re nudo 31 - anteprima

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ASSOCIAZIONE RE NUDO A.P.S. TRIMESTRALE TEMATICO PER L’EVOLUZIONE DELL’ESSERE 31 CINA TIBET renudo.it RICCARDO ZERBETTO: Il diritto del Dalai Lama a tornare in Tibet / PIERO VERNI: Intervista al Dalai Lama / G.B. MERIGO AMERIGO: Quella volta che incontrai il Dalai Lama CLAUDIO CARDELLI: L'Associazione Italia Tibet / AURO PROIETTI: L'Arte Tibetana STEFANO DALLARI: Nel cuore della Casa del Tibet / DAVID PATT: Strana Liberazione OSHO: Il terrorismo non è nelle bombe che tenete in mano / M.L. DONOVAN SUDHIRO: Ovest: Wiyopeyata / T. COLIN CAMPBELL: The China Study / BASHIR P. ANSALONI: La luna e le stelle / FRANCESCA ALBERTI: La pratica del Mantra Madre / DON MIGUEL RUIZ: L'arte Tolteca della vita e della morte / INTERVISTA AD ALBERTO BELTRAME: Tutto nero

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Il Tibet e la sua cultura, la sua arte, le iniziative delle associazioni italiane per aiutare a che si preservi l’identità tibetana. Questo numero di Re Nudo vuole dare corpo e anima, spazio e voce a chi dedica la propria vita alla causa tibetana e anche per i bambini tibetani con la possibilità di adozioni a distanza. Diamo anche voce al Dalai Lama intervistato da Piero Verni in occasione dell’ottantesimo compleanno del massimo esponente del buddismo tibetano. Della Cina non parliamo degli orrori del regime di cui abbiamo dato ampio spazio sul N. 1 di Re Nudo nuova serie, ma abbiamo scelto di dare spazio al grande contributo dello studio sull’alimentazione denominato China Study. Un numero di Re Nudo dunque tutto al positivo e propositivo che ci auguriamo possa avere una lunga vita e un ampia diffusione.

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ASSOCIAZIONE RE NUDO A.P.S.

TRIMESTRALE TEMATICO PER L’EVOLUZIONE DELL’ESSERE

31

cinatibet

renu

do.

it

RiccaRdo ZeRbetto: il diritto del dalai Lama a tornare in tibet / PieRo VeRni: intervista al dalai Lama / G.b. MeRiGo aMeRiGo: Quella volta che incontrai il dalai Lama cLaudio caRdeLLi: L'associazione italia tibet / auRo PRoietti: L'arte tibetana Stefano daLLaRi: nel cuore della casa del tibet / daVid Patt: Strana Liberazione oSHo: il terrorismo non è nelle bombe che tenete in mano / M.L. donoVan SudHiRo: ovest: Wiyopeyata / t. coLin caMPbeLL: the china Study / baSHiR P. anSaLoni: La luna e le stelle / fRanceSca aLbeRti: La pratica del Mantra Madre / don MiGueL RuiZ: L'arte tolteca della vita e della morte / inteRViSta ad aLbeRto beLtRaMe: tutto nero

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coMitato dei GaRantiMajid Valcarenghi

Franco Battiato Piero Verni

Claudio Fucci Nitamo Montecucco

Auro Proietti Enrico Cheli

Musicanti d’AmoreAttilio Alioli

diRettoRe editoRiaLe &diRettoRe ReSPonSabiLe

Majid Valcarenghi [email protected]

SeGReteRia di RedaZioneMukta Arianna Tidei

Sharani Alessandra [email protected].: 0577 961021

Fax: 0577 1959566

GRafica deLLa coPeRtina e iMPaGinaZioneMenaka L. Pizzorno

aMMiniStRaZioneElisabetta Galluzzi

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Inverno 2016

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Re nudo Registrato al Tribunale di Siena Al n. 591 il 3 febbraio 1994aSSociaZione cuLtuRaLe Re nudoSede Legale: Località Podere San Michele, 1 – 53031 Casole D’Elsa (SI) – Tel/Fax 0577 961021

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Editoriale: La tigre di carta di Majid ValcarenghiIl lamento Inascoltato: Buddhismo e Antispecismo di Laura Mancone

TIBET CINA Il diritto del Dalai Lama a tornare in Tibet di Riccardo Zerbetto Intervista al Dalai Lama di Piero Verni L'eredità del Tibet e dintorni Majid Valcarenghi intervista Piero Verni La Yeshe Norbu Onlus e l'Istituto Lama Tzong Khapa di F. Zanati e F. PiattiQuella volta che incontrai il Dalai Lama di G.B. Merigo Amerigo Il Progetto STUPA a cura della Redazione Tibetan Children Village di Claudio CardelliL'Associazione Italia Tibet di Claudio CardelliL'Arte Tibetana di Auro Proietti Nel cuore della Casa del Tibet di Stefano DallariUn monaco Zen per il Tibet Patrizia Audisio intervista Adolfo Soho Brunelli Strana Liberazione a cura di Laura Catalano Tutto evolve e tutto si trasforma di Geeti Marzia Gullino

onLine Cinema e Teatro Tibetano di Aurin Proietti - Leggi su www.renudo.it/tibet

TEMPO DI LIBERAZIONEIl terrorismo non è nelle bombe che tenete in mano di Osho Ovest: Wiyopeyata di Michael L. Donovan Sudhiro Il gatto del Dalai Lama di David Michie Il cibo che cura il cuore di Dott. Caldwell B. Esselstyn The China Study di T. Colin Campbell Le ricette della salute di T. Colin e LeAnne Campbell La rivoluzione alimentare di T. Colin Campbell Primi per Natura a cura della Redazione L'arte Tolteca della vita e della morte di Don Miguel Ruiz La luna e le stelle di P. Bashir Ansaloni La pratica del Mantra Madre di Francesca Alberti Tutto Nero a cura della Redazione L'equilibrio acido-base per la salute di tutto il corpo di Christopher Vasey Come è nato OLIFE a cura della Redazione Insegnamenti degli Eleven Healers di Sotantar S.K.

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15 studenti/laureati in scienze politiche in esilio presso facoltà dell’India e fortemente impegnati nel processo di democratizzazione del Tibet.

