protagonisti nel cambiamento

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di chIaRa MaNcINI Qual è il ruolo del sindacato oggi, nelle trasformazioni tecnologiche che stiamo vivendo? Dobbiamo continuare a rappresentare un lavoro che vive cambiamenti velocissimi, stipulando accordi e rinnovando contratti, ma svolgendo anche un ruolo politico per affermare un nuovo modello sociale in grado di accompagnare le trasformazioni. Un processo di questa natura ha dunque bisogno di analisi e di studiare ciò che accade, coinvolgendo persone e nuove competenze, senza dimenticare che la nostra funzione non è solo la contrattazione di resistenza, ma anche quella di proporre come e dove governare i processi del cambiamento. Cosa si può fare in concreto? Sono temi affrontati anche nel nostro congresso con concetti che possiamo sintetizzare così: contrattazione dell’algoritmo e contrattazione inclusiva. In pratica dobbiamo pensare a forme di partecipazione nelle fasi di progettazione. È una novità interessante. Quale potrebbe essere il ruolo dei lavoratori? Non mi riferisco all’elezione di un rappresentante nei consigli di amministrazione. Di per sé, non basterebbe a esercitare un ruolo di contrattazione informata, d’anticipo. Dobbiamo essere legittimati a fare contrattazione e ci vuole la certificazione della rappresentanza. In questo senso va anche la nostra Carta dei diritti e la necessaria applicazione dell’articolo 46 della Costituzione. E va sicuramente aggiunto un ragionamento attento sulla modifica dei perimetri contrattuali e sulla strutturazione delle filiere. Insomma, servono informazioni e agibilità che permettano ai lavoratori di essere soggetti attivi. La Cgil, nel dotarsi di un ufficio di progetto sul lavoro 4.0, ha fatto una scelta finalizzata ad avere un punto di osservazione e di analisi che leggesse il cambiamento in atto, che è insieme produttivo e sociale. Ma non basta: occorre dotarsi della capacità di rappresentare tutte le professionalità in ogni luogo di lavoro, ricostruendo un’azione e una rappresentanza unitaria: perciò è fondamentale coinvolgere anche i tecnici e le alte professionalità. Però, aggiungo, anche le imprese devono fare la loro parte. IDEA DIFFUSA INSERTO DI INFORMAZIONE SUL LAVORO 4.0 aprile-maggio 2019 SEGUE A PAG. 2 Protagonisti nel cambiamento Parla il segretario generale della Cgil: il minore esercizio del diritto di proprietà dell’impresa è una condizione necessaria per un confronto che deve svolgersi nella fase in cui sono assunte le decisioni organizzative fondamentali © S. CALEO/CGIL INteRvIsta a MauRIzIo LaNdINI

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Page 1: Protagonisti nel cambiamento

dichIara MancInI

Qual è il ruolo del sindacato oggi,nelle trasformazioni tecnologicheche stiamo vivendo?Dobbiamo continuare a rappresentareun lavoro che vive cambiamentivelocissimi, stipulando accordi erinnovando contratti, ma svolgendoanche un ruolo politico per affermareun nuovo modello sociale in grado diaccompagnare le trasformazioni. Unprocesso di questa natura ha dunquebisogno di analisi e di studiare ciò cheaccade, coinvolgendo persone e nuovecompetenze, senza dimenticare che lanostra funzione non è solo lacontrattazione di resistenza, maanche quella di proporre come e dovegovernare i processi del cambiamento.

Cosa si può fare in concreto?

Sono temi affrontati anche nel nostrocongresso con concetti che possiamosintetizzare così: contrattazionedell’algoritmo e contrattazioneinclusiva. In pratica dobbiamopensare a forme di partecipazionenelle fasi di progettazione.

È una novità interessante. Qualepotrebbe essere il ruolo dei lavoratori?Non mi riferisco all’elezione di unrappresentante nei consigli diamministrazione. Di per sé, nonbasterebbe a esercitare un ruolo dicontrattazione informata, d’anticipo.Dobbiamo essere legittimati a farecontrattazione e ci vuole lacertificazione della rappresentanza. Inquesto senso va anche la nostra Cartadei diritti e la necessaria applicazionedell’articolo 46 della Costituzione. E va

sicuramente aggiunto unragionamento attento sulla modificadei perimetri contrattuali e sullastrutturazione delle filiere. Insomma,servono informazioni e agibilità chepermettano ai lavoratori di esseresoggetti attivi. La Cgil, nel dotarsi diun ufficio di progetto sul lavoro 4.0, hafatto una scelta finalizzata ad avereun punto di osservazione e di analisiche leggesse il cambiamento in atto,che è insieme produttivo e sociale. Manon basta: occorre dotarsi dellacapacità di rappresentare tutte leprofessionalità in ogni luogo di lavoro,ricostruendo un’azione e unarappresentanza unitaria: perciò èfondamentale coinvolgere anche itecnici e le alte professionalità. Però,aggiungo, anche le imprese devonofare la loro parte.

