quando le emozioni bloccano

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 “Cosa fare quando le emozioni bloccano la persona” La più bella emozione che si può provare è quella mistica: essa è la fonte di ogni vera arte e di ogni scienz a. Chi non co nosce que sta emozione e non sa sognare ed essere rapito in devozione è come se fosse morto.  Albert Einstein . Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio se rvirmene, go derle e dominarle. Oscar Wilde. La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e infantile. Eppure è il bene più grande di cui disponiamo.  Albert Einstein . "La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha scordato il dono".-  Albert Einstein . Metodica personale per non essere continuamente in balia delle emozioni. Il titolo consegnatomi per il volume al primo approccio è risuonato per me fin nel profondo, perché si tratta di come ho portato avanti il mio programma di vita. Proprio il programma della mia vita. Tutt o ciò che ho realizzato lungo il corso degl i anni , lentamente, con grande forza di volont à e allenamento diu turno, peer raggiungere que ll’ equilibrio spe ciale e unico nell’incontro con “l’ altro” , che mi mancava quasi completamente, specie a livello emotivo. Il mio idolo, con il quale volevo confrontarmi, era Demostene, il grande orat or e greco, consider at o il pi ù grande oratore e condottiero dei tempi ellenistici. Si dice che anche lui, fino alla giovinezza piuttosto avanzata, fosse così avvolto dalle sue stesse emozioni da far fatica a presentarsi e a parlare in pubblico. E poi, per il suo impegno e la sua volontà, almeno per la storia greca, è divenuto il più grande oratore e condottiero di tutti i tempi. Appunto. E io mi sforzavo di imitarlo, ma a quel tempo non avevo ancora i mezzi ps icol ogici adat ti , per poter combattere fino in fondo quello che consideravo il mio maggiore handicap. Perché, all’incirca fin dopo la laurea, quando sostenevo gli esami o quando dovevo parlare in pubblico, specie se in sede accademica, mi emozionavo a tal punto da cominciare a balbettare, a far fatica a proseguire nel discorso e a coprirmi di sudore dalla testa ai piedi. 1

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“Cosa fare quando le emozioni bloccano la persona” 

La più bella emozione che si può provare è quella mistica: essa è la fontedi ogni vera arte e di ogni scienza. Chi non conosce questa emozione e non sasognare ed essere rapito in devozione è come se fosse morto.

 Albert Einstein.

Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderlee dominarle.

Oscar Wilde.

La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e infantile.

Eppure è il bene più grande di cui disponiamo. Albert Einstein.

"La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo.Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha scordato il dono".- Albert Einstein.

Metodica personale per non essere continuamente in balia delleemozioni.

Il titolo consegnatomi per il volume al primo approccio è risuonato per me

fin nel profondo, perché si tratta di come ho portato avanti il mio programmadi vita.

Proprio il programma della mia vita.Tutto ciò che ho realizzato lungo il corso degli anni, lentamente, con

grande forza di volontà e allenamento diuturno, peer raggiungerequell’equilibrio speciale e unico nell’incontro con “l’altro”, che mi mancavaquasi completamente, specie a livello emotivo.

Il mio idolo, con il quale volevo confrontarmi, era Demostene, il grandeoratore greco, considerato il più grande oratore e condottiero dei tempiellenistici.

Si dice che anche lui, fino alla giovinezza piuttosto avanzata, fosse cosìavvolto dalle sue stesse emozioni da far fatica a presentarsi e a parlare inpubblico.

E poi, per il suo impegno e la sua volontà, almeno per la storia greca, èdivenuto il più grande oratore e condottiero di tutti i tempi.

Appunto. E io mi sforzavo di imitarlo, ma a quel tempo non avevo ancora imezzi psicologici adatti, per poter combattere fino in fondo quello checonsideravo il mio maggiore handicap.

Perché, all’incirca fin dopo la laurea, quando sostenevo gli esami o quandodovevo parlare in pubblico, specie se in sede accademica, mi emozionavo a tal

punto da cominciare a balbettare, a far fatica a proseguire nel discorso e acoprirmi di sudore dalla testa ai piedi.

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E così agli esami rendevo al massimo il 20% della mia preparazione e,negli incontri con il pubblico, per fortuna rari a quell’epoca, ero costretto aleggere tutto il testo, come l’avevo preparato, senza cambiare nemmeno unavirgola, altrimenti mi perdevo in balia……delle mie stesse emozioni.

E l’intonazione di voce di conseguenza si manteneva piatta, senza quegli

alti e bassi che la caratterizzano e che naturalmente tengono agganciatal’attenzione del pubblico, al qualle stai spiegando le tue idee, le tueconsiderazioni e le tue conclusioni.

Se le spieghi e le dimostri bene, con quel timbro di voce accattivante eperfino seducente del linguaggio fluente e senza inflessioni dialettali, trovisempre qualcuno che ti segue, in modo particolare se presenti e descrivitecniche innovative e creative in molti campi.

Ero dunque senza dubbio a quel tempo la caratteristica presenza di queltipo di oratore che annoia e predispone in certi momenti ad un lento passaggiotra le braccia di Morfeo.

Me ne rendevo conto, ne soffrivo qualche volta in modo acuto, ma tuttociò. invece di deprimermi, di mandarmi in depressione, mi dava la carica percercare il modo migliore di perfezionarmi ogni giorno di più.

Mi presentavo in sala in modo naturale, senza far trasparire nessunaemozione, perfettamente a posto dal punto di vista esteriore e con un vulcano,un terremoto, uno tsunami dentro da farmi perdere a volte il controllo di ciòche stavo dicendo o spiegando e spesso da farmi balbettare, se appenaperdevo il filo del discorso che stavo leggendo.

D’improvviso, specie nei primi momenti del mio incontro con il pubblico, unvelo di oblio cadeva sulla mia corteccia prefrontale, ma forse maggiormente sui

centri sottocorticali, specie ippocampo ed amigdala e mi rendevano lucido maamorfo, consapevole ma privo di personalità, limpido ma avvolto come in unsogno particolare del preaddormentamento.

Dicevo dunque che per vincere tutto questo da solo, senza alcun aiuto, chenel resto mai avrei chiesto, mi ci è voluto parecchio tempo.

Si potrebbe dire che mi sono “guadagnato tutto sul campo”.Ma sono arrivato dove mi ero imposto di arrivare, cioè a parlare in pubblico

 “a braccio”, come si dice, e spesso senza neppure la famosa “scaletta”, che èperò importante per non passare troppo spesso da un tema all’altro e diconseguenza a volte disorientare il pubblico.

E’ chiaro che per agire in questo modo è necessaria una preparazionemolto accurata e scrupolosa di ciò che si vuole offrire e spiegare, comerisultato di una lunga ricerca personale, come frutto di un impegno diuturno,come conclusione di un autotraining che, a dire il vero, non è mai possibileconsiderare finito in tutti i suoi particolari e le sue continue innovativesfumature.

