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Domenica 12 maggio 2013 – Anno 5 – n° 129 1,20 – Arretrati: 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 La voce del ladrone di Marco Travaglio B ella l’idea del pellegrinaggio nella sua Med- jugorje privata, Brescia, dove da vent’anni sogna di traslocare i processi da Milano. Pur- troppo per lui, anziché dai giudici amici, il Cai- nano ha trovato ad accoglierlo migliaia di con- testatori col dito medio alzato, cori “In galera” e cartelli con scritto “Hai le orge contate”. Il pre- testo della scampagnata era sostenere un tal Adriano Paroli, il solito ciellino candidato a sin- daco. Il quale, a cose fatte, è salito sul palco af- fiancato – per peggiorare la sua già penosa con- dizione – dalla Gelmini. E si è scusato di esistere: “Non era previsto un mio saluto...”. Intanto il Popolo delle Libertà – qualche migliaio di po- veretti – sfollava rapidamente la piazza, come alla fine dei concerti quando arrivano gli elet- tricisti e i facchini a portar via gli strumenti. Il meglio era accaduto prima, quando l’anziano delinquente (parola del Tribunale e della Corte d’appello), aveva intrattenuto i complici sul- l’imprescindibile tema dei cazzi suoi. Raramen- te s’erano viste scene più paradossali (a parte il silenzio di Pd, Letta e Napolitano, troppo im- pegnati contro i 5Stelle per accorgersi di quanto accade a Brescia). Un vecchietto di 77 anni coi capelli bicolori – gialli sulla calotta asfaltata, ne- ri ai lati –, gli occhi che non si aprono più, la dentiera che fischia e una preoccupante emi- paresi al labbro superiore, annuncia un piano ventennale per salvare l’Italia da lui governata per 10 anni su 12 (un premier con qualche po- tere in più di Mussolini, un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli, una Consulta e una Giu- stizia a sua immagine e somiglianza). Un mo- numentale evasore promette a quelli che pa- gano le tasse al posto suo di ridurgliele, dopo averle votate (così come Equitalia). Il politico più ricco del mondo lacrima il suo “struggimen- to per chi ha perso il lavoro” a causa dei suoi governi. Un imputato recidivo che da vent’anni si trincera dietro l’immunità e le leggi ad per- sonam suam per non farsi processare, si para- gona a Tortora che rinunciò all’immunità per farsi processare. Il leader del terzo partito dà ordini al primo, da vero padrone del governo Letta (“ci ho lavorato a lungo, l’ho voluto io, è un fatto storico, epo- cale”). E quando gli iloti sotto il palco urlano “chi non salta comunista è”, ridacchia: “Io non posso saltare perché coi comunisti ci governo insieme!”. Il vicepremier e ministro dell’Interno Alfano, col ministro Lupi, noti moderati non divisivi e fautori della pacificazione, sfilano contro un altro potere dello Stato. Molto ap- plaudite le parole dello spirito di mamma Rosa: “Mi diceva che sono troppo buono per far po- litica: da bambino mi impediva di legarmi cam- panelli alle caviglie per avvertire le formichine del mio passaggio e non schiacciarle”. Due sole volte il Cainano perde il buonumore. Quando evoca Grillo, la mascella si contrae, gli occhi a fessura saettano, la gente tumultua. Quando cita “gli eventi drammatici di questi giorni” si pensa alle donne uccise o sfigurate con l’acido, ai mor- ti di Genova, alla guerra in Siria. Invece lui parla della sua condanna, “me lo chiedono tutti”. Se- gue la solita sbobba piduista sulla responsabilità civile dei giudici (che c’è già dal 1988), la se- parazione delle carriere, i pm ridotti ad “avvo- cati dell’accusa che vanno dai giudici col cap- pello in mano” (come Previti quando andava da Squillante col cappello pieno di banconote), le intercettazioni (non gli piacciono, a parte quella Consorte-Fassino), la carcerazione preventiva (non si arresta uno prima del processo: se scap- pa o delinque ancora, tanto meglio). Poi viene finalmente al punto: “Le carceri sono un infer- no”. Lo sanno bene i suoi guardagingilli Castelli, Alfano e Palma, che le hanno ridotte così. Pros- sima mossa: una bella amnistia. Così escono