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Professione Intervista a Francesco Lopergolo e Roberto Tibaldi per fare il punto sulla multivisione in un momento di passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale. I segreti per realizzare opere d’effetto, l’importanza della creatività e della tecnica. Cosa serve e quanto costa l’attrezzatura per iniziare. Chi ha visto spettacoli di multivisione sa che si tratta di esperienze uniche, ben diver- se dalle semplici proiezioni di diapositive sonorizzate e lontane anche dai filmati. La multivisione è probabilmente la più antica forma di multimedialità evoluta; realizzata a dovere, si può ben dire che il risultato risulti maggiore della somma delle sue parti, riu- scendo ad integrare sonoro ed immagini in una forma difficile da descrivere. Avendo a che fare più con l’emozione che con la semplice percezione fisica, per compren- dere la multivisione occorre provarla. Un ulteriore passo, tra i più affascinanti, può essere quello di oltrepassare il limite del singolo schermo di proiezione rettangola- re, arrivando ad arredare piazze e saloni con multivisioni tridimensionali proiettate sull’architettura presente. Notevole anche la capacità di simbiosi con le performance dal vivo, come la danza. In passato, i principali vincoli alla diffu- sione della multivisione derivavano dalle notevoli complicazioni tecniche e dal non certo indifferente impegno economico imposto da attrezzature complesse e del tutto dedicate. Finché la multivisione pote- va essere realizzata soltanto con le diapositi- ve, risultava di fatto riservata ad una ristretta cerchia di specialisti, aspetto che purtroppo ne ha limitato la diffusione anche a livello di pubblico. Con l’avvento del digitale, anche in questo settore si sono verificati cambiamenti sostanziali e si è assistito alla caduta di barriere tecniche e psicologiche. Le possibilità creative non sono mai state così ampie, mentre con un solo proiettore digitale di qualità si può realizzare quello che in passato ne richiedeva una dozzina di tradizionali, di altissimo livello e perfetta- “COMOEDIA, in una selva oscura”, commissionato dall’Associazione cul- turale Castelli in scena. Nella suggestiva cornice del Castello di Lagnasco, si ambienta un viaggio immaginario ispirato all’Inferno della Divina Commedia. Produzione Il Parallelo Multivisioni di Padova e Studio Immaginare di Bra. Tecnica: 26 proiettori sulle strutture dei castelli. La multivisione oggi

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Professione

Intervista a Francesco Lopergolo e Roberto

Tibaldi per fare il punto sulla multivisione in un momento di passaggio

dalla tecnologia analogica a quella digitale. I segreti

per realizzare opere d’effetto, l’importanza

della creatività e della tecnica. Cosa

serve e quanto costa l’attrezzatura per

iniziare.

Chi ha visto spettacoli di multivisione sa che si tratta di esperienze uniche, ben diver-se dalle semplici proiezioni di diapositive sonorizzate e lontane anche dai filmati. La multivisione è probabilmente la più antica forma di multimedialità evoluta; realizzata a dovere, si può ben dire che il risultato risulti maggiore della somma delle sue parti, riu-scendo ad integrare sonoro ed immagini in una forma difficile da descrivere. Avendo a che fare più con l’emozione che con la semplice percezione fisica, per compren-dere la multivisione occorre provarla. Un ulteriore passo, tra i più affascinanti, può essere quello di oltrepassare il limite del singolo schermo di proiezione rettangola-re, arrivando ad arredare piazze e saloni con multivisioni tridimensionali proiettate sull’architettura presente. Notevole anche la capacità di simbiosi con le performance

dal vivo, come la danza.In passato, i principali vincoli alla diffu-sione della multivisione derivavano dalle notevoli complicazioni tecniche e dal non certo indifferente impegno economico imposto da attrezzature complesse e del tutto dedicate. Finché la multivisione pote-va essere realizzata soltanto con le diapositi-ve, risultava di fatto riservata ad una ristretta cerchia di specialisti, aspetto che purtroppo ne ha limitato la diffusione anche a livello di pubblico. Con l’avvento del digitale, anche in questo settore si sono verificati cambiamenti sostanziali e si è assistito alla caduta di barriere tecniche e psicologiche. Le possibilità creative non sono mai state così ampie, mentre con un solo proiettore digitale di qualità si può realizzare quello che in passato ne richiedeva una dozzina di tradizionali, di altissimo livello e perfetta-

“COMOEDIA, in una selva oscura”, commissionato dall’Associazione cul-turale Castelli in scena. Nella suggestiva cornice del Castello di Lagnasco, si ambienta un viaggio immaginario ispirato all’Inferno della Divina Commedia.Produzione Il Parallelo Multivisioni di Padova e Studio Immaginare di Bra. Tecnica: 26 proiettori sulle strutture dei castelli.

