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PROGRAMMI ALCOLOGICI TERRITORIALI CONTATTI CON SERVIZI PUBBLICI ED ISTITUZIONI Ennio Palmesino 19-2- 2011

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Page 1: PROGRAMMI ALCOLOGICI TERRITORIALI CONTATTI CON SERVIZI PUBBLICI ED ISTITUZIONI Ennio Palmesino 19-2-2011

PROGRAMMI ALCOLOGICI TERRITORIALI

CONTATTI CON SERVIZI PUBBLICI ED ISTITUZIONI

Ennio Palmesino 19-2-2011

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OBIETTIVO DEI PROGRAMMI ALCOLOGICI TERRITORIALI

L’obiettivo finale dei programmi dei C.A.T. è quello di contribuire al cambiamento della cultura della salute nelle nostre comunità, attraverso una crescita morale, etica, spirituale.

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Se l’uno per cento della popolazione di un territorio viene raggiunta dai programmi alcologici territoriali dei Club degli Alcolisti in Trattamento, inizia in quel territorio il cambiamento della cultura sanitaria e generale

(V. Hudolin)

OBIETTIVO DEI PROGRAMMI ALCOLOGICI TERRITORIALI

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Occorre attivare una fitta rete di supporti e punti di appoggio, ben radicati nelle comunità territoriali, con i servizi pubblici, i medici di famiglia, i servizi ospedalieri più interessati ai PAC, i parroci, le associazioni più sensibili ai temi sociali.

RETE TERRITORIALE

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Naturalmente non tocca solo al servitore darsi da fare per incontrare le istituzioni, ma tutte le famiglie del Club si devono attivare, e oltre a parlare ai vicini, agli amici, ai negozianti, devono cercare di parlare al parroco, al medico di famiglia, al funzionario del municipio, ai servizi sociali, etc.

PRESENZA NELLA COMUNITA’ LOCALE

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PRESENZA NELLA COMUNITA’ LOCALE

Però attenzione: questo è un passaggio delicato per le famiglie, che all’inizio del percorso sono esitanti a mettersi in gioco, mentre solo dopo un certo tempo capiscono l’importanza del tam-tam nella comunità.

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Per agevolare le famiglie nuove, possiamo spiegare che non c’è bisogno di dire che anche la famiglia ha avuto problemi alcol correlati, a meno che non si veda, al momento, che può essere utile. La famiglia che ancora prova una certa vergogna può limitarsi quindi a dire che sta facendo volontariato a favore dei CAT.

COME PRESENTARSI

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COME PRESENTARSI

Per presentarsi, cercate innanzi tutto di sorridere, anche se siete stanchi morti, perché un sorriso apre più porte di tanti discorsi.

Poi occorre spiegare che la nostra attività di volontariato è gratuita (è importante perché molti dicono di fare volontariato ma poi sono stipendiati).

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COME PRESENTARSI

Occorre dire che la rete dei CAT è molto vasta, oltre 2.000 in Italia, e altre diverse centinaia in 30 paesi del mondo.

In Liguria sono circa 50 ed accolgono ogni settimana 400-500 famiglie.

Quest’anno i CAT liguri compiono 25 anni ed in questo periodo di tempo calcoliamo che siano transitate nei CAT oltre 3.000 famiglie, di cui l’80-90% ha ritrovato la sobrietà, la serenità, il reinserimento sociale e lavorativo.

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Detto questo, per non apparire come un gruppetto di alienati o una setta segreta, dite subito che siamo in rete con i servizi pubblici e che collaboriamo con diverse

istituzioni.

Chiarite anche che i nostri princìpi sono coerenti con (ed anzi, talvolta hanno

anticipato) gli orientamenti della Organizzazione Mondiale della Sanità

(O.M.S.).

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Partecipiamo ai tavoli di lavoro ai massimi livelli:

• Consulta Nazionale sull’Alcol, Roma• Forum Europeo su Alcol e Salute, Bruxelles• Alleanza Globale sull’Alcol, Ginevra• L’O.M.S. ci ha convocato nel 2008 per la

stesura della Strategia Globale sull’Alcol (pubblicata poi nel 2010)

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Una volta presentati, è meglio sottolineare che le nostre attività sono a basso costo e che non cerchiamo finanziamenti, riuscendo quasi sempre ad autofinanziarci, invece cerchiamo soprattutto sedi, collaborazioni e/o patrocini.

Facciamo interventi sul territorio, per esempio sensibilizzazioni nelle scuole, nelle parrocchie, o mirate a categorie a rischio (macchinisti di treni, ufficiali di marina e marittimi, autoscuole, operatori di ambulanze, infermieri)

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A questo punto, non ci saranno voluti più di 5 minuti per dire queste cose, potete allora passare a dire cosa vi serve o cosa proponete.

Ma potete anche fare una pausa prima di questo passaggio, e potete chiedere se ci sono domande.

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Bisogna essere molto flessibili, chi vi ascolta e magari vi fa domande, non parla il nostro stesso linguaggio, e potrebbe non avere il nostro stesso interesse verso i problemi alcolcorrelati.

