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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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PrimaPagina 29 - sett. 20122 PrimaPagina

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Passeggiate “pericolose” e...di Matteo Lupi 11

Territorio PROBLEMI SUL FIUME TORDINO E SPARTIZIONE DELLE COMPENTENZE

Per i vostri quesitiai nostri [email protected]/fax 0861. 250336

29 Settembre 2012

32Banche & TerritorioNon sembra, ma da quando abbiamo cominciato a prendere confidenza con termini quali crisi e debolezza economica, sono passati già quattro anni. Un’eternità, che ci fa ancora boccheggiare, nonostante le parole ricorrenti del nostro attuale premier.

64 Un cucciolo a casadi Piero Serroni

54 Krav Maga

Enrico Santarelli

TIZIANA [email protected]

Edito da E.C.S. Editori srl

Via Costantini, 6 - TeramoTel & Fax . 0861. [email protected]@primapaginaweb.it

Nicola Arletti

di Carlo Di Patrizio

Lisciani Giochi

Clementina BerardoccoGiuseppe BucciarelliLucio CancellieriMarcella CalvareseMira CarpinetaMichele CilibertiMattias CoccoClaudio D’ArchivioRomina Di CostanzoAdele Di FeliciantonioLaura Di PaolantonioIvan Di NinoVittoria DraganiElisabetta Fiore(cord. edit. ESCLUSIVO MEDECINA VETERINARIA)Vincenzo Lisciani PetriniAntonella LorenziMatteo LupiCristiane MaràDomenico MarinelliFulvio MarsilioValter Di MattiaGiuseppina MichiniDaniela PalantraniJessica PavoneGianfranco PucaMariangela SansonePiero SerroniAlessandro Tarentini

Sail Post Agenzia Teramo 1

UNIONESTAMPAPERIODICAITALIANA

Proprietà:

DIRETTORE RESPONSABILE:

Redazione e Amministrazione

PUBBLICITÀ:

Graphic designerimpaginazione:

Supporto grafico:

Supporto web:

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Hanno collaborato:

DISTRIBUZIONE

La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è

dei singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi.

Alcune collaborazioni sono gratuite.

L’editore ha compiuto ogni sforzo per contattare gli autori delle

immagini. Qualora non fosse riuscito, rimane a disposizione per

rimediare alle eventuali omissioni

Le informazioni, testi, fotografie non possono essere riprodotte,

pubblicate o ridistribuite senza il consenso dei titolari dei diritti.

GERENZA

In copertina: Banche & Territorio (foto free royalty from internet)

n. 29 anno 3 - settembre. 2012

Concretamente BIMdi Daniela Palantrani 20

Enti IL PRESIDENTE IACHETTI A TUTTO CAMPO

48 Arte a Montoriodi Adele di Feliciantonio

62 Doping questo (s)conosciutodi Valter Di Mattia

EsclusivoMedicina Veterinaria26

E io pago...di Ivan Di Nino 18

Trasporti AUMENTI DELLE TARFFIRE DEI TRENI E AUTOBUS

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Riceviamo e pubblichiamo:

Al Presidente della Regione Abruz-zo Dott. GIANNI CHIODIAvendo avuto conoscenza degli stanzia-menti regionali alla cultura della quale la Regione è capofi la, abbiamo riscontrato criteri di assurde e inspiegabili ripartizio-ni. Pur capendo ovviamente la diffi coltà del momento che vive la nostra Regione, non si capisce invece la differenza tra le varie istituzioni che dovrebbero benefi cia-re. Se giustamente per il “Flaiano” si sono assicurati 30.000,00 euro, per il “Premio Di Venanzo” invece solo 3.000,00, quin-di è evidente il forte squilibrato rappor-to tra le due città di Pescara e di Teramo.Il Premio Di Venanzo, intitolato al più grande direttore della fotografi a nostro concittadino (di cui ci dovremmo van-tare), per chi fa fi nta di non saperlo, è unico in Abruzzo e per il mondo intero. Una formula originale che meriterebbe maggiore attenzione dagli enti pubblici. Ma purtroppo la tendenza ad emarginare

Teramo è ormai di fatto conclamata e ne è emblematica la stessa volontà di liquidazio-ne della provincia.

Il Presidente di Teramo NostraPiero Chiarini

Riceviamo e pubblichiamo:

In relazione alla situazione di mobilità e trasporti, relativa alla nostra provincia, L’Italia dei Valori desidera informare l’uten-za sulle novità che riguardano il settore. Tralasciando, per ora, il trasporto su gom-ma, impegnato quasi esclusivamente verso la costa, portando l’entroterra alla pro-gressiva desertifi cazione (si è costretti a spostarsi verso il capoluogo, causa i prezzi dei carburanti), il trasporto su rotaia, con-tinua a presentare molte criticità, iniziando dalla stazione ferroviaria del capoluogo:1) La mancanza di personale che dia in-formazioni ai viaggiatori in partenza (orari, coincidenze) ed in arrivo in città (bus, taxi etc.) sevizio dato, attualmen-

te dal sottoscritto, in forma gratuita, con grande soddisfazione dell’utenza;2) la mancanza di servi-zi igienici (utilizzo del bar);3) la richiesta, più volte avanzata, di cor-se festive. L’unica, la mattina, perde coincidenza a Genova con l’unica di-retta ad Ancona, per qualche minuto;4) la richiesta, ferma e convinta di collega-menti diretti in direzione Nord (San Be-nedetto, Ancona), per servire la parte set-tentrionale della Provincia (Tortoreto, Alba Adriatica) ed utilizzare treni ES. in partenza dal capoluogo dorico! Richiesta bloccata dalla Regione, dopo l’assenso concesso dal-la Regione Marche. Abbiamo solo collega-menti diretti in direzione Sud: Pescara, Chie-ti, Sulmona, Avezzano, Ortona, Lanciano.5) In collaborazione con l’assessore ai tra-sporti della Provincia dell’Aquila, si cerca di coinvolgere nel progetto, la soc. Sangritana, intenzionata al collegamento diretto con Bologna, a far partire i convogli da Teramo, e non da Vasto, con un collegamento auto-stradale di bus, e svincolo Gammarana. Un bacino di utenza importante, ed un colle-gamento diretto: Emilia Romagna-Parco, in attesa dell’inizio dei lavori della linea ferro-viaria Teramo -Capitigano-L’Aquila-Carsoli, da sempre nei progetti delle due Province. C’è, invece, chi tra i nostri assessori, auspi-ca arretramenti di binari, cancellazione del-la struttura, per ricavare parcheggi, bloc-cando qualunque possibilità di sviluppo.Teramo, la punta di un iceberg nel settore dei trasporti su rotaia della Regione; 4 ore e 40 minuti da Pescara a Roma (240Km), stesso tempo del 1884, anno dell’apertu-ra della linea; 80% di linee a gasolio, linee soppresse e sostituite con bus, mentre si continua a costruire autostrade!

Paolo D’Incecco

rispostarispostaBotta &...

Egregio LettoreGentile Inserzionista,

Perché pubblicare un Bilancio quando non si è espressamente tenuti a farlo? Domanda già rivoltaci in passato.Perché sentiamo fortemente di voler condivi-dere le motivazioni che ci spingono al rispetto di un disposto legislativo che tuttavia non ci in-veste. E’ nostra convinzione che il rispetto per il Lettore e il Cliente inserzionista si esprima anche attraverso la trasparente operatività della Società Editrice; si chiama “responsabi-lità sociale” ed è qualcosa che, quando ci ap-

partiene, si vuole condividere. E’ il rispetto che, attraverso il “fare” quotidiano, di cui il Bilan-cio rappresenta la sintesi, vogliamo trasmet-tere a chi ci accompagna nel nostro percorso. E’ anche un modo per far comprendere alla collettività che la E.C.S. Editori srl opera senza fi nanziamenti pubblici, palesi o occulti. E.C.S. Editori srl (società composta solo ed esclusivamente da Enrico Santarelli, Dio-mira Carpineta e Daniela Palantrani) edita PrimaPagina grazie al supporto dei clien-ti inserzionisti, con i quali assume un impegno forte, chiaro ed inequivocabile integrando le argomentazioni di vendita con dati concreti,

veritieri e quando possibile, certifi cati. Quando possibile, perché non sempre esistono istituti delegati ad alcune certifi cazioni. PrimaPagina è un mensile che vede un forte coinvolgimento emotivo da parte dei suoi re-dattori, che nella totalità collaborano a titolo gratuito e liberi di esprimere se stessi, pur nel rispetto della linea editoriale. Lo stesso che insieme nutriamo nei confronti dei nostri lettori e inserzionisti

Con l’augurio di buona letturaE.C.S. Editori s.r.l.PrimaPagina

nota dell’Editore

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on sono un’esperta in ma-teria. So che dell’argomen-to si sta parlando da anni. La ministro Fornero ha fatto la sua parte ed è soddisfatta del suo lavoro. Già qualcu-no sostiene che, forse, era

meglio quando si stava peggio. Al di là delle analisi degli esperti e delle battute propa-gandistiche (con queste storie c’è chi ci campa elettoralmente), conosco bene la storia del mio amico G. Precario da una vita. Bidello in una scuola, ogni anno chiamato in servizio. Pochi mesi e poi la disoccupa-zione. Un arrangiarsi, che è sempre meglio di niente. Ma ora? Niente in vista. Non c’è speranza, quest’anno. Il precario non va avanti, va indietro. Livello zero. Disoccupa-to totale e per un quarantenne o poco più è drammatico. Soprattutto per un capofa-miglia con fi gli all’università da mantenere.Insomma, per il mio amico G. la “riforma Fornero” è tutta qui. Non c’è più spazio

per chi fi no ad oggi è andato avanti ar-rangiandosi. Men che meno c’è possibilità per una sistemazione defi nitiva, dopo anni di anticamera. L’assunzione, insomma, re-sta un sogno impossibile. Né potranno esserci soluzioni alternative. Magari un contratto a chiamata (ora riservato a gio-vani e pensionati). In passato importante per arrotondare, quando G. non era im-pegnato nel suo lavoro a scuola. La nuova normativa Fornero sembra fatta apposta per non lasciare spazio aperto, spazzan-do soluzioni di chi, fra i 26 e i 54 anni, è costretto ad arrangiarsi. Il mio amico G è così entrato nella generazione degli invi-sibili, che nel mondo del lavoro non po-tranno più entrare. Neppure di passaggio. Anche se non basterà una legge ad azzera-re una famiglia con i problemi e le aspet-tative di sempre. Viene il sospetto che il governo dei tecnici, oltre a massacrarci di tasse, sia più che altro abile in riforme che puniscono i più deboli. Complimenti.

di Tiziana MattiaEditoriale

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ui c’è il rischio che torneremo tutti a pa-scolare le pecore”. Lo ha detto un noto im-prenditore e non so se è una minaccia o

una promessa. Speriamo prevalga l’ultima ipotesi, visto come stanno le cose. L’economia abruzzese arranca e perde col-pi, come del resto quella nazionale, con le

aziende che chiudono e nessuno investe più nel Bel Paese. Persino la Fiat ci sta pensando e vor-rebbe girare pagina. Speriamo di no.

ABRUZZO IN RECESSIONEE RITORNOAI PASCOLIQuando tutto precipita ela soluzione non arriva,non restano che le sane risorse del passato

di Tiziana Mattia

Teramo era indicata come la capitale della piccola e media industria, al centro di una rete diffusa che produceva ricchezza e posti di lavoro...

FINITA LA CORSA GIRIAMO PAGINA

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In Abruzzo stessa musica. Negli anni ’90 eravamo saliti all’apice. Ai primi posti fra le regioni del Mezzogior-no. Vicini alle aree più progredite del Nord. Per gli esperti di economia eravamo la “locomotiva del Sud”, che marciava ad alta velocità verso la crescita e lo svilup-po. Teramo era indicata come la capitale della piccola e media industria, al centro di una rete diffusa che produceva ricchez-za e posti di lavoro. La Val Vibrata era la punta di diamante di un miracolo “made in Abruzzo”. Tanto che, con ammirazione, gli esperti di economia la indicavano come

la “Valle dell’Eden”, dove tutto procedeva per il meglio. Anzi, i problemi non mancavano, ma erano quelli di un territorio che stava crescendo

troppo e doveva prepararsi al futuro.Ma come? Esaurito il primo tempo della corsa vitto-riosa, c’era da girare pagina e prepararsi al passaggio successivo. C’era da fare, per capirci, un salto culturale. Gli artigiani e gl’imprenditori di prima ge-nerazione dovevano prepararsi ad affron-tare le sfi de della globalizzazione e dei grandi mercati con una politica industriale nuova e innovativa. Il potere politico, a sua volta, avrebbe dovuto affi ancare i manager di ultima generazione, creando infrastrut-ture e strumenti fi nanziari per sostenere il grande salto. Per lunghi anni, fra un convegno e l’altro, abbiamo saputo dormire solo sugli allori,

pensando forse che il miracolo “made in Abruzzo” potesse durare all’infi nito. Né ci siamo dati da fare per affrontare le sfi de sempre più incombenti e la crisi è entrata lentamente nelle viscere della nostra eco-nomia. Locale e nazionale. Fino a saldarsi con la recessione e la crisi su vasta scala, per non dire mondiale, di questi ultimi anni, che stanno spazzando un apparato produttivo

e industriale debole e inadeguato. Né sap-piamo come se ne possa uscire. Tanto che, fra gli addetti ai lavori, c’è chi paventa un ritorno ai pascoli sulle alture abruzzesi. Che dire? Prendiamola come un augurio, per risalire, visto che si precipita. E nessu-no sa come fermare la folle corsa verso il basso.

Esaurito il primo tempo della corsa vittoriosa, c’era da girare pagina e prepararsi al passaggio successivo...

La Val Vibrata era la punta di diamante di un miracolo “made in Abruzzo”...

C’era da fare, per capirci, un salto culturale...

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e ultimamente vi è capitato di farvi una passeggiata lungo il fi ume Tordino, saprete già che ad un certo punto il sentiero s’interrompe, e davanti agli occhi prorompe il ponte del

Lotto Zero, all’altezza dell’ingresso in zona tigli. E proprio qui, dove il cicaleccio dei suoni naturali si sposa col brusio dei lavori in corso per l’apertura di un nuovo lotto, l’ambiente teramano sembra abbandonato a se stesso: non solo pezzi di recinzioni temporanee da cantiere lasciati tra le fronde dei cespugli, ma anche tronchi di alberi divelti dalle piogge delle scorse settimane, e che hanno invaso il letto del fi ume, ostruendolo in parte. Così si ripropone il problema di come tutelare una parte così importante del

territorio quale è il ‘verde’ del fi ume, già al centro di scontri tra fazioni e progetti politici negli ultimi decenni. L’assessore ai Lavori Pubblici, Giorgio Di Giovangiacomo, non vuol sentire parlare di abbandono. “Intanto, la zona non è di competenza nostra, ma dell’Anas. E comunque, più volte abbiamo stanziato fondi per rimettere in sicurezza il fi ume, l’ultima somma ammontava a 150.000 euro, se non sbaglio”. L’assessore rivendica anche altri importanti interventi. “Non ne parla nessuno, ma noi abbiamo pulito a nostre spese gran parte del Vezzola, un bel tratto dell’alveo vicino alla pista ciclo-pedonale, e ci siamo fatti fi nanziare il ripristino del ponticello.

Insomma, ci stiamo attivando per lavori di messa a punto anche di zone non a nostra competenza”. Infi ne, parole al miele per il gestore della rete stradale: “l’Anas ci sta dando una grande mano”.

Non ne parla nessuno, ma noi abbiamo pulito a nostre spese gran parte del Vezzola, un bel tratto dell’alveo vicino alla pista ciclo-pedonale...

FIUME TORDINO

Passeggiate “pericolose” e spartizione delle competenze

di Matteo Lupi

foto M. Lupi: situazione sotto ilponte del “lotto 0”

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n un periodo storico così delicato con la crisi economica imperante è di fon-damentale importanza porsi interro-gativi sulla direzione da prendere per salvaguardare la cultura e il patrimonio artistico-archeologico della nostra cit-

tà, per non sperperare le poche risorse a disposizione.Per meglio comprendere la realtà e lo sta-to di salute di Teramo, abbiamo interpella-to due personaggi che della valorizzazione del nostro patrimonio culturale hanno fatto un lavoro: Marcello Sgattoni, già bi-bliotecario di lungo corso della “Delfi co”

e Vincenzo Torrieri, funzionario archeolo-gico presso la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo.Il sindaco Maurizio Brucchi ha affer-mato che Teramo è la città d’Abruzzo con i reperti archeologici più antichi, pur sostenendo che il marchio della cit-tadina è “la città che va in bici”. Che ne pensa? Sgattoni: “Quando ho fatto (tantissime vol-te) da ‘guida’ a turisti o visitatori spesso stra-nieri, ho defi nito la Teramo che ho conosciuto in tempo, appena dopo la guerra, come una “città-giardino”. Città che molti teramani han-

no sempre amato e continuano ad amare solo e soltanto sulle “cartoline d’epoca”, ma che continuano a distruggere, anche in molti ma signifi cativi particolari”. Torrieri: “Andare a piedi sarebbe molto me-glio, per guardare soprattutto, per incuriosirsi di Teramo.Forse questo, ormai, è davvero un sogno ad occhi aperti. Il costruito dell’uomo, nella sua accezione più aulica, è il logo dell’essere cul-turale, della coscienza, della storia. Richiamo sottile e irrefrenabile dell’anima, per non per-derci ancora.Quella piazza, quella fontana e la chiesa, la panchina specchiata di pallida luce di luna tra la torre campanaria del Duomo e il Palazzo di Monsignore, così come ogni pietra, ogni

mattone, ogni porta, ogni angolo si aprono di racconti silenti, bisbigli, voci, grida.Il primo bacio innocente di appena mil-le anni fa. Quel lamento soffuso che taglia la notte di un inverno sidera-le. Io non sono più lo stesso. Ogni volta.Per questo ritengo che non esistano reperti archeologici in una città storica. Non sono mai

Da “Città Giardino”a CITTÀ PERDUTAPareri incrociati di due personaggi fra rovine, inadempienze ed

errori che hanno cancellato una grande identità d’arte e cultura

di Giuseppina Michini

Andare a piedi sarebbe molto meglio, per guardare soprattutto, per incuriosirsi di Teramo. Forse questo, ormai,è davvero un sognoad occhi aperti...

Marcello Sgattoni e Vincenzo Torrieri

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esistiti. Piuttosto essi ci sono come sinonimo di vita, storia, come rughe della nostra stessa pelle. Non li vediamo però, perché corriamo, siamo presi da altro. Benessere ed emancipa-zione, iniquità e perversa, futile illusione”. Su che cosa non sta puntando il nostro capoluogo di provincia? Torrieri: “Bisognerebbe prima capire su che

cosa sta puntando. Politici, amministratori, edu-catori, non stanno mirando sulle reali risorse del nostro territorio. Il processo di estraniazione dall’ambiente, dalla storia, ci allontana sempre di più dalla realtà: da quel paesaggio storico che caratte-rizzava la nostra terra di provincia e che sem-pre più stiamo perdendo, così come stiamo perdendo noi stessi”.Sgattoni: “La mia archeologia continuo a

coltivarla altrove: perché l’archeologia, se la si vuol fare, è una cosa seria (non sono stato io a dirlo, non sono archeologo)”.Cosa sta succedendo ai siti storici e ar-cheologici e ai progetti culturali della città?Sgattoni: “Ho avuto la fortuna di poter stu-diare archeologia (tutte le archeologie e le scienze annesse) a Bologna, con i migliori ma-estri del Novecento. Appena sono tornato a Teramo mi sono oc-cupato unicamente d’altro, e avere lavorato alla Biblioteca Dèlfi co mi ha salvato anche

da tante arrabbiature, quelle che ‘hanno fatto ammalare’ mio fratello Giammario”. Torrieri: “Non sta succedendo proprio niente. C’è assenza di personalità, vuoto esistenzia-le. Ogni iniziativa, ogni slancio, ben presto si inabisserà nel plumbeo e fermo lago dell’in-giustizia, delle delusioni, dei fallimenti. È stato costruito un edifi cio per la cultura: mi riferisco all’ipogeo di piazza Garibaldi.D’improvviso non si sa più cosa farci. Il perché a questo punto è chiaro: abbiamo assoluta ne-cessità di ricostruire, costruire il nuovo, dentro di noi”.

Bisognerebbe prima capire su che cosa sta puntando. Politici, amministratori, educatori, non stanno mirando sulle reali risorse del nostro territorio...

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più di tre anni dall’inse-diamento della giunta Brucchi a Teramo, le tante promesse e gli im-pegni presentati in cam-

pagna elettorale, cominciano a svanire. Il ‘Mo-dello Teramo’ del centrodestra, lanciato dall’ex sindaco Chiodi, ha mostrato fi nalmente il suo volto ai teramani: molta propaganda, tanti an-nunci-spot, un lungo elenco di opere pubbliche e progetti illustrati e mai realizzati racchiusi dentro piani strategici fantasma”. Questo l’esordio di Mirko De Berardinis, giovane segretario del Circolo Pd “E.V.Orsini” -Te-ramo centro. Quali le principali criticità del centro storico? “In questo fallimentare ‘modello’ politico, il centro storico è rimasto ab-bandonato a se stesso, e i residenti ne vivono ogni giorno le conseguenze. Le manutenzioni restano minime e carenti. Le strade, specie nella zona di Porta Romana, via De Albenti-is, piazza Verdi, sono ridotte ad un colabrodo. In alcuni tratti gli antichi porfi di, mancanti o danneggiati dal tempo, non vengono sostituiti per mesi, per poi essere ricoperti da antieste-tiche colate d’asfalto. L’illuminazione - prose-gue De Berardinis, - resta uno dei principali problemi: sono troppe le strade e gli incroci

che nelle ore notturne restano al buio, creando sensazione di insicurezza e probabile pericolo nei cittadini. Bisogna potenziare la pubblica illuminazione e garantire ai cittadini un mo-nitoraggio costante degli impianti, per interve-nire rapidamente in caso di guasti ed evitare incidenti, come i tanti avvenuti nella rotonda di ingresso a Teramo in via Cona”. Possibili so-luzioni? “Abbiamo richiesto più volte all’am-ministrazione comunale l’installazione di tele-camere di video-sorveglianza, in alcuni punti della città, come ad esempio piazza Garibaldi, Villa comunale, piazza Martiri, Madonna delle Grazie, per garantire una maggiore percezio-ne di sicurezza ai cittadini e per dare un au-silio al lavoro prezioso delle forze dell’ordine. Finalmente, dopo numerosi rinvii, la giunta ha stanziato 25mila euro per l’acquisto di teleca-mere. Speriamo che la burocrazia non ritardi ulteriormente e che entrino presto in funzione. Altra questione disattesa dalla giunta Brucchi, - prosegue il segretario - resta quella dei gran-di contenitori vuoti inutilizzati o abbandonati in centro storico: ex manicomio,ex ospedaletto di Porta Romana, Regina Margherita, ex Ra-vasco, ex Enel viale Bovio, ex Banca D’Italia, sono alcuni esempi. Edifi ci e spazi che politi-ci ed amministratori non possono limitarsi a

guardare, mentre cadono in rovina”. Propo-ste concrete? “Si potrebbero trasformare questi luoghi in investimenti per il futuro, non dimentichiamo che a Teramo ancora manca una casa dello studente e gli universitari han-no necessità di aule studio in centro. Quale migliore occasione, dunque, per far rivi-vere il nostro centro storico cittadino? Teramo, - conclude il segretario - ha bisogno di tornare a crescere e guardare avanti dopo questi anni bui, ma non si pensi ad una crescita con il cemento. Occorre fermare il consumo del territorio e la cementifi cazione selvaggia. Per questo moti-vo ci siamo opposti, e continueremo a farlo, all’ipotesi di cementifi care l’area del vecchio stadio comunale. E’ uno dei pochi spazi verdi rimasti in città e tale deve restare. Un polmo-ne verde a disposizione delle famiglie e delle tante società sportive che già lo utilizzano, oltreché un’area comunale sempre utile per eventi e manifestazioni. La vicenda del nuovo teatro dovrebbe aver insegnato qualcosa ai nostri amministratori: mai più project fi nancing nelle mani dei pri-vati, l’interesse pubblico va messo sempre al primo posto. Se non si segue questa regola, si perde la bussola del bene comune”.

