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DI MONIA NICOLETTI anuel è un adolescente che passa la maggior parte del tempo con il tablet, senza mai toccarlo. Per lui il touchscreen è un mistero. Sceglie le App, gioca e va su Internet grazie a una modifica alla carrozzina: un piccolo joystick che porta i suoi occhi azzurri sul mondo esterno. Che faceva prima? «Niente. Mi annoiavo – risponde –. Ogni tanto giocavo con la playstation, ma è diverso». Accanto a lui Daniele lo guarda cliccare qua e là: si accontenta di vedere cosa fa l’amico perché un tablet tutto suo non ce l’ha. Manuel e Daniele sono due ospiti del villaggio Eugenio Litta di Grottaferrata, un centro di riabilitazione d’eccellenza sul territorio. Siamo qui per capire cosa ne sarebbe di questa e altre strutture se la Regione Lazio confermasse i tagli ai fondi per disabili che secondo i recenti piani potrebbero partire dal 2018. Il Litta ospita 41 disabili gravi e gravissimi in forma residenziale (i posti letto sono in tutto 45). A loro si affiancano i disabili del regime semiresidenziale che vengono di giorno, per un totale di quasi quattrocento persone. Bambini, ragazzi, adulti, maschi e femmine qui conducono una vita quasi ordinaria. I piccoli vanno a scuola, i grandi svolgono attività come teatro e giornale. Non un giornaletto interno scritto tanto per occupare il tempo, ma un vero e proprio giornale distribuito anche fuori (vedi box). Laboratori e attività sono all’ordine del giorno tanto quanto le terapie, perché nessun ospite è solo un malato da curare. «Le attività sono come un abito cucito su misura – spiega Tiziana Melfi, psichiatra referente per il settore semiresidenziale –, ognuno ha il proprio progetto riabilitativo individualizzato da una équipe fatta da medici, psichiatri e assistenti sociali». Il progetto non viene imposto, ma «condiviso innanzitutto con il ragazzo – continua – poi con la famiglia e infine con i servizi territoriali come Asl, Comune e cooperative». Un’attenzione tutta particolare che li fa ospiti più che pazienti, circondati tanto da professionalità quanto da affetto. «Non potrei mai cambiare il mio mestiere – confessa Fabiola Balla, operatrice socio–sanitaria – nessun lavoro mi dà lo stesso: questi ragazzi hanno bisogno di così tanto amore che non puoi non emozionarti; noi siamo per loro mani, orecchie e occhi; siamo i loro cinque sensi». Ed è proprio questa commistione tra professionalità e affetto che a volte riesce a fare miracoli. Fabio Stirpe, responsabile medico del villaggio, racconta di un ragazzo «che sembrava ingestibile a causa dei disturbi comportamentali e che invece, con i giusti trattamenti, è stato trasformato da disabile gravissimo a persona pienamente adattata che adesso frequenta la scuola». Girando per il villaggio si incontrano vite fatte di sorrisi, altro che «non degne d’essere vissute» come spesso vengono etichettate. «La disabilità mentale – spiega Stirpe – e in particolare la disabilità mentale plurima ha sempre spaventato, per questo viene messa ai margini della società». Ma basta guardare questi ragazzi per capire che hanno la ricetta della felicità. Ricetta fatta però di ingredienti che hanno un prezzo. Una carrozzina come quella di Manuel con la modifica per usare il tablet può arrivare a costare una decina di migliaia di euro. A lui è stata presa con i fondi dedicati della Regione Lazio. Il teatro, la redazione giornalistica, la pet therapy, finanche il torneo di biliardino sono un costo. Come le terapie. Lo è la stanza multisensoriale che per i casi più gravi è l’unico modo di uscire dal proprio buio interiore, riconoscersi e interagire. Lo è quel personale che si è autodefinito «i loro cinque sensi». Da inizio novembre per i centri di riabilitazione si parla di tagli che dovrebbero arrivare dal primo gennaio 2018. L’Aris (Associazione religiosa istituto sociosanitari) è la società che gestisce la quasi totalità delle strutture nel Lazio: una settantina con circa 12.500 pazienti. Da anni chiedono un adeguamento delle tariffe regionali all’indice Istat. Si tratterebbe di un aumento del 15% rispetto all’ultima modifica fatta nel 1999. Da allora non solo non è arrivato un aumento, ma in questi giorni si discute di un’eventuale decurtazione dal 7 al 12%. Per molte piccole strutture questo equivarrebbe alla chiusura. Per le altre vorrebbe dire limitarsi a nutrire e vestire i ragazzi. Michele Bellomo, direttore generale del Litta e presidente dell’Aris Lazio, sembra stupito dalla possibilità che ci siano dei tagli per un settore che «incide sul budget complessivo della sanità laziale per il 3%; se le tariffe saranno quelle indicate nel decreto, molte strutture rischierebbero il collasso». Collasso significa che nessun ragazzo come Daniele potrebbe sperare di avere un tablet come quello di Manuel, nessuno sospirerebbe più in attesa della messa in scena dell’ultimo spettacolo teatrale e chissà se Giorgia e Giacomo scriverebbero ancora sul loro giornale Il Mercoledì (vedi box). Chissà quanti vedrebbero la vita ridotta a un mangiare e dormire, ogni giorno uguale all’altro. E chissà quanti rimarrebbero persi nel proprio buio interiore. Nella peggiore delle ipotesi gli ospiti delle strutture più piccole potrebbero perfino finire per strada. M a legge sul “Dopo di noi”, ha riproposto con forza il tema dell’abitare. Una riflessione che riguarda sia il futuro di per- sone che oggi vivono in casa con i familiari e cosa succederà loro quando questi non ci saranno più sia le persone disabili che sono nei nostri servizi: case–famiglia, centri di riabilitazione, residenze sanitarie assistite. Abitare infatti è una dimensione sia intima che sociale; la casa as- sume un significato importante, perché legata sia alla sicurezza e al riparo che all’identità, all’inti- mità, all’affettività (dimensioni più personali). La casa ha valen- za simbolica, proiettiva e mne- monica ma anche una forte con- cretezza: un luogo e un tempo do- ve organizzare i propri pensieri e i propri sensi e permette di aprir- si all’incontro con l’altro in uno spazio proprio ma mediato, pro- tetto dove i mobili e gli oggetti, le luci e gli odori esprimono chi vi abita, ma lo lasciano libero da u- na immediata identificazione: lo rappresentano, ma non sono la sua immagine. In alcune situazioni la casa può essere anche un’esperien- za con elementi di negatività, di do- lore, di nostalgia. Tuttavia, ciò può non escludere la possibilità di sco- prire una dimensione positiva e propositiva: “abitare” deriva dal latino habitare, “avere in manie- ra duratura” e, nell’analisi gram- maticale, è un verbo sia transiti- vo che intransitivo. Abitare è u- sato per indicare sia una dimen- sione pubblica che privata: abita- re la città, la nazione, il pianeta e abitare la casa. Il significato del termine sta a indicare anche una dimensione politica e civica, ac- canto a quella intima: ogni per- sona dimora in una casa che a sua volta sta in una città, una coniu- gazione articolata di vissuti in di- mensioni personali e collettive, private e pubbliche contempora- neamente. Ci auguriamo che chi programma servizi per persone con disabilità (politica) e chi li gestisce riflettano su queste te- matiche. * responsabile della comunità dell’Arche “Il Chicco” L Tra i disabili a rischio «tagli» Il mondo raccontato dal «Villaggio» reportage. Al Villaggio Eugenio Litta preoccupazione per la decisione della Regione editoriale ALBANO QUEI SACERDOTI GIOVANI LEADER a pagina 3 ANAGNI DUE NUOVE CONSACRAZIONI a pagina 4 C.CASTELLANA LA COLLETTA ALIMENTARE a pagina 5 CIVITAVECCHIA LA BUONA COMUNICAZIONE a pagina 6 FROSINONE I GIOVANI DICONO NO ALLA PENA DI MORTE a pagina 7 GAETA STOP AL GIOCO D’AZZARDO a pagina 8 LATINA IL LAVORO CHE DÀ DIGNITÀ a pagina 9 PALESTRINA IN ONORE DI SAN BERARDO a pagina 10 PORTO S.RUFINA L’UNITALSI IN FESTA a pagina 11 SORA UN GESTO CONCRETO CONTRO LO SPRECO a pagina 13 TIVOLI UNA SCELTA D’AMORE a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI L’EREDITÀ DI CAGLIARI a pagina 12 LAZIO SETTE ei poveri non bisogna servirsene. Mai. Neanche per guadagnarsi il paradiso. Neanche per stare a posto con la coscienza. Sono co- me Dio. Non puoi servirtene. Puoi soltanto amarli. Puoi soltanto ser- virli. Sarebbe bene ricordarsi di queste piccole indicazioni per vivere bene questa prima giornata mondiale dei poveri, frutto dell’Anno del- la Misericordia. Ed è bello – me ne sono accorto proprio scrivendo que- sto pezzo – che non sia una giornata “per”, ma una giornata “di”. I po- veri sono i protagonisti di questa domenica e non solo i destinatari del- la nostra beneficenza. E’ con questa semplice cosa che comprendiamo che amare non è fare qualcosa per qualcuno, ma amare è rendere qualcuno protagonista, soggetto pieno di qualcosa di bello e di gran- de. Come il Vangelo. Che, non a caso, è proprio destinato ai poveri. Co- me l’azione liturgica. Che è sempre e in ogni sua forma autentica, un pieno coinvolgimento di tutto l’uomo nella vita di Dio. Come la vera carità. Che non si confonde mai con l’assistenzialismo o l’azione so- ciale delle ONG, ma è una vera rivoluzione che lo Spirito Santo opera per il bene di chi è dimenticato, solo e messo ai margini. E così oggi dovremmo davvero chiedere occhi per vedere le necessità e le soffe- renze che abitano le periferie della nostra città, del nostro paese. Per- sino quelle dei nostri amici e della nostra famiglia. Non mancano mai povertà da convertire in luoghi di grazia. I poveri li abbiamo sempre con noi perché possano essere insieme a noi protagonisti del Vangelo e autori di una storia nuova guidata dallo Spirito Santo. Così possiamo amare non solo con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Francesco Guglietta D L’umiltà di servire i poveri Domenica, 19 novembre 2017 Coordinamento: cooperativa Il Mosaico via Anfiteatro Romano, 18 00041 Albano Laziale (Rm) tel. 06.932684024 e-mail: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA e-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 STAZIONI LA POVERTÀ CHE NON SI VEDE a pagina 2 IL FATTO LE DIMENSIONI DELL ABITARE MARCO VERONESI * Oltre 12mila pazienti potrebbero non accedere più a strutture e attività o perdere l’assistenza degli specialisti I responsabili del centro di riabilitazione: «Qui per molti siamo mani, orecchie, occhi» Gli ospiti del Litta in attesa delle terapie In alto, un ragazzo dorme rilassato dai peluches Giorgia saluta un amico dopo la giornata di lavoro in redazione l settimanale Il Mercoledì è realizzato dai pazienti del villaggio Eugenio Litta di Grottaferrata e viene distribuito anche fuori, insieme al mensile Conta Storie. Al no- stro arrivo in redazione sono rimasti Gior- gia e Giacomo. Lui ha chiuso il pezzo e sta inondando la stanza di musica house e lei, incurante, risponde a una lettera. «Adoro trovare le notizie – ci dice Giorgia – Il pez- zo più bello che ho scritto? La nascita di un’amicizia». Il mercoledì racconta la vita dentro e fuori dal villaggio. «Siamo partiti dieci anni fa con la campagna elettorale di Obama, adesso seguiamo Trump – spiega Mauro Biani, operatore professionale – Mercoledì si fa la riunione di redazione e i ragazzi arrivano già preparati su cosa acca- de nel mondo». (M.N.) I

