un segno di maturità civile, una

strategia vincente nelle scelte politiche e un mezzo concreto per uscire dalla crisi.

Riteniamo che la valorizzazione dei beni culturali debba essere intesa in senso

ampio,comprendendo non solo la conservazione del patrimonio artistico e culturale

già esistente, ma anche l’educazione e la formazione dei cittadini,per mantenere e

valorizzare le eccellenze scientifiche e tecnologiche, incoraggiare la creatività,

sostenere la ricerca e la sperimentazione, tutelare l’ambiente, il territorio e il

paesaggio.

Tutto questo è cultura: capire che si può fare di più, perché siamo gente del

Sud,perché Italiani ,ma sopratutto Europei, perché le scelte coraggiose vanno fatte

adesso e soprattutto, perché ci conviene.

Il convegno di oggi è l'occasione per incontrare alcuni degli interlocutori chiave con

il quale avviare un primo confronto sulla “Governance” dei beni culturali,da cui far

scaturire,in seguito,un modello,anche sfaccettato ma definito nel suo impianto,per la

valorizzazione degli stessi,evitando una dispersione di risorse che il Paese non può

più permettersi.

Per tutto ciò noi in prima fila dobbiamo salvaguardare il nostro patrimonio,abbiamo

la fortuna di appartenere ad una grande famiglia che è il PD,abbiamo la fortuna di

lavorare al fianco di persone come Ernesto Magorno, perché è in lui che vediamo un

Partito che vuole bene al proprio territorio,un Partito pronto a mettersi in

gioco,pronto a cambiare direzione,un partito che finalmente porti alta la bandiera

della Regione Calabria e che finalmente smette di essere ricordata per avvenimenti di

mafia e corruzione.

Il Segretario GD Cirò Marina,Direzione PD Prov.Crotone

Antonio Castiglione

SITI A RISCHIO

Kroton: a crotone il calcare marino ha eroso progressivamente il sito archeologico attorno alla colonna del

tempio di Era Lacinia e ora rischi anche la chiesetta medioevale della Madonna di Capo Colonna.

Sybaris: un’enorme ondata di fango travolge da tempo le rovine dell’antica e fastosa colonia della Magna

Grecia. Occorrerebbero interventi immediati, A Roma è partita una petizione del Ministro per lo strono di

altri fondi. Il Pd è da mesi occupato in prima linea per il ripristino del più imp sito archelogico a tal proposito

ricordiamo fondi mandati dal ministro Barca e sopralluogo ultimo fatto da on Chiara Braga.

Ora si attendono i finanziamenti promessi dal ministero dei Beni e delle attività culturali: 300 mila euro. I 25

stanziati dalla soprintendenza ai beni archeologici e i 130 offerti dalla prov di Reggio Calabria. La

Sopraintendente garantisce che i lavori cominceranno subito ma ancora tutto è fermo. Purtroppo alluvioni

e mareggiate hanno sensibilmente danneggiato questi importantissimi siti archeologici.

Antica Kaulonia: localizzata nel territorio di Monasterace Marina, è impressionante il rumore dei grossi

ciottoli, appartenuti alle mura di cinta quando vengono risucchiati con forza dopo essere stati trascinati in

avanti dal mare. I danni qui sono veramente ingenti e forse possono sembrare irrilevanti da chi poco consce

quest’area archeologica ma il danno non è solamente archeologico, andando ad incidere sulla identità

stessa di Monasterace e su uno dei punti essenziali su cui fonda il senzo di collettività. La parte del muto di

cinta di cinta e perfino il lungo altare rischiano il collasso parziale e totale perché erosi e danneggiati

dall’acqua. Anche la strada statale è a rischio, sorretta ora solo da una ridotta scarpata di terra, ma nessuno

sembra volerci pensare. Più a nord, nell’area della casa matta della seconda guerra mondiale, peraltro finita

anch’essa in mare, sono solo pochi metri, forse 15 o 20 che separano il grande mosaico ellenistico scoperto

la scorsa estate, quello che raffigura draghi marini e delfini, dal potenziale ricongiungimento con l’acqua

salata. Ovviamente le responsabilità sono di chi in questi anni ha sottovalutato l’azione del mare e delle

piogge definendo i vari allarmi come “esagerati”!

Il danno fatto ora è rilevante ma lo stanziamento straordinario promesso dal ministro Bray di 300 mila euro

e quello di 130 mila euro della prov di reggio che aveva realizzato prima una piccola rete di protezione,

permetteranno di intervenire, speriamo in fretta e realmente, con la realizzazioni di nuove opere per

arginare e contenere in due modi principali: proteggendo dal collasso l’alta parete che conserva ancora

tante antiche testimonianze ed impedendo che le onde raggiungano la riva nel pieno della loro potenza.

Il Progetto

La "Carta del Rischio" del patrimonio culturale e' un progetto sulla manutenzione

programmata. L'idea forza che sta alla base della "Carta del Rischio" e' quella di

individuare sistemi e procedimenti che consentano di programmare gli interventi di

manutenzione e restauro sui beni culturali architettonici, archelogici e storico-artistici in

funzione del loro stato di conservazione e dell'aggressivita' dell'ambiente in cui sorgono.

Il termine programmare inteso nel concreto significato di ottenere informazioni utili per

prevedere, e quindi decidere in anticipo, quali interventi debbano essere effettuati con

maggiore urgenza, sia in termini di tempo entro cui intervenire, sia in termini di costi che

si dovranno sostenere, con l'obbiettivo di evitare il rischio di perdite o danneggiamenti.

Tale esigenza diventa una necessita' se si pensa alla grande rilevanza del patrimonio

culturale calabrese, alla scarsezza dei mezzi finanziari disponibili per la sua

conservazione, al conseguente obbligo di sfruttare nel modo migliore tutte le risorse e di

superare la continua rincorsa alle emergenze. Al termine della realizzazione di questo

progetto saranno disponibili nuovi strumenti di conoscenza e nuove procedure di analisi

per facilitare la sorveglianza e il monitoraggio dello stato di conservazione del

patrimonio culturale con l'obbiettivo di indirizzare e ottimizzare gli interventi di

conservazione.

Fasi di Realizzazione

Fase 1:

Raccolta ed analisi di tutte le informazioni relative all'aggressivita' dell'ambiente nei

confronti del patrimonio culturale, per redigere carte tematiche sulla pericolosita' del

territorio italiano da mettere in relazione con la distribuzione dei beni culturali.

LE CARTE TEMATICHE DEI FATTORI DI PERICOLOSITà AMBIENTALE.

E’ in uno stadio avanzato l'elaborazione (da banche dati implementate a questo scopo)

delle informazioni relative ai fattori di pericolosita' ambientale potenzialmente dannosi

per i beni culturali. Tali informazioni saranno riversate su un supporto cartografico

informatizzato: "Geographical Information System" (GIS) e verranno redatte tre carte

tematiche relative ai fattori di pericolosita' e alla loro distribuzione sul territorio italiano:

Pericolosita' antropica : furti, vandalismi, pressione turistica, ecc. Pericolosita' statico-

strutturale : terremoti, dissesti idrogeologici, fenomeni vulcanici, ecc. Pericolosita'

ambiente-aria : inquinamento atmosferico, clima,aerosol marino, ecc.

Le Carte Tematiche sul Patrimonio Culturale

E' inoltre in via di realizzazione una banca dati, contenente numerose informazioni,

estratte da fonte bibliografica, sulla distribuzione e consistenza del patrimonio culturale

a livello comunale. Le carte della pericolosita' ambientale saranno correlate a tale banca

dati (carta provvisoria del valore del patrimonio) per ottenere indicazioni sulle aree con

maggiore esposizione potenziale al rischio.

Fase 2:

Rilevamento dello stato di conservazione e della vulnerabilita' dei beni culturali, con due

livelli di studio: per il primo saranno adottati quasi esclusivamente strumenti

schedografici, mentre per il secondo livello verranno utilizzate apparecchiature per il

monitoraggio strumentale sul campo.

Schedatura di I Livello

Attraverso campagne di rilevamento sul territorio, l'ICR ha messo a punto una serie di

schede per la misura dello stato di conservazione dei diversi beni culturali. Tali schede si

basano sugli standards dell'Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione,

costituendone una sorta di approfondimento per cio' che riguarda i problemi

conservativi. La schedatura e' in corso di effettuazione in quattro zone campione e viene

svolta in stretto contatto con le Soprintendenze competenti. L'obbiettivo e' quello di

estendere tale tipo di ricognizione a tutto il territorio nazionale. I dati rilevati in diversi

formati (alfanumerici, grafici e immagini) vengono archiviati su supporti informatici; ad

ogni manufatto esaminato, viene associato un indice di vulnerabilita', il cui valore numerico indica lo stato reale di conservazione del bene.

MODELLO ICONOMETRICO.

Al posto delle normali fotografie, nelle operazioni di schedatura viene impiegato un

nuovo sistema di ripresa e di archiviazione di immagini, denominato "modello

iconometrico". Mediante il modello iconometrico, le immagini dei monumenti

fotografati vengono automaticamente portate nella scala desiderata e "raddrizzate",

correggendo cosi' le inevitabili distorsioni prospettiche. Sulle immagini cosi' ottenute e'

possibile tracciare indicazioni, annotazioni e tematismi, e da esse si possono ricavare

direttamente misure di distanze, di aree ed altre informazioni sullo stato di

conservazione. L'impiego di data base relazionali con la lettura grafica del degrado, puo'

dare notevole valore aggiunto alle interpretazioni dell'analista del degrado, rendendo le

immagini non solo valide ai fini metrici, ma anche come modello iconografico

ipertestuale, dove in maniera univoca e puntuale, all'atto dell'interpretazione del degrado,

e' possibile codificare la totalita' delle informazioni, agendo con strumenti di tipo grafico

e di tipo alfanumerico.

