programma francesca zaccariotto venezia 2015

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COMUNE DI VENEZIA PROGRAMMA POLITICO AMMINISTRATIVO 2015 - 2020 PROGRAMMA DEL CANDIDATO SINDACO FRANCESCA ZACCARIOTTO ZACCARIOTTO SINDACO Civica 2015 ZANETTI

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Programma politico amministrativo 2015-2020 del candidato a sindaco di Venezia, Francesca Zaccariotto

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COMUNE DI VENEZIA

PROGRAMMA POLITICO AMMINISTRATIVO

2015 - 2020

PROGRAMMA

DEL CANDIDATO SINDACO

FRANCESCA ZACCARIOTTO

ZACCARIOTTOSINDACO

Civica2015

ZANETTI

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“Dalla parte dei Cittadini, della concretezza e dei risultati”

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Premessa

Il Partito Democratico e coloro che sono stati suoi alleati per quasi venticinque anni nel governo del Comune di Venezia stanno tentando di far cadere l’oblio su una gestione fallimentare che ha portato l'Ente sull’orlo del dissesto, ne ha svenduto il patrimonio, l’ha caricato di oneri per le future generazioni ed, infine, abbandonato la città al degrado, all’abusivismo e alla criminalità, compromettendone anche l’immagine a livello internazionale.

Non paghi dei danni causati si stanno presentando, tutti riuniti a pochi giorni dalla presentazione delle liste, per governare nuovamente, come se niente fosse, anzi proponendosi per una “rinascita” come se i danni causati fossero solo il frutto delle azioni di alcune persone e non di un “sistema” che ha pervaso ogni ganglio vitale della città.

Questa loro “nuova” proposta di governo si base su di un programma che non è altro che una ripetizione di cose già dette ad ogni elezione. Tante belle parole, tanti concetti “politicamente corretti”… ma manca la parte più importante, quella delle responsabilità e delle condizioni in cui è stato ridotto il Comune di Venezia.

La cosa colpisce perché solo chi non ha mai governato può formulare un programma fondato solo sul futuro.

Se uno ha già governato dovrebbe avere non solo il dovere ma anche l’orgoglio di redigere un “consuntivo” della sua azione di governo e se questo non avviene chiaramente può dipendere solo da una ragione: quella che il “consuntivo” è negativo, così negativo da costringerlo a riproporsi ai cittadini come una entità nuova priva di qualsiasi collegamento con la gestione passata.

Una sorta di “inganno comunicativo” che tende a fare ripartire tutto da zero e che non depone a favore di chi lo propone perché dimostra che non vi è alcun senso di responsabilità, nessuna capacità di autocritica.

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Il programma diventa così un mero adempimento burocratico l’elencazione dei “faremo”, tanti obiettivi ma nessuna indicazione del “da dove si parte”, “dove si vuole arrivare”, “perché”, “con quali risorse”, in “quanto tempo”.

Queste omissioni sono la prova provata che non basta candidarsi rivendicando, a parole, “onestà e trasparenza” (prerequisiti e precondizioni di ogni amministratore e di ogni amministrazione pubblica) ma rendendo tali concetti entità tangibili.

“L’onestà e la trasparenza” la si manifesta, in concreto, partendo da un esplicito riconoscimento di avere fallito, di non avere avuto la “capacità” di amministrare il Comune, di avere causato danni rilevanti alla città.

Chi ha determinato il problema non è credibile nel proporre soluzioni.

Onestà e… capacità

Si parla sempre di “onestà”. Un requisito fondamentale che, però, in quanto tale devono possedere tutti gli amministratori pubblici e che tutti hanno, fino a prova contraria.

Ciò che, invece, si omette sempre di accertare o comunque di documentare è se, oltre che onesti, gli amministratori che si ripropongono (o i nuovi candidati amministratori) sono anche (stati) “capaci”.

Una caratteristica/qualità delle persone non marginale, ma centrale, in quanto riguarda chi si candida a dirigere un “azienda”, a gestire “risorse” altrui e nel caso specifico “risorse della comunità”.

Come si accerta la “capacità”?

Posto che chi candida le persone nella stragrande maggioranza è un partito che si propone di governare o chiede di rappresentare la continuità di

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governo dovrebbe spettare a quest’ultimo l’onere di documentare la “capacità” dei suoi candidati.

Laddove il “candidato” non ha un “curriculum” non ha mai amministrato, laddove viene presentato come persona sulla quale riporre la “fiducia” chi se ne fa garante è il proponente e non si può sottacere che nel caso specifico oggi il principale proponente è il PD, il partito che ha amministrato ininterrottamente la città negli ultimi 25 anni portandola al fallimento, al degrado, all’illegalità diffusa, a servizi scadenti a tasse locali che sono le più alte rispetto quelli di altri comuni del territorio.

Un “garante” non proprio affidabile.

Venezia è una città unica per ricchezze, per patrimonio, per infrastrutture, con un economia che solo dal turismo potrebbe ricavare di che vivere e crescere ma che nonostante queste condizioni di favore è stata piegata da un susseguirsi di amministrazioni che hanno praticato una politica della “spesa” finalizzata al “consenso” e una gestione statica, quasi simile a quella di un latifondista.

Una politica costruita su una “ragnatela” di poteri e relazioni che sono via via diventate un vero e proprio “sistema” autoreferenziale alimentato da un insieme di risorse apparentemente inesauribili.

Un sistema che andava bene a molti e che alla lunga aveva, di fatto, anche “assorbito” chi avrebbe dovuto fare opposizione.

Tutto questo mondo è andato in crisi per due fattori:

I. La crisi economica che ha portato ad una diminuzione dei trasferimenti, delle risorse disponibili.

II. L’evento traumatico della caduta della Giunta Orsoni che impedendo l’ennesima “svendita”, quella del Casinò, ha portato a galla la “voragine” dei debiti e i deficit di bilancio la cui gravità era stata negata sino all’ultimo dall’ esecutivo decaduto e che nemmeno la

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gestione “commissariale” durata un anno è riuscita a risolvere al punto da non arrivare nemmeno ad approvare il bilancio di previsione dell’esercizio finanziario 2015.

Una politica scellerata fatta di continue svendite decise senza alcuna programmazione per “coprire” le conseguenza negative della gestione che nel solo anno 2013 portò a vendere l’intera partecipazione del Comune in una delle imprese più prospere, l’aeroporto, con un danno di quasi 50 milioni di euro.

Questo il partito che oggi dice: “siamo qui per una nuova primavera di Venezia. Per dare trasparenza, legalità, buona amministrazione”, salvo dimenticarsi di dire che la non legalità la non trasparenza, la non buona amministrazione era la loro, che sono stati parte di un sistema che fortemente pregiudicato l’immagine della città anche a livello internazionale.

Venezia Domani, Civica 2015 e Fratelli d’Italia, nel proporsi alla guida della città hanno fatto, per quanto possibile, così come molti cittadini, una analisi della situazione ed oggi ritengono di avere una proposta seria, oggettiva, responsabile e realizzabile, che può permettere alla città di uscire dalla “palude” in cui la sinistra l’ha portata.

Oggi crediamo che per i Cittadini sia giunta l’ora di porre l’attenzione sulla qualità che nessun programma menziona: la “capacità di amministrare”.

La “capacità” non è una qualità che si improvvisa e non viene nemmeno “attribuita” a seguito del voto. Non è patrimonio di un partito ma delle persone e la misura di questa capacità può essere rilevata solo attraverso un “curriculum” che documenti ciò che uno ha fatto prima ancora di ciò che dice.

Per questo ci permettiamo di richiamare l’attenzione dei Cittadini su questo fattore che solo può dare la prova se “l’azienda Comune” potrà finire in buone mani, nell’interesse della comunità o ricadere nelle “mani” del partito che ha causato lo sfacelo e che oggi si ri-propone

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“mimetizzato” dietro ad “apprendisti” amministratori ma tutti “ferreamente” controllati dato che si candidano ma solo perché preventivamente hanno accettato di portare avanti il programma del Partito Democratico.

In altre parole gattopardescamente stanno applicando la regola del “bisogna che tutto cambi perché nulla cambi”.

Ai cittadini diciamo che la situazione è grave, ma recuperabile, ad una sola condizione: o si amministra bene e da subito, oppure l’alternativa sarà di

“lacrime e sangue” come già anticipato dal Commissario Straordinario che per un anno ha amministrato il Comune.

L’amministrazione e la politica

Può sembrare errata questa distinzione se si pensa che il termine “politica” deriva dal greco “polis = città” e che la politica dovrebbe essere la “capacità di amministrare la città”.

Non è così.

Oggi serve fare una netta distinzione perché un conto è “amministrare” un azienda come il Municipio con tutti i suoi servizi altro è fare “politica” intesa come scelte di grande importanza per lo sviluppo di una realtà complessa con trattative ad ogni livello istituzionale.

Venezia sta transitando dal ruolo di Città a quello di Città Metropolitana e questo diverso ruolo la pone come “guida Politica” di un ampio territorio dalle potenzialità enormi, sempre che sappia coglierle, coltivarle e portarle a risultato, anche perché ad oggi le città metropolitane sono nate ma stanno già morendo come vecchie province.

Diverso è invece “amministrare” un Comune. Significa gestire in modo efficiente, efficace, oculato una molteplicità di materie che spesso non hanno nulla a che vedere le una con le altre, ma che richiedono una visione

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unitaria, globale e d’insieme del presente e soprattutto del futuro che non è solo quello immediato ma anche quello di medio e lungo periodo, con capacità di adattamento e flessibilità, rispetto ai rapidi mutamenti dell’economia, che determina lo sviluppo e quindi lavoro e ricchezza.

Perché la pubblica amministrazione, in questo scenario, è il soggetto che deve essere in grado di anticipare i bisogni, di accompagnare la società e nello stesso tempo creare condizioni per fare impresa.

Un insieme di relazioni virtuose che si può concretizzare solo se nello stesso tempo ogni struttura, ogni servizio, ogni ufficio hanno ben chiaro il ruolo da svolgere e vengono guidati per svolgerlo secondo principi di flessibilità, economicità, efficienza ed efficacia.

Programma: finalità e contenuti

Il “programma” è un documento che allo stesso tempo è adempimento di un obbligo di legge, dato che ogni candidato Sindaco deve depositarlo unitamente alla Sua candidatura, ma anche primo supporto della valutazione in termini di credibilità di ciò che si propone e delle capacità di guidare la complessa “azienda” Comune, di definire le “politiche” di crescita e sviluppo di un territorio.

Nei programmi di solito vengono inserite tante belle frasi, tanti bei propositi e poi anche lunghe elencazioni di interventi di scelte di la da venire, in molti casi arrivando anche a indicare i tempi esatti entro cui certe attività o azioni devono essere compiute.

Tutto questo dettaglio non da dimostrazione della capacità di amministrare ma, all’opposto, della capacità di scrivere ed elencare, di proporre “libri dei sogni” perché i programmi raramente partono da una analisi della situazione, dello stato di fatto, da una preventiva analisi e capacità di “valorizzazione” delle risorse disponibili (umane, strumentali,

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economiche), da una “conoscenza” di tempi, procedure e di molte altre variabili che si inseriscono in qualsiasi procedimento.

E la dimostrazione che si tratta solo di vuote petizioni di principio, è data dalla lettura dei “programmi” depositati 5, 10, 15 anni fa.

Contengono le stesse cose, le stesse promesse, gli stessi impegni a dimostrazione che questi programmi vengono redatti solo per poter dire alla categoria X o all’associazione Y: “guarda a pag. B troverai che abbiamo inserito ciò che vorresti fosse realizzato”.

Un esempio per tutti. La giunta Orsoni aveva promesso di realizzare 5000 nuovi alloggi. Realizzati: 32.

Per questo anticipiamo che il nostro programma non scenderà nel dettaglio delle azioni ma delineerà le linee politiche di mandato, perché molte, molte, richieste provenienti da cittadini, associazioni e categorie non sono altro che azioni e interventi che rientrano nella ordinarietà delle attività di un Comune che per concretizzarsi o migliorare richiedono solo una gestione più oculata, efficiente, efficace.

100 giorni

I danni economici e d’immagine causati al Comune dalle passate amministrazioni impongono, peraltro, da subito, l’assunzione di alcuni impegni e risultati che riteniamo fondamentali per ricostituire un rapporto di fiducia con i cittadini.

Il comune – amministrazione nasce perché deve perseguire un fine: “dare servizi” e per questo viene dotato di “mezzi e risorse” pagate dai cittadini.

Quando queste risorse vengono utilizzate in modo distorto e non oculato, quando il cittadino viene vessato da procedure e da interpretazioni che ne

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pregiudicano i diritti allora vuole dire che l’Ente viene meno alla ragione per cui è nato.

