procivibus: la protezione civile partecipata nel web 2.0

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  • 8/2/2019 ProCivibus: la protezione civile partecipata nel Web 2.0

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    Working paper series FVeP 04

    ISSN: 2240-3272

    Marco Palazzo Ludovica Marzo

    ProCivibus:la Protezione Civile

    partecipata nel Web 2.0

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    Abstract

    ProCivibus un moderno sistema di crowdsourcing che consente ai cittadini ed

    agli operatori della Protezione Civile di collaborare con le Amministrazioni Lo-

    cali nella costruzione della banca dati comunale e provinciale di supporto alla

    pianificazione d'emergenza. Pertanto, ProCivibus si configura come un servizio

    on line i cui destinatari sono cittadini attivi, operatori della Protezione Civile,

    Enti Locali responsabili in materia di Protezione Civile. Il servizio consente agliutenti di censire e georeferenziare edifici strategici vulnerabili, servizi essenziali

    in emergenza, risorse e strutture operative disponibili per fronteggiare un even-

    to disastroso. Inoltre, ProCivibus integra un processo di validazione del dato,

    basato su ruoli, in grado di filtrare il rumore generato da utenti che decidano,

    dolosamente, di inserire informazioni false oppure generato da utenti che inse-

    riscano, innocentemente, informazioni incomplete o errate. Infine, il servizio

    rende disponibili le informazioni fornite dai cittadini agli Enti Locali sia attra-

    verso file in formato standard (.csv, .xls, .pdf) , sia attraverso protocolli di coo-

    perazione applicativa (web services). I Comuni e le Province possono cos inte-grare dinamicamente questi dati nei propri sistemi informativi territoriali e so-

    vrapporli alle cartografie di rischio (idrogeologico, sismico, ecc.) allo scopo di

    delineare gli scenari di pericolo rispetto ai quali pianificare gli interventi di Pro-

    tezione Civile.

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    1. Contesto di riferimento

    Previsione, prevenzione e pianificazione sono le attivit che le strutture del Ser-

    vizio nazionale di Protezione Civile devono svolgere in tempo di pace per pre-

    parare la gestione dellemergenza. Gli strumenti giuridici dei soggetti titolari, ai

    diversi livelli, della funzione di protezione civile sono i Programmi e i Piani. At-

    tualmente, ai sensi delle disposizioni legislative generali (legge 225/92 e D.Lgs.

    Bassanini 112/98), ed anche ai sensi della legislazione speciale vigente per le

    singole materie (rischio idrogeologico, rischio incendi, ecc.), ogni Comune italia-

    no , di fatto, tenuto a redigere un Piano di Protezione Civile. Tuttavia, nono-

    stante le numerose prescrizioni normative, i Comuni italiani sono in ritardo nel-

    le attivit di pianificazione. Solo un ristretto numero di Amministrazioni si do-

    tato di un Piano di Protezione Civile efficace ed ha effettuato la raccolta dati ne-

    cessaria alla sua redazione. Ancor meno effettuano laggiornamento di questi

    dati, che pertanto, nel tempo, perdono la loro valenza.

    Un dato per tutti riportato nel rapporto Ecosistema Rischio 2010 [Legam-

    biente, 2010], redatto da Legambiente e Dipartimento di Protezione Civile. Tra

    le 5581 amministrazioni comunali considerate a pi alto rischio idrogeologico

    dal Ministero dellAmbiente solo il 37% (2.053) ha risposto al questionario di

    Ecosistema Rischio 2010. Di queste, il 76% si dotato di un piano di emergenza,

    ma soltanto il 51% lo ha aggiornato negli ultimi due anni, fatto estremamente

    importante giacch disporre di piani vecchi pu costituire un grave limite in

    caso di necessit. E ancora, solo il 57% dei Comuni che hanno risposto allinda-

    gine hanno inserito nel Piano demergenza il censimento dei soggetti pi vulne-

    rabili (diversamente abili, anziani non autosufficienti, malati gravi, ecc,). Inol-

    tre, soltanto in un Comune su cinque sono state organizzate iniziative dedicate

    allinformazione dei cittadini e alle esercitazioni che rappresentano uno stru-

    mento fondamentale per testare lefficienza del sistema locale di protezione civi-

    le. Questa situazione si determinata, in parte, per scarsa conoscenza della nor-

    ma e per disattenzione politica di alcuni Amministratori locali, ma anche e so-

    prattutto per la oggettiva difficolt e costo intrinseco della attivit di

    raccolta/aggiornamento dei dati necessari alla redazione dei piani. Ecco che, dal

    contesto esaminato, emerge dunque con chiarezza la necessit di dare un nuovo

    impulso alla pianificazione ed il bisogno di nuovi strumenti operativi in grado di

    supportarla efficacemente.

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    Grafico 2: Comuni che hanno fornito informazioni sulla loro attivit di pianifi-

    cazione di emergenza, rispondendo al questionario Ecosistema Rischio

    2010 di Le ambiente

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    Grafico 3: Comuni che hanno redatto/aggiornato il Piano di Protezione Civile ed hanno svolto attivit di infor-

    mazione alla Po olazione, come risulta dall'inda ine Ecosistema Rischio 2010 di Le ambiente

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    2. Lo stato dellarte

    ProCivibus nasce da unanalisi dello stato dellarte in tema di pianificazione del-

    le emergenze ed introduce, rispetto a questo, alcune novit (Fig. 1).

