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Responsabili per… integrare la disabilità nelle scuole Pubblicazione realizzata nell’ambito dei progetti D.G.R. 215/05 “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” – Centro Risorse Territoriale per l’Handicap “Integra-azione” e “L’accoglienza dei piccolissimi” – Federazione Italiana Scuole Materne provinciale di Lecco Titolarità: Provincia di Lecco Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco Federazione Italiana Scuole Materne provinciale di Lecco Con il contributo di: Comuni dei Distretti di Bellano, Lecco, e Merate Grafica, impaginazione a cura di: Centro di Formazione Professionale Polivalente – Lecco VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE DEL TESTO SENZA CITARE LA FONTE

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Responsabili per… integrare la disabilità nelle scuole

Pubblicazione realizzata nell’ambito dei progetti D.G.R. 215/05“Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” – Centro Risorse Territoriale per l’Handicap“Integra-azione” e “L’accoglienza dei piccolissimi” – Federazione Italiana Scuole Materne provinciale di Lecco

Titolarità:Provincia di LeccoUfficio Scolastico Provinciale di LeccoFederazione Italiana Scuole Materne provinciale di Lecco

Con il contributo di:Comuni dei Distretti di Bellano, Lecco, e Merate

Grafica, impaginazione a cura di:Centro di Formazione Professionale Polivalente – Lecco

VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE DEL TESTO SENZA CITARE LA FONTE

INDICE

PREMESSA a cura di Guido Agostoni Presidente Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci

INTRODUZIONE a cura di Luigi Roffia Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco

Capitolo 1 PRIMA DEL PROGETTO: GLI ATTORI DEL TERRITORIO 1.1 Il servizio di assistenza educativa nella provincia di Lecco:

le esperienze degli Enti Locali, Comuni e Province, e le fonti normative 1.2 L’integrazione scolastica degli alunni disabili:

il ruolo dell’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) di Lecco 1.3 L’assistenza educativa specialistica come strumento privilegiato per l’integrazione degli alunni disabili nelle scuole dell’infanzia paritarie della Federazione Italiana Scuole Materne (Fism) di Lecco

Capitolo 2 LA DELIBERAZIONE GIUNTA REGIONALE (D.G.R.) n° 215/05 del 27/06/05 e la sua attuazione nel territorio 2.1 Il Gruppo di lavoro sull’integrazione scolastica degli alunni disabili 2.2 Il documento del Gruppo di lavoro 2.3 Allegato: Schede allegate al documento del Gruppo di lavoro

Capitolo 3 LA COSTRUZIONE DEGLI STRUMENTI DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA SCOLASTICA NELLA PROVINCIA DI LECCO

Capitolo 4 GLI STRUMENTI DEFINITI DAL PROGETTO4.1 Il documento sul servizio di assistenza educativa specialistica 4.1.1 Allegato: il servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa per gli alunni disabili dei Comuni della provincia di Lecco4.2 Lo schema di progetto per la richiesta dell’educatore4.2.1 Allegato: progetto per la richiesta dell’educatore4.3 Il documento sul coordinatore psicopedagogico distrettuale4.3.1 Allegato: ruolo e compiti del coordinatore psicopedagogico distrettuale4.4 Il protocollo d’intesa tra Comune e Istituto scolastico4.4.1 Allegato: protocollo d’intesa

Capitolo 5 IL COMPLETAMENTO DELLA RETE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEI DISABILI

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CONCLUSIONI a cura di Antonio Conrater

SCHEDA D.G.R. n° 215/05

Assessore Servizi alla Persona e alla Famiglia della Provincia di Lecco

PRINCIPALI RIFERIMENTI LEGISLATIVI

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PREMESSA a cura di Guido AgostoniPresidente Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci

“Responsabili per…” è una pubblicazione che descrive il percorso e i risultati dei progetti attuati nella provincia di Lecco per migliorare l’integrazione scolastica dei disabili e l’accoglienza dei bambini più piccoli nella scuola dell’infanzia.Ho condiviso queste idee progettuali quando ero Assessore provinciale ai Servizi alla Persona e le ho seguite in sintonia con le riflessioni dei tecnici, accompagnando e sostenendo le decisioni degli Amministratori locali dei Comuni.Infatti la volontà di riservare parte dei fondi assegnati tramite la Regione Lombardia agli Ambiti distrettuali dei Piani di Zona per la realizzazione di un progetto sull’assistenza educativa scolastica ed una ricerca-azione sull’integrazione dei disabili e l’accoglienza dei bambini dai due ai tre anni nella scuola dell’infanzia, è stato il punto di partenza di un lavoro di rete che ha fatto crescere la responsabilità di ciascuno e di tutti gli Enti e gli organismi coinvolti verso la necessità di un sistema di principi e di regole comuni.Al progetto iniziale, sviluppato dal Centro Risorse Territoriale per l’Handicap (CRTH) con i Dirigenti delle scuole e i tecnici dei Comuni e degli Uffici di Piano, si sono aggiunte, grazie alla consapevolezza della necessità di avere una maggiore omogeneità sull’assistenza educativa scolastica, le competenze ed esperienze della Provincia di Lecco sui disabili sensoriali, gestite in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale di Lecco, e le competenze ed esperienze della Federazione Italiana Scuole Materne (Fism) di Lecco sull’integrazione dei disabili nelle scuole dell’infanzia paritarie.A questo punto, la condivisione e la diffusione nel maggio 2008 degli strumenti del servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa per gli alunni disabili dei Comuni della provincia di Lecco, sono state tappe importanti e fondamentali che hanno saldato il lavoro di rete e hanno consentito di proseguire con slancio e con maggiore forza.Il quaderno uno della pubblicazione “Responsabili per… integrare la disabilità nelle scuole”, racconta di questo percorso realizzato insieme dagli attori del territorio.Il quaderno due “Responsabili per… accogliere e integrare nelle scuole dell’infanzia” mette a tema un percorso curato dalla Fism provinciale di Lecco e finalizzato all’approfondimento dell’accoglienza della diversità nello specifico della scuola dell’infanzia. Più analiticamente i percorsi documentati sono due: l’integrazione dei bambini disabili e dei bambini “anticipatari” attraverso la

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metodologia della ricerca-azione che, a fronte di un’analisi critica delle reali prassi in atto, ha promosso un progetto di approfondimento dei presupposti teorici e delle metodologie didattiche relative all’integrazione nelle scuole dell’infanzia statali e paritarie.Come Presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci apprezzo il lavoro fin qui svolto, e mi auguro che la lettura di questa pubblicazione possa costituire uno stimolo a continuare il cammino intrapreso e un’ occasione per facilitare la conoscenza da parte dei nuovi Amministratori locali e dei Dirigenti scolastici di questo sistema di responsabilità congiunte.

Guido Agostoni

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INTRODUZIONE a cura di Luigi RoffiaDirigente Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco

Ho conosciuto il progetto “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” in questa fase di documentazione e conclusione, anche se l’Ufficio Scolastico Provinciale ne ha seguito lo svolgimento sin dall’inizio con attenzione e impegno.La storia del progetto è, a mio avviso, innanzitutto la storia di un percorso di costruzione, di consapevolezza e di corresponsabilità nel campo dell’integrazione scolastica. In un territorio da sempre caratterizzato da una stretta collaborazione tra Enti Locali e scuole, i finanziamenti assegnati tramite la Regione Lombardia per l’integrazione scolastica hanno rappresentato l’occasione per implementare e per formalizzare la rete esistente. Le azioni di miglioramento e di innovazione promosse hanno avuto come punto di partenza la valorizzazione delle esperienze significative già in atto. L’esigenza, da subito emersa e condivisa, di avere un tavolo interistituzionale permanente sulle tematiche dell’integrazione scolastica, ha portato all’individuazione del Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale (GLIP) istituito dalla Legge 104/92 come organismo da potenziare attraverso la partecipazione dei rappresentanti degli Uffici di Piano, realizzando così un raccordo sempre più stretto con gli Ambiti distrettuali. L’intero progetto gestito, su incarico del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, dalla rete di scuole riunite nel Centro Risorse Territoriale per l’Handicap (CRTH), ha visto costantemente lavorare insieme rappresentanti delle Istituzioni scolastiche, statali e paritarie, e degli Uffici di Piano.Da questa collaborazione è nata una riflessione condivisa sul ruolo e sui compiti degli educatori impegnati nei processi di integrazione scolastica, la proposta a Comuni e a scuole di alcuni strumenti come aiuto alla progettazione, alla gestione e alla verifica degli interventi, l’introduzione nei tre Ambiti distrettuali dei coordinatori psicopedagogici, con il compito di promuovere la costruzione di connessioni significative.La finalità del progetto e delle azioni messe in atto rimane l’organizzazione, il più possibile omogenea, nel territorio lecchese degli interventi di assistenza educativa scolastica; le modalità con le quali si è lavorato e si continuerà a lavorare sono in linea e, per alcuni aspetti, hanno a mio parere anticipato, la collaborazione con il territorio e con i Piani di Zona, raccomandata nelle Linee Guida sull’integrazione degli alunni con disabilità recentemente emanate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Mi auguro quindi che la collaborazione iniziata possa continuare sviluppandosi

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secondo le modalità condivise e secondo le forme degli accordi territoriali che si stanno definendo.Il mio impegno personale, come mi auguro quello di tutte le professionalità coinvolte, è che la sinergia che sta alla base del percorso possa continuare e produrre azioni sempre più incisive e orientate alla valorizzazione delle potenzialità degli alunni con disabilità e alla realizzazione, per ciascuno, del proprio progetto di vita. Nelle recenti Linee Guida si sottolinea che “�, infatti, proprio nella definizione�, infatti, proprio nella definizione, infatti, proprio nella definizione del progetto di vita che si realizza l’effettiva integrazione delle risorse, delle competenze e delle esperienze funzionali all’inclusione scolastica e sociale”.

Luigi Roffia

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CAPITOLO 1

1.1 Il servizio di assistenza educativa nella provincia di Lecco: le esperienze

Il percorso progettuale costruito a partire dalle indicazioni e dalle risorse messe a disposizione dalla Deliberazione Giunta Regionale VIII/215 del 27/06/05 (D.G.R. 215/05) nasce grazie ad un’esperienza consolidata da parte degli Enti Locali di interventi di assistenza educativa in ambito scolastico. L’attenzione alla qualità dell’esperienza scolastica degli alunni disabili è certamente un elemento che caratterizza la storia dei servizi del nostro territorio che si è anche alimentato della collaborazione e delle connessioni tra i servizi e i diversi Enti; ma collaborazione su cosa, secondo quali ambiti di competenze? Proviamo ad elencarle ricordando che, in qualche modo, nell’intenzione del legislatore c’è la volontà di ordinare e quindi di regolare le competenze secondo questa logica:

• alla scuola il compito di costruire gli elementi per una reale integrazione e quindi di costruire dei piani educativi individualizzati ponendo in capo ad essa la responsabilità del piano relativo agli apprendimenti e delle esperienze significative e formative per l’alunno disabile,

• agli Enti Locali il compito di fornire assistenza educativa, con questa l’insieme degli strumenti e dei mezzi compresi il personale educativo per gli alunni frequentanti la scuola oltre che il supporto e l’accompagnamento al progetto di vita di ogni alunno disabile,

• all’Azienda Sanitaria Locale (ASL) e all’Azienda Ospedaliera con l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) il compito di fornire le prestazioni specialistiche dell’unità multidisciplinare per una progettazione accurata e competente per lo sviluppo integrale del soggetto.

In realtà stiamo verificando tutti che le profonde modificazioni che stanno caratterizzando la scuola, gli ambiti e gli strumenti di intervento degli Enti, significano che il quadro delle competenze che di seguito verrà presentato non è così ordinato e preciso, ma in movimento.Riflettere sui compiti e sulle competenze è importante al fine della costruzione

Prima del progetto: gli attori del territorio

degli Enti Locali, Comuni e Province, e le fonti normative

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di un progetto realistico e continuativo, oltre che per costruire delle connessioni e delle collaborazioni precise e ben radicate negli Enti. Il compito ha una duplice origine: da un lato nella certezza data dalla normativa, dall’altro anche nell’interpretazione che si può dare del proprio ruolo, da quello che si ritiene prioritario. La parola compito evoca quindi la dimensione della certezza ma anche quella dell’interpretazione e, questa seconda, è più legata ai fattori culturali e di valutazione. Quindi il compito un po’ è dato da elementi non opinabili e un po’ da cosa si ritiene elemento fondante, prioritario, concretizzante la parte della certezza. La storia dei servizi, le differenze e le originalità si fondano su questo duplice aspetto. La storia del servizio di assistenza educativa nel nostro territorio è cresciuta e si è alimentata grazie a questi due aspetti.

Rispetto al tema delle competenze istituzionali va precisato che, per quanto riguarda la Provincia, oltre alle competenze più generali nel campo della formazione del personale socio assistenziale, a questo Ente spettano gli interventi socio-assistenziali per disabili sensoriali (ipovedenti, non vedenti e audiolesi). Infatti, ai sensi dell’art. 5 della L. 67/93, e successivamente all’entrata in vigore della L.R. 34/04 e della L.R. 3/08 rimane attribuita alle Province la competenza in materia di servizi socio-assistenziali rivolti ai disabili sensoriali.La Provincia di Lecco dall’agosto del 2001 ha progettato e gestito il servizio di assistenza educativa rivolto ai disabili sensoriali in collaborazione con l’ASL di Lecco, tramite una convenzione. Questo significa progettare interventi di supporto educativo/scolastico e al domicilio del minore tramite personale educativo al fine si sostenere progetti personalizzati e secondo le difficoltà e le risorse dell’alunno.Questo comporta inoltre il mettere a disposizione delle scuole e delle famiglie i necessari apporti professionali per le competenze specifiche in campo pedagogico, tiflologico e logopedico.Resta ancora aperto il dibattito su una questione: se alla Provincia spetti il compito di fornire personale assistente educatore alle scuole secondarie di secondo grado; una definitiva chiarezza su questo tema porrebbe fine ad una confusione interpretativa sulle diverse competenze degli Enti Locali rispetto al diritto allo studio degli alunni disabili nei diversi ordini di scuola.

