rapporto sociale 2010 - legacoop servizi toscana
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Con il presente documento Legacoop Servizi Toscana rendiconta la propria attività di rappresentanza, promozione e sviluppo delle cooperative a lei aderenti.TRANSCRIPT
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INDICE.
Presentazione 5
Nota Metodologica 6
1.1 Introduzione 11
1.2 L'assetto organizzativo 12
1.3 La governance 16
1.4 Il quadro delle relazioni 18
1.4.1. Il sistema delle cooperative associate 20
1.4.1.1 I risultati del sistema 22
1.4.1.1.1 I risultati economici 23
1.4.1.1.2 Il valore aggiunto economico e sociale 38
1.4.1.1.3 Le persone 42
2.1 Identità, valori e missione 51
2.2 Obiettivi da raggiungere 53
2.3 Attività svolte e risultati raggiunti 54
La struttura dell'Associazione
Rapporto attività associativa
3.1 Il terziario e le sue trasformazioni in tempo di crisi 63
3.2 Approfondimenti 70
3.2.1 Il settore Logistica e Trasporti 71
3.2.2 Il settore Turismo e Servizi culturali 75
a.Introduzione 81
b. Profilo identitario 87
c. La struttura del sistema 89
d. I risultati del sistema 92
e. Attualità e prospettive di sviluppo: i risultati ottenuti da una indagine qualitativa 111
I servizi:attualità, trend, minaccee opportunità future
Cooperazione Sociale
7
Le radici etico valoriali, le affinità identitarie, la settoria-
lità dell’intervento sono tratti comuni alle imprese coope-
rative rappresentate da Legacoopservizi Toscana che si
muove, per la promozione dei valori condivisi e la costru-
zione di obiettivi comuni, attraverso l’esercizio del dia-
logo, il riconoscimento delle differenze, la ponderazione
sulle questioni che esigono attenzione e sorveglianza. Ma
Legacoopservizi Toscana, come la generalità delle organiz-
zazioni di rappresentanza, si trova oggi ad interrogarsi ri-
guardo al suo posizionamento all’interno dei cambiamenti
avvenuti nella composizione economica e sociale del Paese
e ai metodi e strumenti atti ad esercitare in maniera ap-
propriata e consapevole il suo ruolo. Ruolo composito, in
linea con la qualità delle imprese che rappresenta e che
esprime “l’anima imprenditoriale del mutualismo che si
è fatto impresa” mettendo insieme elementi tradizional-
mente separati come gli interessi e i valori.
L’organizzazione di rappresentanza è chiamata ad ascolta-
re e a mettere in relazione le imprese cooperative fra loro
e con i diversi interlocutori. Per svolgere al meglio tale
compito l’Associazione si impegna a mantenere relazioni
costanti e significative con i rappresentati perché l’ag-
giornamento costante della rappresentanza deve essere
basato sul coinvolgimento degli associati nelle dinamiche
organizzative e sociali, nelle valutazioni e nelle scelte di
rilievo facendoli diventare parte di una storia comune
in modo che riconoscano se stessi e il proprio interesse
nell’azione dell’Associazione.
Questo il nostro intento nel proseguire quel percorso, ini-
ziato con il primo rapporto di attività, di attenzione costan-
te all’evoluzione del contesto e di allineamento dell’infor-
mazione sulla qualità dell’attività di rappresentanza,
politica e di servizio dell’Associazione finalizzato ad
ampliare e migliorare le conoscenze e le possibilità di va-
lutazione e di scelta delle cooperative associate.
Eleonora VanniResponsabile LegacoopSociali Toscana
Presentazione
8
Oggetto
Con il presente documento Legacoop Servizi Toscana
rendiconta la propria attività di rappresentanza, promo-
zione e sviluppo delle cooperative a lei aderenti.
Obiettivo
In continuità con quanto già avviato nel precedente
rapporto, l’obiettivo che ci si è posti anche quest’anno
è stato quello di utilizzare lo strumento della rendicon-
tazione non solo ai fini comunicativi ed informativi ma
anche come proseguimento di un processo già avviato
e finalizzato alla valorizzazione della partecipazione
nell’azione di rappresentanza della nostra Associazione.
Metodo
Tale sforzo si è concretizzato non tanto nella forma, che
recupera in larga parte quella del precedente rapporto,
quanto nella modalità di rilevazione dei dati. Nell’analisi
di molti aspetti dell’attività di Legacoop Servizi l’approc-
cio utilizzato ha cercato di favorire la comunicazione,
il confronto e la partecipazione delle parti interessate
sia nei processi di rilevazione sia in quelli di interpre-
tazione dei risultati finali. In particolare, quest’anno è
stato sperimentato lo strumento del focus group per
rilevare le opinioni dei rappresentanti di un campione
di cooperative sociali circa lo stato dell’arte, i trend e
le prospettive di sviluppo del proprio comparto, segnato
anche esso dagli effetti della crisi economica.
Risorse
Ai fini della elaborazione del presente documento Lega-
coop Servizi Toscana ha impiegato tre risorse: due inter-
ne, di cui una con funzioni di carattere programmatico
e una con funzioni di carattere tecnico amministrativo;
è stato poi scelto di usufruire della collaborazione di
una figura esterna, con estrazione professionale di tipo
socio-economico, alla quale è stato chiesto di introdurre
una chiave di lettura sociale alla rilevazione e interpre-
tazione dei dati, oltre che di incentivare, attraverso l’uso
degli strumenti della sociologia applicata, l’allargamen-
to dell’azione partecipativa nella stesura del rapporto.
Risultati
Il risultato che ne è conseguito è un documento che si
compone di quattro parti, di cui una è approfondimento.
Nella prima, dopo una introduzione sulla struttura or-
ganizzativa ed istituzionale dell’Associazione, abbiamo
riportato i risultati delle performance del sistema delle
cooperative aderenti, cercando di re-interpretare, que-
sta volta, i dati economici in senso stretto, attraverso
Nota Metodologica
9
una chiave di lettura di tipo sociale. Nella seconda ab-
biamo rilevato le attività svolte da Legacoop Servizi-
Toscana, con l’intento di misurarne il grado di efficacia
rispetto agli obiettivi che sostanziano la sua missione.
Nella terza abbiamo riportato la testimonianza dei Re-
sponsabili dei settori aderenti a Legacoop Servizi circa
l’andamento del proprio comparto e le prospettive di
sviluppo. Infine, abbiamo voluto concludere il rapporto
con un focus sul settore delle cooperative sociali. Tale
approfondimento è stato ritenuto indispensabile per
la particolare natura del comparto e per le perplessità
circa gli scenari futuri che lo attendono. Qui l'obietti-
vo è stato quello di raccogliere ulteriori informazioni
quantitative/qualitative attraverso cui offrire un quadro
più esaustivo circa lo stato attuale e le prospettive di
questo particolare settore oltre che valutare le attività
dell'Associazione quale soggetto responsabile del suo
sostegno.
Nota temporale
Nel corso dell’anno 2010 l’Associazione è stata oggetto
di significativi cambiamenti della propria struttura or-
ganizzativa e di governance. Non è stato possibile non
tener conto di tali mutamenti anche nel nostro rapporto.
Di conseguenza, i dati in esso raccolti relativi agli aspetti
di carattere istituzionale sono da riferirsi all’anno appe-
na trascorso. Stesso ragionamento deve essere fatto per
le informazioni delle attività svolte dall’Associazione
rispetto agli obiettivi prefissati. Le argomentazioni che
analizzano lo stato dell’arte dei settori del comparto, ed
in particolare quello delle cooperative sociali, studiano
l’evoluzione sul piano della competitività in riferimento
al biennio 2009-2010 per evidenziare meglio gli effetti
prodotti dalla crisi economica. Viceversa, per ragioni ri-
conducibili ai tempi necessari a reperire le necessarie
informazioni, i dati di carattere economico-quantitativo
sono riconducibili al biennio 2008-2009.
11
1.1 Introduzione
1.2 L'assetto organizzativo
1.3 La governance
1.4 Il quadro delle relazioni
1.4.1. Il sistema delle cooperative associate
1.4.1.1 I risultati del sistema
1.4.1.1.1 I risultati economici
1.4.1.1.2 Il valore aggiunto economico e sociale
1.4.1.1.3 Le persone
La struttura dell'Associazione
13
In Toscana la cooperazione si è oramai affermata come
un soggetto economico di particolare rilievo, garantendo,
anche in un periodo difficile come quello che stiamo viven-
do, un'occasione di lavoro in molti settori e sviluppando
imprese che per fatturato, addetti, qualità occupano po-
sizioni di rilievo.
In questi ultimi anni sono avvenuti cambiamenti significa-
tivi nel panorama cooperativo (primi tra tutti il mutamen-
to dei mercati e del ruolo delle amministrazioni pubbliche)
che hanno posto le nostre imprese di fronte alla neces-
sità di dare risposte non solo ai problemi di incremento
dell’efficienza ed efficacia organizzativa e del sistema di
produzione dei servizi, ma anche di miglioramento della
democrazia economica e di valorizzazione della qualità e
della partecipazione delle risorse umane.
A fronte di trasformazioni tanto importanti, Legacoop
Servizi Toscana ha dovuto misurarsi con problematiche
del tutto analoghe, connesse all’esercizio coerente delle
funzione di tutela, rappresentanza e promozione della re-
altà cooperativa di impresa dal punto di vista economico e
culturale. In quest’ottica è stata pensata la struttura orga-
nizzativa e della governance della nostra Associazione che
vede porre un accento sulla valorizzazione della presenza
e del ruolo attivo delle imprese cooperative a tutti i livelli
dell’Organizzazione.
1.1Introduzione
14
Sulla base delle delibere congressuali del 29 gennaio
2010 (Congresso ANCST Toscana) e del 25-26 febbraio
2010 (Congresso ANCST), sono stati ratificati la nuova
denominazione, il nuovo marchio e la nuova sede lega-
le e operativa della nostra Associazione che da ARCST
è passata a Legacoop Servizi Toscana - Associazione
Regionale delle cooperative dei servizi, delle cooperati-
ve sociali e del turismo.
Legacoop Servizi Toscana ha sede a Firenze ed è presente
nelle dieci province della Toscana dove si avvale dell'ar-
ticolazione zonale dei CTL Legacoop. L'impianto organiz-
zativo è sostanzialmente strutturato per competenze
settoriali. Per ogni settore è individuato un dirigente di
riferimento con funzioni di responsabilità e coordina-
mento. A questi si aggiungono persone con funzioni tra-
sversali a tutti i settori relativi agli ambiti delle politiche
fiscali e per il credito, degli strumenti finanziari, della
responsabilità sociale, dell'attività di revisione e della
formazione.
Al 31.12.2010, in Legacoop Servizi Toscana lavorano 9
unità di cui 8 con contratto di lavoro subordinato e una
con contratto di lavoro para-subordinato. L’Associazione
ha anche attivato consulenze su specifiche aree di inte-
resse (legale, autotrasporto, comunicazione) e collabo-
razioni su singoli progetti (rapporto sociale, database).
Di seguito alcune specifiche sulla composizione e collo-
cazione del personale interno.
1.2L'assetto organizzativo
15
PRESIDENZAAngelo Migliarini
VICEPRESIDENZAPaolo Bongianni
MultISERVIZI, RIStoRAZIoNE,
SERVIZI VARIAngelo Migliarini
SoCIAlEEleonora Vanni
logIStICAGiovanni Giuliacci
tuRISMo,SERVIZI CultuRAlI
Riccardo Vannini
AMMINIStRAZIoNE, gEStIoNE SERVIZI
E foRNItuREElisabetta Sarti
CoMuNICAZIoNEMaria Luisa Francini
StuDIoE StAtIStIChEMarisa Scarola
PolItIChE fISCAlIGiovanni Giuliacci
RESPoNSAbIlItà SoCIAlE
Eleonora Vanni
REVISIoNIClaudio Carrara
PolItIChEPER Il CREDItoRiccardo Vannini
foRMAZIoNEDI SEttoRE
Eleonora Vanni
foRMAZIoNE obblIgAtoRIA
Giovanni Giuliacci
Organigramma
SEttoRI fuNZIoNI
foRMAZIoNE
16
▌ Numero lavoratori: 9
▌ Tempo Indeterminato 8
▌ Tempo Determinato 0
▌ Collaboratori 1
▌ Part-time 2
▌ Full-time 6
▌ Natura Contrattuale
▌ Elementari/Medie 1
▌ Diplomati 5
▌ Laureati 3
▌ Scolarizzazione▌ Età
▌ Età < 25 anni 0
▌ 25 anni > Età < 40 anni 0
▌ Età > 40 anni 9
Composizione
dell'organico
al 31.12.2010
17
Uomini Donne
Dirigenti 3 1
Quadri 1 0
Impiegati 0 3
Collaboratori 1 0
Totale 5 4
▌ Uomini 5
▌ Donne 4
▌ genere
▌ Dirigenti 4
▌ Quadri 1
▌ Impiegati 3
▌ funzioni
Stratificazione
organico per
genere
al 31.12.2010
18
L'articolazione della governance di Legacoop Servizi
Toscana è determinata dallo statuto adottato dall'Assem-
blea Congressuale Regionale. Questa rappresenta l'orga-
no deliberante e sovrano della Legacoop Servizi Toscana.
Composta dai delegati delle cooperative aderenti all'As-
sociazione elegge il Comitato dei Garanti, il Collegio dei
Revisori dei Conti e nomina la Direzione Regionale, che è
il massimo organismo di governo Regionale. La Direzione
Regionale nomina il Consiglio di Presidenza composto,
oltre da coloro che ne fanno parte di diritto in forza di
quanto sancito dallo statuto, dai presidenti di cooperati-
va. Spetta, infine, alla Direzione Regionale la nomina del
Presidente e del Vice-Presidente.
1.3La governance
19
Struttura
e partecipazione
al governo
dell'Associazione
(dati riferiti
al biennio
2008-2009)
Organi Di Governo Composizione Numero Assemblee Convocate Partecipazione
Assemblea Congressuale 387 membri 1 60%
• Collegio dei Revisori 3 membri
• Comitato dei Garanti 3 membri
Direzione Regionale 83 membri 7 47%
Presidenza 11 membri
di cui 5 rappresentanti
di Legacoop Servizi Toscana
e 6 Presidenti di Cooperative
10
20
La mappa delle relazioni rappresenta il quadro degli
interlocutori di riferimento di Legacoop Servizi Toscana
e, allo stesso tempo, un patrimonio di conoscenze, di
capacità, di relazionalità fondamentali per la realizza-
zione degli obiettivi e dell'azione dell'Associazione. Tra i
principali interlocutori spiccano le cooperative aderenti
all'Associazione che saranno trattate nel dettaglio nel
prossimo paragrafo. Oltre a queste però il lavoro dell'As-
sociazione si concretizza anche attraverso una relazione
ed un confronto costante con istituzioni, associazioni,
mondo imprenditoriale, insomma l'intera comunità. Nei
due grafici che seguono sono rappresentati il quadro
delle relazioni rispetto ai principali interlocutori isti-
tuzionali e quello della rappresentanza all'interno del
sistema Legacoop.
1.4Il quadro delle relazioni
21
Enti istituzioni
Amministrazioni Pubbliche
Aziende Pubbliche
Organismi di settore
Organizzazioni sindacali
Altre organizzazioni di categoria
Altre organizzazioni della rappresentanza delle cooperative
Università e Ricerca
Società Civile
Cooperative associate
Movimento cooperativo
Legacoop
Strumenti di sistema
Dipendenti e collaboratori
LegacoopSociali
Legacoopturismo
LEGACOOPSERvIzITOSCANA
Quadro
delle relazioni
Direzione Legacoop Regionale23 rappresentanti: di cui 2 di Legacoop Servizi Toscana, 19 presidenti
di cooperative, 1 rappresentante del Collegio Sindacale ed 1
rappresentante del Comitato dei Garanti
Presidenza Legacoop Regionale4 rappresentanti: di cui 2 di Legacoop Servizi Toscana e 2 presidenti di
cooperative
Direzione Legacoop Nazionale5 rappresentanti: di cui il Presidente di Legacoop Servizi Toscana e 4
presidenti di cooperative
Direzione Legacoop Servizi Nazionale14 rappresentanti: di cui 4 di Legacoop Servizi Toscana, 9 presidenti di
cooperative, 1 rappresentante del Collegio Sindacale
Presidenza Legacoop Servizi Nazionale2 rappresentanti: di cui il Presidente di Legacoop Servizi Toscana e 1
presidente di cooperativa
Esecutivo Presidenza Legacoop Servizi Nazionale 1 rappresentante: 1 Presidente di Legacoop Servizi Toscana
Direzione LegacoopSociali Nazionale12 rappresentanti: di cui 2 di Legacoop Servizi Toscana, 8 presidenti di
cooperative, 1 rappresentante del Collegio Sindacale e 1 rappresentante
del Comitato dei Garanti
Presidenza LegacoopSociali Nazionale 1 rappresentante: Responsabile del Settore Sociale
Legacoopturismo Nazionale 1 rappresentante: Responsabile del Settore Turismo, Servizi Culturali
Il sistema
delle
rappresentanze
di Legacoop Servizi
Toscana
nel sistema
Legacoop
22
Come già argomentato, nel quadro delle relazioni di
Legacoop Servizi Toscana le cooperative associate costi-
tuiscono il principale interlocutore dell'Associazione. Nel
complesso Legacoop Servizi Toscana rappresenta circa
400 cooperative in cui lavorano più di 24 mila addetti:
trattasi di un sistema articolato e diversificato di impre-
se che, seppur ascrivibili tutte all'ambito dell'erogazione
dei servizi, operano in settori assai differenziati.
Nei confronti delle proprie associate Legacoop Servizi
Toscana, oltre a mantenere specializzazioni settoriali a
garanzia di competenza e rappresentatività specifiche,
è attiva in aree trasversali a tutti i settori: ricerca, inno-
vazione, formazione, filiere e “catena di valore”. Inoltre
è trasversale ai settori l'impegno dell'Associazione sugli
aspetti etici e i valori fondanti la cooperazione, che costi-
tuiscono la cultura dell'impresa cooperativa calata nelle
esigenze delle sfide attuali e future.
1.4.1Il sistema delle cooperative associate
23
Settori Numero %Sociale 162 42,41%Multiservizi 15 3,93%Ristorazione 6 1,57%Servizi vari 90 23,56%Logistica-Trasporto 78 20,42%Turismo, Servizi culturali 31 8,12%Totale 382 100%
Sociale
MultiserviziRistorazione
Logistica-Trasporto
Turismo, Servizi culturaliSettori,
consistenza
e incidenza
percentuale
sul totale
(dati riferiti
al 31.12.2009)
Servizi vari
24
Siamo convinti che il benessere di una impresa coope-
rativa non può esser definito solo sulla base di indica-
tori di performance economica ma deve tener presente
altre dimensioni legate alla speciale natura di questa
istituzione ed, in particolare, ai principi che ne reggono
le fondamenta storiche. Sulla base di ciò quest'anno ab-
biamo deciso di offrire una analisi dei risultati sotto una
duplice chiave di lettura:
• economico-patrimoniale;
• sociale.
I risultati del primo gruppo sono riportati nel prossimo
paragrafo, dove sono messi a confronto i dati registrati
nel 2009 rispetto a quelli del 2008. In alcuni casi l'analisi
degli scarti offre importanti spunti di riflessione sulla
ricerca delle relative cause e sulla loro associazione ad
aspetti di carattere endogeno o esogeno.
I risultati del secondo gruppo sono invece riportati nei
paragrafi successivi. Nel secondo paragrafo è rileva-
to, in riferimento all'esercizio 2009, un nuovo indice di
ricchezza prodotto (Valore Aggiunto Economico Sociale
- VAES) che tiene conto dei costi associati ai fattori pro-
duttivi interni all'azienda. L'individuazione della parte
di questa ricchezza destinata a remunerare i soci per i
propri conferimenti offre un'informazione cruciale ai
fini dell'attestazione della prevalenza mutualistica. Nel
terzo paragrafo ripresentiamo l'andamento dei risultati
legati al personale, in riferimento al biennio 2008-2009,
permettendo così di fornire una misura della capacità del
sistema cooperativo di garantire l'intergenerazionalità
delle proprie risorse in termini di capitale umano.
1.4.1.1I risultati del sistema
25
L'analisi aggregata delle performance del sistema evi-
denzia un andamento degli indicatori alquanto diffe-
renziato. Dal punto di vista della consistenza numerica,
le imprese aderenti a Legacoop Servizi Toscana si sono
ridotte di 11 unità passando dalle 393 del 2008 alle 382
del 2009. Partendo da questo dato il comparto registra
una crescita del patrimonio, delle immobilizzazioni ma-
teriali, e una riduzione del prestito sociale. Crescono an-
che i crediti verso i clienti, a fronte, però, di un aumento
più significativo dei debiti verso le banche.
Si riduce, invece, il fatturato, contestualmente ad un
aumento del costo del lavoro. Infine risalta in maniera
significativa il dato sul risultato d'esercizio che registra
una importante flessione negativa (circa 6,5 Milioni di
euro) riconducibile soprattutto ai risultati relativi dei
settori Multiservizi e Logistica e Autotrasporti.
1.4.1.1.1I risultati economici
PROSPETTO SERvIzI 2009 2008 ScartoImprese associate 382 393 -2,80%Immobilizzazioni materiali € 199.198.639,00 € 188.552.235,00 5,65%Crediti verso i clienti € 351.077.018,00 € 337.685.121,00 3,97%Patrimonio netto € 176.053.862,00 € 171.964.798,00 2,38%Capitale sociale € 64.494.363,00 € 57.065.287,00 13,02%Riserve € 124.928.934,00 € 122.501.948,00 1,98%Debiti verso le banche € 181.243.708,00 € 164.401.200,00 10,24%Prestito sociale € 6.188.343,00 € 6.353.910,00 -2,61%Fatturato globale € 936.039.504,00 € 952.047.050,00 -1,68%Costo del lavoro € 487.401.193,00 € 481.385.123,00 1,25%Risultato d'esercizio € -4.986.561,00 € 1.452.788,00 -443,24%
Indicatori
economico-
patrimoniali
a livello aggregato
e loro variazione
26
Dalla estrapolazione del dato sull'incidenza percentuale
dei settori rispetto al fatturato aggregato emerge che i
settori Sociale e Logistica e Trasporti incidono, insieme,
per più del 60% sul fatturato generale.
