proposte di legge sul sistema dei servizi sociali · e’ stato fatto il massimo sforzo per...

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PROPOSTE DI LEGGE SUL SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI Tavola sinottica Lo scopo di questo lavoro è di facilitare la comprensione delle proposte di legge sul sistema dei servizi sociali presentate al Consiglio regionale della Regione Lazio. I materiali contengono tre proposte di legge sul sistema dei servizi sociali nella Regione. Nella prima colonna si trova la proposta di legge della Giunta regionale, che funge da testo guida ed è riportata in ordine di articoli dall’1 al 60. La seconda proposta di legge è del Partito Democratico (PD) e la terza è di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL). La seconda e la terza proposta sono affiancate alla prima per contenuto: ad esempio troveremo che all’articolo 6 (azioni in favore della famiglia) della legge della Giunta Regionale corrisponde l’articolo 40 della legge del Pd e l’articolo 25 della legge di SEL. Le corrispondenze non sono sempre state facili da identificare e, qualche volta, abbiamo potuto operare degli accostamenti impropri oppure opinabili. E’ stato fatto il massimo sforzo per presentare le proposte di legge in modo comparabile in ogni loro aspetto. La lettura dei contenuti Può essere affrontata in diversi modi: 1. la prima modalità è la più ovvia: si legge tutto. 2. la seconda modalità è quella di individuare i capitoli (nella proposta di legge sono chiamati CAPO e sono nove) che si differenziano per contenuti. Di seguito l’elenco dei capitoli e dei loro contenuti: 3. la terza modalità di lettura possibile è quella di individuare la specifica questione, anche di dettaglio, attraverso la consultazione dell’allegato sommario degli articoli delle legge della Giunta Regionale. Ad esempio se si vogliono individuare i destinatari dei servizi bisogna andare all’articolo 3, se si vogliono individuare le Azioni in favore delle persone con disabilità bisogna leggere l’art. 8; se si vuole individuare l’Ambito territoriale ottimale bisogna leggere l’articolo 15. I tre grandi temi Le questioni che il volontariato ha affrontato nell’ultima Conferenza Regionale, possono essere raggruppate in tre grandi temi, rintracciabili nel seguente modo: Per le modalità e le possibilità di partecipazione delle associazioni di volontariato: si consiglia di leggere: art. 30 (Ruolo del Terzo settore) e 31 (Partecipazione e consultazione). Per la possibilità effettiva di vedere garantiti e riconosciuti i diritti e i livelli essenziali delle prestazioni: si consiglia di leggera l’articolo 2 (principi ed obiettivi) sui diritti riconosciuti, l’articolo 16 sui Livelli essenziali del sistema integrato sociale, gli articoli sulle specifiche prestazioni sociali che vanno dal 32 al 45 o delle azioni che vanno dal 5 al 14, e gli articoli 56 e 58 sulle disposizioni finanziarie collegate. Per la definizione degli ambiti territoriali, la rappresentanza del volontariato a livello di Piano sociale regionale e l’elaborazione condivisa dei Piani sociali di zona: Leggi di riforma del welfareLazio Pagina 1 di 80

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PROPOSTE DI LEGGE SUL SISTEMA DEI SERVIZI SOCIALI 

Tavola sinottica 

Lo scopo di questo lavoro è di facilitare la comprensione delle proposte di legge sul sistema dei servizi sociali presentate al Consiglio regionale della Regione Lazio.  

I materiali  contengono  tre proposte di  legge  sul  sistema dei  servizi  sociali nella Regione. Nella prima colonna  si  trova  la proposta di  legge della Giunta regionale, che funge da testo guida ed è riportata in ordine di articoli dall’1 al 60. La seconda proposta di legge è del Partito Democratico (PD) e la terza è di Sinistra Ecologia e Libertà  (SEL). La seconda e  la terza proposta sono affiancate alla prima per contenuto: ad esempio troveremo che all’articolo 6  (azioni  in favore della famiglia) della legge della Giunta Regionale corrisponde l’articolo 40 della legge del Pd e l’articolo 25 della legge di SEL. Le corrispondenze non sono sempre state facili da identificare e, qualche volta, abbiamo potuto operare degli accostamenti impropri oppure opinabili. E’ stato fatto il massimo sforzo per presentare  le proposte di legge in modo comparabile in ogni loro aspetto. 

 La lettura dei contenuti  Può essere affrontata in diversi modi: 1. la prima modalità è la più ovvia: si legge tutto. 2. la seconda modalità è quella di individuare i capitoli (nella proposta di legge sono chiamati CAPO e sono nove) che si differenziano per contenuti. Di 

seguito l’elenco dei capitoli e dei loro contenuti: 3. la  terza modalità  di  lettura  possibile  è  quella  di  individuare  la  specifica  questione,  anche  di  dettaglio,  attraverso  la  consultazione  dell’allegato 

sommario degli articoli delle  legge della Giunta Regionale. Ad esempio  se  si vogliono  individuare  i destinatari dei  servizi bisogna andare all’articolo 3,  se  si vogliono individuare le Azioni in favore delle persone con disabilità  bisogna leggere l’art. 8; se si vuole individuare l’Ambito territoriale ottimale bisogna leggere l’articolo 15. 

  I tre grandi temi Le questioni che  il volontariato ha affrontato nell’ultima Conferenza Regionale, possono essere raggruppate  in tre grandi temi, rintracciabili nel seguente 

modo: Per le modalità e le possibilità di partecipazione delle associazioni di volontariato:  si consiglia di leggere: art. 30 (Ruolo del Terzo settore) e 31 (Partecipazione e consultazione). Per la possibilità effettiva di vedere garantiti e riconosciuti i diritti e i livelli essenziali delle prestazioni:  si consiglia di leggera l’articolo 2 (principi ed obiettivi) sui diritti riconosciuti,  l’articolo 16 sui Livelli essenziali del sistema integrato sociale, gli articoli sulle 

specifiche prestazioni sociali che vanno dal 32 al 45 o delle azioni che vanno dal 5 al 14, e gli articoli 56 e 58 sulle disposizioni finanziarie collegate. Per la definizione degli ambiti territoriali, la rappresentanza del volontariato a livello di Piano sociale regionale e l’elaborazione condivisa dei Piani  sociali di 

zona:  

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si consiglia di leggere l’articolo 15 (Ambito territoriale ottimale), gli articoli 47 e 48 sul ruolo dei Sindaci del Consorzio OASI e gli articoli 49, 50 e 51 relativi alla  programmazione regionale e locale. 

 Il sommario della Proposta di legge della Giunta Per  facilitare  la  lettura e  la  ricerca, può essere   utile  il sommario della Proposta di Legge  regionale concertente  il Sistema  integrato degli  interventi, dei 

servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella Regione Lazio (Proposta della Giunta regionale):  CAPO I ‐ DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1‐ (Oggetto e finalità) Art. 2 ‐ (Principi ed obiettivi) Art. 3 ‐ (Destinatari) Art. 4 ‐ (Diritti degli utenti)  CAPO II ‐ POLITICHE E AZIONI DEL SISTEMA INTEGRATO SOCIALE Art. 5 ‐ (Politiche del sistema integrato sociale) Art. 6 ‐ (Azioni in favore della famiglia) Art. 7 ‐ (Azioni in favore dei minori) Art. 8 ‐ (Azioni in favore delle persone con disabilità) Art. 9 ‐ (Azioni in favore delle persone anziane) Art. 10 ‐ (Azioni per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate) Art. 11 ‐ (Azioni in favore delle persone vittime di violenza e delle donne gestanti o madri in situazione di disagio sociale) Art. 12 ‐ (Azioni in favore delle persone detenute, in regime di semilibertà o dimesse dal carcere) Art. 13 ‐ (Azioni in favore delle persone senza fissa dimora) Art. 14 ‐ (Azioni in favore delle persone con dipendenze)  CAPO III ‐ ELEMENTI FONDAMENTALI DEL SISTEMA INTEGRATO SOCIALE Art. 15 ‐ (Ambito territoriale ottimale) Art. 16 ‐ (Livelli essenziali del sistema integrato sociale) Art. 17 ‐ (Integrazione socio sanitaria) Art. 18 ‐ (Modalità di accesso alle prestazioni) Art. 19 ‐ (Piano di assistenza individuale) Art. 20 ‐ (Compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni. Quoziente Lazio) Art. 21 ‐ (Carta dei diritti e dei servizi sociali) Art. 22 ‐ (Sistema informativo dei servizi sociali) 

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 CAPO IV ‐ SOGGETTI DEL SISTEMA INTEGRATO SOCIALE Art. 23 ‐ (Soggetti) Art. 24 ‐ (Funzioni e compiti della Regione ) Art. 25 ‐ (Funzioni e compiti delle province) Art. 26 ‐ (Funzioni e compiti dei comuni) Art. 27 ‐ (Funzioni e compiti di Roma Capitale) Art. 28 ‐ (Funzioni e compiti delle ASL) Art. 29 ‐ (Funzioni e compiti delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) Art. 30 ‐ (Ruolo Terzo settore) Art. 31 ‐ (Partecipazione e consultazione)  CAPO V ‐ INTERVENTI, SERVIZI E PRESTAZIONI DEL SISTEMA INTEGRATO SOCIALE Art. 32 ‐ (Servizio sociale professionale) Art. 33 ‐ (Segretariato sociale e punti unici di accesso alle prestazioni) Art. 34 ‐ (Interventi di assistenza economica) Art. 35 ‐ (Assegni di cura) Art. 36 ‐ (Servizio di assistenza domiciliare) Art. 37 ‐ (Servizio di aiuto personale) Art. 38 ‐ (Centro diurno) Art. 39 ‐ (Centro anziani) Art. 40 ‐ (Servizio di mensa sociale e di accoglienza notturna) Art. 41 ‐ (Servizi per la vacanza) Art. 42 ‐ (Centro regionale per i servizi per la vacanza) Art. 43 ‐ (Servizi di emergenza e pronto intervento assistenziale. Servizio di telesoccorso) Art. 44 ‐ (Strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale) Art. 45 ‐ (Servizi socioeducativi per la prima infanzia)  CAPO VI‐ ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO SOCIALE A LIVELLO LOCALE Art. 46 ‐ (Organismi) Art. 47 ‐ (Conferenza dei sindaci) Art. 48 ‐ (Consorzio OASI)  CAPO VII ‐ PROGRAMMAZIONE REGIONALE E LOCALE 

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Art. 49 ‐ (Piano della rete sociale regionale) Art. 50 ‐ (Approvazione del piano della rete sociale regionale) Art. 51 ‐ (Piano della rete sociale locale)  CAPO VIII ‐ VERIFICA E VIGILANZA Art. 52 ‐ (Verifica dello stato di attuazione) Art. 53 ‐ (Vigilanza) Art. 54 ‐ (Clausola valutativa)  CAPO IX ‐ DISPOSIZIONI FINANZIARIE, TRANSITORIE E FINALI Art. 55 ‐ (Regolamenti regionali di attuazione ed integrazione) Art. 56 ‐ (Finanziamento del sistema integrato sociale) Art. 57 ‐ (Potere sostitutivo) Art. 58 ‐ (Disposizioni finanziarie) Art. 59 ‐ (Disposizioni transitorie) Art. 60 ‐ (Abrogazione di norme) 

 

 Mario German  De Luca 

 

 

 

 

 

 

PROPOSTA della Giunta Regionale Art. 1  (Oggetto e finalità) 

PROPOSTA del PD Art.1  (Oggetto e finalità) 

PROPOSTA del SEL Art. l (Finalità) 

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1. La Regione, in attuaz. dei principi e nel rispetto dei valori contenuti nella Costituzione, in particolare negli articoli 2, 3, 29, 38 e 117, c. 2, lettera m), nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ratificata con l. del 27 maggio 1991, n. 176, nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con l. 3 marzo 2009, n. 18, e nello Statuto reg., con particolare riferimento all’art. 7, in armonia con la l. 8 novembre 2000, n. 328 (L. quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), al fine di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, fisiche, psichiche o sociali, disciplina il sistema integrato degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nel territorio reg., di seguito denominato sistema integrato sociale, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. 

1. La Regione, nel rispetto dei principi della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e della strategia sull'inclusione sociale del Trattato di Lisbona, della Carta di Ottawa per la promozione della salute, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, in armonia con i principi della l. 8 novembre 2000, n. 328, (L. quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) ed in conformità a quanto previsto dallo Statuto della Regione e dalla l. reg. 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello reg. e locale per la realizza‐zione del decentramento amministrativo) e succ. modifiche, detta norme per la realizzazione del sistema reg. integrato di interventi e servizi sociali, di seguito denominato sistema integrato sociale, al fine di promuovere il benessere delle persone, di preve‐nire, rimuovere o ridurre le condizioni di bisogno e di disagio derivanti da limitazioni personali e sociali, da condizioni di non autosufficienza o da difficoltà economiche, favorendo l'integrazione, l'inserimento ed il reinserimento sociale, per l'esercizio dei diritti di cittadinanza, per le pari opportunità.  2. Il sistema integrato sociale di cui al c. 1 si attua con il concorso delle istituzioni pubbliche e de‐gli organismi del terzo settore di cui all'art. 13, nonché con la partecipazione dei cittadini, singoli o asso‐ciati, e delle formazioni sociali espresse dalla so‐cietà civile secondo i principi di sussidiarietà, diffe‐renziazione e adeguatezza di cui all'art. 118 della Costituzione. 

1. La  Regione. con la presente legge disciplina il  sistema integrato di  interventi e servizi sociali  per le persone,  le famiglie e i  nuclei di persone, volto a promuovere un nuovo welfare regionale  e territoriale che  garantisca  e tuteli  i diritti  di cittadinanza, la coesione  sociale,  la qualità della  vita,  le pari opportunità, la  non  discriminazione, operando  per  prevenire, rimuovere o ridurre gli ostacoli di ordine economico, fisico e sociale  alla libertà, all'eguaglianza e alla dignità  delle  persone e per concorrere alla costruzione di una comunità solidale, in  coerenza con  gli articoli  2. 3.  e 38  della Costituzione e con  i  principi  della Dichiarazione Universale  dei  Diritti  Umani,  della  Carta  Sociale  Europea  e della  Carta dei Diritti  fondamentali dell'Unione  Europea,  nonché in coerenza con la L.  8  novembre 2000, n. 328.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 2  (Principi ed obiettivi) 

PROPOSTA del PD Art. 2  (Obiettivi) 

PROPOSTA del SEL Art. 2 (Principi ed obiettivi) 

1. Sono principi e obiettivi della programmazione e dell’organizzazione del sistema integrato sociale: a) il rispetto della dignità della persona e la tutela del diritto alla riservatezza; b) l’universalità del diritto di accesso e l’uguaglianza 

1. Il sistema integrato sociale persegue i seguenti obiettivi: a) rispetto della dignità della persona, del diritto alla riservatezza, del diritto di scelta nell'ambito di un'adeguata offerta di opportunità; b) centralità della persona quale prima destinataria degli 

1. Il sistema integrato di interventi  e servizi sociali, di seguito denominato  sistema integrato sociale, si fonda e persegue i seguenti principi ed obiettivi: a)  rispetto  della  dignità  della  persona,  del  diritto  alla  riservatezza,   del  diritto  di  scelta nell'ambito  di 

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di trattamento nel rispetto della specificità delle esigenze derivanti dalle diversità di condizione, di razza, di religione, di sesso e di età; c) la libertà di scelta da parte dell’utente, nel rispetto dell’appropriatezza e dell’adeguatezza delle prestazioni; d) la flessibilità e la personalizzazione delle prestazioni, ai fini di una effettiva e globale presa in carico della persona, attraverso la predisposizioni di piani di assistenza individuale; e) la sussidiarietà verticale e orizzontale ai sensi dell’art. 118 della Costituzione; f) la gestione associata, da parte dei comuni appartenenti allo stesso ambito territoriale di cui all’art. 15, quale forma obbligatoria per la gestione delle funzioni, dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale; g) la promozione e la valorizzazione della partecipazione delle famiglie, degli utenti, dei cittadini, delle formazioni e delle organizzazioni sociali; h) il riconoscimento, la valorizzazione ed il sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale delle comunità per la crescita, lo sviluppo, la formazione, l’educazione e la cura della persona; i) la promozione e la realizzazione di servizi, interventi e prestazioni che favoriscono l’autonomia e la vita indipendente della persona nonché il mantenimento, l’inserimento ed il reinserimento nell’ambiente familiare, scolastico, lavorativo e sociale per limitare ogni processo di istituzionalizzazione e di emarginazione, rendendo effettivi il diritto alla domiciliarietà ed il diritto alla vita di relazione; l) la solidarietà sociale, ai sensi degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione; m) l’omogeneità e l’adeguatezza del sistema integrato sociale ai bisogni sociali e sociosanitari; 

interventi e dei servizi; c) universalità dell'offerta dei servizi e delle prestazioni sociali e garanzia di livelli essenziali di prestazioni sociali per tutte le persone; d) valorizzazione del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale delle comunità locali per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona, anche al fine di rendere effettivo il diritto alla domiciliarità; e) realizzazione di interventi e servizi orientati ai biso‐gni ed al benessere psicologico e sociale dei singoli, delle famiglie, dei gruppi sociali e delle comunità volti ad assicurare pari opportunità, inclusione sociale e promozione della differenza di genere; f) prevenzione e rimozione delle cause di ordine economico, psicologico, culturale, ambientale e sociale che possono determinare situazioni di disagio e di bisogno o fenomeni di emarginazione; g) integrazione istituzionale, gestionale ed operativa del sistema integrato sociale con gli interventi e i servizi sanitari, educativi, formativi, ricreativi, sportivi e del tempo libero, e coordinamento con le politiche attive del lavoro, dell'immigrazione, abitative, ambientali e per la sicurezza dei cittadini; h) promozione di interventi che favoriscano il man‐tenimento, l'inserimento ed il reinserimento familiare, scolastico, lavorativo e sociale di persone e gruppi a rischio di emarginazione ed esclusione sociale; i) interventi volti a favorire l'autonomia e la vita indi‐pendente, attraverso servizi personalizzati, anche autogestiti, con particolare riferimento al sostegno alle scelte di permanenza al proprio domicilio delle persone in condizioni di non autosufficienza o con limitata autonomia; j) protezione e tutela giuridica dei soggetti incapaci di provvedere a se stessi quando mancano o non intervengono coloro cui la l. attribuisce tale compito; k) decentramento dei servizi e degli interventi sociali e valorizzazione delle comunità e delle risorse territoriali locali; 

un'adeguata  offerta di opportunità; b)  universalità dell'offerta dei servizi e delle prestazioni sociali; c)  garanzia  dei livelli essenziali delle prestazioni  sociali previsti dallo  Stato  at sensi dell'art.  l 17, c. secondo, lettera m) della Costituzione; d)  libertà  della  scelta dell'utente e,  ove  impossibilitato.  dei  suoi  familiari,  per  l'accesso  ai servizi offerti, nel rispetto dell'appropriatezza delle prestazioni: e)  garanzia,  nel rispetto del principio di universalità delle  prestazioni,  delle pari opportunità, anche di genere, nell'accesso  ai servizi e alle prestazioni, rispetto a condizioni sociali e stati di bisogno differenti; f) promozione della tutela della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; g)  riconoscimento e valorizzazione  del ruolo peculiare dei nuclei familiari  nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del benessere e nel perseguimento della coesione sociale, nell'assistenza domiciliare come risposta personalizzata ai bisogni di ciascuno, sostenendola nello sviluppo della vita quotidiana ed in particolare nei momenti di difficoltà e di disagio sociale ed economico; h) estensione delle tutele ai nuclei di persone legate da vincoli di parentela, affinità, adozione. tutela e da altri vincoli solidaristici  secondo  l'art.  4 del DPR 30 maggio 1989. n. 223 (Approvazione del regolamento anagrafico della popolazione residente); i) sostegno e promozione del recupero di autonomia e della vita indipendente delle persone diversamente abili e non autosufficienti: j) promozione dell’adempimento dei doveri   inderogabili di solidarietà  sociale e della responsabilità  dei  soggetti  istituzionali  e sociali  nel  rispetto  dei  principi  di  sussidiarietà verticale e orizzontale, valorizzando l'autonomia delle comunità  locali, 

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n) l’integrazione delle politiche sociali e sociosanitarie con le politiche sanitarie e di settore, in particolare dell’istruzione, della formazione, del lavoro, della casa e dei trasporti; o) l’efficacia e l’efficienza del sistema integrato sociale attraverso l’ottimale utilizzo delle risorse finanziarie disponibili. 

l) promozione dell'adempimento dei doveri di solida‐rietà sociale, favorendo l'autonoma iniziativa dei cit‐tadini singoli o associati, nonché le iniziative di reci‐procità e di auto aiuto delle persone e delle famiglie; m) cooperazione tra i diversi soggetti pubblici e del terzo settore; n) confronto e concertazione come metodo di rela‐zione con le organizzazioni sociali e sindacali; o) partecipazione attiva dei cittadini e delle forze sociali territoriali alla programmazione, gestione e controllo; p) promozione dell'integrazione sociale nelle politiche migratorie per garantire condizioni di sicurezza, di qualità della vita e di convivenza civile e ordinata delle comunità; q) concorso degli utenti al costo delle prestazioni sulla base dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) r) verifica e monitoraggio delle prestazioni e della qualità degli interventi sociali improntati a criteri di efficacia, efficienza, trasparenza e soddisfazione degli utenti. 

favorendo l'autonoma  iniziativa,  l'auto‐organizzazione e la partecipazione degli utenti, dei cittadini, delle formazioni e organizzazioni sociali, per la costruzione di una comunità solidale.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 3 (Destinatari) 

PROPOSTA del PD Art. 3 (Destinatari) 

PROPOSTA del SEL Art. 4 (Destinatari) 

1. Sono destinatari degli interventi, dei servizi e delle prestazioni del sistema integrato sociale: a) i cittadini residenti nei comuni della Regione, senza distinzioni di razza, di sesso, di età, di carattere politico, religioso, ideologico, economico e sociale e di condizioni derivanti da disabilità; b) i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio reg.; c) le donne straniere in stato di gravidanza e nei sei mesi successivi al parto presenti sul territorio; d) i cittadini di stati non appartenenti all’Unione europea, inclusi gli apolidi, i richiedenti asilo ed i rifugiati, regolarmente soggiornanti ai sensi della normativa vigente, che risiedono o sono domiciliati nel territorio reg.; 

 1. Sono destinatari degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale i residenti nella Regione, senza distinzione di carattere politico, religioso, ideologico, sessuale, razziale,economico e sociale.  2. Sono, altresì, destinatari degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale: a) le persone minori di età straniere non accompagnate presenti sul territorio reg.; b) le donne straniere in stato di gravidanza e nei sei mesi successivi al parto; c) i cittadini di stati non appartenenti all'Unione europea, inclusi gli apolidi, i richiedenti asilo ed i rifugiati, regolarmente soggiornanti ai sensi della normativa vigente, che risiedono o sono domiciliati nel territorio reg.; 

1. Hanno diritto  ad accedere agli interventi  ed ai servizi  del  sistema integrato  sociale  tutte le persone residenti  nella  Regione Lazio,  senza distinzioni  di sesso, di  razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.  2. Sono altresì destinatari degli interventi e dei servizi del sistema integrato: a) i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio reg.; b) le donne straniere  in stato di gravidanza e nei sei mesi successivi al parto; c) i cittadini di  stati non  appartenenti   ali 'Unione europea, inclusi gli  apolidi,   i richiedenti  asilo  ed i  rifugiati,  regolarmente  soggiornanti  ai sensi  della  normativa vigente, che risiedono o sono domiciliati nel 

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e) i cittadini di stati non appartenenti all'Unione europea, presenti nel territorio della Regione, che si trovino nelle condizioni di cui agli articoli 18 e 19 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e succ. modifiche; f) i cittadini stranieri immigrati in attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione ai sensi del d.lgs. 286/1998.  2. I soggetti che non rientrano nelle categorie di cui al c. 1, presenti nel territorio della Regione, allorché si trovino in situazioni tali da esigere interventi non differibili e nell’impossibilità di essere indirizzati ai corrispondenti servizi della Regione o dello Stato di appartenenza, hanno diritto di accedere al sistema integrato sociale alle condizioni e con i limiti previsti dalle normative vigenti e secondo le procedure definite dalla programmazione reg. e locale. 

d) i cittadini di stati non appartenenti all'Unione europea, presenti nel territorio della Regione, che si trovino nelle condizioni di cui agli articoli 18 e 19 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e succ. modifiche; e) i cittadini stranieri immigrati in attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione ai sensi del d.lgs. 286/1998; f) i minori e gli adulti sottoposti a provvedimenti penali e alle misure alternative alla detenzione di cui alla l. 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) e succ. modifiche; g) le persone senza fissa dimora.  3. Tutte le persone presenti nel territorio della Regione hanno diritto agli interventi di prima assistenza alle condizioni e nei limiti previsti dalle normative vigenti e secondo le procedure definite dalla programmazione reg. e locale.  

territorio regionale; d) i cittadini di stati non appartenenti all'Unio‐ne europea, presenti nel territorio della Regio‐ne, che si trovino nelle condizioni di cui agli artt. 18 e 19 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni con‐cernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e successive  modifiche; e)i cittadini stranieri immigrati in attesa della 

conclusione del procedimento di regolarizzazione ai sensi del d.lgs. 28611998; f)i minori e gli adulti sottoposti a provvedimenti penali e alle misure alternative alla detenzione   di  cui  alla  l.  26  luglio   1975  n.  354  (Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) e successive modifiche; g) le persone senza fissa dimora.  3. Tutte le persone presenti sul territorio reg. hanno diritto agli interventi indifferibili di prima assistenza alle condizioni e nei limiti  previsti  dalle normative vigenti e  secondo le procedure definite dalla programmazione regionale e locale.  4. Per i soggetti di cui ai commi 2 e 3, il Comune tenuto a garantire i  servizi socio‐assis‐tenziali è identificato nel Comune nel cui territorio si è manifestata la necessità dell'intervento, fatto salvo il diritto di rivalsa nei confronti del Comune di residenza del cittadino destinatario dell'intervento e per i cittadini stranieri in base agli accordi internazionali.  5. l soggetti di cui ai commi l, 2 e 3, accedono agli interventi. ai servizi e alle prestazioni del  sistema integrato: a. In base ai criteri generali di cui all'art. 55, c. l, lett. i). b. In base ai criteri di compartecipazione al costo delle prestazioni di cui all'art. 54. l cri‐teri generali per 

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l'accesso agli interventi e ai servizi e per l'individuazione delle condizioni di cui al c. 7, sono stabiliti dal regolamento regionale di cui all'art. 55. c. In base al piano personalizzato di assistenza di cui all'art. 40.  6. Accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni secondo i parametri definiti dai Comuni i cittadini in condizioni di povertà o con reddito insufficiente o con incapacità totale o parziale di provvedere ai propri bisogni per inabilità d'ordine sensoriale, fisico o psichico o dovuta a pluriminorazione, con difficoltà d'inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i  soggetti sot‐toposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali.  7. Il Piano reg. riserva una quota delle risorse per l'anticipazione ai Comuni degli oneri derivanti dagli interventi di cui al comma 3, nelle more dell'azione di rivalsa e per gli interventi dei Comuni in ottemperanza alle ordinanze dei Tribunali per i minorenni. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 4 (Diritti degli utenti 

PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL Art. 3 (Metodi e strumenti) 

1. La Regione riconosce agli utenti del sistema integrato sociale: a) il diritto ad essere compiutamente informati sulla disponibilità delle prestazioni socioassistenziali, sui requisiti per l’accesso, sulle condizioni e sui criteri di priorità, sulle procedure e modalità di erogazione, nonché sulle possibilità di scelta delle stesse; b) il diritto ad esprimere il consenso informato sulle prestazioni ed in particolare sui ricoveri in strutture residenziali di cui alla l. regio‐nale 12 dicembre 2003, n. 41 (Norme in ma‐teria di autorizzazione 

  1. La realizzazione del sistema integrato sociale s'ispira ai seguenti principi: a) Omogeneità  e adeguatezza al sistema di  bisogni  e  domande  sociali  e  sociosanitari rilevati sul territorio reg. b)  Efficienza, efficacia, trasparenza: c) Flessibilità e personalizzazione  degli interventi. attraverso la predisposizione  di piani di assistenza individuale: d)  Integrazione  istituzionale. gestionale ed operativa del sistema integrato sociale con tutte le politiche sanitarie e le politiche di settore atte a prevenire tutte 

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all’apertura ed al fun‐zionamento di strutture che prestano servizi socio‐assistenziali) e succ. modifiche, salvo i casi previsti dalla normativa vigente in materia; c) il diritto alla riservatezza ed al segreto professionale degli operatori; d) il diritto a partecipare alla scelta delle prestazioni, compatibilmente con le disponibilità esistenti.  2. Per i soggetti di cui all’art. 3, il comune di residenza assicura la definizione del piano di assistenza individuale di cui all’art. 19, l’erogazione delle prestazioni e sostiene gli oneri per l’assistenza prestata.  3. Per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali di cui all’art. 44, nonché presso le struttu‐re sociosanitarie di cui alla l. reg. 3 marzo 2003, n. 4 (Norme in materia di autoriz‐zazione alla realizzazione di strutture e all'e‐sercizio di attività sanitarie e sociosanitarie, di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali) e succ. modifiche, il comu‐ne nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato, assume gli oneri per le prestazioni sociali erogate.  4. Per i minori è competente il comune nel quale risiede il minore, ovvero il comune nel cui territorio si è manifestata la necessità d’intervento, qualora il minore non sia residente nel Lazio.  5. Per le prestazioni e i servizi rivolti ai soggetti di cui all' art. 3, c. 2, è competente il comune nel cui territorio si è manifestata la necessità d’intervento.    

le condizioni di disagio e di esclusione sociale; e) Professionalità e specificità delle prestazioni professionali; f) Verifica e monitoraggio delle prestazioni e della qualità degli interventi sociali; g)  Riconoscimento e  sostegno del  ruolo che il  volontariato, gli organismi della cooperazione  sociale.  le associazioni  di promozione  sociale  e gli altri soggetti  privati senza scopo di lucro. operanti nel settore, svolgono nella organizzazione  e nella gestione del sistema integrato; h)  Confronto  e concertazione  come metodi di relazione con le organizzazioni  sindacali e sociali.  2. Al fine di  assicurare la  realizzazione  del  sistema  integrato,  la Regione  individua  quale strumento funzionale alla cooperazione ed all'azione  coordinata fra enti locali la ripartizione del territorio regionale in ambiti territoriali di cui all'art.  15 e quali strumenti di programmazione il piano sociale reg. di cui all'art. 20 ed il piano sociale di zona di cui all'art.  22.  

PROPOSTA della Giunta Reg.  PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 5 (Politiche del sistema integrato sociale)  Art. 39 (Politiche di promozione sociale)  

Art. 24 (Aree di intervento)  

1. La Regione, al fine di sostenere le persone in stato di bisogno e le famiglie, con particolare riferimento a quelle numerose, con persone anziane non autosufficienti o disabili, o in condizioni economiche disagiate, promuove: a) il ruolo della famiglia nella formazione e cura della persona durante tutto l’arco della vita ed il suo coinvolgimento nella gestione del sistema integrato sociale; b) lo sviluppo psicofisico, l’educazione e la crescita dei minori in un idoneo ambiente familiare e sociale, nonché la protezione dei minori in condizione di disagio e abbandono; c) l’inclusione sociale, l’autonomia, la protezione e la cura delle persone con disabilità, con particolare riguardo alle condizioni delle persone in situazione di disabilità grave o con disagio psichico; d) la tutela e la valorizzazione delle persone anziane, sia come soggetti attivi sia come soggetti beneficiari del sistema integrato sociale; e) l’integrazione tra le politiche d’inclusione sociale e le politiche abitative, anche in collaborazione con gli enti locali; f) l’integrazione tra le politiche d’inclusione sociale e le politiche per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate di cui art. 4 della l. 8 novembre 1991, n. 381 (Disciplina delle cooperative sociali), quali in particolare i disabili, gli adolescenti in situazione di difficoltà, e le persone dimesse dal carcere o in regime di semilibertà; g) la tutela delle persone vittime di violenze sessuali, maltrattamenti, sfruttamento e di atti persecutori di cui all’art. 612 bis del codice penale, anche in ambito familiare, o delle donne gestanti o madri in situazione di disagio sociale; 

1. Per favorire lo sviluppo ed il benessere delle persone delle famiglie e delle comunità, la Regione e gli enti locali prevedono interventi volti in particolare a: a) promuovere la convivenza e l'integrazione sociale, la soluzione dei conflitti individuali e sociali, anche attraverso il ricorso ad attività di integrazione culturale e di mediazione sociale; b) contrastare e prevenire le cause psicologiche e sociali di esclusione sociale, con particolare riguardo al disagio giovanile, alle dipendenze patologiche, alle situazioni di povertà estrema, alla prostituzione e ad altre forme di sfruttamento; c) conciliare ed armonizzare i tempi di vita e di lavoro, riconoscendo il diritto dei genitori ad assolvere gli impegni di cura senza rinunciare all'attività lavorativa, anche sostenendo iniziative di mutualità, tese allo sviluppo della solidarietà ed al miglioramento dei rapporti tra le generazioni e favorendo la stipula di accordi tra organizzazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali e soggetti del terzo settore in attuaz. della l. 8 marzo 2000, n. 53, (Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città) e succ. modifiche; d) favorire le pari opportunità tra donne e uomini adottando azioni positive rivolte alla popolazione femminile e politiche rispettose dei due generi. 