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DI MONIA NICOLETTI

anuel è unadolescente chepassa la maggior

parte del tempo con iltablet, senza mai toccarlo.Per lui il touchscreen è unmistero. Sceglie le App,gioca e va su Internet graziea una modifica allacarrozzina: un piccolojoystick che porta i suoiocchi azzurri sul mondoesterno. Che faceva prima?«Niente. Mi annoiavo –risponde –. Ogni tantogiocavo con la playstation,ma è diverso». Accanto a luiDaniele lo guarda cliccarequa e là: si accontenta divedere cosa fa l’amicoperché un tablet tutto suonon ce l’ha. Manuel eDaniele sono due ospiti delvillaggio Eugenio Litta diGrottaferrata, un centro diriabilitazione d’eccellenzasul territorio. Siamo qui percapire cosa ne sarebbe diquesta e altre strutture se laRegione Lazio confermassei tagli ai fondi per disabiliche secondo i recenti pianipotrebbero partire dal2018. Il Litta ospita 41disabili gravi e gravissimi informa residenziale (i postiletto sono in tutto 45). Aloro si affiancano i disabilidel regime semiresidenzialeche vengono di giorno, perun totale di quasiquattrocento persone.Bambini, ragazzi, adulti,maschi e femmine quiconducono una vita quasiordinaria. I piccoli vanno ascuola, i grandi svolgonoattività come teatro egiornale. Non ungiornaletto interno scrittotanto per occupare iltempo, ma un vero eproprio giornale distribuitoanche fuori (vedi box).Laboratori e attività sonoall’ordine del giorno tantoquanto le terapie, perché

nessun ospite è solo unmalato da curare. «Leattività sono come un abitocucito su misura – spiegaTiziana Melfi, psichiatrareferente per il settoresemiresidenziale –, ognunoha il proprio progettoriabilitativoindividualizzato da unaéquipe fatta da medici,psichiatri e assistentisociali». Il progetto nonviene imposto, ma«condiviso innanzituttocon il ragazzo – continua –poi con la famiglia e infinecon i servizi territorialicome Asl, Comune ecooperative». Un’attenzionetutta particolare che li faospiti più che pazienti,circondati tanto daprofessionalità quanto daaffetto. «Non potrei mai