In certi casi, mostrerà di non credere che tali problemi siano così gravi, in fondo quelli che bevono alcolici sono la maggioranza della popolazione.

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In tali casi dovete citare qualche dato statistico, per inquadrare meglio il problema, p.es. le bevande alcoliche fanno oltre 25.000 morti ogni anno in Italia, quasi 200.000 in Europa, sono cifre che nemmeno le grandi epidemie, come l’AIDS, o la SARS o l’influenza suina, hanno mai registrato.

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Poi, visto che la maggioranza degli italiani beve, abbiate l’accortezza di parlare di bevande alcoliche, o meglio ancora, specificate vino, birra, aperitivi e liquori, non parlate di alcol e basta.Infatti, fateci caso, nella terminologia dei media si legge vino o birra o aperitivi, quando queste bevande vengono promosse, invece quando si parla dei danni, viene accusato l’alcol, quasi come a voler separare le due categorie, ma noi non dobbiamo cadere nella trappola, i morti ed i feriti sono causati proprio da vino o birra o aperitivi o liquori.

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Il vostro interlocutore magari vorrà evitare di farsi coinvolgere, e potrebbe tirare fuori una varietà di scuse, mostrare convinzioni contrarie alle vostre, che è impossibile prevedere ora, a tavolino, dovete però essere preparati a sentire delle obiezioni.

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Il più delle volte le obiezioni sono dettate dal desiderio di difendere il proprio bere, ma anche se lo pensate, è meglio non dirlo all’interlocutore, il quale si chiuderebbe a riccio.

In realtà la vostra sensibilizzazione comincia proprio dal vostro interlocutore del momento, e per non metterla sul piano personale, limitatevi a dire che tutte le maggiori istituzioni riconoscono il consumo di bevande alcoliche come un comportamento a rischio.

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Troverete difficoltà e incomprensioni con il mondo professionale e perfino del volontariato:

• al SerT prescrivono medicinali

• i medici di famiglia non chiedono ai loro clienti se bevono

• i reparti ospedalieri dopo il ricovero non avviano i pazienti al trattamento nei gruppi

• gli amministratori sono interessati solo ai programmi mirati ai giovani o agli immigrati

• le altre associazioni non considerano il bere come un’emergenza

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Collaborazione con il Tribunale

In collaborazione con alcuni magistrati del Tribunale di Genova e di Chiavari, abbiamo lanciato l’iniziativa “Ripara e Impara” con la quale possiamo accogliere condannati per guida in stato di ebbrezza, che possono scontare una pena alternativa svolgendo attività volontaria presso di noi. 

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Collaborazione con l’Ospedale San Martino

Il Padiglione 10 del San Martino (Reparto Alcologia, direttore prof. Testino) ci ha concesso una sala dove si svolgono due CAT e spesso ci appoggia famiglie che oltre al trattamento clinico accettano di seguire il percorso del CAT più a lunga scadenza.

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 Collaborazione con la Fondazione Carige

Siamo stati finanziati dalla Fondazione per l’acquisto (ed i primi anni di gestione) di un’Unità Mobile (un furgone Ducato) dedicato alla campagna “L’alcol non è un buon compagno di viaggio” con la quale siamo presenti a sagre, feste, mercatini, per distribuire materiale informativo sui rischi dell’alcol alla guida. 

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Collaborazione con alcuni Municipi

Il Municipio Centro-Est ci ha concesso in affitto (con canone abbattuto) una sede per la segreteria ARCAT; il Municipio Bassa Val Bisagno ci ha concesso in uso (gratuito) serale una sala comunale per il CAT 50; il Municipio Levante ci ha concesso in affitto (a canone abbattuto) una sala per la segreteria Acat 1 e per il CAT 31. 

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Collaborazione col Centro Servizi Volontariato (Celivo)

Ogni anno ci stampano gratis un certo numero di volantini ed i libretti della campagna “L’alcol non è un buon compagno di viaggio”.Inoltre, se prenotiamo con anticipo, ci danno in uso gratuito questa bella saletta da 50 posti, in una sede prestigiosa come lo Star Hotel, per lo svolgimento dei nostri incontri, scuole etc. 

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Collaborazioni future col settore pubblico

Tenete conto che la burocrazia è sempre in agguato (la Regione Liguria ci ha messo due anni per dire che non poteva accettare di iscrivere la WACAT al Registro Regionale del Volontariato). Per le sedi spesso ci chiedono se siamo disposti a condividere gli spazi con altre associazioni, è sempre meglio dire di sì, poi si vanno a vedere i dettagli, altre volte gli enti pubblici vogliono entrare nel merito delle iniziative che noi presentiamo, anche a livello di co-progettazione. 

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Collaborazioni future col settore privato

Oltre che a cercare sponsor interessati a promuovere i loro prodotti che non siano in contrasto con i nostri principi (ad es. acqua minerale), dovremmo cercare di ottenere contributi (anche piccoli) da privati ed aziende, promettendo in cambio la detrazione dei contributi dalle imposte. 

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Grazie dell’attenzione