E quali sono le competenze dei Comuni?L’origine è lontana, ma paradossalmente è tra le più certe ed inconfutabili: il D.P.R. 616/77 relativo al trasferimento delle funzioni prima attribuite allo Stato e alle Regioni a statuto ordinario, all’art. 42 specifica che sono delegate ai Comuni le

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funzioni di assistenza scolastica (definita come “l’insieme di tutte le strutture, i servizi e le attività destinate a facilitare mediante erogazioni e provvidenze in denaro o mediante servizi individuali o collettivi, a favore di alunni di Istituzioni scolastiche pubbliche o private, anche se adulti, l’assolvimento dell’obbligo scolastico nonché, per gli studenti capaci e meritevoli, ancorché privi di mezzi, la prosecuzione degli studi”). Le funzioni suddette concernono, oltre al supporto tramite materiale didattico, l’assistenza a minorati psicofisici.Il fatto che sia un D.P.R. a trasferire ai Comuni l’assistenza scolastica nell’ambito della disabilità è particolarmente importante: da quel momento questo compito dei Comuni non è più qualcosa di opinabile ma diventa obbligatorio, per l’appunto è una funzione trasferita. Certo è oltremodo opinabile, anche se capibile nel contesto culturale di quegli anni, il fatto che sia stata trasferita questa competenza chiamandola assistenza scolastica; ciò comporterà da un lato la solidità dell’esperienza, in armonia con altre funzioni assistenziali dei Comuni, ma anche una certa fragilità dei compiti di tipo progettuale. L’altro grande elemento di riferimento, almeno per quanto concerne la nostra Regione, è la L.R. 31/80 sul diritto allo studio. L’aspetto per cui questa legge è di riferimento culturale è che finalmente introduce la nozione di diritto allo studio. Questo è importante perché, mentre l’assistenza scolastica implica una scelta di categorie, di problemi, di settori verso i quali esercitare un’azione di assistenza (ripensiamo al D.P.R. 616/77), l’affermazione del diritto allo studio implica un salto di tipo culturale e di concezione del ruolo dell’Ente Locale: affermare che ogni alunno è soggetto di un diritto specifico, quello del diritto allo studio, significa allora guardare, progettare, impostare l’intervento non come mera assistenza, come un farsi carico di, e operare quindi per il riconoscimento di un legittimo diritto. Ma come spesso accade, l’impianto legislativo è più forte per quanto riguarda le finalità e un po’ più debole per quanto riguarda l’individuazione dei ruoli e degli strumenti per concretizzare le attività.Relativamente alla disabilità bisogna però osservare che la L.R. 76/80, successiva di qualche mese, chiarisce e stabilisce che fra tutti gli interventi descritti dalla L.R. 31/80, prioritari sono quelli relativi ai soggetti disabili. Inoltre la circolare n. 188 del giugno 1980, esplicativa della stessa L.R., precisa meglio l’intervento del Comune in questo ambito (“predisposizione di personale assistente educatore per la peculiare assistenza ad personam dei bambini handicappati”) introducendo la figura professionale dell’assistente educatore. Questa è una grossa risorsa e contemporaneamente la circolare individua strumenti più idonei per potersi approcciare in modo progettuale alla questione dell’handicap. Prevedere che il Comune intervenga in orario scolastico con

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personale messo appositamente in servizio cosa significa nella riflessione sul ruolo e sul compito di questo Ente?Comporta che il Comune non ha più solo compiti connessi al creare le condizioni perché il diritto allo studio possa essere esercitato da parte dell’alunno (come per esempio la questione pur importante delle barriere architettoniche, ma che prefigura solo il ruolo del creare le “condizioni per”), ma è un soggetto che può intervenire attivamente e dinamicamente dentro la relazione educativa che è sottesa al diritto allo studio. La L. 104/92 riprende si può dire integralmente la normativa statale citata, portando in un contesto più preciso e articolato, l’insieme degli interventi per l’handicap. All’art. 13, relativo all’integrazione scolastica, nel comma 3, viene affermato che “nelle scuole di ogni ordine e grado, fermo restando, ai sensi del D.P.R. 616/77 l’obbligo per gli Enti Locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali, sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati”.

Il cambiamento culturale sulle competenze degli Enti Locali, che vengono individuate non più rigidamente secondo compiti preordinati, ma secondo il compito di governo e di supporto alla rete delle Istituzioni scolastiche, viene evidenziato dal D.Lgs. 112/98, in cui, all’art. 139, si attribuiscono alle Province, in relazione all’istruzione secondaria superiore, e ai Comuni, in relazione agli altri gradi inferiori di scuola, diverse funzioni tra cui: i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in situazione di svantaggio.Significativa è la L. 124/99, dove all’art. 8 si specifica che ai collaboratori scolastici è attribuita la competenza dell’assistenza materiale nella scuola, intendendo per assistenza materiale l’accompagnamento dell’alunno da fuori a dentro la scuola e all’interno dei suoi locali, l’accompagnamento ai servizi igienici e la relativa igiene dell’alunno. Il protocollo d’Intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione, l’Unione Province Italiane (UPI), l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e le Organizzazioni Sindacali del 12/9/2000 prevede all’art. 2 che l’assistenza ai disabili di competenza della scuola sia assicurata dal personale ausiliario, mentre “restano di competenza dell’Ente Locale quei compiti di assistenza specialistica ai disabili da svolgersi con personale qualificato sia all’interno che all’esterno dell’Istituzione scolastica”. Il fatto che sia assegnata ai Comuni l’assistenza educativa specialistica rileva ancor di più il cambiamento culturale sul ruolo degli Enti territoriali che sempre più sono indicati con compiti fondamentali nel processo di integrazione scolastica e nella costruzione del progetto di vita.

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Infatti la L. 328/00, all’art. 14 prevede che i Comuni, d’intesa con i diversi soggetti chiamati a collaborare nel processo d’integrazione, predispongano un progetto individuale di integrazione che tenga conto del percorso di istruzione scolastica e professionale.

Ma fondamentale è chiarire il ruolo degli educatori che sono richiesti all’Ente Locale e che, pur se chiamati a compiti di assistenza specialistica, spesso all’interno della scuola hanno dovuto e devono scontare le fatiche date dall’indeterminatezza del ruolo. Ci si riferisce al servizio attraverso il quale i Comuni possono collocare assistenti educatori in orario scolastico con gli alunni disabili: cosa vuol dire avere dei compiti assistenziali seppur specialistici? Va costatato che in realtà c’è un confine labile e difficile tra assistenziale ed educativo perché, se teoricamente queste diverse funzioni sono chiare e ordinate, come sempre la realtà dei servizi è più complessa.Stare con un ragazzo durante il momento del pasto, prendersi cura dei suoi bisogni fisiologici, accompagnarlo dentro la scuola e fuori, non significa forse anche educarlo ad un rapporto con l’adulto, a conoscere la realtà circostante, a conoscere, accettare ed entrare in relazione con i suoi bisogni, educarlo all’autonomia e alla cura di sé? Tanto più l’assistenza è cura reale dei bisogni della persona, tanto più ha un alto contenuto educativo. Mettere in servizio educatori che hanno per legge dei compiti assistenziali, apre la domanda del confine tra ciò che compete ad un ruolo e ciò che compete ad un altro, specialmente se il servizio avviene entro un’organizzazione che ha come mandato istituzionale finalità di educazione e di istruzione. Questo nella quotidianità non è di facile risoluzione.

Altro problema legato all’intervento dell’educatore: se un significato del suo intervento risiede anche nel fornire concretamente gli strumenti per esercitare il diritto allo studio e nel farsi carico delle condizioni grazie alle quali ci siano delle personalizzazioni del contesto dove l’alunno si relaziona e vive, com’è possibile definire cosa sia il compito dell’assistenza educativa se prima non si riconosce il progetto più ampio nel quale si precisa il ruolo del Comune nel fornire strumenti e servizi per consentire di creare le condizioni per l’integrazione scolastica del bambino disabile?Si riesce a pensare agli strumenti di cui c’è necessità in base ad un progetto, ad un obiettivo, ad un programma, che senso ha pensare a questo intervento al di fuori di un’area progettuale?

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Certo questo comporta che l’interpretazione del compito dell’assistenza educativa ritenga prioritario avere l’obiettivo di costituire dei tavoli, dei piani di raccordo nei quali almeno sgrossare il progetto, delineare l’ambito di lavoro e individuare quali siano le condizioni e gli strumenti necessari per poterlo concretizzare. Altrimenti avviene, come spesso avviene, che alla scuola facciano riferimento dei micro-progetti che poi non vengono integrati.Quindi non è così semplice gestire questi compiti perché va chiarito cosa significano e come si connettono alla dimensione progettuale. Questi sono due nodi problematici sui quali sarà importante poter dedicare attenzione. La normativa più recente è ormai chiaramente orientata a questa metodologia di lavoro.

L’esperienza che negli anni si è consolidata ha proprio evidenziato la necessità di un approccio globale al bambino (appunto con mansioni didattiche e non didattiche) in cui l’obiettivo è la cura della sua persona, delle relazioni che costruisce nella scuola con compagni e con adulti, della relazione con i suoi bisogni, i suoi limiti e le sue aspettative. Aver sviluppato il concetto di assistenza educativa non in termine riduttivo ma ampliando il compito a partire dalla cura della persona, magari anche a partire dagli aspetti un po’ più lasciati liberi da altre figure professionali, ha maturato delle competenze, che si ritengono interessanti, specialmente da parte degli assistenti educatori che da molti anni lavorano in questo servizio. Educatori che si sono fatti carico delle gravità, della problematicità, dei bisogni più diversi da quello cognitivo a quello fisico, hanno costruito dei saperi che hanno il pregio di essere globali perché legati al bambino e non ad una singola area.� utile a questo punto evidenziare ancora di più l’interpretazione del compito dell’Ente Locale che è stata fatta nel nostro territorio circa la questione dell’integrazione scolastica. Il compito del Comune (si è appena vista la L. 328/00) è di promuovere un progetto sulla disabilità che si basa sulla profonda convinzione che l’integrazione avviene tramite la capacità di instaurare una relazione educativa globale con il ragazzo. Certo le progettazioni, le strumentazioni, le programmazioni sono importanti e fondamentali perché orientano e specificano l’azione educativa, ma occorre garantire le condizioni per l’azione educativa stessa e tanto più il ragazzo ha dei visi specifici come riferimento, tanto più fa l’esperienza che i suoi bisogni sono accolti e ritenuti importanti tanto più ci sono le condizioni per l’apprendimento. Il fatto che i Comuni continuino ad investire su questo servizio, significa che si ritiene che la relazione educativa sia lo snodo fondamentale per l’integrazione, che altrimenti rischia di essere proclamata e non concretizzata. Allora il contributo che i Comuni danno per questo progetto è quello di interpretare non in maniera

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eccessivamente rigida il loro compito rispetto all’assistenza e, grazie alla solidità di rapporti costruiti con le scuole, di consentire il più possibile che l’esperienza dell’approccio educativo, che si fa carico dei bisogni che si possono raccogliere ed evidenziare a scuola, sia consolidata e sostenuta. A partire da quanto è possibile in ordine alle competenze, senza prendersi quelle di altri, in questi anni si è costruito un sapere, delle conoscenze importanti ed interessanti proprio perché sono partite da una concezione educativa, in cui il farsi carico della cura e dell’attenzione dei bisogni dei ragazzi disabili è un elemento centrale. L’interpretazione del compito per l’integrazione scolastica è allora quella di lavorare in stretto accordo/raccordo con la scuola, con i servizi e con gli altri Enti (la natura di questo intervento richiede per necessità queste condizioni) per consentire che l’esperienza educativa in atto nella scuola per il bambino disabile sia realmente quella del diritto allo studio, e questo avviene entrando nella relazione educativa, facendosi carico di bisogni e di situazioni che sono ritenute prioritarie.

1.2 L’integrazione scolastica degli alunni disabili: il ruolo dell’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) di Lecco

Tra i soggetti del territorio provinciale coinvolti nei processi di integrazione scolastica degli alunni disabili, l’Ufficio Scolastico Provinciale (USP) svolge da tempo un ruolo fondamentale attraverso l’attivazione di un progetto che comprende:

• tutte le operazioni necessarie alla raccolta e alla tenuta della documentazione sia diagnostica che prodotta dalle scuole, relativa agli alunni con disabilità;

• le attività dei gruppi di lavoro provinciali: il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale (GLIP) e il Gruppo di Lavoro Handicap (GLH);

• i rapporti con il territorio;• la collaborazione con il Centro Risorse Territoriale per l’Handicap (CRTH).

Dalla L. 517/77 in avanti ha sempre fornito supporto e consulenza alle scuole, impegnate nei processi di integrazione. In particolare, a partire dalla L. 104/92 e dall’istituzione della Provincia di Lecco nel 1992, tale supporto ha assunto gli aspetti organizzativi che lo caratterizzano attualmente. In particolare l’USP attua ogni anno un progetto per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità per la realizzazione del quale viene distaccato dall’insegnamento un docente con compiti di referente sulle problematiche riguardanti l’integrazione scolastica, sia in relazione alle scuole, sia per i rapporti

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con l’Ufficio Scolastico Regionale.La realizzazione di tale progetto garantisce, inoltre, il funzionamento dei gruppi di lavoro provinciali previsti dalla L. 104/92.

I gruppi previsti e funzionanti a livello provinciale sono due: il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale (GLIP) e il Gruppo di Lavoro Handicap (GLH), con funzioni e ruoli diversi.

Il GLIP è coordinato da un Dirigente tecnico dell’Ufficio Scolastico Regionale ed è costituito da rappresentanti degli Enti Locali – Provincia e Comuni – dell’ASL e delle associazioni di genitori di alunni con disabilità, individuate tra quelle presenti sul territorio, oltre che dal docente distaccato presso l’USP, referente per l’integrazione scolastica.Il GLIP, attraverso riunioni con cadenza mensile, definisce, in un’ottica di rapporto interistituzionale, le linee guida delle attività di integrazione sia in relazione a proposte di formazione e aggiornamento docenti, che di modalità e strumenti di monitoraggio dei processi di integrazione in atto; stabilisce inoltre, per ogni anno scolastico, le modalità di raccolta dei dati relativi alla frequenza degli alunni con disabilità e fornisce al GLH i criteri in base ai quali elaborare la proposta di ripartizione delle cattedre di sostegno assegnate sull’organico provinciale.Proprio per la sua connotazione interistituzionale è stato chiamato a svolgere un ruolo importante all’interno del percorso avviato dopo la D.G.R. 215/05 assumendo il ruolo, in alcune riunioni “aperte”, di Tavolo Provinciale sull’integrazione scolastica, grazie alla partecipazione dei rappresentanti degli Uffici di Piano.

Il GLH, costituito da rappresentanti dei vari ordini di scuola, ha compiti più tecnici: raccogliere, analizzare la documentazione relativa agli alunni disabili, formulare, sulla base dei criteri individuati dal GLIP, la proposta di ripartizione alle scuole delle cattedre di sostegno. Svolge inoltre un’azione di raccolta dati riguardanti gli alunni disabili che frequentano le scuole paritarie della provincia. Si occupa inoltre della gestione dei dati, dell’anagrafe degli alunni con disabilità e del monitoraggio dei processi di integrazione.Sul territorio è attivo dal 2002 il Centro Risorse Territoriale per l’Handicap (CRTH)1, al quale aderiscono l’USP, la Provincia di Lecco – Assessorato Servizi alla Persona –, le scuole statali e quelle paritarie.

Il Centro ha un direttore che è il Dirigente dell’Istituzione scolastica che lo ospita; il coordinamento delle attività è a carico di un gruppo costituito da: il Direttore del CRTH, l’insegnante distaccato sul progetto provinciale, un rappresentante per ogni Ente costituente; questo organismo decide in merito alle richieste di nuove adesioni.

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Le attività svolte sono:

• promozione di incontri di confronto, scambio di esperienze e materiali, tra scuole;

• promozione di incontri di formazione e, annualmente, di un corso per docenti neoassunti su sostegno privi di titolo di specializzazione;

• sportello di consulenza, su appuntamento e on-line, su problematiche pedagogico-didattiche e organizzative relative ai processi di integrazione;

• progettazione, realizzazione, gestione del sito www.crthandicap.it;• progettazione, revisione, pubblicizzazione del registro scolastico per

attività di sostegno e stesura del Piano Educativo Individualizzato (PEI).

Lo scopo del CRTH è di realizzare attività di documentazione, promozione, informazione, diffusione, consulenza, studio, ricerca e formazione nel campo dell’integrazione; per questo è stato individuato come punto di riferimento per la realizzazione di uno dei progetti D.G.R. 215/05 provinciali.Il CRTH si è sempre proposto come luogo d’incontro (anche virtuale e/o formale) per formatori, educatori, animatori, esperti e ricercatori.

1.3 L’assistenza educativa specialistica come strumento privilegiato per l’integrazione degli alunni disabili nelle scuole dell’infanzia paritarie della Federazione Italiana Scuole Materne (Fism) di Lecco

La storia dell’accoglienza e dell’integrazione dei bambini disabili nelle scuole dell’infanzia paritarie aderenti alla Fism provinciale di Lecco si snoda attraverso una serie di scelte e di passaggi legati all’evolvere negli anni delle scuole stesse da servizi prevalentemente assistenziali a contesti di apprendimento, così come allo sviluppo della normativa scolastica e della cultura dell’integrazione in Italia.L’accoglienza dei bambini che presentano particolari esigenze e bisogni è stata infatti, storicamente, una realtà concreta nelle scuole dell’infanzia paritarie della provincia lecchese ed ha le sue radici in un desiderio di ricevere ed avere cura di tutte le famiglie e dei loro bambini, anche se in situazione di disagio e povertà, legato al carisma di scuole Cattoliche e/o di ispirazione cristiana.Nella vita scolastica quotidiana, l’ispirazione cristiana come valore costitutivo essenziale dell’identità delle scuole e di tutti i servizi all’infanzia aderenti alla Fism, si è sempre espressa concretamente in una qualità educativa connotata da solidarietà e da un profondo radicamento nella comunità di appartenenza.