Giunti a questo punto, veniamo al dunque.Cosa dice il titolo del volume e del mio lavoro.“Cosa fare quando le emozioni bloccano la persona?”.La mia tecnica, che, da certi punti di vista considero innovativa e creativa,

è basata dapprima su esercizi di Autorilassamento consapevole e, in unsecondo tempo, sull’ “Autoipnosi autoconcentrativa consapevole, che in partesi basa sulla vecchissima esperienza indiana buddhista di tipo vipassana, che

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affonda le sue radici addirittura ancora prima di Buddha, considerato dasempre il vertice della perfezione in campo umano.

 Autorilassamento.Parliamo ora brevemente dell’autorilassamento, per poi prendere in

considerazione anche lo stato ipnotico e l’autoipnosi, almeno come li intendoio.

Sono convinto che esista ben poca differenza tra quegli stati di coscienzamodificati che vengono denominati veglia rilassata, autorilassamento eautoipnosi, anche se qualche particolare può essere diverso, come per es. ladifferenza nello svolgere determinati compiti, in modo particolare laverbalizzazione.

La verbalizzazione infatti, senza un buon allenamento diviene via viasempre più difficile passando dalla veglia rilassata all’autoipnosi.

In linea generale però poi i risultati, sia in campo terapeutico, sia di ricerca,

possono essere più o meno della stessa importanza.L'autorilassamento lo considero il primo e più importante percorso che si

deve compiere, dopo la veglia rilassata, quando si è alla fine indirizzati perraggiungere l’Autorilassamento concentrativo consapevole vipassana, di cuitratterò più avanti, in modo da allenarsi già fin dal principio verso un camminodi aumento costante di consapevolezza.

Si tratta in ultima analisi di scoprire dove le nostre tensioni e emozioni siconcretizzano e somatizzano in svariati disturbi somatoformi ed iniziare cosìcon questa metodica la solida ma difficile via dell’autoguarigione.

Ormai tutti sappiamo che di norma siamo continuamente in uno stato di

perenni tensioni fisiche e psicologiche, con tutti i danni che ne conseguono.Ciò accade poiché si vive ogni giorno nello stato di attenzione e di veglia

attraverso continue e insistenti preoccupazioni che la vita moderna sa imporci,soprattutto quando non abbiamo imparato a affrontarla nel modo corretto ecioè con poco o nullo coinvolgimento emotivo.

Se ci coinvolgiamo troppo dentro le nostre emozioni, siamo semprestanchi, affaticati e poco riposati, consumando tutta l’energia a disposizione inmodo completamente errato.

Molti soggetti mantengono inconsapevolmente le mascelle serrate o altreparti del corpo contratte, anche mentre dormono o sognano.

Il digrignare dei denti durante il sonno ne è un esempio lampante.Queste persone sono destinate ad un pessimo risveglio e abitualmente

cominciano la loro giornata stanche ancora prima di lavorare.Tutto ciò porta ad un accumulo di tensione che oggi va sotto il nome di

iperstress o anche di distress.Meglio dunque dedicare qualche minuto al giorno a qualunque pratica di

rilassamento, in modo particolare la consapevole vipassana.La via della consapevolezza è fatta solo di presente.L’inconscio, il Profondo Sé o il “Mondo Interno” vivono solo nel presente.Sembra quasi che la non coscienza e la non consapevolezza vivano al di

fuori del tempo e dello spazio.

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Il presente del Qui e ora, come affermano da sempre le scuole orientali,per le quali questa è l’unica cosa che veramente conta per essere in grado divivere in armonia con se stessi e con il cosmo.

Molte persone, infatti, si danneggiano fisicamente, mentalmente espiritualmente, vivendo molto spesso immersi in esperienze spiacevoli del

passato, essendo divenuti ormai insensibili ai messaggi di gioia e piacere che lanatura invia loro continuamente, anche attraverso il ciclo del tempo e dellestagioni.

Il ciclo del tempo e delle stagioni sono sempre stati considerati, almeno allemedie latitudini, specie tra il 35° e il 55° parallelo nord, come espressione divita, di gioia e di rinnovamento fisico e spirituale.

Perfino l’arrivo dell’autunno e dell’inverno sono sempre stati considerati,nei rituali dei campi, come messaggeri di un cambiamento per un riposomeritato, dopo il pesante lavoro dei mesi primaverili ed estivi.

E i rituali delle festività sparse durante tutto il ciclo dell’anno testimoniano

comunque in ogni momento il bisogno di un rinnovamento sentito e avvertito atutti i livelli.

Concentrazione sul respiroIl mezzo migliore per mantenere la mente nel presente con continuità è la

concentrazione sul respiro.Nello stesso tempo tale concentrazione consente di tenere sotto controllo il

piano emotivo.Regolando e bilanciando il flusso dell’aria che entra nei polmoni attraverso

le narici, in modo che l’inspirazione e l’espirazione risultino più o meno della

stessa durata, si può raggiungere in breve tempo un favorevole stato diarmonia ed equilibrio.

Imparare dunque mentalmente questo semplice esercizio, cioè facendopassare da 5 a 8 secondi, a seconda della capacità polmonare e delle abitudinidi respiro, sia la fase di inspirazione, sia quella di espirazione.

Continuare così fino a quando il tempo destinato all’esercizio saràterminato.

Uscire poi dal rilassamento respiratorio in modo assai graduale per lasciareil tempo all’organismo di riprendere il modo normale di vita e di respirazione.

Subito dopo l’esercizio è gradevole assaporare sia la morbidezza dei

muscoli, sia la distensione dei tendini e dei nervi, come pure lo stato didistensione fisica e psichica presente, che può durare da pochi minuti fino aparecchie ore.

 Autoipnosi.Dopo un breve cenno sull’autorilassamento qualche nota esplicativa anche

sull’Autoipnosi, che però non considero il pilastro per giungere a risultatieffettivamente importanti, come sostengono parecchi ipnoterapeuti, in modoparticolare nei disturbi emotivi accompagnati da crisi d’ansia, specie quando siriferiscono a difficolta nei rapporti interpersonali di qualsiasi tipo essi siano.

Spesso è sufficiente realizzare nel paziente un buon rilassamento profondoper ottenere più o meno gli stessi risultati.

Definizione.

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“Stato di coscienza modificato, ottenuto attraverso un lungo, serio,costante, impegnativo e motivato allenamento a rivolgere la mente dal mondoesterno verso il mondo interno, anche con l’uso di vari metodi di rilassamento, praticando l’introspezione, senza giungere con questo a realizzare sempre ecomunque una vera e propria “autoanalisi”, oppure un “processo di 

individuazione” alla Jung”.In questo stato si possono ottenere esperienze di grande interesse e

valore, in modo particolare nel campo della psicologia psicosintetica (Assagioli)ma ancor più transpersonale (Grof, Tart) con comparsa di vari tipi di crisi diidentità oppure evolutive, come episodi di consapevolezza non presenti nellostato di veglia vigile, esperienze legate all’anima, allo spirito, al cosmo, aprocessi mistici (Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Mastro Eckhart, Suzuki,Edith Stein).

L’allenamento all’autoipnosi diventa più facile se si seguono i ritmipersonali del respiro, senza doverlo accelerare, come con la tecnica di Grof e

senza doverlo diminuire, secondo molte tecniche indiane.Un po’ alla volta, seguendo un allenamento giornaliero, tutto diviene

automatico e ci si inoltra via via verso esperienze maggiori.Dal punto di vista strettamente personale però devo aggiungere che, mano

a mano che l’allenamento prosegue, il respiro diviene via via sempre più lentoe profondo ed infatti, in certi momenti, mi sono ritrovato con un ritmo direspiro molto diminuito, fino a raggiungere una inspirazione ed una espirazionenel tempo di un minuto, quando di norma le respirazioni complete sono dialmeno dieci al minuto.