“Centro storico, colabrodo della città”Mirko De Berardinis, segretario del circolo Pd, processa il “modello Teramo” e propone…

di Daniela Palantrani

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nzo D’Ignazio, portavoce dell’ associazione Bella Teramo, fa sapere che si è mobilitata contro l’abolizione della provincia di Teramo. “Siamo contrari

all’accorpamento delle province – esordisce D’Ignazio - sia con Pescara, contrariamente a quanto propone il sindaco di Giulianova, Mastromauro, perché non esiste nessuna affi nità nella cultura delle due province. Contrari anche all’accorpamento con L’Aquila, che ha problematiche già vastissime e diverse dalle nostre. La provincia di Teramo ha un territorio ampio che spazia dalla montagna alla costa. Come gestirebbe L’Aquila le problematiche della costa che non è avvezza ad avere nel suo territorio? Ci preoccupa, - prosegue il presidente – la sottrazione delle istituzioni e la conseguente perdita di identità dei teramani che si avrebbe nel caso di accorpamento”.

Una domanda al sindaco Brucchi? “Dopo la vicenda del Teatro Comunale, e l’impossibilità di abbattere il vecchio stadio, si è convinto della necessità di chiedere

preventivamente il consenso ai cittadini?”. Infi ne, D’Ignazio, tuona sulla poca attenzione della PA sulla sicurezza dei cittadini. “In via Muzi persiste una situazione di non messa in sicurezza (caduta di calcinacci e tegole), segnalata da diversi mesi all’amministrazione. Teramo, vede, ricorda e non dimentica. Neanche che abbiamo perso la squadra di basket, anche a causa della poca incisività dell’amministrazione”.

IDENTITÀ TERAMANATeramo che non dimentica

L’associazione di Enzo D’Ignazio dice la suasu Province e problemi in città

Teramo, vede, ricorda e non dimentica...

di Daniela Palantrani

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ono andato a pren-dere il treno per Giulianova da Tera-mo, due settimane fa e costava 2,30 euro; sono andato

oggi ed il prezzo è aumentato di dieci cen-tesimi!”. Questo il commento di un pas-sante alla stazione di Giulianova.In Abruzzo i biglietti sono rincarati da set-tembre del 4,5% medio sia per il servizio regionale Trenitalia che per la Sangrita-na. Gli aumenti sono dovuti all’infl azione (tasso programmato 2012 dell’1,5% cui si sommano lo 0,1% del recupero tasso di infl azione 2010 e il 2,7% dell’infl azione 2011). Treni spesso sporchi ed in ritardo, con l’Eurostar, la Freccia rossa e bianca che si fermano sì e no a Pescara. La modesta battaglia combattuta per farli fermare a Giulianova è andata persa.La Regione ha tuttavia comminato a Tre-nitalia le sanzioni previste dal contratto di servizio per cause legate all’ingiustifi cata soppressione di treni o in relazione alla

decurtazione di vetture sulla composizio-ne di alcuni di essi per l’anno 2011pari a 143.518 euro.La deliberazione della giunta regionale non accoglie nemmeno in toto la richiesta di Trenitalia che voleva un aumento di “alme-no il 6,3%” a partire dal primo luglio, ri-cordando all’esecutivo regionale il recente rincaro del 10% delle tariffe degli autobus del trasporto locale.Già, come se non bastasse è salito anche il costo del trasporto su gomma.La manovra, secondo la Regione, è stata obbligata: i continui rincari del gasolio –ma nei rari casi in cui detto carburante scen-de di prezzo non si verifi ca il contrario- e della manutenzione dei mezzi hanno fatto lievitare i costi d’esercizio.Tale aumento non riguarda automatica-mente le linee commerciali non sovven-zionate con i contributi pubblici (come la tratta Pescara-Roma) dove si opera in concorrenza col privato.L’incremento incide più sulle linee brevi, come la Teramo-Giulianova.

La quota sotto la quale i rincari non val-gono sale da 6500 a 10.000 euro di reddi-to annuo. Per l’assessore regionale Morra molto è stato già fatto sopprimendo dop-pioni, corse festive non produttive e fa-sce orarie con domanda debole. Secondo quanto previsto dal Decreto Legge 1/2012 sulle cosiddette liberalizzazioni occorre avviare un processo di aggregazione delle imprese di trasporto pubblico locale.La soluzione dell’azienda unica (previ-sta anche da una legge regionale) appare scontata: pleonastiche l’ARPA, la GTM e la Sangritana. Nella deliberazione della giunta regiona-le del 31 maggio 2012 avente ad oggetto “ristrutturazione servizio pubblico di tra-sporto locale in concessione regionale e delle linee del contratto di servizio con Regione Abruzzo”, sono stati espressi gli obiettivi della ristrutturazione gettando le basi per la fusione.Si sta ponendo sul tavolo la possibilità d’istituire una “newco” (new company), società unica gomma – ferro, strutturata in divisioni per area di business.A fronte degli aumenti, forte è stata la pro-testa dei pendolari.E’ pur vero che molte altre regioni hanno aumentato anche di più il costo dei bigliet-ti, ma qualcuno dovrebbe anche ricordare che il bollo auto-incasso regionale!- è tra i più salati d’Italia, tra l’altro la nazione che fa pagare di più in Europa.Una rete infrastrutturale inadeguata e mal tenuta fa il resto.Tanto per cambiare, i bilanci sono defi cita-ri: l’ARPA, per citare la società più in vista, ha un bilancio ‘rosso Ferrari’ in quanto “i primi anni di gestione furono caratterizzati da una crescita tumultuosa dovuta a pres-santi necessità d’intervento, che hanno messo a dura prova la capacità produttiva della società e reso pesante l’indebitamen-to in assenza di adeguate risorse fi nanzia-rie messe a disposizione dalla Regione”. (Relazione della Regione Abruzzo-dire-

TRASPORTI

E io pago…

di Ivan Di Nino

Mentre rincarano le tariffe di treni e autobusi pendolari tartassati (a ragione) protestano

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ennesima puntata dell’en-nesima storia su cui pre-mono interessi formidabili: al solito, la politica litiga. Al fi n della licenza, sono sta-te toccate le poco sacre

sponde dell’approvazione del bilancio del Ruzzo, con i voti dei sindaci di maggioranza di centro-destra (21favorevoli, 9 contrari, 1 astenuto).All’inizio dei lavori il sindaco di Giuliano-va, Mastromauro, ha proposto di invertire i punti dell’ordine del giorno, mettendo al primo posto il nuovo Cda: sospensione della riunione e no di rito. E’ facile immagi-nare come nei minuti tra il primo e secon-do round ci siano state baruffe di palazzo che poco hanno a che fare con l’acqua e il bene comune dei cittadini.Ancora sugli scudi, il sindaco della città ri-vierasca ha incalzato l’assemblea dei soci-sindaci sull’illegittimità di atti su cui si è dato già conto: si ricorda unicamente che per la linea del centro-sinistra la procedura seguita dal Cda, per rimpiazzare il presi-dente Strozzieri, non era valida e dunque, con la ricomposizione del Cda, presieduto da Scuteri, il bilancio andava approvato sa-nando le irregolarità pregresse.Il Ruzzo ha emesso una nota pubblica in cui si afferma che l’attuale Cda rispecchia i 4/5 del precedente stesso organo, che ha portato il bilancio al voto dell’assemblea

dei soci. Fine delle trasmissioni, dacché gli altri punti sono stati rimandati: niente ap-provazione del bilancio programmatico in attesa del parere dell’Ato –allora, alla Ca-talano, viene da chiedersi perché sia stato messo nell’odg- e l’azzeramento del Cda.Ancora Mastromauro:“Resta il fatto che è stato votato un bilancio che mette a ri-schio i territori, quando sarebbe stato suf-fi ciente un rinvio per sanare la situazione”. Inoltre, l’avvocato giuliese ha affermato che “ il rinvio dell’azzeramento del Cda suona invece come il segno di divisioni interne per il centrodestra”. Ovviamente di parere opposto le forze dell’altra sponda: per Valeria Misticoni, de-legata dal sindaco Brucchi: “I fatti hanno dimostrato che non esistevano i dubbi di legittimità posti dal centrosinistra, che in-vece ha messo ancora una volta in eviden-za la sua irresponsabilità. Questo bilancio rappresentava per l’80% la gestione del centrosinistra. Grazie al voto del centro-destra il Ruzzo è stato messo in condizioni di guardare al futuro, e di iniziare a pensare fi nalmente ai problemi reali come la caren-za idrica”.Chiaramente, delle due, l’una: secondo una parte politica “il territorio è a rischio” se-condo l’altra si può cominciare a pianifi -care il futuro perché le scelte fatte sono giuste.A chi credere?

di Ivan Di Nino

Il bilancio del Ruzzo

Un territorio da berezione trasporti, infrastrutture, mobilità e logistica-2010).Gli obiettivi del trasporto pubblico locale, scritti sempre nella stessa relazione, sono sicuramente condivisibili: “sviluppo e mi-glioramento del sistema(…) Principi di sussidiarietà (conferimento agli enti locali di funzioni e compiti che non richiedano l’unitario esercizio a livello re-gionale) –, ma qualcuno qui ha visto la pos-sibile creazione di altri baracconi politici- la copertura di servizi minimi per coprire la domanda di mobilità stessa, l’attenzione allo sviluppo, concorrenza, trasparenza contrattuale, rispetto dell’ambiente”.

Tira e molla, tra conferme e smentite le lettere di licenziamento dei 67 precari dei Centri per l’impiego di Teramo sembrano destinate a partire. Anche se, secondo la moda corrente, la parola “licenziamento” è stata addolcita con “risoluzione anticipata dei contratti di lavoro”. Come quando chiamiamo i ciechi “non vedenti” e gli handicappati “diversamente abili”. Domanda: Se i Centri per l’impiego, che dovrebbero favorire l’impiego, licenziano o risolvono anticipatamente i contratti, a chi si rivolgeranno i precari domani?

La crisi afferra anche il settore dei mobilieri in provincia. Tavole rotonde e “paroloni” di esperti per risollevare gli animi depressi, rimasti tali, sembra, alla fi ne dei consessi. Domanda: oltre a rimediare una foto sui giornali e una zummata in tv, qual è la funzione dei convegni a tema, se a domanda nessuno risponde?

Ultimo sport di moda: il rimpallo. Si gioca, in genere, tra enti pubblici. Vince chi riesce con abilità a scansare la palla-rogna e a rinviarla (rimpallarla, in gergo tecnico) all’avversario. Domande multiple: Se l’edifi cio scolastico ics (metti il convitto nazionale con liceo classico annesso) perde i pezzi e un utente ipsilon becca – che so- un pezzo di intonaco in testa, come si muoveranno gli enti rimpallanti? Calcolando l’area in cui si è svolto il sinistro, se di competenza dell’uno o dell’altro? Ti.Ma.

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E mo’ ch’ahè ’sta ggende qquà la Piazzenghe lu vistite a llusse e ’ngravattate? oh, che nn’avasse maje addumannate!

Panze a lu terramane ch’ha ’spettate e dapù ch’ha passate mise e mise… trove ’na cazzarole… che sci ’mbise!

Mo’, qquà la piazze tutta arje e sole,che ci allessame?... sole li casciole!

’Nu maneche e faceve ’na sartagnee cuscì pe li feste pupulareere Pippine a fa’ lu castagnare.Asse armaneve su la casa su’,argireve ugne vodde la sartagneabbruschenne pulitece e castagne.

Avasteve ddo’ pecure e pastore,’nu pajare nghe vuve e l’asinelle,diciarà chi passe e ve’ da fore:“huarda tu, ’stu presepje quand’è belle!” Li fundane ch’apprime steve sù,pe fa veda’ a ttutte nda se fà,une a une l’ha ’vute da smunda’.

Pe colpe de chi te’ li bbandijolece tename tena’ ’sta cazzarole,ma, chiste sinza n’onge de cirvelle, ce s’allasse li palle e pu’ la celle!

Cuscì no… che nz’arjesce maje a crasces’a Terme une fa… e cull’addre sfasce.

LA CAZZAROLEinedito del Prof. Lucio Cancellieri

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ì, no, forse: voci di corridoio si rincorrono sul possibile fal-limento del CIRSU, la società che gestisce i rifi uti dei comuni di Giulianova, Roseto, Moscia-no, Notaresco, Bellante e Mor-

ro d’Oro. Il presidente Andrea Ziruolo si è dimesso, perché “stanco di essere il para-fulmine di un sistema che, così come impo-stato, non può funzionare e che credevo di poter contribuire a cambiare”.Nell’area del teramano sussistono quattro consorzi di tal guisa per una provincia di dimensioni più familiari che europee. Il sindaco di Roseto, Enio Pavone, ha chiesto ed ottenuto dal consiglio comunale una risoluzione che ha votato la richiesta di fal-limento del CIRSU stesso. Non sono man-cate le solite beghe giudiziarie: si sa come il 13 giugno il Tar -in ordine ad un ricorso presentato da Deco Spa che ha accusato Cirsu di non aver indetto una regolare gara ad evidenza pubblica per l’affi damento dei lavori iniziali- abbia sospeso l’iter per la nuova discarica di Grasciano per il manca-to rispetto delle modalità di affi damento di lavori pubblici di cui al D.Lgs. 163/2006; il Consiglio di Stato ha invece ribaltato il precedente ordine, dando di fatto il via li-bera all’opera. Tuttavia ad oggi c’è ancora una inchiesta della Procura di Teramo sullo sversamento di rifi uti liquidi nel Tordino, per la quale il

pm avrebbe citato a giudizio l’ex presiden-te di Sogesa, Gabriele Di Pietro ed Andrea Ziruolo, il quale ha dichiarato di non sape-re nulla della citazione riservandosi que-

rele: “L’indagine a cui si fa riferimento era precedente al conferimento del mio incari-co, l’impianto di Grasciano non genera più inquinamento da quando siamo riusciti a

sostituirci a chi lo gestiva e dell’impianto inquinante Cirsu è il proprietario e non il gestore”. Il CIRSU vanta crediti nei con-fronti dei Comuni soci per un totale di più di cinque milioni di euro. Il bilancio 2011, non approvato, si è chiuso con gravi per-dite. I debiti del Consorzio ammontano in tutto a poco meno di quattro milioni di euro, con un capitale sociale di 120mila euro. Eppure i cittadini i tributi li pagano eccome: la tariffa richiesta dal Cirsu per ogni tonnellata di rifi uti conferiti dai 6 Co-muni consorziati in pochi anni è passata da 55 a 220 euro. A questo punto o si fallisce o si ricapitalizza. L’idea del concordato pre-ventivo è da scartare:è appena il caso di ricordare che esso è una procedura con-corsuale attraverso la quale l’imprenditore ricerca un accordo con i suoi creditori per non essere dichiarato fallito, o comunque per tentare di superare la crisi in cui versa l’impresa. Dopo un eventuale concordato, la cancrena politica che tutto infesta, sarà capace di uscire dal dramma (economico) in cui versa la società? Se da un lato si ha paura del fallimento, si potrebbe allora ri-capitalizzare, ma i comuni hanno già messo le mani avanti, affermando subito che “non ci sono i fondi”. Altri hanno affermato che sarebbe opportuno cedere parte delle azioni ad altri soci, ottenendo così ‘dena-ro fresco’con cui poter ricapitalizzare, ma chi comprerebbe anche solo una parte di un’impresa così disastrata?

Epilogo di un disastro fi nanziario CIRSU IN BILICO

di Ivan Di Nino

A questo punto o si fallisce o si ricapitalizza...

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l consorzio BIM Vomano-Tordino ha attuato interventi concreti a favore del territorio. Il presidente Franco Iachetti, che da gennaio si è sospeso ogni inden-nità, non ha sospeso il lavoro e gli in-contri con sindaci ed operatori econo-

mici del territorio per continuare a dare il ”valore aggiunto” che è diventato il motto

degli ultimi anni. Presidente, quali sono stati gli interventi? “Ne cito solo alcuni, per far capire l’eccellenza del consorzio BIM. Con soddisfazione qualche mese fa che è stata inaugurata, insieme al sin-daco di Cortino, la pompa di benzina comuna-le, prima in Italia. Come BIM abbiamo iniziato questo percorso affi nché altri sindaci possano avere ulteriori

CONCRETAMENTE BIMdi Daniela Palantrani

È necessario rimettere in circolo del denaro, per far ripartire l’economia

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n teramano che fa parlare di Teramo e di sé a livello mondiale. Carmine Verni non ama i concorsi, ma al primo tentativo ha vinto, sbaragliando gli avversari, il XIV concorso

mondiale di pizza biologica del Sana di Bologna. La “delizia”, con impasto Kamut prevedeva sapientemente e gustosamente: mousse di ricotta di pecora aromatizzata con mandorle, radicchio, pere, bufala e prosciutto crudo con un fi lo di olio. Il tutto rigorosamente biologico. Verni ama fare la spesa a km zero, si reca personalmente al mercato ad acquistare le verdure dai contadini. Non ha ancora dato un nome alla creazione da primo premio, che naturalmente entrerà a far parte del menu della sua pizzeria “La Tana di Lucifero”, anche se Verni dedica particolare attenzione a questo. Infatti, anche il nome del ristorante-pizzeria non è casuale. Tana è dovuto al fatto che il locale è diviso in più stanze con soffi tto a volta, tipico del centro storico, mentre “lucifero” è legato al Teramo Basket. Per ora, si spera, solo ricordo delle gioie, sconfi tte e glorie biancorosse.

Una pizza (biologica) mondiale

di Antonella Lorenzi

fortunate intuizioni, come quella del sindaco Minosse. Stiamo, inoltre, per partire – conti-nua Iachetti - con circa 130 persone per le cure termali. L’iniziativa è riservata a tutti i Comuni al sotto dei 5mila abitanti. Siamo soddisfatti, perché nonostante le diffi -coltà logistiche del dover prendere le persone a piccoli gruppi, alla spicciolata, è il terzo anno consecutivo che riusciamo a portare a termine

anche questo progetto. Non dimentichiamo l’ampliamento della scuo-la di S.Nicolò a Tordino per cui il BIM ha versa-to un contributo di 325mila euro, permettendo la dotazione della struttura di ulteriori 4 aule, altrettanti servizi igienici e la ristrutturazione e la messa a norma di una sala da adibire a palestra. L’aiuto ai Comuni è notevole perché singolarmente non si sarebbe potuto offrire il servizio. Altra eccellenza riguarda l’ICI, non IMU, annualità dal 2006 al 2011 che l’Enel deve pagare ai Comuni. Si parla - prosegue il pre-sidente, – di oltre 4milioni di euro di arretrati,

oltre all’IMU che incasserà direttamente ogni Comune. L’ICI verrà versata al BIM che poi girerà per competenza ai rispettivi Comuni. Faranno la parte del leone i Comuni di Cro-gnaleto, Fano Adriano, Pietracamela e Monto-rio al Vomano, ove sono collocati i siti”.Programmi per l’anno futuro?“Sto incontrando i sindaci dei vari Comuni, per cercare di trovare le opportune soluzioni - precisa Iachetti, - in quanto si prospettano delle diffi coltà per l’anno 2013. Non potremo più fare mutui, in quanto con le leggi vigenti, stiamo leggermente sopra l’8% di indebitamento, e quindi se non ci sarà qual-che revisione in aumento di un punto o due percentuali, purtroppo la quarta annualità che era in previsione vedrà uno slittamento in atte-sa di trovare una soluzione. Negli ultimi 4 anni del mio mandato il BIM ha fatto interventi per circa 4,8 milioni di euro, di cui 3 milioni con il ricorso a mutui, il resto con i fondi del consorzio. Ecco perché il mio motto ‘un valore aggiunto al territorio’”.Quale la possibile soluzione?“Ho avuto incontri con imprenditori ed asso-ciazione costruttori, per sensibilizzare la politi-ca, affi nché si riesca ad ottenere un aumento di 2 punti percentuale all’indice di indebita-mento, onde poter far ripartire le opere pub-bliche, per evitare la paralisi delle attività.Se così non sarà –conclude il presidente – con diversi enti pubblici della provincia nella nostra stessa situazioni, si avrà la paralisi del mercato e delle attività economiche.E’ necessario rimettere in circolo del denaro, per far ripartire l’economia”.

Non potremo più fare mutui, in quanto con le leggi vigenti, stiamo leggermente sopra l’8% di indebitamento...