1.  Sono considerate aree di intervento del sistema integrato, in particolare, quelle relative a: a) famiglie e nuclei familiari; b) minori: c) donne vittime di violenza; d) anziani; e) disabili; t) immigrati: g) nomadi; h) persone a rischio di esclusione sociale: i) disagio mentale; l) dipendenze; m) persone private della libertà personale. 2. Al fine di favorire l'efficacia del sistema integrato e la partecipazione dei soggetti interessati per  ciascuna  delle aree di  intervento di cui al  c., sono  articolati per  sezioni corrispondenti: a) gli osservatori sociali di cui agli art. 44 e 45; b) i tavoli sociali reg. e di ambito di cui agli articoli 20 e 22; d) la relazione sociale di cui all'art.  46; e) il piano sociale reg. di cui all'art‐icolo 20 e i piani di zona d; cui all'art. 22.   Art. 42 (Strutture territoriali per la promozione sociale) 1. La Regione promuove l'attivazione di in‐terventi e la creazione di luoghi atti a garantire adeguati spazi di aggregazione e socializzazione, a carattere ludico‐educativo, e a consentire la partecipazione attiva dei cittadini alla definizione dei propri tempi di vita e di relazione attraverso: a) lo sviluppo di  strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali, fattorie sociali e qualsiasi altra modalità innovativa atta a consentire scambi 

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h) il sostegno e l’accompagnamento sociale delle persone senza fissa dimora; i) l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone di cui all’art. 3, c. 1, lettere d) ed e), ai sensi della l. reg. 14 luglio 2008, n.10 (Disposizioni per la promozione e la tutela dell’esercizio dei diritto civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri) nonché delle popolazioni nomadi presenti nel territorio reg., anche attraverso iniziative volte a favorire l’inserimento lavorativo e modelli innovativi di accoglienza alloggiativa; l) l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone emigrate di cui alla l. reg. 30 luglio 2003, n. 23 (Interventi in favore dei laziali emigrati all'estero e dei loro familiari) e succ. modifiche; m) il contrasto alle dipendenze da alcool e sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché alle nuove forme di dipendenza comportamentale.  

relazionali anche intergenerazionali e a sostenere le esigenze di socializzazione e recupero per i soggetti in età evolutiva, le persone anziane, le persone con disabilità e i soggetti a rischio di emarginazione sociale: b)  interventi di riqualificazione dei tessuti urbani  anche attraverso  il  sostegno alla realizzazione di  luoghi di aggregazione e associativi  per adolescenti a  rischio ed anziani autosufficienti e a rischio di fragilità. 2. La Regione per i tini di cui al c. 1 promuove progetti di agricoltura sociale che prevedano l'organizzazione di servizi formativi e socioriabilitativi  in aziende  agricole  e l'utilizzo a fini sociali di terreni di proprietà pubblica e collettiva. 3.  La Regione per i  tini di cui al c. l  promuove l'utilizzo  sociale dei beni confiscati alle mafie, ai sensi della l. 7 marzo 1996, n. 109 (Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati) e successive modifiche. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 6 (Azioni in favore della famiglia) 

PROPOSTA del PD Art. 40 (Assistenza alle famiglie e alle persone minori di età) e Art. 49 (Politiche abitative) 

PROPOSTA del SEL Art. 25 (Politiche per le famiglie ed i nuclei familiari) 

1. Le politiche in favore della famiglia, in coerenza con i principi e gli obiettivi di cui alla l. reg. 7 dicembre 2001, n. 32 (Interventi in favore delle famiglie) e succ. modifiche, sono perseguite, in particolare, attraverso: a) l’erogazione di contributi economici di carattere continuativo, straordinario o urgente, ivi compresi i contributi per interventi di adeguamento delle abitazioni, finalizzati a sostenere la permanenza nel domicilio familiare di persone anziane non autosufficienti e persone disabili, nonché agevolazioni per l’acquisto e la locazione di immobili in favore di persone o nuclei familiari in stato di bisogno e delle famiglie di nuova costituzione; b) l’individuazione degli immobili di proprietà degli 

1. Il sistema integrato sociale, in attuaz. dell'art. 7, c. 2, lettera b) dello Statuto reg., valorizza e sostiene il ruolo della famiglia nella formazione e cura della persona durante tutto l'arco della vita, nella promozione del benessere e nel perseguimento della coesione sociale e garantisce alla persona minore di età la protezione e gli interventi necessari ad un pieno e armonioso sviluppo psicofisico.  2. Le politiche in favore della famiglia sono perseguite, in particolare, attraverso i seguenti interventi e servizi: a) servizi ed interventi di sostegno alla genitorialità e alla nascita; b) servizi di consulenza e di mediazione familiare, nonché gli interventi specifici di sostegno, anche personalizzati, a fronte di situazioni di disagio o che violano la dignità della 

1. Le politiche per le famiglie consistono nell'insieme degli interventi e dei servizi del sistema integrato volti a favorire l'assolvimento delle responsabilità familiari, a soste‐nere una maternità e una paternità respon‐sabile, ad individuare precocemente ed affrontare le situazioni di disagio sociale ed economico dei nuclei familiari, a creare reti di solidarietà locali.  2. Le politiche di cui al c. 1 sono rivol‐te alle famiglie fondate sul matrimonio e al‐le famiglie anagrafiche di cui all'art. 4 c. L del Decreto del  Presidente della Repubblica 30 maggio 1989. n. 223 (Approvazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente), purché iscritte nel registro anagrafico del Comune di residenza da almeno due anni e 

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enti locali da destinare ad alloggi, anche attraverso operazioni di riconversione e ristrutturazione. c) i servizi di sollievo per le famiglie che si fanno carico dei percorsi di cura e di assistenza di persone con disabilità e anziane non autosufficienti, di persone con disagio psichico; d) iniziative dirette a favorire la conciliazione delle responsabilità familiari con quelle lavorative; e) i servizi e le attività di sostegno e assistenza alla famiglia e di educazione alla maternità e paternità responsabili; f) i servizi e le attività di sostegno alle persone nei casi di abuso e di maltrattamento al di fuori e all’interno del nucleo familiare; g) i servizi di consulenza e di mediazione familiare, nonché gli interventi specifici di sostegno, anche personalizzati, a fronte di situazioni di disagio o che violano la dignità della persona umana; h) le iniziative di mutuo sostegno tra famiglie per creare reti di solidarietà, forme di auto‐ organizzazione tendenti a sviluppare la responsabilità delle famiglie e la capacità ad assumere le proprie funzioni educative e sociali, particolarmente nei confronti dei bambini, degli adolescenti, delle persone anziane e con disabilità presenti nei nuclei familiari; i) la valorizzazione dell’associazionismo familiare; l) la realizzazione di spazi protetti per favorire, nei casi di separazione personale dei coniugi o di divorzio, gli incontri tra genitori non affidatari e figli; m) le iniziative dirette a sostenere le adozioni internazionali, anche attraverso l’istituzione di un servizio per facilitare le procedure previste dalla l. 4 maggio 1983, n.184 (Diritto del minore ad un famiglia), attivato direttamente dalla Regione o mediante convenzione con altri enti; n) le iniziative dirette a sostenere i familiari di persone scomparse anche attraverso il 

persona umana; c) interventi per assicurare un effettivo diritto allo studio, al fine di favorire il superamento delle limitazioni derivanti da condizioni di disagio economico, ivi comprese le misure e contributi per progetti destinati alla prevenzione e recupero degli abbandoni e della dispersione scolastica delle persone minori di età; d) interventi di sollievo per le famiglie che si fanno carico dei percorsi di cura e di assistenza di persone con disabilità e anziane non autosufficienti, di persone con problemi di salute mentale e delle persone minori di età in affidamento;e) iniziative di mutuo sostegno e di auto‐organizzazione per creare reti di solidarietà a supporto delle responsabilità educative e sociali delle famiglie, particolarmente nei confronti dei bambini, degli adolescenti, degli anziani e delle persone con disabilità;  3. Il sistema sociale integrato a favore delle persone minori di età prive del sostegno familiare comprende interventi e servizi che garantiscano: a) la tempestiva segnalazione dello stato di abbandono di una persona minore di età da parte dei servizi di assistenza all'autorità giudiziaria competente al fine dell'adozione dei provvedimenti previsti dal titolo X del codice civile; b) le azioni conseguenti ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria e gli interventi di collaborazione con il Centro per la Giustizia Minorile in attuaz. del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1998, n. 448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni) e succ. modifiche; c) la promozione dell'affidamento temporaneo a famiglie o a strutture previste dalla presente l., anche con l'erogazione degli assegni di cura di cui all'art. 51; d) interventi per sostenere i percorsi per l'affido e l'a‐dozione nazionale ed internazionale anche attraver‐so azioni di informazione ed educazione continua.  4. La Regione, al fine di assicurare la piena attuazio‐ne dei 

comprendono in particolare i seguenti interventi e servizi: a. i contributi economici, di carattere conti‐nuativo,  straordinario o urgente, compresa l'erogazione di agevolazioni per l'affitto. a persone o famiglie in stato di bisogno e l'erogazione di contributi per interventi di adeguamento della abitazione, finalizzati a sostenere la permanenza nel domicilio familiare di soggetti non autosufficienti; b. gli interventi di carattere abitativo di emergenza; c. gli interventi di sollievo, aiuto e sostegno alle famiglie impegnate in attività di cura e assistenza di persone disabili, di persone con problemi di salute mentale, di anziani e di minori in affidamento, che siano parte in‐tegrante di un complessivo programma as‐sistenziale individualizzato volto a consentire la permanenza a domicilio di persone an‐che parzialmente prive di autonomia fisica o psichica, ma che comunque non necessitano di ricovero in strutture residenziali; d. i servizi e le attività di sostegno alla geni‐torialità ed alla nascita, di consulenza e di mediazione familiare, di sostegno alle persone nei casi di abuso e di maltrattamento; c. i contributi economici per agevolare l'ac‐cesso agli asili nido e agli altri servizi educa‐tivi e formativi per i bambini da zero a tre anni, nonché agli ulteriori interventi diretti a rimuovere gli ostacoli alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro e contri‐buire a creare le condizioni per conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari, anche nel quadro dell'armonizzazione dei tempi e spazi delle città, anche ai sensi  della l.  reg.  24  Dicembre 2003, n. 42 (Interventi  a sostegno della famiglia concernenti l'accesso ai servizi educativi e formativi della prima infanzia); f. i contributi economici  per agevolare l'accesso alla scuola dell'infanzia, in particolare alle madri  lavoratrici 

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coinvolgimento dei soggetti del terzo settore presenti sul territorio. 

diritti riconosciuti alle persone minori di età, sostiene l'esercizio delle autonome funzioni del Ga‐rante dell'infanzia e dell'adolescenza istituito ai sensi della l. reg. 28 ottobre 2002, n. 38 (Istitu‐zione del Garante dell'infanzia e dell'adolescenza) e succ. modifiche, attribuendo a questi l'onere di rapporti annuali sulla condizione dell'infanzia e dell'a‐dolescenza nella Regione Lazio, conferendo, altresì, all'ufficio adeguate risorse umane e finanziarie.  5. Gli enti locali, le aziende unità sanitarie locali, i servizi pubblici e le organizzazioni del privato sociale che hanno competenza sui minori forniscono al Garante ogni utile supporto per la tutela dei diritti dei minori, in particolar modo con riferimento alla prevenzione ed al trattamento dell'abuso e del maltrattamento. Art. 49 (Politiche abitative) 1. La Regione, al fine di favorire le famiglie e i nuclei di persone in stato di bisogno, anche temporaneo, connesso a carenze abitative nonché la deistituzionalizzazione di soggetti ricoverati presso strutture residenziali, con particolare riferimento ai nuclei familiari numerosi o con persone anziane o non autosufficienti in condizioni economiche disagiate, promuove l'integrazione tra le politiche d'inclusione sociale e le politiche abitative e sostiene in particolare i seguenti interventi: a) individuazione degli immobili di proprietà pubblica da destinare ad alloggi per categorie svantaggiate, anche attraverso operazioni di ri‐conversione patrimoniale da inserire nei piani di recupero di cui all'art. 27 e seguenti della l. 5 ago‐sto 1978, n. 457 (Norme per l'edilizia residenziale) e succ. modifiche; b) miglioramento delle condizioni abitative attra‐verso la realizzazione di opere di manutenzione e adeguamento per l'eliminazione delle barriere architettoniche;  

ovvero alle madri che risultano essere disoccupate di lunga durata, inoccupate di lunga durata o in reinserimento lavorativo, anche ai sensi della l. reg. 22 Aprile  2002,  n. 0 (Interventi a sostegno della famiglia  per l'accesso alle opportunità educative nella scuola dell'infanzia); g. le iniziative rivolte prioritariamente alle donne per favorire il loro rientro nel sistema produttivo o il loro nuovo inserimento lavorativo dopo la maternità o al termine di impegni di cura in ambito familiare; h. le iniziative rivolte a promuovere espe‐rienze di auto aiuto fra famiglie, anche favo‐rendo l'associazionismo familiare e le forme di sostegno alle famiglie.  3. I comuni, in alternativa a contributi assi‐stenziali in denaro, possono concedere prestiti sull'onore, consistenti in finanziamenti a tasso zero o agevolato secondo piani di restituzione concordati con il destinatario del prestito. Per  sostenere le responsabilità individuali e familiari e agevolare l'autono‐mia finanziaria di nuclei monoparentali, di coppie giovani con figli. di gestanti in diffi‐coltà, di famiglie con a carico soggetti non autosufficienti e con problemi di grave e temporanea difficoltà economica, di famiglie di recente immigrazione con gravi difficoltà di inserimento sociale.  4. Con particolare attenzione alle persone e alle famiglie con difficoltà di accesso al credito ordinario, la Regione realizza, diret‐tamente o attraverso i Comuni, programmi di microcredito, quale strumento di lotta al‐la povertà e alla esclusione sociale, nonché allo sviluppo della partecipazione e della solidarietà a favore di categorie svantaggiate.  5. L'Osservatorio reg. permanente sulle famiglie contribuisce agli obiettivi del presen‐te art. ai sensi 

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del!'art. 72 dello Statuto.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 7 (Azioni in favore dei minor)i  

PROPOSTA del PD Vedi sopra 

PROPOSTA del SEL Art. 26 (Politiche per i minori) 

1. Le politiche in favore dei minori sono perseguite, in particolare, attraverso: a) la realizzazione di servizi socioeducativi per la prima infanzia, pubblici e privati, che favoriscono il pluralismo dell’offerta educativa; b) l’attivazione di servizi ricreativi e luoghi aggregativi anche attraverso spazi autogestiti e forme di auto‐mutuo‐aiuto, sia per adolescenti sia per genitori, in cui promuovere forme di socializzazione, di informazione e di educazione permanente relative alle tematiche legate alle fasi dell’età evolutiva, nonché a prevenire forme di esclusione, di devianza e di bullismo; c) il pronto intervento, l’accoglienza, la protezione, l’assistenza e il supporto ai minori italiani e stranieri che si trovano in stato di abbandono o privi di assistenza familiare, o ai minori stranieri che risultano non accompagnati ai sensi dell’art. 33 del d.lgs. 286/1998 e succ. modifiche; d) interventi necessari per assicurare un esercizio effettivo del diritto allo studio, al fine di favorire il superamento delle limitazioni derivanti da condizioni di disagio economico e familiare o da disturbi specifici di apprendimento (DSA), come riconosciuti dalla l. 8 ottobre 2010, n. 170 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico), con particolare riferimento al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, anche mediante l’attivazione di un servizio di psicologia scolastica; e) la realizzazione di servizi residenziali e formativi che accolgono, in un contesto protetto e organizzato, adolescenti prossimi alla maggiore età, che non 

  1. Le politiche per i  minori consistono nell'insieme degli interventi e dei servizi del sistema integrato volti a garantire al minore la protezione e le cure necessarie per il suo benessere e a promuoverne il pieno e armonico sviluppo psicofisico. l'educazione e la crescita in un idoneo ambiente familiare e sociale.  2. In particolare sono compresi tra gli interventi e i servizi per le famiglie: a) L'ascolto. l'accompagnamento ed il sostegno nel promuovere l'esercizio  dei diritti di cittadinanza sociale e prevenire forme di esclusione e di devianza, privilegiando la crescita del minore nel proprio ambiente familiare; b) Gli interventi per assicurare un effettivo diritto allo studio, al fine di favorire il superamento delle limitazioni derivanti da condizioni di disagio economico. i vi comprese le misure e contributi per progetti destinati alla prevenzione e recupero degli abbandoni c della dispersione scolastica; c) l'attivazione  di interventi e la creazione di luoghi atti a garantire adeguati spazi di aggregazione e socializzazione. a carattere ludico‐educativo. e a consentire al minore la partecipazione attiva alla definizione dei suoi tempi di vita e relazione; d) il pronto intervento, l'accoglienza, la pro‐tezione, l'assistenza e il supporto ai minori italiani e stranieri che si trovano in stato di abbandono e privi di assistenza familiare o che risultano non accompagnati ai sensi del!'art. 33 del d.lgs. 286/1998; e) la tempestiva segnalazione dello stato di abbandono di un minore da parte dei servi‐zi di assistenza all'autorità giudiziaria com‐petente, al fine 

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possono rimanere o tornare in famiglia, e giovani già ospiti di strutture residenziali o presso famiglie affidatarie, per il periodo necessario all’avvio ed al completamento del loro percorso di autonomia; f) promozione e sostegno dell’affidamento familiare e dell’adozione di cui alla l. 184/1983 e succ. modifiche. 2. La Regione, per le finalità di cui al c. 1, si avvale della collaborazione del Garante dell’infanzia di cui alla l. reg. 28 ottobre 2002, n. 38 (Istituzione del garante dell’infanzia e dell’adolescenza) e succ. modifiche. 

dell'adozione dei provvedimenti previsti dal titolo X del codice civile; f) le azioni conseguenti ai provvedimenti dell'autorità  giudiziaria e gli interventi di collaborazione con l'autorità giudiziaria e con i servizi minorili del Ministero della Giustizia in attuaz. del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1998, n. 448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni) e succ. modifiche; g) l'affidamento temporaneo a famiglie o a strutture previste dalla presente l.; h) le attività necessarie ed i compiti correla‐ti all'adozione  nazionale ed internazionale.  3. Il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza concorre agli obiettivi del presente art. con le modalità previste dalla l. reg. 28 Ottobre 2002, n. 38 (Istituzione del garante del!'infanzia e dell’adolescenza) e succ. modifiche.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 8 (Azioni in favore delle persone con disabilità) 

PROPOSTA del PD Art. 41 (Assistenza alle persone con disabilità)  

PROPOSTA del SEL Art. 29  (Politiche per i disabili) 

1. Le politiche in favore delle persone con disabilità sono perseguite, in particolare, attraverso: a) la prevenzione sociosanitaria, la riabilitazione sociosanitaria, l’assistenza personale anche indiretta, l’accompagno, la mobilità, l’istruzione e l’inserimento lavorativo; b) i percorsi tendenti all’acquisizione della massima autonomia possibile delle persone con disabilità, al fine di evitare la istituzionalizzazione e nel rispetto del diritto alla domiciliarietà; c) l’erogazione di emolumenti economici per favorire l’inserimento sociale delle persone con problemi di disagio psichico assistite dalle competenti strutture 

1. Le politiche in favore delle persone con disabilità sono perseguite, ai sensi della l.r. 2/2009, anche attraverso i seguenti interventi e servizi: a) assistenza personale anche indiretta, per l'accompagno, la mobilità, l'istruzione e l'inserimento sociale e lavorativo; b) percorsi e sostegni tendenti a rimuovere ogni forma di emarginazione sociale e ambientale dei nuclei familiari con disabili a carico; c) organizzazione di alloggi autonomi rispondenti alle esigenze di autosufficienza, collegati a servizi di assistenza di carattere sanitario e sociale; d) realizzazione di reti di sostegno e di strutture residenziali protette, anche sperimentali, a favore di persone con grave 

1. Le politiche per le persone disabili consistono nell'insieme  degli interventi e dei servizi volti a promuoverne l'integrazione nella famiglia. nella scuola, nel lavoro e nella società e a garantirne l'autonomia e l'autodeterminazione.  2. In particolare, oltre alle prestazioni eroga‐te ai sensi dell'art. 117, c. secon‐do, lettera  m) della Costituzione, sono compresi tra gli interventi e i  servizi per le persone disabili: a) il potenziamento dei servizi domiciliari, da  attivare in forma diretta o indiretta, secondo progetti individualizzati di intervento finalizzati all'assistenza, al 

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delle ASL, di cui al regolamento reg. 3 febbraio 2000, n. 1(Regolamento per l'erogazione alle persone con sofferenza psichica delle provvidenze economiche di cui all'art. 8, primo c., numero 3), lettera e), della l. reg. 14 luglio 1983, n. 49) e succ. modifiche; d) l’attivazione di reti di sostegno al momento in cui la persona con disabilità si trovi nell’impossibilità di essere adeguatamente seguita dai familiari, anche attraverso fondazioni di partecipazione; e) i percorsi e i sostegni tendenti a rimuovere ogni forma di emarginazione sociale e ambientale dei nuclei familiari con disabili a carico; f) lo sviluppo di strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali e qualsiasi altra modalità idonea a consentire scambi relazionali anche intergenerazionali; g) la realizzazione di alloggi autonomi rispondenti alle esigenze di autosufficienza, collegati con un servizio di assistenza continua e garantita di carattere sanitario, domestico e sociale; h) la realizzazione di forme di auto‐mutuo‐aiuto, di servizi di sollievo e di sostegno per i familiari di persone con disabilità, anche attraverso percorsi di formazione e tutoraggio finalizzati alla crescita nella gestione della persona con disabilità; i) il superamento delle barriere di  omunicazione, di informazione, architettoniche, di mobilità, per favorire l’accesso all’istruzione, al lavoro, ai trasporti, ai servizi culturali, ricreativi e sportivi.  2. La Regione, al fine di promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità alla vita della collettività e alla programmazione degli interventi in loro favore, si avvale dell’apporto della Consulta reg. per i problemi della disabilità di cui alla l. reg. 3 novembre 2003, n. 36 (Consulta per i problemi della disabilità e dell'handicap) e succ. 

disabilità prive di adeguato sostegno familiare. e) percorsi tendenti a promuovere la vita indipendente e ad acquisire la massima autonomia possibile, anche con la realizzazione di centri per la vita indipendente, gestiti direttamente da organizzazioni di persone con disabilità con il compito di promuovere e sostenere forme di auto‐organizzazione;  2. La Regione, al fine di promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità alla vita della collettività e alla programmazione degli interventi in loro favore, si avvale dell'apporto della Consulta per i problemi della disabilità e dell'handicap di cui alla l. reg. 3 novembre 2003, n. 36, (Consulta per i problemi della disabilità e dell'handicap), e succ. modifiche 

sostegno e allo sviluppo di forme di autonomia. nonché al recupero delle diverse abilità; b)il potenziamento e l'adeguamento di ser‐vizi diurni e semiresidenziali esistenti sul territorio; c) la realizzazione di progetti innovativi e servizi finalizzati alla realizzazione di moda‐lità di vita indipendente, di soluzioni abitati‐ve autonome e parafamiliari, di comunità alloggio protette  per le  persone disabili gravi con carenza  di  sostegno familiare, ivi compresa la Fondazione Insieme dopo di noi istituita con delibera della giunta reg. n. 792 del 31. 10. 2006 ai sensi della L.R. 27 febbraio 2004. n. 2, art. 44 : d) i servizi di informazione, sollievo e sostegno ai familiari delle persone disabili; e) le  forme di  coordinamento stabile con soggetti  istituzionali  e  soggetti  del  terzo settore coinvolti nelle attività di istruzione scolastica. formazione professionale. inserimento lavorativo delle persone disabili; f) le forme di agevolazione per l'accesso a trasporti, servizi culturali, ricreativi e sportivi; g) le forme di agevolazione  per la diffusio‐ne di strumenti tecnologici atti a facilitare la vita indipendente, l'inserimento sociale e professionale, a partire dai Centri Ausili tec‐nologici riconosciuti presenti nella Regione; h) il sostegno per il superamento delle bar‐riere e per favorire l'accessibilità dei luoghi reali e virtuali.  3. La consulta reg. per i problemi della disabilità e dell'handicap concorre agli obiettivi del presente art. ai sensi dell'art.  74 dello Statuto.  4. L'accertamento della condizione di disa‐bilità e della situazione di gravità avviene con le modalità previste dagli articoli 3 e 4 della l. 5 febbraio 1992. n. l 04 (L. quadro per l'assistenza, 'integrazione sociale e i diritti 

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modifiche.  delle persone handicappate).  5. Nell'ambito della programmazione regionale e zonale sono individuati gli elementi atti a prevenire forme di esclusione sociale.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 8 (Azioni in favore delle persone con disabilità) 

PROPOSTA del PD Art. 42  (Assistenza alle persone anziane)  

PROPOSTA del SEL Art. 28  (Politiche per gli anziani)  

1. Le politiche in favore delle persone anziane sono perseguite, in particolare, attraverso: a) l’attività di assistenza domiciliare integrata e di dimissioni protette che prevedono forme di integrazione tra ambito sanitario e ambito socioassistenziale, stabilendo modalità costanti di interazione con le strutture a ciclo residenziale, semiresidenziale ed i centri diurni per anziani ed il coinvolgimento dello associazionismo e del volontariato promosso dalle persone anziane e dai familiari delle stesse; b) i servizi di sollievo per i familiari conviventi di persone anziane non autosufficienti; c) l’istituzione di poli territoriali per la prevenzione ed il contrasto dell’insorgenza di specifiche patologie connesse alla senescenza; d) la definizione di percorsi di formazione e tutoraggio alle famiglie nella gestione delle persone anziane, parzialmente o totalmente non autosufficienti, prevedendo anche la costituzione di gruppi di auto‐mutuo‐aiuto e la costituzione di reti territoriali per il sostegno e lo sviluppo dell’associazionismo familiare; e) gli interventi di socializzazione e azioni di facilitazione nell’accesso ai servizi, quali trasporti, servizi culturali, ricreativi e sportivi, e miglioramento del rapporto dell’anziano con l’ambiente sociale, anche attraverso il coinvolgimento dei centri anziani 

1. Le politiche in favore delle persone anziane sono perseguite, in particolare, attraverso i seguenti interventi e servizi: a) interventi di socializzazione e azioni di facilitazione nell'accesso ai servizi culturali, ricreativi, sportivi, per la mobilità, e miglioramento del rapporto dell'anziano con l'ambiente sociale; b) istituzione di poli territoriali per la prevenzione ed il contrasto dell'insorgenza di specifiche patologie connesse alla senescenza, comprese quelle odontoiatriche, in collaborazione con le associazioni maggiormente rappresentative; c) attività di assistenza domiciliare e di dimissioni protette che prevedano forme di integrazione tra ambiti sanitario e socio‐assistenziale, in raccordo con le strutture a ciclo residenziale, semiresidenziale ed i centri diurni con il coinvolgimento dell'associazionismo e del volontariato promosso anche dai familiari delle persone anziane; d) definizione di percorsi di formazione e tutoraggio alle famiglie nella gestione delle persone anziane, parzialmente o totalmente non autosufficienti, prevedendo anche la costituzione di gruppi di auto‐mutuo‐aiuto e la costituzione di reti territoriali per il sostegno e lo sviluppo dell'associazionismo familiare; e) sostegno economico per le persone anziane non autosufficienti e per le loro famiglie per il mantenimento nel loro domicilio e promozione di forme residenziali alternative di tipo familiare; 

1. Le politiche per gli anziani consistono nell'insieme degli interventi e dei servizi del sistema integrato volti a: a) promuovere a partecipazione degli anziani alla comunità locale in un'ottica di solidarietà fra generazioni; b) prevenire i processi invalidanti fisici e psi‐cologici, nonché i fenomeni di esclusione sociale, salvaguardando l'autosufficienza e l'autonomia dell'anziano e favorendo la sua permanenza nel contesto familiare di origi‐ne ed il mantenimento di una vita di relazione attiva; c) prevenire e limitare l'ospedalizzazione e l 'inserimento  in strutture residenziali.  2. In particolare sono compresi tra gli interventi e i servizi per gli anziani: a) la creazione di una rete locale di servizi ricreativi e luoghi aggregativi, in cui pro‐muovere forme di associazionismo e di inse‐rimento sociale, anche di diretta iniziati‐va della popolazione anziana, con il coinvol‐gimento della comunità locale e dei sog‐getti del terzo settore presenti sul territorio; b)  a realizzazione di progetti che promuovano il protagonismo  sociale e civico degli anziani nella comunità; c)le forme di agevolazione per l" accesso a trasporti, servizi culturali, ricreativi e sportivi, in relazione a 

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presenti sul territorio comunale; f) le iniziative che favoriscono il ruolo attivo dell’anziano nella trasmissione dei saperi e della memoria storica alle nuove generazioni, anche attraverso il coinvolgimento dei centri anziani di cui all’art. 39; g) le iniziative per sostenere la permanenza nel contesto familiare, limitando l’ospedalizzazione e l’inserimento in strutture residenziali, nel rispetto del diritto alla domiciliarità ed alla vita di relazione, di cui all’art. 2, c. 1, letterai); h) i servizi di protezione e tutela per le persone anziane sole, attraverso l’affido a singoli o a famiglie, ovvero il sostegno di forme residenziali alternative o progetti di convivenza secondo modelli di vita familiare; i) gli interventi finalizzati a prevenire l’isolamento sociale delle persone anziane fragili ed a salvaguardare l’autosufficienza e l’autonomia personale per prevenire i processi invalidanti fisici e psicologici; l) la formazione del personale che assiste a domicilio le persone anziane ed il registro reg. del Lazio delle assistenti familiari, di cui all’art. 2, c. 76 della l. reg. 24 dicembre 2010, n. 9 (Disposizioni collegate alla l. finanziaria reg. per l'esercizio finanziario 2011) per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. 

f) servizi di protezione e tutela per le persone anziane sole, attraverso l'affido a singoli o a famiglie ovvero la realizzazione di servizi residenziali. 

situazioni di reddito inadeguate; d) i servizi di assistenza domiciliare integrata per anziani non autosufficienti e affetti da patologie degenerative; e) le strutture semiresidenziali e residenziali per anziani non autosufficienti; f) servizi e il sostegno e sollievo per i familiari conviventi di persone anziane non autosufficienti; g) i servizi di telesoccorso e pronto interven‐to per persone anziane a rischio sociosani‐tario che vivono in condizioni di solitudine o con altri familiari a loro volta  inabili o anziani.  3. La condizione di persona anziana non autosufficiente è accertata, relativamente ai soggetti ultrasessantacinquenni, median‐te valutazione che tiene conto dell'analisi globale della persona con riferimento a: a) stato di salute funzionale organico: b) condizioni cognitive e comportamentali; c) situazione socio‐ambientale e familiare.  4. Gli atti regionali di programmazione pro‐muovono la realizzazione di sistemi di valu‐tazione contestuale e globale della perso‐na anziana portatrice di minorazioni, al fine dell'accertamento delle diverse condizioni ai sensi della normativa vigente.  5. l servizi residenziali, semiresidenziali e do‐miciliari rivolti agli anziani non autosufficienti si ispirano ad  una  logica  organizzativa di tipo  modulare,  basata  su percorsi di  graduale intensità assistenziale.  6. Il piano sociale reg. recepisce  nella sezione dedicata  alle politiche  per gli anziani  il piano finalizzato alla lotta della povertà e dell'esclusione  sociale ed azioni a sostegno delle persone anziane in difficoltà di cui all'art.  12 della l. reg. del22 dicembre 2007, n.26 (L. 