3. Novembre 2010: Convegno internazionale su “Tibet e diritto alla autodeterminazione dei popoli” sancito dall’art 21 della Dichiarazione Universale dei diritti Umani e Civili”

I temi proposti da World Action Tibet sono riassunti nel manifesto che segue ed al quale è possibile aderire se condiviso: Manifesto per un tibet libero (http://goo.gl/Y7zoF1) Il possibile ritorno, anche per una visita, del Dalai lama in Tibet rappresenta un tema lungamente dibattuto. L’articolo 13 delle Dichiarazione universale dei Diritti umani è chiara su questo punto quando sancisce che

IL DIRITTO DEL DALAI LAMA A TORNARE IN TIBET

Le 144 “torce umane” sono veramente tante. Troppo, per non scuotere le nostre coscienze. Morire tra le fiamme, credo sia la forma più terribile del morire e se tanti nostri simili, spesso giovani nel fiore degli anni, hanno assunto questa drammatica decisione … è perché non trovavano una alternativa ad una sofferenza che non può lasciarci indifferenti. L’occidente, il mondo intero, tu, io… abbiamo raccolto questo grido di dolore come una eco lontana dalla tragedia che si è consumata nel Tibet a seguito della occupazione armata da pare della Cina e della quale nessuno ormai parla più in un clima di complice rassegnazione ad un evento che, per quanto intollerabile in tempi moderni, ci trova impotenti, rassegnati e, di conseguenza, implicitamente complici di un “ordine” delle cose ormai considerato immodificabile.Ho accettato, non senza esitazione, l’offerta di Majid a dare un contributo su questo numero di Re Nudo dedicato alla questione tibetana al quale hanno aderito Amici molto autorevoli su questo tema. Lo farò in forza di una proposta, avanzata in forma di “test” alcuni anni fa e che alcune contingenze significative mi hanno indotto a riproporre: avviare cioè una petizione a sostegno del ritorno del Dalai Lama in Tibet. Lascerò la presentazione di questo progetto alla conclusione di questo breve articolo facendolo precedere da alcune considerazioni che hanno accompagnato le iniziative della associazione World Action Tibet (www.worldactiontibet.org) in questi anni.

1. 10 dicembre 2008: Conferenza su TIBET E DIRITTI UMANI. Una riflessione a 60 anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani da parte delle Nazioni Unite;

2. 9-27 settembre 2009: Seminario su: “MODELLI DI DEMOCRAZIA E DI PARTECIPAZIONE” con la partecipazione di

di Riccardo Zerbetto

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“Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”. E’ evidente che questa eventualità non viene vista di buon occhio dalle autorità cinesi ma… è forse giusto piegarsi al volere di un usurpatore senza tener conto dei sacrosanti diritti di chi ai Diritti umani si appella da anni e senza ottenerne il rispetto? Sul tema, relativo alla volontà (espressa) del Dalai Lama di rientrare nel suo Paese, giova riportare una intervista da lui stesso rilasciata nell’ottobre dell’anno scorso e riportata in India Times con il titolo “Il Dalai Lama chiede alla Cina di poter tornare in Tibet” (http://goo.gl/80FrHv) Nello stesso il leader spirituale dei tibetani ha rivelato di condurre dei "colloqui informali" con la Cina per compiere un importante pellegrinaggio nella regione autonoma, dopo oltre mezzo secolo di esilio. Il luogo prescelto sarebbe una montagna sacra (Wutai Shan che nella tradizione viene venerata sia ai tibetani che ai cinesi). Di fronte alle domande dell’intervistatore circa il rischio per la sua persona la riposta è stata“. "I am ready to go back to Tibet. It's my home. But the Chinese government does not allow me (…) But if I return, a demon's place will be prison. So, if I return, it will not be of much use. If I return (to Tibet) I will be relaxed in prison with no work and it will be a waste of time" aggiungendo, tuttavia, con ottimismo che "However, things are changing and in the next few years, the situation may be different".Su questa ipotesi si è pronunciato anche il rappresentante della regione autonoma Wu Yingjie, affermando che Pechino ha iniziato ad avviare i negoziati riguardanti il ritorno del Dalai Lama in Tibet ma… a condizione di accettare che “Tibet is a part of China and abandon their separatist activities, all of the Tibetans will be able to return to Tibet.”

Come è evidente, il tema è molto delicato. In ogni caso, a noi sembra buona cosa sostenere il Dalai Lama nella sua scelta per un “ritorno in Tibet” pur nella forma in cui realisticamente possa avvenire. E abbiamo pensato di farlo lanciando una petizione su Avaaz alcuni anni raccogliendo in poche settimane oltre 400 adesioni. Rilanciammo ora la petizione a seguito degli espliciti pronunciamenti del Dalai Lama augurandogli di poter rivedere il su amato Paese e di poter incontrare il suo popolo che “al 99% - come ebbe a dichiarare – vorrebbe rivederlo”. di seguito il link per aderire alla petizione: http://goo.gl/nnaaen

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si trovano elevati livelli di conoscenza e alcune di loro hanno ottenuto il diploma di Geshe.E oggi sempre più cinesi sono interessati al Buddhismo. Trovano che il buddhismo di tradizione tibetana rappresenti la autentica tradizione di Nalanda. Inoltre nel mondo esterno, compresa l’India, particolarmente in quell’area che va dal Ladakh all’Arunachal Pradesh, credo ci siano almeno 5 o 6 mila tra monaci e monache che sono entrati nei nostri monasteri e sono impegnati nello studio del Buddhismo. Un buon numero di loro ha già raggiunto un alto livello , un diploma di Geshe o qualcosa del genere. E anche tra la gente comune in India, particolarmente tra i giovani... ad esempio sempre più studenti universitari si mostrano interessati all’antica conoscenza indiana che noi tibetani abbiamo preservato.Infine l’occidente, includendo in esso anche l’Australia... naturalmente si tratta di nazioni non buddhiste, in genere con una tradizione giudaico-cristiana (e a volte islamica) sia in Europa sia in America, troviamo un crescente interesse. Soprattutto riguardo alla scienza e alla filosofia buddhiste e per determinate teorie del Buddhismo.... adesso ci sono scienziati, soprattutto europei e statunitensi, realmente interessati. Negli ultimi 30 anni abbiamo avuto discussioni molto serie con gli scienziati contemporanei.Tutto questo dimostra che persone che provengono da tradizioni non buddhiste e perfino alcuni che non sono nemmeno credenti, mostrano un genuino interesse [verso le tradizioni tibetane]. Quindi credo che dopo il nostro arrivo in India come rifugiati, in Tibet il popolo ha dato prova di una grande determinazione, nonostante le difficili circostanze... hanno preservato la loro antica conoscenza e mantenuto il loro spirito. E qui fuori dal Tibet, in un Paese libero, reputo che noi abbiamo fatto un utile lavoro per preservare l’identità culturale tibetana.

