prodotti piatti da salvare

47
CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI L’Abruzzo è una regione prevalentemente montuosa, che presenta caratteristiche morfologiche piuttosto simile al molise in cui agricoltura e pastorizia sono fortemente sviluppate e suggeriscono una “cucina di terra” dai sapori decisi e genuini, basata su carne ovina, formaggi e verdure, compresi i legumi. L’alimento principale è rappresentato, soprattutto in Abruzzo, dalla pasta fatta in casa, conosciuta ormai in tutta Italia, come gli spaghetti alla chitarra , quasi sempre conditi con pancetta affumicata, pecorino piccante e peperoncino, oppure con ragù di agnello o di maiale. Una ricetta dell’antica trazione è la zuppa “le virtù” , che in origine veniva preparata impiegando sette legumi secchi, sette verdure fresche, sette legumi freschi, sette qualità di carne, sette condimenti e sette tipi di pasta con l’aggiunta di qualche chicco di riso, il tutto cotto per sette ore. La ricetta, usualmente cucinata agli inizi di maggio, riecheggia antichi riti propiziatori pagani, anche se oggi sono diffuse versioni meno laboriose. Nei secondi piatti di carne emergono con grande forza gli elementi caratteristici di una tradizione pastorale di altri tempi, che contraddistinguono pietanze come l’agnello “a catturo”, cioè cucinato all’aperto in un paiolo di rame (catturo), appeso ad un treppiede, ma anche l’agnello cacio e uova, tipico della zona di Teramo e gli arrosticini . Con le interiora del capretto e dell’agnello, insaporite con erbe e aromi diversi, sugo di pomodoro e vino, si prepara un altro secondo piatto tipico, chiamato diversamente, a seconda della provincia di provenienza: tuncenellenel chietino, mazzarellea Teramo e marronella zona de l’Aquila . La carne di maiale è invece incontrastata protagonista di due specialità regionali: la Ventricina di Vasto e la Mortadella di Campotosto , prodotta in quantità molto limitate, utilizzando esclusivamente maiali allevati nel territorio dei monti della Laga.

Upload: gizagato

Post on 14-Jun-2015

558 views

Category:

Marketing


7 download

DESCRIPTION

Prodotti regionali

TRANSCRIPT

Page 1: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

L’Abruzzo è una regione prevalentemente montuosa, che presenta

caratteristiche morfologiche piuttosto simile al molise in cui agricoltura e

pastorizia sono fortemente sviluppate e suggeriscono una “cucina di terra” dai

sapori decisi e genuini, basata su carne ovina, formaggi e verdure, compresi i

legumi. L’alimento principale è rappresentato, soprattutto in Abruzzo, dalla pasta

fatta in casa, conosciuta ormai in tutta Italia, come gli spaghetti alla chitarra,

quasi sempre conditi con pancetta affumicata, pecorino piccante e peperoncino,

oppure con ragù di agnello o di maiale. Una ricetta dell’antica trazione è la

zuppa “le virtù” , che in origine veniva preparata impiegando sette legumi

secchi, sette verdure fresche, sette legumi freschi, sette qualità di carne, sette

condimenti e sette tipi di pasta con l’aggiunta di qualche chicco di riso, il tutto

cotto per sette ore. La ricetta, usualmente cucinata agli inizi di maggio,

riecheggia antichi riti propiziatori pagani, anche se oggi sono diffuse versioni

meno laboriose. Nei secondi piatti di carne emergono con grande forza gli

elementi caratteristici di una tradizione pastorale di altri tempi, che

contraddistinguono pietanze come l’agnello “a catturo”, cioè cucinato all’aperto

in un paiolo di rame (catturo), appeso ad un treppiede, ma anche l’agnello

cacio e uova, tipico della zona di Teramo e gli arrosticini . Con le interiora del

capretto e dell’agnello, insaporite con erbe e aromi diversi, sugo di pomodoro e

vino, si prepara un altro secondo piatto tipico, chiamato diversamente, a

seconda della provincia di provenienza: “tuncenelle” nel chietino, “mazzarelle”

a Teramo e “marro” nella zona de l’Aquila. La carne di maiale è invece

incontrastata protagonista di due specialità regionali: la Ventricina di Vasto e la

Mortadella di Campotosto, prodotta in quantità molto limitate, utilizzando

esclusivamente maiali allevati nel territorio dei monti della Laga.

Page 2: Prodotti Piatti da Salvare

La Mortadella di Campotosto rappresenta uno dei tra presidi Slow Food della

regione, insieme alla Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio e al formaggio

Canestrato di Castel del Monte.

L’allevamento e la trasformazione dei suini occupa un ruolo di rilievo

nell’economia agroalimentare dell’Italia centromeridionale, Abruzzo compreso,

dove è nato, a Carpineto Sinello, un piccolo paese dell’entroterra vastese, il

primo e unico museo del maiale.

La tradizione casearia trova la sua migliore espressione nella produzione di

formaggi prodotti con latte di pecora, anche se la vera particolarità è

rappresentata dal Pecorino di Farindola, unico formaggio al mondo preparato

con il caglio di maiale; molto rinomata anche la produzione di caci, primo fra

tutti, il Cacio Marcetto.

La coltivazione del mandorlo è un altro elemento che accomuna Abruzzo e

Molise ad alcune regioni del sud Italia, in particolare Campania e Sicilia. E’

notizia relativamente recente che l’Abruzzo contribuirà alla strategia nazionale

di rilancio del settore mandorliero, voluta dal Ministero delle Politiche Agricole.

Le mandorle migliori provengono dalla Valle della Peligna, non a caso

Sulmona, cittadina posizionata al centro della valle, vanta una tradizione

secolare nella produzione di confetti e ospita, oltre ad un svariato numero di

imprese industriali e artigianali che producono confetti deliziosi e non solo con le

mandorle, il Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera.

Page 3: Prodotti Piatti da Salvare

Dagli insediamenti sulla fascia costiera, dove è fervida l’attività di pescaggio,

traggono origine rinomate pietanze a base di pesce del mare Adriatico,

impiegato per paste, risotti e fritture, anche se la massima esaltazione dei

sapori del mare si scopre nelle zuppe. Localmente chiamata “brodetto”, la

zuppa di pesce in Abruzzo è declinata in almeno due versioni: quella di Vasto e

quella di Pescara, benché il più conosciuto e apprezzato resti il Brodetto alla

Vastese.

Un’altra specialità del litorale Adriatico abruzzese è il pesce a “scapece”, cioè

fritto e conservato sotto aceto in appositi mastelli di legno, pratica diffusa tra i

pescatori per conservare il pescato non venduto e che, nella zona, prevede

anche l’uso dello zafferano, giacché l’Abruzzo vanta la migliore produzione

mondale di questa pregiata spezia, coltivata sull’altopiano di Navelli, non

lontano da L’Aquila. Lo zafferano dell’Aquila ha ricevuto il riconoscimento D.O.P

nel 2005.

A Vasto, entrambe le specialità sono molte bene interpretate al Ristorante Lo

Scudo, nel centro storico, oppure nella zona del porto turistico alla Trattoria da

Ferri, Loc. Punta Penna tel. 0873367782.

Per quanto concerne la produzione vitivinicola, è quasi inutile citare il

celeberrimo Montepulciano d’Abruzzo Dalle stesse uve si ricava anche l’ottimo

rosato Cerasuolo d’Abruzzo. Tra i vini bianchi, oltre all’ormai noto Trebbiano

d’Abruzzo, si evidenzia - tutelato dal marchio Abruzzo DOC - il Pecorino. I vini

abruzzesi , negli ultimi anni, stanno raggiungendo traguardi di qualità, prestigio

e diffusione impensabili solo pochi anni fa, basti pensare che un vino abruzzese

risulta essere il secondo vino più venduto negli Stati Uniti.

Page 4: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La Basilicata è regione tra le meno densamente popolate d'Italia. La sua cucina

tipica è pochissimo conosciuta, e ancor più ignorati sono i prodotti delle sue

campagne, povere ma ricche di tradizioni.

Il vero baluardo della Basilicata nel mondo è il suo vino più importante:

l'Aglianico del Vulture. Grazie all'operato straordinario di vari produttori, questo

vino rosso corposo, perfetto da accostare a umidi e grandi piatti di carne, è

diventato assai noto anche all'estero.

Da qualche anno, sul tema dei prodotti gastronomici, ha avuto luogo

un'autentica riscoperta della Pezzente (o Pezzenta) della montagna materana.

Si tratta di una salsiccia di maiale oltremodo saporita, un tempo ritenuta roba da

poveri (il nome dice tutto) e oggi molto apprezzata dai gourmet: nell'impasto,

oltre a finocchietto e aglio, entra anche un altro illustre prodotto della lucania, il

peperone di Senise.

Una salsiccia non troppo dissimile da questa è quella di Cancellara, citata

addirittura dagli antichi romani e condita con robuste dosi di peperoncino rosso

in polvere. Nel resto della regione si fanno poi pancette, capicolli e prosciutti

crudi, e svariate salsicce dette Lucaniche, della cui famiglia fa parte quella già

citata di Cancellara. Assai ricercata è la Soperzata di Rivello, un salame della

famiglia delle soppressate meridionali, con impasto tagliato a lama di coltello e

poi, dopo l'insaccatura, sottoposto a lieve affumicatura, per poi essere

conservato anche sott'olio.

Sul fronte dei formaggi, il più famoso cacio lucano è forse il Canestrato di

Moliterno IGP, un pecorino stagionato di forte sapore. Anche il Pecorino di

Filiano DOP merita un cenno: spesso di grosse dimensioni, può affrontare

maturazioni lunghissime. Tra i formaggi di latte vaccino, è di grande prestigio il

Caciocavallo Podolico della Basilicata, caseificato a partire da latte di mucche di

razza podolica, meno produttiva delle razze industriali ma di qualità inimitabile.

Page 5: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Le bontà che offre la Calabria al viaggiatore sono assai variegate e interessanti.

La Calabria è il regno del peperoncino: non c'è cuoco calabrese che non ne

magnifichi le virtù, non solo gastronomiche ma anche mediche e salutistiche. E

il peperoncino, nelle ricette e nei salumi, appare assai frequentemente.

I prodotti più famosi che arricchiscono il loro sapore col peperoncino sono

quattro salumi che possono fregiarsi della DOP: la Soppressata, il Capocollo, la

Salsiccia e la Pancetta. Realizzati in tutta la regione, hanno un gusto fortissimo,

assai debitore del “condimento” a cui le carni sono sottoposte. Sono molto

apprezzate in tutt'Italia.

Ancor più piccante è la celeberrima 'Nduja, tipica del Crotonese e della zona di

Vibo Valentia, ma diffusa anche altrove. Si tratta di carne di maiale macinata

finissimamente e aromatizzata in maniera massiccia con tantissimo

peperoncino. Poi viene insaccata nel budello, oppure messa in vasetti di vetro.

La 'nduja si presta a innumerevoli usi: la si può consumare così com'è,

spalmandola sul pane, oppure cospargerla su un piatto di fusilli calabresi fatti al

ferretto, il formato di pasta più tipico della regione. Un salume assai peculiare è

il Capicollo Azze Anca: malgrado il nome, viene tratto dalla coscia del maiale. E'

originario del comprensorio grecanico, ossia quella porzione di costa ionica,

sotto l'Aspromonte, dove permangono rimasugli di un antico dialetto derivato dal

greco.

Il primo formaggio che viene in mente, parlando di Calabria, è il Caciocavallo

Silano DOP, nato sulla Sila ma oggi producibile, a norma di legge, anche in altre

regioni del Sud Italia. Ha tutte le caratteristiche dei più classici formaggi a pasta

filata. Quanto ai pecorini, una citazione particolare merita il Pecorino Crotonese.

Molto interessante l'utilizzo gastronomico dei funghi della Sila e

dell'Aspromonte: oltre ai porcini, in Calabria si usa mettere sott'olio anche i

cosiddetti rositi, ossia i funghi del genere Lactarius deliciosus.

