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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Della storia d'Italia dalle origini fino ainostri giorni : sommarioAUTORE: Balbo, CesareTRADUTTORE:CURATORE: Nicolini, FaustoNOTE: Il testo è presente in formato immagine sulsito "Scrittori d'Italia Laterza": http://www.bi-bliotecaitaliana.it/. Realizzato in collaborazionecon il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/)tramite Distributed proofreaders (https://www.pgdp.-net)CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101895

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

    COPERTINA: [elaborazione da] "Meditazione Italia1848" di Francesco Hayez. - Galleria d'arte modernaAchille Forti, Verona. - https://upload.wikime-dia.org/wikipedia/commons/9/9b/Hayez_Meditazione_Italia_1848.jpg. - Pubblico dominio.

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    TITOLO: Della storia d'Italia dalle origini fino ainostri giorni : sommarioAUTORE: Balbo, CesareTRADUTTORE:CURATORE: Nicolini, FaustoNOTE: Il testo è presente in formato immagine sulsito "Scrittori d'Italia Laterza": http://www.bi-bliotecaitaliana.it/. Realizzato in collaborazionecon il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/)tramite Distributed proofreaders (https://www.pgdp.-net)CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101895

    DIRITTI D'AUTORE: no

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    COPERTINA: [elaborazione da] "Meditazione Italia1848" di Francesco Hayez. - Galleria d'arte modernaAchille Forti, Verona. - https://upload.wikime-dia.org/wikipedia/commons/9/9b/Hayez_Meditazione_Italia_1848.jpg. - Pubblico dominio.

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    https://www.e-text.it/https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenzehttps://www.e-text.it/

  • TRATTO DA: "Della storia d'Italia dalle origini finoai nostri giorni : sommario", di Cesare Balbo; acura di Fausto Nicolini; Collana "Scrittori d'Ita-lia" nn 50 e 60; volumi 1 e 2; G. Laterza e Figli;Bari,1913 - 1914

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 maggio 20072a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 13 novembre 2019

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:HIS020000 STORIA / Europa / Italia

    DIGITALIZZAZIONE:Distributed proofreaders, https://www.pgdp.net

    REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

    IMPAGINAZIONE:Carlo F. Traverso (ODT / ePub)Marco Totolo (revisione ePub)

    PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

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    TRATTO DA: "Della storia d'Italia dalle origini finoai nostri giorni : sommario", di Cesare Balbo; acura di Fausto Nicolini; Collana "Scrittori d'Ita-lia" nn 50 e 60; volumi 1 e 2; G. Laterza e Figli;Bari,1913 - 1914

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 maggio 20072a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 13 novembre 2019

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:HIS020000 STORIA / Europa / Italia

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  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4DELLA STORIA D'ITALIA DALLE ORIGINI FINO AI NOSTRI GIORNI....................................................16VOLUME PRIMO.......................................................16

    DEDICA...................................................................18PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE.............19PREFAZIONE PROGETTATA DALL'AUTORE PER L'EDIZIONE NONA.......................................26LIBRO PRIMO ETÁ PRIMA: DE' POPOLI PRIMI-TIVI..........................................................................38

    1. I tirreni..........................................................382. Gli iberici......................................................393. I celti-umbri..................................................404. Tempo, ordine di queste tre immigrazioni pri-marie [anni 2600 circa-1600 circa]...................405. I pelasgi; immigrazioni secondarie [1600 c.-1150 c.].............................................................416. Continua.......................................................437. Magno-greci; immigrazioni terziarie [a. 1150 c.-600 c.]...........................................................448. I popoli itali, etrusci ed altri contemporanei [1150 c.-600 c.].................................................459. I galli, immigrazioni quaternarie [600 c.-391]...........................................................................4710. Roma [754-390]..........................................49

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    Indice generale

    Liber Liber......................................................................4DELLA STORIA D'ITALIA DALLE ORIGINI FINO AI NOSTRI GIORNI....................................................16VOLUME PRIMO.......................................................16

    DEDICA...................................................................18PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE.............19PREFAZIONE PROGETTATA DALL'AUTORE PER L'EDIZIONE NONA.......................................26LIBRO PRIMO ETÁ PRIMA: DE' POPOLI PRIMI-TIVI..........................................................................38

    1. I tirreni..........................................................382. Gli iberici......................................................393. I celti-umbri..................................................404. Tempo, ordine di queste tre immigrazioni pri-marie [anni 2600 circa-1600 circa]...................405. I pelasgi; immigrazioni secondarie [1600 c.-1150 c.].............................................................416. Continua.......................................................437. Magno-greci; immigrazioni terziarie [a. 1150 c.-600 c.]...........................................................448. I popoli itali, etrusci ed altri contemporanei [1150 c.-600 c.].................................................459. I galli, immigrazioni quaternarie [600 c.-391]...........................................................................4710. Roma [754-390]..........................................49

    5

  • 11. Religioni.....................................................5112. Condizioni politiche...................................5413. Colture........................................................56

    LIBRO SECONDO ETÁ SECONDA: DEL DOMI-NIO DELLA REPUBBLICA ROMANA.................59

    1. Origine della grandezza di Roma.................592. Mezzi; costituzione e mutazioni...................613. Un secolo di guerre ed estensioni circonvicine[390-290]..........................................................624. Guerra di Pirro [290-264].............................645. Prima guerra punica [264-241].....................646. Nuove estensioni [241-218].........................657. Seconda guerra punica [218-201].................668. Dieci anni di estendimenti [200-190]...........679. Séguito e conseguenze [190-150].................6810. Terza guerra punica, l'acaica, la spagnuola edaltre [150-134]..................................................6811. La corruzione, le fazioni interne.................6912. I Gracchi [134-121]....................................7113. Guerra di Giugurta [118-106].....................7114. Guerra cimbrica [113-101].........................7215. Mario. Guerra italica [101-88]...................7316. Mario e Silla, Mitridate [88-83].................7517. Silla dittatore, e conseguenze [82-72]........7618. Spartaco, i pirati, Mitridate, Pompeo magno [75-63]..............................................................7619. Pompeo, Crasso, Cesare, Cicerone, Catilina [70-60]..............................................................7820. Primo triumvirato [60-50]..........................79

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    11. Religioni.....................................................5112. Condizioni politiche...................................5413. Colture........................................................56

    LIBRO SECONDO ETÁ SECONDA: DEL DOMI-NIO DELLA REPUBBLICA ROMANA.................59

    1. Origine della grandezza di Roma.................592. Mezzi; costituzione e mutazioni...................613. Un secolo di guerre ed estensioni circonvicine[390-290]..........................................................624. Guerra di Pirro [290-264].............................645. Prima guerra punica [264-241].....................646. Nuove estensioni [241-218].........................657. Seconda guerra punica [218-201].................668. Dieci anni di estendimenti [200-190]...........679. Séguito e conseguenze [190-150].................6810. Terza guerra punica, l'acaica, la spagnuola edaltre [150-134]..................................................6811. La corruzione, le fazioni interne.................6912. I Gracchi [134-121]....................................7113. Guerra di Giugurta [118-106].....................7114. Guerra cimbrica [113-101].........................7215. Mario. Guerra italica [101-88]...................7316. Mario e Silla, Mitridate [88-83].................7517. Silla dittatore, e conseguenze [82-72]........7618. Spartaco, i pirati, Mitridate, Pompeo magno [75-63]..............................................................7619. Pompeo, Crasso, Cesare, Cicerone, Catilina [70-60]..............................................................7820. Primo triumvirato [60-50]..........................79

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  • 21. Cesare dittatore [49-44]..............................8122. Agonia, fine della repubblica [44-31]........8223. Religione, coltura.......................................8424. Continua.....................................................89

    LIBRO TERZO ETÁ TERZA: DEGLI IMPERATO-RI ROMANI.............................................................92

    1. Augusto [30 av. G. C.-14 dopo]...................922. Continua.......................................................953. Continua.......................................................964. Tiberio [14-37].............................................975. I tre ultimi della famiglia di Cesare [37-68].976. I tre primi contendenti, e i tre Flavi [68-96].997. Nerva, Traiano, Adriano [96-138]..............1008. Gli Antonini [138-192]...............................1019. Il terzo secolo dell'imperio giá decadente [193-285]........................................................10210. Diocleziano e i successori fino a Costantino [285-306]........................................................10611. Il cristianesimo [1-306]............................10912. Costantino [306-337]................................11213. I Costantiniani [337-379]..........................11614. Teodosio [379-395]...................................11815. L'ultima divisione, l'invasione e la caduta dell'imperio [395-476]....................................12016. Coltura antica, idolatra.............................12217. Coltura nuova, cristiana............................127

    LIBRO QUARTO ETÁ QUARTA: DEI BARBARI................................................................................131

    1. Il nesso tra le due storie nostre...................131

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    21. Cesare dittatore [49-44]..............................8122. Agonia, fine della repubblica [44-31]........8223. Religione, coltura.......................................8424. Continua.....................................................89

    LIBRO TERZO ETÁ TERZA: DEGLI IMPERATO-RI ROMANI.............................................................92

    1. Augusto [30 av. G. C.-14 dopo]...................922. Continua.......................................................953. Continua.......................................................964. Tiberio [14-37].............................................975. I tre ultimi della famiglia di Cesare [37-68].976. I tre primi contendenti, e i tre Flavi [68-96].997. Nerva, Traiano, Adriano [96-138]..............1008. Gli Antonini [138-192]...............................1019. Il terzo secolo dell'imperio giá decadente [193-285]........................................................10210. Diocleziano e i successori fino a Costantino [285-306]........................................................10611. Il cristianesimo [1-306]............................10912. Costantino [306-337]................................11213. I Costantiniani [337-379]..........................11614. Teodosio [379-395]...................................11815. L'ultima divisione, l'invasione e la caduta dell'imperio [395-476]....................................12016. Coltura antica, idolatra.............................12217. Coltura nuova, cristiana............................127

