previdenza...chi oggi lavora o sta per entrare nella professione. la cassa nazionale di previ denza...
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PREVIDENZAFOCUS
Martedì 21 Aprile 2015www.ilsole24ore.com
Welfare. Impegno per la sostenibilità si accompagna a una crescente attenzione all’assistenza upagina 40
Investimenti. I modelli dei gestori finalizzati alla corretta allocazione del risparmio upagina 40
I professionisti. I nodi da risolvere per garantire conti e prestazioni e poter competere nella Ue upagina 41
Professioni. L’obiettivo oggi è garantire i diritti pensionistici di giovani e vecchi con la messa a punto di un meccanismo adeguato
Le Casse alla sfida dei dirittiScelte difficili come il contributo di solidarietà si scontrano con ricorsi e sentenze
Federica Micardi
Sul tavolo della previdenzasi gioca il futuro dei giovani professionisti. Una par
tita complicata da un sistema economico in trasformazioneche ancora non è chiaro dove porterà.
È però necessario avere unavisione di lungo e lunghissimo periodo per adottare oggi politiche di gestione delle risorse chetra trenta o quarant’anni dovranno garantire la pensione a chi oggi lavora o sta per entrare nella professione.
La Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottoricommercialisti (Cnpadc) già undici anni fa e in tempi non sospetti, quando la politica ancoranon voleva fare i conti con una previdenza “sovraesposta” rispetto alle reali possibilità, ha fatto scelte difficili, è intervenuta sul sistema di calcolo passando da un generoso e antieconomico retributivo a un più equo econtenuto contributivo. Molti anni dopo, questa stessa strada èstata seguita dal legislatore che ha imposto alle Casse (con lalegge Fornero) di garantire lapropria stabilità finanziaria per 50 anni, norma che ha di fatto costretto molti enti di previdenza a passare a un sistema di calcolodelle pensioni più in linea con il contributivo per mettere in sicurezza i conti.
I diritti acquisitiOggi la Cnpadc pone l’accento sul bivio di fronte al quale la previdenza si trova, che vede contrapporsi i “vecchi” e i “giovani”. L’ago della bilancia sono i diritti, la contrapposizione è tra quelli “acquisiti” e quelli futuri.
Nel 2004, in sede di riforma, laCnpadc, anche al fine di connotare maggior equità al pacchetto delle modifiche strutturali al sistema, aveva introdotto un contributo di solidarietà a carico delle pensioni (o parte di esse) calcolate con il metodo retributivo, come noto più generosodel metodo contributivo introdotto da quello stesso anno.
Questa decisione, condivisa con i Ministeri Vigilanti che conapposito decreto l'avevano approvata, è stata impugnata da diversi pensionati ed ha visto consolidarsi un orientamento giurisprudenziale indirizzato alla tutela del singolo che non teneva in debita considerazionetutti gli equilibri su cui poggiaval'intera riforma previdenziale. La Cassa ha quindi deciso di restituire i contributi di solidarietà prelevati sulle pensioni negli anni dal 2004 al 2008 limitatamente alle pensioni ante 2007. Ma la Cassa è convinta della cor
rettezza etica di questo contributo, e quindi continua ad applicarlo (è stato deliberato il rinnovo anche per il quinquennio 20142018). Si tratta di una trattenuta modulare che va da unminimo del 2% a un massimo del7%, che viene applicata sopra la soglia dei 13,4 mila euro. I ricorsipendenti presso i tribunali parliamo del quinquennio 2009/2013 al 31 dicembre2014sono 36 . Di solito i tribunali di primo e secondo grado nel 50% dei casi danno ragione al pensionato, nell’altro 50% alla Cassa. In Cassazione invece i “vecchi” pensionati fino ad ora hanno sempre vinto.
Welfare e investimentiNon resta che mettere in campoazioni di welfare per sostenere idottori commercialisti nei momenti più delicati, come è per esempio l’ingresso nel mercato del lavoro, e investire in attività che aiutino sia la professione che la ripresa dell’economia.
In merito al welfare, la Cnpadc ha aumentato il proprio impegno, passato in sei anni (dal
2007 al 2012) da 10,57 milioni a 16,24 milioni. In merito inveceagli investimenti nell’economiareale si apre un doloroso capitolo, che è quello della tassazione delle rendite finanziarie e dell’investimento nel sistema Paese. L’idea lanciata due anni fa dall’Adepp (l’associazione che rappresenta 20 enti di previdenza delle professioni) di ridurre la tassazione delle rendite per investire nell’economia del Paese quanto risparmiato si è concretizzata in un senso molto diverso da quanto auspicato: un aumento della tassazione dal 20al 26%, che viene però congelato per quella parte di rendite investite nell’economia reale.
Cnpadc ha comunque già avviato lo scorso anno investimenti mirati in tutto 500 milioni e intende proseguire su questa strada, quando lo ritiene conveniente, a prescindere dalle eventuali agevolazioni fiscali.
I numeri della CassaI dottori commercialisti, rispetto ad altre categorie professionali, hanno risentito della crisi in modo più contenuto. Inoltre più che una contrazione delle entrate, si è registrato un aumento dell’attività ad entrate rimaste prevalentemente costanti: nel 2010 il reddito medio era di62.164 euro, nel 2011 sale a 62.292,nel 20102 è stato di 63.393 e nel2013 si è leggermente contratto a63.013 euro. Le donne mediamente guadagnano la metà dei colleghi maschi; la differenza è evidente nella fascia di età superiore ai 50 anni e si va riducendotra i professionisti più giovani
Resta buono il rapporto tra attivi e pensionati, che è di 9,4 a 1; segnali importanti arrivano anche dai nuovi iscritti, che a fine 2015 dovrebbero essere circa 2.200, portando la popolazione della Cassa a quota 64mila di cui7mila pensionati. In quindici anni i numeri della professione sono praticamente raddoppiati:nel 2000 gli iscritti erano 33.046 e i pensionati 3.368.
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ILLUSTRAZIONE DI UMBERTO GRATI
IL SUPPORTO DELLA CNPADC Dal 2009 al 2013 l’impegno a sostegno dei commercialisti è salito da 10 a 16 milionie nel 2014 sono stati avviatiinvestimenti per 500 milioni
L’APPUNTAMENTO DI GIOVEDÌ 23 APRILE
Sede e data Roma, Palazzo Colonna, Piazza S.SApostoli 66
Tema e promotori Forum 2015 in Previdenza, «La previdenza che ci (a)spetta», promosso dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei Dottori commercialisti (Cnpadc)
Programmaore 9.00 Accoglienza e registrazione partecipanti
ore 10 Saluti e interventi istituzionaliore 10.30 Relazione introduttiva a cura di Renzo Guffanti, presidente Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei Dottori commercialisti (Cnpadc)ore 11.00 Tavola rotonda «La previdenza che ci (a)spetta». Modera Fabrizio Forquet vicedirettore del Sole 24 Ore
Partecipanti alla tavola rotondaTito Boeri, presidente InpsBruno Busacca, responsabile Segreteria tecnica del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Camporese, presidente dell’Associazione degli Enti previdenziali privati
Alfonso Celotto, pofessore ordinario di Diritto costituzionale, facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi «Roma Tre»Carlotta De Franceschi, consulente economico del presidente del Consiglio dei ministriRoberto Garofoli, Capo di Gabinetto del ministro dell’Economia e delle FinanzeAndrea Mandelli, componente della V commissione Bilancio, gruppo Fi, del Senato della RepubblicaSalvatore Tomaselli, ComponenteX commissione Industria, Commercio, Turismo, gruppo Pd, del Senato della Repubblica
INTERVISTA Andrea Mandelli Senatore (gruppo Fi)
Scelte di equitàper dare certezzaa tutto il sistema di Renzo Guffanti
C i eravamo lasciati unanno fa con la promessa di avviare un per
corso virtuoso, che incentivasse la destinazione di una parte del risparmio previdenziale al rilancio dell’economia italiana. Ci ritroviamoun anno dopo, di fatto nel 20° anniversario della privatizzazione della Cnpadc e alla VI edizione del «Forum inPrevidenza», con l’intento di individuare il sentiero migliore per avvicinare la previdenza che a ciascun iscritto spetta con quella che ciascuniscritto si attende, in un quadro normativogiurisdizionale che troppe volte ha creato più ombre che luci.