IDEA DIFFUSAINSERTO DI INFORMAZIONE SULLAVORO 4.0 / aprile-maggio 2019

SEGUEA PAG. 2

Protagonistinel cambiamentoParla il segretario generale della Cgil: il minore esercizio del diritto di proprietàdell’impresa è una condizione necessaria per un confronto che deve svolgersi nella fase in cui sono assunte le decisioni organizzative fondamentali

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IntervIsta aMaurIzIo landInI

Page 2: Protagonisti nel cambiamento

In che modo?Un punto fondamentale è cercare unnuovo equilibrio tra due pesi: da unlato c’è il diritto di proprietàdell’impresa; dall’altro, la necessitàdi maggiore libertà e ilriconoscimento di pari dignità tralavoro e azienda. È una nuovamediazione che si ricompone a unlivello più alto, perché le scelte sonopiù complesse. A mio parere, ilminore esercizio del diritto diproprietà dell’impresa è unacondizione necessaria per unconfronto che deve svolgersi nellafase in cui sono assunte le decisioniorganizzative fondamentali. Untavolo che ovviamente non prevedeobblighi di accordo. A tutto questoc’è una premessa da fare: se servemaggiore responsabilità dellavoratore nella vita dell’impresa,allora non può che diminuire laprecarietà e la flessibilità delmercato del lavoro. Investimenti equalità devono andare di pari passo,anche perché chi ha scelto unacompetizione solo sui diritti e sui costi non è cresciuto e hasubìto crisi spesso devastanti. Lo dimostrano i fatti.

Quale deve essere in questo quadroil ruolo pubblico?È fondamentale. Le trasformazioni dicui stiamo parlando non possonoessere lasciate in mano ai soliprivati, ma purtroppo dal 2008 al2018 gli investimenti pubblici sonodiminuiti del 30 per cento. Senzatutto questo, e senza la costruzionedi un quadro di regole comunieuropee e una crescita dimensionaledelle nostre imprese, non si supera ilritardo che ha il Paese.

Uno dei temi che vengono spessorichiamati è quello dellaformazione. Cosa ne pensi?Il tema delle competenze e dellaformazione è straordinario. Non èpiù neanche sufficiente il percorso distudio tradizionale, serve unaformazione strutturale lungo tutta lavita. Il tema dei tempi e dell’orariodeve essere trattato pensando anchea cosa compone il tempo di lavoro: laformazione dev’essere un elementostrutturale nel tempo di lavoro el’attività dell’impresa deve essereorganizzata per includerla. n

DALLA PRIMA Intervista a Landini

22 aprile-maggio 2019

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V iviamo in una fase caratterizzatadalla forte ridefinizione degliassetti geo-economici mondiali.

Le politiche economiche europee sonotese più al contenimentodell’inflazione che non allo sviluppo. Ladigitalizzazione di nuova generazione ela sfida per il posizionamentoindustriale hanno fatto il resto,rendendo ancora più cruenti questicambiamenti. Eppure nel dibattitopolitico italiano sembra non si riesca adecidere quale modello dispecializzazione vogliamo dare alnostro Paese. In breve: quale futuro, equale innovazione, vogliamo?Costruire un ambiente favorevole allatecnologia non è semplice, ma ècertamente imprescindibile. Esisteinfatti un “interesse collettivo”nell’avanzamento della conoscenza edello sviluppo umano. Fenomeni comel’invecchiamento della popolazione, icambiamenti climatici, ledisuguaglianze e gli impatti dei flussimigratori non sono meno fertili dalpunto di vista delle innovazionipossibili, ma certo sono sensibili dalpunto di vista collettivo. È cambiato anche il rapporto tra uomoe macchina, tra umanità e scienza, fratecnologia e lavoro. Senza un governodi questo processo, però, si rischia dicompromettere la coesione. Perciò

occorre un nuovo compromessosociale che possa coniugareinnovazione e protezione, perassicurare benessere diffuso. Si tratta diun esito per nulla garantito che forse sipotrà ottenere, per dirla con BrunoTrentin, con una strategia di“partecipazione non subordinata”:formazione continua, welfare,innovazione e partecipazione sono iterreni sui quali impegnarsi percogliere le opportunità positive diIndustria 4.0 e per smussarne icontraccolpi negativi.Noi abbiamo provato a farlo nel corsodegli ultimi due anni, prima con ilcoordinamento delle politicheindustriali, poi con la consultaindustriale e il comitato scientifico,successivamente con la loroconnessione nella piattaforma digitaleIdea Diffusa. E, infine, con il manuale“Contrattare l’innovazione digitale”,punto d’arrivo di un percorso di analisi,proposta e sperimentazione. Ma –grazie al progetto del Manuale digitale(ne parliamo più avanti in questonumero, ndr.) – anche un puntodi partenza per permettereall’organizzazione di compiere un saltodi qualità tecnico, politico e culturale,spostando il lavoro della contrattazioneda una dimensione prevalentementeverticale a una più circolare. �

PROSPETTIVE

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Per un nuovocompromessosociale dialessIo graMolatI

Il manualeper contrattarel’innovazioneè il punto d’arrivodi un percorsoiniziato dalla Cgilun paio di anni fa. Ma anche unnuovo inizio, per fare un salto di qualità tecnico,politico e culturale

Page 3: Protagonisti nel cambiamento

3aprile-maggio 2019

digaetano saterIale

Il volume Contrattarel’innovazione digitale(Ediesse, 2019) è un’opera

collettanea pubblicata dopodue anni di attività delProgetto “Lavoro 4.0” dellaCgil. I suoi autori hannocondiviso esperienze e ideediverse fra loro,confrontandosi con lebuone pratiche in corsonelle diverse categorie e ilparere di molti studiosi edesperti esterni al sindacato.I punti di vistacomplementari – ma nonsovrapponibili – espressinel volume rappresentano,anziché un limite, il valore aggiunto dellapubblicazione.L’innovazione 4.0 è unargomento sempre più dimoda. Per evitare diaffrontarla percorrendoscorciatoie pericolose,conviene allora ricordareche essa non è neutrale nelsuo agire, ovvero noncostituirà unmiglioramento (o unpeggioramento) generale ediffuso. Se i vecchi manualidi economia industrialedistinguevano traideazione, invenzione,innovazione e progresso

tecnico, oggi dobbiamoaggiungere l’idea di“progresso sociale” nelquadro di valutazione degli effetti nettidell’innovazione sul lavoroe sul benessere. Molti studiosi parlano di un processo dipolarizzazione dellecondizioni sociali e dellavoro in cui cresce ilnumero di coloro chehanno le competenzeadatte a gestire e impiegarel’innovazione, ma anche ilnumero di chi non le ha. Èdifficile intuire oggi qualesarà l’esito fra qualchedecennio; possiamo peròaffermare che dipenderàessenzialmente da unavariabile: quanto il processoinnovativo sia delegato alledinamiche di mercato equanto sia invecegovernato, cioè favorito,sostenuto, indirizzato daun’ottica di tutela del “benepubblico”. Per semplificare,possiamo domandarci, aseconda delle scuole dipensiero economico di

riferimento (liberista okeynesiano), se sia piùefficace farlo dal lato delladomanda o dell’offerta,aiutando cioè le imprese aprodurla e impiegarla da un lato, oppureincentivarne la richiesta dallato dei bisogni sociali. Nel ‘900 i due grandi volanidi innovazione sostenutidai governi nazionali (apartire dagli Usa) eranol’industria della difesa equella della salute. Ancoraoggi esse continuano,generosamente alimentateanche dagli esecutiviliberisti, a svolgere questoruolo. Ma sarebbe possibile,ci si chiede, sostenere unadomanda d’innovazionelegata ai 17 obiettivi dello“Sviluppo Sostenibile”dell’Onu? È questo l’interrogativo che i governi firmatari diquella strategia – a partireda quello italiano –dovrebbero porsi. E invece,fino ad ora, hanno preferitoincentivare le impreseattraverso strumenti di

defiscalizzazione a pioggia.Essendo la nostra economiain stagnazione ormai damolti anni, soprattutto dal lato della domandainterna, a maggior ragionestimolare con investimentie indirizzi una risposta aibisogni delle persone e delPaese potrebbe essere lastrada migliore perallargare la diffusionedell’innovazionetecnologica non solo alleesportazioni, ma a quelleattività infrastrutturali e di welfare diffuso semprepiù necessarie peraccrescere la produttività e l’efficienza generale.Parliamo di manutenzionedel territorio,infrastrutturazione, Ict,trasporti pubblici,telemedicina,teleassistenza, integrazioneculturale, e via dicendo.Siamo certi che il sindacatopuò giocare un ruoloimportante in questapartita – assieme ad altrisoggetti sociali organizzati –per individuare i bisogniprioritari e trasformarli inpiattaforme da discutere erealizzare con le struttureterritoriali di governo. Inmaniera partecipata econdivisa dai cittadini. �

I governi, a partire da quello italiano, stannoignorando gli obiettivi dello svilupposostenibile fissati dall’Onu