Page 6: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Pizza, pasta, mozzarella: tre parole che dicono tutto. Dalla Campania arrivano

le tre cose che, forse ancor più del Colosseo e dei Fori Romani, sono simbolo

dell'Italia nel mondo. Grazie ai nostri emigranti napoletani, la gastronomia

regionale è diventata la più convincente ambasciatrice del nostro Paese. Certo,

la cucina napoletana ha anche altre frecce al suo arco: per esempio, la ricca

minestra maritata, che prima dell'avvento del pomodoro (e quindi della pasta)

era il piatto locale per eccellenza. O il sontuoso, barocco sartù di riso. O ancora,

la carne alla genovese, che a Genova è sconosciuta ma a Napoli è un umido di

manzo e cipolla da cuocere per un'infinità di ore.

Indubbiamente, la Mozzarella di Bufala Campana DOP resta poi il prodotto più

rappresentativo. Prodotta anche in piccole aree della Puglia e del Lazio, questo

autentico monumento dell'arte casearia italiana nasce con due vesti: nei dintorni

di Aversa e Caserta si fanno mozzarelle più consistenti e sapide, mentre a

Paestum, a Capaccio e nella piana del Sele le medesime sono delicatissime. La

cultura del bufalo ha poi altri formaggi-figli, quasi sempre a pasta filata: la

scamorza, il caciocavallo, i bocconcini alla panna. E la ricotta di bufala, che non

è un formaggio ma resta una squisitezza leggendaria. Altri formaggi campani?

La Manteca, o Burrino: una scamorza che al suo interno contiene un cubetto di

burro. E il monumentale Provolone del Monaco, nato sui monti Lattari: un

caciocavallo di lunga stagionatura e dal sapore intensissimo, adatto

all'accostamento con miele di castagno. Dai monti Lattari ci viene pure il

Fiordilatte di Agerola, ossia la più ghiotta interpretazione della mozzarella di

latte di capra. Dal latte di pecora vengono invece gioiellini come il pecorino

bagnolese e il pecorino di Carmasciano, ambedue dell'Irpinia.

Page 7: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

L’agro Nocerino Sarnese è la zona dove regna Il pomodoro S. Marzano, che ha

caratteristiche speciali, è lungo, nervoso, consistente. E’ l'unico che non si

frantuma nella lavorazione; al contrario si mantiene intero e, per così dire, vivo

nel barattolo.

I salumi sono rappresentati dall'arcinoto Salame Napoli: la versione originale è

semplicemente affumicata, mentre spesso all'impasto viene aggiunto

peperoncino. Più rara la Soppressata di Gioi Cilento, tipica del paesino

salernitano: è un salame il cui impasto, macinato a grana particolarmente fine,

viene avvolto attorno a un cubo di lardo bianco. Una chicca da amatori è anche

il beneventano prosciutto di Pietraroja, prodotto in minuscole quantità e

caratterizzato da un sapore intenso e vellutato.

Da ricordare i dolci: la pastiera napoletana è un must, così come le sfogliatelle,

vanto delle migliori pasticcerie. La Pasta trafilata al "bronzo“ è una specialità

della zona di Gragnano (NA), nota per il tipo di lavorazione questo prodotto, è

caratteristico perché la ruvidità della superficie del metallo viene trasmessa

come un' impronta, alla superficie della pasta, permettendo ai condimenti una

miglior attaccatura, alla pasta.

La tradizione vinicola campana risale al tempo della colonizzazione greca,

avvenuta secoli addietro. Il territorio prevalentemente collinare ed il clima mite

rendono la regione adatta alla coltivazione di vitigni di svariati tipi, che

producono tantissimi vini sia bianchi che rossi

Tra i vini, il più ricco e importante è il Taurasi, a base di uva aglianico, il Greco di

Tufo di color giallo paglierino.

Page 8: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La gastronomia dell’Emilia Romagna è estremamente variegata e ricca di

tipicità. I prodotti DOP e IGP sono innumerevoli, espressione della passione e

del legame che lega gli abitanti della regione al proprio territorio e della lunga

esperienza che gli ha condotti a ricavare dalla terra prodotti di grande qualità,

protagonisti di piatti eccellenti. Con tutta probabilità, le lasagne con il ragù alla

bolognese e i tortellini sono tra i piatti italiani più noti, oltre i confini nazionali,

secondi solo alla pizza e agli spaghetti. Nella regione ha, peraltro, avuto origine

uno dei simboli gastronomici nazionali nel mondo: il Parmigiano Reggiano,

celebrato nella regione anche dall’omonimo Museo ubicato nel comune di

Soragna, in provincia di Parma. Per chi desidera acquistarlo sul territorio,

l’Azienda Biologica Hombre di Modena offre un prodotto biologico, lavorato

secondo tradizione, pur nel rispetto di standard produttivi rigorosi. Per

comprendere la complessità della cultura gastronomica dell’Emilia Romagna è

necessario considerare, sia la dimensione territoriale, sia quella storica, che

hanno entrambe contribuito a determinare lo sviluppo di due differenti tradizioni

culinarie, quella emiliana e quella romagnola. L’utilizzo del grano, introdotto

dagli Etruschi già nell’antichità, accomuna le due tradizioni gastronomiche, che

contano tra le proprie tipicità diverse preparazioni che prevedono l’impiego della

farina, come le Tigelle o Crescentine di Modena, la Stria, tipica focaccia

emiliana, oppure l’Erbazzone, torta salata, sempre di origine emiliana, e la

Ciupeta o Coppia ferrarese. La discriminante fondamentale tra la cucina

emiliana e quella romagnola risiede principalmente nel differente processo di

panificazione tradizionale, che viene interpretato, in Emilia, dal gnocco fritto

che prevede l’impiego di strutto, e in Romagna, area costiera e porta verso

l’oriente, di dominazione bizantina, dalla piadina cotta direttamente sul testo

nella brace, senza lievito, e di chiara ispirazione mediorientale. Il territorio

emiliano, prevalentemente continentale, mostra tratti evidenti della

contaminazione culturale con i Longobardi. L’allevamento del maiale, introdotto

dai Galli e praticato in modo intensivo dai Longobardi, ne è la prova lampante.

La geografia dei prodotti e la loro distribuzione segue le caratteristiche

morfologiche del territorio, delineate dalla presenza dell’Appennino a sud e a

ovest, del fiume Po’ a nord e dal mare Adriatico a est.

Page 9: Prodotti Piatti da Salvare

La fascia montana offre i prodotti di alpeggio, mentre le zone costiere e fluviali

privilegiano il consumo di pesce di mare e di stagno. Nella Pianura Padana si

praticano l’allevamento e l’agricoltura, la Vacca bianca modenese e la Razza

bovina romagnola, entrambi presidi Slow Food, ne sono esempi straordinari. La

stessa Pianura Padana e le pianure romagnole rappresentano, peraltro, il luogo

di incontro e scambio dei sistemi gastronomici sopra descritti. L’Emilia è terra di

cucina ricca, che propone paste ripiene, sia di carne, sia di magro, come

tortellini e ravioli, che racchiudono ripieni diversi, a seconda della zona, fatti

per esaltare l’ottima sfoglia, realizzata a mano, ma anche, soprattutto a

Bologna, da lasagne e cannelloni, conditi con il celeberrimo ragù alla

bolognese (probabilmente affino parente del ragout francese) e con la

besciamella. Per quanto riguarda i secondi piatti, nel piacentino sono frequenti i

brasati mutuati, con tutta probabilità, dal vicino Piemonte, mentre spostandosi

verso ovest, cioè verso il centro Italia, trionfano gli arrosti. Tuttavia, in Emilia,

l’elemento irrinunciabile di qualsiasi percorso gastronomico, resta degnamente

rappresentato dai derivati del maiale. Oltre ai Ciccioli, cotechini e zamponi,

spiccano gli insaccati: dal Prosciutto di Parma, al Culatello di Zibello (presidio

Slow Food), senza trascurare la Pancetta e la Coppa Piacentina, la Mortadella

Bologna e la Mariola delle colline piacentine e del basso parmense, presidio

Slow Food; un bouquet di prodotti dalla qualità e dal gusto inimitabile. A

Langhirano, nella patria di elezione del prosciutto, ha sede il Museo del

Prosciutto e dei Salumi di Parma, dove è possibile approfondire la conoscenza

dei prodotti e dell’arte salumaria parmense. Per fare rifornimento di salumi,

formaggi e prodotti tipici emiliani di qualità, a un giusto prezzo, è d’obbligo una

tappa a Fidenza, presso Agrifidenza. Per un pranzo o una cena a base di

prodotti nostrani e di cucina emiliana tradizionale ottimamente rivisitata, il luogo

ideale è il ristorante Al Vedel di Colorno, sempre in provincia di Parma. Nel

vasto patrimonio gastronomico emiliano, un posto di sicura eccellenza è

occupato dall’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, preparato

esclusivamente nel territorio della provincia di Modena, utilizzando mosto cotto

e metodi di lavorazione appartenenti a una tradizione millenaria; l’impiego del

balsamico di Modena era difatti già diffuso alla corte degli Estensi. Nella

cittadina di Spilamberto, a questo versatile e straordinario prodotto è dedicato il

Museo del Balsamico Tradizionale, che ospita anche la sede della Consorteria

dell’Aceto Balsamico Tradizionale, una organizzazione che sostiene e

promuove iniziative e manifestazioni dirette alla tutela del prodotto.

Page 10: Prodotti Piatti da Salvare

Presso il museo è anche possibile acquistare balsamico di Modena, selezionato

dalla Consorteria. Prodotti della tradizione regionale e modenese di ottima

qualità, compresi aceto balsamico tradizionale, parmigiano reggiano, ma anche

pesci dell’Adriatico sono disponibili presso il Mercato Albinelli, un mercato

coperto costruito ai primi del novecento, erede del tradizionale mercato che

animava le strade della città di Modena, già nel Medioevo.

Modena è, tra l’altro, una tappa irrinunciabile in un viaggio alla ricerca delle

eccellenze gastronomiche, non solo regionali, in via Stella, infatti, ha sede

l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, chef pluristellato Michelin e

classificato al terzo posto tra i migliori cinquanta chef del mondo, nella ormai

nota competizione the World’s 50 Best Restaurants Guide, organizzata dalla

rivista anglosassone Restaurant Magazine.

Se l’Emilia è ricca e grassa, con una cucina fortemente contraddistinta dall’uso

del burro, come in quasi tutto il nord Italia, la Romagna profuma di spezie e

aromi; la cucina romagnola racconta della contaminazione con il centro e il sud

Italia, comprovata dall’impiego di peperoncino, pomodoro e dalla modalità

diffusa di cottura alla griglia, sicuro retaggio culturale degli spiedi medioevali,

ancora in auge nell’Italia centrale. In Romagna si usa anche l’Olio extravergine

di oliva, prodotto a Brisighella nel ravennate in quantità piuttosto modeste, ma

con una qualità molto elevata. La presenza del mare ha sicuramente inciso

nella tradizione gastronomica delle terre romagnole; qui il pesce trionfa nelle

grigliate, nei fritti e nei guazzetti, ma anche - per pesci di qualità, come rombi,

sampietro e sogliole - servito semplicemente condito con olio e limone. In

provincia di Ferrara, nelle Valli di Comacchio, uno dei più complessi sistemi

lagunari italiani, il vero primo attore in cucina è l’anguilla, marinata nel modo

tradizionale (presidio Slow Food) o interpretata, non solo a Natale, in ben

quarantotto piatti diversi, tra cui alcuni molto ricercati. Molto diffusa anche la

miticoltura. La cucina di carne è presente, soprattutto nell’entroterra e impiega,

per lo più, carne bovina, anche se dal maiale si ricava uno dei prodotto tipici

dell’eccellenza gastronomica ferrarese, la Salamina da Sugo .

