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prof. Mario Pasqua

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prof. Mario Pasqua

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Epoche storiche

- Antica fino al 476 (fine impero romano)

- Medievale 476-1492

- Alto medio evo 476 - 900

- Basso medio evo 900 - 1492

- (Rinascimentale 1300- 1600)

- Moderna dal 1492 al 1850

- Contemporanea dal 1850 ad oggi

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La sociologia è la scienza che studia la società umana.Per società umana si intende un insieme di individui che, interagendo tra loro, hanno lo scopo di raggiungere certi obiettivi che da soli non potrebbero realizzare.

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La SOCIOLOGIA RURALE si occupa di studiare:-le società agricole-la cultura contadina-le relazioni tra città e campagna

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La specie umana di cui facciamo parte, l’Homo Sapiens Sapiens, si è diffusa a partire dall’Africa circa 65.000 anni fa.Dall’Africa l’uomo si è diffuso in tutte le parti del mondo vivendo inizialmente come nomade cacciatore e spostandosi di volta in volta in territori ricchi di risorse.

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Circa 12000 anni fa (periodo detto del NEOLITICO) alcuni gruppi di uomini decidono, però, di diventare sedentari poiché la vita nomade era molto più faticosa e costruiscono le prime abitazioni e così nascono anche le prime forme di coltivazione delle piante e di allevamento del bestiame.

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Cosa cambia nella vita dell’uomo del Neolitico

1) Non è più costretto a cacciare per procurarsi la carne perché pratica l’allevamento degli animali che vivono in recinti;

2) Invece di raccogliere frutti e vegetali spontanei inizia a coltivare la terra: nasce l’agricoltura

3) Inizia a vivere stabilmente nello stesso luogo e le tende e le capanne si trasformano in abitazioni più solide: nascono i primi villaggi.

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Le prime esperienze agricole sono nate nella cosiddetta zona della “mezzaluna fertile”, un’area collocata tra i due fiumi Tigri ed Eufrate tra la Turchia, l’Iran e l’Arabia.

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Centri di origine e diffusione dell’agricoltura nel mondoMedio Oriente : 12.000 anni faCina: 9.000 anni faAmerica : 8.000 anni fa

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L’agricoltura si diffuse dalla “mezzaluna fertile” alla Turchia, alla Palestina,

all’Iraq e all’Egitto.

L’attività agricola migliorò notevolmente con l’introduzione dell’aratro (6000

anni fa): esso era inizialmente soltanto un bastone in legno tirato o spinto

orizzontalmente creando solchi nel terreno dove venivano collocati i semi.

Il più antico ritrovamento di aratro del

mondo (4000 anni fa)

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Quando l’aratro venne dotato di una punta di ferro,

conica o trapezoidale, fu possibile adoperarlo anche

in terreni più difficili.

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Grazie all’addomesticamento di bovini, equini, cervidi, camelidi l’aratro

divenne un potente strumento di lavoro che permise l’aumento della

produttività dei terreni.

I cereali di più antica coltivazione furono:

il miglio

il farro

l’orzo

il frumento

il sorgo

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L’agricoltura nell’antica Grecia e nell’Impero Romano

La civiltà greca inizia a partire da circa 5000 anni fa con

un’agricoltura tipica delle regioni calde e siccitose mediterranee.

Nel mondo antico, sia in Grecia che in Italia, la base

dell’alimentazione era costituita da prodotti di derivazione cerealicola

(orzo, frumento, farro a Roma), consumati in forma di focacce non

lievitate, di pane, di pappe.

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La produzione agricola nel

mondo antico può essere

distinta in tre grandi settori:

CEREALICOLTURA

ORTICOLTURA

ARBORICOLTURA

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CEREALICOLTURA

Fra i cereali, quello che meglio si prestava alla coltivazione era l’ORZO

(Hordeum gen.), che non richiede, a differenza del frumento, abbondanti

piogge all’epoca della germinazione. Le caratteristiche più vantaggiose

dell’orzo, rispetto al frumento, sono

-i tempi più rapidi di maturazione,

-la minore esposizione alle malattie,

-la capacità di crescere fino a 1500 m s.l.m.,

-la maggior tolleranza sia al freddo che al caldo e alla siccità

-richiede minor impegno lavorativo

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Ben maggiori erano le esigenze del frumento (Triticum aestivum o durum),

che richiede terreni più ricchi, sufficienti precipitazioni o irrigazioni, ed è più

esposto alle malattie.

Mentre l’orzo si adattava facilmente ad appezzamenti situati in ambienti

diversi,la coltivazione del frumento poteva avvenire solo in aree particolari

come l’Egitto, il Nordafrica, la Spagna, l’Ucraina.

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Le specie cereali coltivate nel mondo

antico comprendevano, oltre a orzo e

frumento, il farro (Triticum dicoccum),

che ebbe a Roma importanza dominante

nell’alimentazione.

Una risorsa estrema in caso di cattivo

raccolto era rappresentata dal miglio,

che poteva essere seminato in

primavera-estate data la sua resistenza

alla siccità, e non richiedeva più di 3-4

mesi per la maturazione.

