manuale muri a secco

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Tecniche di ripristino muri a secco

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  • Manuale per la costruzionedei muri a seccoLinee guida per la manutenzione dei terrazzamentidelle Cinque Terre

    LIFE 00ENV/IT/000191PROSITPianificazione erecupero delle operedi sistemazione delterritorio costierodelle Cinque Terre

  • Manuale per la costruzione

    dei muri a secco

    Linee guida per lamanutenzione dei

    terrazzamentidelle Cinque Terre

    VOLUME MANUALE LIFE 6-12-2004 20:35 Pagina 1

  • 2Testi e Fotografie:

    Capitoli 1, 2 , 3.1, 3.3, 4, 5 a cura dellarch. Simona Martini e dellarch. Gianluca Pesce.Capitolo 3.2 a cura del dott. geol. Roberto De Franchi.

    Alle indagini conoscitive condotte nella prima fase della ricerca hanno partecipato anche

    larch. Alberto Colombo e ling. Fabrizio Tavaroli.

    Stampa:Tipografia Ambrosiana

    LIFE 00 ENV/IT/000191 PROSIT Pianificazione e recupero delle opere di sistemazione

    del territorio costiero delle Cinque Terre

    Si ringraziano:Presidente Franco Bonanini, prof.ssa Mariolina Besio,

    dott.ssa Sabrina Rolla, arch. Simona Martini, arch. Gianluca Pesce, geol. Roberto De Franchi,

    arch. Alberto Colombo, ing. Fabrizio Tavaroli e tutta lquipe LIFE-PROSIT.

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  • Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    INDICE

    1. INTRODUZIONEDescrizione dello studio 5Metodologia di lavoro 5

    2. LE SISTEMAZIONI ARTIFICIALI DEI PENDIILe tipologie in uso nel Parco nazionale delle Cinque Terre 7Terrazzamenti con muri di contenimento in pietra a secco 8Terrazzamenti con muri di contenimento in pietra legata da malta di calce 12Cigli erbosi 14

    3. IL TERRAZZAMENTO CON MURI IN PIETRA A SECCO

    3.1 LA TECNICA COSTRUTTIVA:

    3.1.1. Introduzione:Elementi introduttivi 15Glossario 15Una chiave di lettura per la comprensione della tecnica costruttiva dei muri a secco 18

    3.1.2. Regole costruttive per la realizzazione dei muri a secco:Lorganizzazione del cantiere di lavoro 20La fondazione 23Disposizione degli elementi litici nel paramento esterno e nel drenaggio 26I corsi 28Sezione di muro in cui si possono leggere i vari corsi da cui composto. 29I giunti 29La scarpa esterna 30La testa del muro 30

    3.2 NATURA DELLE PIETRE 32

    3.3 FORME E CAUSE DEL DEGRADO:Regole costruttive per la realizzazione dei muri a secco:

    3.3.1. Le sollecitazioni a cui sono soggetti i muri a secco dei terrazzamenti:La sistemazione del pendio 38Le spinte del terreno 40Il sovraccarico del piano di posa 41La spinta dellacqua 41

    3.3.2. Le forme di degrado:Il dissesto strutturale 42Il degrado dei materiali 48

    4. INDICAZIONI PER LA RICOSTRUZIONE DEI MURI A SECCO 51

    5. ORIGINE DELLO STUDIO 59

    6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 61

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  • Manuale per la costruzione del muri a secco

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  • 1. INTRODUZIONE

    Descrizione dello studioQuesto studio frutto di una ricerca condotta nel territorio del Parco Nazionale delle

    Cinque Terre, ed ha per oggetto il sistema costruttivo del terrazzamento.La ricerca stata condotta e coordinata tra il 2001 e il 2004 dalla prof. sa Mariolina

    Besio del Dipartimento Polis dellUniversit di Genova. Pi in particolare, lo studio disettore di seguito illustrato stato coordinato dalla prof. sa Anna Boato (DSA -Dipartimento di Scienze dellArchitettura) e dal prof. Tiziano Mannoni (ISCUM -Istitutodi Storia della Cultura Materiale) con la partecipazione di un gruppo di ingegneridellUniversit degli Studi di Genova diretti dal prof. Sergio Lagomarsino e dal prof.Roberto Passalacqua (DISEG- Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica), edi un gruppo di geologi coordinato dal dott. Geol. Roberto De Franchi.

    Prima finalit della ricerca stata la conoscenza del sistema terrazzamento e, dun-que, la conoscenza e la verifica di quei saperi empirici su cui si sono da sempre basa-ti i costruttori di queste particolari opere edili, la verifica di quei saperi empirici con leattuali conoscenze dellingegneria strutturale e della geotecnica, e la determinazionedelle cause di degrado a cui tali strutture sono soggette.

    Le indagini a carattere conoscitivo sono state il punto di partenza per una riflessio-ne inerente la conservazione e la tutela dei terrazzamenti realizzati con muri di sostegnoin pietra a secco, che sfociata in una serie di suggerimenti operativi per gli interven-ti di recupero.

    Metodologia di lavoroIl lavoro svolto si basato su di un continuo confronto dei risultati parziali ottenuti sin-

    golarmente dai gruppi di specialisti, che hanno avuto pi volte loccasione di incontrarsie svolgere assieme lattivit di ricerca, sia direttamente sul campo, sia a tavolino.

    Elemento comune a tutte le ricerche stato un primo esame delle fonti bibliografi-che inerenti largomento, reperibili nelle biblioteche pubbliche e private della Liguria, elo studio di testi inediti reperibili presso centri di ricerca pubblici e ricercatori privati.

    La ricerca sul terreno ha permesso lanalisi diretta dei manufatti oggetto di indagine,sui quali stata raccolta una ricca documentazione grafica e testuale.

    Incontri appositamente svolti con muratori e coltivatori di aree terrazzate, nelle diver-se aree del Parco, hanno permesso di registrare parte di quel sapere empirico che dif-ficilmente possibile trarre dai libri; sapere che stato rubato anche attraverso unafrequentazione diretta di alcuni cantieri per la ricostruzione dei muri1).

    I dati provenienti da questo ricco panorama di fonti sono stati quindi acquisiti ed ela-

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  • borati a tavolino per giungere alla redazione di sintesi e modelli utili a migliorare la com-prensione e la descrizione del sistema terrazzamento. Obiettivo del lavoro era quellodi verificare, alla luce delle pi recenti conoscenze scientifiche nel campo della geolo-gia e dellingegneria strutturale e geotecnica, le regole della tradizionale tecnicacostruttiva dei muri di terrazzamento, e a partire da queste - di studiare i fenomeni ele cause di degrado a cui tali strutture sono soggette.

    Presupposto essenziale per il completamento della ricerca era, dunque, lidentificazio-ne di quelle regole costruttive spesso applicate empiricamente, che sono le conoscen-ze mai scritte di quei maestri muratori impegnati in questa particolare attivit edilizia.

    Si cercato di verificare lesistenza di lavorazioni o accorgimenti costruttivi comuniche potevano, per questo, essere assunti quali regole fondamentali della tecnicacostruttiva dei muri a secco. Alla base di tale assunzione vi era, infatti, la considerazio-ne che se una lavorazione adottata allo stesso modo in diverse culture costruttiveposte, magari, anche a grande distanza luna dallaltra, allora tale lavorazione non solouna caratteristica della tradizione locale, ma uno dei principi fondamentali sui quali sibasa questa tecnica costruttiva.

    Tale metodologia di lavoro ha permesso, infatti, di identificare i principali accorgimen-ti comuni (le regole esposte in questo testo) e di verificare anche lesistenza di cultu-re costruttive locali - poste anche a poca distanza luna dallaltra -, caratterizzate daaccorgimenti di limitata diffusione territoriale.

    A partire dai risultati di questa prima fase di lavoro stato quindi possibile avviare lostudio dei fenomeni e delle cause di degrado a cui sono soggetti i muri di terrazzamen-to in pietra a secco; studio dal quale emersa una ricca casistica di fenomeni che sot-tintende differenti cause e modelli di sviluppo, brevemente riportati in una delle ultimeparti di questo studio.

    1) Non tutti i cantieri frequentati rientravano nellambito del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

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  • 2. LE SISTEMAZIONI ARTIFICIALI DEI PENDII:Le tipologie in uso nel Parco Nazionale delle Cinque Terre

    Prima di addentrarsi nello specifico della tecnica costruttiva dei muri di ter-razzamento 2) in pietra a secco necessario fare una breve panoramica sui tipidi sistemazione in uso nei versanti del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

    Dai sopralluoghi condotti risulta come nel Parco vi siano tre tipologie di siste-mazione a terrazze e come, tra queste, la sistemazione con muri di sostegno inpietra a secco costituisca il tipo pi diffuso.

    Oltre ai muri di contenimento in pietra a secco, sono stati individuati muri dicontenimento in pietra legata da malta di calce, e strutture di sostegno costitui-te da balze in terra battuta e pietrame, i cosiddetti cigli erbosi (in dialetto: cuighe).

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    2) A tale proposito bene precisare che in questo studio con il termine terrazzamento si intende iden-tificare quella sistemazione artificiale dei rilievi collinari e montuosi che ha lo scopo di dare luogo alla costitu-zione di piani d'uso orizzontali o debolmente inclinati, su versanti caratterizzati da elevate pendenze. I terraz-zamenti possono presentare un'ampia variet dimensionale e sono ripetuti in successione uno sopra l'altro oanche uno a fianco all'altro dando luogo a quelle sequenze caratteristiche di molte parti del mondo, tra le qualianche quelle dei versanti collinari delle Cinque Terre.

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  • Tra i muri in pietra a secco , inoltre, possibile distinguere due sottotipi:quelli la cui testa termina a filo del piano duso, e quelli la cui testa si erge oltreil piano duso.

    Terrazzamenti con muri di contenimento in pietra a seccoLa dicitura pietra a secco posta ad indicare come gli elementi che costi-

    tuiscono il muro di sostegno siano sistemati luno vicino allaltro senza luso dimalte che facciano da legante.

    I muri realizzati in questo modo possono avere altezze variabili in funzionedella pendenza dei versanti su cui sono costruiti 3), e lunghezze altrettanto varia-bili in funzione, oltre che delle caratteristiche dei versanti, anche della parcella-zione del territorio.