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finanziaria reg. per l'esercizio 2008)  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 10 (Azioni per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate) 

PROPOSTA del PD Art. 50 (Interventi per l'inserimento lavorativo) 

PROPOSTA del SEL Art. 37 (Interventi per l 'inserimento lavorativo) 

1. Le politiche per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate di cui all’art. 4, c. 1, della l. 381/1991 e succ. modifiche, in coerenza con la legislazione comunitaria, nazionale e reg. in materia, sono perseguite, in particolare, attraverso: a) il rispetto delle norme relative al colloca‐mento mirato delle categorie protette, ai sensi della l. 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili); b) iniziative volte ad agevolare le persone con disabilità a recarsi al posto di lavoro favorendo prioritariamente l’abbattimento delle barriere architettoniche; c) progetti di inserimento mirato in favore delle persone con disabilità grave; d) iniziative volte a favorire ed incentivare l’applicazione da parte delle stazioni appal‐tanti delle disposizioni di cui all’art. 52 del decreto legislativo 12 aprile 2006 , n. 163 (Co‐dice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuaz. delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), relative alla partecipazione alle procedure di aggiudica‐zione di appalti pubblici di laboratori protetti o programmi di lavoro protetto che favori‐scono l’esercizio di un’attività professionale da parte di persone svantaggiate; e) iniziative volte a favorire la stipula di con‐venzioni per la fornitura di beni e servizi, da parte degli enti pubblici e delle società di capitali a partecipazione pubblica, con le cooperative sociali che svolgono le attività di cui all’art. 1, c. 1, lettera b) della l. 381/1991; 

1. La Regione promuove l'inserimento lavorativo dei soggetti a rischio di emarginazione, comprese le persone con disabilità e disagi psicosociali, i tossicodipendenti ed alcool dipendenti, le donne maltrattate, nonché degli adolescenti problematici e dei soggetti già istituzionalizzati o in misura alternativa alla detenzione o ammessi al beneficio del lavoro esterno.  2. Ai fini di cui al c. 1, in coerenza con la legislazione comunitaria, nazionale e reg. in materia, sono previsti, in particolare, i seguenti interventi: a) iniziative ed attività per garantire il rispetto delle normativa vigente in materia di collocamento al lavoro delle categorie protette; b) attività di orientamento lavorativo, qualificazione professionale e tirocinio; c) attività ed iniziative per l'individuazione di strutture produttive idonee e disponibili all'inserimento dei soggetti di cui al presente art., stipulando anche convenzioni a tale scopo e verificandone l'attuaz.; d) iniziative volte ad agevolare le persone con disabilità a recarsi al posto di lavoro favorendo prioritariamente la mobilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali; e) progetti di inserimento mirato in favore delle persone con disabilità gravi; f) servizi di tutoraggio e primo inserimento diretto in azienda in favore delle persone con disabilità e disagio mentale 3. Al fine di favorire l'integrazione sociale e lavorativa delle persone di cui al presente art., la Regione, gli enti locali, gli enti pubblici dipendenti dalla Regione e dagli enti locali 

1. La Regione promuove l'inserimento lavo‐rativo dei soggetti a rischio di emarginazio‐ne, comprese le persone con disabilità e disagi psicosociali, i tossicodipendenti ed alcool dipendenti, le donne maltrattate, nonché degli adolescenti problematici e dei soggetti già istituzionalizzati o  in  misura alternativa alla  detenzione o ammessi al beneficio del  lavoro esterno.  2. Ai fini di cui al c. 1, in coerenza con la legislazione comunitaria, nazionale e regio‐nale in materia sono previsti, in particolare, i seguenti interventi: a) iniziative ed attività per garantire il rispetto della normativa vigente in materia di colloca‐mento al lavoro delle categorie protette; b) attività di orientamento lavorativo, qualificazione professionale e tirocinio; c) attività ed iniziative per l'individuazione di strutture produttive idonee e disponibili allo inserimento dei  soggetti di cui al  presente art.,  stipulando anche convenzioni a tale scopo; d) iniziative volte ad agevolare le persone con disabilità a recarsi al posto di lavoro favorendo prioritariamente la mobilità e l'abbattimento delle barriere architet‐toniche e sensoriali; e) progetti di inserimento mirato in favore delle persone con disabilità gravi; f) servizi di tutoraggio e primo inserimento diretto in azienda in favore delle  persone con disabilità e disagio mentale.  3. Al fine di favorire l'integrazione sociale e lavorativa 

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f) iniziative per incentivare gli enti pubblici, compresi quelli economici, nonché le società a partecipazione pubblica, ad inserire nei bandi di gara di appalto e nei capitolati d’onere, fra le condizioni di esecuzione dei contratti per le forniture di beni e servizi diversi da quelli sociosanitarie ed educativi, l’esecuzione del contratto con l’impiego di persone svantaggiate di cui all’art. 4, c. 1 della l. 381/1991; g) la costituzione di imprese singole e a carattere cooperativo, in particolare artigiane e agricole o di servizi, alle quali partecipano le persone di cui alla l. 68/1999; h) l’orientamento lavorativo e la qualifica‐zione professionale delle persone disabili. 

riservano quote di appalti a cooperative sociali di tipo B a norma dell'art. 13 della l. reg. 27 giugno 1996, n. 24 (disciplina delle cooperative sociali) anche nelle modalità previste dall'art. 52 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice degli appalti) e succ. modifiche.   

delle persone di cui al presente art., la Regione, gli enti locali, gli enti pubblici dipendenti dalla Regione e dagli enti locali riservano quote di appalti a coo‐perative sociali di tipo Ba norma dell'artico‐lo 13 della l. reg. 27 giugno 1996 n. 24 (Disciplina delle coope‐rative sociali) anche nelle  modalità previste dall'art. 52 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice degli appalti) e succ. modifiche.  4. La Regione ai fini del!'integrazione sociale e lavorativa delle persone di cui al presente art., promuove progetti di agricoltura sociale che prevedano l'inserimento di persone svantaggiate.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 12 (Azioni in favore delle persone detenute, in regime di semilibertà o dimesse dal carcere) 

PROPOSTA del PD Art. 46 (Tutela delle persone sottoposte a provvedimenti penali) 

PROPOSTA del SEL Art. 35 (Politiche per le persone prive della libertà personale)  

1. Le politiche in favore delle persone detenute, in regime di semilibertà o dimesse dal carcere, sono perseguite, in particolare, attraverso: a) interventi in favore delle persone in esecuzione penale, anche attraverso il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri, ivi comprese quelle igienicosanitarie, con particolare riguardo alle donne, agli stranieri immigrati, alle persone con problemi di dipendenza, ai detenuti che necessitano di un particolare trattamento rieducativo in relazione al tipo di reato commesso; b) l’attivazione di interventi e servizi atti a consentire misure alternative alla detenzione di minori e di madri con figli minori; c) interventi finalizzati al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo delle persone soggette a misure alternative alla detenzione o dimesse dal carcere. 2. Per le finalità di cui al c. 1, la Regione si avvale della collaborazione: 

1. La Regione, al fine di sostenere le persone sia nel momento della detenzione sia nel periodo successivo, promuove, anche in attuaz. della l. reg. 8 giugno 2007, n. 7,(Interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta della Regione Lazio) nell'ambito delle politiche per la tutela delle persone detenute ed ex detenute, interventi e servizi volti in particolare: a) ad assicurare interventi in favore delle persone in esecuzione penale, anche attraverso il miglioramen‐to delle condizioni di vita nelle carceri, con particola‐re riguardo alle persone con bisogni specifici, quali: popolazione femminile, immigrati extracomunitari, persone con problemi di dipendenza, transessuali e detenuti che necessitano di un particolare trattamento rieducativo in relazione al tipo di reato commesso; b) a sostenere l'attivazione di interventi e servizi atti ad informare sull'esecuzione penale esterna ed a consentire misure alternative alla detenzione delle persone minori di età, di madri con figli minori, di detenuti anziani; 

1. Le  politiche  per  le  persone  private  della libertà personale consistono nell'insie‐me  degli interventi e dei servizi volti a: a) promuovere il reinserimento sociale e lavorativo; b) garantire il diritto alla salute; c) garantire il diritto allo studio; d) garantire il diritto al lavoro e alla formazione professionale; e)   garantire  la parità di trattamento  tra persone detenute  e non detenute  in materia di assistenza sociale e socio‐sanitaria.  2. Alle  politiche per le  persone  private  della  libertà  personale  concorrono le  attività  ad integrazione socio‐sanitaria  come richiamate al!"art. 6, nonché le disposizioni di cui alla l.  reg.  8 giugno  2007,  n. 7 (Interventi  a  sostegno  dei diritti della  popolazione detenuta della Regione Lazio).  

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a) degli enti locali, con particolare riferimento ai comuni sedi di istituti di prevenzione e pena che adottano specifici piani di intervento; b) del terzo settore, con particolare riferimento alle cooperative di detenuti o ex detenuti di cui all’art. 12 della l. reg. 16 febbraio 2000, n. 12 (Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l’esercizio finanziario 2000) e succ. modifiche; c) del Garante dei diritti dei detenuti di cui alla l. reg. 6 ottobre 2003, n. 31 (Istituzione del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale) e succ. modifiche. 

c) a sostenere azioni finalizzate all'accoglienza, al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo delle persone soggette a misure alternative alla detenzione o ex detenute.  2. Per le finalità di cui al c. 1, la Regione si avvale secondo le rispettive competenze: a) degli enti locali, con particolare riferimento ai comuni sedi di istituti di prevenzione e pena che adottano specifici piani di intervento; b) delle cooperative di detenuti o ex detenuti di cui all'art. 12 della l. reg. 16 febbraio 2000, n. 12 relativo ai contributi per la risocializzazione dei detenuti e delle organizzazioni del Terzo Settore. c) del Garante dei diritti dei detenuti di cui alla l. reg. 6 ottobre 2003, n. 31 (Istituzione del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale) e succ. modifiche, del Provveditorato Reg. dell'Amministrazione Penitenziaria e del Centro per la Giustizia Minorile. 

 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 14 (Azioni in favore delle persone con dipendenze)  

PROPOSTA del PD Art. 48 (Prevenzione e trattamento delle dipendenze 

PROPOSTA del SEL Art. 34 (Politiche per la prevenzione ed il trattamento delle dipendenze)  

1. Le politiche per la prevenzione e il recupe‐ro delle persone con problemi di dipenden‐za da alcool e sostanze stupefacenti o psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia di disci‐plina degli stupefacenti e sostanze psicotro‐pe, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza) e succ. modifiche, nonché delle persone soggette a forme di dipendenze comportamentali, in collaborazione con le competenti strutture delle ASL, sono perseguite, in particolare, attraverso: a) interventi di riqualificazione dei tessuti urbani, anche attraverso il sostegno alla realiz‐zazione di 

1. La Regione, nell'ambito delle politiche per la prevenzione e il recupero delle persone con problemi di dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti o psicotrope, individuate nel decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza) e succ. modifiche, e di altre forme di dipendenza, in particolare, provvede a: a) promuovere azioni e attività dirette a rimuovere le cause psicologiche e sociali delle dipendenze e alla diffusione di adeguati stili di vita per l'intera popolazione, dando priorità agli interventi a favore degli adolescenti e delle fasce a maggior rischio di emarginazione sociale; 

1. Le politiche  per  la  prevenzione  e  il  trattamento  dei  comportamenti di abuso  e  delle dipendenze da sostanze stupefa‐centi e psicotrope consistono  nell’insieme degli interventi e dei servizi volti a: a) riduzione generalizzata dell'uso  delle sostanze e riduzione dei danni correlati all'uso, attraverso la promozione di stili di vita sani per l 'intera popolazione ed in particolare per le fasce a maggior rischio di emarginazione sociale; b) realizzazione  di  trattamenti  in doppia diagnosi  per fronteggiare  la presenza  nello stesso  soggetto di  uno o più disturbi psichiatrici uniti  a una  o  più  forme  di dipendenza da sostanze e non; c) realizzazione  di servizi e progetti di accoglienza a 

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luoghi di aggregazione e associativi; b) forme di sostegno e di accompagnamen‐to ai soggetti dipendenti e alle loro famiglie, favorendo iniziative di auto‐mutuo‐ aiuto, di incontro, socializzazione ed elaborazione delle reciproche esperienze; c) azioni finalizzate al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo delle persone dipendenti da alcool, sostanze stupefacenti o psicotrope, anche qualora soggette a misure alternative alla detenzione; d) promozione e sostegno dei soggetti pubblici e del terzo settore che si occupano di persone con dipendenze; e) sostegno e valorizzazione delle attività delle comunità terapeutiche; f) sperimentazione di modalità di intervento innovative, sia sotto il profilo preventivo ed educativo, sia sotto il profilo riabilitativo e in‐clusivo, in grado di intercettare le cause ed i bisogni correlati alla continua evoluzione delle diverse forme di dipendenza, al fine di limitarne l’incidenza e la diffusione; g) specifiche forme di sostegno e accoglienza in strutture dedicate alle madri tossicodipendenti con figli minori;  

b) prevedere forme di sostegno e di accompagnamento ai soggetti dipendenti e alle loro famiglie, favorendo iniziative di auto‐mutuo‐ aiuto, di incontro, socializzazione ed elaborazione delle reciproche esperienze; c) sviluppare azioni finalizzate all'accoglienza, al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo delle persone dipendenti da alcool, sostanze stupefacenti o psicotrope, anche sottoposte a provvedi‐menti penali o a misure alternative alla detenzione; d) sostenere e valorizzare l'attività delle comunità terapeutiche; e) favorire la sperimentazione di modalità di intervento innovative, sia sotto il profilo preventivo ed educativo, sia sotto il profilo riabilitativo e inclusivo, in grado di intercettare nuovi bisogni e domande correlati alla evoluzione delle diverse forme di dipendenza; f) prevedere specifiche forme di sostegno e accoglienza in strutture dedicate alle madri tossicodipendenti con figli minori.   

bassa soglia e di unità di strada orientati alla prevenzione primaria c secondaria ed alla riduzione del danno; d) promozione  e sostegno  della  rete dei soggetti  pubblici  e del  privato  sociale,  che operano nel settore: e) promozione di interventi di prevenzione e contrasto del consumo di sostanze. rivolti alle fasce di età giovanili, nelle scuole e negli altri luoghi di aggregazione giovanile; f) sviluppo di azioni sociali di sostegno ai programmi di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti ed alcoldipendenti attraverso  la  risoluzione  delle  problematiche legate agli inserimenti lavorativi ed abitativi.  2. Alle politiche per la prevenzione ed il trattamento delle dipendenze concorrono le attività ad integrazione socio‐sanitaria come richiamate all’art.  6.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 16 (Livelli essenziali del sistema integrato sociale)  

PROPOSTA del PD Art. 23 (Livelli essenziali delle prestazioni sociali) 

PROPOSTA del SEL Art. 5  (Livelli essenziali delle prestazioni)  

1. Il sistema integrato sociale garantisce l’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, di seguito denominati LEPS, previsti dallo Stato ai sensi dell’art. 117, c. secondo, lettera m), della Costituzione, come individuati dalla normativa statale ed in particolar modo dall’art. 22 della l. 328/2000. 2 La Regione, in attuaz. del c. 1, mediante il piano 

1. Il sistema integrato sociale garantisce l'erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali previsti dallo Stato ai sensi dell'art. 117, c. secondo, lettera m) della Costituzione, così come definiti dall'art. 22 della l. 328/2000 e succ. modifiche.  2. La Regione e gli enti locali, secondo le modalità indicate 

1. Il sistema integrato garantisce l'eroga‐zione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP) previsti dallo Stato ai sensi dell'art. 117. c. 2. lettera m) della Costituzione, come delinea‐ti dalla normativa statale ed in particolar mo‐do dall'art. 22 della l.  8 novembre 2000, n.328.  

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reg. della rete sociale reg. di cui all’art. 49, in base al fabbisogno rilevato ed in relazione alle risorse disponibili definisce: a) le tipologie dei servizi, degli interventi e delle prestazioni che costituiscono i LEPS, da assicurare in modo omogeneo su tutto il territorio reg.; b) le eventuali prestazioni aggiuntive rispetto a quelle indicate alla lettera a). 3. La Regione e gli enti locali, tenendo conto delle risorse disponibili e delle esigenze delle diverse articolazioni territoriali, nell’ambito dei LEPS, assicurano comunque: a) il servizio sociale professionale; b) il servizio di segretariato sociale per favorire l’accesso ai servizi, mediante l'informazione e la consulenza ai cittadini; c) il servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza; d) il servizio di assistenza domiciliare per soggetti e nuclei familiari con fragilità sociali e il servizio di assistenza domiciliare integrata per le prestazioni di cura domiciliari sociali e sanitarie integrate; e) le strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale o diurno di cui alla l.r. 41/2003 e succ. modifiche, per soggetti con fragilità sociali. 

dal piano reg. e tenendo conto delle diverse situazioni territoriali, nell'ambito dei livelli essenziali, assicurano comunque alle persone e alle famiglie: a) il servizio sociale professionale; b) il segretariato sociale per favorire l'accesso ai servizi, mediante l'informazione e la consulenza ai cittadini; c) il pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza; d) il servizio di assistenza domiciliare per soggetti e nuclei familiari con fragilità sociali e, ove necessario, con le prestazioni di cura sociali e sanitarie integrate; e) le strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali; f) i centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario. 3. Il piano sociale reg., di cui all'art. 34, in base al fabbisogno rilevato e nell'ambito delle risorse destinate ai comuni, alla Regione e trasferite dallo Stato, definisce: a) le tipologie dei servizi e degli interventi che costituiscono i livelli essenziali; b) le eventuali prestazioni aggiuntive, rispetto a quelle indicate alla lettera a), da assicurare in modo omogeneo sul territorio  

2. La Regione a tal fine assicura in ogni ambito  territoriale l'attivazione delle   seguenti tipo1ogie di servizi: a) servizio sociale professionale e segretariato sociale. per  informazione. consulenza e presa in carico, gestiti da personale  in possesso dei requisiti previsti dalla l. 23 marzo 1993, n. 84 (Ordinamento della professione di assistente sociale  e istituzione dell'albo professionale) in collaborazione con le altre figure professionali di cui all'art. 18; b) servizio  di  pronto  intervento sociale  per le situazioni  di emergenza personali  e familiari  ed interventi  di unità mobili  per eventuali  situazioni  di precarietà  strutturale; c) servizio di assistenza domiciliare per sog‐getti e nuclei familiari con  fragilità  sociale  ed  il servizio  di assistenza  domiciliare integrata per  le prestazioni di cura  domiciliare sociale e sanitaria  integrate: d) strutture  residenziali  e semiresidenziali per minori. anziani,  disabili  e stranieri: e) centri di accoglienza residenziali e diurni a carattere comunitario e centri anti‐violenza.  3. Il servizio di cui al c.  2, lettera a). è garantito da ogni comune dell'ambito territoriale, in forma singola o associata, secondo quanto  previsto dall'art. 39.  4. Il Piano sociale reg. di cui all'art. 20 definisce,  sulla base del fabbisogno rilevato: a)  e caratteristiche quantitative e qualita‐tive dei servizi e degli  interventi che costitui‐scono livelli essenziali delle prestazioni; b) le prestazioni eventualmente aggiuntive da assicurare in modo omogeneo in tutto il territorio reg., c) le modalità e i criteri  di erogazione delle medesime: d) la  ripartizione e le modalità di accesso alle risorse, in  base  a  parametri definiti dal regolamento di cui all'art. 55. 

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 PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 17 (Integrazione socio sanitaria)  

PROPOSTA del PD Art. 26 (Integrazione sociosanitaria)  

PROPOSTA del SEL Art. 6 (Integrazione socio‐sanitaria)  

1. Le attività ad integrazione sociosanitaria sono volte a soddisfare le esigenze di prevenzione sanitaria e tutela della salute, di recupero e mantenimento delle autonomie personali, d’inserimento sociale e miglioramento delle condizioni di vita, anche mediante prestazioni a carattere prolungato.  2. Le prestazioni sociosanitarie, ai sensi dell'art. 3septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della materia sanitaria, a norma dell’art. 1 della l. 23 ottobre 1992, n.421) e succ. modifiche, si distinguono in: a) prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, comprensive di quelle connotate da elevata integrazione sanitaria, assicurate del servizio sanitario reg.; b) prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, assicurate dai comuni.  3. La Giunta reg. individua, con propria deliberazione, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente l.: a) i criteri e le modalità di finanziamento delle prestazioni da ricondurre alle tipologie indicate al c. 2; b) le direttive per la realizzazione di modelli organizzativi e gestionali integrati nell’erogazione delle prestazioni sociosanitarie.  4. I comuni e le ASL individuano modalità organizzative di raccordo per la gestione delle prestazioni sociosanitarie di cui all’art. 3septies del 

1. Le attività ad integrazione sociosanitaria sono volte a soddisfare le esigenze di tutela della salute, di recupero e mantenimento delle autonomie persona‐li, d'inserimento sociale e miglioramento delle condi‐zioni di vita delle persone, delle famiglie, delle comu‐nità che richiedono unitariamente prestazioni sanita‐rie e azioni di protezione sociale anche a carattere prolungato.  2. In conformità a quanto disposto dall'art. 3‐septies del d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche le prestazioni socio sanitarie si distinguono in: a) prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, compren‐sive di quelle connotate da elevata integrazione sa‐nitaria, assicurate dalle aziende unità sanitarie locali; b) prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, assicurate dai comuni.  3. La Giunta reg., sentita la competente com‐missione consiliare, individua con propria deliberazio‐ne le prestazioni da ricondurre alle tipologie indicate al c. 2 e le direttive per i relativi modelli organizzativi e gestionali, determinando altresì i criteri di finanziamento delle prestazioni stesse.  4. Al fine di realizzare il complesso dell'offerta dei servizi e degli interventi socio‐sanitari, così come garantiti e individuati dai livelli essenziali delle pre‐stazioni sociali, il Comitato dei sindaci e l'azienda unità sanitaria locale stipulano apposito accordo di programma che istituisce in ambito distret‐tuale il coordinamento istituzionale per l'integrazione so‐ciosanitaria, composto dal Comitato dei sindaci e dal direttore generale della azienda unità sanita‐ria locale o un suo delegato, che determina gli o‐biettivi 

1. La Regione promuove l'integrazione socio‐sanitaria, volta a soddisfare le esigen‐ze di tutela della persona, che richiedono prestazioni sanitarie e prestazioni sociali, an‐che a carattere prolungato, unitarie, coord‐nate o condivise dai soggetti competenti. 2. In conformità all'art. 3‐septies del d. lgs. 521 1992, le  prestazioni  socio‐sanitarie si distinguono in: a. prestazioni  sanitarie a rilevanza sociale. comprensive di quelle connotate da elevata integrazione sanitaria, assicurate dalle aziende unità sanitarie locali; b. prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, assicurate dai comuni.  3. È istituito il tavolo di coordinamento inter‐assessorile per l'integrazione socio‐sanitaria, composto dagli assessori regionali compe‐tenti in materia sociale e sanitaria, nonché, per quanto di competenza, da quelli com‐petenti in materia di bilancio, casa, lavoro, pari opportunità e politiche giovanili.  4. La Giunta reg., su proposta del ta‐volo di coordinamento inter‐assessorile per l'integrazione socio‐sanitaria di cui al c. 3 e previo parere delle commissioni consiliari competenti,  approva  con propria deliberazione  le Linee guida regionali  per l'integrazione socio‐sanitaria, da allegare al Piano sociale reg. e al Piano sanitario reg., con cui: a. individua le  prestazioni da ricondurre alle  tipologie indicate al c. 2,  in attua‐zione del D.P.C.M.  14 febbraio  2001  (Atto  di  indirizzo  e coordinamento  in materia di prestazioni  socio‐sanitarie),  tenuto  conto  dei  livelli  essenziali  di  cui all'art. 5; 

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d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche, fondate sull’integrazione professionale delle rispettive competenze, e disciplinano i relativi rapporti mediante accordi o convenzioni nel rispetto della normativa vigente.  

strategici della programmazione sociosa‐nitaria del distretto e ne definisce le strategie.  5. L'accordo di programma di cui al c. 4 in particolare prevede: a) i servizi di carattere sanitario integrativi dei servi‐zi socioassistenziali di competenza dei comuni; b) gli interventi di competenza dei comuni che hanno connessione con il settore sanitario; c) i protocolli operativi per l'attuaz. degli interventi e dei servizi integrati; d) la realizzazione del punto unico di accesso alle prestazioni di cui all'art. 27; e) la costituzione dell'unità di valutazione integrata, composta da personale degli enti locali e dell'azienda unità sanitaria locale, con compiti di valutazione e diagnosi dei singoli casi e di definizione di un progetto personalizzato; f) la definizione del finanziamento con l'attribuzio‐ne delle quote di ripartizione della spesa fra co‐muni, azienda unità sanitaria locale ed utenti e costituzio‐ne del fondo distrettuale per l'integrazio‐ne socio‐sanitaria, in conformità all'art. 3‐septies del D. lgs. 502 /92, c. 3, sulla base del costo delle singole prestazioni sociosanitarie afferenti gli interventi e servizi previsti.  6. L'azienda unità sanitaria locale adotta i propri piani attuativi in coerenza con la programmazio‐ne socio‐sanitaria contenuta nel piano sociale di zona di cui all'art. 36 ed individua con l'atto aziendale il coordinatore del servizio sociale.  7. Per le prestazioni sociosanitarie di cui al c. 2 la Re‐gione può stipulare specifici accordi per l'utilizzo di fondi integrativi del servizio sanitario nazionale di cui all'art. 9 del d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche.   

b. determina i criteri di finanziamento delle stesse; c. individua gli strumenti di incentivazione e di verifica dei livelli di integrazione socio‐ sanitaria nei diversi ambiti territoriali. 5. Le aziende  unità sanitarie locali  partecipano  al sistema  integrato  sociale con le modalità previste dall'art. 12.  6. L'azienda unità sanitaria locale adotta  i      propri piani  attuativi in coerenza con la programmazione socio‐sanitaria contenuta nei singoli piani sociali di zona. di cui all'art. 21. ed  individua con  l'atto  aziendale  i coordinatori  sociosanitari  dei  singoli  distretti  e il dirigente coordinatore del servizio sociale professionale. 7.  Per le prestazioni sociosanitarie  di cui al c. 2, la Regione può stipulare specifici accordi per l'utilizzo  dei fondi  integrativi  del servizio  sanitario  nazionale  di cui all'art. 9 del decreto legislativo 502/1992 e succ. modifiche.  

PROPOSTA della Giunta Reg.  PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 18 (Modalità di accesso alle prestaz)  

Art. 24 (Criteri di accesso alle prestazioni)  

Art. 6 (Integrazione socio‐sanitaria)  

1. I destinatari di cui all’art. 3 accedono alle prestazioni del sistema integrato sociale sulla base della valutazione professionale del bi‐sogno e della conseguente definizione del piano di assistenza individuale di cui all’a.19.  2. Accedono prioritariamente alle prestazio‐ni del sistema integrato sociale le persone che si trovano nelle seguenti condizioni: a)di povertà con reddito limitato o situazio‐ne economica personale o famil. disagiata; b) di disabilità, temporanea o permanente, tale da impedire loro di provvedere autono‐mamente agli atti della vita quotidiana; c) di difficoltà all’inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro; d) sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali.  3. Con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55 si individuano i criteri generali in conformità ai quali i comuni garantiscono l’accesso al sistema integrato.  

1. I destinatari di cui all'art. 3 accedono alle prestazioni e ai servizi sociali sulla base della valutazione professionale del bisogno e della conseguente definizione del piano individualizzato di assistenza di cui all'art. 25.  2. Accedono prioritariamente agli interventi e ai servizi erogati dal sistema integrato sociale le persone che versano nelle seguenti condizioni: a) di povertà o con reddito limitato o situazione economica disagiata; b) di incapacità fisica, psichica o sensoriale, totale o parziale, a provvedere alle proprie esigenze con particolare riguardo a chi è privo di tutela familiare; c) di difficoltà all'inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro; d) sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali.  3. I criteri generali per l'accesso agli interventi e ai servizi e per l'individuazione delle condizioni di cui al c. 2, sono stabiliti dal regolamento reg. di cui all'art. 59.  

VEDI ART. 4 DESTINATARI 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 19 (Piano di assistenza individuale) 

PROPOSTA del PD Art.25 (Piano personalizzato di assistenza) 

PROPOSTA del SEL Art. 40 (Piano personalizzato di assist.) 

1. Il piano di assistenza individuale è predisposto dal servizio sociale professionale competente di cui all’art. 32, per le persone assistite nell’ambito del sistema integrato sociale, in collaborazione con le competenti strutture delle ASL e d’intesa con l’utente ed i suoi familiari, al fine di coordinare ed integrare gli interventi, i servizi e le prestazioni del sistema integrato sociale ed indica in particolare: 

1. Il piano personalizzato di assistenza, di seguito denominato piano personalizzato, predisposto in favore delle persone assistite nell'ambito del sistema integrato sociale, attua il coordinamento e l'integrazione degli interventi e dei servizi.  2. Nel caso di bisogni complessi che richiedono l'intervento di diversi servizi ed operatori, il piano personalizzato è 

1.Il piano personalizzato di assistenza, pre‐disposto per le persone assistite nell'ambito del sistema integrato, attua il coordinamen‐to e I'integrazione degli  interventi, dei servizi e delle prestazioni del sistema integrato.  2. Nel caso di bisogni complessi che richiedo‐no !"intervento di diversi servizi ed operatori, il piano 

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a) gli obiettivi da raggiungere; b) la tipologia e l’intensità della risposta assistenziale; c) le prestazioni da erogare, nonché la loro cadenza e la loro durata; d) le figure professionali coinvolte negli interventi; e) le modalità di valutazione degli interventi.  2. Il piano di assistenza individuale, in presenza di bisogni complessi che richiedono l’intervento di diversi servizi ed operatori, è predisposto in base ad una valutazione multidimensionale della situazione della persona, tenendo conto della natura del bisogno, della complessità, dell’intensità e della durata dell’intervento assistenziale.  3. Il piano di assistenza individuale è finalizzato: a) mantenere e a recuperare le capacità fisiche, cognitive, relazionali e l’autonomia personale; b) garantire continuità e interdisciplinarietà nella presa in carico, con particolare riguardo alle persone disabili e persone anziane non autosufficienti; c) garantire il progetto educativo individuale per i minori.  4. Per la definizione dei piani di assistenza individuale, si adotta il sistema internazionale di classificazione del funzionamento della disabilità e della salute (ICF), approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con la risoluzione WHA 54.21 del  22 maggio 2001.  

predisposto in base ad una valutazione multidimensionale della situazione dell'individuo, tenendo conto della natura del bisogno, della complessità, dell'intensità e della durata dell'intervento assistenziale e deve essere finalizzato a garantire, in particolare per le persone minori di età in difficoltà, il progetto educativo individuale e, per le persone disabili, continuità e interdisciplinarietà nella presa in carico, d'intesa con la persona destinataria degli interventi e con i suoi familiari.  3. Il piano personalizzato, predisposto dal servizio sociale del comune di residenza in collaborazione con l'unità valutativa integrata di cui all'art. 26, c. 5 e con le competenti strutture degli altri soggetti istituzionali eventualmente coinvolti secondo la natura dei bisogni, ed ove necessario con la partecipazione del medico di base, è finalizzato al mantenimento ed al recupero delle capacità fisiche, cognitive, relazionali e dell'autonomia personale ed indica, in particolare: a) gli obiettivi da raggiungere; b) la tipologia e l'intensità della risposta assistenziale; c) le prestazioni da erogare, nonché la loro cadenza e la loro durata; d) le figure professionali coinvolte negli interventi; e) i responsabili del progetto; f) le modalità e i tempi di valutazione dell'intervento e gradimento da parte del destinatario.  

personalizzato di assistenza deve essere predisposto in base ad una valutazione multi‐dimensionale della situa‐zione dell’individuo, tenendo conto della natura del bisogno, del‐la complessità, dell’intensità e della durata dell’intervento assistenziale e deve essere fi‐nalizzato a garantire, in particolare per i minori in difficoltà,  il progetto  educativo individuale e, per le persone disabili, continuità e interdisciplinarietà nella presa in carico, d'intesa con la persona destinataria degli interventi  e con i suoi familiari.  3. Il piano personalizzato di assistenza è pre‐disposto dal  servizio sociale del comune di residenza, in collaborazione con le compe‐tenti strutture delle aziende unità sanitarie locali operanti a livello distrettuale e degli altri soggetti istituzionali eventual‐mente coinvolti secondo la natura dei  bisogni, è finalizzato al mantenimento ed al recupero delle capacità fisiche, cognitive, re!azionali e dell'autonomia personale ed indica in particolare: a) gli obiettivi  da raggiungere: b) la tipologia  e l'intensità della risposta assistenziale; c) le prestazioni da erogare,  nonché la loro cadenza  e la loro durata; d) le figure professionali coinvolte negli interventi.  4. Ai fini di una funzionale definizione dei piani personalizzati di assistenza, con deliberazione della Giunta reg., da adottarsi entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente l., sono approvate linee guida e direttive per la gra‐duale applicazione, nell'arco di un triennio, del sistema internazio‐nale di classificazione del  funzionamento della disabilità e della Salute (!CF),approvato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con la risoluzione WHA 54.21 del 22 maggio 2001.  

PROPOSTA della Giunta Reg.  PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 20 (Compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni. Quoziente Lazio) 

Art. 61 (Compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni) 

Art. 54 (Compartecipazione  degli utenti al costo delle prestazioni) 

1. Le prestazioni del sistema integrato possono essere gratuite o richiedere una compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni, fatte salve deroghe per le persone con situazioni di disabilità grave riconosciute ai sensi dell’art. 3, c. 3, della l. 5 febbraio 1992, n. 104 (L. quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate) e succ. modifiche, nonché per le persone, di età superiore ai sessantacinque anni, in condizioni di accertata non autosufficienza fisica o psichica.  2. Ai fini della determinazione della quota di compartecipazione di cui al c. 1, si valutano le condizioni reddituali della famiglia attraverso un indicatore denominato quoziente Lazio, che viene disciplinato con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55, prendendo in considerazione la situazione economica e sociale della famiglia, con particolare riferimento ai costi di mantenimento e di accrescimento sostenuti dalla stessa ed alla presenza di minori e di persone con disabilità.  3. Nel caso di utenti di strutture residenziali, la partecipazione ai costi è stabilita in modo da garantire la conservazione di una quota di pensione o di reddito, pari al valore dell’assegno sociale di cui all’art. 3, c. 6, della l. 335/1995 e succ. modifiche, per il soddisfacimento delle esigenze personali. 

1. Ai sensi dell'art. 11 della l.r. 26/2007 relativo all' equo accesso a servizi e prestazioni con tariffazione differenziata il concorso degli utenti ai costi del sistema integrato è stabilito a seguito della valutazione della situazione economica del richiedente, effettuata con lo strumento dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), disciplinato dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109 (Definizioni di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni sociali agevolate, a norma dell'art. 59, c. 51 della L. 27 dicembre 1997, n. 449) e succ. modifiche. 2. Sono esentati dalla compartecipazione ai costi delle prestazioni i soggetti disabili con invalidità totale titolari dell'indennità di accompagnamento o di pensione di inabilità o della pensione di inabilità, nonché, se di età superiore ai sessantacinque anni, i titolari di pensione o assegno sociale previsto dall'art. 3, c. 6 della l. 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare) e succ. modifiche.  3. Per gli utenti di strutture residenziali, in particolare nel caso di persone con disabilità, la compartecipazione ai costi è stabilita in modo da garantire la conservazione di una quota di pensione o di reddito, pari al valore dell'assegno sociale di cui all'art. 3, c. 6, della l. 335/1995 e succ. modifiche, per il soddisfacimento delle esigenze personali.  4. Il piano sociale reg. può individuare ulteriori criteri rispetto a quelli previsti dalla disciplina dell'ISEE con riferimento a situazioni di particolare disagio.  

1. Ai sensi dell'art. Il della L. reg. 22 dicembre 2007, n.  26 (L. finanziaria regio‐nale per l'esercizi 2008) relativo all'equo acces‐so a servizi e prestazioni con tariffazione diffe‐renziata, il concorso degli utenti ai costi del sistema integrato è stabilito a seguito della valutazione della situazione economica del richiedente, effettuata con lo strumento dell'in‐dicatore della  situazione economica equi‐valente (ISEE), disciplinato dal decreto legisla‐tivo 31 marzo 1998, n. l 09 (Definizioni di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono pre‐stazioni  sociali  agevolate, a norma dell'arti‐colo 59, c. 51 della L. 27 dicembre  1997, n. 449) e succ. modifiche.  2. Sono esentati dalla compartecipazione ai costi delle prestazioni i  soggetti disabili con invalidità totale titolari dell'indennità di ac‐compagnamento o di pensione di inabilità, nonché i titolari dell'assegno sociale di cui all'art. 3, c. 6, della l. 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare e succ. modifiche.  3. Per gli utenti di strutture residenziali la com‐partecipazione ai costi  è stabilità  in modo  da garantire  la conservazione di una quota  di pensione o di reddito,  pari al valore  dell'assegno sociale di cui all'art. 3, c. 6, della l. 335/1995  e succ. modifiche, per il soddisfacimento dei bisogni personali.  4. Il piano  sociale reg. può individuare ulteriori criteri rispetto a quelli previsti dalla disciplina dell'ISEE con riferimento a situazioni di particolare disagio.  

PROPOSTA della Giunta Reg.  PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 21 (Carta dei diritti e dei servizi sociali)  Art. 29  (Carta dei diritti di cittadinanza sociale) e Art. 30 (Carta dei servizi sociali) 

Art. 47  (Carta dei  Servizi) 

1. Al fine di tutelare i diritti di cittadinanza so‐ciale, i soggetti pubblici e privati che eroga‐no prestazioni sociali e sociosanitarie, adottano la Carta dei diritti e dei servizi sociali, in conformità a quanto stabilito dall’art. 11, c. 1, lettera d) della l.r. 41/2003.  2. La Carta dei diritti e dei servizi sociali contiene, quali requisiti minimi essenziali, i seguenti elementi: a) le caratteristiche delle prestazioni, modalità di accesso, orari e tempi di erogazione; b) la tariffa per ciascuna prestazione; c) le modalità di partecipazione dei singoli utenti e delle loro famiglie, nonché le modalità di definizione del progetto personalizzato e del relativo consenso informato; d) la compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni; e) l’assetto organizzativo interno e le informazioni sul regolamento interno; f) le procedure amministrative per la presa in carico e la diffusione delle informazioni; g) le modalità di rilevazione periodica della qualità erogata e percepita dei servizi forniti; h) le modalità e le procedure a disposizione degli utenti per segnalare ai responsabili dei servizi ed ai soggetti competenti per la vigilanza il mancato rispetto degli standard e delle garanzie previste.  3. La Carta dei diritti e dei servizi sociali costituisce requisito necessario per l’autorizzazione e per l’accreditamento dei servizi e delle strutture, è esposta nel luogo in cui sono erogati i servizi in modo da consentirne la visione a tutti gli utenti ed è inviata al sistema informativo dei servizi sociali di cui all’art. 