La mult ivisione oggi

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Attrezzatura usata al festival biennale di multivisione di Bra, organizzato da Studio Immaginare.Attrezzatura usata al festival biennale di multivisione di Bra, organizzato

mente sincronizzati. In occasione del congresso A.I.D.A.M.A. (Associazione Italiana Degli Autori Multivisione Artistica) a Forlì, ho avuto l’occasione per fare il punto della situazio-ne. In particolare ho incontrato due grandi specialisti, che spesso e volentieri lavorano insieme. In questa “multi-intervista” rac-colgo la voce di Francesco Lopergolo di Padova e di Roberto Tibaldi, di Bra.

Come siete arrivati ad interessarvi di mul-tivisione?Francesco: La musica è sempre stata la mia grande passione. Sin da ragazzo ascol-tavo per ore musica di vario genere e oltre a suscitarmi grandi emozioni produceva nella mia mente visualizzazioni con le quali costruivo storie fantastiche, in poche parole la musica stimolava la mia fantasia. Del resto a chi non è mai capitato di associare ad un brano musicale il ricordo di una storia d’amore, un momento triste o felice della propria vita e così via e riviverlo proprio ascoltando quel brano. Bene, la mia con-vinzione è che la musica fa proprio questo: permette di visualizzare qualcosa che è già stato e trasferire dentro di noi l’immagine di un ricordo.Io volevo fare questo, trovare uno stru-mento che mi permettesse di visualizzare concretamente la musica. E una sera nel lontano 1987 ho assistito per caso a Padova ad uno spettacolo dove venivano proiettate immagini dell’India in dissolvenza accom-pagnate da musica etnica orientale. La fusione delle immagini e la potenza della musica mi hanno fatto capire che quella doveva essere la strada da seguire. Da lì in poi c’era da capire solo come realizzare tecnicamente tutto questo.Roberto: Nei primi anni ’90 lavoravo in un Museo di Storia Naturale e mi interessavo della didattica per le scuole. Avevamo una fornitissima diateca e tra i materiali dispo-nibili c’era una centralina SNF con due diaproiettori e così ho realizzato i primi “dia-documentari” sulla natura. In seguito giunse al Museo un depliant di un corso di Multivisione realizzato da una per me allora sconosciuta A.I.D.A.M.A. … vi partecipai e presi il “virus”. Da allora la multivisione è entrata a far parte della mia vita.

Oltre al reportage di viaggio, quali sono i settori che meglio si prestano a realizzare multivisioni?Francesco: Il reportage di viaggio è sem-pre stato il punto di partenza. La multivisio-ne ha da sempre trovato terreno fertile negli ambienti fotografici, dove la fotografia di viaggio era un ottimo substrato. Inoltre era il modo migliore e indolore, grazie alle dis-solvenze e all’accompagnamento musicale, per far vedere le innumerevoli immagini scattate in luoghi lontani e sconosciuti. Ma dopo questo primo passaggio si sco-