Page 11: Prodotti Piatti da Salvare

Tra i primi piatti prevalgano i Passatelli, le Burricche (un particolare tipo di

agnolotto) e il Pasticcio alla ferrarese, piatto rappresentativo della sontuosa

cucina estense, composto da un involucro di pasta frolla ripieno di pasta corta,

condita con ragù e funghi. Tra le tipicità espresse dalla tradizione gastronomica

romagnola spicca il formaggio di fossa che trova in Valmarecchia,

principalmente nel comune di Sogliano al Rubicone, la sua area di eccellenza.

L’infossatura del formaggio è una pratica che risale al medioevo, quando i

contadini solevano conservare gli alimenti in fosse scavate in ambienti tufacei,

sia per preservarli nel tempo, sia per sottrarli ad eventuali razzie.

In Romagna l’infossatura del formaggio conserva ancora il fascino di una

tradizione antica e le caratteristiche di un rito collettivo; nel mese di agosto, le

fosse vengono preparate bruciandovi all’interno della paglia per assorbire

l’umidità in eccesso e per eliminare eventuali batteri che possono intervenire

nella fermentazione del formaggio.

La fossa viene poi ricoperta con una strato di paglia e, una volta infossato il

formaggio, chiusa con tavole di legno e sabbia per essere riaperta solo tre mesi

dopo, a novembre, nell’ambito dei festeggiamenti organizzati proprio per

celebrare la sfossatura del prezioso formaggio. Prodotto con latte ovino o

vaccino è delizioso saltato in padella con paste o gnocchi, nei ripieni di tortelli e

ravioli, oppure con confetture e miele; può essere anche grattugiato, se giunto

al giusto livello di stagionatura.

Page 12: Prodotti Piatti da Salvare

A Sogliano al Rubicone esistono molti produttori del rinomato formaggio, alcuni

dei quali organizzano degustazioni e visite alle fosse; la Fossa Pellegrini è una

delle più conosciute, selezionata anche dal Gambero Rosso quale azienda tra i

maggiori produttori di eccellenze gastronomiche, anche per il suo formaggio di

fossa. Nell’Appennino Tosco-Romagnolo, nelle provincia di Forlì-Cesena, si

produce, invece, il Raviggiolo, un latticino piuttosto raro, presidio Slow Food,

realizzato con latte vaccino crudo e da consumarsi fresco, entro tre, quattro

giorni dalla produzione. Un’altra icona gastronomica della Romagna, è

senz’altro la piadina che in Alta Romagna (Forlì e Ravenna) è preparata in una

versione più spessa, mentre nella Bassa Romagna (Riccione) è molto sottile e

sfogliata. Irresistibile in entrambe le versioni, farcita con affettati, verdure e,

soprattutto, con il famosissimo Squacquerone, un altro formaggio DOP tipico

del territorio, è l’indiscussa protagonista gastronomica di una vacanza in

Romagna. E’ buona quasi ovunque, spesso preparata al momento, soprattutto

nei numerosissimi chioschi presenti un po’ su tutto il territorio. Da assaggiare, a

Ravenna, quella de La Piadina dello Chef, in via Teodorico (poco lontano

dall’omonimo mausoleo) tel. 3394071285 e a Rimini quella della Lella.

Nella vasta gamma delle tipicità regionali non mancano certamente prodotti

ortofrutticoli garantiti da marchi DOP e IGP, che ne tutelano la qualità e ne

certificano l’origine, come le Pere dell’Emilia Romagna, le Pesche e le Nettarine

di Romagna, le Ciliegie di Vignola, le Amarene brusche di Modena e il Marrone

di Castel del Rio, cittadina che ospita anche il Museo del Castagno; tra le

verdure troviamo la Patata di Bologna, il Fungo di Borgotaro, lo Scalogno di

Romagna e il pregiato Asparago verde di Altedo.

La grande abbondanza di frutta fresca e secca, suggerisce la preparazione di

dolci tipici, come la crostata di ciliegie e di castagne, ma anche i ravioli di

marroni e le castagnole e, per Natale, il classico Pan Speziale. Inimitabili

anche la Torta Barozzi e la Torta Muratori, tipiche della cittadina di Vignola, da

gustare rigorosamente presso la Pasticceria Gollini , che ne conserva

gelosamente, da generazioni, le ricette originali.

Ad esaltare gli ottimi sapori dei prodotti e delle preparazioni regionali,

concorrono i tantissimi vini dell’Emilia Romagna, ne citiamo solamente alcuni,

tra le DOC più conosciute: Sangiovese di Romagna, Lambrusco di Sorbara,

Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro,

Bonarda Colli Piacentini, Gotturnio Colli Piacentini, Colli Piacentini Ortrugo,

Albana di Romagna e Trebbiano di Romagna. Gli amanti del vino, non possono

non programmare una sosta alla Enoteca Regionale della Rocca Sforzesca di

Dozza che espone oltre mille etichette di vino da scoprire e degustare.

Page 13: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Regione affacciata sul mare e soggetta all'influenza dell'Austria e della

Mitteleuropa di lingua slava (la ricetta della Gubana ne è, tra le altre,

testimonianza), il Friuli-Venezia Giulia è una regione oltremodo avvincente dal

punto di vista gastronomico.

Anzitutto, dalle vigne friulane arrivano alcuni dei vini bianchi più buoni d'Italia: le

DOC di riferimento sono Collio, Colli Orientali del Friuli e Isonzo. Qualche acuto

viene anche dalla DOC più grande, Grave del Friuli, mentre le DOC meridionali

come Annia danno luogo a vini molto particolari, dal carattere salino molto

accentuato, a causa della presenza del mare. Impossibile poi dimenticare la

piccola, eroica produzione del Carso giuliano, con vitigni come la vitovska e la

malvasia istriana.

L'altra fonte di notorietà del Friuli nel mondo è il prosciutto. Il Prosciutto di San

Daniele è il prodotto di spicco dell'economia gastronomica regionale, e uno dei

vanti dell'Italia. Il paese di San Daniele del Friuli ha la caratteristica di un

microclima ideale per la stagionatura del prosciutto, e la tradizione, con aziende

della dimensione più disparata, si è mantenuta ancora oggi. Un altro prosciutto

friulano di tutto rispetto, seppure di produzione molto contenuta, è il prosciutto di

Sauris: nato nel paesino carnico in provincia di Udine, è sottoposto a un

processo di affumicatura (processo che coinvolge anche il salame e il cotechino

realizzati in loco). Della Venezia Giulia, e segnatamente di Trieste, è invece

famoso il prosciutto cotto, preso di peso dalla tradizione austro-ungarica

(ricordate il prosciutto di Praga?) e tuttora servito caldo nei localini della

merenda cittadina, i famosi buffet.

Page 14: Prodotti Piatti da Salvare

Un altro prodotto parecchio conosciuto è il formaggio Montasio, a pasta

semidura, che prende il nome dal massiccio montuoso omonimo ma è ormai

diffuso in tutta la regione. Stesso discorso per il Latteria, un grosso formaggio

dal sapore dolce, che un tempo si caseificava nelle latterie turnarie. Più raro e

peculiare è il Formadi Frant, un tempo ottenuto dai ritagli di forme di formaggi

imperfette, poi compattati insieme con l'aggiunta di panna: il tutto assume un

sapore piccante e pungente.

Page 15: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Pare che la città di Rieti, nel Lazio, costituisca il centro esatto geografico

dell'Italia. E anche politicamente e culturalmente, il Lazio è una regione

centrale: il capoluogo di regione è Roma, la nostra capitale. In ogni caso, anche

le province laziali offrono al viaggiatore buone possibilità di assaggio.

Tutti conoscono la cucina romana: le paste all'amatriciana, alla carbonara, al

cacio e pepe e alla gricia sono tutte nate fuori Roma, ma tutte felicemente

adottate dalla gastronomia capitolina. Che poi si fregia di altre squisitezze quali

la coratella d'abbacchio che presentiamo, gli involtini al sugo, i saltimbocca, la

minestra di broccoli e arzilla (pesce razza) e altro. Gustosi anche i piatti del

viterbese e della Sabina.

Tra i prodotti, il più noto, il Pecorino Romano DOP, viene in realtà quasi tutto da

caseifici e allevamenti sardi: il nome non si rifà tanto all'Agro Romano, quanto

agli Antichi Romani, che pare ne avessero diritto come razione quando

andavano in guerra. In ogni caso, qualche produttore laziale di questo

formaggio sussiste ancora. Molto più raro e particolare è il Caciofiore della

campagna romana, che si chiama così perché realizzato con caglio vegetale di

cardo o di fiore di carciofo: ha un sapore pieno, allo stesso tempo acidulo e

piccante. Nella parte meridionale della regione, dalle parti di Fondi (Latina), è

tuttora radicata la produzione di Mozzarella di Bufala Campana DOP.

Page 16: Prodotti Piatti da Salvare

Tra i prodotti di carne, occorre citare la Porchetta di Ariccia IGP, che ha

ottenuto la denominazione europea proprio perché una delle più antiche: è un

maialetto sapientemente disossato e riempito di una mistura di spezie e aglio,

poi cotto al forno molto lentamente. Assai ricercata è la Salsiccia di Monte San

Biagio: nell'omonimo borgo in provincia di Latina, si è tramandata sino ad oggi

l'usanza di insaporire la carne di maiale col coriandolo fresco, facendo poi

saporite salsicce da stagionare.

Il prosciutto più famoso, viceversa, è quello di Bassiano: poco noto a livello

nazionale, questo prosciutto crudo in realtà ha una delicatezza di tutto rispetto.

Il mattino di Pasqua, la tipica “colazione” dei romani è però costituita da uova

sode e Corallina, un salame crudo a impasto molto fine, in cui spicca il grasso

bianco, tagliato a lardelli molto grossi. La Corallina ha una tradizione pure nella

non lontana Umbria.

Per quanto riguarda i vini, i Castelli Romani fanno la parte del leone con le loro

numerose denominazioni: la più blasonata è Frascati Superiore DOCG. Si

tratta, in ogni caso, di vini bianchi spensierati e leggeri. Più devota al vino

rosso è invece la parte sud della regione: vitigni come cesanese e nero buono

stanno dando risultati nient'affatto trascurabili, nelle mani di viticoltori sempre

più capaci.

Page 17: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

E’ sufficiente osservare la conformazione geografica della Liguria per

comprendere che mare e montagna sono le due anime che contraddistinguono

il territorio e che hanno fortemente influenzato le caratteristiche

enogastronomiche regionali. Costretto tra vette aspre e sassose, ripide valli, i

boschi e il mare, il territorio ligure è praticamente privo di larghi spazi

pianeggianti,

non è quindi praticabile l’attività di allevamento, tanto è vero che la carne bovina

è molto poco presente nella tradizione culinaria locale. Tale peculiarità trova

riscontro se si considera che, anche nella Cima alla genovese, conosciutissimo

piatto “di terra” della tradizione, la presenza di carne è, in realtà, limitata al solo

involucro che contiene per lo più verdure, formaggi e pinoli.

Grazie alla loro perseveranza e ad un tenace lavoro sopportato per secoli, gli

abitanti della Liguria sono riusciti a rendere fertili terreni, strappati in prossimità

della costa, da cui ricavano una grande varietà di verdure ed erbe aromatiche:

biete, borragine, rosmarino, timo, maggiorana e il profumatissimo basilico ligure,

con cui si prepara il rinomatissimo pesto.

Page 18: Prodotti Piatti da Salvare

Verdure e aromi personalizzano alla perfezione minestre, zuppe e torte salate,

tra cui la ben nota Torta Pasqualina. Nella gastronomia ligure sono molto

presenti anche le focacce, solitamente insaporite con erbe, verdure e formaggi,

o semplicemente con l’olio extravergine di oliva, che ha ricevuto il

riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta) dall’unione Europea,

come “Olio Extravergine di Oliva Riviera Ligure” e rappresenta uno dei fiori

all’occhiello della regione. Nella storia legata alla tradizione gastronomica della

Liguria si inserisce anche la contesa di Genova con Napoli per la primogenitura

della pasta. Nel porto di Genova giungevano infatti le navi cariche di grani duri

importati dalla Crimea; sono numerosissimi i formati di pasta, nati nella regione,

tra cui: le trofie, i corzetti e i pansoti.

