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RUOLO DELL’ACCOMPAGNATORE Scuola Sezionale di Escursionismo Società Alpina Friulana – CAI Udine 1º Corso di formazione e verifica per aspiranti ASE Paluzza (UD), 5 aprile 2014 ANE - INV Fabio MARCOLEONI

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RUOLO DELL’ACCOMPAGNATORE

Scuola Sezionale di Escursionismo Società Alpina Friulana – CAI Udine 1º Corso di formazione e verifica per aspiranti ASE

Paluzza (UD), 5 aprile 2014

ANE - INV Fabio MARCOLEONI

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L’ACCOMPAGNATORE

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Camminare in gruppo per i sentieri del mondo per conoscere,

amare e tutelare le montagne.

Questa la “missione” fondamentale dell’Accompagnatore di

Escursionismo del Club Alpino Italiano.

Egli detiene un ruolo centrale come “leader” di gruppo e

riferimento costante per gli escursionisti che condividono

assieme a lui l’esperienza.

Il leader è comunque responsabile del gruppo, non solo

legalmente, ma anche psicologicamente.

Rappresenta inconsciamente l’autorità, le regole e come tale

può essere venerato e accettato, ma per la stessa ragione

anche attaccato, contestato e discusso tra i membri del

gruppo.

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Deve essere completamente autonomo, anche e soprattutto

nelle situazioni di emergenza! Non deve MAI superare i propri

limiti relativamente alle capacità alpinistiche e/o fisiche.

Ad ogni escursione deve corrispondere un direttore all'altezza

delle situazioni specifiche che si incontreranno:

Capacità di orientamento come fattore di sicurezza;

Conoscenza di tutti i risvolti legali ed assicurativi;

Conoscenza delle tecniche base di primo soccorso;

Sufficiente cultura della montagna;

Collaborazione e confronto con altri accompagnatori.

La figura dell’Accompagnatore

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Essere vigili;

Osservare continuamente persone affaticate/in difficoltà, il

tempo che cambia, il percorso, l'andatura, anticipare eventuali

ostacoli, imprevisti;

Alla base delle decisioni ci sarà anche una buona dose di

"buon senso", l'esperienza personale acquisita, il carattere

personale (che porta inequivocabilmente allo stile personale di

condotta di un gruppo);

Puntare comunque e sempre ad una uniformità generale

nella conduzione dei gruppi, raggiungibile attraverso

l’organizzazione, l’istruzione e la partecipazione a corsi di

formazione, come ad esempio gli aggiornamenti sezionali.

Attitudine a pensare in termini di gruppo

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Un accompagnatore maturo e preparato dovrebbe:

Costituire un centro attorno al quale il gruppo formi la sua

unità e la sua coesione, prendendo parte ad ogni iniziativa,

partecipando alla conversazione, essendo presente alle azioni

di gruppo;

Rappresentare un ideale, un modello, il che si ottiene

cercando di capire e controllare la dinamica di gruppo,

provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

Liberare gli altri dalla necessità di prendere decisioni

disimpegnando il gruppo da un’eccessiva responsabilità e

creando lo stato d’animo più sereno e favorevole per il

raggiungimento di determinati obiettivi;

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Accollarsi le funzioni esecutive per realizzare gli obiettivi del

gruppo, deve decidere il programma, prepararne l’attuazione,

guidarne l’esecuzione;

Rappresentare il gruppo e difenderne gli interessi ed il

prestigio nei rapporti con elementi estranei;

Capire le relazioni interpersonali dei membri; ciò viene

facilitato qualora si riesca a conservare nel gruppo una

posizione neutrale;

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La relazione tra accompagnatore ed escursionista

può assumere diverse connotazioni:

Di durezza, aggressività, rigidità, severità, quando

l’accompagnatore si propone come obiettivo il risultato a

qualsiasi costo e prezzo e cerca di ottenerlo in maniera

autoritaria attraverso la richiesta di massimo rendimento;

Di socievolezza, disponibilità ai rapporti amichevoli, ma

autorevoli, di democraticità, quando lo scopo è di

salvaguardare l’aspetto strutturale e socio emotivo.