    Fig.1 - I pilastri di ProCivibus

    2.1 Il Metodo Augustus: una linea guida per la pianificazio-ne

    Il Metodo Augustus [Galanti, 1997] una linea guida per la pianificazione di

    emergenza messa a punto, negli ultimi anni novanta, da un gruppo di lavoro

    composto da funzionari del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero

    dell'Interno. Il gruppo di lavoro stato voluto e costituito da Franco Barberi, a

    quel tempo Sottosegretario di Stato, che aveva compreso la necessit di dare un

    indirizzo condiviso alla attivit di pianificazione. Un indirizzo che unificasse e

    superasse le molte proposte, spesso in contraddizione tra loro, formulate dalle

    varie Amministrazioni Locali e Centrali in modo tale da fare emergere solamen-

    te il proprio "particolare". Partendo dall'assunto che il progetto di tutte le attivi-

    t coordinate e delle procedure per fronteggiare un evento disastroso fosse il

    Piano di Emergenza, la linea guida Augustus ha introdotto un approccio nuovo e

    definitivo alla sua strutturazione. Il Metodo Augustus ha abbattuto il vecchio ap-

    proccio alla redazione del Piano basata sul solo censimento di mezzi utili agli in-

    terventi di protezione civile ed ha indicato, a chiare lettere, la necessit di rife-

    rirlo alle funzioni organizzative, da istituirsi ai diversi livelli di responsabilit

    (locale e centrale), necessarie a gestire, in modo sinergico, le risorse disponibili.

    Nel linguaggio di Augustus tali funzioni sono dette "Funzioni di Supporto" (9

    per i comuni e 14 per le province). Ogni funzione, coordinata da un responsabi-

    le, deve organizzare la risposta di protezione civile ad un evento disastroso in

    una specifica area tematica (es. Sanit, Viabilit, Volontariato, Materiali e Mez-

    zi, Telecomunicazioni ecc.). Ogni responsabile di funzione, "in tempo di pace",

    ha il compito di mantenere vivo ed efficace il Piano attraverso il quotidiano ag-

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    giornamento dei dati e delle procedure relative alla propria area di competenza.

    Con lattivazione delle Funzioni di Supporto, ogni Ente, responsabile in materia

    di Protezione Civile, raggiunge cos due distinti obiettivi: individua a priori i re-

    sponsabili delle singole funzioni da impiegare in emergenza e, in tempo di

    pace, garantisce il continuo aggiornamento del Piano di Emergenza, da effet-tuarsi a cura degli stessi responsabili. In questo modo, l'Ente, al verificarsi di

    una emergenza, ha nella propria sala operativa esperti che gi si conoscono, in

    quanto hanno lavorato insieme al Piano, e ci porter a una maggiore efficacia

    operativa e ad un migliore coordinamento fra le componenti istituzionali e le

    strutture operative (Associazioni di volontariato, Forze Armate, Vigili del Fuoco,

    etc.). In sostanza, l'attivazione delle Funzioni di Supporto fa in modo che il Pia-

    no di Emergenza assuma le migliori caratteristiche di un documento vissuto e

    continuamente aggiornato.

    Il Metodo Augustus rappresenta, ancora oggi, un punto di riferimento assolutoper tutti gli operatori di protezione civile che, con competenze diverse, sono im-

    pegnati quotidianamente ad affrontare le emergenze. Augustus un metodo di

    lavoro che, comunque, rimane oggettivamente valido, al di l delle diverse as-

    sunzioni di responsabilit che nuove norme potranno assegnare a soggetti diver-

    si da quelli identificati dall'attuale impianto normativo. Per questo, ogni sistema

    informativo, pensato per coadiuvare la pianificazione di emergenza deve essere

    strutturato come uno strumento operativo destinato ai responsabili delle singole

    funzioni di supporto individuate dalla linea guida Augustus. E ProCivibus non fa

    eccezione.

    2.2 Un modello dati per il Piano Comunale e Provinciale

    Il Piano di Protezione Civile, normalmente, un documento elaborato sulla base

    del "Programma di previsione e prevenzione" e contiene, oltre alla descrizione

    dei modelli di intervento, relativi ai diversi scenari di pericolo, banche dati rela-

    tive sia agli elementi territoriali esposti a rischio, sia alle risorse disponibili per

    fronteggiare lemergenza. Tali banche dati, georefenziate rispetto alle cartografie

    di criticit (carte di rischio idrogeologico, sismico, ecc.), permettono di delineare

    gli scenari rispetto ai quali pianificare gli interventi di protezione civile. Pertan-

    to, realizzate nei Programmi le analisi di previsione e prevenzione, particolare

    attenzione va dedicata alla costruzione di queste ultime banche dati, ma soprat-

    tutto ai meccanismi di aggiornamento, nonch agli strumenti che ne permettono

    un rapido utilizzo.