prono mondi straordinari di applicazione di questo potente mezzo emozionale. Innanzi tutto l’interazione con altre forme d’arte come il teatro, la danza, la musica dal vivo etc. La multivisione in questi casi non solo ha la capacità di relazionarsi con ciò che avviene in scena, ma rafforza, crea sceno-grafie impensabili, aggiunge il sogno ad una realtà o finzione che vive sul palco e crea un’anima visiva allo spettacolo. Altra applicazione è quella di dipingere con le immagini le strutture architettoniche di un luogo. In questo caso si abbandona la struttura predefinita dello schermo e si uti-lizza come fondale direttamente la facciata di un palazzo, di una vecchia villa, di una chiesa, di un castello etc. La proiezione di immagini giganti rende ancora più spettaco-lare l’evento. I musei possono trovare nella multivisione un momento di grande impatto emozionale. Esperienze di installazioni rea-lizzate in alcuni musei hanno permesso di far vivere al visitatore un momento diverso da quello che la visita itinerante gli ha dato: il racconto onirico della stessa mostra nella sua globalità come momento di riflessione. Nella mia esperienza ritengo che la multi-visione può essere utilizzata anche come apertura di convegni culturali, sociali, etc. La proiezione introduce l’argomento da trattare, presentando in forma poetica e emozionale ciò che verrà trattato in seguito dai relatori e ponendo il pubblico in uno stato d’animo di ascolto e conoscenza.Farei un distinguo per le presentazioni aziendali e commerciali: solitamente il lin-guaggio visivo commerciale è prettamente legato al video e alla televisione con ritmi e tempi più frenetici, mentre la filosofia mul-tivisiva induce alla riflessione, al ricordo, ad

un pensiero più interiore. Salvo casi parti-colari, a mio avviso la multivisione poco si addice al settore commerciale. Roberto: Io la vedo un po’ diversamente. Con il passare degli anni mi rendo sempre più conto che non c‘è soggetto che non possa essere trattato con la multivisione. Il limite può stare solo nell’autore. La storia della multivisione nel mondo è piena di esempi di prodotti aziendali (auto, profumi, ecc.), spettacoli di danza, teatro, musica dal vivo, promozioni turistiche di prodotti e territori, rievocazioni storiche, in cui il linguaggio delle immagini e della musica è talmente potente ed universale da comuni-care emozioni su ogni soggetto.

Chi sono i vostri committenti?Francesco: Potrebbero non esserci limiti. È chiaro però che l’ambito naturale è quello culturale, un ambiente dove il pensiero e la comunicazione svolgono un ruolo profon-do e direi anche artistico. Del resto in una forma di espressione come la multivisione, che punta all’esaltazione della fotografia e della musica, o si colpisce al cuore solleci-tando emozioni o viene disattesa la finalità della stessa multivisione. Ecco quindi che le maggiori richieste ci vengono dalle istitu-zioni per i loro progetti culturali, dai musei, dalle compagnie di danza e teatro, dai grup-pi musicali, dalle agenzie di viaggio.Da non dimenticare inoltre che la multivi-sione può essere una forma di spettacolo a sè. Da sempre vengono organizzate rasse-gne e festival in cui la multivisione aggrega pubblico nei teatri offrendo spettacoli con programmi multivisivi di vario genere. In questo caso i committenti sono i comuni o gli sponsor privati che aiutano le manifesta-

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zioni con i contributi necessari a sostenere le spese di attuazione.Roberto: Forse anche per il mio passato ed il mio background culturale, ho lavorato per parchi nazionali italiani ed esteri, comuni, Regione Piemonte e Regione Lazio, musei, associazioni culturali, viaggiatori, alpinisti.Come ha già detto Francesco, organizzia-mo assieme da anni festival della durata di più giorni, invitando autori provenienti da tutto il mondo, come Fantadia (sito internet www.fantadia.it) grande fucina di idee e importante momento di scambio culturale per gli autori, o come il festival “Incontro con la multivisione” di Bra, giunto ormai alla ottava edizione. Altri importanti festival sono “Trieste incontra la multivisione” (www.multivisioni.it), “Painting with light” a Coldrano (www.multivisione.com), il “Diafestival di Meldola” (www.altocontrasto.com), solo per citarne alcuni. Per i comuni che voglio-no “provare” la multivisione siamo in grado di organizzare serate singole oppure “mini-rassegne”, abbinando mostre fotografi che, concerti, ecc.

Cosa fornite direttamente e cosa richiedete a livello di attrezzature/impianti in loco?Francesco: Per la realizzazione di uno spet-tacolo siamo praticamente autonomi, anche perché la strumentazione ci è necessaria per produrre i progetti. In casi particolari

si ricerca la collaborazione di altri autori conosciuti, dove è pregnante l’idea di con-divisione.Nei casi in cui la multivisione deve rimane-re in loco per molto tempo, come i musei, forniamo i consigli e la consulenza adeguata per l’acquisto del materiale idoneo.Roberto: Quando un committente mi fa questa domanda io rispondo sempre: “da-temi una presa di corrente stabile, un locale oscurato, una bottiglia di vino, un piatto di pasta, una fetta di salame e al resto penso tutto io”. Naturalmente questo vale per le classiche proiezioni su schermo; per quanto riguarda invece le grandi installazioni sulle strutture architettoniche si deve valutare caso per caso.