Schedatura e Monitoragio di II Livello

Su alcuni siti, opportunamente scelti in funzione delle loro caratteristiche ambientali,

sono in corso analisi piu' approfondite, basate su tre tipologie di rilevamento:

Studio dei materiali lapidei : Esposizione all'aria di campioni di materiale

lapideo e successiva analisi dei medesimi (deposito di polveri, analisi chimiche,

studio petrografico, ecc.).

Controllo dell'inquinamento ambientale : Mediante una stazione mobile di

rilevamento sono rilevati dati relativi al particellato sospeso (fumo nero, biossido

di zolfo, ossidi di azoto, ecc.). Tali dati concorrono a determinare la pericolosita'

dell'ambiente atmosferico.

Controllo del clima : acquisizione e trattamento di dati climatici al fine di

detrminare l'incidenza del clima sulla pericolosita' ambientale globale.

Queste operazioni di schedatura e monitoraggio hanno lo scopo di verificare

l'effettivo svolgersi dei processi di degrado dei materiali nell'ambiente dove sono

dislocati; i dati ricavati verranno impiegati per una verifica operativa delle

acquisizioni teoriche ottenute attraverso le carte tematiche della pericolosita'.

Fase 3:

La sintesi, su di un unico supporto informatico, dei dati quantitativi sulla

distribuzione dei monumenti, sulla loro vulnerabilita' e sulla presenza dei fattori di

pericolosita', costituisce l'elaborato finale della "Carta del Rischio".

La Sintesi

Le carte tematiche della pericolosita', insieme con le operazioni derivate dalla

schedatura di campo e con i relativi indici di vulnerabilita', vengono riversate sul

G.I.S. Questo strumento costituisce il supporto su cui e' possibile aggregare ed

elaborare i diversi dati fino ad ottenere una sintesi finale che esprima le condizioni

di rischio a cui e' sottoposto ciascun monumento in funzione della propria

vulnerabilita' e della aggressivita' dell'ambiente in cui sorge.

Gli Strumenti e le Tecnologie

Architettura Hardware e Software

L'architettura hardware/software e' costituita da un polo centrale e quattro poli

periferici. Ogni polo periferico, composto da stazioni in rete locale, che

comunicano con il polo centrale, per mezzo della rete geografica gestita dalla

amministrazione centrale del M.B.C.A. Ogni polo periferico raccoglie, elabora e

gestisce i dati catalografici che esprimono lo stato di conservazione dei beni

culturali, in modo da determinare la priorita' d'intervento per i monumenti che

sorgono sul proprio territorio.

Le informazioni sullo stato di conservazione dei monumenti, acquisite nei poli

periferici, dopo il controllo, vengono trasmesse al polo centrale, dove gli

specialisti possono effettuare diversi tipi di analisi sui dati globali raccolti e

integrarli con dati di tipo globale, onde proiettare una carta nazionale dei fattori di

rischio.

Le informazioni riguardanti i dati che identificano il bene vengono trasmesse al

Sistema Centrale del Ministero per i beni Culturali e Ambientali, e confluiscono

nella banca dati, di natura contabile ed amministrativa, per essere conservate in un

apposito fascicolo (fascicolo elettronico, bilancio, anagrafe, ecc.).

Le informazioni sulla pericolosita' ambientale, raccolte presso il polo centrale,

vengono trasferite ai poli periferici, secondo le competenze territoriali dei

medesimi.

Utilizzazione

La "Carta del Rischio", come strumento di programmazione, sara' a disposizione

degli organi centrali del Ministero per i Beni Culturali per indirizzare i flussi

finanziari a livello nazionale, e delle singole Soprintendenze, per tenere sotto

osservazione i monumenti di competenza e di ausilio a tutte le Amministrazioni

territoriali (Regioni,Province e Comuni).

La Struttura Operativa

Il progetto viene realizzato da quattro consorzi di imprese. Il coordinamento e la

direzione delle attivita' sono assicurati dall'Istituto Centrale per il Restauro,

tramite la Direzione tecnico-scientifica composta da venticinque specialisti di

varia competenza professionale.

o Istituto Centrale per il Restauro (ICR): e' l'organismo tecnico-scientifico

del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali che opera, anche a livello

internazionale, nel campo della conservazione di opere d'arte attraverso

attivita' di ricerca, di consulenza e di formazione.

o Consorzi :

o ABECA : formato da Gepin, IBM, Intersiel ed Italsiel, fornisce,

principalmente, le apparecchiature ed il software applicativo.

o ARCAD : formato da Italcad, Leica, PAT e TEC/A, e' specializzato nelle

tecnologie avanzate di gestione del territorio, della documentazione e delle

tecniche di restauro.

o ATI-MARIS : formato da Consorzio BENITALIA, DAM e Italeco, e'

specializzato nella realizzazione di sistemi informativi cartografici e nelle

tecniche di monitoraggio dell'ambiente.

o METIS : formato da Banco di San Paolo, CLES e TARA, e' specializzato

nelle attivita' di schedatura dei Beni.

VALERIA CAPALBO

REGIONE CALABRIA

ASSESSORATO ALLA CULTURA

ENTE PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

Idea Progetto

CENTRO SERVIZI LABORATORIO PERMANENTE DI RICERCA ARCHEOLOGICA-AMBIENTALE PER IL PARCO

NAZIONALE DEL POLLINO VERSANTE CALABRESE

“Un efficace intervento produttivo - occupazionale attraverso la ricerca, il recupero,

la conservazione e la riqualificazione del patrimonio archeologico, paleontologico, ambientale

ed il potenziamento dei servizi per il turismo culturale e didattico scientifico”.

San Sosti (CS) Porta Sud – Occidentale del Parco Nazionale del Pollino: Il Castello della Rocca

Idea Progetto

CENTRO SERVIZI LABORATORIO PERMANENTE DI RICERCA ARCHEOLOGICA-AMBIENTALE PER IL PARCO

NAZIONALE DEL POLLINO VERSANTE CALABRESE

“Un efficace intervento produttivo - occupazionale attraverso la ricerca, il recupero la conservazione e la

riqualificazione del patrimonio archeologico, paleontologico, ambientale ed il potenziamento della

ricettività per il turismo culturale e didattico scientifico”.

INTRODUZIONE

L’idea progetto e l’attuazione negli obiettivi del POR Calabria 2014 - 2019

La presente idea progetto, di tipo integrato e multisettoriale su base territoriale intermedia, si inserisce nel

quadro generale della strategia di sviluppo regionale e locale degli obiettivi specifici esplicitati nel

Programma Operativo della Regione Calabria ed investe, particolarmente, i due seguenti fondi strutturali

UE:

a) F.E.S.R. perché la nostra idea progetto crea nuovi posti di lavoro in attività di ricerca e produttive con la realizzazione d’infrastrutture ed il recupero di beni nell’ambito di uno sviluppo locale delle piccole e medie imprese nel comparto del turismo culturale-ambientale e didattico-scientifico;

b) F.S.E. perchè la nostra idea progetto promuove e produce l’inserimento professionale di giovani in cerca di occupazione e rafforza il potenziale umano in materia di ricerca, scienza e tecnologia, soprattutto, in relazione allo specifico approccio “plurifondo” della programmazione delle Regioni dell’obiettivo I e della natura integrata e plurisettoriale assunta dalla formazione professionale quale strumento di servizio ai diversi Assi del POR.

La presente idea progetto prevede, infatti, la costituzione di un insieme di attività focalizzate intorno a

sistemi e risorse locali di prevalente interesse storico – archeologico-paleontologico, naturalistico e

paesaggistico, capaci di attivare investimenti per le nuove generazioni, cioè, componenti di capitale umano

e finanziario necessarie a costruire un modello socio-economico autonomo in grado di valorizzare nel

tempo il patrimonio storico – archeologico ed ambientale per promuovere lo sviluppo del territorio e delle

comunità e garantire la piena occupazione alle nuove e future generazioni del Parco Nazionale del Pollino

versante calabrese. Il progetto produce, in un complesso d’azioni integrate, in primis, un forte ed efficace

intervento occupazionale per inserire nel mondo del lavoro i giovani disoccupati con il potenziamento

delle attività produttive nel settore del turismo culturale-ambientale e didattico scientifico, ma,

soprattutto realizza, in loco, la ricerca e la sperimentazione attraverso l’istituzione di un “Centro Servizi -

Laboratorio permanente di Ricerca Archeologica-Paleontologica-Ambientale per il Parco Nazionale del

Pollino versante calabrese”, diretto da professionisti e da esperti qualificati ed attrezzato per le attività di

monitoraggio del patrimonio archeologico-paleontologico - storico architettonico ed ambientale del Parco

nel versante calabrese. Pertanto, in particolare, qui si propone ed assume come obiettivo strategico la

creazione di una nuova ed efficacie realtà produttiva attraverso la complessiva tutela, conservazione,

valorizzazione e ricerca del patrimonio dei Beni Archeologici presenti nel Parco Nazionale del Pollino,

perchè rappresentano il suo reale plus valore e perché lo caratterizzano tanto da renderlo unico nel

panorama mondiale dei Parchi Nazionali.

Business Plan

CENTRO SERVIZI LABORATORIO PERMANENTE DI RICERCA ARCHEOLOGICA-AMBIENTALE PER IL PARCO

NAZIONALE DEL POLLINO VERSANTE CALABRESE

“Un efficace intervento produttivo - occupazionale attraverso la ricerca, il recupero la conservazione e la

riqualificazione del patrimonio archeologico, paleontologico, ambientale ed il potenziamento della

ricettività per il turismo culturale e didattico scientifico”.