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Conseguentemente, la relazione può connaturarsi in:

TATTICA: quando tende a conseguire un rendimento ottimale

in funzione delle escursioni che si trova a condurre.

EMOTIVA: quando punta sempre al raggiungimento del

successo o della meta prefissata, attivando e stimolando la

massima fiducia in se stessi e negli altri;

PSICOLOGICA: quando conosce a fondo i suoi partecipanti e

li indirizza secondo le loro capacità.

Non esiste un modello standardizzato o standardizzabile, di

accompagnatore ideale. Non ci si può limitare a dettare delle

regole per essere genericamente un buon accompagnatore.

Visto da un’angolatura psicologica, un accompagnatore

dovrebbe essere autoritario e/o permissivo, paterno o fraterno

a seconda delle circostanze.

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IL GRUPPO VUOLE UN LEADER

Strategia dell’accompagnatore rispetto al gruppo

Conoscere le aspettative;

Comprendere l’antileader nascosto;

Conoscere presto i nomi;

Non illudere troppo il gruppo.

L’accompagnatore non deve aver timore di non essere

riconosciuto, perché esprimerebbe una sua preoccupazione.

Esempio: non è necessario che stia sempre davanti al gruppo.

L’importante è che il gruppo sappia che il “comandante” è

sempre presente anche quando non si vede, ma si sente.

IL LEADER

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Comportamenti “ideali” per l’accompagnatore

Anticipa, anche di poco il desiderio del gruppo;

Evita il dialogo privilegiato con un solo membro del gruppo;

Evita di parlare dei propri problemi personali;

Non impone comportamenti collettivi, canzoni …;

Realizza un contatto affettivo/emotivo con il gruppo;

Risponde in maniera evasiva e/o generica a domande

dirette e personali.

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IMPORTANTE

è il modo di esprimersi, di comportarsi, di

vestire, in ogni occasione.

L'accompagnatore viene sempre attentamente

GIUDICATO, oltre che essere un ESEMPIO.

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E’ fondamentale la comunità di intenti, la coesione e la coerenza.

Qualsiasi iniziativa decisione o altro, deve essere discussa e presa

di comune accordo, sempre in separata sede, mai in presenza del

gruppo, per avere massima libertà nelle discussioni e nel confronto.

Gli accompagnatori non devono prendere mai, iniziative personali

non concordate e programmate in comune accordo.

Intraprendere variazioni di percorso, deviazioni o altro, in maniera

arbitraria, potrebbe indurre qualche componente del gruppo a

sentirsi “autorizzato” ad emulazione, compromettendo l’integrità del

gruppo e mettendo in difficoltà ed imbarazzo gli altri

accompagnatori, a fronte di una situazione imprevista e per certi

versi, anche incontrollabile.

Simili situazioni possono creare attriti tra gli accompagnatori.

Tra Accompagnatori

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Ogni gruppo è formato da partecipanti ("diversi" fra loro) ed

accompagnatori (direttore e collaboratori).

Le fasi dell'attività di un qualsiasi gruppo possono essere

sintetizzate attraverso "la teoria delle 5 C":

1) CONTRATTO

2) CONSEGNA

3) CONDUZIONE

4) CONSUNTIVO

5) CONTROLLO

IL GRUPPO

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CONTRATTO “ LA CONDIVISIONE DEGLI INTENTI”

Definizione obiettivi delle attività, escursione o corso;

Fissaggio delle regole di convivenza;

Modalità di lavoro, i ruoli, il programma dettagliato che verrà proposto direttamente ai soci, o semplicemente pubblicizzato.

Verso i partecipanti ciò significa: regole di partecipazione e iscrizione, gli orari, la logistica, l'equipaggiamento, i costi …

Due gli obiettivi di questa fase:

Massima condivisione fra gli accompagnatori;

Massima chiarezza e trasparenza verso l'esterno.

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CONSEGNA

E' conseguenza diretta della prima fase e, sintetizzandola al massimo vuol dire due cose:

Chiarezza dei ruoli dei singoli accompagnatori;

Accettazione dei ruoli di ognuno.