Tecniche elementari per giungere con profitto all’autoipnosi.

“Noi siamo ma anche diveniamo ciò che pensiamo”.La nostra salute fisica è legata a molti fattori ma è largamente influenzata

dalle nostre aspettative.L’autoipnosi diviene pertanto un valido ed utile strumento per diminuire le

aspettative negative e aumentare le positive.Ricordarsi sempre che la teoria della comunicazione afferma che essa

avviene su molti livelli e soprattutto che quelli più bassi determinano ilsignificato conscio o inconscio di quelli superiori.La razionalità viene così adessere perdente quando l’immaginazione è preponderante.

“L'immaginazione è più importante della conoscenza”. Albert EinsteinCon la pratica dell’autoipnosi possiamo modificare le abitudini sbagliate - il

comportamento errato - il pensiero fuorviante e negativo - una sintomatologiaemozionale troppo a lungo coltivata - tutte situazioni che portano a malattiefunzionali.

Si inizia con un allenamento ad autosuggerimenti semplici sempre di naturapositiva come sensazione di calore piacevole oppure di benessere fisico epsichico di rilassamento di tutti i muscoli del corpo cercando di “sentire bene” solo coloro che sono appoggiati al tavolo o alla sedia.

Ricordarsi sempre che è assolutamente necessario allenarsi per un certo

periodo di tempo variabile da individuo ad individuo per ottenere risultati validisicuri ed incoraggianti.

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Se ci si vuole allenare con la mente subconscia ed inconscia è necessarioun tempo di latenza per assimilare quanto si vuole ottenere in un secondotempo ed imparare a spegnere lentamente l’attività corticale, raggiungendocosì lo “stato di parziale inibizione di corticale con attivazione dei centrisottocorticali”.

Ad esempio molte persone soffrono d’insonnia perché spesso pensano trasé e sé “Adesso devo dormire bene e subito”.

Se ci si allena ad usare la parte subconscia ed inconscia si hanno miglioririsultati a “lasciare che accada” “lasciare che il sonno giunga”  piuttosto chesforzarsi per produrlo con la volontà.

Come detto in precedenza iniziare con pensieri o formule molto semplici einserirle sempre nel presente Non pensare “domani mi sentirò meglio”ma “misento meglio”.

La nostra attività subconscia o inconscia “lavora sempre nel presente”.

Pertanto va attivata solamente così altrimenti i risultati sono pocoattendibili e scarsamente duraturi.

Ricordarsi che per il subconscio e l’inconscio il futuro è sempre proiettatoavanti nel tempo e di conseguenza non si realizzerà mai secondo le nostreaspettative.

Il futuro non è in grado di creare un’immagine positiva perché –soprattutto per l’inconscio, non esiste, non è ancora arrivato e non giungeràmai.

Il futuro non ci appartiene. Il futuro, anche quello più prossimo, è legato edeterminato da eventi, situazioni, circostanze che non dipendono da noi se non

in modo molto trascurabile.Siamo noi che siamo convinti di poter modificare il futuro con la nostra

volontà, con il nostro libero arbitrio, usando un tipo di comportamentopiuttosto che un altro.

Ma non è così. Secondo le ultime teorie nel campo della fisica e dellameccanica quantistica ormai è stato dimostrato che il libero arbitrio in campoumano è pur sempre condizionato da una quantità di fattori, alcuni conosciuti,altri meno, i quali interferiscono sulle decisioni, che purtuttavia sembranoguidate completamente dalla volontà.

Non è già stato definitivamente dimostrato infatti dalla fisica d’avanguardia

che l’osservatore influenza e modifica l’osservato? Con queste nozionipossiamo capire dunque che il futuro non è influente sul corso della nostra vitae non è in grado di creare un’immagine mentale positiva.

Solo il presente ha la facoltà di risvegliare situazioni e comportamenti nuovianche se in seconda istanza possiamo anche proiettarli nel futuro.

La formuletta magica per allenarsi bene all’autoipnosi è ricordarsi sempredel “Qui e ora” 

Procedendo in questo modo tutto il resto “viene da sé” sempre però con unprogressivo allenamento nel tempo.

Come è ovvio, ancora più errato riferirsi al passato. I ricordi rallentano o

fermano l’allenamento.I ricordi funzionano come “palle al piede” perfino se sono positivi epiacevoli.

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Creare dunque sempre immagini mentali positive nel presente con frasisemplici.

L’inconscio riceve solo frasi semplici esenti da forme letterarie elaborate.E’ come un bambino di sei-otto anni.

Allenarsi alle frasi con gradualità e misura fino a raggiungere scopi piùelevati degli ordinari come autoanalisi, autorealizzazione e autoguarigione.

Scegliere una frase per volta, innanzitutto rinforzando il proprio Io conpensieri od immagini positive nel presente, all’incirca ogni due-tre giorni come

“Mi sento meglio.Sono più forte.Nuova energia mi arriva dal cosmo.Mi sento a mio agio con me stesso e gli altri, ecc.Più avanti nel tempo riesco a trovare la mia strada.Inizio a vedere la mia strada.

Inizio a intravvedere il mio percorso.Inizio a sentire come mi devo comportare.Inizio a uscire dalle tenebre del Mondo Interno per incamminarmi verso la

luce.Verso la luce della conoscenza e della consapevolezza.“Scorgo ora la mia strada verso la luce” Mi sto veramente incamminando verso la luce - e mentre mi incammino

verso la luce - altra luce nasce dentro - nasce dentro di me - nel mio profondoSé, nel mio mondo interno.

 A poco a poco mi immergo in essa come in un grande bagno caldo di 

benessere e di serenità.La luce - la gioia - la serenità sono le fedeli compagne della mia vita e devo

iniziare a correggere i miei errori con il loro costante, utile e sincero aiuto”.

Obbiettivi pratici Molto importante a questo punto fissare degli obbiettivi da raggiungere in

base alla loro importanza ed attualità. Fissarne uno alla volta ricordandosisempre di pensarli realizzati nel presente e mai nel futuro.

In questo modo si procede nel cammino dell’autoanalisi per poi passareall’autorealizzazione con conseguente autoguarigione fisica e mentale.

Dopo un certo periodo di tempo sempre variabile da individuo a individuo cisi può lentamente incamminare sulla strada della realizzazione dell’inconsciocollettivo e mentale e più avanti dell’inconscio cosmico e spirituale, alla ricercadel Profondo Sé.

L’autoipnosi pertanto, se utilizzata con le metodiche suggerite, diviene nonsolo ricerca personale ma anche un modo completo, anche se piuttosto lungo,di incontro con l’inconscio collettivo e cosmico (Jung, Fromm, Frankl, Braden),carico di momenti intensi che si avvicinano a volte allo stato meditativo emistico, che possono del resto essere considerate anche come tappesuccessive dell’allenamento.