    LIBRO QUARTO ETÁ QUARTA: DEI BARBARI................................................................................131

    1. Il nesso tra le due storie nostre...................131

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  • 2. I regni nuovi romano-tedeschi....................1363. Continua.....................................................1394. Continua.....................................................1405. I barbari d'Odoacre [476-489]....................1436. Teoderico e gli ostrogoti [489-526]............1457. Continua.....................................................1478. Continua.....................................................1499. Caduta de' goti [526-566]...........................15010. Continua...................................................15111. I greci........................................................15412. I longobardi prima della conquista...........15613. Alboino e Clefi [568-584]........................15814. I trentasei duchi........................................15915. La restaurazione del regno [584]..............16116. Autari ed Agilulfo [584-615]....................16217. Successioni dei re per un secolo [615-712].........................................................................16418. Liutprando. Le prime cittá, i primi papi indi-pendenti [712-744].........................................16719. Ildebrando, Rachi, Astolfo, Desiderio, ultimire longobardi [744-774]..................................17120. Coltura......................................................17621. Legislazioni..............................................178

    LIBRO QUINTO ETÁ QUINTA: DELLA SIGNO-RIA DEGLI IMPERATORI E RE..........................183

    1. Carlomagno re [774-814]...........................1832. Continua.....................................................1863. Carlomagno imperatore [799-814].............1894. Continua.....................................................193

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    2. I regni nuovi romano-tedeschi....................1363. Continua.....................................................1394. Continua.....................................................1405. I barbari d'Odoacre [476-489]....................1436. Teoderico e gli ostrogoti [489-526]............1457. Continua.....................................................1478. Continua.....................................................1499. Caduta de' goti [526-566]...........................15010. Continua...................................................15111. I greci........................................................15412. I longobardi prima della conquista...........15613. Alboino e Clefi [568-584]........................15814. I trentasei duchi........................................15915. La restaurazione del regno [584]..............16116. Autari ed Agilulfo [584-615]....................16217. Successioni dei re per un secolo [615-712].........................................................................16418. Liutprando. Le prime cittá, i primi papi indi-pendenti [712-744].........................................16719. Ildebrando, Rachi, Astolfo, Desiderio, ultimire longobardi [744-774]..................................17120. Coltura......................................................17621. Legislazioni..............................................178

    LIBRO QUINTO ETÁ QUINTA: DELLA SIGNO-RIA DEGLI IMPERATORI E RE..........................183

    1. Carlomagno re [774-814]...........................1832. Continua.....................................................1863. Carlomagno imperatore [799-814].............1894. Continua.....................................................193

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  • 5. I Carolingi [814-888]..................................1946. Continua [840-888]....................................1977. Berengario I, Guido, Lamberto, Arnolfo, Lu-dovico, Rodolfo [888-924].............................2008. Tre re francesi [924-950]............................2059. Berengario II [951-964]..............................20810. I tre Ottoni [964-1002].............................21011. Continua....................................................21412. Arduino re, Arrigo, detto secondo, re e impe-ratore [1002-1024]..........................................21613. La casa de' Franconi o Ghibellini. Corrado il salico [1024-1039]..........................................22014. Arrigo III [1039-1056].............................22415. Arrigo IV [1056-1073].............................22816. Coltura......................................................232

    LIBRO SESTO ETÁ SESTA: DEI COMUNI.......2381. Gregorio VII e l'etá seguente, in generale.. 2382. Pontificato di Gregorio VII [1073-1085].. .2413. Ultimi anni d'Arrigo IV [1085-1106].........2484. La prima costituzione comunale, i consoli [1100 circa].....................................................2505. Arrigo V [1106 1125].................................2586. Lotario [1125-1137]....................................2617. Corrado II [1138-1152]...............................2658. Federigo I imperatore, la guerra d'indipenden-za [1152-1183]................................................2679. Continua.....................................................27210. Continua...................................................27611. Continua....................................................280

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    5. I Carolingi [814-888]..................................1946. Continua [840-888]....................................1977. Berengario I, Guido, Lamberto, Arnolfo, Lu-dovico, Rodolfo [888-924].............................2008. Tre re francesi [924-950]............................2059. Berengario II [951-964]..............................20810. I tre Ottoni [964-1002].............................21011. Continua....................................................21412. Arduino re, Arrigo, detto secondo, re e impe-ratore [1002-1024]..........................................21613. La casa de' Franconi o Ghibellini. Corrado il salico [1024-1039]..........................................22014. Arrigo III [1039-1056].............................22415. Arrigo IV [1056-1073].............................22816. Coltura......................................................232

    LIBRO SESTO ETÁ SESTA: DEI COMUNI.......2381. Gregorio VII e l'etá seguente, in generale.. 2382. Pontificato di Gregorio VII [1073-1085].. .2413. Ultimi anni d'Arrigo IV [1085-1106].........2484. La prima costituzione comunale, i consoli [1100 circa].....................................................2505. Arrigo V [1106 1125].................................2586. Lotario [1125-1137]....................................2617. Corrado II [1138-1152]...............................2658. Federigo I imperatore, la guerra d'indipenden-za [1152-1183]................................................2679. Continua.....................................................27210. Continua...................................................27611. Continua....................................................280

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  • 12. Il secondo periodo della presente etá [1183-1263]. Governo delle cittá..............................28613. Fine di Federigo I, Arrigo VI [1183-1198].........................................................................28914. Filippo e Ottone [1198-1218]...................29115. La quarta crociata, il principio del secondo primato italiano nel Mediterraneo [1201-1204].........................................................................29516. Federigo II [1218-1250]...........................29917. Fine degli Svevi [1250-1268]...................30718. Il terzo periodo della presente etá in generale[1268-1377]....................................................31119. Re Carlo I d'Angiò [1268-1285]...............31420. Re Carlo II d'Angiò [1285-1309].............32021. Re Roberto d'Angiò [1309-1343].............32522. Le compagnie, i condottieri [1314-1343].33223. La regina Giovanna e i suoi quattro mariti [1343-1377]....................................................33924. Il quarto periodo della presente etá in gene-rale [1377-1492].............................................34525. Bernabò e Gian Galeazzo Visconti primo duca di Milano [1378- 1402]..........................34726. Giovanni Maria Visconti secondo duca [1402-1412]....................................................35227. Piemonte. Casa Savoia. Amedeo VIII [1100-1434]...............................................................35528. Filippo Maria Visconti [1412-1447].........36129. Francesco Sforza quarto duca di Milano [1447-1466]....................................................367

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    12. Il secondo periodo della presente etá [1183-1263]. Governo delle cittá..............................28613. Fine di Federigo I, Arrigo VI [1183-1198].........................................................................28914. Filippo e Ottone [1198-1218]...................29115. La quarta crociata, il principio del secondo primato italiano nel Mediterraneo [1201-1204].........................................................................29516. Federigo II [1218-1250]...........................29917. Fine degli Svevi [1250-1268]...................30718. Il terzo periodo della presente etá in generale[1268-1377]....................................................31119. Re Carlo I d'Angiò [1268-1285]...............31420. Re Carlo II d'Angiò [1285-1309].............32021. Re Roberto d'Angiò [1309-1343].............32522. Le compagnie, i condottieri [1314-1343].33223. La regina Giovanna e i suoi quattro mariti [1343-1377]....................................................33924. Il quarto periodo della presente etá in gene-rale [1377-1492].............................................34525. Bernabò e Gian Galeazzo Visconti primo duca di Milano [1378- 1402]..........................34726. Giovanni Maria Visconti secondo duca [1402-1412]....................................................35227. Piemonte. Casa Savoia. Amedeo VIII [1100-1434]...............................................................35528. Filippo Maria Visconti [1412-1447].........36129. Francesco Sforza quarto duca di Milano [1447-1466]....................................................367

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  • 30. Galeazzo Sforza quinto duca di Milano [1466-1476]....................................................37531. Gian Galeazzo Sforza sesto duca di Milano [1476-1492]....................................................37732. Coltura dell'etá dei comuni in generale.. . .38433. Coltura dei due primi periodi di quest'etá, da Gregorio VII a Carlo d'Angiò [1073-1268]....38834. Coltura del terzo periodo, o secolo di Dante, da Carlo d'Angiò al ritorno dei papi [1268-1377]...............................................................39535. Coltura del quarto periodo, dal ritorno dei papi alla chiamata di Carlo VIII [1377-1492].........................................................................403

    VOLUME SECONDO...............................................411LIBRO SETTIMO ETÁ SETTIMA: DELLE PRE-PONDERANZE STRANIERE...............................413

    1. Di quest'etá in generale, ed in particolare di questo periodo primo delle preponderanze spa-gnuola e francese combattute [1492-1559].. . .4132. Stato d'Europa e d'Italia [1492-1494].........4173. Alessandro VI papa [1492-1503]...............4204. Pio III, Giulio II [1503-1513].....................4285. Leone X [1513-1521].................................4336. Adriano VI, Clemente VII [1522-1534].....4407. Paolo III [1534-1549].................................4488. Giulio III, Marcello II, Paolo IV [1550-1559].........................................................................4539. Colture di questo periodo [1492-1539]......45710. Continua...................................................464

    11

    30. Galeazzo Sforza quinto duca di Milano [1466-1476]....................................................37531. Gian Galeazzo Sforza sesto duca di Milano [1476-1492]....................................................37732. Coltura dell'etá dei comuni in generale.. . .38433. Coltura dei due primi periodi di quest'etá, da Gregorio VII a Carlo d'Angiò [1073-1268]....38834. Coltura del terzo periodo, o secolo di Dante, da Carlo d'Angiò al ritorno dei papi [1268-1377]...............................................................39535. Coltura del quarto periodo, dal ritorno dei papi alla chiamata di Carlo VIII [1377-1492].........................................................................403

    VOLUME SECONDO...............................................411LIBRO SETTIMO ETÁ SETTIMA: DELLE PRE-PONDERANZE STRANIERE...............................413