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CONDUZIONE

Oltre gli aspetti meramente tecnici, fattori importanti sono:

Gli accompagnatori devono "essere esempio", riferimento importante per i partecipanti, soprattutto nel comportamento, atteggiamento personale nei confronti del gruppo, ed è probabilmente il modo più efficace, più corretto per passare informazioni utili e corrette ai partecipanti stessi.

Un gruppo accompagnatori che è riuscito a condividere il progetto, le regole ed i ruoli, ha mosso un passo fondamentale per garantire una efficace conduzione, una autorevole e riconosciuta guida per il gruppo dei partecipanti.

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CONSUNTIVO

Ritrovarsi, anche coi partecipanti, per capire cosa è andato

bene, cosa è andato male, cosa si può fare per migliorare.

La stessa cosa, fondamentale, per i soli accompagnatori.

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CONTROLLO Simile al consuntivo, ma solo per il gruppo degli

accompagnatori, è praticamente il "bilancio finale".

Si rivedono gli aspetti tecnici: organizzazione logistica,

eventuali momenti critici, come si sono affrontati eventuali

ostacoli tecnici, i comportamenti dei partecipanti... ma anche

degli accompagnatori, ecc...

Scoprire ed analizzare in profondità ed apertamente le cose

non andate bene, cercando insieme le soluzioni possibili.

IMPORTANTE: eventuali errori vanno considerati nella loro

essenza, MAI a livello personale, secondo l'ottica elementare

esplicitata dal detto ... "Solo chi non fa non sbaglia!“

In sintesi: "aperti" il più possibile al confronto sugli errori.

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RIASSUMENDO Riguardo al gruppo accompagnatori:

Approccio ai problemi, alla ricerca di soluzioni condivise in

gruppo;

Orientarsi al partecipante, cercando di considerarlo soggetto

principale delle nostre attenzioni, delle nostre azioni, ad

iniziare dalla fase di progetto delle attività;

Coinvolgimento degli accompagnatori, migliorando

partecipazione, motivazione, entusiasmo, soprattutto nelle fasi

di costruzione e successivo controllo dell'attività, cercando di

migliorare per quanto possibile la coesione del gruppo

accompagnatori.

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LA SICUREZZA

A livello tecnico, la SICUREZZA è il principale

cardine delle escursioni collettive.

Tutto, l'obiettivo dell’escursione, il suo

raggiungimento, la gestione del programma,

vanno subordinati alla PRUDENZA, intesa

come MARGINE DI SICUREZZA da ricercare

in ogni momento dell’escursione.

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CONDUZIONE DI UN’ESCURSIONE

Scuola Sezionale di Escursionismo Società Alpina Friulana – CAI Udine 1º Corso di formazione e verifica per aspiranti ASE

Paluzza (UD), 5 aprile 2014

ANE - INV Fabio MARCOLEONI

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L’ORGANIZZAZIONE

DELL’ESCURSIONE

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L'accompagnatore deve essere personalmente ben informato sull’escursione, attraverso conoscenza diretta, ricerca e sopraluogo su:

Tempi necessari, difficoltà prevedibili, punti di sosta, vie di

fuga, equipaggiamento e attrezzature tecniche (individuali e

collettive), tutto ciò attraverso un buon studio dell'itinerario.

Il sopraluogo è l'azione principe effettuata assieme ad altri

accompagnatori: calcolo dei tempi, dei dislivelli, individuazione

delle vie di fuga, dei punti sosta, esplicitazione di eventuali

problemi tecnici di percorso, ecc …

Verificare la necessità dei collaboratori occorrenti, in

proporzione alla complessità dell’escursione ed al numero dei

partecipanti;

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Organizzare gli aspetti logistici: viaggi, spostamenti, mezzi

di trasporto, prenotazioni rifugi, orari e altro;

Produrre informazioni: con indicazioni sull'equipaggiamento

necessario, attrezzatura, difficoltà e tempi, anche attraverso la

divulgazione di documentazione sull’escursione proposta;

Interpretare i bollettini meteo, procurare eventuali numeri di

telefono del soccorso alpino locale;

