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Report sui Mercati

1. FOCUS MACRO

2. MERCATI AZIONARI

3. MERCATI OBBLIGAZIONARI

4. COMMODITIES

5. VALUTE

6. PORTAFOGLI CONSIGLIATI

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1. FOCUS MACRO

Settembre come previsto è stato un altro mese di passione per i mercati.

La convinzione che quanto deciso finora dalle autorità europee non sia ancora sufficiente a risolvere la crisi, e le

difficoltà ad implementare il piano di rafforzamento dell’EFSF già deciso a luglio (il fondo salva stati europeo) hanno

pesato negativamente sull’umore degli investitori.

A pesare inoltre sui mercati è stata la delusione delle attese su un possibile ulteriore piano di quantitative easing da

parte della FED, la quale invece si è limitata a varare il cosiddetto piano “twist”, che consiste nella vendita di titoli del

tesoro con scadenze a breve per acquistare titoli con scadenze lunghe.

E se finora il mercato che più aveva sofferto era stato l’azionario europeo, a settembre il sell off è stato generalizzato,

ed in particolare sono stati colpiti fortemente i mercati azionari emergenti, ed il mercato delle commodities.

Fig. 1.1 Rendimento dei titoli governativi decennali di alcuni Paesi Europei (agg. 23 settembre 2011)

In generale la sensazione è che

siamo arrivati ad una fase più

avanzata del bear market, e come

accaduto già nel 2008, la carenza di

liquidità sul mercato ha spinto al

ribasso anche quegli strumenti

percepiti come “safe heaven” quali

ad esempio i metalli preziosi.

Analogamente altre materie prime,

come ad esempio i metalli

industriali, hanno subito un vero e

proprio tracollo.

Cosa ci aspetta dunque a questo

punto ?

Se ci sembra ancora presto per chiamare i minimi del mercato, la nostra convinzione è che forse non manchi poi

più così tanto e che quanto vissuto in queste ultime settimane di settembre potrebbe contribuire alla ripartenza

dei mercati.

E’ noto infatti che uno dei problemi che avevano influenzato sul rallentamento dell’economia era stata

l’impennata dei prezzi delle materie prime, ed il conseguente rialzo dei tassi avvenuto sui Paesi Emergenti. Anche

nei paesi sviluppati comunque l’aumento dell’inflazione aveva spinto le autorità monetarie a rallentare la politica

espansiva, e addirittura nel caso della BCE ad aumentare i tassi.

Il venir meno delle spinte inflattive, ed anzi, la possibilità che nei prossimi mesi l’inflazione headline possa tornare

in territorio negativo per via del forte calo delle commodities, dovrebbe dunque consentire innanzitutto alle

autorità monetarie dei Paesi Emergenti di allentare la stretta monetaria, ridando slancio alle rispettive economie.

0

5

10

15

20

25

30

Tito

lo a

sse Yield Bund

Yield Italia

Yield Portogallo

Yield Grecia

Yield Irlanda

Yield Spagna

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Anche in Europa la BCE potrebbe presto tornare sui propri passi (passi che come abbiamo sottolineato più volte sono

stati troppo affrettati) mentre la FED potrebbe avere lo spazio per una nuova manovra di espansione della base

monetaria.

Tutto ciò potrebbe ricreare quelle condizioni di liquidità che sono in genere la premessa per una ripresa dei mercati ed

in seguito dell’economia reale.

L’altro tassello che però manca ancora al puzzle dell’economia e dei mercati è la fiducia, e la fiducia in questo

momento non può prescindere dalla confidenza nella solvibilità dei bilanci pubblici. Per fare questo è indispensabile

che venga varato un progetto organico che possa normalizzare il mercato dei titoli di stato italiani e spagnoli. E le

notizie su un possibile ampliamento a 3.000 miliardi del fondo EFSF vanno certamente nella giusta direzione.