Settori valore Fatturato € %
Sociale 303.255.266,00 32,40%Multiservizi 126.729.376,00 13,54%Ristorazione 108.759.915,00 11,62%Servizi vari 82.013.804,00 8,76%Logistica-Trasporto 303.005.709,00 32,37%Turismo, Servizi culturali 12.275.434,00 1,31%Totale 936.039.504,00 100%
Incidenza
percentuale
dei settori rispetto
al fatturato
aggregato Sociale
Multiservizi
Ristorazione
Servizi vari
Logistica-Trasporto
Turismo, Servizi culturali
27
Il risultato cambia se lo stesso dato viene misurato ri-
spetto alla consistenza numerica di ciascun settore. In
questo caso, Ristorazione e Multiservizi sono i settori
che incidono maggiormente sul fatturato generale (per
più del 75%). Il settore Sociale va ad incidere solo per il
5,56%. Dai dati che emergono dal grafico si evince che,
in termini di volume di affari, il settore dei servizi nel
suo insieme è strettamente correlato all'andamento di
alcune imprese che operano nei settori Multiservizi e
Ristorazione. Per molte di queste la decisione di intra-
prendere processi di sviluppo per vie dimensionali è
giunta più per necessità che per scelta, al fine di garan-
tire standard di competitività adeguati ad un mercato
sempre più globalizzato.
Settori Num. valore Fatturato € % ponderato
Sociale 162 303.255.266,00 5,56%Multiservizi 15 126.729.376,00 25,12%Ristorazione 6 108.759.915,00 53,89%Servizi vari 90 82.013.804,00 2,71%Logistica-Trasporto 78 303.005.709,00 11,55%Turismo, Servizi culturali 31 12.275.434,00 1,18%Totale 382 936.039.504,00 100%
Sociale
Multiservizi
Ristorazione
Logistica-Trasporto
Turismo, Servizi culturaliIncidenza
percentuale
ponderata
dei settori rispetto
al fatturato
aggregato
Servizi vari
28
Il settore include in sé tipologie di imprese di diversa
natura (cooperative sociali di tipo A, di tipo B e Consorzi)
i cui contributi rispetto al dato aggregato saranno esa-
minati nel focus in appendice al presente rapporto. A
livello associato i dati mostrano una leggera flessione
della consistenza numerica. I risultati che riguardano lo
stato patrimoniale mostrano tutti una crescita rispetto
all'esercizio precedente. Fa eccezione il dato relativo al
prestito sociale che evidenzia un sensibile calo (circa
230 Mila euro). Buone notizie invece sul piano economi-
co: crescono fatturato e risultato d'esercizio (circa 770
Mila euro). Va precisato che questi dati devono essere
letti non tanto come conseguenza di un miglioramento
generale del comparto quanto della ripresa economica
di alcune entità specifiche, sul piano dimensionale tra le
più significative del comparto.
I SETTORI
SOCIALE
29
Prospetto Sociale 2009 2008 ScartoImprese associate 162 164 -1,22%Immobilizzazioni materiali € 41.834.832,00 € 34.824.805,00 20,13%Crediti verso i clienti € 135.118.382,00 € 121.375.152,00 11,32%Patrimonio netto € 45.854.916,00 € 41.646.219,00 10,11%Capitale sociale € 19.089.816,00 € 17.541.846,00 8,82%Riserve € 27.533.120,00 € 25.731.747,00 7%Debiti verso le banche € 56.539.964,00 € 50.967.679,00 10,93%Prestito sociale € 317.520,00 € 552.279,00 -42,51%Fatturato globale € 303.255.266,00 € 273.976.480,00 10,69%Costo del lavoro € 186.011.486,00 € 170.764.008,00 8,93%Risultato d'esercizio € 1.772.508,00 € 1.007.365,00 75,95%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
30
Dal punto di vista della consistenza numerica, il setto-
re registra una riduzione di 4 unità rispetto al 2008. Si
riducono il patrimonio netto e le immobilizzazioni mate-
riali mentre aumenta il prestito sociale. Da evidenziare
la crescita dei crediti verso clienti e dei debiti verso le
banche (per entrambe di circa 11 Milioni di euro).
Aumenta il fatturato ma anche il costo del lavoro. Si ridu-
ce, invece, in maniera significativa il risultato d'esercizio
(circa 1 Milione di euro). Il dato che ovviamente influisce
in maniera importante sul risultato aggregato è soprat-
tutto riconducibile alla flessione registrata, in particola-
re, da due aziende del settore.
MULTISERvIzI
31
Prospetto Multiservizi 2009 2008 ScartoImprese associate 15 19 -21,05%Immobilizzazioni materiali € 17.455.019,00 € 18.414.577,00 -5,21%Crediti verso i clienti € 75.067.895,00 € 64.188.455,00 16,95%Patrimonio netto € 20.496.364,00 € 20.798.207,00 -1,45%Capitale sociale € 5.851.739,00 € 5.072.639,00 15,36%Riserve € 15.814.705,00 € 16.086.949,00 -1,69%Debiti verso le banche € 52.766.364,00 € 41.418.330,00 27,40%Prestito sociale € 2.085.684,00 € 1.789.464,00 16,55%Fatturato globale € 126.729.376,00 € 124.460.387,00 1,82%Costo del lavoro € 85.772.237,00 € 79.996.464,00 7,22%Risultato d'esercizio -€ 1.008.867,00 -€ 24.618,00 -3998,09%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
32
Dal punto di vista della consistenza numerica, il settore
rimane invariato rispetto al 2008. In linea generale, i dati
sul patrimonio registrano una crescita. In particolare au-
menta il prestito sociale (circa 200 Mila euro), mentre i
crediti verso i clienti mostrano una leggera flessione a
fronte di un aumento dei debiti verso le banche.
Rallenta il fatturato mentre il costo del lavoro rima-
ne quasi invariato. Si riduce, anche per questo setto-
re, il dato sul risultato d'esercizio che rimane tuttavia
positivo.
In questo settore i dati risultano non omogenei in quan-
to, di una cooperativa che opera in Toscana ma non vi ha
sede, sono riportati solo fatturato, soci e adetti.
RISTORAzIONE
33
Prospetto Ristorazione 2009 2008 ScartoImprese associate 6 6 0%Immobilizzazioni materiali € 7.309.607,00 € 7.270.770,00 0,53%Crediti verso i clienti € 20.778.123,00 € 21.068.616,00 -1,38%Patrimonio netto € 13.961.361,00 € 13.052.680,00 6,96%Capitale sociale € 2.365.428,00 € 2.340.984,00 1,04%Riserve € 10.144.691,00 € 9.074.498,00 11,79%Debiti verso le banche € 4.517.502,00 € 4.337.651,00 4,15%Prestito sociale € 719.757,00 € 515.597,00 39,60%Fatturato globale € 108.759.915,00 € 109.988.181,00 -1,12%Costo del lavoro € 26.750.228,00 € 26.697.755,00 0,20%Risultato d'esercizio € 1.451.242,00 € 1.637.198,00 -11,36%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
34
In controtendenza rispetto agli altri settori, la consisten-
za numerica del comparto registra una crescita rispetto
al 2008. Il dato è in linea con l'andamento di alcuni indici
patrimoniali. Aumentano le immobilizzazioni materiali
e il patrimonio netto. In riferimento a quest'ultimo va
sottolineato l'aumento della quota destinata a capitale
sociale (circa 2,9 Milioni di euro). Si riducono invece il
prestito sociale, i crediti verso clienti e i debiti verso le
banche.
Tutti gli indici economici registrano invece una flessione.
Anche in questo settore risalta l'importante riduzione
del risultato d'esercizio (circa 2,4 Milioni di euro) che da
segno positivo passa a segno negativo.
SERvIzI vARI
35
Prospetto Servizi vari 2009 2008 ScartoImprese associate 90 87 3,45%Immobilizzazioni materiali € 28.795.555,00 € 24.146.659,00 19,25%Crediti verso i clienti € 26.067.718,00 € 29.913.078,00 -12,86%Patrimonio netto € 19.778.077,00 € 16.416.346,00 20,48%Capitale sociale € 6.941.625,00 € 4.078.795,00 70,19%Riserve € 14.129.653,00 € 11.533.028,00 22,51%Debiti verso le banche € 8.216.094,00 € 10.911.492,00 -24,70%Prestito sociale € 2.130.222,00 € 2.352.327,00 -9,44%Fatturato globale € 82.013.804,00 € 85.266.280,00 -3,81%Costo del lavoro € 40.879.868,00 € 41.828.742,00 -2,27%Risultato d'esercizio -€ 48.174,00 € 2.260.291,00 -102,13%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
36
Rispetto al 2008 il settore registra una flessione in quasi
tutti gli indici. Si riduce la consistenza del comparto di
5 unità, diminuiscono immobilizzazioni materiali, patri-
monio netto e prestito sociale. Si riducono anche i crediti
verso i clienti mentre aumentano i debiti verso le banche.
L'andamento negativo viene mantenuto anche nei risul-
tati di tipo economico: alla riduzione del fatturato (circa
40 Milioni di euro) risponde il calo del costo del lavoro
(circa 13,5 Milioni di euro). Si registra infine un'importan-
te riduzione del risultato d'esercizio (circa 3,7 milioni di
euro). Anche in questo caso, il dato influisce sul risultato
aggregato ed è da ricondurre soprattutto alla flessione
registrata, in particolare, da due aziende del settore.
LOGISTICA E AUTOTRASPORTI
37
Prospetto Logistica e Autotrasporti 2009 2008 ScartoImprese associate 78 83 -6,02%Immobilizzazioni materiali € 94.253.705,00 € 94.948.374,00 -0,73%Crediti verso i clienti € 91.836.778,00 € 97.910.512,00 -6,20%Patrimonio netto € 71.548.183,00 € 75.318.617,00 -5,01%Capitale sociale € 29.031.805,00 € 26.779.307,00 8,41%Riserve € 53.445.568,00 € 55.959.704,00 -4,49%Debiti verso le banche € 56.260.211,00 € 53.100.069,00 5,95%Prestito sociale € 885.080,00 € 1.080.867,00 -18,11%Fatturato globale € 303.005.709,00 € 343.321.644,00 -11,74%Costo del lavoro € 143.828.230,00 € 157.353.088,00 -8,60%Risultato d'esercizio -€ 6.816.730,00 -€ 3.162.579,00 -115,54%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
38
Rispetto al 2008 il settore registra una flessione in quasi
tutti gli indici. Fa eccezione l'aumento delle immobiliz-
zazioni immateriali. Si riducono considerevolmente i
crediti verso i clienti (circa 1 Milione di euro) e, conte-
stualmente, anche i debiti verso le banche (circa 700 Mila
euro). Diminuisce il patrimonio netto e il prestito sociale.
Si riduce anche il fatturato, insieme al costo del lavoro.
Il risultato di esercizio si attesta ancora su valori con
segno negativo.
TURISMO, SERvIzI CULTURALI
39
Prospetto Turismo, Servizi culturali 2009 2008 ScartoImprese associate 31 34 -8,82%Immobilizzazioni materiali € 9.549.921,00 € 8.947.050,00 6,74%Crediti verso i clienti € 2.208.122,00 € 3.229.308,00 -31,62%Patrimonio netto € 4.414.961,00 € 4.732.729,00 -6,71%Capitale sociale € 1.213.950,00 € 1.251.716,00 -3,02%Riserve € 3.861.197,00 € 4.116.022,00 -6,19%Debiti verso le banche € 2.943.573,00 € 3.665.979,00 -19,71%Prestito sociale € 50.080,00 € 63.376,00 -20,98%Fatturato globale € 12.275.434,00 € 15.034.078,00 -18,35%Costo del lavoro € 4.159.144,00 € 4.745.066,00 -12,35%Risultato d'esercizio -€ 336.540,00 -€ 264.869,00 -27,06%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
40
Il valore aggiunto economico e sociale rappresenta la
capacità dell’impresa di creare ricchezza e distribuirla
tra i diversi portatori di interesse di riferimento. Per
calcolare questo valore sono stati riletti i dati contabili
obbligatori, rintracciabili nel bilancio d'esercizio civili-
stico1*. Alcuni fattori produttivi sono stati considerati
interni all'ente e i relativi costi sono stati assimilati ad
un riparto di utili2*. Tali variabili rendicontano uno scam-
bio virtuoso tra le imprese cooperative e i principali in-
terlocutori del tessuto economico e sociale in cui queste
operano: i soci, il lavoro, il sistema creditizio, l'azienda
e la comunità.
Nel 2009 le cooperative aderenti a Legacoop Servizi
Toscana hanno prodotto una ricchezza che ammonta a
più di 560 Milioni di euro e che si riversa nel sistema
economico e sociale della Toscana. Il 71% di questo am-
montare è stato distribuito ai soci a copertura dei con-
ferimenti, a dimostrazione di un intensità dello scambio
mutualistico ben superiore ai valori richiesti dalla legge.
Della parte di ricchezza rimanente, oltre il 23% è stato
conferito al lavoro. Le due quote, insieme, rappresenta-
no quasi il 95% del valore totale. La parte di ricchezza
rimanente è stata redistribuita in misura quasi equa tra
azienda, sistema del credito e comunità.
1.4.1.1.2Il Valore Aggiunto Economico Sociale (VAES)
1* Il risultato proviene dall'elaborazione di 322 bilanci di coo-perative. Tale dato può considerarsi rappresentativo, sia sul piano quantitativo che qualitativo, dell'intera popolazione.
2* Esemplificando, l'equazione Ricavi(R) – Costi(C) = Utile(U) si trasforma in R – C esterni = C interni + U = VAES. I costi interni presi in considerazione sono stati i conferimenti da parte dei soci, il costo del lavoro subordinato e parasubordinato, l’utile, gli ammortamenti, gli oneri finanziari e le imposte.
41
valori %vAES AGGREGATO € 562.745.960,00 100%Distribuzione▌ Soci (scambio mutualistico) € 400.119.324,00 71,10%▌ Lavoro (non soci) € 133.027.482,00 23,64%▌ Azienda (utile trattenuto e ammortamenti) € 9.798.863,00 1,74%▌ Sistema Creditizio (oneri finanziari) € 8.474.112,00 1,51%▌ Comunità (imposte) € 11.326.179,00 2,01%
DISTRIbUzIONE DEL vAES TRA I SOCI valori %▌ Conferimenti materie prime € 314.029,00 0,08%▌ Servizi € 48.499.754,00 12,12%▌ Lavoro € 351.305.541,00 87,80%Totale soci € 400.119.324,00 100%
A comporre il dato riferito alla distribuzione della ric-
chezza tra i soci in funzione delle diverse tipologie di
scambio, spiccano i conferimenti da lavoro di tipo subor-
dinato e parasubordinato, a dimostrazione che il com-
parto è composto in maniera prevalente da cooperative
di lavoro.
vAES aggregato
e sua distribuzione
Distribuzione
della ricchezza
tra i soci
42
La misurazione dell'incidenza percentuale dei settori sul
valore aggiunto economico e sociale aggregato rileva che
il settore della Cooperazione Sociale contribuisce più del
40% del valore totale (solo la cooperazione sociale di tipo
A genera ricchezza per un valore di circa il 30% di quella
totale). Seguono il settore della Logistica-Trasporti (quasi
il 30%) e del Multiservizi (più del 16%).
Settori valori %
Sociale € 229.170.483,00 40,72%Multiservizi € 90.598.394,00 16,10%Ristorazione € 28.004.865,00 4,98%Servizi vari € 42.327.978,00 7,52%Logistica-Trasporto € 167.039.048,00 29,68%Turismo, Servizi culturali € 5.605.187,00 1%Totale € 562.745.960,00 100%
Percentuale
di incidenza
settoriale
su vAES aggregato
Ristorazione
Turismo, Servizi culturali
Logistica-Trasporto
Multiservizi
Sociale
Servizi vari
43
Lo stesso dato misurato rispetto alla consistenza numeri-
ca di ciascun settore mostra un panorama differente dove
Multiservizi e Ristorazione incidono, insieme, per più del
70%, mentre il Sociale contribuisce al valore aggregato
solo per il 9,48%. Così come già argomentato in sede eco-
nomica anche in questo caso è possibile affermare quanto
l'elemento dimensionale (riconducibile anche in questo
caso a casi specifici, operanti prevalentemente nei setto-
ri Multiservizi e Ristorazione) incida anche sulla capacità
del settore di produrre ricchezza e redistribuirla tra i suoi
principali portatori di interesse.
Settori valori Numero % Ponderata
Sociale € 229.170.483,00 162 9,48%Multiservizi € 90.598.394,00 15 40,50%Ristorazione € 28.004.865,00 6 31,29%Servizi vari € 42.327.978,00 90 3,15%Logistica-Trasporto € 167.039.048,00 78 14,36%Turismo, Servizi culturali € 5.605.187,00 31 1,21%Totale € 562.745.960,00 382 100%
Percentuale
di incidenza
settoriale
ponderata
su vAES aggregato
Ristorazione
Turismo, Servizi culturali
Logistica-Trasporto
Multiservizi
Sociale
Servizi vari
44
Nel 2009 i soci delle cooperative aderenti a Legacoop
Servizi Toscana sono 23.688; il dato evidenzia un incre-
mento di 153 unità in più rispetto al 2008. Del totale dei
soci ordinari le persone giuridiche rappresentano circa il
13% del totale, dato in crescita di 447 unità rispetto al
2008, mentre le persone fisiche incidono per l'84% sul
totale soci.
1.4.1.1.3Le persone
Tipologia di socio 2009 % 2008 % Scarto
Persone giuridiche 3.104 13,10% 2.657 11,28% 16,82%Persone fisiche 20.584 86,90% 20.896 88,72% -1,49%Totale Soci Ordinari 23.688 100% 23.553 100% 0,57%
2009
2008
2009
2008
Persone giuridiche
Persone fisiche
I SOCI
Struttura
della compagine
sociale
e suo andamento
45
La maggior parte di queste sono soci lavoratori (circa il
78%). Da sottolineare che la componente volontaria, sep-
pur in leggera crescita rispetto al 2008, incide solo per il
2% sul totale.
Tipologia di socio 2009 % 2008 % Scarto
Soci lavoratori 16.059 78,02% 16.115 77,12% -0,35%Soci volontari 407 1,98% 390 1,87% 4,36%Altri soci 4.118 20,01% 4.391 21,01% -6,22%Totale Soci Persone fisiche 20.584 100% 20.896 100% -1,49%
2009
2008
Soci lavoratori
2009
2008
Soci volontari
2009
2008
Altri soci
Struttura
della compagine
sociale
e suo andamento
46
Sociale 30,20%
Multiservizi 10,41%
Ristorazione 9%
Servizi vari 28%
Logistica-Trasporto 21,05%
Turismo, Servizi culturali 1,34%
Incidenza
percentuale
settoriale
sulla compagine
sociale aggregata
L'analisi dell'incidenza settoriale sul totale dei soci mette
in evidenza il settore Sociale che pesa sul valore aggrega-
to per il 30% e rimane in tenuta rispetto al 2008. Seguono
il settore Servizi Vari (28%) e Logistica-Trasporti (21,05%):
il primo registra un leggero aumento della propria compa-
gine sociale mentre il secondo una leggerissima flessione.
Infine, sebbene incida in maniera marginale sul risultato
globale, va segnalato l'importante calo dei soci del settore
turistico (-32%).
47
Settori 2009 2008 Scarto
Sociale 7.154 7.206 -0,72%Multiservizi 2.466 2.395 2,96%Ristorazione 2.131 2.059 3,50%Servizi vari 6.633 6.344 4,56%Logistica-Trasporto 4.986 5.081 -1,87%Turismo, Servizi culturali 318 468 -32,05%Totale 23.688 23.553 0,57%
Andamento
della compagine
sociale per settori
48
I dati che emergono dall’analisi del 2009 testimonia-
no che nelle imprese cooperative aderenti a Legacoop
Servizi Toscana lavorano oltre 24.223 persone, dimo-
strando una sostanziale tenuta rispetto al 2008. Gli
addetti complessivi, infatti, risultano in leggerissimo
calo a causa della riduzione dei soci lavoratori, mentre
il numero dei dipendenti non soci rimane praticamente
invariato. Questo dato, se confrontato con la riduzione
del fatturato registratasi nel biennio, dimostra la capa-
cità del sistema cooperativo di reggere, in termini di oc-
cupazione, all'impatto con fenomeni di crisi economica,
garantendo la funzione intergenerazionale dell'impresa
cooperativa. È tuttavia realistico che di altro tenore po-
tranno essere i dati dei prossimi esercizi, sui quali mag-
giormente peseranno gli effetti della crisi.
IL LAvORO
Tipologia addetti 2009 2008 Scarto
Soci lavoratori 16.059 16.115 -0,35%Dipendenti 8.164 8.163 0,01%Totale addetti 24.223 24.278 -0,23%
Struttura
del lavoro
e suo andamento
Significativo il dato sull'incidenza settoriale sul totale
degli addetti. Più del 40% lavorano nel settore Sociale,
evidenziando un incremento di 185 unità rispetto al
2008. Seguono i settori della Logistica-Trasporto, del
MultiServizi e della Ristorazione. Di queste l'unica a
registrare una variazione positiva rispetto al 2008 è il
settore Multiservizi, che ha visto aumentare i propri ad-
detti di 332 unità. Tutti gli altri invece rilevano una leg-
2009
2008
2009
2008
Soci lavoratori
Dipendenti
49
Settori 2009 2008 Scarto
Sociale 10.296 10.111 1,83%Multiservizi 4.562 4.230 7,85%Ristorazione 2.508 2.548 -1,57%Servizi vari 1.391 1.771 -21,46%Logistica-Trasporto 5.239 5.332 -1,74%Turismo, Servizi culturali 227 286 -20,63%Totale 24.223 24.278 -0,23%
Andamento
temporale
del lavoro
per settori
Sociale 42,51%
Multiservizi 18,83%
Ristorazione 10,35%
Servizi vari 5,74%
Logistica-Trasporto 21,63%
Turismo, Servizi culturali 0,94%
Incidenza
percentuale
settoriale
su totale addetti
gera flessione occupazionale. Tale flessione si accentua
nei settori Servizi Vari, Turismo e Servizi culturali che,
nonostante contribuiscano in maniera marginale all'oc-
cupazione totale, registrano un importante decremento
percentuale del proprio organico lavorativo.