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GOVERNARE IL CAMBIAMENTO

Tutelare il bene pubblico: si può

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di MIMMo carrIerIProfessore ordinario alla Sapienza Università di Roma

Una volta tanto sono diverse leragioni per leggere un volume,come quello curato da Alessio

Gramolati e Gaetano Sateriale,“Contrattare l’innovazione digitale”(Ediesse, 2019). Un libro non solo densodi concetti, che rendono più chiara la‘grande trasformazione’ verso ladigitalizzazione dell’economia e le suepossibili conseguenze. Ma che fornisceanche una sorta di catalogo pratico sucome il sindacato può giocare un ruoloin questa nuova partita, attraverso ilricorso a numerosi esempi e casi chemostrano come questo già avvengaconcretamente in alcuni segmenti delnostro tessuto produttivo. L’ispirazionedi fondo del libro – che raccoglie diversicontributi – consiste nel rendereevidenti e criticare i limiti deldeterminismo tecnologico, con cui tantiosservatori guardano in prevalenza alprocesso di innovazione in corso. Latecnologia, in questa ottica discutibile,viene vista come la creatrice di unmondo nuovo, e anche come lostrumento in possesso di tutte le chiaviper risolvere i problemi nuovi: che cosa èl’intelligenza artificiale se non ungrande passe-partout che serve in modoinarrestabile a migliorare le performance,ma anche la stessa condizione umana?Gli studi e proposte qui raccolti sfuggonoalla tentazione di una lettura difensivadal lato dei lavoratori e del sindacato, einvece si focalizzano sul ‘come’,attraverso un processo di auto-innovazione, sia possibile intervenire inquesta dinamica per indirizzarne ilsenso e gli esiti. Non è vero che a questoriguardo vi siano mete e conseguenzegià prefissate e non modificabili. Dalracconto del cambiamento contenuto inquesti saggi possiamo chiaramente

arguire come la differenza la facciano gliattori con le loro scelte, la loro capacità diinserire nel gioco altre variabili, di cui laprincipale consiste nella capacità diregolazione: fissare criteri – attraversoleggi e contratti – per migliorarel’innovazione tecnologicaaccompagnandola in una direzionesocialmente più sostenibile. Tanto sulversante della quantitàdell’occupazione, che su quello dellaqualità dei posti di lavoro e delle tutele.Dunque una regolazione che chiama incampo il ruolo delle istituzioni nonmeramente erogatore e finanziatore –come è stato largamente nelprogramma governativo Impresa 4.0 –ma anche effettivamente idoneo a dareapporto al salto d’insieme del sistemadelle imprese. E anche ovviamente leparti sociali, a partire dal sindacato, chepossono giocare il loro ruolo, a patto chesia ‘dentro’ la parabola tecnologica e‘prima’ che essa compia il suo percorso.Ovviamente il volume si soffermasoprattutto su questa dimensione, cheviene esplorata nelle sue potenzialità,ancora largamente inespresse.In effetti nel suo contributo GaetanoSateriale rende chiaro che le nuovetecnologie possono aiutare, se beneusate, ad affrontare con successo grandisfide in tema di beni comuni, come adesempio in tema ambientale. Ma perindirizzare nella giusta direzione questogrande potenziale spetta alle forzesociali “avviare gli indirizzi a più alto

grado di inclusione per garantire ladiffusione nazionale dell’innovazione eun suo maggiore beneficio sociale”. Incosa possa tradursi l’azione collettivasindacale nell’era della digitalizzazionesi può capire dagli altri contributi. E inparticolare da quello di Gramolati. Lacarta principale che il sindacato intendegiocare – a patto che vi siano alcunecondizioni favorevoli – è quella che vieneindividuata e definita come‘contrattazione d’anticipo’. Legataquindi alla possibilità di intervenire nelprocesso di decisioni e prima che essosia istruito attraverso la condivisionecon le aziende dei principali passaggi,nella direzione di rendere perseguibilimaggiori benefici per tutti. Si tratta di co-progettare, progettare insieme ‘tra’ piùsoggetti, come viene chiarito, tecnologia,lavoro, organizzazione, formazione. Unapproccio ambizioso che richiede alcunipresupposti, a cominciare da unmanagement che sia disponibile allacondivisione del percorso, animato nonsolo dalla convinzione che questomaterializzi maggiori vantaggi sul pianosociale, ma che sia una giunturanecessaria ad assicurare innovazionianche davvero funzionali ed efficaci.Oppure, a un livello generale, da unquadro normativo, che senza arrivare acostruire obblighi troppo stringenti, siaalmeno in grado di incentivare percorsicondivisi tra gli attori (anche oltre leparti sociali classiche).Davanti a una innovazione digitale cherende il lavoro più differenziato, e nellostesso tempo con confini piùevanescenti tra autonomia edipendenza, aumentando inoltre laconnettività tra i settori per andare oltrele vecchie partizioni classificatorie, cosapuò fare il sindacato? Intanto, comesottolineano Gramolati e con lui altricontributi, operando in primo luogoattraverso l’innovazione su se stesso.