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e per un lungo periodo, dopo la triste data del 6 aprile 2009, i termini come sisma o terremoto sono diventati di uso quotidiano per le popolazioni dell’Abruzzo, oggi,

con uno spiraglio di speranza e con tanta forza, si parla di nuovo inizio. Proprio per questo, a Montorio al Vomano si è svolto di recente un incontro-dibattito con alcuni addetti al settore che hanno fatto il punto della situazione. “L’esperienza del terremoto è stata diffi cile da accettare, ma soprattutto da gestire – ha affermato l’on. Giovanni Lolli (Pd)-. Noi amministratori siamo stati messi di fronte a un problema molto grande; ogni giorno i cittadini ci pongono domande e ci mettono di fronte a questioni le cui risposte sono, ahimè, non ancora esaustive. In una situazione del genere era impossibile fare miracoli; abbiamo cercato di impegnarci più che potevamo. L’Aquila, nei primi mesi dal sisma, è stata un movimento continuo di persone e mezzi di comunicazione. Spenti i rifl ettori è rimasto un territorio pieno di problemi da risolvere”. L’on. Lolli con tono polemico ha riconosciuto l’errore più grande commesso, a suo avviso, nell’affrontare il post-sisma: l’idea

di usare le regole dell’emergenza per la ricostruzione. “Emergenza e ricostruzione – ha sottolineato– sono due cose completamente diverse; l’emergenza vuole le regole dell’emergenza; la ricostruzione deve essere fatta con le regole ordinarie che nulla hanno a vedere con le prime”. Il terremoto dell’Aquila è stato, in verità, il terremoto dell’Abruzzo; non dimentichiamo che non solo il capoluogo abruzzese ne è rimasto gravemente

colpito, ma altri 56 Comuni di tutto il territorio regionale hanno subìto danni rilevanti. A spiegare la situazione Emilio Nusca, coordinatore dei sindaci del cratere: “Il nostro può essere defi nito un sisma atipico perché ha distrutto totalmente una città grande e importante come L’Aquila e ben 56 Comuni hanno riportato danni e

problemi diversi. Essi, sebbene con esigenze differenti, sono accomunati da una stessa direttrice: la ricostruzione. Per questo sono state ideate le cd. aree omogenee che raggruppano i diversi territori al fi ne di legare i Comuni simili tra loro. La sinergia tra le 8 aree e L’Aquila capoluogo dovrà portare a una strategia comune da presentare al governo”. Nusca ha ricordato che siamo nel vivo della fase più delicata. “Sono necessari piani di ricostruzione e dobbiamo mantenere una coesione tra i Comuni e il capoluogo non perdendo mai di vista l’obiettivo principale: il rilancio dell’Aquila e delle zone interne dell’Abruzzo; il lavoro è complesso, c’è necessità di una classe politica attiva e operativa che sviluppi una progettualità e l’appoggio del governo attraverso l’erogazione di risorse. Ma bisogna continuare con la forte unità che si è creata tra i sindaci, coesione che è un punto di riferimento ineliminabile nei rapporti con le istituzioni regionali e statali”. Questa unione che “fa la forza” è stata confermata da Alessandro Di Giambattista, sindaco di Montorio al Vomano, ma soprattutto coordinatore dei Comuni teramani del cratere. “Facendo ‘massa critica’ con gli altri Comuni abbiamo ottenuto risultati impensabili, agendo da soli, con il ritorno dei pieni poteri ai sindaci. Ci auguriamo che si possano redigere al più presto i cd ‘piani di ricostruzione’, naturalmente ottenendo le risorse necessarie”.L’Abruzzo, con voglia di ricominciare, ma con ancora tante diffi coltà cerca di risollevarsi da un evento così catastrofi co che non si poteva prevedere, quindi nemmeno evitare. Tanto si poteva fare, ma molto e di buono si è fatto.Non a caso l’assessore alla protezione civile dell’Emilia Romagna, recentemente colpita da un analogo sisma, Paola Gazzola, ha partecipato al dibattito manifestando tutta la sua riconoscenza per l’aiuto concreto ricevuto dal Paese, soprattutto dalle regioni vicine, in primis la nostra. “Sull’esperienza aquilana stiamo dando ripresa all’Emilia; uno dei modelli che abbiamo ereditato è stato l’inizio della scuola entro i termini prestabiliti. Ricominciare dai ragazzi è stato un segnale forte che la vostra esperienza ci ha insegnato e trasmesso”.

Montorio al Vomano

STRATEGIE PER RICOSTRUIRE I Comuni del “cratere” sismico serrano le fi la

di Adele Di Feliciantonio

...c’è necessità di una classe politica attiva e operativa che sviluppi una progettualità...

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alle Castellana, piccolo comune montano, situato nella parte nord della provincia di Teramo al confi ne con le Marche. Il suo territorio, che ricade per il 96%

nella giurisdizione del Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga, annovera meraviglie paesaggistiche: castagneti, ruscelli e torrenti, suggestivi borghi in pietra collegati da sentieri panoramici. Il paese, tuttavia, negli anni ha assistito a un lento e inesorabile spopolamento. Il fenomeno è attribuibile a varie componenti. Tra questi, la viabilità. Le strade provinciali,

e in parte anche quelle comunali, versano in situazioni pietose: buche enormi, strada sconnessa, carreggiata in alcuni punti sprofondata e mancante di guardrail, scarsa manutenzione. Emblematico il caso della SP49 che collega il paese ad Ascoli Piceno. Otto km tra buche, fango e smottamenti. Con l’amministrazione provinciale che dichiara di non avere fondi per gli interventi. Anche a causa del maltempo dello scorso mese, la situazione si è ulteriormente aggravata. I cittadini che viaggiano ogni giorno per andare a lavoro nella vicina Ascoli Piceno si dichiarano disperati e spaventati per i molti pericoli presenti sulla strada, che per 3 chilometri costeggia il lago di Tavacchia, profondo 80 metri, senza le adeguate protezioni.Rilevante anche la questione della gestione dell’acquedotto. Valle Castellana è ricca di acqua e di sorgenti, ma periodicamente il fl usso idrico viene a mancare. Spesso i pochi residenti rimasti nel comune e nelle frazioni limitrofe sono costretti a trascorrere giorni interi senza acqua. L’amministrazione comunale dichiara che sta facendo il possibile per portare i

problemi del territorio all’attenzione degli organi centrali, ma la popolazione chiede risposte e fatti concreti.Un comitato spontaneo sta promuovendo una raccolta di fi rme per chiedere il passaggio dalla provincia di Teramo alla quella di Ascoli Piceno. Dal fronte marchigiano, infatti, c’è sempre stato riscontro in materia di effi cienza attraverso interventi, investimenti costanti e messa a disposizione di servizi e viabilità ottima.

Valle Castellana

“ADOTTATI DAGLI ASCOLANI”di Domenico Marinelli

Otto km tra buche, fango e smottamenti. Con l’amministrazione provinciale che dichiara di non avere fondi per gli interventi...

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a crisi economica è come un cancro che dilaga nell’animo, dif-fondendo paura e depressione; è diventata a tutti gli effetti uno dei nuovi mali del ventunesimo secolo, eppure non manca la

voglia di ripartire, rimboccarsi le maniche, caricarsi di energia positiva, e soprattutto propositiva, ed affrontare con slancio e fi ducia il futuro. Antonio Persano, titola-re della Meding Group srl di Montorio al Vomano, neo-presidente dell’associazione imprenditori abruzzesi (Aimpa), illustra il suo progetto, con il quale ambisce a tra-smettere nuovi impulsi all’economia locale abruzzese.- Come è nato il progetto Aimpa?“Mi sono trasferito a Teramo dopo la maturità

classica per studiare all’università, integrando-mi da subito con il tessuto sociale. Per soste-nermi agli studi ho iniziato ad occuparmi di pubbliche relazioni. La mia gavetta nel mondo del lavoro ha preso il via all’interno di un po-liambulatorio specialistico, dove mi occupavo degli aspetti commerciali. Questa esperienza mi consentì di entrare in contatto con il mondo delle imprese e mi fu facile durante questo percorso rendermi conto di quelle che erano le esigenze e le necessità di un’impresa. Dopo un iter di sei anni all’interno di questa struttura decisi che era venuto il momento di metter-mi in gioco. Nel 2009 detti vita alla Meding Group srl, un’impresa di servizi che si occupa in primis di medicina del lavoro e di cliniche mobili. Riuscii ad ampliare la mia rete di con-tatti e la conoscenza del territorio, spostando-mi da un tessuto prettamente teramano verso il litorale ed arrivando sino al Piceno; in questo modo ho potuto comprendere come le neces-sità delle imprese cambiassero fortemente an-che in relazione al territorio d’appartenenza. Di lì a poco un noto imprenditore teramano mi propose di iscrivermi all’Aimpa, una nuova realtà associativa giovane e culturalmente at-tenta e preparata. Dopo un anno, nel marzo 2012, decisi di candidarmi alla presidenza, sostituendo l’al-lora presidente uscente, nonché fondatore dell’Aimpa ed attuale presidente onorario,

di Mariangela Sansone

UNO PER TUTTI, TUTTI PER UNOIl presidente, Antonio Persanone spiega obiettivi e prospettive

Potrebbe essere lo slogan di Aimpa

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Giuseppe Lisciani. Quello che mi proposi da subito, come presidente, era dare un taglio molto più dinamico alla soluzione delle proble-matiche aziendali, sfruttando logiche di rete fi nora spesso annunciate, ma in realtà ancora poco praticate”.- Esistono già altre associazioni di cate-goria degli imprenditori, da cosa è nata l’esigenza di costituirne una comple-tamente nuova e quali i suoi elementi distintivi?“La nostra associazione nasce dal cuore delle imprese, come spontanea risposta alle comuni esigenze del territorio ed alle particolari pro-blematiche ad esso collegate. L’Aimpa cerca di avere un rapporto più stretto e diretto con le singole imprese, superando i modelli classici associativi; il problema di un associato deve divenire il problema di tutti. Non vuole esse-re una concorrente delle altre associazioni di categoria, ma una realtà libera e di concreto supporto alle imprese. La fi losofi a dell’Aimpa è strettamente legata alla volontà degli imprenditori che l’hanno cre-ata, di mantenersi autonoma dalle altre orga-nizzazioni datoriali di carattere nazionale e di riuscire a dare voce e concreto sostegno alle piccole e medie imprese locali. Questo scopo viene perseguito con successo ormai da diver-si anni, cercando costantemente di ampliare la base associativa e di aumentare i servizi a favore delle aziende. Sono diverse le imprese che hanno già aderito a questo progetto, la Lisciani s.r.l., Perfect S.r.l., La nuova editrice, Impresa costruzioni pubbliche, Abruzzi Son-

da s.a.s., solo per citarne alcune. L’Aimpa è aperta però anche a tutti i professionisti, che possono associarsi usufruendo di tutti i servizi messi a disposizione; il libero professionista è visto da noi come un imprenditore”. - Quali servizi offre agli associati?

“Tra gli impegni dell’Aimpa c’è la formazio-ne mirata, grazie all’azione di enti bilaterali, tenendo conto delle mutevoli necessità delle imprese e delle loro specifi che esigenze for-mative. Altri importanti servizi che riusciamo a fornire sono quelli connessi all’accesso al credito, per i quali disponiamo di ottime convenzioni con istituti bancari del territorio. Tra gli altri servizi ci sono anche quelli sani-tari e quelli offerti alla persona. Grazie ad un fondo interprofessionale gestito direttamente dall’associazione, ricorriamo all’ausilio di con-sulenti specialisti che, in maniera scrupolosa, conducono analisi personalizzate per cia-

scuna impresa, in maniera tale da calibrare le iniziative ed ottenere risultati vincenti per ognuna di loro. L’Aimpa è un’associazione che fornisce risulta-ti prima di chiedere qualsiasi quota associativa e che trova la propria ragione di esistere nella capacità di offrire servizi veramente validi ed utili. In questo si differenzia profondamente dalle altre associazioni”. - Si può uscire dalla crisi?“La situazione economica è effettivamente complessa. I media dedicano molto spazio ed attenzione ai problemi, ma non si soffermano sulle possibili soluzioni, che anche la stessa classe politica sta comunque cercando di of-frire. Affi nché le occasioni proposte dal mer-cato e dalla legislazione siano effettivamente sfruttate è sempre più indispensabile affi darsi a una rete di consulenti, spesso molto costosi, per individuare le concrete risposte alle nume-rose esigenze dell’azienda, e ciò vale sia per i piccoli imprenditori che per le realtà più gran-di e consolidate. L’Aimpa cerca di mettere a disposizione degli associati questo tipo di assistenza, mirata e concreta per ogni esigenza, e di essere vicina anche a coloro che sono ancora in una fase di startup o che addirittura sono soltanto in pro-cinto di aprire un’attività e si trovano in una fase embrionale di progettazione, assistendoli e tutelandoli nel loro iter. Bisogna restare vicini in particolare ai più giovani ed anche piccoli gesti di incoraggiamento, soprattutto in questa delicata fase, possono portare in poco tempo a grandi risultati”.

La nostra associazione nasce dal cuore delle imprese, come spontanea risposta alle comuni esigenze del territorio...

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e Regioni hanno assunto una sempre più diretta responsa-bilità fi nanziaria sulla sanità e contestualmente viene loro riconosciuto non solo il ruolo

normativo o programmatorio, ma anche una competenza ed un potere esclusivo sulla gestione e sul fi nanziamento dei ser-

vizi sanitari. In seguito alla modifi ca della nostra Costituzione, avvenuta nel 2001, il tema della salute in generale e quello della sanità animale, della sicurezza degli alimen-ti e dei mangimi, del benessere animale e della profi lassi internazionale, è divenuto materia le cui responsabilità sono condivi-se tra le Autorità nazionali e regionali. La

Regione Abruzzo ha pertanto la respon-sabilità, all’interno del proprio territorio, della pianifi cazione, dell’indirizzo e coor-dinamento, del rilascio delle autorizzazioni e della verifi ca dei controlli. L’attuazione dei controlli è gestita a livello locale dalle Aziende Sanitarie Locali (ASL), che hanno un elevato livello di autonomia nell’allo-

cazione e nella gestione delle risorse. Allo scopo di verifi care il raggiungimento degli obiettivi concordati, la Regione Abruzzo ha cominciato ad introdurre sistemi di audit in aggiunta agli strumenti più tradizionali di monitoraggio e di reporting. Le attività di controllo e verifi ca sugli alimenti sono effettuate dalle Aziende Sanitarie Locali E

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di Giuseppe BucciarelliDirigente Regionale Servizio Sanità Veterinaria e Sicurezza alimentare

IL FUTURO ÈIN ABRUZZO

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attraverso i servizi medici e veterinari dei Dipartimenti di prevenzione delle stesse. Il servizio tecnico della giunta regionale funge da coordinamento. In nessun settore dell’amministrazione pubblica ci sono sta-te trasformazioni di carattere così comple-to e radicale come quelle intervenute nella medicina veterinaria e sicurezza alimenta-re in questi ultimi anni. E’ completamen-te cambiato il rapporto tra il veterinario pubblico e il mondo della zootecnia. Si è inesorabilmente trasformato il rapporto delle istituzioni pubbliche e dei medici ve-terinari con gli allevatori e gli allevamen-

ti, i produttori primari, gli stabilimenti, i macelli, i trasportatori. Ciò, di rifl esso, ha fatto modifi care anche i compiti e le fun-zioni svolte dai servizi veterinari pubblici operanti sul territorio, per adeguarli agli interventi normativi e rendere ai cittadini un servizio effi ciente, in linea con le nuove modalità operative. Il complesso sistema dei controlli è orientato alla salvaguardia degli interessi dei consumatori ma si inter-faccia quotidianamente con le esigenze de-gli operatori e, non ultimi con le esigenze di natura economica degli stessi. La classe veterinaria ha rappresentato in questi ultimi anni uno strumento formi-dabile per il miglioramento dei prodotti agricoli e per garantire la salute dei cittadi-ni abruzzesi. Si può certamente affermare che il successo dei prodotti agroindustria-li a livello internazionale è dovuta a tanti fattori tra cui certamente rientra anche la garanzia sanitaria che il nostro sistema “pubblico” ha saputo assicurare in questi anni che va dalla sanità degli animali pas-sa per la sicurezza alimentare e sfocia nei controlli delle produzioni zootecniche e sull’ambiente.

Il complesso sistema dei controlli è orientato alla salvaguardia degli interessi dei consumatori ma si interfaccia quotidianamente con le esigenze degli operatori...

Le ASLL’attività di controllo delle ASL si esplica mediante una rete di relazione e di un complesso di laboratori pubblici nei settori della sanità animale, sicurezza alimentare e mangimi.

L’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELL’ABRUZZO E DEL MOLISE “G. Caporale”DI TERAMOL’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, con sede in Teramo, è ente di diritto pubblico a carattere interregionale, denominato Isti-tuto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”. Le Regioni Abruzzo e Molise si avvalgono dell’Isti-

tuto zooprofilattico sperimentale quale strumento operativo di ricerca tecnico scientifica e di erogazio-ne di servizi di laboratorio per la Sicurezza Alimenta-re e Sanità pubblica veterinaria.

LA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA DELL’UNIVERSITÀ DI

TERAMOE’ presente sul territorio regionale la facoltà di Medi-cina Veterinaria localizzata presso l’Università degli Studi di Teramo. La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo ha recente-mente ottenuto l’accreditamento europeo da parte dell’EAEVE (European Association of the Establi-shments for Veterinary Education), l’associazione che riunisce tutte le facoltà di Medicina Veterinaria europee. Gli esperti della facoltà di Medicina Vete-rinaria riescono ad arricchire di giusti contenuti le attività cui partecipano tra le quali va ricordata la preziosa collaborazione del Comitato Regionale Zo-oprofilassi (Emergenze).

compiti specifici ed eccellenze

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a Facoltà di Medicina Veterina-ria è una delle cinque facoltà dell’Università degli Studi di Te-ramo. Nata nel 1991, conta ad oggi circa oltre mille studenti provenienti da ogni parte d’Italia

e suddivisi nei due corsi di studio che la caratterizzano: il corso di laurea speciali-stica a ciclo unico in Medicina Veterinaria (MV) e il corso di laurea triennale in Tutela e Benessere Animale (TBA).La facoltà ha ottenuto l’approvazione di qualità della didattica da parte dell’Euro-pean Association of Establishments for Veterinary Education (EAEVE – www.ea-eve.org), ossia dell’associazione in cui si riconoscono tutte le facoltà di medicina veterinaria europee. Si tratta di un traguar-do prestigioso che permette alla facoltà di essere annoverata tra le migliori d’Europa.

Il raggiungimento di tale traguardo che rappresenta solo il punto di partenza per ulteriori obiettivi di miglioramento della didattica e della ricerca, passa anche attra-verso il trasferimento della facoltà presso la nuova sede di Piano d’Accio, sede che la Commissione EAEVE ha defi nito unica nel suo genere, funzionale e rispondente ai dettami didattici europei. In particola-re, nella nuova sede trova posto l’Ospe-dale veterinario universitario didattico (OVUD) che rappresenta la condizione in-dispensabile per ottenere l’accreditamento europeo, atteso che tale accreditamento rappresenterà uno degli obiettivi della va-lutazione del sistema nazionale universita-rio. L’OVUD si confi gura, quindi, da un lato

FACOLTÀ DI TERAMO

TRA I MIGLIORI IN EUROPA

La facoltà ha ottenuto l’approvazione di qualità della didattica da parte dell’European Association of Establishments for Veterinary Education...

di Prof. Fulvio MarsilioPreside Facoltà di Medicina Veterinaria UniTE

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come una struttura essenziale ed indispen-sabile per raggiungere l’obiettivo rappre-sentato dall’accreditamento nazionale ed europeo, dall’altro come una struttura non fi ne a sé stessa ma funzionale alle esigenze del territorio regionale di riferimento. In-fatti, nell’OVUD potranno trovare spazio non solo le attività di sanità pubblica ve-terinaria condotte dal Servizio Veterinario Regionale, dalle ASL e dall’Istituto Zopro-fi lattico Sperimentale di Teramo (es. lotta

al randagismo, qualità e sanità degli alimen-ti, ecc.), ma anche quelle più prettamente cliniche e quindi disponibili per i medici veterinari libero-professionisti. Accanto a questo non va dimenticato che l’OVUD potrebbe rappresentare anche un punto di

riferimento per la Protezione Civile, quale presidio veterinario in caso di calamità na-turali quali terremoti, inondazioni, ecc. In considerazione di quanto detto, appare quindi necessario per la facoltà porre in atto un sistema didattico-organizzativo in grado di venire incontro alle nuove esigen-ze e quindi in grado di formare e qualifi care fi gure professionali capaci di poter gestire eventuali situazioni di emergenza, inten-dendo sia situazioni tipicamente cliniche, sia epidemiche sia legate alla disastrologia.Non va dimenticato, inoltre, l’impegno per la qualifi cazione di nuove fi gure professio-nali quali l’infermiere o tecnico veterinario che, sebbene osteggiato negli anni scor-si dalle associazioni libero-professionali, appare oggi in forte ascesa. Tra le nuove fi gure professionali formate in facoltà si ri-cordano anche gli operatori di pet-therapy i quali lavorando talvolta in condizioni di particolare disagio, hanno necessità di ri-cevere una solida ed adeguata preparazio-ne scientifi ca che non può essere lasciata all’improvvisazione e nelle mani di organiz-zazioni senza scrupoli. In conclusione, la facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo vuole rappresentare sia un punto di rife-rimento sia uno strumento per la sanità regionale abruzzese utile per il raggiungi-mento di quegli obiettivi di miglioramento del benessere della popolazione umana ed animale.

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O.V.U.D. potrebbe rappresentare anche un punto di riferimento per la Protezione Civile, quale presidio veterinario in caso di calamità naturali quali terremoti, inondazioni, ecc...

eramo è una delle province italiane che presenta il mag-gior numero di iscritti all’albo dei medici veterinari in rap-porto alla popolazione (la co-siddetta vet ratio), fenomeno

probabilmente legato alla presenza nella no-stra città di una facoltà di Medicina Veterinaria. La sanità veterinaria a Teramo presenta le più diverse componenti e tutte sono rappresentate dall’Ordine che mi onoro di presiedere. I medici veterinari iscritti sono impiegati nei vari settori del pubblico e del privato; ci sono, fra gli altri, i colleghi del Servizio Veterinario della ASL, i ve-terinari che lavorano presso l’Istituto Zooprofi -lattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, i colleghi docenti universitari e ricercatori a vario titolo impiegati nell’università e poi i liberi pro-fessionisti, che rappresentano di gran lunga la categoria più corposa, più giovane in termini di età media e probabilmente, allo stato attuale, con le prospettive lavorative meno fl oride. In-fatti, il loro numero appare elevato in rapporto alla consistenza del patrimonio zootecnico, da anni in declino, ma probabilmente, e questo è il dato più preoccupante, anche nei confronti della popolazione di cani, gatti e specie esoti-

che che sempre con maggiore frequenza fan-no stabilmente parte delle nostre famiglie. Non credo di poter essere smentita quando affermo che il livello di professionalità della medicina veterinaria pubblica e privata nella nostra città è elevato. Molti colleghi, tra mille diffi coltà, non solo di carattere economico, ma spesso anche burocratico ed organizzativo, si prodigano ogni giorno per garantire un livello eccellente di ri-cerca scientifi ca, un controllo serio ed affi dabile, fra le altre cose, degli alimenti che giungono sulle nostre tavole e la salvaguardia della salute e del benessere dei nostri animali da compa-gnia e da reddito. L’unico appunto che mi sento di fare alla categoria che rappresento, soprat-tutto nel settore che meglio conosco, quello del-la libera professione rivolta agli animali d’affe-zione, è di carattere culturale. Bisogna insistere, fi duciosi, essere mediatori nella società in cui operiamo affi nché la cultura dell’animale, della sua cura e della sua salute cresca almeno ai livelli degli altri paesi della comunità europea. Il randagismo, il maltrattamento e gli abbandoni esprimono numeri ancora troppo signifi cativi perché ci si senta soddisfatti. In fondo, qual-cuno ha detto che la civiltà di una nazione si valuta da come tratta i propri animali.In

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a tecnologia applicata alle cal-daie a condensazione è una tra le più avanzate oggi disponibili sul mercato. Questa consente di ottenere un migliore rendi-mento utile rispetto ai genera-

tori tradizionali.In questi generatori, il risparmio proviene essenzialmente da due condizioni: da una maggiore quantità di calore sensibile recu-perato dai prodotti della combustione, in quanto i fumi escono a una temperatura più bassa; dal recupero del calore latente di vaporizzazione, tramite la condensazio-ne del vapore acqueo contenuto nei pro-dotti della combustione.Nelle caldaie a condensazione i fumi sono espulsi in atmosfera a temperature di 40 ¸ 50 °C, valori molto inferiori rispetto a quelli di un generatore tradizionale, solita-mente tra i 120 ¸ 160 °C.Tanto più si riesce a fare funzionare un generatore in condensazione, tanto più calore viene restituito al vettore termico dell’impianto. Ne consegue un migliora-mento del rendimento e una riduzione dei consumi di combustibile, a vantaggio della gestione d’impianto.Grazie alle loro peculiarità, i generatori a condensazione hanno un rendimento superiore rispetto ai generatori tradi-zionali. Normalmente il valore del rendi-

mento di un generatore si calcola facendo riferimento al potere calorifi co inferiore. Questo standard permette di confrontare tra loro diversi tipi di generatori. Consi-deriamo il gas naturale; il potere calorifi co rappresenta la quantità di calore prodotta dalla combustione completa a pressione costante di 1 m3 di gas, quando i prodotti della combustione vengono riportati alla temperatura iniziale. In particolare si di-stinguono due tipi di potere calorifi co. Il superiore, Hs, comprende il calore di va-porizzazione del vapor d’acqua contenuto nei fumi. L’inferiore, Hi, si defi nisce come appena detto, ma con l’esclusione del ca-lore di vaporizzazione del vapor d’acqua che, formatosi durante la combustione, è solitamente evacuato con i fumi attraverso il camino. La distinzione tra i due poteri calorifi ci è molto importante: l’inferiore rappresenta la massima quantità di calore ottenibile dal metro cubo di gas bruciato con si-stemi tradizionali; in questo caso, il vapor d’acqua è evacuato attraverso il camino senza essere condensato e quindi disper-so, assieme al calore in esso contenuto. Il superiore comprende anche questa parte di calore, che può essere recuperato del tutto o in parte con la tecnologia della condensazione. Per semplifi care, possiamo affermare che

in parte, la quantità di calore recuperabi-le con la condensazione è funzione della differenza che esiste tra i valori Hs e Hi di un combustibile. Per cui, tanto più grande sarà la differenza tra i poteri calorifi ci, tan-to maggiore sarà la quantità di calore re-cuperabile. Ad esempio, per il gas metano, il valore teorico recuperabile del calore latente di vaporizzazione è pari all’11%.