51
2.1 Identità, valori e missione
2.2 Obiettivi da raggiungere
2.3 Attività svolte e risultati raggiunti
Rapporto attività associativa
53
I caratteri costitutivi l'identità di Legacoop Servizi Toscana
sono contenuti nel suo statuto. I primi tre articoli del pre-
detto documento definiscono in maniera chiara ed efficace
importanti elementi di distinzione dell'Associazione.
Primo elemento è l'autonomia istituzionale. L'articolo 2
dello Statuto stabilisce infatti che “l'Associazione agisce in piena autonomia da ogni forza politica e di governo”. L'esclusione da qualsiasi attività di tipo economico è il
secondo elemento costitutivo dell'identità di Legacoop
Servizi Toscana. L'articolo 3 dello Statuto afferma:
“Legacoop Servizi Toscana non può svolgere attività eco-nomica. La capacità della Legacoop Servizi Toscana deve intendersi limitata alle specifiche funzioni ad essa asse-gnate dal presente statuto o dallo statuto della L.N.C.M., con l'esclusione di ogni atto o attività di natura economica e di ogni prestazione di garanzia, anche a favore di coo-perative aderenti. Gli atti eccedenti i limiti predetti sono nulli". Ma più di tutto l'identità di Legacoop Servizi Toscana trova
la propria definizione nei valori sanciti dalla Dichiarazione
internazionale di identità cooperativa della Alleanza
Cooperativa Internazionale, secondo la quale “Le coopera-tive si fondano sui valori dell'autosufficienza (il far da sé), dell'autoresponsabilità, della democrazia, dell'uguaglian-za, dell'equità e della solidarietà […], dell'onestà, della
trasparenza, della responsabilità sociale e dell'attenzione verso gli altri”. Legacoop Servizi Toscana ha voluto ripren-
dere i temi sopra citati e declinarli in tre concetti base:
• Democrazia. I soci partecipano attivamente alle
scelte e agli indirizzi della cooperativa. Qualunque
sia la quota di capitale posseduta, in assemblea ogni
socio dispone di un solo voto (una testa un voto).
Elementi fondamentali perché questo ruolo possa
essere effettivamente esercitato sono la trasparen-
za/leggibilità dell'organizzazione e l'informazione;
• Solidarietà (intra e inter-generazionale, intra e in-
ter-cooperativa). La cooperativa, anche in virtù di un
patrimonio basato su riserve indivisibili fra soci, è
destinata a conservarsi nel tempo, da una generazio-
ne all'altra. Il principio della mutualità è fondamen-
tale fra i soci, ma esiste una mutualità esterna tipica
della forma cooperativa, a cui la Costituzione ricono-
sce una”funzione sociale” che si attua attraverso una
presenza qualificata e una relazione significativa nel
territorio e con la comunità;
• Equità e Responsabilità Sociale significa garanti-
re pari opportunità e pari trattamento, verificare tale
pratica attraverso un approccio multistakeholder e
rendicontarla a tutti i portatori di interesse.
Sulla base di questi valori Legacoop Servizi Toscana per-
2.1Identità, valori, missione
54
segue la propria mission, impegnandosi ad agire “per la promozione, lo sviluppo, il potenziamento e la difesa della Cooperazione [...], indirizzandola e stimolandola ad adem-piere[...] la funzione riconosciutale dalla Costituzione della Repubblica. Legacoop Servizi Toscana rappresenta, assiste, tutela, e coordina gli Enti associati, per favorirne lo sviluppo in moderne ed efficienti imprese” (art. 2 dello Statuto).
55
Legacoop Servizi Toscana, dal punto di vista operativo,
sostanzia la propria missione in differenti obiettivi rivolti
alle cooperative associate e a tutti gli altri interlocutori
con cui si interfaccia. Gli obiettivi verso cui l'Associazione
tende la propria azione sono rintracciabili nello Statuto e
si articolano nei seguenti punti:
Promozione e sviluppo dei principi cooperativi.
Prendere tutte quelle iniziative e svolgere tutte quelle at-
tività che possano essere utili al fine di contribuire allo
sviluppo di tutto il movimento cooperativo; compiere tutte
quelle attività che possono contribuire ad attuare con-
cretamente l'autogestione, come effettiva partecipazione
democratica dei soci alla gestione delle cooperative e alla
vita del movimento cooperativo; d'intesa con Legacoop
Regionale, rivendicare tutti i provvedimenti legislativi e
amministrativi per la promozione e sviluppo del movimen-
to cooperativo operante nel settore dei servizi e turismo.
Indirizzo politico. Elaborazione e promozione di linee
di politica economica attinenti alle attività degli enti
associati.
Sostegno. Sollecitare e stabilire rapporti di collaborazio-
ne e di collegamento con altre organizzazioni cooperative,
sindacali, di settore, professionali, tecniche ed economi-
che per la realizzazione dei fini comuni.
Rappresentanza. Intervenire, in rappresentanza degli
associati, nella stipulazione di patti, contratti, accordi di
lavoro con le organizzazioni sindacali dei lavoratori ed
assistere gli associati nella composizione di eventuali
vertenze di lavoro; rappresentare gli enti associati, nel
loro interesse, in qualsiasi commissione ove occorra la
partecipazione di rappresentanti di categoria.
Assistenza. Fornire agli enti associati ampia e qualifica-
ta assistenza, avvalendosi anche delle altre strutture del
movimento cooperativo; raccogliere dati ed informazioni
presso gli enti associati, al fine di poter adeguare l'attività
alle loro reali esigenze.
Consulenza su specifiche aree (finanziaria, legale, fisca-
le, del lavoro e delle relazioni industriali).
vigilanza del rispetto dei principi cooperativi anche
attraverso la collaborazione attiva con gli organismi
Legacoop per l'adempimento delle funzioni di controllo
ispettive.
2.2Obiettivi da raggiungere
56
INIzIATIvE PROMOSSE DALL'ASSOCIAzIONE NEL bIENNIO 2009/2010
Di seguito le iniziative promosse dall'Associazione in questi ultimi due anni:
▌ DOMICILIARITà FRA LAvORO SOCIALE E wELFARE LOCALEMartedì 31 marzo 2009
▌ LE COOPERATIvE DI INSERIMENTO LAvORATIvO DEL TERRITORIO FIORENTINOProiezione del film “Si può fare” Lunedì 11 Maggio 2009
▌ GESTIONE DEI RIFIUTI E INSERIMENTO LAvORATIvOInclusione e integrazione nei servizi di igiene ambientale e nella gestione del ciclo dei rifiuti. Esperienze e buone prassi delle cooperative sociali di tipo b nelle Province di Arezzo, Siena, Grosseto. Terrafutura – Firenze, Fortezza da Basso - 29-31 maggio 2009
▌ ASSEMbLEA CONGRESSUALE LEGACOOP SERvIzI29 gennaio 2010
▌ I SERvIzI SONO INUTILI, ANzI INDISPENSAbILIConvegno 12 ottobre 2010
▌ SERvIzI ALL’INFANzIA TRA SOSTENIbILITà E PROSPETTIvE DI SvILUPPOEsperienze e proposte delle cooperative sociali Biennalina "Dire e Fare" - Firenze, Fortezza da Basso - Giovedì 18 novembre 2010
2.3Attività svolte e risultati raggiunti
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Aree di interesse Ore di corso Partecipanti Ore partecipanti Periodo di realizzazione
Sicurezza 436 285 6900 Feb 2008 – Dic 2010Haccp 408 943 7460 Nov 2009 – Dic 2010Celiachia 24 77 616 Nov 2009 – Dic 2010Totale 868 1305 14976
Aree di interesse
e partecipazione
alla formazione
(dati riferiti
al triennio
2008-2010)
La crescita professionale dei soci e dei lavoratori rappre-
senta un punto di forza per la garanzia di qualità dei ser-
vizi e lo sviluppo delle imprese; Legacoop Servizi Toscana,
che condivide profondamente tale affermazione, svolge un
ruolo importante in questo ambito con l'investimento di
risorse significative in servizi qualificati.
Al fine di informare e rendere conto dell'attività svolta
forniamo un dettaglio dei percorsi formativi promossi a
favore delle imprese associate sui temi della sicurezza sui
luoghi di lavoro, dell'igiene ambientale e degli alimenti,
di alcuni approfondimenti tematici su specifiche aree di
interesse. Tenendo presente che i dati presentati nella
seguente tabella non tengono conto dei percorsi che sono
stati attivati nel corso del precedente anno e che ancora
non si sono conclusi. Tali percorsi riguardano prevalente-
mente i temi della sicurezza ed igiene alimentare.
ATTIvITà DI FORMAzIONE
Nel biennio 2009/2010 l’attività di vigilanza svolta dall’As-
sociazione ha interessato 240 cooperative, di cui 113 sot-
toposte a revisione biennale e 127 a revisione annuale.
Il numero totale dei verbali effettuati nel biennio 2009-
2010 è stato pari a 353.
ATTIvITà DI vIGILANzA
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Il sistema cooperativo di Legacoop Servizi Toscana, con il
suo forte radicamento territoriale e la scelta di reinvestire
gli utili realizzati in azienda, al pari della generalità delle
cooperative, risente anch’esso inevitabilmente della crisi,
ma conserva in molti comparti d’attività una propensione
alla crescita che si traduce in un quadro complessivo dif-
ferenziato. Questa considerazione, alla luce dei risultati
2009, trova conferma nella crescita del patrimonio, delle
immobilizzazioni materiali, e nella riduzione del prestito
sociale. Crescono invece i crediti verso i clienti, a fronte
però di un significativo aumento dei debiti verso le ban-
che. Il 2010 rappresenta, invece, un anno cruciale per le
cooperative nel testare le proprie capacità di adattamento,
di risposta e di superamento della crisi che ha colpito dap-
prima i mercati finanziari e successivamente l’economia
reale.
Le ricadute della nuova regolamentazione (Basilea 3), che
introduce regole più stringenti per le banche, determine-
ranno incrementi patrimoniali o riduzione degli impieghi:
comunque atteggiamenti più prudenziali nella concessio-
ne del credito. Le banche, nella sostanza, dovranno sce-
gliere se indirizzare la liquidità di cui dispongono a finalità
speculative per accrescere i propri utili e distribuire con-
grui dividendi a chi ha sottoscritto gli aumenti di capitale,
oppure se partecipare anch’esse all’assunzione del rischio
che il Paese dovrà affrontare per crescere. Nel primo caso,
gli effetti sulle imprese potranno prendere la doppia for-
ma di riduzione dell’accesso al credito e d’incremento del
costo dei servizi; nel secondo le imprese potranno con-
tare su un attore più prudente (e non è detto che sia un
male) nell’affiancarle nei percorsi di crescita. Se questa è
la realtà, è evidente che il tema delle risorse finanziarie
necessarie a favorire la crescita e la competitività delle
cooperative, in una competizione di mercato che si è fatta
sempre più globale,e a perseguire adeguatamente la pro-
pria missione mutualistica, è uno dei problemi più sentiti
dalle cooperative assieme a quelli dell’innovazione e della
ricerca, dell’internazionalizzazione e delle risorse umane.
Il rischio che si profila quindi è, nel migliore dei casi, una
stagnazione del settore e, nel peggiore, una diminuzione
dell'offerta di credito. Ma senza credito, si sa, l'economia
non cammina, e senza un aumento del credito disponibi-
le certamente non cresce. Il problema microeconomico
dell'adeguamento del capitale delle banche diventa così un
problema macroeconomico di crescita dell'economia. Fino
alla riforma del diritto societario, come è noto, le coopera-
tive si trovavano in una posizione di inferiorità legislativa
rispetto alle altre società di capitali. In questo periodo di
STRUMENTI FINANzIARI
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difficoltà di accesso al credito, le cooperative hanno con-
tinuato a fare ricorso a strumenti finanziari tradizionali e
ai prestiti da parte dei soci, utilizzando in misura molto
limitata e parziale lo spettro di nuovi strumenti finanziari
che la legge 59/92 prima e la riforma del diritto societa-
rio poi hanno reso disponibili. In particolare permangono
difficoltà ad armonizzare le opportunità offerte dai nuovi
strumenti finanziari con il principio della mutualità coo-
perativa e con la convenienza per gli emittenti, anche per
l’eccesso di costi diretti ed indiretti – a conferma dell’inef-
ficienza del mercato finanziario italiano – legati all’emis-
sione di titoli di debito e di rischio.Obiettivo di Legacoop
Servizi Toscana è quello di far confluire, nell’ambito della
politica di Legacoop Toscana, risorse e fiducia verso quei
progetti di cui il sistema della cooperazione ha bisogno
per crescere. Una finanza quindi non come strumento di
standardizzazione, di spersonalizzazione e di disgrega-
zione, ma come valorizzazione delle identità, dell'intera-
zione solidale tra le imprese e le istituzioni che 'animano'
il territorio: una finanza che diventa parte integrante nei
processi di sviluppo locale.In questa prospettiva, appare
essenziale il processo in corso di riorganizzazione degli
strumenti finanziari della Regione ,con particolare riferi-
mento a Fidi Toscana che si deve qualificare anche intorno
ai progetti di sviluppo delle eccellenze e delle reti d’impre-
sa cosi come emergeranno dal PRS. Bisogna destinare una
parte di risorse pubbliche al fine di implementare i fondi
rischi dei Confidi che hanno concluso o avviato processi di
aggregazione e potenziamento. Dal punto di vista generale
è importante sottolineare che il contributo pubblico alle
attività di concessione di garanzie per agevolare l’acces-
so al credito delle imprese non rappresenta un’eccezione
ma ne costituisce, anzi, la regola. Così è per le società di
emanazione diretta delle istituzioni, in Italia e fuori (ne
abbiamo un significativo esempio in Fidi Toscana), così è
per le attività espressione delle categorie economiche in
tutto il territorio nazionale. Il concorso pubblico in que-
sto tipo di attività rappresenta la condizione per praticare
alle imprese beneficiarie un prezzo sostenibile per il ri-
lascio della garanzia, senza il quale l’attività del garante
diverrebbe di fatto insostenibile stante l’impossibilità
di agire sulle leva del pricing, pena l’uscita dal mercato.
In proposito occorre sottolineare che il percorso storico
di Fidicooptoscana, oggi Cooperfidi Italia, ha costituito
un’eccezione nel panorama regionale. I contributi pubblici
erogati sono di fatto stati molto modesti e, soprattutto,
non hanno mai avuto un carattere sistematico essendo
legati a situazioni contingenti sia da parte della Regione
60
che delle Camere di Commercio. È un quadro che desta mol-
te preoccupazioni poiché nell’ambito della concertazione
regionale, relativa alla discussione sul PRS 2011-15, il
tema dell’accesso al credito risulta non particolarmente
evidenziato. Allo stesso tempo dovrà essere concreta-
mente realizzato il processo di selezione e qualificazione
delle risorse annunciati per quanto riguarda il sostegno
alle imprese delle risorse europee e altri fondi regionali.
La scelta indicata nel bando destinato a gestire i fondi ro-
tativi, riferita alle principali forme societarie presenti in
Toscana (industria-artigianato-cooperazione) sembrava
una formula convincente, ma alla pronta risposta delle
imprese, almeno per quanto riguarda le richieste di inve-
stimento delle cooperative, la disponibilità delle risorse
finanziarie a disposizione è risultata assai insufficiente. Si
tratta, oggi, di passare dall’emergenza all’approntamento
di un sistema competitivo in cui tutti i soggetti operanti in
campo economico - imprese, banche, confidi - possano tro-
vare nuove politiche industriali con adeguati strumenti di
sostegno, che abbiano l’obbiettivo di generare un innalza-
mento complessivo dell’economia toscana. Anche le strut-
ture finanziarie di Legacoop Toscana (Coopfond. Finpas,
Cooperfidi Italia sedeToscana) devono avere la capacità di
operare in ottica sistemica, sviluppando una fitta rete di
collaborazioni, attraverso una presenza capillare e diver-
sificata sul territorio, che rappresenta un valore aggiunto
al servizio delle cooperative per superare questa delicata
fase dei mercati mediante un sostegno finanziario ade-
guato. Più in generale il sistema di Legacoop si avvale di
strumenti nazionali già ampiamente conosciuti: Cooperare
Sviluppo, CFI, CCFS, Cooperfactor. Da parte delle coopera-
tive tuttavia è necessaria una propensione più spiccata a
patrimonializzare ulteriormente le imprese,dove possibi-
le: non solo tramite i risultati aziendali, ma anche attra-
verso apporti diretti dei soci. Il discorso è valido anche per
le piccole realtà, se si considera che il mercato finanziario
accrescerà ulteriormente il proprio grado di selettività,
privilegiando le strutture supportate da solida fondamen-
ta, ovvero da patrimoni aziendali consistenti in cui sia si-
gnificativa l’incidenza dei mezzi propri.
61
63
3.1 Il terziario e le sue trasformazioni in tempo di crisi
3.2 Approfondimenti
3.2.1 Il settore Logistica e Trasporti
3.2.2 Il settore Turismo e Servizi culturali
I servizi:attualità, trend, minaccee opportunità future
64
65
La necessità di ammodernare il paese è impegno e prio-
rità costante, l’urgenza di farlo scaturisce da una crisi
economico-finanziaria strutturale e pervasiva senza pre-
cedenti. Riconoscere le strade che conducano al recupero
della competitività, tornare a crescere di una crescita che
recuperi occupazione così da salvare la coesione sociale
e premiare il lavoro, diventa essenziale per restituire al
paese visione progettuale, fiducia e senso del futuro.
Il primo tema che tutte le grandi economie hanno davanti
è quello di una crescita che tiepidamente torna ma senza
occupazione. Gli americani la chiamano jobless recovery,
vuol dire che crescita e occupazione non sono più sinoni-
mi. Hanno divorziato. I posti di lavoro persi non verranno
recuperati e la ristrutturazione delle imprese, pur virtuosa
che sia, taglierà comunque gli addetti.
Esibendo, sia pur brevemente, l'anatomia dei livelli oc-
cupazionali si può desumere che tra luglio 2008 e luglio
2010 si sono persi 881mila posti di lavoro. Nella prima
fase la contrazione è passata attraverso la diminuzione
delle assunzioni e delle proroghe. Arginato l’incremento
dei licenziamenti dal ricorso alla cassa integrazione, sono
stati pesantemente colpiti i lavoratori temporanei. Nella
seconda fase, che possiamo datare dalla fine dell’inverno
2008-2009, ad una minore selettività si è accompagnata
una maggiore pervasività. Dal manifatturiero alle costru-
zioni, la riduzione dei posti di lavoro si è allargata a mac-
chia d’olio ai diversi segmenti del terziario. I lavoratori più
direttamente interessati sono stati i giovani, le donne e
gli immigrati.
In termini di crescita il sistema Italia sconta problemi che
vengono da lontano. Dal ’94 l’Italia cresce con l’1% di PIL
in meno rispetto alla media europea. In 16 anni abbiamo
perso 540 miliardi di euro di Pil sull’euro zona e 720 mi-
liardi sul G7. La fotografia delle Regioni italiane, scattata
dall’Istat pochi giorni fa, è altrettanto impietosa. A fronte
di un calo medio del Pil italiano nel 2009 del 5%, il Nord
ovest segna un arretramento del 6%, il Nord est perde il
5,6%, il Sud il 4,3% mentre il Centro, col suo 3,9%, resiste
grazie ad una maggiore concentrazione dei servizi.
Secondo quanto recentemente pubblicato nel “Report sulla
competitività 2010-2011 del Word Economic Forum”, l’Ita-
lia risulta essere al 48° posto su 139 paesi. Accennando
qualche dettaglio, l’Italia è 92° per quanto concerne il
proprio “sistema legale amministrativo”, 101° rispetto al
proprio “sistema finanziario”, 118° per “mercato del lavo-
ro” etc… (sempre su 139). Non va meglio alla Toscana che
figura nella fascia medio-bassa, sotto alle regioni dell’Ita-
lia centro nord orientale che, a loro volta, non primeggiano
nel confronto europeo.
Considerando contestualmente il declino delle più im-
3.1Il terziario e le sue trasformazioni in tempo di crisia cura di Angelo Migliarini, Presidente Legacoop Servizi Toscana
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portanti filiere industriali, la riduzione del reddito delle
famiglie (lo studio Ires-Cgil parla di una perdita cumula-
ta di potere d’acquisto dei salari lordi di 5.453 euro in 10
anni: il rapporto Coop 2010 ha stimato una riduzione dei
consumi procapite degli italiani nel biennio 2007-’09 per
oltre 600 euro all’anno), un debito pubblico prossimo al
120%, precisamente del 118,2% e sotto tiro da parte della
Commissione europea la quale, il 29 Settembre scorso, ha
formulato una proposta di rientro che per essere soddi-
sfatta avrebbe bisogno di un avanzo primario del 5% sul
Pil, quando le stime del Governo si fermano al 2%. La ri-
chiesta pesa per 50 miliardi l’anno nei prossimi 10 anni (c’è
da capirli: il patto prevede un limite del 60%), ebbene, non
ce la sentiamo di dormire sonni tranquilli.
Dopo aver esaminato, per sommi capi, questo scenario
economico, ripartire dal manifatturiero è legittimo e com-
prensibile, ostinarsi solo sul manifatturiero è altrettanto
comprensibile ma meno condivisibile, soprattutto se inco-
raggia una percezione “riduzionistica” e non “olistica”, vale
a dire integrata, dell’economia (mi riferisco alle proposte e
alle visioni confindustriali di tutto quest’ultimo periodo). È
provato: la sommatoria funzionale dei segmenti economici
è sempre maggiore o, in ogni caso, differente dalle singole
prestazioni.
Quanto incidono terziario e servizi sulla competitività di
sistema? Quanto sulla stessa competitività industriale?
Sulla capacità di recuperare il gap di 30 punti percentuali
di costo del lavoro per unità di prodotto accumulati in 10
anni tra noi e la Germania? Oppure sul recupero di 13 punti
percentuali di tasso di occupazione sempre accumulati sui
tassi tedeschi?
La competitività è sempre “olistica” essendo riferita al
sistema, non per nulla le periodiche graduatorie sulla
competitività elaborate dagli organismi internazionali,
misurano la complessità integrata delle performance.