cambiare il mio mestiere –confessa Fabiola Balla,operatrice socio–sanitaria –nessun lavoro mi dà lostesso: questi ragazzi hannobisogno di così tanto amoreche non puoi nonemozionarti; noi siamo perloro mani, orecchie e occhi;siamo i loro cinque sensi».Ed è proprio questacommistione traprofessionalità e affetto chea volte riesce a faremiracoli. Fabio Stirpe,responsabile medico delvillaggio, racconta di unragazzo «che sembravaingestibile a causa deidisturbi comportamentali eche invece, con i giustitrattamenti, è statotrasformato da disabilegravissimo a personapienamente adattata che

adesso frequenta la scuola».Girando per il villaggio siincontrano vite fatte disorrisi, altro che «nondegne d’essere vissute»come spesso vengonoetichettate. «La disabilitàmentale – spiega Stirpe – ein particolare la disabilitàmentale plurima ha semprespaventato, per questoviene messa ai marginidella società». Ma bastaguardare questi ragazzi percapire che hanno la ricettadella felicità. Ricetta fattaperò di ingredienti chehanno un prezzo. Unacarrozzina come quella diManuel con la modifica perusare il tablet può arrivare acostare una decina dimigliaia di euro. A lui èstata presa con i fondidedicati della Regione

Lazio. Il teatro, la redazionegiornalistica, la pet therapy,finanche il torneo dibiliardino sono un costo.Come le terapie. Lo è lastanza multisensoriale cheper i casi più gravi è l’unicomodo di uscire dal propriobuio interiore, riconoscersie interagire. Lo è quelpersonale che si èautodefinito «i loro cinquesensi». Da inizio novembreper i centri di riabilitazionesi parla di tagli chedovrebbero arrivare dalprimo gennaio 2018. L’Aris(Associazione religiosaistituto sociosanitari) è lasocietà che gestisce la quasitotalità delle strutture nelLazio: una settantina concirca 12.500 pazienti. Daanni chiedono unadeguamento delle tariffe

regionali all’indice Istat. Sitratterebbe di un aumentodel 15% rispetto all’ultimamodifica fatta nel 1999. Daallora non solo non èarrivato un aumento, ma inquesti giorni si discute diun’eventuale decurtazionedal 7 al 12%. Per moltepiccole strutture questoequivarrebbe alla chiusura.Per le altre vorrebbe direlimitarsi a nutrire e vestire iragazzi. Michele Bellomo,direttore generale del Litta epresidente dell’Aris Lazio,sembra stupito dallapossibilità che ci siano deitagli per un settore che«incide sul budgetcomplessivo della sanitàlaziale per il 3%; se letariffe saranno quelleindicate nel decreto, moltestrutture rischierebbero il

collasso».Collassosignifica chenessun ragazzocome Danielepotrebbe speraredi avere un tabletcome quello diManuel, nessunosospirerebbe piùin attesa dellamessa in scenadell’ultimospettacoloteatrale e chissàse Giorgia eGiacomoscriverebberoancora sul lorogiornale IlMercoledì (vedibox). Chissàquantivedrebbero lavita ridotta a unmangiare e

dormire, ogni giornouguale all’altro. E chissàquanti rimarrebbero persinel proprio buio interiore.Nella peggiore delle ipotesigli ospiti delle strutture piùpiccole potrebbero perfinofinire per strada.

M

a legge sul “Dopo di noi”, hariproposto con forza il temadell’abitare. Una riflessione

che riguarda sia il futuro di per-sone che oggi vivono in casa coni familiari e cosa succederà loroquando questi non ci saranno piùsia le persone disabili che sononei nostri servizi: case–famiglia,centri di riabilitazione, residenzesanitarie assistite. Abitare infatti è una dimensionesia intima che sociale; la casa as-sume un significato importante,perché legata sia alla sicurezza eal riparo che all’identità, all’inti-mità, all’affettività (dimensionipiù personali). La casa ha valen-za simbolica, proiettiva e mne-monica ma anche una forte con-cretezza: un luogo e un tempo do-ve organizzare i propri pensieri ei propri sensi e permette di aprir-si all’incontro con l’altro in unospazio proprio ma mediato, pro-tetto dove i mobili e gli oggetti, leluci e gli odori esprimono chi viabita, ma lo lasciano libero da u-na immediata identificazione: lorappresentano, ma non sono la

sua immagine. Inalcune situazionila casa può essereanche un’esperien-za con elementi dinegatività, di do-lore, di nostalgia.Tuttavia, ciò puònon escludere lapossibilità di sco-

prire una dimensione positiva epropositiva: “abitare” deriva dallatino habitare, “avere in manie-ra duratura” e, nell’analisi gram-maticale, è un verbo sia transiti-vo che intransitivo. Abitare è u-sato per indicare sia una dimen-sione pubblica che privata: abita-re la città, la nazione, il pianeta eabitare la casa. Il significato deltermine sta a indicare anche unadimensione politica e civica, ac-canto a quella intima: ogni per-sona dimora in una casa che a suavolta sta in una città, una coniu-gazione articolata di vissuti in di-mensioni personali e collettive,private e pubbliche contempora-neamente. Ci auguriamo che chiprogramma servizi per personecon disabilità (politica) e chi ligestisce riflettano su queste te-matiche. * responsabile della comunità

dell’Arche “Il Chicco”

L

Tra i disabilia rischio «tagli»

Il mondo raccontato dal «Villaggio»

reportage.Al Villaggio Eugenio Litta preoccupazione per la decisione della Regioneeditoriale

◆ ALBANOQUEI SACERDOTIGIOVANI LEADER

a pagina 3

◆ ANAGNIDUE NUOVECONSACRAZIONI

a pagina 4

◆ C.CASTELLANALA COLLETTAALIMENTARE

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIALA BUONACOMUNICAZIONE

a pagina 6

◆ FROSINONEI GIOVANI DICONO NOALLA PENA DI MORTE

a pagina 7

◆ GAETASTOP AL GIOCOD’AZZARDO

a pagina 8

◆ LATINAIL LAVOROCHE DÀ DIGNITÀ

a pagina 9

◆ PALESTRINAIN ONOREDI SAN BERARDO

a pagina 10

◆ PORTO S.RUFINAL’UNITALSIIN FESTA

a pagina 11

◆ SORAUN GESTO CONCRETOCONTRO LO SPRECO

a pagina 13

◆ TIVOLIUNA SCELTAD’AMORE

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETIL’EREDITÀDI CAGLIARI

a pagina 12

LAZIOSETTE

ei poveri non bisogna servirsene. Mai. Neanche per guadagnarsiil paradiso. Neanche per stare a posto con la coscienza. Sono co-