Con tutto ciò non vogliamo infondere un eccessivo ottimismo: ancora molti sono gli ostacoli che dovranno essere

superati prima di poter mettere la parola fine a questa crisi; ci sembra però che si incomincino ad intravedere le

condizioni che potrebbero nel medio periodo (e quindi da qui a qualche mese) consentire ai mercati di ritrovare la

fiducia e quindi di ripartire. La strada per arrivare a quel punto sarà comunque tutt’altro che lineare e la volatilità

continuerà ad essere assai elevata; il nostro consiglio quindi, come già anticipato nello scorso report di agosto, è

quello di accumulare posizioni soprattutto su quei titoli che vantano solidi fondamentali, che sono poco ciclici e che

vantano dividendi interessanti.

Aggiungiamo inoltre che potrebbe essere interessante iniziare ad accumulare posizioni sul mercato cinese, attraverso

fondi specializzati come il nostro Finlabo Dynamic Emerging Markets, che inizia a mostrare multipli decisamente

inferiori alla media storica, e che nel momento in cui le autorità cinesi dovessero varare un piano di stimolo monetario

potrebbe registrare rialzi assai significativi.

Riteniamo infine che anche il mercato delle obbligazioni societarie inizi a mostrare quotazioni davvero interessanti,

che possono essere utilizzate con profitto per costruire un portafoglio ad alto rendimento.

Tab 1.1 CRESCITA E INFLAZIONE

2009 2010 2011E 2012E 2013E 2011 2012 2009 2010 2011E 2012E

Australia 1,3 2,7 3,0 3,5 3,5 0,7 0,4 1,8 2,8 3,0 3,0

Brazil -0,6 7,5 4,5 4,1 4,1 0,0 0,0 4,9 5,0 6,3 4,8

Canada -2,5 3,1 2,8 2,6 2,5 0,5 -0,1 0,3 1,8 2,2 1,9

China 9,2 10,3 9,6 9,5 9,5 0,0 0,0 -0,7 3,3 5,0 2,5

France -2,5 1,5 1,6 1,8 2,0 0,0 0,0 0,1 1,7 2,1 1,7

Germany -4,7 3,5 2,5 2,1 1,9 0,3 0,1 0,2 1,2 2,2 1,5

India 6,8 10,4 8,2 7,8 8,2 -0,1 -0,2 10,9 13,2 7,5 6,9

Ireland -7,6 -1,0 0,5 1,9 2,4 -0,5 -0,4 -1,7 -1,6 0,5 0,5

Italy -5,2 1,3 1,1 1,3 1,4 0,1 0,0 0,8 1,6 2,0 2,1

Japan -6,3 3,9 1,4 2,1 1,7 -0,2 0,3 -1,4 -0,7 0,2 0,2

Russia -7,8 4,0 4,8 4,5 4,3 0,3 0,1 11,7 6,9 9,3 8,0

Spain -3,7 -0,1 0,8 1,6 1,8 0,2 0,1 -0,2 2,0 2,6 1,5

United Kingdom-4,9 1,3 1,7 2,3 2,5 -0,4 0,0 2,1 3,3 4,2 2,0

United States-2,6 2,8 2,8 2,9 2,7 -0,2 0,2 -0,3 1,6 2,2 1,6Fonte: IMF. Le stime sono fornite da Reuters e IMF e aggiornate a aprile 2011

GDP, constant prices(%) diff.da gennaio 2011 (%) Consumer Price Index (%)

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La convinzione dell’insufficienza dei provvedimenti presi di recente dalle autorità europee ha pesato

ulteriormente sull’umore degli investitori ed ha favorito un ulteriore sell off sui mercati azionari.

La nostra convinzione è che comunque si cominci a intravvedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Infatti, la

discesa dei prezzi delle materie prime potrebbe far venir meno le spinte inflattive e in Europa la BCE potrebbe

propendere per una riduzione dei tassi di interesse. Si potrebbero creare quindi le precondizioni per una

ripartenza dei mercati entro pochi mesi.

La via d’uscita a questa crisi finanziaria sarà comunque costellata da elevata volatilità sui mercati e il nostro

consiglio rimane quello di sfruttare gli eventuali futuri ribassi per accumulare posizioni su titoli caratterizzati

da solidi fondamentali, che non siano ciclici e che vantino elevati dividendi.