Realizzare una multivisione partendo da immagini che non siano state pensate appositamente, limita molto il risultato?Francesco: Io non sono un fotografo e quindi mi trovo costantemente di fronte a questo problema. È chiaro che dopo aver fatto uno story-board virtuale e disegnando le scene che vorrei avere per realizzare un progetto la cosa più semplice è quella di fare le foto in base a ciò che ho pensato. Ma la maggior parte delle volte ci si trova di fronte alle foto e da lì deve nascere qual-cosa; penso che in questo caso la mente abbia più difficoltà nel creare, ma è anche vero che è più sollecitata a trovare soluzioni

creative e dunque è possibile che qualcosa di nuovo e più affascinante possa venire fuori. L’importante è utilizzare l’immagine come strumento e non per la sua bellezza in sè; a volte ci si dimentica che le foto in una multivisione sono raggi di una ruota e quello che ci serve è la ruota.Roberto: Questa è veramente una bella domanda… per rispondere posso raccontare un aneddoto. Il primo lavoro realizzato per il tour operator Il Tucano Viaggi fu una multivisione sul Perù, realizzata partendo dal loro archivio fotografi co. Le immagini realizzate da parecchi fotografi , per quanto singolarmente anche belle, erano molto diverse tra di loro, per luce, inquadratura “taglio fotografi co”: perfettamente adatte a un catalogo, a una mostra, ma molto diffi cili da legare tra di loro in modo armonioso… una delle caratteristiche fondamentali della multivisione. Il lavoro ebbe successo, ma quando si trattò di realizzare il secondo lavoro sul Mali, chiesi loro di poter parlare con il fotografo che avrebbe scattato le immagini per spie-gargli la mia necessità di “sequenze”, di foto di particolari di per sè insignifi canti, ma utilissimi quando si deve realizzare una multivisione. “Perché non ci vai tu?” mi chiesero. Detto fatto; andai in Mali, scattai una cinquantina di rulli, mi portai dietro un Minidisc per registrare i suoni e la multivi-sione ne trasse un enorme vantaggio.

Parco di San Giuliano Venezia: incontro dibattito sulle religioni.

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Anche per l’ultimo lavoro realizzato per il sistema museale Medaniene (Roma) è stata la stessa cosa. Nonostante mi fossero state fornite migliaia di immagini, dopo averle vagliate attentamente sono andato nei musei e per tre giorni ho fatto fotografi e “ad hoc”, “pensate per” e ciò ha migliorato molto il lavoro. Per riassumere credo che la multivisione non sia fatta solo di “belle parole (le singole immagini)”, ma di frasi, in cui tutti gli ele-menti, un articolo, un aggettivo, un avver-bio, concorrono tutti al risultato fi nale.

Il risultato espressivo non è mai indipen-dente dal mezzo. Dove si pone il confine tra arte e tecnica, dove sono i limiti attuali? Francesco: La tecnica è una cosa affasci-nante che a volte, per quanto mi riguarda, spaventa per la sua complessità. Ma se della tecnica si sa cogliere tutto ciò che allarga gli orizzonti della creatività ben venga. Con il digitale l’espressione artistica può solo migliorare; prima utilizzavo 12 dia-proiettori per fare i lavori in schermo pa-noramico e comporre le immagini era una fatica enorme: abbinare i colori, i soggetti, le forme. Ora le cose sono in apparenza più semplici, si aprono nuove frontiere, impensabili con i mezzi precedenti, ed è molto affascinante sperimentare nuove stra-de. Quindi penso che la tecnica al servizio dell’arte sia fondamentale, l’importante è

che non sia il contrario. Pensare di risolvere con la tecnica un proprio disagio creativo è contro ogni principio artistico.Roberto: Sono d’accordo, il digitale è stato un grande passo avanti. Molte volte, lavorando con i proiettori di diapositive ti venivano in mente idee grafi che, composi-tive, ma al solo pensiero della complessità per realizzarle, spesso lasciavi perdere. Ora il digitale ti permette veramente di sognare e, se sai utilizzare il mezzo, di realizzare tut-to ciò che la tua fantasia ha prodotto. Certo, i vari software (soprattutto quelli professio-nali) e Photoshop, non fanno nulla da soli… e meno male!

