provitaly news anno 5 num 4
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Periodico in lingua italiana pubblicato dalla Provincia d'Italia della Congregazione Religiosa delle Ancelle del Sacro Cuore di Ges√π.TRANSCRIPT
PROVITALY NEWS
IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA Anno 5—Numero 4 Marzo- Aprile 2009
“ Fa’, Gesù mio, che avendo conosciuto quello che vale la vita crocifissa con te,
non mi si cancelli mai, soprattutto nelle occasioni di prova:
non mi abbandonare in quell’ora. Tutta io mi rimetto nelle tue mani,
amatissimo e tenerissimo Padre mio. “ ( Appunti. E. S. 7° giorno) Santa Raffaella Maria
Anno 5 Numero 4 PROVITALY NEWS
Periodico bimestrale delle “Ancelle” d‘Italia 2
EDITORIALE
UN’ ESPERIENZA DI DOLORE E DI LUCE
DI _____________SR. GRAZIA CIOFFI
Il terremoto che, all’inizio della Settimana Santa, ha sconvolto la terra d’Abruzzo, provocando devastazione e morte, ha suscitato un senso di profondo dolore, sia in Italia che all’estero.
Le immagini che ci giungevano dalle località colpite, ci hanno costretti ad un silenzio attonito e a confrontarci con domande esistenziali: perché tanto dolore? Perché, nonostante i sorprendenti traguardi raggiunti dalla scienza e dalla tecnica, non siamo ancora in grado di porre un freno alle forze devastanti della natura? Ognuno, nel segreto del cuore, ha cercato una risposta a questi interrogativi che ci superano, come ci supera il Mistero in cui siamo avvolti e di cui, coscienti o no, facciamo parte.
Nella gravità del momento, non c’è dubbio, il silenzio risulta essere la parola più eloquente e saggia che si possa proferire. Anche i responsabili della politica lo hanno compreso e, per la prima volta, hanno trovato il coraggio di sospendere la sterile e arrogante litigiosità che da tanti anni caratterizza i loro dibattiti, per offrire alla popolazione colpita, un aiuto efficace, in una ritrovata unità di intenti.
Di fronte a tanto dolore, si resta, all’inizio, come sommersi dal buio della notte: ma è proprio questa l’ultima parola di un tale evento?
No, grazie a Dio, no, perché il terremoto è riuscito a scuotere le nostre coscienze; così, tra le tenebre della morte e della distruzione, si è fatto avanti uno spiraglio di luce e il bagliore della fede e della solidarietà umana hanno avuto il sopravvento. La catena di aiuti che si è organizzata da terre vicine e lontane, il flusso di volontari che si è messo in moto, le testimonianze di fede di quanti, tra i colpiti, hanno detto di aver sentito, anche nei momenti più duri, tanta forza, pace e la presenza di Dio, ne sono una prova evidente.
Possiamo dire, allora, di avere assistito, ancora una volta, al miracolo della Vita e di aver sperimentato il Mistero Pasquale, perché Lui, Cristo Risorto, ha vinto la morte.
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SOMMARIO
Pg.
Grazia Cioffi - Editorale 2
Sommario 3
DAI NOSTRI CORRISPONDENTI
Virginia Alesi - 1° marzo 4
Tiziana Petripaoli -1° marzo 4
Assunta Lorecchio - A suor Virginia 4
Albertina Poli - Festa della donna a Cariati 5
Antonella Masci - Festa della vita consacrata 7
Annamaria Gambino - La nostra Quaresima 9
Marietta Romeo - Oasi Santa Maria 9
Che cos'è per te adorare ? 10
LA VOCE DELLA CHIESA
Messaggio di Benedetto XVI per la G.M.Vocazioni 11
Don Luigi Epicoco - Il Papa in Abruzzo 13
Maria Purpura - Santa Raffaella e l'Eucaristia 14
Abbeveriamoci al nostro Pozzo 15
RITORNARE ALLE NOSTRE RADICI
Grabriella Giacopelli - Traduce da 'Ora et labora' 16
Giuditta Federici - Recensioni 17
Filomena Ricca - L'angolo del buon umore 18
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Periodico bimestrale delle “Ancelle” d‘Italia 4
DAI NOSTRI CORRISPONDENTI
Virginia Alesi acj ______________________________CARIATI Nella ricorrenza della nascita di Santa Raffaella Maria, il 1° marzo, è stato festeggiato anche il mio 90° compleanno, dono dell’Amore del Signore.
Suor Tiziana, sempre ispirata dal grande dono dello Spirito Santo, ispirata dal suo Amore, a mia insaputa aveva preparato una grande, meravigliosa festa come non ne avevo mai avute.
È stata una grande sorpresa e mi sono profondamente commossa per tanta delicatezza e affetto fraterno; sono grata e riconoscente per tanta sensibilità. Oltre all’affetto delle mie consorelle, mi ha colpito l’affetto di tante persone intervenute ciascuna con un dono. Il buon Dio ricompensi tutti largamente.
La festa si è svolta in un clima amichevole di grande comunione. Hanno partecipato anche don Angelo, il parroco, e don Giuseppe, il diacono, che mi hanno donato un crocifisso benedetto dal Papa.
Abbiamo cenato insieme con quello che ciascuno aveva portato, abbiamo cantato, suonato e giocato nella più lieta armonia che il buon Dio in ogni cuore largamente dona.
Tiziana Petripaoli acj______________________________CARIATI Come si può vedere dalle foto, sulla torta erano ritratte le due festeggiate, Virginia e S. Raffaella, particolare molto gradito. Per la consegna del regalo (una sveglia che ora non potrà più non sentire) abbiamo organizzato una puntata del suo programma preferito, “Affari tuoi”, a cui ha partecipato con molta grinta e simpatia, sostenendo un’impari lotta con il “reverendo dottore”
– come lei stessa lo ha chiamato – don Angelo. È stata una gioia per il paese poter festeggiare insieme una delle suore che amano tanto; il parroco aveva annunciato l’evento addirittura durante le messe festive. Tutti hanno manifestato tanto affetto: una signora che non poteva partecipare alla cena, è venuta prima a portarle due torte, preparate apposta per la “nonnina”, un’altra le ha dedicato dei versi, che riportiamo sotto, facendo concorrenza alla nostra poetessa. Anche lei però ha regalato a tutti alcuni suoi pensieri che le avevamo trascritto e fatto trovare in uno dei pacchi.
A SUOR VIRGINIA Tu sei una delle stelle che brilla tra le ancelle.