Molti lettori non addentro a simili stati di coscienza potrebbero pensare chesi tratti solo di “sogni ad occhi aperti” ma, per conto mio, c’è indubbiamente

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qualcosa di più e a volte anche importante per portare avanti siaun’autoanalisi, sia un processo di individuazione alla Jung.

Molto facilmente si tratta di affioramenti dell’inconscio che in questo modotrova un varco per “dire la sua” al cervello razionale, esplicando probabilmentedesideri rimossi di vecchia data oppure anche esperienze subliminali che non

hanno mai raggiunto il livello della coscienza o della consapevolezza.Si tratta, ad ogni modo, di informazioni a tutti i livelli che si rendono utili

anche per “vivere meglio una vita troppo tesa o troppo complicata”.Questa autoipnosi o rilassamento personale ad ogni modo mi ha favorito in

passato, ma favorisce anche nel presente, il superamento di gravi iperstress edi grossi ostacoli fisici, mentali e spirituali, nello scorrere normale della vita,come del resto succede a qualsiasi persona di questo pianeta.

Ma per trovarsi bene nello stato di coscienza rilassato è necessario,addirittura veramente indispensabile, allenarsi a superare le paure, le pauredegli affioramenti del mondo interno, le paure che nascono dentro nei modi più

impensati, non sempre certo positive.Anzi il più delle volte negative, anche perché quando si vivono queste

esperienze si è soli, terribilmente soli, non si ha nessuno accanto, non si hanessuno a cui chiedere aiuto, non si hanno appigli, non si hanno corde, non sihanno momenti di tregua.

Sempre soli, paurosamente soli, con tutti i terrori ancestrali che siscagliano contro il conscio, vomitando addosso il magma primordiale, il magmavissuto quando il pianeta di stava formando per poi dare adito alla vita,centinaia di milioni di anni più tardi.

Jung parla di pleroma, i grandi mistici occidentali come pure Assagioli

definiscono questo passaggio, questo stato di essere, questo modo di vivere,questa emozione particolare “la notte tenebrosa dell’anima”.

Esiste uno studio importante su tutto ciò su Studi Junghiani dal titolo:”Il Sécome luogo d'incontro fra creatura e pleroma.

Si tratta di un confronto tra Carl Gustav Jung e Gregory Bateson nel qualesi afferma che per Jung le radici di ogni conoscenza affondano nella psiche laquale è una realtà oggettiva accessibile alla ricerca mediante i metodi propridelle scienze naturali.

Il lavoro pone a confronto il pensiero di uno studioso proveniente dallescienze naturali quale Gregory Bateson con quello di C. G. Jung.

In particolare vengono esaminati il rapporto tra psiche e materiadescrivibile in termini di relazione mappa-territorio e la concezione del Sé comeprincipale agente conoscitivo, luogo di incontro di Creatura e Pleroma.

Da questa comparazione emergono interessanti analogie delle dueprospettive teoriche.

Prospettiva psicologica in Jung, prospettiva scientifica-naturale in Bateson.Del resto senza solitudine non si è in grado di raggiungere i livelli di

profondità necessari per proseguire il percorso, i piani di coscienza desideratiper nuovi tipi di esperienze, le stratificazioni sognate per raggiungere

esperienze sempre più forti.L’unico presupposto è munirsi di un grande coraggio, di una grande forzad’animo, di una notevole sensibilità, per essere in grado di superare il profondo

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sé che scaglia addosso la sua negatività. come una grande eruzione, quando lalava ribolle e salendo investe in pieno tutto con le sue lingue di fuoco.

Imparare ad affrontare ma soprattutto a vincere le paure che dilaganocome un fiume in piena non più contenibile con nessuna barriera di tipo umano(Jung).

E se si indietreggia, in un attimo si è travolti e trascinati al punto dipartenza, riportati al magma primordiale, avvolti in un abbraccio mortale,tipico di molti sogni, caratteristico di molti archetipi, esclusivo nel sensopersonale profondo, nel movimento verso la superfice, verso l’esterno, delProfondo Sé o del Mondo Interno.

Dice Jung che:” “In ogni caos c'è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto”.Secondo il pensiero di Jung infatti lo sradicamento dell’Io dalla propria base

pulsionale, la scissione dalla matrice psichica, si è verificata ad un certomomento del lungo e graduale processo di differenziazione della coscienza

dall’originario magma caotico e indifferenziato delle immagini dell’inconscio.La coscienza individuale e l’Io che ne rappresenta il nucleo centrale si è

costituita, secondo Jung, attraverso un lento e progressivo processo di  “differenziazione”, con la costituzione, in illo tempore, di un primo labile “campo” cosciente, cioè una zona della psiche dentro la quale alcune immaginiriuscivano a mantenere una certa continuità.

Ricerca personaleProprio partendo da questo potrei dire che quanto sto scrivendo sono gli

itinerari che ho cercato di percorrere ormai per tutta una vita, sono un invito

perché però ognuno si muova su un suo sentiero individuale, su un sentieronell’intricata foresta di Dante, tracciata non a colpi di macete come per creareun dogma, ma scansando e spostando le piante e rilasciandole intatte subitodopo il passaggio, per non produrre solchi di diversità lungo il cammino dellavita.

Si tratta della mia ricerca più che cinquantennale, del mio sforzoquotidiano, della mia vita vissuta con impegno in vari modi, ma con un unicoscopo.

E su quel sentiero nella foresta “selvaggia e aspra e forte”, su quel sentieroappena accennato e subito ricoperto, su quel sentiero eguale ma diverso per

ognuno, invito tutti ad una azione diretta e consapevole, alla scopertapersonale, alla visitazione e rivisitazione della propria interiorità entro il MondoInterno.

Col passare del tempo questo sentiero si è allargato e consolidato, fino alpunto di abbracciare zone ancora sconosciute e ancora più selvagge, dandomiil modo di portare avanti da una parte il lento dissolversi del magmaprimordiale, in modo particolare nel suo immenso e illimitato contenutoemotivo e dall’altra di poter capire meglio i contenuti profondi che fanno capo aogni essere umano.

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 Autoanalisi Giunti a questo punto sono necessarie alcune domande con relative

risposte che possono essere molto indicative del percorso psicologico diautoanalisi da seguire, anche in un semplice percorso di autorilassamentoautoconcentrativo..

D. E' necessario avere una vita di veglia vigile insoddisfacente per entrarein autorilassamento e autoipnosi? 

R. La vita di veglia normale, veglia vigile, può essere condizionante ilprocedere verso l’autorilassamento e l’autoipnosi, solo se si stanno vivendomomenti di grande depressione, in modo particolare con condizionamentiemotivi importanti, specie quelli che riguardano da vicino i rapportiinterpersonali, ove risulta difficile la condivisione.

D. Quanti eventi, quante situazioni, quanti accadimenti con accessospontaneo a qualche stato di coscienza “altro” possono definirsi autorilassamento profondo o autoipnosi? 

R. Esistono molteplici eventi che possono condizionare o alterare lo stato diveglia vigile.

In questo caso il soggetto agisce spesso istintivamente come la reazionedell’animale di fronte a qualche minaccia: fuga, passività, attacco.

Di norma l’entrata in autorilassamento profondo e autoipnosi potrebbeessere considerata più che una fuga dalla realtà, uno stato di passività.