Eppure, dopo 20 anni, dovrebbe essere ormai chiaro losforzo che la previdenza privata ha messo in campo, non senza interventi anche impopolari per farsi carico del debito latente ereditato dalla gestione pubblica.
La Cnpadc, come altre realtà previdenziali, ha sin dasubito interpretato l’autonomia che a suo tempo le fu concessa, con senso di responsabilità nei confronti di tutti gli iscritti e pensionati aderential sistema, e non come meraautogestione, finalizzata a interessi di altra natura.
Questo ha permesso dicorreggere e disegnare nel tempo un sistema sostenibile nel lungo periodo e a renderlo coerente e adeguato alle aspettative dei futuri pensionati.
Sappiamo che tutto è perfettibile, ma sappiamo anchemolto bene che sarà difficilevolare alto se non si riusciràa dotare il sistema, oltre chedei necessari equilibri finanziari, anche di quei (più sottili) equilibri “strutturali” cheattraversano le diverse generazioni.
Guardando al contesto nazionale, nell’attuale situazione macroeconomica, dove le risorse diventano sempre più scarse, ricercare la massima equità possibile tra iscritti e pensionati e, al loro interno, tra coorti diverse, rappresenta un approdo minimo a cui collettivamente dobbiamo tendere.
Tuttavia, con il perduraredi una situazione economica che produce:
1 da un lato, una sensibileriduzione delle entrate accentuata dalla crisi del mercato del lavoro e dalla riduzione del Pil nazionale;
1 dall’altro, un forte aumento della spesa previdenziale e assistenziale, per il continuo utilizzo degli ammortizzatori sociali e forme di pensionamento anticipato.
Viene naturale chiedersicome sia possibile pensaredi garantire ancora prestazioni scollegate dai contributi versati, senza attingerea risorse in realtà destinatealla copertura del welfaredei più giovani.
Il contesto attuale, perquanto si possa essere ottimisti, non rende più giustificabile il mantenimento di quelliche nel tempo si sono consolidati come “diritti acquisiti” da parte di alcune fasce della popolazione.
Se i trend e le previsionicontinuano ad attestarsi su valori che indicano un continuo invecchiamento della popolazione, se il Pil continua a scendere (basti pensareche la media quinquennale del Pil è passata da circa il
+7% al 0,2% dall’entrata in vigore della legge 335/95 ad oggi) e la spesa sociale ad aumentare (passando dall’12%al 15% del Pil negli ultimi 20anni), è evidente che in Italiail “sistema pensioni” stia continuando a erogare molto piùdi quanto il “sistema Paese”riesca a produrre e questonon è giusto.
È necessario che tutti facciano la loro parte e, soprattutto, che tutti facciano un passo indietro per evitare che le future generazioni sitrovino ad affrontare situazioni di necessità in carenza di risorse. Né può essere una soluzione il continuare ad attendere, perché procrastinare l’applicazione di correttivicauserà inevitabilmente il ricorso a decisioni sempre più drastiche.
Ridisegnare il modello diwelfare italiano in un’otticadi equità deve rappresentareprima di tutto un impegno etico e morale, che impongaa ognuno di rinunciare inparte a rendite di posizione seguendo l’esempio dei dottori commercialisti che nel2004 hanno autonomamente riformato il proprio sistema previdenziale per cer
care di garantire la sostenibilità a un sistema previdenziale già oggi fortementeminato dalle eccessive promesse del passato.
Intervenire sulla leva deidiritti acquisiti non è comunque l’unica strada per cercaredi spostare la barra verso unamaggiore equità tra le generazioni.
Come ricordato, già loscorso anno la Cnpadc si erafatta promotrice di un percorso alternativo, più morbido, basato su un progettofinalizzato al rilancio delleentrate, mediante una seriedi interventi di investimento che producano una ripresa dell’occupazione e, a cascata, di tassazione e contribuzione.
In particolare, si era ipotizzato di destinare in investimenti strategici di pubblica utilità (anche con tassi di redditività pressoché nulli) utilizzando lo strumento del credito di imposta, l’equivalente dell’imposizione fiscale a cui la Cassa è sottoposta, con l’obiettivo di finanziare sempre più le uscite in conto capitale rispetto alle uscite inparte corrente, molto spesso improduttive.
La proposta, che fino adoggi ha incontrato un timidissimo riscontro, può rappresentare un primo strumento per agire sul sistemain modo meno invasivo, per creare risorse da mettere adisposizione del Paese e,quindi, indirettamente, anche dei professionisti e dellaloro previdenza.
Presidente Cnpadc© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da bocciare l’inasprimentodelle aliquote sui rendimentiMatteo Prioschi
«Sono sempre stato contrario all’innalzamentodelle soglie di tassazio
ne perché ciò sottintende che i guadagni siano figli di una speculazione finanziaria. Invece si basano su contributi versati dai professionisti, a loro volta derivanti da redditi che sono già statitassati». Il senatore di Forza Italia Andrea Mandelli boccia la misura contenuta nella legge di stabilità 2015 che ha incrementato dal 20 al 26% la tassazione sui redditi di natura finanziaria delle casse di previdenza. «Non mi sento di avallare la scelta del Governo che si inserisce in un trendper cui i professionisti e le loro casse di previdenza sono considerate una mucca da mungere».
Questo, in effetti, non è un intervento isolato. Più volte Governo e Parlamento hanno inciso sull’attività di questi enti. Ritiene che sia necessario concedere loro maggiore autonomia?
Sono convinto che un percorso di trasparenza che porti a un confronto tra attività di vigilanzae condotta delle Casse sia importante e necessario. Negli ultimi tempi non sono mancati inter
venti anche forti, come il controllo della Covip che ha l’obiettivodi monitorare le attività finanziarie, che però è figlio di un atteggiamento un po’ troppo disinvolto da parte di qualcuno, come riportato dalle cronache. Un’attenzione dello Stato verso leCasse ci deve essere ma non deveessere pervasiva, non si deve tra
valicare. Però dico anche che se sei trasparente non devi avere problemi a confrontarti.
Al di là dell’intensità dei controlli, anche le modalità incidono. Spesso le Casse, oltre agli oneri economici, lamentano uneccesso di burocrazia.