Con gli occhi dolci da birichina a volte sembri una bambina.
Con le tue poesie e i tuoi versetti ci rallegri il cuore e ci diletti. In questo giorno particolare
dimostrarti il nostro affetto ci viene naturale. A gran voce e con tutto il cuore
ti auguriamo 200 anni e tanti altri ancora. Assunta Lorecchio
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Albertina Poli acj 8 marzo 1908: in America un gruppo di operaie vengono bruciate all’interno della fabbrica in cui lavorano, per avere reclamato i propri diritti lavorativi. Questo l’evento da cui prende avvio la celebrazione di una giornata internazionale della donna. Sono proprio queste origini che hanno fatto nascere in noi il desiderio di fare una proposta diversa alle donne del nostro paese. Un tempo da vivere insieme per fare memoria, richiamando il passato, conservare vivo il presente e ri-fare unità tra memoria e speranza.
La proposta, nata per dare valore a ciò che può esserci di positivo nell’incontro e nella condivisione, è stata accolta oltre le nostre aspettative: hanno aderito un centinaio di persone, le più diverse, anche ragazze giovani e una decina di uomini. La gioia di accogliersi e relazionarsi era palese in tutti – quasi un miracolo – ed è continuata in tutti i momenti della serata. Il programma era articolato in modo che ci fosse un primo momento di accoglienza con un aperitivo e la proiezione di immagini significative. Di seguito, una tavola rotonda con l’intervento di donne emigrate e immigrate, che hanno testimoniato la loro esperienza evidenziando, nel raccontare e nel raccontarsi, la richiesta di rispetto per la loro dignità.
Un secondo momento si è svolto in sala da pranzo dove, dopo aver consumato una cena fraterna e condivisa, si è fatta una riflessione sulla donna.
Come finale, torta e giochi, tanti, che si sono protratti fino a tarda ora, con la partecipazione di tutti in un clima di gioiosa condivisione.
Molto importante è stata la genesi e la preparazione dell’incontro, nata all’interno delle attività della Caritas parrocchiale, con la supervisione e l’incoraggiamento di don Angelo. Qui, come dappertutto, è molto viva la tradizione di passare la serata solo tra donne in qualche locale, come un forma di rivincita verso quel mondo maschile da cui si sentono penalizzate e
che, per una sera, vogliono escludere. Per questo si è voluta recuperare l’origine della festa, per
trarne spunto per rileggere l’essere donna. Si voleva anche coinvolgere soprattutto le persone che non escono mai, che non hanno molto rapporto con il contesto, e si è quindi avviata una pubblicizzazione dell’evento casa per casa, a cui ci siamo votate completamente con Assunta, una signora del gruppo Caritas. Così, di porta in porta, di bocca in bocca, l’invito è arrivato proprio a tutti. E tutti sono andati via molto, molto contenti dell’esperienza di condivisione e di arricchimento personale, compresi gli uomini. Prima di lasciarsi, è stato donato a tutti il testo che riportiamo, scritto da una donna pienamente realizzata e libera perché donata.
DONNA
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe
i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni…
però ciò che è importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione. Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite…
Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Fai in modo che anziché compassione ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!!! Teresa di Calcutta
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IMMAGINI DELLA FESTA
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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI ANTONELLA MASCI______ Aspirante Adoratrice TORRICELLA
Oggi, Annunciazione del Signore, nel nostro paese, abbiamo potuto contemplare tante Sue meraviglie. Il nostro Parroco, infatti, ha voluto celebrare questo giorno invitando le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, del luogo e di Roma, per ringraziare insieme il Signore per il dono della vita consacrata.
Tante religiose dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, venute da ogni parte del mondo venute a Roma, per prepararsi alla “Professione Perpetua” entrando nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, l’hanno trovata gremita di gente in attesa. Rose bianche ornavano l’altare: sembrava che ognuna di quelle rose, raffigurasse ciascuna di loro, con su stampato il nome con cui il Signore le ha chiamate per esprimere la purezza, l’anima candida fatta per il cielo, restando però sulla terra a far coronamento al Signore risorto e vivo in mezzo a noi: un giardino per Gesù! Ecco le meraviglie del Signore che oggi abbiamo contemplato, ognuna di quelle suore è una meraviglia del Signore!
La celebrazione è stata preparata, curata con particolare attenzione e semplicità dal Parroco e dai fedeli.
Tutte le Ancelle presenti hanno confermato con gioia il loro impegno. Riporto il dialogo tra il Sacerdote, un lettore, le Religiose e l’assemblea:
SACERDOTE: Fratelli e sorelle, in questa solennità dell’Annunciazione, invito tutti voi a ringraziare con me il Signore per il dono della vita consacrata, che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa. Voi, qui presenti, consacrate al servizio di Dio, nella Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di
Gesù, rinnovate l’impegno di seguire Cristo obbediente, povero e casto, affinché, per la vostra testimonianza evangelica, Cristo Sposo e Signore splenda nella Chiesa e illumini il mondo.
(Dopo una breve pausa il celebrante prosegue)
Sii benedetto, Signore, Padre santo, perché nella tua infinita bontà, con la voce dello Spirito, in ogni tempo hai chiamato uomini e donne, che, già consacrati a te nel Battesimo, fossero nella Chiesa segno della sequela radicale di Cristo, testimonianza viva del Vangelo, annunzio dei valori del Regno, profezia della città ultima e nuova.
ASSEMBLEA: Gloria e lode a te, Signore.
LETTORE: Ti glorifichiamo, Padre, e ti benediciamo, perché in Gesù Cristo, tuo Figlio, ci hai dato l’immagine perfetta del servo obbediente: egli fece della tua volontà il suo alimento, del servizio la norma di vita, dell’amore la legge suprema del Regno.
SUORE: Grazie, Padre, per il dono di Cristo, figlio della tua Ancella, servo obbediente fino alla morte. Con gioia confermiamo oggi il nostro impegno di obbedienza al Vangelo, alla voce della Chiesa, alla nostra regola di vita.
ASSEMBLEA: Gloria e lode a te, Signore.
LETTORE: Ti glorifichiamo, Padre, e ti benediciamo, perché in Gesù Cristo, nostro fratello, ci hai dato l’esempio più alto del dono di sé: egli, che era ricco, per noi si fece povero, proclamò beati i poveri in spirito e aprì ai piccoli i tesori del Regno.
