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Provincia di Como Settore Cultura ANNO SCOLASTICO 2014/2015 rassegna cinematografica per le scuole della Provincia di Como

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Provincia di Como – Settore Cultura

ANNO SCOLASTICO 2014/2015

rassegna cinematografica

per le scuole della Provincia di Como

“Ciak, la scuola al cinema!” Una proposta di educazione al linguaggio cinematografico rivolta alle scuole della Provincia di Como. Una serie di film per ogni fascia di età, scelti per qualità visiva e narrativa; pensati per un dibattito stimolante, ricco di spunti e approfondimenti da svolgere con i ragazzi al termine della proiezione. Un cinema rivolto alle scuole, con particolare attenzione alle tematiche ambientali in occasione dell’Esposizione Universale Expo 2015. La rassegna è organizzata dal Settore Cultura della Provincia di Como in collaborazione con gli esperti cinematografici Francesca Gamba e Alberto Cano.

• la rassegna si svolgerà nel periodo gennaio/maggio 2015 nelle seguenti sale cinematografiche: -Cinema Astra di Como -Cinema Gloria di Como - Cinelario di Menaggio - Cineteatro Lux di Cantù - Cinema Ambra di Erba - Cineteatro San Francesco di Appiano Gentile - Cineteatro di San Fedele Intelvi • il costo del biglietto per i ragazzi anche per quest’anno scolastico resta di € 2,50; • si ricorda che per ogni proiezione è previsto l’intervento di un esperto in sala per la presentazione e l’approfondimento delle tematiche e l’analisi del linguaggio cinematografico dei film proposti; • allo scopo di poter predisporre un’adeguata programmazione, si prega di far pervenire la scheda allegata di adesione via mail o al numero di fax sotto indicati, preferibilmente entro il 28 novembre 2014;

PROVINCIA DI COMO Settore Cultura – Ufficio Cinema Via Borgovico, 148, Como Referente: Marialina Brunelli tel.031230321 e-mail: [email protected] .it fax 031230211

L’ape Maia – Il film

Khumba

•Belle e Sébastien

La tela animata

• Giraffada • Eva

• C’era una volta in estate • Home

• Class enemy • Hanna Arendt • La gabbia dorata

i film proposti:

dai 5/6 anni

dagli 8/9 anni

dai 4 anni

dai 9/10 anni

dai 12 anni

dai 13 anni

dai 16 anni

dai 10 anni

•ParaNorman •Vado a scuola

La piccola ed esuberante Maia nasce in un alveare regolato da rigide regole di gruppo, dove ciascuno è solo un numero, e nonostante i suoi sforzi per essere una brave ape, fatica a obbedire alla maestra Cassandra. Troppo curiosa e anticonformista per vivere in un ambiente chiuso, vola quotidianamente alla scoperta delle infinite sorprese del prato in compagnia dell’amico Willy e della cavalletta vagabonda Flip. Viaggiando fuori dall’alveare Maia scopre che Ronzelia, la consigliera della regina, sta organizzando un grosso furto di pappa reale, indispensabile a mantenere in vita la Regina, per usurparne il trono, accusare della sparizione i calabroni e dichiarare loro guerra. Maia chiama a raccolta tutti gli insetti, anche i temuti calabroni, che diverranno ottimi alleati e sventa il complotto ai danni della Regina diventando l’eroina dell’alveare.

Film coloratissimo e privo di scene troppo paurose, quindi adatto al pubblico dei più piccoli, propone lo storico personaggio dell’Ape Maia, (che ha più di 100 anni di vita!) con tutto il suo entusiasmo e la sua positività. Importante il messaggio formativo che pone l’accento sia sul desiderio e la curiosità infantile del conoscere e trasgredire, che la necessità di rispettare l’organizzazione sociale e le regole del gruppo, in questo caso l’alveare. Da un punto di vista didattico contiene molte informazioni e curiosità sulla vita degli insetti.

L’ape Maia – Il film

Titolo originale Maia the Bee Movie Regia Alexs Stadermann Origine Australia, Germania, 2014 Durata 79 min.