GIULIANOVA LIDO (TE) – Via G. Galilei, 340 Telefono 085.8004519 – Fax 085.8008503 [email protected]

NEPEZZANO (TE) – Loc. Piano D’Accio - Via S. D’Acquisto Telefono e Fax 0861.558009 [email protected]

PINETO (TE) - Strada Provinciale per Atri Uscita A 14 - Telefono 085.9491791 Fax 085.9480719 [email protected]

TERAMO – Viale Bovio, 167- Telefono 0861.241160 Fax 0861.251329 [email protected]

LE CALDAIE A CONDENSAZIONE

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Premesso questo, possiamo capire perché il rendimento di una caldaia a condensazio-ne è maggiore del 100%. Se consideriamo che un generatore tradizionale mediamen-te ha un rendimento del 90%, possiamo affermare che per un generatore a con-densazione, fatto 100 il 90%, il valore del rendimento sarà pari a circa il 105¸106%. Questo, perché viene sommatA al rendi-mento tradizionale una parte di quell’11% recuperabile dal calore latente di vaporiz-zazione; all’incirca il 5¸6% ottenuto con la condensazione.Un generatore a condensazione, in genere, è un concentrato di alta tecnologia; oltre allo scambiatore costruito con materiali speciali in grado di resistere all’aggressio-ne chimica delle condense, con sezione ridotta delle tubazioni rispetto ai tradizio-nali e superfi ci di scambio più estese per recuperare la maggiore quantità di calore, esistono anche altri accorgimenti tecno-logici che concorrono a migliorare la sua effi cacia.Per esempio, tra i più utili troviamo il con-trollo elettronico della combustione ab-binato a un bruciatore tecnologicamente avanzato, costruito con particolari mate-riali, premiscelato e modulabile; la scelta delle geometrie costruttive della camera di combustione. Questi dispositivi ottimizza-no la combustione e consentono anche di abbattere il livello degli inquinanti (NOx) emessi in atmosfera.Inoltre, il ventilatore consente l’espulsio-ne forzata dei prodotti della combustione aventi basse temperature.La sonda termometrica esterna, i crono-termostati, i termostati ambiente, sono dispositivi di regolazione che permettono al generatore di adeguare le temperature ambiente in funzione della temperatura esterna migliorando così il rendimento dell’impianto.Come abbiamo visto, nella tecnica della condensazione viene recuperato il calore latente di vaporizzazione facendo conden-sare i fumi. Questo si ottiene abbassando la temperatura dei fumi di combustione, sotto il valore della temperatura di rugiada del combustibile utilizzato. Più le tempera-

ture di lavoro di un impianto sono basse, rispetto alla temperatura di rugiada del combustibile, più è possibile condensare i fumi e recuperare calore latente di vapo-rizzazione. La temperatura dei fumi però, non può scendere sotto il valore di tempe-ratura del fl uido termovettore di ritorno in caldaia. In queste condizioni i fumi non potrebbero cedere calore al fl uido stesso. È per questo motivo che il maggiore van-taggio in termini di risparmio è riscontra-bile sugli impianti a pannelli radianti, dove le temperature di lavoro dell’impianto sono basse, mediamente comprese tra i 40/30°C. Se prendiamo, ad esempio, il gas metano e assumiamo il valore convenzio-nale di 57°C adottato per la tecnica della condensazione, vediamo come le condizio-ni di funzionamento di un impianto a pan-nelli radianti sono tra le più favorevoli per questa tecnica.È opportuno precisare che la temperatu-ra di rugiada di un qualsiasi combustibile è variabile ed è correlata alla percentuale di CO2 prodotta nella combustione. Più è alto il valore della CO2 prodotta, più sarà alto il valore della temperatura di rugiada. Una temperatura di rugiada alta permette di sfruttare meglio la condensazione dei fumi. Conseguentemente, più è alto il va-

lore di CO2, più sarà basso il valore di ec-cesso d’aria. In genere questa condizione è più diffi cilmente raggiungibile utilizzando bruciatori atmosferici; ecco perché le cal-daie a condensazione sono equipaggiate nella maggior parte dei casi con bruciatori a premiscelazione totale e modulabili, che permettono un controllo costante dell’ec-cesso d’aria.In condizioni di combustione stechio-metrica, il valore di temperatura di ru-giada per il gas metano è di 59 °C con CO2=10,5%; e=11%. Come sappiamo, per-ché un processo di combustione avvenga correttamente, necessita di un valore e di eccesso d’aria, maggiore rispetto al valore stechiometrico. Per le caldaie a condensazione si assume un eccesso d’aria pari a circa il 25%. Que-sto valore è correlabile a una temperatura di rugiada di circa 57°C, il valore conven-zionalmente condiviso per la tecnica della condensazione. Per quanto riguarda un altro tra i combu-stibili più diffusi, il GPL, è diffi cile defi nire con esattezza il valore della temperatura di rugiada poiché questo è una miscela di diversi gas. Indicativamente si può conside-rare una temperatura di rugiada di 49 °C in combustione stechiometrica.

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Non sembra, ma da quando abbiamo cominciato a prendere confi denza con termini quali crisi e debolezza economica, sono passati già quattro anni. Un’eternità, che ci fa ancora boccheggiare, nonostante le parole ricorrenti del nostro attuale premier. Sulle ragioni che ci hanno portato a un 2012 “nero” nessuno ci ha fornito, fi n qui, risposte precise. Da cittadini comuni ci accorgiamo, tuttavia, che quelle che fi no a poco tempo fa costituivano un punto di riferimento nel bisogno, le banche, sono diventate a loro volta crocevia della crisi. Ma anche la politica ha le sue responsabilità. Intanto, piccoli e medi imprenditori sono in forte diffi coltà e lanciano l’allarme. Sotto accusa gli istituti di credito, che in tempi buoni largheggiavano e ora tirano i remi in barca. Mentre il potere politico, avvitato nelle sue beghe e nei disastri di una corruttela devastante, non svolge più il suo ruolo.

Ti.Ma.

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ono gli imprenditori il nuovo proleta-riato”. Con questa frase il sociologo del lavoro, Dome-nico De Masi com-

menta la diffi cile situazione economica in cui versano soprattutto le piccole impre-se, strozzate da una crisi che ha trovato nella stretta creditizia la sua espressione peggiore. “Nell’era della globalizzazione -spiega- da soli non ci si salva, e bisogna sapere chi sono le controparti, che oggi magari stanno in India o in Cina, e chi i veri alleati da cercare. Altrimenti, l’esito è la disperazione e la violenza, contro gli al-tri o contro se stessi. L’economia ha man-giato la politica, la fi nanza sta mangiando l’economia e le agenzie di rating stanno mangiando la fi nanza. È una sequenza di prevaricazione, una lotta tra carnefi ci e le banche, e soprattutto i banchieri, non fan-no benefi cenza”. Secondo De Masi è ne-cessario un cambiamento di prospettive, culturale, che riporti equilibrio tra merca-ti, lavoro, economia, produttività. Riguardo a quest’ultima il concetto stesso va stra-volto: “Produttività oggi signifi ca produrre il più possibile a prescindere dalla qualità. Ma noi non abbiamo bisogno di più ogget-ti ( i supermercati sono pieni di oggetti che rimangono non consumati). Abbiamo molto più di quanto possiamo arrivare a consumare. La nostra crescita è avvenuta a scapito di economie povere. Dove deve andare a fi nire questa crescita e perché? (i rapporti di reddito sono: Italia 37.000 dollari pro- capite, Cina 3.000 dollari pro-capite). Cresciamo a scapito di altri rapi-nando le economie povere che oggi non sono più disposte a farsi rapinare. Siamo già eccessivamente cresciuti –continua il sociologo -. Ora dovremmo decrescere perché la crescita non è l’unica soluzione, ma un mito criminale che ci fa assistere ad un aumento costante della forbice tra ricchi e poveri. Si pensi che Olivetti gua-dagnava 5 volte più di un operaio, mentre oggi Marchionne guadagna 1170 volte di più. Gli unici paesi dove la forbice tra ricchi e poveri sta diminuendo sono la Cina e il Brasile. Bisognerebbe quindi produrre solo ciò che serve, non il superfl uo. Pensare a cambiamenti radicali, riconvertire ciò che

non può più essere salvato”.Quando si parla di cambiamenti e ricon-versioni non si può eludere l’argomento lavoro, perché in questi casi le due paro-le sono spesso preludio di licenziamenti, chiusure, esuberi. De Masi si sofferma sul concetto di “alleanza imprenditore-dipendente contro la dittatura isterica, mostruosa, fortissima e avida dei merca-ti. L’abbattimento dei muri costruiti con

mattoni di diffi denza, disprezzo e invidia per costruire realtà fondate su coope-

razione, dialogo, solidarietà e trasparen-za. Sembrerebbe un’utopia – continua -, ma se dobbiamo sognare, meglio farlo in grande”. Il discorso scivola inevitabilmente sulla riforma del lavoro, sull’allungamento dell’età pensionabile e sulle misure per l’occupazione giovanile. “Il lavoro cresce poco, mentre i lavoratori crescono di più – spiega -. La tecnologia erode il lavoro, quello di tipo intellettuale ora è il 70%, ma è facilmente sostituibile. Solo per fare un esempio, le agenzie di stampa sostitu-iscono i giornalisti, così come l’ iPad farà fuori tutti i giornalai, poi i tipografi . Cosa signifi ca? Che aumenta il tempo libero, ma allo stesso tempo siamo al paradosso di iperoccupati e disoccupati totali. Più si al-lunga l’età della pensione, meno opportu-nità avranno i giovani di entrare nel mondo del lavoro. Bisognerebbe dividere il lavoro in modo equo. Lavorare, magari, fi n quando si vuole (per alcune categorie, anche non smettere mai), ma di meno. Meno ore spalmate su un periodo più lungo, altrimenti i giovani non lavoreranno mai.

IMPRENDITORI,NUOVI PROLETARI

Professore di Sociologia delle professioni presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università “La Sapienza” di Roma;fondatore e direttore scientifi co di S3-Studium, società di consulenza organizzativa;è stato preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove ha insegnato Sociologia del lavoro; .ha pubblicato numerosi saggi di sociologia urbana, dello sviluppo, del lavoro, dell’organizzazione, dei macro-sistemi.

Chi è

Cresciamo a scapito di altri rapinando le economie povere che oggi non sono più disposte a farsi rapinare...

foto: il sociologo Domenico De Masi

di Mira Carpineta

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el rapporto ABI 2011 sul mercato del lavoro nell’industria fi nanziaria si legge che “nel 2010 le banche italiane hanno affrontato la diffi cile congiuntura mondiale senza

importanti ricadute occupazionali. Ma in un contesto generale particolarmente critico, si rende necessario continuare ad accrescere effi cienza e dare prospettive di redditività.L’azione di controllo e razionalizzazione dei costi, anche del personale, resta fondamentale.L’organico ha subito un decremento intorno all’1% mentre il perdurare del ciclo economico negativo e le non incoraggianti

previsioni per il futuro svantaggiano le banche commerciali, italiane e non, a favore degli intermediari concentrati su modelli di business più orientati verso attività fi nanziarie in senso stretto.Determinante il costo del lavoro unitario, pari a 74.600 euro, che è tra i più elevati nel panorama europeo, dove in media risulta pari a 56.800 euro. Signifi cativi recuperi di redditività si potranno avere solo proseguendo l’azione volta a contenere i costi operativi complessivi. La trattativa sul contratto non può prescindere, quindi, da un’opportuna ed equilibrata combinazione di moderazione salariale e acquisizione di nuove fl essibilità, sia all’ingresso dei giovani che nella gestione della prestazione di lavoro”.

DIETRO LO SPORTELLO

foto: particolare del “Palazzo Melatino” sede della Fondazione Tercas

La Fondazione Tercas, nata nel 1992 dalla separazione della Cassa di Risparmio della Provin-cia di Teramo e della Tercas Spa, è l’entità controllante del Gruppo Bancario Tercas.

La Fondazione Tercas ha ceduto nell’ottobre 2006 il 15% della partecipazione in Banca Tercas Spa, pari a n. 7.500.000 di azioni ordi-narie per un valore nominale di 3,9 milioni di euro. L’interessenza, alla data del 31 dicem-bre 2011, è scesa conseguentemente al 65%. La Capogruppo Banca Tercas possiede l’89,20% di Banca Caripe Spa e il 94,50% della controllata Terbroker Srl attiva nel cam-po della consulenza assicurativa. Le restanti percentuali del capitale sociale di Banca Cari-pe sono in mano a soci privati (5,8%) ed alla Fondazione Pescara Abruzzo per il 5%. Le società veicolo sono consolidate in applica-zione del Sic 12 nonostante Banca Tercas non possegga alcuna partecipazione nelle stesse

poiché costituite nell’esclusivo interesse della Capogruppo. Banca Tercas controllata dalla Fondazione Tercas con una quota del 65% del capitale è, tra l’altro, azionista della stessa Banca d’Italia con 115 quote di capitale e un voto (sui 539 complessivi) all’assemblea dei partecipanti. Gli azionisti sono: Fondazione Tercas per il 65% e gli azionisti privati per il 35%. Le partecipazioni detenute dal gruppo sono: Ag.en.a S.r.l, Alfa S.p.a, Assicuratrice Milane-se S.p.a, Banca D’Italia, Banca Interregionale S.p.a, Centro Agroalimentare, Centro Factoring, Centro Iperbarico Polivalente e Ricerca S.p.a, Consorzio per lo sviluppo industriale Teramo, Cse s.c.a.r.l., Eurocasse Sim S.p.a, Fira Servi-zi S.r.l, Fira S.p.a, Gran Sasso Laga S.r.l, Gran Teramo Soc Cons. a.r.l, Interporto Val Pescara, Intesa San Paolo S.p.a, Isveimer S.p.a, Mps Capital Service Aor, Quote Idroenergia Soc. - Saga S.p.a - Sia Ssb S.p.a - Siteba S.p.a, Swift, Terbroker S.r.l e Terfi nance S.p.a.

FONDAZIONE TERCAS

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a Banca di Teramo di Credito Cooperativo nasce nel 1996 per volontà dell’on. Antonio Tancredi, fondatore e primo presidente dell’istituto. La sua recente scomparsa, oltre a

lasciare un vuoto istituzionale legato alla sua fi gura politica, ha reso noto un ulteriore “vuoto”, quello del bilancio, che per la prima volta nella storia dell’istituto bancario segna una perdita di circa 3 milioni di euro. Nella relazione di bilancio è ampiamente illustrato che :… “La Banca di Teramo ha risentito delle tendenze in atto è si è trovata a dover fronteggiare un relativo ridimensionamento dei volumi intermediati e a governare il deterioramento del portafoglio creditizio. la Banca ha valutato con favore la cessione pro soluto delle esposizioni in sofferenza. La cessione ha consentito di realizzare nell’immediato la liquidità derivante dal netto ricavo delle posizioni cedute. Relativamente alla operazione di cessione pro-soluto, il portafoglio di crediti classifi cati in sofferenza, acquistato dalla cessionaria Veni Finance srl, primaria società operante nel settore, è stato di n. 367 posizioni per un totale di n.734 rapporti. Di particolare rilievo è stato

il corrispettivo ricevuto. A fronte del monte sofferenze per complessivi 10.669.554 euro sono stati realizzati 3.137.000 euro, per una percentuale di realizzo del 29,40%. Le procedure esecutive, in seguito alla pesante crisi economica in atto, hanno tempi e modalità lunghi ed incerti e i prezzi di aggiudicazione sono signifi cativamente bassi. Gli immobili vengono venduti solo dopo

ripetuti esperimenti d’asta andati deserti, con aggiudicazioni ad un prezzo di gran lunga inferiore rispetto al valore stimato dal C.T.U Tale fenomeno determina una consistente riduzione della previsione di recupero del credito interessato e, quindi, dell’ incasso fi nale da parte della banca”.

Banca di Teramo e i suoi “vuoti”

anno 2009:

418 (migliaia di Euro)

anno 2010:

80 (migliaia di Euro)

anno 2011:

-2.916 (migliaia di Euro)

anno 2007:

848 (migliaia di Euro)

UTILE DI ESERCIZIO

massimo di utile registrato dal 1996

La Banca di Teramo ha risentito delle tendenze in atto è si è trovata a dover fronteggiare un relativo ridimensionamento

tra le realtà bancarie dotate di una più capillare presenza terri-toriale nell’ambito dell’industria bancaria italiana. Tale caratte-ristica è conforme al principio di vicinanza e prossimità che fa

parte del modello di servizio alla clientela proprio di una banca cooperativa a radi-camento locale. A dicembre 2011 si regi-strano 412 BCC (pari al 54,4 per cento del totale delle banche operanti in Italia), con 4.411 sportelli (pari al 13,1 per cen-to del sistema bancario). Anche nel corso del 2011 le dipendenze delle BCC-CR sono aumentate (+36 unità ), a fronte di una leggera contrazione registrata nel si-

stema bancario complessivo. A settembre 2011, le BCC-CR rappresentavano ancora l’unica presenza bancaria in 554 comuni italiani, mentre in altri 546 comuni aveva-no un solo concorrente. Alla stessa data, le BCC operavano in 101 province. Il nume-ro complessivo dei clienti delle BCC-CR supera a dicembre 2011 i 6 milioni. I di-pendenti delle BCC-CR a fi ne 2011 erano circa 32.000 unità (+1,2 per cento annuo contro il -0,4 per cento registrato in me-dia dal totale delle banche); ad essi vanno aggiunti gli oltre 4.700 dipendenti di Fede-razioni Locali, società del GBI, Casse Cen-trali e organismi consortili, per un totale di oltre 36.500 unità. Il numero dei soci era

Quando il credito è COOPERATIVO

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pari alla fi ne del 2011 a poco meno di un milione e duecentomila (1.156.711 unità), con un incremento del 10 per cento negli ultimi dodici mesi.Gli impieghi lordi a clientela delle BCC-CR ammontavano a dicembre 2011 a 139,9 mi-liardi di euro. Considerando anche i fi nan-ziamenti erogati dalle banche di secondo livello, gli impieghi della categoria appros-simavano i 151,8 miliardi di euro, per una quota di mercato del 7,7 per cento. I mutui delle BCC-CR a dicembre 2011 risultano pari a 92 miliardi di euro, con una crescita annua del 5,5 per cento. Il credito conces-so è stato adeguatamente accompagnato

da una congrua richiesta di garanzie che risultano coprire un’ampia porzione del portafoglio di impieghi. In particolare ap-pare elevata la quota di impieghi sostenuta da garanzia reale (54,6 per cento a metà 2011). Con specifi co riguardo alla cliente-la “imprese” il rapporto sofferenze lorde/impieghi era pari a fi ne 2011 al 6,3 per cento per le BCC, in progressiva crescita negli ultimi mesi (5,1 per cento a dicem-bre 2010), A fi ne 2011 le partite incagliate delle BCC-CR risultavano in crescita del 16,5 per cento con una incidenza sugli im-pieghi del 4,9 per cento. (4,4 per cento a fi ne 2010).

A settembre 2011, le BCC-CR rappresentavano ancora l’unica presenza bancaria in 554 comuni italiani...

l segretario regionale Fiba Cisl Claudio Bellini parla di una manovra “a saldo zero e che provvederà ad accorpare alcuni uffi ci con pochissimi addetti: dai 40 iniziali si passerà a circa 20 senza reali ripercussioni sul personale,

nemmeno in termini economici”. Una soluzione che potrà permettere invece nuove assunzioni per un turn over annunciato da tempo. Successivamente sarà riorganizzata la rete con accorpamenti di quegli sportelli che, dopo la fusione con Caripe, possono creare sovraesposizioni, come a Montesilvano, dove per fare un esempio, ce ne sono due a soli 200 metri

Questi accorpamenti rischiano di annullare la relazione particolare che le banche locali hanno con le economie locali. Come sta avvenendo per la CARISPAQ e la BLS

foto: Francesco Trivelli segretario regionale della Fisac-Cgil

La parola ai sindacati

TERCAS: FRA CRISI E RINASCITAIl piano di ristrutturazione del Gruppo Tercas, iniziato con la riorganizzazione della direzione generale, all’indomani dell’intervento degli uomini di Bankitalia, prevede una serie di prepensionamenti e forse una ricapitalizzazione.