SUORE: Grazie, Padre, per il dono di Cristo, figlio dell’uomo, mite, umile, povero, che non ha dove posare il capo. Liete confermiamo oggi il nostro impegno di vivere con sobrietà ed austerità, di vincere l’ansia del possesso con la gioia del dono, di servirci dei beni del mondo per la causa del Vangelo e la promozione dell’uomo.
ASSEMBLEA: Gloria e lode a te, Signore.
LETTORE: Ti glorifichiamo, Padre, e ti benediciamo, perché in Gesù Cristo, figlio della Vergine Madre, ci hai dato il modello supremo dell’amore consacrato: egli, Agnello senza macchia, visse amando Te e i fratelli, morì perdonando e aprendo le porte del Regno.
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SUORE: Grazie, Padre, per il dono di Cristo, sposo vergine della vergine Chiesa. Con gioia confer-miamo oggi il nostro impegno di custodire casto il corpo e puro il cuore, di vivere con amore indiviso per la tua gloria e la salvezza dell’uomo.
ASSEMBLEA: Gloria e lode a te, Signore.
CELEBRANTE: Guarda benigno, Signore, queste tue figlie: salde nella fede e liete nella speranza, siano, per tua grazia, riflesso della tua luce, stru-mento dello Spirito di pace, prolungamento tra gli uomini della presenza di Cristo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
La celebrazione è terminata con una lode a Maria, , alzando verso il cielo delle fiaccole accese: luce del Signore per illuminare le genti.
A conclusione della celebrazione un parrocchiano ha voluto leggere una poesia scritta da lui in onore delle suore di Torricella (È pubblicata qui di seguito)
Nella piazzetta davanti alla chiesa, a festeggiare le Ancelle, c’era ancora tanta gente: il Parroco aveva offerto un rinfresco, ma alcune famiglie hanno voluto onorare le suore con una pietanza da condividere e consumare insieme.
Dai volti delle Ancelle traspariva l’emozione per i tanti piccoli gesti d’affetto, di privilegio, di onore e tenerezza del Signore. Una di loro, ringraziandoci, ci ha voluto far capire che quella tenerezza del Signore per loro è anche per noi, perché attraverso le cure del nostro Parroco, il Signore ci invita e ci delizia al suo banchetto.
Il Signore ci faccia dono del suo Spirito, affinché possiamo vedere queste persone, queste anime, queste vite, con occhi diversi, sino a renderci conto di quanto queste “piccole vite”, siano importanti per tutti noi: tanti piccoli “sì” nel grande “Sì” di Maria, colei che con il suo “Sì” è divenuta corredentrice dell’umanità.
Il Signore ci faccia dono del suo Spirito, affinché anche ognuno di noi possa sentire la Sua chiamata e corrispondervi secondo il Suo disegno.
Confido nel Signore, affinché questo giorno, con le sue meraviglie, non cada nella dimenticanza, ma sia uno stimolo, l’input per metterci in ascolto.
Nel Signore vorrei invitare tutti voi cari lettori a partecipare alla celebrazione del Corpus Domini e alla consacrazione del primo piccolo gruppo di adoratori/trici il prossimo 14 giugno a Torricella. Domando a voi tutti la preghiera affinché ci accompagni in questo cammino di formazione.
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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI
Sr. Annamaria Gambino____________Cassano
Un tempo di grazia segnato da eventi diversi e, primo far tutti il ricovero di Mons. Colucci per problemi cardiaci. Grazie a Dio, sta meglio speriamo che presto possa concludere la sua riabilitazione al “Maugeri” e posa ritornare a casa, con il suo grande ‘cuore buono ’ (in tutti i sensi) come dice il suo cardiologo.
È stato però anche un tempo di molte attività: sr. Grazia, sr. Teresa ed io abbiamo partecipato ai centri di ascolto in varie case del paese, organizzati dalla Parrocchia: un’esperienza positiva ed arricchente per tutti.Per la prima volta , poi, nella storia della nostra Parrocchia si sono organizzati gli esercizi che ho guidato persona-lmente: una quarantina di persone i partecipanti, soprattutto genitori e catechisti. Ne sono rimasti tanto contenti da chiedere di ripetere l’esperienza. Vedremo…
Ho guidato anche il ritiro a Mola ad un gruppo d giovani di una Parrocchia di Bari. A questo si aggiungono vari colloqui personali che alcuni richiedono e… veramente non si sa più dove prendere il tempo per ogni cosa, ma è stupendo spendersi per amore di Dio e dei fratelli.
Sr Grazia continua la sua catechesi in Parrocchia e sr. Teresa la sua pastorale sanitaria al Maugeri. Sr. Maria, invece, ci sostiene con il sacrificio di vederci uscire spesso e di sostituirci in portineria.
A tutto ciò si aggiunge il lavoro del centro: Ritiri vari, E.S. spirituali per i Seminaristi, per i giovani di A.C. e per un numeroso gruppo misto a cui li ha predicato Mons. Brigantini. Ho potuto parteci-pare soltanto ad una meditazione, ma mi è rimasta nel cuore una frase: “ che cos’è la fede? Sono le braccia del cuore che si spalancano per accogliere il fascino,l’eleganza, lo charme di Dio”. Non è bello?
Mentre scrivo non posso fare a meno di pensare a don Tonino Ladisa, scomparso ieri a causa di un incidente su strada… Anche noi Ancelle abbiamo ricevuto tanto da lui durante un indimenticabile Convegno di Provincia. Ricordate “L’Eucaristia, celebrata , adorata e vissuta “?…
Una perdita immensa per la Chiesa di Bari! Una delle sue frasi, più volte ripetute ai giovani era “ Spalanca anche la tua vita come una barca a vela…lasciati condurre dallo Spirito per le vie del mondo, per essere testimone del suo Amore…” Grazie, don Tonino!
Un grazie grande a tutte le comunità che ci sono state vicine durante la malattia di Mons. Colucci alla M. Generale che mi ha telefonato personalmente. È bellissimo sentirci tutte una sola cosa nei momenti difficili! Grazie!
Don Tonino Ladisa, 58 anni,da quattro anni Rettore del Seminario Regionale di Molfetta, è morto in un incidente stradale nella notte tra il 30 e il 31 marzo.