Khumba è un cucciolo di zebra, ma è particolare: infatti ha le strisce solo nella parte anteriore del corpo. I suoi simili sono convinti che lui, con la stranezza del suo colore, sia la causa della siccità che ha colpito il territorio e quindi restano confinati in una zona del deserto per preservare l’unica pozza d’acqua nel raggio di chilometri. Ma, una volta diventato più grande, Khumba decide di varcare il confine dell’area protetta per avventurasi alla ricerca di una fonte magica: sua mamma, infatti, prima di morire, gli ha raccontato una leggenda secondo la quale quella fonte donerebbe le strisce alle zebre che vi si immergono. Inizia così il viaggio di Khumba: lo accompagnano Bradley, uno struzzo artista e strampalato, e Mama V, uno gnu accudente e protettivo. Questo strano gruppo a cui si aggiungerà un branco di antilopi, si inoltra nella foresta sudafricana, affronta situazioni complicate e pericolose. La tenacia e il coraggio di Khumba e dei suoi amici saranno di esempio per gli altri animali e per gli spettatori che capiranno come la vera “fonte magica” sia dentro di noi: ed è proprio questa diversità che ci rende tutti unici e straordinari.

Varcare i confini, soprattutto quelli imposti da altri, significa crescere: è quello che fa Khumba, insegnandolo anche agli spettatori più piccoli, ai quali questo lavoro di animazione della Triggerfish, casa di produzione Sudafricana conosciuta per il film Zambesia, è dedicato. SI torna a viaggiare nella foresta, luogo simbolo delle avventure fiabesche, dove gli eroi sono costretti a mettersi ala prova, a superare ostacoli, pericoli e paure e dove, alla fine del percorso, ci si scopre più maturi, consapevoli e solidali.

Khumba

Titolo originale Khumba Regia Antonhy Silverston Origine Sudafrica, 2013 Durata 83 min.

St. Martin, piccolo paese francese dell’Alta Savoia, al confine con la Svizzera, giugno 1943. Sébastien, ragazzo orfano di madre, vive presso il nonno César e non va a scuola, ma si reca ogni giorno all’alpeggio, di cui conosce i sentieri e gli animali. Nella zona circola “una bestia” che sgozza le pecore del villaggi e che gli abitanti sono decisi a catturare e uccidere. Ma il ragazzo la incontra e, senza nessuna paura, fa amicizia con lei, femmina di un magnifico esemplare di Pastore dei Pirenei, di nome Belle. In realtà non è Belle a uccidere le pecore, ma un branco d lupi che lei stessa allontana. La relazione fra Sébastien e Belle cresce nel reciproco rispetto e affetto. Nel frattempo in paese i nazisti sequestrano i viveri, a cominciare dal pane e danno la caccia agli ebrei che cercano di varcare il confine con la Svizzera. Sarà proprio nel corso di una spedizione per portarli oltre il confine che Sébastien, aiutato dalla fedeltà di Belle, raggiungerà la maturità e l’autonomia.

Un film da vedere e rivedere che si apre a molteplici letture. Accanto alla bellezza di una natura selvaggia e mozzafiato, c'è la storia di una profonda amicizia e il gusto classico dell'avventura. La paura per il diverso - capro espiatorio ed elemento di pericolo che compromette la stabilità del villaggio - viene affrontata e smentita dal coraggio del bambino Sebastien, piccolo eroe della storia il quale a sua volta per crescere dovrà imparare ad accettare la realtà e maturare un distacco. Il plot è arricchito dalla dimensione storica: la persecuzione nazista degli ebrei raccontata all'interno dello schema classico della fiaba, con tocco delicato e senza toni melodrammatici.

Belle e Sébastien

Titolo originale Belle & Sébastien Regia Nicolas Vanier Origine Francia, 2013 Durata 98 min.

Un castello, un bosco, dei giardini: queste le cose lasciate incompiute da un pittore in un quadro dove vivono tre tipi di personaggi: i “compiuti” che sono stati completati dal pittore e quindi si ritengono superiori e perfetti; gli “incompiuti” a cui mancano dettagli di colore e sono esonerati dal palazzo perchè incompleti; e gli “schizzi” che sono solo bozze non colorate e vivono maltrattati ed esiliati nel bosco. Questi ultimi vanno alla ricerca del pittore perché spieghi il senso della loro esistenza dentro al quadro. Saranno le domande degli scarabocchi a far decollare l’azione, fino all’abbandono della tela, alla scoperta di nuovo mondi. “Da dove vengo?” Esiste il mio creatore?” ”Se esiste mi può aiutare?” si chiedono gli scarabocchi, invitando anche i disegni “compiuti” a dar voce alle loro inquietudini.