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Espressione della comunità locale, caratterizzate da forme di gestione partecipata, le scuole dell’infanzia paritarie svolgono da sempre un servizio pubblico a vantaggio del territorio in cui operano in stretta sinergia con il contesto vitale del Comune, del quartiere e della Parrocchia.Si collocano oggi nel solco della tradizione che è partita dagli “asili”, organizzazioni assistenziali a tutela dell’infanzia, per sviluppare insieme novità e continuità all’interno di una cultura pedagogica che si confronta costantemente con il dibattito attuale sull’educazione e sull’apprendimento dei bambini nei primi anni di vita.Sono scuole in cui, nella nostra realtà lecchese, grazie ad un continuo lavoro di formazione/aggiornamento delle insegnanti, ogni bambino, anche il più fragile, è riconosciuto come soggetto attivo che deve crescere per ampliare gli orizzonti di vita nella conquista dell’autonomia e nella realizzazione di sè. La crescita è intesa come l’apertura della persona verso il mondo ed è il bambino che attua il suo sviluppo attraverso la sua maturazione e attraverso esperienze significative i cui elementi sono affettivi, relazionali e cognitivi, costruendo in prima persona, all’interno di relazioni significative, gli strumenti della relazione, della conoscenza e dell’elaborazione creativa.

Compito degli insegnanti è quello di stimolare, guidare, accompagnare, facilitare l’emergere delle competenze, sostenere processi di elaborazione e di sintesi delle conoscenze all’interno di contesti esperienziali ed educativi ricchi di opportunità e aperti al possibile, intenzionalmente pensati e predisposti.

Chiedendo ed ottenendo la parità in base alla L. 62/00 le scuole autonome sono state accomunate all’azione dello Stato nell’attuazione del diritto all’istruzione ed all’educazione; la scuola paritaria si è così ulteriormente aperta a tutti ed è diventato imprescindibile l’impegno ad attuare la L. 104/92 in relazione ai bambini disabili, fino ad allora affidato alla buona volontà ed alla cultura dell’accoglienza.

Tuttavia tradurre i valori condivisi in piani di intervento concreti, in prassi consolidate di attività educative quotidiane con i bambini non è facile, non lo è nella normalità e diventa un’impresa complessa e faticosa soprattutto a fronte di bisogni speciali.Sono tante le difficoltà che insegnanti ed Amministratori incontrano, sia di carattere culturale, pedagogico, metodologico e didattico, ma anche fatiche e preoccupazioni di tipo economico.Il rischio, in una scuola in trasformazione, come si diceva prima, alla ricerca di una nuova identità quale contesto di apprendimento per tutti i bambini dai due anni e mezzo ai sei anni, è che molte affermazioni, quasi scontate a livello valoriale,

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restino degli slogan, delle dichiarazioni di intenti per la problematicità a tradurle in concrete prassi quotidiane.In particolare poi sul piano delle risorse per l’integrazione, degli aiuti economici ma che diventano poi concretamente risorse organizzative-educative e rendono possibili o ostacolano buone prassi, va ricordato che, da sempre e ancora oggi, la scuola dell’infanzia paritaria non può avvalersi, come la scuola statale, della risorsa professionale dell’insegnante di sostegno fornito dal Ministero bensì soltanto di un contributo stabilito annualmente sulla base dei fondi a disposizione del Ministero stesso. Tale contributo è erogato in misura del tutto insufficiente per ciascun bambino certificato, indipendentemente dalla patologia o dal numero di ore di sostegno assegnate. Diversa dalla scuola statale è anche l’organizzazione della quotidianità educativa e la presenza nella giornata del personale docente. Nella situazione economica attuale non è pensabile la compresenza delle insegnanti in ogni sezione; solo le scuole a più sezioni e con un alto numero di bambini iscritti riescono ad avvalersi di docenti part-time in aggiunta alle insegnanti titolari di sezione per garantire, in momenti precisi della settimana, una didattica laboratoriale.A fronte di questa situazione, la scuola dell’infanzia pubblica paritaria al fine di farsi garante del diritto all’educazione di tutti i bambini, disabili compresi, offrendo un processo di integrazione significativa ai bambini con difficoltà personali e relazionali certificati da Enti territoriali riconosciuti (che conseguentemente oggi sono stati sottoposti ad accertamento rispetto al bisogno di sostegno educativo/didattico da parte della Commissione preposta dell’ASL) ed alle loro famiglie, non può che ricercare risorse esclusivamente attraverso il servizio di assistenza educativa attivata dai Comuni di residenza per gli alunni disabili in risposta al loro diritto all’istruzione ed all’integrazione.

Nel territorio lecchese una prima esperienza significativa di integrazione finalizzata a garantire la frequenza scolastica e quindi il diritto all’educazione, all’istruzione e alla piena integrazione dei bambini disabili che avevano compiuto i tre anni, è stata realizzata dal 1998 dall’Associazione delle scuole dell’infanzia di Lecco città.Alcuni percorsi di integrazione erano già in atto in singole scuole cittadine, ma diventava sempre più pressante la richiesta delle famiglie dei bambini disabili di poter far frequentare al loro figlio la scuola dell’infanzia del quartiere, quella dove già erano, in alcuni casi, inseriti i fratelli o i cuginetti; la più vicina a casa che facilitava anche un aiuto da parte dei nonni o dei parenti nel carico di cura quotidiano.Mentre allora, da parte degli Enti preposti, la prassi diffusa era di consigliare ai

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genitori l’inserimento nelle scuole statali per poter usufruire dell’assegnazione dell’insegnante di sostegno, le famiglie ponevano la questione della libera scelta, dei legami con il contesto di vita, della possibile costruzione per il bambino disabile, da subito, di una rete di legami amicali e di solidarietà nel quartiere di residenza. Parimenti rivendicavano che al bambino fossero garantiti il diritto all’educazione e all’istruzione sanciti dalla L. 104/92 senza una ricaduta economica sulla famiglia.La novità in quell’anno è stata la decisione dell’Associazione di Lecco di accogliere le domande delle famiglie, sia facendosi carico di reperire le risorse economiche per coprire il costo di aiuti specializzati, sia organizzando il Coordinamento dell’area disabilità per rispondere in modo sempre più adeguato e flessibile ai bisogni e alle esigenze delle famiglie e dei bambini più fragili, sostenendo le scuole nel loro operare e assicurando così la qualità del servizio erogato al bambino stesso ed ai suoi genitori.� stato importante avere da subito un interlocutore attento e sensibile nel Comune di Lecco caratterizzato da una cultura storica ed accorta in relazione agli interventi a favore dei cittadini disabili di qualunque età.Il sostegno economico per l’assegnazione di assistenti educatori è diventato, in breve, parte integrante della più ampia convenzione comunale con l’Associazione delle scuole dell’infanzia paritarie della città. Questo aspetto economico è stato un fattore determinante per organizzare l’accoglienza e l’integrazione dei piccoli disabili, ma per la costruzione di una cultura dell’intervento educativo valido ed efficace è stata importante la possibilità di incontri con la pedagogista dell’Assessorato Istruzione ed i costanti rapporti con l’Assessorato Famiglia e Servizi alla Persona per riflessioni più ampie su ogni bambino e su ogni famiglia orientate ad una lettura complessa delle domande espresse ed inespresse, delle risorse e dei problemi nell’ottica del progetto di vita.Questo dialogo costante con l’Ente Locale ha, di fatto, sostenuto il coordinamento interno all’Associazione e rinforzato ogni realtà scolastica nell’offrire e nel realizzare un processo di inclusione significativa.

Molti passi sono stati fatti anche grazie a rapporti costanti con l’USP; il flusso costante di informazioni e di scambio con il Comune è stato naturalmente allargato alla rete dei rapporti interistituzionali a partire dalla consapevolezza della necessità di accompagnare, in particolare, il passaggio di vita fondamentale per ogni bambino e i suoi genitori dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria.Questi legami fra operatori che si prodigavano, e si prodigano tutt’oggi, a favore dei soggetti disabili e dell’integrazione in diversi Enti e con diversi ruoli, questi rapporti basati sulla buona volontà e la stima reciproca di professionisti caratterizzati da

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passione, tenacia, impegno e forza per realizzare una società più accogliente e solidale, più che su obblighi istituzionali, hanno, di fatto, costruito una rete territoriale finalizzata al progetto di vita.� grazie a questi rapporti infatti che si è “data visibilità”, facilitando processi di programmazione territoriale, ai bambini disabili frequentanti le scuole dell’infanzia paritarie, che altrimenti nei fatti sarebbero “comparsi” agli Enti preposti a dare risposte ai loro diritti attraverso sostegno e continuità al loro processo di integrazione, solo al compimento dei sei anni di età.

Queste esperienze qualificanti hanno reso l’Associazione Scuole Materne non Statali di Lecco un punto di riferimento non solo per le scuole cittadine ma anche per tutte quelle della provincia. � così maturata l’idea di allargare questa opportunità grazie all’istituzione dell’Associazione Provinciale ADASM-Fism, costituita il 17 marzo 1999.I due organismi collaborano costantemente al fine di fornire alle scuole gli strumenti necessari per adeguare le competenze alle nuove dinamiche della cultura e della società, migliorando la qualità del livello organizzativo-gestionale ed educativo-didattico.

Nel percorso sinteticamente fin qui descritto molte le soddisfazioni, importante il sapere capitalizzato, ma anche come già detto parecchie le domande, i dubbi, le fatiche.Da sempre è stata sentita e vissuta come nodale la questione dell’assistente educatore vista nel complesso intreccio sia di aspetti di ruolo e mansioni all’interno del contesto peculiare della scuola dell’infanzia paritaria, sia di aspetti contrattuali ed amministrativi.Sono sorte infatti, da subito all’interno del coordinamento pedagogico della Fism e nelle scuole, molte domande sulla specificità ed i confini del ruolo dell’assistente educatore che, di fatto, assume nelle scuole dell’infanzia paritarie un ruolo centrale simile a quello dell’insegnante di sostegno per i motivi economici e gestionali citati.Per dirimere la questione si è cercato di partire dal chiedersi quale esperienza relazionale significativa potesse, può, sostenere nel suo sviluppo il bambino disabile che si affaccia alla scuola dell’infanzia a tre anni con valutazioni funzionali che quasi sempre descrivono “ritardo nello sviluppo psicomotorio” … “difficoltà nella relazione” che portano ad immaginare bisogni evolutivi e necessità di riferimenti sicuri più simili a quelli di un bimbo più piccolo.Spesso inoltre per il bambino disabile “l’Handicap” è così totalizzante, il bambino appare così diverso dai suoi coetanei, che si perde di vista sia la normalità dei

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bisogni evolutivi, che lo caratterizzano in quanto bambino, sia l’uguaglianza dei percorsi di crescita, anche se cambiano tappe, punti di arrivo, armonia dei fattori.Anche le potenzialità sembrano scomparire e nello sviluppo, percepito spesso anche dai genitori, come bloccato, slivellato, emergono soprattutto i limiti, le difficoltà.Si è partiti quindi dal pensarli “disabili, ma normalmente bambini” e a ipotizzare interventi concreti basandoli sul diritto di tutti i bambini di essere uguali e diversi.Considerare la normalità del suo essere piccolo ha portato a prefigurare bisogni di riferimenti relazionali stabili e sicuri con adulti significativi e all’interno di un senso di continuità; così come di una presa in carico continuativa di aspetti di cura educativa quotidiana in cui aspetti peculiari del “corpo”, tutti gli aspetti di crescita verso un’ autonomia nella motricità ad esempio, nell’autonomia nel controllo sfinterico e nell’alimentazione, non fossero visti come scissi da aspetti neuropsicologici e mentali ma all’interno del bisogno fondamentale del bambino di “integrazione del sé”.In questo senso l’assunzione di un ruolo di riferimento preciso ed unitario da parte dell’assistente educatore diventava non più un limite imposto dalla normativa, ma una risorsa in risposta al bisogno, alle domande ed alle esigenze del bambino disabile nell’età dell’infanzia.Questo sicuramente ha richiesto e richiede agli operatori dell’assistenza una grande capacità di operare nel contesto particolare della scuola dell’infanzia dove l’aspetto didattico è un’attività comunicativa che si snoda in modo armonico/intrecciato in curricolo implicito ed esplicito, richiede competenze dialogiche e non è basato sull’informazione, sulla trasmissione di contenuti.La scelta del personale si è così orientata su professionisti in possesso di titoli specifici nel campo della pedagogia speciale o dell’insegnamento decidendo anche, per tutelare la continuità del percorso del bambino e la serenità dei genitori in un dialogo costante, assunzioni prima triennali e poi a tempo indeterminato anche nel rispetto della vigente normativa che regola i rapporti contrattuali.La scelta di costituire la cooperativa sociale “Prima i Bambini”, braccio operativo della Fism e organo gestionale in questo settore, ha permesso di intrecciare la tutela della stabilità di rapporti con il bambino ed i suoi genitori con la tutela del legame fra tutta la scuola, intesa come luogo di rapporti significativi fra bambini ed adulti e fra adulti ed adulti, con un minimo di stabilità lavorativa di operatori a cui è chiesto molto all’interno di compiti pensati come precari; questo ha consentito anche un processo costante di formazione e di capitalizzazione del sapere.

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Un altro aspetto fondamentale ha sempre riguardato invece il ruolo dell’assistente educatore all’interno del team dei docenti della scuola.Si è sempre pensato, infatti, che l’integrazione del bambino con bisogni speciali sia possibile solo all’interno di una buona integrazione fra gli adulti che si prendono cura di lui, all’interno di un clima educativo positivo basato sulla collaborazione e l’apporto di tutta la comunità educante.Tuttavia non è facile per un team di insegnanti consolidati, da anni di lavoro insieme, aprirsi alla presenza di nuove professionalità portatrici di saperi diversi, così come immaginare e predisporre un’organizzazione della quotidianità che valorizza di più l’organizzazione di piccoli gruppi di lavoro a favore dell’apprendimento del bambino in difficoltà.La diversità è sfidante, ma può essere anche una grande risorsa per tutti ibambini che attraverso la vicinanza nel gioco, nella conversazione, nelle discussioni, nel progetto comune scoprono altri punti di vista, negoziano e condividono scelte, arricchiscono la loro personale esperienza e rappresentazione della realtà, così come per tutti gli adulti, diventando motore di scelte innovative. Tuttavia governare la complessità ed il cambiamento è faticoso e richiede attenzione e supporto.Per questo diventa indispensabile una chiarezza sul ruolo di tutti ed in particolare una distinzione fra assistente educatore e insegnante di sezione che, comunque, deve restare una figura significativa per il bambino, per il suo sentirsi appartenente al gruppo, senza creare fratture, ma complementarietà e collaborazione.� il clima di accordo fra docenti con ruoli diversi che permette infatti l’attuazione di strategie educative e didattiche pensate ed adeguate ai bisogni, ai ritmi e alle potenzialità del bambino disabile e di tutti i bambini, stimola la capacità di trovare occasioni efficaci di apprendimenti significativi. Occorrono però spazi e tempi in cui gli insegnanti possano incontrarsi, scambiare, discutere, riflettere, mettere in gioco le proprie competenze.Fondamentale allora la partecipazione dell’assistente educatore a momenti programmati di progettazione ed organizzazione dell’azione educativa (collegio docenti, programmazione delle attività…).Il riferimento per le decisioni concrete ed operative sono sempre state le indicazioni date dalla L. 104/92.

Mentre si portava avanti la riflessione di tipo metodologico-didattico nelle singole scuole e a livello di Coordinamento dell’area disabilità, la Fism era interrogata dalla disparità di rapporti ed interventi che via via nell’ambito provinciale si andavano costruendo con i diversi Comuni.