Noi abbiamo individuato sei temi che hanno dimostrato il mancato rispetto di questo patto che dovrebbe stare alla base di un corretto rapporto Comune – Cittadini e ci impegniamo a trattarle e risolverle nei primi 100 giorni del mandato.

BILANCIO

Avvio del processo di analisi, “due diligence”, mirata a portare in evidenza ogni situazione debitoria/creditoria al fine per poi passare alla fase di riorganizzazione, eliminazione delle spese non giustificate e comprimibili, senza compromettere i servizi a partire da quelli legati al sociale.

Ad oggi risulta, ma non c’è certezza, un debito consolidato (Comune più partecipate) di circa 650 milioni di Euro e un deficit di gestione, per l’anno 2015, pari a circa 70 milioni di euro.

Azione di emersione, risanamento, rilancio e soprattutto di revisione della spesa necessaria per evitare aumenti di tasse e tributi (tra cui quelli già decisi dal Commissario che noi revocheremo come l’aumento del costo della sosta).

In particolare un’ aggressione del debito finalizzata a un riequlibrio della disastrata situazione di bilancio verrà attuata attraverso le seguenti azioni:

I. Derivati: oggi il Comune si trova ad essere gravato da tre “derivati” che impediscono la rinegoziazione del debito. L’esborso per le casse del Comune in termini di interessi è pari a circa 33 milioni/anno, che gravano sulla spesa corrente. L’uscita da uno dei derivati (l’unico che non comporta sanzioni) permetterebbe poi di rinegoziare gli altri due comportando una

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significativa riduzione del debito con un risparmio in termini di interessi e, nell’immediato, una sospensione degli stessi, per l’anno successivo, in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente.

II. “Patrimonio infruttifero”: avvio procedure di alienazione per recuperare parte del debito del Comune che ad oggi ammonta a 340 milioni di Euro;

III.“Snellimento immediato procedure autorizzatorie; ad oggi le entrate derivanti da autorizzazioni edilizie sono sostanzialmente bloccate per l’aggravarsi dei tempi di rilascio delle stesse. Rapida ricognizione delle pratiche giacenti e priorita’ di esame e rilascio con entrate certe.

DEGRADO E SICUREZZA

Immediato (entro trenta giorni) avvio delle prime azioni mirate a contrastare il degrado e l’illegalità/l’abusivismo/l’accattonaggio.

Entro i successivi 70 giorni definizione di un piano operativo da redigersi di concerto con la Polizia Municipale con il settore lavori pubblici e le municipalità di contrasto e repressione, permanente di tali fenomeni.

PATRIMONIO PUBBLICO - CASA

Patrimonio pubblico e casa sono due facce della stessa medaglia. Rendere trasparente la consistenza del patrimonio può permettere di risolvere molte situazioni di emergenza abitativa e anche una corretta pianificazione del problema casa in particolare nel centro storico.

Entro 100 giorni verrà avviata la revisione delle norme regolamentari al fine di renderle trasparenti e rigorose nella assegnazione agli aventi diritto.

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TASSE

Restituzione dei soldi indebitamente percepiti da Veritas S.p.a quale IVA non dovuta sulla TIA (circa 6 milioni di euro).

Un corretto rapporto cittadini/istituzioni passa dal rispetto delle leggi, innanzitutto da parte di chi le applica.

Il Comune quale socio maggioritario che esercita il “controllo analogo” sulla società Veritas S.p.a ha il dovere di non “lucrare” sui proventi da tariffa per servizi quali acqua, rifiuti e fognatura.

Noi ci impegniamo affinché il Comune entro 100 giorni porti all’assemblea della società la richiesta di restituzione a tutti i cittadini dell’IVA indebitamente riscossa impegnando, al contempo, la Società a promuovere le azioni per il recupero delle somme non dovute e versate allo Stato.

Addizionale del 5% sull’asporto rifiuti.

Veritas S.p.a riscuote un addizionale del 5% per conto del Comune e della Provincia sulla T.I.A che ad oggi vengono trattenute dalla società. L’impegno è di portare entro i primi cento giorni nell’assemblea della società la proposta che tali somme vengano nell’arco di trenta giorni dalla riscossione trasferite nella tesoreria del Comune.

DIRITTI

L’amministrazione pubblica rappresenta i cittadini che devono essere garantiti nel rispetto dei loro diritti, in quanto fondamento della democrazia.

Per questo l’amministrazione si impegna a dare parere favorevole alla richiesta formulata da oltre 9.000 cittadini per la consultazione

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referendaria relativa alla proposta di separazione del Comune di Venezia in due Comuni autonomi. Venezia e Mestre.

A seguire verrà chiesto direttamente alla Regione di ammettere la consultazione entro la prima data utile in base alla normativa vigente.

PREMI E ROTAZIONE DEGLI INCARICHI

Immediata revisione del sistema premiale della dirigenza e dei quadri del Comune, vincolandolo all’effettivo raggiungimento di risultati di semplificazione burocratica/procedimentale, razionalizzazione degli uffici, valutazioni di efficienza, efficacia ed economicità di conduzione e gestione delle strutture affidate delle risorse umane e strumentali.

Non entreremo in Comune portando “consulenti o esperti” esterni, come si propongono altri candidati, in quanto riteniamo che il Comune abbia risorse professionali adeguate, che serva solo utilizzarle nel modo dovuto.

L’esperienza fatta in Provincia ha dimostrato che la “macchina burocratica” sa dare il meglio di se e anche di auto registrarsi in presenza di un vertice che sa governare e dare precisi indirizzi operativi.

Parallelamente verrà pianificato e avviato un sistema di “rotazione” periodica della dirigenza e dei quadri per rimuovere ogni possibile “incrostazione” e/o “rendite di posizione” determinate dalla staticità dei ruoli.

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Sei azioni per dire ad ogni Cittadino che l’ente verrà guidato non solo in modo da puntare all’efficienza, efficacia e all’oculata gestione ma anche nel quotidiano rispetto di ogni diritto dei cittadini.

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Legalità, trasparenza e partecipazione

L'idea di legalità viene spesso rivendicata dalla sinistra che la ripropone anche oggi come una sorta di panacea (postuma) di ogni male.

Quanto emerso in materia di debiti e dissesto ci consegna una immagine di legalità formale più che sostanziale.

Basti pensare ai bilanci dell’Ente. Per legge bisognerebbe assicurare sempre il pareggio di Bilancio, la preventiva copertura di ogni spesa. Nei fatti questi principi sono stati completamente disattesi.

E che dire della “trasparenza”? Richiamata sempre come un obiettivo da raggiungere, è obbligatoria per legge, da oltre 20 anni.

Una trasparenza costantemente dichiarata, ma mai praticata. Si pensi a quanto accaduto per le progettazioni strategiche, per la pianificazione urbanistica territoriale e per i piani paesaggistici, che mai sono stati il frutto di una vera partecipazione dal basso e di un reale confronto con le categorie economiche e i cittadini in genere.

“Trasparenza” che va intesa non solo come mero accesso ad un atto, ma come “leggibilità” dello stesso. Semplificazione e non “aggravamento” dei procedimenti.

“Trasparenza” è la faccia di una medaglia che ha, nel verso opposto, la “partecipazione”.

Partecipazione come “coinvolgimento” dei cittadini, delle categorie e delle associazioni nelle scelte che riguardano tutti, ma nello stesso tempo, trasparenza e partecipazione, servono a permettere un corretto esplicarsi del potere decisionale.

“Ti informo di tutto, in maniera chiara, puoi partecipare attivamente, ma poi spetta al governo della città decidere facendo sintesi dei vari bisogni,

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delle varie istanze”, tenendo sempre presente che in qualsiasi contesto sociale l’interesse particolare si deve piegare di fronte all’interesse generale riducendo al minimo le penalizzazioni del singolo.

Cosa troviamo

Nel proporci per il governo della città noi oggi troviamo una Comune formalmente trasparente ma nei fatti in gran parte “inaccessibile” a cittadini e categorie.

Troviamo un sistema burocratico nel quale un numero rilevante di uffici, la suddivisione delle competenze, l’articolazione dei procedimenti e spesso anche gli atti che vengono formati danno conto di un mondo autoreferenziale che i cittadini si trovano più a dover subire in termini di tempi e di condizioni che di avere.

Oggi il Comune è un conglomerato di aziende e società che occupa una forza lavoro che si aggira intorno alle 3300 unità nell’Ente Comune e in circa 6000 unità nelle società partecipate in una sovrapposizione di competenze e funzioni che ne minano l’efficienza, l’efficacia e l’economicità di gestione.

Le nostre soluzioni

Il nostro primo obiettivo è la legalità intesa come pieno rispetto di tutte le norme che disciplinano l’agire della pubblica amministrazione non solo nei confronti dei Cittadini ma nei confronti di tutti.

È legalità intesa come “trasparenza e leggibilità” di ogni scelta, di ogni decisione da parte dei “cittadini” e degli organi di controllo finalizzata ad assicurare quell’ordinato equilibrio di rapporti tra amministratori e amministrati.

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È legalità intesa come “semplificazione” del quadro regolamentare, riduzione e certezza dei tempi per il rilascio delle pratiche.

Rendere realmente operativo lo Sportello Unico per le Attività Produttive, integrandolo con tutte le funzioni autorizzative e concessorie, diventa un dovere.

La complessità procedurale imposta senza necessità, costituisce indebita manifestazione di un potere che va ad “aggravare i procedimenti” a danno non solo dei cittadini ma anche dell’ente.

È legalità intesa come capacità di riadattamento continuo, permanente, della macchina burocratica che deve sempre avere come obiettivo i bisogni del cittadini.

Perché non è il Cittadino al servizio dell’Ente, ma l’Ente al servizio del cittadino.

Per rendere più chiari questi concetti di “legalità” e di “semplificazione” possiamo prendere a riferimento quanto fatto dalla Provincia di Venezia:

I. Tutela dei diritti di chiunque: abbiamo chiamato in “causa” lo Stato, la Regione Veneto e Veritas S.p.a per il recupero coattivo di ingenti crediti iscritti a bilancio da molti anni e che nessuno aveva mai pensato e provato a recuperare, tanto meno con azioni esecutive a norma di legge. Il mancato rispetto dei diritti della Provincia da parte di questi enti e società poteva portare a dei danni per i cittadini, posto che, in assenza di risorse, tutti gli enti trovano più facile fare “cassa” elevando tasse, imposte e tariffe. Facendo invece solo leva sulle norme la Provincia ha recuperato ciò che ai suoi cittadini spettava;

II. Tempi della burocrazia: forte riduzione dei tempi di pagamento delle imprese fornitrici di opere e servizi della Provincia, da circa 250 giorni a 20 giorni. Un azione concreta ed efficace perché in una situazione di crisi i

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pagamenti tempestivi permettono alle aziende di non ricorrere a prestiti, con aggravio di oneri;

III.Digitalizzazione e tracciabilità attraverso l’intera trasparenza del percorso di richiesta, di fatturazione, di pagamento con l’anagrafica del richiedente e di tutto il processo e il procedimento pubblicato Online;

IV.Pubblicizzazione dell’anagrafica reddituale degli eletti, farla conoscere, renderla evidente, diffonderla; utilizzare i social network e i portali con una comunicazione 2.0 a basso costo, ma di grande impatto. Una Newsletter periodica, non solo via Web, ma anche con foglio scritto che informi i cittadini in modo trasparente di ogni fatto, novità, variazione che riguardi gli amministratori eletti;

V. Protocollo per la trasparenze degli appalti, tra Prefettura, comuni capoluogo del Veneto, Ministero degli Interni e attraverso la partecipazione dei Sindaci del territorio, per monitorare e prevenire la corruzione nel rapporto fra pubblico e privato, siano essi appalti nel settore dell’edilizia o delle opere pubbliche, della gestione dei rifiuti o transazioni commerciali;

VI.Approvazione della carta di avviso pubblico, finalizzata alle buone prassi, ai comportamenti etici, ma anche a divieti e sanzioni per chi supera le indicazioni della legge.

Una città pulita, ordinata, sicura

Per rendere chiaro il nostro concetto di “decoro e sicurezza” e la profonda differenza con chi ha governato la città dobbiamo richiamare l’attenzione su come intenda questo tema il Partito Democratico.

Il PD parla del “tessuto commerciale di vicinato come importante presidio del territorio”, di “indagine sulle abitazioni per individuare gli alloggi usati

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come base di spaccio o per favorire la prostituzione e caso di sovraffollamento abitativo nelle proprietà pubbliche” e poi ancora di “sgomberare le strutture abbandonate” e “rafforzare le politiche sociali di strada per monitorare gli aspetti che incidono su disagio e sicurezza quali: accattonaggio molesto, teppismo e civiltà concentrati specificamente in alcune zone”.