Effettuare una riunione prima dell’escursione con il gruppo

degli accompagnatori. Quanto meglio saranno informati tutti

gli accompagnatori su ciò che si andrà a fare, tanto minori

saranno i problemi di conduzione;

Controllare sempre gli iscritti al momento della partenza,

arrivando prima dell'ora stabilita, idem per il rientro;

Verificare prima della partenza che tutti gli escursionisti

siano in regola con attrezzatura ed equipaggiamento;

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LA CONDUZIONE

DELL’ESCURSIONE

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Due le "fasce numeriche" che definiscono un gruppo:

Non più di 20/25 persone;

Fino a 50 persone;

Per la prima si incontrano sicuramente meno problemi di

conduzione, per la facilità nel controllo visivo del gruppo.

Saranno sufficienti pochi accompagnatori.

Per la seconda possono invece sorgere alcuni problemi:

Lunghezza della fila con difficoltà nel controllo visivo del

gruppo nel suo complesso;

Maggiore possibilità di ritardi iniziali;

Maggiore rischio di incidenti;

Probabile presenza di partecipanti poco disponibili a seguire

le indicazioni ed i consigli impartiti;

Il gruppo accompagnatori deve essere e SENTIRSI

affiatato, per poter garantire un’organizzazione dei

ruoli e compiti sinergici e coordinati.

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LE TRE FIGURE PRINCIPALI

Colui che starà in testa al gruppo

Starà in testa, cercherà di non farsi sopravanzare da alcun

partecipante, regola l'andatura (passo regolare e costante,

soprattutto nel primo tratto, dove vi è la necessità di un lento

riscaldamento...

STOP alla faciloneria, elemento di pericolo!;

Segue il percorso stabilito, individua i percorsi alternativi di

fronte a possibili imprevisti (buon "senso della montagna" e

capacità di orientamento).

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Colui che chiude il gruppo

Ruolo semplice e noioso …

La maggioranza degli intoppi si scarica sulla coda:

affaticamenti, persone lente, piccoli infortuni, soste impreviste;

Materializza con la sua presenza la fine della fila (riferimento

visivo importante per gli altri accompagnatori e per il direttore;

Se è possibile è sempre meglio affiancarlo con un altro

accompagnatore, per alleviare a volte la monotonia del ruolo

stesso, oltre che per migliorare le possibilità di assistenza.

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Il Direttore di escursione Prevalentemente a centro fila o dove ritiene essere

maggiormente utile, facendosi possibilmente vedere da tutti i

partecipanti dell’escursione, lungo tutta la fila.

In caso di problemi ricorrenti si sposta man mano verso la fine

della fila, laddove i problemi di accumulano più di frequente.

Cerca di verificare la correttezza dell'andatura, osservando

tutti i partecipanti.

Compatta sempre il gruppo. La "densità"/compattezza della

colonna è tanto maggiore quanto più alte sono le difficoltà del

percorso e cattive le condizioni meteo.

Controlla sempre la presenza di tutti (partenza, arrivo ed ogni

volta lo ritenga opportuno).

Ha la responsabilità dell'uscita! Decide quindi

eventuali variazioni e/o modifiche al programma.

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PARTENZA

Breve incontro fra gli accompagnatori per:

Verifica del numero partecipanti, analisi ultime questioni ed

eventuali problemi, ripasso dei ruoli assegnati, distribuzione

dei materiali e attrezzature;

Partire tutti insieme, l'apripista è subito in testa;

Si parte al via dato dal direttore dell’escursione;

Sintonizzazione delle radio e prove di comunicazione.

A volte una sosta può essere necessaria subito dopo la

partenza per alleggerire l'abbigliamento dopo il periodo iniziale

di riscaldamento (sosta breve).

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FORMAZIONE DELLA FILA

Fila indiana, leggermente distanziati;

Se c'è scarsa visibilità, se ci si trova in una zona ripida oppure

in situazioni in cui è facile far "partire" dei sassi è necessario

serrare maggiormente la fila;

Se il manto nevoso ha scarsa consistenza, se si devono

affrontare passaggi impegnativi e/o pericolosi, tratti esposti,

stare maggiormente distanziati;

Si dovrebbero porre in testa i più deboli o inesperti, per evitare

almeno all'inizio intoppi nelle parti centrali e di coda.