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Fondamentale, infatti, rispetto alla figura dell’assistente educatore, anche la necessità di affrontare e cercare di risolvere tutti gli aspetti economico-amministrativi.Quello che concretamente avveniva negli incontri e nei dialoghi con i diversi Amministratori era una forte eterogeneità legata sicuramente non a disinteresse e a disinvestimento, ma a politiche sociali e a disponibilità di bilancio differenziate. Tuttavia, di fatto, la risposta al diritto di educazione e di istruzione di ogni bambino risultava fortemente disomogenea senza che a guidare la definizione delle risorse fosse il reale bisogno, la necessità educativa che si poteva evincere coniugando domande, bisogni e caratteristiche del bambino con risorse, caratteristiche della scuola dell’infanzia che si preparava ad accoglierlo, ma soprattutto una sterile definizione di aspetti economici per l’applicazione delle normative.Quello che la Fism provinciale si trovava ad affrontare, affiancando le scuole in questi rapporti con i Comuni, era spesso una contrattazione al ribasso senza che fosse chiaro chi avesse la competenza di definire le ore di assistenza educativa necessarie e sufficienti per quella situazione, per quel bambino.Sicuramente si è sentita anche molta attenzione da parte degli Amministratori alla scuola dell’infanzia del loro territorio, che sempre può dare il proprio servizio alle famiglie grazie anche a convenzioni con l’Ente Locale, ma l’accoglienza del bambino disabile andava a creare aspetti di ulteriore impegno che a volte si traduceva in affanno.

Note:1 Il 28 maggio 2009 è stato sottoscritto il “Protocollo d’intesa per le attività del Centro Risorse Tematico per la Disabilità (CRT-D)” con sede presso l’Istituto Comprensivo Statale di Bosisio Parini. Da questa data è quindi attivo il CRT-D, rete locale finalizzata al proseguimento delle attività già svolte dal CRTH.

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CAPITOLO 2La Deliberazione Giunta Regionale (D.G.R.) n. 215/05 del 27/06/05 e la sua attuazione nel territorio

Il 26 giugno 2005 la Giunta della Regione Lombardia approva la D.G.R. 215/05 (vedi testo a pagina 90) finalizzata ad attivare azioni di sistema nel settore dell’istruzione-formazione, affrontando i temi dell’integrazione scolastica degli alunni disabili e dell’accoglienza nella scuola dell’infanzia in particolare dei bambini “anticipatari”.

2.1 Il Gruppo di lavoro sull’integrazione scolastica degli alunni disabili

Con la D.G.R. 215/05 vengono quindi assegnate risorse agli Enti Capofila dei Distretti per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità; tali fondi sono da utilizzare in relazione alle priorità dei Piani di Zona di cui alla L. 328/00 e devono essere destinati:

• all’attuazione di iniziative per l’organizzazione in rete dei servizi a sostegno dell’integrazione scolastica degli alunni disabili concordate tra i soggetti con competenza in materia secondo il principio di sussidiarietà;

• all’eventuale integrazione delle risorse già messe a disposizione dei Comuni per l’attuazione dei servizi di sostegno all’integrazione scolastica degli alunni disabili.

Il contesto provinciale e la storia di collaborazione tra Enti Locali ed Istituzioni per l’integrazione scolastica fa sì che la risposta alla D.G.R. 215/05 e alle sollecitazioni in essa contenute di realizzare azioni di sistema tese a supportare i processi di integrazione scolastica, sia l’attivazione di un discorso di rete con il coordinamento della Provincia.

Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, nella riunione del 22 settembre 2005, definisce un percorso di lavoro coordinato dalla Provincia di Lecco, finalizzato all’elaborazione di ipotesi di suddivisione dei fondi assegnati con la D.G.R. 215/05 e all’attivazione di un tavolo permanente Enti Locali-scuola sul problema dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.Viene costituito un Gruppo di lavoro con la presenza dei rappresentanti della Provincia di Lecco, degli Uffici di Piano di Bellano, Lecco e Merate, dell’USP di Lecco e del direttore del CRTH.

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Negli incontri, tenutisi da ottobre 2005 a febbraio 2006, vengono discusse ed elaborate proposte operative e le relative ipotesi di riparto per l’utilizzo dei fondi assegnati con la D.G.R. 215/05, ma soprattutto emergono, nel confronto tra i rappresentanti di Enti, Istituzioni e scuole, peculiarità del territorio provinciale e ambiti di attenzione.Il territorio della provincia di Lecco, diviso nei tre Ambiti distrettuali di Bellano, Lecco e Merate, viene descritto dal Gruppo come realtà viva ed attenta ai problemi delle persone con disabilità e alle problematiche connesse all’integrazione scolastica. A quasi trent’anni dall’inizio del percorso di integrazione, le esperienze di collaborazione e di buone prassi realizzate da Enti Locali e scuola sono numerose, anche se non distribuite in modo omogeneo nella provincia. Il lavoro degli assistenti educatori forniti dai Comuni è diventato sempre più importante e significativo, sia per la quantità di risorse investite e per il numero di alunni seguiti, sia per l’attenzione alla qualità del servizio. Gli educatori con compiti di assistenza specialistica affiancano sempre di più, soprattutto nei casi di maggiore gravità, gli insegnanti di sostegno, dando un contributo indispensabile alla costruzione di efficaci processi di integrazione. Tuttavia si rileva che, ad eccezione dei casi in cui il servizio è realizzato da un maggiore numero di anni e può quindi contare su esperienze e/o risorse organizzative particolari, manca una regolamentazione del servizio di assistenza educativa nella scuola, che dia indicazioni rispetto alla partecipazione consultiva degli educatori alle attività di programmazione e di stesura del Piano Educativo Individualizzato (PEI), alla partecipazione agli organi collegiali, al rapporto con docenti di sostegno e famiglie.L’analisi delle risorse impegnate nei processi di integrazione scolastica e la considerazione della complessità delle situazioni in cui si trovano ad operare gli educatori, rimanda alla considerazione che per un loro utilizzo ottimale sia necessario un coordinamento pedagogico, particolarmente utile dove si trovano a collaborare professionalità e servizi diversi.L’integrazione scolastica è un momento importante nella vita della persona con disabilità, ma non è sufficiente: l’ottica di lavoro deve essere sempre quella del progetto di vita, condiviso tra famiglia, scuola e servizi. Nel Gruppo di lavoro appare opportuna una riflessione critica sui modelli di integrazione fino ad ora realizzati per definirne la congruenza con questa prioritaria finalità; viene inoltre sottolineata la mancanza di un tavolo permanente di confronto tra scuole ed Enti Locali, sia a livello territoriale che provinciale, sui problemi dell’integrazione scolastica.Sulla base di queste riflessioni condivise il Gruppo individua alcune piste di lavoro, ritenute prioritarie e di particolare interesse per l’attuazione della D.G.R. 215/05.

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Tra queste si sottolineano: l’attivazione di un sistema locale di rete tra scuola ed Enti Locali sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità in grado di affrontare, con competenza, le diverse problematiche, di sviluppare azioni di coordinamento e di connessione degli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni scolastiche, di attivare e fornire risposte adeguate ai disabili e alle loro famiglie.Per quanto riguarda questo aspetto viene approvata e da subito realizzata la proposta, sempre emersa nel gruppo, di formalizzare un raccordo tra scuola ed Enti Locali, prevedendo in alcuni momenti la partecipazione alle riunioni del GLIP dei Coordinatori degli Uffici di Piano e/o dei referenti Area Disabili dei Piani di Zona; a queste riunioni allargate partecipa il Direttore del CRTH.

Si ritiene inoltre importante mettere in campo un progetto centrato sull’assistenza educativa con lo scopo di predisporre strumenti che permettano di affrontare, in modo il più possibile omogeneo e con modalità congiunte nell’ambito della provincia, molti degli aspetti del servizio di assistenza educativa specialistica. Alla base è la considerazione che l’opera degli assistenti educatori a supporto dei processi di integrazione scolastica è divenuta via via più importante e consistente in questi ultimi anni. La figura dell’assistente educatore, che opera in ambito scolastico, e il suo ruolo hanno però ancora bisogno di approfondimenti e riflessioni, poiché non sono chiari e definiti. Scuola e Comuni condividono la necessità di ripensare il ruolo e i compiti dell’educatore con compiti di assistenza specialistica in ambito scolastico. Si tratta di coniugare la specificità e la professionalità dell’educatore professionale all’interno di un contesto di apprendimento, di integrare in un unico progetto risorse che dipendono da amministrazioni diverse e che hanno compiti diversi, di valorizzare lo specifico professionale dell’educatore e quello dell’insegnante di sostegno per farli convergere nella realizzazione di un progetto unitario e condiviso da scuola e servizi territoriali; non è un compito semplice e richiede tempi lunghi.Si considera inoltre utile l’inserimento nel sistema di rete attivato tra scuola ed Enti Locali di alcune figure di coordinamento pedagogico come figure di snodo nella gestione delle risorse educative sia all’interno della scuola che nei rapporti con Enti Locali e servizi, con particolare attenzione nell’integrazione degli alunni con disabilità grave e/o complessa.

I Comuni lamentano di ricevere dalle scuole richieste di educatori spesso non accompagnate da un’esplicita progettazione che li metta in grado di comprendere il reale fabbisogno e le modalità di utilizzo delle risorse assegnate, di non avere poi possibilità di monitorare le attività svolte dagli educatori e di non poter

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valutare i risultati ottenuti. � sentita inoltre la priorità che il servizio divenga il più omogeneo possibile sul territorio provinciale, sia per quanto riguarda le modalità di realizzazione che i criteri di attivazione.Contestualmente si sottolinea la necessità di costruire modalità di lavoro congiunte tra servizi e scuola che proseguano oltre l’obbligo scolastico per rendere possibile l’elaborazione e l’accompagnamento del progetto di vita del ragazzo.Per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi assegnati per i servizi per l’integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap, il Gruppo propone che ciascun Ambito distrettuale riservi una quota percentuale di questi fondi pari al 20% da erogare al CRTH per l’attivazione di un progetto centrato sull’assistenza educativa a sostegno dell’integrazione scolastica degli alunni disabili, nonché l’assunzione - sempre tramite il CRTH - di alcune figure di coordinamento pedagogico, come figure indispensabili e rilevanti nella gestione delle risorse educative sia all’interno della scuola che nei rapporti con Enti Locali e servizi, soprattutto per l’integrazione dei disabili gravi. Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei fondi assegnati per le scuole dell’infanzia è stato proposto che ciascun Ambito distrettuale riservi una quota percentuale di questi fondi fino ad un massimo del 40% da erogare alla Fism per l’attivazione dei due progetti: “INTEGRA-azione” e “L’accoglienza dei piccolissimi”, a condizione che i due progetti si rivolgano a tutte le scuole dell’infanzia statali e paritarie della provincia di Lecco.

L’esperienza del Gruppo, oltre a rendere possibile la stesura delle ipotesi progettuali, ha permesso di sperimentare modalità di lavoro condivise tra le Istituzioni del territorio coinvolte nei processi di integrazione scolastica degli alunni con disabilità, modalità che si sono via via rafforzate e consolidate fino ad essere trasferite in altri ambiti di confronto e di progettazione partecipata.

2.2 Il documento del Gruppo di lavoro

Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, il 9 marzo 2006 approva i risultati completi del gruppo di lavoro descritti nel seguente “Documento relativo all’utilizzo dei fondi della D.G.R. VIII/215 del 27/06/05”.

Documento relativo all’utilizzo dei fondi della D.G.R. VIII/215 del 27/06/05

Premessa

Con riferimento al verbale della riunione del Consiglio di Rappresentanza dei

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Sindaci del 22 settembre 2005, durante la quale è stato concordato un percorso di lavoro coordinato dalla Provincia di Lecco per l’elaborazione di ipotesi relative alla suddivisione dei fondi assegnati con D.G.R. VIII/215 del 27/06/05 e l’attivazione di un tavolo permanente Enti Locali/scuola, è stato costituito il seguente Gruppo di lavoro:

• per la Provincia di Lecco: R. Amadesi• per l’Ufficio di Piano di Bellano: A. Bianchi, coordinatore, L. Gavazzi, ref. Area Disabili• per l’Ufficio di Piano di Lecco: A. M. Milani, coordinatore, F. Polano, ref. Area

Disabili• per l’Ufficio di Piano di Merate: F. Donina, ref. Area Disabili• per il Centro Servizi Amministrativi di Lecco: E. Vianello, ref. del progetto

prov. sull’integrazione scolastica del CSA di Lecco• per il Centro Risorse Territoriale per l’Handicap: E. Ripamonti, Direttore

del CRTH.

Il Gruppo di lavoro ha svolto 4 incontri nelle seguenti date: 5 e 14 ottobre; 2 e 10 novembre.Negli incontri sono state discusse ed elaborate le proposte operative e le relative ipotesi di riparto per l’utilizzo dei fondi assegnati con la D.G.R. 215/05, che vengono presentate in questo documento.

In relazione all’integrazione scolastica degli alunni Diversamente Abili è stato attivato dal CSA di Lecco un progetto provinciale su cui lavora un insegnante distaccato (attualmente la prof.ssa E. Vianello).

Il progetto, che è stato presentato nel primo incontro del Gruppo di lavoro, comprende:

• tutte le operazioni necessarie alla raccolta e alla tenuta della documentazione relativa agli alunni Diversamente Abili (DA), sia diagnostica che prodotta dalle scuole;

• le attività dei gruppi di lavoro provinciali: il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale (GLIP) e il Gruppo di Lavoro Handicap (GLH);

• i rapporti con il territorio;• la collaborazione con il Centro Risorse Territoriale per l’Handicap (CRTH).

Presentazione del progetto provinciale sull’integrazione scolastica degli alunni DA del CSA di Lecco

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Per una conoscenza più dettagliata delle attività comprese nel progetto del CSA e delle attività svolte dal CRTH, si rimanda alla Scheda n. 1, allegata al presente documento.

Le criticità presenti nei processi di integrazione scolastica degli alunni DANell’ analisi effettuata nel Gruppo di lavoro riguardo ai processi di integrazione scolastica degli alunni DA e dall’esame della documentazione messa a disposizione da alcuni componenti, sono emerse diverse criticità, di seguito sinteticamente riportate.

Dai dati in possesso del CSA emerge che:

• il numero degli alunni certificati come DA, da quando sono disponibili dati su scala provinciale, è in costante aumento, in modo proporzionalmente maggiore rispetto all’aumento della popolazione scolastica in generale. Tale aumento può essere spiegato sia con la maggiore sensibilità della scuola e dei servizi nell’individuare, segnalare e diagnosticare situazioni di problematicità, sia come segnale di un aumento sul territorio provinciale di situazioni di disagio sociale, di difficoltà legate a immigrazione recente, di difficoltà scolastiche non risolte che presentano alcuni aspetti al limite della disabilità e spesso vengono fatti rientrare in tale gruppo per poter accedere a risorse destinate a tale scopo;

• le risorse impegnate a supporto dei processi di integrazione scolastica sono, di conseguenza, costantemente aumentate, anche se non sempre in misura adeguata alle nuove esigenze;

• sono in aumento i casi di disabilità grave e complessa e i casi gravi inseriti nella scuola dell’infanzia;

• è sempre più importante e significativo all’interno dei processi di integrazione scolastica a fianco degli insegnanti di sostegno di nomina statale, il ruolo svolto dal personale educativo provinciale e degli Enti Locali.