    1. Di quest'etá in generale, ed in particolare di questo periodo primo delle preponderanze spa-gnuola e francese combattute [1492-1559].. . .4132. Stato d'Europa e d'Italia [1492-1494].........4173. Alessandro VI papa [1492-1503]...............4204. Pio III, Giulio II [1503-1513].....................4285. Leone X [1513-1521].................................4336. Adriano VI, Clemente VII [1522-1534].....4407. Paolo III [1534-1549].................................4488. Giulio III, Marcello II, Paolo IV [1550-1559].........................................................................4539. Colture di questo periodo [1492-1539]......45710. Continua...................................................464

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  • 11. Continua....................................................46912. Il secondo periodo della presente etá in gene-rale; rassegna degli Stati [1559-1700]............47713. Emmanuele Filiberto [1559-1580]...........48214. Carlo Emmanuele I [1580-1630]..............49115. Vittorio Amedeo I, Francesco Giacinto, Car-lo Emmanuele II [1630- 1675].......................50016. Vittorio Amedeo II [1675-1700]..............50917. Una digressione........................................51218. Le colture straniere derivate dall'italiana in questo periodo [1559- 1700]..........................51719. Colture di questo secondo periodo [1559-1700]...............................................................52320. Continua...................................................52821. Continua...................................................53122. Gl'italiani fuor d'Italia...............................53423. Il terzo periodo della presente etá in generale[1700-1814]....................................................53824. Prima guerra della successione di Spagna [1700-1714]....................................................54025. Guerre di Morea e di Sardegna e Sicilia [1714-1720]....................................................54926. Pace di dodici anni; guerra della successione di Polonia [1720- 1735]..................................55227. Breve pace. Guerra della successione au-striaca [1735-1749].........................................55928. Pace e progressi di quarantaquattr'anni [1748-1789]....................................................56929. Continua...................................................574

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    11. Continua....................................................46912. Il secondo periodo della presente etá in gene-rale; rassegna degli Stati [1559-1700]............47713. Emmanuele Filiberto [1559-1580]...........48214. Carlo Emmanuele I [1580-1630]..............49115. Vittorio Amedeo I, Francesco Giacinto, Car-lo Emmanuele II [1630- 1675].......................50016. Vittorio Amedeo II [1675-1700]..............50917. Una digressione........................................51218. Le colture straniere derivate dall'italiana in questo periodo [1559- 1700]..........................51719. Colture di questo secondo periodo [1559-1700]...............................................................52320. Continua...................................................52821. Continua...................................................53122. Gl'italiani fuor d'Italia...............................53423. Il terzo periodo della presente etá in generale[1700-1814]....................................................53824. Prima guerra della successione di Spagna [1700-1714]....................................................54025. Guerre di Morea e di Sardegna e Sicilia [1714-1720]....................................................54926. Pace di dodici anni; guerra della successione di Polonia [1720- 1735]..................................55227. Breve pace. Guerra della successione au-striaca [1735-1749].........................................55928. Pace e progressi di quarantaquattr'anni [1748-1789]....................................................56929. Continua...................................................574

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  • 30. Continua...................................................58231. Le guerre della rivoluzione francese fino allapace di Campoformio [1792-1797]................58932. Continua...................................................59733. Segue fino alla pace d'Amiens [1797-1802].........................................................................60834. Napoleone primo consolo e presidente della repubblica italiana, poi imperatore e re d'Italia [1802-1814]....................................................61935. Continua...................................................63036. Le colture di quest'ultimo periodo [1700-1814]...............................................................63937. Continua...................................................64638. Continua...................................................65339. Le sette etá di nostra storia.......................656

    APPENDICE..........................................................66740. Il periodo quarto dell'etá settima, o della pre-ponderanza austriaca [1814-1848].................66741. Continua [1833-1843]..............................67742. Continua. La rivoluzione delle riforme [1843-1848]....................................................68743. Continua l'appendice. Principio d'un'etá otta-va della storia d'Italia? La guerra d'indipendenza[1848-1849]....................................................70344. L'armistizio [agosto 1848-20 marzo 1849].........................................................................735

    NOTA.....................................................................739I.......................................................................739II.....................................................................751

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    30. Continua...................................................58231. Le guerre della rivoluzione francese fino allapace di Campoformio [1792-1797]................58932. Continua...................................................59733. Segue fino alla pace d'Amiens [1797-1802].........................................................................60834. Napoleone primo consolo e presidente della repubblica italiana, poi imperatore e re d'Italia [1802-1814]....................................................61935. Continua...................................................63036. Le colture di quest'ultimo periodo [1700-1814]...............................................................63937. Continua...................................................64638. Continua...................................................65339. Le sette etá di nostra storia.......................656

    APPENDICE..........................................................66740. Il periodo quarto dell'etá settima, o della pre-ponderanza austriaca [1814-1848].................66741. Continua [1833-1843]..............................67742. Continua. La rivoluzione delle riforme [1843-1848]....................................................68743. Continua l'appendice. Principio d'un'etá otta-va della storia d'Italia? La guerra d'indipendenza[1848-1849]....................................................70344. L'armistizio [agosto 1848-20 marzo 1849].........................................................................735

    NOTA.....................................................................739I.......................................................................739II.....................................................................751

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  • INDICE DEI NOMI...............................................755A.....................................................................755B.....................................................................765C.....................................................................774D.....................................................................787E......................................................................790F......................................................................793G.....................................................................799H.....................................................................808I J....................................................................809K.....................................................................812L......................................................................812M.....................................................................818N.....................................................................828O.....................................................................831P......................................................................833Q.....................................................................842R.....................................................................842S......................................................................846T......................................................................855U.....................................................................860V.....................................................................861W....................................................................867Y.....................................................................867Z......................................................................867

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    INDICE DEI NOMI...............................................755A.....................................................................755B.....................................................................765C.....................................................................774D.....................................................................787E......................................................................790F......................................................................793G.....................................................................799H.....................................................................808I J....................................................................809K.....................................................................812L......................................................................812M.....................................................................818N.....................................................................828O.....................................................................831P......................................................................833Q.....................................................................842R.....................................................................842S......................................................................846T......................................................................855U.....................................................................860V.....................................................................861W....................................................................867Y.....................................................................867Z......................................................................867

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  • CESARE BALBO

    DELLA STORIA D'ITALIADALLE ORIGINI FINO AI NOSTRI GIORNI

    SOMMARIO

    A CURA DIFAUSTO NICOLINI

    VOLUME PRIMO

    www.liberliber.it

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    CESARE BALBO

    DELLA STORIA D'ITALIADALLE ORIGINI FINO AI NOSTRI GIORNI

    SOMMARIO

    A CURA DIFAUSTO NICOLINI

    VOLUME PRIMO

    www.liberliber.it

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  • 1616

  • A SUA MAESTÁVITTORIO EMANUELE III

    GLI "SCRITTORI D'ITALIA"EDITI COL CONSIGLIO DI B. CROCE

    E CON LA CURA DI F. NICOLINIPERVENUTI AL L VOLUME

    LA CASA G. LATERZA & FIGLIDEDICA

    COME LA SUA OPERA PIÚ FERVIDAIN SERVIGIO DELLA PATRIA

    RESTICONSACRATO ALLA MEMORIA

    DEL MIO RECARLO ALBERTO

    QUESTO VOLUMESCRITTO GIÁ

    TRA GLI URGENTI DESIDÈRIDEL GRAN TENTATIVO

    DI LUIOMAGGIO POSTUMO ORA

    DI GRATITUDINE E DEVOZIONE PERDURATETRA LE CONCITAZIONI GLI ERRORI E I DOLORI

    DELL'IMPRESACRESCIUTE

    DALLE SVENTURE E DALLA MORTEDI LUI

    SOMMO MARTIRE DELL'INDIPENDENZASOMMA VITTIMA DELLE INVIDIE

    ITALIANE

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    A SUA MAESTÁVITTORIO EMANUELE III

    GLI "SCRITTORI D'ITALIA"EDITI COL CONSIGLIO DI B. CROCE

    E CON LA CURA DI F. NICOLINIPERVENUTI AL L VOLUME

    LA CASA G. LATERZA & FIGLIDEDICA

    COME LA SUA OPERA PIÚ FERVIDAIN SERVIGIO DELLA PATRIA

    RESTICONSACRATO ALLA MEMORIA

    DEL MIO RECARLO ALBERTO

    QUESTO VOLUMESCRITTO GIÁ

    TRA GLI URGENTI DESIDÈRIDEL GRAN TENTATIVO

    DI LUIOMAGGIO POSTUMO ORA

    DI GRATITUDINE E DEVOZIONE PERDURATETRA LE CONCITAZIONI GLI ERRORI E I DOLORI

    DELL'IMPRESACRESCIUTE

    DALLE SVENTURE E DALLA MORTEDI LUI

    SOMMO MARTIRE DELL'INDIPENDENZASOMMA VITTIMA DELLE INVIDIE

    ITALIANE

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  • PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

    (Losanna, Bonamici, 1846).

    Il presente ristretto è stato scritto ad uso dell'Enciclope-dia popolare che si viene stampando in questa cittá.Gentilmente richiestone, or fa l'anno, da quegli editori,io accettai molto volentieri l'incarico, l'occasione di rac-cogliere in uno e compendiare i vari studi di storia d'Ita-lia che io era venuto facendo dal 1824 in qua. Ma iltempo, lo spazio or concedutimi erano brevissimi; e poi,quelle condizioni della pubblicitá in Italia che ognun sa,sforzavano quegli editori, ed, accettato l'incarico, mestesso ad alcune soppressioni. E di queste, ed anche piúdi quella fretta, rimangono numerose tracce e nell'edi-zione dell'Enciclopedia, ed in quella staccatane e lascia-ta, salvo il sesto e l'errata, compiutamente conforme, af-finché ella fosse sofferta dove era stata sofferta la prima.Quindi io avea premura, lo confesso, di sottoporre a'miei compatrioti un'edizione compiuta, e quanto sapessi,nel medesimo tempo, corretta. - E tale è questa.Ma a malgrado la nuova o totale elaborazione, niuno sameglio di me quanto rimanga questo lavoro pieno di di-fetti; irreparabili gli uni come dipendenti dalla naturadell'opera o da mie forze inadeguate, piú o meno correg-gibili gli altri. I quali ultimi poi possono essere di duesorte: errori e dimenticanze di fatti importanti, errori di

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    PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

    (Losanna, Bonamici, 1846).