    In generale, tali strutture sono opere pluristratificate nelle quali possibileleggere le frequenti ricostruzioni conseguenti ai crolli 4).

    Muri in pietra a secco nella zona di Terre Incolte.

    Come gi accennato questa tipologia di muri a secco pu essere ulterior-mente suddivisa in due sottotipi: i muri la cui testa si trova a filo del piano duso,e quelli la cui testa posta oltre il piano duso.

    Entrambi i tipi fanno riferimento alla stessa tecnica costruttiva, cosicch ledifferenze si limitano esclusivamente alla geometria del muro di sostegno.

    I muri la cui testa posta oltre il piano duso hanno, infatti, la caratteristica

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    3) Generalmente forti pendenze danno luogo a muri di grande altezza e viceversa.4) Normalmente le ricostruzioni interessano brevi tratti di muro. Come stato possibile verificare durante

    le interviste fatte ai muratori e ai coltivatori che operano nelle aree terrazzate di diverse parti della Liguria, ilproblema della ricostruzione dei muri a secco non , infatti, solo prerogativa della nostra epoca, ma un pro-blema intrinseco al tipo. Un muro a secco ha necessit - proprio in quanto tale - di essere sottoposto a con-tinua manutenzione, per poter durare a lungo e questo sia che il muro sia stato realizzato con la migliore tec-nica e materiale costruttivi, sia che sia stato realizzato in modo approssimativo. L'unica differenza tra i duecasi pu, forse, essere data dagli intervalli di tempo entro i quali deve essere fatta la regolare manutenzione.

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  • di proseguire per diverse decine di centimetri oltre il piano di coltivazione 5), aldi sopra del quale si configurano come veri e propri muri a doppio paramento(sempre, per, in pietra a secco).

    Contrariamente alla tipologia in cui la testa del muro termina a filo del pianoduso, che ha una diffusione pressoch omogenea in tutto lareale indagato, iterrazzamenti con muri rialzati sono presenti soprattutto nelle aree di levante delParco, dove vi un eccesso di materiale litico nei terreni di coltura e vi quin-di la necessit di effettuare un maggiore spietramento del terreno rispetto adaltre aree del Parco.

    La sopraelevazione costituisce, inoltre, anche una protezione dai venti peralcuni tipi di coltura 6), e serve da camminamento per il passaggio degli agricol-tori lungo la fascia.

    Altra funzione importante che svolge la sopraelevazione del muro quella diinterrompere il flusso delle acque di scorrimento superficiale nei punti di natu-rale compluvio che, diversamente, salterebbero da un terrazzamento allaltrodanneggiando le coltivazioni; inoltre il rialzo del muro svolge un effetto barrierache favorisce laccumulo e linfiltrazione dacqua nel terreno che, in questo area-le di diffusione, sempre molto granulare, grossolano e permeabile.

    In generale i muri a secco, pur essendo accomunati da regole costruttive dibase, presentano differenze dovute al tipo di materiale litico impiegato e a rego-le costruttive di limitata portata territoriale, quali ad esempio luso della terraper regolarizzare i letti di posa delle pietre 7).

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    Sistemazione del versante con muri in pietra secco a filo delpiano duso nella zona di Costa di Corniolo.

    5) In alcuni casi la sopraelevazione pu raggiungere anche i 100 centimetri.6) Tale funzione era maggiormente utile in passato quando i vigneti venivano coltivati raso terra, in parti-

    colare per le produzione dello sciacchetr.7) Tale uso stato verificato solo nelle colline alle spalle di Vernazza.

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    Sulla testa del muro si pu notare la presenza di piante di cavolfiore; con tale accorgimento rimane mag-giore spazio per la coltivazione della vite e non si crea ingombro lungo il percorso.

    Dalle interviste emerso come linserimento di alberi da fico negli ultimi corsi avesse lo scopo principaledi rendere pi stabile la struttura muraria e di non ingombrare il piano di campagna riservato alla coltivazio-ne dei vigneti.

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    Esempi di sistemazione del versante con muri a secco con la testa del muro rialzata nella zona di Schiara.

    Particolare di sistemazione del versante con muri a secco con la testa delmuro rialzata nella zona di Schiara.

    Schema di sezione di un muro a secco con la testa del muro rialzata.La parte di muro rialzata costituita da undoppio paramento murario. Svolge un ruolodi protezione delle coltivazioni dai venti e diinterruzione del flusso delle acque di scorri-mento superficiale.

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  • Terrazzamenti con muri di contenimento in pietra legata da malta di calceI muri in pietra legata da malta di calce si trovano generalmente nelle aree di

    fondovalle dei comuni di Vernazza e Monterosso; nei terreni, cio, pi ad ovestdel Parco e caratterizzati da una maggiore diffusione della coltivazione degliagrumi.

    Essi sono realizzati con materiale litico di buona qualit (talvolta anche di cava)che contrariamente a quanto avviene nei muri in pietra a secco - viene tenutoassieme con della malta di calce. Questa tecnica consente di realizzare muri piduraturi, con minore necessit di manutenzione, e con altezze superiori rispettoa quelle delle opere in pietra a secco 8). Le strutture realizzate in tale modo siconfigurano come costruzioni di maggior valore che, necessariamente, sonolegate anche a coltivazioni di maggiore pregio quali, ad esempio, i limoneti.

    Al fine di proteggere le coltivazioni dai venti il muro veniva rialzato rispetto alpiano di campagna svolgendo in tal modo anche la funzione di delimitazione erecinzione della propriet.

    A differenza delle altre sistemazioni in questo caso il piano di coltivazione(cian) sempre perfettamente pianeggiante 9).

    Esempio di muro di contenimento a calce nella zona di Monterosso.

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    8) Di norma l'altezza massima dei muri a calce nell'ordine dei 5-6 metri rispetto ai 2-3 metri di quelli asecco.

    9) In questo modo era pi agevole la coltivazione degli agrumi soprattutto in relazione alla modalit di irri-gazione che nel passato erano attuate a scorrimentoattraverso la realizzazione di piccoli solchi attraverso iquali le acque venivano convogliate dalle vasche di raccolta verso ogni singola pianta.

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  • Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    Schema di sezione di un muro a calce.Tale tecnica consente la realizzazione dimuri con altezze maggiori rispetto ai muria secco.Il muro veniva rialzato rispetto al piano dicampagna al fine di proteggere le colti-vazioni dal vento, svolgendo anche unafunzione di delimitazione e recinzionedella propriet.

    Particolare di muro di contenimento a calce nella zona diMonterosso.

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  • Cigli erbosiQuesta tipologia si trova quasi esclusivamente in alcune aree dei comuni di

    Monterosso e di Vernazza soprattutto poste nel bacino idrografico della Val diVara, in quanto tale sistemazione pu essere adottata solo dove vi sono terre-ni eminentemente argillosi (o comunque dotati di buona coesione), e con unapendenza non troppo elevata quali sono, appunto, i terreni pi interni delParco, ove oltretutto vi una scarsa disponibilit di materiale litico per la costru-zione di muri.

    La stabilit del terrazzamento in questi casi , infatti, garantita dalla realizza-zione di una scarpata con terreno costipato e frammisto a pietre informi ove sifavorisce lo sviluppo di una cotica erbosa a zolle (in dialetto: cuiga) che impe-disce lerosione ed il dilavamento superficiale lungo la scarpata stessa.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Sistemazione con terrazzamenti sorretti da ciglierbosi (cuighe) nellentroterra di Vernazza, inlocalit valle dei Laghi (qui a fianco) e in localitRivasso a Monterosso (foto in basso a sinistra).

    Schema di sezione di un versante siste-mato con cigli erbosi.

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  • 3. IL TERRAZZAMENTO CON MURI IN PIETRA A SECCO

    3.1 LA TECNICA COSTRUTTIVA

    3.1.1 introduzioneElementi introduttivi

    La tecnica qui descritta inerente i soli muri in pietra a secco di sostegnodei terrazzamenti, e non i tipi di opere quali, ad esempio, muri di cinta, edifici,ecc. 10)

    Le descrizioni fatte sono, inoltre, quelle derivate dallo studio di casi di rico-struzione di piccoli tratti di muro; la tecnica per ledificazione ex-novo dei terraz-zamenti oggi difficilmente analizzabile non viene in questa sede trattata.

    Glossario

    Per descrivere compiutamente la tecnica costruttiva che stata analizzata necessario introdurre alcuni termini tecnici che saranno ampiamente utilizzatinelle descrizioni seguenti. In questo paragrafo viene, cos, riportato un breveglossario della principale terminologia utilizzata nel resto del testo.

    I vocaboli derivano in parte dal comune lessico dei maestri muratori (riporta-to tra ), e in parte da una terminologia obbligatoriamente importata da alcu-ne discipline scientifiche (geologia, ingegneria, archeologia dellarchitettura)quando il lessico tradizionale risultato carente.

    Quando possibile, assieme ai termini viene riportata anche la corrispettivaforma dialettale (in corsivo) che, come dimostrano le numerose raccolte gipubblicate, pu essere daiuto nello studio delle diverse culture costruttive.

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    10) Un interessante documento sulle modalit realizzazione dei muri di cinta in pietra a secco disponi-bile sul sito del British Trust for the Conservation Volunteers, con il titolo: Dry stone walling.

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  • Boccioni (forma dialettale: balluin): elementi litici di grosse dimensioni e diforma rotondeggiante che vengono impiegati nei primi corsi del drenaggio 11)

    con lintento di dare maggiore stabilit alla base del muro.

    Canalette di raccolta delle acque: canali in pietra o in terra la cui funzione quella di raccogliere e allontanare le acque di ruscellamento superficiale chescorrono sui piani dei terrazzamenti. Tali canali sono frequenti soprattutto nellezone con eccesso dacqua (zone di compluvio del versante, zone in prossimitdi emergenze idriche), mentre possono anche risultare assenti nelle zone in cui pi scarso lapporto idrico.