Tab 1.2 Debito Pubblico e Deficit di Bilancio

2008 2009 2010E 2011E 2012E 2008 2009 2010E 2011E 2012E

Australia -0,7 -3,9 -4,4 -2,5 n/a 11,6 17,6 21,9 23,7 24,2

Brazil 64,1 68,9 66,8 66,6 66,4

Canada - -3,2 -3,4 -2,0 -1,7 69,8 81,6 81,7 80,5 78,8

China 16,8 18,6 19,1 18,9 18,1

France -3,1 -5,0 -5,0 -3,7 -3,0 67,5 78,1 84,2 87,6 89,4

Germany -0,3 -0,8 -3,1 -2,9 -2,5 66,3 73,5 75,3 76,5 77,0

India 72,6 74,2 71,8 71,4 71,1

Ireland -11,3 -9,5 -8,6 -6,8 - 44,4 65,5 93,6 101,7 104,0

Italy -2,6 -3,9 -3,6 -2,8 -2,6 106,1 115,8 118,4 119,7 119,7

Japan -3,6 -7,3 -7,6 -7,2 -6,9 194,7 217,6 225,9 234,1 238,7

Russia 7,8 10,9 11,1 12,9 14,5

Spain -4,9 -9,0 -7,5 -5,3 n/a 39,7 53,1 63,5 70,2 75,1

United Kingdom -5,6 -8,3 -7,9 -6,2 -4,8 52,1 68,5 76,7 81,9 85,1

United States -4,9 -7,2 -8,0 -7,1 -4,9 71,1 84,3 92,7 99,3 102,9

Fonte: IMF. Le stime sono fornite da Reuters e IMF

Government balance Government gross debt

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2. MERCATI AZIONARI

2.1. ANALISI GEOGRAFICA

DJ Estoxx 50

S&P 500

Dopo i forti ribassi di luglio e agosto, i mercati azionari europei hanno continuato la discesa anche a settembre

arrivando a far registrare perdite trimestrali superiori al 30%. L’indice Eurostoxx50, dal massimo di luglio a 2797 punti

è sceso il 23 settembre fino a 1936 punti, con una variazione negativa del 31%.

Dividend

Yield

(DY)

Price

Earnings

Ratio

(PE)

Price to

Book

DY

2011E PE 11E % 1M % 3M % 6M % YTD % 1Y

Eurostoxx 50 6,08 8,73 0,96 6,12 7,65 -13,79 -19,56 -23,60 -17,99 -12,23

S&P 500 2,77 13,06 1,93 2,64 11,65 -5,68 -9,39 -8,16 -3,10 16,16

MSCI Emerging Markets -9,19 -11,54 -6,74 -9,83 6,50

Fonte: Reuters su stime Reuters e Standard & Poor's del 23/09/2011

Il leit motiv del ribasso è stato sempre quello dei timori sulla sostenibilità del debito pubblico dei paesi europei

periferici, in particolare di Italia e Spagna, i cui titoli di stato sono stati colpiti da massicce vendite. Neanche gli acquisti

della BCE, finalizzati a sostenere i corsi di suddetti titoli, hanno arrestato la caduta delle borse, appesantite

ulteriormente da altre preoccupazioni, quali il declassamento del debito americano da parte di Standard & Poor e le

voci su ulteriori downgrade che sarebbero in procinto di colpire il rating creditizio di primarie banche italiane e

francesi. Solo nell’ultima settimana di settembre si è assistito all’inizio di un rimbalzo, aiutato anche dalla notizia

dell’approvazione da parte del parlamento tedesco del potenziamento dell’Efsf, il fondo salvatati.

Gli ultimi due mesi sono stati pesantemente negativi anche per la borsa americana (il cui indice S&P500 è arretrato di

circa un 10%) e per quelle dei Paesi Emergenti, il cui indice di sintesi MSCI Emerging Markets ha fatto registrare una

perdita del 9% ad agosto e di circa il 14% a settembre. A penalizzare i mercati emergenti sono stati i timori di un forte

rallentamento economico ingenerato dalle recenti difficoltà di Europa e Stati Uniti.

