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QUANDO SIBIR SCONFISSE IL NATALE Di Alessandro Girola (Spin-off di Due minuti a mezzanotte )

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SPIN-OFF DEL CICLO 2 MINUTI A MEZZANOTTE

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Page 1: QUANDO SIBIR SCONFISSE IL NATALE

QUANDO SIBIR SCONFISSE IL NATALE

Di Alessandro Girola

(Spin-off di Due minuti a mezzanotte)

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Avvertenze

L'aspetto fisico di Sibir, la supereroina protagonista del racconto, è ispirato alla tennista russa Maria Sharapova, ma i pensieri e le azioni espresse dalla protagonista del mio racconto non rappresentano in alcun modo quelle di Maria.Ogni altro riferimento a fatti, persone, cose, realmente accaduti o esistiti è da considerarsi puramente casuale.

Il racconto è uno spin-off autoconclusivo della round robin supereroistica Due minuti a mezzanotte, consultabile gratuitamente al link indicato. La serie di novelette legate a questo scenario sono comunque usufruibili indipendentemente dalla lettura della storia appena citata.Per conoscere e approfondire il mondo di Due minuti a mezzanotte potete consultare la guida ufficiale, pubblicata sul sito della round robin.

Nota bene: Gli eventi narrati in questo racconto sono successivi a quelli che trovate negli altri tre ebook della saga, Sibir: Red Heat, Sibir: Shadow of a Woman, Sibir: The Ink Prophet.

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Quando Sibir sconfisse il Natale

di Alessandro Girola

Copertina di Alessandro Girola

Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

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Vigilia di NataleDicembre 2012Una dacia nei pressi del Lago Onega

«Signorina Nadia, forse si sta annoiando?»L'oligarca che si avvicina a Sibir emana un intenso profumo di dopobarba e veste abiti italiani, elegantissimi. Per un attimo ha abbandonato i suoi ospiti politici, utili portaborse di zar Putin, con l'intento di conversare con la supereroina di tutte le Russie.Nadia si volta e lo osserva, cercando di non lasciar trapelare il fastidio che prova nei confronti di quell'uomo. All'Unità S non sarebbero felici, se lo offendesse. Non con tutta l'influenza che Maksim Baha esercita sui vicini della RSUB, Repubblica Socialista di Ucraina e Bielorussia1. «Sto solo ammirando il paesaggio», replica la ragazza. «Visto dalla sua dacia è molto bello». Si aggiusta la coda di lunghi capelli biondi, nervosa. Le hanno detto che l'oligarca ama le belle donne. Non le piace l'idea di essere corteggiata da quell'uomo.«Quando il lago è ghiacciato lo spettacolo è tale da lasciare senza fiato.» Baha le offre un bicchiere di vodka. Nadia lo accetta.«Da lei mi sarei aspettato dello champagne». Non riesce a trattenersi.L'oligarca sorride. Ha il fascino rude dell'uomo abituato a combattere per ottenere ciò che vuole. Porta bene i suoi cinquant'anni, anche se il fisico tarchiato lo rende poco fotogenico. Anche per questo motivo compare ben poco sui