    Il presente ristretto è stato scritto ad uso dell'Enciclope-dia popolare che si viene stampando in questa cittá.Gentilmente richiestone, or fa l'anno, da quegli editori,io accettai molto volentieri l'incarico, l'occasione di rac-cogliere in uno e compendiare i vari studi di storia d'Ita-lia che io era venuto facendo dal 1824 in qua. Ma iltempo, lo spazio or concedutimi erano brevissimi; e poi,quelle condizioni della pubblicitá in Italia che ognun sa,sforzavano quegli editori, ed, accettato l'incarico, mestesso ad alcune soppressioni. E di queste, ed anche piúdi quella fretta, rimangono numerose tracce e nell'edi-zione dell'Enciclopedia, ed in quella staccatane e lascia-ta, salvo il sesto e l'errata, compiutamente conforme, af-finché ella fosse sofferta dove era stata sofferta la prima.Quindi io avea premura, lo confesso, di sottoporre a'miei compatrioti un'edizione compiuta, e quanto sapessi,nel medesimo tempo, corretta. - E tale è questa.Ma a malgrado la nuova o totale elaborazione, niuno sameglio di me quanto rimanga questo lavoro pieno di di-fetti; irreparabili gli uni come dipendenti dalla naturadell'opera o da mie forze inadeguate, piú o meno correg-gibili gli altri. I quali ultimi poi possono essere di duesorte: errori e dimenticanze di fatti importanti, errori di

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  • giudizi, di opinioni.Degli errori e delle dimenticanze di fatti, io desidero, iodomando a' miei colti leggitori, di volermi donare quan-te piú correzioni vengano loro vedute possibili, serban-do la natura, l'estrema brevitá dell'opera; e di donarmeleprivatamente o pubblicamente, in qualunque modo paialoro piú opportuno e piú comodo. Se mai con qualchelavoro precedente o col presente io mi sia acquistata labenevolenza di alcuni, io questi prego specialmente diessermi larghi di tale aiuto. Ed oso pur pregarne queglistessi a cui lo scrittore rimanga indifferente, ma a cui talnon sia la storia di nostra patria, o l'uso che si può faredi essa. Finché non avremo un grande e vero corpo distoria nazionale, da cui si faccia poi con piú facilitá epiú esattezza uno di que' ristretti destinati ad andar perle mani di tutti, o come si dice, un «manuale», io non sose m'ingannino le mie speranze di scrittore, ma tal mipare possa esser questo. Né mi porrò a dire l'utilitá cheverrebbe d'un tal manuale ben fatto; ma è appunto a farquesto intanto il men cattivo possibile, ch'io domandol'aiuto de' compatrioti. E giá il signor Predari direttoredell'Enciclopedia, a cui debbo inoltre l'occasione di que-sto libro, e via via i signori Carlo Promis, FederigoSclopis, Luigi Cibrario, Roberto e Massimo d'Azeglio,Ricotti e Carena non mi negarono di tali aiuti; i quali ionomino ed a gratitudine ed a vanto, né senza speranza dipoter a questi aggiugner altri onorati nomi, quando chesia.

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    giudizi, di opinioni.Degli errori e delle dimenticanze di fatti, io desidero, iodomando a' miei colti leggitori, di volermi donare quan-te piú correzioni vengano loro vedute possibili, serban-do la natura, l'estrema brevitá dell'opera; e di donarmeleprivatamente o pubblicamente, in qualunque modo paialoro piú opportuno e piú comodo. Se mai con qualchelavoro precedente o col presente io mi sia acquistata labenevolenza di alcuni, io questi prego specialmente diessermi larghi di tale aiuto. Ed oso pur pregarne queglistessi a cui lo scrittore rimanga indifferente, ma a cui talnon sia la storia di nostra patria, o l'uso che si può faredi essa. Finché non avremo un grande e vero corpo distoria nazionale, da cui si faccia poi con piú facilitá epiú esattezza uno di que' ristretti destinati ad andar perle mani di tutti, o come si dice, un «manuale», io non sose m'ingannino le mie speranze di scrittore, ma tal mipare possa esser questo. Né mi porrò a dire l'utilitá cheverrebbe d'un tal manuale ben fatto; ma è appunto a farquesto intanto il men cattivo possibile, ch'io domandol'aiuto de' compatrioti. E giá il signor Predari direttoredell'Enciclopedia, a cui debbo inoltre l'occasione di que-sto libro, e via via i signori Carlo Promis, FederigoSclopis, Luigi Cibrario, Roberto e Massimo d'Azeglio,Ricotti e Carena non mi negarono di tali aiuti; i quali ionomino ed a gratitudine ed a vanto, né senza speranza dipoter a questi aggiugner altri onorati nomi, quando chesia.

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  • Quanto alle opinioni storiche o politiche, io so bene, chevoglia io o non voglia, me ne saranno fatte critiche, piúo meno moderate, piú o meno cortesi, piú o meno esatte,secondo la natura, l'educazione e gli studi di ciascuno; eche l'ultime di queste potranno certo esser utili agli stu-diosi di nostra storia. Ma non paia superbia se aggiungo,che queste critiche, cioè in somma queste esposizionidelle opinioni altrui, potran difficilmente mutar le mie;siccome quelle che sono non solamente sincere, ma dalunghi anni concepite e quasi fattemi passar in sangue, edall'educazione ricevuta da un padre lungamente, onora-tissimamente sperimentato ne' pubblici affari, e da quelpoco di sperienza che potei acquistar io stesso dal 1808al 1821, e dall'aver sofferto per esse poi, e dai non brevistudi fatti d'allora in poi. E mi si conceda aggiugnere,che pochi uomini, anche de' paesi piú liberi, hanno alpar di me quell'indipendenza di opinioni che è sommaforse di tutte, quella che viene a uno scrittore dall'averpoco a temere, nulla a sperare politicamente per sé. Èvero, che, come ognuno che scriva, io tengo in gran pre-gio, io desidero con ardore quel consenso de' leggitori,quella simpatia de' compatrioti che si chiama «popolari-tá», e che è insieme sanzione di ciò che s'è voluto farper la patria, e mezzo a servirla ulteriormente; ed è veroche quando io n'ebbi alcun cenno (da que' giovani italia-ni principalmente, nelle cui mani son per passare i desti-ni della patria), mi venner dimenticate tutte quelle pene,che non son poche, dello scrivere in Italia, e dimenticatele risoluzioni di non iscrivere piú. Ma appunto la popo-

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    Quanto alle opinioni storiche o politiche, io so bene, chevoglia io o non voglia, me ne saranno fatte critiche, piúo meno moderate, piú o meno cortesi, piú o meno esatte,secondo la natura, l'educazione e gli studi di ciascuno; eche l'ultime di queste potranno certo esser utili agli stu-diosi di nostra storia. Ma non paia superbia se aggiungo,che queste critiche, cioè in somma queste esposizionidelle opinioni altrui, potran difficilmente mutar le mie;siccome quelle che sono non solamente sincere, ma dalunghi anni concepite e quasi fattemi passar in sangue, edall'educazione ricevuta da un padre lungamente, onora-tissimamente sperimentato ne' pubblici affari, e da quelpoco di sperienza che potei acquistar io stesso dal 1808al 1821, e dall'aver sofferto per esse poi, e dai non brevistudi fatti d'allora in poi. E mi si conceda aggiugnere,che pochi uomini, anche de' paesi piú liberi, hanno alpar di me quell'indipendenza di opinioni che è sommaforse di tutte, quella che viene a uno scrittore dall'averpoco a temere, nulla a sperare politicamente per sé. Èvero, che, come ognuno che scriva, io tengo in gran pre-gio, io desidero con ardore quel consenso de' leggitori,quella simpatia de' compatrioti che si chiama «popolari-tá», e che è insieme sanzione di ciò che s'è voluto farper la patria, e mezzo a servirla ulteriormente; ed è veroche quando io n'ebbi alcun cenno (da que' giovani italia-ni principalmente, nelle cui mani son per passare i desti-ni della patria), mi venner dimenticate tutte quelle pene,che non son poche, dello scrivere in Italia, e dimenticatele risoluzioni di non iscrivere piú. Ma appunto la popo-

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  • laritá mi parve sempre, come i pubblici uffici, mezzo dipotenza, mezzo di servire la patria, e non piú; come sco-po ultimo, nulla sono gli uffici, nulla la popolaritá. Equindi chi è ridotto a servir la patria d'«opere d'inchio-stro», cioè d'opere di veritá, se abbandoni scientementequesta la quale sola può giovare, per correr dietro allapopolaritá, ei corre dietro a un mezzo senza scopo, a unnulla che porta a nulla. Ei mi fu detto giá, che alcuneopinioni mie non sono popolari in Italia. Tanto megliodunque l'averle scritte: quando si scrive con vero e vivoconvincimento, non si suole scriver ciò di che tutti siengiá persuasi; si scrive appunto per far passare le proprieopinioni dalla minoritá alla pluralitá. E quest'è che dásovente piú calore agli scritti della minoritá: la brama didiventar pluralitá colle ragioni. Il che poi, sol che si po-tessero far correr davvero e sufficientemente le ragioni,sarebbe forse piú facile in Italia che altrove; perché, tratutti i vizi acquistati, ella serba indestruttibili, e primeforse del mondo, le sue facoltá, le sue virtú intellettuali.Il desiderio di rimanere indipendente, non solamente daaltrui ma per cosí dir da me stesso, da ciò che possa es-sere in me men ragione che sentimento, mi fece fermar-mi all'anno 1814. Giá lungo tutta l'opera m'era parutopenosissimo quell'ufficio storico del giudicar cosí breve-mente tanti fatti, tanti uomini grandissimi; la brevitá ag-giugne inevitabilmente alla severitá; le parole stringate etronche prendono naturalmente aspetto di assolute,aspre, superbe. E giá, appressandomi a' tempi nostri, mi