“Rimango in attesa passiva per osservare ciò che mi succede”.D. Fermarsi un attimo a “sognare a occhi aperti”, immergendosi nelle

  proprie immagini e considerazioni personali costituisce una forma di autorilassamento profondo o autoipnosi? 

R. Se si è già allenati, tutto ciò può essere anche consideratoautorilassamento profondo o autoipnosi, ma non credo che dal nostro punto divista, cioè per lo scopo del presente volume, il “sognare a occhi aperti” possaessere considerato strettamente terapeutico.

D. Erickson ha sempre sostenuto che tutte le persone sono ipnotizzabili.E’ sufficiente “prendere la chiave adatta per aprire la porta dell’inconscio” e

il soggetto, chiunque esso sia, giovane o anziano, acculturato o analfabeta,sano o malato, entra spesso spontaneaemte in stato di rilassamento ipnotico o per lo meno ipnoidale.

Con i presupposti di Erickson il rilassamento profondo e l'autoipnosi 

 potrebbero essere esperienze realmente accessibili a tutti? R. Sono dello stesso parere di Erickson.Il difficile è il trovare la chiave adatta per quel dato individuo e per i suoi

sintomi.Molti psicoterapeuti credono di poter usare l’autorilassamento profondo o

l’autoipnosi senza prima allenare il paziente a un training piuttosto specifico eattivo.

Sbagliano dalle fondamenta perché è il paziente stesso che prima deveprovare lo stato ipnotico per poi analizzare meglio lo stato di coscienzamodificato dell’autoipnosi.

D. Usare suggerimenti diretti o indiretti in eteroipnosi può essere il primo passo per un importante allenamento all’autoipnosi? 

R. Certamente.

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Vedere anche la risposta precedente.D. Risponde a verità l’assunto che sembra che la corteccia cerebrale segua

modelli di funzionamento che producono automaticamente stati di autorilassamento profondo o autoipnotici? 

R. Non è ancora certo dal punto di vista delle neuroscienze, ma sembra che

a livello corticale, in modo particolare prefontale, esistano dei dispositiviautomatici, forse programmi prestabiliti, che entrano in funzione al momentoopportuno.

D. E' possibile praticare autonomamente il rilassamento profondo ol’autoipnosi senza avere una idea definita di cambiamento? 

R. Per conto mio non è possibile in modo sicuro proprio perché non si è ingrado di riconoscere lo stato modificato di coscienza nel quale si è immersi inquel determinato momento.

Aver praticato autorilassamento profondo e autoipnosi per conto proprio,

come del resto ho realizzato io nel corso di decenni, ha sicuramente un effettofacilitante per l'avvio di una terapia ipnotica.

Mi sono anche chiesto, soprattutto nei primi momenti del progetto, sel’autorilassamento profondo o l’autoipnosi possono essere veramenteterapeutici e se si soprattutto in quali casi di alterazioni: organiche,psicosomatiche o psichiche, da distress o emozionali, da burn-out o damobbing, da depressione o da ipereuforia, accompagnate in tutti i casi dadolore o no.

Nel primo volume delle Opere, nello scritto 'Esperienze autoipnotiche diMilton H.Erickson' (Erickson,1980), l'Autore mostra come attenuare il dolore

mediante l'ipnosi consista semplicemente nell'utilizzazione e nell'estensione dimolte esperienze naturali tratte dalla vita quotidiana che condizionanol'esperienza soggettiva del dolore.

Erickson descrive dettagliatamente le proprie esperienze personalinell'alleviare il dolore, come, nel caso di questo lavoro, io sto descrivendoinvece, come, mediante l’autoipnosi, sia possibile diminuire la violenza delleemozioni, in modo specifico quelle che bloccano la persona e la parola.

Attingere allo sconfinato deposito di apprendimento inconscio e renderlodisponibile, diventa la base per poter procedere efficacemente con l'autoipnosi.

E’ utile, anzi indispensabile, allenarsi a ottenere uno stato di coscienza

neurofisilogico frazionato, mettendo in atto l'idea che il dolore rappresenta solouna parte dell'esperienza vivibile in ogni momento.

Nella sua pratica ipnotica Erickson usava preferibilmente suggerimentigenerali e estesi, interrompendo spesso il flusso di suggerimenti con lunghefasi di silenzio per assecondare, quando possibile, momenti di interiorità egenerare in tal modo più spazi creativi per il paziente.

Era convinto della necessità di far fare qualcosa al paziente per assicurarsidi tenerlo attivo nella risoluzione del problema.

Spesso affermava 'Né io né tu sappiamo cosa farà il tuo inconscio'  persuggerire la permanenza in uno stato modificato speciale di reattività

terapeutica dopo la seduta.

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Erickson usava frequentemente qualche comando o meglio suggerimentopostipnotico che poteva servire, a volte, come indicazione per il lavoroautoipnotico successivo (Erickson, 1987).

Dopo la seduta lo stato autoipnotico viene innescato da suggerimentipostipnotici che risulta spesso diventa necessario per la stabilizzazione delle

cose apprese.A tal proposito diceva che la strada asfaltata deve indurirsi per sopportare

il traffico pesante (Erickson, 1987). E’ notorio che Erickson desse molto spessoai suoi pazienti dei “compiti” da fare a casa, nell’intervallo tra una seduta el’altra.

In questo modo il paziente rafforzava i comandi o i suggerimentipostipnotici che Erickson aveva messo in atto durante la seduta.

Stato autoipnotico del pazientePer quanto riguarda lo stato autoipnotico del paziente è necessario

conoscere che esso deve il suo successo essenzialmente a quattro elementifondamentali:

la modificazione dello stato di coscienza di veglia vigile,lo stabilirsi di una relazione personale a due, anche a di fuori della seduta,

con caratteristiche speciali,la comunicazione di idee che devono risultare sempre accettabili per il 

 paziente,la modificazione almeno della memoria procedurale, cioè la memoria di 

come si compiono determinate azioni automatiche o nell’usare determinati oggetti, come andare in bicicletta, canterellare una canzone, guidare la

macchina in modo quasi automatico, pensando ai fatti propri ecc.Sono ogni giorno sempre più convinto che, se il processo autoipnotico è

svincolato dalla terapia, venga a mancare tutta la ricchezza e le varie risorselegate alla situazione relazionale di terapia e l'intera dimensione dello scambiointerpersonale.

Per questo, almeno per quanto mi riguarda, se non si tratta di usopersonale, diventa più produttivo inserire il lavoro di autorilassamentoprofondo o autoipnotico in una relazione terapeutica in corso.

In genere si può pervenire all'addestramento del paziente in una faseavanzata della terapia allorquando egli ha già mostrato la presenza di alcune

capacità rilassanti o ipnotiche, come la capacità di produrre immagini o diavere sensazioni acustiche ecc.

Esiste però l'abitudine di molti ipnotisti di avviare il paziente verso unproprio lavoro o autorilassante o autoipnotico già dalle primissime fasi dellaterapia, ma io lo ritengo poco pratico e opportuno.

IRicordarsi che in molte attività terapeutiche la prima dimensione a essereinvestita di esperienze trasformative e sensazioni diverse da quelle normali ditutti i giorni è quella corporea.