Lo stretto legame con il mare garantisce un pescato ricco, con prevalenza di

pesce azzurro, ma anche di pesci di scoglio e crostacei, che suggeriscono la

preparazione di ricette tipiche come il Ciuppin, zuppa di pesce fatta con i

pesciolini avanzati al mercato e il Cappon Magro, delizioso piatto, in cui il

connubio tra i frutti del mare (pesci e crostacei) e quelli della terra (verdure) è

meravigliosamente celebrato. Nonostante non sia di provenienza locale, ma il

ruolo storico della città di Genova nell’ambito del commercio, ne giustifica la

presenza e l’utilizzo, anche il merluzzo è impiegato per la preparazione di un

altro piatto tipico della tradizione popolare: la Buridda.

La coltivazione della vite sulle terrazze a picco sul mare, favorita dal clima mite,

consente di produrre ottimi vini. Molto noti quelli provenienti dalle Cinque Terre,

tra cui ricordiamo lo schiachettrà e il cinque terre doc.

Page 19: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Le vicende storiche della Lombardia, hanno visto per lungo tempo una netta

divisione tra le diverse città che, di volta in volta, cadevano sotto il dominio delle

potenze confinanti, subendone inevitabilmente l’influenza, anche per quanto

concerne la tradizione culinaria. E’, pertanto, impossibile parlare di un’unica

tradizione gastronomica lombarda, piuttosto di preparazioni tipiche diverse, che

trovano una propria collocazione nell’ambito delle numerose provincie e città

lombarde. Certo, esistono denominatori comuni, per lo più determinati dai tanti

prodotti che caratterizzano un territorio particolarmente fertile e vario, ricchissimo

di corsi d’acqua. La regione è collocata al centro della più grande pianura

italiana, dove è diffusa la coltivazione di cereali, tra cui il riso, largamente

impiegato nella cucina tradizionale. A Milano si preparano il Risotto alla

Milanese, con il midollo di bue e lo zafferano e il Risotto al Salto, il risotto alla

milanese avanzato, diviso in tortini e ripassato in padella, un tempo protagonista

indiscusso delle cene del dopo teatro a Milano. Tipico della zona del pavese è il

Risotto alla Certosina, con gamberi, funghi e piselli, ma anche il Risotto con le

Rane, offerto un po’ ovunque nelle zone risicole della Lomellina, dove le rane,

soprattutto fritte, sono spesso protagoniste anche dei secondi piatti.

Page 20: Prodotti Piatti da Salvare

A Bergamo si usa il cuore di vitello per l’elaborazione del Vitello alla

Bergamasca. Vastissima la produzione di formaggi a pasta molle e stagionatura

breve, come stracchino, crescenza e mascarpone, oggi per lo più prodotti a livello

industriale, anche se non mancano eccellenze territoriali frutto di tradizioni locali e

lavorazioni artigianali, come il Pannerone di Lodi. Rinomatissimi anche il

Gorgonzola, prodotto nell’area milanese e nel pavese, il Bitto, formaggio storico

della Valtellina e il Valtellina Casera, impiegato per la preparazione dei famosi

Pizzoccheri della Valtellina. il Taleggio, il Branzi e l’Agrì di Valtorta sono

squisitezze delle alte valli bergamasche, così come lo Stracchino all’Antica. Nella

provincia di Brescia l’eccellenza nella produzione casearia si individua nel Bagòss

di Bagolino e nel Fatulì della Val Saviore, a base di latte di capra. Vanto della

omonima valle è invece la Robiola della Valsassina.

Nel lodigiano, invece, si prepara il Risotto alla Contadina, con fagioli, pomodori,

cotenna di maiale e salsiccia . A Brescia, il riso si usa per preparare il Riso alla

Pitocca (alla povera), detto anche minestra sporca, che prevede l’utilizzo di pollo

e fegatini, mentre nel mantovano i preziosi chicchi troneggiano in almeno tre

ricette tipiche: il Riso con i Trigoli, piante acquatiche perenni, chiamate anche

castagne d’acqua, il Risotto col Puntel (con costine di maiale con l’osso) e il

Risotto con la Zucca.

Page 21: Prodotti Piatti da Salvare

Il Grana Padano è prodotto praticamente in tutte le provincie lombarde e

proprio nei territori della bassa Lombardia, nell’area compresa tra i fiumi

Adda e Mincio, ha avuto origine, nel lontano medioevo, a cura dei monaci

cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle. Il consumo di formaggio nella regione

è spesso abbinato a quello della polenta, un altro elemento caratterizzante

della cucina tradizionale del nord Italia, protagonista di piatti tipici, diffusi un

po’ in tutte le provincie lombarde. Assolutamente da provare la Polenta

Contadina, una ricetta a base di polenta, pasta di salame, formaggio locale,

panna e spinaci, che ha permesso al Ristorante La Trota di Laxolo, frazione

di Brembilla, piccolo paese della Valle Brembilla, non lontano da San

Pellegrino Terme, di raggiungere una certa notorietà. Nelle valli bresciane e

bergamasche e, soprattutto, in Valtellina è tipica la Polenta Taragna, fatta con farina di mais, farina di grano saraceno e formaggio.

Nella Pianura Padana sono numerose le coltivazioni di frutta, ortaggi e foraggio,

che ha certamente incentivato l’allevamento bovino e una ricca produzione di

latte e derivati, primo fra tutti il burro, che resta l’elemento distintivo tra la cucina

del nord e quella del sud Italia. La carne bovina, in particolare il vitello, è

protagonista di piatti tipici milanesi, come gli Ossi Buchi, il Vitello Tonnato e la

celebratissima Cotoletta alla Milanese; le frattaglie di bovino sono invece

l’ingrediente fondamentale della Trippa alla Milanese, in dialetto “Busecca”,

piatto storico, dalle umili origini, che i contadini solevano preparare la notte di

Natale e durante le fiere e i mercati del bestiame.

Page 22: Prodotti Piatti da Salvare

La tradizione gastronomica regionale privilegia cotture lente, per questo

motivo, stracotti e stufati sono largamente diffusi un po’ in tutte le provincie.

Celebratissimo lo Stracotto d’Asino, cucinato nella zona di Bergamo, ma

soprattutto a Mantova, dove l’influenza della fastosa corte rinascimentale dei

Gonzaga, si ritrova anche nel gusto per le spezie e per i sapori agrodolci,

basta pensare alla Mostarda, ai Gnocchi e ai Tortelli di Zucca, spesso serviti

in un inedito accostamento con il cioccolato. La pasta ripiena trionfa un po’

in tutta la regione; i “Casonsei” (casoncelli), di carne o di magro, sono tipici

della bergamasca. A Cremona si mangiano i Marubini, ripieni di midollo di

bue, cotti in brodo di manzo, e i Tortelli Cremaschi, farciti con, uova,

formaggio, uva sultanina e cedro candito, mentre a Mantova predominano gli

Agnoli, ravioli con ripieno di cappone bollito, solitamente serviti con lo stesso

brodo di cappone. I “Caicc” sono grossi ravioli imbottiti con brasato di manzo

e conditi con burro e parmigiano, tipici della Val Camonica, mentre i

Cappellacci, ripieni di stufato di manzo e salamini conservati nello strutto, si

possono facilmente reperire nella zona della Lomellina. Tra i formati di pasta

non ripiena, spiccano le “Bardele coi Marai” (tagliatelle con la borraggine),

disponibili nei territori al confine con il veneto, i Malfatti, preparati con farina e

spinaci e, nel bresciano, i Brofadei, realizzati con un impasto di farina, burro,

uova e latte, fritto, ritagliato in quadratini e, infine, cotto nel brodo.

Page 23: Prodotti Piatti da Salvare

Il Grano Saraceno, che ha rappresentato fin dall’inizio del secolo scorso, un

elemento fondamentale della dieta dei contadini valtellinesi, è uno dei presidi

slow food della Lombardia, nonché interprete di un’altra preparazione tipica

valtellinese: gli “Sciatt”, frittelle morbide, preparate con grano saraceno,

grappa e un altro formaggio tipico valtellinese, lo Scimudin. Nella provincie di

Bergamo e Como, si usa mangiare “Polenta e Osei”, polenta di farina gialla

con gli uccellini, per lo più tordi, allodole e beccafichi, mentre a Brescia si

cucina la Polenta Pasticciata, una terrina realizzata con strati di polenta,

formaggio locale e prosciutto, poi “passata” al forno. La “Polenta Rustida”,

cioè la polenta avanza e arrostita nel burro, è diffusa nelle provincie di Varese

e Como. Gli animali da cortile e la selvaggina (pollo, oca, lepre, capriolo)

trovano largo impiego nella tradizione gastronomica regionale. A Mantova,

dove convivono tradizioni contadine, ma anche elementi di grande raffinatezza

della cucina di corte dei Gonzaga, è possibile assaggiare l’Anatra Selvatica

in umido, la Lepre alla Cacciatora e la Folaga (uccello acquatico) in umido.

A Varese si prepara la Faraona alla Creta (la ricetta originale prevede la

cottura in un impasto di creta), mentre nel bresciano si cucina l’Oca ai Ferri.

Una preparazione tipica cremonese, di origine rinascimentale, è il Timballo di

Piccione, un involucro di pasta frolla dolce, che accoglie un pasticcio di pasta

corta, condita con un intingolo di piccione disossato. Nella provincia di

Bergamo, trionfano le Terrine di Cacciagione, ma anche il Capriolo in

Umido. Una vera leccornia di Mortara, in provincia di Pavia è il Salame d’Oca

IGP; Esiste anche una versione del salame d’oca crudo e preparato senza

l’aggiunta di carne di maiale, che viene definito Salame Ecumenico d’Oca o

salame della pace, perché ingredienti e lavorazione consentono al prodotto di

essere consumato dagli osservanti delle tre principali religioni monoteiste:

Cristiana, Musulmana ed Ebraica. Altri insaccati tipici lombardi, prodotti con

carne di maiale sono, il Salame di Cremona e il Salame Milano, che unisce a

quella di maiale anche la carne bovina

Page 24: Prodotti Piatti da Salvare

Molto diffuso sul territorio, il consumo di cotechini, anche se con lo stesso

nome, si identificano spesso prodotti dalle caratteristiche e dal gusto

notevolmente diversi, a seconda della città di provenienza. Da assaggiare il

Cotechino cucinato con la Mostarda di Cremona, ma anche il Cotechino

Mantovano, dal delizioso aroma di vaniglia

A nord, la Pianura Padana è delimitata da una fascia collinare e montuosa

che consente la coltivazione di vigneti e frutteti, mentre i laghi, che occupano

una piana di origine alluvionale, che copre quasi la metà del territorio e i

numerosi fiumi, favoriscono la preparazione di ricette a base di pesce d’acqua

dolce, come lavarello, alborelle e agoni, impiegati sia per i primi, che per i

secondi piatti. Tipico il pesce fritto con la polenta, ma anche i ravioli ripieni

di pesce e il classici risotti abbinati alla tinca e al persico. Ottima l’anguilla

di fiume, proveniente dall’Adda, protagonista di un altro piatto tipico, le

Anguille alla Lombarda, insaporite con un condimento tradizionale a base di

funghi secchi e filetti di acciughe. Tra i pesci di fiume si distingue il luccio,

inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari lombardi da tutelare. E’ un

pesce predatore d’acqua dolce, pescabile nel Mincio, che ha dato origine a

due ricette rivaltesi, considerate prodotti tradizionali dal Ministero delle

Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: il Luccio in Salsa e il Luccio in

Bianco, che prevede l’insolito abbinamento con il Grana Padano. I pesci di

lago vengono molto frequentemente preparati “in carpione”, ovvero fritti e

coperti con una salsa fatta con verdure, aceto e vino, metodo che serve anche

per la conservazione. Niente a che vedere con il Carpione del Garda che è,

invece, un pesce prelibato, simile alla trota, ormai quasi totalmente

scomparso, tanto è vero che rappresenta uno dei presidi Slow Food della

Lombardia; in Italia i pochi esemplari rimasti si trovano solo nel Lago di Garda

e la loro pesca è regolamentata con norme molto rigide. Nelle zone lacustri

della Lombardia, I pesci di acqua dolce vengono spesso conservati tramite

essiccatura, famosissimo il Missoltino del Lago di Como e la Sardina

essiccata del lago d’Iseo , entrambi presidi slow food

Page 25: Prodotti Piatti da Salvare

La presenza dei laghi concorre, inoltre, a mitigare il clima continentale e

permette la coltivazione di prodotti, che solitamente trovano habitat ideale

nelle zone del meridione d’Italia, come ulivi, limoni e cedri; rinomatissimo

l’Olio Extravergine di Oliva DOP Garda.