Basta leggere i pochi passi sopra riportati per capire che la sinistra ha ben chiaro dove siano le situazioni di degrado ma anche che non ha minimamente compreso le ragioni dei cittadini dato che riduce il tutto ad un mero un insieme di fattori sociologici e ambientali tanto che precisa: la “sicurezza” è un “problema di comunità” e “l’azione della pubblica amministrazione deve orientarsi verso una politica di interventi integrati nella quale prevalgono le politiche sociali”.

Siamo, in altre parole, sempre alla politica della “comprensione” e della “giustificazione” di chi delinque, di chi compie vandalismi mentre le ragioni dei cittadini il loro diritto alla “sicurezza” vengono completamente ignorati.

Una loro conferma al governo della Città equivarrebbe ad accettare di perpetuare e aggravare le situazioni di degrado e insicurezza della città.

Cosa troviamo

Troviamo una città abbandonata a se stessa nella quale “anarchia & degrado” la fanno da padrone.

L’abusivismo è diffuso ovunque, il degrado di intere parti della città è immediatamente percepibile, beni pubblici distrutti, scritte, sporco sono una costante.

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Un contesto ambientale nel quale la fanno da padroni i più “forti”, accattoni, bande di bulli, microcriminalità, gruppi etnici che si sono via via impadroniti di parte del territorio mettendo la popolazione residente davanti ad un bivio e a volte nemmeno a quello.

Andarsene o subire.

Per anni nonostante le continue richieste d’intervento rivolte dai cittadini l’amministrazione veneziana ha risposto con considerazioni da “salotto” o da “ricercatore universitario”.

Tante belle disquisizioni e studi sull’origine dei fenomeni negativi ma mai una soluzione, spesso evitata dietro ad una spiegazione di carattere psicologico – sociologico: “non c’è un pericolo reale” ma solo “un pericolo percepito”.

Le nostre soluzioni

La nostra idea di sicurezza muove da una constatazione, che degrado e microcriminalità sono due facce della stessa medaglia: combattere l’una senza combattere l’altra equivale a fallire.

Le aree urbane nella loro generalità risentono di una decadenza collegata alle trasformazioni nei modi di vivere, di lavorare e di occupare gli spazi e questa “decadenza” è doppia nella città di Venezia nelle differenti situazioni che caratterizzano la residenzialità nella città:

• Città storica, che subisce pregiudizi in termini di decoro e sicurezza in ragione della attrattività turistica che porta varia microcriminalità;

• Città di Mestre e terraferma, colpita in misura sempre più pesante da fenomeni di degrado sociale e da microcriminalità.

Occorre inoltre considerare che:

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• la paura del crimine è ridotta quando si rafforza o si ricostruisce il senso di appartenenza e di identificazione con il quartiere e quando le reti sociali e gli ambienti familiari sono conservati;

• l’utilizzo misto dell’area, con diverse destinazioni d’uso, crea animazione e riduce la paura del crimine. I locali pubblici e di ritrovo, spesso fonte di disturbo, per altri versi hanno una funzione rassicurante rispetto alla paura del crimine. L’occupazione del piani terreno degli edifici con attività di vicinato induce movimento, presenza di persone e quindi maggiore senso di sicurezza;

• l’integrazione degli insediamenti residenziali nel sistema urbano, senza aree abbandonate o barriere, induce un senso di vicinanza e riduce sia la paura che il rischio di violenza sulle strade;

• una buona visibilità sugli spazi pubblici e una corretta illuminazione riducono la paura del crimine e il rischio di effrazione, vandalismo, violenza. I percorsi per i pedoni e le auto dovrebbero preferibilmente essere affiancati e gli ingressi agli edifici dovrebbero essere collegati il più direttamente possibile ai percorsi pedonali;

• una buona progettazione del paesaggio, dell’arredo urbano aumenta il senso di proprietà e di appartenenza e riduce il rischio di vandalismo;

• una buona manutenzione, la pulizia regolare, la rimozione immediata dei rifiuti sono elementi fondamentali per garantire il senso di appartenenza e coinvolgere i residenti nella cura del quartiere;

• la presenza delle forze dell’ordine aumenta il senso di sicurezza dei residenti;

• riparare rapidamente i danni, sia agli edifici che all’arredo urbano, riduce gli ulteriori danni dovuti ad attacchi successivi. La strategia di manutenzione è più efficace se combinata con chiare regole per l’utilizzo dello spazio pubblico.

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La teoria delle finestre rotte (“broken windows”) sostiene che il disordine e il crimine sono strettamente collegati e usa la metafora della finestra rotta, che se non tempestivamente riparata produrrà altre finestre rotte, il progressivo degrado e la frequentazione criminale dell’area.

La sua applicazione punta sulle azioni preventive o immediatamente successive al verificarsi degli episodi di vandalismo e microcriminalità attraverso un insieme di azioni mirate che vengono ricondotte ad un'unica politica di lotta quella della “tolleranza zero”.

Il nostro impegno sarà quello di costituire squadre di operatori di pronto intervento distinti per quartiere/municipalità che rapidamente, dalla segnalazione da parte di cittadini e/o del vigile di quartiere e anche in collaborazione con le diverse associazioni presenti sul territorio provvedano a ripristinare il decoro, a ripulire i muri, a effettuare le riparazioni conseguenti ad episodi di vandalismo.

Tutto questo previa costruzione di un database pubblico che documenti la tipologia del danneggiamento che potrà permettere di individuarne gli autori.

Ogni comportamento che possa ingenerare timori, paure, violenze nei cittadini verrà immediatamente contrastato e le persone perseguite penalmente, direttamente su denuncia del Comune posto che la sicurezza è un onere dello Stato, delle istituzioni e non del cittadino.

Per garantire questi obiettivi verranno rivisti e integrati i regolamenti comunali, date precise direttive al Corpo di Polizia Municipale e istituito il servizio di “vigilanza di quartiere” con funzione di raccordo cittadini - istituzione e come organi di vigilanza e segnalazione di ogni fenomeno atto a pregiudicare il degrado e la civile convivenza.

In relazione alla continua “mobilità” di coloro che violano la legge e tenuto conto che sarebbe impossibile presidiare ogni singola parte del territorio verrà costituita una sezione operativa deputata ad

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assicurare il pronto intervento sul posto rispetto ad ogni richiesta/segnalazione.

Verranno altresì contrastati l’accattonaggio e il fenomeno del commercio abusivo anche attraverso percorsi di indagine diretti a prevenire tali fenomeni:

• intercettare accattoni e venditori abusivi prima che si distribuiscano sul territorio;

• individuare i luoghi di raccolta, immagazzinamento, smistamento, di sovraffollamento abitativo perseguendo anche le proprietà che spesso locano gli alloggi disinteressandosi del numero delle persone presenti e dell’uso che viene fatto degli immobili locati, generando così profondi squilibri nel tessuto sociale e consistenti danni in termini di vivibilità con la popolazione residente;

• denuncia all’autorità giudiziaria di tutti gli autori di attività illegali con richiesta, laddove possibile, di conversione delle pene pecuniarie in attività di lavoro al servizio del Comune per il ripristino dei siti degradati;

• adozione di specifiche disposizioni regolamentari/ordinanze finalizzate alla tutela della produzione, dell’artigianato e del commercio di prodotti tipici, con lotta all’abusivismo, alla contraffazione e limitazione in determinate aree di negozi, della tipologia “Tutto ad un euro”.

L’azienda Comune

L’azienda Comune è forse oggi la maggiore “azienda” della provincia con circa 3.300 dipendenti diretti più, circa, altri 6.000 delle società partecipate.

Un rapporto addetti/popolazione molto elevato e non sempre giustificato dalle particolarità di Venezia.

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Il “peso” economico di questo “conglomerato” è rilevante e non sempre ad alti costi corrispondono adeguati livelli di efficienza ed efficacia, senza contare che in presenza di una elevata spesa fissa del personale si riducono notevolmente le risorse disponibili per gli altri interventi a favore dei cittadini.

Le nostre soluzioni

Il “Comune – Azienda” è una macchina che va ri-tarata, ri-organizzata e resa più efficiente.

Un intervento che dovrà vedere coinvolta in via principale la dirigenza che proprio da questa operazione ri - organizzativa dovrà dare prova della sua capacità di razionalizzare, efficientare, utilizzare in modo adeguato le risorse affidate.

L’obiettivo prioritario sarà quello di puntare ad una contrazione dei costi ma non penalizzando i singoli dipendenti, come recentemente proposto anche dal Commissario Straordinario, ma, in via principale, proponendo e favorendo i prepensionamenti al fine di riportare gradualmente il rapporto numerico dipendenti/cittadini entro limiti standard, pur tenendo presente le specificità anche amministrativo/burocratiche di una città come Venezia.

Per quanto riguarda le attività di gestione la dirigenza dell’Ente, fermo restando, il criterio della rotazione degli incarichi, verrà valutata periodicamente sempre sulla base di obiettivi concreti, non formali in base ai risultati raggiunti e misurabili, in termini di diminuzione di costi, semplificazione di procedure, razionalizzazione di attività, in relazione all’efficienza, efficacia delle singole azioni poste in essere, alla capacità di interagire con i servizi/settori collegati.

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Le Municipalità

Riorganizzare il Comune significa anche decidere cosa fare della Municipalità.

Per molti sono da abolire, per noi sono da valorizzare e riempire di contenuti.

Venezia è una città complessa nella sua struttura e articolazione.

Ogni sua parte, dal Centro storico alle isole, da Mestre ai quartieri esterni si caratterizza per delle sue specificità, problemi e potenzialità, che non possono essere ridotte a unità.

Mantenerle come sono oggi sarebbe, per converso, solo un inutile spreco di denaro pubblico.

Le nostre soluzioni

“Sussidiarietà” è il nostro obiettivo rispetto alle Municipalità.

La sussidiarietà intesa come scelta politica diretta a trasferire ogni servizio, ogni competenza specifica a quell’entità che essendo più vicina al cittadino può interpretare al meglio la soddisfazione di un bisogno, la soluzione di un problema, definire l’intervento più appropriato.

Le materie che verranno trasferite saranno quelle di competenza esclusiva e non cumulabile. Un trasferimento di materie e competenze che significa anche trasferimento di “responsabilità”, di quella responsabilità diretta a realizzare “efficienza, efficacia ed economicità” di gestione.

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I servizi, le aziende e le società partecipate

I servizi, le aziende e le società partecipate rappresentano le “arterie” che consentono ad una città di vivere, sempre che la loro gestione avvenga secondo principi di efficienza, efficacia ed oculata gestione perché, diversamente, diventano non solo un onere insopportabile ma, per paradosso, causa di “disservizi”.

A Venezia i “servizi” hanno rappresentato per molti anni l’area delle “clientele”.

Il controllo totale da parte del Comune ha fatto si che le società partecipate lievitassero continuamente in termini di risorse umane incidendo così nei costi e quindi nel carico fiscale sui cittadini.

Caso ha voluto che con l’esplodere del caso Mose e la caduta della precedente amministrazione venissero a galla anche i temi della gestione del Comune e con essa i numerosi buchi di bilancio a partire delle “società partecipate”.

Per avere un quadro della situazione basta solo guardare alla mole di debiti e crediti di natura commerciale, che dovrebbero essere incassati e/o pagati, entro e non oltre l’anno di riferimento.

Le società partecipate non solo non pagano i propri debiti, così come non incassano i propri crediti dal Comune, ma si rivolgono spesso al sistema bancario per chiedere l'anticipazione delle poste di credito per poter finanziare l'attività corrente, così aggiungendo oneri ad oneri che poi vengono caricati sui cittadini: basti pensare a tal proposito all’IVA applicata da Veritas sulla tassa rifiuti.

Non dovuta è stata riscossa per anni e oggi, dopo varie sentenze che hanno sancito l’obbligo di restituzione, Veritas ha affermato che non

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dispone delle risorse necessarie per dare ai cittadini, ciò che indebitamente ha chiesto e riscosso.

Lo stesso è accaduto per AVM. Recente il caso dell’aumento del costo delle aree di sosta di oltre il 40% per coprire il costo di lavori già eseguiti in assenza di risorse a bilancio.

Una politica gestionale fondata sul quotidiano e senza alcuna attenzione ai costi, ma solo ai “consensi”.

Tutto questo dovrà finire.

Le nostre soluzioni

I “servizi” esistono per dare prestazioni ai cittadini non per diventare entità autoreferenziali, di conseguenza il nostro obiettivo sarà quello di intervenire subito per attuare un razionalizzazione e una impostazione delle attività che vada continuamente tarata sui bisogni della collettività secondo principi di efficienza, efficacia e oculata gestione con obbligo di pareggio di bilancio.