un po’ di delinquenti e soprattutto non ne entrano altri, tipo lui. Ma questo non lo dice, non è an- cora il momento: “Mi fermo qui, sono sopraf- fatto dalla commozione”. Appena pensa alla sua cella, gli vien da piangere. dc UN GOVERNO AI SUOI ORDINI di Antonio Padellaro D opo ciò che è successo ieri a Brescia, un governo degno di questo nome dovrebbe cessa- re all’istante di esistere e il pre- mier dovrebbe altrettanto inevi- tabilmente dimettersi. Per tre ragioni almeno. Primo: in una piazza spaccata a metà, da una parte i fans azzurri, dall’altra i contestatori grillini e quelli con le bandiere rosse, il “delinquen- te” confermato in appello per evasione fiscale Silvio Berlusco- ni ha sferrato l’attacco finale alla magistratura, annunciando che imporrà al governo, che lui con- trolla, la sua personale riforma volta a neutralizzare l’azione pe- nale e a ridurre i pm al rango di obbedienti funzionari al servi- zio dei politici. Secondo: Alfano vicepremier e ministro degli In- terni e Lupi ministro delle Infra- strutture erano lì, in prima fila, ad applaudire le frasi eversive, malgrado fino all’ultimo il Pdl avesse smentito la partecipazio- ne di membri del governo. Un colpo reso ancora più efficace perché sferrato di sorpresa. Ter- zo: attorniato dai suoi ministri festanti, il Caimano ha detto, chiaro e tondo, che si deve a lui se questo governo è nato e che solo per generosità non lo farà cadere “con un fallo di reazione” dopo la sentenza Mediaset che l’altroieri l’ha condannato a 4 anni di carcere e a 5 di interdi- zione dai pubblici uffici. Insomma, con schietta ruvidez- za Berlusconi ha finalmente detto ciò che tutti avevano ca- pito: Enrico Letta non conta niente e se non ubbidisce alle disposizioni di palazzo Grazioli – oggi l’abolizione dell’Imu, do- mani la demolizione della giu- stizia e della legalità – può tran- quillamente tornarsene all’a- mato subbuteo. Di fronte a tan- ta insultante arroganza, il Pd riunito a Roma ha reagito con alcuni pigolii e l’unica dichiara- zione maschia è di Rosy Bindi. Dopo il suicidio assistito (da Napolitano) del partito, l’As- semblea nazionale è parsa una mesta cerimonia funebre con tanto di esecutore testamenta- rio, l’ottimo Guglielmo Epifani. Non parliamo naturalmente dei milioni di elettori e militanti traditi da un gruppo dirigente desideroso, a quanto pare, di farsi annettere dal cavaliere. A un certo punto Epifani ha detto: “Abbiamo rischiato di toccare il fondo”. Non è esatto, segreta- rio. Dopo i ceffoni di Brescia, adesso state scavando con buo- na lena. Silvio Berlusconi, contestato in piazza a Brescia, minaccia i magistrati con insulti e attacchi pesantissimi. E dà ordini al governo sulla giustizia alla presenza del vicepremier. Il presidente del Consiglio fa finta di non sentire e preferisce attaccare ancora Grillo. Silenzio anche dal Quirinale Con somma impudenza B. si paragona a Tor tora come vittima della malagiu- stizia. Le figlie di Enzo si indignano: “Era un’altra storia e un’altra persona” IL CAIMANO: “SISTEMERÒ I GIUDICI” ALFANO PLAUDE, LETTA E COLLE ZITTI Pd, Epifani eletto segretario: “Non potevo sottrarmi”. Que- sto è l’entusiasmo che ci vuole » www.spinoza.it LA CATTIVERIA » DUE ANNI DOPO Ricatti, affari e Marrakech: ecco dov’è finito DSK Borromeo » pag. 15 L’esordio dell’ex leader della Cgil alla testa del partito proprio nel giorno in cui il principale alleato (Pdl) dice: comandiamo noi. Renzi: “Orientare l’esecutivo, non subirlo” » pag. 4 - 5 » FINO AL CONGRESSO » Eletto con 458 sì, 59 astenuti e 76 schede bianche Epifani alla guida del Pd ostaggio della destra Militanti del Pdl in piazza Duomo a Brescia. A destra, i contestatori arginati dalle forze dell’ordine Ansa / LaPresse » DONNE NEL MIRINO Così l’Inghilterra sconfigge la violenza in casa Soffici » pag. 8 all'interno » pag. I - IV DAL TRIBUNALE ALL’UE D’Alì, l’imputato di mafia che Grasso manda in Europa Amurri » pag. 12 Uno striscione fuori dall’Assemblea nazionale del Pd a Roma Dlm d’Esposito, Vecchi e Zanca » pag. 2 - 3 y(7HC0D7*KSTKKQ( +%!"!\!#!?