me Dio. Non puoi servirtene. Puoi soltanto amarli. Puoi soltanto ser-virli. Sarebbe bene ricordarsi di queste piccole indicazioni per viverebene questa prima giornata mondiale dei poveri, frutto dell’Anno del-la Misericordia. Ed è bello – me ne sono accorto proprio scrivendo que-sto pezzo – che non sia una giornata “per”, ma una giornata “di”. I po-veri sono i protagonisti di questa domenica e non solo i destinatari del-la nostra beneficenza. E’ con questa semplice cosa che comprendiamoche amare non è fare qualcosa per qualcuno, ma amare è renderequalcuno protagonista, soggetto pieno di qualcosa di bello e di gran-de. Come il Vangelo. Che, non a caso, è proprio destinato ai poveri. Co-me l’azione liturgica. Che è sempre e in ogni sua forma autentica, unpieno coinvolgimento di tutto l’uomo nella vita di Dio. Come la veracarità. Che non si confonde mai con l’assistenzialismo o l’azione so-ciale delle ONG, ma è una vera rivoluzione che lo Spirito Santo operaper il bene di chi è dimenticato, solo e messo ai margini. E così oggidovremmo davvero chiedere occhi per vedere le necessità e le soffe-renze che abitano le periferie della nostra città, del nostro paese. Per-sino quelle dei nostri amici e della nostra famiglia. Non mancano maipovertà da convertire in luoghi di grazia. I poveri li abbiamo semprecon noi perché possano essere insieme a noi protagonisti del Vangeloe autori di una storia nuova guidata dallo Spirito Santo. Così possiamoamare non solo con la lingua, ma con i fatti e nella verità.

Francesco Guglietta

DL’umiltà di servire i poveri

Domenica, 19 novembre 2017

Coordinamento: cooperativa Il Mosaicovia Anfiteatro Romano, 1800041 Albano Laziale (Rm)tel. 06.932684024e-mail: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanepiazza Carbonari, 3 - 20125 Milanotel. 02.67801 - fax 02.6780483www.avvenire.it e-mail: [email protected]

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAe-mail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ STAZIONILA POVERTÀ CHE NON SI VEDE

a pagina 2

IL FATTO

LE DIMENSIONIDELL’ABITARE

MARCO VERONESI *

Oltre 12milapazienti potrebbero non accedere più a strutture e attività o perderel’assistenza degli specialistiI responsabili del centro di riabilitazione: «Qui per molti siamo mani, orecchie, occhi» Gli ospitidel Littain attesadelle terapieIn alto,un ragazzodormerilassato dai peluches

Giorgia saluta un amico dopo la giornata di lavoro in redazione

l settimanale Il Mercoledì è realizzato daipazienti del villaggio Eugenio Litta diGrottaferrata e viene distribuito anche

fuori, insieme al mensile Conta Storie. Al no-stro arrivo in redazione sono rimasti Gior-gia e Giacomo. Lui ha chiuso il pezzo e stainondando la stanza di musica house e lei,incurante, risponde a una lettera. «Adorotrovare le notizie – ci dice Giorgia – Il pez-

zo più bello che ho scritto? La nascita diun’amicizia». Il mercoledì racconta la vitadentro e fuori dal villaggio. «Siamo partitidieci anni fa con la campagna elettorale diObama, adesso seguiamo Trump – spiegaMauro Biani, operatore professionale –Mercoledì si fa la riunione di redazione e iragazzi arrivano già preparati su cosa acca-de nel mondo». (M.N.)

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TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30

Sono diverse le associazioni che seguonole povertà in questi luoghi, dalla Caritas allaComunità di Sant’Egidio fino a realtà piùpiccole come la San Girolamo Emiliani

Sant’Aurea, la cattedrale che è il «cuore» di Ostia Antica

DI MARIA TERESA CIPRARI

iocesi probabilmente già dal IIIsecolo, Ostia ebbe una primacattedrale nella basilica

costantiniana dei Santi Pietro, Paolo eGiovanni, antecedente al VII secolo,traslata poi nella chiesa di Sant’Aurea, sortasul luogo di sepoltura della martire,edificio a tre navate, con fronte verso est.Nel 1150 con l’abbandono dell’insalubreterritorio alla foce del Tevere il titoloepiscopale di Ostia passò a Velletri. Solo il

5 maggio 1914 papa Pio X separò le duediocesi e stabilì che il cardinale nominatodecano del collegio cardinalizio avrebbeesercitato la sua potestà su Ostia daamministratore apostolico, coadiuvato dalvescovo ausiliare del settore sud della cittàin qualità di vicario generale. Nel 1948furono ridefiniti i confini e l’area delladiocesi ostiense fu limitata al solo borgomedievale. Un decreto del 2012 ne haulteriormente cambiato il profilo. Il Borgodi Ostia Antica fu costruito nel IX secoloda Gregorio IV (827–844), in unaposizione strategica sul Tevere. Il cardinaleGuglielmo d’Estouteville, (1461– 1483) siimpegnò a ricostruire “Gregoriopoli” e lasua cattedrale, stavolta a una sola navata econ fronte verso ovest, in direzione delcastello di Giulio II, esempio diarchitettura militare moderna. Tra il 1483e il 1487, con Sisto IV, Giuliano dellaRovere (futuro Giulio Il) affidò i lavoriall’architetto fiorentino Baccìo Pontelli e

celebrò la dedicazione della chiesa. Siconservano ancora l’edicola a tempiettocon decorazione cosmatesca ed il fontebattesimale del XV secolo. Dopo la pienadel Tevere del 1575 Ostia cadde di nuovonell’abbandono. Al vescovo Bandini(1626–1629) si deve la cappella di SantaMonica, sul lato destro dell’aula, in cui siconservano un frammento dell’epigrafedella santa, morta ad Ostia nel 387, «alnono giorno della sua malattia, nel 56°anno della sua vita, 33° della mia,quell’anima credente e pia fu liberata dalcorpo» racconta Agostino, e la copia di unframmento con il nome di sant’Aurea.Sull’ampio presbiterio, al centro dellanicchia un dipinto ovale del 1627 diAndrea Sacchi, (Nettuno 1599 – Roma1661) raffigura il martirio di sant’Aurea,che, al tempo di Claudio, fu esiliata adOstia, incatenata e annegata in mare conuna pietra al collo. A Ginnasi si deve labalaustra; Cybo (1687–1700) curò lavori

interni, come la copertura a tempietto peril fonte battesimale e la collocazione dellacattedra. Carafa commissionò a metà ‘700un nuovo altare con tabernacolo. Macchi(1847–1860) volle un soffitto a lacunari,poi rimosso per riportare le capriate ligneea vista. Con Poletti nel 1982 si collocòl’altare al centro del presbiterio, una mensain marmo su basi rettangolari decorate sulfronte con materiale di spoglio. Furonopoi tolte la balaustra e la cattedra ligneacoperta a baldacchino, collocata a sinistra;si usa una poltrona in legno con braccioliposta tra il vecchio altare ed il nuovo. Lalampada perenne è su un frammento dicolonna (V sec.), con incisione lacunosadel nome di sant’Aurea. La facciata constemma Della Rovere è tripartita daparaste, con capitello e basamentodecorato, che inquadrano le due bifore edil rosone centrale, anche la parete lateraleesterna sinistra con tre bifore è scanditadagli stessi elementi. (5. segue)