    Per questo, nel 2000, il Servizio Sismico Nazionale ha istituito un gruppo di la-

    voro, partecipato dal Servizio stesso, dal Dipartimento della Protezione Civile,

    dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Provincia di Modena, con l'obiettivo

    principale di creare un sistema di raccolta ed aggiornamento dei dati relativi alla

    pianificazione provinciale e comunale di emergenza [Pcm, 2000]. Il gruppo di

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    lavoro ha prodotto un modello per la raccolta dei dati afferenti la pianificazione

    che costituisce, ancora oggi, una guida per le attivit di censimento ed uno sti-

    molo a costituire strutture operative comunali e provinciali che, in tempo di

    pace, si occupino direttamente dei censimenti e che, in tempo di emergenza,

    sappiano utilizzare e mettere a disposizione, di chi interviene in aiuto della po-polazione, i dati organizzati ed aggiornati.

    Il modello dati proposto dal DPC trova la sua sintesi in un insieme di schede di

    censimento [Pcm, 2000]. Alcune di queste schede sono destinate solo ai comuni

    (es. servizi di continuit assistenziale, aree di accoglienza, ecc.), poich finalizza-

    te ad identificare oggetti sul territorio comunale e/o di stretta competenza delle

    attivit ordinarie del Comune. Altre schede sono destinate alla Provincia, poich

    finalizzate al censimento di risorse o elementi con valenza territoriale provincia-

    le (es ospedali, aree di ammassamento). Alcune schede, naturalmente, possono

    essere utilizzate da entrambi gli Enti se riguardanti strutture diverse, ma dicompetenza sia provinciale che comunale (ad esempio, la scheda Enti Locali

    pu essere utilizzata sia dal Comune che dalla Provincia per censire le relative

    strutture).

    E importante sottolineare che l'organizzazione delle schede stata fatta seguen-

    do le indicazioni relative alla pianificazione nazionale d'emergenza. In altre pa-

    role, le schede, e cio le "tipologie di oggetti/soggetti/strutture" da censire, sono

    state organizzate in categorie aventi i nomi delle Funzioni di Supporto identifi-

    cate dalla linea guida Augustus. Tale organizzazione, pur nella consapevolezza

    che le funzioni di Augustus nascono per la gestione dell'emergenza, stata per-seguita con l'obiettivo di rendere esplicito il fatto che, attraverso i censimenti at-

    tuati durante la fase di pianificazione, si mettono i responsabili delle Funzioni di

    Supporto in grado di operare nell'immediatezza di un evento disastroso con dati

    ed informazioni aggiornate e georeferenziate.

    E' inoltre evidente che l'organizzazione delle schede in categorie afferenti le

    Funzioni di Supporto Augustus stato un ulteriore invito a creare un sistema

    comunale e provinciale in cui i responsabili di funzione partecipano attivamen-

    te, anche in tempo di pace, alla pianificazione.

    Il modello dati descritto, a distanza di oltre 10 anni dalla sua progettazione, re-sta il punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di pianificare l'emer-

    genza. Tuttavia, in questi anni, gli Enti hanno trovato difficolt operative nella

    sua implementazione. Mentre, da un lato, il modello estremamente dettaglia-

    to, dallaltro le risorse tecnico-economiche a disposizione degli Enti per istan-

    ziarlo sulle diverse realt locali sono limitate. Da ci emersa la necessit di in-

    dividuare nuovi modelli operativi in grado di rendere sostenibile sia il primo

    impianto che laggiornamento continuo ed indispensabile delle banche dati es-

    senziali per la pianificazione demergenza.

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    2.3 Il Crowdsourcing una nuova strada per la protezionecivile

    La Pubblica Amministrazione si trova ora in un momento storico per cui chia-

    mata a dare di pi (in termini di servizi e di efficienza) spendendo di meno. Un

    obiettivo questo che non si pu raggiungere seguendo vecchi approcci basati sulogiche autoreferenziali o facendofine tuning dellesistente.

    A fronte di questa sfida si stanno dunque cercando nuove forme organizzative

    che, di fatto, sanciscono il passaggio della PA dal ruolo di service provider a

    quello di service facilitator. Si tratta di nuovi modelli operativi basati sulla par-

    tecipazione civica alla creazione di valore pubblico [Pillitu, 2009]. Un formida-

    bile modello a disposizione della PA per coinvolgere i diversi attori sociali (di-

    pendenti, cittadini, aziende, associazioni del terzo settore, ecc.) certamente

    quello del Crowdsourcing [Howe, 2006]. Il termine crowdsourcing (da crowd,

    gente comune, e outsourcing, esternalizzazione delle attivit) un neologismoche definisce un modello di business nel quale unazienda o unistituzione ri-

    chiede lo sviluppo di un progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme

    distribuito di persone, non gi organizzate in team. Questo processo, di solito,

    viene implementato ricorrendo alluso di moderni strumenti web o comunque di

    portali su Internet.

    Il mondo dell'impresa ha abbracciato subito il modello del crowdsourcing ve-

    dendo in esso, quasi esclusivamente, un modo per ridurre drasticamente i costi

    e scippare prezioso lavoro intellettuale. Al momento, infatti, sono ben poche le

    imprese che sono riuscite ad ottenere dei progetti di innovazione basati sul cro-

    wdsourcing e che sono riuscite ad integrarlo pienamente con i propri processi

    aziendali [Tuis, 2010]. Altrettanto pochi sono i "prestatori di soluzioni" che sono

    riusciti ad aprirsi una collaborazione, cognitivamente e retributivamente appa-

    gante, con le aziende.