E proprio sulla competitività di sistema insistono i servizi
che hanno una origine di carattere comunitario, i cosid-
detti servizi di base, pubblicistici (indipendentemente dal
gestore che in alcuni casi può essere privato). Tra questi
i costi dell’energia, in Italia estremamente elevati (ne-
gli ultimi 10 anni il gas è aumentato del 50% la luce del
70%), i costi della burocrazia (Giovanni Floris nel saggio
“Zona retrocessione” uscito l’8 di Ottobre, pochi giorni fa,
ricorda che negli Stati Uniti per avviare un’impresa sono
necessari 170 dollari e 4 giorni, mentre in Italia occor-
rono mediamente 5 mila euro e 62 giorni di procedure e
attese). E ancora, l’efficienza della macchina giudiziaria
(in Italia perennemente in emergenza di fronte ad un so-
vraccarico di contenziosi che non riesce mai a smaltire),
il costo della conflittualità fra le imprese (l'Italia in que-
sto eccelle: il 55,4% di controversie nelle aziende da 10 a
200 addetti (fonte Censis 2010), l’efficienza della pubblica
amministrazione considerata inefficiente dal 64,2% degli
italiani, mentre il 72% considera insufficienti e di bassa
qualità i servizi alle imprese: logistica e aree attrezzate,
smaltimento dei rifiuti e trasporto pubblico (fonte Censis
2010). I costi legati al movimento di merci e uomini (il no-
stro sistema stradale è tra i peggiori e più costosi d’Eu-
ropa. In Spagna tra il 2000/2005 sono entrati in esercizio
2.300 chilometri di autostrade, in Italia, nello stesso las-
so di tempo, ne abbiamo più volte inaugurati 64. In tutta
Italia ci sono 230 chilometri di rete metropolitana; nella
sola Londra 408) e al movimento delle idee (quando inve-
stiremo sulla “banda larga”?). Sui costi dell’inefficienza dei
67
servizi finanziari abbiamo detto. Stenderei, poi, un velo
pietoso sui costi legati ad un contesto ambientale caratte-
rizzato dall’accentuata presenza di illegalità e corruzione
che costringe (soprattutto, ma non esclusivamente, nel
Sud) le imprese ad accollarsi costi aggiuntivi per la propria
sicurezza, ne modifica le scelte di mercato, penalizza gli
investimenti di attrazione e disincentiva la voglia stessa
di fare impresa.
Sulla competitività e sull’attrattività d’area e di sistema
incidono, nondimeno, i fattori legati alla coesione sociale,
alla solidità del tessuto sociale. Purtroppo la crisi rischia
di rinfocolare l’alternativa tra risorse destinate alle poli-
tiche di Welfare e risorse per lo sviluppo. Il Welfare, ricor-
diamolo, è uno dei fattori decisivi dello sviluppo e della
competitività, se dello sviluppo possediamo una visione
non frammentata tra i suoi aspetti economici, sociali, am-
bientali, fiduciari e di crescita del capitale umano. Peraltro
le risorse impiegate nel Welfare rappresentano anche ele-
menti di equità economica soprattutto se rapportate al co-
siddetto “Fattore D”, intendendo con questo il lavoro delle
donne che certo non potrebbe svilupparsi in assenza di un
diffuso sistema dei servizi (i dati sull’occupazione femmi-
nile, rivelati dall’Istat il 1 Ottobre scorso, ci informano che
una donna su due non ha lavoro e non lo cerca più, mentre
il rapporto coop 2010 evidenzia che lo spostamento del
10% dei redditi dagli uomini alle donne farebbe aumenta-
re i consumi di circa 7 miliardi di euro all’anno).
Anche gli elementi che determinano la cosiddetta “com-
petitività di prodotto” confermano l’articolazione della
nostra riflessione. Insieme ai “servizi di base o di comu-
nità” sul prodotto incidono tutti quei servizi che seguono
dinamiche di mercato. In epoche passate le fasi della pro-
duzione materiale rappresentavano la maggior quota del
valore aggiunto prodotto e la trasformazione assumeva
un ruolo centrale; oggi queste fasi vanno riducendo la loro
importanza a favore di quelle più immateriali. Si è dunque
passati da una visione dei servizi come residuo nella fun-
zione di produzione, ai più recenti modelli di crescita che
vedono i servizi, il capitale umano e lo stato delle cono-
scenze come fattori endogeni fondamentali per spiegare
la competitività produttiva di un’impresa, lo sviluppo di
un’area, di una Regione, persino quella di un Paese. Mi rife-
risco a quei servizi, definiti parte integrante dell’economia
della conoscenza, capaci di influire (e in Toscana il bisogno
è di tutta evidenza) su un modesto tasso di produttività,
sull’ottimizzazione dei fattori aziendali, sui processi di
produzione, persino sulla creazione di nuove industrie (le
biotecnologie, le nanotecnologie etc…). Mi riferisco agli
input “intangibili” – rispetto al capitale fisico e al lavoro
– che hanno come riferimento il tema dell’innovazione e
quindi dell’istruzione, dell’addestramento, della formazio-
ne e della ricerca che rappresentano i fattori più rilevanti
per spiegare la performance di imprese e nazioni. L’OCSE
produce un indicatore, in termini di quota del Pil, sugli
investimenti in conoscenza. Dal 1997 al 2004 tutti i paesi
che sono stati considerati hanno disposto una crescita di
risorse dedicate. Il valore più alto è stato quello degli Stati
Uniti, pari al 6,5%, quello più basso è stato quello italiano,
solo 2,4%.
Attraverso l’economia dei servizi di conoscenza si raffor-
zano i legami con un settore manifatturiero che presenta
elementi di sorprendente discontinuità e di grande insta-
bilità rispetto al recente passato. Uno di questi elemen-
ti ha a che fare con un livello di personalizzazione e con
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una velocità d’invecchiamento dei prodotti assolutamen-
te impensabile fino a qualche anno fa. Fino a 10-20 anni
fa la longevità di un prodotto era di 10-15 anni. Oggi,
un prodotto, ha una vita di pochi mesi, poi va cambiato.
Nello stesso lasso di tempo anche il prezzo può variare
del 20-30-40% e il periodo di ammortamento di tutti gli
investimenti sul prodotto non arriva a 5 anni. Un mercato
manifatturiero che si confronta con una evoluzione che ha
questi tratti distintivi, deve avere la capacità di agire con
rapidità adattandosi al cambiamento. Anche da qui arri-
vano le richieste insistenti nei confronti di una maggior
flessibilità nelle regole del mercato del lavoro (anche se i
nostri stipendi sono tra i più bassi del continente), da qui,
dico io, nasce l’urgenza di servizi d’eccellenza. Non a caso
crescono i servizi Knowledge intensive nel campo delle
ICT (informatica, tecnologia e comunicazione), delle pro-
fessioni e delle consulenze, così come i servizi technology
intensive. In mercati rapidi i servizi aiutano la flessibilità,
evitano rigidità ed eccessi di standardizzazione.
Il terziario pesa, ad oggi, per il 73% del valore aggiunto
prodotto in Italia e per 72,81 in Toscana, per il 55% delle
imprese attive e per il 67% dell’occupazione (15 milioni e
mezzo di lavoratori). Negli ultimi 15 anni mentre l’agricol-
tura ha perso 468.000 posti di lavoro e l’industria 72.000,
il terziario ha creato 3 milioni di nuovi posti di lavoro
(+24,2%) facendo alzare il tasso di terziarizzazione dal
60,3% al 66,5% (dati Censis Aprile 2010). All’interno di
questi numeri e di queste percentuali Legacoop Servizi
Toscana associa e rappresenta 400 cooperative che agi-
scono, in alcuni casi come aziende leader, nei settori del
multiservizi e del global service, della ristorazione e
dell’ambiente, della logistica e dei trasporti, del turismo,
della cultura e del tempo libero, dei servizi sociali, delle
professioni e dei servizi knowledge intensive. Hanno com-
plessivamente un valore della produzione di 950 milioni di
euro e creano lavoro per 25.700 persone. Tra di loro 10.650
persone lavorano nella cooperazione sociale e più di 500
lo fanno avendo svantaggi sociali. Il risultato generale
(+ 1,50% sul fatturato e + 4,60% sugli addetti rispetto
al 2008) non deve ingannare. Il quadro è differenziato
anche all’interno degli stessi comparti e delle stesse aree
merceologiche.
A fronte di una generalizzata riduzione della redditività,
si evidenziano risultati eccellenti a fianco di situazioni
francamente drammatiche o preoccupanti (il settore che
presenta maggiori difficoltà è quello dell’autotrasporto-
logistica - movimentazione).
Ci sarà bisogno di una riflessione nient’affatto emotiva, di
uno sguardo poco generico e di una valutazione precisa e
articolata.
I servizi possiedono una occupazione composta per oltre
l’80% da donne, per il 60% da giovani altamente sco-
larizzati e una presenza diffusa di lavoratori migranti:
una occupazione in assoluta controtendenza con gli altri
segmenti dell’economia. Questa è la nostra “vocazione”.
Eppure continuiamo a percepire un deficit di attenzione
verso questo comparto. Confido che nella legge finanziaria
della Toscana 2011 e nella futura legge annuale sulla com-
petitività queste nostre riflessioni trovino spazio. La pre-
senza del Presidente Enrico Rossi libera dal formulare pre-
visioni e congetture e ci consente di ascoltare “in medias
res” le sue valutazioni. D'altronde i documenti preliminari
alla legge di bilancio di previsione per l’anno 2011/2013
e quelli alla finanziaria 2011 presentano misure di rin-
69
novamento nella macchina amministrativa, negli enti ed
agenzie dipendenti, nei soggetti gestori di servizi pubblici,
contengono nuovi strumenti per garantire maggiore equi-
tà nell’accesso ai servizi socio-sanitari e, dunque, sembra-
no raccogliere almeno una parte delle mie considerazioni.
Serve un nuovo orientamento culturale per arricchire com-
petitività di sistema e d’impresa. Occorre investire sulla
qualità di un terziario più avanzato. Occorre investire sul
capitale umano, sui giovani e interrogarci sulla relazione
tra eccessiva precarizzazione del lavoro e bassa produt-
tività. Spiega l’economista Fabrizio Onida: “come si fa a
migliorare la produttività se si cambia continuamente la-
voro? Il capitale umano per essere competitivo deve poter
investire su se stesso e noi non glielo stiamo permetten-
do”. Molte imprese toscane delocalizzano in paesi a svilup-
po avanzato (Francia, Germania, Stati Uniti…) e lo fanno
non certo per risparmiare sul costo del lavoro ma per es-
sere più vicine ai mercati di sbocco e per giovarsi di un
livello più qualificato di servizi. Ciò dimostra che gli attuali
servizi alle imprese, localizzati in Toscana, non raggiungo-
no ancora livelli di qualità tali da farne indiscussi elementi
di competitività regionale, e, al contempo, che la debolezza
del terziario rappresenta un sostanziale elemento di fragi-
lità per l’attrazione degli investimenti dall’estero.
I servizi sono inutili solo se percepiti come dequalificati
e inefficienti. Sono, al contrario, indispensabili per rigua-
dagnare capacità di competere, sviluppo e occupazione. In
un rapporto simbiotico e non conflittuale con l’industria,
rappresentano il fulcro della modernizzazione della nostra
Regione.
Per recuperare risorse da destinare allo sviluppo, alla
competizione e alla modernizzazione, Obama ha in pro-
gramma una consistente riforma fiscale che si prefigge di
annullare gli sgravi approvati da George Bush nel 2001-
2002 aumentando di 3 punti l’aliquota sui redditi sopra i
250.000 dollari (dal 35 al 38%) e quella sui guadagni di
borsa dal 15 al 20%. Spagna, Francia, Germania e Regno
Unito vanno verso la stangata sui ricchi. In Italia le scelte
sembrano andare in tutt’altra direzione. Invece di inve-
stire in sapere, addestramento e ricerca (le statistiche ci
raccontano di giovani fra i 18 e i 25 anni che non lavorano
né studiano), anziché fare riforme strutturali e ambizio-
se coinvolgendo, a pari titolo, tutti gli attori in campo, il
governo dello sviluppo economico alle prese con 270 mi-
liardi di euro di imponibile evaso e con un’alta tassazione
dei fattori produttivi (capitale e lavoro), orfano per 153
giorni del proprio ministro, si è limitato alla manutenzione
dei conti pubblici con mezzi e modalità molto discutibili.
Potrei fare centinaia di esempi in proposito. Ne scelgo
simbolicamente uno, fiorentino, raccogliendo le parole di
Antonia Ida Fontana, direttrice della Biblioteca Nazionale
di Firenze, istituzione della memoria e dell’identità na-
zionale, abbandonata, alle soglie del 150° dell’unità na-
zionale, ad un degrado mortificante che ci offende come
cittadini e cooperatori. Legacoop Servizi e le cooperative
che vi aderiscono, metterà in atto tutte le azioni possibili
di sostegno e solidarietà.
Oggi è il giorno delle analisi e non quello delle rivendi-
cazioni ma come non accennare ad una finanziaria che ci
spinge in direzione “ostinata e contraria”, ad una manovra
che taglia gli investimenti in conoscenza, non tutela il la-
voro, colpisce i servizi, la sanità e il sociale. Tagli senza
logica e senza nessuna premialità per le Regioni e i Comuni
più virtuosi. Il Paese e i cittadini non potranno più conta-
70
re su una funzione moderatamente anticiclica della spesa
pubblica. Mario Draghi valuta a mezzo punto di Pil la cadu-
ta del reddito italiano per effetto della manovra Tremonti
e Paul Krugman bolla le scelte come inutili, perché de-
primono ulteriormente l’economia, e inefficaci, perché la
contrazione indiscriminata della spesa pubblica frenerà il
gettito fiscale.
Cosa accadrà nei nostri prossimi rapporti con la P.A.? Si ac-
centueranno le relazioni conflittuali? Che faranno Regione
e comuni per garantire un dignitoso livello dei servizi?
Dequalificheranno il lavoro? Incentiveranno nuovi sog-
getti meno costosi? Ci chiederanno le stesse prestazioni
a costi minori? Aumenteranno i ritardi nei pagamenti già
oggi insostenibili? E in Toscana, rinunceremo ad essere
territorio di buone prassi? Si aggraveranno le “allergie”
da “cabina di regia”? Prevarranno le logiche del “si salvi
chi può” che si nutrono del conflitto tra norme e comporta-
menti? Verrà incoraggiato un malinteso senso della com-
petizione tra imprese, come stimolo al ricorso a logiche di
ribasso fuori mercato e a basi d’asta che non consentono
l’applicazione dei CCNL? (avvertiamo già oggi pericolosi
segnali in tal senso). Continueremo a essere testimoni
della diffusa impotenza degli Osservatori sulla coopera-
zione o delle direzioni del lavoro, dell’INPS e dell’INAIL,
assolutamente incapaci di porre rimedio ai fenomeni di
irregolarità e di illegalità di cui sono pieni i mercati priva-
ti? Ciò che spaventa di più è il diffuso senso di rassegna-
zione e di fatalità che pervade molti decisori politici. Se
queste logiche prevalessero, ci avvieremmo a somigliare
ai territori in cerca di legalità, territori lontani da sempre
dal profilo della Toscana e la selettività della ripresa non
premierà i migliori ma i più destrutturati, precipitando la
nostra Regione verso derive di de-qualificazione, allonta-
nandola da quella competitività di sistema e d’impresa di
cui ho parlato fin qui.
E ancora. Fino allo scoppio della crisi, le autorità di vigi-
lanza sui mercati finanziari non sono riuscite a vedere o
a fermare il micidiale mix di eccesso di leva finanziaria,
acrobazie contabili, strumenti derivati e portafogli rigonfi.
Esplosa l’infezione si sono rafforzati gli organismi inter-
nazionali ed è tutto un fiorire di entità sovranazionali che
si affiancheranno a quelli nazionali (Consob, Banca d’Ita-
lia, Covip, Isvap e Antitrust tanto per citare quelli italiani)
e comunitari (Bce). Dal laissez-faire al rien-ne-va-plus:
quanto questo passaggio da una scarsa ad una eccessiva
vigilanza (non sottovalutiamo le future conseguenze di
Basilea 3) inciderà sulla capacità di erogare credito alle
nostre imprese?
Il compito che ci viene assegnato presenta una trama com-
plessa, un intreccio confuso fatto di grandi responsabilità,
di alta rischiosità ma anche di ampie opportunità per le
nostre cooperative. Per coglierle la cooperazione dei ser-
vizi dovrà attualizzare la propria filosofia d’impresa svi-
luppando una nuova concezione del rischio, ri-orientare la
propria azione, sviluppare sinergie intersettoriali, torna-
re a riflettere su strumenti di rete, di filiera, su fusioni e
strumenti consortili mirando all’obiettivo di una maggio-
re competitività, non a malposte questioni dimensionali,
diventare protagonista nella costruzione di una industria
del terziario ed entrare in connessione con i processi di
modernizzazione regionali e nazionali. Per tutti i nostri
settori d’intervento possono aprirsi spazi di innovazione
e di pensiero. L’Italia, il Paese con la più grande offerta di
opere d’arte, paesaggio e cultura è al 28° posto nel mon-
71
do in una speciale classifica di “competitività” dell’offerta
turistica (World economic forum 2009), possiamo dare un
contributo determinante ad una moderna cultura dell’ac-
coglienza. Se sapremo promuovere knowledge intensive
in forma cooperativa, se pubblico e privato saranno inco-
raggiati e incentivati, da un lungimirante governo dell’eco-
nomia, a concentrarsi sempre più sulla propria attività
caratteristica esternalizzando attività accessorie e com-
plementari a soggetti specializzati (Facility management),
si produrranno efficienze e risparmi, qualità di servizio e
nuovo lavoro. Lo sviluppo di una moderna logistica inte-
grata e intermodale (a partire dalla “Piattaforma Europa di
Livorno”) che sappia sostenere e promuovere i nuovi pro-
cessi produttivi industriali, attraverso una ottimizzata ge-
stione dei magazzini, delle fasi di assemblaggio delle mer-
ci, dello smistamento e della distribuzione, deve vederci
attori pro-attivi, deve poter contare sul nostro contributo
di idee. Se poi si superasse il falso conflitto Stato-mercato
valorizzando la forma cooperativa e le imprese di comuni-
tà, si potrebbe riaprire il tema della gestione delle utilities
così come quello di un moderno e aggiornato Welfare di
comunità che sappia costruire risposte eque, flessibili
e sostenibili alle crescenti e diversificate aspettative di
assistenza, nonché quello delle liberalizzazioni nei settori
non esposti alla concorrenza (Il rapporto coop 2010 sotto-
linea e dimostra come l’apertura di questi servizi potrebbe
permettere un aumento dei consumi di circa 3.000 euro
all’anno per famiglia).
Sintesi tra efficienza gestionale e socialità della gestio-
ne ci si attende molto dalla forma cooperativa. Il 72% dei
soggetti che si occupano di ricerca applicata, il 69% dei
medici di base e degli specialisti, il 66% degli avvocati, il
72% degli architetti e dei commercialisti (rilevazione Swg
giugno 2010) ritengono molto o abbastanza utile per la
propria professione la forma cooperativa. Economisti e
imprenditori scoprono tematiche che rappresentano, da
sempre, valori e comportamenti che fanno parte del no-
stro corredo genetico come quello della partecipazione
dei lavoratori nelle imprese, il bisogno di una economia
più etica che non massimizzi il profitto, il tema di una più
accentuata “funzione sociale” dell’impresa o quello di una
nuova stagione di imprenditori che cessino di anteporre i
propri interessi agli interessi generali. Non dobbiamo per-
mettere a tematiche così rilevanti e così vicine alla nostra
mission di tramutarsi nell'inutile e fastidioso rumore di
fondo di questa fase di recessione economica e, permette-
temi, di imbarbarimento sociale. In questa sfida la grande
tradizione cooperativa può e deve dire parole nuove e agi-
re comportamenti coerenti. Ne va della qualità della vita
dentro e fuori i mercati dei prossimi anni.
72
3.2Approfondimenti
73
Negli anni il settore è stato interessato da profonde tra-
sformazioni passando da una tipologia di servizi limitati
alla distribuzione del prodotto finito (la cosiddetta logi-stica di distribuzione) con il presidio di specifiche attività
di supporto, generalmente legate all'organizzazione dei
magazzini e dei trasporti, ad una fase in cui, nell’ottica
del soddisfacimento delle esigenze dei clienti, si è andati
verso la pianificazione dei flussi delle materie prime, dei
prodotti semilavorati e di quelli finiti dal luogo d’origine a
quello del consumo.
Il processo di globalizzazione in atto ha fatto sì che la logi-
stica assumesse un ruolo sempre più importante a suppor-
to del sistema produttivo, inteso come aggregato di realtà
imprenditoriali connesse e complementari, migliorandone
l’efficienza produttiva.
Il passaggio della logistica, quindi, da una funzione sus-
sidiaria ad un ruolo strategico si è accompagnato in molte
aziende ad una propensione a esternalizzare le attività di
trasporto e di movimentazione delle merci, affidando a ter-
zi un compito che non rientra nel core business aziendale.
Le cooperative hanno seguito questo percorso evolutivo
attrezzandosi per rispondere adeguatamente alle richie-
ste del mercato non solo offrendo “servizi logistici” ma
ponendosi anche come veri e propri operatori di logistica
integrata.
Oggi il comparto della logistica e dei servizi logistici in
Toscana è rappresentato nel sistema Legacoop da 78 co-
operative con oltre 5.200 addetti, quasi tutti soci lavora-
tori impiegati con contratti di lavoro subordinato a tempo
indeterminato.
Le attività comprendono (ma non si limitano certo a que-
ste) l’immagazzinamento, lo stoccaggio, la movimentazio-
ne dei materiali, il controllo delle giacenze, il confeziona-
mento, l’evasione degli ordini e i trasporti, fino a proporre
i luoghi dove ubicare i depositi e gli stabilimenti.
I nuovi scenari competitivi sui mercati nazionali ed in-
ternazionali generati dal fenomeno della globalizzazione
hanno, da un lato, avuto effetti positivi, spingendo ad una
ottimizzazione dei processi produttivi ed eliminando spre-
chi e inefficienze, dall’altro hanno favorito la nascita di
imprese (anche di pseudo cooperative) che, operando nel
totale dispregio delle regole, hanno impedito agli opera-
tori seri di accedere a fasce sempre più ampie di mercato.