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2.2. ANALISI SETTORIALE

I settori azionari più colpiti dal crollo delle borse sono stati quello bancario e quello dei titoli legati alle materie prime.

Le banche che sono state maggiormente colpite dalle vendite sono state quelle italiane, per il loro diretto

coinvolgimento nel debito pubblico dell’Italia e per un suo possibile ritorno in recessione. A causa del loro stretto

legame con la “situazione” italiana, anche le banche francesi sono arretrate sensibilmente. Prova ne è la discesa del

Cac40, che a settembre, con un –8% è stato il peggior indice europeo. Il crollo dei titoli legati ai materiali di base è

stato invece causato dalla veloce correzione dei corsi delle stesse materie prime, a loro volta colpite dai timori di un

rallentamento economico di portata mondiale.

Dividend

Yield

(DY)

Price

Earnings

Ratio

(PE)

Price to

Book

DY

2011E PE 11E % 1M % 3M % 6M % YTD % 1Y

Banks 6,79 5,67 0,43 7,05 5,36 -19,92 -30,64 -39,24 -29,00 -36,29

Basic Resources 4,23 7,15 0,61 4,74 7,11 -23,09 -30,54 -35,80 -36,43 -19,37

Food & Beverage 2,80 14,77 2,56 3,01 13,90 -4,40 -6,98 -0,99 -5,60 3,96

Health Care 3,63 16,80 1,42 3,82 9,64 -6,81 -7,27 2,17 6,77 12,94

Industrials - - - - - -13,32 -20,30 -20,39 -17,68 0,96

Insurance 5,25 6,61 0,56 5,54 5,88 -15,08 -22,77 -28,51 -15,96 -11,21

Oil & Gas 6,38 6,73 1,16 6,56 6,88 -10,18 -15,50 -21,08 -13,93 -3,20

Technology 3,35 11,65 2,09 2,60 12,27 -8,02 -16,33 -22,35 -17,33 -0,61

Telecommunications 10,60 6,71 1,46 10,50 8,50 -8,55 -13,70 -18,33 -13,59 -16,75

Utilities 7,49 9,26 0,90 7,13 9,74 -13,94 -22,08 -27,31 -22,80 -19,10

Fonte: Reuters su stime Reuters del 23/09/2011

I settori migliori sono stati quello dei titoli farmaceutici e quello degli alimentari, tradizionalmente anticiclici.

In questo contesto il nostro consiglio rimane quello di evitare l’investimento in settori troppo legati al ciclo

economico, come i titoli industriali, o direttamente coinvolti nella crisi del debito pubblico dei paesi periferici, come lo

sono le azioni delle banche. Preferiamo continuare a sovrappesare titoli più difensivi, come quelli legati ai settori

farmaceutici, alimentari o energetici, che in molti casi mostrano anche ottimi rendimenti da dividendo.

Nell’ultimo trimestre i mercati azionari europei hanno fatto registrare perdite complessive

superiori al 30% a causa dei timori legati al debito pubblico di Italia e Spagna e per un

prossimo probabile rallentamento economico in tutto il continente.

A livello settoriale i titoli maggiormente penalizzati sono stati i bancari e quelli delle società

legate alle materie prime. I titoli con maggior forza relativa sono stati gli alimentari e i

farmaceutici.

Come abbiamo già scritto nel report precedente, Il nostro consiglio è quello di evitare per il

momento i titoli ciclici, come quelli legati al settore industriale e a quello delle materie prime

e i titoli bancari dei paesi periferici, direttamente influenzati dai problemi dei relativi bond

governativi. Privilegiamo invece i titoli anticiclici, come i farmaceutici, gli alimentari e le

utilities.