    Viceversa, il mondo della Pubblica Amministrazione comincia ad adottare il mo-

    dello del crowdsourcing con interessanti risultati e prospettive future. La finali-

    t pubblica dei progetti diventa, in questo caso, l'elemento motivazionale che

    spinge gli utenti a collaborare spontaneamente con la PA, per arricchire e pren-

    dersi cura dei beni comuni di interesse generale. Gi numerose sono le iniziative

    all'estero che vanno in questa direzione. Molto famoso , ad esempio, il caso di

    PeerToPatent[Noveck, 2005; PeerToPatent, 2011], il sistema messo in piedi dal

    Patent Office americano per effettuare la valutazione in crowdsourcing delle ri-

    chieste di brevetto. Ma anche in Italia qualcosa si muove. Ad esempio, il Comu-

    ne di Venezia ha messo on line un sistema per la segnalazione in crowdsourcing

    di guasti e disservizi [Venis, 2011]: i cittadini, utilizzando un PC o uno smart-

    phone, possono segnalare un guasto al Comune, e successivamente, monitorare

    l'iter di riparazione, dall'assegnazione all'ufficio competente fino alla chiusura

    dell'intervento.

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    In questo nuovo scenario, appare del tutto naturale immaginare che, per gestire

    un progetto complesso, come la pianificazione e gestione di unemergenza, la

    Pubblica Amministrazione possa fare ricorso a soggetti esterni come cittadini

    attivi, associazioni del terzo settore, imprese. E, in questo senso, il modello delcrowdsourcing disegna una strada innovativa e sostenibile per un moderno si-

    stema di protezione civile.

    2.3.1 Crowdsourcing per la gestione dell'emergenza

    Negli ultimi anni, in tutto il mondo, migliaia di persone stanno collaborando per

    mettere a punto strumenti utili a fornire una risposta rapida a complesse emer-

    genze umanitarie [Crisismapper, 2011; Instedd, 2011; Sahana, 2011]. Si tratta

    per lo pi di comunit di volontari legati ad organizzazioni non governative chehanno sviluppato numerose piattaforme utili a far comunicare, collaborare e

    trovare informazioni rilevanti durante le crisi. Sullo stesso campo stanno lavo-

    rando anche alcune aziende di rilevanza mondiale [Google, 2011]. Questo sforzo

    collettivo ha portato alla realizzazione di numerose applicazioni mobile e web-

    based che implementano efficacemente il paradigma del crowdsourcing. Tra

    queste certamente occupano un posto di primo piano i servizi Google Person

    Finder [Google, 2011], Ushahidi [Ushahidi, 2011] e OpenStreetMap [Osm,

    2011], che gi sono stati largamente utilizzati nel corso delle crisi in Giappone,

    Sud Africa, Kenia, Cile, Afghanistan, India, Haiti e in molti altri paesi.

    Google Person Finder

    Il servizio Person Finder [Google, 2011] stato lanciato da Google nel 2010, in

    occasione del terremoto che ha colpito Haiti, e da allora stato riutilizzato nel

    corso delle pi gravi emergenze verificatesi successivamente. Google Person

    Finder una sorta di bacheca sulla quale possibile cercare persone conosciute

    o fornire informazioni su persone di cui si ha notizia. Il Person Finder consente,

    altres, di fornire informazioni su se stessi, rassicurando cos amici e familiarimentre le linee telefoniche sono intasate. Il servizio pu inoltre essere ospitato

    su qualsiasi sito per coadiuvare le ricerche. Person Finder il pi noto dei vari

    toolsviluppati nell'ambito di Google Crisis Response, uno dei progetti di Goo-

    gle.org, il braccio filantropico di Google. Il Crisis Response Project si avvale dei

    punti di forza del colosso di Mountain View nel campo dell'informazione e della

    tecnologia per sviluppare prodotti e sostenere politiche che affrontino le sfide

    globali. Tra questi strumenti si annoverano Google My Map (che pu essere uti-

    lizzato ad esempio per indicare strade interrotte, caricare foto rappresentative

    dei danni, ecc.); Google Earth (che pu essere utilizzato ad esempio per esplora-

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    re i luoghi colpiti da una catastrofe mediante immagini satellitari aggiornate in

    alta risoluzione); Google Fusion Table, Docs e Spreasheets, i quali, complessiva-

    mente, costituiscono un ineguagliabile set di applicazioni utili a creare, aggior-

    nare, condividere online informazioni critiche accessibili con qualsiasi dispositi-

    vo e da qualsiasi posto.A Google Person Finder si ispirato inoltre "Dove siamo nel mondo" [Ministero

    degli Affari Esteri, 2011], il servizio del Ministero degli Affari Esteri che consen-

    te agli italiani che si recano temporaneamente all'estero di segnalare, su base

    volontaria, i dati personali e di viaggio, al fine di permettere all'Unit di Crisi,

    nell'eventualit che si verifichino situazioni di grave emergenza, di pianificare

    con maggiore rapidit e precisione interventi di soccorso. In tali circostanze di

    particolare gravit evidente l'importanza di essere rintracciati con la massima

    tempestivit consentita e - se necessario - soccorsi. I dati raccolti attraverso

    "Dove siamo nel mondo" vengono utilizzati dal Ministero degli Affari Esteri soloin casi di comprovate particolarmente gravi emergenze (grandi calamit natura-

    li, attentati terroristici, evacuazioni, etc.) e cancellati 2 giorni dopo la data di

    fine viaggio indicata dai cittadini italiani che utilizzano il servizio.