Quando un film diventa un’opera d’arte: con una storia realizzata magnificamente, uno stile visivo unico e un modo poetico per avvicinare i bambini al mondo della storia dell’arte e della pittura. L'amicizia, l'amore, le scelte, la discriminazione, la bellezza, l'arte sono concentrati in questa bellissima pellicola. Film vincitore nel 2011 del Premio César e di un Grand Prix a Cannes per il miglior cortometraggio d'animazione.

La tela animata

Titolo originale Le tableau Regia Jean François Laguionie Origine Francia, Belgio, 2011 Durata 77 min.

New England. Norman vede i fantasmi e può comunicare con loro; tutti lo ritengono un tipo “strano”. La famiglia pensa che il suo potere sia legato alla passione per i film dell’orrore e non ci dà peso. A scuola invece il bullo Alvin lo prende sempre di mira. L’unico che gli offre un’amicizia sincera è il vicino di casa Neil. Si avvicina il 300° anniversario dell’uccisione della strega di Blythe Hollow. Alvin è avvicinato da Prenderghast, che da sempre ha tenuto a bada lo spirito della megera, ma ora vuol passare a lui il testimone: Norman dovrà leggere un libro di fiabe sulla tomba della Strega per impedirne il ritorno. Il ragazzo non riesce a compiere il rituale e si trova in balia dei morti viventi evocati dalla Strega. Cerca di fermarli con l’aiuto di sua sorella, di Alvin e di Neil con suo fratello. L’avventura farà conoscere i retroscena sulla morte della Strega, condannata sebbene innocente e accecata dal rancore.

Il film è un ibrido fra commedia nera e racconto fantastico, un horror adolescenziale con una morale di fondo e un intento pedagogico racchiusi nel microcosmo dello stesso Norman: il ragazzo appare infatti connotato come il classico preadolescente inquieto rispetto a un mondo superficiale dove chi non si allinea ai gusti della maggioranza è estromesso. La vicenda diventa universale quando il dramma interiore di Norman, vittima del bullismo, si rispecchia in quello della Strega, anch’essa vittima del medesimo meccanismo di esclusione, portato agli eccessi da una mentalità puritana che l’aveva condannata al rogo. Norman è l’unico personaggio capace di entrare in sintonia con il dolore che attanaglia la Strega. Nel “salvare” la ragazza condannata dagli errori della Storia e dell’umanità si fa carico del destino della comunità e compie un’impresa straordinaria. ParaNorman ci insegna che la paura va affrontata non con l’obiettivo di conviverci, ma per superarla.

ParaNorman

Titolo originale ParaNorman Regia Sam Fell, Chris Butler Origine USA, 2012 Durata 93 min.

Già insignito del logo Unesco il film narra la toccante storia di quattro bambini, provenienti da angoli del pianeta differenti, ma uniti dalla stessa sete di conoscenza. Dalle savane pericolose del Kenya, ai sentieri tortuosi delle montagne dell’Atlante in Marocco, dal caldo soffocante del sud dell’India, ai vertiginosi altopiani della Patagonia, questi bambini sono uniti dalla stessa ricerca, dallo stesso sogno. Quasi istintivamente sanno che il loro benessere, anzi la loro sopravvivenza, dipenderà dalla conoscenza e dall’istruzione scolastica. Jackson, Zahira, Samuel e Carlito sono gli eroi di Vado a scuola, un film che intreccia la storia di quattro alunni costretti ad affrontare innumerevoli ostacoli, spesso pericolosi – distanze enormi da attraversare, serpenti, elefanti, ma anche banditi – per raggiungere la scuola. Se l’accesso all’istruzione è solo una formalità nel mondo occidentale, altrove può trasformarsi in vero e proprio viaggio che richiede sforzi e sacrifici.