In effetti questa è una tendenza schizofrenica della politica. Ioe i miei colleghi individuiamo nella burocrazia uno dei mali della nostra Repubblica ma al contempo non facciamo altro che metterci del nostro per compli
care la vita. Dobbiamo fare ordine nella nostra prolifica attivitàlegislativa ed evitare di predicarebene e razzolare male.
A fronte della necessità diriequilibrare il rapporto tra contributi versati e prestazionierogate soprattutto per gliiscritti di lunga data, ritiene opportuno un intervento legislativo che consenta di incidere anche sui diritti acquisiti?
Ci sono principi di caratterecostituzionale che vanno rispettati: sul tema, la Suprema corte non ha mai preso in considerazione i “diritti acquisiti” ma il principio di uguaglianza e la concezione della pensione come “reddito differito”. Inoltre, in base all’articolo 53 della nostra Carta, eventuali prelievi aggiuntivi non possono derogare dal criterio dell’uguale “capacità contributiva”. Detto questo, un riordino del sistema pensionistico è sempre possibile, anche se non auspicabile, vista la sua sostenibilità di lungo periodo. La cosa che non si può fare è colpire solo alcune categorie di pensionati, a meno che non ci siano cause specifiche.
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«Contro la burocraziadobbiamo fare ordine nella nostra prolifica attività legislativa »
INTERVISTA Salvatore Tomaselli Senatore (gruppo Pd)
Un’ipotesi legislativa su tasse e disparità tra generazioni
«Nei prossimi anni dovranno essere individuate scelte che per
mettano di accantonare un monte risorse adeguato per poter assicurare trattamenti previdenziali dignitosi ed equi ai pensionati di domani. In tal quadro, penso non sia affatto scandaloso intervenire sui diritti acquisiti nel campo previdenziale se alcune prestazioni particolarmente consistenti sono figlie di norme di favore o di contribuzioni del tutto sproporzionate. Le nuove generazioni, insomma, non possono farsi carico di mantenere i privilegi di quelle precedenti». Nel dibattito sull’equità dei trattamenti e della solidarietà intergenerazionale che percorre la previdenza sia pubblica che privata, dal senatore Salvatore Tomaselli del Pd, arriva un’apertura sullapossibilità di intervenire anche dal punto di vista normativo.
Come intervenire?Bisogna trovare un equilibrio
tra coloro che prendono la pensione da anni basata sul sistema retributivo e chi, con il sistema contributivo, versa molti più contributi e avrà pensioni molto più basse. È necessario trovare una soluzione basata sui principi di equità e soli
darietà tra le generazioni anche al fine di preservare l’equilibrio finanziario delle casse. Da questo punto di vista, se sarà necessario, condivido l’opportunità di un intervento legislativo.
Periodicamente ritorna il problema dell'autonomia. Le Casse da tempo chiedono un chiarimento alla politica che però non arriva, anzi è stato chiesto di compartecipare alla spending review. Quale è la sua posizione?
Non vi è dubbio che l’aggraviodell’imposizione fiscale maturato negli ultimi anni rischia, da un lato, di mettere in discussione lo sforzo autonomamente compiuto dalle Casse di riportare stabilità strutturale nell’equilibrio finanziario e patrimoniale delle loro gestioni e, dall’altro, di ridurre le risorse da destinare ad adeguate prestazioni future. Ciò si aggiunge a un regime fiscale che prevede che i contributiversati dai professionisti siano soggetti a una doppia tassazione: sui rendimenti e sul vitalizio. Per tali ragioni, credo che, pur nella necessità di proseguire con rigore verso la strada del risanamento finanziario e della riduzione del debito del Paese, Governo e Parlamento dovranno utilizzare i margini di ma
novra di finanza pubblica, che finalmente sembrano riaprirsi, per ridurre la pressione fiscale e la tassazione del lavoro guardando nell’insieme a imprese, lavoratori e agli stessi professionisti.
L’ultima legge di stabilità hainnalzato il prelievo fiscale sulle Casse di previdenza. La decisione non è contraddittoria con l’accento che viene posto sulla necessità di costruirsi un adeguato futuro previdenziale?
È da guardare con favore il meccanismo introdotto che incentiva le Casse di previdenza e i fondi pensione a investire sullo sviluppo del Paese. L’aumento del prelievo fiscale richiesto in un quadro di generale appello allo sforzo di risanamento finanziario del Paese vieneannullato nel momento in cui investano in alcuni settori per rilanciare l’attività economica.Sono convinto che in questa direzione bisogna procedere con determinazione e coraggio. Si pensi alla possibilità di estendere il credito d’imposta per consentire di partecipare al finanziamento delle Pmi sviluppando in Italia fondi di debito o credit fund.
M. Pri.© RIPRODUZIONE RISERVATA
ANALISI
NECESSARI CORRETTIVI A fronte di Pil in caloe spesa sociale crescenteil sistema pensionisticosta erogando molto piùdi quanto prodotto dal Paese
IL PROGETTO Una serie di interventid’investimento strategicipotrebbe far aumentare l’occupazione e, a cascata, tassazione e contribuzione
40 Previdenza Il Sole 24 OreMartedì 21 aprile 2015 N. 109
Le istituzioni. Le indicazioni di Bruno Busacca (ministero del Lavoro) sull’evoluzione della previdenza privata
Enti alla ricerca di nuovi equilibriIl progresso degli strumenti finanziari rende necessarie maggiori competenze
Matteo Prioschi
R egolamentazione, gestione, vigilanza. Secondo Bruno Busacca,
responsabile della segreteriatecnica del ministro del Lavoro e delle politiche socialiè su questi tre direttrici che sideve lavorare affinché il sistema delle Casse di previdenza privatizzate sia sempre al passo con le esigenze diun ambito in costante evoluzione, caratterizzato, nel suoinsieme, da un incrementodella complessità e delle dimensioni.
«Le Casse sono diventategrandi spiega Busacca nelsenso che il patrimonio è significativo (ammonta a 60miliardi di euro, ndr) e quindisi pone il problema di unabuona regolamentazione acarico dei soggetti pubbliciche tenga conto sia della crescita dimensionale sia delnuovo modello di investimenti: in passato si puntavaprevalentemente sull’immobiliare, ora si va verso il mobiliare e il finanziario e ciò richiede un’evoluzione e unmiglioramento della qualitàdella regolamentazione».
L’evoluzione del tipo di investimenti, però, determinaanche la necessità di unamaggior competenza e consapevolezza da parte delleCasse sulle scelte che stannofacendo. «Il problema dellabuona gestione attiene all’autonomia delle Casse».
Tuttavia, secondo Busacca, si deve ragionare sulla dotazione di competenze all’interno degli enti nel momentoin cui cambiano le modalitàdi investimento.
A questo riguardo «è inevitabile una riflessione sulladimensione di questi soggetti, perché è difficile che competenze complesse possanoessere sostenute da piccolerealtà. Occorre valutare lapossibilità di collaborazione
tra diverse realtà per acquisire le professionalità adeguate».
I temi della regolamentazione e degli investimenti sono quanto mai di attualità, alla luce della norma introdotta dalla legge di stabilità 2015che, mentre aumenta la tassazione al 26% sui rendimenti degli investimenti fatti, introduce un credito di imposta del 6% per quelli destinatia determinati settori, unascelta che ha suscitato qualche perplessità.