    Ushahidi

    La Ushahidi Platform [Ushahidi, 2011] (parola che in lingua swahili significa

    testimone) nata in Kenya, nel 2008, ed una applicazione che consente di

    effettuare una segnalazione di qualsiasi tipo (es. allorfanotrofio Foyer de Sion

    di Fontamara 150 bambini hanno urgente bisogno dacqua, in via Delmas 95

    dei rapinatori stanno portando via tutto [Corami, 2010]) classificandola, geore-

    ferenziandola e corredandola con video e foto di supporto. Ricevuta la segnala-

    zione, il soggetto che ha attivato Ushahidi (Ente governativo, ONG, Amministra-

    zione Locale, ecc.) pu inserirla on-line come confermata (se ne effettua una

    verifica diretta) oppure pu lasciare agli utenti la decisione di supportarla o

    meno, sia tramite like o dislike, sia tramite commenti. Ushahidi consente

    inoltre agli utenti la possibilit di ricevere la notifica dell'inserimento delle se-

    gnalazioni, relative ad eventi di un certo tipo, localizzati entro un certo raggio da

    una determinata posizione. Infine, la Ushahidi Platform pu essere equipaggiata

    con plug-in che consentono agli utenti di effettuare le segnalazioni via sms ed

    mms.

    In Kenya, a cavallo tra 2007 e 2008, Ushahidi servito soprattutto ad aggirare

    la censura, che prima aveva oscurato lo scrutinio dei voti e poi silenziava la con-

    ta dei morti. Ad Haiti la piattaforma scesa in campo a due ore dal sisma per

    raccogliere le voci di chi stava vivendo la tragedia. E ancora, da quando stato

    messo online, Ushahidi ha consentito di mappare gli scontri xenofobi in Suda-

    frica, i massacri di Gaza, la guerra civile in Congo, il terremoto del Cile, ma an-

    che la vita artistica di Nairobi, la penuria di farmaci in Africa Orientale, le ele-

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    zioni in Afghanistan e in India, e tanti altri eventi che hanno lasciato tracce

    meno marcate nella memoria globale. Il software, nato a Nairobi e cresciuto gra-

    zie al generoso contributo della charity del fondatore di eBay Pierre Omidyar,

    a disposizione di chiunque voglia tenere docchio qualcosa. Ushahidi libero e

    open source.

    OpenStreetMap

    Ispirato a Wikipedia, OpenStreetMap [Osm, 2011]) un progetto finalizzato a

    creare una mappa modificabile dell'intero pianeta. OpenStreetMap permette a

    chiunque di visualizzare, modificare ed utilizzare dati geografici con un approc-

    cio collaborativo. Tutti dunque possono contribuire ad OpenStreetMap arric-

    chendo o correggendo i dati. Gli utenti registrati infatti possono caricare nel da-

    tabase centrale del progetto tracce GPS e modificare i dati vettoriali usando gli

    editor forniti. Tutti i dati geografici presenti in OpenStreetMap possiedono una

    licenza libera. E' cio possibile utilizzarli liberamente per qualsiasi scopo (es. de-

    rivarne applicazioni), con il solo vincolo di citare la fonte e distribuirli con la

    stessa licenza.

    OpenStreetMap un altro valido sistema di crowdsourcing che si rivelato

    straordinariamente utile in contesti di emergenza.

    Ad esempio, a seguito del terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010, il

    gruppoHumanitarianOpenStreetMapTeam (HOT) si attivato per realizzare

    la mappatura dellisola, che ancora non aveva una copertura cartografica aggior-nata ed adeguata in grado di rispondere alle esigente della carovana umanitaria

    dei soccorsi e degli aiuti [Grava, 2010].

    Grazie alle immagini da satellite acquisite successivamente allevento sismico ed

    alla loro liberazione, la comunit OpenStreetMap, auto-coordinata attraverso il

    gruppo HOT, ha provveduto sia alla realizzazione di una mappa di base delliso-

    la, sia alla mappatura del danno e delle infrastrutture critiche per i soccorsi

    (ospedali, cimiteri, rete stradali, edifici, ecc.).

    Inoltre, grazie alle migliaia di informazioni (post, mail, sms, tweet) che hanno

    inondato la rete nei giorni successivi al terremoto, il team di mappatori ha potu-

    to indicare accampamenti di sfollati, edifici crollati, ospedali, reti stradali e mol-

    te altre informazioni indispensabili per le associazioni umanitarie che dovevano

    muoversi sul posto. Nella mappatura di Haiti si sono impegnate 500 persone

    sparse in tutto il mondo.