Richiediamo costantemente interventi per arginare un
fenomeno che ormai ha assunto dimensioni preoccupanti.
Tuttavia, riteniamo che una efficace azione in questo senso
passi anche attraverso una seria attività di semplificazio-
ne. Il pesante fardello normativo che grava attualmente
sul settore, con abbondanza di norme spesso di difficile
gestione, nel tentativo di colpire l’abusivismo, non fa che
3.2.1Il settore Logistica e Trasportia cura di Giovanni Giuliacci, Responsabile settore Logistica e Trasporti
74
burocratizzare eccessivamente il sistema, senza peraltro
ottenere risultati apprezzabili, producendo viceversa un
appesantimento burocratico con ulteriori costi.
L’attuale livello medio dimensionale delle nostre coopera-
tive è di 67 addetti, ovviamente con grandi differenze che
vanno dalle micro alle macro imprese e punte di eccellenza
anche nel panorama nazionale.
Un ricavo medio che nel 2009 è calato di quasi l’undici per
cento, mentre il costo del lavoro è diminuito soltanto del
5%. Ciò significa:
• un grosso impegno nella stabilizzazione dell’occu-
pazione con basso ricorso ad ammortizzatori sociali
(caratteristica quasi esclusiva, in questo periodo,
della cooperazione di lavoro);
• una decisa azione per il miglioramento dei processi
produttivi ed il contenimento dei costi generali;
• tariffe di mercato sempre più esigue a fronte di ser-
vizi sempre più complessi.
In questo quadro si inserisce la vicenda del rinnovo con-
trattuale tra i più onerosi fra quelli sin qui rinnovati ed
i cui effetti dovranno essere attentamente monitorati per
evitare ricadute che potrebbero mettere in discussione la
stessa tenuta delle imprese in un contesto sempre più af-
follato di competitori scorretti.
Se osserviamo la struttura economico-finanziaria delle
nostre imprese, dobbiamo rilevare come la crisi abbia inci-
so profondamente erodendone in parte anche i patrimoni.
Rinnoviamo la richiesta di provvedimenti che favoriscano
l’accesso al credito anche a quelle cooperative (e non sono
una minoranza) che, nella situazione attuale di generale
obiettiva difficoltà, non presentano quei parametri di affi-
dabilità per il sistema bancario. Lo stesso fondo di garan-
zia per l’autotrasporto creato per questo specifico scopo,
si è dimostrato inefficace per un paradosso che tende ad
escludere proprio i soggetti che ne avrebbero dovuto be-
neficiare: quelle aziende che per lo stato di grave crisi del
settore hanno bilanci che riportano perdite pur non ero-
dendo in modo significativo il patrimonio netto.
Data la scarsa capitalizzazione del sistema e una velocità
di rotazione dei crediti verso i clienti che si aggira media-
mente intorno a 140 giorni, con punte di oltre 200/250, è
sempre più difficile trovare risorse per finanziare sviluppo
e innovazione.
Ora più che mai è assolutamente necessario riflettere
sul nostro modello imprenditoriale anche sotto l’aspetto
dimensionale. Abbiamo oggi una serie di imprese con no-
tevoli potenzialità spesso inserite in un contesto che ne
svilisce il livello qualitativo.
Abbiamo già fatto nel precedente rapporto una riflessio-
ne sull’esigenza di una crescita dimensionale attraverso
fusioni o processi aggregativi di natura diversa. Forse i
tempi a disposizione non ci consentono di sperimentare
percorsi di avvicinamento, quali il gruppo paritetico coo-
perativo o reti supportate da adeguati sistemi informativi,
in cui le imprese possano relazionare tra loro rafforzando
la capacità di competere con l’obiettivo di creare valore
aggiunto a favore di tutti i partecipanti.
Tuttavia è assolutamente urgente perseguire tale obietti-
vo che, oltre a realizzare economie di scala, consentireb-
be di allocare risorse, che pure esistono, per alimentare
quella crescita qualitativa in grado di affrontare meglio le
dinamiche del settore: la possibilità, per esempio, di rag-
giungere mercati lontani, minimizzando i costi unitari per
merce trasportata, e svolgere una funzione commerciale
75
fondata sulla conoscenza e spesso sulla presenza diretta
nei mercati di destinazione o di provenienza.
È anche necessario cercare di mettere a frutto il complesso
di norme anti abusivismo tramite un’offerta di servizi “cer-
tificati” sul piano dell’osservanza delle norme sul lavoro.
In questo senso potremmo creare una sorta di marchio
di qualità che rassicuri il committente circa l’operato dei
soggetti che vi fanno parte. Un disciplinare che includa
una serie di semplici ma efficaci regole che giustifichi il
“prezzo equo” e non esponga il committente ai rischi di re-
sponsabilità solidale sempre possibili nei casi di appalti
illeciti affidati a basso costo a soggetti che poco hanno da
perdere.
È infine da valorizzare il connotato di “radicamento ter-
ritoriale” che contraddistingue l’impresa cooperativa, in
particolare quella di lavoro. La sua vocazione nel reinve-
stire gli utili nell’impresa. Il suo contributo alla tenuta dei
livelli occupazionali.
La crisi ha scaricato i suoi effetti principalmente sui gio-
vani. Nel 2009 si sono persi circa mezzo milione di posti
di lavoro nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni e
altrettanti se ne sono persi nel primo semestre del 2010.
I giovani entrano sempre più tardi nel mondo del lavoro e
spesso con occupazioni precarie di dubbia legittimità (ab-
bondano lavori a progetto e collaborazioni fantasiose). La
cooperazione può rappresentare per loro non soltanto una
occasione di lavoro stabile, ma anche una opportunità di
crescita meritocratica per approdare ai livelli più alti della
direzione aziendale.
76
77
Le attività delle cooperative si concentrano prevalen-
temente nella ricettività extra alberghiera, agenzie di
viaggio, guide turistiche, operatori di turismo naturali-
stico e culturale. Il turismo cooperativo si è arricchito
delle esperienze provenienti da altri ambiti: quello so-
ciale, quello agricolo, quello della pesca. Importante è
anche il ruolo delle cooperative per i beni culturali, che
operano nella gestione di importanti siti archeologici,
musei e biblioteche.
Si sta affermando una importante presenza delle coo-
perative sociali di tipo B sia nella gestione di struttu-
re ricettive, che nella gestione dei servizi culturali. In
quest’ambito si sta delineando una forte collaborazione
tra cooperative che operano nel turismo e nei servizi
culturali, sia relativamente alla partecipazione a gare
pubbliche, sia in termini di offerta al pubblico.
3.2.1Il settore Turismo e Servizi culturali
IL CONTESTO AMbIENTALE DI RIFERIMENTO
Nel settore turismo gli strumenti di comunicazione hanno
dato una forte accelerazione alla capacità di promuovere
l’offerta secondo le più raffinate tecnologie.
Questa nuova fase impegna le nostre cooperative in una
riconsiderazione della propria filosofia d’impresa, svilup-
pando una nuova concezione del rischio, un ri-orientamen-
to della propria azione, lo sviluppo di sinergie intersetto-
riali, e tornando a riflettere su strumenti di rete, di filiera,
su fusioni e strumenti consortili, mirando all’obiettivo
di una maggiore competitività. Non si tratta di malposte
questioni dimensionali, ma di essere protagonisti nella
costruzione di un'offerta che veda nel raggiungimento
del cliente finale il maggior sforzo imprenditoriale. È in-
fatti necessario correlare lo sviluppo culturale, ambien-
tale, sociale, l’innalzamento degli standard dei prodotti
agroalimentari, dell’artigianato artistico, dei prodotti
manifatturieri con un rafforzamento dell’identità e della
particolarità dell’offerta turistica che passi attraverso una
rete di servizi di rinnovata qualità. La scelta di costituire
una struttura tecnica di riferimento - il consorzio Toscana
Turismo e Cultura - dovrebbe consentire di puntare a for-
me di collaborazione e integrazione che permettano di
sfruttare al meglio le potenzialità presenti, incentivando
al massimo la creazione di filiere per sviluppare forti in-
vestimenti in comunicazione e promozione per poter com-
mercializzare in modo associato la propria offerta.
L'ORGANIzzAzIONE DEL COMPARTO
a cura di Riccardo Vannini, Responsabile settore Turismo e Servizi Culturali
78
Premesso che l’andamento della crisi non permette la di-
spersione in aiuti senza concrete e verificabili obiettivi di
sviluppo, già adesso, in previsione della predisposizione
del PRS 2011-2015, dovrà essere concretamente realiz-
zato il processo di selezione e qualificazione delle risorse
annunciate per quanto riguarda il sostegno alle imprese
(attraverso le risorse europee e altri fondi regionali). La
disponibilità annunciata dall’Unione Europea di ridiscutere,
entro dicembre 2011, la destinazione di fondi europei per la
Toscana fino al 2013 è l’occasione per rimodulare la desti-
nazione, superando la dispersione e prevedendo di amplia-
re le dotazioni territoriali e i sistemi di impresa meritevoli.
LE RISORSE DEL COMPARTO
L’impegno delle cooperative del settore è indirizzato nel ri-
posizionare la propria offerta sul mercato, sia aggiungendo
elementi innovativi di prodotto, sia in termini di qualità.
In questo quadro c’è una forte attenzione alla riorganiz-
zazione del sistema di promozione turistica regionale. La
cessazione delle APT al 31 dicembre 2010 e la conseguente
allocazione di tutte le funzioni di promozione turistica in
Toscana Promozione, attraverso la costituzione di una cabi-
na di regia presieduta dall’assessore regionale al turismo,
quale momento di raccordo tra le politiche regionali e quel-
le locali, sono ancora in fase di start-up. Tuttavia devono
essere individuate forme per un reale coinvolgimento del
mondo dell’impresa e del sistema camerale nella gover-
nance del sistema promozionale, superando totalmente il
metodo attuale che ha dato scarsissimi risultati e ha reso
di fatto il sistema autoreferenziale. È necessario, quindi, lo
sviluppo di un metodo di lavoro e organizzativo che permet-
ta una rapida attivazione di tavoli settoriali, come sedi di
coordinamento e di analisi dei risultati della programma-
zione dell’anno precedente per fornire concrete proposte
per i nuovi interventi. Tra le attività intraprese dal sistema
Legacoop Toscana si sta affermando l’iniziativa Il dì di
festa: dallo cultura dello shopping allo shopping
cultura.
Su iniziativa di Unicoop Firenze, le cooperative di produzio-
ne culturale e di quelle operanti nei servizi culturali hanno
organizzato, per le terze domeniche di ogni mese, eventi
sulla quasi totalità del territorio regionale, destinati sia ai
soci che ai non soci della cooperativa di consumo. L’intento
è quello di poter offrire una diversa opportunità per passa-
re una domenica all’insegna della conoscenza del territorio
e delle offerte cooperative in tema di cultura e turismo.
L’evento viene pubblicizzato attraverso le sezioni soci e tut-
ti i negozi coop. Viene altresì stampato, per ogni domenica,
un libretto riepilogativo delle iniziative in programma.
PUNTI DI DEbOLEzzA, DI FORzA E DELLE PROSPETTIvE DEL COMPARTO
79
81
Cooperazione Sociale
a. Introduzione
b. Profilo identitario
c. La struttura del sistema
d. I risultati del sistema
e. Attualità e prospettive di sviluppo:
i risultati ottenuti da una indagine qualitativa
82
83
A tre anni di distanza dalla crisi dei mutui subprime negli
USA, il termine “crisi” è ancora fortemente attuale e, se
è vero che si rilevano timidi segnali positivi in qualche
settore e nelle esportazioni, è anche vero che questi non
determinano un’inversione di tendenza per l’occupazio-
ne, che i debiti pubblici ne escono molto appesantiti e la
cosiddetta “autoregolazione” dei mercati non funziona.
Dalla crisi finanziaria siamo passati alla crisi econo-
mica poi divenuta occupazionale e il diffondersi di una
situazione di malessere legata al lavoro che non c’è, a
quello incerto o a quello che si è perso, ha sviluppato
condizioni di isolamento e di disgregazione sociale. Così
accanto alle vecchie povertà se ne sono formate di nuove
e accanto ai già noti elementi di incremento e trasforma-
zione della domanda di welfare - mutamenti demografici,
dell’organizzazione sociale, familiare e del lavoro - se ne
sono aggiunti di nuovi e all’esclusione si è aggiunta la
vulnerabilità di strati crescenti della società. Le coope-
rative sociali producono beni di utilità collettiva, rispon-
dono a bisogni sostanziali di cura, educazione, inclusio-
ne sociale e questo le mette al centro della produzione
di welfare la cui domanda cresce in tempo di crisi. In tale
contesto le cooperative sociali hanno generato e offerto
un’occupazione sostanzialmente stabile e di qualità an-
che per quelle categorie di persone più penalizzate dal
mercato del lavoro: giovani, donne, persone svantaggia-
te e ai margini del mercato del lavoro contribuendo così
ad una maggiore occupazione complessiva.
L’attività delle cooperative sociali toscane si realizza
principalmente all’interno di una stretta relazione con le
Amministrazioni Pubbliche che affidano i servizi tramite
gare d’appalto. In questi ultimi due anni sono notevol-
mente cambiate le condizioni del mercato di riferimento
e il vincolo della riduzione delle risorse pubbliche ha al-
largato la forbice fra le dichiarazioni di principio, le leggi
e la realtà quotidiana del mercato e delle gare d’appalto.
Dall’utilizzo di criteri, definiti attraverso apposite deli-
bere della Regione Toscana, che valorizzano gli aspetti
di progettualità, territorialità, collaborazione con altri
soggetti appartenenti alla comunità, si è progressiva-
mente passati, in nome delle nuove regole sugli appalti
pubblici e della necessità di contenere la spesa, ad una
“open competition” fra soggetti, a volte anche con carat-
teristiche, finalità e contratti di riferimento diversi, ed
a sistemi di valutazione dell’offerta che penalizzano la
qualità e il valore aggiunto sociale della cooperazione.
Le cooperative, da sole o variamente organizzate in ATI o
attraverso i Consorzi, hanno sostenuto la competizione e
IL CONTESTO AMbIENTALE DI RIFERIMENTO
a.Introduzionea cura di Eleonora Vanni, Responsabile LegacoopSociali Toscana
84
mantenuto il posizionamento soprattutto grazie al con-
solidamento delle competenze progettuali, organizzative
ed alla capacità di fornire risposte qualificate e flessibili.
Anche se le gare d’appalto rimangono il principale am-
bito di azione per le cooperative, negli ultimi anni si è
avuto anche uno sviluppo della progettazione innovativa
sostenuta dalla finanza di progetto o da investimenti
di risorse proprie delle cooperative soprattutto in al-
cuni settori quali i servizi all’infanzia, le Residenze per
Anziani ed alcune attività più propriamente commerciali
delle cooperative di inserimento lavorativo. Nei servizi
all’infanzia le cooperative toscane sono diventate leader
per qualità e quantità (oltre trecento servizi all’infanzia
con più di ottomila posti disponibili) ed hanno rappre-
sentato un apporto rilevante per lo sviluppo complessivo
di questa area in tutta la Regione. Questa significativa
presenza, testimoniata in una articolata iniziativa orga-
nizzata all’interno della rassegna Dire&Fare (nov 2010),
ha ricevuto un riconoscimento per la qualità della sua
partecipazione nell’ambito del premio “città ideale”.
In prospettiva un significativo cambiamento di orizzonte
normativo e di mercato riguardante la cooperazione di
tipo A è rappresentato dalla recente legge sull’accredi-
tamento dei servizi (LR 82 del 28 dicembre 2009) e dalle
ricadute che questa avrà al momento della completa ap-
plicazione sul sistema dei servizi alla persona in parti-
colare relativamente alla possibilità per il cittadino di
acquistare il servizio, attraverso voucher, scegliendo
il fornitore e alle modalità di relazione fra la coopera-
zione sociale e l’Ente Pubblico per la parte che riguar-
da i servizi attualmente affidati tramite gara d’appalto.
L’accreditamento risponde ad un concetto che può por-
tare ad un sistema profondamente diverso da quello che
ha caratterizzato, fino ad oggi, l’impianto delle relazio-
ni e il ruolo dei soggetti che operano in questo settore
pertanto è necessario definire obiettivi chiari e condivisi
per fare in modo che questo cambiamento contribuisca
all’appropriatezza e alla qualità dei servizi e non deter-
mini un appesantimento burocratico e un contesto in cui
c’è sovrapposizione e confusione di regole.
Il comparto della cooperazione sociale toscana è composto
da 162* cooperative che, pur condividendo valori, identità
e missione, presentano differenze che non sono ascrivibili
al solo aspetto dimensionale. Siamo di fronte a identità di
impresa forti costruite nel tempo in stretta connessione
con la storia delle persone, delle imprese e delle comunità
di riferimento che, con le loro differenze, contribuiscono a
rispondere in maniera appropriata ai bisogni dei cittadini
nonché ad arricchire il panorama dell’offerta sul territorio.
Il consolidamento e lo sviluppo della dimensione di impre-
L'ORGANIzzAzIONE DEL COMPARTO
* Dal punto di vista della consistenza numerica la dimensione del comparto è pressoché immutata; alcune liquidazioni o fusioni di cooperative sono state bilanciate da nuove ammissioni: sei cooperative di tipo B e una di tipo A.
85
sa sono sempre più elementi cardine della capacità di far
fronte sia alla situazione economico finanziaria, sia allo
sviluppo del mercato che chiede fatturati e capacità im-
prenditoriale adeguati ad una gestione integrata di servizi
complessi e sempre più spesso di “pacchetti di servizi”.
Questo porta le cooperative a muoversi su più direttrici
contemporaneamente: lo sviluppo della singola impresa
attraverso l’acquisizione di nuovi servizi o lo sviluppo di
nuovi settori di intervento, la creazione di associazioni
di scopo fra imprese finalizzate alla gestione si singo-
li progetti e/o servizi, il consolidamento del sistema dei
consorzi di area vasta. La scelta delle differenti modalità
e/o il loro contemporaneo utilizzo dipendono dalla visione
e dalle strategie imprenditoriali delle singole cooperative,
che devono tenere presenti anche gli indirizzi dei setto-
ri in cui le cooperative operano e quelli degli enti con cui
lavorano.
Quello della dimensione imprenditoriale e dell’adeguatez-
za degli strumenti di aggregazione e rete è un tema al cen-
tro del dibattito fra tutte le imprese che comunque, sia pur
con scelte e indirizzi differenti, per operare e migliorare la
loro capacità competitiva, devono riferirsi ad un sistema di
relazioni e di alleanze. Dal punto di vista della dimensione
d’impresa il comparto è caratterizzato da una percentuale
prevalente - il 67% - di piccole imprese con un fatturato
che non supera il milione di euro. Una distinzione è d’ob-
bligo fra le due tipologie di cooperative. Nelle cooperative
di tipo A le imprese sotto al milione di fatturato sono il
60%, nelle B il 79%; inoltre nessuna cooperativa B supera
5 milioni di euro di fatturato, mentre fra le cooperative di
tipo A, anche se il 31% è tra 1 e 5 milioni, abbiamo una
presenza del 6% che supera i 10 milioni di euro. Pertanto si
tratta di due realtà imprenditoriali profondamente diffe-
renti a partire dalla dimensione d’impresa fino ad arrivare
ai mercati di riferimento.
La prassi delle collaborazioni, siano esse caratterizzate
da patti stabili o temporanei ha, oltre che accresciuto la
portata competitiva nella partecipazione alle gare di più
grandi dimensioni, anche sostenuto la creazione di mas-
sa critica di risorse da impiegare in project financing o in
progettazioni e attivazioni di servizi privati autorizzati/
accreditati che hanno prodotto un rinnovamento e un cam-
biamento qualitativo nel posizionamento delle imprese
cooperative che vi hanno partecipato.
Oltre a questo il quadro delle relazioni con gli altri sogget-
ti economici sia interni che esterni al sistema cooperativo
si è andato sviluppando tanto verso vera e propria proget-
tazione integrata quanto verso operazioni più articolate
di collaborazioni ancora in via di definizione e sviluppo.
Questo ha riguardato le cooperative di tipo A e quelle di
tipo B sia pure in rapporto a settori e finalità differenti. La
creazione di partnership qualificate con i committenti, con
altri soggetti imprenditoriali e con le altre organizzazioni
di terzo settore, oltre ad essere funzionale allo sviluppo
d’impresa, rappresenta una ulteriore area di lavoro per
l’affermazione di un modello di welfar mix partecipato e
sostenibile del quale le cooperative sociali costituiscono
un attore principale. Sul fronte della relazione con gli Enti
Pubblici committenti c’è però da sottolineare che, mentre
si sostiene la necessità di una forte sinergia fra tutte le
forze economiche e sociali verso obiettivi comuni di usci-
ta dalla crisi, si fatica a realizzare percorsi realmente
partecipati di co-progettazione pure previsti per legge e
auspicati in numerosi documenti di programmazione de-
86
In presenza di una situazione di crescenti bisogni e di do-
manda effettiva sostenuta dal mantenimento delle risor-
se pubbliche e dalla capacità di investimento di risorse
proprie, le cooperative sociali hanno, nel 2009, accre-
sciuto i fatturati e consolidato le risorse complessive del
comparto. Seppure già si sentivano le ripercussioni della
crisi economica e occupazionale, il mantenimento dei fon-
di destinati al settore e l’incremento legato alla creazione
del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza1*, desti-
nato anche ad incentivare i servizi territoriali nei quali
le cooperative sono fortemente presenti e ad abbattere
le liste di attesa per i ricoveri nelle residenze assistite,
hanno reso solvibile la domanda di strati sempre più ampi
di cittadini legata soprattutto ai mutamenti demografici
della popolazione toscana. Inoltre, nel 2009, si sono in
parte apprezzati gli effetti del Protocollo Regionale2* per
il recupero, sui contratti in essere, dei maggiori oneri
per il costo del personale derivanti dal rinnovo del CCNL
2006 – 2009. Apprezzati solo in parte perché il ricono-
scimento è avvenuto quasi esclusivamente da parte del-
le Aziende ASL e in misura molto ridotta da parte delle
Amministrazioni Locali. Nel 2010 tali effetti non si rile-
vano in quanto è venuto meno il rispetto degli accordi
da parte di numerose Aziende Asl che non hanno proce-
duto alla liquidazione delle fatture emesse, nonostante
il Protocollo sottoscritto ed una circolare, del gennaio
2011, da parte della Direzione Generale diritti di citta-
dinanza e coesione sociale della Regione indirizzata alle
Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie che richiama al
rispetto degli impegni presi dalla precedente Giunta.