«Si tratta di una norma innovativa che deve esseresperimentata. La tassazionedifferenziata in base alla ti
pologia di investimento, però, è un tentativo di incoraggiare un orientamento dellescelte» che possa avere effetti positivi sull’economia.
Busacca sottolinea chesenza rinunciare al «carattere prudenziale di questo tipodi investimenti che riguardano le pensioni dei lavoratori,puntare sullo sviluppo è interesse anche della singolaCassa e del singolo iscritto,perché in questo modo si creano le condizioni affinché gliinvestimenti siano redditiziper l’ingresso di giovani nelmercato del lavoro» e quindifonte di nuovi iscritti per glienti di previdenza, nuovi epiù consistenti contributi.
Da qualche anno, invece, leCasse si trovano a dover farei conti con un aumento dell’aspettativa di vita, una crescita del numero dei pensionati e la difficoltà dei giovani
professionisti a entrare consuccesso (economico) nelmercato del lavoro. Da qui ladifficile esigenza di conciliare il mantenimento delleaspettative o dei trattamentiprevidenziali già in pagamento per chi è avanti con glianni e al contempo venire incontro ai giovani, anche riducendo gli oneri contributivi.
Un difficile equilibrio che,se dal punto di vista contabile ha un punto di arrivo oggettivo nella sostenibilità deibilanci a 50 anni richiestadalla legge, dal punto di vistatecnico e gestionale poneproblemi di non poco conto,anche perché i margini di intervento sulle regole di calcolo delle pensioni o di ricalcolo di quelle già in pagamento sono molto limitati,come ribadito più volte dallesentenze della Corte di cassazione.
«A questo riguardo unabuona autoregolamentazione da parte delle Casse è ilpunto di partenza argomenta Busacca . Nell’ambito della sostenibilità a 50 anni ci sono dei margini di manovra ealcune Casse sono già intervenute in questo senso. Piùche pensare a un interventolegislativo, l’obiettivo è determinare le condizioni perlo sviluppo del Paese che èessenziale, con conseguentiricadute positive sul sistemaprevidenziale».
In questo contesto in continua evoluzione anche il sistema di vigilanza si deveadeguare. «Oltre all’eccellente funzione che sta svolgendo la Covip, vigilare suenti con patrimoni in crescita e maggiore complessitàdegli investimenti finanziari richiede un’evoluzionedella qualità della vigilanzain capo ai ministeri competenti».
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di Giuseppe Puttini
I l mondo della previdenza professionale hasaputo ritagliarsi, negli
ultimi anni, un spazio dimanovra molto importante all’interno del welfarenazionale e lo ha fatto conla consapevolezza di poterfornire un contributo innovativo all’interno del sistema.
Le Casse dei professionisti, proprio in quanto entidi previdenza obbligatoria,oggi costituiscono uno degli assi principali dell’intero sistema di sicurezza sociale del nostro Paese, e gliinterventi che le riguardano vanno sempre collocatiin un’ottica di armonizzazione complessiva dei sistemi pensionistici.
È infatti importante coniugare la natura pubblicistica della funzione previdenziale con la natura privatistica dei soggetti cui lastessa è affidata, nella consapevolezza che i loroobiettivi primari devonoessere realizzati nel rispetto di quella autonomia cheè stata loro conferita.
Le Casse hanno saputoesercitare l’autonomia cheil legislatore ha riservatoloro come strumento di responsabilità capace di garantire sia la sostenibilitàfinanziaria, sia l’equità, come parametro fondamentale nell’erogare le prestazioni. Molto apprezzabilel’impegno che oggi stannomettendo nel ricercare anche una maggiore adeguatezza delle prestazioni.
Lo hanno fatto in passato, costruendo scenari sostenibili per tutti i professionisti, e stanno cercandodi farlo in prospettiva, modificando, come la stessaCnpadc ha saputo dimostrare, i parametri per arrivare a definire un sistemaintegrato, in grado di fornire prestazioni adeguate anche alle future generazionie di coprire i nuovi fabbisogni di welfare che la trasformazione sociale ha generato negli ultimi anni.
Le attuali condizionieconomiche del Paese, e irischi che ne conseguono,richiedono per le Casseprofessionali sempre maggiore spazio e un ruolo istituzionale coerente con lacapacità di aderire a progetti strutturali per il rilancio dell’economia e per losviluppo complessivo delSistema Italia.
Abbiamo la certezza chele Casse hanno tutte le carte in regola per fornire il loro contributo a livello strategico, e deve essere salutata positivamente la previsione di un creditod’imposta in caso di inve
stimenti da parte dellestesse nell’economia reale,maggiormente se l’obiettivo è quello di aiutare tantola previdenza professionale, quanto ridare fiato a settori in difficoltà della nostra economia.
L’esempio stesso diCnpadc è lungimirante sesi pensa al modo in cui sonostate amministrate le risorse negli ultimi anni e aglistep che sono stati seguitiper ripristinare gli equilibri finanziari prima, e ridare slancio alle pensioni poi,con uno sguardo sempreattento all’equità tra le generazioni.
E se in un contesto normativo come quello attualeè molto difficile intervenire sui diritti acquisiti, lastrada di alimentare il welfare, in particolare la copertura pensionistica, generando nuove risorse conmaggiori investimenti, puòessere una strada percorribile.
Se, come è noto, le Cassedi previdenza gestisconocontributi previdenzialiche altro non sono che risparmio per il futuro deipropri iscritti è utile immaginare di poter investireparte di queste risorse inprogetti funzionali allacrescita, considerandoletutrici del risparmio e nonspeculatrici. Auspicare oggi una loro maggiore partecipazione tra gli investitoriistituzionali che devonofarsi carico di sostenerel’economia reale è cosa nondi poco conto. Tutto ciò richiama, ancora una volta,l’importanza del mondoprevidenziale delle professioni, all’interno di un piùampio disegno di rilanciodegli investimenti.
Ben venga quindi unachiara conferma sull’autonomia per il sistema Cassese questa, vigilata e gestitanell’interesse della collettività, è in grado di dareconcreto slancio non soloalla previdenza privata, maanche all’intero Paese.
Consigliere Cnpadc© RIPRODUZIONE RISERVATA
Welfare. Casse impegnate nella sostenibilità
Un’autonomia gestita nell’interessedella collettività
L a legge di stabilità 2015 haprevisto che alle Casse diprevidenza dei liberi pro
fessionisti sia riconosciuto uncredito di imposta pari alla differenza tra l’ammontare delle ritenute e imposte sostitutiveapplicate nella misura del 26%sui redditi di natura finanziaria,e l’ammontare di tali ritenute eimposte sostitutive computatenella misura del 20%, a condizione che un pari valore dei proventi sia investito in attivitàdi carattere finanziario a medioo lungo termine individuatecon apposito decreto del ministro dell’Economia e delle fi
nanze. Con lo stesso meccanismo alle forme di previdenza complementare viene riconosciuto un credito di impostanella misura del 9% del risultato netto maturato.