    2.3.2 Crowdsourcing per la pianificazione dell'emergenza

    Mentre, come stato sopra rilevato, i sistemi di crowdsourcing hanno trovato

    un provata utilit durante la fase parossistica degli eventi, cio in pieno e con-

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    clamato disastro, meno chiaro risulta il ruolo che essi possono avere in fase di

    preparazione delle emergenze. L'idea che qui si vuole sostenere che sistemi di

    crowdsourcing possano essere utilizzati per effettuare una fotografia della realt

    locale, indispensabile per qualsiasi attivit di pianificazione dell'emergenza, e,

    soprattutto, per aggiornare tale fotografia senza soluzione di continuit.Volendo sostenere questa ipotesi bisogna tuttavia prendere atto che, oggi, sono

    in molti ad argomentare sul fatto che i governi non possono basare le loro policy

    e le loro decisioni su informazioni provenienti da sorgenti non certificate o sco-

    nosciute. L'idea diffusa, soprattutto tra gli amministratori locali, che i dati rac-

    colti dai cittadini mediante gli strumenti del Web2.0 tendono ad essere disordi-

    nati, non verificati e possono somigliare ad un "sentito dire" o peggio. Quasi tut-

    ti concordano sul fatto che sarebbe irresponsabile utilizzare queste informazioni

    in sostituzione di dati validati e di alta qualit, soprattutto quando essi vengono

    utilizzati per assumere decisioni sulla sicurezza delle persone durante una crisi[Kirkpatrick, 2011]. E ancora, opinione condivisa che le informazioni generate

    utilizzando piattaforme di crowdsourcing non dovrebbero essere usate come

    unica fonte su cui basare le risposte ad una emergenza.

    Quale ruolo allora possono avere i sistemi di crowdsourcing nel contesto della

    pianificazione dell'emergenza ?

    Un modello che appare sostenibile quello utilizzato con successo nel campo

    della salute pubblica. Infatti, gi da tempo, le Organizzazioni per la Salute nazio-

    nali ed internazionali, raccolgono, in tempo reale, segnalazioni provenienti dal

    territorio allo scopo di individuare anomalie che potrebbero segnalare l'inizio di

    epidemie. Ad esempio, ricevono ed analizzano segnalazioni relative a vendite

    anomale di alcuni farmaci, o relative a pazienti ospedalieri che presentano alcu-

    ni sintomi. Ci allo scopo di individuare possibili focolai di epidemie. Nel mo-

    mento in cui un'Organizzazione Governativa o sovra nazionale riceve un report

    di questo tipo, tipicamente, invia un team di esperti sul luogo di provenienza

    della segnalazione per investigarla da vicino. Il primo compito del team quello

    di confermare o meno che ci sia una epidemia in corso, cio di validare le segna-

    lazioni. Stabilito questo, il team avvia la verifica inviando i campioni prelevati

    in-situ al laboratorio centrale per l'analisi. I risultati delle indagini di laboratorio

    vengono poi utilizzati dal Governo per organizzare una risposta adeguata al pro-

    blema. La risposta volta, da un lato, a contenere l'epidemia e, dall'altro, a cura-

    re le persone colpite dalla malattia.

    In sostanza, nel campo della sanit, le crisi vengono affrontate mettendo in atto

    un processo iterativo di rilevazione, validazione, verifica e risposta (Fig. 2).

    13

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    Tale processo pu essere adottato con successo, a livello locale, anche per sup-

    portare la pianificazione d'emergenza. In questo caso le 4 fasi potrebbero essere

    caratterizzate come segue:

    Fase 1: Rilevazione (Detection)

    I governi locali, in "tempo di pace" possono chiedere alla popolazione un aiuto

    per effettuare una "fotografia", ad altissima risoluzione, del territorio, e per ag-

    giornarla senza soluzione di continuit. Tale "fotografia" pu essere realizzata

    mosaicando le segnalazioni effettuate dai cittadini relativamente a edifici rile-

    vanti vulnerabili, servizi di pubblica utilit attivi, risorse umane e strumentali

    disponibili per fronteggiare un evento disastroso, strutture operative pronte ad

    intervenire in caso di emergenza. Pertanto la rappresentazione della realt loca-

    le assolutamente propedeutica per effettuare una pianificazione d'emergenza

    realistica ed efficace e pu essere realizzata con il supporto di strumenti di cro-

    wdsourcing i quali consentono di raccogliere una enorme quantit di informa-

    zioni, a basso costo. Naturalmente, la sfida capire come verificare la validit di

    queste informazioni provenienti da "sorgenti" la cui affidabilit non nota a

    priori.

    Fase 2: Validazione (Investigation)

    Una volta che stata raccolta una quantit di informazioni sufficiente a rappre-

    sentare il territorio per gli scopi della pianificazione d'emergenza, una possibili-

    t quella di chiedere ad un insieme di cittadini preselezionati di indagare tali

    informazioni per confermarle o meno ed eventualmente per integrarle. Non

    difficile immaginare che i cittadini pi attivi, investiti dalle istituzioni del ruolo

    di validatori, vorranno provare la loro credibilit e capacit collaborativa agli oc-

    chi delle proprie amministrazioni locali fornendo report sempre pi accurati.