1. I comuni facenti parte del distretto sociosanitario adottano la Carta dei diritti di cittadinanza sociale, con il coinvolgimento dei soggetti del terzo settore, delle organizzazioni sindacali e delle parti sociali, delle associazioni degli utenti e dei consumatori, nonché dei soggetti pubblici e privati gestori dei servizi  2. La Carta dei diritti di cittadinanza sociale è finalizzata a: a) divulgare una mappa dei percorsi e la tipologia dei servizi e degli interventi sociali, nonché le risorse sociali presenti nel territorio; b) illustrare i livelli essenziali delle prestazioni assicurati a livello distrettuale; c) definire obiettivi e programmi di miglioramento della qualità della vita con particolare attenzione al libero sviluppo della persona umana e alla sua partecipazione sociale, politica ed economica alla comunità locale.   Art. 30 (Carta dei servizi sociali) 1. I soggetti pubblici e privati che erogano prestazioni sociali e sociosanitarie, adottano la carta dei diritti e dei servizi sociali al fine di tutelare gli utenti e garantire la trasparenza e la qualità nell'erogazione dei servizi.  2. La carta dei servizi è portata a conoscenza  degli utenti mediante affissione in luogo accessibile a tutti ed in ogni struttura in cui avviene l'erogazione delle prestazioni e contiene in particolare i seguenti elementi: a) caratteristiche delle prestazioni; b) modalità di accesso, orari, tempi di erogazione; c) tariffa per ciascuna prestazione; d) eventuale compartecipazione alla spesa da parte degli utenti; e) assetto organizzativo interno e individuazione del 

1. I  soggetti  pubblici e privati,  che erogano  prestazioni  sociali  e socio‐sanitarie,  adottano  la carta dei servizi sociali, di seguito denominata carta dei servizi, al fine di tutelare gli utenti e garantire la trasparenza e la qualità nell'erogazione  dei servizi.  2. La carta dei servizi è portata a  conoscenza  degli  utenti  mediante  affissione  in  luogo accessibile a tutti ed in ogni struttura in cui avviene l'erogazione delle prestazioni e contiene almeno i seguenti elementi: a) caratteristiche delle prestazioni; b) modalità di accesso, orari e tempi di erogazione; c) tariffa per ciascuna prestazione; d) eventuale compartecipazione alla spesa da parte degli utenti; e) assetto organizzati vo interno e individuazione del responsabile  della struttura e dei responsabili dei servizi; f) procedure amministrative  per la presa in carico e la diffusione delle informazioni; g)  modalità e  procedure  per  la  presentazione  di  reclami  da  parte  degli  utenti  nei confronti dei responsabili dei servizi: h)  modalità  di  rilevazione  della  qualità  erogata  e  percepita  nei  servizi,  nonché  di partecipazione degli utenti al controllo di qualità dei servizi; i) standard generali c specifici della qualità dei servizi.  3. Entro novanta giorni dall'approvazione della presente l., la Giunta reg. adotta uno schema generale di riferimento per la redazione e l'aggiornamento della carta dei servizi.  4. L'adozione  della  carta  dei  servizi  è requisito  indispensabile  per l'autorizzazione ai sensi della  l.  

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22.  responsabile della struttura e dei responsabili dei servizi; f) procedure amministrative per la presa in carico e la diffusione delle informazioni; g) modalità e procedure per la presentazione di reclami da parte degli utenti nei confronti dei responsabili dei servizi, nonché per le eventuali segnalazioni agli ordini professionali competenti; h) modalità di rilevazione della qualità erogata e percepita nei servizi, nonché di partecipazione degli utenti al controllo di qualità dei servizi; i) standard generali e specifici della qualità dei servizi.  3. I criteri e le modalità per la predisposizione della carta dei servizi sociali sono stabiliti nel regolamento reg. di cui all'art. 59.  4. L'adozione della carta dei servizi sociali costituisce requisito necessario per l'autorizzazione e per l'accreditamento dei servizi e delle strutture ed è portata a conoscenza degli utenti mediante affissione in luogo accessibile ed in ogni struttura in cui avviene l'erogazione delle prestazioni.  

reg.   12  Dicembre  2003.  n.  41  (Norme  in  materia  di  autorizzazione all'apertura ed al funzionamento  di strutture che prestano servizi socio‐assistenziali).  5. Il mancato rispetto della carta dei servizi  è  motivo di applicazione delle  sanzioni amministrative di cui alla l. reg. n. 4112003.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 22 (Sistema informativo dei servizi sociali 

PROPOSTA del PD Art. 31 (Sistema informativo dei servizi sociali) e Art. 32 (Osservatorio reg. delle politiche sociali) 

PROPOSTA del SEL Art. 43 (Sistema informatico dei Servizi Sociali e Art. 44 (Osservatorio Sociale Reg.) 

1. È istituito, in armonia con l’art. 21 della l. 328/2000, il sistema informativo dei servizi sociali della Regione Lazio, di seguito denominato SISS, per l’organizzazione dei flussi informativi provenienti dai comuni, dagli ambiti territoriali ottimali, dalle province, dalle ASL e dagli altri soggetti del sistema integrato sociale, al fine di: a) rilevare la domanda sociale in relazione all’offerta attivata ed alla spesa dedicata al sistema integrato sociale; b) acquisire i dati e le informazioni necessarie alla 

1. È istituito, in armonia con l'art. 21 della l. 328/2000 e succ. modifiche e in collaborazione con Enti universitari e di Ricerca, il sistema informativo dei servizi sociali della Regione Lazio (SISS), di seguito denominato SISS, per l'organizzazione dei flussi informativi provenienti dai comuni, dalle province, dalle aziende unità sanitarie locali e dagli altri soggetti del sistema integrato sociale, al fine di: a) rilevare la domanda sociale in relazione all'offerta attivata ed alla spesa dedicata al sistema integrato sociale; b) acquisire i dati e le informazioni necessarie alla programmazione, gestione e valutazione delle politiche 

1. La Regione, in collaborazione con le Pro‐vince e i Comuni, istituisce il Sistema informa‐tivo reg. dei servizi sociali, per poter di‐sporre tempestivamente di dati ed informazioni necessari al migliore accesso  degli  utenti alle  informazioni,  alle  prestazioni  e ai servizi, nonché alla programmazione,  alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali.  2 Il Sistema informativo è articolato in: a)Osservatorio Sociale Reg. b)Osservatori Sociali Provinciali. 

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programmazione, gestione e valutazione delle politiche sociali; c) fornire un servizio informativo sui servizi rivolti agli utenti.  2. La Regione, le province ed i comuni sono autorizzati, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e succ. modifiche, al trattamento ed alla diffusione dei dati raccolti nell’ambito del SISS. 3. La Giunta reg., con propria deliberazione, definisce entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente l.: a) le modalità per la raccolta e l’elaborazione dei dati;b) i criteri per l’utilizzazione delle risorse per le attività del SISS.  4. La Giunta reg. provvede, altresì, anche sulla base delle esigenze rappresentate dagli enti locali, ad effettuare studi e ricerche sulle cause economiche, sociali e psicologiche che possono aver determinato situazioni di bisogno e di emarginazione sociale, anche al fine di individuare e definire più efficaci modalità d'intervento.  5. L’assolvimento del debito informativo da parte dei soggetti di cui al c. 1, cioè l’obbligo di fornire le informazioni richieste sulle prestazioni, sui servizi e sugli interventi del sistema integrato, è condizione per l’accesso alle risorse regionali. 

sociali; c) fornire un servizio informativo sui servizi rivolto ai cittadini.  2. La Regione, le province ed i comuni sono autorizzati, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e succ. modifiche, al trattamento ed alla diffusione dei dati raccolti nell'ambito del SISS.  3. La Giunta reg., con propria deliberazione, definisce: a) le modalità per la raccolta e l'elaborazione dei dati; b) i criteri per l'utilizzazione delle risorse per le attività del SISS; c) le modalità di accesso ai dati ed alle informazioni da parte dei cittadini; d) la definizione di indicatori di qualità e di valutazione di esito.  Art. 32 (Osservatorio reg. delle politiche sociali) 1.È istituito l'Osservatorio reg. delle politiche sociali che svolge funzioni di monitoraggio e valutazione dell'offerta e della domanda dei servizi sociali, della spesa sociale della Regione e degli enti locali, nonché dello stato di attuaz. dei piani sociali di zona.  2. La Giunta reg., previo parere della commissione consiliare competente, disciplina, con propria deliberazione, la composizione, l'articolazione territoriale ed il funzionamento dell'Osservatorio reg. delle politiche sociali, che per lo svolgimento delle proprie attività si avvale dei flussi informativi del SISS. 

 3. Sono strumenti del Sistema informativo: a) Il portale web di informazione sulle politiche e sui servizi sociali promossi in ambito reg.; b) La relazione sociale reg., le valutazioni d'impatto sociale provinciale e reg..  4.I  soggetti gestori di strutture e erogatori di servizi sono tenuti a fornire periodicamente ai Comuni le informazioni richieste affinché confluiscano e siano organizzate nel sistema informativo.  5. l Comuni hanno l'obbligo di raccogliere i dati relativi al sistema di offerta dei  servizi ter‐ritoriali e ai bisogni rilevati nel territorio e di trasmettere periodicamente ai rispettivi osservatori sociali provinciali.  6. Gli osservatori sociali provinciali effettuano   la raccolta e la  trasmissione dei  dati all’osservatorio  sociale reg..  Art. 44 (Osservatorio Sociale Reg.) 1. È istituito presso l'Assess. reg. alle politiche sociali l'Osservatorio Sociale Reg., di seguito denominato Osservatorio. L'Osservatorio promuove, coordina e realizza le azioni di mo‐nitoraggio sui bisogni del territorio, sui servizi e gli interventi del sistema integrato e sullo stato di attuazione del piano sociale reg.  2. L'Osservatorio  svolge i  propri compiti anche in collaborazione con Agenzie regionali e altri istituti pubblici e privati.  3. Entro novanta giorni dall'approvazione de‐lla presente l., la Giunta reg. defini‐sce linee di indirizzo, modelli organizzati vi, procedure e schemi di rilevazione omogenei, al fine della realizzazione del 

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Sistema informa‐tivo che disciplina il funzionamento dell'Osser‐vatorio, al quale fornisce risorse e strumenti adeguati per il pieno svolgimento della propria attività.  4. L'Osservatorio progetta e realizza, anche con la collaborazione di agenzie regionali competenti in materia di politiche sociali e sistemi di comunicazione, il Sistema informa‐tivo, ivi compreso il portale web di informazio‐ne sulle politiche e sui servizi sociali promossi in ambito regionale.  5. L'Osservatorio coordina l'attività degli osser‐vatori sociali provinciali e ne promuove la messa in rete.  6. Previa raccolta dei dati provenienti dagli Osservatori  sociali provinciali, l'Osservatorio aggiorna permanentemente i contenuti del portale web e redige con cadenza annuale la Valutazione di Impatto Sociale Reg. (VISO‐RE), che invia tempestivamente alla Giunta.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 23 (Soggetti) 

PROPOSTA del PD  

PROPOSTA del SEL  

 1. Nel rispetto del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione ed in attuaz. della l. regi. 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regio‐nale e locale per la realizzazione del decen‐tramento amministrativo) e succ. mod., concorrono alla programmazione, organiz‐zazione e realizzazione del sistema integrato sociale, secondo gli indirizzi definiti dalla Regione e ciascuno secondo le proprie competenze: a) i comuni, singoli e associati, le province e gli altri enti territoriali; b) le ASL; c) le Istituzioni pubbliche di Assistenza e Be‐neficenza, anche trasformate in aziende di servizi alla 

   

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persona ai sensi del decreto legis‐lativo 4 maggio 2001, n. 207 (Riordino del si‐stema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, a norma dell'art. 10 della l. 8 novembre 2000, n. 328) e gli altri soggetti di diritto pubblico operanti nel territorio reg.; d) le persone fisiche, le famiglie e i gruppi informali di reciproco aiuto e solidarietà; e) i soggetti del terzo settore e gli altri sog‐getti di diritto privato che operano in ambito sociale e sociosanitario, di cui all’art. 30; f) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e sociosanitario; g) le organizzazione sindacali maggiormente rappresentative e gli altri organismi sociali di tutela e rappresentanza degli utenti e degli operatori del settore presenti sul territorio, quali strumenti per il miglioramento del siste‐ma integrato sociale e per il suo adeguamento alle esigenze dei singoli e della collettività.  PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 24 (Funzioni e compiti della Regione) 

PROPOSTA del PD Art.5 (Regione) 

PROPOSTA del SEL Art. 7 (La Regione) 

1. La Regione, in attuaz. dell’art. 117 della Costituzione e dell’art. 7 dello Statuto svolge il ruolo di ente di programmazione, di indiriz‐zo, di coordinamento, di direttiva, di vigilan‐za e controllo del sistema integrato sociale.  2. La Regione, fermo restando l’esercizio delle funzioni e dei compiti previsti nell’art. 149 della l. r. 14/1999 e succ. modifiche, in particolare: a) garantisce su tutto il territorio reg. i LEPS, in integrazione con la programmazione sanitaria e in coordinamento con le altre politiche settoriali, con particolare riferimen‐to alle politiche educative, 

1. La Regione esercita le funzioni ed i compiti previsti dall'art. 149 della l.r. 14/1999 e succ. modifiche e tutte le attività inerenti la programmazione, l'indirizzo, la verifica e la valutazione del sistema integrato sociale, garantisce i livelli essenziali delle prestazioni sociali, l'integrazione con la programmazione sanitaria ed il coordinamento con le politiche educative, ricreative, sportive, formative, del lavoro, della casa, dell'ambiente, dell'immigrazione, di risocializzazione dei minori e degli adulti detenuti o ammessi alle pene alternative, dello sviluppo socioeconomico.  2. La Regione, in particolare: 

1. La Regione, in attuaz. dell'art. 117 della Costituzione e dell'art. 7 dello Statuto reg., esercita le funzioni ed i compiti previsti dall'art. 149 della l. reg. n. 1411999 e tutte le attività inerenti la programmazione, il coordinamen‐to. l'indirizzo, la verifica e la valutazione del sistema  integrato  sociale. anche al fine di garantire l'integrazione con la programmazio‐ne sanitaria ed il coordinamento con le altre politiche regionali finalizzate al benessere delle persone e alla qualità della vita.  2. La Regione,  in particolare: a) assicura il rispetto dei livelli essenziali delle 

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dell’istruzione, della formazione, del lavoro, della casa, del‐l’ambiente, dello sviluppo socioeconomico, della pianificazione territoriale e dei trasporti; b) approva il piano della rete sociale regio‐nale di cui all’art. 49 e ne verifica l’attuazio‐ne con forme idonee a migliorare l’efficien‐za e l’efficacia del sistema integrato sociale; c) verifica l’attuaz. del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51; d) individua eventuali livelli di assistenza ulteriori ed integrativi rispetto ai LEPS; e) individua l’ambito territoriale ottimale per la gestione associata del sistema integrato sociale; f) emana atti di indirizzo e coordinamento attinenti ad esigenze di carattere unitario nel territorio reg. compreso il coordina‐mento delle attività di prevenzione e di inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione; g) promuove le attività dei consultori familiari di cui all’art. 6 della l. reg. 16 aprile 1976, n.15 (Istituzione del sevizio di assistenza alla famiglia e di educazione alla maternità e paternità responsabili) e succ. modifiche; h) concorre a sviluppare una sistema di servizi in grado di agevolare, per quanto di propria competenza, i percorsi istituzionali in materia di adozioni di minori e di affidamen‐to familiare e a promuovere la definizione di protocolli operativi e convenzioni fra enti autorizzati e servizi, nonché forme stabili di collegamento fra gli stessi e gli organi giudi‐ziari minorili, ai sensi dell’art. 39 bis, c. 1 della l. 184/1983 e succ. modifiche; i) stabilisce i requisiti organizzativi, strutturali per l’apertura ed il funzionamento dei servizi e delle strutture e dei servizi che erogano prestazioni socio‐assistenziali; l) definisce, con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55, i criteri generali per 

a) approva il piano sociale reg. di cui all'art. 34 e determina gli obiettivi e gli strumenti della programmazione dei servizi socio‐assistenziali e sociosanitari; b) assicura il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni sociali di cui all'art. 23 in tutto il territorio reg., individua eventuali livelli di assistenza ulteriori ed integrativi rispetto a quelli determinati dallo Stato e fissa parametri di riferimento per il personale dei servizi sociali; c) determina gli ambiti territoriali ottimali per la gestione del sistema integrato sociale e ne promuove e favorisce la gestione associata; d) emana atti di indirizzo e coordinamento attinenti ad esigenze di carattere unitario nel territorio reg. compreso il coordinamento delle attività di prevenzione e di inserimento sociale e lavorativo dei soggetti a rischio di emarginazione; e) definisce i requisiti soggettivi e strutturali, nonché i criteri per l'autorizzazione, l'accreditamento e la vigilanza delle strutture e dei servizi del sistema integrato sociale, e le relative procedure; f) promuove e sostiene lo sviluppo del terzo settore e cura la tenuta dell'albo reg. di cui all'art. 3 della l. reg. 27 giugno 1996, n. 24 (Disciplina delle cooperative sociali) e dei registri regionali, di cui all'art. 3 della l. reg. 28 giugno 1993, n. 29 (Disciplina dell'attività di volontariato nella Regione Lazio) e succ. modifiche e all'art. 9 della l. reg. 1 settembre 1999, n. 22 (Promozione e sviluppo dell'associazionismo nella Regione Lazio) e succ. modifiche; g) promuove programmi operativi per la responsabilità sociale delle imprese, in accordo con la Consulta reg. di cui all'art. 62 della l. reg. 28 dicembre 2006, n. 27 relativo alla responsabilità sociale delle imprese; h) promuove l'impiego coordinato di tutte le risorse, regionali, nazionali e comunitarie, destinate al sistema integrato sociale e stabilisce le modalità di utilizzazione ed i criteri di ripartizione delle stesse tra gli enti locali, anche ai fini delle azioni di compensazione nei confronti dei comuni di residenza delle persone assistite in altri comuni; 

prestazioni  sociali di cui all'art. 5 in tutto il ter‐ritorio reg., individua eventuali livelli di assis‐tenza ulteriori ed integrativi rispetto a quelli determinati dallo Stato e fissa i parametri di riferimento per il personale dei servizi sociali; b) approva il piano sociale reg. di cui all'art. 20, determinando gli  obiettivi e gli strumenti della  programmazione dei servizi  socio‐assistenziali e sociosanitari, ed assegna  le necessarie risorse finanziarie: c) definisce gli ambiti territoriali ottimali per la gestione del sistema integrato di cui all'art. 15 e gli strumenti per la gestione  unitaria del sistema  locale dei servizi  sociali; d) promuove e finanzia lo sviluppo dei servizi, la tutela dei diritti sociali e la sperimentazione di progetti speciali e di interventi innovati vi: e) emana atti di indirizzo e coordinamento at‐tinenti ad esigenze di carattere unitario nel territorio reg., compreso il coordinamento delle attività  di prevenzione e di inserimento sociale e lavorativo  dei soggetti  a rischio di emarginazione; f) promuove l'impiego coordinato di tutte le ri‐sorse regionali, nazionali e comunitarie desti‐nate al sistema integrato e stabilisce le moda‐lità di utilizzazione ed i criteri di ripartizione de‐le stesse tra gli enti locali, anche ai fini della compensazione nei confronti dei comuni di residenza delle persone assistite in altri comuni; g)  esercita  attività  di monitoraggio e valutazione dell'efficacia e dell'efficienza della  spesa e dei risultati delle azioni  previste; h) promuove.  finanzia  e coordina  le azioni  di assistenza  tecnica  per l'istituzione e la gestione degli interventi  sociali  da parte degli enti locali: i) definisce i requisiti di qualità  per la gestione dei servizi c per l'erogazione delle prestazioni; j) definisce i requisiti soggettivi e strutturali nonché i 

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l’accreditamento dei servizi e delle strutture del sistema integrato sociale, nonché i criteri per la definizione delle tariffe che i comuni sono tenuti a corrispondere ai soggetti accreditati; m) stabilisce le quote di compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni attraver‐so la definizione dell’indicatore denominato quoziente Lazio, di cui all’art. 20; n) definisce, con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55, i criteri per la concessione degli assegni di cura o dei titoli validi per l’acquisto delle prestazioni sociali; o) promuove l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate; p) cura la tenuta dell’albo reg. di cui all’art. 3 della l. reg. 27 giugno 1996, n. 24 (Disciplina delle cooperative sociali) e succ. modifiche e dei registri regionali di cui all’art. 3 della l. reg. 28 giugno 1993, n. 29 (Disciplina dell’at‐tività di volontariato nella Regione Lazio) e successive modifiche e all’art. 9 della l. reg. 1 settembre 1999, n. 22 (Promozione e sviluppo dell’associazionismo nella Regione Lazio) e succ. modifiche; q) svolge le funzioni delegate dallo Stato in materia di servizio civile volontario; r) realizza progetti speciali di interesse reg., anche con caratteristiche di sperimentazione innovativa; s) individua e realizza direttamente interventi e servizi a valenza reg. o subreg.; t) promuove, in collaborazione con le prefetture‐uffici territoriali del Governo, il miglioramento delle condizioni ambientali dei centri di permanenza temporanea ed assistenza, nonché dei centri di identificazione ai sensi dell’art. 19 della l.r. 10/2008 e succ. modifiche; u) promuove l’istituzione dei centri antiviolenza o di case rifugio per donne maltrattate di cui alla l.r. 64/1993, nonché iniziative ed interventi in favore 

i) stabilisce i parametri per la determinazione del sistema tariffario e della compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni; j) definisce i criteri per la concessione da parte dei comuni, degli interventi di assistenza economica e degli assegni di cura, di cui all'art. 51; k) definisce indirizzi per il coordinamento e la semplificazione delle procedure di accertamento delle condizioni per l'invalidità civile, cecità e sordomutismo e la concessione dei trattamenti economici, di cui all'art. 149, c. 1, lettera q bis) della l.r. 14/1999; l) promuove le attività dei consultori familiari di cui all'art. 6 della l. reg. 16 aprile 1976, n.15 (Istituzione del sevizio di assistenza alla famiglia e di educazione alla maternità e paternità responsabili) e succ. modifiche; m) svolge le funzioni delegate dallo Stato in materia di servizio civile volontario; n) promuove la realizzazione di progetti speciali di interesse reg., anche con caratteristiche di sperimentazione innovativa e la diffusione di buone pratiche; o) contribuisce, in collaborazione con le prefetture‐uffici territoriali del Governo, a migliorare le condizioni ambientali dei centri di permanenza temporanea e di identificazione ai sensi dell'art. 19 della l. reg. 14 luglio 2008, n. 10 (Disposizioni per la promozione e la tutela dell'esercizio dei diritti civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati); p) promuove l'istituzione dei centri antiviolenza o di case rifugio per donne maltrattate di cui alla l. reg. 15 novembre 1993, n. 64 (Norme per l'istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate nella Regione Lazio); q) individua azioni ed interventi volti a migliorare i livelli di sicurezza dei territori nell'ambito del programma di azioni previsto dalla l. reg. 5 luglio 2001, n. 15 (Promozione di interventi volti a favorire un sistema integrato di sicurezza nell'ambito del territorio reg.) e succ. modifiche; r) determina, sentite le Province, i Centri di Servizio per il Volontariato e gli Ordini professionali interessati, gli 

criteri e le procedure per l'autorizzazione l'accreditamento  e  la  vigilanza delle  strutture e  dei  servizi   pubblici  e privati del sistema  integrato; k) definisce  i criteri generali  per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate nonché per la compartecipazione da parte degli utenti al costo delle prestazioni; l) definisce  i criteri per  la  concessione da  parte dei  Comuni degli  interventi di assistenza economica di cui all'art. 41: m) stabilisce i parametri  per la determinazione del sistema  tariffario  e della  compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni: n) determina i criteri per la definizione delle tariffe che i comuni  sono  tenuti a corrispondere ai soggetti privati accreditati erogatori  di prestazioni  socio‐assistenziali; o) individua le figure professionali sociali, disci‐plina i percorsi formativi, nei limiti delle proprie competenze, in stretta connessione con il si‐stema universitario e della  formazione profes‐sionale reg., e il contenuto professionale dei servizi sociali; p) promuove, finanzia e realizza  iniziative informative e di assistenza formativa e tecni‐ca, con particolare  riferimento all'attività di programmazione sociale negli ambiti territoriali e alla progettazione per l'accesso ai fondi dell'Unione Europea, rivolti al personale addetto a1 servizi sociali, compreso quello del terzo settore e volontario; q) organizza  e coordina  il Sistema Informativo  dei Servizi  Sociali  di cui all'art. 43; r) disciplina  le modalità  per il concorso degli enti locali alla programmazione reg.  e per la partecipazione dei soggetti  di cui all'art. 21; s) promuove e sostiene  lo sviluppo del terzo settore e cura la tenuta  dell'albo reg.  i cui all'art. 3 della l. reg. 27 giugno1996, n.  25 (Disciplina delle  cooperative sociali)  e dei registri regionali di cui all'art. 3 della  l. 

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delle persone vittime dello sfruttamento sessuale o lavorativo e della riduzione in schiavitù o in servitù; v) promuove l’impiego coordinato di tutte le risorse, regionali, nazionali e comunitarie, destinate al sistema integrato sociale e stabilisce le modalità di utilizzazione ed i criteri di ripartizione delle stesse tra gli enti locali; z) individua le esigenze di formazione, di riqualificazione e di aggiornamento del personale addetto ai servizi sociali e sociosanitari, compreso quello volontario; aa) organizza e coordina il SISS; bb) esercita il potere sostitutivo ai sensi dell’art. 57; cc) provvede, anche sulla base delle esigenze rappresentate dagli enti locali, ad effettuare studi e ricerche sulle cause economiche, sociali e psicologiche che possono aver determinato situazioni di bisogno e di emarginazione sociale, anche al ,fine di individuare e definire più efficaci modalità d'intervento; dd) promuove la ricerca, lo studio e l’informazione sulle tematiche relative alla famiglia ed alla disabilità, anche avvalendosi rispettivamente dell’Osservatorio sulla fa‐miglia di cui all’art. 10 della l.r. 32/2001 e succ. modifiche e della Consulta per i problemi della disabilità e dell’handi‐cap di cui alla l.r. 36/2003 e succ.modifiche; ee) istituisce il Polo sociale del Lazio, con arti‐colazioni territoriali, quale centro multifunzio‐nale che fornisce informazioni sulle iniziative e sui servizi presenti sul territorio, promossi dalla Regione, dagli enti locali, dalle coope‐rative e dalle imprese operanti nel campo sociale e della famiglia, anche attraverso l’organizzazione di manifestazioni, seminari e convegni sulle tematiche del sociale e della famiglia; ff) promuove la costituzione di fondazioni di 

standard e i crediti formativi nonché i piani per la formazione e l'aggiornamento del personale addetto ai servizi sociali, compreso quello del terzo settore e volontario; s) organizza e coordina il Sistema Informativo dei Servizi Sociali di cui all'art. 31; t) promuove ricerche sull'evoluzione dei bisogni e delle condizioni che determinano emarginazione, esclusione sociale e disagio e definisce strumenti di monitoraggio, valutazione e controllo di gestione anche ai fini della verifica dell'attuaz. degli obiettivi della programmazione reg. e locale; u) esercita i poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali ai sensi dell'art. 62; v) esercita le funzioni di controllo in materia di Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB) e ne cura il riordino ai sensi del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207 (Riordino del sistema delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, a norma dell'art. 10 della l. 8 novembre 2000, n. 328) e succ. modifiche. 3. La Regione si avvale anche del concorso dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) e del suo Centro reg. del Lazio per l'attività di sperimentazione, programmazione, formazione e ricerca sulle prestazioni socio‐sanitarie a favore dei soggetti di cui agli articoli 40, 43, 46 e 47.  

reg.  28 giugno 1993,  n. 29 (Disciplina dell'attività di  volontariato nella  Regione Lazio) e succ. modifiche  e all'art. 9 della l. reg. 1 settembre 1999, n. 22 (Promozione e sviluppo dell'associazionismo nella Regione  Lazio) e succ.  modifiche; t) disciplina le modalità di partecipazione e  di promozione civica, d'intesa con  le diverse espressioni della cittadinanza attiva, per lo sviluppo dei servizi e la realizzazione d'interventi innovativi e di tutela dei diritti sociali  elle fasi della programmazione, verifica e controllo; u) promuove programmi operativi per la responsabilità sociale delle imprese, in accordo con la Consulta reg. di cui all'art. 62 della l. reg.  28 dicembre  2006, n. 27; v) definisce indirizzi  per il coordinamento e la semplificazione delle procedure di accertamento per l'invalidità civile, cecità e sordomutismo e la concessione dei tratta‐menti economici di cui all'art. 149, c.  l. lettera q bis) della l. reg.  n. 14/1 999; w) promuove le attività dei consultori familiari di cui  all'art. 6 della  l.  reg. 16 aprile 1976. n. 15 (Istituzione del  servizio  di assistenza alla famiglia e di educazione  alla maternità e paternità responsabili) e succ.  modifiche; x) svolge le funzioni  delegate  dallo Stato in materia di servizio  civile volontario; y) contribuisce, in collaborazione con le  prefetture e gli  uffici territoriali  del  Governo a migliorare le condizioni ambientali dei centri di permanenza temporanea e di identificazione ai  sensi  dell'art. 19  della  l.  reg.  14  luglio  2008,  n. l0 (Disposizioni  per  la promozione e  la  tutela  dell'esercizio dei  diritti  civili  e sociali  e la  piena  uguaglianza  dei cittadini  stranieri  immigrati); z) promuove l'istituzione dei centri antiviolenza o di case rifugio  per donne maltrattate di cui alla l. reg.  15 novembre  1993. n. 64 (Norme  per 

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partecipazione che si occupino di disabili gravi o altri soggetti con fragilità sociale; gg) promuove, in collaborazione con le ASL, l’attivazione di flussi informativi per la rileva‐zione della spesa delle prestazioni sociosani‐tarie a carico dei comuni, con particolare ri‐ferimento alle residenze sanitarie assistenzali ed alle strutture di riabilitazione in regime di mantenimento residenziale o semiresidenz.; hh) promuove l’istituzione di un osservatorio sulle povertà, al fine di elaborare studi, anali‐si e nuove metodologie di intervento riguar‐danti il fenomeno della povertà e dell’esclu‐sione sociale, nonché forme di collabora‐zione con associazioni ed altri soggetti del terzo settore che assistono famiglie e perso‐ne in stato di indigenza e di fragilità sociale.  

l'istituzione di centri antiviolenza o case rifugio  per donne  maltrattate  nella Regione  Lazio); aa) esercita le  funzioni di controllo in materia   di Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (lPAB) e ne cura  il riordino  ai sensi del decreto  legislativo 4 maggio  200 1, n. 207 (Riordino del sistema  delle  Istituzioni  Pubbliche  di Assistenza e Beneficenza, a norma dell'art. IO della l. 8 novembre  2000. n. 328) e succ. modifiche; bb)esercita il potere sostitutivo nei casi e con le modalità  previste dalla vigente normativa.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 25 (Funzioni e compiti delle province) 

PROPOSTA del PD Art. 6 (Province) 

PROPOSTA del SEL Art. 8  (Province) 

1. Le province partecipano alla programmazione reg.e promuovono l'integrazione delle politiche sociali con le altre politiche settoriali, con particolare riferimento alle politiche del lavoro, della casa, della formazione, dell’educazione, dell’istruzione, e della pianificazione territoriale.  2. Le province, fermo restando l’esercizio delle funzioni e dei compiti previsti nell’art. 150 della l.r. 14/1999 e succ. modifiche, in particolare: a) analizzano la domanda e l’offerta assistenziale, per promuovere approfondimenti mirati sui fenomeni sociali più rilevanti in ambito provinciale fornendo, su richiesta degli enti locali interessati, il supporto necessario per il coordinamento degli interventi territoriali; b) promuovono, d’intesa con i comuni, iniziative di formazione per gli operatori, con particolare riguardo 

1. Le province, ai fini della realizzazione del sistema reg.integrato degli interventi e dei servizi sociali, in conformità a quanto disposto dall'art. 150 della l.r. 14/1999, si caratterizzano quali enti intermedi nel rapporto fra Regione ed Enti locali.  2. Le province, in particolare, svolgono le seguenti funzioni: a) concorrono alla programmazione sociale reg. esprimendo parere sul piano sociale reg. secondo le modalità di cui all'art. 35; b) promuovono l'integrazione delle politiche sociali con le altre politiche di settore, in particolare con le politiche del lavoro, della formazione professionale, dell'istruzione, dell'educazione, della pianificazione territoriale; c) concorrono alla realizzazione del Sistema Informativo dei Servizi Sociali ed al monitoraggio della rete sociale mediante la raccolta di dati conoscitivi e lo svolgimento di analisi sui fenomeni e sui bisogni sociali emergenti sul territorio; 

1. Le Province, ai fini della realizzazione del sistema reg. integrato degli interventi e dei servizi sociali, in conformità a quanto disposto dall'art. 150 della l. reg. 14/1999, si caratterizzano quali enti intermedi nel rapporto fra Regione ed Enti Locali.  2. Le Province in particolare: a) Concorrono alla programmazione sociale reg. esprimendo parere sul piano sociale reg. secondo le modalità di cui all'art. 20; b) Promuovono l'integrazione delle politiche sociali con le altre politiche di settore. In parti‐colare con le politiche del lavoro, della for‐mazione professionale, dell'istruzione, dell'edu‐cazione, della pianificazione territoriale; c) Concorrono alla realizzazione del Sistema Informativo dei Servizi sociali ed al monitoraggio dei fenomeni sociali e dei servizi mediante la raccolta e 

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alla formazione di base e all’aggiornamento; c) assicurano, per la predisposizione del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51, il necessario supporto informativo e tecnico. 