Al tavolo di concertazione i sindacati portano le preoccupazioni dei dipendenti sui numeri dei posti di lavoro a rischio.

di distanza. Si taglieranno fi liali anche nelle Marche e nell’Emilia Romagna (Bologna), e probabilmente anche in Umbria. La ricapitalizzazione del gruppo è un’altra importante questione, soprattutto, continua Bellini per “capire se l’aumento di capitale già attuato di circa 60 milioni di euro potrà essere suffi ciente o se ne occorrerà

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ancora un altro per consolidare l’autonomia del gruppo. Infatti se i soci si opporranno alla seconda manovra, c’è da attendersi la discesa di qualche gruppo del Nord, e allora addio autonomia”. Bellini comunque sembra ottimista e sostiene di aver ricevuto dichiarazioni favorevoli: “Ora tocca al commissario dichiarare se c’è bisogno ancora di un’altra ricapitalizzazione e di quale entità, e individuare la quantità reale dei crediti . A novembre si dovrebbe avere un quadro più chiaro – insiste Bellini-. Il clima è buono e a livello strutturale la banca funziona. Basti pensare agli ottimi risultati della semestrale e allo stato patrimoniale sano, ma soprattutto alla raccolta che supera gli impieghi (anche di 2 mln di euro al giorno). Insieme alle cartolarizzazioni dei crediti in bonis in atto (per 200 mln di euro) fanno ben sperare in una soluzione positiva”. Riguardo ai prepensionamenti, secondo Bellini ci sono due strade: già oggi 35 unità posseggono i requisiti necessari e poi, in vista del ricambio generazionale, c’è il fondo di solidarietà interno che garantisce 5 anni di contributi e che potrà incentivare all’esodo altre 30 unità. Certamente non si prevedono esuberi.Francesco Trivelli segretario regionale della Fisac-Cgil esprime una critica

positiva sulla riorganizzazione anche se “ci sono senza dubbio delle questioni che vanno discusse e risolte e al tavolo di concertazione mancano alcuni aspetti importanti. Sicuramente ci troviamo di fronte a una situazione grave ed è obbligo di tutti trovare la soluzione più idonea, ma gli accordi non possono prescindere dalle tutele dei dipendenti. Chiusure e accorpamenti, ristrutturazione,

trasferimenti, tutto deve essere vagliato tenendo presente le ricadute in termini di sacrifi ci per i dipendenti. Compito dei sindacati è coniugare il bisogno di ristrutturazione con bisogno di tutelare diritti. Tuttavia il commissario è persona con grande senso di responsabilità, capace di risanare l’azienda”. BancaTercas è molto importante

per il territorio come tutte le banche di natura locale. Non c’è il rischio di perdere questa peculiarità? “Certamente – continua Trivelli – Questi accorpamenti rischiano di annullare la relazione particolare che le banche locali hanno con le economie locali. Come sta avvenendo per la CARISPAQ e la BLS, in fase di assorbimento da parte della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che rendendole nazionali ne snaturerà le caratteristiche regionali laddove i piccoli istituti hanno la conoscenza personale dei piccoli imprenditori”.Le riorganizzazioni servono a mantenere i livelli di lavoro? Cosa serve veramente per lo sviluppo? “La parola d’ordine per tutti è abbassare i costi- insiste il sindacalista –, ma per risparmiare non basta tagliare perché i piccoli istituti hanno la conoscenza personale dei piccoli imprenditori. Per risparmiare sui costi doppi si potrebbe iniziare dai posti nei consigli di amministrazione, partendo dal vertice quindi e non sempre dalla base”.Che peso ha la politica in questo? “La politica ha il suo peso- conclude Trivelli - e quando manca un soggetto politico che sposi gli interessi del territorio, il confronto aziendale è più duro. Ma i sindacati servono anche e soprattutto a stimolare il dibattito e a dire alle persone che non sono sole”.

La parola d’ordine per tutti è abbassare i costi, ma per risparmiare non basta tagliare...

“LOCALISMO BANCARIO” URGEIntervista a Gloriano Lanciotti, direttore provinciale di Cna

n un recente convegno tenutosi pres-so la Banca Di Teramo, sul futuro della città, il dibattito seguìto ha visto contrapporsi il mondo politico e im-prenditoriale locale soprattutto sulle responsabilità. Da un lato, il senatore

Tancredi respingeva energicamente le ac-cuse che vogliono vedere nella classe po-litica in genere il “capro espiatorio di tutti i mali” attuali, dall’altro il mondo impren-ditoriale, in quella sede rappresentato dal vice presidente di Confi ndustria Fabrizio Sorbi, che vede invece nella politica attuale ingerenze negative, se non addirittura as-senza di azioni e programmi necessari per superare la crisi. Il confronto tra le parti, nel nostro territorio, si sta facendo mol-to acceso proprio per lo scollamento tra economia reale e fi losofi e socio-politiche. E in un contesto territoriale circoscritto,

come è quello teramano, fotografa una situazione sempre più drammatica soprat-tutto nelle relazioni banche-imprese. In un

momento in cui tre banche locali (che ri-assumono la quasi totalità dei soggetti eco-

nomici della provincia) presentano bilanci e situazioni in sofferenza, e che necessi-tano esse stesse di interventi di controllo e ristrutturazione, le preoccupazioni degli imprenditori si acuiscono e da tutte le as-sociazioni di categoria arrivano richieste di azioni concrete non più procrastinabili. Di questo avviso Gloriano Lanciotti, diretto-re provinciale di Cna, e componente del consiglio di amministrazione di una banca di credito cooperativo: “Questa provincia ha visto negli ultimi anni un fi orire di ban-che e molte sono proprio banche di cre-dito cooperativo. Solo in Abruzzo ce ne sono otto e di queste, quattro sono tera-mane- esordisce-. E stanno per arrivarne altre due: la BCC del Vomano e quella della Vibrata che ha già ottenuto l’autorizzazio-ne della Consob. E’ senz’altro un indicato-re di ricchezza perché le banche nascono

di Mira Carpineta

Questa provincia ha visto negli ultimi anni un fiorire di banche e molte sono proprio banche di credito cooperativo. Solo in Abruzzo ce ne sono otto...

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laddove ci sono condizioni utili. Se Teramo è in assoluto un territorio ricco di spor-telli lo si deve al suo tessuto economico dinamico, ma questo non implica necessa-riamente che ci sia più credito”.Le banche teramane, a cominciare dalla Tercas, vivono momenti delicati. Qual è la sua opinione a riguardo?“Intanto spero decisamente che Tercas riman-ga teramana. Se la perdessimo, sarebbe un altro pezzo di economia che se ne va. Evi-dentemente sono stati commessi degli errori, dal manager al consiglio di amministrazione (che, ci tengo a dire, è composto da perso-ne perbene), qualcosa deve essere sfuggito di mano. Il management aveva realizzato grandi cose e altri i progetti erano in corso di realiz-zazione. Ambiziosi, forse troppo, e gli errori hanno avuto un peso maggiore dei successi. O forse il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto vigilare di più, ma questo non sta a noi dirlo, lo decideranno gli organismi com-petenti”.La “sofferenza” delle banche tuttavia ricade pesantemente sulle imprese.“Le banche dovrebbero tornare a fare il loro lavoro, che è servire l’economia e le imprese e non viceversa. Il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di piccole e piccolissime aziende che sono per lo più di tipo familiare. Nella nostra provincia ci sono circa 40.000 partite iva, il 90% di esse ha meno di 10 dipendenti. La Tercas in passato ha sempre dato risposte, ha assistito e condiviso i progetti imprenditoriali. Ora vedo una banca ancora lontana dai pro-blemi e dalle esigenze delle piccole aziende. Ma le responsabilità appartengono anche al mondo politico che, soprattutto in un con-testo locale, è determinante, e con le proprie ingerenze provoca danni maggiori. La gestione delle banche andrebbe affi data alle imprese, la politica dovrebbe starne lontana”.Nonostante le misure dei governi e dei governatori l’accesso al credito continua ad essere diffi cile, perché?“Perché le banche hanno preferito investire le liquidità erogate dalla BCE in titoli di stato, dando la precedenza al loro conto economico, piuttosto che a quello delle imprese. I titoli di stato hanno un rischio zero, ed è più sem-plice e più sicuro che dare soldi alle imprese. Questo è un ragionamento di prudenza, com-prensibile, ma a mio avviso sbagliato. perché uccidere le imprese signifi ca far morire anche la banca. E qui mi riallaccio al pensiero sulla politica che deve intervenire sì, ma per dare indirizzi, non solo occupando posti e poltro-ne. Finanziare le imprese signifi ca rimettere in moto l’economia del territorio”.In questi anni di crisi, paradossalmente le banche più vicine alle imprese sono state proprie le BCC. Stanno sostituen-do il sistema bancario tradizionale?“Le BCC possono fare molto, ma hanno dei limiti. Ad esempio, le grandi operazioni han-

Da quasi trent’ anni, invece, abbiamo sempre gli stessi nomi e cognomi, tramandati da generazioni, ma questa provincia ha molto di più. Il problema è che mettersi in discussione è difficile, laddove si giocano partite diverse...

in consiglio di amministrazione. Noi abbiamo sostenuto le imprese con i nostri confi di. Ci stiamo sostituendo con le nostre garanzie a quelle degli imprenditori che hanno sempre più i bilanci in diffi coltà. Ma non abbiamo le risorse suffi cienti. La regione Abruzzo da tre anni non eroga i fondi FAS.”A proposito di regione, circa tre anni fa la riforma Castiglione e la legge sui Confi di. Qual è la situazione?“Nel 2010 c’è stata la riforma sulla legge dei Confi di. CNA ha messo insieme undici Confi di e cooperative di garanzia creando FIDIMPRE-SA, ma ad oggi ancora nessun risultato. Niente fondi. Sinceramente non è più tempo di enuncia-zioni, ma di fatti concreti e la politica deve tornare a fare politica, magari con volti nuovi e possibilmente presi dalla società civile. Da quasi trent’ anni, invece, abbiamo sempre gli stessi nomi e cognomi, tramandati da gene-razioni, ma questa provincia ha molto di più. Il problema è che mettersi in discussione è diffi cile, laddove si giocano partite diverse. Io mi confronto tutti i giorni con problemi pratici. I tempi di pagamento delle pubbliche ammi-nistrazioni sempre più lunghi sono atti pratici che non si conciliano con i tempi della politi-ca. Bisogna investire sulla società civile, Sono convinto che farebbe bene a tutti tornare in azienda o in uffi cio, nella vita normale, dove vivere è molto più diffi cile di quello che si può vedere dagli scranni di un parlamento”.

foto: Gloriano Lanciotti, direttore provinciale di Cna

Purtroppo spesso le banche locali hanno un’eccessiva etichettatura politica, che può essere molto condizionante e a volte in senso negativo. Le logiche economiche sono diverse dalle logiche politiche...

no ambiti più limitati, ma sono state e sono estremamente utili. Le nostre quattro BCC sono le sole che stanno dando risposte, sep-pur limitate. Nel 2011 hanno cessato la loro attività 175 imprese artigiane. Se si calcola che ognuna di esse ha almeno due dipendenti, signifi ca che circa 500 persone hanno cessa-to l’attività, cifra paragonabile a una grande azienda, e le banche hanno avuto la loro re-sponsabilità chiudendo i rubinetti. Purtroppo spesso le banche locali hanno un’eccessiva etichettatura politica, che può essere molto condizionante e a volte in senso negativo. Le logiche economiche sono diverse dalle logi-che politiche. Io credo che debba esserci più autonomia. E condivido pienamente il fatto che nei nuovi statuti delle BCC c’è assoluta incompatibilità tra cariche politiche e incarichi

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ual è oggi il “sentire” profon-do degli italiani di fronte alla crisi?Ma, soprattutto, cosa pensa-no, quali preoccupazioni han-no, quali sono gli

orientamenti di voto dei ceti produttivi, e cioè imprenditori, artigiani, dirigenti eliberi professionisti?Partendo da questo set di domande la Cna ha chiesto a Ipsos di sondare gli umori del Paese. I risultati parlano di una Italia in “attesa”, di una fortissima preoccupazione per il debito e per la situazione dell’occu-pazione. Novità da registrare, e su cui ri-fl ettere, anche per gli orientamenti di voto dei ceti produttivi, dove il Movimento 5 Stelle di Grillo tocca il 21,7%. Ecco in det-taglio l’analisi dei dati.1. Crisi della rappresentanzaLe priorità dei cittadini e dei ceti produttivi - spiega la nota di Ipsos per la Cna - del Paese coincide nei due aspetti principali: fortissima è, naturalmente, la preoccupazione per la si-tuazione occupazionale da un lato e dall’altro per lo sviluppo e la competitività del sistema paese. Le dimensioni e il peso della crisi sono presenti a tutti. Accanto a questi aspetti si mantiene elevata

l’apprensione per il risanamento fi nanziario e il debito pubblico. Ma i ceti produttivi eviden-ziano una maggiore inquietudine per la situa-zione politica nella quale versa il Paese: il 41% di imprenditori, artigiani, dirigenti, professioni-sti si dichiara preoccupato per questo aspetto, 9 punti in più rispetto alla media dei cittadini. Questo primo dato, che emerge con nettezza,

chiarisce il problema centrale: la classe diri-gente del Paese si trova in questo momento sostanzialmente priva di riferimenti forti e guarda al quadro politico con grande appren-sione. Tutte le principali istituzioni sono coin-volte da queste perplessità. Solo la Presidenza

della Repubblica, che ha rappresentato un punto di riferimento sempre più forte negli ultimi anni, sembra immune, insieme in parte ai governi locali. In diffi coltà invece l’Unione Europea, che gode la fi ducia della maggioran-za dei cittadini (55%), ma si abbassa tra i ceti produttivi, dove la fi ducia scende al 46%, sotto la maggioranza. D’altronde emerge anche da altre recenti in-dagini che le critiche si accentrano in parti-colare sulla Germania, le cui scelte, che sino ad ora hanno avuto scarsa attenzione per la crescita e il salvataggio degli stati mediter-ranei, creano problemi a chi combatte tutti i giorni per la tenuta della propria impresa. Ma se sull’Unione Europea rimane comunque consistente il margine di fi ducia, per la politica nazionale si apre un baratro: Camera e Sena-to godono di una stima estremamente bassa, pari a poco più di un quinto degli intervistati, in questo caso sostanzialmente allo stesso li-vello dei cittadini. Al punto più basso i partiti: solo 7% esprime fi ducia, la metà esatta del già basso credito che emerge tra i cittadini.2. Orientamenti di votoLe grandi coalizioni, che hanno dominato la scena politica dell’ultimo ventennio – si leg-ge nella relazione di Ipsos per la Cna - go-dono oramai di una bassa fi ducia: tra i ceti

Analisi di Ipsos per Cna UN PAESE “IN ATTESA”

fortissima è la preoccupazione per la situazione occupazionale da un lato e dall’altro per lo sviluppo e la competitività del sistema paese...

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produttivi centrosinistra e centrodestra sono allo stesso livello (circa il 20%), molto bassa la fi ducia nel centro (8%), mentre è decisamente più elevata il credito aperto al Movimento 5 Stelle (19%, sei punti sopra i cittadini italiani presi nel loro insieme), che sembra per molti rappresentare, se non proprio un’alternativa, una risposta effi cace ad una politica sempre più screditata. Ma al primo posto troviamo la sfi ducia: 32% non sceglie nessuna delle coalizioni o dei movi-menti proposti. In sostanza i tre principali poli godono di un credito inferiore alla metà dei ceti produttivi. Questa situazione si determi-na per la nettissima contrazione della fi ducia nel centrodestra: coalizione maggioritaria nel 2008 (54% dei ceti produttivi le dava credi-

to), il declino comincia nella seconda metà del 2010, dopo la frattura di Fini, con le differenze sempre più manifeste nel governo evidenziate dalla diarchia Berlusconi-Tremonti, con la per-cezione di uno stallo del governo del “fare”. Oggi la fi ducia nel centrodestra è ai minimi storici (20%). Ma non è compensata dalcentrosinistra, che negli ultimi mesi è sostan-zialmente sceso agli stessi livelli (21%).La fotografi a delle intenzioni di voto attua-li (giugno/luglio 2012) dei ceti produttivi dà conto della situazione sino ad ora descritta: Il centrosinistra (nella versione della “foto di Vasto” peraltro sempre più sfuocata), è al pri-mo posto negli orientamenti di voto delle classi dirigenti, mentre il centrodestra è a un livello di consensi assai basso ed in linea con gli orien-tamenti della popolazione italiana. Lo stesso avviene per il centro. Ma l’attenzione per il movimento di Beppe Grillo si conferma appieno: in questo momen-to avrebbe un consenso superiore a quello del Pdl e sostanzialmente identico al Pd. Nell’arco del tempo il comportamento di voto dei ceti produttivi ha visto una crisi netta del centro-destra (che era al 60% nel 2008) e un in-cremento del centrosinistra nel 2010 cui è seguita una sostanziale tenuta. Impetuosa la crescita del movimento di Grillo, raddoppiato negli ultimi mesi. In sostanza potremmo dire che il centrosinistra vince ma non convince. La vasta area “grigia” (incertezza ed astensione) e la crisi drammatica di rappresentanza in-dicano con evidenza l’attesa di una proposta nuova che ancora non si è concretizzata. Ma questa attesa non riguarda solo i ceti produtti-vi: tutto il paese lasta aspettando.

La vasta incertezza ed astensione e la crisi drammatica di rappresentanza indicano con evidenza l’attesa di una proposta nuova che ancora non si è concretizzata...

Fiducia nella principali coalizioni

Intenzioni di voto alle elezioni politiche

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Immaginiamo l’Europa composta da 25 persone: ci sono un italiano, un tedesco, un francese e così via. Questa è la storia del nostro amico greco. Il nostro amico greco sta messo piuttosto male: da tempo ha un sacco di debiti che non riesce a estinguere. Lavora sodo ma non guadagna granché. Ogni anno riesce a ripagare solo una parte dei debiti, ed è costretto a farne altri perché, poveretto, i soldi non bastano mai. I debiti aumentano con gli interessi e così, anno dopo anno, il nostro amico greco si trova con una cifra più alta da ripagare.Ma a un certo punto, meno male, decidono di intervenire i suoi amici. E così il tedesco, il francese, l’italiano e gli altri si mettono d’accordo e decidono di prestargli i soldi raccolti a un tasso di interesse, per così dire “agevolato. Be’, non proprio a interessi zero, ma che vuoi, c’è l’infl azione, e poi non è che in giro troverebbe di meglio, chi mai gli farebbe credito vista la situazione in cui si trova. In cambio di tanta generosità, gli amici chiedono allo sfortunato greco di stringere un po’ la cintura: “E che diamine, se vuoi restituirci questi soldi devi tagliare un po’ le spese...”. Dieta a pane e olive, insomma, ma non solo. Già spendeva poco prima, ora dovrà anche tagliare qualcos’altro. I suoi amici infatti gli chiedono prove tangibili della ferma intenzione di ripagare il prestito, ovvero:1) accontentarsi di uno stipendio ancora più basso di quello che aveva, così siamo sicuri che non spenda tanto;2) rinunciare all’assicurazione medica (e speriamo che non si ammali perché deve proprio lavorare tanto in questo periodo);3) spendere meno per la scuola, l’università, i libri, formazione e simili lussi superfl ui.E adesso ciascuno di noi chieda a se stesso: “Se fossi io ad avere un amico greco in quella situazione, mi comporterei così?”,Personalmente, la risposta è no. Vediamo perché.In primo luogo le persone in diffi coltà, oppresse dai debiti e dagli strozzini, spesso chiedono prestiti semplicemente per “tamponare” una situazione di emergenza, senza avere un piano preciso per migliorare la loro condizione nel lungo periodo. Solo per una boccata d’aria, senza pensare che poi il vortice di debiti ritornerà più impetuoso di prima. La priorità tuttavia, nell’immediato, è sopravvivere. E questo succederà all’amico greco: rifi aterà per un po’, ma dopo sarà ancora peggio, probabilmente si ritroverà a dover vendere la casa, o magari qualche ricordo di famiglia.Secondo punto, personalmente non chiederei mai a un amico di rinunciare alla propria assicurazione medica, tanto meno per ripagarmi gli interessi su un prestito che gli ho dato.Terzo: non direi mai a un mio amico di risparmiare sui libri, sulla scuola o sulla formazione. Anzi, proverei a convincerlo a studiare di più, in modo da riuscire a ottenere un lavoro migliore.Quarto: se proprio devo prestargli dei soldi, allora non glieli chiederei mai indietro con gli interessi. Cosa farei invece? Al mio amico greco chiederei innanzitutto con chi si è indebitato, e se scoprissi che il suo creditore è qualcuno che conosco, allora andrei da quel qualcuno e gli chiederei di aspettare, di non chiedergli gli interessi, o addirittura di cancellare il debito. Direi a quel qualcuno: “Il mio amico greco sta messo molto male, mentre tu non hai problemi economici. Non è che potresti lasciar stare questa storiaccia? Lui te ne sarà grato per sempre”. Forse non otterrei nulla io da solo, ma se oltre a me glielo chiedessimo insieme, il francese, lo spagnolo, il tedesco e tutti gli altri, allora avremmo alte probabilità di successo. Questo tra l’altro, da parte loro, signifi cherebbe comportarsi da veri amici.L’augurio, in conclusione, è di non ritrovarsi mai nella situazione del povero amico greco. Ma se proprio dovesse trovare, speriamo di scoprire veri amici su cui contare.

di Mattias Cocco Associazione culturale Jak Bank Italia

Il nostro amico greco

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ll’inizio del nuovo anno sco-lastico sono stati presentati diversi programmi d’innova-zione tecnologica e digitale delle scuole, soprattutto per il Sud e particolarmente per

Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, con un impegno complessivo di spesa per oltre 31

milioni di euro: iscrizione e pagella online, registro elettronico, tablet per ogni docen-te. Tali risorse verranno compensate dai ri-sparmi derivanti dall’attuale uso eccessivo di carta e di fotocopie e dall’archiviazione di documenti e dati. Si farà, inoltre, tesoro delle esperienze e dei progetti già avviati negli anni precedenti. Il ministro Profumo è stato molto solerte nell’organizzare una conferenza di servizio per dette comu-nicazioni. La scuola italiana si avvia anche tecnologicamente a stare alla pari con

quelle di altri paesi.Non per essere disfattisti, ma si pongo-no subito dei problemi, la cui soluzione, come al solito, non è stata assolutamente prevista. Per l’iscrizione e la pagella onli-ne occorre che ogni famiglia sia dotata di pc e di connessione a internet, altrimenti bisognerebbe, ad ogni modo, intasare le

segreterie delle scuole per tali operazioni. Il registro elettronico richiede la presenza di un pc su ogni cattedra, su cui i docenti avranno modo di trascrivere il diario della giornata di propria competenza: dall’argo-mento della lezione, alla registrazione delle assenze, alle verifi che, alla valutazione degli allievi. Oppure, i dati raccolti con i tablet dei singoli docenti dovranno confl uire ed essere archiviati su apposito pc riserva-to. Per fare questo, occorre cablare tutte le aule, ma le scuole o gli enti locali non

DIGITALIZZIAMOCI, MA…di Michele Ciliberti

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hanno risorse per intervenire. Non una parola è spesa per la formazione e l’ag-giornamento dei docenti e del personale e per la presenza di un tecnico, capace di immediato intervento secondo necessità. E’ da considerare pure che i docenti italia-ni sono tra i più anziani al mondo, per cui esiste almeno una generazione molto riot-tosa nell’uso della tecnologia. Tutto ciò non signifi ca che bisogna desistere dall’informa-tizzazione delle scuole, tutt’altro: occorro-no maggiori risorse e soprattutto capillare aggiornamento degli operatori. Un’espe-rienza alquanto negativa, secondo l’opinio-ne di chi scrive, è fornita dalla assegnazione delle LIM (lavagne multimediali) ad alcune scuole. Ad una fase di iniziale entusiasmo è subentrato subito un certo lassismo, con il conseguente abbandono del sussidio stes-so, non per eccessivo impegno richiesto o per disinteresse, ma per oggettive diffi -coltà. Anzitutto molte scuole non avevano risorse suffi cienti per la formazione (da ammirare quei dirigenti che hanno costi-

tuito apposite reti di scopo) e, laddove è stata portata a termine, sono intervenuti altri fattori: la mancanza di una piattaforma nazionale dove immettere e attingere dati (come promesso) e fornitura di LIM con diversa tecnologia nella stessa scuola, per cui si sono avuti programmi non adatti a tutte le lavagne multimediali e costo eleva-to degli stessi e di alcune licenze.A tutto ciò, si può naturalmente ovviare con interventi mirati a superare le diffi col-tà evidenziate e sperimentate nelle singole istituzioni scolastiche e con la disponibilità di maggiori risorse che esistono, ma sono utilizzate male.Il FIS (fondo per l’ istituzione scolastica), il badget per le funzioni strumentali e i fi nan-ziamenti per le aree a rischio dovrebbero costituire un’unica risorsa non vincolata, da prevedere nel contratto nazionale, atta a premiare il maggiore impegno e la pro-duttività del personale, a garantire il fun-zionamento e la didattica e a investire nelle tecnologie e nella formazione.