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Domenica 12 maggio 2 01 3 – Anno 5 – n° 129 € 1,20 – Arretrati: € 2 ,0 0

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

La voce del ladrone

di Marco Travaglio

Bella l’idea del pellegrinaggio nella sua Med-jugorje privata, Brescia, dove da vent’anni

sogna di traslocare i processi da Milano. Pur-troppo per lui, anziché dai giudici amici, il Cai-nano ha trovato ad accoglierlo migliaia di con-testatori col dito medio alzato, cori “In galera” ecartelli con scritto “Hai le orge contate”. Il pre-testo della scampagnata era sostenere un talAdriano Paroli, il solito ciellino candidato a sin-daco. Il quale, a cose fatte, è salito sul palco af-fiancato – per peggiorare la sua già penosa con-dizione – dalla Gelmini. E si è scusato di esistere:“Non era previsto un mio saluto...”. Intanto ilPopolo delle Libertà – qualche migliaio di po-veretti – sfollava rapidamente la piazza, comealla fine dei concerti quando arrivano gli elet-tricisti e i facchini a portar via gli strumenti. Ilmeglio era accaduto prima, quando l’anzianodelinquente (parola del Tribunale e della Corted’appello), aveva intrattenuto i complici sul-l’imprescindibile tema dei cazzi suoi. Raramen-te s’erano viste scene più paradossali (a parte ilsilenzio di Pd, Letta e Napolitano, troppo im-pegnati contro i 5Stelle per accorgersi di quantoaccade a Brescia). Un vecchietto di 77 anni coicapelli bicolori – gialli sulla calotta asfaltata, ne-ri ai lati –, gli occhi che non si aprono più, ladentiera che fischia e una preoccupante emi-paresi al labbro superiore, annuncia un pianoventennale per salvare l’Italia da lui governataper 10 anni su 12 (un premier con qualche po-tere in più di Mussolini, un Parlamento ridottoa bivacco di manipoli, una Consulta e una Giu-stizia a sua immagine e somiglianza). Un mo-numentale evasore promette a quelli che pa-gano le tasse al posto suo di ridurgliele, dopoaverle votate (così come Equitalia). Il politicopiù ricco del mondo lacrima il suo “struggimen-to per chi ha perso il lavoro” a causa dei suoigoverni. Un imputato recidivo che da vent’annisi trincera dietro l’immunità e le leggi ad per-sonam suam per non farsi processare, si para-gona a Tortora che rinunciò all’immunità perfarsi processare.Il leader del terzo partito dà ordini al primo, davero padrone del governo Letta (“ci ho lavoratoa lungo, l’ho voluto io, è un fatto storico, epo-cale”). E quando gli iloti sotto il palco urlano“chi non salta comunista è”, ridacchia: “Io nonposso saltare perché coi comunisti ci governoinsieme!”. Il vicepremier e ministro dell’InternoAlfano, col ministro Lupi, noti moderati nondivisivi e fautori della pacificazione, sfilanocontro un altro potere dello Stato. Molto ap-plaudite le parole dello spirito di mamma Rosa:“Mi diceva che sono troppo buono per far po-litica: da bambino mi impediva di legarmi cam-panelli alle caviglie per avvertire le formichinedel mio passaggio e non schiacciarle”. Due solevolte il Cainano perde il buonumore. Quandoevoca Grillo, la mascella si contrae, gli occhi afessura saettano, la gente tumultua. Quando cita“gli eventi drammatici di questi giorni” si pensaalle donne uccise o sfigurate con l’acido, ai mor-ti di Genova, alla guerra in Siria. Invece lui parladella sua condanna, “me lo chiedono tutti”. Se-gue la solita sbobba piduista sulla responsabilitàcivile dei giudici (che c’è già dal 1988), la se-parazione delle carriere, i pm ridotti ad “avvo-cati dell’accusa che vanno dai giudici col cap-pello in mano” (come Previti quando andava daSquillante col cappello pieno di banconote), leintercettazioni (non gli piacciono, a parte quellaConsorte-Fassino), la carcerazione preventiva(non si arresta uno prima del processo: se scap-pa o delinque ancora, tanto meglio). Poi vienefinalmente al punto: “Le carceri sono un infer-no”. Lo sanno bene i suoi guardagingilli Castelli,Alfano e Palma, che le hanno ridotte così. Pros-sima mossa: una bella amnistia. Così escono unpo’ di delinquenti e soprattutto non ne entranoaltri, tipo lui. Ma questo non lo dice, non è an-cora il momento: “Mi fermo qui, sono sopraf-fatto dalla commozione”. Appena pensa alla suacella, gli vien da piangere.