Le società che potranno avere un futuro positivo verranno mantenute, i “rami secchi” inesorabilmente tagliati.

Una conferma della nostra capacità di azione in questo versante deriva dalla esperienza maturata al governo della Provincia.

Nel 2009 erano presenti ben 43 società di cui la Provincia era titolare. Ora ne sono rimaste solo 11 e tutte con bilanci in attivo e servizi efficienti, per arrivare al 2016 a sole 5 partecipate.

Parallelamente verranno dettate regole precise di azione per ogni partecipata e introdotta una ferrea regola di “responsabilità” della

dirigenza e degli organi di governo delle singole partecipate che dovranno periodicamente rispondere della loro attività di gestione.

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Razionalizzazione che dovrà interessare in via principale gli organi delle società arrivando ad una consistente riduzione degli amministratori e dei compensi puntando, laddove gestionalmente opportuno, alla nomina di amministratori unici/delegati.

Il bilancio

“E’ sempre colpa degli altri”.

Questo l’incipit della sinistra nel trattare il tema dei debiti e dei “buchi” del bilancio.

Ancora oggi si vorrebbe fare intendere che le condizioni in cui sono ridotte le risorse del Comune di Venezia dipende da colpe altrui, dallo Stato, dal Patto di Stabilità e da altri vincoli, che riguardano tutti gli Enti. Enti che, diversamente da quanto accaduto nel Comune di Venezia, hanno invece rispettato il Patto di Stabilità con il bilancio in ordine.

Venticinque anni ininterrotti di amministrazione hanno portato al dissesto una città ricca e prospera, che fruiva di una legge speciale, che dispone di un Casinò e di una economia prospera in continuo sviluppo, anche grazie al Turismo.

I comuni non possono fallire come un società di diritto privato, in quanto soggetti pubblici. Ciò non toglie che, di fronte ad imponenti situazioni debitorie, la legge pone precisi obblighi alle amministrazioni, come la riduzione/soppressione dei servizi, l’aumento delle tasse (ultimo, ma solo in ordine di tempo, il provvedimento che ha portato all’incremento del 40% delle tariffe di sosta degli autoveicoli).

Ridurre sul lastrico una realtà povera non è difficile. Difficile è farlo con una città ricca. Su Venezia la sinistra ci è riuscita!. Per anni il Comune ha spostato sulle società partecipate propri costi, tra l’altro spropositati e meramente per finalità clientelari, generando l’attuale situazione di debiti

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fuori bilancio, per oltre 19.000,00, emersi con l’adozione del bilancio consolidato, strumento oggi obbligatorio.

Tali sciagurate scelte economico-finanziarie hanno prodotto il dissesto, portando ad una alienazione di beni, non programmata,al solo fine di coprire i debiti e permettere una chiusura, anche se meramente formale, dei pregressi bilanci.

Si pensi alla Svendita delle azioni dell’Aeroporto. Una società florida che ogni anno distribuisce utili e con azioni che negli ultimi anni sono costantemente aumentate di valore, poi svendute per colmare un “buco di bilancio” dell’anno 2013, generando una perdita secca di quasi 50 milioni di euro, rapportabile a quasi l’attuale deficit di bilancio del Comune.

Si pensi anche al danno all’immagine del Casinò e alla relativa diminuzione del suo valore patrimoniale, sulla cui società patrimonio sono stati fatti gravare oneri impropri per circa 200 milioni di euro per coprire esigenze di bilancio del Comune. Solo gli eventi traumatici che hanno portato alla caduta della Giunta nel 2014 hanno impedito venisse svenduto il Casinò.

Dopo queste scelte scellerate il Comune si trova, comunque un debito consolidato di oltre 650 milioni di euro, oltre ad un deficit di bilancio stimato per il 2015 di circa 55 milioni di Euro.

Senza considerare tutte le poste di credito commerciale che spesso sono inesigibili, determinando, quindi, un vero e proprio disavanzo finanziario.

In base al censimento dei residenti del dicembre 2013, su ogni abitante del Comune, neonati compresi, gravano così oltre 3.700 euro di debito pubblico comunale (senza contare quello dello Stato).

Questi dati devono conseguentemente portare a:

• diminuire i costi;

• efficentare i servizi;

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• recuperare redditività in capo alle società partecipate.

Le nostre soluzioni

I bilanci pubblici a norma di legge devono soddisfare i requisiti di: integrità,

veridicità, comprensibilità, attendibilità, verificabilità, coerenza,

congruità e prudenza.

Affinché questi requisiti siano rispettati è necessario che ogni partita contabile sia chiaramente individuabile e che in un bilancio consolidato (che comprende anche le partecipate) ogni posta dell’entrata trovi una corrispondente posta di uscita. Dette operazioni, negli anni non sono state effettuate se non in termini meramente formali, per evitare l’emersione dei debiti effettivi di bilancio.

La pesante esposizione debitoria richiederà, quindi, una “due diligence” che interesserà anche tutte le società partecipate, non solo al fine di fare emergere dati certi, ma, soprattutto, per comprendere il reale stato di salute di ogni singola realtà, dato che i flussi finanziari tra Comune e partecipate e viceversa si sono intersecati per anni determinando pericolose commistioni.

Stante la costante diminuzione dei trasferimenti statali, dovranno essere intraprese azioni per il riconoscimento della oggettiva diversità della Città storica. Riconoscimento che se non sarà concesso condizionerà lo sviluppo di Venezia e della città Metropolitana. Solo così si potrà mettere in sicurezza il bilancio attraverso una serie coordinata di azioni consistenti in:

• una revisione delle poste contabili, oggi computate ai fini del rispetto del patto di stabilità, con il riallocamento delle risorse che costituiscono semplici “partite di giro” (es. trasporto pubblico) e diretta assegnazione da parte degli enti erogatori alle società che

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gestiscono i servizi in house per conto del Comune, con possibili azioni di recupero dell’IVA;

• l’eliminazione di tutte le spese superflue e/o comunque prive di una loro giustificazione nell’interesse della città;

• la compressione dei costi fissi a partire da quelli del personale, finalizzata ad avviare i prepensionamenti come condizione necessaria per una riorganizzazione dei servizi con conseguente diminuzione della spesa corrente, sia per il Comune, che per le partecipate;

• la rivisitazione di tutte le posizioni apicali al fine di renderle congruenti con le dimensioni dei settori/servizi collegate alle responsabilità e agli obiettivi da perseguire;

• razionalizzazione del numero delle sedi, dei servizi, dei costi fissi e di gestione;

• la semplificazione delle procedure ed adempimenti burocratici, anche attraverso l’utilizzo di sistemi di gestione informatizzata, per ridurre i tempi ed i costi di gestione delle singole pratiche. In questo senso al centro della nostra azione si prevede un check up, periodico infrannuale diretto a verificare l’efficienza, l’efficacia e l’economicità delle singole procedure, valorizzando la positiva esperienza già attuata in Provincia di Venezia;

• la digitalizzazione di tutto il flusso dei pagamenti e massima trasparenza.

Compatibilmente con le regole che disciplinano la formazione del bilancio, ma in un ottica di “trasparenza” mirata a renderlo “leggibile” lo stesso verrà redatto in due parti, una relativa a Venezia centro storico e isole, l’altra a Mestre e terraferma, in modo da avere una esatta dimensione soprattutto della parte investimenti, spesa. Quanto alla fattibilità di tali operazioni e alla loro incidenza ai fini del risanamento del Comune, analoga operazione è stata attuata presso

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l’ente Provincia di Venezia, che nel 2016 porterà all’azzeramento del debito, senza interventi traumatici e aumenti di tasse o tariffe. Nel 2014 la Provincia di Venezia è stata classificata tra gli enti più virtuosi in Italia e ha chiuso il bilancio consuntivo 2014 con un avanzo di amministrazione di ben 23Ml di euro, somme da destinare a investimenti per i servizi ai cittadini.

Patrimonio

Merita una riflessione distinta perché il patrimonio dei beni della città di Venezia è enorme ma sottoutilizzato, dimenticato, svalutato, statico, gestito secondo una logica da “possidenti”, da “latifondisti”, mentre un’ efficiente gestione di carattere aziendale dovrebbe portare ad una gestione dinamica come “mezzo” per una politica immobiliare residenziale e commerciale del territorio.

Le amministrazioni precedenti hanno utilizzato questi beni soprattutto se servivano a coprire questo o quel buco di bilancio. (“svendita” delle azioni della società aeroportuale SAVE decisa nel 2013 con una perdita secca per il Comune di circa 50 milioni - dei cittadini - o la ventilata e per fortuna mai realizzata vendita del Casinò).

Le nostre soluzioni

Il nostro obiettivo è quello di rendere “trasparente” il patrimonio e le sue modalità di gestione/assegnazione. Predisporre un piano articolato di valorizzazione e di pieno utilizzo per nuove attività legate al territorio, anche a favore della residenzialità a Venezia.

Quanto all’asset più importante, il Casinò, l’obiettivo è di puntare al suo rilancio nella parte storica secondo nuovi parametri che possano

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richiamare il turismo di “elite”, che una volta caratterizzava la città. Una diversa scelta dovrà essere operata per la terraferma, essendo oramai abbondantemente superata la concezione della sede del Casinò di Ca’ Noghera.

La politica della Casa da Gioco dovrà essere orientata alla nuova clientela ed, in particolare, al modello oggi prevalente e maggiormente redditizio del “Casinò-divertimento”, in grado di aumentare le entrate e, con esse, l’occupazione.

Riqualificare la città – qualità della vita

La città è stata abbandonata per molti anni a se stessa.

Il centro storico è andato via via spopolandosi tra le continue promesse di politiche mirate a favorire la residenzialità.

Con il venire meno dei residenti sono morti i negozi di vicinato. Una “desertificazione” che, se perdurerà l’inerzia, sarà solo questione di tempo.

Senza contare la presenza di delinquenza varia, accattoni, abusivi e un turismo sempre più soffocato da milioni di escursionisti che spesso gravano sulla città spesso senza portare alcun concreto beneficio, ma in grado di pregiudicare anche la qualità della vita della popolazione rimasta.

Le isole sono state trascurate e penalizzate. il Lido, oggetto di speculazioni edilizie, e di scelte sbagliate è stato fatto morire.

Per la difesa del comparto del vetro artistico di Murano nessuna politica è stata messa in campo, anzi in termini commerciali è stata operata una sostanziale deregulation che ha portato ad afflussi enormi di falsi e paccottiglia.

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Analogamente ne hanno risentito Burano e le altre isole con servizi scadenti che alla lunga stanno piegando e costringendo i residenti a spostarsi nella terra ferma.

Quanto a Mestre, Marghera, Zelarino, Chirignago, Favaro e Carpenedo il tratto comune è il degrado, la mancanza di sicurezza e in parte anche la compromissione delle identità, come quella di Mestre, che troppo spesso sono state piegate da politiche di basso respiro, senza una reale visione di cos’è e soprattutto di cosa dovrebbe diventare la terraferma.

Una città degradata, insicura, non equilibrata dal punto di vista delle funzioni (commerciali, terziarie, residenziali, di servizio) che incide e mina, a volte anche pesantemente, la qualità della vita.

Le nostre soluzioni

Il nostro primo obiettivo è quello di portare e assicurare decoro, pulizia, arredo urbano in ogni parte della città che si presti ad interventi di riqualificazione, superando la dicotomia centro/periferia che troppo spesso porta a dare più servizi e attenzioni al centro a discapito di chi vive nei quartieri esterni.

I cittadini devono avere eguali attenzioni, ovunque, in particolare per quanto riguarda il decoro, la pulizia, la sicurezza e gli standard ambientali (verde pubblico, percorsi pedonali e ciclabili, ecc.)

Per Mestre, “fulcro” metropolitano in embrione, dove convergono problemi e opportunità, và promossa e realizzata una politica attrattiva diretta a qualificarla perché Mestre e Venezia centro storico, ancorché profondamente diverse, sono due entità complementari.

“Investire” nella città di Mestre non significa solo realizzare eventi che per loro natura sono sempre circoscritti nel tempo ma puntare:

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• su una riqualificazione urbana che vada contro la “desertificazione” commerciale, dovuta alla scellerata scelta di permettere la realizzazione di una cintura di strutture commerciali di grandi dimensioni che, favoriti anche da una errata politica degli accessi e della sosta, sta facendo morire un’attività dopo l’altra;

• sulla valorizzazione della città come luogo di riferimento storico ma soprattutto come “centro di riferimento economico” posto che con la nascita della Città Metropolitana ne verrà sempre più esaltata la funzione di crocevia istituzionale e con questo anche di sede del terziario a livello regionale.