Sono stati inoltre individuati, come oggetto di necessario approfondimento, i seguenti nodi problematici:

1. la necessità di lavorare in modo congiunto con gli Enti certificatori sui criteri di segnalazione;

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2. la mancanza di un tavolo permanente di confronto tra scuola ed Enti Locali, a livello provinciale e distrettuale, sui problemi dell’integrazione scolastica;

3. la gestione delle risorse impegnate nei processi di integrazione e la necessità di un coordinamento pedagogico delle stesse;

4. l’opportunità di una riflessione critica sui modelli di integrazione realizzati, finalizzata a promuovere l’utilizzo di un approccio centrato sul progetto di vita condiviso tra famiglie, scuola e servizi e prestando una maggiore attenzione alle scelte dei DA dopo la scuola dell’obbligo;

5. la mancanza, in molti casi, di una regolamentazione del servizio di assistenza educativa nella scuola, ad esempio rispetto alla partecipazione degli educatori alle attività di programmazione e alla partecipazione agli organi collegiali, e la distribuzione non omogenea sul territorio provinciale degli educatori degli Enti Locali.

Il Gruppo di lavoro ha sviluppato i compiti assegnati dal Consiglio di Rappresentanza a partire da questi nodi problematici, con la convinzione che è necessario ed urgente aprire una riflessione sull’assistenza educativa in ambito scolastico messa in campo dai Comuni e dalla Provincia (tramite l’ASL a cui sono state delegate le funzioni) per i disabili sensoriali, per arrivare alla definizione di linee-guida provinciali, predisporre una regolamentazione del servizio di assistenza educativa da proporre a tutti i Comuni al fine di omogeneizzare le risposte e le prestazioni.A titolo esemplificativo, si elencano le principali difficoltà evidenziate dai tecnici dei servizi comunali, che motivano l’esigenza di attivare un progetto congiunto tra Enti Locali e scuola sul servizio di assistenza educativa:

• la richiesta di personale educativo al Comune da parte della scuola non sempre è motivata con la presentazione del progetto educativo individualizzato e supportata dalla disponibilità ad una progettazione condivisa dell’utilizzo integrato delle risorse richieste;

• non sempre è previsto uno spazio per la programmazione dell’intervento con il servizio specialistico;

• i genitori dell’alunno vengono raramente sentiti e poi coinvolti nella progettazione educativa integrata;

• spesso non è definito e riconosciuto nella sua specificità il ruolo che deve assumere l’assistente educatore e non sono chiari i compiti che deve svolgere in ambito scolastico;

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• non è sempre esplicitato e spesso non è regolamentato il grado di responsabilità e di autonomia dell’operatore comunale nei confronti dell’alunno ed in relazione agli insegnanti di classe e di sostegno;

• i tempi per la previsione e l’attivazione del servizio non sono generalmente concordati; ne consegue che le ore richieste al Comune e la loro collocazione nell’orario scolastico risultano condizionate da problemi organizzativi; altri problemi sono causati dal fatto che l’anno scolastico non coincide con l’anno di esercizio finanziario del Comune, che è solare;

• non sono definite le modalità di verifica e di valutazione degli interventi di assistenza educativa svolti;

• i costi del servizio sono in continua crescita ed alcuni Comuni coinvolgono anche le famiglie richiedendo una compartecipazione economica alla spesa;

• i Comuni utilizzano criteri diversificati per l’assegnazione del servizio di assistenza educativa alle scuole paritarie.

Le piste di lavoro/approfondimento individuate Il Gruppo di lavoro ha evidenziato alcune possibili piste di lavoro/approfondimento finalizzate ad introdurre miglioramenti nel complesso degli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni scolastiche per l’integrazione dei soggetti diversamente abili:

1 Attivazione di un sistema locale di rete tra scuola ed Enti Locali sull’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili, in grado di affrontare con competenza le diverse problematiche, di sviluppare azioni di coordinamento e di congiunzione degli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni scolastiche, di attivare e fornire risposte adeguate ai disabili e alle loro famiglie.

2 Attivazione di un progetto centrato sull’assistenza educativa, che metta a punto strumenti che permettano di affrontare in modo il più possibile omogeneo e con modalità congiunte nell’ambito della provincia i seguenti aspetti dell’assistenza educativa:

• progettazione pedagogica in relazione a ruolo e compiti dell’assistente educatore nella scuola come requisito per l’accettazione delle richieste provenienti dalle scuole e supporto tecnico per l’erogazione delle risposte,

• elaborazione di protocolli d’intesa condivisi sull’organizzazione del servizio di assistenza educativa,

• formulazione di criteri condivisi di assegnazione delle risorse educative destinate a supportare i processi dell’integrazione,

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• predisposizione di un modello di regolamento per l’erogazione del servizio di assistenza educativa comunale e provinciale,

• individuazione di modalità condivise per la verifica e la valutazione degli interventi.

3 Inserimento nel sistema di rete attivato tra scuola ed Enti Locali di alcune figure di coordinamento pedagogico come figure di snodo nella gestione delle risorse educative sia all’interno della scuola che nei rapporti con Enti Locali e servizi (soprattutto nell’integrazione dei disabili gravi).

4 Costruzione di modalità di lavoro congiunte tra servizi e scuola che vadano oltre l’obbligo scolastico e portino all’elaborazione del progetto di vita.

Proposte operativePer l’attuazione di iniziative per organizzare in rete i servizi a sostegno dell’integrazione scolastica dei soggetti diversamente abili, come previsto dalla D.G.R. 215/05, si propone di formalizzare un raccordo tra scuola ed Enti Locali, evitando di attivare un Tavolo di coordinamento specifico ma prevedendo in alcuni momenti la partecipazione alle riunioni del GLIP dei Coordinatori degli Uffici dei Piani di Zona e/o dei referenti Area Disabili.

Le riunioni del GLIP allargate agli Uffici di Piano si svolgeranno:

• parallelamente alla programmazione e verifica delle attività del GLIP;• in relazione all’esigenza di affrontare specifiche problematiche che

necessitano di una definizione congiunta tra scuola ed Enti Locali;

In relazione a determinati progetti congiunti e ad argomenti di comune interesse tali riunioni potranno essere allargate alle forze sociali (Organizzazioni Sindacali, terzo settore). Alle riunioni allargate parteciperà il Direttore del CRTH.Considerato inoltre che il GLIP ed il CRTH promuovono ed attuano in ogni anno scolastico corsi di formazione per gli insegnanti neo-assunti e diverse iniziative formative a tema, aperti anche agli educatori comunali e provinciali, si propone, al fine di razionalizzare le risorse ed evitare la duplicazione degli interventi, di incrementare la circolazione delle informazioni su queste attività formative sia negli Enti Locali, attraverso i Coordinatori degli Uffici di Piano, sia negli altri Enti che propongono corsi di formazione (in particolare gli Assessorati all’Istruzione e ai Servizi alla Persona della Provincia, gli Enti partner del Piano Formativo provinciale per gli operatori socio-assistenziali, l’ASL, ecc.)

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Si ritiene inoltre importante ed utile estendere e coordinare le azioni già svolte dal GLIP e dal GLH di raccolta della documentazione relativa alle segnalazioni di alunni diversamente abili e di monitoraggio dei processi di integrazione, comprensivo delle ore di assistenza educativa fornita dai Comuni e dalla Provincia.La raccolta e l’analisi di tali dati anche per Ambito distrettuale potrebbe consentire uno sguardo ed un approfondimento sulla situazione dell’integrazione scolastica sia a livello provinciale sia a livello zonale, per individuare possibili azioni di miglioramento congiunte tra scuola ed Enti Locali.

1 - Per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi assegnati per i servizi per l’integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap si propone:1.1 che ciascun Ambito distrettuale riservi una quota percentuale di questi fondi, pari al 20%, da erogare al CRTH per l’attivazione di un progetto centrato sull’assistenza educativa a sostegno dell’integrazione scolastica degli alunni disabili, come declinato nel paragrafo “Le piste di lavoro/approfondimento individuate”, nonché l’assunzione - sempre tramite il CRTH - di alcune figure di coordinamento pedagogico, come figure di snodo nella gestione delle risorse educative sia all’interno della scuola che nei rapporti con Enti Locali e servizi, soprattutto nell’integrazione dei disabili gravi. Tale raccordo deve essere garantito tramite la costituzione di un “Gruppo di progetto”, coordinato dal CRTH, cui partecipano anche tre referenti nominati dai tre Ambiti distrettuali dei Comuni. Il budget assegnato verrà utilizzato a partire dall’anno scolastico in corso, con proseguimento nell’anno successivo.Per l’attuazione del progetto il CRTH potrà avvalersi di personale interno ed esterno e potrà attivare anche forme di consulenza tecnica specifica. 1.2 Gli Uffici di Piano rileveranno quali costi sono stati sostenuti dai Comuni nell’esercizio finanziario 2005 per il servizio di assistenza educativa. Solo successivamente sarà individuata dal Gruppo un’ipotesi di rimborso che tenga conto delle spese sostenute in funzione anche della dimensione demografica del Comune.

2 - In merito all’utilizzo dei fondi assegnati per le scuole dell’infanzia e per l’avvio della riforma della scuola dell’infanzia di cui al D.L. 19/2/2004 n. 59, alla fine del mese di ottobre sono pervenute al Presidente del Consiglio di Rappresentanza, ai Presidenti ed ai Coordinatori dei tre Ambiti distrettuali, due proposte progettuali della Federazione Italiana Scuole Materne (Fism) provinciale.Il Gruppo di lavoro, successivamente incaricato dal Consiglio di Rappresentanza di dare degli orientamenti in merito a tali progetti e all’utilizzo dei fondi assegnati

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per le scuole dell’infanzia, si è regolato nel seguente modo: le due proposte progettuali della Fism sono state discusse in un incontro del Gruppo di lavoro, a cui è seguito un incontro ristretto tra alcuni tecnici indicati dal Gruppo di lavoro e dalla Fism per un approfondimento dei contenuti progettuali e dell’articolazione operativa.I due progetti ed i relativi costi ipotizzati dalla Fism sono stati quindi sintetizzati nelle schede n. 2 e n. 3, allegate al presente documento.Il Gruppo di lavoro ritiene che le due proposte progettuali rispondano all’esigenza di arrivare ad individuare e condividere sul territorio provinciale, fattori di qualità, linee guida, criteri organizzativi e buone prassi utili a:

- delineare un modello peculiare per l’accoglienza e l’integrazione dei bambini disabili nella scuola dell’infanzia;

- rimodulare l’organizzazione complessiva della scuola dell’infanzia per l’accoglienza dei bambini anticipatari (al di sotto dei tre anni).

Per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi assegnati per le scuole dell’infanzia si propone:

2.1 che ciascun Ambito distrettuale riservi una quota percentuale di questi fondi fino ad un massimo del 40% da erogare alla Fism per l’attivazione dei due progetti declinati nella Scheda n. 2 - Titolo progetto: INTEGRA-azione, costo € 35.000,00 e nella Scheda n. 3 - Titolo progetto: L’accoglienza dei piccolissimi, costo € 15.000,00, allegate al presente documento, a condizione che:

• i due progetti si rivolgano a tutte le scuole dell’infanzia statali e paritarie della Provincia di Lecco;

• il progetto della scheda 2 si attui in stretto raccordo e connessione con il progetto centrato sull’assistenza educativa sopra descritto, che riguarda tutti gli ordini di scuola, comprese le scuole dell’infanzia; tale raccordo deve essere garantito tramite la costituzione di un “Gruppo di progetto”, coordinato dalla Fism, cui partecipano anche un referente del CRTH, un Dirigente delle scuole materne statali, un referente per i Comuni (nominato dal Consiglio di Rappresentanza);

• il progetto della scheda 3 si attui in stretto raccordo e connessione con il CSA e con i Comuni; tale raccordo deve essere garantito tramite la costituzione di un “Gruppo di progetto”, coordinato dalla Fism, cui partecipano anche un referente del CSA (prof.ssa A. Lafranconi), un Dirigente delle scuole materne statali, un referente per i Comuni (nominato dal Consiglio di Rappresentanza).

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Il budget assegnato verrà utilizzato a partire dall’anno scolastico in corso, con proseguimento nell’anno successivo. Per l’attuazione dei progetti la Fism potrà avvalersi di personale interno ed esterno e potrà attivare anche forme di consulenza tecnica specifica.

2.2 Gli Uffici di Piano rileveranno quali costi sono stati sostenuti dai Comuni nell’esercizio finanziario 2005 per il servizio di assistenza educativa fornito alle scuole dell’infanzia. Solo successivamente sarà individuata dal Gruppo un’ipotesi di rimborso che tenga conto delle spese sostenute in funzione anche della dimensione demografica del Comune.

ConclusioniAlla data odierna gli Uffici di Piano hanno già attivato la rilevazione dei costi sostenuti dai Comuni tramite una scheda ed elaboreranno i dati raccolti presumibilmente entro i primi di aprile; successivamente il Gruppo di lavoro D.G.R. 215/05 si riunirà per ipotizzare i criteri con cui effettuare il rimborso ai Comuni.Nel “Prospetto finanziario D.G.R. 215/05” allegato al presente Documento, scheda n. 4, sono indicate le quote da assegnare al CRTH – c/o Liceo Scientifico G. Grassi di Lecco ed alla Fism per la realizzazione dei progetti e le quote da assegnare ai tre Enti-capofila degli Ambiti distrettuali.A questi ultimi sarà erogata da subito l’intera quota spettante; per le assegnazioni relative ai progetti, si propone invece di erogare il 70% della quota a seguito dell’approvazione del presente documento ed il restante 30% a saldo, a seguito della presentazione, entro il 31 ottobre 2006, da parte dei soggetti gestori della documentazione relativa all’avvio delle attività progettuali e di una rendicontazione economica degli impegni di spesa assunti. Per l’attivazione poi di un sistema locale di rete tra scuola ed Enti Locali sarà formalmente richiesto al CSA ed al Coordinatore del GLIP di prevedere la partecipazione alle riunioni di tale Gruppo anche dei Coordinatori degli Uffici di Piano distrettuali e/o dei referenti Area Disabili.

Lecco, 9 marzo 2006. Il Gruppo di lavoro D.G.R. VIII/215

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SCHEDA n. 1 allegata al Documento del Gruppo di lavoro D.G.R. VIII/215 del 27/06/05.Progetto provinciale sull’integrazione scolastica degli alunni DA del CSA di Lecco

Attività del GLIP e del GLH:Il Gruppo di lavoro interistituzionale provinciale (GLIP) è coordinato da un’ispettrice dell’Ufficio Scolastico Regionale e costituito da rappresentanti dei vari ordini di scuola, della Provincia, dell’ASL, degli Enti Locali e delle associazioni.Attraverso riunioni che si tengono con regolare cadenza mensile vengono definite dal GLIP, in un’ottica di rapporto interistituzionale, le linee guida delle attività di integrazione sia in relazione a proposte di formazione e aggiornamento docenti, che di modalità e strumenti di monitoraggio dei processi di integrazione in atto; vengono inoltre stabilite le modalità di raccolta dei dati relativi alle iscrizioni e vengono dati al Gruppo di lavoro handicap (GLH) i criteri in base ai quali lavorare sulle segnalazioni pervenute.Il GLH, costituito da rappresentanti dei vari ordini di scuola, ha compiti più tecnici: raccogliere, analizzare la documentazione relativa agli alunni DA, formulare, sulla base dei criteri individuati dal GLIP, la proposta di ripartizione alle scuole delle cattedre di sostegno assegnate alla provincia. Si occupa inoltre della gestione dei dati, dell’anagrafe e del monitoraggio dei processi di integrazione.Attività del CRTH:Sul territorio è attivo dal 2002 il Centro Risorse Territoriale per l’handicap (CRTH), ad esso aderiscono CSA, Provincia di Lecco – Assessorato Servizi alla Persona, scuole statali e paritarie.La sede attuale è presso il Liceo Scientifico di Lecco Direttore del Centro è il Dirigente dell’Istituzione scolastica che ospita il centro stesso; il coordinamento delle attività è a carico di un gruppo costituito da: il direttore del CRTH, l’insegnante distaccato sul progetto provinciale, un rappresentante per ogni ente costituente; questo organismo decide in merito alle richieste di nuove adesioni. Le attività svolte sono:

• Corso per neoassunti su sostegno privi di specializzazione• Sportello di consulenza, su appuntamento e on-line, su problematiche pedagogico-

didattiche e organizzative relative ai processi di integrazione • Progettazione, realizzazione, gestione del sito www.crthandicap.it• Progettazione, revisione, pubblicizzazione registro scolastico per attività di

sostegno e di stesura Piano Educativo Individualizzato (PEI)• Promozione di incontri di formazione • Promozione di incontri di confronto, scambio di esperienze e materiali, tra

scuole.