Questa disposizione rappresenta un primo importante passo da parte del legislatore per
venire incontro alle richieste che il mondo della previdenza professionale ha avanzato, con l’obiettivo di mitigare l’aumento dell’imposizione fiscale sui rendimenti finanziari ottenutida operatori previdenziali di primo e secondo pilastro.
È facile, a tal proposito, ricordare la proposta che la Cnpadc ha portato sul tavolo nel maggioscorso, i cui principi sono stati ripresi dal legislatore. È anchegrazie al contributo degli enti diprevidenza privata dei liberiprofessionisti, nel rispetto dell’autonomia che li deve contraddistinguere, che si potrà
riattivare circuito «investimenti, lavoro, consumi, fiscalità, contributi».
In una logica di interventosulla spesa che possa far ripartire l’economia, le Casse e i Fondipensione possono infatti fare laloro parte. Queste realtà possono contribuire ad accrescere ilcapitale sociale economico egarantire maggiori investimenti, maggiore crescita e di conseguenza anche maggiore occupazione. In un momento in cui l’economia si trova ancora inuna fase di forte debolezza, rilanciare gli investimenti rimane una delle priorità per il go
verno e la previdenza di primo edi secondo pilastro possono garantire un regolare e consistente flusso annuale di investimenti, magari aderendo a nuovi fondi per Pmi o infrastrutturali.
Il decreto in corso di predisposizione si pone l’obiettivo diindividuare i settori strategici in cui le Casse possono supportare lo Stato per la realizzazionedi infrastrutture di pubblicautilità, quali strade, ferrovie,porti, aeroporti, telecomunicazioni ed energia, consideratoanche l’orizzonte temporale dilungo periodo degli investimenti previdenziali .
L’attuale contesto macroeconomico non ha purtroppo permesso di mettere a disposizione di questa iniziativa unasomma superiore a 8 milioni dieuro complessivi.
L’auspicio è che la situazionepossa progressivamente mutare, con una ripresa del ciclo economico, e la creazione di condizioni favorevoli alla realizzazione di un corposo incremento del budget, in grado didefinire un nuovo scenario dimaggior prospettiva, garantendo alle Casse un credito d’imposta crescente, come gli investimenti produttivi, innescando un circolo virtuoso capace difare da volano per tutta l’economia nazionale.
N. T.© RIPRODUZIONE RISERVATA
La legge di stabilità. Tassazione più favorevole a condizione che si investa in attività cruciali per l’economia, ma le risorse stanziate non sono sufficienti
Più «credito» per rilanciare il Paese
INTERESSE COMUNESe si punta sullo sviluppo si creano le condizioniper aumentare la redditività e rendere più facile l’ingresso dei giovani
RICONOSCIMENTO Alle Casse oggi è richiestoun ruolo istituzionale coerente con la capacità di aderire a progetti per la ripresa
CIRCOLO VIRTUOSOLa previdenza privatapuò supportare lo Statonella realizzazionedi infrastrutture pubblichee contribuire allo sviluppo
IL COMPITOGli enti vanno considerati«tutori» del risparmiodato che destinano partedei versamenti degli iscrittiin progetti di crescita
Strategie di investimento
Il gestore/1. Lombard Odier Investment Managers
Fondi: nuovi approccid’investimento p«Ritengo che l’industria degli investimenti sia a unpunto critico della propria storia, dove la tecnologia si combina ai processi per individuare nuove modalità di gestione, al tempo stesso efficienti in termini di costi e innovative» spiega Théodore Economou, dall’ inizio dell’anno Responsabile investimenti multiasset di Lombard Odier Investment Managers.«Negli ultimi cinque anni, come Ceo e responsabile investimenti del fondo pensionedel Cern, ho lavorato per sviluppare un nuovo modello, partendo dall’assunto che l’approccio tradizionale nella gestione di asset previdenzialibasato su benchmark di mercato, non risponda più al nuovo contesto attuale caratterizzato da volatilità e bassi rendimenti».
La soluzione individuata da
Economou si discosta dal tradizionale portafoglio pensionistico 60/40, grazie a un’allocazione basata su fattori di rischio che ha attirato l’attenzione di alcuni grossi fondi pensioni olandesi e asiatici.
«In Lombard Odier continua Economou ho trovato le condizioni ideali per proseguire su questo percorso». Infatti, nella gestione di portafogli multi asset, la società adotta da molti anni un approccio basato su fattori di rischio il cui obiettivo è proteggere il capitale e massimizzare i ritorni rispetto al rischio.
«Disponiamo degli strumenti che ci permettono di prendere esposizione al beta di mercato in modo efficiente e, contestualmente, di inserireelementi di decorrelazione rispetto alle asset class tradizionali», conclude Economou.
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Il gestore/2. M&G Investments
Multi-asset a cedolaper integrare l’assegno p M&G è un gestore di fondi internazionale leader di mercato nel RegnoUnito con una solida presenza in Europa e attività intutti i principali mercati ein Asia. «Operiamo sulmercato investendo da oltre ottanta anni per investitori istituzionali e privati esiamo in Italia dal 2004 spiega Matteo Astolfi, Director Head of Italy M&GInvestments . In questi anni di attività, il nostro approccio all’investimento siè evoluto anche in funzionedelle crescenti esigenze direddito legate all’invecchiamento progressivodella popolazione sempremeno sostenibile daglischemi pensionistici tradizionali».
Si sta creando una domanda di rendite crescente, proprio quando le turbolenze di
mercato e l’incertezza economica globale hanno ridotto le possibilità delle fonti direddito tradizionali, comeliquidità e titoli di Stato.
«Questi fattori hannodeterminato un incremento nella domanda di soluzioni di investimento income generation che aumentino la percentuale di reddito e integrino le pensioni continua Astolfi . Le gestioni multi asset a cedolapossono rappresentareuna risposta alle esigenzedi rendita sempre più difficili da soddisfare, riunendo diverse fonti di redditoalternative e combinandouna gamma più ampia di asset class tradizionali e non possono ridurre i rischiconnessi alla ricerca direndita concentrata in unasola classe di attivi».
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Il gestore/3. Symphonia Sgr
Titoli e Oicr selezionatiin portafogli su misura p Symphonia Sgr è statafondata oltre 20 anni fa daAngelo Abbondio e acquisita nel 2003 da BancaIntermobiliare. Oggi èuna realtà di spicco nelsettore del risparmio gestito, nel quale si contraddistingue per uno stile digestione attivo con elevata dinamicità e focalizzato sull’analisi dei fondamentali macro e microeconomici, sia per la selezione degli strumentifinanziari che per la definizione dell’allocazionesulle varie asset class.
«Nella costruzione deiportafogli spiega PaoloBoretto, Responsabile Investimenti di SymphoniaSgr vengono consideratisia titoli che Oicr, nella selezione dei quali Symphonia è operativa dal 2001con un team dedicato e
con un solido processo dianalisi che ad elementiquantitativi abbina unaforte componente qualitativa».
La costruzione dei portafogli prevede l’utilizzodi tecniche innovativeper la valutazione e gestione del rischio, con lapossibilità di implementare politiche personalizzate in caso di esigenzespecifiche.
«Nell’attuale contestodi mercato è indispensabile puntare sulla diversificazione e sulla flessibilità conclude Boretto per individuare e cogliere le opportunità che si presentano al fine di raggiungeregli obiettivi di investimento nell’ambito delprofilo di rischio predefinito».