Dharamsala, 30 Marzo 2015

di Piero VerniSantità, alla vigilia della fausta ricorrenza del Vostro 80esimo compleanno, oltre 50 anni dopo il Vostro arrivo in India e 65 anni dopo l’invasione del Tibet da parte della Cina, quale è la condizione della Civiltà tibetana?Nonostante una difficile situazione politica credo che fondamentalmente noi tibetani, particolarmente quelli che vivono in Tibet, abbiamo mantenuto molto bene le nostre tradizioni sebbene le condizioni di studio, per esempio nella zona di Lhasa, siano state gravemente compromesse, come nel monastero di Drepung dove sostenni alcuni esami nel 1958 e quelli finali nel 1959. Nel 1958 feci degli esami nei tre grandi monasteri di Drepung, Sera e Ganden. A quel tempo la popolazione monastica di Drepung era di circa 8000 monaci ma adesso ce ne sono solo poche centinaia, quindi può vedere bene che c’è stata una grave degenerazione, un grave danno. In altre aree, come il Kham e l’Amdo, sembra che la situazione sia leggermente migliore e troviamo la presenza di veri maestri. Ma nonostante la mancanza di appropriate possibilità di studio, ritengo che in generale la gente abbia mantenuto una forte identità tibetana, incluso l’interesse per il Buddha Dharma.Per quanto riguarda le condizioni fuori dal Tibet... beh, appena arrivammo in India rivolgemmo grande attenzione alla preservazione della cultura e dell’identità tibetana. Penso che oggi, dopo 56 anni, abbiamo raggiunto risultati alquanto soddisfacenti in merito alla preservazione degli studi tibetani, della conoscenza e della pratica buddhista. In differenti centri, principalmente nell’India meridionale, ritengo ci siano oltre diecimila monaci impegnati negli studi. Poi abbiamo una novità importante. In passato nei monasteri femminili non c’erano molte opportunità di studiare, nessuna tradizione di un corso di studi realmente serio. In India, da oltre 40 anni, abbiamo chiesto a tutti i monasteri femminili di iniziare programmi di studio rigorosi come quelli dei grandi monasteri e adesso anche tra le monache

INTERVISTA AL DALAI LAMA

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11 Tibet | Cina

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di Claudio CardelliSe c’è un’istituzione della quale i tibetani in esilio devono andare particolarmente fieri, questa è certamente il Tibetan Children Village che, dagli anni sessanta, ha garantito ai piccoli profughi un’istruzione di straordinario livello assieme ad una formazione morale ed etica di rara profon-dità. “Others before self” campeggia gigante-sco nel grande campo ricavato nell’anfiteatro

naturale dove sorge il quartier generale del TCV a McLeod Ganj. Attraverso il filo della memoria ricordo quante volte sono venuto sin quassù e quanti cambiamenti ho visto pur nella continuità di regole ferree e di una linea educativa e peda-gogica che farebbe invidia a molte delle nostre scuole cosiddette moderne. I TCV seguono il metodo Montessori e proprio

TIBETAN CHILDREN VILLAGELa scuola per i Tibetani in esilio in India che utilizza il metodo Montessori dal racconto del Presidente dell’Associazione Italia Tibet.

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l’Istituto Montessori conferì nel 2000 a Jetsun Pema, sorella minore del Dalai Lama e direttri-ce generale del TCV per decenni, il prestigioso omonimo premio per il lavoro egregiamente svolto dalle scuole tibetane. Disse in quell’occasione Jetsun Pema: “Nel 1970 siamo stati in grado d’iniziare a edu-care i bambini secondo il metodo Montessori. Da allora ci siamo andati sempre più rafforzan-do, fino a diventare, nella comunità tibetana, la prima organizzazione a utilizzare questo meto-do e oggi, a livello di classi prescolari, tutte le scuole dei Tibetan Children’s Villages adottano il metodo Montessori. Il successo conseguito ha generato molto entusiasmo nelle altre scuole e pratiche educative dell’esilio, e abbiamo ricevu-to molte richieste di laboratori e corsi di forma-zione, cui volentieri abbiamo dato risposta. A tutt’oggi abbiamo condotto nove programmi di formazione per insegnanti e la pratica del me-todo Montessori si è diffusa in tutta la comunità tibetana in esilio. L’applicazione del metodo Montessori, nelle scuole dei Tibetan Children’s Villages in particolare e nelle altre scuole tibeta-ne in generale, ha avuto molto successo e ha ot-tenuto numerosi riconoscimenti, e noi troviamo la filosofia e la pratica educativa della Signora Montessori molto affine alla nostra filosofia buddista e al nostro modo di educare i bambini. Di conseguenza, non abbiamo mai incontrato né conflitti e né difficoltà nell’introdurre questo metodo nella nostra comunità…” Ricordo, delle varie volte che sono salito sin qui, quel mattino presto del 25 ottobre del 2008 e un caldo sole che dissolve rapidamente la rugiada e le ombre già fredde della notte sopra il pittoresco insediamento di McLeod Ganj; qui vivono il Dalai Lama e circa 15000 rifugiati tibetani fuggiti dal Tibet invaso e occupato dalla Cina nel 1950. Il paese si sta svuotando e un flusso continuo di gente a piedi, in rikshaw, piccoli taxi Maruti, motorette o scoppiettanti Royal Enfield si dirige tutto verso una direzione: il Tibetan Children Village prospiciente la vallata di Kangra 2000 metri più in basso. E’ la annuale festa che celebra la sua fondazione e qui otto anni prima, per il quarantennale del TCV, ebbi anche la ventura di esibirmi assieme ai miei due figli e alla mia band i “Rangzen” davanti al Dalai Lama e circa 10.000 persone. Cantammo una canzone “The heart of tomor-row” dedicata all’Oceano di Saggezza. Oggi è un giorno ancora più speciale. Il Dalai Lama è appena stato dimesso dall’ospedale di

Delhi dove ha subito una operazione di coleci-stectomia. C’è tutto McLeod ad accoglierlo e le migliaia di bambini che si esibiranno nei loro saggi ginnici, canori, teatrali, hanno un’emo-zione palpabile che a tratti si esprime in fiotti di lacrime di gioia nel vedere il loro riferimento spirituale e politico di nuovo in buona salute e con il suo ineffabile sorriso. Cori acuti ma armo-niosi preannunciano l’arrivo della Land Rover da cui scende Sua Santità. C’è Jetsun Pema con Tsewang Yeshi, il direttore generale del TCV, ci sono dignitari e ospiti. Con me ci sono gli amici medici venuti fin quassù per il secondo “Cardio-lab” tra i rifugiati. Abbiamo visitato e calcolato il rischio cardiovascolare ad oltre mille persone in una settimana. Li osservo compiaciuto mentre guardano il tutto come se assistessero ad una grande sceneggiatura di un film in costume. Alcuni erano qui anche lo scorso anno. Altri non avevano mai messo piede in India. Per tutti è un’esperienza unica. Molti tibetani bruciano i rami di ginepro mentre i gyaling, gli oboi, i tamburelli fracassano l’aria assieme ai cori delle fanciulle vestite con gli abiti tradizionali del Tibet. Il Dalai Lama attraversa il grande spiazzo con le mani giunte. Sorride…Sono sistemato sui gradoni che portano alla sua postazione, nel palco più in alto. Si ferma e mi saluta dandomi la mano…Non me l’aspettavo davvero: “ora che sono fuori dall’ospedale va molto meglio..” mi dice, e in effetti è davvero in grande forma. Ancora uno sguardo, un po’ vanesio, ai miei amici più in basso…Qualcuno ha gli occhi lucidi. Il Dalai Lama prende posto e tutti i suoni crol-lano al suolo. C’è un silenzio perfetto e ci sono diecimila persone. Il Dalai Lama parla e l’eco della sua voce rimbalza nei contrafforti stipati di una folla colorata. Parla in tibetano e mi faccio tradurre dal mio amico Dawa Punkyi direttore del Delek Hospital; tra le tante cose che riguar-dano l’importanza delle scuole tibetane, il valore della coesione e dell’unità di tutti i tibetani, mi colpisce l’ammissione del mancato successo della sua proposta ai cinesi per una genuina autonomia del Tibet attraverso il cosiddetto “Middle Way Approach”.Mi faccio ripetere perché credo di non aver capi-to bene e Dawa mi conferma che ha detto pro-prio così. “I admit the failure of my approach”. Mi sembra una dichiarazione rivoluzionaria ma di lì a poche settimane il passaggio cade nell’oblio e la “Middle Way” torna ad essere la proposta ufficiale per la soluzione del “problema