UNA POESIA PER L’OASI L’anno scorso il giorno dell’Assunta un fortissimo incendio con fiamme alte fino a dieci metri bruciava una larghissima parte del nostro bel giardino dell’Oasi Santa Maria. Una suora salesiana venendo all’Oasi per gli esercizi e notando la strage operata dal fuoco si è ispirata a scrivere questa commovente poesia
OASI SANTA MARIA
Col passo veloce, elevo il pensiero il prato che calpesto è un cimitero rami supini, elevati ammucchiati, tronchi inerti circondano i prati. Un quadro nero senza colori, come sombrero coprono i fiori
che fan capolino per nutrirsi di sole. Mano piromane non ha pensato due volte di far di quest'oasi, giardino di morte. Neppure la croce ha risparmiato,
quel Cristo è ridotto in un tronco bruciato. Guardandolo bene, il volto è salvato.
guarda lontano, tende la mano e urla all'uomo: ti perdono e ti amo.
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Sr. Marietta Romeo -‐ Salesiana di Napoli
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LA VOCE DELLA CHIESA
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle In occasione della prossima Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata, che sarà celebrata il 3 maggio 2009, Quarta Domenica di Pasqua, mi è gradito invitare l’intero Popolo di Dio a riflettere sul tema: La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana. Risuona perenne nella Chiesa l’esortazione di Gesù ai suoi discepoli: "Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38). Pregate! Il pressante appello del Signore sottolinea come la preghiera per le vocazioni debba essere ininterrotta e fiduciosa. Solamente se animata dalla preghiera infatti, la comunità cristiana può effettivamente "avere maggiore fede e speranza nella iniziativa divina" (Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 26). La vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata costituisce uno speciale dono divino, che si inserisce nel vasto progetto d’amore e di salvezza che Iddio ha su ogni uomo e per 1’intera umanità. L’apostolo Paolo, che ricordiamo in modo speciale durante quest’Anno Paolino nel bimillenario della sua nascita, scrivendo agli Efesini afferma: "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo, in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità" (Ef 1,3-4). Nell’universale chiamata alla santità risalta la peculiare iniziativa di Dio, con cui sceglie alcuni perché seguano più da vicino il suo Figlio Gesù Cristo, e di lui siano ministri e testimoni privilegiati. Il divino Maestro chiamò personalmente gli Apostoli "perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni" (Mc 3,14-15); essi, a loro volta, si sono associati altri discepoli, fedeli collaboratori nel ministero missionario. E così, rispondendo alla chiamata del Signore e docili all’azione dello Spirito Santo, schiere innumerevoli di
presbiteri e di persone consacrate, nel corso dei secoli, si sono poste nella Chiesa a totale servizio del Vangelo. Rendiamo grazie al Signore che anche oggi continua a convocare operai per la sua vigna. Se è pur vero che in talune regioni della terra si registra una preoccupante carenza di presbiteri, e che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della Chiesa, ci sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo verso il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente sceglie e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore misericordioso. Nostro primo dovere è pertanto di mantenere viva, con preghiera incessante, questa invocazione dell’iniziativa divina nelle famiglie e nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni impegnati nell’apostolato, nelle comunità religiose e in tutte le articolazioni della vita diocesana. Dobbiamo pregare perché 1’intero popolo cristiano cresca nella fiducia in Dio, persuaso che il "padrone della messe" non cessa di chiedere ad alcuni di impegnare liberamente la loro esistenza per collaborare con lui più strettamente nell’opera della salvezza. E da parte di quanti sono chiamati si esige attento ascolto e prudente discernimento, generosa e pronta adesione al progetto divino, serio appro-fondimento di ciò che è proprio della vocazione sacerdotale e religiosa per corrispondervi in modo responsabile e convinto. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda opportunamente che la libera iniziativa di Dio richiede la libera risposta dell’uomo. Una risposta positiva che presuppone sempre 1’accettazione e la condivisione del progetto che Dio ha su ciascuno; una risposta che accolga 1’iniziativa d’amore del Signore e diventi per chi è chiamato un’esigenza morale vincolante, un riconoscente omaggio a Dio e una totale cooperazione al piano che Egli persegue nella storia (cfr n. 2062). Contemplando il mistero eucaristico, che
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esprime in modo sommo il libero dono fatto dal Padre nella Persona del Figlio Unigenito per la salvezza degli uomini, e la piena e docile disponibilità di Cristo nel bere fino in fondo il "calice" della volontà di Dio (cfr Mt 26,39), comprendiamo meglio come "la fiducia nell’iniziativa di Dio" modelli e dia valore alla "risposta umana". Nell’Eucaristia, il dono perfetto che realizza il progetto d’amore per la redenzione del mondo, Gesù si immola liberamente per la salvezza dell’umanità. "La Chiesa - ha scritto il mio amato predecessore Giovanni Paolo II - ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza" (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 11). A perpetuare questo mistero salvifico nei secoli, sino al ritorno glorioso del Signore, sono destinati i presbiteri, che proprio in Cristo eucaristico possono contemplare il modello esimio di un "dialogo vocazionale" tra la libera iniziativa del Padre e la fiduciosa risposta del Cristo. Nella celebrazione eucaristica è Cristo stesso che agisce in coloro che Egli sceglie come suoi ministri; li sostiene perché la loro risposta si sviluppi in una dimensione di fiducia e di gratitudine che dirada ogni paura, anche quando si fa più forte 1’esperienza della propria debolezza (cfr Rm 8,26-30), o si fa più aspro il contesto di incomprensione o addirittura di persecuzione (cfr Rm 8,35-39). La consapevolezza di essere salvati dall’amore di Cristo, che ogni Santa Messa alimenta nei credenti e specialmente nei sacerdoti, non può non suscitare in essi un fiducioso abbandono in Cristo che ha dato la vita per noi. Credere nel Signore ed accettare il suo dono, porta dunque ad affidarsi a Lui con animo grato aderendo al suo progetto salvifico. Se questo avviene, il "chiamato" abbandona volentieri tutto e si pone alla scuola del divino Maestro; ha inizio allora un fecondo dialogo tra Dio e l’uomo, un misterioso incontro tra l’amore del Signore che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore gli risponde, sentendo risuonare nel suo animo le parole di Gesù: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Questo