    Cantonale: zona dangolo del paramento murario. I cantonali, essendo unpunto di discontinuit e, dunque, di debolezza della muratura, sono general-mente - costituiti da soli elementi di grosse dimensioni e di forma pi regolare,che proprio grazie alla loro massa e alla posa in opera garantiscono una mag-giore stabilit allintera struttura.

    Corsi: strati orizzontali di pietre disposte pi o meno ordinatamente che,sovrapposti gli uni agli altri, costituiscono il muro di sostegno. Ogni corsocomprende sia gli elementi del paramento murario, sia gli elementi del dre-naggio o riempimento (vedi oltre per la definizione di tali termini). La loroaltezza , generalmente, data dallaltezza delle pietre di maggiori dimensioni chesono impiegate nel paramento esterno 12). Poich la dimensione degli elementia disposizione del maestro muratore tende a diminuire con il crescere del muro,anche laltezza dei corsi tende a ridursi con il progredire della costruzione.

    Drenaggio o riempimento: parte del muro di sostegno costituito da mate-riale litico, generalmente di piccola pezzatura (talvolta chiamato scaggie o sca-glie) e nascosto alla vista, disposto tra il paramento murario (la parte a vistadel muro) e il terreno retrostante. Del drenaggio fanno parte anche i boccioni dicui si detto precedentemente.

    Fondazione: parte del muro di sostegno posta al di sotto del livello del pianodella fascia sottostante che pu essere costituita anche da un solo corso(vedi).

    Giunto: interfaccia di separazione di due elementi litici. I giunti vengono quiconvenzionalmente divisi in orizzontali e verticali in base alla loro giacitura.

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    11) A causa della loro forma non possono, infatti, trovare collocazione nel paramento esterno.12) Questo perch la realizzazione dei corsi avviene a partire proprio da questa parte di muro.

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  • Lenza o piano (forma dialettale: cian): parte del terrazzamento su cui avvienela coltivazione. Pu essere sub-pianeggiante, nelle zone sfruttate ad orto e aseminativo, o caratterizzata da una pendenza pi o meno elevata (legata allapendenza del versante) nelle aree coltivate a vite o ad olivo.

    Muri di spina: muro disposto perpendicolarmente alle curve di livello, realiz-zato per concludere trasversalmente un terrazzamento. La tecnica di realizzazio-ne del paramento murario del muro di spina la stessa dei muri di sostegno inpietra a secco.

    Muro di sostegno: parte del terrazzamento, costituito dal paramento esternoe dal drenaggio, realizzato con materiale litico senza luso di legante che svol-ge la funzione si contenimento del terreno retrostante.

    Paramento murario o paramento esterno: parte del muro di sostegno costi-tuita dai soli elementi litici posti in vista. Nel paramento murario la lettura deicorsi spesso molto chiara in quanto proprio da questo che ha origine la rea-lizzazione del corso (cfr. con quanto riportato pi sopra alla voce corsi).

    Piano di fondazione: base di appoggio del muro di terrazzamento che puessere costituita sia dal substrato roccioso sano (scggi) o alterato (tarso),sia (quando consistente e compatta) dalla coltre elluvio-colluviale di coperturadella roccia (si veda pi avanti per una descrizione pi dettagliata di questo ele-mento).

    Scarpa: inclinazione del filo esterno del paramento murario, valutata rispettoad un piano verticale.

    Testa del muro: parte terminale del muro di terrazzamento che, generalmen-te, si conclude a filo del piano di coltivazione. In alcune aree del Parco delleCinque Terre vi , per, luso di far emergere la testa del muro anche diversedecine di centimetri oltre tale limite (cfr. con quanto riportato nel capitolo rela-tivo alle tipologie di sistemazione).

    Una chiave di lettura per la comprensione della tecnica costruttiva dei muria secco

    Per comprendere meglio certe realt molto complesse si fa spesso uso dichiavi di lettura: un modo di leggere le evidenze che tende a metterne in lucealcuni aspetti e a minimizzarne altri, i quali - pur non essendo meno importantidei primi possono rendere difficoltosa la comprensione della realt indagata.

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  • Una delle chiavi che possibile utilizzare per comprendere meglio la tecnicacostruttiva dei muri di terrazzamento in pietra a secco quella che ha peroggetto lenergia necessaria alla realizzazione di tali opere, e che viene spessoutilizzata dagli stessi maestri muratori nel descrivere il loro lavoro.

    In tale ottica ci che bisogna mettere in luce il fatto che ledificazione di unmuro a secco, cos come anche altri lavori legati alla terra e alledilizia, unat-tivit alquanto faticosa, che costituisce solo una parte per quanto importante del duro lavoro di sfruttamento del suolo.

    Sotto tale punto di vista, ogni operazione di cui si compone questa attivitpu essere considerata come un dispendio di energie che, in quanto tale, deveessere minimizzato al massimo, modificando a tale scopo lorganizzazione e losviluppo dellintero lavoro.

    Leggendo lintero processo costruttivo di un muro a secco in questa chiave, cos, possibile elencare le varie voci di spesa che formano lintero bilancioenergetico, ognuna delle quali ha influenza su particolari aspetti del costruire.Tra queste vi sono, ad esempio, i costi da sostenersi per lo spostamento dellepietre che influiscono sia sullorganizzazione del cantiere, sia sulla pratica pre-valente del riuso del materiale litico crollato 13), sia ancora - sulle modalitduso delle pietre 14), ed i costi da sostenersi nella lavorazione degli elementi liti-ci, praticamente ridotta alla sola eliminazione di quelle asperit che non permet-tono un corretto posizionamento delle pietre nel muro 15).

    In funzione delle energie necessarie a compiere il lavoro possono, dunque,essere lette tutte le caratteristiche della tecnica che andremo ad analizzare.Caratteristiche che verranno descritte una per una cercando di metterne in evi-denza le peculiarit.

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    13) Nei casi di ricostruzioni di muri soggetti a crollo si tende infatti a riutilizzare il materiale crollato.14) Come si vedr meglio in seguito, infatti, gli elementi di maggiore dimensione sono prevalentemente

    utilizzati nella parte inferiore del muro, dove gli spostamenti possono avvenire con maggiore facilit e, dun-que, con minore dispendio di energie.

    15) Con tale premessa risulta evidente che quasi tutta la tecnica costruttiva dei muri a secco concen-trata nelle sole regole che il maestro muratore segue nel disporre le pietre nel muro.

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  • 3.1.2 Regole costruttive per la realizzazione dei muri a secco

    Lorganizzazione del cantiere di lavoroLelemento dal quale partire per descrivere la tecnica costruttiva dei muri a

    secco il cantiere di lavoro nel quale essi hanno origine. Questo perch, come facile intuire, larea di cantiere costituisce il luogo nel quale la tecnica si rive-la in modo pi evidente, e perch come stato verificato lorganizzazione eil funzionamento di un cantiere di questo tipo si presentano in modo pressochidentico in qualunque parte del territorio ci si sposti.

    Il cantiere un ambiente di lavoro estremamente semplice e funzionale. sostanzialmente costituito da due aree: una interessata dallattivit costruttivavera e propria, e una nella quale viene raccolto il materiale di recupero prove-niente dal crollo 16) che deve essere nuovamente impiegato nelledificazione delmuro e che, per questo, deve essere grossomodo suddiviso in tre gruppi: pie-tre di grossa pezzatura (che vengono quasi esclusivamente utilizzate nella rea-lizzazione del paramento esterno), pietre di piccola pezzatura (principalmenteutilizzate nel riempimento interno), e terra (che, quando non viene impiegata peraltri usi 17), deve comunque essere riportata nella posizione originaria, a ridossodel muro).

    Nel cantiere operano generalmente due persone 18): un maestro muratore,che svolge la propria attivit quasi esclusivamente nellarea del crollo, ed un aiu-tante che svolge le proprie attivit tra larea di stoccaggio del materiale e lareadel crollo.

    Il maestro muratore sostanzialmente occupato nella ricostruzione delmuro e nella ripulitura e preparazione del sedime sul quale (ri)edificata lope-ra, mentre laiutante lo coadiuva nelle operazioni che non pu svolgere autono-mamente (quali, ad esempio, lo spostamento, la posa in opera ed il posiziona-mento delle pietre pi grosse) e si occupa di porgere il materiale necessariodurante la messa in opera degli elementi nel muro.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    16) Come gi anticipato, infatti, quasi tutto il materiale necessario alla ricostruzione di un muro in pietra asecco proviene dal lavoro di recupero che si effettua nelle prime fasi di lavoro sul materiale crollato. Questoin quanto il materiale venuto gi con il collasso della struttura costituisce un impedimento all' uso del terraz-zamento su cui si depositato e - elemento di maggiore importanza - in quanto la disponibilit di nuovo mate-riale alquanto scarsa. Il problema dell'approvvigionamento del materiale litico necessario alla realizzazionedei muri a secco , infatti, uno dei principali limiti connessi alla manutenzione e alla conservazione di tali strut-ture. Due sono gli aspetti del problema che maggiormente limitano gli interventi: la ridotta disponibilit di caveda cui attingere la pietra e - cosa ancor pi grave - la difficolt nel trasporto delle pietre al cantiere.

    17) A tale proposito si veda quanto riportato nella parte relativa ai tipi di sistemazione dei versanti, in meri-to ad un particolare uso della terra nei cantieri aperti alle spalle di Vernazza.

    18) In realt, il numero di individui che operano in cantiere dipende anche dalla dimensione del muro daricostruire. Poich, per, i crolli hanno generalmente dimensioni limitate il numero qui indicato pu essereconsiderato come valore medio. Indipendentemente dal numero di persone impiegate, comunque, l'organiz-zazione del cantiere si mantiene inalterata.

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  • Gli strumenti utilizzati sono pochi e molto semplici: per la lavorazione dellepietre, il maestro fa uso di una picchetta (a punta o a lama) che viene impie-gata sia per eliminare le asperit che ne impediscono un corretto posiziona-mento nel muro, sia per sistemare al meglio le pietre una volta poste nella loroposizione definitiva.

    Sempre ai fini di una corretta sistemazione delle pietre, in alcuni cantieri ,inoltre, possibile veder usare anche una mazza la cui testa viene ripetutamentebattuta contro il paramento esterno del muro per consolidarne gli elementi.