Tra i dolci spicca il tradizionale Panettone milanese, tipico dolce natalizio, da

comperare nelle pasticcerie che offrono prodotti artigianali, come la

Pasticceria Martesana di Milano e la Pasticceria Busnelli di Arluno, pizza

Cammilo Cavour, 3 Arluno (MI) – tel. 02 9017690. Altri classici sono la Torta

Paradiso, il Pan dei Mei, preparato con farina bianca, farina gialla e fiori di

Sanbuco, la Torta Sbrisolona mantovana, a base di mandorle, la Bisciola

Valtellinese, simile al panettone, ma preparata anche con farina di segale e

molta frutta secca , i tradizionali Amaretti di Saronno e la Miascia, tipica

torta lariana, a base di pane e frutta, fresca e secca.

Page 26: Prodotti Piatti da Salvare

Spumante DOCG e il Franciacorta Saten, l’Oltrepò pavese, con una produzione

vastissima, tra cui: Oltrepò Pavese Buttafuoco, Oltrepò Pavese Sangue di Giuda,

Oltrepò Pavese rosso e tra i bianchi, l’Oltrepò Pavese metodo classico DOCG e

l’Oltrepò pavese Malvasia fermo e frizzante. Dai territori montani della Valtellina,

area di elezione con le tipiche coltivazioni a terrazzamenti, provengono il

Valtellina Rosso, lo Sforzato e il Valtellina Superiore. L’area del Viadanese e del

Sabbionetano è riconosciuta per la produzione del Lambrusco Mantovano, con

caratteristiche assolutamente distintive rispetto a quello dell’Emilia Romagna,

mentre dalla bergamasca proviene uno dei doc più rari del territorio: il Moscato di

Scanzo. Nella Provincia di Milano è presente un unico doc: il San Colombano al

Lambro. Una menzione particolare va al Lugana, vino bianco proveniente da una

piccola e preziosa area vinicola sulla sponda meridionale del Garda.

Per quanto riguarda la tradizione vitivinicola, la Lombardia vanta una produzione

ampia e diversificata, grazie alla varietà di terreni e di climi. Le zone di elezione

sono la Franciacorta, nota soprattutto per gli spumanti, come il Franciacorta

Page 27: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La Regione Marche è il risultato dell’unione di più territori: i Marchesati,

altrimenti detti “Marche”, di Ancona, Fano, Ascoli e Macerata; ancora oggi

conserva le sue caratteristiche di pluralità nelle diverse inflessioni dialettali che

riassumono il romagnolo, l’umbro, il romanesco e l’abruzzese e nelle

innumerevoli sfaccettature della cultura gastronomica, che ha assorbito diversi

elementi appartenenti alle cucine tipiche di tante regioni italiane. Quella della

Marche è propriamente una gastronomia di transizione tra nord e sud, con

sapori che mutano diventando via, via più sapidi, mano a mano che dal confine

con l’Emilia Romagna si scende verso sud, in prossimità della regione Abruzzo.

La cucina si distingue principalmente in cucina montana, cucina collinare e

cucina di mare; quest’ultima propone, chiaramente in prossimità delle coste,

primi piatti di mare, come la zuppa di pesce, che assume nomi diversi a

seconda della specifica area di provenienza: il brodetto alla Fanese, cucinato

in tegami di coccio, il brodetto alla Anconetana, preparato con almeno tredici

qualità di pesce, il brodetto alla Sambenedettese e quello di Porto Recanati,

rigorosamente senza pomodoro e aromatizzato con lo zafferano. Un’altra

zuppa tipica è quella di “ballari”, molluschi di scoglio, ormai introvabili; la

regione vede, inoltre, tra i suoi presidi Slow Food i moscioli di Ortonovo, cozze

“selvagge”, che si riproducono naturalmente e vivono attaccate agli scogli

sommersi della costa del Conero. Vicino al confine con l’Emilia Romagna è

usuale trovare i passatelli alla marinara.

Page 28: Prodotti Piatti da Salvare

Tra i secondi si evidenzia lo stoccafisso all’anconetana, dalla laboriosa e

lunga preparazione, le sarde a scottadito, le “crocette” i “bombi” e i

“garagoli” (molluschi) in porchetta, o al pomodoro. Tra i primi piatti di terra, a

nord, sono frequenti i passatelli, nella versione classica, oppure all’urbinate,

con aggiunta di spinaci; le tagliatelle spesse all’uovo, condite con ragù di carne

e i tortelloni di San Leo, ripieni con ricotta ed erbe selvatiche e la minestra di

cappelletti. I vincisgrassi tripudiano un po’ ovunque nella regione, ma

soprattutto nel maceratese, mentre più a sud, nella zona di Ascoli Piceno,

prevalgono i maccheroncini di Campofilone, lasagne finissime, preparate con

ben dieci uova per ogni chilo di farina e condite con ragù di manzo o di papera

muta, anche se è possibile trovarle anche con il sugo di pesce

Proprio a Campofilone si possono acquistare maccheroncini completamente

fatti a mano nella Bottega Artigianale di Irma Alessiani in via Marina, 1.

Nell’Ascolano è ancora diffuso il “civarro”, una antica zuppa dei piceni, a base

di legumi e farro. Le preparazioni a base di carne ovina, come agnello, castrato

e pecora, sono numerosissime, anche se tra i secondi primeggiano polli e

conigli in “potacchio”, cioè cotti in un umido ristretto a base di vino,

insaporito con rosmarino, prezzemolo aglio e pepe; una modalità di cottura

diffusissima nelle marche e talvolta utilizzata anche per il pesce. Un altro

metodo di condimento molto utilizzato nella cucina marchigiana è quella definito

“in porchetta”, che consiste sostanzialmente nell’aromatizzare i cibi con

finocchietto selvatico, aglio e rosmarino, proprio come si usa per la porchetta

umbra; a tale proposito è imperdibile il “coniglio in porchetta”, ma anche

lumache, vongole e stoccafisso. La carne bovina, nonostante la regione possa

vantare la razza “marchigiana”, parente stretta della “chianina”, è meno diffusa

perché i bovini, storicamente, venivano utilizzati per il lavoro e per la produzione

di latte. Nel nord della regione, in ogni caso, è possibile gustare un ottimo

pasticcio di carne bovina (la pasticciata pesarese) e l’ottima “braciola alla

urbinate”. Le zone collinari offrono ortaggi in grande quantità e qualità: i

cavolfiori di Jesi, i piselli di Potenza Picena, i carciofi di Montelupone, i cardi

della valle del Trodica, protagonisti della rinomatissima “parmigiana di gobbi”, le

fave di Ostra, e i “pincicarelli”, piante cardacee che si trovano solo nella zona

di Ancona, che si gustano fritti, oppure preparati con il classico potacchio. La

fascia montana, in prossimità degli Appennini, accosta a piatti rustici, come la

porchetta, deliziosi sughi e raffinate bruschette, preparate con i tartufi di cui

sono ricche soprattutto la zone di Acqualagna, Visso e Sant’Angelo in Vado.

Questa specifica area geografica garantisce la maggior parte della produzione

nazionale di tartufi di differenti qualità: bianco, bianchetto, nero d’inverno e

scorzone; i tartufi marchigiani sono peraltro gli unici in grado di competere con

quelli piemontesi.

Page 29: Prodotti Piatti da Salvare

Tra gli insaccati si distingue il ciauscolo, salame spalmabile aromatizzato con

aglio, finocchio, vin cotto e, talvolta, tartufo, reperibile un po’ ovunque nella

regione, anche se le zone di elezione per questa specialità sono le provincie di

Ascoli Piceno e Macerata. Infatti, a Loro Piceno, in via Regina Margherita, 2 si

trova la Macelleria Giuseppe dell’Orso (detto Peppe Cotto), famoso per le sue

rime baciate, per le sculture di lardo e per il suo ciausculo. Nell’Ascolano si

producono anche ottime salsicce di fegato, mentre dalla provincia di Pesaro e

Urbino provengono i noti prosciutti di Carpegna e, dalla zona di Ancona, il

celebre salame di Fabriano (presidio Slow Food).

Nei monti Sibillini, un massiccio montuoso situato tra le Marche e l’Umbria,

maestoso scenario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si producono ottimi

formaggi, tra cui il pecorino. A Cupi, piccola frazione nel Comune di Visso, è

possibile vedere un interessante Museo della Pastorizia ed è assolutamente

obbligatoria una sosta alla azienda agricola “Pastorello di Cupi”, che produce

formaggi con metodi di antica tradizione, in particolare pecorino fresco o

stagionato, pecorino in foglia di noce, oppure aromatizzato al peperoncino e allo

zafferano. Il consumo di pecorino è molto diffuso anche nella provincia di Ascoli

Piceno; a Monte Rinaldo si produce, tra l’altro, un formaggio pecorino dal

sapore unico, derivante dal particolare aroma conferito dalle foglie di serpillo,

pianto aromatica di cui sono ricchi i pascoli della zona. Tra gli altri formaggi

tipici della regione spiccano le caciotte di Montefeltro, quelle del Fermano, le

casciotte di Urbino e il formaggio di fossa, tipico del Montefeltro marchigiano ed

emiliano. Molti dei formaggi sopra elencati si utilizzano per preparare la

tradizionale pizza al formaggio, che un tempo, allietava la Pasqua dei

marchigiani. Nella Marche la coltivazione dell’ulivo risale all’VIII secolo prima di

Cristo ed è particolarmente diffusa nelle zona di Ascoli Piceno e Macerata. Nella

regione si produce olio extravergine di oliva di ottima qualità, raro e raffinato;

molto rinomato è, ad esempio, l’olio extravergine di oliva di Cartoceto. Con i

frutti di questa pianta secolare si preparano, inoltre, le olive all’Ascolana uno

degli antipasti italiani più conosciuti e diffusi.

I dolci sono per lo più di origine contadina, realizzati con diversi ingredienti, a

basso costo, facilmente reperibili nelle campagne, tra gli altri: i Biscotti al

vino, il Ciambellone e i Funghetti di Offida.

Relativamente all’enologia, le Marche si contraddistinguono per una produzione

all’avanguardia, sia per la qualità del vino, sia per il numero di aziende che

producono vino biodinamico. Tra i vini DOC più rinomati, troviamo: Conero

DOCG, Rosso Piceno, Colli Pesaresi Rosso , Lacrima di Morro d’Alba,

Bianchello del Metauro , Falerio dei Colli Ascolani e il notissimo Verdicchio dei

Castelli di Jesi classico e spumante e il Verdicchio di Matelica classico e

spumante e, infine, la Vernaccia di Serrapetrona (secco e dolce).

Page 30: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

L'agricoltura della regione e‘ molto ricca di tradizioni e di itinerari

enogastronomici ma poco organizzata per la tutela delle denominazioni,

poiché la maggior parte delle specialità viene ancora gelosamente custodita

dalla tradizione familiare.

Oltre all'olio extravergine Molise DOP, sono prodotti tipici del Molise

riconosciuti altri cinque con zona di produzione interregionale.