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L’Arte tibetana ormai fa parte del patrimonio cul-turale dell’umanità, un dialogo aperto tra oriente e occidente, un’Arte che sebbene abbia delle difficili connotazioni con la nostra cultura, per via dei molteplici simbolismi, parla attraverso le immagini un linguaggio universalmente ricono-sciuto e non solo dai ricercatori o studiosi del genere, qualsiasi osservatore attento che si pone davanti ad un’opera d’Arte tibetana, come ad esempio una Thangka, ne rimane affascinato, e immediatamente catapultato in un’altra dimen-sione. E siccome noi siamo digiuni del suo signi-ficato intrinseco, (simbolico o religioso), normal-mente quando ci troviamo di fronte ad una di queste opere, rimaniamo quasi imbambolati, storditi da tutte quelle immagini: tanti Buddha, tra simboli, disegni geometrici ben definiti, tanti occhi, tante mani e figure dentro altre figure che si incrociano tra decorazioni e fiori dai colori cangianti, insomma, una visione fantastica che per qualche attimo ci fa tornare ad essere bam-bini. Anche se sembrerà strano, questa pittura sacra, non è sacra soltanto perché concepita con quei sani principi spirituali e religiosi propri

di Auro Proietti

L’ARTE TIBETANAdel buddhismo tibetano, ma è sacra soprattutto perché il solo osservarla, (senza quella cono-scenza acquisita), è comunque uno strumento di risveglio e di grande guarigione dello spirito. il filosofo Jacques Maritain a proposito dell’arte affermava: l’Arte ha il potere di guarigione, è l’a-gente di spiritualizzazione più naturale di cui ab-bia bisogno la comunità umana”. Pertanto in queste poche righe io cercherò di dare al lettore uno stimolo per poter acquisire in altre “vie” un maggiore approfondimento riguar-do l’Arte tibetana e il suo linguaggio spirituale. Nel 1949 le truppe cinesi invasero il Tibet orien-tale e, nel l959, ottennero il controllo della capi-tale costringendo il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso (bstan-ëdzin rgya-mtsho,) a fuggire. In questo periodo si stima che circa il 95% delle istituzioni religiose tibetane con le loro opere d’arte siano state distrutte. Gli artisti tibetani, monaci e non, continuano a produrre in esilio opere di alto valore. Il Dalai Lama anziché incitare il suo popolo all’insurre-zione, sceglie la strada della non violenza e del Sacro dialogo, diventando negli anni il punto di

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riferimento per molti buddhisti nel mondo. «Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente, in tale maniera non riescono a vivere né il presente, né il futuro: Vivono come se non dovessero mo-rire mai e emuoiono come se non avessero mai vissuto». Dalai Lama. L’Arte tibetana è un’arte Sacra, è l’Arte della Meditazione e della preghiera ed è l’unica espressione artistica nel mondo che manifesta un carattere religioso con cui meditare e prega-re. E’ una forma d’Arte del tutto spirituale la cui rappresentazione è espressa attraverso un livel-lo di coscienza superiore, ed ogni opera è con-siderata una manifestazione del Divino. Le opere che maggiormente sono presenti nei templi e in ogni abitazione sono le Thangka, che in tibetano “than” significa “piano” e “ka” dipinto. Per i buddisti è uno degli strumenti fondamentali at-traverso cui aprirsi alla Dottrina. La produzione artistica del Tibet è per il buddhista una profon-da ricerca spirituale e meditativa. Ma l’Arte tibe-tana non si limita soltanto ai dipinti delle Thang-ka. Le Thangka vengono dipinte su tela di coto-ne con pigmenti solubili in acqua, sia minerali sia organici, temperati con una soluzione di erba e colla. E’ un procedimento che richiede grande padronanza tecnica sia del disegno, sia dei ma-teriali da usare, e una comprensione perfetta dei principi dell’iconometria. Un Thangka è molto più di un’opera d’arte: è un

oggetto di culto e di devozione, un sostegno nel-la pratica spirituale, una fonte di benedizioni ed un richiamo costante agli insegnamenti del Buddha, alla compassione, alla gentilezza e alla saggezza. Si ritiene che i Thangka rappresentino la manifestazione dell’unità e della perfezione divina e che infondano energie positive all’am-biente circostante. Lo splendore dei colori e del-le forme ha il potere di risvegliare la mente sti-molando le capacità di visualizzazione e rappre-senta un nutrimento per il cuore e la coscienza. Si dice che il solo atto di guardare un Thangka costituisca di per sé una buona azione e, se uti-lizzato nella meditazione, consenta di acquisire la comprensione degli stati di consapevolezza in esso raffigurati. La realizzazione materiale di un thangka, come del resto avviene per la maggior parte dell’arte buddista, è di natura altamente geometrica: le gambe, le braccia, le mani, gli occhi, le orecchie, le narici e la testa con i vari elementi rituali che compongono l’opera sono tutti inserite in un contesto geometrico ben definito. Tra le molte rappresentazioni che troviamo nelle Thangka ne ho scelto qualcuna più rappresenta-tiva tra cui: il buddha della Medicina (Bhai-shajya-Guru-Buddha). (fig.1) Il Buddha della medicina è una manifestazione del Buddha ed è particolarmente venerato in Ti-bet. Il suo nome in sanscrito, è traducibile con “ il Buddha maestro del rimedio e della medicina”, poiché si è incarnato al fine di rendere agli uomi-ni l’integrità morale, ma anche fisica, necessaria