    Tra gli strumenti in uso principalmente dallaiutante vi sono, invece, unazappa bidente dal manico molto corto (che nelle Cinque Terre detta: rampo-ne)19), ed una cesta di rami di castagno intrecciati 20). Il rampone lo stessoattrezzo che viene normalmente utilizzato per pastenare 21), ma che qui vieneutilizzato con altri scopi, tra i quali anche quello di separare le pietre di piccolapezzatura dalla terra che fa parte del detrito crollato.

    La cesta (detta localmente cavagnoea o cunetta) , invece, utilizzata perraccogliere e spostare la terra o le pietre di piccola pezzatura da impiegare nelmuro.

    Nel caso in cui la struttura in costruzione sia di notevole altezza (superiorea circa 1,70 metri), un piccolo ponteggio pu, infine, essere presente nel can-tiere con lo scopo di aiutare il maestro muratore nelledificazione dei corsi pielevati 22).

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    19) Nei cantieri esterni al Parco il rampone , generalmente, sostituito da un normale piccone.20) Nei cantieri esterni al Parco, la cesta di rami intrecciati , generalmente, sostituita da normali sec-

    chi in plastica che sono in uso nei cantieri edili.21) Una pratica della coltivazione della vigna tipica delle Cinque Terre, consistente nella zappatura

    della parte pi superficiale del terreno ed in un arricchimento dello stesso con erba e altri vegetali secchi.22) In taluni casi, quando la struttura ha raggiunto una certa altezza, il maestro muratore pu procedere

    all'edificazione del muro posizionandovisi sopra.

    Picchetta Picchetta Mazzuola

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  • Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Rampone Mazza Cavagnoea

    Area di cantiere in cui si procede alla ricostruzione di una porzione di muro crollata.

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  • La fondazioneFatta una prima conoscenza dellarea di lavoro, vediamo adesso quali sono

    le pratiche pi comuni, cercando di seguire la normale sequenza operativa.I primi elementi da affrontare nella realizzazione di un muro a secco sono la

    fondazione e, conseguentemente, il piano su cui si appoggia, per il quale necessario fare alcune precisazioni.

    Lelemento principale che concorre a dettare le caratteristiche della fonda-zione , infatti, il substrato che il maestro muratore incontra durante lo scavo dipreparazione del sito 23). Esso, infatti, pu essere costituito sia dal capellacciodi alterazione della roccia (localmente detto: tarso), sia dalla coltre elluvio-col-luviale (terreno di una certa consistenza) che ricopre, talvolta anche con stratidi notevole spessore, la roccia stessa.

    Nel caso in cui il maestro muratore si trovi ad operare su un substrato roc-cioso le lavorazioni per la preparazione del piano di fondazione sono costituitedallasportazione del materiale terroso che ricopre la roccia e, se il caso, dallarimozione di quella parte di roccia alterata che potrebbe essere dannosa ad unbuon ancoraggio del muro.

    Nel caso frequente - in cui la roccia si presenti con una inclinazione nega-tiva, che tende cio - a far scivolare il muro verso valle, , inoltre, necessariorealizzare un gradino che permetta la disposizione degli elementi della fonda-zione su di un piano orizzontale o, al pi, su di un piano leggermente inclinatoverso monte in modo da generare reazioni di verso contrario a quello delle azio-ni prodotte dalla spinta del terreno.

    Analogamente, quando il maestro muratore si trova a lavorare su terra, il pianodi fondazione deve essere costituito da una superficie orizzontale o anche qui -leggermente inclinata verso monte con una pendenza di circa il 10%. Nel caso incui il terreno presenti una buona consistenza, la profondit dello scavo pu ancheessere limitata a soli 20 - 30 centimetri (circa); diversamente necessario appro-fondire la fossa fino al raggiungimento di uno strato di terreno pi compatto.

    Il dimensionamento della base affrontato da ogni muratore a partire dallapropria esperienza e dagli insegnamenti che ha ricevuto, ma egli non in gradodi fornirne una precisa quantificazione; non si hanno perci dati precisi sullemisure della larghezza di base dei muri. In linea di massima si tenga, per, inconsiderazione il fatto che la larghezza dei muri funzione della loro altezza eche, a sua volta, laltezza dei muri - come detto precedentemente - funzionedella pendenza dei versanti.

    A livello puramente indicativo (e non, dunque, come regola costruttiva), possibile valutare la larghezza delle fondazioni nel seguente modo: circa 50centimetri per muri di altezza massima di 1,50 metri; circa 70 centimetri per

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    23) Attivit che segue il lavoro di ripulitura.

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  • muri di altezza compresa tra i 2 e i 3 metri; circa 80-100 centimetri per muri dialtezza superiore ai 3 metri.

    In tutti i casi la larghezza del piano di fondazione deve essere sufficiente adaccogliere gli elementi che verranno utilizzati per realizzare la base del muroche, normalmente, sono costituiti dalle pietre di maggiore dimensione presentitra il materiale da costruzione disponibile 24).

    Le modalit di posizionamento dei singoli elementi sono le stesse descrittenel punto seguente, al quale si rimanda ; importante , invece, qui sottolineareil fatto che unerrata realizzazione della fondazione pu compromettere in modoirreversibile la stabilit dellintera opera.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Il piano di fondazione deve essere costituito da una superficie orizzontale o leggermente inclinata versomonte.

    Nella fondazione devono essere posti gli elementi di maggiore dimensione che devono essere posizionatidi punta.

    24) L'uso di elementi di grosse dimensioni in questa parte del muro dato da due fattori: i problemi lega-ti allo spostamento di tali elementi e la necessit di realizzare una base solida che pu essere garantita sola-mente da pietre di una certa massa.

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  • Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    I muratori stanno procedendo alla risistemazione della fondazione del muro prima di ricostruire la porzionedi muratura crollata.

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  • Disposizione degli elementi litici nel paramento esterno e nel drenaggioCome detto, nella parte inferiore del muro sono impiegate le pietre di mag-

    giore dimensione che in questo modo sono pi facilmente gestibili.Conseguenza diretta di questo modo di procedere il fatto che la dimensionemedia degli elementi utilizzati nel muro (soprattutto nel paramento esterno)tende a diminuire con il progredire della costruzione e questo pu essere laconcausa di un particolare tipo di degrado (spanciamento vedi capitolo3.3).

    Tutte le pietre (sia quelle del paramento murario, che quelle del riempimento)devono essere disposte di punta, vale a dire con le facce di maggiore sviluppodisposte perpendicolarmente al paramento esterno (verso, cio, linterno delmuro). Questo permette un migliore immorsamento di tutta la muratura e, quin-di, anche del paramento esterno con il riempimento.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Rilievi di paramenti murari eseguiti nelle aree campione: si nota una progressiva diminuzione delle pezza-ture delle pietre dal basso verso lalto.

    Sia le pietre del paramento esterno che quelle del drenaggio devono essere poste di punta.

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  • Ogni pietra, sia del paramento esterno che del riempimento, deve, inoltre,essere disposta in modo tale da presentare fin da subito la massima stabilitpossibile (ottenuta facendo in modo che le pietre abbiano il maggior numero dipunti di contatto possibile). Ci significa che, durante tutte le fasi di costruzio-ne del muro, necessario avere cura di posizionare le pietre nel modo pi ordi-nato e regolare possibile, cos da evitare il generarsi di forze interne che pos-sono amplificare lazione di spinta del terreno.

    Quando le asperit non permettono un corretto posizionamento delle pietrenel muro, il maestro muratore pu procedere alleliminazione di tali sporgenzecon luso della picchetta, mentre la massima stabilit degli elementi di maggioredimensione pu essere ottenuta grazie allinterposizione di scaglie: pietre di pic-cola pezzatura dalla forma di cuneo da inserire - anche con una certa forza 25) tra un elemento e laltro.

    Quando possibile, le facce pi lisce delle pietre utilizzate nel paramentomurario devono essere rivolte verso lesterno, mentre le facce pi irregolaridevono essere riservate alle parti interne della muratura, dove favoriscono illegame reciproco degli elementi.

    Le facce pi lisce e pi regolari delle pietre vanno rivolte verso lesterno

    Per concludere opportuno sottolineare la necessit che le pietre del para-mento esterno siano di dimensioni adeguate. Luso di elementi di piccola pez-zatura in questa parte di muro, frequente soprattutto nei casi di ricostruzioni inaree caratterizzate da litotipi facilmente soggetti a degrado, pu infatti - com-promettere la stabilit dellintera opera. Per tale ragione, nel caso di ricostruzio-ni in cui si abbia a disposizione esclusivamente materiale degradato, neces-sario avere laccortezza di procurarsi del nuovo materiale da impiegare nel para-mento esterno.

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    25) Se necessario, l'uso della picchetta pi volte battuta sulle scaglie pu aiutare ad un loro corretto posi-zionamento.

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  • I corsiLa realizzazione dei corsi costituisce il modo pi naturale e sicuro di proce-

    dere nelledificazione di un muro. La costruzione di questi strati ordinati di pie-tre , per, fortemente influenzata dalle capacit dei maestri muratori e dal tipodi materiale litico a disposizione 26).

    Come gi anticipato, i corsi interessano sia il paramento esterno che il riem-pimento dove, per, ledificazione avviene pi lentamente: il materiale di riempi-mento deve essere mantenuto leggermente al di sotto del filo del paramentoesterno, questo per favorire linserimento di eventuali scaglie (talvolta poste dal-linterno del muro) sotto agli elementi del corso successivo.

    Laltezza di ogni corso viene determinata dallaltezza delle pietre di maggioredimensione impiegate nel paramento esterno. E bene che il corso nel paramen-to esterno sia costituito da pietre di simile spessore; ci faciliter il lavoro diposa delle pietre del corso stesso e di quello superiore, riducendo la necessi-t di inserire spessori tra i corsi stessi.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    A seguito del crollo del paramentomurario si pu osservare come glielementi del drenaggio (ancora inopera) fossero disposti di punta.

    Rilievo di paramento murario in cui sinota la presenza di corsi talvoltacostituiti da un unico filare di pietre, tal-volta costituiti da pietre di altezze diver-se in cui alle pietre pi piccole sisovrappongono uno o pi elementi perottenere il pareggiamento.