Secondo la Gestalt la consapevolezza corporea rappresenta la nostraesperienza primaria di essere-al-mondo e va allenata a produrre sensazioni

sempre migliori.

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Il soggetto impara ad accedere e riconoscere progressivamente le proprierisposte interne e a usarle come sistema di segnalazione di eventualimutamenti accaduti nel frattempo.

Wolberg definisce l'autoipnosi una vera e propria trance indotta dalpaziente per effetto dei suggerimenti postipnotici dell'ipnotista.

L'autoipnosi può realizzarsi con livelli di profondità variabile tra il livelloipnoide e quello quasi sonnambulico, ma nella maggior parte dei casi il gradodi profondità è inferiore a quello raggiunto in eteroipnosi.

Tutto ciò non presenta nessun problema, anche per il fatto che non è laprofondità dell’ipnosi a provocare nel paziente il miglioramento desiderato, mala relazione interpersonale tra i due, ipnologo e paziente.

Esiste un limite di approfondimento non accessibile ai più in quanto dinorma non è possibile depotenziare deliberatamente e direttamente l'emisferonon dominante oltre un certo grado.

A meno che l'autoipnosi non diventi oggetto di una istruzione al

comportamento postipnotico.Qualcuno afferma anche che l'approfondimento in autoipnosi è

tecnicamente realizzabile attraverso la dissociazione, ma io non sono d’accordoche sia sempre così.

Forse succede questo o quando l’ipnologo non è sufficientemente preparatoe allenato lui stesso. oppure quando il paziente abbisogna di un trainingipnotico passante per un profondo rilassamento corporeo e più lungo neltempo, onde ottenere quella malleabilità di fondo strettamente necessaria perpoter pilotare meglio la corteccia e i centri sottocorticali.

A meno che non si mettano in atto istruzioni dettagliate, tipo suggerimenti

precisi, per non accedere al sonno, è facile comunque spesso passare a unostato naturale di sonno, che io considero ad ogni modo altamente terapeuticosotto molti punti di vista.

Oltretutto si può anche verificare spesso una confusione di livelli tra chiguida il processo ipnotico e chi segue. Di fatto la coscienza presenta veramentedelle limitazioni obiettive e pertanto si presenta difficile guidarla verso untraguardo da cui deve accompagnare l'intero processo.

A tal proposito Weitzenhoffer (1957) suggerisce al paziente:Quando lei sarà in stato ipnotico le cederò il controllo su se stesso, in modo

da farle provare che lei riesce a controllare l'ipnosi dandosi gli stessi 

suggerimenti che le ho dato io.Erickson e Rossi nel 1985 affermavano che a volte può accadere che un

paziente entri molto difficilmente in autoipnosi proprio per sfuggire al lavoroterapeutico dell’ipnologo.

Nell'ipnosi moderna la terapeuticità dell'esperienza autoipnotica non faparte nella suggestione verbale e si concentra invece nell'esperienza interna epiù specificatamente nell'apprendimento della fenomenologia interiore piùprofonda.

Importante anche l’autorilassamento o l'autoipnosi del 

terapeuta.Per quanto mi riguarda considero molto utile che in fase terapeutica

l’ipnologo entri egli stesso o in rilassamento o in autoipnosi, in modo da

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divenire più ricettivo dei messaggi non verbali e spesso subliminali che ilpaziente invia, molto spesso in modo completamente inconscio.

La mente del terapeuta è uno strumento di lavoro preziosissimo e vatenuta sempre in buona forma.

Milton Erickson ha sempre sottolineato l'importanza che il terapeuta

mantenga sempre in grande allenamento la mente conscia e inconscia,stimolandola soprattutto in modo creativo.

Nella formazione dei suoi studenti ha sempre posto ampio spazio all'uso delsé in questo senso.

A tal proposito era solito dire: “Perché fare le cose in un modo solo,quando ci sono infinite sfaccettature che si possono usare in terapia”? 

Perché fermarsi alla constatazione di ciò che avviene visibilmente nel   paziente, invece di ottenere, tramite il rilassamento o l’autoipnosi, segnali importanti subliminali, di solito avvertibili solamente con questo metodo? 

Il terapeuta deve essere in grado in qualunque momento di mantenere una

adeguata elasticità mentale, soprattutto al primo incontro con il paziente.Il primo incontro spesso è la chiave di volta per una buona riuscita della

terapia.Il primo incontro poi è utilissimo se si avverte, con i sensi nascosti, che è

possibile entrare in sintonia e in empatia, pietra miliare per il successivoincontro.

Durante il primo incontro non è importante conoscersi a fondo, masoprattutto è necessario analizzare tutto ciò che il paziente trasmette, non soloa parole, ma anche studiando a fondo il suo linguaggio non verbale, ricco distimoli sbliminali, non solo importanti, ma addirittura indispensabili ai fini di un

buon successo.In relazione al primo contatto con il paziente, Erickson, nel suo linguaggio a

volte molto fiorito osserva e sottolinea:“Quando i pazienti entrano nel mio studio li accolgo a mente sgombra e li 

esamino per vedere chi e cosa sono, e perché sono venuti, senza dare nulla per scontato.

Per esempio, guardo una paziente e noto che ha due occhi e che uno dei due non è di vetro; è ovvio, quindi che li usa entrambi.

Le guardo le mani perché, sai, mi sono trovato di fronte una ragazza cheteneva i guanti perché aveva un braccio di legno.

Le guardo i piedi e vedo che ha due piedi e i tacchi piuttosto larghi.Cerco di vedere quanti seni ha, come muova i gomiti e il braccio.Poi ascolto la sua voce per capirne il tono.Il tutto per accertarmi che si tratti di un essere femminile.Perché dovrei partire dal presupposto che lo sia solo perché ha un nome da

donna? (Haley, 1987, pag 79)Lo stesso conoscere terapeutico rappresenta una dimensione ricca di molte

funzioni.Diventa pertanto importante operare una modificazione degli stati di

coscienza in modo autoindotto per sviluppare la mente dell'ipnotista in modostrettamente finalizzato all'affinamento delle funzioni terapeutiche:

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una seria capacità di osservazione dei segnali minimi o a volte perfinosubliminali,

 per preparare le induzioni successive e acuire le sensazioni e le intuizioni nel corso del cammino terapeutico,

  per sviluppare un continuo approfondimento diagnostico, con sintomi 

sfuggiti nei primi incontri, per predisporre un progetto in modo strutturato in modo da guidare conl 

sistema migliore il paziente verso l’autoipnosi.

Per Erickson e Rossi (1979) è importante e necessario sviluppare nelpaziente o nell’allievo in formazione quattro livelli di capacità osservative.

Relazioni di ruolo, in modo da poterlo variare a piacimento, quando lasituazione lo richieda per circostanze nuove o improvvise..

Utilizzare delle apprezzabili strutture di riferimento per quanto riguardal’apprendimento.

Utilizzare i diversi livelli dello stato di coscienza modificato che via via si  presentano durante il training.

Osservare sempre. in ogni occasione, tutte le risposte che il soggettofornisce, sia quelle verbali, sia quelle non verbali.