II Caciocavallo Silano DOP nasce, come la stessa denominazione evidenzia,

in Calabria ma il Molise produce ugualmente dell'ottimo Caciocavallo che si

può acquistare presso i numerosi caseifici artigianali.

Il Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale IGP e' un altro prodotto tipico

molisano : l'allevamento delle razze bianche da carne (Romagnola, Chianina,

ma soprattutto Marchigiana) gode di una lunga tradizione. Erano gli animali da

lavoro con cui, aggiogati due a due, si lavorava il terreno; oggi sono allevati per

la produzione di carne. La macellazione avviene tra i 12 e i 24 mesi. La carne

che se ne ricava è di notevole qualità e risente positivamente del fatto che si

tratta di animali allevati per gran parte dell'anno allo stato brado, con largo

impiego di pascolo e foraggi freschi che conferiscono alla carne aromi

caratteristici a seconda della composizione floristica dell'alimento.

Nella regione si producono anche i Salamini Italiani alla Cacciatora DOP,

laMozzarella di Bufala Campana DOP e la Ricotta di Bufala Campana DOP.

Per finire, un itinerario che unisce all'interesse turistico la possibilità di

acquistare sul posto i prodotti di cui sinora si è parlato: da Isernia sino a

Capracotta, passando per Agnone. Lungo la strada - in tutto sono una novantina

di chilometri - e' tutto un susseguirsi di specialita' enogastronomiche. Ad

Agnone, famosa per essere la capitale dell'artigianato delle campane, si

producono ottimi caciocavalli.Un pittoresco comune di alta montagna (1241

metri sul livello del mare), Capracotta , è invece rinomato per la tradizione di un

Page 31: Prodotti Piatti da Salvare

eccellente carne di castrato.

Tra i vini DOC del Molise - dal Biferno al Pentro d'Isernia - e molti altri ancora -

spicca la Tintilia che costituisce l' ingrediente principale del famoso piatto dello

Scattone.

Nelle vallate umide interne delle provincie di Isernia e Campobasso e' Il Tartufo

Bianco Pregiato a detenere il primato dell'eccellenza del sapore, motivo per cui

viene tanto apprezzato dagli chef di tutto il mondo.

Le aree più rinomate sono S.Pietro Avellana, Capracotta, Carovilli (IS) e Boiano

(CB).

Nelle zone più asciutte si raccoglie in abbondanza lo Scorzone e l'Uncinato.

Page 32: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La qualità dei prodotti del territorio, una tradizione culinaria ricca e antica e un

attento lavoro di ricerca, modernizzazione e tutela del territorio, inseriscono il

Piemonte tra le mete favorite del turismo enogastronomico in Italia. Dalla terra,

dal bosco e dalla stalla si ottengono prodotti di altissima qualità, come riso,

tartufi (il pregiatissimo bianco d’Alba), nocciole, carne bovina ed una infinita

varietà di formaggi, che concorrono a realizzare moltissimi dei piatti della cucina

tradizionale piemontese, tra cui le “panisse”, i risotti, le paste ripiene

aromatizzate al tartufo o ai formaggi, la gianduia e il rinomatissimo bollito.

Ricette segrete, tramandate di generazione in generazione, danno origine alle

tipiche salse che accompagnano solitamente i piatti di carne, ma anche

formaggi e verdure, come il “bagnet verd”, il “bagnet ross” e la gustosissima

“Bagna Càuda” servita nel “fojot”, tipico contenitore in terracotta con fornellino,

per mantenere la salsa in caldo. La pregiata carne piemontese è spesso

presente anche nei primi piatti, protagonista del ripieno degli agnolotti e dei

tradizionali “ravioli del plin”, serviti con il sugo d’arrosto o con una riduzione al

vino rosso. Per assaggiarli, il luogo ideale si chiama Plin & Tajarin, a Torino, non

lontano dal palazzo di giustizia; il locale è piccolo, ma è una vera e propria oasi

di gusto.

L’indiscusso re dei secondi piatti della trazione regionale del Piemonte è, senza

dubbio, il gran bollito piemontese; la ricetta originale, ricostruita dalla

Accademia Italiana della Cucina, vuole che sia preparato con sette tagli di polpa

(tenerone, scaramella, muscolo di coscia, muscoletto, spalla, fiocco di punta,

cappello del prete), sette ammennicoli (lingua, testina col musetto, coda,

zampino, gallina, cotechino, rollata) e sette salse, o “bagnetti” (verde rustico,

verde ricco, rosso, cren, mostarda, cognà e salsa al miele) e che sia

accompagnato da sette contorni. Una piatto “robusto” e sicuramente

impegnativo, peraltro difficile da trovare nella versione originale, anche se

all’Osteria dei Cinque Piatti a Torino, ripropongono la ricetta storica del bollito

risorgimentale piemontese, proprio come amava gustarlo Vittorio Emanuele II.

La cultura casearia custodisce, soprattutto nella zona delle Langhe, tradizioni

secolari, che portano sulle tavole italiane ottimi formaggi, tra i più conosciuti: il

Murazzano, la Toma Piemontese, la Robiola di Roccaverano e il superlativo

Castelmagno. Da segnalare anche i salumi, come il Salam d'la duja, salsiccia

ricoperta di strutto fuso e preparata in un canestro di terracotta, detto doja, il

fidighin, mortadella di fegato condita con Barbera e purè e il Meiron'd crava,

capra affumicata in salamoia.

Page 33: Prodotti Piatti da Salvare

Il fine pasto è delizioso con i classici dolci della tradizione tra cui lo zabaione, il

bonet e la torta con le pregiate nocciole delle langhe. Da non trascurare la

lunga tradizione cioccolatiera della città di Torino, che ci ha consegnato grandi

specialità come il “bicerin” e la celebratissima nutella. Torino ha espresso anche

attraverso la passione per il cioccolato la sua attitudine alla innovazione

sperimentando, agli inizi dell’800, un’apparecchiatura che consentiva di

trasformare cacao, vaniglia, acqua e zucchero in una tavoletta solida, dando

vita ad una inedita specialità, il cioccolatino, da allora in poi declinato in infinte

varianti: praline, bonbon, tartufi, cremini e i celeberrimi gianduiotti . Ancora

oggi nella capitale sabauda, hanno sede importanti aziende del settore

(Caffarel, Streglio, Feletti) e, soprattutto, grandi realtà artigianali e antiche

pasticcerie, come quella della famiglia Giordano, l’unica a produrre ancora il

cioccolatino “tagliato a mano”, e quella della famiglia Peyrano. Da Platti, invece,

altro locale storico della città, luogo di ritrovo di intellettuali e borghesi

nell’epoca monarchica, oltre alla pasticceria, si possono apprezzare ottimi

aperitivi con una vastissima scelta di finger food, tartine e canapè.

Di sicura importanza anche la tradizione enologica, valorizzata da produzioni di

assoluta qualità, provenienti delle regioni classiche di eccellenza: Langhe,

Monferrato e Roero; Tra i numerosi ricordiamo: Barolo, Barbaresco, Roero

Arneis, Dolcetto d’Alba, oltre alla ben nota Barbera d’Asti e del Monferrato. Di

grande pregio anche la produzione di vini bianchi, tra cui è impossibile non

ricordare l’Erbaluce di Caluso e il Gavi o Cortese Gavi, nonché numerosi vini

da dessert, tra cui il Moscato d’Asti, e il Brachetto d’Acqui. Molto conosciuti e

celebrati anche le grappe e il vermouth, inventato proprio a Torino, alla fine del

‘700, da Benedetto Carpano.

Non è quindi un caso che, proprio in Piemonte, sia nata l’Associazione Slow

Food, che opera per promuovere il consumo di cibo sano e per la tutela dei

territori e della biodiversità.

Page 34: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La Puglia è una regione pressoché pianeggiante, l’assenza di rilievi montuosi di

una qualche rilevanza, capaci di rappresentare barriere naturali, sia verso

l’interno, che verso l’esterno, ha contribuito, non solo a rendere piuttosto

omogenea la cucina regionale, ma anche ad esporla all’influenza delle culture

gastronomiche delle regioni confinanti. In effetti, la Puglia condivide non pochi

prodotti e preparazioni con la vicina Basilicata e, in generale, con le altre regioni

del sud; solo per fare un esempio, l’utilizzo delle fave ridotte in purea, è una

modalità costante diffusa anche in Sicilia e Calabria e conosciuta con il nome di

Maccu.

Le dominazioni occorse in epoche antiche, hanno ugualmente contaminato la

gastronomia pugliese, che ha altresì assimilato tradizioni gastronomiche di altri

popoli.

La conformazione del territorio, costituito da zone pianeggianti e collinose e da

un clima particolarmente mite ha, di fatto, privilegiato lo sviluppo dell’agricoltura

e dell’allevamento. La tradizione gastronomica è caratterizzata dall’utilizzo

creativo dei prodotti della terra, in particolare cereali, legumi e ortaggi, tra cui

spiccano due tipicità: il lampascione e il fungo cardoncello. Anche la

frutticoltura, in particolare, gli agrumi trovano nella zona del tarantino un area di

eccellenza; La frutta secca e quella fresca essiccata, in particolare i fichi, è

spesso impiegata insieme a miele e mosto di uva nella preparazione dei dolci

tipici pugliesi: mostaccioli e cartellate. Diffusissima la coltivazione della vite e

dell’ulivo, tanto che la produzione dell’olio extravergine di oliva rappresenta, sia

qualitativamente, che quantitativamente, il portabandiera della regione. Dal

promontorio del Gargano fino al Salento si contano ben cinque oli extravergini

di oliva a denominazione di origine protetta: Dauno DOP, Terre di Bari DOP,

Collina di Brindisi DOP, Terre Tarentine DOP e Terre d’Otranto DOP. Per

assaporarne appieno il gusto, che si distingue a seconda della varietà degli

olivi utilizzati e delle caratteristiche del terreno, è sufficiente abbinarlo ad un'altra

bontà tipica, il pane di Altamura; la cultura gastronomica popolare pugliese è,

del resto, molto legata alla tradizione del pane, alimento povero che

caratterizzava, anticamente, la cucina frugale dell’entroterra; abbrustolito sul

camino e abbinato a olive, erbe di campo, verdure fresche, oppure conservate

sottolio, spesso in modo casuale o determinato dalla disponibilità degli

ingredienti, non mancava nel convivio dei contadini ed è, ancora oggi,

protagonista dei gustosissimi antipasti tipici della cucina pugliese.

Page 35: Prodotti Piatti da Salvare

I prodotti da forno sono innumerevoli, molti dei quali condivisi con altre regioni

del sud, dai notissimi taralli, spesso aromatizzati con finocchio o peperoncino,

alle friselle, senza tralasciare la tipica focaccia pugliese, condita con il

pomodoro fresco e la gustosissima “puddica”, preparata con farina e patate e

condita con cipolle e pomodoro fresco.

La coltivazione dei cereali, in particolar modo del frumento, racconta sul

territorio una storia antichissima, tanto è vero che la Puglia è considerata

l’antica capitale del grano; pur vantando produzioni industriali di grande qualità,

che la collocano in una posizione di sicuro rilevo nella filiera della produzione di

pasta in Italia, la regione conserva intatta la tradizione della pasta fresca; nel

pranzo della domenica sono, ancora oggi, molto presenti, strascinati,

orecchiette e cavatelli, rigorosamente fatti in casa, conditi con la cima di rapa o

alla barese, con un ragù preparato con carne di maiale, agnello manzo e

salsiccia.

Dalla tradizione contadina provengono anche le zuppe, preparate con cereali e

legumi, una volta lessati in pignate di terra cotta; proprio la zuppa, fave e

cicorie, classica pietanza povera locale, è divenuta di gran moda, negli ultimi

anni, rivisitata da grandi chef e servita nei migliori ristoranti, non solo in Puglia.

La coltura dei legumi dominante in tutta la cucina mediterranea, trova alcune

delle sue eccellenze in due prodotti regionali: il cece nero della Murgia Carsica

e la fava di Carpino.