    26) Generalmente, l'uso di rocce con stratificazione regolare aiuta a realizzare corsi pi definiti, mentrel'uso di rocce con struttura massiva, con discontinuit irregolari o caratterizzate da fenomeni di avanzatodegrado, ne riducono la possibilit di realizzazione.

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  • Sezione di muro in cui si possono leggere i vari corsi da cui composto.

    I giuntiNella realizzazione del muro ogni maestro muratore opera in modo tale da

    sfalsare quanto pi possibile i giunti verticali che si formano tra un elemento elaltro nei diversi strati di pietra. Questo particolare accorgimento ha lo scopodi consentire una migliore distribuzione dei carichi nel muro, che risulta cos pisolido e privo di quei punti di debolezza costituiti da allineamenti di giunti verti-cali che possono essere dannosi anche in conseguenza degli assestamenti acui la struttura naturalmente soggetta.

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    I giunti verticali devono essere sfalsati nei diversi strati di pietre.

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  • La scarpa esternaAltro elemento di caratterizzazione dei muri in pietra a secco la scarpa

    data dal maestro muratore al filo esterno del paramento murario.La scarpa ottenuta arretrando leggermente gli elementi del paramento

    esterno nei vari corsi; alla formazione della scarpa contribuisce in modo natura-le anche la disposizione degli elementi del paramento su piani leggermenteinclinati verso linterno del muro.

    La presenza della scarpa contribuisce ad aumentare la resistenza al ribalta-mento del muro mentre linclinazione delle pietre ad essa connessa evita lo slit-tamento delle pietre verso lesterno della struttura quando questa soggetta aspinta da parte del terreno.

    Lentit dellangolo di scarpa dato dalla pezzatura degli elementi liticiimpiegati (in generale tanto minore la pezzatura delle pietre quanto maggiore la scarpa del muro) e dallaltezza del muro. Mediamente si pu valutare unainclinazione nellordine del 10% per muri di piccole dimensioni (sotto i 2 metri),e del 20% circa per muri di altezza superiore27).

    Interessante osservare come la scarpa possa essere anche completa-mente riassorbita dagli assestamenti dovuti alle spinte del terreno.

    La testa del muroCome gi detto la parte sommitale del muro viene generalmente realizzata

    con elementi di piccola pezzatura.Poich, per, la testa del muro costituisce spesso anche il camminamento

    su cui si muovono i coltivatori, ed il punto nel quale lacqua di ruscellamentosuperficiale salta da un terrazzo allaltro, pu rappresentare anche uno deglielementi pi deboli dellintera struttura.

    Per questo leventuale accorgimento adottato anche in altre aree terraz-zate di utilizzare pietre di grande pezzatura nel paramento esterno dellultimocorso di muro pu costituire una valida soluzione al problema del degrado ditale parte (a tale proposito si veda pi avanti il capitolo sul degrado).

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    27) In alcuni casi di muri particolarmente alti i maestri muratori hanno dichiarato di riprendere la scarpanegli ultimi tratti di muro dove questi si possono sviluppare verticalmente.

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  • Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    La testa del muro deve essere realizzata con elementi di grande pezzatura.

    Esempi di impiego di elementi di grande pezzatura per la realizzazione della testa del muro.

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  • 3.2 NATURA DELLE PIETRE

    La natura litologica delle pietre che formano i muri a secco , come si visto,generalmente legata ai litotipi delle formazioni geologiche del substrato roccio-so in posto (vedi carta geologica del Parco). In passato gli elementi lapideivenivano reperiti, durante le fasi di realizzazione del terrazzamento, con lo spia-namento del substrato roccioso e il dissodamento del terreno, oppure veniva-no appositamente ricavati da piccole cave di prestito o da accumuli detritici difrana.

    Tutto il settore orientale del Parco da punta Persico sino a Guvano ha unsubstrato roccioso costituito in massima parte dalla formazione geologica delMacigno che costituita da arenarie a grana grossolana e dalle cosiddettearenarie zonate, cio arenarie a grana fine alternate a rocce pelitiche (cio agrana finissima, spesso impercettibile ad occhio nudo, quali ad esempio siltiti,argilliti e marne).

    Le arenarie hanno una colorazione grigio-cilestrina al taglio fresco che tendea diventare bruno-ocracea col procedere dei fenomeni di alterazione superficia-le. Le peliti hanno invece una colorazione generalmente pi scura, nerastra altaglio fresco e grigiastra col procedere dei processi di alterazione superficiale.

    Le arenarie, soprattutto quelle a grana pi grossolana, sono in genere ottimepietre per la costruzione dei muri a secco, tranne quando sono interessate daalterazione chimico-fisica molto spinta o da fatturazione ravvicinata.

    Al contrario le rocce pelitiche sono in genere contraddistinte da scadenticaratteristiche meccaniche e da pezzatura piuttosto ridotta, ad eccezione dialcuni livelli a composizione marnosa compatti e poco scistosi, che comunquesono poco diffusi.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Arenarie del Macigno costasopra punta del Cavo.Rocce stratificate in grossebancate di arenaria con sottiliintercalazioni di argilliti; lagrana delle arenarie gene-ralmente proporzionale allospessore dello strato.

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  • Il settore centrale del Parco, compreso tra Guvano e la parte interna dellavalle di Vernazza, caratterizzato da un substrato geologico appartenente allaformazione del Complesso di Canetolo e costituito in prevalenza da litotipiargillitici scistosi, spesso molto fratturati, con sottili intercalazioni marnose, cal-caree ed in subordine arenacee. Allinterno di questa formazione vi sono anchelenti di calcari e marne in strati decisamente pi potenti e competenti (in lette-ratura identificati con il nome formazionale di Calcari di Groppo del Vescovo,da cui si ricavano pietre calcaree molto resistenti, ottime per la costruzione deimuri) e lenti, anche piuttosto estese, di arenarie zonate della formazione delMacigno.

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    Arenarie zonate Promontoriodella Marina di Riomaggiore.Rocce stratificate con strati di10-20 cm di arenarie (colora-zione grigio-brunastro) alter-nati a strati di peliti (argilliti, sil-titi e marne di colore grigio-nerastro) di uguale spessore.

    Contatto tra le arenarie grosso-lane del macigno e le arenariezonate Costa della Groppa.Le arenarie grossolane hannostati pi spessi e danno luogogeneralmente a pietre di formae dimensioni idonea alla realiz-zazione dei muri a secco.Gli stati di arenaria delle arena-rie zonate danno luogo general-mente a pietre di dimensioniminori, ma comunque utilizzateper la costruzione dei muri.

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  • Manuale per la costruzione del muri a secco

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    Complesso di Canetolo S. BernardinoFormazione geologica caratte-rizzata da una notevole etero-geneit litologica con calcari emarne in strati sottili e argillitiscistose molto fratturate.

    Complesso di CanetoloS. BernardinoArgilliti scistose e ripiegate,spesso quasi completamentefrantumate e suddivise in sca-glie (alterazione a coltellini).Raramente danno luogo a pie-tre di dimensioni e caratteristi-che tali da essere utilizzate perla realizzazione dei muri.

    Complesso di Canetolo,Membro dei Calcari di Groppodel Vescovo Vernazzola.Rocce calcaree molto resisten-ti, stratificate in strati moltopotenti; ottime come materialeda costruzione dei muri asecco, estratte in passato indiverse piccole cave nella zonadi Drignana e Vernazzola, sfrut-tate anche per la produzione dicalce.

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  • I litotipi argillitici comunemente non danno luogo ad elementi lapidei didimensioni e caratteristiche meccaniche tali da essere utilizzati come pietre perla costruzione dei muretti. In generale in questo areale sono state utilizzate nelpassato le arenarie del Macigno provenienti dai settori limitrofi (ad esempiocave di prestito lungo il tratto terminale del torrente Vernazza) o dalle lenti inter-connesse al complesso di Canetolo. Sono stati inoltre utilizzati i litotipi marno-si o calcarei intercalati alle argilliti, che nel passato erano anche reperiti in pic-cole cave di prestito o di sfruttamento locale ( Drignana, Vernazzola ecc. )

    Il territorio del comune di Monterosso interessato, a differenza del restodellarea del Parco, da una notevole variabilit litologia e formazionale. Nel set-tore compreso tra Vernazza ed il bacino idrografico occidentale di Monterosso(valle del t. Pastenelli) il substrato roccioso costituito dalla formazione dellearenarie zonate del Macigno, in cui per sono prevalenti i termini pelitici (siltiti,marne ed argilliti). Anche per questo settore valgono le stesse considerazionieffettuate per il settore pi orientale del Parco, tenendo comunque presenteche in questa zona raramente si ritrovano nei muri arenarie a grana molto gros-solana. Nella zona centrale di Monterosso (Valle di Buranco, zona dellaStazione Ferroviaria, parte inferiore della valle del t. Molinelli) si ritrova invece laformazione geologica del Complesso di M.Veri caratterizzata da argilliti scisto-se con intercalazioni di marne e calcari tipo Palombini. In questa zona i muri asecco sono stati realizzati in passato prevalentemente con pietre molto etero-genee costituite da litotipi calcarei (palombini che erano estratti in piccole cavedi prestito o scarpate rocciose, ad esempio zona del Maggiolo e Buranco) o daarenarie, sia provenienti dalla cava del Mesco (arenarie silicee formazione delGottero) sia dal settore pi orientale (arenarie zonate), od anche da ofioliti(rocce verdi , serpentiniti e gabbri). Spesso si ritrovano elementi lapidei che evi-denziano un marcato rimaneggiamento marino ed indicano pertanto una prove-nienza dal deposito litorale di spiaggia.

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    Sequenza ofiolitica con coperturesedimentarie del Promontorio delMesco Monterosso.Ritroviamo le rocce del basamentooceanico, gabbri e serpentiniti, sor-montate dalle argille a Palombini edalle arenarie del Gottero. Tuttequeste rocce, ad esclusione delleargilliti nei livelli pi scistosi e frattu-rati, danno luogo a pietre di dimen-sioni e caratteristiche meccanicheottime per la costruzione dei muri asecco.