Nella vostra collaborazione, è facile intendersi per realizzare uno spettacolo? Quanto lavoro viene svolto materialmente insieme e quanto separatamente?Francesco: Direi che è un piacere! Ritengo che il principio di ogni collaborazione sia il rispetto dell’altro. Abbiamo prodotto insieme molti lavori in estrema tranquillità, scambiandoci idee ed esperienze. Del resto ognuno di noi ha competenze, vissuto e conoscenze diverse; mettere a disposizione dell’altro tutto questo non può che arricchi-re ciò che stiamo creando. Certo non è una passeggiata romantica, anzi è un percorso in salita, questo anche per il rispetto della personalità altrui, ma quando si ha capacità di ascoltare l’altro tutto si risolve.

La produzione di un lavoro, tranne alcuni aspetti pratici che possono abbreviare i tempi, viene concepita e partorita insieme e non ci alziamo dalla sedia se nel nostro viso non c’è un sorriso di grande soddisfazione.Roberto: Ci è capitato più volte di lavorare assieme su progetti più o meno complessi e per quanto sia diffi cile mettere assieme due “teste pensanti”, quando ci siamo riusciti il risultato fi nale ne ha tratto vantaggio. Siamo tutti e due piuttosto pignoli e a volte abbiamo discusso per un giorno intero su un passaggio di 10 secondi, fatto e rifatto cento volte. Credo che se ognuno avesse lavorato da solo avrebbe detto “va bene così”, mentre lo stimolo dell’altra persona accanto non te lo permette. Ci sono dei problemi “tecnici”: Francesco fuma molto e io no, io alle 11 di sera non capisco più niente mentre lui è a quell’ora che comincia a “carburare”, ma li abbiamo sempre risolti nel rispetto reciproco.A volte ci siamo divisi la parte del lavoro prettamente tecnica, come le scansioni delle immagini, o una prima ricerca dei brani mu-sicali da utilizzare, ma la costruzione vera e propria la facciamo assieme.

Inserite anche filmati nelle vostre proie-zioni?Francesco: Personalmente penso che il video sia una forma di espressione artistica diversa dalla multivisione, che richiede co-

“COMOEDIA, in una selva oscura”.

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Fermo immagine della multivisione “Aves” su schermo in formato pano-ramico. Tecnica: 12 proiet-tori, schermo panoramico, 5 minuti. Digitale, schermo panoramico, 5 minuti

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Schermo panoramico di un programma de-dicato alla danza.

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“COMOEDIA, in una selva oscura”.

“Arte in Bra”. Spettacolo sull’arte braidese in collaborazione con Il Parallelo multivisioni di Padova, proiettato du-rante la manifestazione “Cheese 2005” per conto del Comune di Bra.Tecnica: 26 proiettori, 16 fari sulle strutture architettoniche della piazza centrale di Bra.

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Spettacolo di Danza “Controra” allestito al Teatro Nuovo di Torino, per la Compagnia Offi cina Danza e le coreo-grafi e di Laura Pulin. Il Parallelo Multivisioni. Tecnica: 8 proiettori su schermo e su tulle semitrasparente

noscenze ed esperienze profonde. La grande forza della multivisione sta nella sovrapposi-zione dell’immagine, nella sincronizzazione con la musica, nel poter fare delle sequenze che si sposino perfettamente nel colore e nelle forme, nel fermare l’immagine per far rifl ettere e nel cambiarla velocemente per sintetizzare: tutto questo lo decidi secondo la tua sensibilità nel montaggio. Nel video le metodiche sono un po’ diverse e anche la fi losofi a di comunicazione è diffe-rente. Ritengo che la multivisione e il video, tranne casi specifi ci, abbiano una diffi cile convivenza ma tutto questo potrà essere di stimolo alla sperimentazione futura.Roberto: Qualche volta lo facciamo, anche se non è prettamente la nostra migliore arma. Crediamo di più nella potenza del-l’immagine fi ssa e nella suggestione creata dalle dissolvenze e dalla sincronia con la musica. La fotografi a è una astrazione, men-tre il video, con tutti i distinguo del caso, è più reale e dunque lascia meno spazio alla immaginazione.