d) esercitano azioni al monitoraggio dei fenomeni sociali, nonché alla diffusione delle conoscenze, delle esperienze innovative, delle buone pratiche realizzate dagli enti locali singoli o associati o dal terzo settore, sulla base di intese, accordi o altri atti di collaborazione istituzionale stipulati con la Regione e con i distretti sociosanitari; e) svolgono attività di assistenza tecnica e di consulenza amministrativa per i comuni ai fini della programmazione ed elaborazione dei piani di zona; f) svolgono analisi dell'offerta di servizi, delle strutture e dei soggetti accreditati, al fine di offrire supporto tecnico e formativo agli operatori del sistema e promuovere analisi conoscitive e di approfondimento su specifici fenomeni sociali in ambito provinciale; g) promuovono ed attuano, d'intesa con la Regione e sentiti i comuni, percorsi formativi e di aggiornamento, nonché iniziative di partenariato istituzionale a sostegno degli interventi innovativi e sperimentali in materia; h) partecipano alla elaborazione e sperimentazione di modelli innovativi di gestione integrata dei servizi, anche sovra distrettuali, sentita la Regione e d'intesa con i comuni e, limitatamente all'erogazione di servizi sociosanitari, con le aziende unità sanitarie locali; i) promuovono e sostengono interventi di formazione e di inserimento lavorativo delle persone disabili, ai sensi della l. reg. 21 luglio 2003, n. 19 (Norme per il diritto al lavoro delle persone disabili. Modifiche all'art. 28 della l. reg. 7 agosto 1998, n. 38 (Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di politiche attive per il lavoro). Abrogazione dell'art. 229 della l. reg. 10 maggio 2001, n. 10 (Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2001); j) attivano forme di promozione e sostegno, anche finanziario, delle attività relative ai servizi sociali ed al coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture che agiscono nell'ambito dei servizi sociali nel territorio provinciale, con particolare riguardo ai soggetti del terzo settore. 

l'analisi dei dati sui bisogni e sulle risorse residisponibili dai comuni e da altri soggetti istituzionali, nonché mediante l'analisi della domanda e dell'offerta assistenziale, anche avvalendosi degli osservatori provinciali di cui all'art. 45; d) Promuovono ed attuano, d'intesa con la Regione e con i Comuni, percorsi formativi, con particolare riguardo alla formazione pro‐fessionale di base e all'aggiornamento, non‐ché iniziative di partenariato istituzionale a so‐stegno di interventi innovativi e sperimentali; e) Provvedono alla diffusione delle conoscenze, delle esperienze innovative, delle buone pratiche realizzate dagli enti locali ‐ singoli o associati ‐ o dal terzo settore, sulla base di intese, accordi o altri atti di collaborazione istituzionale stipulati con la Regione e con i Comuni; t) Concorrono alla definizione e all'attuaz. dei piani di zona, anche con il concorso all'organizzazione di specifici servizi che, di concerto con la Regione e con i Comuni, vengono individuati come servizi di livello sovra‐ambito nella programmazione sociale degli ambiti territoriali; g) Promuovono le azioni dei Comuni per la gestione associata dei servizi sociali, anche attraverso strumenti di coordinamento tecnico, amministrativo e politico tra gli ambiti a livello provinciale; h) Svolgono attività di assistenza tecnica e consulenza amministrativa per i Comuni ai fini della programmazione e dell’elaborazione dei piani di zona; i) Promuovono e sostengono interventi di formazione e di inserimento lavorativo delle persone disabili, ai sensi della l. reg. 21 luglio 2003, n. 19 (Norme per il diritto al lavoro delle persone disabili) e succ. modifiche; j) Attivano forme di promozione e sostegno, anche finanziario, delle attività relative ai servizi sociali ed al coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture che agiscono nell'ambito dei servizi sociali nel 

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k) progettano e gestiscono gli interventi e i servizi in favore dei soggetti videolesi ed audiolesi, ai sensi dell'art. 5 del decreto l. 18 gennaio 1993, n. 9 (Disposizioni urgenti in materia sanitaria e socio‐assistenziale) convertito, con modificazioni, dalla l. 18 marzo 1993, n. 67 e succ. modifiche, compresi gli interventi in materia di integrazione scolastica. 

territorio provinciale, con particolare riguardo ai soggetti del terzo settore; k) Progettano e gestiscono gli interventi e i servizi in favore dei soggetti video lesi e audio‐lesi ai sensi dell'art. 5 del decreto l. 18 gennaio 1993. n. 9 (Disposizioni urgenti in materia sanitaria e socio‐assistenziale) convertito, con modificazioni, dalla l. 18 marzo 1993, n.67 e succ. modifiche, compresi gli interventi in materia di integrazione scolastica.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 26 (Funzioni e compiti dei comuni) 

PROPOSTA del PD Art. 7 (Comuni) 

PROPOSTA del SEL Art. 9 (Comuni) 

1. La Regione riconosce nella gestione associata la modalità obbligatoria di gestione del sistema integrato sociale, quale forma idonea a perseguire l’efficacia e l’efficienza degli interventi e dei servizi sociali, di competenza dei comuni, e può prevedere incentivi finanziari a favore dell’esercizio associato delle funzioni e della erogazione delle prestazioni essenziali entro gli ambiti territoriali ottimali di cui all’art. 15.   2. I comuni, salvo quanto previsto dall’art. 27 per Roma Capitale, esercitano, in forma associata, in particolare le seguenti funzioni e compiti: a) realizzano i servizi e degli interventi a livello locale in conformità ai LEPS; b) partecipano alla predisposizione del piano della rete sociale reg. di cui 49, secondo le procedure previste nell’art. 50; c) coordinano le politiche sociali con le politiche urbanistiche e abitative; d) pianificano l’organizzazione e la gestione delle prestazioni socioassistenziali e sociosanitarie; e) determinano le quote di partecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni, sulla base dell’indicatore denominato quoziente Lazio, di cui 

1. I comuni, singoli o associati ai sensi dell'art. 9, in attuaz. del principio di sussidiarietà di cui all'art. 118 della Costituzione, sono titolari di tutte le funzioni amministrative concernenti l'organizzazione, il funzionamento, la valutazione del sistema locale, esercitano le funzioni ed i compiti previsti nell'art. 151 della l.r. 14/1999 e succ. modifiche e ogni altra funzione conferita dalla Regione.  2. I comuni in particolare: a) progettano, pianificano e realizzano i servizi e gli interventi del sistema locale in conformità ai livelli essenziali delle prestazioni sociali di cui all'art. 23; b) individuano eventuali livelli di assistenza ulteriori ed integrativi rispetto a quelli determinati dallo Stato e dalla Regione; c) concorrono alla programmazione sociale reg. secondo le modalità previste nell'art. 35; d) concorrono, ai fini dell'integrazione sociosanitaria, alla programmazione, all'organizzazione e alla gestione delle prestazioni sociosanitarie, formulando, congiuntamente con i distretti sanitari, programmi di intervento comuni nell'ambito dei piani sociali di zona di cui all'art. 36, dei piani distrettuali per la non autosufficienza di cui all'art. 5 della l. reg. 23 novembre 2006, n. 20 (Istituzione del fondo reg. per la non autosufficienza) e succ. modifiche, dei programmi 

1. I comuni, singoli o associati ai sensi dell'art. Il, sono titolari di tutte le funzioni amministrative, non espressamente riservate ad altri enti dalla presente l., e dei compiti di programmazione, progettazione, realizzazione, organizzazione, funzionamento e valutazione del sistema locale dei servizi sociali. dell'erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali, nonché delle altre funzioni e compiti loro conferiti dalla legislazione nazionale e reg.  2. I Comuni in particolare: a) programmano, progettano e realizzano i servizi e gli interventi del sistema locale dei servizi sociali, in conformità ai livelli essenziali delle prestazioni sociali di cui all'art. 5, attra‐verso i Piani Sociali di Zona di cui all'art. 22; b) individuano eventuali livelli di assistenza ulteriori ed integrativi rispetto a quelli determinati dallo Stato e dalla Regione; c) concorrono alla programmazione sociale reg. secondo le modalità previste dall'art. 20; d) concorrono, ai lini dell'integrazione sociosanitaria, alla programmazione, all'orga‐nizzazione e alla gestione delle prestazioni sociosanitarie formulando, congiuntamente con le Aziende Sanitarie Locali, 

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all’art. 20; f) promuovono la partecipazione delle comunità locali, delle famiglie e dei soggetti del terzo settore alla realizzazione e alla valutazione del sistema integrato sociale; g) valutano i servizi e gli interventi previsti nel piano della rete sociale locale di cui all’art. 51; h) trasmettono alla Regione i dati sui bisogni e sull’offerta dei servizi ai fini dell’attuaz. del SISS di cui all’art. 22, anche con indicazione del grado di soddisfazione dei bisogni evidenziato dall’utenza attraverso la partecipazione al controllo della qualità dei servizi.  3. I comuni, fermo restando le funzioni di cui all’ art. 151 della l.r. 14/1999, altresì, esercitano le funzioni e compiti non espressamente riservati alla gestione associata di cui al c. 1, quali, in particolare: a) l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale ai sensi della l.r. 41/2003 e succ. modifiche, nonché dei servizi socioeducativi per la prima infanzia di cui all’art. 45; b) l’erogazione di eventuali livelli di assistenza ulteriori ed integrativi rispetto ai LEPS, individuati dalla Regione. 

delle attività territoriali di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'art. 1 della l. 23 ottobre 1992, n. 421) e succ. modifiche; e) provvedono all'autorizzazione, all'accreditamento ed alla vigilanza dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, ai sensi della l. reg. 12 dicembre 2003, n.41(Norme in materia di autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socio‐assistenziali) e succ. modifiche; f) determinano la compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni, sulla base dei criteri individuati dal regolamento reg. di cui all'art. 59; g) promuovono la partecipazione delle comunità locali, delle famiglie, delle persone e dei soggetti del terzo settore alla programmazione, alla realizzazione e alla valutazione del sistema integrato sociale; h) valutano i servizi e gli interventi previsti nei piani sociali di zona; i) coordinano le politiche sociali con le politiche urbanistiche e abitative; l) trasmettono alle province e alla Regione dati sui bisogni e sull'offerta dei servizi ai fini dell'attuaz. del Sistema Informativo dei Servizi Sociali.  

programmi di intervento comuni nell'ambito dei piani sociali di zona, dei piani per la non autosut1ìcienza di cui all'art. 5 della l. reg. 23 novembre 2006, n. 20 (Istituzione del fondo reg. per la non autosufficienza) e succ. modifiche, dei programmi delle attività territoriali di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria) e succ. modifiche; e) provvedono all'autorizzazione, all'accreditamento, alla vigilanza ed al controllo dei servizi socio‐assistenziali e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale a gestione pubblica o privata, ai sensi della l. reg. 12 dicembre 2003. n. 41 (Norme in materia di autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socioassistenziali) e succ. modifiche; f) determinano la compartecipazione degli utenti ai costi delle prestazioni, sulla base dei criteri individuati dal regolamento reg. di cui all'art. 55; g) promuovono la partecipazione delle co‐munità locali, dei nuclei familiari, delle perso‐ne, dei soggetti del terzo settore, delle orga‐nizzazioni sociali, alla programmazione, rea‐lizzazione e valutazione del sistema integrato; h) valutano i servizi e gli interventi previsti nei piani sociali di zona, garantendo ai cittadini i diritti di partecipazione al controllo di qualità dei servizi, secondo le modalità previste dagli statuti comunali, dai regolamenti e dalle carte dei servizi di cui all'art. 47; i) coordinano le politiche sociali con le politiche urbanistiche e abitative; j) trasmettono alle province e alla Regione i dati sui bisogni e sull'offerta dei servizi ai lini dell'attuaz. del Sistema Informativo dei Servizi Sociali di cui all'art. 43, anche attraverso l'istituzione di Osservatori di ambito.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 27 (Funzioni e compiti di Roma Capitale) 

PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 8 (Comune di Roma)  Art. 10  (Roma Capitale) 1. Roma Capitale, ai sensi dell’art. 5 dello Statuto e nelle more dell’attuaz. dell’art. 24, c. 5, della l. 5 maggio 2009, n. 42 (Delega al governo in materia di federalismo fiscale, in attuaz. dell’art. 119 della Costituzione), concorre alla determinazione degli obiettivi contenuti nella programmazione della Regione, nonché alla loro specificazione ed attuaz., adottando, in conformità alle previsioni contenute nel piano della rete sociale reg. di cui all’art. 49, propri atti per la pianificazione e la realizzazione nel proprio territorio degli interventi, dei servizi e delle prestazioni.  2. Roma Capitale provvede, altresì, a raccogliere i dati sui bisogni e sull’offerta dei servizi ai fini dell’attuaz. del SISS di cui all’art. 22. 

1. Il Comune di Roma, ai sensi dell'art. 5 dello Statuto e nelle more dell'emanazione del decreto legislativo di cui dall'art. 24, c. 5, della l. 5 maggio 2009, n. 42 (Delega al governo in materia di fede‐ralismo fiscale, in attuaz. dell'art. 119 della Costitu‐zione), concorre alla programmazione ed alla realizzazione del sistema integrato sociale nelle forme e nelle modalità stabilite dalla presente l.  2. Per le finalità di cui al c. 1 il Comune di Roma: a) adotta, nel rispetto delle indicazioni del piano sociale reg. di cui all'art 34, un proprio piano sociale cittadino e propri atti organizzativi di decentramento di intesa con i municipi per la gestione degli interventi e dei servizi; b) formula, in armonia con quanto disposto dagli articoli 36 e 37, acquisito il parere dei municipi, in‐dirizzi per l'elaborazione dei piani di zona dei muni‐cipi, ne coordina l'attuaz. e ne verifica i risultati; c) provvede a raccogliere i dati sui bisogni e sull'offerta dei servizi ai fini dell'attuaz. del Sistema Informativo dei Servizi Sociali.  3. Le risorse della Regione finalizzate alla realizza‐zione del sistema integrato sociale, ripartite secon‐do i criteri individuati nel regolamento di cui all'art. 59, sono assegnate globalmente al Comune di Roma, il quale provvede a ripartirle tra i municipi secondo i criteri definiti nel piano di cui al c. 2. 

1. Roma Capitale, ai sensi dell'art. 5 dello Statuto e nelle more dell'attuaz. dell'art.24, c. 5, della l. 5 maggio 2009, n. 42 (Delega al governo in materia di federalismo fiscale, in attuaz. dell'art. 119 della Costituzione) concorre alla programmazione ed alla realizzazione del sistema integrato nelle forme e nelle modalità stabilite dalla presente l..  2. Per le finalità di cui al c. l, Roma Capitale, oltre alle funzioni e ai compiti di cui all'art. 9: a) adotta, nel rispetto delle indicazioni del piano sociale reg. di cui all'art. 20, un proprio Piano Sociale cittadino e propri atti organizzativi di decentramento; b) formula indirizzi per l'elaborazione dei Piani di Zona dei municipi, ne coordina l'attuaz. e ne verifica i risultati; c) provvede a raccogliere i dati sui bisogni e sull'offerta dei servizi ai fini dell'attuaz. del Sistema Informativo dei Servizi Sociali di cui all'art. 43.  3. Le risorse della Regione finalizzate alla realizzazione del sistema integrato sociale sono assegnate globalmente a Roma Capitale, che provvede a ripartirle tra i municipi secondo i criteri definiti nel piano di cui al c. 2.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 28 (Funzioni e compiti delle ASL) 

PROPOSTA del PD Art 11 (Partecipazione della AUSL) 

PROPOSTA del SEL Art. 12 (Aziende  sanitarie  locali) 

1. Nell’ambito del sistema integrato sociale, le ASL erogano, in collaborazione con i comuni, le prestazioni sociosanitarie definite dall’art. 3 septies, c. 2, lettera b) del d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche, atte a soddisfare bisogni di salute di ogni persona che richiedono congiuntamente anche azioni di protezione sociale, con imputa‐zione dei relativi 

1. Nell'ambito del sistema integrato sociale l'azienda unità sanitaria locale (AUSL) partecipa al coordinamento istituzionale per l'integrazione socio sanitaria, nonché all'ufficio di piano, secondo le modalità definite dall'accordo di programma di cui all'art. 26, c. 4.  2. La AUSL eroga le prestazioni sociosanitarie di propria 

1. Nell'ambito del sistema integrato l’Azienda sanitaria locale (ASL) partecipa al coordinamento di ambito di cui all'art. 16, nonché all'ufficio di piano, di cui all'art. 17.  2. La ASL eroga le prestazioni sociosanitarie definite dall'art. 3 septies, c. 2, lettera b) del decreto legislativo 

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oneri sul fondo sanitario reg. ai sensi della normativa vigente.  2. Le ASL sono tenute ad assumere le necessarie iniziative ed a fornire le prestazioni atte ad assicurare l’integrazione dei servizi di assistenza sociale con quelli sanitari, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 3septies, c. 2, lettera b) del d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche.  

competenza ai sensi della presente l..  n. 502/1992 e succ. modifiche, atte a soddisfare bisogni di salute di ogni persona che richiedono congiunta‐mente anche azioni di protezione sociale, con imputazione dei relativi oneri sul fondo sanitario reg. ai sensi della normativa vigente. 3. La ASL deve assumere le necessarie iniziati‐ve per assicurare l'integrazione socio‐sanitaria di cui all'art. 6. nel rispetto di quanto previsto dall'art. 3 septies, c. 2, lettera b) del decreto legislativo n. 502/1992 e succ. modifiche.  4. Le ASL collaborano alle forme di gestione associate di attività e servizi sociosanitari costi‐tuite dai Comuni ai sensi dell'art. 11 al fine di migliorare l’integrazione socio‐sanitaria di cui all’art. 6 e favorire semplificazioni gestionali.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 29 (Funzioni e compiti delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) 

PROPOSTA del PD Art. 12 (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) 

PROPOSTA del SEL Art. 13 (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) 

1. Le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB), anche trasformate in aziende pubbliche di servizi alla persona ai sensi al d.lgs. 207/2001 e succ. modifiche, informano la propria attività ai principi ed obiettivi della presente l., concorrendo a realizzare i servizi e gli interventi del sistema integrato sociale previsti dalla programmazione reg. e locale anche mediante l’utilizzazione del proprio patrimonio immobiliare. 

1. Entro il 31 dicembre 2009 le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB), aventi scopo di fornire servizi socio assistenziali e sociosanitari, con sede legale nel territorio del Lazio, sono trasformate, anche mediante fusione tra istituzioni aventi finalità analoghe o convergenti, in aziende pubbliche di servizi alla persona, ovvero in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro nei limiti e secondo le modalità previste dal D. Lgs. 207./2001 e succ. modifiche.  2. Le istituzioni pubbliche di assistenza e benefi‐cenza (IPAB), operanti nel territorio reg., così co‐me trasformate ai sensi del c. 1, conformano la propria attività ai principi ed agli obiettivi della presente l., concorrendo a realizzare i servizi e gli interventi del sistema integrato sociale previsti dal‐la programmazione reg. e locale anche mediante l'utilizzazione del proprio patrimonio immobiliare. 

1. Le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza (IPAB), aventi scopo di fornire servizi socioassistenziali e sociosanitari, con sede legale nel territorio della Regione Lazio, sono trasformate, entro un anno dall'approvazione della presente l., in aziende pubbliche di servizi alla persona ovvero in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro nei limiti e secondo le modalità previste dal decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207 (Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza, a norma dell'art. lO della l. 8 novembre 2000, n. 328) e succ. modifiche.  2. Le IPAB, trasformate ai sensi del c. l. conformano la propria attività ai principi ed obiettivi della presente l., concorrendo a realizzare i servizi e gli interventi del sistema integrato previsti dalla programmazione reg. e 

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 3. Valgono per le istituzioni pubbliche di assist. e beneficenza (IPAB) le disposizioni di cui all'art. 20. 

locale, anche mediante l'utilizzazione del proprio patrimonio immobiliare. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 30 (Ruolo Terzo settore) 

PROPOSTA del PD Art. 13 (Terzo settore), Art. 14 (Servizio civile volontario dei giovani e servizio civico delle persone anziane) e Art.15 (Altri soggetti priv.) 

PROPOSTA del SEL Art. 14 (Soggetti del Terzo Settore e altri soggetti senza scopo di lucro) 

1. La Regione, in attuaz. dell’art. 118, ultimo c., della Costituzione promuove la partecipazione attiva dei soggetti del terzo settore di cui all’art. 1, c. 5, della l. 328/2000 nella programmazione e nella realizzazione del sistema integrato sociale.  2. Ai fini della presente l. si considerano soggetti del terzo settore: a) le organizzazioni di volontariato di cui alla l. r. 29/1993 e succ. modifiche; b) le associazioni di promozione sociale di cui alla l.r. 22/1999 e succ. modifiche; c) le cooperative sociali di cui alla l. r. 24/1996 e succ. modifiche; d) le fondazioni; e) gli istituti di patronato e di assistenza sociale di cui alla l. 30 marzo 2001, n. 152 (Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale); f) gli enti ausiliari di cui all’art. 2 della l. reg. 22 settembre 1982, n. 44 (Disciplina delle at‐tività di prevenzione e riabilitazione degli al‐coolisti e tossicodipendenti svolte dagli enti ausiliari di cui all'art. 94 della l. 22 dicembre 1975, n.685) e succ. modifiche; g) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese; h) gli altri soggetti privati non a scopo di lucro.  3. Gli organismi rappresentativi del terzo set‐tore e gli altri organismi convenzionati e/o accreditati con 

1. Nel rispetto del principio di sussidiarietà, la Regione e gli enti locali riconoscono la rilevanza sociale e promuovono la partecipazione attiva degli organismi del terzo settore nelle fasi di programmazione, realizzazione e monitoraggio del sistema integrato sociale.  2. Ai fini della presente l. si considerano soggetti del terzo settore: a) le organizzazioni di volontariato di cui alla l.r. 29/1993 e succ. modifiche; b) le associazioni di promozione sociale di cui alla l.r. 22/1999 e succ. modifiche; c) le cooperative sociali di cui alla l.r. 24/1996 e succ. modifiche; d) le fondazioni; e) gli enti di patronato; f) gli enti ausiliari di cui all'art. 2 della l. reg. 22 settembre 1982, n. 44 (Disciplina delle attività di prevenzione e riabilitazione degli alcoolisti e tossicodipendenti svolte dagli enti ausiliari di cui all' art. 94 della l. 22 dicembre 1975, n.685) e succ. modifiche; g) le associazioni di cui alla l. reg. 24 maggio 1990, n. 58 (Concessione di contributi ad associazioni sociali regionali) e succ. modifiche; h) le associazioni riconosciute e non riconosciute e, nel rispetto delle loro rispettive strutture e finalità, gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese; i) gli altri soggetti privati senza scopo di lucro.  

1. La Regione e gli enti locali riconoscono il ruolo e la rilevanza sociale ed economica delle espressioni di auto‐organizzazione della società civile in ambito sociale, con particolare riferimento ai soggetti di cui all'art. 1. c. 4, della l. 328/2000.  2. La Regione e gli enti locali valorizzano l’apporto dei soggetti del comma 1 nella programmazione, nell'organizzazione e nella gestione del sistema integrato sociale, nei modi previsti dalla presente l. e dalle leggi di settore.  3. Gli organismi rappresentativi del terzo settore, iscritti nell'albo di cui alla l. reg. n. 24/96 e succ. modifiche, o nei registri di cui alla l. reg. n. 29/1993 e succ. modifiche e alla l. reg. n. 22/1999 e succ. modifiche, e gli altri organismi convenzionati con gli enti locali, o comunque operanti nel territorio e nel settore dei servizi sociali, sono coinvolti nella programmazione reg. e di ambito secondo le modalità previste rispettivamente dagli articoli 21 e 23 della presente l.. 

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gli enti locali, o comunque operanti nel territorio e nel settore dei servizi sociali, devono essere coinvolti nell’adozio‐ne dei strumenti di programmazione locale.  4. Per le finalità di cui al c. 3, l’amministrazione che promuove l’accordo di programma finalizzato all’adozione del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51, indice una conferenza dei servizi dove gli organismi di cui al c. 3, appositamente convocati, designano propri rappresentanti che partecipano in sede tecnica all’elaborazione del suddetto piano.  5. La Regione e gli enti locali, nel rispetto del‐le disposizioni di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pub‐blici relativi a lavori, servizi e forniture in at‐tuaz. delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/ CE) e succ. modifiche, affidano la gestione dei servizi del sistema integrato sociale ai soggetti del terzo settore, attraverso il con‐fronto tra più soggetti e più offerte, tenendo conto dei diversi elementi di qualità dell'offerta, prevedendo specifici standard per la valutazione dell’efficacia e dell’adeguatezza delle prestazioni.  6. Per le finalità di cui al c. 4, la Regione e gli enti locali richiedono, altresì, al soggetto affidatario dei servizi: a) il rispetto delle clausole dei contratti collettivi nazionali e degli accordi decentrati, poste a garanzia del mantenimento del trattamento giuridico ed economico dei lavoratori interessati, nonché il rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; b) l’adozione da parte del soggetto affidatario del servizio della Carta dei diritti e dei servizi sociali di cui all’art. 21.  

3. Gli organismi del terzo settore e gli altri organismi convenzionati con gli enti locali o, comunque, operanti nel territorio distrettuale e nel settore dei servizi sociali, sono coinvolti nell'adozione dei piani sociali di zona di cui all'art. 36 secondo le forme di concertazione di cui all'art. 37, c. 1, lettera i).  Art. 14 (Servizio civile volontario dei giovani e servizio civico delle persone anziane)  1. La Regione riconosce il ruolo e la funzione del servizio civile volontario dei giovani, anche disabili, svolto nell'ambito delle finalità della l. 6 marzo 2001, n. 64 (Istituzione del servizio civile nazionale) e succ. modifiche e favorisce il riconoscimento di crediti formativi di cui all'art. 13 del D.lgs 5 aprile 2002 n. 77 (Disciplina del Servizio Civile Nazionale a norma dell'art. 3 della L. 6 marzo 2001, n. 64), anche attraverso specifici accordi con le università e le istituzioni scolastiche.  2. La Regione sostiene, altresì, la partecipazione delle persone anziane alle attività di volontariato sociale e servizio civico svolto tramite associazioni di volontariato o di promozione sociale avvalendosi della collaborazione dei centri di servizio di cui all'art. 15 della L. 11 agosto 1991, n. 266 (L. quadro sul volontariato).  Art.15 (Altri soggetti privati) 1. Altri soggetti privati operanti nel settore sociale, socio‐sanitario e socio‐educativo, possono partecipare al sistema reg. integrato nei modi previsti dagli articoli 28 e 30. 

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7. La Giunta reg., con propria deliberazione, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente l., predispone schemi‐tipo per la stipula delle convenzioni con i soggetti gestori delle strutture e/o erogatori dei servizi ed emana linee di indirizzo relativamente ai rapporti tra enti locali e terzo settore al fine di garantire la trasparenza dei sistemi di affidamento dei servizi del sistema integrato sociale.  PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 31 (Partecipazione e consultazione) 

PROPOSTA del PD Art. 16 (Consulte regionali e partecipazione degli utenti al controllo di qualità) 

PROPOSTA del SEL  

1. La Regione e gli enti locali assicurano la più ampia partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi, nonché la consultazione degli stessi, delle organizzazioni sindacali a livello reg. e degli altri organismi sociali di tutela e rappresentanza presenti sul territorio, quali strumenti per il miglioramento del sistema integrato sociale e per il suo adeguamento alle esigenze dei singoli e della collettività.  2. I comuni, ai sensi degli articoli 8 e 9 del d.lgs. 267/2000 e succ. modifiche, valorizzano le libere forme associative e promuovono organismi di partecipazione dei cittadini all’amministrazione del sistema integrato sociale, disciplinando, in conformità agli statuti, i rapporti con gli organismi stessi, le procedure per la consultazione della popolazione e per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte dirette a migliorare la tutela di interessi collettivi, nonché le modalità per assicurare a tutti gli interessati l'informazione sullo stato dei procedimenti ed il diritto di accesso agli atti ed alle strutture.  

1. Le consulte regionali di settore, istituite con l. reg., sono obbligatoriamente sentite in riferimento ad atti di programmazione che riguardano i soggetti da esse rappresentati.  2. La Regione e gli enti locali attivano processi di partecipazione degli utenti al controllo della qualità dei servizi, anche favorendo l'attività delle associazioni di tutela degli utenti e delle organizzazioni sociali e sindacali, secondo modalità indicate dal piano sociale reg..  3. I cittadini utenti possono presentare reclami in materia di funzionamento e qualità dei servizi al comune territorialmente competente e all'osservatorio di cui all'art. 32, anche tramite i difensori civici comunali, provinciali e reg., laddove istituiti, e gli istituti di patronato e di assistenza sociale di cui alla l. 30 marzo 2001, n. 152 (Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale) e succ. modifiche. 

 

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PROPOSTA del SEL PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 32 (Servizio sociale professionale) 

PROPOSTA del PD Art. 20 (Piante organiche e figure professionali dei servizi sociali) 

Art. 18 (Figure professionali) 

1. Il servizio sociale professionale, realizzato dai Comuni, singoli o associati nell’ambito territoriale di cui all’art. 15, assicura la presa in carico del soggetto che richiede prestazioni al sistema integrato sociale, garantendo la presenza di almeno un assistente sociale ogni diecimila abitanti.  2. Il servizio sociale professionale, in particolare, garantisce: a) la definizione per ogni persona, presa in carico, del piano di assistenza individuale di cui all’art. 19; b) la valutazione personalizzata e multidimensionale dei bisogni, soprattutto in presenza di bisogni complessi che richiedono l’intervento di diversi servizi ed operatori; c) il coordinamento e l’integrazione degli interventi e delle prestazioni del sistema integrato sociale; d) la continuità assistenziale e l’individuazione di un soggetto responsabile dell’attuaz. del piano di assistenza individuale. 3. La Giunta reg., entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente l., con propria deliberazione emana linee guida per l’organizzazione del servizio sociale professionale. 

1. Le piante organiche dei servizi sociali sono definite dai comuni nel rispetto della normativa vigente in materia e sulla base degli indirizzi e dei parametri indicati dalla Regione.  2. La Regione e gli enti locali, secondo le rispettive competenze, promuovono la professionalità degli operatori del sistema integrato sociale, favorendo l'inserimento delle figure professionali sociali riconosciute ai sensi dell'art. 12 della l. 328/2000 e della normativa vigente in materia, fra le quali in particolare: a) gli assistenti sociali; b) i sociologi; c) gli psicologi; d) gli educatori professionali; e) gli operatori sociali e sociosanitari definiti ai sensi del c. 5;f) i mediatori culturali.  3. La Regione e le province, nell'ambito delle rispettive competenze promuovono iniziative formative a sostegno della qualificazione, riqualificazione e aggiornamento degli operatori sociali e degli operatori dell'area sociosanitaria, curando il raccordo dei percorsi formativi e tenendo conto delle esigenze di integrazione delle diverse professionalità.  4. I soggetti pubblici e privati erogatori delle prestazioni sociali e sociosanitarie promuovono ed agevolano la partecipazione degli operatori ad iniziative formative di cui al c. 3.  5. Per le finalità di cui al c. 2, la Regione disciplina la formazione professionale dei profili formativi attinenti all'area sociale e sociosanitaria, sulla base dei profili professionali individuati nell'ambito del Repertorio reg. dei 

1. La Regione e gli enti locali, secondo le rispettive competenze, promuovono la professionalità degli operatori del sistema integrato favorendo l'inserimento delle figure professionali sociali riconosciute ai sensi dell'art. 12 della l. n. 328/2000 e della normativa vigente in materia, fra le quali in particolare: a) gli assistenti sociali; b) i sociologi; c) gli psicologi; d) gli educatori professionali; e) gli operatori sociali e sociosanitari definiti ai sensi del c. 4; f) i mediatori culturali.  2. La Regione e  le Province, nell'ambito delle rispettive competenze, promuovono iniziative formative a sostegno della qualificazione, riqualificazione ed aggiornamento degli operatori sociali e degli operatori dell'area sociosanitaria, curando il rapporto dei percorsi formativi e tenendo conto delle esigenze di integrazione delle diverse professionalità. 3. l soggetti pubblici e privati erogatori delle prestazioni sociali e sociosanitarie promuovono e agevolano la partecipazione degli operatori alle iniziative formative di cui al c. 2.  4. Per le finalità di cui al c. l la Regione disciplina la formazione professionale dei profili formativi attinenti all'area sociale e sociosanitaria sulla base dei profili professionali individuati nell'ambito del Repertorio reg. dei profili professionali e formativi, adottato nel rispetto del Repertorio delle professioni, di cui all'art. 52 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 

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profili professionali e formativi, adottato nel rispetto del Repertorio delle professioni, di cui all'art. 52 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (Attuaz. delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla L. 14 febbraio 2003, n. 30) e succ. modifiche e dei contratti collettivi di categoria.  

(Attuaz. delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla L. 14 febbraio 2003, n. 30) e succ. modifiche, e dei contratti collettivi di categoria.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 33 (Servizio di segretariato sociale e punti unici di accesso alle prestazioni) 

PROPOSTA del PD Art. 27 (Punti unici di accesso alle prestazioni) 

PROPOSTA del SEL Art. 38 (Segretariato sociale e punti unici di accesso alle prestazioni) 

1. I comuni, singoli o associati, in raccordo con le ASL, al fine di favorire l’accesso agli interventi, alle prestazioni del sistema integrato sociale, attivano servizi di segretariato sociale, che forniscono informazioni ed orientamento ai cittadini sulle modalità di accesso agli interventi, ai servizi ed alle prestazioni del sistema integrato sociale.  2. In ogni distretto sanitario di cui all’art. 19, c. 6, della l.r. 18/1994 e succ. modifiche, è altresì istituito un punto unico di accesso alle prestazioni sociosanitarie del sistema inte‐grato sociale e del sistema sanitario, di se‐guito denominato PUA, che opera in siner‐gia con i servizi di segretariato sociale di cui al c. 1 e con gli altri servizi informativi territoriali.  3. Sono funzioni specifiche del PUA: a) orientare le persone e le famiglie sui diritti alle prestazioni sociali e sociosanitarie e sulle modalità per accedere ad esse; b) agevolare l’accesso unitario alle prestazioni dei diversi percorsi assistenziali, favorendo l’integrazione tra i servizi territoriali sociali e quelli sanitari; c) avviare la presa in carico, mediante una valutazione di primo livello integrata sociosanitaria funzionale alla identificazione dei percorsi sanitari, 

1. I comuni, singoli o associati, in raccordo con le aziende unità sanitarie locali, al fine di favorire una corretta fruizione degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale, attivano punti unici di accesso alle prestazioni del sistema integrato sociale.  2. I punti unici di accesso operano in sinergia con i servizi sociali dei comuni e possono avvalersi della collaborazione degli uffici relazioni con il pubblico e degli altri sportelli informativi anche di associazioni e patronati e provvedono a: a) svolgere funzione di segretariato sociale; b) orientare le persone e le famiglie sui diritti alle prestazioni sociali e sociosanitarie; c) agevolare l'accesso alle prestazioni sociali e socio‐sanitari, favorendone l'integrazione; d) segnalare le situazioni connesse con bisogni complessi per la presa in carico e l'attivazione della valutazione multidimensionale e del piano individualizzato di assistenza;e) informare sui tempi di attesa per le prestazioni; f) raccogliere dati per l'attività del sistema informativo dei servizi sociali; g) organizzare il centro di accesso unico alla disabilità di cui alla l. reg. 27 febbraio 2009, n. 2 (Istituzione del centro di accesso unico alla disabilità ‐ CAUD. Modifica alla l. reg. 12 dicembre 2003, n. 41 Norme in materia di autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di strutture che prestano 

1. I comuni, singoli o associati, in raccordo con le ASL, al fine di favorire l'accesso agli interventi, alle prestazioni del sistema integrato, attivano sportelli di segretariato sociale, che forniscono informazioni ed orientamento ai cittadini sulle modalità di accesso agli interventi, ai servizi ed alle prestazioni del sistema integrato.  2. In ogni distretto sanitario di cui all'art. 19, c. 6, della l. reg. 16 giugno 1994 (Disposizioni per il riordino del servizio sanitario reg. ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Istituzione delle aziende unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere) e succ. modificazioni e integrazioni, è altresì istituito un punto unico di accesso alle prestazioni sociosanitarie del sistema integrato sociale e del sistema sanitario (PUA), che opera in sinergia con gli sportelli di segretariato sociale di cui al c. 1  e con gli altri sportelli informativi territoriali. 