Non molto diversi, dissimili i problemi di Venezia, della città storica.

In questo caso degrado, criminalità e abbandono vanno di pari passo con l’aumento del turismo e con le difficoltà di una città che viene considerata fiscalmente e per ogni altro aspetto come una città storica qualsiasi mentre ogni aspetto di vita è caratterizzato da una sua specificità e unicità.

Ferma restando l’azione capillare e senza interruzione di lotta al degrado, vandalismo e ai fenomeni di abusivismo, accattonaggio, che interesserà tutto il Comune, la “riqualificazione” di Venezia sarà strettamente dipendente da politiche della residenzialità che puntino, da subito, a fermare l’esodo per poi giungere a creare le condizioni di favore per nuove residenzialità e anche insediamenti di attività commerciali connesse alla residenza.

Per questo tra le prime azioni vi sarà quella di una diversa gestione del patrimonio immobiliare Comunale ma anche una azione politica diretta a fare “emergere” il patrimonio immobiliare che ogni altro Ente Pubblico ha in Venezia (Regione, Provincia, U.L.S.S, enti vari ecc).

Parallelamente dovrà essere avviata anche una politica fiscale, inizialmente comunale, diretta a riconoscere alcune condizioni di favore collegate al disagio abitativo e alle difficoltà di mobilità.

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Lido di Venezia Pellestrina, Murano, Burano e le altre isole soffrono di termini di residenzialità principalmente le conseguenze derivanti dalla compromissione del loro ruolo nella più ampia economia della parte storica di Venezia.

In alcuni casi l’incidenza negativa è stata quella derivante dalle economie (es. Pellestrina con la pesca) mentre altre volte è dipeso dalla carenza di servizi e opportunità di vita.

Realtà diverse che avrebbero dovuto richiedere attenzioni e politiche diverse.

Si pensi ad esempio al Lido che ha visto chiudere il Casinò che sicuramente completava il richiamo dato dai grandi alberghi e dai principali eventi come la mostra del Cinema per un turismo di qualità.

Ma anche alle scellerate scelte delle zone a traffico limitato (ZTL Bus) che caricano di oneri gli albergatori quando all’opposto una politica modulata a seconda dei problemi che affliggono o caratterizzano i singoli territori avrebbe dovuto portare a ben altre decisioni.

Ad esempio la totale esenzione delle ZTL al Lido la loro diversa distribuzione finalizzata a perequare i costi e in relazione a questi a orientare i flussi turistici.

Così come spetterà all’amministrazione valorizzare coinvolgendo anche i privati le aree dismesse dei forti (San Nicolò, Malamocco, Alberoni) e loro inclusione in un percorso culturale di ciclo-turismo.

Isole di Burano, Murano, Torcello, Sant’Erasmo che devono avere servizi, in particolare di trasporto, in grado di permettere una residenzialità compatibile con le esigenze di vita e lavoro.

Un riferimento e un impegno preciso va assunto rispetto al “parco della laguna nord”. Va assolutamente cassata l’idea di costituire un nuovo ente, non solo per il non giustificabile dispendio di risorse pubbliche in altri amministratori e dipendenti ma anche per l’errata impostazione dell’idea del parco, intesa come area di soli vincoli anziché come patrimonio

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ambientale generatore di opportunità, non solo in termini di turismo ambientale, ma anche per le attività tradizionali delle isole che costituiscono presupposto della loro vivibilità.

Welfare e servizi sociali

Le risorse sono poche i bisogni sono tanti.

Una città complessa come Venezia presenta anche inevitabili contraddizioni. Il benessere di molti fa da contraltare alle difficoltà che hanno colpito e stanno colpendo, a causa della crisi economica, fasce ben più ampie di popolazione.

Sarà una crisi permanente in quanto inevitabile corollario della globalizzazione dei mercati. Avremo nuove realtà economiche che nasceranno e molte altre che moriranno quindi le situazioni di bisogno diventeranno una costante che dovrà essere “governata” dal Comune affinché ogni situazione di difficoltà venga il più rapidamente possibile rilevata e superata.

L’azione del Comune dovrà quindi essere dinamica, in grado di adattarsi al rapido mutare delle situazioni e dei bisogni ma soprattutto finalizzata a fare emergere e superare le situazioni di difficoltà che spesso possono essere frutto di variazioni di vari fattori singoli o concomitanti quali: il mercato del lavoro, situazioni di temporanea difficoltà economica, disagi familiari.

In quest’area d’azione il Comune dovrà avere soprattutto una funzione di “regia” perché molto spesso le competenze hanno carattere trasversale e toccano più enti.

Si pensi ad esempio alle emergenze abitative che vanno affrontate non opponendosi agli ufficiali giudiziari ma avendo un quadro esatto delle situazioni di difficoltà e della disponibilità degli alloggi pubblici con una

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attenta programmazione di ingressi e uscite in ragione delle presenti o mutate disponibilità degli assegnatari.

Ai problemi legati alla gestione dell'edilizia residenziale pubblica (ERP), ai contributi all'affitto per le fasce deboli.

Alle interazioni con le strutture sanitarie/sociali/IPAB, ai collegamenti con gli uffici di collocamento, una sorta di “filiera” sia verticale che trasversale in grado di prendersi in carico il problema e di risolverlo non solo per l’aspetto economico, per sua natura temporaneo, ma in via definitiva.

Sociale è anche aiuto alle famiglie con figli minori, prive o con ridotta rete parentale di sostegno, attraverso servizi rivolti alla prima e seconda infanzia, da fare crescere secondo modelli che tengano conto del variare della composizione sociale e di fasce d’età prevalenti nelle varie porzioni del territorio. Una particolare attenzione va riservata al modello paritario che ha permesso di assicurare una adeguata copertura dei servizi educativi e formativi, in armonia con il variare delle esigenze famigliari.

In altre parole una amministrazione decisa a combattere per una crescita equilibrata del tessuto sociale con particolare attenzione alle fasce più deboli e svantaggiate.

LA FAMIGLIA

La famiglia è il centro della società, il “fulcro” di una azione politica che intendiamo svolgere a 360° tenendo presente che oggi la “famiglia” non è solo quella di un “nucleo” composto da madre padre e figli,ma anche dal singolo individuo, in particolare gli anziani, che oggi per la maggior parte affrontano da “soli” le quotidianità e i problemi della vita.

Sensibilità verso la famiglia significa prestare attenzione a tutte le necessità che un Comune può soddisfare non solo direttamente ma anche attraverso una sinergia e un coordinamento delle prestazioni che una molteplicità di altri soggetti, enti, istituzioni e associazioni erogano spesso

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in modo non razionale, autonomo, e quindi con dispendi e consumo di risorse notevoli in rapporto ai benefici che giungono ai destinatari delle prestazioni.

ASSOCIAZIONISMO E VOLONTARIATO

La nostra società presenta una ricchezza e una sensibilità particolare data dalle moltissime associazioni che sono nate per promuovere, per aiutare, per farsi attori di molteplici iniziative e azioni.

Associazioni impegnate nel sociale, nella cultura, nello sport e in moltissime altre aree di attività.

Il nostro obiettivo è valorizzare l’associazionismo e il volontariato attraverso la formazione di nuovi volontari, l’integrazione delle azioni, l’aiuto allo svolgimento delle attività che costituiscono la loro ragione di esistere con “progettualità integrate” e allocazione di risorse, non solo economiche.

SERVIZI, IMPIANTISTICA, SPORT

La qualità della vita dipende in misura rilevante dalle strutture e dai servizi dei quali il cittadino può fruire.

Va da sè che i bisogni di una persona anziana sono diversi da quelli di un giovane e da quelli delle persone in attività lavorativa.

Per le persone anziane devono essere previsti servizi di supporto alla persona, che possano intervenire in situazioni di difficoltà ma anche e soprattutto per favorire processi di recupero, reintegrazione nel tessuto sociale perché la fascia di popolazione rientrante nella “terza età” sta aumentando in maniera considerevole e, stante la bassa natalità, tenderà sempre più ad aumentare nei prossimi anni.

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Per giovani (ma non solo) servono strutture sportive adeguate, accessibili non solo in termini economici ma anche in termini di trasporti e sicurezza dei tragitti.

Per questo verrà fatta una verifica delle strutture esistenti e attraverso una attenta analisi dei flussi e delle caratteristiche della popolazione residente verranno pianificati interventi diretti a colmare lacune, strutture e servizi per fornire in tutto il territorio identici parametri di strutture.

Gli impianti sportivi dovranno essere accessibili a tutte le associazioni con una politica dei costi di gestione calmierati. Inoltre si dovrà lavorare al fine di valorizzare e implementare le strutture esistenti.

SOCIALE

La politica del sociale dovrà essere la politica delle opportunità, perché dare opportunità vuol dire dare dignità, rispetto di sé stessi e anche degli altri.

L’assessore al Sociale dovrà avere principalmente una funzione di “garante” per le fasce deboli, fungere da punto di riferimento per gli appartenenti alle suddette categorie, che a sua volta può interfacciarsi con gli organi competenti per quanto riguarda  tutte le problematiche o il mancato rispetto delle normative.

In questa prospettiva si dovrà, in particolare, attuare:

• un piano quinquennale di abbattimento delle barriere architettoniche per la cui eliminazione si dovrà proseguire con le azioni previste dal PEBA (piano eliminazione barriere architettoniche) e procedere alla creazione di una Commissione di controllo che preveda la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni disabili e degli uffici lavori pubblici/edilizia privata;

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� � � • il ripristino della partecipazione del Comune ai progetti socio-sanitari

per i quali in passato era considerato un Comune all' avanguardia (assistenza domiciliare, vita Indipendente, assistenza infermieristica);

• il ripristino dei progetti educativi presso le scuole, gradualmente eliminati nel corso degli ultimi due anni;

• il raggiungimento di una totale trasparenza ed efficienza dei servizi forniti dal settore politiche sociali, con particolare riferimento all’assistenza domiciliare agli anziani e disabili attraverso l’ attivazione di politiche di monitoraggio per un costante accertamento della qualità dei servizi erogati;

• l’adozione di metodologie ed azioni per l’infanzia e l’adolescenza, che spostino a monte anziché a valle i servizi in termini di prevenzione prima che il disagio emerga.

PARI OPPORTUNITA’

Vanno elaborati progetti ed individuate risorse in sinergia con il Centro Antiviolenza a favore delle Donne ed a supporto di tutte le associazioni che, sul territorio, si occupano di questa grave emergenza.

La positiva esperienza avviata dalla Provincia di Venezia con lo sportello Antiviolenza, in collaborazione con l’ordine degli Avvocati e l’Ordine degli Psicologi, ha assicurato un supporto ed una assistenza legale gratuita alle donne dell’intera area metropolitana.

Andrà data continuità all’attività di formazione, informazione ed educazione nelle scuole attraverso una sinergia tra le varie istituzioni competenti e le Commissione Pari Opportunità del territorio.

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Cultura

Venezia, tra i centri mondiali di eccellenza della cultura ha un patrimonio storico-artistico, unico, che và valorizzato e tutelato.

La stessa Città è patrimonio dell’UNESCO ed è un unicum VIVO che deve trovare un proprio equilibrio tra esigenze di tutela e di sviluppo.

Un Museo a “cielo aperto” e luogo di produzione di eventi ed iniziative culturali di risonanza mondiale.

Obiettivo del Comune dovrà essere quello di realizzare nuove sinergie tra le fondazioni culturali, l’ Università e le Imprese al fine di integrare il concetto di mecenatismo con una nuova partnership capace di attrarre talenti e portare valore aggiunto.

ECONOMIA E CULTURA IN UNA CITTA’ INTELLIGENTE

Oggi possiamo parlare di “economia della cultura” come una delle nuove forme di ricchezza che molte città e paesi hanno cominciato a creare, con effetti molto positivi sulla occupazione e sul benessere economico e sociale della città e questa economia della cultura e economia della ospitalità trovano in Venezia la loro massima integrazione.

Venezia e la sua provincia hanno beni culturali pari a 15 volte quelli dell’intera Norvegia. Ma la valorizzazione di questi beni, così come di altre azioni di cultura, lascia molto a desiderare, in paragone alla redditività di altre città o di altri siti nel mondo, che, per quanto poveri rispetto alla abbondanza di cultura di Venezia, ricavano profitti molto più elevati.

L’economia della cultura intesa nel suo senso più ampio va poi valutata non solo come creazione di ricchezza per la nazione o per la città, ma anche come creazione di posti di lavoro qualificati, dato che gli investimenti nel settore della cultura e del turismo generano in rapporto alle somme

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investire molta più occupazione rispetto alle produzioni industriali hard come il petrolio, l’acciaio o le grandi infrastrutture.