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L’ANDATURA

In posizione centrale, il direttore controlla che il gruppo sia

compatto, suggerisce anche le eventuali modifiche in funzione

dei problemi che si presentano.

Andatura regolare, ritmica, adatta a tutti, è la più redditizia

nelle escursioni collettive, perché è meno soggetta ad

interruzioni.

I tempi sono rispettati quanto più le soste sono fatte

correttamente, quanto più i movimenti sono veloci e sicuri

nelle varie occasioni, nella rapidità dei preparativi, nelle

manovre tecniche.

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RISCALDAMENTO

E' lo stadio di "rottura del fiato", breve alterazione della

respirazione immediatamente seguita da una maggiore fluidità

dei movimenti muscolari e sensazione di star meglio, di star

bene; solo dopo si può aumentare fino ai limiti dei 120/140

battiti al minuto (lavoro aerobico).

La rottura del fiato ha tempi variabili da persona a persona, di

solito fra la mezz'ora ed i 50/60 minuti.

Quindi, la prima oretta a ritmo blando, poi a regime …

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MARCIA NORMALE

Se il dislivello è modesto, l'andatura può essere tranquilla.

Se il dislivello arriva o supera i 1.000 metri è meglio tenerla

sufficientemente sostenuta, per riuscire a rispettare i tempi

gestendo eventuali problemi di percorso.

Mai tagliare i tornanti: si "rompe" la continuità della fila, si crea

confusione e si aprono vie d'acqua che col tempo portano

all'erosione di parte del terreno.

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VARIAZIONI DI PENDENZA

Dopo un tratto ripido... rallentare sul successivo piano per

evitare che il passo lento di chi segue provochi rotture della

fila e distanziamenti.

Se il gruppo è numeroso ciò comporterebbe sicuramente dei

problemi. Quando l’apripista rivedrà il chiudi fila, potrà

riprendere la normale andatura.

La stessa cosa vale per tutti i casi in cui si presentino

passaggi impegnativi od ostacoli che provocano rallentamenti

momentanei.

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SALITE RIPIDE

Ogni soggetto, in questi casi, ha percezioni proprie, sia fisiche

che mentali.

Garantire AUTONOMIA nel superamento di questi tratti, da

affrontare secondo il proprio passo e/o modalità,

ricompattando il gruppo appena possibile su luoghi sicuri.

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DISCESA E' sicuramente più facile che si verifichi il frazionamento.

I buoni camminatori si vedono qui, perché ancora freschi e

pimpanti, insieme ovviamente all'abitudine acquisita di sapersi

muovere bene in montagna.

Chi non è abituato... rallenta!

Attenzione: in discesa è maggiore la probabilità di incidenti.

Problema: in caso di incidente avere gli accompagnatori

frazionati può aumentare i tempi di intervento. Prevedere più

accompagnatori nel gruppo lento.

Stare sempre insieme, cercando di stimolare la solidarietà dei

più forti nei confronti degli altri.

Questo è uno degli importanti compiti dell'apripista!

Page 39: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

SOSTE Per ristorarsi, per riposare, per gustare l'ambiente circostante,

per eventuali lezioncine degli accompagnatori, per prepararsi

ad intraprendere parti di percorso maggiormente "tecniche".

Indicazione universale: una sosta ogni ora, comunque brevi e

non ravvicinate (se non in caso di necessità) soprattutto per

evitare raffreddamenti.

Anche nel caso di spuntini che devono essere brevi e poco

pesanti, cercare luoghi sottovento, al riparo da pericoli.

Sicuramente dopo tratti ripidi, per ottenere un sufficiente

defaticamento. Deve essere sufficientemente lunga anche per

i più lenti e per gli ultimi ancora affaticati.

Il tempo di sosta deve essere deciso all'arrivo del chiudi fila.

Prima di ripartire, pulire sempre il luogo di sosta!

Page 40: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

IN RIFUGIO Anche in rifugio l’Accompagnatore deve continuare a

mantenere il suo ruolo, garantendo che il comportamento

degli escursionisti onori l’immagine della Sezione di

appartenenza e del Club Alpino Italiano.