PREMESSA

La legge quadro Italiana sui Parchi Nazionali evidenzia la finalità di sostenere, attraverso opportuni

incentivi, le iniziative di natura economica idonee a valorizzare ogni tipo di risorsa attuale e potenziale. Ciò

premesso l’Ente Parco Nazionale del Pollino, in attuazione delle proprie specifiche finalità Statutarie,

PROPONE

Per il territorio, le comunità ed in particolare per le nuove generazioni del versante calabrese del

Parco Nazionale del Pollino (In totale N.32 Comuni calabresi: Acquaformosa, Aieta, Alessandria

del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita,

Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Maierà, Morano

Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San

Donato di Ninea, Sangineto, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sant’Agata d’Esaro, Santa Domenica

Talao, Saracena, Tortora, Verbicaro) lo studio, la progettazione e la gestione di uno intervento

funzionale mirato alla riqualificazione e alla ricerca permanente del patrimonio archeologico,

paleontologico ed ambientale dei predetti territori, in grado di generare, nel breve, medio e lungo

periodo, una importante ricaduta produttiva-occupazionale. La presente idea progetto si prefigge

l’obiettivo di realizzare, cioè di rendere concreta, la tutela, la conservazione attiva, la valorizzazione

e la ricerca del patrimonio storico-archeologico-paleontologico e naturalistico-ambientale del Parco

Nazionale del Pollino versante calabrese, creando una “Rete” , cioè un sistema in grado di

coinvolgere e rendere artefici di un nuovo modello di sviluppo culturale, sociale, economico,

insieme, le Istituzioni Pubbliche Regionali e Locali ed i Soggetti Privati, ossia le comunità del

Parco, in altre parole il territorio e le sue risorse, quelle umane, politiche-economiche e quelle

Istituzionali. In tale direzione l’idea-progetto muove partendo secondo uno schema in cui il Santuario Regionale Basilica

della Madonna del Pettoruto ed il complesso montano della Mula e della Muletta costituiscono una porta

naturale non solo all’antico “Mercurion”, espressione di religiosità popolare da ben oltre un millennio,

lungo la linea storica che và dal Santuario del Pettoruto a quello di San Ciriaco a Buonvicino (CS), indi al

Mare Tirreno, da un lato, ed ai Santuari del Massiccio del Pollino sino al Mare Ionio dall’altro, ma anche a

tutti siti archeologici di primaria importanza dell’intero versante calabrese del Parco, inseriti, sin dalla

preistoria, in un territorio di straordinaria bellezza e ricco di aspetti naturalistici.

Il Centro Servizi - laboratorio permanente di ricerca Archeologica-Paleontologica-Ambientale, condotto da

un’equipe di professionisti e di esperti qualificati, promuoverà, anche, la creazione di un sistema di

monitoraggio e interscambio informativo teleconnesso tra l’Ente Parco e le sue comunità, le cooperative

locali, la Regione Calabria, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, la Provincia di Cosenza,

l’Università della Calabria e gli altri Parchi Nazionali Italiani ed Europei.

IL Territorio

A) I Beni Culturali già noti del Parco Nazionale del Pollino versante calabrese

Il territorio del versante Calabrese del Parco Nazionale del Pollino presenta una frequentazione importante

di popolazioni sin dalla preistoria, ma è anche cosparso di rilevanti testimonianze protostoriche, magno-

greche, romane e da consistenti manufatti di età medioevale, tra i quali si annotano varie fortificazioni

militari.

La straordinaria importanza della presente idea – progetto si evince, particolarmente, osservando e

riconoscendo la gravità della situazione e in cui versano i Beni Archeologici noti, (o almeno quelli già

segnalati, sia pur con molta approssimazione..), ricadenti nel Parco Nazionale del Pollino versante

calabrese. Al riguardo è opportuno esplicitare quanto segue:

a) In primis và rimarcato che, purtroppo, ancora non esiste una catalogazione scientifica seria e completa

del rilevante Patrimonio dei Beni Culturali presente nel territorio del Parco Nazionale del Pollino versante

calabrese.

b) In secondo luogo ed in particolare và denunciata l’emergenza dello stato di assoluto abbandono in cui

versano i Beni Archeologici del Parco Nazionale del Pollino versante calabrese.

Infatti nel territorio in esame importanti ruderi di antichissimi insediamenti, ma anche siti archeologici di

rilievo internazionale sono lasciati senza nessuna forma, anche minima, di tutela, a distruggersi e per

l’azione inesorabile del tempo, ma, soprattutto, per la costante, diffusa, esclusiva ed indisturbata azione

criminale di vandali e saccheggiatori.

In proposito, con grande amarezza, registriamo tutto un inventario, escluse pochissime e felici eccezioni, di

leggerezze politiche-Istituzionali, di generale indifferenza, di mancanza di cultura che insieme sono la causa

prima della distruzione, continua ed inesorabile, di un grandioso patrimonio che diversamente, o altrove,

avrebbe potuto generare un notevolissimo vantaggio per le nostre comunità specialmente dal punto di

vista economico ed occupazionale. Cosi si spiega, nel momento in cui sono le proprie radici, la propria terra,

la propria storia ad essere investite dall’oblio, perché i Beni Culturali in Italia sono considerati ed avvertiti

solo come costi di Bilancio dalle Istituzioni di Governo, (sia locale che Nazionale) ed altresì perché, sul

piano economico-sociale, la posizione di svantaggio delle nostre popolazioni diventa ancora più pesante nel

complessivo panorama Nazionale ed Internazionale. Pertanto, in una società contemporanea che soffre per

la crisi profonda dei valori fondanti la civiltà di un popolo, vale la pena ricordare, a tutti i livelli Istituzionali

di responsabilità, che “Non conoscere il proprio passato, non avere coscienza delle proprie origini significa

privarsi di un aspetto essenziale del proprio essere”. Ecco perché pensiamo di non peccare di presunzione

nel valutare di straordinaria importanza la presente idea-progetto vista la sua capacità di percepire ed

intercettare grandiose risorse, pressoché inutilizzate e sottostimate ed in gran parte ancora sommerse, per

produrre una forte inversione di tendenza. In tal senso riteniamo opportuno arricchire la presente analisi

con il seguente elenco dei Beni Culturali già noti o semplicemente segnalati nei 32 Comuni del versante

calabrese del Parco Nazionale del Pollino:

1-Acquaformosa

-Ruderi del Monastero Cistercense di S. Maria del Leucio (XVI sec. d.C)

-Santuario di Santa Maria del Monte (X sec. d.C.- il più elevato della Calabria 1460 mt slm.-)

2-Aieta

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Ritrovamenti del paleolitico e neolitico.

2-Loc. Zaparia (Ruderi periodo ellenistico VII-VI sec.a.C.)

3-L’epoca Romano è attestata nel centro storico di “Aieta vetera” ubicata sul monte Calamaro

4-Ruderi di cenobi di rito greco-bizantino (VIII sec. d.C).

3-Alessandria del Carretto

-Centro storico.

-Chiesa di S.Alessandro.

-Cappella Madonna dello Sparviere

4-Belvedere Marittimo

Siti di interesse archeologico:

1- Loc. S. Litterata (protostorico o arcaico-classico-ellenistico?)

2- Castello Aragonese.

5-Buonvicino

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Serrapodolo-

2-Loc.Villaggio di Salvato

3-Loc.Tripidone.

4-Loc. Sasso dei Greci (ruderi di fortezzaVIII sec. d.C.).

5-Ruderi di tre monasteri italo-greci di S.Ciriaco-S.Nicola-S.Pietro.

6-Loc.Grotte del Laureto frequentazione di monaci ascetici Bizantini.

6-Castrovillari

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc.Colle di S.Maria del Castello.

2-Loc.Ferrocinto (necropoli).

3-Loc.Cammarelle (Villa d’età romana imperiale).

4-Loc.Palombara (Villa d’età romana imperiale).

5-Loc.S.Domenica.

6-Loc.Archidero.

7-Loc.Celimarro (necropoli altomedievale)

8-Loc. Belloluco (necropoli del Bronzo Medio-necropoli dell’età del Ferro)

9-Loc. Grotte di Donna Marsiglia (insediamento Neolitico)

7-Cerchiara di Calabria

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc.Balzo di Cristo.

2-Loc.Lupparello.

3-Loc.Tesauro.

4-Loc.Scivola.

5-Loc.Grotte delle Ninfe.

6-Loc.Grotte del Mulino.

7.Loc.Palazzo.

8-Loc.Piana.

-Segnalazioni rinvenimenti in grotte di reperti del paleolitico.

-Rinvenimenti di insediamenti e reperti fino al VI sec. a.C. in loc. Piana.

-Santuario S.Maria delle Armi (XV-XVI sec)

8-Civita

Siti di interesse archeologico:

1- Loc.Spirito Santo

2- Loc.Ponte d’illice

3- Loc.Mater Chiesa

4- Loc.Palmanocera.

9-Francavilla Marittima

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc.Timpone della Motta (abitato età del Ferro-santuario di età greca arcaica)

2-Loc.Macchiabate (necropoli età del Ferro)

3-Loc.Dardanie (abitato dell’età del Ferro)

10-Frascineto

1-Sito archeologico in loc. Grotta del Pozzo.

11-Grisolia

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Palazzo

2-Loc.Pantanelli

3-Loc.Fiumicello (villa d’età Romana)

4-Loc.Marina (villa d’età Romana).

12-Laino Borgo

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. San Gada

2-Loc. San Primo.

13-Laino Castello

-Castello feudale e cinta muraria medioevali.

-Chiesa delle Vergini (XVIsec).

-Chiesa di S.Teodoro.

14-Lungro

-Cattedrale di S.Nicola di Mira (XVII sec.)

-Chiesa di S.Elia.

-Cappella della Madonna di Costantinopoli.

-Cappella di S.Maria delle Fonti (XII sec.).

-Bastione del Castello Feudale (XVI sec.)

15-Maierà

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Giardino.

2-Ruderi arco e tempietto d’età Romana.

3-Ruderi Castello Normanno.