E il suono? Come concorre al risultato fi nale?Francesco: La domanda dovrebbe essere piuttosto “.. e la fotografia è importante per il risultato finale?” La musica per me è la vita della multivisione. Forse esagero, ma una multivisione con immagini scadenti e con una musica straordinaria è più efficace di una multivisione con immagini straordi-narie e una musica inadeguata. La capacità

evocativa della musica è sicuramente più forte di quella dell’immagine. Ma non basta solo una bella colonna sonora, la musica va respirata, analizzata, interpretata: molti story board nascono dalla musica. La stessa scelta dell’immagine per una sequenza viene condizionata dalla musica: l’ascolto di un pianoforte riconduce a qualcosa di intimo e dunque le immagini saranno a campo stretto, legate ad un particolare, mentre il suono di un corno ci fa alzare immediatamente gli occhi per vedere lonta-no e le immagini saranno quindi con ampi orizzonti e cosi via.Molte volte, poiché la multivisione è di estrazione fotografica, la musica ha un ruolo secondario perché si crede nella necessità di esaltare la visione delle belle foto, e questo è l’errore più grande che si possa fare. Fermo restando che immagini straordinarie, musiche eccellenti ben abbinate al tema e un’idea geniale portano sicuramente ad ottimi risultati.Roberto: La prima cosa che facciamo quan-do iniziamo a realizzare una multivisione è pensare alla colonna sonora. Sottolineo questa parola “colonna” perché è quella che sostiene tutto l’edifi cio. È la musica che crea l’atmosfera, che conduce la sequenza delle immagini. Anche qui posso raccontare un aneddoto relativo al lavoro “Parchi senza Frontiere” realizzato per il Parc National du Mercantour e il Parco Naturale Alpi Marittime; dopo una prima riunione per di-scutere gli obiettivi dell’opera, gli elementi

da mettere in risalto, ecc. avevo una quindi-cina di giorni per proporre lo story board al-l’approvazione dei due parchi. Quando sono andato a Nizza per presentarlo ho aperto il Mac portatile e ho fatto ascoltare la bozza della colonna sonora, spiegando brano per brano quali immagini (senza farle vedere) avrei abbinato.

La multivisione digitale è matura e consi-gliabile?Francesco: Penso di sì, Roberto ne sa sicuramente più di me. Io dico solo che dal punto di vista pratico ha agevolato molto il nostro lavoro. Dal punto di vista estetico o di visione, anche se c’è ancora chi ha nostalgia della diapositiva, la qualità è buona, e da qui in avanti andrà ancora meglio; un notevole vantaggio è la forte luminosità che permette di lavorare con le luci in teatro senza costrin-gere chi è in scena a stare quasi al buio. Roberto: Assolutamente sì, e i miglio-ramenti in questo campo sono continui. Pensiamo solamente ai videoproiettori: la qualità dell’immagine ha fatto enormi passi avanti negli ultimi 5 anni. Per non parlare delle prestazioni dei computer, delle schede grafi che, ecc.

L’approccio digitale può trarre vantaggio da precedenti esperienze con le diapositi-ve?Francesco: L’aver realizzato tante serate con le diapositive ci ha fatto capire l’effi-cacia del risultato derivata dalla filosofia

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multivisiva; era la magia delle immagini con il suono, era l’unicità della comunica-zione, era l’apparire e lo scomparire delle immagini, la morbidezza della dissolvenza, l’utilizzo degli spazi. Ora con il digitale tutto questo non va dimenticato, anzi può essere ancora più esaltato sperimentando nuove frontiere, ma per favore teniamoci stretta quella esperienza e quel modo di fare multivisione che ci ha donato tante soddi-sfazioni e per il quale ci siamo sentiti dire spesso: “che bella emozione!” Roberto: Sono d’accordo, perché il lin-guaggio è quello. Chi ha usato in passato 4, 6 o 12 proiettori sa bene cosa vuol dire “ter-za immagine” e soprattutto era ben cosciente del fatto che le sue armi erano “solamente” l’accurata accensione e lo spegnimento di una lampadina e con quelle legna doveva fare il fuoco! Chi già riusciva in questo, può solo trarre enormi vantaggi dal digitale.Spesso chi non ha questo background crede di supplire alla mancanza di idee e di sen-sibilità con gli effetti speciali, molto spesso fi ni a se stessi. E allora ecco le immagini che roteano per lo schermo, effetti di dissolven-za a go-go, senza alcuna cura per la regia, per il posizionamento dell’immagine, per la sincronia con la musica.