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ORTICOLTURA

Nel mondo antico l’orticoltura, rispetto ai cereali, veniva praticata su piccole

superfici

-per la maggiore richiesta di irrigazione (con acque fluenti o di pozzo/cisterna)

-per la maggiore richiesta di lavorazione (a zappa e a mano), e non ad aratro

- per la necessità di una buona concimazione (con cenere, sterco d’asino,

guano colombino).

Infine, le coltivazioni orticole non richiedevano riposi biennali (maggese),

bastando a mantenere la fertilità del suolo l’alternanza delle colture sulle

singole parcelle.

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Le specie messe a coltura si distinguono in tre grandi categorie:

radici e tuberi

ceci, fave, piselli, fagioli

dall’occhio, lenticchie, lupini

verdure a foglia (lattughe, cavoli, broccoli, bietole)a stelo(asparagi, sedani, cardi)a frutto (cetrioli, zucche)

cipolle, porri, aglio, carote,rape (particolarmente apprezzate a Roma), ravanelli

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Il vantaggio dell’orto rispetto al campo era anche

quello dell’immediata disponibilità, distribuita lungo

le stagioni, di prodotti che non richiedevano

lavorazioni intermedie quali trebbiatura, macinatura

per i cereali, ovvero premitura, torchiatura ecc. per

l’olio, ed erano quindi pronti al consumo immediato.

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A Roma, a partire dal I secolo d. C., si estese intorno

alla città, per un raggio di alcuni km, una “cintura”

ortofrutticola formata da piccoli appezzamenti di

circa 1 ha, che rifornivano la capitale di legumi, cavoli,

lattughe, rape – vegetali che costituivano la normale

alimentazione della plebe.

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ARBORICOLTURA

L’arboricoltura del mondo antico comprendeva in primo luogo olivicoltura

e viticoltura. Olivi- e viticoltura erano accomunate dalla esigenza di

terreni asciutti, anche sassosi e montuosi.

Una sistemazione particolare per gli olivi (ma anche per le viti), che

consentiva di sfruttare terreni pendenti, era la creazione di terrazzamenti;

essi offrivano anche il vantaggio di evitare l’erosione dei pendii, e vi

potevano venir praticate anche colture erbacee,

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Mentre la vite fruttificava abbastanza rapidamente (2-3 anni dall’impianto), l’olivo

richiedeva invece almeno 15 anni per iniziare la produzione. La pianta dell’olivo

raggiungeva la piena capacità produttiva solo intorno ai 40 anni dall’impianto.

L’olivo era dunque per eccellenza l’albero che veniva piantato a beneficio delle

generazioni a venire.

La coltura dell’olivo fu importata a Roma dalla Grecia. In Italia erano diffuse specie

di olivi selvatici (olivastro), cui vennero applicate le pratiche di innesto per renderli

fruttiferi.

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ESTRAZIONE DELL’OLIO E DEL VINO

Più complesse e impegnative erano le pratiche di “estrazione” del vino

dall’uva che non dell’olio dalle olive.

Inoltre, il vino, una volta maturato, era soggetto a facile decadimento

acetico mentre l’olio non era soggetto se non ad una lenta degradazione

nel corso di due-tre anni, entro i quali poteva comunque essere

consumato senza inconvenienti.

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ESTRAZIONE DELL’OLIO

La triturazione delle olive avveniva per mezzo della macina,

detta trapetum o trapetus.

Dal trapetum fuoriusciva una pasta oleosa che veniva fatta

passare attraverso dei cesti intrecciati detti fiscoli (fiscinae),

Schema di

un trapetum romano:

1 Perno

2 Leva

3 Macina mobile

4 Macina fissa

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La pasta ottenuta dalla molitura delle olive veniva inserita nelle fiscinae e

condotta alla successiva tappa di lavorazione.

Era la cosiddetta fase di premitura, per mezzo della quale venivano separati, a

pressione, gli elementi liquidi da quelli solidi.

I fiscoli venivano impilati e coperti da una tavola su cui si esercitavano le

successive pressioni per provocare la fuoriuscita del liquido dalle drupe.

Tale pressione era ottenuta attraverso i torchi (torcula) che potevano essere a

leva o a vite.

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IL VINO NELL’ANTICHITA’

Il vino fu la bevanda più

apprezzata e bevuta nel mondo

antico.

Nessuna cena o convivio era

impensabile senza il vino. Le zone

di produzione più celebri erano la

Campania, la Gallia, la Spagna e

la Grecia.

Il vino romano tuttavia non poteva

essere conservato a lungo, e gli

venivano aggiunti stabilizzanti e

conservanti (in Grecia acqua di

mare; ma anche resina, catrame,

radice di giaggiolo, calcio e sali di

piombo).

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Il vino viaggiava per tutto l’impero in anfore, era molto forte

e non veniva mai bevuto puro (era infatti filtrato e

annacquato di solito con tre parti di acqua).

Vi era ancora il passum un passito di uva passa; il

vino carenum (vino cotto), il condito (vinum conditum)

-con spezie (pepe soprattutto)

-con erbe (assenzio, cumino),

-con essenze di fiori (violette e rose)

-con miele e cannella (mulsum).

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calo demografico

Dalla crisi dell’impero romano (dal III sec.) si verifica un grave calo demograficoNel V sec il passaggio di guerrieri causa• l’abbandono delle campagne • la diminuzione della produzione

agricolaL’indebolimento della popolazione favorisce la diffusione di epidemie di peste