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  • Nel settore pi occidentale del Parco, comprendente la parte alta della valledel t. Molinelli, la valle del t. Fegina e tutto il promontorio del Mesco, affioranole rocce della sequenza ofiolitica (serpentiniti e gabbri) con le relative copertu-re sedimentarie (argilliti a palombini, arenarie del Gottero). Anche in questocaso pertanto esiste una notevole variabilit litologica del substrato rocciosoche si ripercuote in una marcata eterogeneit delle pietre dei muri del terrazza-mento. In generale comunque sono prevalenti i litotipi con migliori caratteristi-che meccaniche, rappresentati dalle arenarie silicee e dai gabbri, che nel pas-sato, come gi accennato, erano ricavati, oltre che dalla cava del Mesco, ancheda scarpate rocciose e dal deposito litoraneo.

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    Arenarie del Gottero PuntaMesco.Si tratta di arenarie siliceemolto grossolane e resistentiche sono ottime come materia-le da costruzione e venivanosfruttate in passato in diversecave diffuse su tutto il promon-torio del Mesco.Per i muri a secco in generevenivano utilizzate pietre prele-vate da scarpate naturali orecuperate dal deposito litora-neo.

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  • Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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  • 3.3 FORME E CAUSE DI DEGRADO

    Dopo aver visto le regole fondamentali della tecnica costruttiva dei muri asecco e le loro parti principali, vediamo adesso quali sono i fenomeni e le causedi degrado a cui tali strutture sono soggette.

    Per fare questo necessario, per, partire da uno studio delle sollecitazionia cui tali opere sono soggette, che pu essere sviluppato solo a partire da unadescrizione schematica di come avviene la sistemazione di pendio a terrazza-menti.

    Prima di procedere con tale esposizione bene precisare che in questo stu-dio verranno trattati solamente gli aspetti che possono avere influenza sulla strut-tura del muro o che sono legati ad essa. Non verranno, invece, affrontati altriaspetti delle sistemazioni artificiali (quale, ad esempio, il problema sempre piattuale dellerosione del suolo) per i quali si rimanda alla letteratura specifica 28).

    3.3.1 Le sollecitazioni a cui sono soggetti i muri a secco dei terrazzamenti

    La sistemazione del pendioLa sistemazione artificiale dei pendii pu essere considerata una sorta di

    addomesticamento del profilo naturale di versanti collinari/montuosi che, altri-menti, non sarebbe possibile sfruttare a fini agricoli; pertanto ha rappresenta-to unesigenza primaria per la vita degli abitanti di questi luoghi.

    Per comprendere meglio le modalit di realizzazione di queste sistemazioniartificiali, utile introdurre un semplice schema (che va considerato solo inquanto tale) di sezione geologica nel quale possibile individuare, oltre al pro-filo del versante, anche una serie di strati con andamento allincirca parallelo alpendio.

    Manuale per la costruzione del muri a secco

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    28) Interessante, a tale proposito una ricerca condotta da un gruppo di archeologi e antropologi dellaKent State University nel Messico occidentale, e pubblicata sulla rivista Proceedings of the NationalAcademy of Sciences (http://www.pnas.org/). La ricerca ha, infatti, permesso di investigare la storia delle-rosione nellarea del lago Ptzcuaro (Messico occidentale) che ha seguito un processo inverso a quello delpopolamento di quelle zone: fra il 120 e il 775 d.C., mentre venivano costruiti i villaggi, i sedimenti sono fini-ti nel lago a un tasso di 15 millimetri allanno. In seguito, lerosione calata anche del 90 per cento, mentrela popolazione della zona continuava a crescere da 20 fino a pi di 300 abitanti per chilometro quadrato.Fisher (uno degli autori della ricerca) ritiene che lintroduzione delle terrazze permise agli abitanti di coltivareil terreno senza provocare ulteriore erosione. Ma dopo larrivo degli europei, attorno al 1520, la situazionemut in modo drammatico. I tassi di erosione salirono alle stelle nello stesso momento in cui la popolazionevenne decimata dalle malattie portate dagli spagnoli. Sempre secondo Fisher, proprio il calo della popolazio-ne fu la causa della sciagura: non erano rimaste abbastanza persone per mantenere in funzione e in buonostato le terrazze. I muri si sgretolarono e non contennero pi lerosione, ricoprendo di sedimenti il fondo dellago. Come se non bastasse, nel secolo successivo le piogge pi pesanti e le orde di maiali introdottedallEuropa peggiorarono la situazione.

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  • Partendo dalla parte pi interna il modello costituito da:

    1. un substrato roccioso o comunque un livello di materiale piuttosto compat-to e coesivo;

    2. una coltre di copertura di materiale sciolto, in alcuni punti anche debolmen-te coeso (coltre eluvio-colluviale e/o detrito di versante);

    3. un sottile livello superficiale di terreno vegetale.

    Schema di realizzazione del terrazzamento

    Linee guida per la manutenzione dei terrazzamenti delle Cinque Terre

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    Stato iniziale con statificazionenaturale

    Preparazione del piano di posadel muro a valle

    Costruzione del muro e scavoa monte per il successivo

    Il terreno di scavo utilizzatocome riempimento per il ter-razzamento

    Il procedimento ripetuto peril resto del versante

    Esempio di versante comple-tamente terrazzato

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  • A partire da questo si pu tentare di leggere le modalit di realizzazione deiterrazzamenti per comprendere meglio quale sia la struttura del terreno imme-diatamente a ridosso del muro di contenimento.

    Dallo schema evidenziato nelle immagini soprastanti emerge chiaramentecome, per realizzare una superficie di coltivazione utile, venga rimaneggiato illivello superficiale di terreno vegetale e, soprattutto, la coltre detritica immedia-tamente sottostante con una serie di operazioni di scavo e riporto.

    Entrando pi nel dettaglio di un singolo terrazzamento possibile vederecome tali operazioni facciano s che nella parte immediatamente retrostante ilmuro di contenimento si possano identificare almeno due strati di terreno: lacoltre di copertura intaccata al momento delledificazione del muro ma sostanzialmente rimasta in posto anche dopo ledificazione di questo (dun-que pi coesa e compatta), e uno strato di materiale pi sciolto costituito dallacoltre scavata e riportata a completamento del piano duso.

    Le spinte del terrenoIl muro di sostegno viene costruito per contrastare le spinte che sono date

    dai vari strati di terreno:- la spinta della coltre detritica superficiale incisa al momento della creazione

    del sistema terrazzato e quella del substrato sul quale generalmente fon-dato il muro;

    - la spinta del materiale riportato, in genere ottenuto dallo scavo eseguito perla fascia soprastante, ed il terreno vegetale superficiale che ai fini della veri-fica statica pu essere assimilato al riempimento.

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  • Il sovraccarico del piano di posaLa pendenza del piano di fascia, che risulta spesso rilevante specialmente

    nelle zone pi acclivi, comporta un aumento della spinta, infatti, la maggiorequantit di terreno determina un sovraccarico in testa, che amplifica leffettodella spinta del terreno pianeggiante a tergo del muro.

    La spinta dellacqua Un ulteriore parametro per la determinazione della spinta, fondamentale nel-

    linterpretazione dei fenomeni di dissesto osservati, la presenza dellacqua. Inconcomitanza degli eventi meteorici di una certa intensit si forma infatti unostrato superficiale di terreno imbibito, il cui spessore determinato oltre chedallintensit e dalla persistenza delle piogge anche dalla permeabilit e dallostato di copertura del terreno. Questa imbibizione determina una spinta idro-statica proporzionale alla profondit di impregnazione del terreno, che pu rag-giungere anche valori notevoli.

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  • 3.3.2 Le forme di degrado

    Il dissesto strutturale

    Sulla base delle osservazioni sviluppate a seguito dellindagine sul territoriosembra possibile ricondurre la complessa fenomenologia del degrado dei muria secco a due grandi categorie, che pongono al centro dellattenzione il muroe le problematiche ad esso connesse. Sulla base di quanto osservato possi-bile riferire i fenomeni di degrado alle classi dei:

    1. fenomeni dipendenti dalle caratteristiche costruttive dei muri (endogeni). Inmerito a questa classe di fenomeni necessario rifarsi alle modalit costrut-tive che stanno alla base della realizzazione dei muri a secco esposti nellaparte relativa alle regole costruttive;

    2. fenomeni non dipendenti dalle caratteristiche costruttive dei muri (esogeni).

    Per ci che concerne i fenomeni dipendenti principalmente dalle caratteristichecostruttive dei muri , inoltre, possibile suddividere i casi osservati in:

    1.1 fenomeni dipendenti da difetti di costruzione del muro, quali un erratodimensionamento del muro o unerrata disposizione degli elementi litici checostituiscono il muro stesso;

    1.2 fenomeni dipendenti dai naturali processi di degradazione dei muri.

    Per ci che, invece, concerne i fenomeni non dipendenti dalle caratteristi-che costruttive dei muri, unulteriore classificazione comporta lintroduzionedegli agenti di sviluppo del degrado, che possono essere:

    2.1 di origine antropica;2.2 di origine naturale.

    I fenomeni di origine antropica sono state principalmente riconosciute neimuri disposti lungo i sentieri maggiormente frequentati dai turisti, mentre sonorisultate del tutto assenti nelle aree a prevalente indirizzo agricolo o in stato diabbandono; queste sono, infatti, conseguenza sia dellintensit del traffico dituristi transitanti lungo i sentieri, sia del comportamento a volte poco corretto dialcuni di questi. Il continuo passaggio di turisti lungo questi sentieri pu infat-ti provocare la caduta degli elementi litici pi piccoli, posti sulla sommit delmuro e, dunque, favorire il fenomeno di ruscellamento delle acque superficialie dare lavvio a processi di degrado delle murature e del terrazzamento.