Appena arrivati, presentarsi al gestore e prendere in

consegna le stanze evitando in assoluto l’assalto ai posti letto;

Concordare le modalità della cena e informare il gruppo

(orario della cena, menù, altro…);

Raccomandare che nessuno si allontani di propria iniziativa

dal rifugio. Eventualmente, organizzare una breve giro nei

dintorni con gli accompagnatori;

Prima della partenza salutare il gestore e verificare che non

vi siano pendenze da sanare.

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ALCUNE SEMPLICI ED ELEMENTARI REGOLE:

Ricordare che il rifugio non è un albergo!;

Ricordare l’obbligo di utilizzo del sacco lenzuolo;

Ricordare il divieto di entrare nelle stanze con gli scarponi;

Raccomandare il rispetto del silenzio dopo le ore 22.00;

Se ci si alza al mattino presto, svolgere tutte le operazioni in

silenzio e nel più breve tempo possibile, per non disturbare;

Quando ci si alza dal letto ripiegare le coperte;

Uscendo dalla stanza controllare che tutto sia in ordine e di

non aver dimenticato nulla;

COMPORTAMENTO IN RIFUGIO

Page 42: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

ACCOMPAGNARE IN SICUREZZA

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ANE - INV Fabio MARCOLEONI

Page 43: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

DISTINGUIAMO:

LUOGHI CONTROLLATI

E

LUOGHI NON CONTROLLATI

Nei luoghi non controllati esistono problemi ben

diversi rispetto ai luoghi dove abitualmente viviamo.

Soprattutto, non siamo abituati a pensare che in certe

situazioni possano esistere problemi.

Anche piccoli inconvenienti possono essere

insormontabili, se affrontati male o impreparati.

Page 44: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

Principali cause di incidenti in montagna

Ritardo dovuto a impreparazione o

disorganizzazione.

Semplici scivoloni o banali inconvenienti che

nella normalità non provocano grossi problemi,

ma che in montagna possono essere molto

pericolosi o addirittura fatali.

In molti casi per disattenzione, inesperienza,

equipaggiamento ed attrezzatura inadeguata.

Page 45: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

PERICOLI OGGETTIVI Dovuti a condizioni meteorologiche e ambientali: scarsa visibilità, vento, radiazione solare, temporali,

fulmini, vetrato, pioggia, grandine, nevischio, tormenta,

freddo caduta di pietre e ghiaccio, crepacci, ponti di neve,

valanghe.

PERICOLI SOGGETTIVI Riguardano la persona stessa: Impreparazione fisica, impreparazione morale,

impreparazione tecnica e generale, difetto di attitudine,

inadeguata formazione del gruppo, pericolo di caduta.

Page 46: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

RISCHIO RESIDUO

E’ molto difficile da valutare perché dipende da

molti fattori. Sono sicuramente importanti le

capacità e l’esperienza.

In una stessa situazione gli esperti corrono

sicuramente minor rischio dei principianti.

Il grado di rischio dipende dalla persona; anche

l’esperto accetta maggiori incognite, quando

affronta itinerari difficoltosi o situazioni difficili.

Nessuno è pertanto al riparo da incidenti e rischi.

Page 47: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

FONTI DI PERICOLO IN MONTAGNA

CONNESSE AL TEMPO

SONO INDUBBIAMENTE DEI

PERICOLI “OGGETTIVI”

MA IL COMPORTAMENTO DELLA PERSONA

DIVENTA FONDAMENTALE!

L’ ERRORE E LA SOTTOVALUTAZIONE DELLE

PREVISIONI E CONDIZIONI METEO SONO ALLA

BASE DI GRAN PARTE DEGLI INCIDENTI.

Page 48: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

PERICOLI SOGGETTIVI

I pericoli soggettivi dipendono dall’individuo stesso:

a) Mancanza di conoscenze e impreparazione tecnica;

b) Incapacità e impreparazione fisica;

c) Stato d’animo e condizione psicologica inadeguati;

d) Formazione del gruppo poco equilibrata nella capacità;

e) Incapacità di superare le difficoltà con le proprie forze;

f) Superficialità nell’organizzazione dell’escursione;

g) Stima non corretta delle difficoltà in rapporto alla propria

esperienza, con possibili errori nella scelta dell’itinerario.