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    laritá mi parve sempre, come i pubblici uffici, mezzo dipotenza, mezzo di servire la patria, e non piú; come sco-po ultimo, nulla sono gli uffici, nulla la popolaritá. Equindi chi è ridotto a servir la patria d'«opere d'inchio-stro», cioè d'opere di veritá, se abbandoni scientementequesta la quale sola può giovare, per correr dietro allapopolaritá, ei corre dietro a un mezzo senza scopo, a unnulla che porta a nulla. Ei mi fu detto giá, che alcuneopinioni mie non sono popolari in Italia. Tanto megliodunque l'averle scritte: quando si scrive con vero e vivoconvincimento, non si suole scriver ciò di che tutti siengiá persuasi; si scrive appunto per far passare le proprieopinioni dalla minoritá alla pluralitá. E quest'è che dásovente piú calore agli scritti della minoritá: la brama didiventar pluralitá colle ragioni. Il che poi, sol che si po-tessero far correr davvero e sufficientemente le ragioni,sarebbe forse piú facile in Italia che altrove; perché, tratutti i vizi acquistati, ella serba indestruttibili, e primeforse del mondo, le sue facoltá, le sue virtú intellettuali.Il desiderio di rimanere indipendente, non solamente daaltrui ma per cosí dir da me stesso, da ciò che possa es-sere in me men ragione che sentimento, mi fece fermar-mi all'anno 1814. Giá lungo tutta l'opera m'era parutopenosissimo quell'ufficio storico del giudicar cosí breve-mente tanti fatti, tanti uomini grandissimi; la brevitá ag-giugne inevitabilmente alla severitá; le parole stringate etronche prendono naturalmente aspetto di assolute,aspre, superbe. E giá, appressandomi a' tempi nostri, mi

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  • si era raddoppiata tal pena. Ma ei mi sarebbe riuscito in-tollerabile cosí giudicare gli uomini viventi, e a me nonignoti, né per benefizio né per ingiuria. Io mostrai in al-tro scritto non aver ripugnanza, non timor forse al di-scorrere delle cose presenti; ma appunto ne discorsi ládistesamente, e prendendo agio a quelle eccezioni espiegazioni, che sole fan tollerabile un tal discorso allacoscienza d'uno scrittore. Ei fu detto giá, doversi ai mor-ti non piú che la veritá, ma ai vivi anche riguardi. Ma ionon so fino a qual punto sia giusta tal distinzione; paren-domi che a morti e vivi si debbano veritá e riguardi; sal-vo un solo di piú ai vivi, quello di lasciarli finir lor vitaprima di giudicarli definitamente e assolutamente. Iddiostesso fa cosí; finché dura lo stato di prova, ei lascia atutti di poter giustificare e ricomprar le opere fatte collefattibili: non tronchiamo a nessuno il tempo concedutoda Dio. - Del resto, l'aver appunto parlato del tempo pre-sente in un altro studio mio, m'era nuova ragione di nonriparlarne qui. Io desidero che il presente studio rimangaintroduzione o compimento a quello.Finalmente, parrá forse ad alcuni che un semplice som-mario avrebbe potuto e dovuto scriversi sciolto da qua-lunque opinione, e che cosí scritto avrebbe potuto durarutile piú a lungo. Ma prima, ei mi parve sempre mate-rialmente impossibile scrivere una storia, o un compen-dio, o una stessa tavola cronologica, senza esprimere piúo meno le proprie opinioni: chi si vanta di cosí fare, nolfa all'opera; e per applicar qui un modo di dire napoleo-

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    si era raddoppiata tal pena. Ma ei mi sarebbe riuscito in-tollerabile cosí giudicare gli uomini viventi, e a me nonignoti, né per benefizio né per ingiuria. Io mostrai in al-tro scritto non aver ripugnanza, non timor forse al di-scorrere delle cose presenti; ma appunto ne discorsi ládistesamente, e prendendo agio a quelle eccezioni espiegazioni, che sole fan tollerabile un tal discorso allacoscienza d'uno scrittore. Ei fu detto giá, doversi ai mor-ti non piú che la veritá, ma ai vivi anche riguardi. Ma ionon so fino a qual punto sia giusta tal distinzione; paren-domi che a morti e vivi si debbano veritá e riguardi; sal-vo un solo di piú ai vivi, quello di lasciarli finir lor vitaprima di giudicarli definitamente e assolutamente. Iddiostesso fa cosí; finché dura lo stato di prova, ei lascia atutti di poter giustificare e ricomprar le opere fatte collefattibili: non tronchiamo a nessuno il tempo concedutoda Dio. - Del resto, l'aver appunto parlato del tempo pre-sente in un altro studio mio, m'era nuova ragione di nonriparlarne qui. Io desidero che il presente studio rimangaintroduzione o compimento a quello.Finalmente, parrá forse ad alcuni che un semplice som-mario avrebbe potuto e dovuto scriversi sciolto da qua-lunque opinione, e che cosí scritto avrebbe potuto durarutile piú a lungo. Ma prima, ei mi parve sempre mate-rialmente impossibile scrivere una storia, o un compen-dio, o una stessa tavola cronologica, senza esprimere piúo meno le proprie opinioni: chi si vanta di cosí fare, nolfa all'opera; e per applicar qui un modo di dire napoleo-

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  • nico, le opinioni si scopron fin dietro alle date ed allevirgole. E poi, elle mi paiono forse piú necessarie e piúutili ad esprimersi in un compendio che in una storia di-stesa; piú necessarie, perché quanto meno si scende aiparticolari, tanto piú diventa indispensabile spiegar i fat-ti con quelle esposizioni generali, che in somma sonoesposizioni di opinioni; piú utili, perché quanto piú siaccumulano e si ravvicinano fatti a fatti, tanto piú ne ri-sultano a vicenda spiegate e quasi commentate le opi-nioni. E cosí, per vero dire, veggo essere stato fatto daBossuet, da Hainault, que' modelli de' compendiatori, edanche da Mignet e Zschokke a' nostri dí. Che anzi, per-ché non dirlo? non che vergognarmene, io me ne vanto:un compendio destinato non agli eruditi, non ai letterati;ma a' semplici colti, e cosí ai piú numerosi e piú praticiuomini d'una nazione, porge un'ottima occasione a per-suadere i compatrioti, una di quelle occasioni che non silasciano sfuggire da nessuno sinceramente convinto del-le proprie opinioni, e caldo quindi a promuoverle. Equanto al durare o non durare, io temo che duri pur trop-po lungamente opportuno l'inculcare nelle menti e neicuori italiani quel principio d'indipendenza che è il nu-cleo, il substrato di tutte le mie opinioni storiche o poli-tiche. E venga pur il tempo che non si tratti piú d'acqui-stare ma solamente di applicare quel principio, quellafortuna, quella virtú. Non che invecchiare, io credo cheella sará allora ringiovenita, piú cara a tutti; ed io la veg-go aver cosí ispirate le migliori storie delle piú indipen-denti nazioni del mondo. Del resto, porti pur questo li-

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    nico, le opinioni si scopron fin dietro alle date ed allevirgole. E poi, elle mi paiono forse piú necessarie e piúutili ad esprimersi in un compendio che in una storia di-stesa; piú necessarie, perché quanto meno si scende aiparticolari, tanto piú diventa indispensabile spiegar i fat-ti con quelle esposizioni generali, che in somma sonoesposizioni di opinioni; piú utili, perché quanto piú siaccumulano e si ravvicinano fatti a fatti, tanto piú ne ri-sultano a vicenda spiegate e quasi commentate le opi-nioni. E cosí, per vero dire, veggo essere stato fatto daBossuet, da Hainault, que' modelli de' compendiatori, edanche da Mignet e Zschokke a' nostri dí. Che anzi, per-ché non dirlo? non che vergognarmene, io me ne vanto:un compendio destinato non agli eruditi, non ai letterati;ma a' semplici colti, e cosí ai piú numerosi e piú praticiuomini d'una nazione, porge un'ottima occasione a per-suadere i compatrioti, una di quelle occasioni che non silasciano sfuggire da nessuno sinceramente convinto del-le proprie opinioni, e caldo quindi a promuoverle. Equanto al durare o non durare, io temo che duri pur trop-po lungamente opportuno l'inculcare nelle menti e neicuori italiani quel principio d'indipendenza che è il nu-cleo, il substrato di tutte le mie opinioni storiche o poli-tiche. E venga pur il tempo che non si tratti piú d'acqui-stare ma solamente di applicare quel principio, quellafortuna, quella virtú. Non che invecchiare, io credo cheella sará allora ringiovenita, piú cara a tutti; ed io la veg-go aver cosí ispirate le migliori storie delle piú indipen-denti nazioni del mondo. Del resto, porti pur questo li-

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  • bretto le tracce del tempo suo: è destino di ben altri emaggiori, e le storie specialmente (se ne persuadanoleggitori, scrittori, critici e governi), o bisogna spegnerledel tutto, o lasciarle ritrarre insieme e i tempi di che ellescrivono, e quelli in cui elle furono scritte.Torino, 16 novembre 1846.

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    bretto le tracce del tempo suo: è destino di ben altri emaggiori, e le storie specialmente (se ne persuadanoleggitori, scrittori, critici e governi), o bisogna spegnerledel tutto, o lasciarle ritrarre insieme e i tempi di che ellescrivono, e quelli in cui elle furono scritte.Torino, 16 novembre 1846.