Lo sviluppo dell’attività di allevamento ha, con il tempo, arricchito quella cucina

frugale povera e, spesso casuale, di uova, formaggi e carne, in prevalenza

ovina, anche se non mancano eccellenze nell’allevamento bovino; tra i presidi

slow food della Puglia, troviamo la Vacca podolica del Gargano e la Capra

garganica.

Page 36: Prodotti Piatti da Salvare

I formaggi freschi a pasta filata primeggiano nella zona di Andria, luogo di

eccellenza per la produzione e lavorazione del latte, che vede una notevole

presenza di caseifici, anche artigianali; oltre alla famosissima mozzarella,

meritano una menzione particolare la burrata e il Fiordilatte, in particolare

quello prodotto dal Caseificio Olanda, selezionato dal Gambero Rosso tra i

dieci migliori d’Italia.

Quasi totalmente bandita dall’alimentazione moderna, particolarmente attenta

alla salute, in Puglia, la frittura resta una modalità di cottura molto adoperata;

lungo le stradine lastricate del borgo antico di Bari, l’aria è intrisa dall’odore di

frittura proveniente da padelloni fumanti dove, ancora oggi, si friggono

sgagliozze, tranci di polenta fritta e pòpizze, frittelle sferiche croccanti fuori e

morbide dentro, fatte con un semplice impasto di farina; due preparazioni tipiche

della gastronomia tradizionale barese.

Page 37: Prodotti Piatti da Salvare

Attraversando la Puglia sono tantissimi i colori, gli odori e i sapori che si

sovrappongono, non ultimo quello del pesce, perché la variegata gastronomia

pugliese, si riassume nella antica tradizione contadina delle Murge, nella bontà

dei prodotti essiccati o conservati sottolio, arte e genialità della terra dei trulli,

ma anche nella varietà dei prodotti ittici di cui dispone, grazie agli oltre

ottocento chilometri di costa che la percorrono. Ed ecco la pasta fresca,

sublimata dai meravigliosi sapori del mare, con il ragù declinato alla marinara,

chiamato ciambotto, le zuppe di pesce, il polpo cucinato nella tradizionale

pignata salentina e la tiella di riso patate e cozze, dove traspare con forza la

contaminazione culinaria originata dalla dominazione spagnola; e, per finire,

una irrinunciabile usanza dei baresi, il “crudo di mare”, trionfo di molluschi,

crostacei e prelibati ricci; per assaggiarlo sono due gli indirizzi, entrambi a Torre

a Mare, borgo di pescatori poco distante dal centro della città: da Nicola - viale

Principe di Piemonte, 3 tel 080 5430043 - locale a conduzione familiare con

annessa pescheria e terrazza sul porticciolo, che propone un menù tradizionale,

apprezzabile soprattutto per la freschezza del pesce e la più recente Taverna Le

Rune, biosteria con piatti della cultura mediterranea, interpretati in modo

creativo e con un tocco “fusion”. Insolito, ma riuscito, l’accostamento tra pesce e

birra artigianale.

A dispetto dell’antichissima tradizione della coltivazione della vite, che in Puglia

risale addirittura a circa duemila anni prima di Cristo, la produzione di vini con

prerogative adeguate alla qualità dell’uva, è storia relativamente recente. Fino a

non molti anni fa, infatti, i vini pugliesi servivano prevalentemente per esaltare

vini prodotti al nord. Per contro, oggi, la Puglia ha raggiunto una qualità

elevatissima nella produzione. La gamma è vastissima, dalla Daunia al Salento;

segnaliamo alcuni tra i vini doc maggiormente apprezzati, provenienti da vitigni

autoctoni: San Severo, Cacc'è Mmitte di Lucera, Primitivo di Manduria,

Moscato di Trani, Ostuni, Aleatico di Puglia, Salice Salentino, Leverano,

Squinzano e l’ormai famosissimo Negroamaro. Di recente, la regione ha

ottenuto notevoli riconoscimenti per la produzione di vino rosato, una tipologia

che sta riscuotendo grande interesse tra i consumatori; dei dieci principali vini

rosati prodotti in Italia, ben quattro provengono dal territorio pugliese.

Page 38: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Un'isola con una gastronomia multiforme: questa è la Sardegna, una regione

che ha tratti quasi “esotici” in molte sue espressioni culturali. La cucina non è da

meno: le aragoste e i tonni di Carloforte convivono con i malloreddus

(gnocchetti sardi), con l'arcinoto maialetto arrosto, e con preparazioni ancor più

ancestrali a base d'agnello, grande risorsa sarda.Proprio da questa cultura della

pecora e della capra, ci viene uno dei prodotti più rari: il callu de cabreddu. Si

tratta di uno stomaco di caprettoin cui è versato latte di capra: il caglio presente

nello stomaco fa coagulare il latte, che diventa così un particolarissimo

formaggio. Anticamente si usava addirittura lo stesso stomaco ancor pieno di

latte di un capretto appena ucciso, sfruttando quindi il latte già presente.Gli altri

formaggi sardi sono senza dubbio più facili da approcciare. Il Pecorino Romano

DOP, che fa riferimento, nel nome, a quei soldati romani cui spettavano razioni

di formaggio, è prodotto quasi totalmente in Sardegna: di grandi dimensioni, è

caratterizzato da una pasta dura, perfetta da grattugiare. Più piccolo, ma

ugualmente idoneo a stagionatura, è anche il Pecorino Sardo DOP, mentre il

Fiore Sardo DOP ha un sapore più dolce. Assai ricercato è il Pecorino di Osilo,

molto raro, prodotto nel Sassarese e caratterizzato dalla pasta molto pressata.

Tra i formaggi di latte di mucca, è oltremodo interessante il Casizolu del

Montiferro: un formaggio della famiglia dei caciocavalli, ottenuto anche da latte

di antica razza sardo-modicana.Salumi? Anzitutto, la salsiccia sarda di maiale,

di forma allungata e spesso piegata a U. Poi, il prosciutto crudo, spesso

ottenuto da maiali allo stato brado: uno dei più famosi è quello di Desulo, un

piccolo centro sulle pendici del massiccio del Gennargentu. Da tempo, inoltre,

qualche azienda ha lanciato la produzione di caratteristici insaccati di pecora,

molto saporiti.E' impossibile chiudere la rassegna gastronomica sarda senza

menzionare la bottarga di muggine, ottenuta dalle uova dei cefali essiccate:

quella dello stagno di Cabras, vicino Oristano, è particolarmente rinomata.Il vino

sardo per antonomasia è il Cannonau, un rosso di gran corpo, ottenuto da

un'uva che si dice imparentata con la grenache.

Page 39: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La cucina siciliana forse non ha bisogno di presentazioni, eppure va ricordata:

un tripudio di colori, di profumi e di sapori che ha letteralmente conquistato il

mondo. Alzi la mano chi non ha mai assaggiato la pasta con le sarde alla

palermitana. Oppure la pasta alla Norma, con le melanzane (ortaggio in cui i

siculi sono maestri), dedicata dai catanesi alla protagonista dell'opera più nota

del loro concittadino Vincenzo Bellini. Già meno probabile e frequente è

l'assaggio del cuscus (anzi, cuscusu) alla trapanese, o della gelatina di maiale

della Sicilia orientale. Con la dolcissima cassata torniamo invece alle ricette

arcinote, mentre col pani c'a meusa (panino con milza) torniamo alla

poverissima tradizione popolare.

Dalla Sicilia ci viene uno dei più grandi formaggi italiani, anche per dimensione:

il Ragusano. Appartenente alla famiglia dei caciocavalli, ha la forma di un

grosso parallelepipedo, e viene stagionato (anche per molti mesi) letteralmente

“impiccato” a una robusta corda. Imparentati col Ragusano per la filatura della

pasta, ma non per forma e sapore, sono poi la Provola dei Nebrodi e la Provola

delle Madonie. Pure di pasta filata, ma di latte di pecora (unico caso in Italia), è

la morbida, carezzevole Vastedda del Belice, formaggio ricercatissimo e molto

fine malgrado la genesi povera.

Importantissima la cultura del latte di pecora: il Pecorino Siciliano ha ottenuto la

DOP, ma dalle greggi si ottiene anche molto altro. Per esempio, il Piacentinu di

Enna, aromatizzato con pepe e zafferano. O il Maiorchino, di grossa dimensione

e con una percentuale di latte di capra, nato nel territorio dei dintorni di Messina.

Tra i salumi, particolarmente pregiati sono pancette, salami e prosciutti ottenuti

da carni di maiale nero dei Nebrodi. Interessante anche il Salame di

Sant'Angelo in Brolo, caratterizzato dalla macinatura grossa, a punta di coltello.

La Pasqualora è una salsiccia rossa piccante prodotta tradizionalmente nel

Trapanese.

Ricca e variegata è la produzione di vino, orgoglio dell'isola. Ci piace ricordare

uno dei più apprezzati, il Passito di Pantelleria.

Page 40: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Parlare dell'importanza del mangiare e del bere in Toscana equivarrebbe a

scrivere un libro. Ci limitiamo a dire che la terra granducale è da sempre uno dei

nuclei del buon gusto e del buon vino italiano, nonché patria di una cucina che

non è mai uguale a se stessa. C'è la tradizione marittima di Viareggio e Livorno;

ci sono le ricette di caccia della Maremma; la cucina montanara della

Garfagnana e della Lunigiana; le grandi specialità fiorentine; i sapori poveri del

Mugello. C'è di tutto, insomma. E ci sono, soprattutto, tante zuppe: la pappa col

pomodoro; la ribollita, di cui forniamo la ricetta; la Garmugia lucchese; la

minestra di riso e lampredotto. Quest'ultimo è il quarto stomaco del bovino,

dunque entra nella famiglia delle trippe, che a Firenze e dintorni hanno

grandissime benemerenze.

I vini, rinomati a livello internazionale, contemplano autentici pezzi da novanta

dell'enologia italiana. Per limitarci alle denominazioni, la Santa Trinità è quella

composta da Chianti, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino,

tutti e tre a base sangiovese. Negli ultimi trent'anni ha avuto pure grande

successo il vino di Bolgheri, nella fascia litoranea tra Livorno e Piombino: il

Sassicaia ne è un esempio.

Page 41: Prodotti Piatti da Salvare

Parlare dell'importanza del mangiare e del bere in Toscana equivarrebbe a

scrivere un libro. Ci limitiamo a dire che la terra granducale è da sempre uno dei

nuclei del buon gusto e del buon vino italiano, nonché patria di una cucina che

non è mai uguale a se stessa. C'è la tradizione marittima di Viareggio e Livorno;

ci sono le ricette di caccia della Maremma; la cucina montanara della

Garfagnana e della Lunigiana; le grandi specialità fiorentine; i sapori poveri del

Mugello. C'è di tutto, insomma. E ci sono, soprattutto, tante zuppe: la pappa col

pomodoro; la ribollita, di cui forniamo la ricetta; la Garmugia lucchese; la

minestra di riso e lampredotto. Quest'ultimo è il quarto stomaco del bovino,

dunque entra nella famiglia delle trippe, che a Firenze e dintorni hanno

grandissime benemerenze.

I vini, rinomati a livello internazionale, contemplano autentici pezzi da novanta

dell'enologia italiana. Per limitarci alle denominazioni, la Santa Trinità è quella

composta da Chianti, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino,

tutti e tre a base sangiovese. Negli ultimi trent'anni ha avuto pure grande

successo il vino di Bolgheri, nella fascia litoranea tra Livorno e Piombino: il

Sassicaia ne è un esempio.