Partendo da questi dati e da molti altri il nostro obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio culturale, sia di prodotto (del passato) che di processo (attività ed eventi in atto o creazioni nuove) in quanto fattori di ricchezze incalcolabili.

La Venezia dei prossimi anni deve diventare un vero e proprio “laboratorio” di economia della cultura e dell’arte, partendo dal brand “Venezia” di sicura garanzia di qualità agli occhi del mondo intero.

Venezia, come città intelligente, potrebbe attuare esperimenti di eccellenza della fase di transizione dalla mani-fattura alla mente-fattura, con le economie dell’intangibile, insieme alle economie orientate alla qualità, alla conoscenza e al turismo.

Gli spazi d’intervento per questa economia sono enormi. Di seguito due esempi che prendiamo dal passato ma che potrebbero aprire significativi spazi nel futuro.

1. Venezia come Centro Mondiale della Cultura artigiana e dei mestieri d’arte e del restauro.

Il Consiglio d’Europa, nel 1976, creò a Venezia un Centro internazionale di mestieri artigiani per la conservazione del patrimonio architettonico e artistico. L’esperienza si concluse all’inizio degli anni novanta, facendo arrivare a Venezia oltre 2000 maestri e giovani da tutto il mondo, compresi cinesi, nepalesi, indiani, arabi, russi, latinoamericani oltre che europei.

Venezia diventò per un certo periodo una scuola e un centro mondiale di cultura artigiana che non venne, però, adeguatamente valorizzato ma che oggi costituirebbe, ancora, con l’ampiezza dei territori dai quali questi maestri provenivano, una formidabile rete di promozione e di flussi intelligenti, alzando il livello degli ospiti di Venezia, che spesso sono del tutto incapaci di “vedere” la sua bellezza e si accontentano di sfruttarla in modo superficiale e frettoloso.

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2. La rinascita della Biennale delle arti minori e decorative.

La Biennale delle arti minori e decorative è stata, per molte decine di anni, una delle iniziative più originali di Venezia ma all’inizio degli anni settanta venne cancellata.

Eppure per molti anni numerosi artisti diedero vita alle loro opere in sinergia con i maestri delle botteghe artigiane. Un esempio illustre: il maestro artigiano del vetro Egidio Costantini e l’artista più celebre del novecento Pablo Picasso realizzarono insieme un lavoro ospitato ancora oggi nel Museo Guggenheim.

Venezia nella sua storia più antica ha dato una importanza straordinaria ai mestieri artigiani e li onorava e questo ha permesso all’artigianato veneziano di prosperare per secoli come uno dei più ricchi di bellezza decorativa e costruttiva e dei più degni di prestigio internazionale. I vetri di Murano, le dorature, gli stucchi, compreso il celebre marmorino rappresenterebbero ancora oggi un piccolo mondo vitale.

Un patrimonio che andrebbe riscoperto e valorizzato non solo per la sua valenza artistica e culturale ma anche ai fini della nuova residenzialità perché una città vive se è vivo, vitale e diversificato il suo tessuto economico e sociale.

La rinascita della Biennale delle arti minori e decorative potrebbe diventerebbe un “volano” per tutti quei mestieri che sono a servizio delle arti e che permettono alle stesse di esistere.

Sovrapposizioni di poteri e competenze

Una delle principali cause del “corto circuito” del “governo” della Città di Venezia sta nella sovrapposizione di competenze che spesso è anche stata contrapposizione tra una serie di autorità e poteri spesso concorrenti:

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• Porto;

• Aeroporto;

• Magistrato alle acque;

• Sovraintendenze;

• Provincia;

• Regione;

Molte scelte sono così “condizionate” dalle “forche caudine” dell’autorità X o Y che spesso hanno procedure e tempi che rallentano o addirittura bloccano ogni decisone.

Il sistema è, infatti, tarato per “auto proteggersi” non per proteggere e tanto meno agevolare la definizione delle pratiche e ciò anche aldilà delle procedure concertate, delle “conferenze di servizi”.

Ogni decisione prima di essere definitiva viene assoggettata a iter istruttori lunghissimi e non meno difficoltosa diventa poi la fase realizzativa con che ogni pianificazione viene ad essere di fatto vanificata.

Dall’inizio delle pratica alla fine dell’opera alle volte passano due e anche tre lustri. Non proprio un modello di efficienza.

Data l’importanza dell’area Veneziana non solo per l’economia di Venezia ma anche della Regione e della stessa Italia in sede di “contrattazione” delle competenze per l’attivazione della città metropolitana dovrà essere definito una nuova gerarchia di poteri e competenze dando per riconosciuto che la città metropolitana e il suo sviluppo vengono ad essere considerate come “area strategica di interesse nazionale”.

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Venezia storica città a Statuto Speciale – Città Metropolitana - Marghera “porto franco”- Un modello economico integrato

La città di Venezia per molti anni ha fruito di una “legge speciale” che le assegnava risorse cospicue.

Oggi di risorse non ce ne sono più. Lo Stato ha non solo chiuso i “cordoni della borsa” ma oggi va ad attingere anche a quelle risorse che sarebbero state entrate proprie dei Comuni.

Un problema economico diventa oggi in via principale un problema “politico”: Può una città come Venezia essere considerata alla stregua di una qualsiasi altra città storica italiana?

La risposta è no.

E che questa sia l’unica risposta trova conferma nel più grande scandalo che l’ha colpita: il MOSE

Se lo Stato ha speso quasi 5 miliardi per realizzare questa barriera eretta per difendere la città vuole dire che il suo valore è enorme, incalcolabile, come testimoniato dai milioni di turisti/escursionisti che ogni anno e in misura sempre maggiore la visitano fungendo da attrattore e quindi da veicolo anche per molte altre economie del litorale.

Oggi le recenti evoluzioni istituzionali e la particolare condizione infrastrutturale della città permettono di porre la questione del futuro di Venezia in termini politici come precondizione per:

• fermare la “desertificazione” della città recuperando il suo essere “città”;

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• rilanciare l’area strategica di Porto Marghera;

• dare il via ad una Città Metropolitana coerente con la definizione che non rappresenti solo la denominazione “istituzionale del nulla”.

Le nostre soluzioni

La grande sfida di Venezia sarà quella di cogliere l’occasione offerta dalla stringata formulazione di un norma di legge, prescindendo dagli attuali limiti amministrativi e territoriali, per farla diventare la “METROPOLI DELLE OPPORTUNITA”.

Quindi non solo “integrazione dei servizi” o messa in rete di determinate funzioni per realizzare economie di scala e omogeneità di qualità delle prestazioni erogate, ma soprattutto come occasione di definizione di un quadro normativo nuovo, dedicato, che tenga conto delle potenzialità di Venezia e dell’area metropolitana come magnete e volano di crescita.

Un sistema diretto ad attirare sedi di rappresentanza, grandi gruppi che potranno trovare una rete infrastrutturale efficiente e anche conveniente con regimi fiscali di favore come nell’area individuata come “porto franco” e gestione efficiente del turismo, come generatore di risorse da ridistribuire sul territorio, che possa farla competere con le città metropolitane del resto d’Europa.

La città metropolitana vista come uno strumento, come un mezzo per lo sviluppo sostenibile, intelligente.

Per realizzare questi obiettivi diventa fondamentale definire una nuova modalità di regolazione fondata su un forte ruolo di indirizzo strategico della politica che deve diventare “facilitatore” e non “ostacolo burocratico” per le imprese, superando una visione individualistica delle singole categorie e di attori pubblici e privati perché lo sviluppo sostenibile e duraturo nel tempo si realizza solo in condizioni di integrazione dei sistemi e delle funzioni.

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“Città Metropolitana” intesa anche come occasione per una politica diretta ad attirare finanziamenti non solo privati ma soprattutto Europei in materia di tutela ambientale, di innovazioni infrastrutturali.

Per raggiungere questo risultato il nostro obiettivo è quello di puntare;

• al riconoscimento dello “Statuto Speciale” per la parte storica della Città e delle Isole al fine di consentire una fiscalità di vantaggio per i residenti e per tutti coloro che operano da imprenditori all’interno del territorio con le loro attività;

• all’ampliamento significativo dell’area classificata “porto franco”.

In Italia a tutt’oggi sono presenti entità territoriali con specialità riconosciute per motivi storico – politici come ad esempio le province di Trento e Bolzano. Realtà che non avrebbero più alcuna ragione di esistere in un Europa unita, senza frontiere, ma che nessuno pensa di eliminare.

Oggi, in un mondo globalizzato, in una Europa unita, le contrapposizioni non sono più di carattere politico ma economico, di economie che possono competere solo in presenza di “nuove specialità” che vanno riconosciute a territori o entità che possono per le loro caratteristiche avere le potenzialità per fare da “volano” per territori più ampi.

Venezia è una di queste realtà.

Da un punto di vista storico Venezia centro storico e isole è patrimonio storico dell’umanità a rischio. Unica entità riconosciuta a rischio ma abitata.

Dal punto di vista economico è, per l’economia del turismo, una delle realtà trainanti in Italia, conosciuta in tutto il mondo.

Dal punto di vista industriale la sua area di Porto Marghera da quaranta anni sta registrando una lenta e costante emorragia di imprese per la chiusura di interi comparti di attività. Un area enorme semi desertificata e che da quasi 40 anni sta attendendo di conoscere quale sarà il suo futuro.

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Dal punto di vista infrastrutturale presenta:

• una struttura portuale con uno dei più importanti porti crocieristici e movimenti merci d’Italia;

• una zona classificata come “porto franco”;

• il terzo aeroporto d’Italia;

• un nodo ferroviario dei più importanti che verrà ulteriormente potenziato con la rete ferroviaria dell’alta velocità.

Un insieme unico in Italia, che se riconosciuto, coordinato, ampliato può aprire spazi enormi di crescita per l’economia Veneta e nazionale.

Nuove imprese, nuova occupazione, nuova ricchezza e nello stesso una opportunità per lo Stato che potrebbe non dovere più provvedere ad erogare risorse di cui fa sempre più fatica a disporre.

Nostro obiettivo politico sarà quello di promuovere da subito un tavolo di confronto con lo Stato per conseguire questi obiettivi, per dare corpo a questo progetto strategico. Il solo in grado di invertire la rotta di una decadenza economica e industriale che, per paradosso, si concretizza in un territorio che potrebbe all’opposto essere da traino allo sviluppo.

Tutto questo senza trascurare che la zona industriale ed ex industriale di Porto Marghera dovrà essere recuperata a un utilizzo coerente con le potenzialità economiche dell'area, inserita al centro della metropoli e aperta alle vie acquee di comunicazione dell'alto Adriatico, che può naturalmente connettersi al sistema economico europeo attraverso una portualità innovativa.

Uno scenario che comprende anche la piena attuazione dell’Accordo di Programma per la riconversione e riqualificazione di Porto Marghera, che entro i prossimi 3 anni dovrebbe portare ad investimenti per 152.630.000 di euro.

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Gestione del turismo come fonte di ricchezza

Un paragrafo a parte merita il Turismo.

La progressiva decadenza di porto Marghera è andata di pari passo con la crescita del comparto turistico e fino a quando non ci sarà una inversione di tendenza resterà questo primato.

Il punto è che La Venezia storica soffre a causa di una pluriennale e sciagurata deregulation nella gestione dei flussi turistici, la cui conseguenza diretta è per i residenti la percezione che il visitatore sia solo un “invasore”, un portatore di disagio, e non un veicolo concreto di opportunità, anche economiche.

Oggi dobbiamo distinguere nettamente il “turismo dall’escursionismo”.Il primo di qualità e alta “redditività e basso impatto” per la città il secondo di “bassa redditività e alto impatto” per la città in termini di trasporti, di decoro, pulizia e anche inevitabile compressione della vivibilità della popolazione residente.

Tra i tanti problemi che gravano sulla città quello del “governo” dei flussi turistici è il “problema” principale di Venezia, una necessità di tipo strutturale, non rinviabile, in quanto la città non può più reggere “fisicamente” “economicamente” e in termini anche “d’immagine” questa sostanziale anarchia.

Un “governo” dell’economia del turismo può portare molteplici benefici e sinergie e a una distribuzione delle opportunità anche perché ogni zona ha le sue potenzialità e può contribuire a “riempire” la giornata di un turista che sempre più spesso concentra i suoi soggiorni nell’arco di pochi giorni e spesso non trova nulla di alternativo alla classica escursione a Venezia.

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Il “tempo vacanza” và riempito di opportunità che devono essere fruibili per il maggior numero di ore.

Molti turisti pernottano a Mestre e rispetto a questa fascia di persone dovranno essere promosse una serie di strutture e di attrattive complementari a quelle della città storica.

