razzismo balducci sara 3e

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“Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.” Albert Einstein

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Page 1: Razzismo balducci sara 3e

“Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.”Albert Einstein

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Il termine razzismo indica la teoria che afferma la superiorità biologica di una razza e si traduce in atteggiamenti di intolleranza (minacce, discriminazione, violenza e perfino assassinio), rivolti a gruppi o persone a causa dello loro razza, del colore della loro pelle o della loro origine etnica.

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Tradizionalmente, con il termine razzismo si riconduceva alla composizione di razza, dal latino generatio oppure ratio, con il significato di natura, qualità e ismo, suffisso latino -ismus di origine greca -ισμός (-ismòs), con il significato di "classificazione" o "categorizzazione", qui inteso come astratto collettivo, sistema di idee, fazione e, per estensione, partito politico che può sottintendere significati differenti.

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Le teorie razziste nacquero nel Medioevo allorché i sovrani cristiani vollero impadronirsi dei beni dei banchieri ebrei; si svilupparono poi nel XVI secolo, quando Spagna e Portogallo impiegarono schiavi Africani per le loro colonie. Esse assunsero un'importanza politica nel XIX secolo quando cominciò a diffondersi il mito della razza ariana.

Questa ipotetica razza servì a Joseph Arthur de Gobineau per giustificare i privilegi dell'aristocrazia e spiegare l'antagonismo tra essa e le masse popolari. Però la maggior parte delle suddivisioni storiche datano l'inizio della storia moderna al 1492, e anche le radici del razzismo moderno si legano a questa data.

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Un fattore da considerare in una prospettiva storica, è che il razzismo è un fenomeno connesso all'età coloniale, quando le grandi potenze europee svilupparono ideologie razziste per risolvere la dissonanza tra valori cristiani di eguaglianza e carità e lo sfruttamento delle popolazioni indigene in America come in Africa.

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Durante l’epoca coloniale, gli Stati europei si trovarono

a dover giustificare la conquista di territori si­tuati

oltremare, ricchi di materie prime e manodopera, e a

ri­solvere la divergenza tra i valori cristiani di

uguaglianza e lo sfruttamento delle popolazioni

indigene.

Le scoperte delle scienze

naturali (biologia,

genetica, medi­cina) e

sociali (antropologia,

criminologia e

sociologia) fu­rono

utilizzate per dare una

base scientifica alla

teoria dell’esistenza di

una razza superiore.

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Questa teoria fa­ceva riferimento, in modo

assolutamente improprio, alle teo­rie

evoluzioniste di Charles Darwin. Si affermava

che gli es­seri umani sono classificabili in razze

diverse, con gradi diversi di evoluzione le une

rispetto alle altre. In questa clas­sificazione si

descrivevano razze superiori per livello

evolu­tivo e intellettivo e razze inferiori.

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Tra le razze superiori si po­neva la razza bianca, come quella che aveva raggiunto il massimo grado di evoluzione. La superiorità di una razza rispetto a un’altra, giustificava la discriminazione e l’oppressione da parte della razza superiore nei con­fronti di quella ritenuta inferiore.

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Alfredo Niceforo, presidente della Società Italiana di Antro­pologia e di Criminologia, scriveva

“La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco — dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa e dell’Australia ..”.

Nel 1876 lo Stato italiano accettava la teoria dell’esistenza di almeno due razze in Italia: la razza eurasiatica (padana e aria­na) e la razza euroafricana(centro-meridionale e negroide).

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L'espressione più tragica del razzismo si ebbe nella Germania nazista (1933-45). A. Hitler, che con A. Rosenberg (Il mito del 20° secolo, 1930) riprese le idee di Chamberlain, cercò di realizzare la supremazia della razza ariana riducendo in schiavitù gli slavi ed eliminando gli ebrei, considerati "subumani". La "soluzione finale", decisa durante la Seconda guerra mondiale, portò allo sterminio nei Lager di 6 milioni di ebrei. Anche l'Italia fascista adottò leggi razziali (1938) e contribuì alla deportazione nei Lager degli ebrei italiani.