D

Gli ambulatori sociali,realtà aperte e accoglienti

Le stazioni ferroviarie sia nelle città sia nei paesi ospitano un mondo di persone in cerca di riparo. Grazie alla generosità dei volontari trovano braccia e sorrisi che li accolgono con un pasto caldoe un aiuto concreto

Storie di un’umanitànascosta tra i binari

DI CARLA CRISTINI

omini e donne, di ogni età enazionalità, dormono inripari di fortuna nelle

stazioni ferroviarie. Sonoaccomunate da una parola, povertà,che racchiude una condizione chepesa come un macigno sulle loroschiene, piegate sotto quei fagotti distracci e cartoni che diventano illoro giaciglio. Una realtà cheaccomuna metropoli come Roma acittadine di provincia. Nel Lazio,tante le storie di disagio esolidarietà che raccontano realtà dicomunità accoglienti. Nellastazione di Frosinone trovanorifugio diverse persone, soprattuttoitaliani, che dormono nella salad’attesa. Da qualche anno ungruppo di volontari, dellaComunità di Sant’Egidio e dellaCaritas diocesana, si occupa diandare a visitarli e portare loro ipasti. Nei giorni di apertura dellamensa diocesana per i poveri,consegnano la cena a coloro chenon sono in condizione di arrivare

Ufino alla sede della mensa. Neglialtri giorni, i volontari garantisconocomunque la distribuzione di pastie generi di prima necessità. Unservizio discreto e silenzioso rivoltoanche a tutti coloro che trovanorifugio nella zona dello scalo. AVelletri, «Nella piccola stazionedella città, trovano ricovero eprotezione alcune persone senzafissa dimora soprattutto nei mesiinvernali», racconta PaoloGiangiacomo, operatoredell’associazione San GirolamoEmiliani, attiva nella parrocchia SanMartino. Giangiacomo spiega che«girando per la città ci siamosorpresi nel vedere tante personeche dormono per strada e nellazona della stazione. Spesso sirivolgono a noi per un pasto caldo,per lavarsi o un cambio di vestiti.Nell’inverno scorso abbiamoallestito una sala per l’emergenzafreddo e in questi giorni ci stiamopreparando ad affrontare il nuovoinverno”. Selmi Mohamed,cinquant’anni, è arrivato in Italia daTunisi diciannove anni fa ed ha la

cittadinanza italiana. A causa dellacrisi, ha perso il lavoro e dormiva inuna casetta adibita a garagenell’area della stazione. Ha trovatoaccoglienza presso l’associazioneSan Girolamo. AlbertoMastrostefano è un volontario di74anni. Ha iniziato da poco a fare ilservizio in mensa, «Per me èun’esperienza molto importante, mista insegnando molto», dice consoddisfazione. Monica Puolo,responsabile del Centro Caritas“Santi Mario, Marta e figli” diLadispoli (Rm), racconta di comequesta piccola stazione sia rifugio ditanti senzatetto, che si accampanoanche in ripari di fortuna lungo ibinari e sotto i ponti. La realtà dicui è responsabile è nata comeunità di strada, per poi trasformarsiin una struttura stabile perrispondere meglio alle esigenze ditanti poveri. E’ organizzata peraccoglie quotidianamente chi habisogno, aperta ogni giorno apranzo e due volte a settimana perservizio docce a circa 50 persone.«Si tratta dell’unica realtà del

litorale da Roma fino aCivitavecchia, punto di riferimentoper tanti disperati» sottolinea lasignora Puolo. Mentre, la complessarealtà della Capitale è raccontata daCarlo Santoro, responsabile delvolontariato presso la mensa dellaComunità di Sant’Egidio. «La gravecarenza dei posti letto nei dormitorispinge i poveri a cercare riparo neiluoghi più caldi, come le stazioni oanche i Pronto Soccorso». Èproprio il primo freddo che porta lepersone in grave stato di indigenzaa cercare riparo nelle stazioni. «Se sioffrono posti caldi tutti sono spintiad accettare riparo, come lo scorsoanno nella chiesa di San Callisto»racconta Santoro, «mentre è dasfatare il mito dei poveri cherifiutano assistenza», aggiunge.Roma ha mezzi, possibilità,sensibilità nei confronti dellepersone della strada. «Roma è pienadi posti abbandonati chepotrebbero offrire riparo, non sipuò restare impassibili di fronte allepersone che muoiono in strada»conclude Santoro.

DI VINCENZO TESTA

ari opportunità nellasanità è il mio motto»,esordisce Nazareno

Iacopini, diacono e direttore dellaPastorale della Salute della diocesidi Rieti che da anni è l’anima delCentro sanitario diocesano. «Ilcentro –racconta Iacopini – è sortoall’interno di un antico ospedaleposto sulla Salaria e che un tempoera affidato ai Padri Camillianiche lo hanno lasciato alla diocesi.Di qui l’idea di ristrutturarlo ecreare questo Centro che, oggi,offre un servizio di eccellenza aipoveri e agli stranieri che nonhanno accesso alla sanitàpubblica». Presso ilCentro Sanitariodella diocesi di Rietiprestano la loroopera circaventicinqueoperatori tra medici,infermieri evolontari. Il loro èun serviziototalmente gratuitoed è un significativosegno di cura del malato e degliultimi. Solo lo scorso anno, pressoil Centro, sono state effettuatequasi 800 visite specialistiche edecine e decine di esami ancheattraverso l’utilizzo diapparecchiature di pregio. «Ilpovero – spiega il diaconoIacopini– non riuscirà mai a faregli esami diagnostici di cui habisogno. Noi ci occupiamo dioffrire loro pari opportunità diaccesso alle cure di cui hanno undocumentato bisogno». Nellastruttura della diocesi di Rietioperano molti specialisti. Chi sitrova nel bisogno e non ha i mezziper accedere alla sanità, troverà: ilcardiologo, il ginecologo, ilgeriatra, l’internista, ildermatologo, il pneumologo,l’osteopata, l’ortopedico, ilradiologo, l’oculista,l’otorinolaringoiatra, ilbroncopneumologo, ecc. Quelladi Rieti è, senz’altro, una strutturadi grande importanza e unmodello da conoscere per chi sioccupa di Pastorale della Salute.Ma, non è il solo esempio. Esiste,