Le nostre soluzioni

La “chiave di volta” per una gestione efficiente del turismo in una realtà che non necessita di azioni di marketing promozionale ma che all’opposto soffre di un eccesso di domanda sta nella “regolamentazione e gestione dei flussi” oggi resa possibile dalle moderne tecnologie.

Oggi è possibile realizzare una “Smart City pass” che attraverso una piattaforma informatica può permettere al turista/escursionista di programmare/gestire il “viaggio”, diversificando gli accessi a seconda dei percorsi d’interesse, le “porte” d’accesso a seconda della domanda e del periodo dell’anno, ottenendo al contempo una migliore e più efficiente “vendita” del “prodotto Venezia” che oggi per la gran parte dei turisti significa solo Rialto e Piazza San Marco.

Passare dagli accessi senza regole e senza limiti ad una gestione programmata in grado di generare ingenti risorse utilizzabili per il funzionamento dei servizi a beneficio del turista e della collettività ed allo stesso tempo una revisione (vantaggiosa) delle imposte oggi vigenti, un recupero della vivibilità della Città storica per la popolazione residente.

Prenotazione e acquisto obbligatorio di servizi per il visitatore al quale assicurare una serie di servizi integrati: dai trasporti pubblici all’ingresso ai musei, dai servizi igienici, agli sconti in ristoranti convenzionati, dagli alloggi in hotel o strutture extra-alberghiere garantite all’acquisto di merchandising ufficiale.

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L’accoglienza dovrà avvenire in hub dedicati (che permetteranno tra l’altro di superare i limiti delle attuali ZTL), dove chi avrà acquistato online il City Pass troverà assistenza e informazione, e chi invece non l’ha ancora acquistato potrà decidere la tipologia del proprio soggiorno e relativi servizi.

Un modello di gestione supportato da una normativa speciale fatta di poteri, più che di finanziamenti: in primo luogo il potere di gestire la specificità di Venezia, giustificato dall’enorme pressione turistica e dalla necessità di rendere vivibile la città per i residenti e di offrire servizi ai turisti.

Un modello in grado di generare benefici significativi anche per la città di Mestre che potrà fruire dei turisti in quella fascia oraria che di solito li vede tornare dalle escursioni della giornata, quindi con un'accoglienza che veda esaltare i beni storico/artistici/culturali da riscoprire (i centri storici, le ville, i forti, i reperti archeologici). Ma anche nuove attrattive come ad esempio l'M9 (Museo del '900) e anche nuovi musei rivolti al contemporaneo, nonché collezioni locali, luoghi dell'effimero, percorsi turistici nuovi non scontati.

Mobilità

Le infrastrutture sono per un territorio come il sistema vascolare del corpo umano. Senza di esse un territorio muore quindi tanto più sono efficienti, adeguate tanto più rispondono alla loro funzione di mezzo per la crescita e sviluppo dell’economia.

Venezia ha una condizione a livello nazionale unica in quanto dispone:

• del terzo sistema Aeroportuale Italiano;

• uno dei principali porti commerciali, con prospettive di forte crescita a servizio dell’area centrale Europea in ragione delle modificate rotte

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commerciali e della presenza di adeguate infrastrutture ferroviarie e stradali a servizio del trasporto merci;

• del primo Home Port crocieristico Italiano;

• del già realizzato collegamento di Alta Velocità nella tratta Venezia-Padova e del già programmato, ed in parte finanziato, collegamento da Padova a Milano, oltre all’avanzata fase di progettazione del collegamento ad alta capacità della tratta Venezia-Trieste e il possibile collegamento veloce con l’Aeroporto, quale possibile stazione AV;

• di un sistema infrastrutturale ferroviario di tipo Regionale (SFMR), quasi completamente realizzato nell’area centrale, da e per Venezia rispetto agli altri polii urbani della futura Città Metropolitana, che và implementato con servizi cadenzati attraverso l’acquisto di nuovi treni ad alta frequenza e il potenziamento del servizio effettivamente reso agli utenti e realizzazione proprietaria della bretella di collegamento da e per l’aeroporto Marco Polo.

Sono, quelle descritte, delle infrastrutture di natura strategica per la stessa Nazione, prima ancora che per Venezia, che trovano naturale e storica collocazione in un raggio di pochi Km e sono tutte caratterizzate da un forte potenziale di crescita, ove messe a “sistema”, in un’ottica di programmazione nazionale e di sviluppo di tutto il Nord Italia e della Regione Veneto, in particolare, con prospettive di crescita enormi.

Se pensiamo alle prospettive che si potrebbero aprire di fonte ad una intelligente gestione di questo patrimonio a cui possiamo aggiungere le possibilità date anche dal “porto franco” è di tutta evidenza che serve avere una “visione” complessiva del tutto e una conoscenza dettagliata di ogni meccanismo e sistema di relazione per proporre un grande piano di completamento e piena connessione di questo sistema.

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Le nostre soluzioni

In una società che evolve a ritmo frenetico e nella quale la soluzione pensata oggi corre il rischio di non essere più valida domani è necessario avere un idea chiara del futuro e questo futuro, che se adeguatamente pensato e realizzato vuole dire sviluppo, lavoro, ricchezza, richiede capacità di relazione, aperture mentali, visioni scevre da schemi preconcetti e capacità di saper contemperare il bene pubblico con il bene del singolo.

Oggi tutti vogliamo tutelare l’ambiente in quanto in questo territorio ci viviamo, tutti vogliamo realizzare le strutture meno impattanti, tutti vogliamo trarre il maggior beneficio riducendo al minimo i costi ma per fare questo bisogna superare la politica del “NO”.

Quando parlavamo di “trasparenza” intesa come piena leggibilità di ogni atto e capacità di confronto indicavamo ciò che l’amministrazione deve fare, sempre. Ma poi dopo avere discusso approfondito vanno assunte le decisioni e queste decisioni oggi vanno in un'unica direzione: piena integrazione e sviluppo di aeroporto, porto, T.A.V. SFMR e di ogni altro mezzo di trasporto pubblico.

Nella sinergia e massima efficienza di questi servizi si gioca gran parte dello sviluppo che non sarà solo una mobilità di persone ma anche di merci e di crescita di tutta una serie di attività collaterali che potranno proliferare e crescere in parallelo.

Con riferimento alla preminente scelta di tutela della Città Storica, quale sito sensibile riconosciuto dall’Unesco e da una Legge Speciale che ne declinava le “specificità”, si impone, anche rispetto al più ampio e riconosciuto principio sancito dalla normativa Comunitaria, in termini di “concorrenza e Liberalizzazione dei servizi in genere”, una scelta in CONTROTENDENZA, che parta da una valutazione analitica ed oggettiva del Livello di traffico, flussi, numero di accessi al sistema della laguna nel suo insieme e, più in particolare, dei canali interni, per arrivare a definire il CONTINGENTE massimo, per tipologia di imbarcazione, natura e tipo del

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servizio, tipo di autorizzazione e/o licenza, ecc…, secondo l’applicazione del principio del NUMERO CHIUSO.

A questo principio, che va applicato a tutti i servizi di navigazione, in genere, e che non potrà ammettere deroghe rispetto ad imbarcazioni che non dispongano di autorizzazioni/licenze rilasciate dal Comune di Venezia, si correla la scelta, oramai improcrastinabile, di arrivare alla naturale separazione, ai fini del trasporto Pubblico via acqua, dei flussi generati dagli utenti turistici (per intenderci, quelli che oggi non usufruiscono della cosiddetta “Carta Venezia” e che pagano tariffe differenziate) da quelli dei residenti e dei pendolari, che a Venezia lavorano e sono diretti per lavoro.

Separazione dei flussi che, oltre a consentire un miglior servizio per i residenti e pendolari, contribuirà in modo essenziale a differenziare i percorsi di origine e destinazione dei turisti (Smart City Pass), di meglio programmare il servizio, di utilizzare i maggiori proventi per potenziare i servizi “essenziali” di TPL da e per le isole. e, non ultimo, di ridurre notevolmente il traffico all’interno del Canal Grande e dei Rii più trafficati e delicati.

Per la “Città di Terra”, alla luce dell’entrata in servizio del Tram, con arrivo a Venezia, della necessaria integrazione con il servizio Ferroviario Regionale (SFRM) a regime (con attivazione effettiva di un servizio ad orario cadenzato ad alta frequenza da parte della Regione) dovranno essere riprogrammati tutti i servizi bus esistenti in chiave di “Città Metropolitana”, puntando ad una integrazione tariffaria effettiva, non solo fra tutte le aziende di trasporto pubblico su gomma, ma tra le diverse modalità ed, in particolare, fra i servizi ferroviari regionali e i servizi Bus e Tram.

L’occasione per tale integrazione tariffaria vantaggiosa per gli utenti sarà rappresentata dalla già decisa gara dei servizi ferroviari da parte della Regione. Gara che dovrà prevedere nel bando l’obbligo di integrazione fra tutti i servizi/modalità.

Il nostro obiettivo, considerato che il sindaco della Città Capoluogo, ricoprirà anche la figura di Sindaco della Città Metropolitana, dovrà

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cogliere questa importate occasione, per proporsi, anche attraverso l’integrazione fra tutte le aziende partecipate del settore, come soggetto pianificatore e attuatore di una politica della mobilità integrata della Città Metropolitana.

In tale veste il Comune di Venezia, potrà ottenere una razionalizzazione degli attuali costi dei servizi resi, a cui far corrispondere un miglioramento della qualità stessa dei servizi, in termini di rinnovamento del parco mezzi, anche in chiave di alimentazione elettrica, ibrida e/o a metano, pulizia, puntualità ed, infine, potenziamento del servizio.

Nuove Infrastrutture Strategiche

Banda Larga e Ultra Larga

Attraverso l’utilizzo delle risorse locali, Regionali, Nazionali e Comunitaria, con priorità ai ristretti più disagiati è fondamentale rispondere al bisogno di una copertura immediata del territorio aa connessioni veloci in banda larga ed ultra larga.

Aeroporto e Quadrante Tessera

L’aeroporto Marco Polo, in integrazione (anche societaria e di governance) con quello di Treviso è lo scalo di riferimento per tutto il Veneto e per l’area metropolitana, de facto, di Venezia, Padova e Treviso in particolare; nell’area del Nord Est rappresenta la principale porta di accesso territoriale per chi proviene dalle medie e lunghe distanze.

Nell’ultimo decennio si sono consolidati collegamenti intercontinentali di linea, operati dalle più importanti compagnie aeree mondiali, che hanno contribuito alla crescita economica dell’area e allo sviluppo dei flussi turistici.

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Il Sistema Aeroportuale Venezia, che comprende gli scali di Venezia e di Treviso, ha registrato oltre 10,5 milioni di passeggeri complessivi nell’anno 2013, confermando la posizione già consolidata di terzo polo aeroportuale italiano dopo Roma e Milano.

Nel 2014, la società SAVE è entrata nella gestione degli aeroporti di Verona e di Brescia (oltre a Venezia e Treviso); la gestione coordinata degli scali del Nord-est permetterà di svilupparne le rispettive potenzialità e di servire in modo sinergico tutto il territorio.

Il Comune di Venezia ha adottato nel 2013 il Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica Terminal di Tessera. Tale piano riguarda alcune aree contigue all’aeroporto e prevede la realizzazione di un nodo intermodale per i residenti del Comune di Venezia e per i flussi turistici diretti verso la città insulare di Venezia.

In realtà vi è un lungo contenzioso con l’aeroporto sul tema, che non ha trovato ancora una soluzione condivisa che andrà perseguita in un ottica di necessaria collaborazione in chiave di scelte strategiche per la mobilità dell'area Metropolitana in considerazione della insufficiente accessibilità viabilistica dell’area e del mancato affaccio sulla darsena, che ne impediscono di fatto la destinazione a Terminal per Venezia, perlomeno in mancanza di un accordo con l’aeroporto stesso.

Le nostre soluzioni

In Italia, la carenza di coordinamento di pianificazione fra aeroporti e territorio, oltre a costituire spesso un ostacolo alla crescita degli scali, ha limitato i benefici che potevano arrivare al territorio. Le aree intorno agli aeroporti hanno risposto alle esigenze indotte dallo scalo più con lo sviluppo di insediamenti spontanei che con forme di urbanizzazione che valorizzino la presenza di una così importante infrastruttura.

A Venezia, il territorio si è comunque trasformato negli ultimi 10-15 anni, pur senza un piano organico ed unitario: parcheggi in varie forme, alberghi

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e strutture ricettive di diversa natura, servizi per gli autonoleggi e uffici, sono cresciuti intorno al Marco Polo senza tuttavia adeguati standard, anzi generando confusione e dispersione e una generale impressione di degrado ambientale.