16-Morano Calabro

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Sassonia

2-Loc.Colloreto (Monastero Benedettino XV-XVI sec. d.C.)

3-Castello Normanno.

17-Mormanno

-Grotte dello stretto in loc. Mancusa

-Monastero del Serrone

-Cattedrale di S.Maria del Colle resti della prima Chiesa con cripta duecentesca.

18-Mottafollone

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Santo Marco.

2-Loc.Foresta.

3-Loc.Scarani.

4-Loc.Joppoli.

5-Loc.Cerreto

19-Orsomarso

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Mercure

2-Loc.Grotte dell’Angelo

3-Loc.Palazzo

4-Loc.Frassaneto

5-Ruderi di S.Maria Scorpano

6-Roccaforte Romana torre orologio

20-Papasidero

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc.Grotta del romito

2-Loc.Ruderi Castello Medievale (XI-XIII sec. d.C.)

3-Cappella di S.Sofia (XI-XIII sec. d.C.)

4-Chiesa di S. Costantino (XIV-XV sec. d.C.)

5-Santuario di S. Maria di Costantinopoli

21-Plataci

-Chiesa della Madonna di Costantinopoli.

-Chiesa della Madonna del Monte.

-Centro Storico

22-Praia a Mare

Sito di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc. Madonna della Grotta (sito Paleontologico-monitoraggio del 1957 Istituto Italiano di Paleontologia

Umana di Roma- Santuario omonimo con reperti e frequentazione dal Paleolitico Superiore 13.000 anni

a.C.-parte dei reperti nel museo di Praia).

23-San Basile

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Mura di Sassone (Castrum Sassone XI sec. d. C.)

2-Loc. Santuario della Madonna Odigitria con Badia.

24-San Donato di Ninea

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Chiesa del Pantano (Evidenze murarie altomedievali)

2-Loc. Grotte di Sant’Angelo (Santuario Rupestre, tracce di frequentazione Longobarda)

3-Loc. Chiesa di Santa Maria dell’Assunta (ruderi di Chiesa medievale)

4-Loc. Fraz. di Policastrello (Battistero di San Pietro protobizzantino)

5-Loc. Chiesa di Sant’Elia (ruderi Chiesa Bizantina)

25-Sangineto

-Segnalazioni di rinvenimenti di reperti Enotri??? – Castello dei Sangineto.

26-S.Lorenzo Bellizzi

1-Sito archeologico in Loc. Timpa di S.Angelo.

27-Sant’Agata d’Esaro

Siti di interesse archeologico-paleontologico:

1-Loc. Santo Janno (necropoli ellenistica)

2-Loc. Fossa del Lupo (tracce di abitato di età romana imperiale)

3-Loc. Santo Iorio (tracce di villa rustica romana di età imperiale)

4-Loc. Grotta della Monaca (luogo di freque.dal Paleolitico all’età altomedievale)

5-Loc. Grotta del Tesauro (frequentazione del Paleolitico)

28-San Sosti

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Cerreto (Piano della Chiesa-tracce di santuario greco e villa romana di età imperiale)

2-Loc. Ministalla Villa romana di età imperiale (Freque dal Neolitico Superiore all’altomedioevo)

3-Loc. Serra-Martorano (freque.età protostorica, luogo cultuale greco)

4-Loc. San Francesco (villaggio protostorico)

5-Loc. Badia (tracce di villa romana di età imperiale, ruderi Monastero di S.Sozonte)

6-Loc. Castello della Rocca (villaggio protostorico, castrum altomedievale)

7-Loc. Artemisia (abitato dal Paleolitico superiore, VI mill. a.C. all’età del ferro, IX sec.a.C.

–Castrum Longobardo-Bizzantino)

8-Loc. Santuario Maria Santissima del Pettoruto(tracce di frequentazione bizzantina)

9-Loc. Costa della Chiesa (ruderi Chiesa di XIII sec. d.C.)

10-Loc.San Martino-Murtilli (Freque. di età ellenistica-villa di età imperiale)

11-Loc.Varco-Serra (necropoli dell’età del Bronzo e necropoli dell’età del Ferro)

12-Loc. Valle dei Monaci (Ruderi Badia medievale)

13-Loc.Tilibbio ( freque. di età ellenistica e romana-necropoli altomedievale)

14-Centro Storico (Chiesa di Santa Caterina d’Allessandria cripte bizzantine)

15-Centro Storico (Chiesa del Carmine, santuario greco e freque.dal Brozo medio al medioevo)

16-Centro Storico (Cappella di San Francesco di Paola XVI-XVII sec. d.C.)

17-Loc.Iaccio d’Elice (rudere di porticato medievale)

18-Loc.Palermo (frequentazione protostorica e greca)

19-Loc. Gola del Rosa (tracce paleontologiche)

20-Loc. Campo d’Annibale (tracce di insediamento protostorico, frammenti fittili di età romana)

21-Loc. Lissieno (necropoli altomedievale))

22-Loc. San Nicola ( Monastero medievale)

23-Loc.Pironea (insediamento protostorico)

24-Loc. Fra Giovanni-Castelluccia (insediamento protostorico)

25-Loc. Serra Testi (santuario greco extra-urbano)

26-Serra della Rovina (evidenze murarie medievali)

27-Loc. Joppoli (frequentazione romana di età imperiale)

28-Loc. Monachelle (necropoli e abitato di età greca-arcaica)

29-Loc. Cerreto – Santa Maria (abitato di età romama imperiale)

30-Loc. Vaccarizzo (Grotte)

31-Loc. Capo d’Acqua ( necropoli tardo-romana).

29-S.Domenica Talao

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Fuotu

2-Loc. Piano del Monte.

30-Saracena

Siti di interesse archeologico:

1-Loc.Cittavetere

2-Loc.Grotta di S.Michele.

31-Tortora

Siti di interesse archeologico:

1-Loc. Palecastro

2-Loc. S.Brancato (necropoli)

3-Loc. Grotta di Torre Nave

4-Loc. Pergolo (Mausoleo Funerario).

32-Verbicaro

1-Sito archeologico in loc Cerreto.

B) Lo scenario fisico in cui ricadono i siti archeologici e paleontolgici del Parco

Lo scenario geofisico del territorio in esame presenta, fra l’altro, interessanti valori naturalistici e

paesaggistici per la presenza delle seguenti principali e considerevoli montagne:

1-Serra Dolcedorme mt.2267;

2-Monte Pollino mt.2248;

3-Serra del Prete mt.2181;

4-Serra delle Ciavole mt.2127;

5-Serra di Crispo mt.2053;

6-Cozzo del Pellegrino mt.1987;

7-La Mula mt.1935;

8-La Montea mt.1825;

9-Monte La Caccia mt.1744;

10-Monte Palanuda mt.1632;

11-Monte Alpi mt.1900.

L’area d’intervento prescelta, tuttavia, mentre presenta marcate caratteristiche di integrità territoriale ed

ambientale, con rilevante presenza di beni archeologici e storico-culturali, risulta, però, un’area vulnerabile

ed a rischio di suscettibili alterazioni.

I fattori che influenzano questo aspetto negativo sono, purtroppo, molteplici e variegati e se pur non

raggiungono uno stadio patologico costituiscono, tuttavia, il primo segnale d’allarme per l’integrità

dell’eco-sistema che il Parco in primis ha il dovere di tutelare.

A nostro avviso le cause del rischio possono essere così sintetizzate:

1- La massiccia, quanto indisciplinata, presenza di pellegrinaggio religioso verso i millenari Santuari nel

territorio del Parco, non adeguatamente guidato ed educato alla Sua corretta fruizione;

2- La mancata catalogazione ed approfondimento storico-culturale sulle preesistenze archeologiche, vista e

considerata l’assenza in loco di laboratori di ricerca permanenti, quindi l’inesistenza di idonee opere di

tutela, conservazione, segnalazione e delimitazione di tutte le aree archeologiche del Parco nel versante

calabrese.

In tal senso le numerose, costanti segnalazioni di crolli, anche di cospicue quantità di muratura, di

importanti siti archeologici, causati da agenti atmosferici, ma, soprattutto, dalle scorribande dei soliti

cercatori di tesori e dalla loro devastante azione di trafugamento, continuo, di reperti archeologici, che,

ormai, arricchiscono molti Musei e tantissime collezioni private nei due emisferi del Pianeta Terra;

3- La mancata segnalazione e sensibilizzazione sulle specie animali in via di estinzione oltre che la totale

carenza di azioni di difesa e di salvaguardia della fauna selvatica, del loro habitat e delle numerosissime

essenze floristiche, spontanee e pregiate, disseminate su tutto il territorio del Parco;

4- La fatiscenza in cui versano le tante aree archeologiche ed i ben noti fortilizi medievali, specie quelli

ubicati nei centri abitati, non più utilizzati che rischiano di scomparire sopraffatti da un processo di

trasformazione edilizia;

5- L’inconsapevolezza della stragrande maggioranza delle popolazioni locali delle notevoli risorse che il

proprio territorio conserva e dell’incommensurabile valore potenziale che esse costituiscono per lo

sviluppo socio-economico-culturale dell’area Parco.

L’area descritta, oggetto di studio della presente idea-progetto, è quella indicata nella Cartografia

(coincidente col territorio istituzionale del Parco Nazionale del Pollino versante calabrese), di seguito

acclusa per dare una chiara idea dell’estensione e delle dimensioni del progetto.

Parco Nazionale del Pollino versante calabrese

Le prime ipotesi funzionali e gestionali prevedono una Sede Fissa, una Sede Fisica, gli interventi di ricerca,

riqualificazione e produttivi sul territorio, una dettagliata Ipotesi Occupazionale, uno schema di previsione

dei ricavi per l’autogestione ed uno schema dei costi dell’intervento globale.