Che tipo di investimento occorre per parti-re seriamente? È alla portata del fotoama-tore o del circolo fotografico? Roberto: Dipende da che cosa si intende

per “seriamente”. Per fare una multivisione servono essenzialmente un computer ab-bastanza potente, un software più o meno professionale, uno o più videoproiettori (an-che se questi ultimi non sono necessari per produrre il lavoro). Aggiungerei un monitor di buona qualità ed una sonda per calibrar-lo… e naturalmente le immagini, la musica e la creatività. Soprattutto quest’ultima non si può comperare!

Quali sono i prodotti migliori? Nella spesa, quanto incide l’hardware e quanto il software?Roberto: I software si possono dividere a mio parere in tre gruppi: amatoriali, semi professionali, professionali.Tra i primi citerei Pictures to Exe e Proshow Gold, semplici, poco costosi, non necessitano di macchine altamente perfor-manti, sono forniti di molti effetti preconfe-zionati (non so se metterlo tra i pregi o tra i difetti, dipende da come sono usati).Semi professionali sono le versioni meno avanzate di m.Obiects (plus) e di Wings Platinum (Starter, Advanced).Con il temine professionale mi riferisco ad un software “no limits” che permetta di fare qualsiasi cosa ti venga in mente come la proiezione multischermo, la possibilità di pilotare luci, altri dispositivi. Sono le versioni Pro di m.Obiects, le Versioni Pro e Multidisplay di Wings Platinum e infi ne Dataton Watchout, pensato

essenzialmente per la proiezione multi-schermo.Se per il primo livello l’investimento è di poche decine di euro, per i secondi le cifre aumentano (da 300 a 850 euro) fi no a superare i 1200 euro per la versione Pro di Wings. Investimenti importanti, relegati quindi all’ambito prettamente professionale, richiedono infi ne le versioni multidisplay di Wings e Dataton Watchout.Per quanto riguarda l’hardware, come ho già detto, è necessario un computer di ulti-ma generazione, con processori dual core, schede grafi che di alto livello, hard-disk veloci e capienti, ma oggi questo non è più un grande problema. Il videoproiettore è un tasto dolente: è l’elemento che può fare ve-ramente la differenza e i modelli che danno ottimi risultati in ogni condizione di luce sono ancora piuttosto costosi. La tecnologia in questo campo è ancora molto in evoluzio-ne ed i prezzi non potranno che scendere e la qualità aumentare.La spesa indicativa per un PC può variare dai 1000 ai 1800 euro, mentre per il vi-deoproiettore è diffi cile indicare dei valori essendo molteplici le variabili in gioco (luminosità, defi nizione, tecnologia, ecc.) Sicuramente i fotografi che non sono di-sposti a proiettare le loro immagini in modo scadente si preparino a sborsare cifre abba-stanza considerevoli.

Dario Bonazza

Convention per Logos formazione e servizi: Stazione Aereonavali di VeneziaConvention per Logos formazione e servizi:

Riferimenti uti l iFrancesco Lopergolo - Il parallelo multivisioni: via A. da Bassano 8, 35135 Padova. Tel. 049 [email protected] - www.fantadia.it

Roberto Tibaldi - Studio fotografi co Immaginare: via V. Emanuele 61, 12042 Bra (CN). Tel 0172412950. www.immaginare.it - [email protected]

“A Immagine e somiglianza, Marc Chagall, una pittura di carne e ali”, commissionato dall’Associazione culturale L’Atrio dei Gentili. Spettacolo culturale sul messaggio biblico di Marc Chagall, con danza, e attori recitanti dal vivo. Attraverso cinque schermi, la multivisione avvolge lo spettatore e lo fa entrare nell’affascinante mondo di Marc Chagall (1887-1985) e dei suoi grandi quadri ospi-tati al “Musée du Message Biblique” di Nizza. Multivisione di Roberto Tibaldi. Tecnica: 12 proiettori, 5 schermi