2.3 ALLEGATO SCHEDE DEL DOCUMENTO DEL GRUPPO DI LAVORO

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Lo scopo del CRTH è di realizzare attività di documentazione, promozione, informazione, diffusione, consulenza, studio, ricerca e formazione nel campo dell’integrazione.Il CRTH si prefigge d’essere luogo d’incontro (anche virtuale e/o formale) per formatori, educatori, animatori, esperti e ricercatori.

Lecco, novembre 2005.

SCHEDA n. 2 allegata al Documento del Gruppo di lavoro D.G.R. VIII/215 del 27/06/05

Il progetto si rivolge a tutte le scuole dell’infanzia statali e paritarie della provincia di Lecco che contano 103 istituti autonomi, (di cui 99 paritari) e 40 istituti statali sul territorio provinciale. Il progetto viene presentato dalla Fism provinciale di Lecco.

Responsabili del progetto: - Giampiero Redaelli, presidente provinciale Fism - Serafina Secchi, coordinatrice provinciale Fism area disabilità

Delegati del progetto:• Fism provinciale di Lecco• CSA di Lecco• GLIP• CRTH• Provincia di Lecco• Referenti Uffici di Piano• Studi psicosociali di formazione e agenzie universitarie • “Prima i bambini” coop. Sociale – onlus

DESCRIZIONE DEL PROGETTO:Il progetto propone di ripensare ed approfondire la qualità e, conseguentemente, la metodologia, i criteri, le modalità concrete, per l’accoglienza e l’ integrazione dei bambini disabili di tre, quattro, cinque anni nella scuola dell’infanzia. L’obiettivo è di arrivare ad individuare, e condividere sul territorio provinciale, fattori di qualità, linee guida, criteri organizzativi, vale a dire un modello dell’intervento di integrazione peculiare nella scuola dell’infanzia al fine di:

• riconoscere le uguaglianze e le differenze di tutti i bambini;• dare a tutti i bambini strumenti per la crescita, per il cambiamento evolutivo;• considerare tutti i fattori che costituiscono la qualità dell’integrazione:

relazionali (accoglienza, appartenenza,costruzioni di legami significativi) – psicologici/affettivi: (crescere nella consapevolezza di se, fiducia di base,

Titolo del progetto: INTEGRA-azione

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autostima ,identità, espressione nelle emozioni…) cognitivi: (imparare cose nuove, imparare a pensare, sviluppare comunicazione e linguaggio, affrontare e risolvere i problemi, sviluppare nuove competenze);

• rispondere al diritto soggettivo all’istruzione che è un diritto fondamentale della persona. La L. 104/92 sancisce in maniera precisa il diritto allo studio ed all’integrazione in tutti i gradi dell’istruzione delle persone disabili. La violazione di un diritto può derivare anche da una limitazione o da un cattivo utilizzo delle risorse.

• dare vita a un processo di cui possono beneficiare tutti quelli che contribuiscono alla sua costruzione, realizzazione: bambini diversamente abili, le loro famiglie, tutti i bambini, insegnanti, genitori, organizzazione scolastica nel suo complesso.

METODO DI INTERVENTOLa necessità individuata è stata quella di strutturare un intervento che consistesse nello studio sistematico dei tentativi intrapresi dalle scuole partecipanti di cambiare e migliorare la prassi educativa sia attraverso le loro azioni pratiche sia attraverso la loro riflessione sugli effetti di queste azioni. Il progetto intende quindi muoversi secondo la metodologia della ricerca-azione.

FOCUS di LAVORO – OBIETTIVI del PERCORSO• Bisogni educativi speciali del bambino disabile piccolo che possono/devono

trovare risposta nella scuola dell’infanzia (pur nella consapevolezza che sono presenti in modo particolare e peculiare in ogni bambino)

• Caratteristiche/indicatori di una integrazione di qualità specifica della scuola dell’infanzia

• Ruolo e funzioni dell’insegnante di sostegno – corresponsabilità di un sostegno “diffuso” di tutti i docenti ed in generale dell’organizzazione della scuola

• La progettualità individualizzata con il bambino piccolo: significato, modalità, competenze e strategie specifiche efficaci

• Didattica/metodologia dell’intervento quotidiano; come potenziare la soggettività di chi accoglie (Istituzione o singola persona) – ricerca di una corretta posizione educativa stimolando la messa in rete di energie personali e risorse istituzionali.

• Il lavoro di rete fra servizi sociali, sanitari ed educativi come indispensabile per la realizzazione di un Progetto di Vita in cui sia presente la cura della continuità.

• I possibili modelli dell’intervento concreto: equilibrio fra riorganizzazione della scuola che accoglie e necessità di personale specializzato (insegnante di sostegno e/o assistente ad personam).

Accanto al percorso di formazione sarebbe importante stimolare e realizzare la costruzione di una Anagrafe dinamica provinciale dei disabili piccoli.

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Dinamica come strumento non solo statistico ma in grado di costruire e documentare la storia di ogni bambino, di poter prefigurare e seguire il suo percorso di integrazione.Inoltre la possibilità di disporre di dati statistici concreti e di un modello adeguato dell’intervento educativo atto all’integrazione dei bambini disabili nelle scuole dell’infanzia potrebbe costituire uno strumento importante per una ottimizzazione delle risorse, anche economiche, da parte degli Enti Locali.

AZIONI PREVISTE• definizione del gruppo di coordinamento generale; • attribuzione a diverse persone delle responsabilità specifiche al progetto di

ricerca;• coinvolgimento di gruppi di docenti per uno studio sistematico dei modelli fino

ad oggi intrapresi per l’accoglienza e l’integrazione dei bambini disabili;• organizzazione dei modi e dei tempi di lavoro; • raccolta e rielaborazione dei dati; • ricorso a consulenze esterne ogni volta che si ritenga necessario ampliare la

riflessione con quadri teorici di riferimento;• costruzione in forma condivisa attraverso lo scambio e il confronto con le varie

scuole dei riferimenti e dei vincoli a supporto dell’inserimento dei bambini disabili;

• definizione di indicatori di qualità che porteranno alla individuazione di modelli concreti di intervento, protocolli di lavoro, etc.

Un obiettivo temporalmente trasversale a tutte le azioni progettuali è quello di dare visibilità all’iniziativa nel suo complesso e agli output specifici delle principali azioni progettuali.

Più in particolare si sono individuati alcuni strumenti essenziali:1) Area di progetto nel sito web della Fism provinciale di Lecco e il database interattivo dedicati alla presentazione del progetto, allo scambio di informazioni tra gli operatori del progetto e alla rilevazione dei dati sul livello qualitativo delle scuole aderenti all’attività di monitoraggio. 2) Un meeting in fase conclusiva dell’iter progettuale. Nel corso di tale meeting verrà prodotto materiale trasportabile e replicabile (CD Rom; dispense; pubblicazioni su carta) che sarà consegnato a tutti i partecipanti.

TOTALE COSTI GENERALI €.35.000,00 da ripartire tra SPESE DI PREPARAZIONE, SPESE DI REALIZZAZIONE, SPESE DI DIREZIONE E VALUTAZIONE, COSTI AMMINISTRATIVI E GENERALI

Lecco, novembre 2005.

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SCHEDA n. 3 allegata al Documento del Gruppo di lavoro D.G.R. VIII/215 del 27/06/05

Ricerca di indicatori di qualità e di buone pratiche per l’accoglienza dei bambini al di sotto dei tre anni a partire dalla personalizzazione dei percorsi educativi.

Il progetto si rivolge a tutte le scuole dell’infanzia statali e paritarie della provincia di Lecco che contano 103 istituti autonomi, (di cui 99 paritari) e 40 istituti statali sul territorio provinciale. Il progetto viene presentato dalla Fism provinciale di Lecco.

Responsabili del progetto- Giampiero Redaelli, presidente provinciale Fism - Micol Gillini, coordinatrice pedagogica provinciale Fism

Delegati del progetto• Fism provinciale di Lecco• CSA di Lecco• Nucleo di sperimentazione per la Riforma• Provincia di Lecco• Tavolo di raccordo per i servizi della prima infanzia di Lecco città• Referenti Uffici di Piano• Studi psicosociali di formazione e agenzie universitarie • “Prima i bambini” coop. Sociale – onlus

DESCRIZIONE DEL PROGETTOIl progetto trae origine e significato da:

• una riflessione scaturita in seguito agli interrogativi posti dalla possibilità della iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia insita nella L. 53/03;

• l’aumento su tutto il territorio provinciale di pressanti domande di inserimento dei piccolissimi da parte della famiglie motivate da esigenze familiari e dalla possibilità illustrata nella L. 53/03;

• la sollecitazione da parte delle docenti di un confronto rispetto alle migliori pratiche sul tema dell’accoglienza dei bambini al di sotto dei tre anni effettuate dalle scuole della Fism di Lecco e provincia.

Il progetto si rivolge a tutte le scuole dell’infanzia statali e paritarie della provincia di Lecco che contano 103 istituti autonomi, (di cui 99 paritari) e 40 istituti statali sul territorio provinciale.

LA METODOLOGIA DEL PROGETTOLa necessità individuata è stata quella di strutturare un intervento che consistesse nello

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nello studio sistematico dei tentativi intrapresi dalle scuole partecipanti di cambiare e migliorare la prassi educativa sia attraverso le loro azioni pratiche sia attraverso la loro riflessione sugli effetti di queste azioni. Il progetto intende quindi muoversi secondo la metodologia della ricerca-azione. OBIETTIVI Il progetto si propone di ripensare ed approfondire la qualità e, conseguentemente, la metodologia, i criteri, le modalità concrete, per l’accoglienza e l’inserimento dei bambini anticipatari. L’obiettivo è di arrivare ad individuare, e condividere sul territorio provinciale, fattori di qualità, linee guida, criteri organizzativi che possano orientare nella quotidianità educativa della scuola dell’infanzia il rapporto e la proposta con i bambini piccoli.

SCHEDA n. 4 allegata al Documento del Gruppo di lavoro D.G.R. VIII/215 del 27/06/05

Prospetto Finanziario D.G.R. 215 del 27 giugno 2005

Risorse Assegnate

Scuola Infanzia Integrazione h. Totale

Bellano 21.651,41 25.785,16 47.436,57

Lecco 66.843,81 83.606,83 150.450,64

Merate 48.150,49 57.595,08 105.745,57

Totale 136.645,71 166.987,07 303.632,78

Documento Gruppo di

lavoroRiserva 36,6 % Riserva 20 % Totale

Bellano 7.922,48 5.157,03 13.079,51

Lecco 24.458,80 16.721,37 41.180,17

Merate 17.618,72 11.519,02 29.137,74

Totale 50.000,00 33.397,41 83.397,41

70% 35.000,00 23.378,19

30% 15.000,00 10.019,22

Quote per i Distretti

Scuola infanzia Integrazione h. Totale

Bellano 13.728,93 20.628,13 34.357,06

Lecco 42.385,01 66.885,46 109.270,47

Merate 30.531,77 46.076,06 76.607,83

Totale 86.645,71 133.589,66 220.235,37

LECCO febbraio 2006

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CAPITOLO 3La costruzione degli strumenti del servizio di assistenza educativa scola stica nella provincia di Lecco

Il progetto “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” del CRTH nasce dall’esigenza, emersa durante i lavori del Gruppo di lavoro della D.G.R. 215/05, di mettere a punto strumenti che permettano di affrontare in modo il più possibile omogeneo e con modalità congiunte nell’ambito della provincia, il servizio di assistenza educativa a supporto dei processi di integrazione scolastica.

Costruito a partire dalle indicazioni contenute del documento finale del Gruppo di lavoro, il progetto si propone, in una prima fase, di:

• promuovere una riflessione comune da parte di Enti Locali e scuola sul ruolo e sui compiti dell’educatore con compiti di assistenza specialistica, con la finalità di giungere ad un documento condiviso che si ponga come punto di partenza per realizzare una sempre maggior omogeneità e qualità nell’erogazione di tale servizio;

• ribadire l’esigenza di una progettazione pedagogica in relazione a ruolo e compiti dell’assistente educatore nella scuola come requisito per l’accettazione delle richieste provenienti dalle scuole e supporto tecnico per l'erogazione delle risposte;

• elaborare protocolli d’intesa condivisi sulla organizzazione del servizio di assistenza educativa;

• formulare criteri condivisi di assegnazione delle risorse educative destinate a supportare i processi dell’integrazione;

• predisporre un modello di regolamento per l'erogazione del servizio di assistenza educativa comunale e provinciale;

• individuare modalità condivise per la verifica e la valutazione degli interventi.

Le attività progettuali iniziano con la rilevazione delle buone prassi e degli strumenti già esistenti nel territorio, in modo da garantire la continuità con quanto di significativo realizzato soprattutto in alcune aree territoriali.Le fasi di svolgimento dell’attività sono le seguenti:

• costituzione di un team di direzione con compiti di: progettazione, validazione dei materiali prodotti e delle attività proposte dal gruppo operativo, gestione organizzativa e finanziaria. Fanno parte del team di

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direzione il direttore del CRTH, la referente del progetto provinciale per integrazione alunni con disabilità dell’USP, i rappresentanti degli Uffici di Piano di Lecco, Merate, Bellano, il Dirigente di un’Istituzione scolastica aderente al CRTH per ogni Ambito distrettuale (DD Calolziocorte 1, IC Mandello, IC Rovagnate);

• costituzione di un team operativo, coincidente con il Gruppo di lavoro CRTH, con compiti di mappatura delle esperienze in corso e della documentazione già in uso; di preparazione dei materiali di documentazione, stesura di bozze di protocolli d’intesa; rilevazione dei bisogni e situazioni che richiedono l’introduzione di figure di coordinamento.

Il progetto ha previsto l’inserimento nel sistema di rete, attivato tra scuola ed Enti Locali, di alcune figure di coordinamento pedagogico considerate figure di snodo nella fase di avvio del progetto e di sperimentazione dei nuovi strumenti, con compiti di supporto ai Comuni e alle scuole.Il lavoro di tali gruppi ha avuto come esiti:

• la stesura di un modello di protocollo d’intesa tra Comune e scuola, sulla base anche delle esperienze significative già attuate, per la realizzazione del servizio di assistenza educativa, con valenza provinciale;

• la realizzazione e condivisione di un significativo approfondimento sul ruolo e sui compiti dell’educatore all’interno della scuola, sui compiti e sui reciproci impegni di scuola e Comune nella richiesta, erogazione e gestione del servizio di assistenza educativa specialistica;

• la definizione della tempistica di richiesta, erogazione e verifica del servizio di assistenza educativa specialistica;

• la preparazione della modulistica per la stesura del progetto educativo con cui le scuole richiedono ai Comuni l’attivazione del servizio di assistenza educativa specialistica.

Ultimata la stesura i documenti prodotti, dopo un ultimo passaggio formale in Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e la presentazione ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche e agli Amministratori dei Comuni, sono stati inviati a scuole e Comuni ed utilizzati in via sperimentale a partire dalla progettazione dell’anno scolastico 2007/08. La finalità del progetto “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” realizzato dal CRTH è stata quella di affrontare in modo omogeneo e con modalità congiunte a livello provinciale i seguenti aspetti dell’ assistenza educativa:

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• la progettazione pedagogica, in relazione a ruolo e compiti dell’educatore a scuola;• l’organizzazione del servizio, mediante l’elaborazione di protocolli

d’intesa;• lo snodo tra scuole e Comuni, con l’inserimento di figure di coordinamento

pedagogico distrettuali.