1- LA STRATEGIA DI INTERVENTO

Il tipo di intervento che si propone mira non solo alla tutela e alla conservazione dei beni archeologici-

paleontologici ed ambientali, ma, soprattutto, alla ricerca ed alla sperimentazione sul campo, quindi ad una

attività di conservazione produttiva, finalizzata all’uso sociale, capace di fornire al bene culturale ed

ambientale un plusvalore economico.

La conservazione assume, pertanto, mediante i laboratori di ricerca permanente ed una corretta gestione,

carattere di attività produttiva, perché dispiega grande utilità di tipo sociale-econimica ed occupazionale.

Infatti da una oculata attività di gestione e da una efficiente organizzazione del sistema di divulgazione e di

animazione delle attività propulsive che si riusciranno a fornire, ne scaturirà un sicuro ritorno economico

che consentirà la completa autogestione dell’iniziativa con ricadute in termini produttivi sulle comunità

residenti ed in particolare per le nuove generazioni nell’area calabrese del Parco.

Nel caso specifico, cioè con la costruzione ex novo di una struttura specifica, oppure con l’acquisizione di

un Palazzo nel centro storico del Comune di San Sosti (CS), da adibire a “Centro Servizi e laboratorio

permanente di ricerca Archeologica-Paleontologica-Ambientale per il Parco Nazionale del Pollino versante

calabrese”, il progetto propone:

a) il potenziamento del turismo culturale e didattico-scientifico attraverso la creazione di una struttura

polifunzionale come sede fisica di un Centro Servizi, con N.6 Laboratori permanenti di ricerca e produzione

per il Parco Nazionale del Pollino versante calabrese che operi stabilmente nel Parco e sotto la guida

costante della Direzione dell’Ente Parco amplifichi il messaggio promozionale del territorio stesso. Non a

caso il luogo della sede fisica proposto in progetto, risulta essere, notevolmente, conosciuto perché già

meta di circa cinquecentomila presenze distribuite nell’arco dell’anno, che, seppur richiamate da una

vocazione di carattere strettamente religiosa, (per la presenza del Santuario Basilica di Santa Maria del

Pettoruto) costituiscono un budget di visitatori potenziali del Parco ed un veicolo promozionale di rilevante

importanza;

b) l’analisi, la progettazione, la ricerca, l’individuazione e la creazione di almeno N. 15 Aree Museali

Archeologiche - Paleontologiche all’Aperto, attraverso indagini Georadar e scavi archeologici in

estensione, restauri e messa in sicurezza; Aree Museali dotate di punti di guardiania, punti informativi

telematici, Shopping point, attività di accoglienza e ristoro (Bar-Ritoranti-Rifugi-Mini Residence) pannelli

didattici, illuminazione delle aree alimentata da pannelli fotovoltaici ed in generale ogni opera per garantire

la loro totale fruibilità turistica, dagli accessi viari alla loro diffusione on – line;

c) la creazione di una “Archaeological International Summer school”, con aule didattiche attrezzate e

relativi campi archeologici estivi, presso la struttura “Centro Servizi e laboratorio permanente di ricerca..”

nel Comune di San Sosti (CS);

d) la realizzazione, nel Centro Servizi, di un Residence (N.60 posti letto) con servizio di ristorazione e bar;

e) ideazione progettazione e gestione di un circuito unico o “sistema in rete generale di Itinerario

Turistico Archeologico-Paleontologico-Naturalistico” del versante calabrese del Parco Nazionale del

Pollino e la realizzazione, altresì, di una proficua “messa in rete” di tutti i Musei e Antiquarium Archeologici-

Paleontologici già esistenti nei Comuni calabresi del Parco, prevedendo la loro diffusione multimediale ed

efficaci ricostruzioni in 4 D delle aree Archeologiche-Paleontologiche di maggior pregio.

La sede naturale del “Centro Servizi-Laboratorio..”, poi, si estenderà su tutto il territorio calabrese del

Parco, alla ricerca e alla scoperta di quella molteplicità di connotazioni storico- archeologiche-

paleontologiche ed ambientali in esso racchiuse, per evidenziarle e diffonderle attraverso una forte ed

esaustiva azione di indagine, ricerca, recupero, conservazione e riqualificazione del patrimonio

archeologico, paleontologico, ambientale.

Un “Centro Servizi – Laboratorio..” che, dal confronto con le popolazioni locali, sappia loro trasmettere

continui impulsi propositivi per migliorare la qualità della vita sociale, economica e culturale in simbiosi con

i valori e il rispetto della natura.

Perché proprio nel momento in cui l’idea progetto ha la capacità di diffondere il messaggio culturale del

recupero dei propri valori si concretizzano le finalità che Istituzioni pubbliche come il Parco hanno il

compito di perseguire.

Le Istituzioni locali e l’Ente Parco, al fine di individuare le priorità d’intervento sul territorio, nel rispetto

della loro programmazione, si avvarranno del Centro Servizi - Laboratorio come supporto tecnico-scientifico

in sintonia con le istanze locali.

L’obiettivo che si vuole perseguire è anche quello di facilitare alle Amministrazioni locali ed alle comunità

residenti nel Parco la canalizzazione dei flussi finanziari provenienti dallo Stato e dalla UE, nonché di fornire

servizi di consulenza tecnica sugli indirizzi e sulla fattibilità delle iniziative previste.

In sostanza il presente progetto avrà cura di formulare anche un metodo che possa risultare utile guida

degli Enti locali, cui è delegato il compito e la responsabilità di attuare gli interventi sul territorio, per un

corretto sviluppo in armonia con i principi ed i programmi di conservazione del patrimonio dei beni culturali

e ambientali.

Dal momento che tali programmi includono, necessariamente, la selezione di priorità di intervento su

particolari beni (siti archeologici-paleontologici) è necessario individuare una strategia per una corretta

fruizione, valorizzazione e conservazione del patrimonio del Parco.

A questo punto la condotta più ovvia è quella di attivare le risorse intellettuali disposte ad operare sul

territorio ed a promuovere la partecipazione diretta di quelle comunità consapevoli dei problemi del

proprio territorio che rifiutano di delegare ad altri le decisioni che riguardano il proprio futuro.

In tal senso, per ottenere tale partecipazione, occorre una fucina di elaborazione e di studio guidata da

studiosi particolarmente qualificati, che hanno a cuore e vivano emotivamente questi problemi, in buona

sostanza si ha bisogno di un Centro Servizi - Laboratorio permanente di ricerca Archeologica-

Paleontologica-Ambientale sorretto dall’iniziativa di chi vive ed opera sul territorio.

Questo Centro Servizi - Laboratorio operante nel Parco Nazionale del Pollino, versante calabrese, si dovrà

confrontare costantemente con le imprenditorialità e le Amministrazioni locali, per fornire loro indirizzi

validi e concreti rivolti ad aprire nuovi orizzonti in campo produttivo ed occupazionale.

In sintesi la strategia di intervento consiste nella costituzione di un “Centro Servizi Laboratorio

permanente di ricerca Archeologica-Paleontologica-Ambientale”, sotto l’alta Direzione Scientifica del Prof.

Giuseppe Roma (Ordinario di Archeologia Cristiana dell’UNICAL), la guida costante della Regione Calabria,

della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, dell’Ente Parco e dell’Università della Calabria,

che risieda fisicamente nel territorio, dal territorio tragga il materiale di studio e sul territorio e le sue

comunità riversi imput di sviluppo.

2- L’ IPOTESI FUNZIONALE DEL PROGETTO

Da quanto sopra esposto scaturisce che la presente idea-progetto comprende una sede fissa ed una maglia

di percorsi didattico-scientifici estesa all’intero territorio del versante calabrese del Parco Nazionale del

Pollino.

a) SEDE FISSA

Al fine di realizzare un’opera rapportata alle esigenze funzionali di primo impianto si propone una struttura

elastica e capace di crescere e di adattarsi alle esigenze del tempo.

Si prevede, pertanto, in questa fase la redazione di un progetto specifico situato nel Comune di San Sosti

(CS), da adibire a “Centro Servizi e laboratorio permanente di ricerca Archeologica-Paleontologica-

Ambientale per il Parco Nazionale del Pollino versante calabrese” e da ripartire in quattro settori funzionali:

- Settore N.1: Direzione e amministrazione (Direzione e Uffici Istituzionali distaccati).

- Settore N.2: Proposte e progettazione.

- Settore N.3: Laboratori di ricerca (Archeologia, Scienza della terra, Ecologia etc.. ).

- Settore N.4: Uffici della Cooperativa di gestione e Centro Servizi - Centro di elaborazione dati, comunicazione telematica e banca dati. Divulgazione e formazione professionale, “Archaeological International Summer school” (aule didattiche e attività promo-pubblicitaria del territorio).

Il Settore N. 1, Reparto Direzionale (Direzione Scientifica)

Recepisce le “istanze locali”, interagisce con il settore n.2 di progettazione, analizzandone proposte ed

indicazioni e fornendo, allo stesso, direttive operative. Il settore n.1 interagisce, inoltre, con il settore n.4 di

gestione e servizi.

Il Settore N. 2, di progettazione, accogliendo le direttive delle Amministrazioni locali, interessate al

presente progetto, e dell’Ente Parco ed i risultati del settore n.3, di ricerca scientifica, interagisce con tutti i

settori fornendo proposte, indicazioni e progetti.

Il Settore N. 3, di ricerca , elaborati i dati desunti dai lavori e dal monitoraggio sul territorio e della banca

dati, fornisce al settore n.2 le conclusioni degli studi, per i beni archeologici-paleontologici ed ambientali

costituendo un vero e proprio “SOS” pronto intervento Archeologico-Paleontologico-Ambientale, (esempi:

fare “Archeolgia preventiva” eseguendo il suo iter - scavi archeologici d’emergenza - impatto ambientale

ecc), nonché l’adeguamento della maglia dei percorsi didattico-scientifici e le indicazioni per le proposte

produttive, mentre al settore n.4 aggiorna ed incrementa la banca dati.