sempre nel Lazio, a Formia, unpunto di assistenza odontoiatricorivolto a persone che, per motivivari, non possono rivolgersi allasanità pubblica. A curare ilservizio è la Caritas diocesanaall’interno di un centro nel qualeoffre anche altri tipi di sostegno aipoveri. In ogni caso la cura delmalato e dei sofferenti rappresentauno degli ambiti privilegiati divicinanza agli ultimi. Un ambitonel quale l’impegno di quella chepapa Francesco chiama «la Chiesain uscita» si deve realizzare consempre maggiore attenzione. LaPastorale della Salute, infatti,esprime questa sollecitudine versoi sofferenti, i malati e anche verso

coloro che gliassistono. E’ suocompito farmaturare unasempre più fortesensibilità verso ipiù fragili, glianziani, i disabili,offrendo occasionidi formazione e distudio su tematicheche toccano i temi

della vita e della bioetica. Lapresenza sul territorio di servizisanitari di primo livello conl’offerta anche di medicinali sonosegni importanti attraverso i qualiquest’opera educativa e ditestimonianza attiva trova il mododi esprimersi. In tutte le diocesidel Lazio, infatti, sono costituitiuffici e servizi di Pastorale dellaSalute e in moltissime diocesi èstata costituita anche la Consultanella quale ci sono irappresentanti del clero, icappellani degli ospedali, irappresentanti delle realtàassistenziali e quelli delleassociazioni di ispirazionecristiana operanti nel settore dellasanità. Si tratta di un mondo vivodove la predicazione del Vangelosi esprime anche nei centri diascolto delle Caritas. Per esempio,a Frosinone sono le Acli ad offriremedicinali gratis oppure la CroceRossa che oltre ai farmaci hainaugurato uno StudioPolimedico Solidale che offreassistenza medica gratuita escreening diagnostici specifici.

sce oggi l’ultimo arti-colo della serie dedi-

cata alle imprese che nelreatino ripartono dopo ilterremoto. Le precedentipuntate sono state pub-blicate ogni domenica apartire dal 17 settembrescorso. Lazio sette ha a-scoltato le voci dei piccolie medi imprenditori e in10 appuntamenti sono e-mersi aspetti rimasti fino-ra inesplorati o trascuratidalla narrazione main-stream. La bella notizia èstata la condivisione dellesperanze per il futuro, coni giovani e le associazionitra i protagonisti.

E

Raccontidi vita La rinascita partirà dalle speranze condivise

economia torna lentamentea girare nelle zoneterremotate. E’ il bilancio

della nostra inchiesta a puntateche ci ha portato a tu per tu con glianimal spirits imprenditoriali dellazona del cratere. Ci sono peròancora troppi freni econtraddizioni. Innanzitutto, lemacerie. In tanti hanno criticato ildivieto di rimuovere i resti degliedifici caduti nelle loro proprietà,nonostante avessero già trovatochi era pronto a fare il lavorogratuitamente. Poi, l’inflessibilitàdi alcuni istituti di credito: hannoripreso a esigere la riscossione deicrediti erogati, quando il giro diaffari nella zona non è certotornato ai livelli pre–sisma. Unimprenditore in particolare ha

messo in discussione la scelta delgoverno di rispondereall’emergenza riservando gliincentivi esclusivamente a chiricostruirà. Tuttavia unmaxirisarcimento per ciascunoavrebbe comportato una spesamaggiore, senza alcuna garanziaper il futuro. Sono invece quasitutti d’accordo gli intervistati neldenunciare gli ostacoli innalzatioggi dalle procedure burocratiche.Restano allo stesso tempo daapprofondire le perplessità sullemodalità di assegnazione delle Sae(le soluzioni abitatived’emergenza o ‘casette’), che inalcuni casi verrebbero aggirate. Seil quadro emerso fosse soltantoquesto, saremmo costretti aconstatare i pochi passi fatti in

avanti. Fortunatamentedall’inchiesta sono emersi moltisegnali positivi, come il delicatoruolo giocato dalle nuovegenerazioni. I giovani sono ilperno per un’autenticariqualificazione dell’area. Sealcuni, sfiduciati da una veraripresa del mercato, hannopreferito emigrare(legittimamente) altrove percostruirsi un futuro, altri sonorimasti a condividere i sacrifici.Uno spirito indomabile che liunisce alle tante associazioni cheda tutta Italia hanno contribuito arendere meno gravosa l’attesa deitempi dell’intervento dello Stato.Un obiettivo significativo è statoraggiunto con l’apertura di centricommerciali, attraverso progetti

della Regione Lazio didelocalizzazione dei negozi.L’impronta più profonda eaffidabile in quest’analisi, questarisalita di un intero territorio,rimane senza dubbio lacondivisione delle speranze.Vedere l’aiuto reciproco edisinteressato di liberi cittadini,accomunati da un’unica grandetragedia, in cui il singoloindividuo potrebbe fare ben pocoda solo, è quanto di più motivantee prezioso che oggi fiorisce sullemacerie e la desolazione. Questa èl’Italia che ci piace raccontare.Storie di persone che, di fronte allariscoperta delle proprie fragilità,affrontano le tante incognite delfuturo insieme.

Mirko Giustini

’L

Dove si fermano i treni onelle zone limitrofe, si

trovano rifugi o ripari perchi non ha altra scelta

Ecco il bilancio post sisma secondogli imprenditori locali. Trainefficienze, punti di forza e unasolidarietà che lascia il segno

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 19 novembre 2017

La chiesa conserva la cappelladedicata a santa Monica e iscrizioni antiche recuperatenegli scavi archeologici

Viaggio fra le sacre mura

Il vescovo Pompili inaugura la nuova sede del Centro di Rieti

Nel Lazio sono diverse le strutture che offronoassistenza medica ai più bisognosi

Esterno della basilica

Uno dei nuovi centri commerciali

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A Cerveteri lo «Street art» con gli studenti delle scuoleDI MARINO LIDI

al 24 novembre al 2 dicembre si tiene«Streetart @ Cerveteri 2017». Il festival,giunto alla sua terza edizione, è diretto

da Martin Clausen e organizzato dall’associa-zione Vera Stasi con il sostegno del Goethe In-stitut Italia e del comune di Cerveteri. Si trattadi un progetto a carattere internazionale, mul-tidisciplinare e interattivo di laboratori e spet-tacoli dal vivo che si pone come obiettivo ladiffusione dei nuovi linguaggi artistici, so-prattutto tra i più giovani. Questa dimensioneeducativa si è sviluppa attraverso il coinvolgi-mento di alcune scuole: l’Ic Corrado Melone,l’Isis Giuseppe Di Vittorio a Ladispoli e l’IsisEnrico Mattei a Cerveteri, nella proposta è sta-to anche coinvolto il Centro Diurno di SaluteMentale Pegasus Asl Rm 4 – F2 a Ladispoli. Glialunni delle scuole e gli utenti del servizio sa-nitario hanno approfondito i diversi percorsiartistici con la guida di: Alessia Berardi per il