Vogliamo invertire questa tendenza e adottare un modello di pianificazione che vada a valorizzare la presenza dell’aeroporto e a sviluppare le attività ad esso correlate, come accade vicino a scali europei di analoga dimensione.

Le infrastrutture aeroportuali devono essere pianificate contestualmente alle connessioni stradali e ferroviarie, alle funzioni urbane, alle attività di supporto correlate, dai primi studi al completamento dei lavori, generando sinergie costruttive e prospettive di sviluppo per l’intero territorio, con la giusta attenzione ai temi ambientali.

Il Marco Polo, “Gate intercontinentale” nella rete aeroportuale nazionale e nodo della Core Network europea, deve essere inserito in un contesto territoriale di ampia accessibilità e intermodalità, e nelle zone contermini possono e devono trovare spazio tutte quelle attività e funzioni che trovano ottimizzazione nella vicinanza all’aeroporto, in un disegno generale di ampia prospettiva e di valorizzazione ambientale dell’intera area.

In questo quadro appare strategica e urgente la scelta di poter attestare la linea AV sull'aeroporto e portare a compimento il collegamento della stessa infrastruttura con la linea ferroviaria storica, attraverso la realizzazione della bretella già approvata dal CIPE, la quale consentirà, con l'attivazione effettiva di servizi navetta ad alta frequenza previsti dall'SFMR, un collegamento di Mobilità urbana in chiave città metropolitana interconnesso con l'Alta Velocità.

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La città portuale e produttiva

Porto e marittima

Per quanto riguarda il porto industriale di Marghera, la prospettiva di interesse per l'economia cittadina e metropolitana è certamente costituita dal “Nuovo Terminal delle Autostrade del Mare”, la cui attuazione è stata avviata nel 2014 a cura del Porto di Venezia.

Il nuovo Terminal delle Autostrade del Mare, collocato a Fusina, avrà ha una propria piattaforma logistica collegata alla rete ferroviaria e che potrà servire fino a 1200 traghetti.

Il Terminal disporrà dispone di 2 darsene con 4 banchine capaci di ospitare contemporaneamente 4 navi. Esso servirà anche il traffico rotabile, cioè i traghetti che trasportano i camion o i loro rimorchi (Ro-Ro) e i traghetti che possono portare anche auto e passeggeri (Ro-Pax).

Sul tema “Grandi Navi”, la nostra posizione non può prescindere dalla situazione di mancata programmazione o, meglio, di rimessa in discussione, sull'onda di una Provocata spinta internazionale a seguito dell'incidente del Giglio, degli importanti investimenti effettuati sulla Marittima che, da poco a completo regime, hanno visto l'attuazione di una struttura all'avanguardia e che molti ci invidiano, quale nodo strategico di un Home Port, per le navi da crociera, quale Venezia è, riuscendo ad imporsi come primo porto italiano del settore.

Le scelte sulla sostenibilità e praticabilità, anche in termini di sicurezza della Navigazione, oltre che ambientale, di una Via di accesso alternativa per le Navi da Crociera, non può e non potrà che essere il frutto della approfondita Valutazione di Impatto Ambientale e strategica in corso da parte della apposita commissione nazionale. Ciò che non possiamo condividere è il tentativo di imporre scelte di blocco di transito per le Navi da Crociera, tour court, senza fornire e rendere praticabile, in tempi congrui, una via alternativa all’ attuale Marittima.

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In questo scenario, poi, ci pare poco credibile, dato il presupposto, da tutti esplicitato e condiviso (a parole), di operare per il mantenimento del settore della Croceristica sul piano occupazionale che tale obiettivo si concigli con lo spostamento della attuale Marittima a Marghera.

La destinazione nel mondo che ogni utente/turista acquista con un biglietto per una Crociera é Venezia e non il retro di un impianto petrolchimico. Una tale scelta ha in se, chiunque la proponga, il seme di un integrale trasferimento degli operatori in altro porto e di integrale abbandono di Venezia come destinazione. Di un tanto va fatta assoluta chiarezza, così come di tentativi di una possibile “speculazione” sulle aree interessate, compresa la attuale Marittima, venendo a mancare l'attuale funzione.

Oltre all’infrastruttura portuale il progetto prevede anche la realizzazione di una piattaforma logistica dotata di infrastrutture viarie e ferroviarie e di nuovi fabbricati, magazzini, piazzali portuali e parcheggi per un’area complessiva di 36 ettari.

Porto Marghera

Porto Marghera si distingue da altre zone industriali costiere per le sue dimensioni e per la sua ricca dotazione infrastrutturale: 18 km. di canali marittimi, 32 km. di canali industriali, 40 km. di strade interne, 135 km. di rete ferroviaria interna, almeno 100 accosti e 13.000 ml di banchina, servizi a rete (acquedotto industriale, raccolta e trattamento rifiuti industriali, distribuzione energia elettrica, metanodotti, oleodotti, monitoraggio qualità dell’aria).

Il polo esiste su una superficie complessiva di oltre 2.000 ettari, parte dei quali occupati da:

• canali e specchi d’acqua per 340 ha,

• porto commerciale per 120 ha,

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� � � • strade, ferrovie, servizi per 80 ha,

• fasce demaniali per 40 ha.

Inoltre è centrale rispetto ai nodi strategici del sistema di distribuzione delle merci del nord-est e, pertanto, è localizzazione ottimale di nuove iniziative imprenditoriali:

• per la sua alta dotazione di infrastrutture e di collegamenti di trasporto,

• per la possibile integrazione delle attività insediate al suo interno con le attività localizzate nell’area,

• per la collocazione centrale rispetto ad alcune situazioni urbane ricche di servizi alla produzione,

• per la sua collocazione in un tessuto territoriale fortemente urbanizzato e denso di attività produttive.

Porto Marghera è di fatto un’area ecologicamente attrezzata e, pertanto, con piccoli aggiustamenti normativi ed infrastrutturali potrebbe essere in grado di sollevare ogni impresa che si collocasse nell’area da ogni incombenza ambientale, intendendosi per tale smaltimento rifiuti, acque, controllo emissioni, approvvigionamenti di acque industriali, di raffreddamento e di acque demi.

Nella parte infrastrutturale, come vantaggio competitivo, va evidenziata la possibilità di stabilimenti con banchina in conto proprio.

Inoltre, la professionalità delle maestranze del polo “rimaste” (11.500) è di notevole livello con una forte mentalità industriale e produttiva e con una abitudine consolidata al ciclo continuo.

A Porto Marghera sono presenti lavoratori che operano a ciclo continuo per 365 giorni all’anno e, quindi, anche i servizi operano con questa logica.

Per senso della realtà è opportuno evidenziare che:

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• manca una verticalizzazione delle produzioni;

• esiste un problema rilevante di disponibilità delle aree e di costo delle stesse.

Vi è un problema di conflitto tra le diverse opzioni che potrebbero coesistere (logistica, industria, terziario);

Porto Marghera è stata oggetto di più Accordi considerati “storici”.

Questi erano finalizzati ad individuare le linee strategiche dell’evoluzione, del risanamento e dello sviluppo dell’area. In realtà sono stati firmati per delle necessità ai singoli interlocutori e di immagine di non isolamento.

Le nostre soluzioni

Per Porto Marghera dovrà essere stabilito un nuovo piano urbanistico che valorizzi lo sviluppo industriale nelle sue tre direttrici principali:

• Industria;

• Logistica/ Portuale;

• Terziario

tutelando i livelli occupazionali.

Con il nuovo accordo firmato il 09.01.2015, che ha reso disponibili risorse per 153 Ml di euro (di cui 102 Ml di Euro recuperati da Alcoa per illeciti sconti su costo dell’energia sanzionati dall’Europa), si potrà finalmente procedere alla riqualificazione ambientale attraverso la bonifica delle aree, il confinamento e lo smaltimento dei fanghi in modo ambientalmente sostenibile, la messa in sicurezza idraulica i canali di via dei Petroli e di tutte le aree a rischio fra Marghera e Malcontenta e la zona industriale.

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Con tali risorse si potranno altresì realizzare nuove infrastrutture come ponti, sottopassi, reti idraulica e fognature, banchine, il raccordo tra via Torino e Via Righi, la nuova rotonda di via Fratelli Bandiera.

Una volta risanato l’ambiente e attraverso l’urbanistica sarà possibile dare corso a nuovi insediamenti logistici, commerciali di terziario avanzato e a favore del turismo, senza dimenticare gli investimenti nel manifatturiero con gli impianti Eni, riconvertiti alla produzione di BioFuel, con una positiva ricaduta sulle prospettive occupazionali.

Ambiente

In tema di ambiente la nostra politica muove da alcuni progetti, già avviati con l’ esperienza della Provincia e da una serie di obiettivi (20 - 20 – 20; Patto dei Sindaci; rigenerazione urbana; riqualificazione delle aree degradate; maggior efficienza energetica; sviluppo urbano e cambiamenti climatici; piani di adattamento ai cambiamenti climatici; rischio idraulico; compatibilità idraulica; mitigazione idraulica; Piano Comunale delle Acque).Pensare a Venezia città d'acqua nell'obiettivo che resti anche domani città di acqua.

Pensare Mestre e Marghera le città di terra di domani, facendo convivere il rispetto per l'ambiente, il rispetto energetico e le necessità delle imprese attraverso lo strumento del Patto dei Sindaci. Modello che propone di ridurre del 20% le emissioni di CO2, incentivando del 20% l'uso di fonti rinnovabili per ottenere il 20% di risparmio energetico entro il 2020.

Pensare a Porto Marghera e alle periferie come ambito di rigenerazione urbana perfettamente inserita nell'ottica della sostenibilità e delle linee guida al percorso promosso dal Patto dei Sindaci.

Sostegno e promozione con tutte le categorie produttive e tutti i portatori di interesse dei temi delle strategie energetiche per il futuro e

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del recupero in senso sostenibile del territorio affinché questo rappresenti un cardine della città metropolitana in via di realizzazione. Capacità di progettare e convogliare le importanti risorse Comunitarie, dedicate alle Città Metropolitane, in chiave di risparmio energetico con interventi sul patrimonio immobiliare proprio dell'Ente, del patrimonio scolastico e di incentivazione al settore dell'Edilizia privata e produttiva in genere.

Attivazione di specifici progetti in termini di Mobilità sostenibile attraverso il finanziamento comunitario destinato alla riconversione in chiave elettrica pura e/o ibrida dei mezzi circolanti d'acqua, compreso il settore del Trasporto Pubblico, delle attuali motorizzazioni/alimentazioni e con la contestuale attivazione di ZTL aperte alla sola circolazione di mezzi alimentati da propulsione elettrica in specifici canali/rii.La definizione di una politica di prevenzione dei danni da eventi meteorici determinati dalla combinazione di più fattori: la speculazione ed errata pianificazione urbanistica da sempre poco attenta all’ambiente, della diversa intensità degli eventi meteorici, a quello della impermeabilità del suolo.Una risposta data con l’approvazione da parte della Provincia di Venezia del P.T.C.P. approvato nel 2010 che, ha previsto i Piani Comunali delle Acque e che vanno portati a compimento con la predisposizione da parte del Comune di uno strumento di programmazione e gestione delle problematiche idrauliche del territorio, individuando le criticità, destinando risorse adeguate a prevenire gli eventi calamitosi.

Altro aspetto importante è la trattazione del rischio idraulico alla luce della Direttiva Europea 2007/60 anche attuando criteri di organizzazione urbana e di edificazione in grado di ridurre l'esposizione delle aree urbane ai fattori di rischio idraulico.

Priorità nel realizzare e mantenere in efficienza la separazione tra collettori fognari (acque nere) e collettori delle acque meteoriche e nel contempo massimo impegno nell'adeguare e mantenere le sezioni dei collettori di competenza pubblica e privata.

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Per il completamento delle reti fognanti e per la depurazione occorre che il gestore investa concretamente quanto incassa dagli utenti.

Il Comune di Venezia deve tutelare le fonti idriche del suo territorio individuando almeno due punti di presa d’acqua potabile da riservare a risorsa strategica in caso di emergenza idrica.Fra i lavori previsti anche il completamento delle bonifiche delle aree contaminate; il confinamento nel vallone Moranzani dei fanghi più inquinati scavati dal fondo dei canali; la messa in sicurezza idraulica di via dei Petroli e di tutta le aree a rischio allagamenti tra Marghera, Malcontenta e la Prima Zona industriale; la realizzazione della banchina con il ponte stradale e ferroviario sul canale Brentella; una serie di opere stradali che permetteranno di rimettere in ordine via dell’Elettricità.

Il Candidato Sindaco Dott.ssa Francesca Zaccariotto

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