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Il nazismo praticò anche l'eugenetica, sterilizzando o eliminando i malati di mente. Nel dopoguerra, la decolonizzazione liberò molti popoli dall'oppressione coloniale, ma non impedì l'affermazione di regimi segregazionisti, come l'apartheid in Sudafrica, dove la minoranza bianca costrinse la maggioranza nera a vivere segregata nei bantustan. La condanna dell'onu e dell'opinione pubblica mondiale e le battaglie dell'African nationalcongress di N. Mandela portarono all'abolizione dell'apartheid (1990), ma nel mondo continuano a verificarsi situazioni di discriminazione o emarginazione, come quelle degli aborigeni in Oceania o degli indios nel Chiapas messicano.

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In Europa e in Italia rigurgiti di razzismo si sono ripresentati a fine secolo con le massicce immigrazioni dai paesi più poveri, nonostante gli immigrati costituiscano una risorsa preziosa per il Vecchio Continente. Ha provocato orrore la ripresa negli anni Novanta di pratiche di pulizia etnica, che si speravano scomparse con la fine del nazismo, nella ex Iugoslavia che hanno coinvolto serbi, croati e albanesi del Kosovo. Massacri provocati da conflitti etnici si sono verificati anche in altri continenti, come tra gli hutu e i tutsi in Ruanda .

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“ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza di

lingua, di reli­gione di opinioni politi­che di condizioni perso­nali e sociali”

Costituzione della Repubblica italiana,art 3

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Una dichiarazione dell’UNESCO del 1951, messa a punto da una

commissione di cinque genetisti e sei antropologi, con­futando le

teorie che giustificavano il razzismo, affermò che:

il concetto di razza ha valore classificatorio e si riferisce so­lo

alle caratteristiche fisiche che possono essere trasmesse

ere­ditariamente (struttura del corpo, forma del viso, colore della

pelle, ecc.): esistono tre grandi razze umane che sono la

cau­casica (bianca), la mongolica (gialla) e la negroide (nera);

gruppi nazionali, religiosi, geografici, linguistici e culturali non

possono essere definiti razze, poiché le loro caratteristi­che non sono trasmissibili per via ereditaria;

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non vi è alcuna relazione fra l’appartenenza

a una razza e lo sviluppo intellettuale e

culturale: le differenze genetiche non hanno

alcun peso nel determinare differenze sociali e

culturali fra individui e gruppi;

non ci sono e

probabilmente non

ci sono mai state

razze “pure”, il che

sancisce

definitivamente il

fatto che la cultura

non ha una base biologica.

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I più recenti studi di genetica (L. Cavalli Sforza) dimostrano che le differenze tra le razze sono minime, inferiori a quelle tra gli individui di una stessa razza, e soprattutto che l'intelligenza è uguale in tutte le razze. L'umanità deriva da un unico ceppo che dall'Africa si diffuse nei vari continenti, rafforzando in ogni ambiente i caratteri più adatti e dividendosi pertanto in tipi differenti.

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L'ONU condannò il razzismo con la Dichiarazione sulla razza dell'UNESCO (1950) e con una Convenzione del 1965 che definì discriminazione razziale ogni differenza, esclusione e restrizione dalla parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche.

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Nel 2000 il 21 marzo fu proclamato giornata mondiale contro il razzismo, in memoria dell'eccidio di 69 neri nel 1960 a Sharpeville (Sudafrica). Organizzazioni umanitarie non governative, come SOS Razzismo, nata in Francia ma operante in tutto il mondo, anche in Italia (dal 1989), si battono per sconfiggere il razzismo e ogni forma di discriminazione. Da anni l'Unione Europea invita con direttive gli Stati membri a dotarsi di leggi antidiscriminazione.