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MARKA
Valutazione patrimonio Adepp a valori contabili (importi in migliaia di euro)
Attività 2011 2012 2013
Liquidità 3.602.683 5.896.792 4.362.271Titoli di Stato 7.630.300 8.325.639 11.298.029Altri titoli di debito 8.009.929 6.104.305 6.415.400Titoli di capitale (azioni) 2.386.920 2.127.079 2.786.883Oicr 14.958.070 18.146.790 20.027.223Immobili 8.335.127 7.817.199 7.067.237Partecipazioni in società immobiliari 207.552 232.762 328.773Polizza assicurative 392.666 424.833 353.665Altre attività 5.717.790 6.591.646 7.407.767Totale Attività 51.241.039 55.667.046 60.047.249
Totale Passività 2.139.113 2.002.564 2.125.575
Patrimonio ( Totale Attività Totale Passività) 49.101.926 53.664.483 57.921.673
Fonte: Quarto Osservatorio Adepp sulla previdenza privata
I rendimenti degli enti previdenziali a valori di mercato
Rendimenti valutati al valore di mercato 2011 2012 2013
Rendimento -4,47% 7,06% 4,17%
IL PATRIMONIO
I RENDIMENTI
LE INDICAZIONI
Un mercato finanziario caratterizzato da una sempre maggiore volatilità e bassi rendimenti. Ma anche sempre più evoluto in termini sia di strumenti offerti sia di modalità operative. Sull’altro fronte, lecrescenti esigenze di reddito legate all’invecchiamento progressivo della popolazione e il costante innalzamento della tassazione. Una situazione
alla quale gli schemi pensionistici tradizionali non possono più dare risposte adeguate.Ecco quindi che diventa indispensabile allocare con oculatezza il risparmio previdenziale. Qui a fianco le strategie degli esperti di tre importanti società di gestione: Lombard Odier Investment Managers, M&G Investments e Symphonia Sgr
A CURA DI Cnpadc
Il trend degli investimenti
Il Sole 24 Ore Previdenza 41Martedì 21 aprile 2015 N. 109
di Andrea Camporese
L’ impatto sul sistemadella previdenza privata italiana delle deci
sioni passate e prospettichedella Unione Europea vienegrandemente sottovalutato. A Bruxelles si va formando loschema competitivo delle professioni nel mercato unico europeo, in quella sede si discutedi qualifiche professionali, diaccesso ai fondi, di investimenti di lungo periodo, di riconoscimento transnazionale dei titoli di studio.
Se aggiungiamo l’influenzaforte delle nuove tecnologie sulla natura stessa delle professioni, le enormi problematiche legate ai differenti sistemi di tassazione della previdenza e lanecessità di definire un nuovo ecomune ambito di welfare, il quadro è sufficientemente chiaro per meritare una osservazione molto attenta da parte del Governo, dei ministeri, degli enti previdenziali privati.
Si presenta inarrestabile lanuova competizione, è stata decisa la possibilità di operare in Stati diversi riducendo alminimo le barriere burocratiche tramite l’emissione della tessera professionale europea:in sostanza arroccarsi non serve a nulla, ma porsi almeno duedomande è un obbligo, non corporativo.
La prima. Può esistere unacompetizione virtuosa se le condizioni di partenza, in termini di tassazione generale eprevidenziale, rimangono enormemente diverse? La risposta è assolutamente no, con
tutto ciò che comporta in termini di distorsione del mercatoe di danni a carico dei professionisti italiani. Medici, avvocati, architetti, infermieri, e via elencando, si ritroveranno la zavorra della più alta tassazione sugli investimenti previdenziali d’Europa e una delle più alte in materia di Irpef, tralasciando gli annessi e connessi degli innumerevoli adempimenti burocratici.
L’assenza di ammortizzatorisociali, se non per gli oltre 500 milioni di euro annuo che le
Casse hanno messo giustamente in campo, renderà ancorpiù scivoloso il mercato unico. Serve un chiarimento a Bruxelles, serve un allineamento di garanzie e di condizioni di base, serve una competizione leale e vera. Non si tratta di difendere posizioni di rendita, comequalcuno continua a pensare difronte a centinaia di migliaia di giovani che guadagnano meno di mille euro al mese, ma di rendere coerenti materie che verranno approvate dal Parlamento Europeo, come già avvenuto, al di là del dibattito interno aisingoli Stati membri.
La seconda domanda riguarda la tutela del servizio ai cittadini. È possibile garantire una
prestazione professionale certa, nel rispetto di normative e regolamenti, in presenza di una concorrenza aggressiva e senzaregole forti condivise?
Ancora una volta non si tratta di difendere a prescindere i redditi di cittadini professionisti, che comunque hanno raggiunto titoli di studio e superato esami di Stato, ma di capire qual è la posta in palio. Quandosi acquista una casa, si agisce insede giudiziaria, si riceve una prestazione medica, si costruisce una infrastruttura, solo per fare qualche esempio, si interviene nella carne viva dellepersone e delle comunità. Non è pensabile farlo senza diritti e doveri comuni, senza una visione, anche culturale, che unisca le persone agli Stati.
Minacce e opportunità sonodi fronte a noi e vanno maneggiate con cura. L’apertura dei fondi europei ai professionisti èstata una grande novità, l’apertura dei mercati lo potrebbe essere se ad ognuno verrà data la stessa possibilità di ingresso. Semolti giovani si trasferiscono all’estero, dimostrando il loro valore, altrettanti potrebbero lavorare con l’estero. Il nostro impegno su queste materie, collegato ad una forte evoluzione dei sistemi di protezione previdenziale privati italiani, nasce molti anni fa. È un dato di fatto, difficilmente smentibile. La speranza è che il tanto richiamato “sistema Paese” lo ritenga centrale.
PresidenteAssociazione
Enti previdenziali privati (Adepp)© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Giuseppe Grazia
Il titolo «La Previdenza che ci(a)spetta» della VI edizione delForum Previdenziale, divenu
to ormai il tradizionale appuntamento annuale di incontro tra il mondo previdenziale e quello politico, suscita molte riflessioni. Un titolo che vuole evidenziare il malessere che si percepisce nel mondo previdenziale quando bisogna fare i conti con il futuro che ci “spetta” o che, purtroppo, ci “aspetta”, se politiche spesso assunte a tutela dell’intangibilità di rendite generazionali continueranno ad erodere le risorse da destinare alle future prestazioni.
Il tema centrale naturalmenteverterà sui diritti acquisiti, ovvero quelle rendite di posizione che in passato la previdenza, sia quella pubblica che quella privata, ha concesso e che hanno creato quella voragine che oggi le attuali e future generazioni sono chiamate a colmare.
Si parlerà anche della riduzionedelle prestazioni, in parte per colpadi una fiscalità sempre più aggressiva che ci vede come il “bancomat” del Governo, che considera laprevidenza di primo pilastro comeun patrimonio da spremere e non come un risparmio previdenziale da salvaguardare.
Voglio ricordare che il patrimonio iscritto all’attivo dei bilanci, non è il “tesoretto” trovato (con l’augurio che non sia il prossimo che troverà il Governo…), ma è un risparmio previdenziale che si tradurrà in un debito da restituire agliaventi diritto al momento della maturazione dei requisiti pensionistici. Quindi è un patrimonio chenon ha e non può avere alcuna finalità speculativa.