Il settore della cooperazione sociale ha una consistenza
numerica pari al 42,41% del totale delle cooperative ade-
renti ed un valore del fatturato di oltre trecento milioni
pari al 32,40% di tutto il settore della cooperazione di
servizi toscana. I risultati economici e patrimoniali del
settore sono complessivamente positivi fino a tutto il
2009, ma dal raffronto dei dati fra la cooperazione di tipo
A e quella di tipo B si vede che quest’ultima, già nel 2009,
ha risentito delle difficoltà degli Enti e del mercato dei
servizi nel quale opera, con un incremento delle perdite
pari al 20% pur in presenza di una certa crescita (+10%)
del fatturato globale.
LE RISORSE DEL COMPARTO
gli Enti. Nondimeno noi siamo convinti che, attraverso il
loro forte radicamento territoriale, le imprese cooperative
sociali consentono di creare legami tra i cittadini e i loro
organi di rappresentanza e sono in grado di contribuire a
una governance del territorio più efficace ai fini della co-
esione economica, territoriale e di quella coesione sociale
che la Regione Toscana stessa individua fra le priorità nel
Programma Regionale di Sviluppo 2011-2015.
1* Legge Regionale 18 dicembre 2008, N. 66 - Istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza.2* Approvato con DGR 1195 del 29 dicembre 2008.
87
Complessivamente di fronte ai dati positivi del fattura-
to globale e del patrimonio (capitale sociale e riserve)
che registrano un incremento del 10% circa si rileva un
sensibile rialzo dei crediti verso i clienti (+11%) ed un
parallelo aumento, di pari entità percentuale, del debito
verso le banche. Questa situazione, derivata dai sempre
maggiori ritardi nei pagamenti degli Enti, continua ad as-
sorbire una quantità ingente di risorse delle cooperative
che, per garantire il corretto funzionamento dei servizi e
la regolarità nei pagamenti, devono ricorrere in manie-
ra consistente al credito. Per quanto riguarda il risulta-
to d’esercizio è opportuno sottolineare che il risultato
fortemente positivo rispetto al 2009, è influenzato dalla
significativa diminuzione (-35%) dell’ammontare delle
perdite rispetto al 2008 che era stato condizionato da
alcune situazioni di particolare gravità. C’è da sottoline-
are inoltre che, anche di fronte ad una redditività bassa,
le cooperative hanno aumentato gli investimenti, dando
un importante esempio di responsabilità sociale, rinun-
ciando alla marginalità per rafforzare le prospettive di
stabilità del lavoro.
L’andamento economico del settore ha una ricaduta po-
sitiva costante sull’occupazione: la cooperazione sociale
toscana occupa, nel 2009, oltre 10.200 persone (+1,8%
rispetto al 2008) di queste il 53% con meno di 40 anni e il
74% donne. La caratterizzazione di imprese a forte inten-
sità di lavoro e la stabilità dimostrata nel tempo assegna
alle cooperative sociali un ruolo particolarmente signifi-
cativo e, fino ad oggi anticiclico, rispetto all’andamento
generale dell’occupazione.
L’attuale sistema non potrà continuare a lungo a sostenere
la condizione di un mercato che “corre il rischio di essere
soffocato” da una drastica e progressiva contrazione delle
risorse pubbliche e dalla difficoltà di trasformare il biso-
gno in domanda effettiva per i cittadini meno abbienti. I
pesanti tagli ai trasferimenti statali, pur in presenza del
mantenimento del livello di risorse regionali e del fondo
della non autosufficienza, potranno determinare una con-
dizione in cui non sarà possibile soddisfare la domanda di
servizi mettendo a rischio il “modello toscano” di welfare.
Siamo convinti che il ruolo politico, di programmazione e
controllo debba essere esercitato dall’Ente Pubblico per
garantire l’equità e l’universalità del primario diritto dei
cittadini alla salute, nell’accezione di benessere comples-
sivo della persona prodotto da una molteplicità di deter-
minanti; così come pensiamo che le risorse destinate al
welfare possano rappresentare un importante volano di
sviluppo e di coesione sociale e che la loro entità sia stret-
tamente connessa a scelte politiche che riguardano anche
il reperimento e l’allocazione di dette risorse. Non si può
spostare l’intero problema sulla partecipazione e la capa-
cità delle persone di esercitare il ruolo di cittadino attivo e
responsabile poiché ci sono una serie di azioni precise che
le amministrazione devono mettere in campo nell’ambito
delle politiche di welfare e al di là delle politiche di wel-
fare: semplificazione ed efficienza dell’apparato; qualità
dell’ambiente urbano e sicurezza per i cittadini; contesti
di ascolto, partecipazione e co-progettazione ed infine,
PUNTI DI DEbOLEzzA, DI FORzA E DELLE PROSPETTIvE DEL COMPARTO
88
per sostenere e sviluppare il sistema, un impianto fiscale
di prelievo e redistribuzione più equo.
Consideriamo altresì non incrementabile all’infinito una
crescita lineare come quella che si è avuta negli ultimi die-
ci anni e pensiamo che la complementarietà e l’assunzione
di responsabilità dirette da parte degli attori economici e
sociali che operano nel settore e degli stessi cittadini siano
la strada da prendere per andare, oltre ai livelli essenziali,
incontro ai bisogni e alla domanda di uno strato crescen-
te di cittadini differenziando le possibilità di risposta, ma
mantenendo un livello qualitativo costante. La costruzione
del mercato sociale offre prospettive positive e pone, nel
contempo, alcuni nodi problematici. Vanno considerati in
termini positivi fattori quali: la garanzia dei livelli minimi
di qualità, una pluralizzazione e flessibilizzazione dell’of-
ferta, la libertà di scelta del cittadino/acquirente dei ser-
vizi, ma vanno anche garantite regole certe, trasparenza,
equilibrio e adeguati livelli di controllo perché non si crei
una “selezione avversa” dei clienti che penalizzerebbe le
fasce deboli creando due livelli qualitativi di mercato e
magari relegando le cooperative in un mercato più povero
e residuale. Così come la trasformazione dell’utente in ac-
quirente non può risolversi in semplice relazione contrat-
tuale ma va affrontata con adeguate strategie pubbliche
di rafforzamento dei diritti e delle capacità individuali di
scelta.
L'importanza sempre maggiore della cooperazione socia-
le in un contesto caratterizzato da una crisi economica
influente soprattutto a livello delle fasce deboli e vulne-
rabili della società che, per essere traguardata verso un
rinnovato modello di sviluppo necessita di mobilitazione di
risorse umane, sociali e materiali di un più ampio strato di
soggetti, consegna alle cooperative una responsabilità di
impresa e sociale di cui è necessario essere profondamen-
te consapevoli e che deve essere esercitata attivamente.
Rappresentiamo non solo un modello, ma una realtà di
impresa che, oltre ad essere identificata sulla base del
settore di attività e valutata in base alle sue dimensioni e
risultati, deve essere considerata per il “valore aggiunto”
che porta a più livelli: di conciliazione degli interessi dei
singoli, siano essi soci, cittadini-utenti o altri portatori di
interesse, con l’interesse generale della comunità; di pro-
mozione della partecipazione degli attori sociali nonché
per l’allocazione dei risultati di impresa a favore del perse-
guimento di obiettivi di sviluppo e di continuità intergene-
razionale delle imprese.
La sfida dello sviluppo a cui bisogna guardare per traguar-
dare l’agire emergenziale al quale siamo costretti consiste
nel gestire organizzazioni di impresa cooperativa sociale
che, in coerenza con la propria mission, siano in grado di
cogliere in maniera tempestiva i bisogni, prima ancora di
una esplicita domanda, ma siano anche capaci di organiz-
zarsi per rispondere ad una domanda flessibile e articolata
e, allo stesso tempo, sappiano reperire ed attrarre risorse
che possono risultare importanti in un'ottica di affermazio-
ne delle singole imprese e del sistema nel suo insieme, ma
anche di creazione di partenariati qualificati in un contesto
sociale ed economico multiforme caratterizzato dalla pre-
senza di una pluralità di soggetti con i quali competere, ma
anche con cui cooperare. L’impegno di prospettiva consiste
nell’adattare alla dimensione valoriale e motivazionale i
caratteri della dimensione strategica di impresa, andando
oltre il governo dell’esistente, verso soluzioni innovative e
adeguate allo sviluppo economico, sociale e delle comunità.
89
Il profilo identitario della cooperazione sociale è ben
delineato dall'articolo 1 della Legge 8/11/1991 n° 381 in
cui si scrive che “Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla pro-mozione umana e all’integrazione sociale”.Le cooperative sociali rappresentano quindi una forma
istituzionale che si identifica come un soggetto privato
a interesse pubblico, che agisce perseguendo finalità che
coincidono con i bisogni dei suoi cittadini ed, in partico-
lare, con quelli più in difficoltà. Non a caso il legislatore
italiano individua in maniera precisa le attività attraver-
so cui perseguire tale scopo:
• la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi
(tipo A);
• lo svolgimento di attività diverse - agricole, indu-
striali, commerciali o di servizi - finalizzate all’inse-
rimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo B).
Le cooperative sociali si configurano poi come un sogget-
to imprenditoriale non alternativo, ma diverso, da quello
profit (in quanto senza scopo di lucro) ed una forma di
aggregazione e promozione sociale non alternativa, ma
diversa da quella delle altre forme di associazionismo
del terzo settore. Un soggetto che, partendo dalla sinte-
si fra solidarietà ed efficienza, porta avanti un obiettivo
generale di produzione di “beni relazionali”, ovvero di
quei beni la cui produzione non può essere lasciata né
all’agire del mercato né alle modalità di fornitura dei beni
pubblici da parte dello Stato (anche se i beni relazionali
hanno tratti comuni con i beni pubblici)*. Per tale ragio-
ne, le nostre società hanno bisogno di soggetti di offerta
che fanno della relazionalità la loro ragione di esistere e
le cooperative sociali rappresentano una tra le possibili
proposte.
In questi ultimi anni le cooperative sociali sono il sogget-
to imprenditoriale e sociale che più di altri si è trovato
al centro delle significative trasformazioni demografiche,
sociali ed economiche che hanno interessato e continua-
b.Profilo identitario
* Il bene relazionale è una tipologia di bene con caratteristiche un po' particolari: esso, infatti, postula la conoscenza dell’identità dell’altro, in cui i soggetti coinvolti si conoscono a fondo; si tratta, inoltre, di un bene anti-rivale, il cui consumo alimenta il bene stesso, e che richiede non tanto un investimento di denaro quanto di tempo.
90
no ad interessare il nostro paese. L’invecchiamento della
popolazione, l’immigrazione, l’ingresso dei giovani nella
vita adulta, i cambiamenti delle famiglie, il mercato del
lavoro, con particolare riguardo al lavoro delle donne,
sono tutti temi che hanno una relazione diretta con le
attività tipiche attraverso cui la cooperazione sociale
agisce nel suo ruolo d’impresa, ma che hanno anche un
impatto significativo sulle comunità e richiamano ad un
ripensamento complessivo dei sistemi di protezione so-
ciale nonché del ruolo e dell’azione delle stesse coope-
rative sociali.
In questo quadro complesso e articolato la nostra coo-
perazione sociale ha mostrato capacità di intercettare
nuovi ambiti di intervento, mettendo in campo capacità
economica e competenze sia sul piano progettuale che
organizzativo/operativo, ma ha altresì contribuito a “pro-
durre socialità”, come si rileva dai numerosi documenti
di rendicontazione sociale prodotti dalle cooperative. In
questi anni sono state colte importanti sfide di mercato,
confermate dall’incremento costante dei valori della pro-
duzione, senza mai perdere l’orientamento alla valorizza-
zione del lavoro come fattore di sviluppo delle persone
e delle comunità territoriali e portando avanti un’azione
costante di consolidamento delle imprese.
91
Il comparto delle cooperative sociali, sebbene inserito
all'interno della struttura di Legacoop Servizi Toscana, fa
riferimento all'Associazione Nazionale di LegacoopSociali.
Nell'ambito della struttura complessiva il comparto si in-
nesta quindi con un proprio assetto di rappresentanza che
si articola come di seguito:
L’Assemblea Universale delle Cooperative Sociali,
composta dai presidenti delle cooperative associate. Il
comparto coincide sostanzialmente con l’Assemblea dei
Delegati al Congresso di LegacoopSociali.
La Segreteria di Comparto, che rappresenta un livello
“intermedio” di confronto e approfondimento a supporto
dell’azione svolta dall’organizzazione di rappresentanza.
L’attività svolta negli ultimi anni ha evidenziato l’impor-
tanza e l’utilità di questo “organismo” anche come tratto
di unione fra l’azione dei referenti del settore e la platea
ampia delle cooperative. La “filosofia” di composizione
della segreteria è sempre stata quella della massima rap-
presentatività dei territori e della composita compagine
delle cooperative associate coniugata con le istanze di
efficienza di funzionamento di un gruppo.
Il Responsabile Regionale del Settore con mansioni
dirigenziali e di coordinamento dell'intero comparto.
I gruppi di lavoro tematici, stabili e/o finalizzati ad
un obiettivo specifico, rispondono all’idea di una orga-
nizzazione snella e flessibile in grado di mettere a valore
per l’intera collettività competenze, esperienze e buone
prassi. La complessità nella quale si trovano ad agire le
cooperative sociali richiede, per essere affrontata in ma-
niera competente, una serie di specializzazioni e appro-
fondimenti che l’organizzazione da sola non può mettere
in campo. Organizzare tali approfondimenti per gruppi di
lavoro sostiene il protagonismo delle imprese e la circo-
lazione della cultura, e promuove la formulazione di pro-
spettive e di una cultura di impresa e dei servizi costruita
in maniera partecipata.
c.La struttura del sistema
ASSETTO ORGANIzzATIvO E STRUTTURAzIONE DELLA RAPPRESENTANzA
92
La pluralità delle relazioni rappresenta un patrimonio di
conoscenze, di capacità, di relazionalità fondamentali per
la realizzazione degli obiettivi e dell’azione dell’Associa-
zione verso le cooperative associate e per questo costitu-
isce anche un impegno prioritario nel lavoro quotidiano ed
anche nella strategia di prospettiva. Ma se le cooperative
possono considerarsi come i “clienti” principali, il lavoro
dell’Associazione si concretizza attraverso una relazione ed
un confronto costanti con istituzioni, associazioni, mondo
imprenditoriale, insomma l’intera comunità.
Nell’ambito delle relazioni che intrattiene, il settore delle
Cooperative sociali è rappresentato nei seguenti organismi:
IL QUADRO DELLE RELAzIONI
Di particolare impegno e rilevanza le relazioni con gli enti
pubblici e le organizzazioni del settore per l’affermazione
di un sistema che sia effettivo punto di riferimento delle
politiche regionali e locali per un welfare sostenibile e par-
tecipato. La continuità e l’attenzione posta nelle relazioni
con la Regione Toscana hanno consentito la realizzazione
di percorsi che hanno portato, tra le altre cose, alla sotto-
scrizione di protocolli a firma congiunta con altri enti, orga-
nizzazioni di rappresentanza e sindacali per gli incrementi
contrattuali a seguito del rinnovo del CCNL e per promuove-
re i rapporti tra le istituzioni Pubbliche e la Cooperazione
Sociale di tipo B per l'inserimento lavorativo delle persone
svantaggiate*. Il comparto è inoltre direttamente impegna-
to nelle relazioni con le OO.SS. a più livelli:
• Nazionale, con la partecipazione al tavolo di contrattazio-
ne per il rinnovo del CCNL
• Territoriale (Regionale), per la contrattazione di secondo
livello compreso l’ERT
ORGANISMI ISTITUzIONALI E DEL PRIvATO SOCIALE PARTECIPANTI RUOLO
Consulta della Cooperazione Regione Toscana Angelo Migliarini Presidente (sino ad aprile 2010)
COPAS (Conferenza permanente delle Autonomie Sociali) Eleonora vanni Vice-Presidente (sino ad aprile 2010)
Società Consortile Esprit3 per la gestione dei fondi “Sovvenzione Globale” POR FSE 2007-2013
Eleonora vanni Consigliere di Amministrazione, in rappresentanza di Ceforcoop
Forum Regionale del terzo settore Eleonora vanni Componente del Comitato Esecutivo
Fortes (Fondazione per l'alta formazione del Terzo Settore)
Eleonora vanni Componente del Laboratorio delle idee, in rappresentanza del Forum Regionale del terzo settore
93
• Aziendale, con attività di supporto e consulenza nelle re-
lazioni industriali.
L’attenzione agli associati ed il coinvolgimento della comu-
nità richiedono un’azione improntata all’ascolto, collabora-
zione e trasparenza, che stanno alla base anche delle nume-
rose iniziative organizzate e partecipate dall’Associazione e
dai suoi componenti.
Un elemento qualificante di un rapporto sociale è l’opinione
dei differenti portatori di interesse e più in specifico una
rilevazione dei punti critici nonché dei possibili spunti per il
miglioramento dell'attività associativa. A tal fine quest'an-
no è stato deciso di sperimentare la tecnica del focus group
nei confronti di un campione di rappresentanti del com-
parto con il preciso obiettivo di raccogliere informazioni
di carattere qualitativo sulla situazione attuale, i trend e
le prospettive di sviluppo del settore; tematiche che inevi-
tabilmente chiamano in causa il ruolo di LegacoopSociali e
Legacoop Servizi Toscana quali organi di rappresentanza e
di indirizzo strategico del settore. I risultati ottenuti sono
riportati nell'ultima parte dell'appendice e offrono impor-
tanti spunti di riflessione in chiave di indirizzo politico e
strategico.
ORGANISMI DI RAPPRESENTANzA INTERNA AL SISTEMA LEGACOOP
Direzione Nazionale Legacoop 2 rappresentanti del comparto sociale
Direzione Regionale Legacoop 9 rappresentanti del comparto sociale(Responsabile di settore + 8 rappresentanti di cooperativa)
Direzione Legacoop Servizi Toscana 31 rappresentanti del comparto sociale(Responsabile di settore + 30 rappresentanti di cooperativa)
Presidenza Legacoop Servizi Toscana 2 rappresentanti del comparto sociale(Responsabile di settore + 1 rappresentante di cooperativa)
Direzione Nazionale LegacoopSociali 12 rappresentanti del comparto sociale (Responsabile di settore + 11 rappre-sentanti di cooperativa, di cui 1 garante ed un membro del Collegio Sindacale)
Presidenza Nazionale LegacoopSociali 1 rappresentante (Eleonora Vanni) con funzioni di Vice-Presidente
* Protocollo di intesa tra Regione Toscana e Aziende Sanitarie, Enti per i Servizi Tecnico-Amministrativi di Area Vasta (ESTAV), Federsolidarietà-Confcooperative Toscana, LegacoopSociali Toscana, Associazione Generale Cooperative Italiane (A.G.C.I) Toscana, del 18 marzo 2010.
94
Al 31.12.2009, il settore delle cooperative sociali in
Toscana aderenti a Legacoop Servizi Toscana si compone
di 162 unità, con una prevalenza delle cooperative che
gestiscono servizi socio-sanitari ed educativi (tipo A)
rispetto a quelle finalizzate all'inserimento lavorativo
di persone svantaggiate (tipo B).Le cooperative sociali di
Legacoop Servizi Toscana sono presenti in tutte e 10 le
province della regione: operano sia nei centri urbani che
d.I risultati del sistema
Tipologie di cooperative sociali Numero %
Cooperative che gestiscono servizi socio-sanitari ed educativi (tipo A) 92 56,79%Cooperative finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo b) 59 36,42%Consorzi 11 6,79%Totale 162 100%
Tipo A
Tipo b
Consorzi
Composizione
del comparto
cooperative sociali
in Toscana
95
Incidenza
e andamento
consistenza
numerica
cooperative sociali
per provincia
nelle zone periferiche e rurali, per rispondere ai bisogni
e alle esigenze di servizi e di lavoro da parte della comu-
nità. Circa il 25% di queste hanno sede nella Provincia
di Firenze. Seguono le Provincie di Livorno, Siena, Pisa,
Arezzo, Prato e Pistoia. Nelle provincie di Massa Carrara,
Grosseto e Lucca operano invece meno di 10 cooperative.
Nel complesso i dati risultano essere in linea con quelli
del precedente anno. Da sottolineare, vista anche la ri-
dotta consistenza iniziale, la riduzione nella Provincia di
Lucca di due cooperative.
Provincie % 2009 2008 scarto
Firenze 9,88% 39 38 2,63%
Livorno 24,07% 24 23 4,35%
Siena 4,32% 22 23 -4,35%
Pisa 14,81% 17 19 -10,53%
Arezzo 2,47% 16 17 -5,88%
Prato 4,32% 16 15 6,67%
Pistoia 10,49% 10 9 11,11%
Grosseto 6,17% 7 7 0%
Massa Carrara 9,88% 7 6 16,67%
Lucca 13,58% 4 6 -33,33%
Totale 100% 162 163 -0,61%
96
Sul piano dimensionale, il settore è caratterizzato da una
prevalenza delle piccole imprese, distribuite in maniera
equa tra le tipologie A e B, con volumi di fatturato infe-
riori al milione di euro (circa il 67%). Solo 5 cooperative
superano i 10 milioni di fatturato e appartengono tutte al
settore delle cooperative sociali di tipo A. Quest'ultimo
dato conferma quanto già argomentato sul volume d'af-
fari del settore ovvero la sua stretta correlazione con lo
stato di salute di alcuni casi specifici di cui adesso cono-
sciamo il comparto di appartenenza.