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Lobsang guarda ogni oggetto quasi con voracità. Annusa i vecchi mobili tibetani e li accarezza. Tutto gli parla del suo Tibet. Il Museo lo affascina e lo riempie di ricordi. Sono le sue radici, quelle nelle bacheche. Poi si ferma davanti al poster che ricorda la visita del Dalai Lama alla Casa del Tibet proprio per inaugurare il Museo: Votigno di Canossa (RE) 26 ottobre 1999. “Raccontami cos’è successo?” mi chiede. Eccola Lobsang la storia di quel giorno: “Un temporale improvviso e devastante ha sconvolto il Nord Italia e il ponte sul fiume Enza, fra Parma e Reggio, vacilla tanto da essere chiuso al traffico. Non lo si ricorda a memoria d’uomo”. Proprio oggi! E’ da quel ponte che deve passare Dalai Lama, arrivato in aereo a Bergamo e pronto per un volo su Parma da dove, dopo San Polo e la Casa del Tibet ripartirà nel pomeriggio, per essere la sera a Roma. “Santità - gli dicono a Bergamo - è impossibile raggiungere la Casa del Tibet, l’aereo non può atterrare all’aeroporto di Parma!” “E le strade sono chiuse?” - domanda Sua Santità?

NEL CUORE DELLA CASA DEL TIBET

di Stefano DallariIl sorriso di Lama Lobsang è contagioso. Persino le antiche pietre di Votigno sembrano aprirsi, come una bocca che gioisce, mentre il monaco tibetano le sfiora, camminando adagio, con il rosario in mano. Intona per centinaia di volte il mantra “Om Mani Padme Hum”. Una preghiera per ogni chicco che gli scorre fra le dita. Lobsang si siede sulla panchina di legno al centro del borgo, mi chiama, pieno di entusiasmo: "Stefano, ha ragione il Dalai Lama quando dice che questo è un luogo bellissimo! E poi qui c’è la Casa del Tibet e tutto è ancora più speciale! " Lo ascolto con tutto me stesso: in un carcere cinese, sul tetto del Mondo, i carcerieri gli hanno sfondato lo sterno, e lo hanno accecato in un occhio, massacran-dolo di botte. La sua unica colpa? Aveva gridato, a sedici anni, "Lunga vita al Dalai Lama!" E’ riuscito a scappare dall’ospedale fingendosi morto e con infinite peripe-zie è arrivato in India. E adesso è qui, alla Casa del Tibet. Insieme, entriamo nel Museo del Tibet, il vanto del Centro.

La visita del Dalai Lama e il pensiero di Lama Lobsang

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“No, ma il viaggio è più lungo!” “E allora partiamo subito!” Nella Piazza di San Polo d’Enza la folla lo attende con ansia, i Nomadi, loro che il Dalai Lama lo hanno già incontrato nel ’95 a Dharamsala, hanno alleviato con note ispirate l’attesa di tutti. Sua Santità finalmente arriva: riceve la Cittadinanza Onoraria dei Comuni Matildici e saluta un nugolo di scolari accalcati sotto il palco che gli lanciano petali di rose. “Studiate - dice loro - il futuro vi appartiene e abbiate sempre un cuore caldo! “ Dopo San Polo, tocca alla Casa del Tibet! Salgo in macchina con Claudio Cardelli, storico amico del Tibet, grande viaggiatore, per volare su a Votigno anticipando l’arrivo di Sua Santità. Una manciata di chilometri, incrociando i castelli matildici di Rossena e di Canossa. Alla vista della storica rupe Cardelli lancia un urlo, frena e si lancia fuori dalla macchina puntando la telecamera verso il cielo. Non inquadra, come pensavo, lo storico castello di Matilde, ma un immenso arcobaleno. ”Stefano – mai vista una cosa simile!” – mi dice con entusiasmo Claudio – “Queste cose succedono solo con il Dalai Lama!” . Arriviamo a Votigno anticipati da uno splendido sole, c’è già una bella folla di gente. Sulle pietre del borgo, tirato a lucido, grandi segni di calce bianca come benvenuto. I tibetani di Votigno hanno fatto tutto alla perfezione e in tanti hanno collaborato. Angelo Romano, ad esempio, l’amico di Roma, si è vestito perfettamente e, come gli avevo chiesto, è attentissimo a tutto. Serio come un agente segreto. Nives Bellissimo, la sua deliziosa moglie è invece piena di sorrisi. Sarà lei a rappresentare, dopo qualche anno, la Casa del Tibet a Roma. La vedo parlare con Ivana Spagna, la mia amica cantante che ha dedicato una canzone: “10 Marzo 1959” ispirata al dramma tibetano. Ma ecco che sentiamo l’arrivo di una macchina, il brusio diventa silenzio e dopo pochi secondi una tonaca scarlatta scende da una macchina blu. Sua Santità mi sorride, mi stringe le mani con la sua straordinaria intensità e sembra volermi dire: “Visto che sono arrivato!”. Si infila subito, guidato con solerzia dalla segretaria Ciundak Koren, nella cucina di Teresa, mia sorella, allora incinta della futura Allegra, per il pranzo. Poi eccolo fra di noi. “Questo è un luogo molto bello” – annuncia sulla piazzetta il Dalai Lama, dopo l’inaugurazione del

Museo – “ideale per la Meditazione… un luogo importante per la cultura tibetana preziosa per l’intera Umanità”. Si, è il giorno più bello della mia vita. Nessuno potevo farmi un dono più grande. “Il Dalai Lama è un Buddha vivente” – mi dice Lobsang. “E’ il Buddha in terra e tu sei una persona fortunata perché lo hai potuto incontrare tante volte! Il suo Buddismo è gentilezza, saggezza e infinito altruismo”. Quando usciamo dal Museo l’ultimo sole sta dipin-gendo d’oro le antiche mura di Votigno. Il tramonto è il miglior pittore del mondo. “Si, aggiunge Lobsang – perché Il buddismo tibetano ha sempre fiducia nell’ Uomo, qualsiasi cosa abbia fatto. Nessuno è cattivo! Chi fa cose malvagie o stupide le fa perché è una persona ignorante che cerca la sua felicità in modo sbagliato. Pensa che essere felici sia avere tante cose, avere potere sugli altri. Invece la felicità arriva quando facciamo felici gli altri. Ed è una felicità piena, indistruttibile. Alla portata di tutti”. “Ma allora Lobsang – gli dico con forza - dopo milioni anni di storia, dopo tanti Maestri che hanno insegnato la saggezza perché c’è tanto male sulla terra, perché c’è tanta violenza, perché questi cinesi si accanisco-