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UN GOVERNOAI SUOI ORDINIdi Antonio Padellaro

Dopo ciò che è successo ieri aBrescia, un governo degno

di questo nome dovrebbe cessa-re all’istante di esistere e il pre-mier dovrebbe altrettanto inevi-tabilmente dimettersi. Per treragioni almeno. Primo: in unapiazza spaccata a metà, da unaparte i fans azzurri, dall’altra icontestatori grillini e quelli conle bandiere rosse, il “delinquen -te” confermato in appello perevasione fiscale Silvio Berlusco-ni ha sferrato l’attacco finale allamagistratura, annunciando cheimporrà al governo, che lui con-trolla, la sua personale riformavolta a neutralizzare l’azione pe-nale e a ridurre i pm al rango diobbedienti funzionari al servi-zio dei politici. Secondo: Alfanovicepremier e ministro degli In-terni e Lupi ministro delle Infra-strutture erano lì, in prima fila,ad applaudire le frasi eversive,malgrado fino all’ultimo il Pdlavesse smentito la partecipazio-ne di membri del governo. Uncolpo reso ancora più efficaceperché sferrato di sorpresa. Ter-zo: attorniato dai suoi ministrifestanti, il Caimano ha detto,chiaro e tondo, che si deve a luise questo governo è nato e chesolo per generosità non lo faràcadere “con un fallo di reazione”dopo la sentenza Mediaset chel’altroieri l’ha condannato a 4anni di carcere e a 5 di interdi-zione dai pubblici uffici.Insomma, con schietta ruvidez-za Berlusconi ha finalmentedetto ciò che tutti avevano ca-pito: Enrico Letta non contaniente e se non ubbidisce alledisposizioni di palazzo Grazioli– oggi l’abolizione dell’Imu, do-mani la demolizione della giu-stizia e della legalità – può tran-quillamente tornarsene all’a-mato subbuteo. Di fronte a tan-ta insultante arroganza, il Pdriunito a Roma ha reagito conalcuni pigolii e l’unica dichiara-zione maschia è di Rosy Bindi.Dopo il suicidio assistito (daNapolitano) del partito, l’As -semblea nazionale è parsa unamesta cerimonia funebre contanto di esecutore testamenta-rio, l’ottimo Guglielmo Epifani.Non parliamo naturalmentedei milioni di elettori e militantitraditi da un gruppo dirigentedesideroso, a quanto pare, difarsi annettere dal cavaliere. Aun certo punto Epifani ha detto:“Abbiamo rischiato di toccare ilfondo”. Non è esatto, segreta-rio. Dopo i ceffoni di Brescia,adesso state scavando con buo-na lena.

Silvio Berlusconi, contestato in piazza a Brescia, minaccia i magistrati

con insulti e attacchi pesantissimi. E dà ordini al governo sulla giustizia

alla presenza del vicepremier. Il presidente del Consiglio fa finta di non

sentire e preferisce attaccare ancora Grillo. Silenzio anche dal Quirinale

Con somma impudenza B. si paragona a Tor tora come vittima della malagiu-stizia. Le figlie di Enzo si indignano: “Era un’altra storia e un’altra persona”

IL CAIMANO: “SISTEMERÒ I GIUDICI”ALFANO PLAUDE, LETTA E COLLE ZITTI

Pd, Epifani eletto segretario:“Non potevo sottrarmi”. Que-sto è l’entusiasmo che ci vuole

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LA CATTIVERIA

» DUE ANNI DOPO

Ricatti, affarie Marrakech: eccod ov ’è finito DSK

Borromeo » pag. 15

L’esordio dell’ex leader della Cgil alla testa del

partito proprio nel giorno in cui il principale

alleato (Pdl) dice: comandiamo noi. Renzi:

“Orientare l’esecutivo, non subirlo” » pag. 4 - 5

» FINO AL CONGRESSO » Eletto con 458 sì, 59 astenuti e 76 schede bianche

Epifani alla guida del Pdostaggio della destra

Militanti del Pdl in piazza Duomo a Brescia. A destra, i contestatori arginati dalle forze dell’ordine Ansa / LaPresse

» DONNE NEL MIRINO

Così l’I n g h i l te r ras co n f i g gela violenza in casa

Soffici » pag. 8

all'interno » pag. I - IV

DAL TRIBUNALE ALL’UE

D’Alì, l’i m p u t at o

di mafia che Grasso

manda in Europa

Amurri » pag. 12 Uno striscione fuori dall’Assemblea nazionale del Pd a Roma Dlm

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