intreccio d’amore tra l’iniziativa divina e la risposta umana è presente pure, in maniera mirabile, nella vocazione alla vita consacrata. Ricorda il Concilio Vaticano II: "I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell’obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore, e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri, dai dottori e dai pastori della Chiesa, sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva" (Cost. Lumen gentium, 43). Ancora una volta, è Gesù il modello esemplare di totale e fiduciosa adesione alla volontà del Padre, a cui ogni persona consacrata deve guardare. Attratti da lui, fin dai primi secoli del cristianesimo, molti uomini e donne hanno abbandonato famiglia, possedimenti, ricchezze materiali e tutto quello che umanamente è desiderabile, per seguire generosamente il Cristo e vivere senza compromessi il suo Vangelo, diventato per essi scuola di radicale santità. Anche oggi molti percorrono questo stesso esigente itinerario di perfezione evangelica, e realizzano la loro vocazione con la professione dei consigli evangelici. La testimonianza di questi nostri fratelli e sorelle, nei monasteri di vita contemplativa come negli istituti e nelle congregazioni di vita apostolica, ricorda al popolo di Dio "quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli" (Esort. ap. postsinodale Vita consecrata, 1). Chi può ritenersi degno di accedere al ministero sacerdotale? Chi può abbracciare la vita consacrata contando solo sulle sue umane risorse? Ancora una volta, è utile ribadire che la risposta dell’uomo alla chiamata divina, quando si è consapevoli che è Dio a prendere l’iniziativa ed è ancora lui a portare a termine il suo progetto salvifico, non si riveste mai del calcolo timoroso del servo pigro che per paura nascose sotto terra il talento affidatogli (cfr Mt 25,14-30), ma si esprime in una pronta adesione all’invito del Signore, come fece Pietro quando non esitò a gettare nuovamente le reti pur avendo faticato tutta la notte senza prendere nulla, fidandosi della sua parola (cfr Lc 5,5). Senza abdicare affatto alla responsabilità personale, la libera risposta dell’uomo a Dio diviene così "corresponsabilità", responsabilità in e con Cristo, in forza dell’azione del suo Santo Spirito; diventa comunione con Colui che ci
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rende capaci di portare molto frutto (cfr Gv 15,5). Emblematica risposta umana, colma di fiducia nell’iniziativa di Dio, è l’"Amen" generoso e pieno della Vergine di Nazaret, pronunciato con umile e decisa adesione ai disegni dell’Altissimo, a Lei comunicati dal messo celeste (cfr Lc 1,38). II suo pronto "si" permise a Lei di diventare la Madre di Dio, la Madre del nostro Salvatore. Maria, dopo questo primo "fiat", tante altre volte dovette ripeterlo, sino al momento culminante della crocifissione di Gesù, quando "stava presso la croce", come annota l’evangelista Giovanni, compartecipe dell’atroce dolore del suo Figlio innocente. E proprio dalla croce, Gesù morente ce l’ha data come Madre ed a Lei ci ha affidati come figli (cfr Gv 19,26-27), Madre specialmente dei sacerdoti e delle persone consacrate. A Lei vorrei affidare quanti avvertono la chiamata di Dio a porsi in cammino nella via del sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata. Cari amici, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà e ai dubbi; fidatevi di Dio e seguite fedelmente Gesù e sarete i testimoni della gioia che scaturisce dall’unione intima con lui. Ad imitazione della Vergine Maria, che le generazioni proclamano beata perché ha creduto (cfr Lc 1,48), impegnatevi con ogni energia spirituale a realizzare il progetto salvifico del Padre celeste, coltivando nel vostro cuore, come Lei, la capacità di stupirvi e di adorare Colui che ha il potere di fare "grandi cose" perché Santo è il suo n (cfr ibid.,1,49) Dal Vaticano, 20 Gennaio 2009. Il Papa a L’Aquila
Don Luigi Maria Epicoco è un giovane sacerdote residente all'Aquila ma originario di Mesagne in provincia di Brindisi. Docente di antropologia filosofica, filosofia morale e meto-dologia.Ha rilasciato quest’articolo per l’Agenzia SIR (Servizio Informazione Religiosa) e arrivato a noi per il tramite di una suora amica. Don Luigi Maria Epicoco “Hai trasformato il nostro lamento in danza”. Questo versetto dei salmi è la descrizione poetica di quello che è accaduto a noi e alla nostra gente a L’Aquila, durante la visita del Papa. Abbiamo tutti sperimentato, nonostante gli occhi ancora gonfi di lacrime, che persino i pianti possono diventare fecondi quando qualcuno ti ricorda che non tutto è perduto se rimane la voglia, la decisione, la passione di voler ricominciare. Questo ha fatto per noi il Santo Padre. Ci ha confermati nella fede ma soprattutto nella speranza. È venuto a rialzare i muri caduti delle nostre certezze e dei nostri entusiasmi, e ci ha indicato direzioni più alte delle macerie che ci circondano. Si sa, quando
si soffre, la sofferenza rischia di diventare totalizzante; l’unica chiave di lettura di tutta la storia. Ma chi ti vuole davvero bene non ti compiange, né ti abbandona, ma ti aiuta a ricordare, a guardare tutta la realtà, non solo quella che fa più rumore e più male. Così anche la pioggia silenziosa è diventata una benedizione, e quel sole nascosto dietro le nuvole l’ ho visto risplendere sui volti della gente, della nostra gente. Fra i sorrisi rugosi degli anziani e le inquietudini dei bambini, tra gli occhi lucidi dei giovani e le mani strette dei superstiti. Il papa è con noi. Il papa non ha regalato scampoli di benedizioni ma ci ha offerto una paternità forte su cui poggiare progetti di ricostruzione che non possono crescere orfani di amore. Solo quando qualcuno si sente amato riesce ad osare, a rischiare, a provare vie audaci di ripresa. È questo Amore che abbiamo sperimentato tutti. Certe cose, però, non le puoi davvero raccontare, perché la parola tradisce l’esperienza. Puoi solo sperare che gli altri si fidino che ciò che hai vissuto non ha la durata di un’ emozione ma il respiro di una vita diversa, migliore. Onna non è più solo la capitale di questo terremoto ma è l’avamposto da cui proclamare che è tempo di svegliarsi dai convenevoli della tragedia ed è pronta la primavera della gente, delle istituzioni, della chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà. Collemaggio non è più solo una Basilica caduta ma il cantiere di una Chiesa più grande di quel recinto che non ha bisogno solo di un tetto nuovo ma di fedeli nuovi, non più sonnecchianti fra i banchi ma pronti alle porte per portare nel mondo quella buona novella del perdono che il Santo papa Celestino ha lasciato in quel luogo. La Casa dello studente non è più soltanto il teatro macabro di chi ha visto tradito il proprio futuro ed è rimasto seppellito tra quelle mura. Ma è il promemoria per chi vorrà ricostruire, affinché l’ingegneria sia abitata non solo dai buoni calcoli ma da consapevoli coscienze che sanno riconoscere il valore della vita più grande di quello degli interessi. Questo ha fatto il successore di Pietro. Ha trasfigurato l’orrore in opportunità, “il nostro lamento in danza”. Ora però non è più tempo di utopie ma di impegno. Da oggi la nostra speranza è un cantiere.