Per garantire agli associati untrattamento pensionistico adeguato, da sempre abbiamo ricercato forme di investimento che meglio coniugano il binomio “rischio/rendimento atteso”. Compito del Consiglio di amministrazione è “proteggere” il risparmio previdenziale e realizzare un rendimento adeguato al tasso obiettivo, utilizzato nelle proiezioni attuariali, che garantisce sostenibilità all'Ente, con un profilo di rischio in linea con le finalità previdenziali.
Nel corso degli ultimi anni questo compito è divenuto sempre più difficile, complici le mutate condizioni di mercato che non offrono più soluzioni di investimento caratterizzate da basso profilo di rischio e ritorno in lineacon i tassi di equilibrio dei diversi sistemi pensionistici. A questo si
aggiunga il regime fiscale che comprime i rendimenti realizzati.
La tassazione sui proventi, nellasostanza, erode il monte previdenziale degli iscritti nella fase di accumulo, per non parlare della successiva tassazione in fase di erogazione.
In pochi anni la pressione fiscale, anche per le Casse, è passata dal 12,5% al 20% e poi al 26% assimilando di fatto, i rendimenti del risparmio previdenziale obbligatorio a quello degli investimenti speculativi; per capire la portata di questa doppia manovra basti pensare come in pochi anni il prelievo cui è stato assoggettato il nostro Ente, è passato da 18 milioni di euro del 2011 ai 50 del 2014. Partendo da questi numeri appare chiaro come l'”omaggio” messo sul tavolo dal Governo per complessivi 80 milioni di euro, per compensare l’aumento dell’aliquota, da dividere eventualmente tra tutti gli enti di previdenza di primo e secondo pilastro, che dovessero investire secondo le modalità e nei comparti voluti dal Governo, appare più un palliativo che un concreto intervento per mitigare tale aumento, almeno nel breve periodo.
Senza dimenticare l’incremento della percentuale di imponibilità ai fini dell’Ires dei dividendi azionari percepiti dagli enti non
commerciali passata dal 5,0% al 77,74 per cento.
Malgrado ciò siamo propositivie pronti a dare un contributo al Paese, lo abbiamo già fatto più volte nel passato. Vogliamo investire nell’economia reale perché vogliamo contribuire con parte dei nostririsparmi previdenziali a un circolovirtuoso, che possa rilanciare l’economia, le professioni, il sistema Paese, ma vogliamo anche un rapporto istituzionale diverso, fatto di reciproca lealtà, in cambio di un quadro normativo chiaro, definito, inattaccabile, stabile e coerente con la mission, per poter programmare al meglio il futuro.
Da quanto detto, appare evidente quanto il Governo sia miope, perché se desse alla previdenza la reale opportunità di essere autonoma, di evitare una tassazione del risparmio previdenziale elevata, eliminare le doppie tassazioni che in altri Paesi europei non esistono, si potrebbero aumentare le prestazioni in modo dignitoso, erogare maggiori servizi di welfare e il risultato si tradurrebbe sicuramentein un minor costo sociale dello Stato. In questi venti anni dalla privatizzazione e malgrado le norme contraddittorie, i risultati si sono visti.
Vicepresidente Cnpadc
Tasse. Il trattamento di favore riservato agli investimenti in economia reale non mitiga l’aumento delle aliquote
Più equità fiscale per il risparmio
Le sfide del mercato. Professionisti italiani svantaggiati in termini di tasse, adempimenti e tutela del servizio ai cittadini
Una politica per competere nella UePer un confronto leale è necessario un allineamento di garanzie e condizioni di base
Inpgi 1 e Inpgi 2
Altri*
Enasarco
Inarcassa
CipagEnpap
Enpam
Cf
Enpaia 1 e Enpaia 2
Cnpadc
Cnpr
9,63
17,38
3,37
2,09
4,26
11,86,683,09
25,07
12,5
4,13
(*) Epap, Enpab, Eppi, Enpav, Enpapi, Cn, Enpacl Fonte: Adepp
Il mondo Adepp
(*) escluso solidarietà e tirocinanti
Pensione media(tutte le pensioni)
Contributomedio*
Volume d’affariai fini Iva
Reddito medioai fini Irpef
35.36911.142110.45263.01334.43510.706110.68663.393
2012 2013
Il focus sui dottori commercialisti
Da conciliare. Spesa pubblica e diritti dei lavoratori
Serve un modelloche garantisca conti e prestazionidi Alfonso Celotto
L e pensioni costano 1/3 della spesa pubblica nazionale, cioè 221 miliardi su 792
(dati 2012).Anche la riflessione di un giu
rista sulla previdenza che si(a)spetta non può prescindereda questo impressionante dato economico, da bilanciare con lagaranzia previdenziale.
La garanzia previdenzialeparte da lontano, dall’articolo 38 della Costituzione che disegna un modello mutualistico esolidaristico, garantendo ai «lavoratori» non il solo mantenimento, ma «mezzi adeguati alleloro esigenze di vita», secondo un elenco non tassativo di eventi (infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria), tutti riferibili allacategoria degli «ostacoli di ordine economico e sociale, che,limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» di cui all’articolo 3, secondo comma della Costituzione.
Il diritto alla prestazione previdenziale è stato irrobustito dalla giurisprudenza costituzionale che ha configurato la pensione quale forma di «retribuzione differita», in una lettura unitaria con le garanzie dell’articolo 36 della Costituzione.
Ne emerge un quadro in cuiva assicurata una specifica correlazione tra quantità e qualità del lavoro prestato e il corrispettivo monetario, al fine di garantire un livello di reddito quanto meno idoneo ad assicurare una esistenza libera e dignitosa al lavoratore, attivo o inpensione.
Il diritto alla previdenza serve ad alleviare lo stato di bisogno del lavoratore e della sua famiglia (sentenza 926/1988), ma anche a garantire un quid pluris volto a tener conto almeno parzialmente del “merito” chedal lavoro (ma anche dalla contribuzione) deriva e che trova riscontro nel tenore di vita raggiunto dal lavoratore alla conclusione della sua vita lavorativa (sentenze 26/1980, 173/1986e così via, con le quali si è superato l’iniziale orientamento chegarantiva solo le “primarie necessità”, sentenze 31/1960 e 22/1969).
Questo assunto di fondo negli ultimi anni ha dovuto duramente scontrarsi con l’esigenzadi contenimento della spesa.
Qual è il punto di corretto bilanciamento tra la tutela dell’interesse generale al contenimento della spesa e la garanzia individuale alla “adeguatezza” della prestazione previdenziale, coperta anche dalla tutela dell’affidamento e dei diritti
quesiti? Emblematico è il caso dei più recenti interventi emergenziali.
Ricordiamo bene come l’articolo 18, comma 22bis, Dl 98/2011 modificato dal Dl 201/2011 disponeva un contributo di perequazione triennale per i trattamenti pensionistici superiori a 90mila euro lordi annui (3% che diventa progressivamente 10 e 15%).