Sfuggendo dalla tentazionedi una lettura difensiva, il sindacato negli ultimianni ha intrapreso la stradagiusta partendo da unaconvinzione: la tecnologiasi può governare

44 aprile-maggio 2019

Il gioco dell’innovazionecontrattata

LA RECENSIONE

Page 5: Protagonisti nel cambiamento

Dunque viene giustamente ricordataed enfatizzata la necessità di un saltoculturale che deve riguardare l’insiemedegli attori sociali e collettivi. Lacontrattazione dovrà aggiornare lematerie rivendicative tradizionali, inmodo da rendere le tutele più efficaci, einoltre cambiare ottica: dedicandosi acatturare domande e differenzeindividuali, per fornire risposte sumisura, anche se con l’obiettivo dicavarne un ‘valore collettivo’. Molto si èparlato degli algoritmi, che in modoimpersonale e apparentementeoggettivo, dettano il ritmo e plasmano illavoro nella grandi piattaformetecnologiche. Ma questo nuovo ciclodella contrattazione ne contesta conevidenza il carattere oggettivo, e intendeprospettare “nuovi dirittid’informazione e nuove capacitàcontrattuali”. Dunque un sindacatodotato di quadri più informati, capaci didecodificare le nuove tecnologie in

modo da declinarle più a vantaggio deibisogni anche ‘personali’ dei lavoratori.Come risulta evidente dal volume sitratta di un percorso non scontato e chesta muovendo i suoi primi passi. Uno deinodi è se esso riguarderà solo una partedell’organizzazione, o se sarà capaceinvece di coinvolgerla nel suo insieme ein profondità (in parallelo a quantosarebbe necessario per l’insieme delleorganizzazioni sociali). Laconsapevolezza di questo asse è moltoforte, tanto da avere orientato uno deirisultati pratici più interessanti prodottidal lavoro collettivo impiantato suquesto in Cgil: un aspetto spessotrascurato nelle organizzazioni, madivenuto più vitale e in questo casomesso sotto i riflettori in modoadeguato. Si tratta di Idea diffusa: unapiattaforma al servizio dellacontrattazione, di cui parla nel volumeChiara Mancini. Insomma ai sindacalistiviene chiesto di attivarsi attraverso una

piattaforma online che funziona dacircolazione delle esperienze, ma ancheda costruzione dialogica di miglioramentiin itinere nelle proposte contrattuali,nelle soluzioni pratiche preferibili enell’approccio con cui affrontarle. Nonuno strumento teorico, bensì una vera epropria opportunità pratica da metterealla prova in via sperimentale. Una‘idea’, o forse una intuizione davveroutile, che bisognerà coltivare e vedereall’opera nel prossimo futuro.Dunque le organizzazioni, e in questocaso la Cgil (ma anche la Cisl haelaborato degli equivalenti) non stannoferme a guardare. E hanno individuatoper ora il metodo giusto e l’importanzadi spingere verso una progettazionecongiunta, la quale rinvia però ancheall’attitudine a costruire una ‘nuovaconfederalità’ (Sateriale). A un libro non si può chiedere di più.Invece alle organizzazioni, con cuibisogna essere esigenti, sì. n

5aprile-maggio 2019

DA PAG. 4 Carrieri

di rosa FIoravantericercatrice e teaching assistant, Luiss

Come sostiene l’economistafrancese Éloi Laurent, unmercato è innanzitutto un

insieme di regole del gioco che solo ilpotere pubblico può creare, gestire eimporre. Ciò vale anche perl’innovazione: laddove nessuno laregolasse e la contrattasse, questo spazio si regolerebbeautomaticamente a favore di pochi, inmodo opaco e per lo più a beneficio eservizio di coloro che già posseggonocapitali economici, relazionali, culturalie reti di influenza. In questo senso ilruolo del sindacato è centrale nelcombattere il processo diconcentrazione di potere e ricchezza enel determinare le condizioni della sua redistribuzione. Il primo passo è dunque sgombrare ilcampo da uno dei maggiori equivociideologici del nostro tempo: quellosecondo cui il mercato, laglobalizzazione e la tecnologia sianorealtà incontrovertibili che funzionanocon un meccanismo paragonabile alleleggi di natura fisiche. Di più, ènecessario affermare con sempre