    Per ci che, invece, concerne il degrado generato da fattori naturali nondipendenti dalla struttura dei muri necessario sottolineare come nel corso dei

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  • sopralluoghi sia stata riscontrata una complessa fenomenologia riconducibile adiverse cause identificate a partire dalle caratteristiche dei crolli che questegenerano. Sono stati individuati i seguenti fenomeni:

    crollo degli elementi sommitali del muro a causa del ruscellamento di acquesuperficiali (quando la testa del muro costituita da elementi di piccola pez-zatura);

    crollo di parte della muratura per perdita di stabilit dovuta alle deformazioniche il muro pu subire a causa della spinta del terreno.

    traslazione della base del muro dovuta probabilmente alla spinta del terreno(fenomeno che pu essere accentuato da una non corretta realizzazionedella fondazione del muro ed anche allazione di animali)29).

    bene sottolineare come le singole cause precedentemente elencate pos-sano agire anche contemporaneamente, ed indurre a forme di crollo ben picomplesse. In tali situazioni un fenomeno pu anche predominare sugli altri ma,date le difficolt di lettura che ancora oggi sussistono nel riconoscimento deisingoli casi, risulta spesso difficile identificare la complessit della situazione.

    Il crollo degli elementi sommitali del muro a causa del ruscellamento di acquesuperficiali deriva dal fatto che lacqua in eccesso - non assorbita dal terreno pu nella continuit della sua azione, nel saltare da un piano allaltro, provo-care la caduta degli elementi litici di piccola pezzatura che costituiscono laparte sommitale del muro di terrazzamento.

    La depressione che lascia la caduta di uno o pi elementi litici impiegati nelmuro costituisce un punto di concentrazione delle acque di ruscellamento,accelerando il processo di asportazione sia del materiale terroso presente aridosso del muro, sia gli elementi litici posti al fianco dellelemento originaria-mente scalzato (se anche questi sono di piccola pezzatura).

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    29) Fenomeno segnalato da numerose fonti orali intervistate nel corso dei sopralluoghi, ma solo parzialmen-te verificato sul terreno. Le principali cause che inducono questa forma di degrado sarebbero da ricercare nelleattivit condotte dai cinghiali, molto numerosi soprattutto nelle aree del Parco in maggiore stato di abbandono.

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  • Limbuto di raccolta delle acque spesso tende ad ampliarsi fino a raggiunge-re, al limite, dimensioni paragonabili a quelle che pu assumere la superficie didistacco di un crollo per deformazione (cfr paragrafo relativo).

    Esempi di crollo degli elementi nella parte sommitale del muro.

    Il crollo di parte della muratura per perdita di stabilit dovuta alle deformazio-ni che il muro pu subire a causa della spinta del terreno un fenomeno cheha origine dallazione di forze esterne alla struttura del muro stesso. Questeforze inducono la deformazione di una parte della struttura rispetto alla geome-tria originaria, secondo un processo di sviluppo che porta ad una progressivaaccentuazione della deformazione (detta pi semplicemente spanciamento);oltre una certo limite di deformazione, si ha la perdita di stabilit in alcuni deglielementi impiegati nel paramento esterno e, dunque, la formazione di mancan-ze che possono mettere in crisi la stabilit complessiva del muro.

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  • Si osservato come le deformazioni dovute alle azioni delle forze esterne cheun muro pu subire, possano essere riconducibili a quattro tipologie:

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    Particolari dell'evoluzione di un fenomeno di spanciamento in crollo.

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  • deformazione muro; (spanciamento) della parte superiore del muro; deformazione (spanciamento) della parte inferiore del muro. In questo

    caso la parte superiore del muro pu anche subire un arretramento rispettoalla posizione originaria

    deformazione (spanciamento) della parte mediana del muro; deformazione (spanciamento) del muro per tutta la sua altezza.

    spanciamento della parte superiore spanciamento della parte inferiore

    spanciamento della parte mediana spanciamento di tutta la superficie

    Le modalit di sviluppo della deformazione possono essere differenti aseconda che gli elementi sottoposti allazione diretta delle forze esterne sianoin grado di scorrere sui loro piani di posa, o meno.

    Nel caso in cui lazione delle forze esterne dia origine ad uno scorrimentodegli elementi sui piani di posa, il muro spanciato sar caratterizzato da unadeformazione discontinua (profilo del muro spezzato) in cui una parte di mura-tura aggettante rispetto al piede del muro stesso che, invece, non sembrasubire modificazioni rispetto alla geometria originaria.

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  • Nel caso, invece, in cui lazione delle forze esterne non dia luogo ad uno scor-rimento degli elementi sottoposti allazione diretta delle forze esterne, si osser-va una deformazione continua del paramento esterno (profilo del muro nonspezzato) che presenta un punto di massimo aggetto, ed una rotazione deglielementi soprastanti e sottostanti questo.

    Caso in cui si ha uno scorrimento degli elementi Caso in cui si ha una deformazione continua

    Esempio di traslazione alla base del muro dovuta probabilmente alla spinta del terreno.

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  • Esempi di fenomenomeni di spanciamento

    Il degrado dei materialiFenomeni di degrado dei materiali possono indurre al collasso di una parte

    di muro a seguito dello sviluppo di lacune nel paramento esterno.Alcuni crolli riscontrati soprattutto in alcuni settori dellareale di diffusione

    delle arenarie zonate sembrano, infatti, essere causati dal degrado a cui puessere soggetto il materiale litico stesso.

    I fenomeni di degradazione del materiale litico maggiormente osservati sonoi seguenti 30):

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    30) I termini utilizzati e le definizioni sono tratte dalle Raccomandazioni Normal 1/88, alterazioni macro-scopiche di materiali lapidei: lessico, documento della serie delle raccomandazioni Normal, I.C.R..

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  • FRATTURAZIONE: gli elementi impiegati nelle murature, con una prolungataesposizione agli agenti atmosferici, possono fratturarsi e dare luogo alla forma-zione di pi elementi indipendenti luno dallaltro. Questo fenomeno statoosservato sia nellareale di diffusione dellarenaria del macigno, sia nellareale didiffusione dellarenaria zonata. Dal punto di vista della stabilit del muro benespecificare come un elemento che allatto della posa in opera risulti integro, unavolta fratturato, la sua stabilit non sia pi corrispondente a quella dellelemen-to originario.

    SCAGLIATURA: gli elementi impiegati possono essere soggetti ad un fenome-no di scagliatura che consiste nel distacco di piccole porzioni di materiale (sca-glie) da elementi originariamente integri, i quali, a lungo andare, possono, perquesto, perdere stabilit. Il distacco sembra avvenire con maggiore facilit ovela roccia interessata da piani di discontinuit (stratificazione, scistosit o frat-ture) ravvicinati e che si intersecano con bassi angoli di incidenza; per questomotivo tale fenomeno stato maggiormente verificato nellareale di diffusionedellarenaria zonata.

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    Definizione NORMAL 1/88: degradazione chesi manifesta con la formazione di soluzioni dicontinuit nel materiale e che pu implicare lospostamento reciproco delle parti.

    Definizione NORMAL 1/88: degradazione chesi manifesta col distacco totale o parziale diparti (scaglie) spesso in corrispondenza disoluzioni di continuit del materiale originario.Le scaglie, costituite generalmente da materia-le in apparenza inalterato, hanno forma irrego-lare e spessore consistente e disomogeneo.

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  • POLVERIZZAZIONE gli elementi impiegati possono essere soggetti ad unfenomeno di polverizzazione, che dipende dalla natura della roccia ed talvol-ta favorito da particolari condizioni di umidit in prossimit del muro. Anchequesto fenomeno stato verificato soprattutto nellareale di diffusione dellare-naria zonata 31).

    Questi fenomeni possono provocare delle lacune nella muratura, ma benespecificare come non sempre il formarsi di lacune nel paramento esterno di unmuro induca ad uninstabilit della struttura (e dunque, il crollo della stessa) chepu, infatti, rimanere ancora in opera anche grazie allequilibrio di cui dispone ilmateriale di piccola pezzatura posto alle spalle del paramento esterno 32).Numerosi sono, infatti, i casi osservati di muri ancora in opera in cui evidentela presenza di lacune (anche di ampie dimensioni) nel paramento esterno. Ilcrollo di questi muri, la cui durata evi-dentemente limitata rispetto ad un muroprivo di lacune, pu, dunque, derivare dalsuccessivo ampliarsi della lacuna o dalsopraggiungere di altri fenomeni didegrado quali, ad esempio, eventualideformazioni che possono essere indottedalla riduzione della componente resi-stente del muro dovuta alla caduta diparte del materiale.

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    Definizione NORMAL 1/88: decoesione chesi manifesta con la caduta spontanea delmateriale sotto forma di polvere o granuli.

    31) A riguardo delle non adeguate caratteristiche dellarenaria zonata per la realizzazione di muri a secco, bene specificare come pi fonti orali abbiano confermato tale aspetto. Secondo queste fonti se larenariazonata viene esposta per lungo periodo di tempo allazione degli agenti atmosferici (cos come capita per quel-la impiegata nelle murature di terrazzamento) tende a cuocere. Nello spiegare il significato del termine cuo-cere, una fonte orale ha fatto lesempio per cui, se si prende un elemento di un muro da lungo tempo espo-sto al sole e lo si lascia cadere per terra da altezza duomo, questo tende a rompersi con grande facilit.

    32) Equilibrio dato sia dalla tecnica costruttiva, che prevede una giustapposizione, la pi regolare e sta-bile possibile, degli elementi interni del muro.

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  • 4. INDICAZIONI PER LA RICOSTRUZIONE DEI MURI A SECCO

    PREPARAZIONE DELLAREA DI CANTIERE: rimozione e suddivisione del materiale crollato in tre gruppi: pietre di

    grossa pezzatura, pietre di piccola pezzatura e terra; pulitura della superficie di distacco dal materiale instabile (terra, pietre).

    VERIFICA DELLA FONDAZIONE: verifica di stabilit degli elementi rimasti in posto alla base del muro.

    Tale verifica ha lo scopo di accertare la possibilit di riedificare il muro pro-prio su tali elementi.Nel caso in cui la base si presenti in buone condizioni possibile procedere

    alla costruzione dellelevato (vedi punto Realizzazione di un corso del muro);nel caso in cui le condizioni della fondazione non siano buone si deve procede-re alla rimozione degli elementi ed alla costruzione di una nuova fondazione(vedi punto Realizzazione della fondazione.)