LIvELLI DI FATTURATO COOP. TIPO A COOP. TIPO b TOTALE COOP. INCIDENzA SU TOTALE▌ Oltre i 10 Milioni 5 0 5 3,45%▌ Tra i 5 e i 10 Milioni 3 0 3 2,07%▌ Tra 1 e 5 Milioni 27 12 39 26,90%▌ Fino a 1 Milione 53 45 98 67,59%Totale 88 57 145 100%
Composizione
del comparto
cooperative sociali
in Toscana
▌ La rilevazione ha riguardato 145 cooperative su 162
97
Rispetto al 2008 il comparto registra una flessione della
consistenza numerica di 5 unità. I risultati che riguardano
lo stato patrimoniale evidenziano la crescita delle immobi-
lizzazioni materiali e del patrimonio netto. Crescono anche
i crediti verso i clienti e i debiti verso le banche. Diminuisce
considerevolmente il prestito sociale (circa 260 mila euro).
Ottime notizie sul piano economico: crescono fatturato, co-
sto del lavoro ma soprattutto il risultato d'esercizio (più di
1,6 Milioni di euro), influendo in maniera significativa sul
risultato aggregato.
LE COOPERATIvEPER I SERvIzI SOCIO-SANITARI ED EDUCATIvI(COOPERATIvE DI TIPO A)*
I RISULTATI ECONOMICI
Prospetto Sociale A 2009 2008 ScartoImprese associate 92 97 -5,15%Immobilizzazioni materiali € 31.395.189,00 € 25.731.663,00 22,01%Crediti verso i clienti € 92.554.566,00 € 84.382.728,00 9,68%Patrimonio netto € 36.985.084,00 € 32.933.088,00 12,30%Capitale sociale € 14.339.784,00 € 12.962.150,00 10,63%Riserve € 21.812.865,00 € 20.655.144,00 5,61%Debiti verso le banche € 287.305,00 € 546.917,00 -47,47%Prestito sociale € 43.785.449,00 € 37.934.272,00 15,42%Fatturato globale € 212.817.214,00 € 193.344.492,00 10,07%Costo del lavoro € 152.293.170,00 € 138.026.808,00 10,34%Risultato d'esercizio € 1.826.396,00 € 211.391,00 763,99%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
* Eventuali disomogeneneità tra i risultati riportati di seguito e quelli mostrati nel precedente rapporto sono dovute al completa-mento dei dati, avvenuto dopo la pubblicazione.
98
Nel 2009 le cooperative che gestiscono i servizi socio-sa-
nitari hanno prodotto una ricchezza che ammonta a quasi
160 Milioni di euro, il 28,40% della ricchezza prodotta dalle
cooperative di servizi in Toscana. Più di 112 Milioni di euro
sono stati redistribuiti ai soci per i conferimenti di varia
natura, in particolare quelli provenienti dal lavoro che in-
cidono per più del 99%. Nel suo complesso il dato dimostra
il rispetto della prevalenza mutualistica, requisito che tra
l'altro il settore della cooperazione sociale gode di diritto.
Più di 38 Milioni di euro sono stati redistribuiti al lavoro:
insieme alla parte dei soci rappresentano circa il 94% della
ricchezza totale prodotta. Alla comunità sono riversati più
di 33 Milioni di euro attraverso il gettito fiscale.
IL vALORE AGGIUNTO ECONOMICO E SOCIALE
vAES aggregato
e sua distribuzione
Distribuzione del
vAES
tra i soci per tipo
di conferimento
DISTRIbUzIONE DEL vAES TRA I SOCI valori %▌ Conferimenti materie prime € 0,00 0%▌ Servizi € 661.718,00 0,59%▌ Lavoro € 111.442.748,00 99,41%Totale soci € 112.104.466,00 100%
valori %vAES AGGREGATO € 159.798.380,00 100%Distribuzione▌ Soci (scambio mutualistico) € 112.104.466,00 70,15%▌ Lavoro (non soci) € 38.238.167,00 23,93%▌ Azienda (utile trattenuto e ammortamenti) € 3.986.527,00 2,49%▌ Sistema Creditizio (oneri finanziari) € 2.095.996,00 1,31%▌ Comunità (imposte) € 3.373.224,00 2,11%
99
Al 31.12.2009 i soci aderenti al comparto delle cooperative
sociali di tipo A sono 5372, in leggero calo rispetto al 2008
(quando i soci censiti ammontavano a 5419). Spicca il dato
dell'incidenza percentuale dei soci lavoratori sul totale.
Questi incidono più del 92% sul totale, mentre i soci volon-
tari solo il 3,83%.
LE PERSONE / I SOCI
Tipologia di socio 2009 % 2008 % Scarto
Soci lavoratori 4959 92,31% 4909 90,59% 1,02%Soci volontari 206 3,83% 208 3,84% -0,96%Altri soci 207 3,85% 302 5,57% -31,46%Totale Soci 5372 100% 5419 100% -0,87%
2009
2008
Soci lavoratori
2009
2008
Soci volontari
2009
2008
Altri soci
Struttura
della compagine
sociale
e relativo
andamento
100
Da una indagine più dettagliata* emerge che i soci delle
cooperative sociali di tipo A sono per lo più donne: esse in-
cidono sulla compagine sociale per oltre l'86%. Il livello di
scolarizzazione è caratterizzato dalla presenza di diploma-
ti. I laureati rappresentano solo il 19,14% del totale mentre
chi non ha acquisito un diploma di scuola secondaria supe-
riore incide ancora per il 23,37%. Infine la compagine so-
ciale delle cooperative di tipo A è caratterizzata da una età
adulta in cui coloro che hanno più di 40 anni costituiscono
il 50% del totale: dato in forte contrasto rispetto a quello
relativo alle nuove generazioni: solo il 3,45% dei soci è rap-
presentato da giovani al di sotto dei 25 anni.
Composizione
della compagine
sociale per genere,
scolarizzazione,
età
genere Num. %
▌ Uomini 418 13,61%▌ Donne 2654 86,39%
▌ Totale 3072 100%
Età Num. %▌ Età < 25 anni 106 3,45%▌ 25 anni > Età < 40 anni 1423 46,32%▌ Età > 40 anni 1543 50,23%▌ Totale 3072 100%
Scolarizzazione Num. %▌ Elementari, medie 718 23,37%▌ Diplomati 1766 57,49%▌ Laureati 588 19,14%▌ Totale 3072 100%
▌ Dati riferiti ad un campio-
ne di 40 cooperative per un
totale di 3072 soci che rap-
presentano il 57% del valore
totale
* Sino a questo momento l'indagine è riuscita a raccogliere informazioni su un campione di 40 cooperative per un totale di 3072 soci che rappresentano circa il 57% del valore totale. Lo stesso campione è stato utilizzato per raccogliere le informazioni inerenti i dati che saranno mostrati circa la composizione del lavoro.
101
Al 31.12.2009 le cooperative sociali che gestiscono attivi-
tà socio-sanitarie ed educative danno occupazione a 8.181
addetti. Di questi più del 60% sono soci lavoratori, a dimo-
strazione di una propensione positiva del comparto a favo-
rire la mutualità interna. A livello aggregato il dato registra
un aumento rispetto a quello del 2008 di 207 unità: da sot-
tolineare che gli addetti non soci crescono relativamente di
più rispetto ai lavoratori soci.
LE PERSONE / IL LAvORO
Tipologia Addetti 2009 % 2008 % Scarto
Addetti non soci 3222 39,38% 3065 38,44% 5,12%Addetti soci 4959 60,62% 4909 61,56% 1,02%Totale Addetti 8181 100% 7974 100% 2,60%
Struttura
del lavoro
e relativo
andamento
2009
2008
2009
2008
Addetti non soci
Addetti soci
Chi lavora nelle cooperative sociali di tipo A* sono per la
maggioranza italiani. Circa la natura contrattuale dei lavo-
ratori va sottolineato che più del 70% di questi possiedono
un contratto a tempo indeterminato. A dimostrazione della
capacità del settore di integrare all'interno della propria
struttura forza lavoro. Come per i soci anche nel lavoro
spicca la componente femminile che incide per l'85% sul va-
lore generale. Anche in termini di scolarizzazione il quadro
appare molto simile a quello relativo alla compagine socia-
le. La metà dei lavoratori possiede un diploma, mentre chi
non ha acquisito un titolo di scuola secondaria superiore
incide per il 25% sul valore totale. I laureati rappresentano
ancora il fanalino di marcia (24,21%). L'età è mediamente
compresa tra i 25 e i 40 anni. Spicca anche in questo caso il
dato relativo alle nuove generazioni: solo il 5% dei lavora-
tori non ha ancora compiuto 25 anni.
* Dati riferiti ad un campione di 40 cooperative per un totale di 3639 lavoratori che rappresentano il 44% del valore totale.
102
Composizione
del lavoro
per tipo di
contratto, genere,
scolarizzazione,
età e provenienza
genere Num. %
▌ Uomini 525 14,43%▌ Donne 3114 85,57%
▌ Totale 3639 100%
Età Num. %▌ Età < 25 anni 182 5%▌ 25 anni > Età < 40 anni 2029 55,76%▌ Età > 40 anni 1428 39,24%▌ Totale 3639 100%
Scolarizzazione Num. %▌ Elementari, medie 914 25,12%▌ Diplomati 1844 50,67%▌ Laureati 881 24,21%▌ Totale 3639 100%
Natura contrattuale Num. %▌ Tempo indeterminato 2568 70,57%▌ Tempo determinato 953 26,19%▌ Altro 118 3,24%▌ Totale 3639 100%
Provenienza Num. %▌ Italiana 3297 90,60%▌ Europea 210 5,77%▌ Extraeuropea 132 3,63%▌ Totale 3639 100%
▌ Dati riferiti ad un campione di
40 cooperative per un totale
di 3639 lavoratori che rap-
presentano il 44% del valore
totale
103
Prospetto Sociale b 2009 2008 ScartoImprese associate 59 55 7,27%Immobilizzazioni materiali € 8.993.940,00 € 7.670.256,00 17,26%Crediti verso i clienti € 19.481.777,00 € 18.758.258,00 3,86%Patrimonio netto € 7.301.587,00 € 7.286.214,00 0,21%Capitale sociale € 2.449.692,00 € 2.281.808,00 7,36%Riserve € 5.614.433,00 € 4.814.763,00 16,61%Debiti verso le banche € 6.079.740,00 € 6.337.009,00 -4,06%Prestito sociale € 30.215,00 € 5.362,00 463,50%Fatturato globale € 48.492.889,00 € 46.582.339,00 4,10%Costo del lavoro € 31.804.471,00 € 31.144.581,00 2,12%Risultato d'esercizio -€ 196.568,00 € 758.658,00 -125,91%
Come per le cooperative sociali di tipo A, anche per quelle
di tipo B si registra una calo della consistenza numerica
(di 4 unità). I risultati che riguardano lo stato patrimoniale
sono quasi tutti positivi. In particolare si registra un au-
mento importante del prestito sociale di circa 25 mila euro.
Diminuiscono invece i debiti verso le banche. Cresce il fat-
turato e il costo del lavoro. Si riduce invece e assume valori
negativi il risultato d'esercizio.
LE COOPERATIvE FINALIzzATEALL'INSERIMENTO LAvORATIvO DI PERSONE SvANTAGGIATE(COOPERATIvE DI TIPO b)
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
I RISULTATI ECONOMICI
104
Nel 2009 le cooperative finalizzate all'inserimento lavora-
tivo di persone svantaggiate hanno prodotto una ricchezza
che ammonta a circa 33 Milioni di euro*. Di questi circa 20
Milioni di euro sono stati redistribuiti ai soci per i conferi-
menti di varia natura e più di 11 Milioni di euro sono stati
redistribuiti al lavoro non socio. Alla comunità sono stati
riversati circa 550 mila euro attraverso il gettito fiscale.
Più del 99% della ricchezza distribuita ai soci è stata versa-
ta a copertura del costo del lavoro.
IL vALORE AGGIUNTO ECONOMICO E SOCIALE
vAES aggregato
e sua distribuzione
Distribuzione
del vAES
tra i soci per tipo
di conferimento
DISTRIbUzIONE DEL vAES TRA I SOCI valori %▌ Conferimenti materie prime € 0,00 0%▌ Servizi € 54.665,00 0,27%▌ Lavoro € 20.007.316,00 99,73%Totale soci € 20.061.981,00 100%
valori %vAES AGGREGATO € 33.018.193,00 100%Distribuzione▌ Soci (scambio mutualistico) € 20.061.981,00 60,76%▌ Lavoro (non soci) € 11.222.392,00 33,99%▌ Azienda (utile trattenuto e ammortamenti) € 780.945,00 2,37%▌ Sistema Creditizio (oneri finanziari) € 404.258,00 1,22%▌ Comunità (imposte) € 548.617,00 1,66%
* Cui deve essere sommato quella parte di ricchezza riconducibile al costo non sostenuto dalla comunità per ogni inserimento lavorativo di persona svantaggiata; tale ammontare sarà quantificato in maniera dettagliata più avanti.
105
Nel 2009 si calcolano 1633 soci aderenti al comparto delle
cooperative sociali di tipo B. Come per le cooperative sociali
di tipo A, anche in questo caso il dato è in leggero calo ri-
spetto al 2008 quando i soci censiti ammontavano a 1641.
Anche per le B spicca il dato dell'incidenza percentuale dei
soci lavoratori sul totale. Questi incidono più del 85% sul
totale, mentre i soci volontari solo il 5%.
LE PERSONE / I SOCI
Tipologia di socio 2009 % 2008 % Scarto
Soci lavoratori 1220 74,71% 1220 74,34% 0%Soci volontari 201 12,31% 182 11,09% 10,44%Altri soci 212 12,98% 239 14,56% -11,30%Totale Soci 1633 100% 1641 100% -0,49%
2009
2008
Soci lavoratori
2009
2008
Soci volontari
2009
2008
Altri soci
Struttura
della compagine
sociale e relativo
andamento
106
Dall'approfondimento* condotto circa la composizione della
compagine sociale emergono dati interessanti soprattutto
se confrontati con il settore delle cooperative sociali di tipo
A. Rispetto a questo i soci delle cooperative sociali di tipo
B si distribuiscono equamente tra uomini e donne: caso mai
è il genere maschile a dominare questa volta. Purtroppo
per le B il livello di scolarizzazione è nettamente inferiore
a quello delle A. Più del 71% dei soci non ha acquisito un
diploma di scuola secondaria superiore e solo il 3,65% è
laureato. Anche i dati sull'età risultano essere più estremi.
Chi ha più di 40 anni incide per il 64,82% sul totale soci. I
soci rappresentati dai giovani non arrivano neppure al 2%.
Composizione
della compagine
sociale per genere,
scolarizzazione,
età
genere Num. %
▌ Uomini 362 52,85%▌ Donne 323 47,15%
▌ Totale 685 100%
Età Num. %▌ Età < 25 anni 11 1,61%▌ 25 anni > Età < 40 anni 230 33,58%▌ Età > 40 anni 444 64,82%▌ Totale 685 100%
Scolarizzazione Num. %▌ Elementari, medie 490 71,53%▌ Diplomati 170 24,82%▌ Laureati 25 3,65%▌ Totale 685 100%
▌ Dati riferiti ad un campione di
17 cooperative per un totale
di 685 soci che rappresenta-
no il 42% del valore totale
* Per quanto riguarda le cooperative sociali di tipo B, l'indagine è riuscita a raccogliere informazioni su un campione di 17 co-operative per un totale di 685 soci che rappresentano circa il 42% del valore totale. Lo stesso campione è stato utilizzato per raccogliere le informazioni inerenti i dati che saranno mostrati circa la composizione del lavoro.
107
Il dato sull'occupazione rileva che al 31.12.2009 le coopera-
tive sociali finalizzate all'inserimento lavorativo di persone
svantaggiate impiegano più di 2 mila addetti. I lavoratori
soci incidono sul totale degli addetti impiegati per più del
60%: anche per le cooperative di tipo B, quindi, è possibi-
le attestare un risultato positivo sul piano della mutualità
interna.
Circa l'andamento temporale si segnala un leggero calo del-
la consistenza generale rispetto al 2008 dovuto alla dimi-
nuzione degli addetti non soci (di 38 unità).
LE PERSONE / IL LAvORO
Tipologia Addetti 2009 % 2008 % Scarto
Addetti non soci 795 39,45% 40,57% 38,44% -4,56%Addetti soci 1220 60,55% 59,43% 61,56% 0%Totale Addetti 2015 100% 100% 100% -1,85%
Struttura
del lavoro
e relativo
andamento
2009
2008
2009
2008
Addetti non soci
Addetti soci
I lavoratori delle cooperative sociali di tipo B* sono per lo
più italiani: rispetto alle A però aumentano gli addetti pro-
venienti dai paesi extracomunitari. Come per le cooperative
sociali di tipo A anche per le B emerge il dato sulla inte-
grazione occupazionale: più del 78% dei lavoratori sono im-
piegati con un contratto a tempo indeterminato. A livello di
genere non emergono importanti disparità se non una lieve
predominanza degli uomini. Spicca invece il dato sull'età e
sul livello di scolarizzazione. Insieme offrono l'immagine di
un settore in cui il lavoro è caratterizzato da un livello di
formazione generale molto basso (circa l'80% dei lavoratori
non ha acquisito un diploma di scuola secondaria superiore)
e poco favorevole al cambiamento generazionale: i giovani
lavoratori rappresentano infatti solo l'1,64% del totale.
* Dati riferiti ad un campione di 17 cooperative per un totale di 795 lavoratori che rappresentano il 39% del valore totale.
108
Composizione
del lavoro
per tipo
di contratto,
genere,
scolarizzazione,
età e provenienza
genere Num. %
▌ Uomini 424 53,33%▌ Donne 371 46,67%
▌ Totale 795 100%
Età Num. %▌ Età < 25 anni 13 1,64%▌ 25 anni > Età < 40 anni 284 35,72%▌ Età > 40 anni 498 62,64%▌ Totale 795 100%
Scolarizzazione Num. %▌ Elementari, medie 630 79,25%▌ Diplomati 148 18,62%▌ Laureati 17 2,14%▌ Totale 795 100%
Natura contrattuale Num. %▌ Tempo indeterminato 626 78,74%▌ Tempo determinato 167 21,01%▌ Altro 2 0,25%▌ Totale 795 100%
Provenienza Num. %▌ Italiana 682 85,79%▌ Europea 29 3,65%▌ Extraeuropea 84 10,57%▌ Totale 795 100%
▌ Dati riferiti ad un campione di
17 cooperative per un totale
di 795 lavoratori che rap-
presentano il 39% del valore
totale
109
Nel corso dell'anno 2009, tra gli addetti che operano nel
comparto delle cooperative sociali di tipo B, sono stati
impiegati 700 lavoratori svantaggiati, 15 unità in più ri-
spetto al 2008 (quando i lavoratori svantaggiati censiti
ammontavano a 685 unità). È bene precisare che per la
comunità l'impiego lavorativo di persone svantaggiate
non deve essere solo letto in termini di benessere so-
ciale. Togliere da una situazione di disagio un soggetto
svantaggiato ed impiegarlo in una attività produttiva
significa infatti creare anche un beneficio quantificabi-
le economicamente. Questo beneficio è il risultato della
somma della ricchezza prodotta dal soggetto per il lavo-
ro svolto e del costo non sostenuto dalla comunità per
assistere lo stesso. Una serie di ricerche* condotte negli
ultimi anni hanno quantificato economicamente i benefi-
ci che la comunità riceverebbe dall'inserimento lavora-
tivo di persone svantaggiate. Tali studi si sono focaliz-
zati sull'analisi dei costi che l'amministrazione pubblica
sostiene a seguito di un programma di inserimento e i
benefici che ne trae, di cui qui di seguito presentiamo un
prospetto riepilogativo.
Costi
• Fiscalizzazione degli oneri sociali ai sensi della
L.381/91, quantificabili in circa 6.500 euro per per-
sona/anno con riferimento al 2° livello CCNL;
• Sostegno all'inserimento lavorativo, quali borse
lavoro, formazione finanziata in ingresso, etc. Si
stima un periodo di pre-inserimento di circa 4-6
mesi ed un costo compreso tra i 4 ed i 6 mila euro
per persona.
benefici
• Riduzione spesa assistenziale conseguente all'in-
serimento lavorativo. I relativi costi, estrema-
mente differenziati, sono stati stimati nel modo
seguente: 47 mila euro persona/anno per comunità
psichiatrica; 24 mila euro persona/anno per diurno
psichiatrico; 14 mila euro persona/anno per centro
minori; 10 mila euro persona/anno per comunità
terapeutiche (tossicodipendenti);
• Riduzione spesa carceraria. Per l'affidamento
in prova si ottiene una riduzione quantificata in
70 mila euro annui. Con la semilibertà o il lavo-
ro esterno il risparmio si aggira sui 25 mila euro
annui;
• Azzeramento sussidi e altri ammortizzatori sociali.
L'assunzione fa venir meno: indennità di disoccupa-
zione per 7 mila euro; reddito minimo di inserimen-
to 5-6 mila euro persona/anno; cassa integrazione
16-18 mila euro persona/anno;
• Riduzione servizi sociali complementari. IL venir
meno di un buono pasto, sostegno familiare, inte-
grazioni reddituali una tantum, riduzione tariffe,
IMPATTO ALLARGATO
* A tal proposito si veda G.MAROCCHI, L'inserimento lavorativo nelle cooperative sociali in CENTRO STUDI CGM (a cura di), Comunità Cooperative. Terzo rapporto sulla cooperazione sociale in Italia, Edizione Fondazione Agnelli, Torino, 2002.
110
porta a stimare un risparmio di circa 350-550 mila
euro persona/anno;
• Apporto alla fiscalità diretta, quantificabile per
svantaggi inquadrati al 2/3 livello CCNL in 2,5 mila
euro persona/anno;
• Apporto alla fiscalità indiretta attraverso la crea-
zione del valore aggiunto e al sistema previdenziale
una volta inseriti (invalidi in imprese profit, svan-
taggiati al termine del progetto di inserimento).
Da tutto ciò se ne è dedotto che l'inserimento lavorativo
di un soggetto svantaggiato produce un beneficio netto
per la comunità locale compreso tra 18 e 28 mila euro.
Calcolandone il valore medio (23 mila euro) e moltipli-
candolo per i 700 lavoratori con problemi di svantag-
gio che sono impiegati nelle imprese che aderiscono
a Legacoop Servizi Toscana si ottiene un valore pari a
16.100.000 euro. A tanto ammonta il beneficio netto che
la Pubblica Amministrazione ha ricevuto durante il 2009
grazie all'iniziativa imprenditoriale delle cooperative
sociali di tipo B aderenti alla nostra Associazione.