crescente forza che l’organizzazionedemocratica, specialmente nella suaforma sindacale, può avere un ruolo nelvolgere l’innovazione a vantaggio delleclassi medie e popolari ed evitare che isuoi benefici rimangano appannaggiodi pochi fortunati.Il sindacato può giocare un ruolocruciale anche nel veicolare l’idea chespesso siano proprio i lavoratori coloroche concepiscono nel tempo e conl’esperienza alcune delle idee piùrilevanti per l’ammodernamento deiprocessi produttivi. Infatti, è velleitariocredere alla favola dell’innovazionecome un fatto individuale, tantoquanto è fallace convincersi che coloroche hanno successo nel campotecnologico e imprenditoriale debbano

la loro fortuna a un particolare “merito”e non all’aver saputo sfruttarecondizioni sociali e collettive chehanno permesso la loro emersione. In tutto ciò, è indispensabile un piano strategico su comedemocratizzare per mezzo del lavoro edei lavoratori le piattaforme, su comecostruire forme alternative per la loroproprietà e su come incidere neldeterminarne collettivamente losviluppo e gli obiettivi sociali. Uncompito arduo e allo stesso tempoaffascinante, in molti tratti più simileallo sforzo conosciuto dal movimentodei lavoratori nell’800 che non nel ventesimo secolo. Ma, come ha scritto l’organizzatrice esindacalista statunitense Jane Mc Alevey anche a proposito delle lotte nella gig economy,“everything old is new again” (tutto ciò che era vecchio è tornato nuovo). n

Il valore di tutti, il profitto di pochiECONOMIA E SINDACATO

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n Leggi l’articolo in versioneintegrale su Idea Diffusa

(https://bit.ly/2WvEh8A)

PER APPROFONDIRE

L’organizzazionedemocratica e larappresentanza deilavoratori possono avere un ruolo cruciale avantaggio delle classimedie e popolari

Page 6: Protagonisti nel cambiamento

dichIara MancInIcoordinatrice della piattaforma Idea Diffusa

Che cosa può fare il sindacato seprova vedere nella rivoluzionedigitale una grande opportunità?

E perché possiamo dirlo cosìapertamente, senza pensare che sia unerrore? Concentrarsi solo sui rischidell’innovazione può aiutare a gestiresituazioni di emergenza o di breveperiodo, ma un’organizzazione che hal’ambizione di migliorare il modellosociale in cui siamo inseriti, in un’otticadi lungo periodo, non può evitare disfruttare il possibile impattotrasformativo del digitale: impatto che,però, dipende dalle relazioni sociali e dairapporti di forza, prima che dallatecnologia. Da qui l’opportunità per ilsindacato di sfruttare tali strumenti eprocessi per diventare più forte. Un percorso in questo senso la Cgil l’hagià messo in campo, circa due anni fa, apartire dall’intuizione di Idea Diffusa eda lì è risultata sempre più chiara qualefosse la strada per non restareschiacciati dalle trasformazioni in corso,ma esserne protagonisti: utilizzare latecnologia a nostro favore, come unstrumento a supporto dellacontrattazione e dell’azione sindacale.Per queste ragioni stiamo progettandoun Manuale digitale, uno strumentointerattivo e sempre aggiornato chepossa fungere da guida e da cassettadegli attrezzi per il sindacalista che simuove nella digitalizzazione. È pensato

prima di tutto per chi fa contrattazione,per metterlo in grado di sfidare leimprese sul piano dell’innovazioneproponendo soluzioni che – con l’ausiliodelle nuove tecnologie – rendano illavoro più simile a come lo vorremmo, leattività economiche più sostenibili, e iterritori più dinamici e partecipativi. Masarà anche uno strumento utile per“governare il cambiamento” nel suoinsieme, agendo sul più potente deimezzi, il pensiero, con l’idea di arrivare aprodurre quello che qualcuno avrebbechiamato egemonia culturale. Tenendoa mente che il pensiero, oggi, non sicostruisce con uno strumento che silimiti a veicolare contenuti dall’altoverso il basso a un pubblico passivo. Lacomplessità che abbiamo di fronte nonpuò che essere governata attraverso unamaggiore circolarità di informazioni,conoscenze, pratiche e strumenti. Ciòfavorisce anche la sperimentazione, la