Il Settore N. 4, di gestione e servizi, fatte proprie le direttive del settore n.1 e le indicazioni del settore n.2,

ai fini dell’autogestione produttiva, organizza e fornisce gli strumenti operativi per tutte le attività che si

svolgono nei quattro settori. In particolare la banca dati, interagisce per scambi ed elaborazione di dati con

i settori n.2, n.3, e con Università ed Enti Territoriali. Si occupa, infine, di gestire ed organizzare la

“Archaeological International Summer school”, i servizi d’accoglienza e ristoro (Residence-Ristorazione-

Bar), la divulgazione e formazione professionale ed attua le indicazioni del settore n.2 .

b) SEDE FISICA

La sede fisica si configura come una struttura a maglia che copre e si ramifica sul territorio al fine di cogliere

tutti gli aspetti suscettibili di attendi studi e ricerche che poi elaborati possono modificarsi evolvendosi in

ramificazioni successive (indagini Georadar, ricognizioni di superficie-verifiche stratigrafiche-analisi dei

materiali-catalogazione dei beni-pubblicazione e diffusione degli esiti delle ricerche).

La conoscenza della struttura della sede fisica indica la concreta possibilità di realizzare almeno tre

tipologie di intervento:

1) Individuazione e realizzazione, nel versante calabrese del Parco, di almeno N.15 Aree Museali Archeologiche-Paleontologiche all’Aperto come “Itinerari scientifici” per il turismo culturale-didattico-scientifico.

2) Formazione di itinerari e percorsi archeologici-paleontologici-naturalistici attrezzati per didattica ed educazione ambientale guidata.

3) Azioni di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico-paleontologico ed ambientale emergente (Acquisto di siti ed aree di interesse archeologico, messa in sicurezza dei siti archeologici-paleontologici-opere di restauro di strutture nei siti-etc..).

3- L’ IPOTESI GESTIONALE ED OCCUPAZIONALE

L’intervento, dal punto di vista produttivo ed occupazionale, si configura come un sistema capace di creare

e sviluppare un proficuo, quanto necessario, rapporto tra l’Ente Parco e Cooperative di giovani disoccupati

al fine di stimolare ed incentivare nuove imprenditorie e dare risposte occupazionali concrete alle nuove

generazioni, in armonia con le tematiche relative alla ricerca, tutela, conservazione e valorizzazione dei beni

culturali ed ambientali, in modo da promuovere anche l’eco-sviluppo dell’intero bacino territoriale di

studio.

Le opere da realizzare e la sede fissa (Centro Servizi e laboratorio permanente di ricerca Archeologica –

Paleontologica - Ambientale del Parco Nazionale del Pollino) costituiranno patrimonio dell’Ente Parco e dei

Comuni calabresi del Parco, in quanto Enti proponenti, e saranno di competenza degli stessi, insieme alla

Regione Calabria, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria ed all’Università della Calabria, la

Direzione, gli indirizzi e gli obiettivi da perseguire nelle varie fasi di attività del Centro Servizi e Laboratorio.

La gestione della sede fissa, invece, sarà delegata alla Società Mutualistica di Servizi Culturali “Temesa” di

San Sosti (CS), che opera nel settore della tutela e valorizzazione del patrimonio dei beni archeologici ed

ambientali del Parco Nazionale del Pollino dal 1996, come soggetto-partner, già costituito, dell’intervento.

Le opere da realizzare sull’intero territorio del versante calabrese del Parco saranno, (sotto la direzione

della Regione Calabria e dell’Ente Parco), invece, delegate per l’esecuzione ai singoli Comuni interessati

dalle stesse e diverranno un nuovo loro patrimonio.

Con riferimento all’investimento Produttivo – occupazionale (tenuto conto che oggi, non a caso, le prime

dieci professioni maggiormente richieste dal mercato non richiedono ne’ diploma ne' laurea ma

competenze on the job, che cioè si acquisiscono sul campo.) il modello d’esempio previsto è quello della

Società Mutualistica di Servizi Culturali “Temesa”che, per la gestione ed il funzionamento del Centro Servizi

Laboratorio impiegherà, nella prima fase d’avviamento, circa 10 giovani disoccupati con figure professionali

diverse e qualificate.

In tal senso, anche grazie al necessario strumento della formazione professionale previsto in progetto, il

presente Piano Occupazionale considera possibile l’avviamento al lavoro, permanente e stagionale, a

regime di circa 170 giovani nei 32 Comuni del versante calabrese del Parco, da inserire nei quattro

comparti, produzione e lavoro, previsti in progetto e distribuiti nelle seguenti categorie:

a) N.100 unità, operai e diplomati, addetti nel comparto assistenza agli scavi e gestione (manutenzione, custodia, punti informativi telematici – shopping point– ristoro – guardiania -accompagnamento e guida turistica - pulizia e manutenzione delle 15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto e dei siti archeologici-paleontologici presenti nel versante calabrese del Parco).

b) N.35 unità, addetti comuni e diplomati, nel comparto dei servizi di accoglienza e ristoro (presso le 15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto e nei siti archeologici-paleontologici presenti nel versante calabrese del Parco).

c) N.15 unità, diplomati e laureati , addetti nel comparto Promozione e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali del territorio.

d) N.20 unità, addetti comuni, diplomati e laureati, nel comparto Ricerca, comunicazione-diffusione multimediale, arte grafica, arte sacra, riproduzione di reperti archeologici di pregio, produzione video-multimediali promo-pubblicitari del territorio, attività di indagine-Georadar e scavo archeologico, assistenza e logistica alle Soprintendenze Archeologiche ed ai Dipartimenti Universitari di Archeologia-Paleontologia-Ecologia, organizzazione e gestione della “Archaeological International Summer school” etc.

IL QUADRO ECONOMICO FINANZIARIO

4-La previsione dei ricavi e le relative fonti di finanziamento per l’autogestione dell’intervento

L’Ente Parco, per agevolare i tempi previsti per l’autogestione dell’intervento e per garantire ed

incrementare l’auto-impiego, stanzierà una somma pari ad €50.000,00 nel Bilancio Annuale Corrente

Esercizio e nel Bilancio Pluriennale. Per le stesse finalità si prevede che i 32 Comuni del versante calabrese

del Parco provvederanno, a loro volta, a stanziare, cadauno, nel Bilancio Annuale Corrente Esercizio e nel

Bilancio Pluriennale una somma pari ad €10.000,00 .

Tuttavia le fonti primarie di finanziamento per l’auto-gestione dell’intervento saranno indotte

dall’investimento produttivo così come previsto in progetto; in particolare si evidenziano, in tal senso,

alcune attività primarie di produzione presso il “Centro Servizi e Laboratorio..”:

1- Il laboratorio di Fotografia – Regia Video, per le attività di comunicazione-diffusione multimediale, arte grafica produzione video-multimediali promo-pubblicitari del territorio;

2- Il laboratorio di riproduzione di reperti archeologici di pregio;

3- Il laboratorio Archeologico, per le attività d’indagine-Georadar, scavo archeologico, assistenza e logistica alle Soprintendenze Archeologiche ed ai Dipartimenti Universitari di Archeologia-Paleontologia;

4- Il laboratorio di arte sacra, per l’attività di produzione di oggettistica sacra da commercializzare presso i 12 Santuari Mariani presenti nel versante calabrese del Parco;

5- Servizi di accoglienza e ristoro ( residence-ristorazione e bar);

6- “Archaeological International Summer school”, per attività didattiche-scienifiche e formazione sul campo.

Sempre sul piano produttivo, assolutamente di rilievo, si segnalano le molteplici attività che indurranno le

15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto (create e distribuite nel territorio del versante calabrese del

Parco per le nuove generazioni da indirizzare verso il modello di sviluppo Cooperativistico; pensiamo ai

giovani che, opportunamente formati, potranno costituirsi in cooperativa per svolgere, proficuamente,

varie attività d’impresa ) in particolare:

1- Gestione delle 15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto e dei siti Archeologici-Paleontologici;

2- Punti informativi telematici (presso le Aree Museali..ed i siti archeologici-paleontologici);

3- Shopping point (presso le Aree Museali..ed i siti archeologici-paleontologici);

4- Attività di accoglienza e ristoro (Bar-Ritoranti-Mini Residence presso le Aree Museali etc);

5- Attività di custodia e guardiania (delle Aree Museali..e dei siti archeologici-paleontologici);

6- Attività di accompagnamento e guida turistica-archeologica-ambientale (delle Aree Museali.etc)

7- Attività di pulizia e manutenzione (delle Aree Museali Archeologiche all’Aperto e dei siti).

Un particolare rilievo merita, sempre sul piano produttivo e del sollievo della disoccupazione giovanile, il

fenomeno rilevante del turismo religioso che, fortemente, già caratterizza il territorio in progetto (con 12

Santuari Mariani rupestri.).

Occorre rilevare, infatti, che, a fronte di circa cinquecentomila presenze di pellegrini l’anno solo al

Santuario Regionale Basilica del Pettoruto in territorio di San Sosti (CS), non esiste alcuna attività

produttiva locale legata all’arte sacra. In proposito si prevede la costituzione di una cooperativa di giovani,

qualificati, per la produzione di oggettistica sacra

Pertanto una previsione minima dei ricavi realizzati, a regime, dalle molteplici Attività Imprenditoriali (così

come indicate in progetto e distribuite nel territorio del versante calabrese del Parco) và ben oltre la stima

di € 1.000.000,00 (un milione di Euro) all’anno.