Non una parola è spesa per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e del personale e per la presenza di un tecnico, capace di immediato intervento secondo necessità...

escrivere la gioia di un precario della scuola che ottiene una supplenza è impossibile. Nei messaggi ai familiari si moltipli-cano punti esclamativi, le paro-le si infi ammano di entusiasmo;

insomma, chiamiamole pure emozioni. Bisogna riconoscere che vivendo in questo modo la vita ha perso molto della routine e i problemi, in certo senso, restano sospesi. In quel momen-to, mentre scorre la lista del Provveditorato, gli insegnanti senza lavoro incrociano le dita, e sperano. L’atmosfera è quella delle partite a poker. Il rischio di accettare subito un incarico, magari di poche ore, compromette la possi-bilità di averne uno più importante dopo. Ma questa è una scommessa col caso. Intanto, le polemiche sulla scuola, dopo i TFA, sono proseguite. Di fronte al nuovo concorso rimbalza tra giornali e teleschermi la domanda: “Chi prefe-rireste per i vostri fi gli? Un giovane trentenne preparato o un quarantacinquenne duecen-tesimo della vecchia graduatoria?” Il quesito serve a delegittimare le pretese dei precari e a legittimare il nuovo concorso. Nessuno, infatti, è così stupido da rispondere la seconda: un quarantacinquenne numero duecento. Vale la pena ricordare alcuni particolari. Il precariato degli insegnanti ha alimentato un sottomerca-to impressionante di master e tirocini formativi di cui hanno benefi ciato, ovviamente, le univer-

sità, le quali hanno avuto occhio lungo. Infatti, in base ai meccanismi di reclutamento, più titoli ci sono, più punti in graduatoria si pos-sono raggiungere, e si può scalare la “classifi -ca”, per poter poi ottenere più facilmente una supplenza. Allora ecco aumentare l’offerta dei titoli, dal momento che la domanda abbonda; ecco costosissimi master fantasma per lo più online, o seconde lauree, etc. I precari sono una massa che si muove in modo compatto e prevedibile. Basta che uno si iscriva a un ma-ster ed ecco che i diretti concorrenti faranno la stesa cosa. Chi più soldi ha, più ne fa. Ecco spiegata la gioia di chi riesce ad ottenere una supplenza: anni e anni di spese e investimen-

ti ripagati. La gioia di poter lavorare, di fare il lavoro per cui si è ta-gliati. Di guadagnare con serenità il neces-sario per vivere. L’er-rore dei precari, se c’è stato, è stato quello di non avere avuto la

forza e il coraggio di concentrare altrove le loro forze; appariva chiaro che non ci sarebbe più stato un concorso per insegnare. Chi aveva circa trent’anni anni nel 1999, oggi ha passa-to i quaranta. Sarebbe importante immagina-re quante vite siano state segnate da questa politica. Ultima cosa, a certi ministri. Molti di loro sono diventati ottimi insegnanti: lavorano bene, anzi meglio di chi ha il posto da anni. Hanno solo avuto la “sfortuna” di non poter rifare il concorso. E su questa sventura molti hanno speculato.

CattedreIL PRECARIO PERFETTOLa corsa alla supplenza e ai master per raggiungerla

di Vincenzo Lisciani Petrini

L’errore dei precari, se c’è stato, è stato quello di...

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Firmato a Roma, tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricer-ca e l’ assessorato all’Istru-zione della Regione Abruz-zo, l’accordo operativo per il

Piano Nazionale Scuola Digitale, che prevede l’acquisto e l’utilizzo nelle classi abruzzesi del-la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale). La Regione investe ben 750 mila euro del Fon-do Sociale Europeo, per consentire alla scuola abruzzese di essere in grado di formare i pro-pri alunni per il raggiungimento della compe-tenza digitale. Il Piano di diffusione della LIM, avviato dal MIUR nel 2009, ha contribuito a rendere più familiare questo “oggetto”, distribuendo al-cune migliaia di lavagne digitali nelle scuole italiane. È un dispositivo elettronico sulla cui superfi cie è possibile scrivere, gestire immagi-ni, riprodurre fi le video, consultare risorse web. Introdurre una lavagna interattiva in aula equivale ad “aprire” la classe al digitale; signi-fi ca “invertire il senso di marcia della tecnolo-gia”: non sono più infatti gli allievi ad essere “portati” in sala per la classica “ora di infor-matica”, ma è il multimediale ad entrare in

aula e a rendersi immagine, video, web, risorse interattive. La classe diviene quindi, un nuovo ambiente di apprendimento e di formazione in cui tutti possono interagire con quanto av-viene sullo schermo.

Ogni LIM è dotata di software per creare presentazioni e lezioni multimediali. Tutte le presentazioni e/o lezioni create con la LIM presentano gli stessi elementi: uno stage bian-co in cui scrivere con la penna o trascinare immagini e altri oggetti multimediali tratti da

una libreria, fatta di immagini, fi lmati e anima-zioni che possono essere inserite nello stage; una serie di strumenti per scrivere, evidenzia-re, disegnare forme geometriche. Il piano della lavagna può essere pensato nel contempo come un grande schermo di proie-zione che visualizza cose che non sono solo da osservare, da leggere o da navigare, ma che diventano manipolabili. Le potenzialità della LIM sono molteplici: la visualizzazione in grande, la semplifi cazione dei concetti, l’interattività, la semplicità dell’im-piego, la possibilità di ricorrere ad una costru-zione collaborativa del percorso di studio e soprattutto un approccio originale alla ricerca e all’elaborazione dei contenuti. Ora non ci ri-mane che valutare il reale utilizzo di queste risorse da parte dei docenti e il feed-back in termini di apprendimento e motivazione sul campo. I docenti non dovranno necessariamente tra-sformarsi in autori ed esperti di tecnologia, ma dovranno conoscerne le potenzialità e impa-rare a trarne i possibili vantaggi. La LIM va accolta e vissuta come strumento facilitatore e di amplifi cazione della didattica, in grado di rispondere alle esigenze di tutti.

di Clementina Berardocco

LIM….IAMOCI in classe

La classe diviene quindi, un nuovo ambiente di apprendimento e di formazione in cui tutti possono interagire con quanto avviene sullo schermo...

Lavagna elettronica per tutti

Dalla Regione 750mila euro per la scuola digitale

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ggi l’Italia assiste a un proliferare di scrittori, giovani e meno giovani, che sognano una carrie-ra nel mondo della letteratura. Scri-

veva quasi duemila anni fa Petronio Arbitro, autore del Satyricon, per bocca del suo personaggio-specchio Eumolpo: “La poesia, o giovani, ha in-gannato molti. Infatti non appena uno ha allestito il verso in metrica e una sensazione più dolce ha rivestito con un giro di parole, ha creduto senz’al-tro di essere giunto in Elicona.” Il discorso era rivolto a due aspiranti letterati, ma si può estendere a tutti gli scrittori. I libri, oggi, sono diventati prodotti talmente belli, frutto di uno studio così accurato, che nessuno potrebbe resistere al sogno di vede-re il proprio nome scritto sulla coperti-na. È una vera industria. Le case editrici vendono non più libri, ma “casi editoria-li”, che hanno già venduto ancora prima di essere stampati. L’af-fare può fruttare milioni. Gli scrittori inseguono i sogni e hanno creato un bel fermento, sebbene egoistico e non comunitario, volto solo all’emer-gere sopra gli altri, non insieme agli altri. Questo vale per i poeti (i più il-lusi di tutti se sperano di guadagnarci: non si può essere poeti sperando di avere un ritorno economico) e per i prosatori. Le dinamiche potrebbero essere ancora più crudeli.Il più delle volte accade che questa incredibile offerta di scrittori si tra-muti in domanda. Le case editrici, anche piccole, diventano spietate reti

da pesca. Vivono sfruttando i sogni di questo grande mare di scrittori. Con la scusa di un concorso lettera-rio, di aver letto un blog o altro, fanno la loro offerta allo scrittore: “ti pub-blichiamo, con tanto di contratto, ma ovviamente le spese sono a tuo cari-co relativamente alla prima stampa” (che sarà anche l’unica). Lo scrittore giovane e inesperto, abbocca. Pagherà, anche fi no a duemila euro, inseguendo il suo sogno. In quella quota è già presente un lauto guada-gno per gli editori che quindi perdo-no interesse nel far circolare l’opera. È un vero e proprio fi shing. Guardatevi dall’editoria partecipata, quando le condizioni sono molto esagerate. Chiedete in giro, prima. Quali sono strategie alternative per emergere? L’ambizione, il che vuol dire avere una bella dose di auto-

critica. Con-corsi letterari, quelli seri, che il più delle volte sono gratuiti. Avere lettori fi dati, non essere soli in questa avventura che, beninteso, bi-

sogna essere disposti a vivere anche se non porterà nella vetrina della Fel-trinelli o della Mondadori.Lasciarsi quindi consigliare da perso-ne valide. Inoltre, esistono molte forme di au-to-pubblicazione che vale la pena di provare. Lulu, per esempio, consente di fare il libro che si sogna, di crea-re da sé il proprio prodotto. Non è poco. Carver, inoltre, diceva: “Niente trucchi da quattro soldi”, scrivere è un lavoro serio. Poco remunerativo all’inizio. L’importante è lanciarsi. Con o senza paracadute, questo è da vedere.

SCRIVERE È UN LAVORO SERIO,

MA…di Vincenzo Lisciani Petrini

Le case editrici, anche piccole, diventano spietate reti da pesca. Vivono sfruttando i sogni di questo grande mare di scrittori...

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di Mariangela Sansone

atita affi latissima nel pano-rama dell’illustrazione ita-liana, Carmine Di Giando-menico, con il suo lavoro si è guadagnato un posto nell’olimpo del fumetto

internazionale. L’autore teramano, sin da piccolo, si è nutrito a pane e fumetti, col-tivando il sogno di riuscire a diventare un disegnatore affermato. Ha trascorso l’in-fanzia appassionandosi alle vicende di quei supereroi di cui, di lì a poco, avrebbe dise-gnato le gesta. Crescendo, con tanta fatica e lavoro, il sogno si è trasformato in realtà. Per sua stessa ammissione gli eroi che hanno caratterizzato la sua vita sono fon-damentalmente tre ed ognuno è rappre-sentativo di diverse fasi della sua crescita. I sogni di bambino erano animati da Super-man, l’adolescenza è invece legata al diavo-

lo rosso, Daredevil, mentre la maturità di Carmine vede come protagonista Oudeis “personaggio creato da me, è stato lui a scardinare le porte per il mio approdo alla Marvel Comics”, la casa editrice degli X-Men, l’Uomo Ragno, Thor e centinaia di altri supereroi universalmente noti. La sua formazione artistica ha origine nel

Liceo Artistico di Teramo, dove ha appre-so le nozioni di anatomia e di prospettiva, indispensabili per qualsiasi aspirante illu-stratore. Tra i suoi modelli ama ricordare grandi disegnatori americani, come Frank Miller, John Buscema, John Byrne e Barry Windsor Smith, ma tiene a precisare che “l’artista del fumetto a cui sono legato di più, è Adriano de Vincentiis; con lui ho ini-ziato a muovere i primi passi sulle tavole, trascorrendo pomeriggi insieme a disegna-re assiduamente; dopo di lui non posso non ricordare Giuseppe Palumbo, che mi ha insegnato che questa passione è anche lavoro”. Grazie allo studio dei suoi maestri è riuscito a dare vita ad un tratto unico, caratterizzato da un estremo dinamismo, immediatamente riconoscibile ed univer-salmente apprezzato.La carriera è iniziata in Italia, disegnando la

miniserie Examen nel 1995 con la sceneg-giatura di Daniele Brolli. Dopo una breve, ma preziosa collaborazione con lo sceneg-giatore Alessandro Bigotta, con il quale ha prodotto gli albi di “Giulio Maraviglia” e “Romano e la Landa degli aviatori”, il dise-gnatore ha preso il volo, approdando oltre-oceano, nel paradiso degli eroi di carta, alla

Marvel Comics, per la quale ha realizzato varie miniserie ed episodi della collana “What if”, lavorando su personaggi leggen-dari come Capitan America e Wolverine. “Alla Marvel sono arrivato grazie ad in-ternet, che mi ha consentito di contattare Joe Quesada, direttore della Marvel, e di mostrargli direttamente i miei lavori; lui mi ha voluto mettere alla prova, e dal 2005 collaboro con loro”. Tra il 2004 ed il 2005 ha anche realizzato la sua prima opera da autore completo scrivendo, sceneggiando e disegnando l’opera in due libri dal titolo “Oudeis” per la casa editrice Saldapress, un’originale rilettura cyberpunk del mito di Ulisse, in cui classico e moderno si fondono in una complessa e coinvolgente struttura narrativa. Nel 2006, la casa editrice americana ha approvato il suo progetto per una minise-

rie dedicata alle origini del personaggio di Daredevil, rilette attraverso gli occhi del padre, il pugile “Battlin’ Jack Murdock”. Di Giandomenico ha potuto così dare forma ad un sogno che cullava da sempre, quello di offrire una personale rilettura della na-scita di quel personaggio che aveva sempre esercitato su di lui un forte ascendente, e

Quando i sogni diventano realtàDalle passioni di bambino alla consacrazione internazionale

Alla Marvel sono arrivato grazie ad internet, che mi ha consentito di contattare Joe Quesada, direttore della Marvel, e di mostrargli direttamente i miei lavori; lui mi ha voluto mettere alla prova...

I fumetti di Carmine Di Giandomenico nell’olimpo americano. E non solo.

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che lo aveva affascinato soprattutto per la sua struttura psicologica contraddittoria. Carmine Di Giandomenico è stato così il primo italiano ad ideare, sceneggiare e di-segnare una storia per la Marvel. Il legame con la celebre casa editrice ame-ricana è ormai saldissimo, anche se, secon-do alcune voci, su una parete dell’abitazio-ne dell’artista teramano campeggerebbe un’enorme riproduzione della famosa “S” che spicca sul petto di Superman, il perso-naggio simbolo della D.C. Comics, storica concorrente della Marvel; a nostro giudi-zio, si tratta soltanto di insinuazioni. Di Giandomenico è attualmente al lavoro su un’evoluzione di Oudeis con “Oudeis Frammenti”, una trasposizione multime-diale dell’opera, accompagnata da una base musicale e recitativo/vocale. Luca D’Alber-to, degli Ex-Wave, sta componendone le

musiche con l’aiuto di Mike Garson, col-laboratore storico di David Bowie, mentre la voce di Ulisse sarà quella dell’attore Ma-

rio Cordova, conosciuto soprattutto per aver dato la voce a Richard Gere. Allo stesso tempo, sono in corso di ultima-zione le più recenti fatiche per la Marvel, albi per le serie “Punisher War Zone”, cen-trata sul cupo e bellicoso vigilante Punito-re, e “Journey into mystery”, collana colle-gata a Thor, e siamo certi che il saettante Carmine, proprio come il mitico fi glio di Odino, ci stupirà, lasciandoci ancora una volta senza fi ato, con la sua maestria tecni-ca e la bellezza dei suoi disegni.

l’artista del fumetto a cui sono legato di più, è Adriano de Vincentiis; con lui ho iniziato a muovere i primi passi sulle tavole...

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asseggiando per il centro storico di Montorio al Vo-mano, nella zona della Fonte vecchia e i giardini sovrastan-ti, qualche giorno fa sembra-va di trovarsi a Montmartre,

dove artisti di ogni genere espongono le opere nel luogo dove vengono create: la strada. Defi nito dai suoi ideatori “lo strumento ide-ale per la creazione di un evento all’interno del tessuto urbano dedicato a tutte le forme d’arte possibili”, Weekend’arte è stata, ol-tre a una manifestazione che ha riscosso successo e parerei positivi, un’iniziativa in-novativa e lungimirante, pionieristica per il nostro territorio, che ha come fi ne princi-pale quello di dare rilievo all’arte nostrana attraverso i giovani che la esprimono. “Weekend’arte è un’idea che avevo in can-tiere da anni; aspettavo qualcuno che la ap-poggiasse –racconta Alfonso Di Silvestro, direttore artistico dell’evento - e così grazie all’associazione “Noi in Comune” che ha creduto in questo progetto, siamo riusciti a concretizzarla. Le manifestazione nasce per dare spazio a tutti coloro che hanno velleità artistiche, e per valorizzare artisti locali. Ab-biamo scelto come location la “Fonte vecchia” , un posto che rievoca lo spirito del passato

di Montorio, coinvolgendo almeno 60 artisti suddivisi in varie categorie come fotografi a, pittura, disegno, scultura, antichi mestieri, ar-tigianato e musica. Inoltre - precisa Di Sil-vestro – è stata realizzata un’estemporanea di pittura e fotografi a con annesso concorso e una biciclettata alla riscoperta di Montorio. Quest’anno è stata dedicata alla piccola Gaia

Di Luigi, scomparsa tragicamente quest’estate a soli sette anni.”E così Weekend’arte, nella sua prima e spe-rimentale edizione, si è rivelato un vero e proprio successo, non solo per la cittadi-nanza e per i suoi organizzatori, ma per l’intera provincia teramana, richiamando presenze da ogni parte. “Il nostro obiettivo – continua Di Silvestro – è quello di far cresce-re il progetto, affi nché si dia slancio alla cul-tura e soprattutto diventi non solo un discorso limitato a Montorio, ma inizi ad acquisire una valenza regionale, e non solo”.

ARTE A MONTORIO

di Adele Di Feliciantonio

Abbiamo scelto come location la “Fonte vecchia” , un posto che rievoca lo spirito del passato di Montorio, coinvolgendo almeno 60 artisti suddivisi in varie categorie...

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l nome della Madonna del Ponte e al culto di San Roc-co sono legati ricordi di un tempo lontano quando le festività erano attese con entusiasmo.

Anni bui sono trascorsi senza questi ap-puntamenti sentiti con calore dai cittadini di Montorio al Vomano, tanto da indurre la cittadinanza stessa, attraverso la raccolta di fondi, con il benestare dell’amministra-zione comunale e del parroco don Nicola, a riportare all’agibilità il tempietto dopo i danni del sisma e a recuperare una festa che mancava da tempo. “Le festa della Ma-donna del Ponte in passato era molto sentita - racconta Lucio Nallira, memoria storica montoriese-. I pellegrini, fi n dai primi del mese si raccoglievano attorno alla chiesetta ri-manendovi tutta la notte in preghiera. In quei giorni venivano celebrate messe in continua-zione e tutte le sere, alle ore 20, si recitava la Novena della Madonna. Sui davanzali delle fi nestre che si rispecchiavano sul fi ume si alli-neavano lucerne a olio recinte da carta velina colorata...La sera dell’8 settembre partiva la processio-ne con la statua della Madonna del Carmine conservata nella Chiesa di S.Rocco e termina-va nel tempietto, dove veniva celebrata la fun-zione religiosa e riportata poi nel sito di ori-gine. Fu proprio l’arciprete D’Ascanio che, per motivi pratici, sostituì il quadro con la statua. il quadro era, infatti, troppo grande per essere portato in processione e fu acquistata a Orti-sei la statua realizzata da valenti intagliatori trentini che ancora oggi si può ammirare e pregare. Per l’occasione non mancavano ban-de e divertimenti popolari, la fi era di merci e bestiame, i fuochi d’artifi cio a mezzanotte a conclusione dell’evento, l’unica occasione in cui erano consentiti, e l’originalissimo Battello del Vomano”. “Lu Vattille” fu una novità per

l’epoca, ideato dagli organizzatori della festa che avevano comprato una barca a Giulianova e trasportata dai muli. Il giorno della vigilia della Madonna si cercò di co-struire una specie di diga, “na parata” all’al-tezza di uno sperone roccioso allo scopo di elevare il livello dell’acqua. A sera fu calato “lu vattile” e con bombe e mortai, tra le due truppe di giovani situate sulle sponde, si cercò di rievocare la batta-glia di Montorio per via acqua. Tutta la popolazione si assiepava sul pon-te, sulle rive e sulle fi nestre delle case; era un gran divertimento, tale da diventare la principale attrattiva della festa.“Proprio nel 1943 –ricorda Nallira –, all’ap-prossimarsi dell’occupazione da parte dei te-deschi, l’allora arciprete Valeri condusse l’inte-ra popolazione a pregare davanti al tempietto, consacrandosi solennemente al cuore imma-colato di Maria Santissima. Il 13 giungo 1944 i tedeschi in ritirata fecero saltare il ponte a fi anco della chiesetta che rimase miracolosa-mente incolume.

Il ricordo di tale evento fu terrifi cante. Mon-torio fu divisa, ma la Madonnina si salvò; te-stimone ne sono proprio le due targhe ai lati dell’edifi cio che raccontano del miracolo della Madonna”. La chiesa di San Rocco fu fatta costruire dalla contessa Camponeschi nel 1527 in seguito alla peste, una delle più grandi calamità che la nostra storia ricordi. Montorio non ne rimase immune e la po-polazione si rivolse a San Rocco che a suo tempo aveva prodigiosamente guarito con il semplice tocco della mano. Fu edifi ca-ta, così, la Collegiata di S.Rocco che, gra-zie alla magnifi cenza del conte Giovanni Carafa che ne fi nanziò le decorazioni e alla Bolla di Paolo IV del 1559 con la quale acquisì valore giuridico, divenne unica nel territorio. In questo anno fu istituita la pri-ma festa in suo onore. Nel tempo, la devo-zione al Santo acquisì sempre più rilievo. E quest’anno il paese è tornato onorare i suoi Santi protettori, con funzioni religiose e festeggiamenti vari, che hanno ottenuto un massiccio coinvolgimento popolare.

Montorio onora i Santi protettori

Dopo anni di silenzio tornano i festeggiamenti per la Madonna del Ponte eSan Rocco

di Adele Di Feliciantonio

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a cura di Ivan Di Nino

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è stato un tempo in cui un nevrastenico pazzo coi baffetti aveva persi-no deciso di mandarli nei campi di concentramen-to, poi piano piano furo-

no riammessi alla vita.Da un eccesso all’altro: il rispetto è comin-ciato a mancare e venivano appellati come storpi. Divennero poi handicappati, poi portatori di handicap, adesso sono ‘diver-samente abili’, come se i continui cambi di denominazione avessero giovato.Qualcuno, fra chi lascia in strada o in sala operatoria o in una malattia congenita la vista, le braccia, le gambe, abbandona le speranze mezze uccise dalla vita in qualche angolo polveroso, ma altri non lo fanno.