Nel primo livello si tratta di percepire la qualità di adeguatezza nellapersona tra gli aspetti del comportamento verbale e non verbale in rapportoalla copertura di un ruolo.

Nel secondo livello si tratta di identificare le strutture di riferimentodominanti che guidano i comportamenti di un soggetto.

Nel terzo livello si tratta di decifrare i momenti e le modalità con cui unapersona attiva una ricerca interna.

Nell'ultimo livello si tratta di percepire i momenti in cui la persona è ingrado di offrire la migliore attenzione possibile, anche con risposte degne diattenzione,

Conclusioni.Senza voler approfondire troppo le tecniche di autorilassamento e

autoipnosi formulate da molti autori, mi sembra quasi ovvio concludere cheesse può essere affrontata da più punti di vista.

Come punto essenziale direi che la migliore autoipnosi è ottenibile se ilsoggetto ha già sperimentato lo stato ipnotico, nelle sue varie gradazioni eapprofondimenti.

Molto difficilmente esiste come fenomeno a se stante, se non, come dicevoall’inizio, dopo un lungo, diuturno e costante allenamento, in una prima fasesempre partendo da un autorilassamento autoconcentrativo consapevole.

A volte può essere importante iniziare anche con un autorilassamento stilevipassana, che prende in considerazione i vari distretti del corpo, quasi comeun Jacobson modificato, molto rallentato e ricco di suggerimenti.

Solo che il rilassamento vipassana è antecedente di almeno 2500 anni,

partendo dai promordi della nascita della consapevolezza come la intendiamonoi.

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L'autorilassamento autoconcentrativo consapevole già di per se stessoporta il soggetto verso una continua ricerca interiore e verso quellaautoesplorazione del profondo Sé tanto cara a Milton Erickson.

Più avanti diventa possibile l'acquisizione di livelli elevati di abilità in unaintegrazione mente-corpo.

Molti progetti formativi denotano un notevole sforzo rivolto a superare lelimitatezze del pensiero orientato agli obiettivi e all'esclusiva attenzione alletecniche (Short, 1999).

Si vanno proponendo metodologie indirette come il metodo dellanarrazione, apprendere attraverso il raccontarsi, descrivere le proprie emozioniin rapporto alla relazione con l'altro o gli altri (Kaneklin, 1998).

Proprio partendo da Kraneklin mi sono permesso in questo lavoro dinarrarmi, di pormi allo scoperto, di esporre i miei vissuti, per dimostrare,proprio attraverso la narrazione, che è possibile attenuare la violenza o vincere

le proprie emozioni perfino con una buona dose di autorilassamentoautoconcentrativo.

Si tratta in ultima analisi di superare lo stesso tipo di disagio che prova chisi accinge al lavoro psicoterapico per le prime volte, quando non si è maidisposti a narrare le proprie risposte corporee e emotive, quando si ha paura amettere in mostra le proprie reazioni, le proprie incertezze e le proprielimitazioni.

Si ha paura di far vedere che siamo emozionati, che siamo coinvolti nelracconto e che stiamo cercando la via migliore e più adatta per “sbrogliare lamatassa” dei pensieri e delle azioni.

Sappiamo dalla fisica quantistica che l’osservatore agisce sull’osservato,così anche in terapia il terapeuta agisce spesso sul paziente e di norma inmodo assolutamente inconscio.

Di conseguenza l'atto stesso di indurre uno stato di rilassamento o ipnoticonel paziente produce simultaneamente uno stato di rilassamente o autoipnoticonel terapeuta.

Molto facilmente si tratta di uno scambio, sempre inconscio, di qualche tipodi energia che ancora non conosciamo o conosciamo troppo poco per saperlaorientare nel modo voluto e più adatto e al momento opportuno.

Energie comunque presenti in modo più o meno ampio, ma di cui è

necessario tenere conto in un atto terapeutico ad ampio raggio, comedovrebbe essere la psicoterapi, almeno sotto molti punti di vista.

Dobbiamo anche tenere presente che, diversamente dalle altre formepsicoterapeutiche dove l'apprendimento emozionale del sé avviene in modograduale, in stato di rilassamento profondo o ipnotico l'impatto risulta sempreimmediato e molte volte così inaspettato da causare perfino qualche sorpresa.

Come esempio tra tanti torniamo ora al mio modo di procedere per esempio con l’Autorilassamento autoconcentrativo consapevole.

Definizione

“Stato di coscienza modificato neurofisiologico, ottenuto attraverso unlungo, serio, costante, impegnativo e motivato allenamento a rivolgere lamente dall’esterno verso il mondo interno, con l’uso di vari metodi di 

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rilassamento, praticando in modo autoanalitico o autosintetico l’introspezione,senza giungere con questo a realizzare sempre e comunque una vera e propria“autoanalisi”, oppure un “processo di individuazione” alla Jung.

E’ utile anche per risvegliare a piccoli passi il mondo interno, in modo che

possa fornire, attraverso percorsi variabili da soggetto a soggetto, tutto ilmateriale inconscio che di norma si evidenzia attraverso metafore, simboliarchetipici, simboli arcaici, visualizzazioni, rituali, liturgie, sogni di vario tipo etutto ciò di cui si serve l’inconscio per parlare il suo linguaggio alogico oillogico.

Con questa metodica si può anche cercare di ottenere il risveglio della  “memoria implicita”, cioè di quel tipo di memoria che di norma rimanenascosto nel profondo e non si esplica mai se non in circostanze particolari,come appunto durante l’autorilassamento into autoconcentrativo consapevole”.

Tutto ciò non toglie che a volte anche queste ricerche abbiano un loro

fascino particolare anche presso illustri rappresentanti in campo scientificocome ad es. Assagioli, C. G. Jung, oppure Bohm, Willberg, Braden.

Molto più importante degli altri si rivela in questo campo la recente ricercasulla Mindfulness, di Zindel Segal, Mark Williams e John Teasdale (Mindfulness-Based Cognitive Therapy, MBCT), che ritengo ottima per fermare il pensiero sulpresente, sul “qui e ora”, come del resto è necessario anche perl’autorilassamento autoconcentrativo consapevole.

Ma, almeno per quanto mi riguarda, si rivela un ottimo, valido ed efficaceinsieme di procedure, le quali, con una valida guida e un continuo allenamento,possono risultare molto vivaci e potenti, con il passare graduale del tempo, a

portare in superficie il “mondo interno” con tutte le sue aspettative econvinzioni, ma anche i suoi archetipi, metafore, riti, miti, liturgie ecc.

Esse si presentano in questa luce a volte oppure spesso molto diverse dallarealtà normale di veglia vigile, nella quale ci si trova immersi, per ovvie ragionidi lavoro, per buona parte della giornata, per poi affondarsi nel sonno, delquale però si ritiene sempre troppo poco per poter essere in grado di evolverecon una costante chiarezza e relativa brevità verso realizzazioni personali di ungrande interesse teorico e pratico, nel campo della filosofia, della psicologia edella medicina.

Come momento esplicativo ecco intanto un saggio di come conduco dinorma un

  AUTORILASSAMENTO AUTOCONCENTRATIVO CONSAPEVOLE TIPOVIPASSANA

Mi metto nella posizione più comoda possibile…………….Mi metto nella posizione più comoda possibile………….…Mi metto nella posizione più comoda possibile………….…

Senza incrociare le gambe…………………………………..