1 Monoblocco comunista che, nel presente ucronico di Due Minuti a Mezzanotte, ingloba Bielorussia e Ucraina.

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giornali. Non a caso quella festa è privata, estesa a pochi invitati. Nadia non può fare a meno di pensare che lei, nonostante il suo aspetto poco più che da ventenne, è in realtà più anziana di Baha. «Io sono un tradizionalista», afferma il padrone di casa. «Metà bielorusso, metà russo, radici affini, che prima o poi torneranno a far crescere alberi identici.» Una metafora poco azzeccata, che però lascia trapelare ciò che Putin si aspetta da Maksim Baha.«Il Natale ortodosso si festeggia il sette gennaio», commenta Nadia. «Quella di stasera è una...» La Super si blocca, evitando di pronunciare una parola che risulterebbe offensiva.«Una farsa occidentale», sorride l'oligarca. «Che piace tanto ai politicanti che l'hanno accompagnata da Mosca.» Per la prima volta Nadia, nome in codice Sibir, prova una punta di simpatia per Baha. L'uomo beve la sua vodka, imitato dalla ragazza. «Mia cara, io e lei abbiamo tante cose in comune. Più di quanto immagina. Sono io che l'ho voluta come unica rappresentante dell'Unità S, qui alla mia dacia. Senza quel suo indisponente sovrintendente al seguito, senza scienziati. Mi è costato molto ottenere questo favore.»«Forse perché alla Lubjanka2 non si fidano più di me», ride Nadia, azzardando in realtà quello che è un suo sospetto da mesi.Baha si stringe nelle spalle, diplomatico, e cambia discorso. «Come festeggiava il Natale, prima di...»«Prima di diventare Sibir?» Si accorge di non pensarci più da molto tempo. Nel 1973 era una ragazzina, mandata dai genitori a lavorare nella centrale Salazar di Bucarest, dove suo zio si era trasferito da qualche anno. Una decisione che gli aveva sconvolto la vita in ogni modo possibile e immaginabile. Anzi, ancora di più. Cerca di ricordarsi la vita in famiglia, nei giorni

2 Sede moscovita dei Servizi Segreti russi, e anche dell'Unità S, incaricata di indagare e risolvere casi in cui sono coinvolti superumani.

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in cui non era ancora la supereroina di Madre Russia. Rammenta alcuni scorci, frammenti, poco più. Le mani callose di papà, il sorriso dolce di mamma. Perché non ricordo le loro voci, i loro occhi? «In famiglia», risponde infine. «Eravamo felici.» Era vero. La felicità figlia della normalità, che lei non conosce più da quarant'anni.«Credevate in lui?»Nadia capisce cosa intende dire l'oligarca. «Lui non è quello vero. È un terrorista creato dai nemici dell'Unione Sovietica. Tecnologia Teleforce trafficata da agenti clandestini americani.»«Lo vuole vedere?»«Nel mio caso parlerei piuttosto di rivedere.»Baha ammicca. «Certo. Comunque è qua per questo, vero?»«Sì.»«Allora mi segua. Questo sarà il mio regalo di Natale per lei.»

* * *

La conduce in un'area riservata della dacia, sorvegliata da due gorilla vestiti in divise nere, con tanto di corpetti in kevlar e mitragliette a tracolla. Sono fuori posto in un contesto fiabesco quale è la residenza di campagna di Baha, ma la loro presenza è necessaria. Uno dei due chiama l'ascensore per conto del suo datore di lavoro, l'altro fissa il sedere di Nadia senza troppi complimenti.La ragazza si accarezza il fondoschiena, fasciato da una lunga gonna di pelle. «Ti piace quel che vedi, compagno?»Il gorilla non arrossisce, anzi, sorride. «Signorina Sibir, qui in Carelia le giornate sono lunghe e noiose... Raramente incontriamo delle celebrità.»Nadia non se la prende. Almeno quell'uomo è onesto. «Buon Natale a te.»Il contractor le rivolge qualcosa che è a metà tra un saluto

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militare e un inchino.L'ascensore arriva.

Sotto la dacia si nasconde un bunker segreto, organizzato su due livelli. L'ambiente è caldo, illuminato con neon a plafoniera, sorvegliato da telecamere e da sensori di movimento. «Al piano meno uno ci sono gli alloggi degli addetti alla sorveglianza, e quelli dei ricercatori», spiega Maksim, mentre l'ascensore apre le porte sul livello meno due, quello più profondo. «Qui invece abbiamo i laboratori, e la cella. Al momento gli scienziati che si alternano nello studio sul soggetto sono in permesso. È Natale per tutti, no?»Nadia non risponde e si guarda in giro. Il bunker è moderno, pulito, perfino asettico. Tutto questo è stato costruito solo per ospitare Ded Moroz? Quel pensiero le fa ricordare che averlo sconfitto, nel 1987, è stata una delle sue più grandi imprese. Il fatto che in Russia nessuno, o quasi, ne sia al corrente, è uno dei paradossi del paese che lei serve. Il motivo di tanta segretezza è semplice: un terrorista di quella risma ha il potenziale per far leva sulle masse, sempre e comunque. Per questo non è bastato sconfiggerlo: occorreva anche una damnatio memoriae permanente.Il corridoio che percorrono termina davanti a una porta blindata, dotata di scanner di retina e di tastierino digitale. Un contractor in uniforme da combattimento la sorveglia, il viso nascosto da un casco completo di visiera a specchio. Baha gli dà una pacca amichevole sul braccio. «Yuri, ho qui con me la mia ospite.»Il gorilla annuisce e digita un codice sulla tastiera alfanumerica. Evidentemente non serve per aprire la porta, visto che sul display compare una lunga sequenza di parole e numeri. «Inibitori a naniti», spiega Baha, paziente. «Nebulizzati nell'ambiente e programmati per operare sulla sola sequenza di