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PregiudizioGiudizio espresso nei confronti di una persona o di ungruppo a priori, cioè indipendentemente dai fatti.

StereotipoImmagine fissa e rigida costruita sulla base diinformazioni false o incomplete, generalmente nega­tiva.

DiscriminazioneDesigna tutto ciò che limita l’azio­ne di persone o gruppisulla base di caratteristiche culturali, sociali, razziali, ecc.

AntisemitismoAvversione nei confronti della razza ebraica, sfociata informe di persecuzione che sono giunte fino allo sterminioperpetrato dal regime nazista.

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Apartheid

Politica estremistica di discrimina­zione razzialeperseguita dalle minoranze bianche nellarepub­blica Sudafricana e attuata con ognimezzo, anche violento, ai danni della libertà e deidiritti civi­li degli indigeni di razza negra(dall’inglese apart “separato” e dall’olandese heit“condizione”).

Ghetto

Zona o quartiere di una città in cui una minoranzasi trova raggrup­pata e isolata dal resto dellapopolazione.

Xenofobia

Ostilità nei confronti degli stranieri e di tutto quello che proviene dal­l’estero (dal greco xenos“diverso, straniero” e fobia “paura”).

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Nell’induismo il senso di appartenenza

etnica è particolarmente forte. Per molte

correnti religiose, essere induista equivale

a essere indiano, il che significa che chi

non è indiano non può essere induista.

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Il buddhismo riconosce la

necessità di salvaguardare la

propria identità culturale e

religio­sa, ma tutte le culture

hanno pari dignità, e nessun uomo

è superiore o inferiore a un altro.

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Il confucianesimo non riconosce una particolare importanza all’origine etnica. Questo fat­to è particolarmente evidente se consideriamo il sincretismo giapponese, la mescolanza cioè di elementi religiosi diversi, per cui una persona può nascere confuciana, sposarsi cat­tolica e morire buddhista.

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Il concetto di razza non ha senso perché si tratta di una religione tradizionalmente uni­versalistica.

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Anche l’ebraismo non attribuisce alcun valore al concetto di razza. Il concetto di popolo eletto non fa riferimento all’etnia, dal momento che chiunque può convertirsi all’ebraismo.

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San Paolo, nella prima lettera ai Corinti 12,13 ri­chiama

all’unità delle nazioni, delle culture, delle razze e dei sessi:“In

realtà tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare

un solo colpo”.

La Chiesa è il segno della profonda unione degli uomini con Dio

e questa unione è il suo primo fine spirituale: “Poiché la

comunio­ne tra gli uomini si radica nell‟unione con Dio, la

Chiesa è anche il sacramento dell‟unità del genere umano. In

essa tale unità è già ini­ziata perché raduna uomini „di ogni

nazione, razza, popolo e lingua‟ (Ap 7,9) [...]“ (Catechismo

della Chiesa cattolica, 775).

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Al n. 1935 il Catechismo cita la Gaudium et Spes che afferma

l’uguaglianza tra gli uomini:”Ogni genere di discriminazione

nei diritti fondamentali della persona [...} in ragione del

sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della

lingua o della religione, deve essere superato ed eliminato,

come contrario al disegno di Dio”. Infine è interessante notare

come nel pensiero cri­stiano sia inconcepibile la divisione tra

le razze poiché le caratteristiche di appartenenza alla Chiesa

derivano dalla nascita dall’alto non dalla nascita

fisica,”dalI‟acqua e dallo Spirito” co­me afferma Giovanni

3,3-5; il Popolo di Dio di cui ogni credente fa parte ha per

condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, non la cultura

e la lingua di una nazione; la legge che ac­comuna lo sforzo di

ogni credente è l’amore come ha testimoniato lo stesso Gesù

(Gv 13,34), legge ‘nuova’ dello Spirito Santo come viene

definita in Romani 8,2.

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