Page 49: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

Essere lucidi significa mantenere la capacità di

valutare la situazione evitando che fatica e stress

emotivi pregiudichino la visione d’insieme;

l’escursionista deve conservare un sufficiente

distacco dalle condizioni contingenti per prendere

DECISIONI OBIETTIVE

Durante la salita bisogna essere in grado di fare il

punto sulla situazione onestamente, mettendo da

parte la voglia di riuscire ad ogni costo.

Page 50: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

Andare in montagna non è esente da pericoli.

Taluni derivano dalle difficoltà che la

montagna oppone, altri dalla natura della

stessa, indipendentemente dalle difficoltà che

essa presenta.

Bisogna comunque rendersi conto che non è

possibile eliminare totalmente i pericoli

Page 51: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

Un’accurata pianificazione è fondamentale per

la riuscita dell’escursione in montagna.

Il successo dipende, oltre che dalle proprie

capacità, anche dalla scelta opportuna del

luogo dove svolgere l’escursione e dalle

condizioni meteorologiche.

A volte, pur a malincuore, è necessario

rinunciare ad un’escursione perché vengono a

mancare le condizioni di sicurezza.

Page 52: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

La maggior parte degli incidenti in

montagna non è causata dai pericoli

oggettivi, bensì dall’uomo; proprio

perché sono legati alla persona.

I pericoli di natura soggettiva

possono e dovrebbero essere evitati.

Page 53: Presentazione standard di PowerPoint - alpinafriulana.it · provocando atteggiamenti spontanei e di emulazione;

I concetti di pericolo e di rischio appaiono

erroneamente simili, o diversi, solo come intensità.

Per PERICOLO si intende l'esistenza di cause

oggettive che possono dar luogo ad un fenomeno

dannoso.

La loro presenza e gravità sono indipendenti dal

soggetto interessato.

Per RISCHIO si intende l'esposizione al pericolo,

variabile a seconda dei comportamenti, quando

questo si interpone tra l'interessato e i suoi obiettivi.

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Affrontare un PERICOLO significa porsi di fronte ad

una situazione esterna da se stessi, definita

potenzialmente dannosa.

Assumere un RISCHIO significa essere parte attiva

nell'addentrarsi in tale situazione.

Esempio: una strada dal fondo sdrucciolevole e poco

illuminata, costituisce un pericolo.

Percorrerla con comportamenti diversi, significa

assumersi rischi diversi.

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VARIABILITA' QUANTITATIVA DEL PERICOLO

Nel tempo e/o nello spazio, il medesimo

comportamento comporta rischi diversi in

relazione al pericolo presente nell'istante e

nel punto interessato.

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SOGLIA DEL PERICOLO

La soglia è il limite al di sotto del quale il pericolo

rimane latente e potenziale.

Oltre questo limite, si attua la potenzialità e si

verifica il fenomeno temuto.

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Pericolo e rischio, variabilità del pericolo, soglia di

pericolo, distinguono ai fini della sicurezza due casi:

a) Spontaneo superamento della soglia di pericolo.

b) Sovra assunzione di rischio in una situazione pericolosa.

Esempio: L'instabilità del manto nevoso (PERICOLO) può

portare alla valanga (FENOMENO).

a) Per distacco spontaneo.

b) Per sovraccarico provocato.

Nei casi di tipo “a” i fenomeni non sono dannosi, se grazie

ad una corretta valutazione del pericolo, i soggetti si sono

tenuti fuori da esso (rischio minimo); oppure a distanza di

sicurezza (rischio calcolato).

Nei casi di tipo “b” i fenomeni sono spesso dannosi, poiché

avvengono in presenza dei soggetti che li hanno provocati.

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RICONOSCIMENTO DEL PERICOLO

Il calo di attenzione è responsabile di numerosi

incidenti in montagna.

Le statistiche dimostrano una maggiore incidenza

degli incidenti, nelle difficoltà medie e basse ed in

prossimità della meta o sulla via del ritorno, quando

alla fatica fisica si aggiunge un calo di tensione.