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DNA del prigioniero. Ogni scarica dei medesimi lo rende incapace di far ricorso ai suoi poteri per diciotto minuti esatti. Sovraccaricare le dosi potrebbe essere pericoloso.»«Per chi?», domanda Nadia.«Per lui, per noi.» L'oligarca si china, facendosi scansionare l'occhio. La porta si sblocca, tre led in fila si illuminano di verde. Yuri la fa scorrere di lato. «Attendi qui», gli ordina Baha.Entrano.

La cella è in realtà una sorta di spazioso monolocale piastrellato di bianco. Una branda, un tavolo rotondo in plastica trasparente e una serie di mensole su cui sono disposti libri, una televisione e una serie di piccole icone in legno, costituiscono l'arredamento della stanza. Un piccolo albero di Natale è montato in un angolo.Ded Moroz, al secolo Ivan Bakunin, è seduto al tavolo, intento a scrivere su un'agenda rilegata in pelle. Nadia si stupisce nell'accorgersi che Bakunin indossa ancora quello che nel 1987 era il suo costume da Super: una lunga ed elaborata palandrana bianca e blu lo copre da capo a piedi. Il cappuccio, bordato di pelo, è calato sulle spalle. La veste è aperta fino a metà petto, lasciando intravedere il fisico asciutto e atletico dell'uomo. Ha ancora la barba, solo che non è più tinta d'argento, come ai tempi in cui progettava la Rivoluzione di Natale. Ora è di colore biondiccio, ed è meno folta. Ded Moroz dimostra sì e no una quarantina d'anni.Bakunin le sorride. «L'ultima volta che ci siamo visti mi hai bruciato un braccio.» Alza la mano sinistra, che dal gomito in giù è costituita da un'elaborata protesi metallica. A Nadia ricorda il braccio di un Terminator. «Sei qui per completare l'opera?»«No.» La ragazza guarda Baha. «Posso avere cinque minuti con lui?»

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«Ma certo.» L'oligarca fa per uscire. Ovviamente tutto ciò che accade in quella cella è registrato e monitorato, ma il suo gesto denota comunque una certa galanteria. «Lo convinca», suggerisce a Nadia.La Super annuisce.

* * *

Sibir si siede davanti a Ded Moroz. Nonno Gelo, pensa. Costui, e i suoi mandanti, volevano distruggere l'Unione Sovietica facendo leva sulla figura di Babbo Natale. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che, nel dicembre del 1987, Bakunin aveva congelato e distrutto due fregate della Marina Sovietica, prima che Nadia intervenisse per fermarlo. Per non parlare di ciò che aveva combinato a Smolensk... «Non ricevo molte visite», esordisce Bakunin, chiudendo il diario. «La tua però è piacevole.»«Come hai detto poco fa, ti ho mutilato e quasi ucciso.»L'uomo fa spallucce. «Eseguivi gli ordini.» Indica la televisione spenta. «So che lo fai ancora, anche se al Cremlino non ci sono più i dittatori di allora.»«Ah no?» Sibir si morde un labbro. Deve trattenersi, tutto ciò che dice viene registrato, e non conosce i veri intenti di Baha.«Io sono chiuso qui dentro, sei tu che devi darmi risposte.»«Ti hanno interrogato a lungo, ma ti hanno anche curato», cambia discorso Nadia.«Sei qui per torchiarmi anche tu?»«No. So che le tue dichiarazioni sono le medesime da anni. Non hai fatto il nome dei tuoi mandanti, nemmeno sotto tortura. Prima che ti vendessero a Maksim Baha, i servizi segreti militari sono stati molto duri con te. Sei l'unico soggetto superumano che noi dell'Unità S non siamo ancora riusciti ad avere in custodia.»«Perché non sono un Super, sono Ded Moroz. Sono tornato