Anno 5 Numero 4 PROVITALY NEWS
Periodico bimestrale delle “Ancelle” d‘Italia 14
SANTA RAFFAELLA E L’EUCARISTIA
Maria Purpura___________________Palermo
(continua dal Numero precedente)
L’oro si prova neL crogiuolo e le virtù si ottengono attraverso le lotte e le sofferenze. Gesù Eucaristia così silenzioso, così mite, così umile e nascosto, sotto l’apparenza modestissima di un pane e di un po’ di vino, costituisce il modello a cui Santa Raffaella vuole conformarsi: si donerà anche lei, in silenzio, senza ribellarsi, con umile obbedienza, accettando momento per momento il piano d’amore che il Signore ha stabilito per lei, pensando che Lui è padre tenerissimo e, come tale, non può che desiderare il meglio per la sua anima; vuole essere come Gesù, pane spezzato e vino versato per la vita del mondo; vuole offrirsi come vittima insieme con Lui, accettando di essere ”mangiata” dai fratelli, che hanno diritto di richiederle il suo tempo, i suoi consigli, le sue preghiere, il sacrificio intero della sua vita. Raffaella dovrà sacrificare anche i suoi talenti, le sue capacità di donna, ancora nel pieno della sua giovinezza, desiderosa di lavorare, di espandersi, di comunicare; profondamente retta, si accorge delle deviazioni di altre che rischiano di distruggere l’opera di Dio che tanto le sta a cuore, e non può, né vuole far nulla per evitarlo, né per discolparsi, né per essere riabilitata nella stima degli uomini: preferisce inghiottire bocconi amarissimi piuttosto che rischiare di suscitare altre discordie. Raffaella, come Gesù –Eucaristia, si lascia spezzare. Lascia distruggere la sua reputazione, accetta di essere annientata, emarginata, relegata a un ruolo di sopravvivenza. Le viene permesso solo di pregare, mentre l’Istituto che ha fondato presuppone la contemplazione nell’azione, secondo le regole di Sant’Ignazio.
Viene privata del diritto di agire, di lavorare, di prodigarsi per le anime, per le opere di zelo che aveva con tanto entusiasmo voluto e iniziato. Tutto questo la distrugge, la uccide lentamente, la spinge a supplicare perché le diano qualche incombenza umile, che le lascino fare qualcosa perché possa sentirsi viva solidale, non di peso alla comunità. Ma nessuno sembra comprendere le
sue pene, il suo disagio, la sua mortificazione per questo trattamento singolare che le viene riservato. Le sue richieste si fanno sempre più deboli, i suoi colloqui con le creature si diradano, e si riducono al minimo, come si vede dalla sua corrispondenza. Non può sfogarsi con nessuno perché le lettere vengono controllate, le sue parole intercettate e riferite, tanto che si propone di tacere e di fingere di non sentire. Lo stesso Sacerdote che l’ ha diretta non risponde più alle sue lettere forse perché presta fede a ciò che comunemente si pensa di lei. La santa si vede chiusa ogni via umana…
Ma, proprio quando gli uomini l’abbandonano, il Signore si fa più presente a lei e diventa più che mai il suo TUTTO, il suo UNICO AMORE, la sola RAGIONE della sua vita, la sola causa della sua GIOIA. Non potremo mai conoscere né immaginare i colloqui dolcissimi tra Raffaella e Gesù, il suo “Sposo di sangue”; la profondità dell’unione tra il Cuore di Cristo e quello di lei che si sente presa sempre più dal desiderio del “terzo grado di umiltà” chiedendo invece delle conso-‐lazioni, le incomprensioni e il disprezzo delle creature.
Raffaella si sente come crocifissa, “appesa a quattro chiodi” come Gesù e ciò lo considera un privilegio. Questa sua sofferenza è amore puro, riparazione continua ed efficace; ella si sente ” come un sacerdote in un grande tempio”, in un continuo atto di offerta per la vita del mondo, insieme a Gesù -‐ Eucaristia, partecipe del mistero pasquale di Passione, Morte, Resurrezione.
La Santa contempla con amore Gesù e Gesù contempla con amore questa sua sposa fedele che” con cuore semplice e gioioso, gli ha dato tutto”; che ha colto dalle sue labbra divine le parole: ”FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME” e ha compreso che Lui non si contentava di soli gesti, di sole parole, ma voleva la sostanza di un’intera vita, sacrificata e offerta in un’oblazione dolorosa ma, nello stesso tempo, gioiosa, perché oblazione d’amore, vero e proprio “olocausto” e cioè consumazione totale a contatto col fuoco dello SPIRITO.
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Periodico bimestrale delle “Ancelle” d‘Italia 15
Da Gesù Eucaristia Raffaella ha imparato a perdonare, a consolare chi l’aveva fatta soffrire (cfr. Lett. 20/6 1903 alla sorella). Il motto di Raffaella è “Amare sempre”, in tutti i momenti, in tutte le occasioni, chiunque, così come ha fatto Gesù, che perdonò i suoi carnefici, considerandoli come mezzi usati dal Padre per realizzare l’opera della redenzione. Per la Santa non esistono limiti di spazio , né di tempo. “ Il cuore di un’Ancella deve essere universale “ –diceva-‐ aperto a tutto il mondo.
Il suo più vivo desiderio è “offrire Cristo alla adorazione dei popoli”, avvicinare a Lui tutti gli uomini, collaborare attivamente all’avvento del suo Regno di pace e di amore.
Così, fin dall’inizio della fondazione della Congregazione, Raffaella desidera che l’Istituto si estenda fuori dei confini della Spagna e come primo paese ‘estero’ sceglie l’Italia e come prima città, Roma, città universale per eccellenza, perché sede del Papa.