111
Prospetto Consorzi Sociali 2009 2008 ScartoImprese associate 11 12 -8,33%Immobilizzazioni materiali € 1.445.703,00 € 1.422.886,00 1,60%Crediti verso i clienti € 23.082.039,00 € 18.234.166,00 26,59%Patrimonio netto € 1.568.245,00 € 1.426.917,00 9,90%Capitale sociale € 2.300.340,00 € 2.297.888,00 0,11%Riserve € 105.822,00 € 261.840,00 -59,59%Debiti verso le banche € 6.674.775,00 € 6.696.398,00 -0,32%Prestito sociale € 0,00 € 0,00 0%Fatturato globale € 41.945.163,00 € 34.049.649,00 23,19%Costo del lavoro € 1.913.845,00 € 1.592.619,00 20,17%Risultato d'esercizio € 142.680,00 € 37.316,00 282,36%
Indicatori
economico-
patrimoniali
e loro variazione
I Consorzi Sociali rappresentano forme di aggregazione di
estrema importanza ed efficacia per lo sviluppo della capa-
cità competitiva di settore.
Sul piano della consistenza numerica il quadro dei Consorzi
Sociali rimane quasi invariato rispetto al 2008. I valori
relativi al patrimonio sono quasi tutti in tenuta a parte il
dato sulle riserve che che registra un calo del 60% circa.
Aumentano i crediti verso i clienti a fronte di una lieve fles-
sione dei debiti verso le banche. Buone notizie sul piano
economico: il fatturato e il risultato di esercizio sono en-
trambi in crescita.
I CONSORzI SOCIALI
I RISULTATI ECONOMICI
112
Nel 2009 i consorzi sociali hanno prodotto una ricchezza
che ammonta a più di 36 Milioni di euro. Circa il 90% di tale
ammontare è stato redistribuito ai propri soci, le coopera-
tive, per i servizi conferiti (più di 32 milioni di euro) e poco
più del 10% è andata al lavoro non socio. Poco più del'1,5%
della ricchezza è stata redistribuita tra gli altri interlocu-
tori presi in considerazione: azienda, sistema del credito e
comunità.
vAES aggregato
e sua distribuzione
valori %vAES AGGREGATO 36.353.910 100%Distribuzione▌ Soci (scambio mutualistico) 32.078.280 88,24%▌ Lavoro (non soci) 3.698.908 10,17%▌ Azienda (utile trattenuto e ammortamenti) 222.432 0,61%▌ Sistema Creditizio (oneri finanziari) 271.371 0,75%▌ Comunità (imposte) 82.919 0,23%
IL vALORE AGGIUNTO ECONOMICO E SOCIALE
I soci dei Consorzi Sociali sono quelle cooperative sociali (di
tipo A e di tipo B) che hanno deciso di istituzionalizzare una
forma di aggregazione e/o collaborazione con lo scopo di
realizzare maggior efficienza ed aumentare la capacità com-
petitiva nel mercato di riferimento. Al 31.12.2009 si contano
149 cooperative sociali che aderiscono a 11 Consorzi Sociali
istituiti in Toscana e aderenti a LegacoopSociali.
Il dato sulla consistenza evidenzia un leggero aumento ri-
spetto al 2008, quando si censivano 146 cooperative sociali
aderenti.
Anche il dato sull'occupazione rileva un aumento rispetto
al 2008. Dalle 84 persone impiegate lo scorso anno siamo
passati a 100 addetti che lavorano all'interno delle strut-
ture consortili.
LE PERSONE
113
Per approfondire i risultati emersi dalla precedente ana-
lisi quantitativa e per indagare alcuni aspetti su cui ri-
sulta difficile attingere da informazioni di tipo statistico
si è deciso di procedere ad una indagine di tipo qualitati-
vo del tipo focus group*. Così, i presidenti delle coopera-
tive che compongono l'organo “Segreteria Sociale” sono
stati invitati a partecipare ad un momento di confronto
su tematiche che riguardano il settore della cooperazio-
ne sociale ed in particolare:
• Il contesto ambientale di riferimento: in proposito
è stato chiesto quali siano le disposizioni norma-
tive che condizionano attualmente il mercato delle
cooperative sociali. Se è pertinente ripensare ad
una rivisitazione del quadro normativo, anche alla
luce del recepimento degli indirizzi dell'UE sull'affi-
damento dei servizi sociali di interesse generale, al
fine di sostenere lo sviluppo del settore.
• La struttura organizzativa del sistema: in questo
caso le domande hanno riguardato temi quali la
gestione delle risorse e l'organizzazione dei “pro-
cessi produttivi”. L'attenzione si è concentrata
sull'analisi delle risorse relazionali del settore ed
in particolare i rapporti che questo mantiene con la
committenza, specie quella pubblica.
• Le strategie di sviluppo: in proposito è stato
chiesto di indicare i possibili indirizzi strategi-
ci per reagire alla situazione attuale e favorire
così la crescita del settore, chiamando in causa
LegacoopServiziToscana e LegacoopSociali quali or-
gani di rappresentanza e di sostegno del comparto.
Sebbene l'invito a partecipare al focus group sia stato
esteso a tutti i componenti, solo una parte ha partecipato
all'incontro. Il campione, composto da 4 rappresentanti
di cooperative sociali di tipo A e di 1 rappresentante di
cooperative sociali di tipo B, è stato ritenuto rappresen-
tativo solo delle prime. Di conseguenza, anche i risultati
e. Attualità e prospettive di sviluppo:i risultati ottenuti da una indagine qualitativa
METODOLOGIA E FINALITà DI INDAGINE
* Un focus group è una forma di ricerca qualitativa, che viene frequentemente applicata nelle indagini di marketing, in cui un gruppo di persone è interrogato riguardo all'atteggiamento personale nei confronti di un prodotto, di un concetto o di un' idea. I focus vengono utilizzati anche come strumento di ricerca-azione, per l'attivazione di processi di sviluppo. Non a caso, in ambito orga-nizzativo il focus group è ampiamente utilizzato per l'analisi dei bisogni e per predisporre piani di riorganizzazione aziendale.
114
che presentiamo nei prossimi paragrafi non possono
ritenersi rappresentativi dell'intero sistema della co-
operative sociali ma solo di quella parte la cui attività
è finalizzata alla gestione dei servizi socio-sanitari ed
educativi.
1* L'articolo 3 della L.R. Del 24 novembre 1997, n.87: Disciplina dei rapporti tra le cooperative sociali e gli enti pubblici che operano nell'ambito regionale stabilisce che “È istituito l'albo regionale delle cooperative sociali […] che hanno sede legale nel territorio della Regione” e che “L'iscrizione all'albo regionale è condizione necessaria per la stipula delle convenzioni”.
2* D.Lgs. Del 12 aprile 2006, n°163: Codice dei contratti pubblici relativi ai lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE E 2004/18/CE – Direttiva Appalti Pubblici.
La ricostruzione dell'evoluzione normativa in tema di affi-
damento dei servizi sociali fa emergere le difficoltà di ade-
guamento della normativa italiana rispetto ai mutamenti
avvenuti nel contesto europeo.
In effetti in Italia, negli ultimi venti anni, la normativa
sull'affidamento dei servizi sociali di interesse generale
è stata segnata dal “passaggio da un mercato abbastanza
protetto, in cui gli affidamenti erano limitati alle coopera-
tive appartenenti al territorio1* ad un allargamento della
platea dei soggetti all'esterno, con il superamento del
vincolo dell'iscrizione all'albo regionale territoriale” ed il
conseguente arrivo in Toscana di competitors provenienti
soprattutto dal Nord Italia. E l'attuazione della normativa
europea con il D.Lgs del 2006 n°1632* ha ulteriormente al-
largato il mercato della concorrenza a livello europeo.
Il punto è che tale cambiamento “ha destabilizzato” un qua-
dro normativo abbastanza sicuro sul piano dell'intervento
delle cooperative sociali, dei riferimenti istituzionali e del-
le forme con cui venivano affidati gli appalti. In proposito,
non tanto la direttiva europea quanto il suo recepimento
da parte dello Stato italiano “ha di fatto scardinato i rife-
rimenti regionali” che indicano i criteri di valutazione dei
progetti per la partecipazione ai bandi di gara. Gli enti loca-
li (Asl e Comuni) hanno recepito questo importante cambia-
mento normativo con non poche difficoltà, ma soprattutto
in maniera differente da caso a caso: il risultato è che, ad
oggi, in Toscana “non c'è un impianto di gara uguale ad un
altro”.
Di fronte a ciò il parere dei partecipanti al focus è che la
Regione Toscana riassuma un ruolo di indirizzo politico e
direttivo nei confronti delle Asl e dei Comuni. Nella fatti-
specie, l'attenzione dovrebbe essere concentrata sulle
forme con cui sono affidati gli appalti ed in particolare sui
criteri di valutazione dei progetti: “i legami con il territorio,
il senso di appartenenza, le relazioni con il volontariato non
possono essere considerati come un discrimine ma come un
valore che deve essere riportato”. Il loro inserimento nel-
la valutazione dei progetti appare quindi indispensabile.
Anche perché il rischio è che la valutazione rimanga cor-
relata “alla forza economica dei partecipanti e al mero tec-
RISULTATI DELL'INDAGINE. IL CONTESTO AMbIENTALE DI RIFERIMENTO
115
nicismo attraverso cui i servizi dovrebbero essere gestiti”.
Rimanendo in tema di valutazione, la L.R. del 28 dicembre
2009, n. 82 (Accreditamento delle strutture e dei servizi alla
persona del sistema sociale integrato) appena entrata in
vigore ed in particolare gli adempimenti richiesti per l'ac-
creditamento delle strutture hanno suscitato tra la platea
non poche perplessità.
In primo luogo, i piani di adeguamento relativi al sistema
di accreditamento, da attuare entro giugno 2011, hanno
rappresentato e rappresentano un onere significativo per
le imprese. Per adempiere alle disposizioni dei piani le coo-
perative sono state costrette ad intervenire nella gestione
e nell'organizzazione delle proprie risorse in tempi rapidis-
simi oltre che a supportare dei costi non indifferenti. Ciò
è apparso alquanto contraddittorio rispetto alla riduzione
delle risorse pubbliche messe a disposizione del comparto.
In seconda battuta si osserva che tali adempimenti si tra-
ducono nella “produzione di carta” fine a se stessa, senza la
minima certezza che questa produca alcun effetto sul piano
del miglioramento della qualità del servizio.
Inoltre, così come disciplinato, il sistema di accreditamento
“esproprierebbe la cooperativa sociale della titolarità della
documentazione prodotta” relativa alla struttura. Titolarità
che al momento dell'accreditamento passerebbe all'ente
pubblico proprietario dell'immobile. Di conseguenza la coo-
perativa sosterrebbe un costo per la produzione di un bene
pubblico. Rispetto all'onere assunto non si registra nessun
tipo di controprestazione, sia in termini economici sia in
termini di premio in sede i valutazione di progetto, penaliz-
zando l'impresa sul piano della concorrenza.
Altre criticità emerse riguardano la gestione e il control-
lo del sistema di accreditamento: mentre non si capisce il
motivo per cui la prima sia stata affidata all'Assessorato
alla Salute, per quanto concerne la questione del controllo
si denuncia un problema di conflitto di interessi: allo stato
dei fatti il Comune risulterebbe titolare del sistema di ac-
creditamento e allo stesso tempo soggetto preposto al suo
controllo e al monitoraggio.
Lo stato attuale delle risorse economiche del comparto
è stato analizzato sulla base degli indicatori economico-
patrimoniali relativi al biennio 2008-09. È stato segna-
lato che questi sono il risultato di realtà tra loro diverse,
caratterizzate dalla presenza di alcuni soggetti impren-
ditoriali capaci di influenzare in maniera significativa il
dato generale.
I dati positivi del 2008, relativi al fatturato, sono ricon-
ducibili all'affidamento di nuovi servizi da parte degli
Enti Locali. Nello stesso anno poi la Regione ha ricono-
sciuto gli aumenti previsti dal rinnovo del CCNL* rispetto
al quale molti enti hanno risposto in maniera positiva.
Purtroppo, a partire dal 2010 assistiamo ad “una ridu-
zione dei servizi” e al presentarsi di forme di resistenza
STRUTTURA ORGANIzzATIvA E GESTIONALE. RISORSE ECONOMICHE
* D.G.R.T del 29 dicembre 2008, n.1195
116
sull'adeguamento del prezzo agli indici indicati nella
delibera. Le prospettive per il futuro appaiono contras-
segnate dall'aumento del costo del lavoro, da una ridu-
zione del volume d'affari, dei margini di profitto sino a
giungere al “rischio di un intaccamento delle riserve”. Ciò
nonostante sembra che per il 2010 il comparto riesca a
tenere in termini di fatturato; gli effetti della crisi sia
a livello economico e finanziario si concretizzeranno a
partire dal 2011.
Dall'analisi del quadro economico emerge che il rapporto
con la Pubblica Amministrazione diviene imprescindibile
per la sopravvivenza del settore. Così come la proposta
di sostituire il committente pubblico con quello privato
è apparsa poco verosimile. E le motivazioni sono state
varie. Primo, “il prezzo del servizio da noi praticato non
sarebbe sopportabile dal privato”. Specialmente in alcu-
ni settori come quello dei servizi domiciliari “sarebbe
fuori mercato rispetto a quello praticato dalla badante
o dalla donna della porta accanto”.
In proposito, il giudizio sull'introduzione del voucher
quale formula di selezione adottabile dal privato nella
scelta dei servizi alla persona è che, “se non regolamen-
tato, tale sistema rischia di portare alla dissoluzione
delle cooperative sociali e all'attivazione dei privati”.
La possibilità concessa all'utente di scegliere il servizio
tra un numero finito di cooperative accreditate aumente-
rebbe la variabilità della domanda. Ciò penalizzerebbe le
cooperative sociali la cui struttura dell'offerta è basata
sulla produzione di economie di scala per sostenere gli
elevati costi di coordinamento e di gestione. Inoltre, un
sistema di affidamento del servizio così progettato por-
terebbe ad un abbassamento degli standard qualitativi
del servizio. La parcellizzazione nella gestione delle ri-
sorse impoverisce il servizio sul piano dei rapporti uma-
ni instaurati tra operatore e paziente: “nel caso dell'as-
sistenza domiciliare non si può pensare di far seguire
un anziano un giorno da un operatore e un giorno da un
altro senza che si sia impostato il servizio conoscendo
le necessità dell'utente, facendo un piano di intervento”.
Tuttavia, sebbene “il mercato privato dei servizi alla
persona sia limitato”, e che se si volesse parlare di com-
mittenza privata questa potrebbe al massimo integrare
quella pubblica, deve essere considerata come una sfida
la ricerca di formule organizzative capaci di intercettare
quelle fasce di domande private latenti o a margine di
quella pubblica. In alcune aree della regione si stanno
attivando collaborazioni tra pubblico e cooperazione
sociale per la creazione di servizi, volti a soddisfare al-
cuni bisogni rimasti vacanti ovvero là dove il pubblico
non può più intervenire (es. la gestione delle dimissioni
ospedaliere). La strategia in questi termini è rivolta alla
creazione di economie di scopo attraverso cui “diluire le
spese generali” di gestione.
STRUTTURA ORGANIzzATIvA E GESTIONALE. RISORSE RELAzIONALI
117
Il tipo di rapporto con la committenza influisce anche
sull'organizzazione delle risorse e la gestione dei pro-
cessi produttivi attraverso i quali il servizio viene ero-
gato. I “vincoli imposti dall'ente pubblico titolare del
servizio, relativi ai tempi di esecuzione e alle risorse da
impiegare”, ostacolano la ricerca di modelli organizzativi
e gestionali attraverso cui aumentare la resa in termini
di efficienza, ovvero la “ricerca dei margini di profitto”.
La percezione è quella di un “rapporto falsato” in cui
l'ente pubblico sembra rivolgersi al sistema cooperativo
più come bacino di manodopera che come soggetto isti-
tuzionale, dotato di una propria struttura organizzativa
ed una autonomia gestionale.
Oltre ad ostacolare la ricerca di modelli di gestione più
efficienti, il sistema così progettato non offre strumenti
sufficienti per misurare il livello di efficacia di un servi-
zio. Il controllo da parte dell'ente pubblico si focalizza
soprattutto sulla rendicontazione oraria mentre sembra
essere carente sulla valutazione di aspetti di carattere
qualitativo come il livello di professionalità e compe-
tenza del personale addetto. Da parte sua il sistema
cooperativo ha investito e continua ad investire nella
formazione professionale del proprio personale, così
come nell'implementazione di indicatori di controllo
della qualità; anche in questo caso il mancato ricono-
scimento dell'investimento genera un costo che pesa
sull'economia del sistema e lo penalizza sul piano della
competitività.
STRUTTURA ORGANIzzATIvA E GESTIONALE. PROCESSI
STRATEGIE DI SvILUPPO
Circa la questione dello sviluppo il quadro che viene pre-
sentato è che, in Toscana, nel corso degli ultimi anni le
cooperative sociali si sono affermate quale interlocuto-
re privilegiato nel settore dei servizi alla persona e dei
servizi in generale, riuscendo ad affrontare le sfide del
mercato grazie alla capacità strategica dei propri im-
prenditori. Oggi, nel periodo di crisi economica che tende
a erodere i redditi delle famiglie e in un mercato in forte
depressione, il contesto ambientale chiede alla coope-
razione di “fare un passo indietro”. Oltre a ciò l'arretra-
tezza nella progettazione e programmazione dei servizi,
mostrate in alcuni casi dall'ente pubblico, rappresenta
un ulteriore ostacolo alla volontà di investire per il mi-
glioramento del settore.
Premesso ciò, si prosegue che per puntare sullo svi-
luppo occorre prima di tutto “innovare”. Per le co-
operative sociali innovare significa in primo luogo
ricercare i mercati dove poter attivare nuovi servizi
alla persona. E in questo contesto può entrare in gio-
co anche LegacoopServiziToscana. Il ruolo fino ad oggi
svolto dall'Associazione è risultato determinante per lo
sviluppo del comparto in termini di crescita economica
e di affermazione politico-istituzionale. Oggi, tuttavia,
le viene chiesto di indossare, oltre alla veste politica,
anche quella tecnica. In primo luogo sembra necessa-
rio un suo intervento per sostenere la ricerca dei campi
applicativi in cui la cooperazione sociale possa operare,
favorendo la sperimentazione di nuove formule organiz-
118
zative e di gestione della “produzione”. Le cooperative
sociali hanno poi bisogno che l'Associazione intervenga
con più enfasi sull'organizzazione e la gestione dei ser-
vizi alle proprie imprese. Molte di questi sono sprov-
viste di alcune competenze. L'attività di consulenza di
LegacoopServiziToscana potrebbe essere mirata a forni-
re quei servizi trasversali a livello inter-settoriale a cui
molte cooperative (specie quelle di piccola entità) non
possono accedere per la mancanza di risorse a disposi-
zione (per lo più economiche).
Insieme all'innovazione lo sviluppo del settore passa
anche attraverso la ricerca di formule aggregative tra
imprese. Alcuni soggetti confermano che le piccole coo-
perative sono carenti di un interlocutore che assorba in
sé le istanze da portare alla committenza pubblica. Ci si
chiede allora se la figura del consorzio appare sufficiente
in termini di rappresentanza e di sviluppo di strategie di
impresa. E se lo sviluppo debba essere pensato in termi-
ni di creazione di sistemi di rete (livelli dimensionali di
impresa medio piccoli, tutela dell'identità) oppure in ter-
mini di crescita dimensionale affinché il comparto pos-
sa risultare “più stabile rispetto ai venti della crisi”. In
proposito, alcuni sottolineano che il concetto di crescita
e di grandezza di impresa non deve però essere riferito
solamente ad aspetti di carattere economico e dimen-
sionale. Per questi essere grandi e forti significa “avere
capacità di ottimizzare i costi e quindi aumentare il li-
vello di produttività, avere rapporti diffusi con i soggetti
istituzionali radicati nel territorio per conoscere il mer-
cato in cui si opera”. Lo sviluppo in questo senso è stret-
tamente correlato alla creazione di sinergie tra imprese
a livello inter-settoriale (un primo esempio è l'accordo
tra cooperative di servizi e cooperative sociali, un altro
riguarda il progetto di costruzione di asili nido da parte
di cooperative edili in sinergia con cooperative sociali
per l'erogazione dei servizi di gestione della struttura ed
accessori). Sino ad arrivare a formule di partnership an-
che tra imprese aderenti ad Associazione differenti per
la partecipazione a gare in associazione di impresa.
L'opinione comune è che lo sviluppo per via sinergica
produca benefici sul piano della capacità competitiva.
Per alcuni, però, costruire sinergie può addirittura gene-
rare dei benefici sul piano dell'immagine. Secondo que-
sti, oggi, il modello cooperativo, ed in particolare quello
sociale, è interpretato in maniera distorta e molte volte
penalizzante rispetto alla realtà: in generale l'immagine
che viene percepita è quella di un soggetto ibrido tra im-
presa e volontariato che inevitabilmente getta dei dubbi
sulla sua capacità di garantire servizi di qualità. Oltre
che “indebolirlo” di fronte alle istituzioni come Comuni
e Regione. La riflessione che se ne trae è che il marke-
ting sociale può rappresentare una possibile strada da
percorrere affinché il settore possa affermarsi con mag-
gior autorevolezza anche sul tavolo della concertazione
istituzionale.
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Legacoop Servizi Toscana. Via Fiume, 5 Firenze 50123 Firenze
t. 055 2792500 f. 055 2792555 e-mail [email protected]
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Progetto e CoordinamentoEleonora Vanni, Responsabile LegacoopSociali Toscana
Redazione e analisi statisticheIl presente rapporto è stato redatto da Stefano Scotti, che ne ha curato l'elaborazione e l'analisi dei dati.Raccolta dati a cura di Marisa Scarola dello staff dell'Associazione.
Relazioni di settore a cura di:Angelo Migliarini - Presidente di Legacoop Servizi ToscanaEleonora Vanni - Responsabile LegacoopSociali ToscanaGiovanni Giuliacci - Responsabile settore Logistica e TrasportiRiccardo Vannini - Responsabile settore Turismo e Servizi culturali
Progetto grafico e impaginazioneTabloid soc.coop. - www.tabloidcoop.it
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