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IL PROBLEMA DELLA VALUTAZIONE

Nella maggior parte dei casi ci si deve basare su valutazioni

soggettive, che consistono sempre in tre elementi distinti:

a) il valore qualitativo/quantitativo attribuito ad una scala che

va da un minimo ad un massimo;

b) le capacità e le competenze del valutatore;

c) la cura posta nella valutazione.

Il secondo ed il terzo elemento combinati danno il grado di

affidabilità (la fiducia che si può ragionevolmente riporre nella

valutazione effettuata).

Quando la valutazione soggettiva di un individuo contrasta

con quella di altri si pone per lui il cosiddetto "dilemma di

credenza“.

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FENOMENI RILEVANTI NELLA VALUTAZIONE DI GRUPPO

a) privilegiare le valutazioni che si collocano nella media di

tutte le valutazioni espresse e scartare quelle estreme;

b) la tendenza a riporre maggiore fiducia in una valutazione

di gruppo rispetto ad una di un singolo.

Queste due tendenze, seppure non del tutto scorrette,

possono portare ad una impropria sensazione di sicurezza a

causa di una erronea attribuzione di oggettività alle

valutazioni. In realtà la media di tante valutazioni soggettive

non dà luogo ad una valutazione oggettiva e quindi certa.

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SOTTO E SOPRAVALUTAZIONE DEL PERICOLO

L'esperienza che diventa abitudine, routine, confidenza,

l'aver fatto tante volte una certa attività, risolto lo stesso tipo

di problemi può portare ad un innalzamento della soglia di

percezione del pericolo.

Può essere di esempio il caso di colui che dopo aver

percorso molte vie ferrate senza che mai gli sia accaduto un

incidente, evita di assicurarsi in un breve tratto esposto.

Oppure di chi sottovaluta l’equipaggiamento, perché in

situazioni precedenti non ha mai avuto la necessità di usarlo.

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RAPPORTO TRA NOI STESSI E PERICOLO

Alcuni rischi sono accompagnati da emozioni che possono

risultare irresistibilmente attraenti, per cui l'atteggiamento

verso un determinato rischio è frutto di una combinazione

attrazione - repulsione in cui la sfera razionale si incrocia con

la sfera emotiva e non governa da sola i comportamenti.

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MODALITA' DI ASSUNZIONE DEL RISCHIO

Il rischio assunto volontariamente e consapevolmente dopo

una corretta valutazione del pericolo, è il caso normale.

Le caratteristiche delle persone, l’equipaggiamento, il tempo a

disposizione …, sono idonei ad affrontare la situazione.

C'è una seconda possibilità di assunzione consapevole ma non

volontaria, in cui ci sia una scelta obbligata da vincoli

sopraggiunti (incidente tecnico, infortunio ad una persona)

oppure una scelta fatta per evitare un rischio maggiore.

Esiste infine la possibilità di trovarsi di fronte ad una situazione

non voluta, a causa di una sottovalutazione iniziale del pericolo,

che appare nella sua reale entità quando non è più possibile

evitarlo.

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MOLTI DEGLI ARGOMENTI APPENA TRATTATI

SONO STRETTAMENTE CORRELATI E

DIPENDENTI ALLA BUONA PREPARAZIONE

DELL’ESCURSIONE.

UNA CORRETTA PIANIFICAZIONE

DELL’ESCURSIONE CONSENTE DI

RIDURRE AL MINIMO RISCHI E PERICOLI.

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“L’audacia è bella! L’incosciente temerarietà è sciocca! E’ bene quindi conoscere e volgere a proprio vantaggio le esperienze di chi ci ha preceduti, così da combinare l’audacia con la riflessione, l’intelligenza con l’abilità.

Mostra vero coraggio colui che è veramente cosciente, in ogni momento, delle conseguenze e delle proprie azioni …”

Wilhelm Paulche

Tratto da quello che è considerato il primo testo che analizza

organicamente i pericoli in montagna, scritto agli inizi del secolo scorso.

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IN BOCCA AL LUPO A TUTTI !!!