teatro, Eva Tomei per la fotografia, MaristellaTanzi per la danza, Samir Akika per il teatrodanza e Martin Clausen per gli allestimentiambientali. I lavori realizzati durante le attivitàcon i ragazzi diventeranno l’ossatura del festi-val: Interventi “Flash mob” (danza), “Appun-ti da paura e delirio” e “Pinocchio” (Teatro),“Paesaggi dell’inclusione” (fotografia) OneWorld (teatro danza). Accanto ai lavori rea-lizzati dagli studenti, ci saranno anche mo-menti dove si esibiranno i docenti e altri dovesaranno ospitati artisti che entreranno in dia-logo con i ragazzi.Segnaliamo alcuni tra gli spettacoli. Sabato 25la giovane performer Annalisa Privati si esibi-sce in “Rimembranze” su testi di Giorgio Ga-ber all’Isis Mattei alle 21.15. Mercoledì 29 alle20 nello stesso istituto suona “Osama Sisters”,complesso musicale e teatrale di economisticantanti nato attorno all’esperto di finanza Pao-lo Fusi per rispondere alla domanda «La de-mocrazia a misura dei mercati o i mercati a

misura della democrazia?. Il 30 novembre al-le 20 nella palestra dell’Isis De Vittorio di La-dispoli Giovanna Amaru, fondatrice e coreo-grafa della compagnia “Nuda Veritas”, presen-ta “Being back” con Antonio Stella. Un adat-tamento in chiave palermitana del mito di Or-feo ed Euridice. Venerdì 1 novembre nell’au-ditorium dell’Isis Mattei viene presentato un a-dattamento della produzione “Tales of survi-val” del Tanz Theater Bremen con Samir Akikae Unusual Symptoms. Sabato 2 al Mattei alle17 “AI”, gruppo di musica elettronica prove-niente da Düsseldorf, tiene una lezione–con-certo interattiva sulla musica e gli strumentidegli anni 70/80; poi alle 21 proporranno il lo-ro spettacolo “Concert @ Cerveteri”.Durante tutti i giorni della manifestazione dal-le 20 alle 22 Vera Stasi realizza un performan-ce di light design e musica con la regia di Clau-sen e la sonorizzazione di “Ai”. Il programmadettagliato è consultabile sulla pagina Face-book “Street art – Cerveteri 2017”.

D«Fiumicino inverno»

All’interno dellamanifestazione“Fiumicino inverno” siterrà oggi alle 18.30 pressola Biblioteca Gino Pallottadi Fregene una guidaall’ascolto sul tema ‘Ilbarocco’. AlessandroCamilletti accompagnerà ilpubblico nellacomprensione dello stilemusicale attraverso operedi Corelli e Vivaldi.Il 21 novembre alle 21 laCasa della Partecipazione(Via del Buttero,Maccarese) ospiterà lapresentazione del libro diNicola Gratteri e AntonioNicaso “Fiumi d’oro”.Un’edizione precedente del festival

Vivere nell’UnitalsiFiumicino.Oggi a Santa Paola Frassinettifesta dell’associazione per promuovere il servizioDI SIMONE CIAMPANELLA

ggi la sottosezione UnitalsiPorto–Santa Rufinaorganizza a Fiumicino la

festa di chiusura delle attivitàsvolte nel 2017. Nel nuovo centropastorale della parrocchia di SantaPaola Frassinetti i volontariaccoglieranno i partecipanti dalle10.30, in attesa della Messa alle11.30. Dopo il pranzo, ci sarà unmomento musicale proposto dalcoro africano “Voci dal mondo”diretto da Monia Ruggeri.L’associazione religiosa, fondata aRoma da Giovanni BattistaTomassi nel 1903, opera in diocesida più di venticinque anni.L’attuale presidente èAngela Zecchini, elettal’11 ottobre 2015, dopoche la carica era stataricoperta da EmilianoCiardulli, VincenzoBacuo e GiacomoRinaldi. L’assistenzaspirituale è, invece,seguita da don GiovanniSoccorsi, di recentenominato parrocodell’aeroporto“Leonardo Da Vinci” di Fiumicino.Al momento, nella sottosezionesono coinvolti circa 150 trabarellieri, sorelle di assistenza emalati. Ci sono soci ausiliari edeffettivi, cioè coloro che hannoseguito i percorsi formativiorganizzati dall’associazione.Diverse le iniziative propostedurante l’anno. Per primo ci sono ipellegrinaggi. L’Unitalsi stessa ènata per questo servizio come dicel’acronimo che ne forma il nome:Unione nazionale italiana trasportiammalati a Lourdes e santuariinternazionali. Lourdes, Loreto eSan Giovanni Rotondo sono leprincipali destinazioni. L’Unitalsicollabora poi da anni con l’ufficiodiocesano per la pastorale dellasalute nell’organizzazione dellaGiornata del malato, che cade l’11febbraio, anniversario della primaapparizione a Lourdes della

OMadonna a SantaBernadette.Nel corso di questi oltrecento anni, lavocazione iniziale purmantenendosi salda, siè allargata includendouna dimensione piùampia di servizio. Nelterritorio diocesanosono soprattutto i piùgiovani ad animare conla loro presenza alcunestrutture che accolgonoi più fragili. È emersoinfatti in alcuni di loroil desiderio dimantenere vivo lospirito di servizio

sperimentato durante igiorni dei pellegrinaggi.Così dal 2002 il gruppogiovani dell’Unitalsi si èimpegnato in treproposte. Al BambinoGesù di Palidoro hannopreso parte alla Terapiadel sorriso, chepropone la clown–terapia ai piccolipazienti. A Passoscuroinvece si dedicano aibambini ospitati nellacasa–famiglia delle Piccole Ancelledel Sacro Cuore. Sempre nellafrazione di Fiumicino collaboranocon l’istituto per disabili DonGuanella.Oltre a queste attività checaratterizzano la loro identità divolontari, gli unitalsiani sonoinseriti nella pastorale delleparrocchie dove collaborano con i

parroci come membri attivi dellecomunità.«L’Unitalsi – spiega la presidente –si presenta come una realtàdinamica che offre esperienza diamicizia legata alla condivisionedella solidarietà. Con la festa dioggi vogliamo ribadire questanostra identità e, visto che èun’iniziativa aperta a tutti, far

conoscere anche ad altri lapossibilità di aderire alla nostraassociazione. In particolare,vorremo mostrare ai giovani laricchezza dell’esperienza che si famettendosi a fianco delle personepiù fragili per offrire ai ragazzi unaproposta educativa che sappiamettere al centro gli altri». Info:www.unitalsiportosantarufina.it

Da oltre 25 anni i volontariorganizzano i pellegrinaggicon i malati. I giovani sonoimpegnati in due strutturedi accoglienza: istituto DonGuanella e casa-famiglia per bambini a Passoscuro

DI ALESSANDRO PIELICH

omenica scorsa a Santa Seve-ra sono stati ricordati i 19 ita-liani morti nell’attentato di