I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata dalla loro povertà, per cambiare la loro esistenza attraverso un’adeguata istruzione. Gli spazi che debbono attraversare possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a scuola senza un mezzo motorizzato sia un’inutile fatica. Plisson marca i percorsi con cifre precise e anche quando si ha l'impressione che le scene siano appositamente 'costruite', è bene pensare che proprio la conoscenza approfondita delle vite di questi bambini e bambine ha permesso di riprendere, anche con qualche accorgimento visivo, quella che per loro è e resta una quotidiana, dura realtà. oriente e occidente. Che ha però davanti a sé una meta da raggiungere per l'immediato presente ma, anche e soprattutto, per il loro possibile futuro.

Vado a scuola Titolo originale Sur le chemin de l’école Regia Pascal Plisson Origine Francia, Cina, Sudafrica, Brasile, Colombia, 2013 Durata 75 min.

Ziad è un ragazzino di 10 ani figlio di Yacine, veterinario dello zoo di Qalqilya, un villaggio che sorge accanto al muro che separa i territori palestinesi dallo Stato di Israele. Orfano di madre, solitario e taciturno, Ziad nutre una grande passione per le due giraffe ospiti dello zoo che accudisce personalmente: Rita, femmina incinta, e Brownie, il suo compagno. Una notte, durante un attacco aereo israeliano, Brwonie si mette a correre disperatamente, batte la testa e muore. Per salvare Rita, che ha smesso di mangiare per il dispiacere, c’è bisogno di un’altra giraffa maschio: Ziad e suo padre, con l’aiuto di una giornalista francese, decidono di trafugarla in uno zoo safari in Israele. L’impresa si rivelerà rocambolesca.

Sotto l’apparenza di una favola contemporanea, popolata da presenze inconsuete e magiche, come quella delle giraffe, in primo piano ci sono il rapporto tra un padre e un figlio, e il contrasto tra due popoli, quello arabo e quello palestinese.

Giraffada

Titolo originale Giraffada Regia Rani Massalha Origine Palestina, Germania, Italia, Francia Durata 85 min.

Anno 2041. Il giovane ingegnere cibernetico Alex viene richiamato dalla sua vecchia facoltà di robotica per portare a termine il progetto di creare un bambino robot dotato di maggiore spontaneità rispetto agli androidi esistenti, già dotati di un notevole livello di emotività simulata ed empatia nel rapportarsi con gli umani. Appena arrivato in città Alex conosce Eva, figlia della sua ex-fidanzata. Eva è una bambina curiosa e ciarliera, anticonformista e diversa dai suoi coetanei, ed Álex, nonostante la contrarietà della madre, vorrebbe usarla come modello per la psiche del modello robotico che sta progettando, affinché sia in grado di "sentire“ e di emozionarsi. Tra i due nascerà una grande amicizia ma tra esperimenti falliti e scivoloni sulla pista di pattinaggio, Alex comprenderà presto che niente è come sembra…

Riprendendo il mito di Pinocchio il film mette in relazione l'uomo e le macchine attraverso una storia di sentimenti potenti, al cui centro c'è uno scienziato che desidera simulare la vita. Ma anche questa volta, come fu per il celebre Frankenstein, l'irriducibile ricercatore patirà la colpa di essersi sostituito a Dio nella creazione della vita. Il film apre ad una riflessione sui limiti della tecnologia rispetto all’unicità e alla complessità dell’essere umano, sulla possibilità di “programmare” i sentimenti e sul prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere. Riproponiamo anche quest’anno questo sorprendente film spagnolo curato nei dettagli e negli effetti speciali come un blockbuster americano ma con un'anima profonda e toccante decisamente mediterranea, con una messa in scena favoleggiante e intelligentemente fiabesca.

Eva Titolo originale Eva Regia Kike Maillo Origine Spagna, 2011 Durata 94 min.

Duncan ha quattordici anni e si trova per la prima volta a trascorrere le vacanze estive con la mamma separata, in compagnia del nuovo patrigno e della sua figlia poco più grande di Duncan. In viaggio verso la piccola località di mare, Duncan capisce che non avrà vita facile; il patrigno ha dei metodi educativi piuttosto rudi e valuta il valore delle persone attraverso la scala numerica. In quell'universo popolato da adulti un po’ immaturi, fragili e poco attenti alle dinamiche dei loro figli, Duncan fatica a trovare un posto nel mondo. Lo troverà nel parco acquatico Water Wizz, emblema del divertimento balnerare kitsch, ma anche luogo di crescita nel quale lo strambo direttore e tutto lo staff lo faranno sentire a suo agio aiutandolo a crescere.