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Bank

Basic

Food & Beverage

Healthcare

Insurance

Media

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Oil & Gas

Technology

Telecommunication

Utility

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3. MERCATI OBBLIGAZIONARI

3.1 GOVERNMENT BOND: T-BOND & BUND

Bund Future

T-Bond Future

Ad agosto e settembre il bund ha continuato la sua lunga corsa al rialzo che, iniziata ad aprile da 118, ha visto il titolo di

stato tedesco raggiungere quota 139 il 23 settembre. La forte salita delle ultime settimane è stata alimentata dal

fenomeno del flight to quality e dalla contestuale fuga dai bond di Italia e Spagna, minacciati dai timori sulla sostenibilità

del debito pubblico dei paesi periferici. A gettare benzina sul fuoco si sono aggiunti anche i segnali di rallentamento

dell’economia europea e il downgrade del debito

pubblico americano da parte di Standard & Poor.

Dopo aver raggiunto un elevato livello di ipercomprato

e rendimenti annui prossimi all’1,6%, il bund ha iniziato

un movimento correttivo nell’ultima settimana di

settembre, arretrando da 139 a 135 punti.

Quasi parallelo al movimento del bund è stato quello

del T-bond americano, salito nell’ultimo trimestre di

circa il 20%, fino a superare quota 149 punti.

A nostro avviso sia il bund che il T-bond hanno

raggiunto elevati livelli di ipercomprato, aprendo la

strada a possibili veloci correzioni (che in parte si sono

già verificate). Dal punto di vista tecnico il quadro di

fondo rimane ancora rialzista per il titolo di stato

tedesco. Senza dubbio il permanere dei timori sui titoli di stato dei paesi periferici potrebbero ancora tenere alti i prezzi

dei bond europei a rating più elevato, che dovrebbero sempre far parte di un portafoglio obbligazionario ben

diversificato. Contestualmente, a questi prezzi e dopo due manovre economiche da parte del governo italiano, finalizzate

a mettere ordine sui conti pubblici, cominciamo a guardare con interesse ai buoni rendimenti offerti dai titoli governativi

italiani e spagnoli, ma sempre su scadenze brevi (6/9 mesi) per limitare il rischio di credito e inoltre per porzioni di

portafoglio inferiori al 30%.

Paese 10Y Yield

Spread

Bund

Spread

T-note CDS 5YR

Belgio 3,78 197,40 194,13 288,01

Francia 2,55 75,00 71,73 196,22

Germania 1,80 0,00 -3,27 107,42

Gran Bretagna 2,40 59,60 56,33 96,03

Irlanda 8,06 625,80 622,53 854,64

Italia 5,60 379,60 376,33 497,69

Portogallo 11,21 940,50 937,23 1225,70

Spagna 5,12 331,30 328,03 413,44

Stati Uniti 1,84 3,27 0,00 34,68

Grecia 20,83 1902,20 1898,93 35,59

Fonte: Reuters su elaborazioni Finlabo Sim del 26/09/2011

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Il bund ad agosto e settembre ha dato vita ad un ulteriore allungo fin oltre la soglia dei 139

punti, per poi dar luogo ad una correzione alla fine del mese.

Nonostante la correzione di fine mese, a nostro avviso il trend rialzista di lungo periodo del

bund rimane ancora intatto ed è destinato a perdurare finché permane la crisi dei di fiducia

sui bond governativi italiani e spagnoli e finchè continuano ad arrivare segnali di

rallentamento dell’economia occidentale.

Il nostro consiglio è quello di mantenere le posizioni rialziste sul bund e sui bond governativi a

più elevato rating. Continuiamo ad evitare i bond governativi dei paesi periferici, ad eccezione

di Italia e Spagna, dove su scadenze inferiori all’anno si possono trovare buone combinazioni

di rischio/rendimento.