    REALIZZAZIONE DELLA FONDAZIONE: verifica del substrato il quale pu essere costituito da roccia o da terra:

    - se costituito da roccia necessario procedere allasportazione del mate-riale terroso che ricopre il substrato ed alla rimozione del capellaccio di alte-razione; nel caso in cui la roccia si presenti con una inclinazione che tende afar scivolare il muro verso valle, necessario realizzare un gradino che per-metta la disposizione degli elementi della fondazione su di un piano orizzon-tale o su di un piano leggermente inclinato verso monte.

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  • -se costituito da terra, il piano di fondazione deve essere costituito da unasuperficie orizzontale o leggermente inclinata verso monte con una pendenzadi circa il 10%. Nel caso in cui il terreno presenti una buona consistenza, la pro-fondit dello scavo pu anche essere limitata a soli 20 - 30 centimetri circa(disegno A); diversamente necessario approfondire lo scavo fino a trovareuno strato di terreno pi compatto (disegno B).

    A B

    CORRETTO ERRATO

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  • Disposizione degli elementi lapidei:-nella fondazione andranno disposte le pietre di maggiore dimensione chedovranno essere posizionate di punta cercando di riempire il pi possibile lo spazio di fondazione;

    CORRETTO ERRATO

    CORRETTO ERRATO

    REALIZZAZIONE DI UN CORSO DEL MURO: si procede alla disposizione degli elementi del paramento esterno utilizzando

    le pietre di maggiore dimensione (si devono assolutamente evitare le pietredi piccola pezzatura) che con lo sviluppo del muro tenderanno a ridursi, cer-cando di utilizzare elementi di simile pezzatura nello stesso corso;

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  • gli elementi andranno disposti di punta con le facce di maggiore sviluppodisposte normalmente al paramento esterno ed in modo da sfalsare i giuntiverticali che si formano tra una pietra e laltra nei diversi corsi;

    CORRETTO ERRATO

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  • CORRETTO ERRATO

    necessario disporre gli elementi su piani leggermente inclinati verso linter-no del muro e/o arretrandoli leggermente rispetto a quelli del corso sotto-stante in modo da dare la scarpa adeguata al muro (vedi paragrafo La scar-pa esterna);

    le facce pi lisce dovranno essere rivolte verso lesterno mentre le facce piirregolari devono essere riservate alle parti interne della muratura;

    CORRETTO ERRATO

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  • si procede alla disposizione degli elementi del riempimento interno utilizzan-do le pietre di piccola pezzatura. Solo nei primi corsi di muro, nel riempimen-to interno possono essere disposti anche gli elementi di grosse dimensionidalla forma rotondeggiante che non possono essere utilizzati nel paramentoesterno.

    gli elementi del drenaggio non dovranno essere semplicemente gettati, madisposti organizzandoli in modo pi regolare possibile: le pietre dovrannoessere disposte orizzontalmente, di punta e in modo da ridurre quanto pipossibile i vuoti interni. necessario, inoltre, assicurarsi di legare bene ilriempimento interno con il paramento esterno, non deve cio esserci unpiano di separazione.

    CORRETTO ERRATO

    anche gli elementi del drenaggio dovranno essere disposti per piani (a corsi);il limite superiore del riempimento interno deve essere inferiore a quello delcorrispondente paramento esterno (il piano del riempimento un po pibasso del piano del paramento esterno).

    Tutte le operazioni dovranno essere ripetute per tutti i corsi.

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  • REALIZZAZIONE DELLA TESTA DEL MURO:

    nellultimo corso del muro, nel paramento esterno, dovranno essere impie-gati elementi di grosse dimensioni

    CORRETTO ERRATO

    REPERIMENTO DEL MATERIALE LAPIDEO:

    il materiale lapideo va innanzitutto recuperato, per quanto possibile, dal mate-riale di crollo avendo cura di scartare quegli elementi degradati che nondanno garanzie di resistenza.

    se gli elementi di recupero non sono sufficienti o sono di dimensione troppolimitata occorrer procurarsi del nuovo materiale della stessa natura di quel-lo presente o ad esso assimilabile. La possibilit di reperimento varia aseconda dei vari settori in cui si pu suddividere il territorio del Parco comedi seguito indicato.

    Settore orientale del Parco da punta Persico sino a GuvanoLe arenarie attualmente possono essere reperite in cave che sono presenti

    in zone vicine a quelle del Parco; in questo caso la colorazione quasi sem-pre grigia intensa. Per evitare forti anomalie cromatiche nellambito di parzialiricostruzioni o ripristini di murature esistenti quindi necessario mescolare lepietre di nuova estrazione con le pietre che si recuperano dal crollo.

    Settore centrale del Parco tra Guvano e la parte interna della valle di VernazzaPer lapprovvigionamento di nuovi elementi lapidei in questo settore si pu

    far ricorso alle arenarie cui si accennato prima, ma anche a calcari tipo palom-bino od anche a calcare dolomitico (ad esempio quelli delle cave della zona diPignone) purch, anche in questo caso opportunamente mescolati con elemen-

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  • ti lapidei alterati superficialmente e provenienti dal crollo delle vecchie muratu-re.

    Territorio del comune di MonterossoPer questo settore il reperimento di nuovi elementi lapidei risulta piuttosto

    facilitato in quanto possono essere utilizzati diversi litotipi, che possono esserefacilmente reperibili in cava (arenarie, marne o calcari tipo palombino, o tipodolomitico, ofioliti). Si deve comunque prestare attenzione ad un opportunorimescolamento degli elementi in maniera da salvaguardare leterogeneit lito-logica presente nelle vecchie murature.

    Settore pi occidentale del Parco, comprendente la parte alta della valle del t.Molinelli, la valle del t. Fegina e il promontorio del Mesco.

    Anche in questo caso il reperimento di nuovi elementi lapidei risulta facilita-to, in quanto possono essere utilizzati diversi litotipi facilmente reperibili in cava(arenarie, ofioliti) a condizione che venga mantenuta una certa eterogeneit eche le rocce serpentinitiche (diffuse in maniera cospicua solamente negliappezzamenti presenti in sponda destra del t. Fegina) siano comunque presen-ti in quantit limitate.

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  • 5. ORIGINE DELLO STUDIO

    Il presente studio stato promosso e coordinato con particolare competen-za dalla prof.ssa Mariolina Besio del Dipartimento POLIS dellUniversit diGenova e dalla sua quipe formata da professionisti afferenti a diverse discipli-ne 33).

    Mentre la prima parte della ricerca stata sovvenzionata dall'AmericanExpress nell'ambito del World Monuments Watch, un programma del WorldMonument Fund, la seconda parte dello studio e lattuale pubblicazione sonostati finanziati dal progetto Life PROSIT nellambito dello strumentodellUnione Europea.

    Per contrastare labbandono dei terrazzamenti, il progetto LIFE- PROSIT(Pianificazione e Recupero delle Opere di Sistemazione del Territorio costierodelle Cinque Terre) ha avviato una serie di azioni il cui obiettivo la sperimen-tazione di un metodo di salvaguardia e recupero del territorio costiero. Talemetodo si basa su meccanismi ambientalmente ed economicamente compati-bili ed adotta un approccio fortemente partecipativo nei confronti della popola-zione locale e dei visitatori.

    Il percorso che stato seguito ha previsto unarticolazione in tre fasi: prepa-ratoria, progettuale ed attuativa. Per sensibilizzare la popolazione locale e deivisitatori, sono stati creati forum dei soggetti coinvolti nel progetto che sonostati organizzati in tutte le principali localit dellarea interessata per favorire unadivulgazione dei risultati accessibile a tutti.

    La fase progettuale ha visto la realizzazione della mappatura delle aree ruralicostiere in base al livello di vulnerabilit, pericolosit e attitudine al recupero, lapredisposizione di strumenti attuativi per il recupero delle aree terrazzate e ladefinizione delle modalit operative per lattuazione dellintervento pilota.

    Attualmente si sta concludendo la fase attuativa del progetto, che ha assisti-to alla concretizzazione del PROSIT in quattro localit dellarea: Campi,Corniolo, Monterosso e San Bernardino, dove stata riattivata la coltivazionedella vite e avviata quella sperimentale del basilico, dei limoni e dellulivo.

    Con particolare soddisfazione, si pu affermare che i risultati attesi sono statitutti raggiunti con successo: il mantenimento della qualit storica del paesag-gio e la tutela dal rischio idrogeologico dei centri abitati; il coinvolgimento dellapopolazione e degli organi interessati ai vari livelli; e la sperimentazione di unmodello di recupero del paesaggio costiero terrazzato.

    Data la volont di un approccio fortemente partecipativo in tutte le fasi delprogetto, lEnte Parco ha previsto la collaborazione di partners istituzionali

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    33) Per un elenco dettagliato dei professionisti , dei Dipartimenti e Istituiti che hanno collaborato al pro-getto si rimanda allINTRODUZIONE.

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  • come il Comune di Riomaggiore, Vernazza e Monterosso e di rappresentantidelle categorie economiche maggiormente coinvolte sul tema del paesaggioterrazzato, operatori agricoli e turistici come la Cooperativa Cinque Terre elAPT 5 Terre.

    Il progetto ha avuto un costo complessivo di 542.940 Euro, dei quali271.470 finanziati dallUnione Europea ed stato realizzato, in rispetto deitempi previsti, tra il Settembre 2001 e lagosto 2004.

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  • 6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

    AA.VV., 2001: Il patrimonio delle aree terrazzate, testi reperibili allindirizzo Internet: www.con-selldemallorca.net/fodesma/patter/1menu.html

    ABBATE E., 1969 Geologia delle Cinque Terre e dellentroterra di Levanto (Liguria orientale) Mem. Soc. Geol. It., vol. VII 4

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    ALCARAZ F., 1999: Lenvironnement et le paysage au secoure de deux viticultures hroques.Lvolution rcente des vignobles en terrasses de Banyuls (France, Pyrnes-orientales) et desCinque Terre (Italie, Ligurie), in: Sud-ouest Europen, n 5, pp. 83-92, Toulouse.

    BALDESCHI P., 2000: Il Chianti fiorentino. Un progetto per la tutela del paesaggio, EditoriLaterza, Roma-Bari.

    BENONI G. (a cura di), s.d.: Muri e sgrbeni... Attrezzi e uomini, testo pubblicato allindirizzoInternet: members.xoom.it/falcesoft/sgrebeni.htm

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