In particolare dalle sei suddette attività produttive primarie, moltiplicate e distribuite nei 32 Comuni del

territorio del Parco, si prevedono i seguenti ricavi annui:

1-Attività di gestione delle 15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto, distribuite nel territorio del versante

calabrese del Parco, e dalle 15 attività di accoglienza e ristoro annesse (Bar-Ristoranti-Mini Residence N.15

ciascuna per una previsione di ricavi annui di € 50.000,00)…………………..

………………………………………………………………………………………….€ 750.000,00;

2-Attività di riproduzione di reperti archeologici di pregio e produzione di pubblicazioni (libri-cataloghi

didattici-posters-cartoline-DVD dei siti archeologici-paleontologici e gadget) da commercializzare presso i

N.15 “Shopping point” annessi alle 15 Aree Museali Archeologiche

all’Aperto........................................................................................................................€ 100.000,00;

3-Attività di gestione dei 15 “Shopping point” annessi alle 15 Aree Museali Archeologiche

all’Aperto........................................................................................................................€ 350.000,00;

4-Attività di gestione della “Archaeological International Summer school”e relativi campi archeologici

estivi……….…………………………………………………………….€ 100.000,00;

5-Attività di produzione di oggettistica sacra che, considerato l’indotto, a regime potrà realizzare dei ricavi

annui pari ad….. …………………………………………………………..€ 100.000,00;

Somma i ricavi complessivi dell’intervento..............................................................€ 1.400.000,00

5- LA PREVENTIVAZIONE DEI COSTI DELL’ INTERVENTO

Il costo dell’intero intervento, cioè:

- acquisizione e messa in funzione della sede fissa (acquisto antico Palazzo nobiliare nel centro storico del

Comune di San Sosti (CS), oltre che la sua ristrutturazione ed adeguamento funzionale) compresa la

sistemazione dell’area esterna ( recinzione, impianto di sicurezza, etc) l’arredamento interno e

l’attrezzatura occorrente (uffici-stazioni multimediali-georadar etc..);

- sistemazione della sede fisica, cioè del territorio di studio per realizzare almeno N.15 “Aree Museali

Archeologiche all’Aperto”, individuazione, tracciamento, pulizia, messa in sicurezza e segnatura dei siti

archeologici e paleontologici, nonché la realizzazione e messa in opera di pannelli didattici, tabellonistica di

percorso etc..;

sarà come di seguito specificato:

A) SEDE FISSA

- Acquisto edificio e recupero………….……………………………….€ 600.000,00

- Sistemazione aria esterna edificio…………………………………….€ 50.000,00

- Attrezzature ed arredi edificio…. ……………………………………€ 200.000,00

B) SEDE FISICA ( Intervento sul territorio)

1) Stazione di ricerca scientifica e monitoraggio;

- Laboratorio di Archeologia

- Laboratorio di Scienza della Terra – Geologia – Paleontologia;

- Laboratorio di Ecologia Generale ;

- Laboratorio di Fotografia – Regia Video

- Laboratorio di riproduzione di reperti di maggior pregio;

- Laboratorio di arte sacra;

- Laboratori-attrezzature e strumenti di ricerca ( postazioni multimediali-Georadar etc..)

2) Creazione di almeno N.15 Aree Museali Archeologiche all’Aperto:

indagini Georadar-scavi archeologici in estensione-restauri e messa in sicurezza-guardiania-pannelli

didattici-illuminazione delle aree alimentata da pannelli fotovoltaici- punti informativi

telematici-shopping point-servizi di accoglienza e ristoro(mini residence-ristorazione-bar) accessi viari

e loro diffusione on –line.

In complessivo per i punti 1/2/……..……………………………………..€ 3.000.000,00

3) Sistemazione accessi viari e sentieri per garantire la piena fruibilità del patrimonio

dei beni archeologici presenti in territorio montano di particolare interesse paesaggistico – ambientale

…………………………………………………………………€ 1.000.000,00

4) Bacheche didattiche e Tabellonistica di percorso……………….€ 150.000,00

5) Corsi di formazione “Fare Cooperazione”.……………………. € 400.000,00

6) Idea progetto-studi di fattibilità e progettazione esecutiva…….€ 600.000,00

Somma il costo complessivo dell’intervento……………………………..€ 6.000.000,00

6 - LE FASI INTERDISCIPLINARI DEL PROGETTO

Il progetto verrà articolato in quattro fasi disciplinari che possono essere così elencate:

a) Una prima fase di analisi paleontologica - geofisica-sentieristica-naturalistica, gestita dal Dipartimento

di Scienza della Terra dell’Università della Calabria, che rileverà la ricchezza paleontologica-geologica e gli

aspetti turistico-sentieristici dell’area;

b) Una seconda fase storico-archeologica, gestita dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’

Università della Calabria.

c) Una fase Zoologico-botanica che si concentra sul rilevamento del patrimonio faunistico e floristico,

gestita dal Dipartimento di Ecologia, sezione Zoologia e Orto Botanico dell’Università della Calabria;

d) Una fase di formazione didattico - gestionale per “fare cooperazione”e produzione nel Parco Nazionale

del Pollino versante calabrese nel settore del turismo culturale, presso il “CENTRO SERVIZI”, gestita dalla

Società Cooperativa di Servizi Culturali “Temesa” di San Sosti (CS);

1.1 –PATRIMONIO PALEONTOLOGICO-GEOLOGICO E NATURALE

La proposta di un subprogetto di organizzazione, monitoraggio e di sfruttamento ragionato del patrimonio

naturale del Parco Nazionale del Pollino versante calabrese si basa sulla naturale suddivisione dell’area

globale del Parco in due domini differenti, grosso modo separati dalla congiungente gli abitati Morano

Calabro e Laino Borgo, in ordine ai fattori che ne caratterizzano la componente abiotica (geologia,

geomorfologia, paleontologia, risorse idriche, paesaggio), cioè il dominio NORD, orograficamente espresso

dalla catena del Pollino s.s.,e il dominio SUD, espresso dalla catena Costiera calabrese, nella sua porzione

più settentrionale.

Le differenze e le peculiarità tra i due settori possono riassumersi, per grandi linee e per specifiche

prevalenze, come di seguito:

(a) GEOLOGIA = Litologia: - terreni basso-mesozoici (Trias) e probabilmente tardo-paleozoici (Permiano). A sud;

- terreni medio-alto mesozoici e cenozoici, in grande prevalenza a nord (Tettonica);

- grandi piegamenti e un’intensità tettonica compressiva a sud;

- ampie dorsali carbonatiche, con assetto monoclinalico, disseccate da grandi fagliamenti ad

alto angolo a nord.

(b) GEOMORFOLOGIA:

- carsismo attivo con emergenza a giorno dei livelli di base relativi, attraverso spettacolari

condotti e grotte da dissoluzione a sud;

- tracce residue di glacialismo e carsismo fossile espresso da grandi camminamenti sotterranei a

nord;

- carsismo epigeo, forre e gole profondamente incassate nei carbonati, generalmente diffusi sia nel

settore sud che in quello nord.

(c) PALEONTOLOGIA:

Tenuto conto della differenza d’età dei terreni che prevalgono o a sud o a nord, le emergenze

paleontologiche sono numerose e spettacolari in ambedue i settori e possono essere così elencate:

- a sud ricchissime località fossilifere ad alghe dasycladacee e di età Anisico-Ladinico, coralli coloniali,

spugne e alghe verdi di età Norico- Retico, grandi lamellibranchi (megalodonti) di età Carnico e Norico;

- a nord praterie d’alghe verdi (Paleodasycladus sp.) liasiche, biostrome a grosse rudiste altocretaciche,

giacimenti a grandi foraminiferi, per lo più Nummuliti, d’età Eocene.

(d) RISORSE IDRICHE:

- emergenze importanti di sorgenti, nonostante le diffuse captazioni, si conservano numerose ancora

nel settore sud, in quei punti in cui i maggiori serbatoi sotterranei della Calabria( Mula, Muletta,

Cozzo Pellegrino e Montea) sfiorano naturalmente lungo il versante;

- poche sono le grandi emergenze ancora osservabili nel settore nord e soltanto in quei punti in cui i

serbatoi naturali maggiori drenano verso mare, prevalentemente per via sotterranea.

(e) PAESAGGIO:

- nel settore sud affilate creste calcareo-dolomitiche, culminazione della Catena Costiera tra i 1500 ed i

2000 mt. aprono vasti panorami sui due mari, vale a dire dall’Etna alle Eolie ad ovest, e verso est il mare

Ionio dal monte Sellaro alla Sila;

- nel settore nord le cime del sistema del Pollino offrono un succedersi di dorsali montuose ricoperte da

boschi che degradano, a nord, verso il bacino del Mercure marginato dai Monti di Maratea, il Sirino, Papa e

l’Alpi, mentre a sud le precipiti pareti della Manfriana, Pollino e Pollinello si aprono sull’ampia Piana di

Sibari e sulla Valle del Crati.

L’ Idea PROGETTO che qui si propone nasce, dal punto di vista dell’organizzazione, del monitoraggio e dello

sfruttamento ragionato del patrimonio naturale dell’area Parco, da una già avanzata conoscenza delle

tematiche, essendo queste oggetto di interesse scientifico e di un lavoro più che decennale, come

dimostrano le numerose pubblicazioni a stampa su riviste accreditate a scala nazionale ed internazionale.

1.1.2 – ASPETTI STORICI ED ARCHEOLOGICI DEL PROGETTO

Il bacino idrografico dei fiumi Esaro e Coscile (Il Sibari) offrono nel loro complesso, un quadro

estremamente interessante e significativo dal punto di vista storico, formando uno spaccato di quella che è

stata la dinamica evenemenzionale e culturale nel territorio della Regione che oggi si chiama Calabria,

antica denominazione del Salento, ma che gli antichi conoscevano come “Brettia o Bruttii”.