Per il raggiungimento di questi obiettivi, il progetto ha lavorato alla definizione dei seguenti strumenti:1. il documento su “Il servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa

per gli alunni disabili inseriti nella scuole dei Comuni della provincia di Lecco”;2. lo schema di “Progetto per la richiesta dell’educatore”;3. il documento su “Ruolo e compiti del coordinatore psicopedagogico

distrettuale”;4. il protocollo d’intesa tra Comune e Istituto scolastico;Tali strumenti sono stati proposti ed introdotti su tutto il territorio provinciale a partire dall’anno scolastico 2007/08 e rivisti con l’anno scolastico 2008/09, a seguito del raccordo con la Federazione Italiana Scuole Materne (Fism) Provinciale, relativamente alle scuole dell’infanzia paritarie, e con la Provincia e l’ASL di Lecco per quanto riguarda l’assistenza educativa ai disabili sensoriali.Nella primavera 2008 sono state messe a punto le modalità per la fase di monitoraggio del progetto, con il coinvolgimento dei Dirigenti scolastici delle scuole e dei Comuni del territorio provinciale.DAL MONITORAGGIO RIVOLTO AI COMUNISi è sottolineata in questa fase l’importanza della partecipazione dei Comuni al monitoraggio, in quanto il progetto, non solo si è proposto di razionalizzare ed omogeneizzare il servizio di assistenza educativa specialistica sul territorio distrettuale e provinciale, ma anche di qualificare l’integrazione scolastica degli alunni disabili e contribuire alla costruzione del progetto di vita in stretta collaborazione con le famiglie e gli altri servizi, riaffermando il ruolo di coordinamento del servizio sociale comunale.La collaborazione dei Comuni del Distretto è stata richiesta attraverso la compilazione di un questionario che richiedeva particolare attenzione: • sull’utilizzo sperimentale degli strumenti proposti per migliorare

l’ organizzazione del servizio di assistenza educativa specialistica nell’ anno scolastico 2007/08:

• sulla verifica del supporto fornito dalla figura di coordinamento psicopedagogico distrettuale.

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Nella maggior parte dei Comuni (75%), ad attivare l’intervento, da sola o in collaborazione con qualche altra figura del Comune, è stata l’assistente sociale.In 11 Comuni (18%) se ne è occupato anche il Responsabile di servizio, in 10 (16%) l’Assessore all’istruzione, in 9 (15%) l’Assessore ai servizi sociali, solo in 2 Comuni (3%) è intervenuto direttamente il Sindaco.I documenti sul servizio di assistenza educativa predisposti dal Gruppo di lavoro sono stati presentati e discussi, in linea di massima, in Giunta (69%); in 6 Comuni sono stati invece presentati e discussi in Consiglio Comunale; in altri casi sono stati discussi negli Assessorati ai servizi sociali o in commissione Piano Diritto allo Studio.

Risultano interessanti le osservazioni e proposte dei servizi sociali che hanno risposto ai questionari in merito ai documenti predisposti dal progetto …

Documenti buoni e dettagliati; importante mantenerli per omogeneizzare maggiormente il servizio di assistenza educativa specialistica.

Ho avuto modo di utilizzare i documenti predisposti che a mio avviso sono molto utili ed hanno chiarito molti dubbi e risolto alcune difficoltà concernenti i rapporti con le scuole.

Potrebbe essere utile, prima della fine dell’anno scolastico, programmare un incontro di verifica tra i Comuni anche per condividere esperienze, dubbi, domande, … potrebbe essere utile chiarire, ad esempio, i rapporti tra insegnanti di sostegno e assistente educatore.

Maggior chiarezza in merito all’iter burocratico per l’attivazione del servizio organizzando, eventualmente, incontri congiunti scuola-Comune per la presentazione della modulistica

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… e le criticità evidenziate.

Confusione iniziale creata da comunicazioni poco chiare riferite ai documenti predisposti dal progetto.

Abbastanza chiari, non sempre utilizzabili da scuola e amministrazione locale.

Il Progetto ha incrementato la collaborazione tra Comune e scuole per il 52% dei Comuni che hanno compilato i questionari, secondo il 43% invece non l’ha incrementato.Alcuni dei Comuni che hanno risposto in modo negativo a questa domanda, hanno però dichiarato espressamente che i rapporti erano già buoni.Per approfondire “come il progetto ha incrementato la collaborazione tra Comune e scuole”riportiamo alcune risposte che sottolineano soprattutto un aumento degli scambi e del confronto tra servizi sociali e insegnanti.

Nella fase di richiesta di attivazione del servizio in cui è necessario esplicitare meglio gli obiettivi dell’intervento.

Tale progetto richiama l’intervento del Comune e quindi una maggiore conoscenza della situazione del disabile.

Ci sono più contatti con le scuole per un confronto sugli interventi attuati.

Visione più completa delle problematiche dell’alunno disabile - maggiore interscambio tra i servizi coinvolti.

Sicuramente ci sono state maggiori occasioni di confronto; si è rilevato un maggiore riconoscimento dell’importanza della presenza del Comune nella predisposizione dei progetti. Con adeguato inserimento della figura dell’educatore nel progetto individualizzato è migliorato il rapporto tra Comune - scuola - famiglia.

Condivisione del progetto riguardante il minore, con scambio di informazioni e condivisione di idee e proposte.

Maggior conoscenza reciproca fra insegnanti e assistente sociale che ha permesso più scambio in situazioni di disagio.

Maggior efficienza organizzativa ed efficacia nella gestione del PEI.

Maggior confronto (positivo e non) tra scuola e amministrazione comunale.

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L’85% dei Comuni che ha compilato i questionari ha evidenziato che il servizio sociale comunale è stato coinvolto nell’intervento educativo.Vediamo quali sono le modalità principali che hanno caratterizzato il coinvolgimento del servizio sociale comunale …

Nella fase iniziale, in alcuni momenti di verifica dell’andamento dell’intervento, incontri con gli specialisti, incontri con la famiglia.

Nel monitoraggio dell’intervento educativo e nella predisposizione del PEI.

Con verifiche periodiche circa l’evoluzione del progetto.

Presa in carico - avvio e monitoraggio dell’intervento - valutazione finale.

Con colloqui iniziali e finali con l’educatrice (per la scuola primaria) e con la direttrice (per la scuola dell’infanzia)

Incontri all’inizio e al termine dell’anno scolastico in merito all’illustrazione del piano educativo e alla verifica degli obiettivi raggiunti.

Periodiche verifiche principalmente con gli educatori che lavorano in accordo con gli insegnanti.

Rapporto con la scuola - incontro con coordinatore psicopedagogico distrettuale - attivazione intervento con assessore competente, responsabile settore e cooperativa convenzionata per la messa a disposizione risorsa educatore, monitoraggio con coordinatore.

Monitoraggio, informazione circa l’andamento del progetto e il rapporto educatore-insegnanti, educatore-bambino, educatore-rete familiare del bambino.

Proposta del progetto di assistenza educativa alla Giunta, mediante relazione sociale, e valutazione dell’intervento educativo in itinere.

Con incontri con gli educatori, specificamente richiesti dall’assistente sociale, all’inizio e alla fine dell’anno scolastico.

Supporto organizzativo.

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… ma in alcune risposte viene evidenziato anche qualche punto critico.

Il coinvolgimento del servizio sociale comunale non sempre avviene in modo appropriato.

Solo quando ci sono problemi. Occorrerebbe dedicare più tempo ai momenti di verifica con la scuole; la sensazione è che le scuole, una volta ottenute le risorse, le utilizzino come “cosa loro”.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO ALLE SCUOLEIl monitoraggio sull’andamento del progetto è stato compiuto anche dall’USP con l’utilizzo di una scheda questionario rivolta ai Dirigenti scolastici delle scuole statali. Tale scheda comprendeva due sezioni; la prima per raccogliere dati sulla diffusione e l’utilizzo degli strumenti proposti e la seconda per raccogliere dati sull’azione dei coordinatori psicopedagogici distrettuali e sulla coerenza tra le richieste, i compiti definiti in fase progettuale e gli interventi messi in atto.La maggioranza delle scuole ha risposto al questionario inviato e precisamente 23 scuole del Distretto di Lecco, 7 scuole del Distretto di Bellano, 12 scuole del Distretto di Merate per un totale di 42 sulle 49 presenti in provincia (non hanno risposto 7 istituti superiori, nei quali non sono inseriti alunni disabili o sono presenti in numero limitato).Dall’analisi dei dati relativi all’utilizzo dei documenti si può osservare quanto segue:i documenti sono stati portati a conoscenza delle componenti della scuola sempre nelle commissioni e/o nei team o Consigli di Classe; non sempre sono stati formalmente approvati nei Collegi Docenti e nei Consigli di Circolo o d’Istituto; poche scuole hanno dichiarato di averli inseriti nel Piano di Offerta Formativa consigliato nel progetto.

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La maggioranza delle scuole che li ha utilizzati ne ha riscontrato la funzionalità rispetto alle finalità per le quali sono stati studiati e proposti e ne ha dato un giudizio sostanzialmente positivo.All’interno del riscontro positivo sull’esperienza dell’anno scolastico considerato, è interessante analizzare le osservazioni raccolte sui singoli strumenti e documenti perché utili a delineare in modo più completo l’andamento del processo iniziato.

Di seguito vengono evidenziati gli scopi e gli aspetti principali di ciascun strumento.

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CAPITOLO 4

4.1 Il documento sul servizio di assistenza educativa specialistica

Questo documento definisce e regolamenta il servizio di assistenza educativa, a partire dalle seguenti considerazioni di fondo:

• l’integrazione scolastica degli alunni disabili è determinata da una progettazione comune e condivisa dei diversi soggetti istituzionali coinvolti;

• il servizio di assistenza educativa diventa un’effettiva risorsa se all’interno della scuola, da parte delle sue diverse componenti e figure professionali, viene riconosciuto il ruolo dell’educatore;

• la definizione del ruolo dell’educatore all’interno della scuola con gli alunni disabili non è semplice e univoca, pertanto è necessaria l’individuazione di linee guida che uniformino i requisiti, i compiti, le modalità d’intervento dell’educatore in relazione allo sviluppo del progetto di vita dell’alunno.

Il documento definisce chi sono i destinatari del servizio, ossia i bambini e gli alunni disabili delle scuole dell’infanzia, della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, individuati come soggetti portatori di handicap ai sensi della L. 104/92.Viene altresì specificato che l’assistenza educativa non è prevista di norma per bambini e alunni la cui diagnosi riguarda i problemi dell’apprendimento, affrontabili invece con risorse specifiche interne all’Istituzione scolastica.In merito all’organizzazione del servizio, il documento individua le fasi che portano all’attivazione dell’intervento, a partire dalla richiesta dei Dirigenti scolastici, la cui proposta progettuale deve essere condivisa dal servizio sociale comunale: sia la scuola che l’Ente Locale si possono avvalere del supporto tecnico della figura di coordinamento psicopedagogico prevista dal progetto.I compiti e le responsabilità dell’educatore comprendono, oltre alle attività con l’alunno, le attività di progettazione, di programmazione e di verifica; egli partecipa anche agli incontri con le famiglie e con i servizi specialistici.In particolare l’educatore contribuisce in modo specifico alla stesura del progetto individualizzato per l’alunno disabile, con la possibilità di accedere ai documenti e alle relazioni dei servizi territoriali e ad altri documenti utili al suo lavoro.

Gli strumenti definiti dal progetto

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Si afferma che l’educatore non è sostitutivo dell’insegnante di sostegno e che, sulla scorta del progetto elaborato collegialmente per l’alunno disabile, può realizzare anche attività con il gruppo classe o con un gruppo di alunni.L’educatore fornisce elementi utili sui processi evolutivi degli alunni a loro affidati, al fine di valutare l’efficacia del progetto individualizzato.Il documento sul servizio di assistenza educativa specialistica cerca, per la prima volta, di formalizzare il ruolo e le competenze dell’educatore, che spesso è visto in modo contraddittorio e poco chiaro.Si deve inoltre considerare che l’educatore, oltre alle difficoltà legate al compito che è chiamato a svolgere, si trova a lavorare in un’organizzazione complessa con regole esplicite ed implicite non sempre semplici da individuare e seguire, all’interno di uno scenario soggetto a mutamenti ripetuti e continui. In quanto titolare del servizio di assistenza educativa, il Comune è garante della realizzazione del servizio e partecipa direttamente ai momenti di organizzazione e avvio del servizio, al monitoraggio in itinere, alla verifica e valutazione finale.Il Comune tutela il ruolo dell’educatore prevedendo un monte ore in aggiunta al normale orario di servizio con gli alunni, per il lavoro di programmazione e verifica: incontri con i docenti, con la famiglia e con i servizi territoriali e specialistici.La scuola ha il compito di realizzare quanto riportato nel presente documento, che diventa un allegato del Piano d’Offerta Formativa della scuola, anche ai fini assicurativi.Il team docente e il consiglio di classe si impegnano a predisporre un progetto condiviso di utilizzo della risorsa rappresentata dall’educatore.Il supporto ai processi di integrazione scolastica dei disabili è uno dei più delicati e importanti, ma è anche un ambito in cui la variabilità delle situazioni e della concreta realizzazione delle indicazioni normative, è decisamente alta.Lo specifico professionale di questa figura sta nell’attenzione agli aspetti più squisitamente educativi dell’integrazione dell’alunno disabile, ma tali aspetti sono da sviluppare in un ambito il cui compito istituzionale è quello di promuovere apprendimenti, a qualsiasi livello.Quindi le abilità sociali, le autonomie, la capacità di relazione con il gruppo dei pari, si svolgono all’interno di un contesto di apprendimento anche di tipo formale.L’azione svolta dall’educatore, a volte in risposta a richieste della scuola, può appiattirsi su una copia dell’insegnante di sostegno, perdendo così il proprio specifico professionale o ridursi ad un mero esecutore di attività non co-progettate, rischiando di trovarsi ad interagire solo con l’alunno a lui affidato, magari al di fuori del contesto classe.Nei casi di gravità o di problemi accompagnati a handicap di tipo fisico, dove è

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necessaria anche un’assistenza di base all’igiene personale e agli spostamenti, risulta difficoltoso distinguere alcuni compiti dell’educatore da quelli che devono essere del collaboratore scolastico, appositamente incaricato.Nell’integrazione scolastica dei gravissimi, in un certo senso la situazione è ribaltata: non è più la professionalità dell’educatore che rischia di sovrapporsi a quella dell’insegnante di sostegno. Infatti quando non si lavora sugli apprendimenti formali, la distinzione di ruolo tra educatore ed insegnante di sostegno tende a sfumare, con uno spostamento verso compiti educativi ed una assunzione del concetto di apprendimento più ampio, centrato sulla conquista delle autonomie e valorizzando ogni miglioramento, ogni spostamento in positivo dal livello iniziale.Le attività svolte dall’educatore e dall’insegnante divengono quindi più simili e maggiore risulta essere la necessità che siano coordinate.L’ esperienza della realizzazione dei progetti di scuola potenziata è a questo riguardo altamente significativa, in particolare in quei contesti dove la continuità è stata garantita più dal permanere del personale educativo che degli insegnanti di sostegno.Si è ritenuto perciò prioritario e particolarmente importante arrivare ad una prima definizione condivisa tra Enti Locali e scuola sul ruolo e i compiti dell’educatore.L’ iter di definizione del documento è stato particolarmente impegnativo in quanto sono emerse in modo più evidente la ricchezza e la difficoltà di far lavorare insieme le diverse componenti.Alcuni punti hanno richiesto particolare attenzione:

• la modalità di partecipazione dell’educatore alla progettazione dell’attività didattica e del Piano Educativo Individualizzato, anche attraverso la partecipazione ai momenti formali nei quali queste attività si svolgono;

• le modalità con le quali la scuola riconosce e fa entrare nella valutazione dell’alunno il giudizio dell’educatore, relativo sia alle attività da lui svolte che al suo parere sull’andamento dei processi di integrazione;

• la partecipazione dell’educatore ad attività, previste dal Piano dell’Offerta Formativa, che affiancano la didattica curriculare e che spesso costituiscono momenti privilegiati di socializzazione

e momenti significativi del processo di integrazione.