3. Sono funzioni specifiche del PUA: a) orientare le persone e le famiglie sui diritti alle prestazioni sociali e sociosanitarie e sulle modalità per accedere ad esse; b) agevolare l'accesso unitario alle prestazioni dei diversi percorsi assistenziali, favorendo l'integrazione tra i servizi territoriali sociali e quelli sanitari; c) avviare la presa in carico, mediante una valutazione 

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sociosanitari o sociali appropriati; d) segnalare le situazioni connesse con bisogni complessi per l’attivazione della valutazione multidimensionale e del piano di assistenza individuale di cui all’art. 19; e) informare sui tempi di attesa per le prestazioni sociosanitarie; f) raccogliere ed elaborare dati per l’attività del SISS di cui all’art. 22.  4. L’attività degli sportelli di accesso ai servizi socioassistenziali e sociosanitari è organizzata, previa definizione di apposite linee di indirizzo da parte della Giunta reg., nel rispetto dei principi di semplificazione e trasparenza amministrativa, utilizzando modalità che favoriscono le fasce di popolazione con particolari condizioni sanitarie o sociali che possono determinare uno stato di fragilità e di complessità assistenziale.  5. Gli sportelli di accesso ai servizi socio assistenziali e socio sanitari utilizzano, in conformità alle linee di indirizzo di cui al c. 4, un apposito strumento informatico, definito cartella sociosanitaria, per la registrazione dei dati relativi all’utenza, alla domanda espressa, alla valutazione integrata dei casi, alla presa in carico, alla gestione dei casi ed ai loro esiti conclusivi, acquisiti anche dai soggetti erogatori dei servizi. Tali dati sono, altresì, utilizzati in forma aggregata dal SISS per le finalità di cui all’art. 22.   

servizi socioassistenziali)  3. L'attività dei punti unici di accesso alle prestazioni sociosanitarie di cui rispettivamente ai commi 1 e 2, è organizzata nel rispetto dei principi di semplificazione e trasparenza amministrativa, utilizzando modalità telematiche anche per favorire l'accesso alle prestazioni delle persone con difficoltà a deambulare, e garantendo agli operatori adeguata formazione.  4. La Giunta reg., con propria deliberazione, emana linee guida per l'organizzazione dei punti unici di accesso alle prestazioni sociosanitarie. 

di primo livello integrata sociosanitaria funzionale alla identificazione dei percorsi sanitari, sociosanitari o sociali appropriati; d) segnalare le situazioni connesse con bisogni complessi per l'attivazione della valutazione multidimensionale e del piano di assistenza individuale di cui all'art. 40; e) informare sui tempi di attesa per le prestazioni sociosanitarie; f) raccogliere ed elaborare dati per l'attività del sistema informativo dei servizi sociali di cui all'art. 43.  4. L'attività degli sportelli di segretariato sociale e dei punti unici di accesso alle prestazioni di cui rispettivamente ai commi l e 2 è organizzata, previa definizione di apposite linee di indirizzo da parte della Giunta reg.. nel rispetto dei principi di semplificazione e trasparenza amministrativa, utilizzando modalità che favoriscono le fasce di popolazione con particolari condizioni sanitarie o sociali che possono determinare uno stato di fragilità e di complessità assistenziale. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 34 (Interventi di assistenza economica) 

PROPOSTA del PD Art. 51 (Assistenza economica e assegni di cura) 

PROPOSTA del SEL Art. 41 (Assistenza economica) 

1. Gli interventi di assistenza economica consistono nell’erogazione di contributi, anche consistenti in titoli validi per l’acquisto di prestazioni dai soggetti accreditati del sistema integrato sociale, ai sensi 

1. Il sistema integrato sociale, nell'ambito dei piani personalizzati di assistenza di cui all'art. 25, può prevedere interventi di assistenza economica attraverso: a) l' erogazione di contributi economici di carat‐tere 

1. Il sistema integrato prevede interventi di assistenza economica quali: a) il Reddito Minimo Garantito quale misura di contrasto della povertà e di sostegno al reddito, in 

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dell’art. 17 della l. 328/2000, con carattere di : a) continuità, se finalizzati all'integrazione del reddito del singolo o del nucleo familiare per il soddisfacimento dei bisogni primari; b) straordinarietà, immediatezza e temporaneità, per far fronte a situazioni di emergenza; c) specificità, se finalizzati ad esigenze e bisogni particolari, fra i quali, prioritariamente, quelli di persone non autosufficienti assistite in famiglia. 2. Con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55 si individuano i criteri e le modalità per l’erogazione dei contributi di assistenza economica. 

continuativo, straordinario o urgente, ivi com‐presi i contributi per interventi di adeguamento delle abitazioni, finalizzati a sostenere la perma‐nenza nel domicilio familiare di persone non autosufficienti, nonché le agevolazioni per l'affitto a persone o a nuclei familiari in stato di bisogno; b) gli assegni di cura volti a favorire la vita indipendente delle persone in condizione di non autosufficienza, anche sostenendo il necessario lavoro di cura, con la promozione degli interventi di cui all'art. 39, c. 2, lettere l bis) e l ter) della l. 5 febbraio 1992, n.104 (L.‐quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) e succ. modifiche e degli interventi di cui alla l.r. 20/1996 a favore delle famiglie che garantiscono adeguatamente le prestazioni sociali e sociosanitarie previste dal piano individualizzato; c) l'integrazione parziale o totale del canone di lo‐cazione, per le categorie svantaggiate anche in attuaz. della l. 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina del‐le locazioni di immobili urbani) e succ. modifiche. d) l'aiuto economico per sostenere famiglie e persone singole che accolgono persone minori di età in affidamento familiare ai sensi dell'art. 4 della l. 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia), e succ. modifiche.  2. I criteri e le modalità per l'erogazione dei contributi di assistenza economica, da erogare in concorso, o in alternativa, con altre prestazioni e servizi socio‐assistenziali, nonché l'individuazione dei parametri di reddito ai quali rapportare i contributi stessi, sono determinati con il regolamento reg. di cui all'art. 59.  3. Gli interventi di assistenza economica connessi con situazioni di disoccupazione lavorativa sono erogati ai sensi della l. reg. 20 marzo 2009, n. 4 (Isti‐tuzione del reddito minimo garantito. Sostegno al reddito in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati) e del relativo regolam. 

connessione con situazioni di disoccupazione lavorativa ai sensi della l. reg. 20 marzo 2009, n. 4 (Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno al reddito in favore di disoccupati, inoccupati o precariamente occupati) e del relativo regolamento; b) l'erogazione di contributi economici di carattere continuativo, straordinario o urgente; c) gli assegni di cura volti a favorire la vita indipendente delle persone in condizione di non autosufficienza, anche sostenendo il necessario lavoro di cura; d) l'integrazione parziale o totale del canone di locazione per le categorie svantaggiate anche in attuaz. della l. 27 luglio 1978. n. 392 e succ. modifiche; e) l'aiuto economico per sostenere nuclei familiari e singole persone che accolgono minori di età in affidamento familiare ai sensi dell'art. 4 della l. 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia) e succ. modifiche.  2. I criteri e le modalità per l'erogazione dei contributi di assistenza economica, da erogare in concorso o in alternativa con altre prestazioni e servizi socioassistenziali, nonché l'individuazione dei parametri di reddito ai quali rapportare i contributi stessi, sono determinati con il regolamento reg. di cui all'art. 55. 

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 PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 35 (Assegni di cura) 

PROPOSTA del PD Vedi sopra 

PROPOSTA del SEL Art. 41 (Assistenza economica) (Vedi sopra) 

1. La Regione e gli enti locali riconoscono gli assegni di cura, consistenti in benefici di carattere economico o titoli validi per l’acquisto di prestazioni dai soggetti accreditati del sistema integrato sociale, ai sensi dell’art. 17 della l. 328/2000, finalizzati a: a) favorire la vita indipendente delle persone in condizione di non autosufficienza, anche sostenendo il necessario lavoro di cura; b) favorire il recupero psicosociale delle persone con problemi di salute mentale assistite dalla competenti strutture delle ASL; c) sostenere l’affidamento familiare di minori previsto dall’art. 2, c. 1 della l. 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia).  2.Gli assegni di cura sono previsti a favore di: a) persone in condizione di non autosuffi‐cienza, in grado di procurarsi direttamente le prestazioni sociali e socio‐sanitarie previste dal piano di assistenza individuale; b) persone con sofferenza psichica, assistite dalle competenti strutture delle ASL, per il tempo e nelle misure determinate dal pro‐gramma terapeutico‐riabilitativo individuale, in funzione del processo di recupero psichico‐sociale del paziente stesso; c) famiglie che garantiscono le prestazioni sociosanitarie previste dal piano di assistenza individuale, per consentire la permanenza al domicilio di persone non autosufficienti; d) famiglie e persone singole che accolgono minori in affidamento familiare ai sensi della normativa vigente.  3. Con uno o più regolamenti adottati ai sensi 

  1. Il sistema integrato prevede interventi di assistenza economica quali: a) il Reddito Minimo Garantito quale misura di contrasto della povertà e di sostegno al reddito, in connessione con situazioni di disoccupazione lavorativa ai sensi della l. reg. 20 marzo 2009, n. 4 (Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno al reddito in favore di disoccupati, inoccupati o precariamente occupati) e del relativo regolamento; b) l'erogazione di contributi economici di carattere continuativo, straordinario o urgente; c) gli assegni di cura volti a favorire la vita indipendente delle persone in condizione di non autosufficienza, anche sostenendo il necessario lavoro di cura; d) l'integrazione parziale o totale del canone di locazione per le categorie svantaggiate anche in attuaz. della l. 27 luglio 1978. n. 392 e succ. modifiche; e) l'aiuto economico per sostenere nuclei familiari e singole persone che accolgono minori di età in affidamento familiare ai sensi dell'art. 4 della l. 4 maggio 1983, n. 184 (Diritto del minore ad una famiglia) e succ. modifiche.  2. I criteri e le modalità per l'erogazione dei contributi di assistenza economica, da erogare in concorso o in alternativa con altre prestazioni e servizi socioassistenziali, nonché l'individuazione dei parametri di reddito ai quali rapportare i contributi stessi, sono determinati con il regolamento reg. di cui all'art. 55. 

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dell’art. 55 si individuano i criteri e le modalità per l’erogazione dei benefici economici di cui al c. 1. PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 36 (Servizio di assistenza domiciliare) 

PROPOSTA del PD Art. 52 (Assistenza domiciliare e di aiuto personale) 

PROPOSTA del SEL  

1. L’assistenza domiciliare è rivolta prevalentemente alle seguenti tre aree di intervento: a) area dell’invecchiamento; b) area della disabilità, compreso il disagio psichico; c) area dell’età evolutiva e giovanile.  2. I destinatari dell’assistenza domiciliare sono persone in condizioni di temporanea, parziale o totale non autosufficienza, nonché famiglie con componenti a rischio di emarginazione, con particolare riguardo a soggetti in età evolutiva.  3. L’assistenza domiciliare, costituita da un insieme di prestazioni rese a domicilio, è finalizzata a favorire la permanenza delle persone di cui al c. 2 nel proprio ambiente, nonché ad elevare la qualità della vita delle stesse e dei membri della famiglia che prestano loro assistenza, evitando fenomeni di isolamento ed emarginazione sociale.  4. Le prestazioni socioassistenziali inerenti l’assistenza domiciliare consistono prevalentemente nelle attività di aiuto alla persona, di governo della casa, di supporto nel favorire la vita e le relazioni, nonché in interventi di tipo sociale ed educativo.  5. L’assistenza domiciliare integrata è una forma di assistenza rivolta a soddisfare le esigenze degli anziani, dei disabili e dei pazienti affetti da malattie cronico‐degenerative in fase stabilizzata, parzialmente o totalmente, temporanea‐mente o permanentemente, non autosuffi‐cienti, aventi necessità di un’assistenza continuativa che richiede 

1. L'assistenza domiciliare è rivolta prevalentemente a persone anziane o disabili in condizioni di temporanea, parziale o totale non autosufficienza, nonché nuclei familiari con componenti a rischio di emarginazione, con particolare riguardo a soggetti in età evolutiva.  2. L'assistenza domiciliare, costituita da un insieme di prestazioni rese a domicilio, è finalizzata a favorire la permanenza delle persone di cui al c. 1 nel proprio ambiente, nonché ad elevare la qualità della vita delle stesse e dei membri del nucleo familiare che prestano loro assistenza, evitando fenomeni di isolamento ed emarginazione sociale.  3. Le prestazioni socio‐assistenziali di assistenza domiciliare consistono prevalentemente nelle attività di aiuto alla persona, di governo della casa, di accompagnamento anche mediante guida di automezzo, di supporto nel favorire la vita e la rete di relazioni, nonché in interventi di tipo educativo.  4. Il servizio di aiuto personale di cui all'art. 9, c. 2, della l. 104/1992 e succ. modifiche, è diretto ai soggetti con grave limitazione dell'autonomia personale, temporanea o permanente, non superabile con protesi, presidi ed ausili tecnici o altre forme di sostegno rivolte a facilitare l'autosufficienza e l'integrazione, e comprende il servizio di interpretariato per i cittadini non udenti. 

 

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interventi di tipo sociale ed interventi di tipo sociosanitario.  6. Al fine di favorire la vita indipendente delle persone in condizioni di disabilità per‐manente e grave limitazione dell’autonomia personale, possono essere realizzati, ove pre‐visti dal piano di assistenza individuale, pro‐grammi di aiuto alla persona realizzati da per‐sonale qualificato scelto direttamente dagli assistiti e dalle famiglie, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia, finanziati con gli assegni di cura di cui all’art. 35, c. 1, lettera a).  7. Ai fini dell’erogazione delle prestazioni di assistenza domiciliare finanziate con le risorse di cui alla l.r. 20/2006, si considerano non autosufficienti i soggetti individuati ai sensi dell’art. 2 della l.r. 20/2006.   8. Con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55 si stabiliscono i requisiti e le modalità per il rilascio dell’autorizzazione e per l’accreditamento del servizio di assistenza domiciliare.  PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 37 (Servizio di aiuto personale) 

PROPOSTA del PD Art. 41 (Assistenza alle persone con disabilità) 

PROPOSTA del SEL Art. 29 (Politiche per i disabili) 

1. Il servizio di aiuto personale di cui all’art. 9, c. 2, della l. 5 febbraio 1992, n. 104, (L. quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) e succ. modifiche, è diretto ai soggetti con grave limitazione dell’autonomia personale, temporanea o permanente, non superabile con protesi, presidi ed ausili tecnici o altre forme di sostegno rivolte a facilitare l'autosufficienza e l'integrazione.  

1. Le politiche in favore delle persone con disabilità sono perseguite, ai sensi della l.r. 2/2009, anche attraverso i seguenti interventi e servizi: a) assistenza personale anche indiretta, per l'accompagno, la mobilità, l'istruzione e l'inserimento sociale e lavorativo; b) percorsi e sostegni tendenti a rimuovere ogni forma di emarginazione sociale e ambientale dei nuclei familiari con disabili a carico; c) organizzazione di alloggi autonomi rispondenti alle esigenze di autosufficienza, collegati a servizi di assistenza 

1. Le politiche per le persone disabili consistono nell'insieme degli interventi e dei servizi volti a promuoverne l'integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società e a garantirne l'autonomia e l'autodeterminazione.  2. In particolare, oltre alle prestazioni erogate ai sensi dell'art. 117, c. secondo, lettera m) della Costituzione, sono compresi tra gli interventi e i servizi per le persone disabili: 

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 2. Le prestazioni di aiuto personale consistono in interventi di sostegno alla persona per lo svolgimento delle normali attività quotidiane, nonché di integrazione sociale ivi compreso l’interpretariato per i non udenti.  3. Il servizio di aiuto personale è erogato in collegamento con gli altri servizi socioassistenziali esistenti nel territorio reg. ed, in particolare, con il servizio di assistenza domiciliare e con i servizi sanitari. 

di carattere sanitario e sociale; d) realizzazione di reti di sostegno e di strutture residenziali protette, anche sperimentali, a favore di persone con grave disabilità prive di adeguato sostegno familiare. e) percorsi tendenti a promuovere la vita indipendente e ad acquisire la massima autonomia possibile, anche con la realizzazione di centri per la vita indipendente, gestiti direttamente da organizzazioni di persone con disabilità con il compito di promuovere e sostenere forme di auto‐organizzazione;  2. La Regione, al fine di promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità alla vita della collettività e alla programmazione degli interventi in loro favore, si avvale dell'apporto della Consulta per i problemi della disabilità e dell'handicap di cui alla l. reg. 3 novembre 2003, n. 36, (Consulta per i problemi della disabilità e dell'handicap), e succ. modifiche. 

a) il potenziamento dei servizi domiciliari, da attivare in forma diretta o indiretta, secondo progetti individualizzati di intervento finalizzati all’assistenza, al sostegno e allo sviluppo di forme di autonomia, nonché al recupero delle diverse abilità; b) il potenziamento e l'adeguamento di servizi diurni e semiresidenziali esistenti sul territorio; c) la realizzazione di progetti innovativi e servizi finalizzati alla realizzazione di modalità di vita indipendente, di soluzioni abitative autonome e parafamiliari, di comunità alloggio protette per le persone disabili gravi con carenza di sostegno familiare, ivi compresa la Fondazione Insieme dopo di noi istituita con delibera della giunta reg. n. 792 del 31 ottobre 2006 ai sensi della L.R. 27 febbraio 2004. n. 2, art. 44; d) i servizi di informazione, sollievo e sostegno ai familiari delle persone disabili; e) le forme di coordinamento stabile con soggetti istituzionali e soggetti del terzo settore coinvolti nelle attività di istruzione scolastica, formazione professionale, inserimento lavorativo delle persone disabili; f) le forme di agevolazione per l'accesso a trasporti, servizi culturali, ricreativi e sportivi; g) le forme di agevolazione per la diffusione di strumenti tecnologici atti a facilitare la vita indipendente, l'inserimento sociale e profes‐sionale, a partire dai Centri Ausili tecnologici riconosciuti presenti nella Regione; h) il sostegno per il superamento delle barriere e per favorire l'accessibilità dei luoghi reali e virtuali.  3. La consulta reg. per i problemi della disabili‐tà e dell'handicap concorre agli obiettivi del presente art. ai sensi dell'art. 74 dello Statuto.  4. L'accertamento della condizione di disabilità e della 

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situazione di gravità avviene con le modalità previste dagli articoli 3 e 4 della l. 5 febbraio 1992. n. l 04 (L.‐quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate).  5. Nell'ambito della programmazione reg. e zonale sono individuati gli elementi atti a prevenire forme di esclusione sociale.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 38 (Centro diurno) 

PROPOSTA del PD Art. 54 (Strutture territoriali) 

PROPOSTA del SEL Art. 42 (Strutture territoriali per la promozione sociale) 

1. Il centro diurno è una struttura polivalente di sostegno, di socializzazione, di aggregazione o di recupero, di tipo aperto, rivolta alla generalità degli utenti ed, in particolare, ai soggetti in età evolutiva, alle persone anziane, sia autosufficienti, che parzialmente autosufficienti, alle persone con disabilità e ai soggetti a rischio di emarginazione e di disadattamento sociale.  2. Il centro diurno è collegato con le strutture ed i servizi del territorio e fornisce anche prestazioni di supporto all’assistenza domiciliare.  3. Il centro diurno espleta attività di aggregazione culturale, educativa, ricreativa, sportiva, di terapia occupazionale, di riabilitazione e di informazione.  4. I requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento del centro diurno di cui al c. 1 sono stabiliti con deliberazione della Giunta reg., ai sensi dell’art. 2 della l. reg. 12 dicembre 2003, n. 41 (Norme in materia di autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socio‐assistenziali) e succ. modifiche. 

1. La Regione promuove l'attivazione di interventi e la creazione di luoghi atti a garantire adeguati spazi di aggregazione e socializzazione, a carattere ludico‐educativo, e a consentire la partecipazione attiva dei cittadini alla definizione dei propri tempi di vita e di relazione attraverso:a) lo sviluppo di strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali, fattorie sociali e qualsiasi altra modalità innovativa, idonee a consentire scambi relazionali anche intergenerazionali; b) interventi di riqualificazione dei tessuti urbani, anche attraverso il sostegno alla realizzazione di luoghi di aggregazione e associativi per adolescenti a rischio ed anziani autosufficienti e a rischio di fragilità;  2. Il centro diurno è una struttura polivalente di socializzazione, di aggregazione, di sostegno o di recupero, di tipo aperto, rivolta alla generalità degli utenti ed, in particolare, ai soggetti in età evolutiva, alle persone anziane, sia autosufficienti che parzialmente autosufficienti, alle persone con disabilità e ai soggetti a rischio di emarginazione sociale, espletando attività di aggregazione cul‐turale, educativa, ricreativa, sportiva, di terapia occupazionale, di riabilitazione e di informazione.  3. Il centro diurno è collegato con la rete delle strutture e 

1. La Regione promuove l'attivazione di interventi e la creazione di luoghi atti a garantire adeguati spazi di aggregazione e socializzazione, a carattere ludico‐educativo, e a consentire la partecipazione attiva dei cittadini alla definizione dei propri tempi di vita e di relazione attraverso: a) lo sviluppo di strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali, fattorie sociali e qualsiasi altra modalità innovativa atta a consentire scambi relazionali anche intergenerazionali e a sostenere le esigenze di socializzazione e recupero per i soggetti in età evolutiva, le persone anziane, le persone con disabilità e i soggetti a rischio di emarginazione sociale; b) interventi di riqualificazione dei tessuti urbani anche attraverso il sostegno alla realizzazione di luoghi di aggregazione e associativi per adolescenti a rischio ed anziani autosufficienti e a rischio di fragilità.  2. La Regione per i fini di cui al c. 1 promuove progetti di agricoltura sociale che prevedano l'organizzazione di servizi formativi e socioriabilitativi in aziende agricole e l'utilizzo a fini sociali di terreni di proprietà pubblica e collettiva.  3. La Regione per i fini di cui al c. 1 promuove l'utilizzo 

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dei servizi del territorio e fornisce anche prestazioni di supporto all'assistenza domiciliare.  4. La Regione promuove progetti di agricoltura sociale che prevedano l'inserimento di persone svantaggiate, l'organizzazione di servizi sociali, for‐mativi e socioriabilitativi in aziende agricole, l'utiliz‐zo a fini sociali di terreni di proprietà pubblica e collettiva.  5. La Regione promuove l'utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, ai sensi della l. 7 marzo 1996, n. 109 (Disp. in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati. Modifiche alla l. 31 maggio 1965, n. 575, e all'art. 3 della l. 23 luglio 1991, n. 223. Abrogazione dell'art. 4 del dl. 14 giugno 1989, n. 230, conv., con modificazioni, dalla l. 4 agosto 1989, n. 282) e succ. modifiche.      

sociale dei beni confiscati alle mafie, ai sensi della l. 7 marzo 1996, n. 109 (Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati) e succ. modifiche. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 39 (Centro anziani) 

PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

1. Il centro anziani, ispirato ai principi della partecipazione, dell’indipendenza, dell’autorealizzazione e della tutela della dignità degli anziani, è una struttura polivalente di aggregazione e di propulsione della vita sociale, culturale e ricreativa delle persone anziane che ne promuove la presenza attiva nel territorio.  2. Gli utenti del centro anziani sono fruitori del servizio e soci a tutti gli effetti, responsabili e attivi nella programmazione delle attività e nella scelta degli interventi, in stretto collegamento con il servizio sociale del comune e in integrazione con i servizi territoriali. 

   

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 3. Il centro anziani, nell’ambito della propria autonomia e nel rispetto dell’anziano svolge, in particolare: a) attività ricreativo‐culturali; b) attività ludico‐motorie, anche attraverso l’organizzazione di corsi presso il centro o presso altri luoghi; c) attività di scambio culturale e intergenerazionale; d) attività formative e informative.  4. I requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento del centro anziani di cui al presente art. sono stabiliti con deliberazione della Giunta reg. ai sensi dell’art. 2 della l.r. 41/2003.   PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 40 (Servizio di mensa sociale e di accoglienza notturna) 

PROPOSTA del PD Art. 53 (Servizio di mensa sociale e di accoglienza notturna) 

PROPOSTA del SEL 

1. La mensa sociale e il centro di accoglienza notturna, nell’ambito del sistema integrato sociale, sono servizi tesi a soddisfare i bisogni primari di vita delle persone che versano in gravi condizioni di disagio economico, familiare e sociale.  2. I servizi di cui al c. 1 offrono vitto ed alloggio notturno ad una categoria di persone che temporaneamente non possono provvedervi, si collocano in un’area di primo intervento e rappresentano la prima modalità di accesso al sistema integrato sociale e l’inserimento in un percorso assistenziale che prevede un successivo affidamento ad altre tipologie di servizi.  3. Le sedi di erogazione delle prestazioni inerenti i servizi di cui al c. 1, devono essere organizzate in 

1. La mensa sociale e il centro di accoglienza notturno, nell'ambito del sistema integrato sociale, sono servizi tesi a soddisfare i bisogni primari di vita delle persone che versano in gravi condizioni di disagio economico, familiare e sociale.  2. I servizi di cui al c. 1 offrono vitto ed alloggio notturno a persone che temporaneamente non possono provvedervi e rappresentano la prima modalità di accesso al sistema integrato sociale e l'inserimento in un percorso assistenziale che prevede un successivo affidamento ad altri servizi.  3. Le sedi di erogazione delle prestazioni inerenti i servizi di cui al c. 1, devono essere organizzate in modo da garantire un'ordinata e civile convivenza, sia nelle grandi aree urbane, sia nei comuni in cui vi sia la presenza di persone che si trovino nelle condizioni di cui al c. 1, tenendo conto dei seguenti parametri: 

 

Leggi di riforma del welfare‐Lazio                                                                                                                                                  Pagina 57 di 80 

modo da garantire un’ordinata e civile convivenza, sia nelle grandi aree urbane, sia nei comuni in cui vi sia la presenza di persone che si trovino nelle condizioni di cui al c. 1, tenendo conto dei seguenti parametri: a) ogni singola sede di erogazione del servizio di mensa sociale può fornire fino ad un massimo di trecento pasti giornalieri; b) ogni singola sede di erogazione del servi‐zio di accoglienza notturna può fornire allog‐gio fino ad un massimo di sessanta persone.  4. Il servizio di accoglienza notturna si avvale di una segreteria permanente che provvede ad avviare iniziative di affiancamento degli utenti del servizio nei percorsi di recupero dell’autonomia personale, in stretto collega‐mento con il servizio sociale professionale di cui all’art. 32 e con gli altri servizi territoriali.  5. I requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento dei servizi di cui al c. 1 sono stabiliti con deliberazione della Giunta reg. ai sensi dell’art. 2 della l.r. 41/2003.  

a) ogni singola sede di erogazione del servizio di mensa sociale può fornire fino ad un massimo di trecento pasti giornalieri; b) ogni singola sede di erogazione del servizio di accoglienza notturna può fornire alloggio fino ad un massimo di sessanta persone.  4. Il servizio di accoglienza notturna si avvale di una segreteria permanente che provvede ad avviare iniziative di affiancamento degli utenti del servizio nei percorsi di recupero dell'autonomia personale, in stretto collegamento con il servizio sociale professionale e con gli altri servizi territoriali. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 41 (Servizi per la vacanza) 

PROPOSTA del PD Art. 55 (Soggiorni di vacanza assistenziali) 

PROPOSTA del SEL 

1. I servizi per la vacanza sono rivolti ai soggetti in età evolutiva, alle persone anziane, alle persone con disabilità che sono in condizioni di disagio economico per concorrere ai processi di socializzazione e di riabilitazione fisica e psichica.  2. I servizi di cui al c. 1 sono attuati: a) per i soggetti in età evolutiva, nel quadro di una programmazione unitaria e interdisciplinare delle attività, coinvolgendo gli organismi delle istituzioni 

1. I soggiorni di vacanza assistenziali sono rivolti ai soggetti in età evolutiva, alle persone anziane in condizioni di disagio economico, alle persone con disabilità per concorrere ai processi di socializza‐zione e di riabilitazione fisica e psichica, nonché per fornire alla famiglia un servizio di sollievo per brevi periodi.  2. I soggiorni di cui al c. 1 sono, di norma, organizzati, anche utilizzando le risorse di cui all'art. 56 della l. reg. 28 dicembre 2007, n. 26 relativo al fondo per soggiorni estivi e 

 

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scolastiche, sportive e culturali, quali momenti integrativi del processo educativo; b) per le persone con disabilità e per quelle anziane, anche se parzialmente autosufficienti, in un rapporto di stretta integrazione programmatica e gestionale con i competenti servizi sanitari. 3. I requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento dei servizi di cui al c. 1 sono stabiliti con deliberazione della Giunta reg., ai sensi dell’art. 2 della l.r. 41/2003.  

week‐end di sollievo durante tutto l'anno in luoghi di villeggiatura per disabili in età evolutiva e adulti: a) per i soggetti in età evolutiva, nel quadro di una programmazione unitaria e interdisciplinare delle attività, coinvolgendo gli organismi delle istituzioni scolastiche, sportive e culturali, quali momenti integrativi del processo educativo; b) per le persone con disabilità e per quelle anziane, anche se parzialmente autosufficienti, in un rapporto di stretta integrazione programmatica e gestionale con i competenti servizi sanitari, in continuità assistenziale. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 42 (Centro reg. per i servizi per la vacanza) 

PROPOSTA del PD Vedi sopra 

PROPOSTA del SEL 

1. La Regione promuove la realizzazione di un centro reg. per i servizi per la vacanza, con funzioni socioculturali, socioricreative e di socializzazione, rivolto oltre che ai soggetti di cui all’art. 41, anche a persone in condizione di disagio socioeconomico, ad emigrati ed immigrati.  2. Le caratteristiche strutturali ed organizza‐tive e le modalità di gestione e finanziamen‐to del centro di cui al c. 1 sono definiti con apposita deliberazione della Giunta reg.  

   

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 43 (Servizi di emergenza e pronto intervento assistenziale. Servizio di telesoccorso) 

PROPOSTA del PD Art. 56 (Servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale. Servizio di teleassistenza) 

PROPOSTA del SEL 

1. Il servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale ha lo scopo di assicurare tempestivamente, nell’arco delle ventiquattro ore, e per un periodo non superiore alle quarantotto ore, prestazioni a persone che, per improvvise ed imprevedibili situazioni contingenti, personali o familiari, sono sprovvisti dei mezzi necessari al soddisfacimento dei bisogni primari di vita ovvero si 

1. Il servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale è rivolto a persone che, per improv‐vise ed imprevedibili situazioni contingenti, perso‐nali o familiari, sono sprovviste dei mezzi necessari al soddisfacimento dei bisogni primari di vita, si trovano in condizioni di incapacità o non sono, comunque, in grado di trovare autonomamente idonea collocazione.  

 

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trovano in condizioni di incapacità o non sono, comunque, in grado di trovare autonomamente idonea collocazione.  2. Il telesoccorso è un servizio integrativo di assistenza domiciliare rivolto alle persone anziane non autosufficienti che vivono da sole o in luoghi isolati.  3. I servizi di cui ai commi 1 e 2 sono svolti in collegamento con il servizio di emergenza sanitaria di cui all’art. 5 della l. reg. 20 settembre 1993, n. 55 (Norme per la riorganizzazione della rete ospedaliera ai sensi della l. 30 dicembre 1991, n. 412) e succ. modifiche.  4. I requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento del servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale sono stabiliti con deliberazione della Giunta reg. ai sensi dell’art. 2 della l.r. 41/2003. 