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3.2 CORPORATE: ITRAXX EURO 5Y & ITRAXX CROSS OVER 5Y

ITRAXX EURO 5Y

90

110

130

150

170

190

210

31/0

5/2

011

14/0

6/2

011

28/0

6/2

011

12/0

7/2

011

26/0

7/2

011

09/0

8/2

011

23/0

8/2

011

06/0

9/2

011

20/0

9/2

011

iTraxx Cross Over 5Y

330

380

430

480

530

580

630

680

730

780

26/0

5/2

011

26/0

6/2

011

26/0

7/2

011

26/0

8/2

011

26/0

9/2

011

Negli ultimi mesi i prezzi dei CDS sui corporate bond si sono impennati a dimostrazione della maggiore percezione del

rischio di credito sia delle obbligazioni societarie ad alto rating (investment grade), sia di quelle high yeld. A fine

settembre l’iTraxx Euro 5y, rappresentativo dei bond investment grade, quotava 195 bp, molto al di sopra dei 96 bp

toccati a luglio, mentre l’iTraxx Cross Over 5y, riferito ai bond non investment grade, è balzato dai 400 bp di inizio

luglio a 750 bp. Il rilevante aumento della percezione del rischio sui corporate bond è stato causato prevalentemente

dal contagio a Italia e Spagna della crisi del debito greco, dal rallentamento della crescita economica in Europa e Stati

Uniti e dal declassamento del debito pubblico americano. Gli spread sui corporate bond sono quindi aumentati e ad

essere più penalizzate sono state naturalmente le emissioni bancarie i cui spread hanno toccato i massimi annuali.

Il nostro consiglio, nonostante l’attuale fase di incertezza, è quello di continuare a sovrappesare i corporate bond,

limitando i bond bancari a quelli di istituti caratterizzati da elevato standing creditizio, non appartenenti ai paesi

periferici e con scadenze relativamente brevi (inferiori ai 2 anni).

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4. COMMODITIES

DJ Agriculture

DJ Industrial Metals

Nymex Crudeoil

Cmx Gold

Ad agosto abbiamo assistito ad un ulteriore impennata del prezzo dell’Oro, che il 6 settembre si è spinto fino a 1921

$/oncia, nuovo massimo storico, con un rally del 30% dai minimi di luglio. Raggiunto ormai un livello di ipercomprato

molto elevato, l’Oro ha poi dato luogo ad una veloce correzione nella seconda metà del mese, con un ribasso di circa il

20% che lo ha riportato in area 1550-1560 $/oncia.

A differenza dell’Oro, l’Argento aveva già fatto i massimi storici ad aprile a 49,7; dopo una correzione che lo aveva

portato a 34 $/oncia ad agosto l’Argento è prima risalito a 44 $/oncia e poi crollato in area 27-28 $/oncia a settembre.

Settembre è stato quindi un mese di forti ribassi non solo sui mercati azionari, ma anche su quelli delle materie prime,

in seguito ai recenti dati che testimoniano di un rallentamento economico generalizzato, che originatosi nei paesi

occidentali sta facendo sentire i suoi effetti anche sui Paesi Emergenti. Prova di ciò ne è l’andamento dei metalli

industriali, con i prezzi di Nickel e Rame che sono iniziati a scendere già da diversi mesi e che solo nell’ultimo bimestre

hanno perso più del 25%.

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Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, nell’ultimo mese esso ha mostrato una forza relativa maggiore rispetto alle

altre commodities, oscillando tra 77 e 87 $/barile. Tale sovra-performance è favorita ancora dal basso livello di offerta

sul mercato petrolifero, dovuto al protrarsi del venir meno della produzione libica.

A causa della crisi dei mercati finanziari, la salita dei metalli preziosi è continuata anche ad

agosto con l’Oro spintosi sopra 1920 $/oncia e l’argento sopra i 44 $/oncia. A settembre ne è

poi seguita una forte correzione causata dai timori di una recessione globale.

A riprova dei nuovi timori di forte rallentamento economico ci sono anche i pesanti ribassi dei

metalli industriali, con i prezzi di Nickel e Rame scesi più del 25% negli ultimi 2 mesi.

Il nostro consiglio è quello di rimanere sottopesati sulle materie prime: timori recessivi

potrebbero far scendere ulteriormente i prezzi dei metalli industriali e delle materie prime

agricole. I metalli preziosi, con in testa l’oro, potrebbero tenere meglio o addirittura

riprendersi, qualora la crisi finanziaria peggiorasse, ma la forte correzione di settembre

rappresenta un campanello d’allarme per la tenuta del trend.