Senza incrociare le gambe……Senza incrociare le gambe……

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Mentre il tempo passa, mentre il tempo passa…………….Mentre il tempo passa, mentre il tempo passa…………….Mentre il tempo passa, mentre il tempo passa…………….

E mi rilasso sempre più, mi rilasso sempre più……………

E mi rilasso sempre più, mi rilasso sempre più……………E mi rilasso sempre più, mi rilasso sempre più……………

Mi rilasso nervi, tendini, muscoli e tutto il corpo………..Mi rilasso nervi, tendini, muscoli e tutto il corpo…………Mi rilasso nervi, tendini, muscoli e tutto il corpo…………

E tutto il resto non mi interessa più…………………………….E tutto il resto non mi interessa più…………………………….E tutto il resto non mi interessa più…………………………….

 Anche i rumori esterni passano in secondo piano Anche i rumori esterni passano in secondo piano Anche i rumori esterni passano in secondo piano

E piano piano svaniscono nel nullaE piano piano svaniscono nel nullaE piano piano svaniscono nel nulla

Lentamente cerco di liberarmi dai pensieri inutili……….

Lentamente cerco di liberarmi dai pensieri inutili……….Lentamente cerco di liberarmi dai pensieri inutili……….

Lentamente mi libero dai pensieri che non mi servono più.Lentamente mi libero dai pensieri che non mi servono piùLentamente mi libero dai pensieri che non mi servono più

Mi libero dai pensieri che mi disturbano……………..……….Mi libero dai pensieri che mi disturbano……………….………Mi libero dai pensieri che mi disturbano……………….………

fino a non pensare più a nulla, più a nulla………………..…fino a non pensare più a nulla, più a nulla……………..……fino a non pensare più a nulla, più a nulla……………..……

riesco a non pensare, a non pensare, a non pensare….riesco a non pensare, a non pensare, a non pensare….riesco a non pensare, a non pensare, a non pensare….

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Lascio apparire immagini spontanee, immagini spontanee.Lascio apparire immagini spontanee, immagini spontanee.Lascio apparire immagini spontanee, immagini spontanee.

E le seguo con gli occhi della mente, con gli occhi della mente.

E le seguo con gli occhi della mente, con gli occhi della mente.E le seguo con gli occhi della mente, con gli occhi della mente.

e tutto il resto non mi interessa più……………………e tutto il resto non mi interessa più……………………e tutto il resto non mi interessa più……………………

E mentre il tempo passa, il corpo si rilassa……….…….…..E mentre il tempo passa, il corpo si rilassa……….…….…..E mentre il tempo passa, il corpo si rilassa……….…….…..

E mentre il tempo passa l’anima si rasserena………………E mentre il tempo passa l’anima si rasserena………………E mentre il tempo passa l’anima si rasserena………………

e diviene sempre più tranquilla, sempre più calma…...e diviene sempre più tranquilla, sempre più calma.…..e diviene sempre più tranquilla, sempre più calma…...

Le immagini diventano sempre più luminose……………..

Le immagini diventano sempre più luminose……………..Le immagini diventano sempre più luminose……………..

Le immagini diventano sempre più nitide…………………..Le immagini diventano sempre più nitide…………………..Le immagini diventano sempre più nitide…………………..

Le immagini diventano sempre più chiare…………………..Le immagini diventano sempre più chiare…………………..Le immagini diventano sempre più chiare…………………..

Le lascio scorrere una per una, le lascio scorrere……….Le lascio scorrere una per una, le lascio scorrere……….Le lascio scorrere una per una, le lascio scorrere……….

Le lascio scorrere davanti agli occhi della menteLe lascio scorrere davanti agli occhi della menteLe lascio scorrere davanti agli occhi della mente

Ogni attimo che passa mi sento rinascere………………….

Ogni attimo che passa mi sento rinascere………………….Ogni attimo che passa mi sento rinascere………………….

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E mi abbandono a questo dolce rilassamento…………….E mi abbandono a questo dolce rilassamento…………….E mi abbandono a questo dolce rilassamento…………….

Mentre tutto il resto non mi interessa più…………………..

Mentre tutto il resto non mi interessa più…………………..Mentre tutto il resto non mi interessa più…………………..

Lentamente mi abbandono alle mie nuove sensazioni………….Lentamente mi abbandono alle mie nuove sensazioni………….Lentamente mi abbandono alle mie nuove sensazioni………….

Mi abbandono alle mie nuove esperienze…………………..Mi abbandono alle mie nuove esperienze…………………..Mi abbandono alle mie nuove esperienze…………………..

Mi abbandono al mio nuovo stato di essere……………….Mi abbandono al mio nuovo stato di essere……………….Mi abbandono al mio nuovo stato di essere……………….

Mi abbandono alle mie nuove emozioni…………………………………Mi abbandono alle mie nuove emozioni…………………………………Mi abbandono alle mie nuove emozioni…………………………………

Mi abbandono alle mie nuove impressioni…………………………….

Mi abbandono alle mie nuove impressioni…………………………….Mi abbandono alle mie nuove impressioni…………………………….

Il mio modo di fare è ripetere la tripletta almeno due volte, in modo daportare avanti l’allenamento in un tempo relativamente breve e tenere bene amemoria le frasi che in questo modo divengono molto utili ai fini di un risultatoanche terapeutico maggiore.

Dato che si tratta di autorilassamento anche di tipo ipnotico o meglioipnoidale è meglio proseguire per alcuni minuti, osservando le immaginispontanee se sono presenti, o senza pensare a nulla se le immagini spontanee

non sono ancora arrivate.Ricordarsi di seguire le immagini con gli occhi dell’anima, senza forzature,

perché altrimenti si ritorna allo stato di veglia vigile.Dopo un certo periodo molto variabile da individuo a individuo pensareLascio lentamente svanire tutto come nel risveglio da un sogno.(3-5 volte)Lascio lentamente svanire tutto come nel risveglio da un sogno.(3-5 volte)Lascio lentamente svanire tutto come nel risveglio da un sogno.(3-5 volte)

Per ottenere già qualcosa di efficace, è sufficiente raggiungere lo stato diveglia rilassata, anche se in autorilassamento non è nemmeno facile come

sembra.

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E’ ovvio che per poter raggiungere lo stato di veglia rilassata queste pochefrasi vanno imparate a memoria, altrimenti, se si legge, non è possibileraggiungere la concentrazione necessaria e attesa.

Già con questa prima parte si possono aumentare le difese immunitarie, laforza di volontà, la concentrazione e la memoria, il che per il momento è più

che sufficiente.Molto efficace come dicevo mantenere un ottimo livello di feeling o di

empatia con il paziente, per ottenere più velocemente risultati che comemedico posso definire effettivamente buoni sotto tutti i punti di vista.

Vincere le emozioni troppo potenti dunque, soprattutto attraversol’autorilassamento autoconcentrativo consapevole vipassana, per superaremolti disturbi somatoformi e in modo particolare quel particolare blocco che cievita di poter essere spontanei e sereni negli incontri con l’”altro” e con ilpubblico.

Bibliografia considerata. Ipnosi e Autoipnosi 

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