    Questo scenario ancora pi realistico in un paese come l'Italia, nel quale si

    14

    Fig.2 Processo di gestione delle

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    contano pi di 1.200.000 volontari, soggetti affidabili che gi impegnano molto

    del loro tempo per prendersi cura dei 'beni comuni'. Questa particolare imple-

    mentazione del paradigma crowdsourcing, detto anche "bounded crowdsour-

    cing" [Meier, 2009], oltre al vantaggio di produrre informazioni attendibili, in

    quanto validate da fonti conosciute e affidabili, ha il grande vantaggio di con-sentire l'identificazione di nuove "sorgenti dati" attendibili e sconosciute prima.

    Fase 3: Verifica (Verification)

    E' evidente che nel processo di certificazione dei dati l'ultima parola spetta alle

    Amministrazioni Locali, cui resta il compito di effettuare la verifica finale sulle

    informazioni che hanno superato la prima validazione da parte della comunit

    (Fase 2).

    Fase 4: Pianificazione in tempo di pace (Response)

    Infine, alle Amministrazioni locali spetta l'ulteriore compito di utilizzare le in-formazioni raccolte per pianificare ed organizzare la risposta di protezione civi-

    le, innanzitutto redigendo, aggiornando e disseminando i Programmi di Previ-

    sione e Prevenzione ed i Piani di Emergenza. In Italia, questo ruolo viene asse-

    gnato agli Enti (Comuni e Province) da numerose disposizioni normative.

    E' ragionevole pensare che l'approccio descritto abbia il potenziale per contri-

    buire ad accelerare il passaggio ad un mondo nel quale le decisioni di pianifica-

    zione delle emergenze possano essere prese in crowdsourcing. E' evidente che

    c' ancora molto da apprendere e che sono necessarie molte iterazioni in conte-

    sti reali per passare dalla concettualizzazione del modello alla sua implementa-zione. Molte sono ancora le sfide da affrontare, metodologiche, culturali e politi-

    che, ma anche tecnologiche. E' necessario, cio, mettere a punto strumenti in

    grado di supportare efficacemente il modello proposto, e ProCivibus vuole apri-

    re la strada su questo terreno.

    15

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    3. ProCivibus

    ProCivibus un servizio on-line che consente ai cittadini ed agli operatori della

    Protezione Civile di collaborare con le Amministrazioni Locali nella costruzione

    della banca dati comunale e provinciale di supporto alla pianificazione d'emer-

    genza. Tale banca dati contiene informazioni relative a: edifici strategici vulne-

    rabili, servizi essenziali in emergenza, risorse e strutture operative disponibili

    per fronteggiare un evento disastroso.

    Il servizio si rivolge dunque a tre principali categorie di utenti:

    1 Cittadini attivi , motivati ad aumentare la sicurezza propria e della propria

    famiglia;

    2 Operatori della Protezione Civile , motivati, per vocazione, ad estendere la

    propria quotidiana attivit finalizzata alla tutela della popolazione e del terri-

    torio;3 Enti Locali, motivati a costruire, integrare e aggiornare la propria banca dati

    di supporto alla pianificazione dellemergenza.

    3.1 Modello Dati

    Il Modello Dati assunto a riferimento da ProCivibus quello proposto dal Dipar-

    timento della Protezione Civile con il Sistema di Raccolta Dati a Supporto della

    Pianificazione Provinciale e Comunale d'Emergenza" [Pcm, 2000]. Nellambito

    di ProCivibus, tale sistema stato tuttavia alleggerito e semplificato, sia per re-

    cepire le indicazioni degli operatori che in questi anni lo hanno utilizzato, sia

    per adattarlo al nuovo contesto nel quale viene proposto, quello del crowdsour-

    cing. Il Sistema di Raccolta Dati stato alleggerito, nel senso che ne sono state

    utilizzate le Schede pi significative, e semplificato, nel senso che le schede

    implementate sono state strutturate con un numero di campi destinati a conte-

    nere le informazioni pi facilmente reperibili dagli utenti. Nella seguente Tab.1

    sono riportate sia le schede informative attualmente previste da ProCivibus, sia

    larea logica nella quale vengono presentate al Cittadino ed allEnte

    Cittadino

    Ente

    Edifici a rilevan-te rischio di col-lasso

    Servizi di

    pubblica utilit

    Risorse

    umane e strumen-tali

    Strutture di

    protezione civile

    F1 Tecnico scienti-fica e di pianifica-zione

    Industrie a rischio diincidente rilevante

    Universit e Centri di Ri-cerca

    Dipartimenti e Labora-tori

    16

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    F2 - Sanit e assi-stenza sociale

    Ospedali

    Guardia Medica

    Pronto Soccorso

    Centrali del 118

    F3 - Mass media einformazione

    Stampa

    Radio

    TV

    F4 - Volontariato Organizzazioni di Volon-tariato

    F5 - Materiali eMezzi

    Materiali

    Mezzi

    Magazzini

    Persone

    Ditte

    F6 - CensimentoDanni

    Scuole

    Chiese, Musei, Biblio-teche

    Edifici Monumentali

    Alberghi, Conventi,Monasteri, Case di Ri-poso, Centri per Mi-nori

    Edifici Privati, LocaliCommerciali

    F7-Telecomunica-zioni

    Operatori Settore Tele-comunicazioni

    F8 - Servizi Essen-ziali

    Discariche

    F9 - Assistenza allapopolazione

    Aree di Accoglienza

    F10 - Strutture SAR

    (Search andRescue)

    Croce Rossa,

    Vigili del Fuoco

    Carabinieri,

    Polizia

    F11 - Enti Locali Enti Locali

    Tab.1 - Schede Informative di ProCivibus. Raggruppamento delle schede per Cittadini ed Enti.