creazione di alleanze, una tensione allacollaborazione reciproca e almiglioramento complessivo dellapratica sindacale. Per questo il Manualedigitale dovrà essere implementato dalbasso, costantemente, attraverso leesperienze che ciascuno di noi vivefacendo contrattazione e sindacato. Diciamo sempre che la nostra missioneè quella di costruire un mondo dellavoro in cui la persona possainterpretare il proprio impiego comerealizzazione di sé, delle proprieinclinazioni, delle proprie qualitàsquisitamente umane e della capacità dielevarsi intellettualmente e moralmenteogni giorno. Ma è difficile cambiarlosenza cambiare noi stessi: se vogliamoche sia meno gerarchico e più orientatoalla valorizzazione della personaumana, allora anche noi dobbiamoessere più aperti e più curiosi, provandoa introiettare un po’ di quella culturadella rete che ci ha portato in questi annia fare qualche piccolo passo in avanti.Che però non è abbastanza, soprattuttoper un’organizzazione con unpotenziale enorme di attivazione,mobilitazione, impatto trasformativo.Grazie al Manuale digitale, allora,possiamo essere noi i primi a mettere inpratica l’idea di un nuovo lavoro,sfruttando al meglio i cambiamentitecnologici per porre al centro lepersone, i loro talenti e le loro idee. Perdirla con Elena Battaglini, che poteteleggere nel glossario del volumeContrattare l’innovazione digitale, “seconsideriamo la crisi come opportunitàdi scelta, l’innovazione è, innanzitutto, la capacità di cogliere nuove sfide,abbandonando vecchi schemi di pensiero per nuovi modi di guardare il mondo”. �

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In arrivo uno strumento interattivo e sempre aggiornato. Con una novità: sarà implementato dal basso, costantemente,attraverso le esperienze di chi fa contrattazione

n “Contrattare l’innovazione digitale” a cura di Alessio Gramolatie Gaetano Sateriale, Ediesse 2019, 14 euro (https://bit.ly/2Qimuw3)

n I materiali della presentazione a Roma(https://bit.ly/2wpWZjn)

HANNO SCRITTO DI NOI…n La recensione diPandora (https://bit.ly/2K0zDsl)n L’articolo suStriscia Rossa (https://bit.ly/2JBAdO0)n L’articolo su Il Sole 24 ore (https://bit.ly/2XenrrL)n L’articolo suRassegna Sindacale (https://bit.ly/2QjIgiV)

PER APPROFONDIRE

aprile-maggio 2019

Niente paura, c’è l’appIL MANUALE DIGITALE

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di danIela FreddIricercatrice Ires Emilia Romagna

L’ Ires Emilia Romagnacoordina il progettodell’Osservatorio

sulle imprese innovativedella Cgil volto a monitorarenel tempo l’andamento dicirca cento aziende. Dopoavere costruito nei mesiscorsi una parte consistentedel campione delle impreseda monitorare, abbiamoavviato la raccolta e l’analisidei primi dati. In particolare,per le aziende attualmentepresenti nel campione sonostati raccolti e sistematizzatii principali valori economicitratti dai bilanci finanziaridegli ultimi 9 anni ed è incorso il reperimento diinformazioni derivanti daibilanci sociali, là dovedisponibili. Vengono poimonitorati nel tempol’andamento economicogenerale, gli investimenti ininnovazione e, soprattutto, illivello e la modalità dipartecipazione con cuiquesti vengono intrapresi,nonché le ripercussioni chehanno sul lavoro, sia da unpunto di vista quantitativo

che qualitativo. I dati trattidai bilanci finanziariserviranno non solo amonitorare l’andamentoeconomico delle impreseselezionate, ma sarannoutilizzati anche per stimarei potenziali rischi derivantidal processo innovativo, inparticolare quello legato alladigitalizzazione. Questa analisi si basa sullavalutazione di tre tipologiedi rischio: occupazionale,operativo e finanziario. Ilprimo è una rilevazione delrischio diretto derivantedall’innovazione e ha a chefare con la possibilità chequesta spiazzi la forzalavoro presente in aziendarendendo superflue oobsolete determinate figureprofessionali. Ciò è tanto piùvero quanto più ci si muoveverso una innovazione chepunta all’automazione e allaridefinizione dei modelli dibusiness come quella legataa Industria 4.0 e alladigitalizzazione dei processiaziendali. Esistono tuttaviaanche rischi occupazionaliindiretti, legati al fallimentooppure alla bulimia

dell’innovazione, cheverranno valutati. Il rischiooperativo è calcolato invecesulla base del cash flow, unamisura della capacitàdell’azienda di generareliquidità che diviene la fonteprimaria per ilfinanziamentodell’innovazione. Il rischiofinanziario infine è calcolatosulla dimensionepatrimoniale dell’impresache considera il patrimonionetto, la capitalizzazione ela posizione finanziarianetta, dove la variazione diognuna di queste variabilicontribuisce a indicare ungrado di potenzialiproblematiche di naturafinanziaria. Ma soprattutto saràinteressante comprenderele opportunità chel’innovazione è in grado diapportare alposizionamentocompetitivo delle impresedel campione: a questo fine,ciascuna azienda vieneconfrontata con un gruppodi pari individuati nellafascia medio alta del profilodi innovazione costruendo

un bilancio aggregato disettore e valutando gli stessiindicatori di performancedelle imprese del campione.Inoltre, data la complessitàe pervasività del processoinnovativo in atto, l’analisieconomica sarà affiancatadalla raccolta di dati da fontidiverse quali ad esempio ibilanci sociali – ovedisponibili – ma soprattuttoda un’attività di ricercaqualitativa con interviste sulcampo e, successivamente,una survey rivolta allerappresentanze sindacali.Questo perché lacomprensione profonda deiprocessi di trasformazioneportati dalla digitalizzazionenei diversi settoridell’economia