Per la loro posizione e capacità di intaccare, visibilmente, l’orografia, aprendo varchi nella Catena Costiera,

esso si pone come elemento di raccordo fra la costa dell’alto Tirreno, la valle del Crati eguagliando

quest’ultima nella feracità del suolo ed offrendo quindi, da sempre, un quadro insediativo estremamente

articolato con una numerosa popolazione lungo i millenni.

Il rinvenire di ossidiana in diversi siti documenta una frequentazione umana dell’area sin dal Neolitico, ma

anche di una corrente di traffico che, attraverso la Catena Costiera, trae la sua origine dalle Isole Eolie,

smistandosi poi verso sud lungo la Valle del Crati e verso nord nella Piana di Sibari.

Né mancano evidenti testimonianze legate all’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, ciascuna con le sue

peculiarità in ordine alle forme di occupazione e sfruttamento del territorio.

Se l’età greca è attestata attraverso reperti particolarmente significativi, (Francavilla -CS-Tortora CS- ) è

comunque, con la fase della romanizzazione e soprattutto nel sistema delle “Ville” che quest’area,

compresa tra l’Esaro ed il Cosciale, conosce la sua vera e piena dimensione storica.

La “Villa romana”, vera struttura di produzione agraria e vero e proprio strumento di arricchimento dei

“Domini romani” o romanizzati, trova nella Valle dell’Esaro-Coscile il loro habitat naturale, tanto da aver

cospicui esiti in età altomedievale e medievale sotto forma di “masserie”e di borghi, e talora anche di

monasteri.

Proprio i Monasteri legati alla ritualità ed allo spirito pietistico italo-greco, come quello di San Sozonte nel

Comune di San Sosti (CS), non di rado svolgono una precisa funzione, oltre che religiosa e culturale, ma

anche politica, di nuclei irradiatori dell’ultima bizantinizzazione della Regione, a partire dal regno

dell’Imperatore Leo III Isauro.

Il sistema viene ulteriormente rafforzato alla fine del IX sec. d.C. nel momento in cui Niceforo II Foca caccia

gli invasori Arabi dalla Calabria.

Nell’area meridionale del PARCO risulta significativa in questo assetto come naturale “porta” tra la Valle

del Crati, terra di confine con un tracciato assai poco definibile tra Bisignano e Malvito (diocesi bizantine

con, talvolta, vescovi di nome longobardo) e Laino (gastaldato longobardo), da un lato, e il Mercurion,

eparchia religiosa di confine, dall’altro.

Invece, al nord del Pollino e di Tursi ci stava la “Longobardia”, nel senso vero del termine e non quello

tardobizantino.

Un settore, stricto sensu, di intervento e di analisi storica-archeologica dell’area Parco versante calabrese

si prefigge, dunque, i seguenti quattro compiti, vale a dire:

a) la catalogazione e l’approfondimento storico-culturale sulle preesistenze archeologiche, nonché la

conservazione, la segnalazione e la delimitazione delle aree di scavo archeologico nel territorio del Parco

Nazionale del Pollino versante calabrese;

b) lo studio delle antichità megalo-elleniche, bretiche e romane legate al territorio del Parco;

c) lo studio del periodo bizantino ed in particolare l’area che serviva da “porta bidirezionale” all’eparchia

del Mercurion, da un lato, e alle terre sicuramente bizantine a sud della Valle del Crati, dall’altro;

d) la partecipazione all’individuazione, all’organizzazione, alla realizzazione, all’allestimento e alla gestione

di N. 15 Aree Museali Archeologiche all’aperto nel Parco.

1.1.3 - ASPETTI FAUNISTICI E VEGETAZIONALI DEL PROGETTO

Nonostante le attività di estrazione che hanno portato gradualmente ad un assetto più antropizzato

dell’area del PROGETTO PILOTA, lo stato complessivo di conservazione del nucleo faunistico e

floristico è degno di grande attenzione, infatti nell’area sud-occidentale del PARCO si concentrano

non poche emergenze naturalistiche, anche di rilevanza europea, come si commenterà qui di

seguito:

A – ASPETTI FAUNISTICI

Tra gli invertebrati segnaliamo la presenza dello splendido coleottero “Cerambicide Rosalia

alpina”, specie molto rara nella colorazione azzurro cenere con tre coppie di macchie nere vellutate

e orlate di bianco sulle elitre, presente nelle faggete mature dove le larve si sviluppano nei grossi

tronchi marcescenti. L’erpetofauna dell’area è ben rappresentata: tra gli anfibi troviamo sia la

Salamandrina terdigitata che Salamandra Salamandra, entrambe decisamente terrestri ma,

comunque, legate agli ambienti umidi. Sono presenti poi esemplari di Bufo Bufo e di Bufo viridis

(il rospo smeraldino), per i rettili onnipresente è Lacerta viridis, tra le lucertole la più identificabile

grazie alla sua grande mole, Coronella austriaca (il colubro liscio), un piccolo serpente che a queste

latitudini tende ad essere montano. Degna di nota è la presenza di Vipera aspis, unico serpente

velenoso della Calabria, segnalato come comune in tutti gli ambienti.

Per l’Avifauna la specie di maggior pregio, per rarità, è tra i rapaci, in particolare :

- Aquila “Chrysaetos”, una delle specie più grandi dell’avifauna in Italia, è presente in tutto il

PARCO del Pollino;

- I Falconiformi, quali il “Buteo buteo” o Poiana comune, il “Milvus milvus”o Nibbio reale ed il

“Falco peregrinus”.

Tra i mammiferi segnaliamo la presenza importante di esemplari rari come:

a) “Canis lupus ” o lupo appenninico razza che non esiste altrove nel mondo, che dopo anni di

declino sembra essere in ripresa sia in Calabria che in tutto l’Appennino meridionale.

b) Tra i Cervidi è presente il Capriolo, “Capreolus capreolus”, il cui patrimonio genetico è

unico al mondo;

c) La rara Lontra, “Lutra lutra”, mustelide specializzato nella predazione dei pesci.

B- ASPETTI VEGETAZIONALI

La maggior parte dei boschi presenti includono emergenze vegetazionali di grande valore

naturalistico nelle seguenti tre fasce altitudinali:

Quella dei querceti termofili, dai sempreverdi “Quercus ilex” ai caducifoglia “Quercus pubescens”, giunge fino ai 700 mt. s.l.m. fra i più notevoli lungo la gola del fiume Rosa;

Quella dei boschi misti, caducifogli mesofili, nella fascia che arriva a circa 900 mt s.l.m., caratterizzata dal “Quercus cerris”, Castanea sativa, Acer lobelli, Alnus cordata etc;

Quella delle faggete dai 900 mt. in su dove domina “Fagus sylvatica”.Accanto al faggio troviamo l’Ilex aquifolium e “Taxus baccata”, ma senza dubbio la presenza arborea più importante di tutto il PARCO è il rarissimo “Pinus leucodermis”, specie balcanica ad areale disgiunto, presente in Italia solo sull’Appennino meridionale, dove regna sulle pareti calcaree esposte alle correnti di aria umida.

Per quanto riguarda la flora vi sono delle caratteristiche assai importanti, è infatti possibile ammirare

straordinari popolamenti di Peonia mascula e Peonia peregrina, mentre nelle radure è presente Lavandola

officinalis, senza dimenticare poi le bellissime fioriture di orchidee quali Ophiris crabonifera e Dactylorhiza

sambucina, nonché la Genziana verns, qui al suo limite meridionale. Nelle spaccature delle rocce, lungo la

valle del fiume Rosa fiorisce la splendida Campanula fragilis, mentre nelle parti più umide si sviluppano

Adiantum capillus-Veneris e tappeti di muschi.

7 – IL CENTRO SERVIZI

Si propone, in conformità a quanto scritto nei §§ precedenti e secondo le modalità indicate al § 2, la

realizzazione di una struttura di Centro Servizi-Laboratorio permanente di ricerca Archeologica-

Paleontologica-Ambientale che comprenderà al suo interno il Museo Multimediale Archeologico del Parco

Nazionale del Pollino che ha sede in San Sosti (CS) .

I compiti individuati per l’attività di tale CENTRO, diretto scientificamente dal Prof. Giuseppe Roma,

Docente Ordinario d’Archeologia Cristiana dell’UNICAL, dovrebbero essere strutturati come segue:

A) L’organizzazione e la gestione dei 6 Laboratori di ricerca permanente.

B) La promozione di seminari scientifici, a scadenza periodica, di aggiornamento sui risultati e sui progressi

ottenuti nell’attività di ricerca e di monitoraggio del territorio del Parco Nazionale del Pollino versante

calabrese già specificato all’inizio dell’attuale proposta.

C) La promozione di “Fare Cooperazione” nel Parco Nazionale del Pollino versante calabrese attraverso la

gestione di cicli didattici di formazione alle varie attività di produzione e di educazione ai Beni Archeologici-

Paleontologici ed ambientali rivolti alla scuola nei diversi livelli ed alle cooperative presenti nel Parco .

D) La programmazione, il coordinamento logistico e l’ottimalizzazione delle operazioni di monitoraggio e

controllo delle risorse del territorio e di quelle umane.

E) La programmazione e la gestione globale dell’Offerta Turistica dei Beni Culturali ed Ambientali del

versante calabrese del Parco, controllandone l’efficacia e curandone l’eventuale miglioramento.

F) L’organizzazione e la gestione di una “Archaeological International Summer school”e relativi

campi archeologici estivi.

G) L’organizzazione e la gestione dei servizi di accoglienza e ristoro (Residence-Ristorazione-Bar).

F) Il coordinamento delle quattro aree settoriali già individuate nei §§ precedenti.

Tutte le operazioni di cui sopra saranno descritte in dettaglio qualora sia data attuazione al presente

PROGETTO.

Progetto preliminare a cura di: Ispettore Onorario per i Beni Archeologici della Calabria

- Pierino Calonico -

FIRMATARI DEL PROGETTO

Per L’Ente Parco Nazionale del Pollino