Per loro ci sono le Paralimpiadi, disputate di recente a Londra. Gli atleti con disabi-lità fi siche si sono quindi cimentati in ogni sport olimpico nella capitale britannica.L’Abruzzo era rappresentato, tra gli altri, da Galliano Marchionni, giuliese, due volte campione d’Europa con la nazionale di ba-sket in carrozzina, giocatore della Caripe Las Amicacci. Purtroppo, già nel girone precedente gli scontri diretti, l’Italia ha perso tutti e tre i primi incontri con Spagna, Stati Uniti e Turchia. Sono invece tornati con prestigiosissime medaglie al collo i fratelli Ivano e Luca Pizzi da Lanciano nel ciclismo, oro nella corsa in linea ed argento a cronometro.

Ovviamente, tutti sono sempre pronti a salire sul carro del vincitore, mentre Gal-liano Marchionni è dovuto “emigrare” per la pre- preparazione nel Palazzetto di Alba Adriatica, perché le sue richieste inviate molto tempo prima al Comune di Giulia-nova per poter usufruire del PalaCastrum sono andate perse, come lacrime nella pioggia, direbbe Blade Runner. Mostruoso l’immarcescibile Alex Zanardi, “uomo ta-gliato per le corse” come si è autodefi ni-to ironicamente nel suo libro, con due ori nella hand bike.Polemiche non sono mancate nemmeno alle Paralimpiadi: l’abruzzese Pierpaolo Ad-

desi è stato escluso a seguito di un con-trollo antidoping in cui non vi è evidenza di prova dopante, ma la possibile alterazio-ne di alcuni valori ematici. E’ sacrosanto combattere il doping, ma è altresì amaro prendere atto che oggi basta anche il so-spetto, nemmeno un indizio, per mettere alla porta chiunque. L’atleta sudafricano Oscar Pistorius, mediaticamente ammesso sull’onda dell’emotività anche alle Olimpia-di per normodotati, ha vinto l’oro nei 400 e l’argento nei 100 e 200.L’Italia ha chiuso con 9 ori, 8 argenti, 11 bronzi, dieci medaglie in più di Pechino, tredicesima nel medagliere.

di Ivan Di Nino

PARAOLIMPIADI

Tra medaglie e polemiche

Polemiche non sono mancate nemmeno alle Paralimpiadi: l’abruzzese Pierpaolo Addesi è stato escluso a seguito di un controllo antidoping in cui non vi è evidenza di prova dopante...

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Materassi in THERMO Memory ad alta traspirabilità con la nuova tecnologia THERMO I-Foam capace di termoregolare le zone a contatto con il corpo e di creare un ambiente ideale assorbendo il calore corporeo in eccesso creando un microclima costante.

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Il nuoto, da sempre, è considerato uno sport completo poiché coinvolge contemporaneamente quasi tutti i muscoli del nostro corpo. E’ consigliato come primo approccio al mondo dello sport per i più piccoli ma, è anche uno sport ideale per gli adulti che vogliono mantenersi in forma, fare del movimento e/o alleviare lo stress psicofi sico. L’ambiente acquatico, inoltre, permette di praticare questo sport evitando sollecitazioni eccessive alle articolazioni, rendendolo un’attività adatta anche a chi soffre di patologie articolari. Con la sua esperienza ventennale nell’ambito dello sport in acqua e dell’educazione fi sica, Massimo Scarozza, riprende la gestione della Piscina GYMNASIUM CLUB, presso l’Hotel Michelangelo, Coste Sant’Agostino - Teramo.Grazie ad uno staff altamente qualifi cato sono partiti i corsi di nuoto per bambini con gruppi formati da massimo 5/6 allievi per ogni istruttore, in modo tale da garantire ai piccoli nuotatori un divertente, sano e controllato ambiente di apprendimento e sviluppo. E’ importante ricordare che tutti gli insegnanti della Piscina GYMNASIUM CLUB sono laureati in scienze motorie, con regolare brevetto rilasciato

dalla Federazione Italiana Nuoto.Oltre ai corsi di nuoto per bambini la Piscina GYMNASUIM Club mette a disposizione dei propri utenti corsi per adulti, acquagym, riabilitazione in acqua, ginnastica preparto, nuoto libero; di fatto il ventaglio di opportunità offerto è molto ampio.Potranno, inoltre, essere effettuati abbonamenti MENSILI, TRIMESTRALI e ANNUALI, con agevolazioni alle famiglie con più ISCRITTI, studenti universitari e categorie convenzionate.La Piscina GYMNASIUM Club resterà aperta tutti i giorni dal Lunedì al Sabato dalle ore 15.00 alle ore 21.30, anche per il nuoto libero, con possibilità di ampliamento dell’orario in base alla richiesta degli utenti.

Per informazioni:Massimo Scarozza tel. [email protected]

via De Paulis Fedele, Coste S. Agostino(presso hotel Michelangelo)

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l krav maga è un sistema di tecniche di combattimento e sopravvivenza nato in Israele, grazie a un uffi ciale dell’esercito, esperto in tecniche di lotta occidentali, Imi Lichtenfeld. La pa-rola krav maga, signifi ca letteralmente

“combattimento con contatto”.Questo sistema venne ideato e perfezio-nato da Imi Lichtenfeld, su richiesta del governo israeliano, allo scopo di sviluppa-re un sistema di combattimento effi cace, rapido da apprendere, da utilizzare nell’ addestramento delle neonate forze spe-ciali israeliane. L’esperienza di Lichtenfeld infl uenzò decisamente lo stile e la fi losofi a del krav maga. Il risultato fu un sistema di combattimento semplice ed effi cace, in grado di essere appreso in breve tempo. Il krav maga ri-sponde a criteri di tipo militare, per quan-to riguarda l’effi cacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato, che spesso è la neutralizzazione defi nitiva dell’avversa-

rio. Per rendere inoffensivo il nemico, pri-ma che questi possa diventare una minac-cia, si utilizza un mix di tecniche che vanno da pugni a leve articolari, a calci e proiezio-ni, dirette prevalentemente a zone vitali del corpo quali: genitali, carotide, occhi etc.

KRAV MAGALa difesa personale che arriva da Israele

Questo sistema venne ideato e perfezionato da Imi Lichtenfeld, su richiesta del governo israeliano, allo scopo di sviluppare un sistema di combattimento efficace, rapido da apprendere...

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A ciò si aggiunge la grande attenzione nella preparazione utile a fronteggiare nemici armati anche di armi da fuoco. Ma la conoscenza di queste tecniche con-sente alla gente comune di avere uno stru-mento per la propria difesa personale, sia in caso di aggressione sia per prevenirne perché l’istruttore, oltre a mostrare i com-portamenti da adottare, fornisce anche utilissime informazioni su come ricono-scere una eventuale situazione di rischio. Per questo il krav maga può essere pra-ticato da tutti: uomini, donne e ragazzi, anche se le sue tecniche trovano parti-colare riscontro nel campo di operatori della sicurezza, forze armate e di polizia.A Teramo, l’associazione sportiva dilet-tantistica COMBAT & SELF DEFENCE nasce dall’esperienza degli istruttori Mas-similiano Papa e Fabio Galizia, che negli anni ne hanno sviluppato l’applicazione nel combattimento da strada e nella dife-sa personale. I sistemi di difesa insegnati sposano completamente la fi losofi a del Krav Maga, tanto che l’associazione ade-risce alla Special Combat Solution, con sede in Roma, del maestro Silvio Izzo, unica associazione italiana ad essere sta-ta formata dall’Israeli Krav Maga Associa-tion, creata nel 1978 da Imi Lichtenfeld. L’associazione teramana realizza corsi se-minari e stage, aperti a tutti, con maestri di livello internazionale. Inoltre, per chi volesse praticare sport da combattimen-

to e salire sul ring, è possibile partecipa-re al circuito MMA (Mixed Martial Art). I corsi si tengono presso l’Istituto Com-pensivo (Scuola Media) Statale di San Ni-colò, presso la Palestra Giovanni XXIII. Per informazioni si può contattare Massimilia-no Papa, cell. 328/5539526.

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a polizza rc auto è obbligatoria. Facoltativa, invece, la polizza a copertura di altri rischi. Il con-tratto di assicurazione, che at-testa la stipula del contratto, più comunemente chiamato polizza,

deve contenere alcuni dati essenziali: gene-ralità del contraente, il tipo e la targa del veicolo, le coperture e i massimali previsti, l’importo del premio, la durata del con-tratto oltre ad eventuali franchigie. È fon-damentale controllare l’esattezza dei dati riportati sulla polizza. Qualora le informazioni fornite e/o ripor-tate non siano corrette, la compagnia di assicurazione potrebbe non riconoscere la copertura. Inoltre, dopo aver liquidato in tutto o in parte, i danni a terzi, la com-pagnia potrebbe fare rivalsa sull’assicurato, obbligandolo a rimborsare la somma ver-sata quale risarcimento. P R E M I OE’ il costo della polizza. L’assicurato lo versa all’assicurazione in modo che quest’ultima contragga obbligo a risarcire, entro i limiti stabiliti tra le parti, i terzi per i danni subiti a seguito di un sinistro causato dall’assicura-to. In caso di polizza Rischi diversi l’inden-nizzo può essere corrisposto dalla com-pagnia direttamente al proprio assicurato. L’importo della polizza dipende da diversi fattori personali, quali l’età del conducente,

la città di residenza e la classe di merito, o da altri elementi, quali tipo e caratte-ristiche dell’autoveicolo; In caso di polizza kasco o incendio e furto, un parametro fondamentale è il valore dell’auto. E’ possibile pagare il premio in unica soluzione annuale oppure rateizzarlo. Il costo della polizza subisce variazio-ni dovute anche alla tassazione impo-sta dalle province. In base al D. Lgs 6

maggio 2011, n. 68, le province delle re-gioni a statuto ordinario hanno acqui-sito la facoltà di modifi care l’aliquota

dell’imposta gravante sui premi RC auto.Le imposte sono fi ssate dal suddetto de-creto al 12,5% per la RC auto e 13,5% per la Rischi diversi. Presenti inoltre sulla sola RC auto anche i contributi SSN (Servizio sanitario nazionale) per una percentuale pari al 10,5 e al Fondo di garanzia per le vittime della strada nella misura del 2,5%. L’aliquota base del 12,50% può essere aumentata o diminuita fi no ad un massi-mo di 3,5 punti percentuali e si applica alle polizze di tutti i veicoli: autovetture, moto, autocarri, camper), inclusi anche i rimorchi per quanto concerne il rischio statico, sono invece esclusi i ciclomotori. COPERTURA ASSICURATIVAQualora il premio non venga corrisposto alla compagnia al momento della stipula del contratto, l’assicurazione resta sospesa sino alle ore 24 del giorno del pagamento. Decorso tale termine, si hanno ancora 15 giorni a disposizione, defi nito “periodo di mora”. Durante questi 15 giorni la copertura assi-curativa resta operante. Decorso il quindi-cesimo giorno, la garanzia resta sospesa fi no alle ore 24 del giorno in cui si versa il premio.Fino all’esecuzione del pagamento del pre-mio da parte dell’assicurato la compagnia non provvede al rilascio del contrassegno e del certifi cato di assicurazione, quindi, in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine si è in sanzione.C O N T R A S S E G N OComunemente chiamato “tagliando”, viene rilasciato dalla compagnia ed attesta l’esi-stenza della polizza. E’ di forma rettangolare (80 mm per 76 mm) e deve essere stampato su carta che abbia una consistenza di 70 grammi al me-tro quadro. Va esposto obbligatoriamente sulla parte anteriore del veicolo (e non sul lunotto o vetri laterali, come a volte capita di vedere), pena una multa: articolo 181 del Codice della strada. Deve necessariamente essere accom-pagnato dal certifi cato di assicurazione che, unitamente alla carta di circolazione, fa parte della documentazione da tenere sempre a bordo delle vetture.

Aumenti in Abruzzo dal 1 agosto 2011:L’Aquila +3% (da 12,5% a 15,5%)

Chieti +3,5% (da 12,5% a 16%)

Teramo +3,5% (da 12,5% a 16%)

in vigore dal 1 febbraio 2012.

Pescara +3,5% (da 12,5% a 16%)

Polizza autoe dintorni

di Antonella Lorenzi

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e un bambino nasce da genitori sposati, la legge italiana non per-mette l’ attribuzione del cognome materno, quindi il neonato porte-rà il cognome del padre; l’ asse-gnazione del cognome paterno è

un principio così consolidato nel nostro ordina-mento che, nonostante non vi sia una chiara formulazione scritta, non è stato mai posto in discussione. La legge assegna al bambino il cognome pa-terno, e prevede la possibilità di cambiarlo solo se trattasi di cognomi ridicoli, vergognosi o che rivelano origine naturale (il cambio è disciplinato dal DPR 396/2000). Nonostante la carenza di norme al riguardo, è stata la giurisprudenza amministrativa (sentenza n. 2572 del 27.4.2007 del Consiglio di Stato – Sezione Quarta) ad introdurre la possibilità di aggiungere il cognome della mamma. Il caso concreto, dal quale è poi derivata la decisione del Consiglio di Stato, è stato quello di una persona che, per motivi di carattere affettivi e sentimentali, nonché dal desiderio di rendere più saldo il rapporto con i fratelli (nati da se-conde nozze della madre e che avevano for-mulato la stessa richiesta) aveva chiesto l’ag-giunta del cognome materno a quello paterno. La Corte ha osservato che l’art. 158 del Regio Decreto 1238 del 9 luglio 1939 (vale a dire delle norme di legge che, seppur datate, rego-lano l’ipotesi di aggiunta di altro cognome al proprio) pone solo il divieto di aggiungere al proprio cognome un altro che abbia importan-za storica o appartenga a famiglia illustre o nota con il quale il richiedente non abbia nes-sun rapporto; non opera alcun divieto, quindi, nell’ipotesi in cui il cognome da aggiungere sia quello della propria madre. Di conseguenza, sempre ad opinione della Corte, la regola della individuazione del sog-getto solo attraverso il cognome paterno può essere derogata, considerando anche che, in ipotesi di aggiunta del cognome materno, non si avrebbe una confusione sullo status per-sonale ma, al contrario, si avrebbe solo una migliore esplicitazione della provenienza fami-gliare del soggetto che richiede l’aggiunta del cognome materno a quello paterno. La Corte, confermando la sentenza del Tribu-nale Amministrativo Regionale della Lombar-dia che aveva annullato il provvedimento di rigetto della richiesta di aggiunta del cogno-me materno, ha così chiarito il principio della possibilità di aggiungere il cognome materno.

Allo stato, quindi, per legge il cognome che verrà attribuito alla nascita è quello del pa-dre ma, successivamente, entrambi i genito-ri possono chiedere l’aggiunta del cognome materno, formulando una motivata istanza al Ministero dell’Interno; naturalmente tale pos-sibilità è riconosciuta anche al soggetto che, divenuto maggiorenne, vuole aggiungere al cognome paterno quello materno (è proprio questo il caso esaminato dalla decisione del Consiglio di Stato).

l contratto di locazione, come ogni altro contratto, può essere risolto o per comune volontà delle parti, ovvero per una causa prevista dalla legge.In ipotesi di locazione la legge fondamentale è la n. 392 del 1978, la

quale stabilisce che la durata della locazione avente per oggetto immobili urbani per uso abitazione non può essere inferiore a quattro anni; se le parti contraenti determinano una durata inferiore, ovvero non indicano il termine, la legge 392 stabilisce che la durata del contratto si intende stabilita per quattro anni. Il contratto si rinnova per un successivo periodo di quattro anni se nessuna delle parti comunica all’altra, almeno sei mesi prima della scadenza e con lettera raccomandata, che non intende rinnovarlo.La legge citata è anche conosciuta come legge sull’equo canone, perché stabilisce dei criteri in base ai quali calcolare il canone per gli immobili locati ad uso abitativo.L’art. 59 della legge in questione stabilisce che il proprietario/locatore può recedere in ogni momento dal contratto, dandone però comunicazione al conduttore mediante lettera raccomandata e con un preavviso di almeno sei mesi, se ricorre la necessità, verifi catasi dopo la costituzione del rapporto locatizio, di adibire l’immobile ad abitazione propria o del coniuge o dei parenti entro il secondo grado in linea retta; è quindi possibile recedere dal contratto di locazione, con un preavviso di sei mesi, ricorrendo la necessità

di utilizzare l’immobile come abitazione propria. E’ prevista anche una particolare procedura per il rilascio, qualora il conduttore abbandoni spontaneamente l’immobile.E’ prevista, però, una pesante sanzione se, entro sei mesi dalla disponibilità dell’immobile, il proprietario non la adibisca ad abitazione propria: in tal caso non solo dovrà essere ripristinato il contratto, ma dovranno essere rimborsate anche le spese per il trasloco e tutti gli oneri sopportati dall’inquilino per liberare l’appartamento, nonché il proprietario potrà essere condannato al pagamento di un risarcimento danni in misura non superiore a quarantotto mensilità del canone di locazione percepito prima della risoluzione del contratto; il giudice, inoltre, potrà ordinare al locatore il pagamento di una somma di denaro da devolvere al Comune ove trovasi l’immobile, ad integrazione di un fondo sociale previsto dal titolo III della legge, fi nalizzato alla integrazione dei canoni di locazione per i conduttori meno abbienti. La legge, in conclusione, da un lato vuole garantire una stabilità temporale al conduttore, garantendo quindi allo stesso un congruo periodo di tempo per la validità del contratto ma, da altro lato, garantisce anche il proprietario/locatore, al quale viene riconosciuto il diritto, in base a valide motivazioni (come quella relativa alla necessità di utilizzare l’immobile come propria abitazione) a recedere unilateralmente in qualsiasi momento, con un preavviso scritto di sei mesi al conduttore.

ANCHE LA MAMMAda’ il cognome

di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista

AFFITTIQuando l’inquilino è “scomodo”

di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Il legale

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edatto dall’Uffi cio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori), il documento mostra lo stato di salute dei consumi delle famiglie

italiane. Il potere d’acquisto è diminuito e l’infl azione è in crescita a toccare punte del 5%. Il direttore di Altroconsumo, Rosanna Massarenti, illustra la situazione: “Come ogni anno abbiamo svolto la nostra inchiesta ormai ventennale. Una buona novità è che oggi è possibile trovare supermercati in quasi tutte le città, e non bisogna più spostarsi con la macchina e spendere benzina. C’è stato un ricollocamento della distribuzione, una prossimità al consumatore che è molto gradita.

Sono penalizzate ancora una volta le zone dell’Italia meridionale, dove la grande distribuzione non è abbastanza presente, e i supermercati che ci sono non si fanno concorrenza. La vita costa meno in alcune regioni del Sud, dove si risparmia su prodotti come frutta e verdura, il pane costa quasi la metà che al Nord. Di contro, sono più cari gli articoli di marca. Evidentemente l’economia locale ha criteri diversi rispetto alle regioni del Nord. Quello che cerchiamo di dare con la nostra inchiesta è la massima trasparenza per il consumatore che non sempre da solo riesce a individuare dove sta la convenienza. Abbiamo fatto una rilevazione dei prezzi di circa 500 prodotti tra i più acquistati dalle famiglie italiane, in momenti diversi, e tenendo conto della

frequenza d’acquisto durante l’anno. Abbiamo fatto un carrello con tutti i prodotti di marca e quelli non di marca. I prodotti di marca in offerta ci fanno risparmiare circa il 24%, ma non sempre è possibile fare la spesa con i prodotti in promozione. Poi ci sono i prodotti con “marchio commerciale” che sono quelli con il nome del punto vendita (si risparmia il 38%) In alcune insegne si risparmia addirittura il 50%. L’obiezione che si rileva di solito è che però questi ultimi prodotti siano di “mala qualità”, ma non è detto. Le grandi catene che hanno marchi propri fanno produrre da aziende importanti. Ad esempio Cirio produce pelati anche per Auchan. I prodotti degli Hard Discount sono i più convenienti, ma bisogna imparare a scegliere, verifi cando gli ingredienti dei prodotti. Per quanto riguarda il tema della fi delizzazione, da molti anni alcune catene hanno introdotto le “carte fedeltà”. Per quanto siano molto alti i livelli di sconto (fi no a oltre il 30 %), i prodotti i cui sconti sono riservati ai titolari di carta sono l’ 1%. Non si risparmia quindi più degli altri, ma si usufruisce di servizi come raccolta punti, regali etc. I consigli che posso dare, vista la situazione critica, sono di fare delle spese oculate, evitando gli sprechi. Non lasciarsi incantare dalla marca, ma controllare il prezzo al chilo. Ricordarsi di guardare l’etichetta. Bisogna essere attivi, perché siamo noi consumatori che selezioniamo gli operatori più convenienti e facciamo funzionare il mercato”.

Spesa intelligente contro la crisi

di Cristiane Marà

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Consumatori

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Via Micozzi, 1presso “Residence La Corte” (zona Villa

Mosca) Teramotel.380 9083881 - tel.392 6526789 - tel.0861 370638

Lo Studio medico Altamura nasce nel marzo 2012 dall’idea della Dietista Giulia Altamura per dare un supporto a 360° a tutti coloro che soffrono di problemi e patologie alimentari. Purtroppo, l’eccesso di peso o errate abitudini alimentari possono provocare svariate ripercussioni nel nostro organismo: dalle malattie cardiovascolari a quelle articolari e posturali; dalle complicazioni gastrointestinali a quelle relative il benessere psicofi sico. Lo studio medico Altamura è composto da una equipe di medici, paramedici e professionisti del benessere altamente qualifi cati. Per quanto riguarda i servizi medici avrete a vostra disposizione la competenza del Dr. Giorgio Cappello specialista in Gastroenterologia; dell’Ortopedico Dr. Nicola Del Bianco, specializzato in alluce valgo, metatarsalgie e patologie dell’avampiede; del Cardiologo Dr. Giancarlo Speca; della D.ssa Rosalia Restivo, specialista in Ostetricia e Ginecologia, della D.ssa Cristina Napoleone specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva Estetica e Medicina Estetica e della D.ssa Stefania Caporale, specialista in Dermatologia e Veneorologia. Tra i paramedici, invece, l’effi cienza e la professionalità della D.ssa Giulia Altamura specializzata in Dietistica, nutrizione e alimentazione con particolare riferimento a

dimagrimento e benessere; del Podologo Eros Martonelli e i servizi dedicati alla Fisioterapia con specializzazione in Terapia Manuale Osteopatica, terapia crano sacrale, rieducazione posturale globale e kinesiologia applicata e la Logopedista Dott.ssa Russo. Inoltre, avrete la possibilità di effettuare massaggi shiatzu, massaggi emolinfatici, rifl essologia plantare, fangoterapia e massaggio californiano con la naturopata Angela Zuccarello.Lo studio medico Altamura, si pone come obiettivo quello di abbracciare il paziente, cogliendo le varie sfaccettature delle problematiche ed aiutarlo a ritrovare il naturale benessere dell’organismo attraverso la professionalità e la cortesia dei propri consulenti.