Page 42: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Le caratteristiche gastronomiche del Trentino Alto Adige sono il risultato del

delizioso connubio tra la cucina veneta, di tradizione tipicamente italiana, e

quella viennese. L’icona gastronomica è rappresentata dallo speck, ma la

regione offre un vasto catalogo di carni salate, affumicate e stagionate, come la

carne fumada di Siror, ; tra i presidi slow food, troneggiano le ciuighe del

Banale, salame tipico composto da carne suina mescolata con rape e la

mortandela della Valle di Non (da non confondere con la mortadella),

rinomatissima quella di Smarano dove ha sede la storica macelleria salumeria

dei Fratelli Corrà, che lavorano da oltre un secolo carni pregiate e salumi

trentini.

I canederli, fortemente ispirati ai knoedel mitteleuropei, serviti conditi con burro,

speck, oppure in brodo e insaporiti con grana del trentino, sono i protagonisti

incontrastati dei primi piatti; diffusissimi anche gli strangolapreti, una versione

locale degli strozzapreti toscani, importati durante il famoso Concilio di Trento,

che prevedono - come i canederli - l’utilizzo di pane raffermo. Particolarissimi,

anche se molto lontani dalla tradizione gastronomica italiana, sono i cianucei,

ravioli ripieni di marmellata, saltati in padella con burro e pane.

Page 43: Prodotti Piatti da Salvare

Le vallate lussureggianti e i verdi pascoli del Trentino Alto Adige distesi fino

alle cime più alte delle Dolomiti sostengono una produzione casearia di

altissima qualità: latte, lavorato ancora oggi con le stesse tecniche millenarie

di una volta, burro, yogurt e, soprattutto, formaggi. Il tagliere della regione è

ricchissimo, oltre al classico Dolomiti della Val di Fiemme, si spazia dal

puzzone di Moena, tipico della Val di Fassa, al casolet della Val di Sole, fino al

vezzena della regione di Trento; tra i formaggi freschi spicca la poina, una

specie di ricotta, talvolta salata e affumicata.

Il Grana Padano del Trentino, chiamato Trentingrana, rientra nella

denominazione Grana Padano DOP. Provengono invece dall’arco alpino

tirolese il classicissimo Tirolese e il GrauKaese (formaggio grigio), che si

gusta condito con aceto, oppure olio ed erbe aromatiche; questo formaggio è

il protagonista di una nota ricetta del Cucchiaio d’Argento che lo interpreta

servendolo con cipolla fresca, olio e aceto.

Page 44: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

L'Umbria, il cuore verde d'Italia, si rivela essere una regione assai gratificante

anche per il buongustaio. La cucina umbra è fatta di cose semplici, tradizionali,

molto radicate alle ottime materie prime locali.

L'olio extravergine d'oliva, tanto per dire, può vantare un'importanza produttiva e

qualitativa di tutto rispetto: in questa piccola regione ci sono 27.000 ettari di

oliveti, 250 frantoi, una produzione media collocabile intorno ai 90.000 quintali

annui d'olio di cui 8.000 certificati con la DOP Umbria.

Norcia (Perugia) è città famosissima a livello mangereccio. Anzitutto per il

tartufo nero, appunto, di Norcia: profumato e intrigante, più che a crudo (uso per

cui sono perfetti i tartufi bianchi) è ideale da impiegare in cottura, in preparazioni

anche complesse.

Fa parte del comprensorio di Norcia anche l'altipiano di Castelluccio, da cui

originano le lenticchie di Castelluccio IGP, tra le più famose d'Italia, di piccola

dimensione e dalla buccia sottile.

Terzo famoso prodotto della cittadina è il Prosciutto di Norcia IGP, un prosciutto

crudo che si giova della stagionatura nel particolare microclima della Valnerina.

L'ultimo grande prodotto legato a Norcia è il formaggio pecorino: in Umbria,

come nella vicina Toscana, la cultura del latte di pecora è radicata da secoli.

Altri salumi umbri interessanti? La Barbozza (o, al maschile, Barbozzo) è il

guanciale del suino, debitamente stagionato. Il Mazzafegato, o Ammazzafegato,

è una salsiccia che, come intuibile dal nome, contiene forte percentuale di

fegato suino: è tipica della Valtiberina.

Quanto al bere, in Umbria sono molto noti i bianchi di Orvieto, seppure anche i

rossi, specie nella zona di Torgiano, possano offrire bottiglie interessanti.

Page 45: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

La cultura enogastronomica della Valle d’Aosta è fortemente influenzata

dall’utilizzo esclusivo di prodotti locali, dovuto ai limitatissimi scambi con

l’esterno. A differenza delle altre regioni italiane, che risentono dell’influenza

delle reciproche culture gastronomiche, la cucina valdostana ha, di contro,

grande affinità con le tradizioni culinarie delle regioni transalpine confinanti:

Savoia, Alta Savoia e Vallese.

I prodotti agroalimentari della tradizione locale sono rappresentati dai cereali di

montagna, dalle verdure (rape, patate, cipolle e porri) da mele, pere e

castagne, oltre che dalla carne bovina, suina (rinomatissimo il lardo d’Arnad) e

dalla selvaggina. La carne viene impiegata prevalentemente per “umidi”,

preparati con sughi elaborati, arricchiti di panna e formaggi; notevole la scelta di

salumi e insaccati, assolutamente da assaggiare il prosciutto di Bosses.

Irrinunciabile è anche la polenta, che accompagna sempre i primi piatti. La

produzione casearia è piuttosto varia, sopratutto per quanto riguarda i formaggi

a pasta morbida, tra cui la fontina, protagonista dei pochi piatti che hanno

superato i confini regionali: la fonduta, fontina sciolta con latte, burro e tuorli

d’uovo e la polenta concia.

Totalmente assente è la coltivazione del frumento, tanto è vero che si utilizza il

pane di segale e la pasta non compare del tutto nei menù tradizionali; anche

l’olio extravergine di oliva è scarsamente utilizzato ed è sostituito, nella

preparazione delle pietanze, dal burro o da altri grassi, sia di origine vegetale,

che animale. Anche le zuppe sono molto diffuse, tra tutte, quelle di più antica

tradizione sono la zuppa di Valpelline e la seupetta de Cogne.

La presenza della Alpi che proteggono la regione dalle correnti fredde e umide

provenienti da nord e da ovest ha, già dai tempi dei romani, contribuito a creare

condizioni favorevoli per la coltivazione della vite. La possibilità di effettuare

coltivazione ad altitudini e pendenze diverse, ha inoltre consentito ai “vignerons”

locali, di utilizzare una svariata quantità di vitigni e di produrre vini di ottima

qualità, sia rossi, che bianchi. Tra i più noti, e tra i primi ad ottenere la

denominazione di origine controllata: l’Enfer e il Donnas, ma è possibile anche

degustare Muller Thrugau, Pinot Grigio e Chardonnay di grande pregio. Di pari

passo con quella del vino, naturalmente di grande qualità, anche la produzione

di grappa.

Page 46: Prodotti Piatti da Salvare

CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI

Impossibile tentare una panoramica gastronomica del Veneto, senza

sottolineare come questa regione sia una delle maggiori produttrici di vino in

Italia. A parte una numerosa quantità di vino di basso prezzo, il Veneto brilla

anzitutto per i vini del Veronese: il Valpolicella e il suo “fratello maggiore”,

l'Amarone, per i rossi, e il Soave per i bianchi. Altra produzione di rinomanza

internazionale è quella del Prosecco, che ha i suoi due poli produttivi più antichi

nella zona di Conegliano e Valdobbiadene, nonché in quella, meno nota, di

Asolo. Vini di tutti i tipi sono poi prodotti sui Monti Berici (Vicenza) e sui Colli

Euganei (Padova), dove tuttora nascono dei Cabernet di grande autenticità.

Tutti si prestano agli accostamenti con la ricca e varia cucina veneta, che vede

la convivenza di ricette montanare (Belluno), baccalà (Vicenza e Venezia),

tradizioni marinare (Venezia), bolliti misti (Verona).

Il Veneto, in ogni caso, è pure famoso per i salumi. La Sopressa, o Soppressa,

non ha bisogno di presentazioni: un salame a grana grossa e di grosso

diametro, che resta morbido per lungo tempo, e dunque può affrontare

stagionature anche lunghe. In quasi tutto il territorio della regione si può trovare

la Soppressa, ma probabilmente quella più famosa e celebrata è la Soprèssa

vicentina. E' degno di nota pure un prosciutto crudo: quello cosiddetto Veneto

Berico Euganeo, il cui nucleo di produzione più illustre è a Montagnana

(Padova), pur essendo diffuso in tutta la zona. Occorre anche citare una

tradizione caratteristica: quella dei salumi equini (bresaola, salame, carne

secca, sfilacci), che è tuttora radicata in alcuni centri della bassa padovana e

non solo.

Sul terreno dei formaggi, il Veneto può farsi vanto dell'Asiago, il più importante

cacio vicentino, che nasce in due versioni: l'Asiago cosiddetto “pressato”, che è

più fresco e morbido, e l'Asiago “d'allevo”, che è a pasta semicotta e può venir

stagionato con successo. Quest'ultimo può recare la menzione “Prodotto della

montagna”, qualora sia fatto in montagna.

Page 47: Prodotti Piatti da Salvare

Permane una suggestiva produzione di malga, nella zona originaria

dell'Altopiano dei Sette Comuni, la cui produzione di Asiago Stravecchio

(minimo 18 mesi di maturazione) è supportata da Slow Food.

Altro formaggio fondamentale è il Monte Veronese, pure lui beneficiario della

DOP: anche il Monte Veronese distingue inoltre una produzione di pianura e

una più o meno di malga.

Impossibile tentare una panoramica gastronomica del Veneto, senza

sottolineare come questa regione sia una delle maggiori produttrici di vino in

Italia. A parte una numerosa quantità di vino di basso prezzo, il Veneto brilla

anzitutto per i vini del Veronese: il Valpolicella e il suo “fratello maggiore”,

l'Amarone, per i rossi, e il Soave per i bianchi. Altra produzione di rinomanza

internazionale è quella del Prosecco, che ha i suoi due poli produttivi più antichi

nella zona di Conegliano e Valdobbiadene, nonché in quella, meno nota, di

Asolo. Vini di tutti i tipi sono poi prodotti sui Monti Berici (Vicenza) e sui Colli

Euganei (Padova), dove tuttora nascono dei Cabernet di grande autenticità.

Tutti si prestano agli accostamenti con la ricca e varia cucina veneta, che vede

la convivenza di ricette montanare (Belluno), baccalà (Vicenza e Venezia),

tradizioni marinare (Venezia), bolliti misti (Verona).

Il Veneto, in ogni caso, è pure famoso per i salumi. La Sopressa, o Soppressa,

non ha bisogno di presentazioni: un salame a grana grossa e di grosso

diametro, che resta morbido per lungo tempo, e dunque può affrontare

stagionature anche lunghe. In quasi tutto il territorio della regione si può trovare

la Soppressa, ma probabilmente quella più famosa e celebrata è la Soprèssa

vicentina. E' degno di nota pure un prosciutto crudo: quello cosiddetto Veneto

Berico Euganeo, il cui nucleo di produzione più illustre è a Montagnana

(Padova), pur essendo diffuso in tutta la zona. Occorre anche citare una

tradizione caratteristica: quella dei salumi equini (bresaola, salame, carne

secca, sfilacci), che è tuttora radicata in alcuni centri della bassa padovana e

non solo.

Sul terreno dei formaggi, il Veneto può farsi vanto dell'Asiago, il più importante

cacio vicentino, che nasce in due versioni: l'Asiago cosiddetto “pressato”, che è

più fresco e morbido, e l'Asiago “d'allevo”, che è a pasta semicotta e può venir

stagionato con successo. Quest'ultimo può recare la menzione “Prodotto della

montagna”, qualora sia fatto in montagna. Permane una suggestiva produzione

di malga, nella zona originaria dell'Altopiano dei Sette Comuni, la cui

produzione di Asiago Stravecchio (minimo 18 mesi di maturazione) è supportata

da Slow Food.

Altro formaggio fondamentale è il Monte Veronese, pure lui beneficiario della

DOP: anche il Monte Veronese distingue inoltre una produzione di pianura e

una più o meno di malga.