Anche lei desiderò partire per altri paesi ancora più lontani per far conoscere Cristo lì dove il suo annuncio non era ancora arrivato. Ne sentiva l’urgenza come un fuoco incontenibile, che Gesù le aveva messo nel cuore. Ben presto, però, dovette rendersi conto che la volontà di Dio aveva deciso diversamente per lei: la sua forzata inattività, il suo doloroso isolamento erano i mezzi che il Signore aveva scelto come collaborazione con Lui alla salvezza del mondo: accettando con amore questo intimo martirio Raffaella poteva dare un validissimo apporto all’opera della Congregazione. Come la piccola Teresa di Lisieux, che sognava ardentemente di andare in missione e non poté offrire per i missionari nient’altro che il sacrificio della sua breve vita, così Raffaella chinò il capo riverente davanti al volere di Dio e pronunciò il suo “Fiat”, offrendo tutta la sua sofferenza per la causa che le stava tanto a cuore, credendo fermamente che il suo sogno si sarebbe realizzato, quando Lui lo avesse ritenuto opportuno, servendosi dei mezzi che avrebbe scelto a suo tempo.
Adesso Raffaella può contemplare dal cielo la fioritura di opere che l’Istituto ha potuto realizzare in tutto il mondo, grazie alla sua intercessione.
RITORNO ALLE FONTI
ABBEVERIAMOCI AL
NOSTRO “POZZO”
Madrid,25 febbraio 1882
Alla Comunità di Cordova
Mie carissime Sorelle,
vedono cos’è la vita! La nostra cara Sorella se ne è andata! Che penserà ora di tutto quello che ha fatto per Dio e di quanto ha potuto soffrire per Lui? Con questa disillusione della vita, animiamoci a non preoccuparcene più e a tener sempre presente quella eterna, che è la vera, per non trascurare minimamente i mezzi di cui abbiamo bisogno per goderla.
Le sorelle hanno appreso con grande rassegnazione la notizia della sua morte e la raccomandano a Dio, che è ciò che le serve.
Stavamo alla predica quando abbiamo ricevuto il telegramma. Così potei raccomandarla alle preghiere del P. Rodles che era il predicatore. Ieri ne avemmo un’altra del P. Hidalgo che fu come tutte le sue; gliene parlerà la Madre Assistente quando verrà da loro.
Non dimentichino di far celebrare per la nostra sorella 3 Messe e di offrire 3 Comunioni e 3 parti del Rosario.
Qui tutte bene, qualcuna raffreddata, ma cosa da poco. Ci scrivano tutto quello che è accaduto in questi giorni, com’è stata la morte, il funerale, ecc…
Con piacere avrei voluto stare in mezzo a loro. Nel Cuore di Gesù .
MARIA DEL SACRO CUORE DI GESÙ
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Mentre proseguono i lavori di ristrutturazione della nostra Chiesa in Via Piave, ricordiamo le origini
BRICIOLE DI STORIA RITORNARE ALLE NOSTRE RADICI DA ‘ORA ET LABORA’ –1929 PP 379-380 T R A D U Z I O N E D I S R . G A B R I E L L A G I A C O P E L L I
“ …Non c’è forza di apostolato paragonabile a quello che la nostra Santa madre Chiesa attua per mezzo dei suoi ministri, i sacerdoti. Per questo la Nostra Madre Generale ( M. de la Purissima) dice molte volte che non c’è opera apostolica più efficace dell’offrire ai fedeli una bella Chiesa “ben servita”. Questa idea, questa convinzione della Madre Generale vive plasmata nel tempio che con costanza ha fatto sorgere 13 anni fa a Roma a due passi da Porta Pia….La Chiesa, severa all’esterno, trae però fin dal primo momento per la stessa sobrietà di ornamenti che attira l’attenzione quando si arriva a Via Piave dopo aver contemplato la lussuosa facciata della casa che dà in Via XX Settembre. Quale prudente consiglio quello del maestro :« Non vogliate giudicare dalle apparenze; giudicate con un cuore retto»! Chi direbbe che la estrema sobrietà dell’esterno della Chiesa, come l’eleganza della nuova Casa di Esercizi, anch’essa estrema in relazione alla semplicità e povertà religiosa, sono state imposte come condizione indispensabile per premettere di costruire l’una e l’altra?…
L’amore e la reverenza della M. generale alla S. Eucaristia, il suo zelo per il bene del prossimo, la generosità splendida di un’anima ”innamorata del decoro della casa di Dio”, che per procurarlo impoverisce volontariamente l’architettura con il più spirituale degli stili, il tutto vibra misteriosamente sotto le volte di quel sacro recinto, e forma un accordo sempre nuovo anche se tante volte ripetuto, che dà il tono per cantare a tutte le ore un inno di vittoria all’eterno trionfo di Cristo.
La Chiesa si inaugurò, con splendide funzioni religiose, nel mese di marzo del 1916 e fu solennemente consacrata dal cardinale Pompilii, Vicario di Sua Santità, il 3 novembre dello stesso anno, il 1° venerdì del mese.
Da allora, chi potrebbe calcolare le grazie di conversione, di perseveranza, di consolazione che avrà effuso il Cuore Eucaristico di Gesù, dal suo trono di Misericordia, nelle migliaia di anime che lì nella sua Nuova casa si inginocchiano ai suoi piedi ansiose di luce, di sostegno, di speranza? Se qui dessimo spazio al categorico linguaggio dei numeri vedremmo delle cifre incredibili. Per citarne solo una: solo l’anno scorso si son celebrate nella Chiesa di Roma più di
3.300 Messe. I confessionali si son visti assediati dalla gente e la Mensa Euca-ristica offre ogni giorno in quasi tutte le Messe il più desiderabile spettacolo…
…Durante gli anni della terribile guerra …la celebrazione delle messe era continua dalle 5,30 del mattino fino alle 13,00 e qualche giorno fino alle 14,00, e molte volte sui tre altari contemporaneamente.. Attualmente si celebrano ordinariamente dieci o dodici Messe. Lì si son visti celebrare i Sacri Uffizi in vari riti: il greco, il maronita, il copto, il russo…. Lì i fedeli trovano frequentemente confessori con cui intendersi nelle principali lingue. La parola di Dio si offre con abbondanza nelle prediche dottrinali delle Domeniche e dei giorni festivi e specialmente durante la Quaresima, e nei mesi di Maggio e Giugno.
I frutti che si raccolgono di continuo in quel benedetto tempio sono ammirabili, senza dire che a noi, sicuramente giungeranno notizie solo in minima parte.
Ha veramente ragione la Nostra Madre nel considerare e appoggiare come la più feconda opera di zelo lo splendore del culto al Santissimo Sacramento nelle nostre chiese e cappelle!