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  • PREFAZIONEPROGETTATA DALL'AUTORE PER L'EDI-

    ZIONE NONA

    Nella prefazione all'edizione terza di Losanna 1846, hoesposto come mi venisse scritto questo volume ad uso diun'enciclopedia, quali aiuti e difficoltá vi avessi, qualiopposizioni io prevedessi dall'opinione di quei tempi;tutti que' particolari insomma, che sono o paiono neces-sari a dirsi, al momento di una pubblicazione. Ma passa-ti pochi anni, tuttociò non ha guari piú interesse se nonper chi scriva forse qualche articolo di bibliografia, bio-grafia, o storia letteraria.E cosí sará probabilmente dei particolari seguenti chemi paiono ora necessari. Non tenendo conto delle dueedizioni fatte senza mia saputa (con data di Bastia... eLosanna 1849)1, questa è la prima, che rifaccia io dopoquella terza del 1846. Ora, cosí facendo dopo quattrotali anni, io v'avevo due soli modi schietti: primo, ri-stampare esattamente il mio testo del 1846, per serbarecosí intiero quel poco di merito o di fortuna che poté es-sere allora a prevedere e suggerire qua o lá alcuni «invi-diati veri». E confesserò che, oltre alla pigrizia, la miavanitá letteraria, od anche politica, mi fece pendere a tal

    1 Le edizioni che si fecero di questo libro senza saputa dell'autore fu-rono cinque, fatte a Losanna nel 1848 e nel 1849, a Milano, a Napoli ed a Ba-stia; onde l'ultima del 1852 fatta a Torino, con consenso dell'autore, riuscí lanona, e la presente è la decima, se non se ne son fatte altre (Nota dell'edizioneLe Monnier).

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    PREFAZIONEPROGETTATA DALL'AUTORE PER L'EDI-

    ZIONE NONA

    Nella prefazione all'edizione terza di Losanna 1846, hoesposto come mi venisse scritto questo volume ad uso diun'enciclopedia, quali aiuti e difficoltá vi avessi, qualiopposizioni io prevedessi dall'opinione di quei tempi;tutti que' particolari insomma, che sono o paiono neces-sari a dirsi, al momento di una pubblicazione. Ma passa-ti pochi anni, tuttociò non ha guari piú interesse se nonper chi scriva forse qualche articolo di bibliografia, bio-grafia, o storia letteraria.E cosí sará probabilmente dei particolari seguenti chemi paiono ora necessari. Non tenendo conto delle dueedizioni fatte senza mia saputa (con data di Bastia... eLosanna 1849)1, questa è la prima, che rifaccia io dopoquella terza del 1846. Ora, cosí facendo dopo quattrotali anni, io v'avevo due soli modi schietti: primo, ri-stampare esattamente il mio testo del 1846, per serbarecosí intiero quel poco di merito o di fortuna che poté es-sere allora a prevedere e suggerire qua o lá alcuni «invi-diati veri». E confesserò che, oltre alla pigrizia, la miavanitá letteraria, od anche politica, mi fece pendere a tal

    1 Le edizioni che si fecero di questo libro senza saputa dell'autore fu-rono cinque, fatte a Losanna nel 1848 e nel 1849, a Milano, a Napoli ed a Ba-stia; onde l'ultima del 1852 fatta a Torino, con consenso dell'autore, riuscí lanona, e la presente è la decima, se non se ne son fatte altre (Nota dell'edizioneLe Monnier).

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  • modo. Ma per cosí fare con indisputabile ischiettezza,era necessario non introdurre una correzione né di sto-ria, né di stile, o nemmeno di stampa; lasciare il testoscrupolosamente qual era, e poter dire che non vi s'eramutato una sillaba. E mi parve men bello, e forse bruttosagrificare a quelle vanitá quanti miglioramenti avessi afare, ora omai, al mio lavoro. Se io ristampassi quelleopere politiche che scrissi giá a diverse occasioni, io miterrei a siffatto modo di riproduzione letterale, sola one-sta in tal caso. Ma qualunque scritto fatto con intenzionea tutti i tempi, e perciò qualunque storia, deve certamen-te migliorarsi dallo scrittore, finché e quanto piú possa. -Quindi mi appigliai e seguii il secondo modo; di faretutte le correzioni di stampa, di stile, di storia, od anchedi politica, che mi venisser sembrando necessarie od uti-li, senza niun ritegno né cattiva vergogna. Io m'ero giádato l'esempio di non temer condannarmi, accennandoai fatti del 1809; che se poi io abbia forse dimostrataqualche consistenza di princípi e di fatti nella mia nonbreve vita letteraria o politica, io me l'attribuisco non amerito ma a fortuna; alla fortuna primamente dell'educa-zione e degli esempi paterni, ed a quella pur forsed'essermi rivolto a questi studi della storia nostra. Né dibiasimo, ma di lode mi sembran degni coloro, pochi purtroppo, i quali sanno fare buon pro degli insegnamentidati dalla sperienza o dallo spettacolo di grandi eventi.Ma il fatto sta che effettuando con tali propositi le miecorrezioni, e facendone innumerevoli di stampa e di sti-

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    modo. Ma per cosí fare con indisputabile ischiettezza,era necessario non introdurre una correzione né di sto-ria, né di stile, o nemmeno di stampa; lasciare il testoscrupolosamente qual era, e poter dire che non vi s'eramutato una sillaba. E mi parve men bello, e forse bruttosagrificare a quelle vanitá quanti miglioramenti avessi afare, ora omai, al mio lavoro. Se io ristampassi quelleopere politiche che scrissi giá a diverse occasioni, io miterrei a siffatto modo di riproduzione letterale, sola one-sta in tal caso. Ma qualunque scritto fatto con intenzionea tutti i tempi, e perciò qualunque storia, deve certamen-te migliorarsi dallo scrittore, finché e quanto piú possa. -Quindi mi appigliai e seguii il secondo modo; di faretutte le correzioni di stampa, di stile, di storia, od anchedi politica, che mi venisser sembrando necessarie od uti-li, senza niun ritegno né cattiva vergogna. Io m'ero giádato l'esempio di non temer condannarmi, accennandoai fatti del 1809; che se poi io abbia forse dimostrataqualche consistenza di princípi e di fatti nella mia nonbreve vita letteraria o politica, io me l'attribuisco non amerito ma a fortuna; alla fortuna primamente dell'educa-zione e degli esempi paterni, ed a quella pur forsed'essermi rivolto a questi studi della storia nostra. Né dibiasimo, ma di lode mi sembran degni coloro, pochi purtroppo, i quali sanno fare buon pro degli insegnamentidati dalla sperienza o dallo spettacolo di grandi eventi.Ma il fatto sta che effettuando con tali propositi le miecorrezioni, e facendone innumerevoli di stampa e di sti-

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  • le, ed alcune ne' fatti storici, non ne trovai, ch'io ne siaconscio, una sola da fare ne' miei princípi storici o poli-tici, ed una sola (che notai) nelle mie previsioni; e chetutte le altre mi sembrano anzi, esser consistite in porreal passato alcune allusioni le quali erano al futuro, ovve-ro in confermare, e rinforzare i princípi giá posti. - Delresto, le due edizioni sono lí, facili ad aversi alle manida chiunque voglia comparare, giudicare o biasimare. Ioabbandono il mio libro e me stesso a' miei critici nemiciod amici. Non trovai tempo finora, ed ancor meno genioa scrivere delle cose mie; né forse ne troverò: e rimangointanto non senza fiducia che la mia indifesa perseve-ranza sia per aggiungere qualche conferma a quei prin-cípi, di che penetrato io ogni di piú, è naturale ch'io de-sideri penetrare i miei compatrioti.A coloro poi i quali biasimano, quasi contrario alla im-parzialitá della storia, questo modo di scriverne, non so-lamente narrando ma giudicando, io ho giá risposto enella citata prefazione ed altrove. Ma perché, se v'è col-pa, io l'ho aggravata nella presente edizione, aggiugneròqui: che l'imparzialitá mi sembra consistere non nel nongiudicare, ma nel giudicare imparzialmente; che anzinon capisco come possa essere imparzialitá dove non siagiudizio; che senza questo non può essere se non indif-ferenza, e che le storie (fortunatamente rare) scritte conindifferenza alla virtú od al vizio, alla buona od alla cat-tiva politica della patria, adempiono male quell'ufficio,che pur si pretende imporre alla storia, di maestra della

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    le, ed alcune ne' fatti storici, non ne trovai, ch'io ne siaconscio, una sola da fare ne' miei princípi storici o poli-tici, ed una sola (che notai) nelle mie previsioni; e chetutte le altre mi sembrano anzi, esser consistite in porreal passato alcune allusioni le quali erano al futuro, ovve-ro in confermare, e rinforzare i princípi giá posti. - Delresto, le due edizioni sono lí, facili ad aversi alle manida chiunque voglia comparare, giudicare o biasimare. Ioabbandono il mio libro e me stesso a' miei critici nemiciod amici. Non trovai tempo finora, ed ancor meno genioa scrivere delle cose mie; né forse ne troverò: e rimangointanto non senza fiducia che la mia indifesa perseve-ranza sia per aggiungere qualche conferma a quei prin-cípi, di che penetrato io ogni di piú, è naturale ch'io de-sideri penetrare i miei compatrioti.A coloro poi i quali biasimano, quasi contrario alla im-parzialitá della storia, questo modo di scriverne, non so-lamente narrando ma giudicando, io ho giá risposto enella citata prefazione ed altrove. Ma perché, se v'è col-pa, io l'ho aggravata nella presente edizione, aggiugneròqui: che l'imparzialitá mi sembra consistere non nel nongiudicare, ma nel giudicare imparzialmente; che anzinon capisco come possa essere imparzialitá dove non siagiudizio; che senza questo non può essere se non indif-ferenza, e che le storie (fortunatamente rare) scritte conindifferenza alla virtú od al vizio, alla buona od alla cat-tiva politica della patria, adempiono male quell'ufficio,che pur si pretende imporre alla storia, di maestra della