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dalle Terre del Sogno perché la mia gente veniva schiacciata e offesa dai miscredenti sovietici che governavano il paese.»Sibir sa che sono affermazioni deliranti. Il vecchio GRU3 è riuscito da tempo a risalire all'identità dell'uomo che si presenta come Ded Moroz: è l'anarchico apolide Ivan Bakunin, di certo afflitto da qualche disturbo di personalità. Un utile idiota, lo definirebbero in molti. Decide tuttavia di dargli corda. «Pensavi di attuare la tua rivoluzione colpendo dapprima la Marina Militare? Nonno Gelo è dunque un abile stratega. E che dire di quella manciata di paramilitari tuoi seguaci, che volevano impossessarsi di un sottomarino lanciamissili di classe Navaga, mentre tu davi spettacolo al porto di Arcangelo?»«Sono abituato a combattere Baba Jaga4 da secoli; elaborare piani di battaglia è indispensabile per sperare di poter vincere.»Ci crede davvero... «Nel tuo caso non è servito a molto. Il tuo piano rivoluzionario si è fermato al via.»«Merito tuo», ammette lui. «E di chi ha avvertito la tua Unità che ad Arcangelo sarebbe accaduto qualcosa. Invece riguardo alla mia prima apparizione, a Smolensk, ancora oggi si sussurra di come Nonno Gelo apparve alle genti, promettendo il dono della libertà. Non riusciste a zittire proprio tutti, eh?»«Dovevi promettere dolci, Coca-Cola e alberi di Natale: avresti avuto un esercito dalla tua parte.» Sibir ripensa ai fatti di Smolensk di quel lontano inverno. Una piccola rivolta popolare contro il Partito, fomentata da dei folli che dicevano di essere stati incoraggiati da Ded Moroz, era stata soffocata dalle autorità locali. Come se non bastasse il KGB aveva compiuto la solita, perfetta opera di disinformazione, mettendo a tacere tutto. Quasi.«Hai così poca stima dei tuo connazionali, protettrice della

3 Il Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie è il servizio informazioni delle forze armate russe (e, fino al 1991, sovietiche).

4 Baba Jaga è un personaggio della mitologia slava, in particolare di quella russa, e la figura immaginaria di un personaggio fiabesco.

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Rodina?»«Non sono qui per discutere di filosofia, Bakunin. E poi, te lo concedo, alla fine hai vinto tu, vero? L'Unione Sovietica è un ricordo pallido e triste, e oggi i bambini russi festeggiano Nonno Gelo, chiamandolo però Babbo Natale.»«E tu sei una celebrità corteggiata dal jet-set», rincalza l'uomo. «Ti invitano a eventi, ti dedicano siti Internet e gli americani pensano di realizzare un film sulle tue imprese.»«Il mondo cambia», ammette lei. In altre occasioni avrebbe risposto in maniera sdegnata, ma all'improvviso si sente stanca e malinconica. «Non necessariamente in meglio.»«Dunque, perché sei qui? Vuoi convincermi anche tu a entrare in questa nuova squadra di eroi al servizio della Russia? Baha insiste molto, dice che una valutazione di merito da parte dell'Unità S sarebbe definitiva per giungere a una decisione finale. Solo che io non sono ancora persuaso ad accettare. I nuovi inquilini del Cremlino non mi danno l'idea di essere gli artefici del bene del popolo.»«Si prospettano tempi strani e difficili», risponde Nadia. «Occorre essere pronti ad affrontarli. Tutto il resto sarà conseguenziale.»«Sarai tu a guidare questa squadra di supereroi?», domanda Bakunin.«Non lo so». No, non sarò io. «In ogni caso è la tua unica e ultima occasione di riscatto. Viceversa rimarrai qui fin quando Maksim Baha riterrà opportuno sobbarcarsi le spese di mantenimento e ricerca che ti riguardano.»«Peccato. Se mi assicurassi di essere tu al comando del baraccone, accetterei.»L'affermazione la lascia quasi a bocca aperta. Solo il contegno, la finta altezzosità dietro cui è abituata a nascondersi, le permettono di non far trapelare nulla. «Pensaci ugualmente.» La ragazza sa che dovrebbe andarsene, che la conversazione è finita. Tuttavia ha ancora qualcosa da chiedere. Si tormenta