La Corte costituzionale ne hadichiarato seccamente l’incostituzionalità rispetto all’articolo 3 della Costituzione, ritenendo che imporre il contributo di solidarietà ai soli titolari ditrattamenti pensionistici disponga «una ingiustificata limitazione della platea dei soggettipassivi». Con la interessante precisazione che, nel caso di specie, «il giudizio di irragionevolezza dell’intervento settoriale appare ancor più palese, laddove si consideri che la giurisprudenza della Corte ha ritenuto che il trattamento pensionistico ordinario ha natura di retribuzione differita; sicché il maggior prelievo tributario rispetto ad altre categorie risulta con più evidenza discriminatorio, venendo esso a gravare su redditi ormai consolidati nel loro ammontare, collegati a prestazioni lavorative già rese da cittadini che hanno esaurito la loro vita lavorativa, rispetto ai quali non risulta più possibileneppure ridisegnare sul piano sinallagmatico il rapporto di lavoro» (sentenza 116 del 2013).
Su questa linea è facile pensare che analoga sorte spetterà anche al contributo di solidarietà “rivisto” dal Governo Letta nel comma 486 della legge 147/2013.
Emergono palesi le divergenze di modello. Da un lato il legislatore si affanna a cercare contenimenti di spesa che ponganoin dubbio il diritto pieno a una previdenza adeguata alle esigenze di vita, anche sacrificando affidamenti e diritti quesiti.
Dall’altro, la giurisprudenzasoprattutto costituzionale continua a tutelare la pienezza dell'impianto di garanzie.
La previdenza che “ci aspetta” si scontra con la previdenza che “ci spetta”. Le esigenze economiche si scontrano con le garanzie giuridiche.
La soluzione, rebus sic stantibus, sembra già scritta, se non sistudia un nuovo modello, cheintacchi la filosofia generale della previdenza pubblica, rendendola forma di garanzia minima delle esigenze di vita, anche a seguito della messa a regime dei sistemi previdenziali complementari e integrativi.
Ordinario di Diritto costituzionaleUniversità degli studi Roma Tre
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REDDITIImporto medo di reddito, volume d’affari, contributo e pensione 201213
Rapporto contribuzioni/prestazioniTotale contribuzione versata
Totale pensioni erogate
227.460.534
3,0
679.970.051
VERSAMENTI E ASSEGNITotale contribuzione versata e pensioni erogate nel 2013 (in euro)
Numero iscritti
Numero pensionati
Rapporto iscritti /pensionati
9,4
6.431
60.383
PENSIONATII pensionati nel 2013 (totalizzazioni incluse) e il rapporto con gli iscritti
Mobiliare
Immobiliareresidenziale
Immobiliarenon residenziale
32.478.935 302.255.149
4.708.678.557
Patrimoniocomplessivo
5.043.412.641
PATRIMONIONel 2013 in euro
201320122011
60.38358.56356.611
ISCRITTIGli iscritti negli ultimi tre anni
LA CONSULENZAOccorre garantire ai clientiprestazioni professionali certe in un quadro di dirittie doveri comuni e una visioneche unisca persone e Stati
Gli iscritti. L’analisi per categoria, fasce d’età e genere nel rapporto Adepp
In calo i giovani,aumentano le donnepSono una trentina circa le categorie professionali aderenti all’Adepp, l’Associazionedegli Enti previdenziali privati, collocabili in quattro grandi aree: giuridica, rete delle professioni tecniche, area economico sociale, area sanitaria.
In termini di iscritti attivi (siveda il grafico in alto) l’Ente con più peso è l’Enpam (medicie odontoiatri) che incide per circa un quarto sul totale degli iscritti contribuenti (quasi 1,5 milioni), seguito dall’Enasarco(agenti e rappresentanti di commercio) che conta per il17%, quindi dalla Cassa forense(12,5%) e dall’Inarcassa (ingegneri e architetti) con l’11,8 per cento. Rispetto al 2012, si legge
nel Quarto Rapporto Adeppsulla previdenza privata, nel 2013 si assiste a un incremento degli iscritti attivi pari all’1%.Rispetto al 2005 si registra una variazione del 15,7%, ma le percentuali annue risultano via via decrescenti a partire dal 2006.
Gli attivi pensionati (purnon rilevanti come ordine di grandezza rispetto agli iscritti attivi) sono circa 52mila nel 2013, ma segnano un incremento del 2,4% (e del 40% circa nel periodo 20052013), a conferma di come le riforme abbiano incentivato la prosecuzione del versamento dei contributi anche dopo la pensione.
Interessante anche l’analisi
per fascia di età, dove si nota una contrazione degli under 40: era quasi il 37% nel 2007 ed èscesa al 33% nel 2013, con un trend decrescente costante nelperiodo considerato, a conferma di come sia diventato difficile l’inserimento nel mondodel lavoro dipendente e professionale per le fasce d’età più giovani. Se si passa invece all’analisi di genere si rileva che l’incremento degli iscritti donna (3,7% nel 20122013 e 31,6tra il 2007 e il 2013) è stato moltosuperiore a quello degli iscritti uomini (0,4% e 7% negli stessi periodi). La componente maschile resta comunque predominante, scendendo dal 66% del 2007 al 61% attuale.
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LE SIGLEComposizioni iscritti contribuenti Adepp Valori percentuali
Prestazioni di welfare erogate importi nominali in milioni di euro
2008 2009 2010 2011 2012 2013INDENNITÀ DI MATERNITÀ
79 88,26 87,81 94,58 95,56 96,42PRESTAZIONI A SOSTEGNO DEGLI ISCRITTI
29,97 44,92 37,75 35,55 33,07 37,78PRESTAZIONI A SOSTEGNO PROFESSIONALE
137,51 207,65 156,49 166,48 164,3 129,56AMMORTIZZATORI SOCIALI
36,85 38,63 45,11 52,18 60,17 75,52POLIZZE SANITARIE (PREMI PAGATI)
69,34 67,06 69,7 91,14 90,31 89,49TOTALE PARZIALE
352,67 446,52 396,86 439,93 443,41 428,77PRESTAZIONI CASAGIT E ONAOSI
106,58 102,04 94,6 96,77 98,43 100,44TOTALE
459,25 548,56 491,46 536,71 541,84 529,21
GLI IMPORTI PER IL «SOCIALE»
1009080706050403020100
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013Under 40 Over 40
63,1 63,6 64,5 65,1 65,8 66,4 67,1
36,9 36,4 35,5 34,9 34,2 33,6 32,9
IL TREND DELL’ETÀComposizione degli iscritti Adepp per fascia d’età. Dati in percentuale
Fonte: Cnpadc
736 mlnTotalePiano di impiego per il 2015 della Cnpadc
430 mlnBudget mobiliare Comprende strategie immobiliari(150 milioni), azionarie (50) e investimenti alternativi (230)
306Budget immobiliareComprende acquisto diretto di immobili (56 milioni), fondi riservati (200) e non riservati (50)
PREVIDENZA FOCUS
PAGINE A CURA DI: Rossella Cadeo
PIANO DI IMPIEGO
da pag. 42
23-APR-2015
Dir. Resp.: Roberto Napoletano
Tiratura 01/2015: 238.762Diffusione 01/2015: 180.824Lettori III 2014: 901.000Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati
da pag. 39
24-APR-2015
Dir. Resp.: Roberto Napoletano
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24-APR-2015
Dir. Resp.: Roberto Napoletano
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