Nassiriya del 2003. Tra i 17 militari ei 2 civili c’era anche un sottufficiale deicarabinieri che viveva nel comune diSanta Marinella. L’attacco si verificòdurante l’ondata terroristica scatena-ta durante la guerra in Iraq tra il 2003e il 2006: nel mirino finirono anchele forze armate italiane impegnate nel-l’operazione "Antica Babilonia".La commemorazione, che avviene o-gni anno, si è aperta con l’inno na-zionale. C’è stato poi un momento dipreghiera guidato dal parroco diSant’Angela Merici don Stefano Fu-magalli. Dopo la lettura del branotratto dal profeta Isaia il sacerdote harivolto una preghiera «per coloro chehanno servito la patria fino al sacrifi-cio della vita e per i caduti nella dife-sa del bene comune, perché il Signo-re li accolga nella pace dei giusti e illoro ricordo sia per tutti noi monito

efficace alla lealtà e alla concordia».È seguita la posa di una corona di fio-ri accanto al labaro piantonato da duesottufficiali della polizia locale. An-gelo Grimaldi, in rappresentanza delsindaco Roberto Bacheca, ha ricorda-to uno per uno i caduti, citandoli colnome e cognome, età e arma d’ap-partenenza. «Noi – ha detto l’ammi-nistratore – non li dimenticheremomai e ricorderemo sempre il loro ec-cidio di cui è testimonianza questoluogo, in cui anche oggi ci ritrovia-mo, ad essi dedicato pochi mesi do-po quel terribile massacro». Presentialla cerimonia anche il comandantela compagnia dei carabinieri di Civi-tavecchia capitano Marco Belilli e ilcomandante della stazione di SantaSevera Antonio Gazzillo e altri uo-mini dell’Arma, gli ufficiali dell’Eser-cito, dell’Aviazione militare, dellaGuardia di finanza, della Capitaneriadi porto e i volontari della Croce ros-sa italiana di Santa Severa e dellaProPyrgi–Protezione Civile di SantaMarinella.

D

Santa Severa onora la memoriadelle 19 vittime di Nassiriya

stata una visita cordiale quella del cardinale Gualtiero Bassetti al clero diPorto–Santa Rufina, in ritiro spirituale a Perugia fino a venerdì scorso. Il

presidente della Conferenza episcopale italiana, che è pastore del capoluogoumbro, ha espresso parole di incoraggiamento ai sacerdoti accolti con il ve-scovo Reali nella Casa Sacro cuore. Un incontro informale quello di mercoledìche è trascorso con un pranzo assieme, in semplice fraternità. D’altronde èproprio nei momenti non in programma che gli esercizi spirituali si mostranocome spazio importante per crescere nell’amicizia. Sono tempi di vita comu-nitaria che aiutano a raccogliere quanto ascoltato nei momenti formativi perviverlo nella relazione con gli altri. Le occasioni di confronto tra i preti delladiocesi sono, infatti, proposte importanti per un presbiterio così composito co-me è quello portuense. Attraverso questa ricchezza di provenienze e culturedifferenti c’è la possibilità di condividere strade comuni per rispondere a unterritorio in continuo cambiamento. Gli esercizi sono stati predicati da don Bru-no Durante, direttore dell’ufficio liturgico di Anagni–Alatri.

Gianni Candido

ÈBassetti incontra il clero

DI TOMMASO PIPPO

volontari del VolEst l’11 novembrehanno organizzato un cineforum alCara di Castelnuovo di Porto. Con

pochi strumenti a disposizione, unproiettore e una parete bianca, è statoproiettato un film nella sala mensa.Mentre i volontari hanno organizzato iltutto, si è creato un momento dispontaneità con gli ospiti, che haassottigliato qualsiasi barriera diprovenienza. Chi giocava con i bambini,chi salutava vecchie conoscenze, chichiedeva informazioni sul film e chi èfinito inevitabilmente ad affrontare iproblemi dell’immigrazione, delledifficoltà e delle speranza che queste

persone vivono ogni giorno.Il film selezionato dai volontari è statoFamiglia all’improvviso di Hugo Gélin, cheha come protagonista l’attore di originiafricane Omar Sy noto al pubblico perQuasi amici. L’opera racconta la crescitadi un uomo privo di responsabilitàconiugali che improvvisamente ècostretto a maturare quando scopre diessere diventato padre. Famigliaall’improvviso è un racconto pieno diflessioni emotive: momenti di allegria sialternano a scene commoventi. Glispunti per una discussione sarebberostati infiniti, ma i volontari, scoraggiatidalla babele di lingue, si sonoaccontentati della proiezione del film,che ha coinvolti tutti in una visione

attenta. Non tutti gli ospiti hanno unaconoscenza della lingua tale daconsentire la piena comprensione dellapellicola. Alcuni amici hannocompletato il puzzle confrontandosi fradi loro e chiarendo vicendevolmente ipropri dubbi. Tuttavia il film è statoproprio scelto perché Omar Sy è unattore che si esprime molto attraverso ilcorpo, e dunque, lingua a parte, il sensoè stato grosso modo compreso da tutti.Questo era lo scopo dei volontari.Proporre un momento di svago chepermettesse, a tutti gli ospiti del centro,oltre le loro differenze, di fareun’esperienza di comunità chesuperasse la barriera della diversitàculturale.

I

Cineforum al Cara di Castelnuovoercoledì il vescovo Rea-li, assieme al direttore

Migrantes Enzo Crialesi, in-contra in curia i sacerdoti e iresponsabili laici dei migran-ti cattolici. La Chiesa portuen-se ha sempre avuto una spic-cata sensibilità per il tema del-la migrazioni, perché nel ter-ritorio sono molte le personeprovenienti da altri Paesi chedecidono di costruirsi un nuo-vo futuro nel territorio dellaprovincia romana. La riunione con il vescovo, cheha sempre ribadito la piena ap-partenenza della comunità al-

la Chiesa diocesana, è un mo-mento di confronto sulla vitadei cattolici stranieri. Dal rac-conto delle attività organizzatee dei percorsi pastorali per l’an-no, ci si sofferma sulle difficoltàquotidiane, soprattutto nel ca-so delle famiglie più povere. Al-cuni gruppi sono ormai un pre-senza storica, altri si stanno in-tegrando gradualmente. Al mo-mento è assicurata la cura pa-storale a: albanesi, caldei, fi-lippini, nigeriani, polacchi, ro-meni di rito latino, slovacchi,srilankesi.

Fulvio Lucidi

M

Durante la proiezione

In curia con i responsabilidei laici migranti cattolici

Lo stendardo della sottosezione diocesana dell’Unitalsi

commemorazione

esercizi spirituali

OGGI1ª Giornata mondiale dei poveri

21 NOVEMBREGiornata delle claustrali

22 NOVEMBREIl vescovo incontra i sacerdoti e iresponsabili laici dei migranti cattolici(Curia vescovile, dalle 16.30 alle 18)

26 NOVEMBREGiornata di sensibilizzazione per ilsostentamento del clero. Raduno deicori e delle corali diocesane

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PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 19 novembre 2017

L’agenda

Don Fumagalli di S. Severa e Grimaldi, rappresentante del Comune

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