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TUTTO EVOLVE E TUTTO SI TRASFORMA

di Geeti Marzia Gullinoqualsiasi cosa e questo ci porta nuovamente in contatto con la possibilità di chiedere aiuto a qual-cosa di più grande.I monaci si mettono accanto al mandala e con i costumi tipici della loro tradizioni tibetana intona-no una preghiera, che è una via di mezzo tra una preghiera profonda ed un canto, la loro voce mi trasporta ad una dimensione lontana e allo stesso tempo attraverso loro si ha la possibilità di contat-tare questo spazio, questo luogo sacro: il Tibet.Uno di loro prende in mano lo strumento per iniziare la costruzione del mandala.E’ un lavoro davvero da certosini, un’arte antica che porta con sé un prezioso insegnamento: tutto è in continuo mutamento, tutto si evolve e tutto si trasforma. Ecco che piano piano il mandala prende forma e colore, osservo la sua bellezza e riman-go stupita dalla precisione con la quale i monaci eseguono il lavoro. Stando vicino ai monaci si percepisce la loro pace interiore, la loro resa alla vita che conducono e la loro innocenza. L’intera esistenza di un monaco , di qualsiasi fede esso sia, è dedita alla preghiera, alla meditazione e allo studio, questo richiede una grande forza interiore e un grande amore per la ricerca interiore. Certo da un lato non hanno i “problemi “ ordinari della vita (pagare bollette etc), per certi aspetti sono più sereni, ma nel mondo è proprio cosi , ognuno vive la sua dimensione e quando ci sono possibilità d’incontro c’è uno scambio, loro trasmettono a noi la loro visione del mondo, e ci donano un po’ di respiro e di chiarezza, noi diamo a loro la possibi-lità di condividere il loro messaggio. Per i monaci questa dimensione è chiamata Samsara, sono ben consapevoli dell’esistenza della sofferenza, fa parte

Ho sempre guardato con occhi meravigliati la creazione del mandala di sabbia: tutti quei colori che si fondono insieme in modo armonico, ognuno con un senso ben definito, la sabbia cosi fine, le forme cosi ben definite e ancora una volta i colori così sfavillanti. A rendere il tutto ancora più intenso è la pazienza e la meticolosità con la quale i monaci distribuiscono la sabbia sull’asse di legno, grattando una specie di imbuto di ferro con un foro minuscolo che gli consente di seguire le geometrie del mandala.La scorsa estate (Agosto 2015), grazie alla col-laborazione con Simona Bocchi, rappresentante per l’Italia della La Fondazione Himalayan Cultural Centre abbiamo avuto la fortuna di poter ospitare al nostro centro di Varazze i monaci tibetani. Sono stati qui tre giorni e hanno eseguito la cerimonia del mandala della prosperità.Poter vedere passo per passo la costruzione vera e propria del mandala è stata una bellissima espe-rienza e di grande insegnamento. Inizialmente hanno messo un asse quadrato di legno su un tavolo, poi un telo di stoffa con il dise-gno del mandala dedicato alla Tara Verde, Divinità femminile di origine indiana, è un Bodhisattva Celestiale che personifica la materna ed amore-vole sollecitudine dei buddha nel suo aspetto di intervento rapido ed efficiente per proteggere e salvare tutti gli esseri senzienti. Poi ci siamo seduti tutti in cerchio ed abbiamo cantato il mantra dedicato appunto alla Tara Verde OM TARE TU TARE TURE SOHA con dei momenti di silenzio dedicati all’ascolto interiore. Questo mantra, proprio come la divinità, aiuta a rimuovere gli ostacoli, lo si può usare in ogni momento e per

I mandala e la visita dei monaci tibetani al Centro Arihant di Varazze

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dell’essere umano. Accettando questa sofferen-za nasce la compassione nel nostro cuore. La compassione è la forma più evoluta dell’amore ed è quello che tutti i maestri illuminati provano verso l’umanità: è la forza che guarisce. I tre monaci por-tano a compimento il mandala dedicato alla Tara Verde nel giro di 3 giorni. Quando si apprestano a completare l’opera tutti i presenti si raccolgono intorno a loro per osser-vare e interiorizzarne la bellezza. Dal mandala si sprigionano qualità essenziali come: armonia, pre-ghiera, silenzio, bellezza, perfezione, pazienza. Ri-maniamo tutti in silenzio… i monaci intonano una preghiera con i loro abiti della tradizione, suonano le campane e poi con un tocco gentile uno di loro fa dei segni sul mandala… inizia la dissoluzione. Guardiamo tutti con aria triste ciò che il monaco ha appena fatto, lui ci guarda e si mette a ridere e allora l’atmosfera si alleggerisce.La dissoluzione del mandala consiste nel racco-gliere tutta la sabbia in un unico mucchietto: tutti i colori, le forme , il meraviglioso disegno sono ora diventati un cumulo di sabbia privo di forma ma intensamente carico di preghiera. Una parte viene distribuita ai presenti ed un’altra parte viene messa in un urna.Tutti insieme ci incamminiamo verso il bellissimo fiume che scorre poco distante. Arrivati al fiume, i monaci intonano ancora una volta una preghiera e lasciano cadere quel che resta dell’opera nell’ac-qua…e allora la sabbia torna ad essere oceano. Questo rito raccoglie in sé l’intera esistenza, la storia di una vita, come tutto è in continuo cam-biamento e trasformazione, come tutto torna a dissolversi nell’oceano e nell’esistenza intera. Nel corso di questo evento abbiamo trascorso anche dei bellissimi momenti di celebrazione, di scambio ed interazione con la cultura Tibetana. Ad accompagnare i monaci c’erano delle ragazze che si prendevano cura dei loro pasti e una sera ci hanno deliziato di uno spettacolo mostrandoci le loro danze ed i loro costumi tradizionali. Ho sentito i il cuore dell’Italia battere insieme al cuore del Tibet, per un attimo non ci sono stati confini

ma solo condivisione delle proprie abitudini e delle proprie tradizioni. Una sera ci siamo ritrovati insie-me a tanti amici a cantare sotto le stelle OM MANI PADME AUM (il mantra della compassione) e in quel canto c’era tutta la nostra preghiera e tutto il nostro anelito di vedere, sentire e vivere un giorno in mondo fatto di amore, di luce e condivisione… In realtà quel mondo c’è già: siamo tutti noi!

