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LA PIPA DI MAGRITTE Questa rappresentazione di una pipa è attribuibile a Renè
Magritte. La didascalia posta sotto la figura afferma “Questa non
è una pipa” e si tratta di un’affermazione vera poiché la pipa
rappresentata non è una vera pipa, infatti non può essere fumata.
Il paradosso sta nel fatto che noi vediamo la rappresentazione
pittorica di una pipa, che è un'altra cosa da una pipa vera: è
qualcosa "che sta per", ma non è una pipa. La differenza tra
oggetto come rappresentazione e oggetto fisico è densa di
conseguenze per una teoria della conoscenza ed è il centro
dell’opera di Magritte.
L’ALTRO MONDO II DI ESCHER “L’altro mondo II” è un'opera di Maurits Cornelis Escher risalente al 1947.
Egli raffigura l'interno di un edificio a forma di parallelepipedo dove le
aperture laterali delle pareti consentono la visione di tre scene differenti, a
ciascuna delle quali corrisponde un diverso angolo prospettico. Di fronte viene
visualizzata la superficie lunare e davanti ad essa la statua di un uccello e un
corno appeso alla volta. La medesima rappresentazione anteriore muta di
prospettiva nelle altre aperture dove si denota la visione di altre parti
dell'ambiente esterno, come la superficie lunare dall'alto e la visione del
cielo.
LA RELATIVITA’ di ESCHER Nelle litografia Casa di scale il sopra e il sotto assumono valenze
estemporanee, legate al particolare che si sta osservando e a quale
parte della figura rappresentata si vuole fare riferimento. È
rappresentata un ambiente dove si muovono e vivono personaggi
simili a pedoni degli scacchi ed in cui una parete diventa un
pavimento, una finestra una botola, le scale stesse cambiano verso
a seconda di come vengono vissute. Questo avviene perché lo spazio
viene prima di tutto vissuto dai personaggi e sono loro, con
l’impressione del movimento e dell’azione, che danno l’idea del punto
di fuga, della prospettiva, o meglio, della molteplicità delle
prospettive.
LA CASCATA di ESCHER Questa litografia, attribuibile a Maurits Cornelis Escher, risale al 1961 ed
è intitolata “Cascata”. Rappresenta un flusso d'acqua che, cadendo
dall'alto, mette in funzione un mulino il quale, a sua volta, spinge il flusso
in un canale che, procedendo a zig zag, torna all'inizio della cascata. Per
ottenere questo effetto, egli ha unito due triangoli di Penrose in un'unica
figura. La cascata rappresenta un sistema chiuso: essa ritorna in
continuazione alla ruota del mulino in un movimento perpetuo che viola la
legge di conservazione dell'energia.
I paradossi “migrano” dalla SCIENZA all’ARTE per proporre nuovi modelli di descrizione e rappresentazione del reale.
Nel Novecento, in particolare, l’arte è portatrice di un messaggio: è impossibile avere una concezione unitaria della REALTA’ a causa della percezione simultanea di spazio e tempo . Alcuni artisti rappresentano perciò una realtà non univoca, fortemente equivoca, frammentata e scomposta in parti che si compenetrano.
Tra le avanguardie storiche, il SURREALISMO è un movimento che fonda le sue radici nel paradosso.
Fra i surrealisti, René Magritte, è quello che più di tutti approfondisce il tema dell'ambiguità alogica dell'immagine.
Mauritius Cornelius Escher, è un altro grande esponente del paradosso nell’arte. Nelle sue litografie riuscì a far assumere funzioni
diverse a singoli punti e a far coesistere in uno stesso spazio mondi esistenti su piani diversi. Nei suoi "Edifici Impossibili" il
davanti e il dietro, l’alto e il basso diventano concetti astratti e finiscono col confondersi l’uno con l’altro senza apparente contraddizione.
L’IMPERO
DELLE LUCI
LA
CONDIZIONE
UMANA
LA SFERA DI ESCHER
IL TRIANGOLO di
PENROSE
LA SCALA di
PENROSE