“La medicina deve capire sempre, diagnosticare e

curare tutte le volte che può”

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Dr. Claudio D’ArchivioSpecialista in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Salute

el novero delle metodologie a disposizione della diagnostica per immagini l’indagine eco-grafi ca è sicuramente quella meno invasiva e di più facile approccio, utilizzando il princi-

pio fi sico degli ultrasuoni.Testimonianza ne è l’impiego in ostetricia nel diagnosticare l’inizio di una gravidanza e il suo monitoraggio.L’esame ecografi co viene effettuato esplo-rando la regione d’interesse con una sonda o, meglio defi nita, trasduttore che funge da emittente e da ricevente delle onde sonore (ultrasuoni). Gli ultrasuoni hanno capacità penetrativa e vengono “rimbalzati”dagli or-gani in base al loro coeffi ciente acustico. Nei tessuti, componenti come l’acqua consento-no una penetrazione totale dell’onda: orga-ni parenchimali, come il fegato, hanno una media capacità di rifl ettere le onde, mentre strutture dense come l’osso rifl ettono to-talmente l’onda sonora determinando uno sbarramento acustico. La componente d’aria invece determina una diffusione delle onde, impedendo una qualsiasi penetrazione e la conseguente possibilità interpretativa (l’aria è il nemico numero uno dell’ecografi a). Ad oggi l’esame ecografi co può essere esteso a quasi tutti i distretti corporei, ad eccezion solo del parenchima polmonare, grazie alla duttilità dei trasduttori superfi ciali, addo-minali ed endocavitari. In alcuni casi anche l’osso si lascia diagnosticare dall’indagine ecografi ca e talvolta, in condizioni specifi -che, può essere utilizzata la metodica CEUS, ossia l’ecografi a con infusione endovenosa di mezzo di contrasto.Per l’effettuazione dell’esame ecografi co non sono previste preparazioni particolari da parte del pazien-te fatta eccezione per l’ecografi a addomi-nale, che prevede un periodo di digiuno di circa 6-8 ore e un carico idrico di almeno un litro di acqua, qualora si volesse valutare lo scavo pelvico, sia maschile che femminile.Di seguito, alcune indicazioni dell’esame ecografi co nei vari distretti, tralasciando la trattazione delle ecografi e ostetriche, car-diologiche, oculistiche e vascolari, ormai di pertinenza specialistica.

Ambito PediatricoValutazione degli angoli aceta bolari e della maturazione della testa femorale nella pre-venzione della displasia congenita dell’anca. Valutazione dei reni al fi ne di escludere pato-logie come la stenosi del giunto pieloureterale ed il refl usso vescico-ureterale.A livello gastrico la valutazione di un’eventuale stenosi pilorica e del refl usso gastroesofageo.Valutazione neurologica e soprattutto nello studio delle fontanelle craniche.Ambito muscolo scheletricoL’ecografi a ha un valore assoluto nei traumi muscolari a patto che l’esame ecografi co ven-ga effettuato almeno 24-48 ore dopo l’evento traumatico: trascorso questo lasso di tempo è possibile, in sede di esame ecografi co, diagno-sticare un’eventuale lesione muscolare, sia che si tratti di una minima interruzione di fi bre che di una rottura massiva; successivamente, l’esame ecografi co risulta fondamentale nel monitoraggio di tale lesione.La sua effi cacia diagnostica è evidenziabile anche nei traumi distorsivi delle articolazioni con la valutazione degli apparati legamentosi.Nella patologia degenerativa muscolo sche-letrica, è di fondamentale importanza per la valutazione e il monitoraggio della patologia tendinea soprattutto.Ultimamente l’approccio ecografi co è sempre più utilizzato come ausilio della metodica in-fi ltrativa che interessa distretti articolari ed inserzionali.Ambito senologicoNella valutazione della mammella l’esame ecografi co è complementare alle altre meto-diche, quali in primis la mammografi a, nella

fase di screening, mentre risulta esaustiva nel-la caratterizzazione di nodulazioni palpabili.Anche in ambito senologico è di notevole au-silio come guida per prelievi sia citologici che per esami istologici.Ambito tiroideoDescrive lo stato morfologico della tiroide, volume, eco struttura, presenza di eventuali nodulazioni ed utile strumento di guida nel prelievo citologico.Ambito internisticoL’ecografi a internistica, epato-biliare, pancreas, milza, apparato urinario, ed apparato genitale, sia maschile che femminile (anche con sonde endocavitarie) permette l’individuazione di formazioni espansive, sia di tipo benigno che maligno, ed eventuali elementi litiasici dei di-stretti esplorabili. Consente inoltre, attraverso l’applicazione doppler, di indicare lo stato va-scolare del distretto d’interesse.L’utilizzo del mezzo di contrasto per via endo-venosa può risultare in alcuni casi utile per la caratterizzazione di singole nodulazioniepato-spleno-renali.Esistono alcune condizioni che limitano le possibilità diagnostiche dell’esame ecografi co quali: il meteorismo nell’esame addominale, la componente ossea nel distretto muscolo sche-letrico e la presenza di creme ed altri artifi zi o cosmetici applicati sulla pelle soprattutto nella valutazione dei distretti corporei superfi ciali.

In defi nitiva, l’ecografi a può essere consi-derato l’esame di prima istanza, innocuo e poco costoso, nell’approccio delle patolo-gie dei vari distretti corporei, ad eccezione di alcune regioni come la gabbia toracica.

Ambitid’impiego dell’esame

ECOGRAFIA:proprietà e impiego

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Dr. Vittoria DraganiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva

er mantenere più a lungo gli effetti benefi ci delle va-canze sulla pelle del viso ci si può sottoporre a dei trattamenti fi nalizzati al mantenimento del tono e

della uniformità cutanea. Soft peeling, maschere idratanti ed os-sigenoterapia combinati tra loro rap-presentano un valido aiuto per la no-stra pelle al rientro dalle vacanze.I soft peeling stimolano la rigenera-zione cellulare rimuovendo lo stra-to più superfi ciale dell’epidermi-de attraverso una lieve esfoliazione.Permettono inoltre di rimuovere le opacità cutanee e ridare luminosità alla pelle attenuando le pigmentazioni.Questi trattamenti vengono effettua-ti con delle applicazioni di soluzioni a

base di acido mandelico, acido lattico, soluzione di Jessner’s e alfa- idrossiacidi. Le maschere rigeneranti applicate succes-sivamente al trattamento peeling donano alla nostra pelle luminosità, tono, idratazio-ne e “vitalità”. Esse sono costituite da uno strato di gel contenente un mix di principi attivi come l’ippocastano e ginkgo biloba che garanti-scono un effetto idratante, tonifi cante e le-nitivo. La presenza di acido ialuronico garan-

tisce un’azione dermo riempitiva, mentre il complesso esapeptidico riduce la profon-dità delle rughe, donando un effetto lifting.L’applicazione delle maschere rigeneranti su viso e contorno occhi garantisce effetti immediati e le aree si mostrano più giovani e levigate. La pelle è morbida e presen-ta un colorito fresco e uniforme.

L’ossigenoterapia si basa sull’applica-zione di ossigeno puro nella pelle; col passare degli anni infatti i depositi di ossigeno nel derma diminuiscono, ma grazie a questa terapia, si recupera l’ela-sticità e si rallenta l’invecchiamento.La sinergia tra i trattamenti permette di ottenere una pelle morbida, levigata con un colorito fresco ed uniforme.

TRATTAMENTI AUTUNNALI

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Benessere

La presenza di acido ialuronico garantisce un’azione dermo riempitiva, mentre il complesso esapeptidico riduce la profondità delle rughe, donando un effetto lifting...

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l doping ematico (Blood Doping) è l’uso di farmaci che aumentano in maniera artifi ciale il trasporto di ossigeno nel sangue, l’eritropoiesi (E.P.O.). Viene usato illecitamente negli sport dove prevale il lavoro aerobico

(ciclismo, maratona, marcia, fondo, etc). Questa la defi nizione di doping secondo il legislatore: “costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustifi cate da condizioni patologiche e idonee a modifi care le condizioni psico-fi siche o biologiche dell’organismo al fi ne di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”.Le prime notizie “giornalistiche” riguardanti il possibile utilizzo dell’Eritropoietina (EPO), farmaco dopante, risalgono al periodo di preparazione olimpica del 2004. Questa molecola già conosciuta da alcuni anni prima, veniva usata da alcuni atleti con l’aiuto di medici sportivi compiacenti in forma sperimentale. L’autorizzazione e la commercializzazione in Europa è avvenuta nel 2006 e negli Usanel 2008. In pochi anni questi attivatori dell’ossigenazione del sangue (eritropoiesi), si sono perfezionati passando all’Epo di seconda e terza generazione: i CERA (ContinuosErythropoiesis Reception Activator). Sono farmaci che agiscono in maniera continua sul recettore renale, stimolandolo a produrre Eritropoietina. Questo ormone (glicoproteina) viene prodotto principalmente dai reni in risposta ad uno stimolo ipossico (mancanza di ossigeno) e viene secreto nel plasma. L’Epo raggiunge il midollo osseo dove è in grado di stimolare la produzione di globuli rossi (eritrociti) in maniera abnorme da 3 a 5 volte nel giro di due settimane.L’Epo può essere assunto anche una sola volta al mese, creando un “doping” con un’azione di discreta durata. L’ aumento di globuli rossi permette migliore trasporto di ossigeno dai polmoni alle cellule, aumentando le prestazioni

aerobiche degli atleti. Il lato negativo è l’alterazione della proprietà fi sica del sangue a scapito della parte liquida (il plasma): il sangue tende a rallentare il suo circolo, aumentando la densità e formando

pericolosamente trombi o emboli. Questi farmaci sono usati in medicina per il trattamento dell’anemia sintomatica nei pazienti affetti da malattia renale

cronica o da neoplasia, per incrementare l’emoglobina sino ad un livello non superiore a 12g/dl, somministrazione ben lontana dall’abuso nell’ambito sportivo.Gli atleti che usano EPO o CERA presentano il sangue simile alle popolazioni delle Ande che vivono oltre i 3500 metri di altitudine; a quelle altitudini l’ossigeno è rarefatto e l’organismo per compensare, produce una maggiore quantità di globuli rossi con innalzamento dell’ematocrito. Perciò i maratoneti, i marciatori e gli atleti di fondo fanno preparazione in altura, programmando l’allenamento prima di gare importanti. Tutte le sostanze illecite vietate dal comitato internazionale olimpico (CIO) e dal CONI, su elenchi continuamente aggiornati, possono provocare a medio e lungo termine in soggetti sani, soprattutto giovani, cardiopatie, aritmie di ogni tipo, mettendo a repentaglio il benessere psico-fi sico dell’atleta, senza la sicurezza di migliorarne la prestazione.

Doping

QUESTO (S)CONOSCIUTOProf. Valter Di Mattia

L’aumento di globuli rossi permette migliore trasporto di ossigeno dai polmoni alle cellule, aumentando le prestazioni aerobiche degli atleti...

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere

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empre più spesso, oggi, si sente parlare di trucco permanente, o semi-permanente, e tantis-sime sono le donne che ricor-rono a questa nuova tecnica di maquillage che permette di

risparmiare denaro e soprattutto tempo. In sole due sedute permette di migliorare, delineare e correggere labbra, sopracciglia e occhi. Ma cos’è? In che cosa consiste?Il trucco permanente è, tecnicamente e formalmente, l’introduzione meccanica di pigmenti bio-riassorbibili nel derma, attra-verso un ago non cavo.

E’ come un classico tatuaggio, ma fat-to sul viso con colori e attrezzature dif-ferenti. In questo caso, inoltre, la parola “permanente” non equivale a “per sem-pre” ma a “periodo di lunga durata”.Negli anni le tecniche si sono affi nate e il trattamento, a differenza di ieri, risulta completamente indolore grazie all’azione di specifi ci desensibilizzanti. Come già detto i pigmenti sono biorias-sorbibili (attenzione però alla qualità del

prodotto) composti da vari ossidi di ferro ed ossido di zinco, sostanze che la pelle, nell’arco del tempo, e soprattutto grazie all’azione dei macrofagi, vengono fagoci-

tate. E’ proprio grazie a questo proces-so interno e ad innumerevoli altri fattori esterni (naturale esfoliazione della pelle, capacità di cicatrizzazione, età della/del cliente, esposizione a raggi solari o sola-rium) che il pigmento tenderà a sbiadire con il passare dei mesi. Per questo motivo è consigliabile una se-duta di “rinforzo” a distanza di 12/24 mesi, per garantire che il lavoro rimanga invaria-to nell’arco degli anni.Ciò consentirà anche di poter modifi care colore e forma del tatuaggio, adeguandolo ai propri gusti e alle esigenze del momento.Questa speciale tecnica viene anche impie-gata nella copertura di cicatrici dovute ad interventi chirurgici, nell’omogeneizzazio-ne di macchie dicromiche, quali quelle del-la vitiligine, e nella ricostruzione cromatica dei capezzoli in seguito a mastectomia. In questo caso si parla di tatuaggio perma-nente para medicale, ma gli specialisti del settore sono veramente pochi. Non ultimo l’impiego del trucco perma-nente per mascherare problemi di calvizie: tricopigmentazione.

Moda & ModiIl trucco permanente

È come un classico tatuaggio, ma fatto sul viso con colori e attrezzature differenti.

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Benessere

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i è una pianta in Nuova Zelanda, la Leptospermum scoparium, che sta facendo la felicità degli apicoltori lo-cali. E’ l’esempio di come la ricerca universitaria ed una

buona azione di marketing possono essere d’aiuto per un settore economicamente importante come l’agricoltura. La sua fama, infatti, si è diffusa così tanto che negli Stati Uniti viene utilizzata per curare le brucia-ture della pelle, ma anche ulcere e gastriti.

Le prime ricerche su questa pianta, comu-nemente chiamata, manuka, iniziarono nel 1980, quando i ricercatori dell’università di Waikato, ne misero in risalto gli interes-santi effetti antimicrobici. Bisogna specifi care che anche il più comu-ne dei millefi ori riesce ad inibire la crescita dei microbi grazie a diversi fattori, come la presenza di diverse sostanze aggiunte dalle api durante la raccolta del nettare, oppu-re l’alto contenuto di zuccheri, ma anche alla presenza del perossido di idrogeno. Il

miele di manuka, invece, ha delle caratteri-stiche molto peculiari. Alcuni studiosi neozelandesi, in collabora-zione coi colleghi tedeschi, sono riusciti a carpire i segreti di questo alimento “mira-coloso”. Alla base di tutto vi è una sostanza presente nel nettare della pianta che nel tempo si converte in una molecola dal po-tere inibente maggiore del comune peros-sido d’idrogeno. La “potenza” di un miele di Manuka viene misurata in laboratorio e viene espres-sa tramite delle unità di misura chiamate “UMF”: più il suo valore è alto più la sua effi cacia antimicrobica sarà elevata. Inoltre non tutti i mieli di Manuka presentano lo stesso valore di UMF in quanto esso di-pende dalle metodiche di raccolta, di con-servazione ma anche dalla pianta e dal luo-go dove viene raccolto il miele. Grazie ai suoi effetti sulla salute, secondo la legislazione australiana, tale miele viene considerato come un vero e proprio me-dicinale. Tanto è vero che alcuni produttori lo vendono dei tubetti simili a quelli del dentifricio riuscendo a spuntare dei prezzi pari a 800 dollari australiani al chilo. Ma il fenomeno “Manuka” non si ferma qui: barattoli di tale miele si trovano tran-quillamente in America nei supermarket WholeFoods: vere e proprie boutique del mangiar sano. Tale catena di negozi infatti è il più grande distributore di prodotti biolo-gici a livello mondiale.

di Alessandro Tarentini

“Fenomeno” ManukaLe eccezionali proprietà della pianta proveniente dallaNuova Zelanda usata per produrre un miele ritenuto miracoloso

Alla base di tutto vi è una sostanza presente nel nettare della pianta che nel tempo si converte in una molecola dal potere inibente maggiore del comune perossido d’idrogeno

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere

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L’adozione di un cucciolo va decisa dopo un appro-fondito esame di coscienza al quale devono partecipare tutti i componenti della fa-miglia: un animale è un es-

sere senziente con le sue esigenze, si tiene e si ama per tutta la vita. Si deve essere consapevoli che la sua cura comporta sa-crifi ci e che la nostra vita sarà modifi cata dalla sua presenza. Innanzitutto: cane o gatto? Una scelta non di poco conto, in quanto specie completa-mente diverse tra loro, per natura, abitudi-ni, carattere. Il gatto è un animale decisa-mente abitudinario e di fronte a qualsiasi cambiamento si comporta come un esplo-ratore in territorio aborigeno: avanza len-tamente, si guarda intorno, studia la novità che determinano un apparente disorienta-mento del micio. Anche l’introduzione di un nuovo animale in famiglia, sia esso un suo simile o un cane, per un gatto adulto è fonte di stress: il condividere quegli spazi che fi no a poco prima erano i “suoi” è cau-sa di disagio, almeno inizialmente.

Il cane invece è animale da branco, che può esser composto da altri cani o da persone, necessita di un “contatto” costante con i compagni, con cui dovrà instaurare i nor-mali rapporti di gerarchia: il capo branco (a cui obbedirà) e i compagni “di gioco”. Non possiamo avere un cane se viviamo soli e il nostro lavoro ci tiene fuori casa 12 ore al giorno. Ogni cane poi ha delle caratteristiche caratteriali che lo rendono diverso da tutti gli altri, anche se apparte-nenti alla stessa razza. La selezione delle razze ha prodotto soggetti che in linea di massima hanno caratteristiche comporta-mentali comuni. Esistono razze di cani tendenzialmente socievoli, come il bichon frisé, il cavalier king charles spaniel, cocker ed i retriever. Altre razze hanno invece forte istinto alla difesa del territorio, tra queste: l’akita inu, rottweiler (i più diffi denti verso gli scono-sciuti), schnauzer, american staffordshire terrier, bullmastiff, bull terrier. Altri cani

poi sono dei temerari, ed ottimi cani “cam-panello”, come: basenji, fox terrier, griffone a pelo duro, jack russell terrier, pinscher, schnauzer nano, shih tzu, west highland white terrier. Le razze più indicate per l’addestramento oltre che eccellenti cani da guardia, sono l’australian sheeperd, i barboni, border collie, dobermann, pastore belga, pastore maremmano-abruzzese, pa-store tedesco, terranova.Tra i cani che più amano la vita domestica, la tranquillità e il sofà, ricordiamo: boule-dogue francese e inglese, boston terrier, carlino, chihuahua, lhasa apso, maltese, pe-chinese. Se non si desidera necessariamente una razza particolare, non dimentichiamo il gran numero di cani meticci che affollano canili e rifugi in attesa di adozione, pos-sono regalare grandi soddisfazioni e che, oltre a risparmiarci la spesa economica dell’acquisto.

di Piero Serroni Veterinario

Un cucciolo a casa

Quando in casa arriva un cucciolo è molto importante imparare a gestire la salute del nostro animale e tutte le procedure da adottare per tutelarlo (e tu-telarci) dal punto di vista igienico-sanitario.Un cucciolo è più suscettibile a infezioni vi-rali, batteriche e infestazioni parassitarie che possono anche provocarne il decesso. Quando poi si radunano animali di diversa provenien-za, come avviene nelle fi ere o mercatini, la possibilità di propagazione di patologie conta-giose aumenta decisamente. Inoltre, chi è in-

tenzionato a prendere un cucciolo dovrebbe adottarlo di almeno 60 giorni di età per per-mettere il loro corretto sviluppo psicofi sico.Dovrà essere verifi cato lo stato vaccinale sull’apposito libretto sanitario: vaccinazioni non certifi cate da timbro e fi rma leggibili di medici veterinari sono da ritenersi nulle, de-vono essere ripetute. Va altresì controllato che il cucciolo sia stato trattato per ecto ed endo-parassiti (la sverminazione), ne sia stata ac-certata l’effi cacia attraverso un esame delle feci e quindi solo successivamente vaccinato.Bisogna tener presente che un cucciolo non può essere vaccinato troppo presto, quando cioè possiede ancora un’immunità passiva garantita dagli anticorpi assunti attraverso il colostro materno, e si deve attendere che raggiunga la giusta età per essere vaccinato: ecco perchè un cane di due mesi non può aver già terminato il programma vaccinale. Per questi motivi andranno limitati, i contatti del cucciolo con animali non vaccinati o che non conosciamo, aree frequentate da molti cani, come ad esempio parchi ed aiuole, in quanto spesso serbatoio di pericolosi agenti patogeni virali e batterici. Dal punto di vista legale, il proprietario di un cane deve provvedere a far identifi ca-re e contestualmente registrare l’animale all’angrafe canina del Comune di residen-za nel secondo mese di vita. In sostanza, deve essere applicato un microchip, diven-tato l’unico sistema identifi cativo nazionale. L’applicazione può essere effettuata sia da veterinari uffi ciali (Asl di competenza del territorio) sia da veterinari libero professioni-sti abilitati dalla Regione. Se il cucciolo è già “chippato”, si dovrà provvedere alla “varia-zione di proprietà”.

E adesso?La lontananza del proprietario può diventare per loro fonte di stress...

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Animali

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STATO PATRIMONIALE ATTIVO A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti 7.500B) Immobilizzazioni

I IMMATERIALI 25.705 25.705

II MATERIALI 9.035 AMMORTAMENTO 768

8.267III FINANZIARIE 1.250

1.250Totale Immobilizzazioni 35.222

C) Attivo circolante II CREDITO 35.102

. Entro 12 MESI 35.102IV Disponibilità liquide 8.823

Totale attivo circolante 43.925D) Ratei e risconti 563

TOTALE ATTIVO 87.210STATO PATRIMONIALE PASSIVO

A) Patrimonio Netto I CAPITALE 10.000VII ALTRE RISERVE

Differenza da arrotondamento all’unità di EURO (1)VIII Utili (perdite) portati a nuovo (453)IX Utile (perdita) di Esercizio (2.870)

Totale Patrimonio netto 6.676C) Trattamento di fine rapporto da lavoro subordinato 323D) Debiti

.Entro 12 mesi 32.216

.Oltre 12 mesi 47.995 80.211

TOTALE PASSIVO 87.210CONTO ECONOMICO

A) Valore della produzione 73.6205) Altri ricavi e proventi:

.vari 987 987

Totale valore della produzione 74.607B) Costi della Produzione

6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 1507) Per servizi 64.0628) Per godimento di Beni di terzi 5.8009) Per il personale

a) Salari e stipendi 5.618 b) Oneri sociali 206 c) Trattamento di fine rapporto 279

6.10310) Ammortamenti e svalutazioni

a) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali 80 b) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali 673

75314) Oneri diversi di gestione 743Totale costi della produzione 77.611Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) (3.004)

C) Proventi e oneri finanziari 16) Altri proventi finanziari:

d) proventi diversi dai precedenti: .Altri 79

7917) Interessi e altri oneri finanziari:

.Altri 6.176 6.176

Totale proventi e oneri finanziari (6.097)E) Proventi e oneri straordinari

20) Proventi: .Varie 8.326

8.32621) Oneri:

.Varie 1.944

.Differenza da arrotondamento all’unità di Euro 1 1.945

Totale delle partite straordinarie 6.381

Risultato prima delle imposte (2.720)

22) Imposte su reddito di esercizio, correnti, differite e anticipate a)imposte correnti 150

15023) Utile (perdita) dell’esercizio (2.870)

ECS Editori S.r.l.Reg. Imp. 0177310675Rea 1515562

Sede: Via Costantini n. 6 - TERAMO 64100

BILANCIO D’ESERCIZIOal 31 dicembre 2011

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