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Quello che vi proponiamo di seguito è Lo zodiaco della luna, un testo di bashir, un discepolo di osho, astrologo. Con il termine zodiaco si indicano comunemente le dodici costellazioni che il Sole attraversa nel suo ciclo annuale; la parola ha origini greche e significa “cerchio di animali”, anche se in realtà le immagini di queste costellazioni includono non solo animali, a volte mitologici, ma anche oggetti (Bilancia) e esseri umani (Gemelli, Vergine, Acquario). Possiamo

LA LUNA E LE STELLEUn testo che offre un importante arricchimento per l’interpretazione della luna nella carta astrale per appassionati di Astrologia e professionisti.

di Paolo Bashir Ansaloni

Introduzione di Majid ValcarenghiAlfredo Lafranco, fondatore delle edizioni OM, ha pubblicato e pubblica principalmente testi inerenti alla meditazione in tutti i suoi aspetti. La motivazione di Alfredo nel dedicare la sua vita a questa scelta editoriale nasce da una sua esperienza spirituale. E’ stato l’incontro con Sai Baba che ha cambiato l’indirizzo della sua esistenza. E' stata la sua compagna dell’epoca gravemente ammalata a chiedergli di portarla da Sai Baba, senza che ci fosse in lui inizialmen-te una qualche interesse personale. Poi, una volta arrivati nell’Ashram di Putthaparti accaddero una serie di eventi straordinari che coinvolsero lui e la sua compagna e tali eventi continuarono nei mesi successivi anche quando Alfredo tornò a Bologna. Così accadde che il materialista e buon calciatore Alfredo Lafranco divenne definitivamente un ricercatore e un editore devoto alla spiritualità indiana. Pur essendo un devoto di Sai Baba Alfredo spazia nel suo panorama editoriale aperto a diverse vie di con-sapevolezza. Dai testi classici indiani a Krishnamurti, Ramana, Osho. La sua casa editrice ha rieditato Operazione Socrate di cui nello scorso numero dedicato all’In-dia abbiamo pubblicato alcune pagine dal capitolo L’insegnamento di Osho. Alla fine del 2016 poi è in programma una nuova edizione de Lo Zen e la Manutenzione della Politica, uscito per la prima volta trent’anni fa per la Feltrinelli col titolo Politica e Zen. Questo rende bene l’idea di quanto sia a 360 gradi l’apertura di Lafranco a percorsi sicuramente lontani dal suo. Nello stesso tempo è specchio della scelta di Re Nudo di essere spazio libero per consentire la con-divisioni di esperienze diverse tra di loro ma tese tutte a elevare lo stato di consapevolezza dei lettori, lasciando poi ad ognuno il scegliere, se scegliere, l’esperienza spirituale che più risuona nelle proprie corde.

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dire che lo zodiaco, al di là dell’immagine del cerchio di animali, può essere definito dal punto di vista funzionale originario come una serie di gruppi di stelle atta a costruire una mappa del cielo, per poter descrivere il movimento dei pianeti e dei luminari, e nella quale ogni gruppo é caratterizzato da specifiche qualità simboliche. Nella letteratura su questo tema si fa solitamente riferimento allo zodiaco solare delle dodici costellazioni, identificandone l’origine nei primi oroscopi di epoca tardo Babilonese. Cyril Fagan ne attribuisce invece l’origine all’antica civiltà Egizia.Un aspetto non trascurabile riguardo l’origine e la storia dello zodiaco è che oggi in Astrologia ne esistono due definizioni ben diverse tra loro: quello tropico o quello sidereo.Il sistema tropico, o tropicale (dal latino tropicus: cambio di stagione), per definire in cielo la posizione di un pianeta prende come riferimento il punto di equinozio e il ciclo stagionale; mentre il sistema sidereo, o siderale (dal latino, sidera: stelle), si riferisce alle stelle fisse.A ciascuno di questi due sistemi fanno riferimento scuole e tradizioni diverse. La scuola tolemaica, usata in Occidente, è tropica; quella Jiotish vedica e quella siderale occidentale, sono sideree; infine la

scuola araba classica, influenzata sia dalla tradizione egizia che da quella tolemaica, ha coltivato entrambi i metodi. Robert Powell afferma che: “Il più antico dei due Zodiaci è quello siderale”.Opinione pienamente condivisa dallo scrivente con la sola riserva che, se accettiamo la definizione funzionale dello Zodiaco precedentemente esposta, in verità il più antico degli zodiaci non era solare, né composto da dodici costellazioni. Era invece uno zodiaco riferito ai movimenti del nostro satellite, la Luna, costituito da ventisette o ventotto asterismi o mini-costellazioni, tradizionalmente conosciute come “dimore, case o mansioni lunari”.Le tavolette di Mul.Apin, giunte fino a noi dall’antica Babilonia, mostrano lo sviluppo del cammino della Luna già secoli prima della definizione dei punti di equinozio e solstizio, su cui si basa lo zodiaco solare come noi lo conosciamo. Infatti, grazie a una costante e paziente osservazione notturna, diventa relativamente semplice e naturale registrare il movimento della Luna rispetto le stelle. Essa ci appare sullo sfondo del cielo stellato e questo rende possibile descriverne il percorso, notte dopo notte, prendendo come riferimento le stelle di maggior visibilità vicine al

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IL GIARDINO DI GAIAOperatori del BenessereTerapie e giochi per la guarigione e l’evoluzione del potenziale umano

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LE STELLEA tutti voi, amici delle stelle,buon 2016 ! Come si presenta quest'anno la situazione planetaria? Se nel 2015 eravamo presi in un vortice di Fuoco, nel 2016 non ci sarà più un elemento così dominante ma si andrà a creare un equilibrio tra Fuoco, Acqua e Terra, tranne quando Marte sosterà in Scorpione, portando così maggiore attenzione sull'elemento Acqua e avremo una maggiore enfasi sul Fuoco nei mesi in cui il pianeta transiterà in Sagittario. Fra il 9 e il 10 settembre Giove passa dalla Vergine alla Bilancia: finalmente un soffio di Aria rinfrescante che ci donerà maggiore obiettività. Da gennaio a marzo Urano e Plutone saranno in aspetto esatto di quadratura. Continua la lotta tra il potere, simboleggiato da Plutone in Capricorno, e Urano in Ariete, il grande ribelle. Plutone servirà da cassa di risonanza per le istanze di rinnovamento uraniane, mettendo l'accento sulla necessità di attuare un cambiamento. Saturno si posiziona in aspetto di quadratura sia con Giove in Vergine che coi pianeti in Pesci. La quadratura con Nettuno in Pesci ci stimola a vedere la grazia della verità e quella con Giove sottolinea la transitorietà degli obiettivi terreni e la necessità di rivolgersi a valori più elevati.

a cura di Samapatt Toschi

Per oroscopi personalizzati: [email protected]

aRietePer i nati del segno il nuovo anno comincia con un bel trigono fra Saturno in Sagittario e Urano nel segno. Anche se non esatto al grado, è comunque un aspetto di grande energia, rappresenta un punto di equilibrio fra il vecchio e il nuovo, di stabilità e concretezza nei vari progetti che gli amici Ariete sono in procinto di cominciare. Urano e Plutone sono invece in aspetto esatto di quadratura. Invito a osservare il bisogno di essere i primi, di combattere e vincere, e cosa siano disposti a fare per questo.

toRoSi apre davanti a voi una nuova vita, si ampliano le pro-spettive, si ricomincia da capo. Saturno ha lasciato defi-nitivamente lo Scorpione uscendo dall'aspetto di opposi-zione al vostro segno. Le strutture rimaste in piedi hanno dimostrato di essere veramente solide e con le radici pro-fondamente piantate nella terra. Giove dalla Vergine e Plutone dal Capricorno vi sostengono. Vi troverete quindi al centro di un triangolo di Terra che dona grande concre-tezza, voglia di realizzare progetti nuovi e determinazione.