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Periodico bimestrale delle “Ancelle” d‘Italia 17
RECENSIONI di______________________Sr. Giuditta Federici, acj
Un’antichissima tradizione, ci narra di un ultimo incontro di san Pietro e San Paolo prima del martirio di quest’ultimo, nel luogo dove Costantino erigerà una prima Basilica proprio sopra la tomba di San Paolo. Nel libro che presentiamo, Benedetto XVI sottolinea questo legame che accomuna Pietro e Paolo, considerati i fondatori della Chiesa di Roma.
Nel breve profilo dell’apostolo, il Papa ricorda che non fu un abile parlatore. Il successo del suo apostolato dipendeva unicamente da un coinvolgimento personale nell’annunciare il Vangelo con totale dedizione a Cristo.Cristo oggi ha bisogno di Apostoli pronti a sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni come San Paolo che fu chiamato direttamente da Gesù.
Paolo brilla come una stella nella storia della Chiesa. Il Papa ricorda così la sua vocazione. Lo stesso Saulo, nome originario di Paolo, ci narra di essere stato «ghermito da Cristo» (Fil3,12) e questo ha cambiato la sua vita. Ormai la sua esistenza sarà quella di un Apostolo desideroso di «farsi tutto a tutti ».( 1 Cor 9,22), mettendo tutte le sue energie a servizio del Vangelo. E per la diffusione del Vangelo affronterà le fatiche e i pericoli di tutti i suoi viaggi, partendo dalla Chiesa di Antiochia in Siria verso Cipro, e poi a più riprese verso le regioni dell’Asia Minore, poi verso quelle dell’Europa (Macedonia, Grecia).
Benedetto XVI insiste sulla centralità di Gesù Cristo nella vita di San Paolo. Vivere di Cristo e con Cristo. Ci esorta, così a seguire l’ esempio della sua vita, alimentata da questo grande respiro spirituale. In effetti lo Spirito sosteneva la sua vita, per cui l’apostolo poteva ben affermare che non esiste vera preghiera senza il dono dello Spirito. Da qui l’invito a farci sempre più attenti a questa presenza dello Spirito in noi.
Nel III capitolo del libro ci parla dell’unicità dell’alleanza, un tema molto caro a Benedetto XVI. Dall’«antica» alla «nuova» alleanza; dalle alleanze precedenti con Abramo e Mosé alla «nuova ed eterna alleanza», quel dono irrevocabile suggellato nell’Ultima Cena. Al posto della Legge subentra il dono di Grazia. L’Alleanza del Sinai è superata. Non si tratta di un patto a certe condizioni, ma del dono dell’amicizia, che viene irrevocabilmente offerto da Dio a tutti gli uomini, non più al solo popolo ebraico, per cui si parla più propriamente di «testamento», cioè pura disposizione di Dio, della sua bontà.
Il libro è molto ricco e profondo. Si legge volentieri, anche se richiede una certa preparazione teologica e biblica. Una storia d’amore: l’antica e la nuova alleanza.
Benedetto XVI ci consegna un libro ricco di sostanza: egli vuole rinnovare il cuore della fede e della vita cristiana. Facendo riscoprire il “Dio dell’Alleanza” vorrebbe che ogni uomo entrasse in relazione con questo Dio – Relazione e relazione d’Amore.
BENEDETTO XVI Paolo
l’ Apostolo delle genti
Ed. Paoline
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L’ANGOLO DEL BUON UMORE__________a cura di Sr. Filomena Ricca acj
Cari Amici,
vi auguro un buon mese di maggio con Colei che con il suo “SI” ci ha ridato la VITA.
Facciamoci santi e conquisteremo il mondo.
Facciamoci una risatina
UNA STORIA : L’OMBRA DEL SANTO
C’era un tempo un uomo così pio che anche gli angeli si beavano nel vederlo. Malgrado fosse così santo, egli non se ne rendeva assolutamente conto. Compiva i suoi doveri quotidiani irradiando bontà con la stessa naturalezza con cui i fiori diffondono il loro profumo e i lampioni la loro luce. La sua santità consisteva nel fatto che egli dimenticava il passato delle persone e le vedeva come erano in quel momento e andava al di là delle loro apparenze, per arrivare nell’intimo del loro essere, dove erano innocenti e puri e del tutto ignari di ciò che stavano facendo. Perciò egli amava e perdonava tutti coloro che incontrava e non trovava in questo nulla di strano, poiché era il risultato del suo modo di vedere gli altri. Un giorno un angelo gli disse: «Sono stato mandato da Dio; domanda tutto ciò che vuoi e ti sarà dato. Desideri avere il dono di guarire la gente?» «No, preferisco che sia Dio stesso a guarire» disse il santo. «Vorresti riportare i peccatori sulla retta via?» ribatté l’angelo. «No, non è compito mio toccare il cuore degli uomini. E il lavoro degli angeli» rispose. Soggiunse l’angelo «Ti piacerebbe essere un tale modello di virtù che la gente si senta spronata a imitarti?». E il santo: «No, perché così sarei sempre al centro dell’attenzione». Non avendo altro che dire l’angelo concluse: «Che cosa desideri allora?». E il santo disse: «La grazia di Dio è tutto ciò che desidero». «No, devi chiedere una dote miracolosa o ti verrà imposta». «Beh, allora domando che sia compiuto del bene per mezzo mio, senza che io lo sappia». Fu quindi deciso che l’ombra di quel santo uomo fosse dotata di proprietà miracolose tutte le volte che egli stava di spalle. Così, dovunque la sua ombra si posasse, purché fosse dietro di lui, i malati erano sanati, la terra diventava fertile, zampillavano le fontane e il volto di coloro che erano oppressi dalle pene e dalle fatiche della vita riprendevano colore. Ma il santo non sapeva niente di tutto questo, poiché l’attenzione di tutti era così concentrata sulla sua ombra che nessuno si ricordava di lui; con il suo desiderio di fare da intermediario senza essere notato fu esaudito fino in fondo.
- Perché in tempo di allagamenti sarebbe meglio ridere che piangere?
- Ridere?
- Sì, perché col pianto si aggrava la situazione.
- Un matto sta scrivendo una lettera. - - A chi la mandi? – gli chiede un altro
matto. - A me, così avrò la gioia di ricevere
posta. - E cosa hai scritto? - Come faccio a saperlo, non l’ho ancora
ricevuta.
Ancelle del Sacro Cuore di Gesù
Via XX Settembre, 65/b 00187 Roma
Tel. 06.48.84.843 – 06.40.73.889 e-mail: [email protected]