2. Il servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale ha lo scopo di assicurare tempestivamente nell'arco delle ventiquattro ore le seguenti prestazioni: a) il pronto intervento, l'accoglienza, la protezione, l'assistenza e il supporto alle persone minori di età italiane e straniere che si trovano in stato di abbandono e privi di assistenza familiare o che risultano non accompagnati ai sensi dell'art. 33 del d.lgs. 286/1998 e succ. modifiche; b) l'ospitalità temporanea in alberghi, per un periodo non superiore alle quarantotto ore, in caso di situazioni contingenti non prevedibili, né risolvibili diversamente.  3. La teleassistenza è servizio integrativo di assis‐tenza domiciliare rivolto alle persone anziane non autosufficienti che vivono sole o in luoghi isolati.  4. I servizi di cui ai c. 1 e 2 sono svolti in collega‐mento con il servizio di emergenza sanitaria di cui all'art. 5 della l. reg. 20 sett. 1993, n. 55, (Norme per la riorganizzazione della rete ospedaliera ai sensi della l. 30dic. 1991, n. 412) e succ. modifiche.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 44 (Strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale) 

PROPOSTA del PD Art. 28 (Autorizzazione e accreditamento) 

PROPOSTA del SEL Art. 49 (Autorizzazione e accreditamento) 

1. Le strutture a ciclo residenziale e semi‐ residenziale, che erogano prestazioni socio‐ assistenziali sulla base di un piano di assistenza individualizzato, sono rivolte a: a) minori, per interventi socioassistenziali e educativi, integrativi o sostitutivi della famiglia; b) disabili, per interventi finalizzati al mantenimento ed al recupero dei livelli d’autonomia delle persone ed al sostegno della famiglia; c) anziani, per interventi finalizzati al mantenimento ed al recupero delle residue capacità di autonomia della persona ed al sostegno della famiglia; 

1. L'autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture e dei servizi socioassistenziali, del sistema integrato sociale sono rilasciate dai comuni secondo le modalità di cui alla l.r. 41/2003 e succ. modifiche.  2. Le strutture ed i servizi socioassistenziali autorizzati ai sensi del c. 1, possono stipulare contratti con il sistema pubblico se accreditati dai comuni.  3. I criteri e le modalità per l'accreditamento delle strutture e dei servizi socio assistenziali, nonché e‐ventuali deroghe per presidi a carattere familiare o in particolari situazioni 

1. L'autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture e dei servizi socioassistenziali del sistema integrato sono rilasciate dai comuni secondo le modalità di cui alla l. reg. n. 41/2003 e succ. modifiche.  2. Le strutture ed i servizi socioassistenziali autorizzati ai sensi del c. l possono stipulare contratti con il sistema pubblico se accreditati dai comuni.  3. l criteri e le modalità per l’accreditamento delle strutture e dei servizi socioassistenziali, nonché 

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d) persone con problematiche psico‐sociali, prive del necessario supporto familiare.  2. Le strutture a ciclo residenziale, in relazione alla ricettività, sono suddivise in: a) strutture di tipo familiare, destinate ad accogliere fino ad un massimo di sei utenti; b) strutture a carattere comunitario, caratterizzate dalla flessibilità organizzativa, destinate ad accogliere fino ad un massimo di venti utenti; c) strutture a prevalente accoglienza alberghiera, destinate ad accogliere non più di ottanta anziani autosufficienti o parzialmente non autosufficienti, tra le quali rientrano le case di riposo.  3. Le strutture a ciclo semiresidenziale sono caratterizzate da ospitalità di tipo diurno e da un diverso grado di intensità assistenziale in relazione ai bisogni dell’utenza.  4. Le strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale e le relative autorizzazioni all’apertura ed al funzionamento sono disciplinate dalla l.r. 41/2003.  5. La Giunta reg., con propria deliberazione, definisce altresì i requisiti strutturali ed organizzativi per l’esercizio di attività socioassistenziali di natura sperimentale. 

ambientali, sono stabiliti dal regolam. di cui all'art. 59 e presuppongono il possesso di ulteriori specifici requisiti di qualità ri‐spetto a quelli previsti per l'autorizzaz. di cui al c. 1.  4. L'autorizzazione e l'accreditamento delle strutture che erogano servizi sociosanitari sono rilasciati secondo i criteri e le modalità di cui alla l. reg. 3 marzo 2003, n. 4 (Norme in materia di autorizzazione alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e socio‐sanitarie , di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali) e succ. modifiche.  5. La Giunta reg., con propria deliberazione, predispone schemi‐tipo per la stipula dei contratti con i soggetti accreditati, definisce sistemi remunerativi e modalità di pagamento in conformità al decreto legislativo 9 ottobre 2001, n. 231 (Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'art. 11 della l. 29 settembre 2000, n. 300) e succ. modifiche ed emana linee di indirizzo relativamente ai rapporti tra enti locali e terzo settore al fine di garantire trasparenza e congruità dei sistemi di affidamento dei servizi del sistema integrato sociale, e con il volontariato ai sensi dell'art. 11 della l.r.29/1993.  6. Per le finalità di cui al c. 5, i soggetti affidatari dei servizi sono tenuti: a) all'applicazione del contratto nazionale di ca‐tegoria ivi compreso quello relativo alle coopera‐tive sociali, e degli accordi decentrati, posti a ga‐ranzia del mantenimento del trattamento giuridi‐co ed economico dei lavoratori interessati, alla regolarità contributiva, nonché al rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; b) all'adozione della carta dei servizi sociali di cui all'art. 30.  

eventuali deroghe per presidi a carattere familiare o in particolari situazioni ambientali, sono stabiliti dal regolamento di cui all’art. 55 e presuppongono il possesso di ulteriori specifici requisiti di qualità rispetto a quelli previsti per l'autorizzazione del c. l.  4. L'autorizzazione e l'accreditamento delle strutture che erogano servizi sociosanitari sono rilasciati secondo i criteri e le modalità di cui alla l. reg. 3 marzo 2003, n. 4 (Norme in materia di autorizzazione alla realizzazione di strutture e all’esercizio di attività sanitarie e socio‐sanitarie, di accreditamento istituzionale e di accordi contrattuali) e succ. modifiche.  5. La Giunta reg. con propria deliberazione predispone schemi‐tipo per la stipula dei contratti con i soggetti accreditati, definisce sistemi remunerativi e modalità di pagamento in conformità al decreto legislativo 9 ottobre 2001. n. 231 e succ. modifiche, ed emana linee di indirizzo relativamente ai rapporti tra enti locali e terzo settore al fine di garantire trasparenza e congruità dei sistemi di affidamento dei servizi del sistema integrato e con il volontariato ai sensi dell'art. Il della l. reg. n. 29/1993.  6. Per le finalità di cui al c. 5, i soggetti affidatari dei servizi sono tenuti: a) all'applicazione del contratto nazionale di categoria ivi compreso quello relativo alle cooperative sociali, e degli accordi decentrati, posti a garanzia del mantenimento del trattamento giuridico ed economico dei lavoratori interessati, alla regolarità contributiva, nonché al rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; b) all'adozione della carta dei servizi sociali di cui all'art. 47.  

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7. È istituito, presso l'assessorato reg. competente in materia di politiche sociali, il registro delle strutture e dei servizi autorizzati e accreditati, che vengono iscritti secondo criteri e modalità stabiliti dal regolamento reg. di cui all'art. 59.  

7. È istituito presso l'assessorato reg. competente in materia di politiche sociali il registro delle strutture e dei servizi autorizzati e accreditati, che vengono iscritti secondo criteri e modalità stabiliti dal regolamento reg. di cui all'art. 55. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 45 (Servizi socio‐educativi per la prima infanzia) 

PROPOSTA del PD  

PROPOSTA del SEL 

1. I servizi socio‐educativi per la prima infanzia, pubblici e privati, sono: a) l’asilo nido; b) i servizi integrativi all’asilo nido.  2. L’asilo nido è un servizio socio‐educativo per la prima infanzia rivolto a bambini di età compresa fra i tre e i trentasei mesi, aventi le seguenti finalità: a) sollecitare le attività cognitive, affettive, personali e sociali dei bambini, assicurando loro un adeguato sviluppo psico‐fisico e garantendo, nel contempo, una preventiva assistenza sanitaria e psico‐pedagogica; b) collaborare con la famiglia al fine di favorire lo sviluppo armonico della personalità infantile e delle potenzialità psico‐fisiche dei bambini; c) facilitare l’accesso al lavoro dei genitori, nonché l’inserimento sociale e lavorativo della donna.  3. Gli asili nido hanno una ricettività massima di 60 bambini, possono essere a tempo pie‐no o parziale e possono essere realizzati anche presso le sedi di lavoro dei genitori.  4. I servizi integrativi all’asili nido, volti a garantire risposte flessibili e differenziate alle esigenze delle famiglie e dei bambini, sono in particolare: 

   

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a) servizi con caratteristiche educative e ludiche per l’assistenza a bambini da diciot‐to a trentasei mesi per un tempo giornaliero non superiore alle cinque ore, privi di servizi di mensa e di riposo pomeridiano; b) servizi con caratteristiche educative, ludi‐che, culturali e di aggregazione sociale per bambini dai tre ai trentasei mesi, che preve‐dono la presenza di genitori, familiari o adulti che quotidianamente si occupano della loro cura; c) servizi educativi realizzati in contesti familiari.  5. I servizi socio‐educativi di cui al c. 1 sono disciplinati con uno o più regolamenti adottati ai sensi dell’art. 55.  PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 46 (Organismi) 

PROPOSTA del PD  

PROPOSTA del SEL 

1. Sono organismi del sistema integrato sociale a livello locale: a) la Conferenza dei sindaci dell’ambito territoriale ottimale; b) il consorzio OASI dell’ambito territoriale ottimale.    

   

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 47 (Conferenza dei sindaci) 

PROPOSTA del PD Art. 9 (Comitato dei sindaci del distretto socio‐sanitario) e Art. 10 (Gestione associata dei servizi e degli interventi) 

PROPOSTA del SEL Art. 16 (Coordinamento di ambito) 

1. I sindaci dei comuni compresi in ogni ambito territoriale ottimale, costituiscono, attraverso la convenzione di cui all’art. 30 del d.lgs. 267/2000 e succ. modifiche, la Conferenza dei sindaci quale organismo permanente per la programmazione associata delle politiche locali del sistema integrato sociale e ne eleggono un presidente ed un comitato esecutivo. 

1. I sindaci dei comuni compresi in ogni distretto sociosanitario costituiscono il comitato dei sindaci del distretto sociosanitario, di seguito denominato comitato, e ne eleggono il presidente.  2. Il comitato coinvolge, nell'ambito dei processi di programmazione e di pianificazione e secondo le indicazioni del piano sociale reg., le rappresentanze sindacali e del 

1. In ogni ambito territoriale è istituito un Coordinamento di ambito, quale soggetto deputato all'approvazione del Piano di zona e alle funzioni di indirizzo, di coordinamento e di controllo della realizzazione della rete integrata di interventi e servizi sociali d'ambito. 2. Il Coordinamento di ambito è composto dai sindaci dei Comuni che ne fanno parte o loro delegati. dal 

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 2. La Conferenza dei sindaci in particolare: a) stabilisce gli indirizzi e le direttive per il conseguimento delle finalità connesse con l’organizzazione e la gestione locale del sistema integrato sociale; b) approva il piano della rete sociale locale di cui all’art. 51 attraverso l’accordo di programma di cui al c. 3 del medesimo art.; c) coinvolge, nell’ambito dei processi di programmazione e pianificazione le organizzazioni più rappresentative del terzo settore e gli altri soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema integrato sociale presenti sul territorio,per la formulazione di pareri e proposte; d) verifica l’attuaz. dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale; e) concorre, altresì, alla programmazione reg. con l’espressione di un parere obbligatorio sul piano della rete sociale reg. di cui all’art. 49; f) partecipa attraverso il Presidente alla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e sociosanitaria di cui all’art. 2, c. 2bis, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'art. 1 della l. 23 ottobre 1992, n. 421) e succ. modifiche.  3. Per definire le funzioni e le modalità organizzative proprie del comitato esecutivo di cui al c. 1, la Conferenza dei sindaci adotta un apposito regolamento.  4. Le deliberazioni nell’ambito della Conferenza dei sindaci sono adottate con il sistema del voto ponderato in base criteri stabiliti nella convenzione di cui al c. 1.  5. Per l’esercizio delle funzioni in seno alla 

terzo settore e gli altri soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema inte‐grato sociale per la formulazione di pareri e pro‐poste, convocando a tal fine la Conferenza distrettuale del terzo settore almeno due volte l'anno.  3. Il comitato partecipa al coordinamento istituzionale di cui all'art. 26, c. 4, ed esprime parere obbligatorio sul piano sociale reg..  4. Il comitato ha sede presso il comune capofila.  5. Le disposizioni di cui al presente art. non si applicano al Comune di Roma nonché ai distretti sociosanitari composti da un solo comune, nei quali le attribuzioni al comitato sono assegnate al Sindaco del distretto e quelle del direttore di ufficio di piano sono attribuite al dirigente dei servizi sociali comunali.  Art. 10 (Gestione associata dei servizi e degli interventi) 1. La Regione promuove la gestione associata, da parte dei comuni appartenenti allo stesso distretto sociosanitario di cui all'art. 18, come forma più idonea per l'amministrazione dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale.  2. I comuni appartenenti allo stesso distretto sociosanitario definiscono, autonomamente, le forme di gestione dei servizi e degli interventi di cui al sistema integrato sociale, utilizzando le forme associative di cui al titolo II, capo V, del d.lgs. 267/2000 e succ. modifiche.  3. Il piano sociale reg. di cui all'art. 34 determina le modalità e le risorse aggiuntive da destinare per incentivare la gestione associata, favorendo le unioni di comuni nonché le forme associative che garantiscono un maggiore grado di stabilità.  

presidente della Provincia o suo delegato e, per l'integrazione socio‐sanitaria di cui all'art. 6, dal direttore generale della ASL di riferimento o suo delegato ed è presieduto dal sindaco del Comune capofila o suo delegato.  3. Il Coordinamento di ambito coinvolge, nell'ambito dei processi di programmazione e pianificazione e secondo le indicazioni del piano sociale reg., le rappresentanze sindacali e del terzo settore e gli altri soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema integrato per la formulazione di pareri e proposte, convocando a tal fine il Tavolo Sociale di cui all'art. 23 almeno una volta ogni quattro mesi.  4. Al fine di esercitare le funzioni  di cui al c. l, il Coordinamento: a. individua  la propria sede, di norma presso il Comune capofila; b. si dota di un regolamento interno approvato a maggioranza assoluta sulla base delle linee guida di cui al c. 6; c. può individuare sub‐ambiti territoriali per la gestione ottimale degli interventi e servizi sociali.  5. Le disposizioni di cui al presente art. non si applicano a Roma Capitale nonché agli ambiti composti da un solo Comune, nei quali le attribuzioni del Coordinamento sono assegnate al Sindaco e quelle del direttore dell'ufficio di piano sono attribuite al dirigente dei servizi sociali comunali. 6. La Giunta Reg., entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente l., definisce con propria deliberazione le linee guida per il funzionamento del Coordinamento di Ambito.  7. Nel caso in cui i Comuni di un ambito scelgano una forma associata che preveda la costituzione di un ente 

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Conferenza, al Comitato, nonché al consorzio OASI di cui all’art. 48, si applicano le disposizioni di cui all’art. 83 del d.lgs. 267/2000 e succ. modifiche in materia di divieto di cumulo delle indennità. 

4. I comuni appartenenti allo stesso distretto sociosanitario possono avvalersi per la gestione associata anche delle aziende pubbliche di servizi alla persona di cui al d.lgs 207/2001 e succ. modifiche, aventi sede legale nel territorio o di istituzioni dotate di autonomia gestionale ai sensi dell'art. 114, c. 2, del d.lgs. 267/2000.  5. Le comunità montane istituite ai sensi della l. reg. 22 giugno 1999, n. 9 (L. sulla montagna) e succ. modifiche, il cui territorio coincide o appartiene integralmente a quello di un distretto sociosanitario, assumono l'esercizio dei compiti e delle funzioni inerenti l'amministrazione dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale.  

con personalità giuridica, l'organo esecutivo dell'ente costituisce il Coordinamento di Ambito.  8. Per l'esercizio delle funzioni in seno al Coordinamento di Ambito si applicano le disposizioni di cui all'art. 83 del decreto legislativo 267/2000 in materia di divieto di cumulo delle indennità. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 48 (Consorzio OASI) 

PROPOSTA del PD Art. 19 (Ufficio di Piano) e Art. 21 (Direzione dell'ufficio di piano) 

PROPOSTA del SEL Art. 17 (Ufficio di piano dell'ambito territoriale) 

1. Il consorzio OASI, quale organismo per le azioni sociali integrate, costituito per l’erogazione degli interventi, servizi e prestazioni del sistema integrato sociale, è dotato di una struttura tecnico‐amministrativa, denominata ufficio di piano, che in particolare provvede a: a) attuare gli indirizzi e le direttive della Conferenza dei sindaci; b) predisporre la proposta di piano della rete sociale locale di cui all’art. 51 e sovrintendere all’attuaz.; c) gestire le risorse assegnate dalla Regione per l’attuaz. del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51; d) curare i rapporti con l’ASL territorialmente competente per ciò che concerne la programmazione degli interventi sociosanitari integrati inerenti le prestazioni di cui all’art. 3septies del d.lgs. 502/1992 e succ. modifiche; e) curare i rapporti con le strutture della Regione competenti in materia di politiche sociali, 

1. Presso ogni distretto sociosanitario è istituito l'Ufficio di piano che rappresenta la sede operativa per l'attuaz. degli indirizzi e delle direttive espresse dal Comitato e per la predisposizione e l'attuaz. dei piani sociali di zona di cui all'art. 36, nonché la struttura tecnico‐amministrativa che svolge, secondo le direttive del Comitato, funzioni di gestione, amministrazione e valutazione dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale.  2. L'ufficio di piano ha sede nel Comune capofila e svolge, in particolare, le seguenti attività: a) gestisce le risorse assegnate dalla Regione per l'attuaz. del piano sociale di zona e del piano distrettuale per la non autosufficienza di cui all'art. 5 della l.r. 20/2006, nonché delle altre risorse assegnate dalla Regione; b) cura i rapporti con il distretto sanitario per ciò che concerne la programmazione degli interventi sociosanitari; c) cura i rapporti con le strutture della Regione competenti in materia di politiche sociali, provvedendo alla trasmissione degli atti fondamentali del distretto sociosanitario; 

1. Presso ogni ambito territoriale ottimale è istituito l'Ufficio di Piano che rappresenta la sede operativa per l'attuaz. degli indirizzi e delle direttive espresse dal Coordinamento di Ambito e per la predisposizione e attuaz. dei piani sociali di zona di cui all'art. 22, nonché la struttura tecnico‐amministrativa che svolge, secondo le direttive del Coordinamento, funzioni di gestione, amministrazione e valutazione dei servizi e degli interventi del sistema integrato.  2. Il Coordinamento di Ambito garantisce il regolare funzionamento dell'Ufficio di Piano assegnando ad esso stabilmente il personale tecnico‐professionale ai sensi del comma 1 dell’art. 18 ed il personale amministrativo, attraverso il distacco dagli organici comunali e della ASL o attraverso rapporti di collaborazione attuati attraverso apposita procedura di selezione pubblica nel rispetto della legislazione in materia.  

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provvedendo a trasmettere gli atti fondamentali alla Conferenza dei sindaci; f) curare i rapporti con i soggetti, pubblici e privati, interessati all’attività di pianificazione dei servizi e degli interventi; g) coordinare la predisposizione dei principali atti destinati all’attuaz. del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51; h) organizzare la raccolta sistematica e l’analisi dei dati ed informazioni relativi all’ ambito ottimale in cui opera il consorzio OASI, con particolare riferimento all’individuazione dei servizi presenti sul territorio e dei bisogni sociali emergenti, anche al fine dell’implementazione del SISS di cui all’art. 22.  2. Al consorzio OASI è preposto un direttore tecnico nominato dalla Conferenza dei sindaci, scelto tra i soggetti in possesso di adeguata esperienza e formazione nel settore dei servizi sociali ed iscritti in un apposito elenco, istituito presso l’assessorato reg. competente in materia di politiche sociali e famiglia.  3. La Giunta reg., entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente l., definisce con propria deliberazione i requisiti, i criteri e le modalità per l’iscrizione nell’elenco di cui al c. 2.  4. In caso di mancata nomina del direttore, da parte della Conferenza, la Regione, in via sostitutiva provvede, previa diffida, alla nomina. 

d) cura i rapporti con i soggetti, pubblici e privati, interessati all'attività di pianificazione sul tema dei servizi sociali per un'efficace integrazione e valorizzazione dei modelli di intervento, nonché con le istituzioni scolastiche e formative, con i centri per l'impiego e con i soggetti pubblici e privati interessati alla realizzazione delle attività integrate; e) coordina la predisposizione dei principali atti destinati all'attuaz. del piano sociale di zona, del piano distrettuale per la non autosufficienza e dei relativi progetti operativi; f) organizza, in collaborazione con la provincia, la raccolta sistematica e l'analisi dei dati ed informazioni relativi al distretto sociosanitario, con partico‐lare riferimento all'individuazione dei servizi presenti sul territorio e dei bisogni sociali emergenti, in collegamento con il SISS; g) verifica e controlla l'attuaz. del piano sociale di zona, del piano distrettuale per la non autosufficienza e dei relativi progetti operativi, nonché degli altri programmi locali di intervento sociale e sottopone, ove necessario, alla Conferenza dei sindaci proposte integrative o di modifica del piano.  3. Il comune capofila del distretto sociosanitario deve garantire, in collaborazione con gli altri comuni del medesimo distretto, il regolare funzionamento dell'ufficio di piano ed ogni amministrazione comunale individua il personale tecnico ‐ professionale, di cui almeno tre appartenenti alle professioni di cui al c. 2. lettere a), b), c) e d) dell'art. 20, e quello amministrativo da assegnare stabilmente alle attività di cui al c. 2, secondo le linee guida di cui all'art. 18, c. 5, lettera c).  4. Il direttore dell'ufficio di piano è nominato dal Comitato dei Sindaci tra soggetti in possesso dei requisiti di cui all'art. 21. 

Art. 21 (Direzione dell'ufficio di piano) 1. La direzione dell'ufficio di piano è affidata, ai sensi 

3. L'ufficio di piano svolge, tra l'altro, i seguenti compiti e funzioni: a. supporto tecnico e amministrativo del coordinamento di ambito; b. collaborazione alla predisposizione degli atti di programmazione locale; c. gestione delle risorse assegnate dalla Regione per l'attuaz. del piano sociale di zona e degli altri piani di ambito; d. sostegno alla partecipazione in ambito zonale dei soggetti di cui all'art. 23; e. sviluppo ed applicazione di strumenti propositivi, progettuali, valutativi e di monitoraggio in ogni fase operativa della programmazione zonale; f. collaborazione con la ASL per ciò che concerne la programmazione degli interventi sociosanitari: g. predisposizione della relazione consuntiva di ambito e collaborazione alla raccolta dei dati e delle informazioni necessarie al sistema informativo sociale reg. di cui all'art. 43  

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dell'art. 12, c. 5 della l. 328/2000, a soggetti appartenenti alle figure professionali di cui all'art. 20, c. 2, lettere a), b) c), d): a) in possesso di diploma di laurea; b) con almeno 5 anni di attività di direzione in enti o strutture pubbliche ovvero in strutture private di medie o grandi dimensioni nel settore dei servizi sociali.  2. In sede di prima applicazione, possono essere nominati coloro che alla data di entrata in vigore della presente l., ricoprano il ruolo di responsabile o coordinatore dei servizi socio‐assistenziali da almeno tre anni.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 49 (Piano della rete sociale reg.) 

PROPOSTA del PD Art. 34 (Piano sociale reg.) e Art. 33 (Relazioni sindacali) 

PROPOSTA del SEL Art. 20 (Piano Sociale Reg.) 

1. Il Consiglio reg., per il perseguimento degli obiettivi di cui all’art. 2, in coerenza con gli strumenti della programmazione economico‐sociale della Regione, nonché in linea con il documento di programmazione economico‐finanziaria reg. di cui al titolo II, capo II della l. reg. 20 novembre 2001, n. 25 (Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione) e succ. modifiche, approva, su proposta della Giunta reg., il piano della rete sociale reg..  2. Il piano della rete sociale reg. determina i criteri di programmazione degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale ed, in particolare, sulla base dei dati socio‐demografici ed economici relativi al territorio reg., definisce: a) i criteri per l’individuazione degli stati di bisogno; b) gli obiettivi di benessere sociale da perseguire, i fattori di rischio sociale da contrastare e la verifica dei risultati sulla base degli indicatori di realizzazione e di risultato, tenuto conto dell’evoluzione sociale ed 

1. Il Consiglio reg., per il perseguimento degli obiettivi di cui all'art. 2, in coerenza con gli strumenti della programmazione economico‐sociale, nonché in linea con il documento di programmazione economico‐finanziaria di cui al titolo II, capo II della l. reg. 20 novembre 2001, n. 25 (Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione) e succ. modifiche, su proposta della Giunta reg., adotta il piano sociale reg..  2. Il piano sociale reg., sulla base dei dati sociodemografici ed economici relativi al territorio reg., determina i criteri di programmazione degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale e individua in particolare: a) gli stati di bisogno; b) gli obiettivi di benessere sociale da perseguire, i fattori di rischio sociale da contrastare e la verifica dei risultati sulla base degli indicatori di realizzazione e di risultato, tenuto conto dell'evoluzione sociale ed economica del sistema reg.;c) le tipologie dei servizi e degli interventi che costituiscono i livelli essenziali e le eventuali prestazioni aggiuntive da assicurare in modo omogeneo sul territorio; 

1. Il Consiglio Reg., per il perseguimento degli obiettivi di cui all'art. 2, in coerenza con gli strumenti della programmazione economico‐sociale della Regione, nonché in linea con il documento di programmazione economico‐finanziaria di cui al titolo Il, capo II, della l. reg. 20 novembre 200 l, n. 25 (Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione) e succ. modifiche, su proposta della Giunta Reg., previo parere del CAL, adotta il Piano Sociale Reg..  2. Il Piano Sociale Reg. è lo strumento di programmazione finalizzato all'attuaz. e alla successiva valutazione del sistema integrato.  3. La Giunta predispone lo schema di Piano Sociale Reg. tenendo conto della Relazione sociale reg. di cui all'art. 46, che viene allegata, nonché previa concertazione con il CAL e con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano reg.  4. Sullo schema di Piano Sociale Reg. la Giunta 

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economica del sistema reg.; c) le tipologie dei servizi e degli interventi che costituiscono i LEPS e le eventuali prestazioni aggiuntive da assicurare in modo omogeneo sul territorio; d) le aree e le azioni prioritarie di intervento, nonché le caratteristiche qualitative e quantitative dei servizi, degli interventi e delle prestazioni; e) le modalità di attuaz. dei LEPS da garantire sul territorio reg. e le condizioni di esigibilità delle medesime; f) i criteri di ripartizione delle risorse per l’attuaz. del sistema integrato sociale, secondo parametri basati sulla struttura demografica, sui livelli di reddito e sulle condizioni occupazionali e di disagio socioeconomico della popolazione; g) le modalità di raccordo fra la programmazione reg. e quella locale; h) i criteri e le modalità di rendicontazione da parte degli enti locali; i) le modalità per la predisposizione del piano della rete sociale locale di cui all’art. 51 ed i criteri di verifica della sua realizzazione; l) i criteri per la sperimentazione di servizi e interventi volti a rispondere a nuovi bisogni sociali e a introdurre modelli organizzativi e gestionali innovativi; m) il fabbisogno di strutture residenziali e semiresidenziali per le diverse tipologie di utenza; n) le modalità per il coordinamento e l'integrazione dei servizi socio‐assistenziali, in particolare con quelli sanitari ed educativo‐scolastici; o) le esigenze di formazione, riqualificazione ed aggiornamento degli operatori nell’area dell'assistenza sociale, da recepire nel piano della formazione degli operatori sociali.  3. Il piano della rete sociale reg., predisposto in 

d) le aree e le azioni prioritarie di intervento, nonché le caratteristiche qualitative e quantitative dei servizi, degli interventi e delle prestazioni; e) le modalità di attuaz. dei livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire sul territorio reg. e le condizioni di esigibilità delle medesime; f) le modalità di raccordo fra la programmazione reg. e quella locale; g) i criteri per la sperimentazione di servizi e interventi volti a rispondere a nuovi bisogni sociali e a introdurre modelli organizzativi e gestionali innovativi; h) i programmi speciali di intervento sociale finalizzati alla riqualificazione di specifiche aree territoriali o alla soluzione di particolari problematiche sociali; i) il fabbisogno di strutture residenziali e semiresidenziali per le diverse tipologie di utenza; j) le modalità e le risorse aggiuntive da destinare per la promozione e l'incentivazione delle forme associative nell'ambito dei distretti sociosanitari di cui all'art. 18; k) le modalità per il coordinamento e l'integrazione dei servizi socio‐assistenziali, in particolare con quelli sanitari ed educativo‐scolastici, con i piani di distretto rurale, di azione locale e di assetto delle aree protette, con i progetti integrati territoriali; l) le esigenze di formazione, riqualificazione ed aggiornamento degli operatori nell'area dell'assistenza sociale, da recepire nel piano della formazione degli operatori sociali; m) le risorse per la realizzazione ed il funzionamento del SISS; n) i criteri per la formulazione del piano sociale di zona di cui all'art. 36, nonché per l'attuaz. e la verifica del piano stesso; o) le modalità di finanziamento del sistema sociale integrato; p) le modalità per la programmazione partecipata e per il coinvolgimento degli utenti nel controllo della qualità dei servizi e degli interventi del sistema integrato sociale. 

acquisisce il Documento della Partecipazione adottato dal Tavolo Sociale Reg. di cui all'art. 21 che viene allegato.  5. Il Piano Sociale Reg. indica: a. i bisogni del territorio, desunti anche dai dati del Sistema informativo sociale e dalle relazioni sociali annuali; b. gli indirizzi e gli obiettivi della politica sociale reg., in base ai bisogni del territorio: c. le caratteristiche quantitative e qualitative dei servizi e degli interventi e le eventuali prestazioni aggiuntive idonee ad assicurare i livelli essenziali delle prestazioni di cui all'art. 5: d. la ripartizione tra la Regione e gli ambiti territoriali delle risorse di cui al Titolo X in base ai parametri definiti dal regolamento di cui all'art. 55; e. le priorità d'intervento in favore di categorie particolarmente svantaggiate; f. le modalità di raccordo tra la programmazione reg. e quella locale; g. i criteri per la sperimentazione di servizi ed interventi volti a rispondere a nuovi bisogni sociali e ad introdurre modelli organizzativi e gestionali innovativi; h. i programmi speciali di intervento sociale finalizzati alla riqualificazione di specifiche aree territoriali o alla soluzione di particolari problematiche sociali; i. il fabbisogno di strutture residenziali e semiresidenziali per le diverse tipologie di utenza; J. le modalità e le risorse aggiuntive da destinare alla promozione e alla incentivazione delle forme associative nell'ambito degli ambiti territoriali ottimali di cui all'art. 11, c. 3; k. le modalità per il coordinamento e l'integrazione dei servizi socio‐assistenziali con quelli sanitari e quelli educativo‐scolastici, e con tutte le politiche volte al miglioramento del benessere e della qualità della vita; l. le esigenze di formazione, riqualificazione, 

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conformità ai principi di sussidiarietà ed adeguatezza, ha durata triennale e può essere annualmente aggiornato dalla Giunta reg., previo parere della commissione consiliare competente, a seguito delle verifiche dei risultati raggiunti, al fine di adeguarlo alle nuove esigenze o alle disposizioni statali in materia. 

 2. Il piano sociale reg. ha durata triennale e può essere annualmente aggiornato, a seguito delle verifiche dei risultati raggiunti, al fine di adeguarlo alle nuove esigenze o alle specifiche disposizioni statali in materia.  Art. 33 (Relazioni sindacali) 1. La Regione, gli enti locali e gli altri soggetti interessati, in relazione alle proprie competenze, assicurano l'attuaz. della presente l. nel rispetto dei diritti di informazione, consultazione, concertazione e contrattazione sindacale previsti dalla normativa statale e reg. vigente, dai contratti nazionali e dagli accordi decentrati.  2. I soggetti, di cui al c. 1, assicurano la consultazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative anche in merito agli atti di natura programmatoria di cui alla presente l. 

aggiornamento degli operatori nell'area dell’assistenza sociale, da recepire nei piani di formazione degli operatori sociali; m. le risorse per la realizzazione e il funzionamento del SISS; n. i criteri e i termini per la formulazione dei piani sociali di zona di cui all'art. 22, nonché per l’attuaz. e la verifica degli stessi; o. le modalità di finanziamento del sistema integrato; p. le modalità per la programmazione partecipata e per il coinvolgimento degli utenti nel controllo della qualità dei servizi e degli interventi; q. le misure e le azioni prioritarie da prevedere in favore dei comuni in maggiore situazione di disagio ai sensi della l. reg. 29 Aprile 2004, n. 6 (Disposizioni in favore dei piccoli comuni del Lazio per le emergenze socio‐assistenziali); r. le iniziative di comunicazione sociale e di sensibilizzazione finalizzate alla prevenzione del disagio e dell'esclusione sociale e alla promozione del benessere individuale e collettivo.  6. Lo schema di Piano Sociale Reg. è predisposto in conformità ai principi di sussidiarietà e adeguatezza, dalla Giunta Reg.,sentite le AA.SS.LL., l'Amministrazione penitenziaria, il Centro per la giustizia minorile del Lazio e le altre strutture pubbliche che prestano servizi territoriali, ed è sottoposto al Tavolo Sociale Reg. di cui all'art. 20 per l'approvazione del Documento della Parte‐cipazione sulla schema di Piano Sociale Reg..  7. Il piano sociale reg. ha durata triennale e può essere aggiornato annualmente a seguito delle verifiche dei risultati raggiunti e per adeguarlo a nuove esigenze o nuove disposizioni delle leggi nazionali in materia.  

PROPOSTA della Giunta Reg.  PROPOSTA del PD  PROPOSTA del SEL 

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Art. 50 (Approvazione del piano della rete sociale reg.) 

Art. 35(Predisposizione ed approvazione del piano sociale reg.) 

Art. 21(Tavolo  sociale reg.) 

1. Lo schema del piano della rete sociale reg. è predisposto dalla Giunta reg., sentite le province, Roma Capitale, le Conferenza dei sindaci, le ASL, gli organismi del terzo settore che operano nel settore socio‐assistenziale e sociosanitario a livello reg., l’Osservatorio permanente sulle famiglie di cui all’art. 10 della l.r. 32/2001, la Consulta per i problemi della disabilità e dell’handicap, di cui alla l.r. 36/2003 e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.  2. Lo schema di cui al c. 1 è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL), entro trenta giorni, dalla data di adozione da parte della Giunta reg.  3. La Giunta reg., effettuate le consultazioni con i soggetti di cui al c. 1, approva con propria deliberazione la proposta di piano della rete sociale reg. da sottoporre all’esame del Consiglio reg.. La suddetta proposta è, comunque, deliberata dalla Giunta reg., scaduto il termine di trenta giorni dalla data di pubblicazione dello schema.  4. Il piano della rete sociale reg. è approvato con deliberazione del Consiglio reg., previo parere della commissione consiliare competente e del Consiglio delle autonomie locali di cui alla l. reg. 26 febbraio 2007, n. 1 (Disciplina del Consiglio delle autonomie locali), ed ha efficacia vincolante dopo la pubblicazione sul BURL.  5. La Giunta reg., entro il 30 settembre dell’ultimo anno di validità del piano della rete sociale reg., presenta al Consiglio reg. la proposta del piano della 

1. Il piano sociale reg. è predisposto in conformità ai principi di sussidiarietà ed adeguatezza dalla Giunta reg., sentite le province, il Comune di Roma, i comuni, i coordinamenti per l'integrazione sociosanitaria di cui all'art. 26, c. 4, l'amministrazione penitenziaria, il centro per la giustizia minorile del Lazio e le altre strutture pubbliche che prestano servizi territoriali, gli organismi del terzo settore, gli ordini professionali e le parti sociali.  2. Per le finalità di cui al c. 1, lo schema di piano sociale è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione (BURL) entro trenta giorni dalla data di adozione da parte della Giunta reg..  3. La delegazione del Consiglio delle autonomie locali di cui all'art. 12 della l. reg. 26 febbraio 2007, n. 1 (Disciplina del Consiglio delle autonomie locali), effettua le consultazioni con gli enti di cui al c. 1 ed elabora un documento di osservazioni e proposte da inviare alla Giunta reg. entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione dello schema di piano sociale reg..  4. La Giunta reg., effettuate le consultazioni con i soggetti di cui al c. 1 e valutati i documenti di cui al c. 3, approva con propria deliberazione la proposta di piano sociale reg. da sottoporre all'esame del Consiglio reg.. La proposta di piano è, comunque, deliberata dalla Giunta reg., scaduto il termine di cui al c. 3 ed anche in assenza del documento ivi previsto.  5. Il piano sociale reg. è approvato con deliberazione del Consiglio reg., previo parere del Consiglio delle autonomie locali ai sensi dell'art. 11, c. 2, lettera a), della l.r. 1/2007 e dopo la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione ed ha efficacia vincolante. 