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  • vita pubblica degli uomini e delle nazioni. Del resto, tut-to ciò tocca a una questione piú che letteraria e delle piúimportanti nelle condizioni presenti della patria nostra.A qualunque nazione è necessario farsi e tener fermauna politica nazionale. È chiaro per sé; uomo o nazione,niuno vive bene senza uno scopo buono e ben tenuto; ela fortuna è de' perduranti. Ma abbondano gli esempi aconferma: Roma antica, ed anche moderna; casad'Austria da parecchi secoli; casa Prussia e casa Russiada poco piú di uno; il piccolo e nuovo Belgio davent'anni; e sopratutto quei due popoli che vantan comu-ne il vecchio sangue sassone, ma si trovano in condizio-ni e luoghi cosí diversi; vecchio l'uno sul proprio suolo,monarchico, ed in mezzo agli interessi europei; nuovol'altro all'incontro, repubblicano ed isolato fra le solitu-dini americane; e che tutti e due colla fermezza delleloro politiche interne sono cresciuti, l'uno da centocin-quanta l'altro da settantacinque anni, a tal grandezza dacontendersi e dividersi oramai l'imperio, il primato,l'egemonia dell'orbe intiero. Noi siamo lungi da siffattidestini; non abbiamo da conquistar egemonie, preoccu-pate da altri, impossibili a tramutarsi, stolte a sognarsi,per ogni avvenire prevedibile. Ma abbiamo conquistemolto piú importanti a fare o compiere; la libertá el'indipendenza importano incomparabilmente piú chel'imperio del mondo. Né arriveremo mai a siffatti scopi,se non sappiamo prefiggerli a noi stessi con sapienza, etendervi poi con virilitá e costanza; cioè se non sappiamfarci e seguir poi una buona politica nazionale. Miriamo

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    vita pubblica degli uomini e delle nazioni. Del resto, tut-to ciò tocca a una questione piú che letteraria e delle piúimportanti nelle condizioni presenti della patria nostra.A qualunque nazione è necessario farsi e tener fermauna politica nazionale. È chiaro per sé; uomo o nazione,niuno vive bene senza uno scopo buono e ben tenuto; ela fortuna è de' perduranti. Ma abbondano gli esempi aconferma: Roma antica, ed anche moderna; casad'Austria da parecchi secoli; casa Prussia e casa Russiada poco piú di uno; il piccolo e nuovo Belgio davent'anni; e sopratutto quei due popoli che vantan comu-ne il vecchio sangue sassone, ma si trovano in condizio-ni e luoghi cosí diversi; vecchio l'uno sul proprio suolo,monarchico, ed in mezzo agli interessi europei; nuovol'altro all'incontro, repubblicano ed isolato fra le solitu-dini americane; e che tutti e due colla fermezza delleloro politiche interne sono cresciuti, l'uno da centocin-quanta l'altro da settantacinque anni, a tal grandezza dacontendersi e dividersi oramai l'imperio, il primato,l'egemonia dell'orbe intiero. Noi siamo lungi da siffattidestini; non abbiamo da conquistar egemonie, preoccu-pate da altri, impossibili a tramutarsi, stolte a sognarsi,per ogni avvenire prevedibile. Ma abbiamo conquistemolto piú importanti a fare o compiere; la libertá el'indipendenza importano incomparabilmente piú chel'imperio del mondo. Né arriveremo mai a siffatti scopi,se non sappiamo prefiggerli a noi stessi con sapienza, etendervi poi con virilitá e costanza; cioè se non sappiamfarci e seguir poi una buona politica nazionale. Miriamo

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  • agli esempi contrari e fatali del secolo presente: Francia,Spagna, Germania, Polonia; o meglio, miriamo a noistessi da quattordici secoli in qua fino a ieri.Nelle monarchie assolute e nelle aristocrazie, le politi-che nazionali si fondano e si serbano molto piú facil-mente; basta un gran principe o un gran cittadino ad in-ventarle; e si tramandano poi per successione, per edu-cazione, per tradizione. Fu giá piú difficile nelle demo-crazie antiche e del medio evo, dove molti giá concorre-vano ad avviare o sviare la cosa pubblica; ma negli Statirappresentativi moderni (repubbliche o monarchie conpoca differenza, benché con qualche vantaggio dell'ulti-me) i concorrenti alla cosa pubblica non sono piú a mi-gliaia, né a centinaia di migliaia, come i cittadini raccol-ti sulle piazze di quelle repubbliche municipali; bensí amilioni sparsi su territori estesi e diversi; ondeché è cre-sciuta d'altrettanto, dall'uno al mille talora, la difficoltádi formare e serbare quell'opinione comune e costanteche forma e serba qualunque politica nazionale. Cheanzi, la difficoltá sarebbe impossibilitá senza quell'aiuto,quello stromento somministrato a tempo dalla Provvi-denza conduttrice degli eventi umani; non fu possibile ilvero e durevole ordinamento de' governi rappresentativi,prima che si fosse inventato e diffuso un mezzo ad am-pliare la discussione della cosa pubblica in quella mede-sima proporzione, prima che si fosse inventata e diffusala stampa. Io ho accennato in questo volume l'epocadell'invenzione della rappresentanza, precedente di due

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    agli esempi contrari e fatali del secolo presente: Francia,Spagna, Germania, Polonia; o meglio, miriamo a noistessi da quattordici secoli in qua fino a ieri.Nelle monarchie assolute e nelle aristocrazie, le politi-che nazionali si fondano e si serbano molto piú facil-mente; basta un gran principe o un gran cittadino ad in-ventarle; e si tramandano poi per successione, per edu-cazione, per tradizione. Fu giá piú difficile nelle demo-crazie antiche e del medio evo, dove molti giá concorre-vano ad avviare o sviare la cosa pubblica; ma negli Statirappresentativi moderni (repubbliche o monarchie conpoca differenza, benché con qualche vantaggio dell'ulti-me) i concorrenti alla cosa pubblica non sono piú a mi-gliaia, né a centinaia di migliaia, come i cittadini raccol-ti sulle piazze di quelle repubbliche municipali; bensí amilioni sparsi su territori estesi e diversi; ondeché è cre-sciuta d'altrettanto, dall'uno al mille talora, la difficoltádi formare e serbare quell'opinione comune e costanteche forma e serba qualunque politica nazionale. Cheanzi, la difficoltá sarebbe impossibilitá senza quell'aiuto,quello stromento somministrato a tempo dalla Provvi-denza conduttrice degli eventi umani; non fu possibile ilvero e durevole ordinamento de' governi rappresentativi,prima che si fosse inventato e diffuso un mezzo ad am-pliare la discussione della cosa pubblica in quella mede-sima proporzione, prima che si fosse inventata e diffusala stampa. Io ho accennato in questo volume l'epocadell'invenzione della rappresentanza, precedente di due

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  • secoli alla invenzione, di tre o quattro alla diffusionedella stampa. E l'invenzione della rappresentanza nonserví, venne meno, si neglesse, si perdé, finché non fufatta e diffusa quella della stampa.La stampa aiuta il buono ordinamento degli Stati rappre-sentativi in tre modi: 1° diffondendo in tutti gli angolidel paese, portando a cognizione di tutti i concorrentialla cosa pubblica gli atti e i discorsi e le opinioni degliuomini pubblici che la conducono; 2° discutendo via viaquegli atti, que' discorsi, quelle opinioni, tutta la politicagiornaliera; 3° innalzandosi a discutere, sforzandosi astabilire una politica permanente della nazione. I dueprimi uffici sono della stampa giornaliera; dove questaesiste ed è libera, cessa l'utilitá e la frequenza di quegliscritti politici fatti all'occasione, che si dicono altrove«di circostanza», «brochures», «pamphlets». Matutt'all'incontro, l'ufficio di fondare la politica perma-nente d'una nazione qualunque non può esser adempiutobene dalla stampa giornaliera; preoccupata della giorna-liera politica; non si può, non si suole adempier bene daessa, nemmeno presso alle nazioni raccolte in uno Stato,dove sono una cosa sola la politica della nazione e quel-la dello Stato; ma è piú impossibile che mai presso auna nazione divisa in vari Stati, dove perciò sono cosenecessariamente moltiplici la politica della nazione in-tiera e le politiche parziali degli Stati divisi. Non servedeplorar sempre i fatti deplorabili; bisogna mutarli dovesia possibile; e dove no, sapervi applicare la politica

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    secoli alla invenzione, di tre o quattro alla diffusionedella stampa. E l'invenzione della rappresentanza nonserví, venne meno, si neglesse, si perdé, finché non fufatta e diffusa quella della stampa.La stampa aiuta il buono ordinamento degli Stati rappre-sentativi in tre modi: 1° diffondendo in tutti gli angolidel paese, portando a cognizione di tutti i concorrentialla cosa pubblica gli atti e i discorsi e le opinioni degliuomini pubblici che la conducono; 2° discutendo via viaquegli atti, que' discorsi, quelle opinioni, tutta la politicagiornaliera; 3° innalzandosi a discutere, sforzandosi astabilire una politica permanente della nazione. I dueprimi uffici sono della stampa giornaliera; dove questaesiste ed è libera, cessa l'utilitá e la frequenza di quegliscritti politici fatti all'occasione, che si dicono altrove«di circostanza», «brochures», «pamphlets». Matutt'all'incontro, l'ufficio di fondare la politica perma-nente d'una nazione qualunque non può esser adempiutobene dalla stampa giornaliera; preoccupata della giorna-liera politica; non si può, non si suole adempier bene daessa, nemmeno presso alle nazioni raccolte in uno Stato,dove sono una cosa sola la politica della nazione e quel-la dello Stato; ma è piú impossibile che mai presso auna nazione divisa in vari Stati, dove perciò sono cosenecessariamente moltiplici la politica della nazione in-tiera e le politiche parziali degli Stati divisi. Non servedeplorar sempre i fatti deplorabili; bisogna mutarli dovesia possibile; e dove no, sapervi applicare la politica