Storia di formazione e crescita di un adolescente timido e un po’ outsider il quale nel corso della storia rivelerà più maturità e sensibilità dell'universo degli adulti incapaci di crescere e relazionarsi con profondità. Con un linguaggio scanzonato da teen movie, anche nella scelta dei luoghi come il parco acquatico - il film è un ritratto profondo alla Truffaut nel quale un ragazzino fuori dalle normative censorie e anaffettive genitoriali, troverà la sua “tribù” e la libertà di esprimersi emotivamente condividendo disagi e personali trionfi. Senza didascalismo e retorica, un film accattivante ma profondo che parla ai giovani con il loro linguaggio, e affronta con toni scanzonati, la difficoltà di crescere in quell'età in cui non più bambini, ci si appresta a diventare grandi.

C’era una volta in estate Titolo originale The way, way back Regia Nat Faxon, Jim Rash Origine USA, 2013 Durata 103 min.

Nato nel 1946, Yann Arthus-Bertrand ha sempre avuto una passione per il mondo animale e l’ambiente naturale. A vent'anni si stabilisce nella Francia centrale e diventa direttore di una riserva naturale. Poi si reca in Kenya con sua moglie, con la quale svolge uno studio sul una famiglia di leoni nella riserva di Masai Mara. A poco a poco, Yann diventa un reporter interessato ai problemi ambientali e collabora con Géo, National Geographic, Life, Paris Match, Figaro Magazine. Nel 1991, fonda la prima agenzia di fotografie aeree al mondo, Altitude. In occasione della Prima Conferenza di Rio, nel 1992, decide di iniziare a lavorare su un progetto della portata planetaria sullo stato della Terra: La Terra vista dal Cielo. Il libro riscuote grande successo, con oltre 3 milioni di copie vendute. Qualche anno dopo inizia la produzione di "Home" dove Yann Arthus-Bertrand condensa tutte le sue precedenti esperienze per cantare un inno alla bellezza del pianeta Terra e alla sua delicata armonia.

Attraverso i paesaggi di 54 paesi filmati dal cielo, Yann Arthus-Bertrand ci porta in un viaggio unico in tutto il pianeta, per contemplare e per capire. Ma è più di un documentario con un messaggio, è un magnifico ed appassionante film. Ogni scatto mozzafiato mostra la Terra come non l'abbiamo mai vista prima. Ogni immagine mostra i tesori della terra ed anche la distruzione operata dall'uomo, con tutte le meraviglie che possiamo ancora conservare. “Dal cielo, c’è meno bisogno di spiegazioni”. La nostra visione diventa più immediata, intuitiva ed emotiva. "Home" ha un impatto su chi lo vede. Si risveglia in noi la consapevolezza che è necessario cambiare il nostro modo di vedere il mondo. "Home" abbraccia i grandi temi ecologici e ci dimostra come tutto il nostro pianeta è interdipendente.

Home

Titolo originale Home Regia Yann Arthus-Bertrand Origine Francia, 2009 Durata 120 min.

L'insegnante di ruolo deve assentarsi perché prossima al parto e al suo posto arriva nel liceo sloveno il professore di tedesco Zupan. I metodi dell'uomo sono rigidi, freddi e punitivi, agli occhi di una classe abituata ad un clima di amichevole negoziazione tra allievi e professori. Quando una studentessa, Sabina, si suicida apparentemente senza motivo, i compagni sconvolti incolpano il professore e le sue richieste troppo esigenti. Ma, nel corso del lutto, il fronte unito della ribellione contro Zupan comincia ad incrinarsi e il vortice delle accuse si complica e si esaspera... ll giovanissimo regista sloveno Rok Bicek debutta alla regia con un'opera folgorante, frutto di una reale esperienza di vita ma capace nella sua trasposizione filmica di scavare a fondo e mettere a nudo tutta la complessità ma anche fragilità dei sistemi educativi da un lato e lo stato di precario equilibrio e ostilità alla vita dell'adolescenza dall'altro. "È più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere". E forse questa importante riflessione è proprio un po' il cuore del film di Bicek, la panoramica toccante e anche in qualche modo sconvolgente di quello che il rapporto insegnante-allievo può o non può scatenare. Il microcosmo dei ragazzi delle medie superiori si rivela una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale, propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio. La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per ribellarsi contro le norme vigenti

Class enemy

Titolo originale Razredni sovraznik Regia Rok Bicek Origine Slovenia, 2013 Durata 112 min.

Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende spunto per scrivere "La banalità del male", un libro che andrà incontro a molte controversie. Dai suoi resoconti emerge la teoria per cui proprio l'assenza di radici e di memoria e la mancata riflessione sulla responsabilità delle proprie azioni criminali farebbero sì che esseri spesso banali si trasformino in autentici agenti del male. L'ebreo Kurt Blumefeld, uno dei suoi più cari amici, non riesce a perdonarla per quegli scritti, mentre lo scandalo si diffonde in Israele e negli Stati Uniti... “Hanna Arendt” è la storia di una donna che ebbe contro il mondo perché il mondo pensava che lei, famosa e brillante ebrea in carriera, sarebbe andata a Gerusalemme per scrivere ciò che il mondo si aspettava che lei scrivesse: spettacolo dell’orrore, indignazione per il mostro, compassione per gli ebrei. Hannah fece molto di più. Guardò in faccia gli autori del male e mostrò che non è difficile essere come loro.

Margarethe Von Trotta realizza un coinvolgente film biografico che, delineando il personaggio in termini personali e di teoria filosofica, intende propriamente, come dichiarato dalla regista, "trasformare il pensiero in un film". Un tentativo riuscito, grazie ad un lavoro ben documentato e scenograficamente preciso, e l'intensa interpretazione che dona alla figura della Arendt la recitazione di Barbara Sukova. Ne emerge l'isolamento della protagonista e la sua peculiare vitalità, ma soprattutto la sua rivendicazione ostinata di un pensiero sempre libero e sempre vivo.

Hanna Arendt Titolo originale Hanna Arendt Regia Margarethe von Trotta Origine Germania, Lussemburgo, Francia, 2013 Durata 113 min.

Juan, Sara e Samuel, tre adolescenti dei quartieri poveri del Guatemala cercano di raggiungere gli Stati Uniti d’America, alla ricerca di una vita migliore. Lungo il loro cammino attraverso il Messico, incontrano Chauk, un indio del Chiapas che non parla lo spagnolo e gira senza documenti. Il viaggio è lungo, a bordo dei treni merci o seguendo a piedi i binari delle ferrovie, e porterà i ragazzi verso un'imprevedibile realtà...

La gabbia dorata è un road movie di fuga dalla disperazione alla scoperta dell'illusione. Il tema dell'immigrazione clandestina trova un valido puntello narrativo nella storia raccontata da Diego Quemada-Diez, alla sua opera prima. Il regista di origini spagnole, da più di vent'anni ormai trapiantato in America e con alle spalle un pedigree fatto di collaborazioni con registi importanti, è bravo ed efficace nel raccontare questa frantumazione di una speranza: lasciando molto spesso parlare le immagini e non cadendo nel film socialmente impegnato, preferendo raccontare in modo sempre più lucido ed ampio.“Per preparare e poi girare questo film ho lavorato dieci anni. I primi quattro intervistando gli immigrati che la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti la attraversano o l’hanno attraversata, taccuino e registratore in mano, cercando piccole storie private da trasformare in cinema e memoria collettiva. Il film immagina un viaggio costruito a partire da storie vere, prese in prestito alle vite che ho raccolto in più di cinquecento interviste. Di quelle interviste non ho ripreso niente in video. Registravo in audio e prendevo appunti su un taccuino. Ho scritto moltissimo ed ho un sacco di trascrizioni delle interviste fatte. Finita ogni intervista la trascrivevo segnando i dettagli che avrei potuto usare nel film, e che se avessi avuto con me una videocamera probabilmente non mi avrebbero mai raccontato”

La gabbia dorata

Titolo originale La jaula de oro Regia Diego Quemada-Diez Origine Messico, 2013 Durata 102 min.

Progetto grafico a cura di Claudia Molteni