Una lente d’ingrandimentosulle imprese 4.0 I primi risultati del

monitoraggio Cgil.Un’analisi

complessa –richiederà ancoratempo e risorse –

che si sta giàdimostrando unostrumento utile

anche per lacontrattazione

SEGUEA PAG. 8

L’OSSERVATORIO

aprile-maggio 2019

Page 8: Protagonisti nel cambiamento

può essere raggiunta solointeragendo direttamente eperiodicamente con alcuniattori che vivono taleevoluzione, a partire dalle rappresentanzesindacali e dai lavoratori.Tra le altre, sono stateselezionate anche attività inambito pubblico altamenteinnovative alle qualidedicheremo un’analisi adhoc. Un lavoro, dunque,complesso, che richiederàtempo e risorse. Stiamoperciò provando a dare unfeedback più immediato allecategorie e alle strutturedella Cgil che ci hannosegnalato le aziende da

tenere d’occhio attraversouna prima analisi “pilota”verticale delle imprese delsettore del credito, per lequali stiamo svolgendo sial’analisi economica sia laricerca sul campo. Questa scelta è stata dettatadalle consistentitrasformazioni tecnologichee occupazionali chequest’ulitmo settore stasperimentando: non solo staattraversando significativeevoluzioni dal punto di vistatecnologico, ma intravedemodifiche sostanziali delproprio business e delcontesto competitivo. Leinnovazioni finanziarie

comunemente individuatecon il nome Fintech sisviluppano lungo tutta lafiliera del credito e dellafinanza: dalle modalitàstesse di credito, quali ilcrowdfunding e peer-to-peerlending, ai servizi dipagamento (instant payment),dalle valute virtuali (bitcoin)ai servizi di consulenza(robo-advisor) alle tecnologiedi validazione decentratadelle transazioni (blockchaino Dlt – distributed ledgertechnology), di identificazionebiometrica, di supportoall’erogazione di servizi(cloud computing e big data).Al contempo, nuovi player

sono entrati nel mercatotradizionalmente occupatodagli istituti finanziari.Questi cambiamenti stanno generandoconsistenti trasformazionioccupazionali che includonoprocessi di ristrutturazionee al contempo importantimutamenti dei profiliprofessionali degli occupati. �

Mentre prepariamo questaprima analisi, che saràdisponibile entro la pausaestiva, sollecitiamo le strutturesindacali a segnalare altreaziende innovative: come sivede nell’infografica qui sopra,infatti, alcune regioni o settoridell’economia, oltre che lepiccole e medie imprese, sonopoco o per nulla rappresentati. Questo è un peccato,soprattutto perché, alla fine,l’obiettivo è quello di dare unsupporto conoscitivo allacontrattazione.

8 aprile-maggio 2019

DA PAG. 7 Freddi

Distribuzione delle aziende campionePER CATEGORIA CGIL DI RIFERIMENTO

Fisac 7,1%Fillea 8,9%

Filt 3,6%Slc 5,4%

Fiom30,4%

25,0%Filctem

Flai 8,9%

Filcams 10,7%

PER REGIONE

tra 1 e 3: Campania, Friuli V. Giulia, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Val d’Aosta, Venetotra 5 e 9: Emilia Romagna, Lazio, Piemonte22: Lombardia

OSSERVATORIO CGIL SULLE imprese innovative

Queste aziende fanno parte

di gruppi composti in media da560 imprese, hannoun’occupazione media di 86 mila persone e un fatturato medio di 25,5 milioni di euro

Aziende campioneper fasce occupazionali

MENO DI 2501

TRA 250 E 3003 TRA 500 E 1.000

10TRA 1.000 E 3.000

23

TRA 3.000 E 10.0009

OLTRE 10.0006

Per l’analisi sono stateindividuate al momento56 imprese Numero medio

di dipendenti7.211

Fatturato medio2,2 milionidi euro

Le caratteristiche del campione

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direttore responsabile Guido IoccaInserto a cura di Maurizio Minnuccieditore Edit. Coop. società cooperativa di giornalisti,Via delle Quattro Fontane, 109 - 00184 RomaReg. Trib. di Roma n. 13101 del 28/11/1969Proprietà della testata Ediesse Srlgrafica e impaginazione Massimiliano Acerra

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