GeMeLLiIn primo piano l'aspetto di opposizione che Saturno, dal Sagittario, crea al vostro Sole natale. In questi mesi saran-no interessati direttamente i nati della seconda decade. L’aspetto dissonante fra i due pianeti parla di un attrito con l’autorità in generale, in particolare con la figura pater-na, e di sfiducia in se stessi, nelle proprie capacità e possi-bilità, Occorrerà ancorarsi alle qualità positive che Saturno porta con sé: disciplina, anzi auto-disciplina, un senso di responsabilità superiore alla norma e forti principi morali.

cancRoL'anno si apre con l'opposizione di Plutone dal Capricor-no e la quadratura di Urano dall'Ariete. Soprattutto i nati della seconda decade dovranno essere pronti a disfarsi di vecchi schemi mentali. L'opposizione con Plutone sarà mediata dal transito di Giove in Vergine che metterà in evi-denza il limite. Il rassicurante e benevolo Giove vi tiene con i piedi ben piantati in terra, mentre Nettuno e Chirone dai Pesci e Marte dallo Scorpione, enfatizzando le vostre qualità migliori, alimentano il senso del valore e la fiducia nelle vostre capacità.

LeoneSi annuncia un anno creativo, dinamico, pieno di novità, movimentato, di evoluzione sia mentale che emozionale. L'energia del Fuoco si esprimerà al massimo livello e la potrete utilizzare per costruire una nuova situazione dopo il passaggio di Saturno in Scorpione che, negli ultimi 2 anni e mezzo, ha frenato l'espansione della vostra energia vitale. Solo Marte in Scorpione potrebbe essere causa di conflitti con l'autorità, discussioni in amore, rabbia occulta che dovrà trovare un adeguato canale di sfogo.

VeRGineGiove, archetipo di abbondanza, benessere e ottimismo sosta nel vostro segno. In primo luogo riguarderà le que-stioni finanziarie, il lavoro e favorirà tutte le attività connes-se con il prendersi cura, con il “servizio”. Sentirete il biso-gno di costruire qualcosa di solido e creare una stabilità economica. Saturno, quadrato al Sole, per ora interessa solo i nati della seconda decade. Questo può indicare un periodo di crisi. L'aspetto disarmonico non farà altro che evidenziare i problemi, portandoli alla luce.

biLanciaPer i nati del segno l'inizio anno è caratterizzato dall'op-posizione di Urano in Ariete e dalla quadratura di Plutone in Capricorno ma anche dai favori elargiti dal bel sestile di Saturno in Sagittario. Con Urano in opposizione bisogna pensare e agire in maniera originale e prepararsi sempre all'imprevedibile. La quadratura di Plutone al Sole natale definisce un periodo difficile della vostra vita, dove non potrete più fare affidamento sul vostro vecchio io, ma oc-correrà abbandonare aspetti superati della personalità.

ScoRPioneUn vero e proprio ciclo di vita è terminato e quello nuovo sta iniziando proprio ora. Marte, vostro pianeta governato-re, sosterà nel segno i primi mesi dell'anno e, precisamen-te dal 4 gennaio fino al 6 marzo. La sua azione si andrà a sommare ai trigoni di Nettuno e Chirone dai Pesci. Grande sostegno vi arriverà da questi transiti nei segni d'Acqua, e doti di sensitività, magnetismo, energia, forza e coraggio al limite della temerarietà, ma per alcuni anche un'accen-tuata aggressività.

SaGittaRioParliamo subito di Saturno che ormai da quasi un anno sta andando avanti e indietro nel segno e ci resterà fino al 2017. Saranno anni di capitale importanza, in cui verranno messi in discussione i fondamenti stessi su cui si basa l'in-tera struttura di vita. La quadratura di Giove accentuera' la tendenza all'eccesso e potrebbe causare problemi nel set-tore delle finanze. Le persone che stanno viaggiando alla ricerca del Sé, potrebbero anche vivere momenti di intensa estasi interiori o esperienze di picco.

caPRicoRnoDa gennaio ad aprile i due giganti energetici, Urano e Plu-tone, saranno in quadratura fra loro. Sara' questo il tempo ideale per osservare il proprio rapporto con il potere, l'uso che se ne fa, creativo o manipolatorio, e fin dove si vuo-le arrivare. L'ambizione e' una delle vostre caratteristiche primarie; infatti raggiungete sempre gli obiettivi che vi sie-te prefissi. Grazie al trigono che Giove forma dalla Vergine, nei primi mesi dell'anno potrete concretizzare situazioni professionali, migliorando così anche l'umore e i rapporti personali.

acQuaRioUrano, il vostro pianeta, in aspetto positivo dall'Ariete, sol-lecita il vostro anticonformismo e la vostra originalità.Saturno, secondo governatore del segno, anche lui favore-vole dal Sagittario, vi rendera' maggiormente stabili e lun-gimiranti nelle scelte di vita. L'unico pianeta che intralcerà un po' il cammino sarà Marte, in quadratura dallo Scorpio-ne fra il 4 gennaio e il 6 marzo. Marte parla di una qualche forma di aggressività o di un lato ombra del vostro caratte-re, che potrebbe venire esaltato e messo in evidenza.

PeSciOltre a Nettuno e Chirone nel segno, quest'anno dovrete confrontarvi sia con la quadratura di Saturno in Sagittario che con l'opposizione di Giove in Vergine. Saturno vi spin-ge verso la vostra vera natura, togliendo i vari strati di una personalità che non vi appartiene più. Giove transita nel segno opposto e complementare della Vergine. Potrebbe avere un effetto sul settore delle finanze ma anche sulle relazioni; per alcuni un miglioramento, per altri la rottura nel caso la situazione fosse già irrecuperabile.

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Il Tibet e la sua cultura, la sua arte, le iniziative delle associazioni italiane per aiutare a che si preservi l’identità tibetana. Questo numero di Re Nudo vuole dare corpo e anima, spazio e voce a chi dedica la propria vita alla causa tibetana e anche per i bambini tibetani con la possibilità di adozioni a distanza. Diamo anche voce al Dalai Lama intervistato da Piero Verni in occasione dell’ottantesimo compleanno del massimo esponente del buddismo tibetano.

Della Cina non parliamo degli orrori del regime di cui abbiamo dato ampio spazio sul N. 1 di Re Nudo nuova serie, ma abbiamo scelto di dare spazio al grande contributo dello studio sull’alimentazione denominato China Study. Un numero di Re Nudo dunque tutto al positivo e propositivo che ci auguriamo possa avere una lunga vita e un ampia diffusione.