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l'anello che porta alla mano sinistra, l'unico ricordo di famiglia che le è stato concesso di tenere e di indossare. «Posso fare altro per te?», domanda Bakunin, percependo qualcosa.«Oltre al tuo tocco glaciale, si dice che tu abbia un altro potere.»«Va avanti.»«Puoi rievocare i ricordi positivi delle persone, per infondere speranza e coraggio. È qualcosa che agisce sul rilascio di endorfine da parte dell'ipofisi, se non sbaglio.»L'uomo sospira. «Sono Ded Moroz, Nonno Gelo. Porto doni a chi li merita. I miei doni sono per qui», si tocca il cuore, «e per qui», si sfiora una tempia.Nadia si pente di aver tirato in ballo quell'argomento. Si sente sciocca, come la bambina che era un tempo. «A ogni modo sei stato irrorato di naniti inibitori, quindi non c'è modo di sapere se questi tuoi vaneggiamenti...»Bakunin la interrompe e le appoggia la mano destra, quella sana, sul braccio. Il suo tocco è freddo, ma non gelido. Nadia pensa di ritrarsi, ma non lo fa. Di colpo la sua mente viene riempita da immagini vivissime. Ricordi tanto intensi da essere tridimensionali. Sente l'odore dei panni stesi ad asciugare vicino al termosifone, e quello del borsch5 che cuoce sul fornello di casa. Vede i muri, tappezzati di carta da parati verde pastello. È seduta sul divano, scomodo e familiare più che mai. Sul tavolino davanti a sé ci sono delle tavolette di cioccolato avvolte in carta stagnola e un libro di favole, illustrato. Natale ortodosso del 1965, ne è quasi certa.Un profumo di dopobarba intenso precede l'ingresso di suo papà. È più magro di come ricordava, un bell'uomo tipicamente siberiano, con grandi mani callose e un sorriso sincero che stride coi suoi occhi tristi. Papà le si siede accanto e

5 Tipica zuppa russa, a base (principalmente) di barbabietole e patate.

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l'abbraccia. «Sei già sveglia, piccolina.»Nadia sente sé stessa rispondere con voce da bambina, ma non distingue le parole. Papà le fa una carezza, spettinandole i lunghi capelli biondi. «Mamma si sta preparando, andiamo giù in città a vedere la troika6 di Nonno Gelo. Quest'anno il Partito ha dato il permesso a una compagnia teatrale di mettere in scena una rappresentazione tradizionale. Ma ricorda, il vero Nonno Gelo ha la veste blu, non rossa come dice il compagno Segretario generale Brèžnev.» Le strizza la punta del naso, facendole l'occhiolino. «Blu.»«Ti voglio bene papà.» Questa volta lo dicono entrambe le Nadia.«Ti voglio bene anch'io, tesoro. Vedrai, la vita ti riserverà cose bellissime.»Bakunin toglie il contatto dal braccio della ragazza, i ricordi si sciolgono come neve al sole.

Sibir si accorge delle lacrime che le bagnano gli occhi. Ded Moroz le sorride, complice. Nessuno è entrato, nessuno li ha interrotti. Nulla sembra essere accaduto.«Ora io devo proprio andare.» Nadia si alza, riscaldando appena la temperatura del suo corpo, per asciugare le lacrime senza farsi notare dagli spioni che la osservano attraverso le telecamere. «Certamente. Penserò alla vostra proposta.»«Fallo.» Si ferma a pochi passi dalla porta, che si sta già aprendo. Guarda Bakunin, che ha riaperto il suo diario. «Buon Natale, Nonno Gelo.»Ivan annuisce, sereno. «Buon Natale a te, Sibir.»

6 Traino a tre cavalli, utilizzato per le slitte, in Russia.

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