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5. VALUTE

Il cambio Euro/Dollaro è rimasto nel trading range 1,40-1,45 da maggio fino a fine agosto, con l’Euro che è

riuscito a tenere le sue posizioni durante la prima violenta fase del ribasso dei mercati finanziari. A settembre

però, con l’inasprirsi della crisi del debito pubblico italiano , con nuovi dati che hanno confermato il

rallentamento dell’economia del vecchio cliente e con il venir meno delle speranze per una nuova politica

americana di Quantitave Easing, si è assistito ad un sensibile rafforzamento del Dollaro USA, che ha spinto i l

cambio euro/dollaro verso l’attuale livello di 1,35.

EURO/DOLLARO EURO/STERLINA

EURO/DOLLARO CANADESE

EURO/YEN

A settembre l’Euro si è deprezzato anche contro Yen giapponese, con il cambio Euro/Yen che ha rotto il minimo

annuale di 105, portandosi fino a 101.

I timori di un rallentamento economico anche nei Paesi Emergenti ha indebolito fortemente le valute del carry

trade, salite molto nei mesi precedenti. Segnaliamo in particolare Rand Sudafricano e Dollaro Australiano che

nell’ultimo mese si sono indebolite verso Euro, ma ancor di più verso il Dollaro USA nei confronti del quale

hanno perso rispettivamente il 14% e il 20% dai massimi di luglio.

Dopo il recente movimento il cambio Euro/Dollaro, stabilizzatosi sotto le medie di lungo periodo, ha a ssunto

un’impostazione ribassista, la quale viene confermata anche dalla situazione macro. Infatti, visto il

rallentamento economico della zona Euro, l’elevato rischio di default della Grecia e la crisi di fiducia verso i

titoli governativi italiani riteniamo plausibile un ulteriore indebolimento della moneta unica europea nei

confronti del Dollaro USA.

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6. PORTAFOGLI CONSIGLIATI

PORTAFOGLIO LARGE CAP

Facciamo uscire dal portafoglio: - Eads (Fra): Il titolo ha tenuto abbastanza, ma potrebbe essere interessato da una rotazione delle azioni colpite dal

ribasso. Visto l’alto p/e. Preferiamo chiudere la posizione in guadagno e puntare su titoli più sottovalutati. - Pirelli (Ita): Perdita delle medie di lungo periodo. Vendiamo per puntare su titoli meno ciclici in ottica difensiva.

Inseriamo nel portafoglio: - Finmeccanica (Ita): Il titolo appare sottovalutato (p/e 2011: 7,7 p/book: 0,4). Tecnicamente sembra formare una base

di accumulo, con volumi in aumento. - Merck (Ger): Titolo difensivo in quanto appartenente al settore farmaceutico. Il titolo ha rimbalzato sull’importante

area di supporto posta a 56-57 euro.

PORTAFOGLIO SMALL/MID CAP

Facciamo uscire dal portafoglio: - Alten (Ger): Il titolo ha perso le medie di lungo periodo. Sfruttiamo il rimbalzo per vendere. - Kws Saat (Ger): Il titolo ha perso le medie di lungo periodo. Sfruttiamo il rimbalzo per vendere. - Sonaecom (Por): Perdita di forza relativa rispetto al settore. Esce dal portafoglio in ottica difensiva.

Inseriamo nel portafoglio: - Astaldi (Ita): Buoni fondamentali (p/e 2011: 5,6). Portafoglio ordini ben diversificato. Rimbalza sul doppio minimo in

area 3,6. - Faiveley (Fra): Società caratterizzata da buona redditività e bassi multipli. Il titolo ha perso molto, avvicinandosi ai

minimi del 2009. Proviamo un acquisto. - Steria (Fra): Redditività in crescita, basso indebitamento netto, ottimi multipli (p/e 2011: 5,7). Sfruttiamo

l’ipervenduto per un acquisto.

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PORTAFOGLIO OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE

Non apportiamo modifiche al portafoglio

PORTAFOGLIO OBBLIGAZIONI CORPORATE

Non apportiamo modifiche al portafoglio

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