    3.2 Modello di Funzionamento

    Lutente di ProCivibus ha sempre due possibilit: consultare la banca dati oppu-

    re partecipare alla sua costruzione. Mentre la consultazione consentita anche

    allutente anonimo, linserimento e la modifica delle informazioni contenute

    nella banca dati consentita solo agli utenti registrati. Infatti, lutente che in-

    tende collaborare alla costruzione del database della protezione civile, dopo es-

    sersi registrato sul sistema, seleziona uno schedario di interesse, tra quelli di-

    17

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    sponibili, ed effettua una ricerca per verificare se l'elemento che intende segna-

    lare (elemento vulnerabile, servizio di pubblica utilit, risorsa disponibile in

    emergenza, struttura operativa della Protezione Civile) gi presente nella ban-

    ca dati. Se gi presente una voce relativa all'elemento pu migliorarne ed am-

    pliarne la descrizione, evitando cos di creare doppioni che dovrebbero poi esse-re uniti. Viceversa, se l'elemento che intende segnalare non presente nella

    banca dati lo aggiunge e inserisce le relative informazioni a sua disposizione, tra

    quelle richieste dal sistema (Fig.3).

    Fig. 3 - ProCivibus. Archivio Scuole.

    3.3 Modello di validazione del dato

    Ogni qualvolta un grande numero di persone viene coinvolto in una attivit, tut-

    to diventa meno gestibile. Ci significa che l'intelligenza collettiva soggetta a

    vandalismo ed influenzata dalla mancanza di informazioni, da informazioni

    false o incomplete, da informazioni errate. Ci vale anche in un sistema di cro-

    wdsourcing come ProCivibus che pu essere disturbato dal rumore [Trentin,

    18

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    come Dubbia oppure come valida e sufficiente completa, portandola nello

    stato Da Approvare. Infine il Tecnico dellEnte Locale pu eliminare la sche-

    da, se stata segnalata come Dubbia, oppure pu completarla e portarla nello

    stato Approvata, se la scheda ha gi superato positivamente il vaglio dell

    Utente Accreditato. Una scheda che raggiunga lo stato di scheda Approvatapu essere modificata esclusivamente dal personale tecnico dellEnte Locale

    che, di fatto, ha il ruolo di super user del sistema. Il processo di validazione del

    dato implementato da ProCivibus illustrato in Fig.5 da un UML Activity Dia-

    gram semplificato.

    20

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    Fig.5 - ProCivibus. Processo di validazione del dato.

    21

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    3.4 Modello di sostenibilit

    ProCivibus (Fig. 6), attualmente, un progetto autofinanziato da GIEOLab

    [Gieolab, 2011] che ne il soggetto promotore. ProCivibus dunque una realt

    non-profitche si sosterr sia attraverso donazioni, sia attraverso una campagna

    abbonamenti aperta a Comuni, Province ed ad altri soggetti operanti allinternodel Sistema Nazionale della Protezione Civile.

    Per i Comuni e le Province abbonarsi a ProCivibus significher poter fruire dei

    servizi informativi dedicati agli Enti. Infatti, gli Enti che sottoscriveranno un ab-

    bonamento a ProCivibus potranno:

    generare report parametrizzabili, di riepilogo e di dettaglio, i quali po-tranno essere direttamente inseriti nei piani di emergenza;

    esportare i dati di sistema in formato standard, machine readable (ades. nel formato .csv), per importarli successivamente nei propri siste-

    mi informativi territoriali;

    integrare dinamicamente i dati e le mappe di ProCivibus nei propriGIS (Geographic Information System) attraverso meccanismi stan-

    dard di cooperazione applicativa (Web Services WMS,WFS)

    condividere i dati con gli altri Enti responsabili della pianificazioned'emergenza.

    4. Conclusioni

    ProCivibus il primo servizio on-line che consente ai cittadini ed agli operatori

    della Protezione Civile di collaborare con le Amministrazioni Locali nella costru-

    zione della banca dati comunale e provinciale di supporto alla pianificazione

    d'emergenza. ProCivibus ha un carattere innovativo in quanto sposta le attivi-

    t di censimento e aggiornamento dei dati rilevanti per la pianificazione di

    emergenza dagli Enti, individuati dalla Legge come responsabili della pianifica-

    zione, ai cittadini. Linnovativit di ProCivibus dunque filosofica e sostanziale.

    Inoltre, ProCivibus stato identificato da Labsus [Pascale, 2011] come una ini-

    ziativa a forte valenza sussidiaria, ovvero come una iniziativa coerente con lart.

    118 della Costituzione Italiana il quale riconosce che i cittadini sono in grado di

    attivarsi autonomamente nellinteresse generale e dispone che le Istituzioni deb-

    bano sostenerne gli sforzi in tal senso.

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