1. È istituito presso la Giunta reg. il Tavolo Sociale Reg., composto da rappresentanti delle organizzazioni sindacali, delle categorie economiche, delle organizzazioni del terzo settore, degli iscritti agli ordini e alle associazioni professionali, nonché delle associazioni di rappresentanza e tutela degli utenti, attive a livello reg. nelle diverse aree di intervento del sistema integrato sociale, come individuate all'art. 24, c. l.  2. Il Tavolo Sociale Reg. svolge funzioni consultive e propositive per la Regione nelle materie di cui alla presente l. e promuove iniziative di conoscenza dei fenomeni sociali di interesse reg.  3. Il Tavolo Sociale Reg. è presieduto dall'assessore reg. competente in materia sociale o suo delegato. Ad esso partecipa anche l'assessore reg. competente in materia di partecipazione o suo delegato.  4. Alle sedute del Tavolo possono partecipare i componenti della Giunta reg. e delle Commissioni consiliari o loro delegati. Essi hanno l'obbligo di partecipare se convocati.  5. Le modalità di funzionamento del Tavolo, inclusa la possibilità di articolazione in gruppi di lavoro, sono disciplinate con regolamento interno, approvato dal Tavolo stesso.  6. l componenti effettivi e supplenti partecipano ai lavori a titolo gratuito e volontario.  7. Il Tavolo Sociale Reg. promuove, nell'anno precedente all'adozione del Piano Sociale Reg., la 

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rete sociale reg. per il triennio successivo, che è predisposta ed approvata con le modalità di cui ai commi 1, 2, 3 e 4. Fino all’adozione del piano della rete sociale reg. permane, comunque, la validità del precedente.  6. Le province, Roma Capitale, i comuni singoli e associati, nonché tutti gli altri enti ed organizzazioni, pubblici e privati, operanti nel settore socio assistenziale e sociosanitario a livello reg., nell’esercizio delle funzioni di loro competenza, devono uniformarsi ai contenuti del piano della rete sociale reg.. 

 6. La Giunta reg., entro il 30 settembre dei primi due anni di validità del piano sociale reg., sulla base anche delle risultanze della verifica prevista nell'art. 58, predispone, ove necessario, gli aggiornamenti annuali che vengono approvati con propria deliberazione, previo parere della commissione consiliare competente.  7. La Giunta reg., entro il 30 settembre dell'ultimo anno di validità del piano sociale reg., presenta al Consiglio reg. la proposta del piano sociale reg. per il triennio successivo, che è predisposta ed approvata con le modalità di cui al presente art. Fino all'adozione del nuovo piano sociale reg. per‐mane comunque la validità del piano precedente.  

Conferenza  Sociale Reg., per la discussione e successiva approvazione del Documento della Partecipazione sulla schema di Piano Sociale Reg..  8. Alla Conferenza Sociale Reg. sono invitati a partecipare i soggetti pubblici e privati del sistema integrato,le parti sociali,le associazioni di tutela degli utenti e dei consumatori, i singoli cittadini.  9. La composizione e la procedura per la nomina del Tavolo Sociale Reg., nonché le modalità di svolgimento della Conferenza Sociale Reg., sono definite con regolamento reg. approvato dalla Giunta Reg. entro 60 giorni dall'approvazione della presente L.

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 51 (Piano della rete sociale locale) 

PROPOSTA del PD Art. 36 (Piano sociale di zona) 

PROPOSTA del SEL Art. 22 (Piani Sociali di Zona) 

1. Il piano della rete sociale locale, predisposto sulla base delle indicazioni del piano della rete sociale reg., è lo strumento di programmazione degli interventi, dei servizi e delle prestazioni del sistema integrato locale da realizzare nell’ambito territoriale di cui all’art. 15, ha durata triennale e viene aggiornata annualmente.  2. Il piano della rete sociale locale, previa analisi della domanda e dell’offerta dei servizi e delle prestazioni nell’ambito territoriale di riferimento contiene in particolare: a) gli obiettivi strategici e le priorità di intervento; b) gli strumenti e i mezzi per la realizzazione del sistema locale integrato dei servizi sociali; c) i criteri di ripartizione della spesa fra i comuni compresi nell’ambito territoriale di cui all’art. 15, della ASL e degli altri soggetti compresi nel sistema; d) le modalità per realizzare il coordinamento con gli altri enti che gestiscono servizi territoriali, con 

1. Il piano sociale di zona è lo strumento di programmazione degli interventi e dei servizi del sistema integrato sociale del distretto sociosanitario, ha durata triennale e viene aggiornato annualmente secondo le modalità indicate nel piano sociale reg. ed è consultabile in rete telematica dai cittadini.  2. Il piano sociale di zona è predisposto sulla base delle indicazioni del piano sociale reg. ed è finalizzato a: a) definire il sistema locale dei servizi sociali e sociosanitari a rete garantendo i livelli essenziali delle prestazioni e provvedendo alla localizzazione dei servizi; b) favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni complementari e flessibili, stimolando le risorse locali di solidarietà e di auto‐mutuo‐aiuto, nonché promuovere la partecipazione dei cittadini nella programmazione dei servizi; c) qualificare e quantificare la spesa, attivando risorse delle istituzioni che partecipano alla realizzazione del sistema integrato sociale; 

1. Il Piano Sociale di Zona è lo strumento della programmazione del sistema integrato a livello di ambito ed è elaborato tenendo conto delle indicazioni e degli obiettivi contenuti nel Piano Sociale Reg.  2. Il Piano Sociale di Zona è approvato dal Coordinamento di ambito con accordo di programma entro i termini stabiliti dal Piano Sociale Reg.. Per gli interventi socio‐sanitari, ivi compresi quelli connotati da elevata integrazione sanitaria, previsti anche dal Programma delle attività territoriali di cui all'art. 3‐quater, c. 2 del D.Lgs. n. 502 del 1992, l'accordo è sottoscritto d'intesa con il direttore generale dell'Azienda sanitaria locale.  3. L'ufficio di piano predispone lo schema di Piano sociale di zona tenendo conto della Relazione sociale di cui all'art. 46, che viene allegata.  4. Sullo schema di Piano Sociale di Zona l'uffi‐cio di 

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particolare riferimento ai servizi sanitari, ai servizi educativi e scolastici e a quelli gestiti dall’amministrazione penitenziaria e della giustizia; e) le modalità e gli strumenti per il monitoraggio sullo stato dei bisogni e del sistema locale dei servizi; f) la valutazione di impatto della programmazione effettuata a livello locale, anche con rilevazione dei dati sul genere; g) le forme e le modalità di partecipazione dei cittadini e degli utenti al controllo della qualità dei servizi.  3. Il piano della rete sociale locale è adottata, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, attraverso accordo di programma ai sensi dell’art. 34 del d.lgs. 267/2001 e succ. modifiche tra i comuni facenti parte dell’ambito territoriale di cui all’art. 15 e l’ASL competente.  4. Gli organismi del terzo settore che hanno partecipato all’elaborazione del piano della rete sociale locale, ai sensi dell’art. 30, c. 4, possono aderire all’accordo di programma di cui al c. 3.  5. Le province assicurano, per la predisposizione del piano della rete sociale locale, il necessario supporto informativo e tecnico. 

d) definire i criteri di attribuzione dei costi a carico di ciascun comune, delle aziende unità sanitarie locali e degli altri soggetti compresi nel sistema;  3. Il piano sociale di zona è comprensivo del piano distrettuale per la non autosufficienza di cui all'art. 5 della L.r. n. 20/2006. 

piano acquisisce il Documento della Partecipazione adottato dal Tavolo Sociale di ambito di cui all'art. 22, che viene allegata.  5. Nel Piano sociale di Zona sono indicati: a. gli obiettivi di politica sociale da perseguire a livello locale; b. la rete dei servizi e degli interventi attivati e promossi dai comuni nel territorio e le loro modalità di coordinamento e integrazione; c. i servizi e gli interventi e le eventuali pre‐stazioni aggiuntive idonee ad assicurare i livelli essenziali delle prestazioni di cui all'art. 5; d. la determinazione eventuale di livelli di as‐sistenza ulteriori ed integrativi e le risorse mes‐se a disposizione a tale scopo dagli enti locali; e. la previsione delle risorse necessarie alla realizzazione, in ambito territoriale, degli interventi e servizi integrati e dei progetti innovativi; f. l'individuazione degli enti titolari dei servizi e degli interventi  per i quali è disposto il finanziamento reg.  del piano di zona; g. l'entità delle risorse regionali destinate a progetti innovativi proposti dal tavolo sociale di ambito; h. la valutazione di impatto della programmazione effettuata a livello di ambito territoriale; i. gli strumenti per il monitoraggio ''in itinere" del piano stesso; j. le modalità per la realizzazione del coordinamento con gli altri enti che gestiscono servizi territoriali, con particolare riferimento all'amministrazione penitenziaria e della giustizia; k. le modalità di collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti che operano nell’ambito della solidarietà sociale.  6. Le Province partecipano alla programmazione locale assicurando il necessario supporto informativo, tecnico 

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e di coordinamento, secondo le modalità individuate nel piano sociale reg.     

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 52 (Verifica dello stato di attuaz.) 

PROPOSTA del PD Art. 37 (Contenuti e procedure del piano sociale di zona) 

PROPOSTA del SEL  

1. La Giunta reg. verifica annualmente, secondo i criteri indicati nel piano della rete sociale reg., la realizzazione dei piani delle reti sociali locali.  2. Per la finalità di cui al c. 1, Roma Capitale e le Conferenze dei sindaci, secondo le modalità ed il termine indicati nel piano della rete sociale reg., trasmettono alla Regione una relazione sullo stato di attuaz. dei piani delle reti sociali locali, anche sotto il profilo amministrativo‐contabile.  3. La verifica di cui al c. 1 costituisce il presupposto per gli eventuali aggiornamenti annuali del piano della rete sociale reg., di cui all’art. 49, c. 3, ed è utilizzata dalla Giunta reg. per la relazione di cui all’art. 54, c. 1. 

1. Il piano sociale di zona, previa analisi dei bisogni sociali, della domanda, e dell'offerta dei servizi, delle risorse locali e con rilevazione dei dati di genere, in particolare, contiene: a) gli obiettivi strategici e le priorità di intervento; b) le forme e le modalità di partecipazione degli utenti al controllo della qualità dei servizi; c) gli strumenti e i mezzi per la realizzazione del sistema locale dei servizi sociali e sociosanitari a rete; d) le modalità organizzative dei servizi ed i requisiti di qualità delle prestazioni; e) le forme di rilevazione dei dati che confluiscono nel sistema informativo dei servizi sociali; f) le modalità per garantire la rete dei servizi e degli interventi promossi dai comuni nel territorio e le modalità di coordinamento e integrazione di tali servizi e interventi; g) le modalità per realizzare il coordinamento con gli altri enti che gestiscono servizi territoriali, con particolare riferimento all'amministrazione penitenziaria e della giustizia; h) le modalità di collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti che operano nell'ambito della solidarietà sociale; i) le forme di concertazione con le aziende unità sanitarie locali, con gli organismi del terzo settore ai sensi dell'art. 13, c. 3 e con gli organismi di cui all'art. 12 nella programmazione, progettazione e realizzazione del sistema locale dei servizi sociali; j) la valutazione di impatto della programmazione effettuata a livello zonale, con rilevazione dei dati di genere. 

 

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 2. Il piano di zona, promosso su iniziativa del comune capofila, è adottato dal comitato d'intesa con la azienda unità sanitaria locale e sentita la conferenza distrettuale del terzo settore.  3. Le province partecipano alla programmazione locale assicurando il necessario supporto informa‐tivo, tecnico e di coordinamento, secondo le modalità individuate nel piano sociale reg.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 53 (Vigilanza) 

PROPOSTA del PD Art. 57 (Vigilanza) 

PROPOSTA del SEL  

1. I comuni, singoli o associati, esercitano la vigilanza e il controllo su tutti i servizi pubblici e privati, nonché sulle attività svolte dagli enti pubblici e privati, dalle cooperative sociali iscritte nell’albo di cui all’art. 3 della l.r. 24/1996 e succ. modifiche, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri regionali di cui rispettivamente all’art. 3 della l.r. 29/1993 e succ. modifiche e all’art. 9 della l.r. 22/1999 e succ. modifiche.  2. La vigilanza sull’attività svolta dai soggetti del terzo settore è esercitata secondo le modalità stabilite dalla normativa vigente ed, in particolare, dalle leggi regionali 24/1996, 29/1993 e 22/1999 e succ. modifiche e consiste: a) nell’accertamento dell’esistenza delle condizioni prescritte ai fini dell’iscrizione negli albi e nei registri regionali; b) nella sistematica verifica della permanenza delle condizioni di cui alla lettera a); c) nella richiesta di sospensione dell’attività e di cancellazione dagli albi e dai registri regionali nei casi di gravi irregolarità ed inadempienze. 

1. I comuni, singoli o associati nel distretto sociosanitario, esercitano la vigilanza e il controllo su tutti i servizi pubblici e privati, nonché sulle attività svolte dagli enti pubblici e privati, dalle cooperative sociali iscritte nell'albo di cui all'art. 3 della l.r. 24/1996 e succ. modifiche, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri regionali di cui rispettivamente all'art. 3 della l.r. 29/1993 e succ. modifiche e all'art. 9 della l.r. 22/1999 e succ. modifiche.  2. La vigilanza ed il controllo sugli interventi e sui servizi del sistema integrato sociale sono esercitati secondo le modalità ed i criteri indicati dagli articoli 12 e 13 della l.r. 41/2003, in collaborazione con le competenti strutture delle aziende unità sanitarie locali, e sono finalizzate all'accertamento dei requisiti organizzativi, strutturali e funzionali dei servizi e delle strutture del sistema integrato sociale stabiliti ai sensi della l.r. 41/2003 e succ. modifiche e dell'art. 28 della presente l..  3. La vigilanza sull'attività svolta dai soggetti del terzo settore è esercitata secondo le modalità stabilite dalla normativa vigente ed, in particolare, dalle leggi regionali 24/1996, 29/1993 e 22/1999 e succ. modifiche e consiste: 

 

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a) nell'accertamento dell'esistenza delle condizioni prescritte ai fini dell'iscrizione negli albi e nei registri regionali; b) nella sistematica verifica della permanenza delle condizioni di cui alla lettera a); c) nella richiesta di sospensione dell'attività e di cancellazione dagli albi e dai registri regionali nei casi di gravi irregolarità ed inadempienze. 

 3. La vigilanza ed il controllo sugli interventi e sui servizi del sistema integrato sociale sono esercitati secondo le modalità ed i criteri indicati dagli articoli 12 e 13 della l.r. 41/2003 e succ. modifiche, in collaborazione con le competenti strutture delle ASL, e sono finaliz‐zate all’accertamento dei requisiti organiz‐zativi, strutturali e funzionali dei servizi e delle strutture del sistema integrato sociale stabiliti ai sensi della l.r. 41/2003 e succ. modifiche.  4. La Regione si riserva la facoltà di esercitare a campione attività di verifica sugli interventi e sui servizi del sistema integrato sociale. PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 54 (Clausola valutativa) 

PROPOSTA del PD Art. 58 (Clausola valutativa) 

PROPOSTA del SEL Art. 46 (Relazione Sociale Reg.)  

1. La Giunta reg., in conformità all’art. 7, c. 2, lettera b) della l. reg. 28 dicembre 2006, n.27 (L. finanziaria reg. per l’esercizio 2007), con cadenza triennale, presenta al Consiglio reg., una relazione sullo stato di attuaz. della presente l., con particolare riferimento: a) agli obiettivi previsti nel piano della rete sociale reg.; b) al livello dei servizi, degli interventi e delle prestazioni garantiti sul territorio; c) ai risultati degli interventi effettuati, anche dal punto di vista dell’analisi costibenefici.  2. La Giunta reg. presenta, altresì, con cadenza triennale, un bilancio sociale per la valutazione delle ricadute sociali delle politiche e delle azioni del sistema integrato sociale, attuate nel periodo di riferimento. 

1. La Giunta reg. verifica annualmente lo stato di attuaz. del piano sociale.  2. La Giunta reg. ,con cadenza annuale, trasmet‐te al Consiglio reg. una relazione che illustra: a) lo stato di attuaz. del sistema reg. integrato dei servizi ed interventi sociali; b) gli obiettivi realizzati e le risultanze emergenti dall'attuaz. delle politiche sociali integrate di cui alla presente l.; c) il quadro del finanziamento del sistema integrato e l'andamento della spesa e degli investimenti in campo sociale; d) il grado di soddisfacimento dei bisogni sociali e l'ampiezza e qualità delle prestazioni assicurate; e) il grado di coinvolgimento dei soggetti del terzo settore e di sviluppo dell'economia sociale; f) le dinamiche evolutive del quadro delle risorse professionali operanti nella rete reg. integrato; g) l'impatto di genere delle politiche sociali integrate.   

1. La Giunta reg., unitamente alla proposta di Piano Sociale Reg., presenta al Consiglio reg. la Relazione Sociale Reg. (RESORE), redatta sulla base delle Valutazioni di Impatto Sociale Reg. e Provinciali del triennio di riferimento, al fine di valutare i risultati raggiunti in rapporto agli obiettivi definiti nel precedente Piano Sociale Reg., conoscere l'evoluzione dei fenomeni sociali e lo stato degli interventi e dei servizi, nonché disporre di elementi per la programmazione di settore.  2. La Relazione Sociale Reg. concorre alla formazione del Bilancio Sociale Reg. di cui alla l. reg. 28 Dicembre 2006, n. 27.  

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PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 55 (Regolamenti regionali di attuaz. ed integrazione) 

PROPOSTA del PD Art. 59 (Regolamento reg. di attuaz. ed integrazione) 

PROPOSTA del SEL Art. 55 (Regolamento di attuaz.) 

1. Con uno o più regolamenti regionali, adottati ai sensi dell’art. 47, c. 2, lettera b), dello Statuto, entro centoottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente l., sono dettate disposizioni di attuaz. ed integrazione della presente l., stabilendo in particolare: a) i criteri generali per garantire l’accesso agli interventi, ai servizi ed alle prestazioni; b) i criteri per la determinazione della quota di compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni; c) i criteri e le modalità per l’erogazione dei contributi di assistenza economica e degli assegni di cura e dei titoli validi per l’acquisto delle prestazioni sociali, ai sensi dell’art. 17 della l. 328/2000; d) i requisiti e le modalità per il rilascio dell’autorizzazione del servizio di assistenza domiciliare nonché per l’accreditamento delle strutture e dei servizi socioassistenziali; e) i criteri per la definizione delle tariffe che i comuni sono tenuti a corrispondere ai soggetti accreditati; f) la disciplina dei servizi socio educativi per la prima infanzia di cui all’art. 45. 

1. Con regolamento reg., adottato ai sensi dell'art. 47, c. 2, lettera b), dello Statuto reg., previo parere del Consiglio delle Autonomie locali e sentite le organizzazioni sindacali, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente l., sono dettate disposizioni di attuaz. ed integrazione della presente l., stabilendo in particolare: a) i criteri di ripartizione delle risorse tra i distretti sociosanitari; b) i criteri generali per garantire l'accesso alle prestazioni; c) i criteri e le modalità per la predisposizione della carta dei servizi sociali di cui all'art. 30; d) i criteri ed i parametri di reddito per il concorso degli utenti al costo delle prestazioni; e) i criteri e le modalità per l'erogazione dei contributi di assistenza economica e degli assegni di cura di cui all'art. 51; f) i requisiti e le modalità per l'accreditamento delle strutture e dei servizi socioassistenziali; g) le procedure sanzionatorie in presenza di gravi irregolarità; h) i criteri e le modalità per l'iscrizione delle strutture e dei servizi socio assistenziali al registro reg. di cui all'art. 28; i) le modalità di contabilità e di rendicontazione delle prestazioni sociosanitarie; j) le modalità per la rendicontazione delle risorse assegnate agli enti locali per l'attuaz. del sistema integrato sociale. 

1. Con regolamento reg.. da approvarsi entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente l. sono definiti: a) i parametri oggettivi per la ripartizione agli ambiti territoriali e agli enti locali che ne fanno parte delle risorse di cui al titolo VIII, in relazione ai seguenti elementi: 1. livelli essenziali delle prestazioni sociali; 2. dimensione degli interventi e dei servizi in atto; 3. bisogni di assistenza; 4. situazione demografica e territoriale delle diverse zone; b) la composizione e la procedura di nomina del Tavolo Sociale reg. di cui all'art. 21; c) le modalità di svolgimento della Conferenza sociale reg. di cui all'art. 21; d) lo schema generale di riferimento per la redazione e l'aggiornamento della carta dei servizi di cui all'art. 47; e) i criteri per la definizione delle tariffe che i comuni sono tenuti a corrispondere ai soggetti privati accreditati erogatori di prestazioni socio‐assistenziali; f) le modalità di coordinamento da parte dei Comuni relative a programmi e attività degli enti che operano nei rispettivi ambiti di competenza; g) i requisiti per le figure di cui all'art. 18; h) i requisiti di qualità per la gestione dei servizi e per l'erogazione delle prestazioni; i) i criteri generali per garantire ai destinatari l'accesso alle prestazioni; l) i criteri di partecipazione e compartecipazione al costo delle prestazioni da parte dei cittadini; m) l'individuazione delle figure professionali sociali e la disciplina dei percorsi formativi, nei limiti delle proprie competenze e in stretta connessione con il sistema 

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universitario e della formazione professionale reg.; n) il contenuto professionale dei servizi sociali; o) le linee guida per l' affidamento degli interventi e dei servizi dal pubblico al privato; p) le modalità e i criteri per la concessione dei contributi per l'incentivazione di forme stabili di gestione associata, di cui all'art. Il. c. 2.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 56 (Finanziamento del sistema integrato sociale) 

PROPOSTA del PD Art. 60 (Finanziamento del sistema integrato sociale) 

PROPOSTA del SEL Art. 53 (Fondo sociale di solidarietà) 

1. Il sistema integrato sociale è realizzato attraverso i finanziamenti dell’Unione Europea, dello Stato, della Regione e degli enti locali e con le modalità previste dai provvedimenti attuativi della l. 42/2009 in materia di federalismo fiscale e di finanziamento dei LEPS, nonché attraverso la compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni. 2. In attuaz. del c. 1, la Regione, provvede al finanziamento del sistema integrato sociale attraverso: a) le risorse regionali, in conto gestione, del fondo per l’attuaz. del piano della rete sociale reg.; b) le risorse regionali destinate agli investimenti, in conto capitale, per la realizzazione e la ristrutturazione delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale di cui alla l.r. 41/2003 e succ. modifiche; c) le risorse regionali del fondo per la non autosufficienza di cui alla l.r. 20/2006 e succ. modifiche; d) i trasferimenti del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all’art. 20 della l. 328/2000 e succ. modifiche; e) gli altri trasferimenti statali finalizzati alle politiche sociali e le eventuali risorse di cofinanziamento regionali; 

1. Il sistema integrato sociale è realizzato attraver‐so i finanziamenti dello Stato, della Regione e degli enti locali, nonché attraverso la comparteci‐pazione degli utenti ai costi delle prestazioni.  2. In attuaz. del c. 1, la Reg. provvede al finanzia‐mento del sistema integrato sociale attraverso: a) le risorse regionali, in conto gestione ed in conto capitale, del fondo sociale reg.; b) le risorse regionali del fondo per la non autosuf‐ficienza di cui alla l.r. 20/2006 e succ. modifiche; c) i trasferimenti del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'art. 20 della l. 328/2000; d) gli altri trasferimenti statali finalizzati alle politiche sociali e le eventuali risorse di cofinanziamento regionali; e) le risorse comunitarie per la realizzazione di progetti in materia di politiche sociali e di sviluppo locale; f) le risorse finalizzate all'aggiornamento del personale.  3. Il regolamento reg. di cui all'art. 59 definisce le modalità di utilizzazione ed i criteri di ripartizione delle risorse, di cui al c. 2, fra i soggetti attuatori del sistema integrato sociale, con l'osservanza dei seguenti principi: a) la riserva di una quota da attribuire ai comuni singoli, in proporzione alla popolazione ed alle caratteristiche del territorio; 

1. ll piano sociale reg. determina la quota di fondo reg. destinata alle spese per le prestazioni sociali sostenute in ambito zonale per interventi relativi alle prestazioni per i soggetti di cui all’art. 4, c. 2, nonché la quota destinata al sostegno di: a) interventi non quantificabili preventivamente in sede programmatoria in quanto derivanti da eventi eccezionali o da fenomeni nuovi per il territorio; b) interventi il cui costo sia suscettibile di creare gravi squilibri nelle finanze degli enti locali tenuti all'erogazione delle prestazioni.  2. Nel piano sociale reg. sono specificate le modalità di accesso al fondo secondo le quote determinate ai fini del c. l, le procedure di richiesta, l'assegnazione e liquidazione dei contributi, nonché i criteri di priorità per il finanziamento. 

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f) le risorse comunitarie per la realizzazione di progetti in materia di politiche sociali e di sviluppo locale; g) le risorse provenienti da fondazioni, istituti di credito ed altri organismi privati che vogliano destinare parte dei loro proventi per iniziative e progetti di carattere sociale. 

b) la ripartizione di una quota per finanziare gli interventi sovradistrettuali ed i servizi gestiti obbli‐gatoriamente in maniera associata a livello di dis‐tretto sociosanitario, da ripartire in base a macro‐aree di intervento con riguardo alle caratteristiche demografiche, sociali ed economiche, correlate al fabbisogno delle singole realtà locali, anche per il funzionamento dell'ufficio di piano; c) la riserva di una quota delle risorse alla gestione diretta della Regione per il funzionamento del SISS, per il conferimento di incentivi di cui all'art. 10, c. 3, per studi e ricerche, per il finanziamento di spe‐cifici progetti di interesse reg. o di rilevante interes‐se sociale, per l'aggiornamento del personale.  4. Per i soggetti in ricovero stabile presso le strutture residenziali di cui alla l.r. 41/2003 e succ. modifiche, nonché per le persone minori di età in affidamento familiare ai sensi della l. 184/1983 e succ. modifiche, il costo dell'intervento è a carico del comune di provenienza, previamente informato, salvo quanto previsto dall'art. 61.  

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 57 (Potere sostitutivo) 

PROPOSTA del PD Art. 62(Potere sostitutivo) 

PROPOSTA del SEL Art. 48 (Controllo sostitutivo) 

1. La Regione, nelle more dell’adozione della l. reg. di cui all’art. 49 dello Statuto, a tutela degli interessi unitari regionali e nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione, nei casi in cui vi sia una accertata e persistente inattività nell’esercizio delle funzioni amministrative disciplinate dalla presente l., o in caso di adozione di atti in violazione di prescrizioni vincolanti, o di inadempimento agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea, esercita il potere sostitutivo sugli enti locali singoli o associati.  2. Per le finalità di cui al c. 1, la Giunta Reg., assegna agli organismi di cui all’art. 46 un congruo termine, 

1. La Regione, nelle more dell'adozione della l. reg. di cui all'art. 49 dello Statuto, a tutela degli interessi unitari regionali e nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazio‐ne, nei casi in cui vi sia una accertata e persisten‐te inattività nell'esercizio delle funzioni amministra‐tive disciplinate dalla presente L., o in caso di adozione di atti in violazione di prescrizioni vinco‐lanti, o di inadempimento agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, esercita il potere sostitutivo sugli enti locali singoli o associati  2. Per le finalità di cui al c. 1, la Giunta Reg., sentito il Consiglio delle autonomie locali, assegna all'ente inadempiente un congruo termine,co‐munque non inferiore 

1. La Regione esercita il potere sostitutivo nei confronti degli enti locali, singoli ed associati, in presenza di accertata e persistente inerzia dei medesimi che comporti grave pregiudizio nell'adozione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali.  2. La Giunta reg., constatata l'inottemperanza da parte dell'ente locale, assegna un termine per provvedere, di norma non inferiore a trenta giorni. Il termine può essere ridotto per motivi di urgenza.  3. Decorso inutilmente il termine di cui al c. 2 e verificata la mancata giustificazione del ritardo, la Regione, con provvedimento del presidente, previa 

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comunque non inferiore a trenta giorni, per provvedere, salvo deroga motivata da ragioni di urgenza. Decorso inutilmente tale termine e sentito il Consiglio delle autonomie locali, di cui alla l.r. 1/ 2007, gli atti sono posti in essere in via sostitutiva dalla Reg., attraverso la nomina di un com‐missario ad acta da parte della Giunta Reg. 

a 30 giorni, per provvedere, salvo deroga motivata da ragioni di urgenza.  3. Decorso inutilmente il termine di cui al c. 2 e sentito l'ente locale interessato, in rappresentanza diretta o in qualità di comune capofila del distretto sociosanitario, gli atti sono posti in essere in via sostitutiva dalla Regione attraverso la nomina di un commissario ad acta.  

delibera della Giunta, interviene, sentito l'ente locale inadempiente, in via sostitutiva anche attraverso la nomina di un commissario ad acta.  4. Dell'esercizio del potere sostitutivo è data comunicazione al CAL. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 58 (Disposizioni finanziarie) 

PROPOSTA del PD Art. 65 (Disposizione finanziaria) 

PROPOSTA del SEL Art. 51 (Risorse del sistema integrato) 

1. Agli oneri derivanti dall’applicazione della presente l. si provvede mediante gli stanziamenti degli appositi capitoli, di cui alle UPB H41, H42 e H43, istituiti nel bilancio annuale di previsione reg.  2. Nell’ambito delle rispettive UPB, sono mo‐dificate le denominazioni dei capitoli di spe‐sa H41504, in “Fondo per l’attuaz. del piano della rete sociale reg.–parte corrente” e del capitolo H42503 in “Fondo per l’attuaz. del piano della rete sociale reg.–parte capitale”.  

1. Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente l. si provvede mediante gli stanziamenti degli appositi capitoli, di cui alle UPB H41, H42 e H43, istituiti nel bilancio annuale di previsione reg..  2. Nell'ambito delle rispettive U.P.B., sono modificate le denominazioni dei capitoli di spesa H41504, in "Fondo sociale reg. ‐ parte corrente" e del capitolo H42503 in "Fondo sociale reg. ‐ parte capitale". 

1. Il sistema integrato è finanziato con le risorse stanziate dagli enti locali, dalla Regione, dagli altri enti pubblici, dallo Stato e dall'Unione Europea, nonché con le compartecipazioni dei cittadini e con risorse private. 

PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 59 (Disposizioni transitorie) 

PROPOSTA del PD Art. 63 (Disposizione transitoria) 

PROPOSTA del SEL Art. 56 (Norme transitorie)  

1. In fase di prima attuaz. della presente l. e comunque fino all’adozione del piano della rete sociale reg. e dei regolamenti di cui rispettivamente agli articoli 49 e 55, gli inter‐venti ed i servizi del sistema integrato sociale sono attuati secondo le modalità ed i criteri di cui alla l.r. 38/1996 e succ. modifiche ed alla l.r. 59/1980 e succ. modifiche.  2. La Giunta reg., entro centoottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presen‐te L., con propria deliberazione, stabilisce: a) le modalità per il graduale trasferimento della 

1. In fase di prima attuaz. e fino all'adozione del piano sociale reg. e del regolamento di cui rispettivamente agli articoli 34 e 59, gli interventi ed i servizi del sistema integrato sociale sono attuati secondo le modalità ed i criteri di cui alla l.r. 38/1996 e succ. modifiche. 

1. Fino all’approvazione del piano sociale reg. ai sensi dell’art. 20, gli interventi e i servizi sociali del sistema integrato sono attuati in base alla l. reg. 9 Settembre 1996, n. 38 e mantengono la propria validità il piano socio‐assistenziale e i piani di zona in vigore.  2. Gli atti amministrativi regionali, anche a carattere transitorio, approvati alla data di entrata in vigore della presente l., mantengono la propria validità. 

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gestione delle funzioni e dei servizi del sistema integrato sociale nonché delle relative risorse finanziarie dai comuni e dagli enti capofila degli ambiti territoriali ottimali individuati prima della data di entrata in vigore della presente l. ai consorzi OASI; b) le linee guida e direttive per la graduale applicazione, nell’arco di un triennio, del sistema internazionale di classificazione del funzionamento della disabilità e della Salute (ICF), approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con la risoluzione WHA 54.21 del 22 maggio 2001; c) le linee guida per favorire l’avvio ed il fun‐zionamento degli organismi di cui all’art. 46.  PROPOSTA della Giunta Reg. Art. 60 (Abrogazione di norme) 

PROPOSTA del PD Art. 64 (Abrogazione di norme) 

PROPOSTA del SEL Art. 57  (Abrogazioni) 

1. Salvo quanto disposto dall’art. 59, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente l. sono abrogate: a) la l. reg. 5 marzo 1973, n. 5 (Norme sugli asili‐nido) e succ. modifiche; b) la l. reg. 16 giugno 1980, n. 59 (Norme sugli asili nido) e succ. modifiche; c) la l. reg. 9 settembre 1996, n. 38 (Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socioassistenziali nel Lazio) e succ. modifiche; d) l’art. 34, c. 1 l. reg. 16 aprile 2002, n. 8 (L. finanziaria reg. per l’esercizio finanziario 2002). 

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente l. è abrogata la l.r. 38/1996, salvo quanto disposto dal precedente art. 62.  2. Sono e restano abrogate tutte le altre disposizioni incompatibili con la presente l..  

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente l., è abrogata la l.r. 3811996 e succ. modifiche e integrazioni, salvo quanto previsto dall'art. 56.  2. Sono altresì abrogate tutte le disposizioni incompatibili con la presente l. 

 

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