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  • giornaliera o permanente della patria. E cosí in una divi-sa in parecchi Stati, quand'anche fossero tutti rappresen-tativi, bisogna saper vedere che la politica nazionalepermanente non è possibile a formarsi bene né daglioratori né dai pubblicisti giornalieri di ciascuno di que-gli Stati; non è possibile, se mai, se non da quegli scrit-tori che rotti alla pratica ed allo studio della cosa pubbli-ca ne sappiano raccôrre i risultati in iscritti posati e me-ditati con mira alla patria intiera. Dico che questi solihanno probabilitá di fondare una politica permanentedella nazione italiana, perché non tengo per probabilitácomputabile, tengo per poco piú che caso, quello cheavvenisse mai d'un principe od uomo di Stato, cosí gran-de insieme e cosí fortunato, da vincere le discordie e leinvidie, da raccôrre in una le diverse opinioni, le politi-che parziali italiane.Tolto un tal caso, un tal dono di Dio, che non si sprechil'ufficio di fondare la futura politica patria, non può ap-partenere se non agli studi, agli scritti gravi, lungamen-te, virilmente apparecchiati e condotti; non può apparte-nere se non a voi, giovani scrittori italiani i quali venitesu in etá tanto piú fortunata che non la nostra, i qualiv'avete non solamente quella libertá di scrivere e pubbli-care, quelle occasioni e quegli eccitamenti che nonavemmo noi, ma uno scopo oramai determinato e ma-gnifico, lo scopo di mantenere ed estendere la libertá el'indipendenza. Non vi lasciate forse ingannare da vanesperanze o vani timori, lusinghe d'ogni pigrizia, impedi-

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    giornaliera o permanente della patria. E cosí in una divi-sa in parecchi Stati, quand'anche fossero tutti rappresen-tativi, bisogna saper vedere che la politica nazionalepermanente non è possibile a formarsi bene né daglioratori né dai pubblicisti giornalieri di ciascuno di que-gli Stati; non è possibile, se mai, se non da quegli scrit-tori che rotti alla pratica ed allo studio della cosa pubbli-ca ne sappiano raccôrre i risultati in iscritti posati e me-ditati con mira alla patria intiera. Dico che questi solihanno probabilitá di fondare una politica permanentedella nazione italiana, perché non tengo per probabilitácomputabile, tengo per poco piú che caso, quello cheavvenisse mai d'un principe od uomo di Stato, cosí gran-de insieme e cosí fortunato, da vincere le discordie e leinvidie, da raccôrre in una le diverse opinioni, le politi-che parziali italiane.Tolto un tal caso, un tal dono di Dio, che non si sprechil'ufficio di fondare la futura politica patria, non può ap-partenere se non agli studi, agli scritti gravi, lungamen-te, virilmente apparecchiati e condotti; non può apparte-nere se non a voi, giovani scrittori italiani i quali venitesu in etá tanto piú fortunata che non la nostra, i qualiv'avete non solamente quella libertá di scrivere e pubbli-care, quelle occasioni e quegli eccitamenti che nonavemmo noi, ma uno scopo oramai determinato e ma-gnifico, lo scopo di mantenere ed estendere la libertá el'indipendenza. Non vi lasciate forse ingannare da vanesperanze o vani timori, lusinghe d'ogni pigrizia, impedi-

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  • menti ad ogni operare. Questa politica nazionale non ciè, ma ci può essere per opera virile di voi. Non ci è, po-sciaché si tituba ancora; ne' fatti, tra l'assolutismo e la li-bertá rappresentativa; e nell'opinione, tra la monarchiarappresentativa e le repubbliche rappresentativa o demo-cratica o sociale o che so io, posciaché si dubita forsedella stessa necessitá dell'indipendenza, certo sui modidi acquistarla ed ordinarla. Ma ella può essere poi certa-mente. Non sono i compatrioti vostri piú ottusi o mencapaci di ragione degli altri popoli civili; sono, è vero,piú appassionati nell'azione, piú disavvezzi d'ogni politi-ca, piú nuovi alla rappresentativa: ma non vi lasciatesgomentare; tali difficoltá son di quelle che si vincono.Voi vincerete le passioni colla ragione, purché vogliateragionare, valendovi de' riposi che avvengono sempretra le rivoluzioni; voi vincerete ogni ignoranza con glistudi vostri, purché li sappiate fare e scrivere poi consinceritá, semplicitá e virilitá. Né vi lasciate soverchiare,nemmeno dal sentimento (quantunque bello, in voi gio-vani principalmente) del rispetto ai maggiori. I vostrigrandi avi, iniziatori di tutta la coltura e di gran partedella civiltá europea, scrissero secondo le opportunitá ele possibilitá di quei princípi; non potevano scrivere se-condo le possibilitá e per le necessitá de' vostri tempiprogrediti e progredienti. I vostri avi piú vicini e minoriscrissero di ciò che potevano, e cosí non, o male, di po-litica, lungo i tre secoli di servitú. E i vostri padri pote-rono a stento abbozzare, accennare desidèri. Voi aveteun dovere, un destino severo, ma magnifico; avete tutto

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    menti ad ogni operare. Questa politica nazionale non ciè, ma ci può essere per opera virile di voi. Non ci è, po-sciaché si tituba ancora; ne' fatti, tra l'assolutismo e la li-bertá rappresentativa; e nell'opinione, tra la monarchiarappresentativa e le repubbliche rappresentativa o demo-cratica o sociale o che so io, posciaché si dubita forsedella stessa necessitá dell'indipendenza, certo sui modidi acquistarla ed ordinarla. Ma ella può essere poi certa-mente. Non sono i compatrioti vostri piú ottusi o mencapaci di ragione degli altri popoli civili; sono, è vero,piú appassionati nell'azione, piú disavvezzi d'ogni politi-ca, piú nuovi alla rappresentativa: ma non vi lasciatesgomentare; tali difficoltá son di quelle che si vincono.Voi vincerete le passioni colla ragione, purché vogliateragionare, valendovi de' riposi che avvengono sempretra le rivoluzioni; voi vincerete ogni ignoranza con glistudi vostri, purché li sappiate fare e scrivere poi consinceritá, semplicitá e virilitá. Né vi lasciate soverchiare,nemmeno dal sentimento (quantunque bello, in voi gio-vani principalmente) del rispetto ai maggiori. I vostrigrandi avi, iniziatori di tutta la coltura e di gran partedella civiltá europea, scrissero secondo le opportunitá ele possibilitá di quei princípi; non potevano scrivere se-condo le possibilitá e per le necessitá de' vostri tempiprogrediti e progredienti. I vostri avi piú vicini e minoriscrissero di ciò che potevano, e cosí non, o male, di po-litica, lungo i tre secoli di servitú. E i vostri padri pote-rono a stento abbozzare, accennare desidèri. Voi aveteun dovere, un destino severo, ma magnifico; avete tutto

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  • da fare in materia di politica nazionale, avete un'operameno da compiere che da fare o rifare tutta intiera; tuttal'opera politica della patria vostra, tutte le parti ond'ellasi compone: spiegazioni del passato, esposizioni del pre-sente, previsioni dell'avvenire, storia generale della pa-tria, storie speciali de' diversi Stati e delle diverse etá,politica generale e politiche speciali, statistiche od in-ventari delle forze vive o morte della nazione, compara-zione con quelle degli avversari, degli alleati, di tutti icompagni di civiltá; ed avete ad inventare per fino leforme, i mezzi, lo stile e la lingua a tutto ciò. Tutto ciòdecadde ne' tre secoli, né si può imitare da modelli piúantichi, antiquati. Voi avete tutto a fare; voi siete nellapiú bella condizione che sia o possa essere al mondo,per uomini giovani, forti, e bramosi di servir la patria.Quanto alla storia in particolare, io non vorrei cadere inquel vizio o pedanteria di esagerare l'importanza diquello studio a che abbia atteso ciascuno piú special-mente. E quindi non aderirò a quel detto, che la storianon sia la gran maestra della vita pubblica agli uominied alle nazioni; piú gran maestra agli uni e all'altre è lapratica senza dubbio. Ma dove manchi la buona pratica(e tale è il caso nostro pur troppo), la storia è pure il mi-glior aiuto, il miglior fondamento che si possa avere aduna politica nazionale. Mal si fonda qualunque politicasulle piú profonde considerazioni teoriche o filosofiche,ovvero sulle stesse condizioni naturali del paese o delleschiatte. A quel modo che non poche cose fatte di mano

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    da fare in materia di politica nazionale, avete un'operameno da compiere che da fare o rifare tutta intiera; tuttal'opera politica della patria vostra, tutte le parti ond'ellasi compone: spiegazioni del passato, esposizioni del pre-sente, previsioni dell'avvenire, storia generale della pa-tria, storie speciali de' diversi Stati e delle diverse etá,politica generale e politiche speciali, statistiche od in-ventari delle forze vive o morte della nazione, compara-zione con quelle degli avversari, degli alleati, di tutti icompagni di civiltá; ed avete ad inventare per fino leforme, i mezzi, lo stile e la lingua a tutto ciò. Tutto ciòdecadde ne' tre secoli, né si può imitare da modelli piúantichi, antiquati. Voi avete tutto a fare; voi siete nellapiú bella condizione che sia o possa essere al mondo,per uomini giovani, forti, e bramosi di servir la patria.Quanto alla storia in particolare, io non vorrei cadere inquel vizio o pedanteria di esagerare l'importanza diquello studio a che abbia atteso ciascuno piú special-mente. E quindi non aderirò a quel detto, che la storianon sia la gran maestra della vita pubblica agli uominied alle nazioni; piú gran maestra agli uni e all'altre è lapratica senza dubbio. Ma dove manchi la buona pratica(e tale è il caso nostro pur troppo), la storia è pure il mi-glior aiuto, il miglior fondamento che si possa avere aduna politica nazionale. Mal si fonda qualunque politicasulle piú profonde considerazioni teoriche o filosofiche,ovvero sulle stesse condizioni naturali del paese o delleschiatte. A quel modo che non poche cose fatte di mano

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  • degli uomini, come le fortezze, le vie, i canali, i porti dimare e le grandi cittá diventano condizioni del paesenon meno reali od importanti che le naturali, i monti, ifiumi, o le marine; cosí i fatti de' maggiori lasciano tra-dizioni, memorie, nomi, glorie, addentellati, che son puressi realitá in mezzo a quelle de' fatti presenti. E la sto-ria poi è il solo registro di tali realitá; sola ella ricordaco