La necessità che la richiesta di erogazione del servizio sia fatta dalla scuola attraverso un’esplicitata progettazione e che l’orario dell’assistente educatore sia concordato tra scuola e Comune coniugando esigenze didattiche e difficoltà

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legate all’impiego di personale impegnato su più servizi, hanno costituto materia di confronto e di scambio costruttivo che ha portato alla definizione condivisa contenuta nel documento.Altri nodi affrontati e risolti riguardano l’importante definizione che l’educatore, pur essendo nominato per supportare l’integrazione di un determinato alunno, possa svolgere attività con piccoli gruppi di alunni o con la classe proprio per promuovere la socializzazione e l’integrazione, la possibilità che la professionalità dell’educatore sia utilizzata per l’organizzazione di attività di laboratorio o in uscite sul territorio, l’accesso alla documentazione sanitaria degli alunni disabili, la partecipazione agli incontri con gli specialisti, il rapporto con la famiglia. Quest’ultimo aspetto apre ad interessanti riflessioni sul rapporto educatore, famiglia e scuola: l’educatore spesso è visto dalla famiglia come figura meno istituzionale con la quale si può avere un confronto quasi quotidiano, più immediato e meno formale.� un elemento che ha in sé un’indubbia ricchezza, ma se l’educatore non è parte significativa del progetto scolastico può portare a derive e a triangolazioni difficili da gestire.Gli operatori che hanno lavorato alla stesura degli strumenti proposti alle scuole e ai Comuni, hanno ritenuto irrinunciabile che la documentazione sul servizio di assistenza educativa scolastica fosse inserita nel POF di ogni scuola, proprio a significare l’importanza dei principi affermati nei documenti stessi, e che accompagnasse costantemente il protocollo d’intesa.

Il punto di vista degli assistenti educatori. Al termine della prima fase di attuazione dell’esperienza progettuale (dicembre 2008) i coordinatori psicopedagogici hanno chiesto agli assistenti educatori che operano nelle scuole della provincia di compilare una scheda di monitoraggio preparata dagli stessi coordinatori.I risultati del monitoraggio sono stati raccolti ed elaborati dai coordinatori ed esposti in una relazione che ha messo in luce punti di forza e criticità del progetto nel rapporto degli educatori con le Istituzioni (Comuni e scuole).

Il rapporto degli educatori con i Comuni.In particolare, per i piccoli Comuni, il progetto ha permesso di conoscere meglio le singole realtà scolastiche e di partecipare alla costruzione del “progetto di vita” dell’alunno disabile in cui si inserisce il ruolo dell’assistente educatore.L’introduzione della figura del coordinatore psicopedagogico come riferimento

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per la realizzazione del progetto ha reso i Comuni maggiormente consapevoli delle opportunità offerte dal servizio svolto dall’educatore.I limiti economici imposti dai bilanci comunali, invece, hanno condizionato la nomina degli assistenti educatori e il monte-ore a loro disposizione.Vi è stato un diverso approccio dell’Ente Locale nella gestione degli assistenti educatori soprattutto in riferimento alla precarietà degli incarichi.Da parte dei Comuni non sempre vi è la consapevolezza che l’assistenza educativa è di tipo scolastico e quindi coinvolge anche gli apprendimenti degli alunni e non solo l’aspetto educativo in senso stretto.

Il rapporto degli educatori con le scuole.L’ esperienza ha stimolato una riflessione sui differenti ruoli svolti nella scuola dall’insegnante di sostegno e dall’assistente educatore; vi è stata la possibilità di condividere i percorsi educativi e di valutarli, in itinere, con la consulenza del coordinatore psicopedagogico.Si è iniziato ad utilizzare la stessa modulistica nelle segnalazioni degli alunni che facilita l’acquisizione di un “linguaggio” condiviso e, a livello provinciale, un’identica tempistica per le richieste di assistenza educativa.Le nomine di sostegno, quasi sempre della durata di un anno scolastico, hanno causato, spesso, il cambiamento degli insegnati di sostegno per i medesimi alunni, a differenza della continuità della figura dell’assistente educatore.Si è inoltre evidenziato un coinvolgimento differente nei vari ordini di scuola: vi è una diversa sensibilità da parte dei Dirigenti scolastici e dei docenti di classe sia per la conoscenza e l’uso dei documenti, sia per il corretto impiego dell’assistente educatore.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO AI COMUNIIl ruolo dell’assistente educatore in ambito scolastico: cosa emerge dal monitoraggio rivolto ai Comuni …

Su questo territorio, nonostante il servizio di assistenza educativa esista da molti anni, vi sono ancora numerose difficoltà legate al mancato riconoscimento/accettazione della figura educativa da parte del personale scolastico.

A volte si ha poca chiarezza di quali siano i compiti specifici dell’educatore e di quali siano quelli degli operatori scolastici.L’ assistente educatore, nella situazione specifica, ha di fatto integrato l’intervento dell’insegnante di sostegno per tutte le ore scoperte, seguendo l’alunno sia sul piano didattico che educativo.

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Sempre più spesso si richiede all’educatore di svolgere il ruolo di insegnante di sostegno. Ritengo sia utile far capire meglio agli insegnanti qual è il ruolo educativo dell’assistente educatore.

Importante l’educatore per il raccordo scuola-servizi sociali, anche se a volte si riferisce solo alla scuola impedendo una progettazione globale sul minore che permetta l’integrazione di altri servizi (per esempio Assistenza Domiciliare Minori).

Utile nell’ aiutare gli alunni in difficoltà per un corretto apprendimento e inserimento.

Fondamentale la sua presenza a partire dal lavoro di programmazione dell’intervento con inizio dell’anno scolastico.

Riscontro buono. Utili sono stati i momenti di confronto a inizio anno scolastico e in itinere con la scuola per definire bene l’ambito di competenza dell’educatore evitando sovrapposizioni.

Affiancamento del minore nello svolgimento delle attività educativo-didattiche proposte dalle insegnanti curricolari e dall’insegnante di sostegno.

La documentazione predisposta consente alle scuole e agli educatori di conoscere il ruolo e i compiti da svolgere a favore dell’alunno.

Figure valide e competenti, anche se poco “forti” nell’Istituzione scolastica.

Il documento è servito per favorire una maggiore integrazione della figura dell’educatore nella scuola.

Si dovrebbero trovare modalità per sottolineare maggiormente i compiti educativi di questa figura ancora utilizzata come sostitutiva al mancante sostegno.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO ALLE SCUOLELa condivisione del documento sul servizio di assistenza educativa da parte di tutte le componenti della scuola è stata avviata, ma non realizzata pienamente: solo in 9 delle scuole il documento è stato condiviso da tutti gli insegnanti, in 22 scuole è stato presentato solo ai docenti nelle cui classi sono inseriti alunni disabili e in 28 scuole il documento è stato presentato ai soli docenti di sostegno. In 17 scuole è stato condiviso con l’educatore stesso.

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Anche se la diffusione nel primo anno non è stata capillare, come era stato raccomandato dal Gruppo di progetto, emergono, delle osservazioni interessanti dalle risposte dei Dirigenti scolastici che testimoniano come i materiali prodotti siano stati spunto per ulteriori approfondimenti.Viene ribadita infatti la necessità che aumenti la consapevolezza da parte delle insegnanti dell’importanza di un intervento educativo integrato e condiviso da tutti gli operatori che lavorano con l’alunno.Si sottolinea l’importanza della partecipazione dell’educatore alla stesura del PEI e ai momenti di programmazione, anche se si rilevano le difficoltà legate al fatto che non sempre tali spazi di lavoro vengono riconosciuti e previsti all’interno dell’orario dell’educatore. In alcuni casi sono stati inoltre segnalate difficoltà di conciliare gli orari degli educatori con le reali necessità didattico/educative. Altre osservazioni riprendono il tema base dell’integrazione del lavoro del docente di sostegno e dell’educatore e della problematicità di definire in modo univoco la specificità dei due ruoli. Si evidenzia il rischio che il ruolo, e quindi i compiti dell’educatore vengano “assorbiti” in chiave scolastica, anche quando le richieste rivolte ai Comuni – e soprattutto i bisogni degli alunni – presuppongono interventi di tipo socializzante, di inserimento nel gruppo dei pari, di collegamento al territorio. In alcuni casi si sottolinea che nel documento non è esplicitato quanto e fino a che punto l’assistente educatore sia responsabile dell’alunno che gli viene affidato, soprattutto nelle uscite all’esterno della scuola. Appare evidente che la conoscenza approfondita dello strumento è ancora principalmente per “addetti ai lavori” e non reale patrimonio di tutte le componenti scolastiche, e che sulla definizione reciproca di ruoli e compiti degli educatori e dei docenti di sostegno sono ancora aperti spazi di approfondimento.

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Ambiti distrettuali di Bellano, Lecco e Merate, Ufficio Scolastico Provinciale Lecco,Centro Risorse Territoriale per l’Handicap, Provincia di Lecco,

Asl della provincia di Lecco, Fism provinciale di Lecco

Il servizio di assistenza educativa specialistica viene attivato dal Comune di residenza per gli alunni disabili.Per i disabili sensoriali, il servizio viene attivato dall’Azienda Sanitaria Locale di Lecco sulla base della delega gestionale contenuta nella convenzione tra la Provincia di Lecco, che ha la competenza in materia, e l’Azienda Sanitaria Locale di Lecco, vigente fino al 31/07/2010.Il lavoro dell’educatore rappresenta un supporto al loro processo educativo e di apprendimento e contribuisce a far entrare nella pratica educativa quotidiana della scuola il principio secondo il quale l’integrazione scolastica in situazione di diversa abilità è determinata da una progettazione comune e condivisa dai diversi soggetti istituzionali coinvolti, attenta a evidenziare le opportunità educative e formative che valorizzano e promuovono le capacità dell’alunno.Pur trattandosi di un ruolo istituzionale previsto dalla legge, non è semplice e univoca la definizione del ruolo dell’educatore all’interno della scuola con gli alunni disabili. In tal senso è necessaria l’individuazione di linee guida che uniformino i requisiti, i compiti, le modalità d’intervento dell’educatore in relazione allo sviluppo del progetto di vita dell’alunno.Affinché il servizio costituisca un’effettiva risorsa, è fondamentale il riconoscimento del ruolo dell’educatore all’interno della scuola da parte delle sue diverse componenti e figure professionali.Per il servizio di assistenza educativa specialistica rivolto ai disabili sensoriali, che è gestito dall’ASL di Lecco sulla base della sopra richiamata convenzione con la Provincia di Lecco, si rimanda a quanto descritto ed evidenziato nell’apposita Parte 2^ del presente Documento.Nelle scuole dell’infanzia paritarie, il ruolo dell’educatore presenta una specificità derivante dal fatto che, a differenza che nella scuola statale, l’educatore è la principale risorsa a sostegno della disabilità. Per questi motivi, la Fism provinciale ha attivato un coordinamento di rete disabilità, che collabora e si raccorda con il coordinamento pedagogico degli Ambiti distrettuali di Bellano, Lecco e Merate e con i coordinatori pedagogici dell’ASL di Lecco per i disabili sensoriali.

4.1.1 ALLEGATOIL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA COME RISORSA PER

GLI ALUNNI DISABILI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI LECCO

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PARTE 1° L’ ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA ATTIVATA DAL COMUNE DI RESIDENZA PER GLI ALUNNI DISABILI

Destinatari del servizioDestinatari del servizio sono bambini e gli alunni disabili delle scuole dell’infanzia, della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, individuati come soggetti portatori di Handicap ai sensi della L. 104/92. Il servizio, non comprende di norma l’assistenza educativa per bambini e alunni la cui diagnosi è orientata su problemi dell’apprendimento, affrontabili invece con risorse specifiche interne all’Istituzione scolastica. L’intervento si attiva in presenza di specifiche esigenze e all’interno di un progetto condiviso dai soggetti firmatari il protocollo d’intesa.Il servizio si rivolge ad una fascia d’età ampia: dall’infanzia all’adolescenza. Deve dunque tener conto delle diverse caratteristiche legate alla fase evolutiva e alla specifica situazione dell’alunno.

Organizzazione del servizioL’individuazione degli alunni disabili per i quali attivare il servizio di assistenza educativa viene effettuata dai tecnici dei servizi socio-educativi del Comune, dai Dirigenti delle scuole coinvolte o loro delegati, con il supporto della figura di coordinamento pedagogico prevista dal progetto.

Le fasi del servizio sono così caratterizzate:

• i Dirigenti scolastici, ricevute le iscrizioni, sulla base dell’analisi del numero degli alunni, dei relativi bisogni e dell’ipotesi delle risorse disponibili, inviano, previo consenso della famiglia, le richieste di educatori all’Amministrazione comunale entro la fine di maggio, utilizzando la modulistica appositamente predisposta.Ogni richiesta di educatore deve essere corredata da:

1. verbale di accertamento stato di handicap dell’alunno (se presente);2. linee di progetto per l’impiego dell’educatore;3. diagnosi funzionale e/o relazione specialistica.

• Il Comune, al fine di stabilire lo stanziamento da assegnare all’assistenza educativa, definisce tramite i propri tecnici dei servizi socio-educativi e con il supporto del coordinatore psicopedagogico, il fabbisogno settimanale orario d’intervento di assistenza educativa. • Il Comune trasmette alle scuole quanto deliberato in merito alle richieste e organizza il servizio di assistenza educativa nelle singole scuole affinché possa essere operativo con l’inizio dell’anno scolastico.• Il Comune assegna l’incarico agli educatori salvaguardando il più possibile la continuità e tenendo conto delle caratteristiche della situazione, della specificità della scuola e delle

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competenze richieste. Nel caso si tratti di una scuola dell’infanzia paritaria il Comune può anche assegnare i fondi stanziati alla scuola perché provveda all’assunzione di un educatore.• Gli educatori svolgono il loro servizio presso le scuole dall’avvio al termine dell’anno scolastico, esami compresi nel caso l’alunno debba sostenerli.• Il Comune, unitamente alla scuola e alla figura di coordinamento pedagogico individuata dalla D.G.R 215/05 verifica l’efficacia del servizio e raccoglie, al termine dell’anno scolastico, gli elementi utili alla riprogettazione. Nel caso si tratti di un alunno frequentante una scuola dell’infanzia paritaria Fism,il Comune, ricevuta la richiesta di attivazione del servizio di assistenza educativa tramite il progetto per la richiesta di educatore, al fine di stabilire lo stanziamento da assegnare all’assistenza educativa, farà comunque riferimento al coordinatore psicopegagogico individuato dalla D.G.R. 215/05, che contatterà preventivamente la coordinatrice disabilità Fism operante nella zona al fine di condividere il progetto ed il fabbisogno settimanale orario di assistenza educativa.

Ruolo, compiti e responsabilità dell’educatoreLa responsabilità dell’educatore verso il team docente e/o il consiglio di classe si esplica:

• nel portare il proprio contributo alla costruzione del percorso educativo• nel partecipare alla stesura del progetto individualizzato per l’alunno

disabile• nell’attuare i compiti specifici di sua competenza,• nel verificare con il team o con il consiglio di classe gli interventi attuati.• nello svolgere una funzione consultiva o di supporto nei momenti anche

formali di valutazione

Tutte le attività devono essere decise dal team e/o dal Consiglio di classe e dovranno essere anche oggetto di valutazione. L’educatore non è sostitutivo dell’insegnante di sostegno e, sulla scorta del progetto elaborato collegialmente per l’alunno disabile, può realizzare, oltre alle attività individuali, anche attività con il gruppo classe o con un gruppo di alunni. Nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole secondarie di primo grado paritarie, l’educatore è di fatto la principale risorsa per l’integrazione del disabile.

La responsabilità dell’educatore verso gli alunni disabili e verso le loro famiglieL’educatore partecipa ai momenti di lavoro con la famiglia dell’alunno finalizzati alla presentazione alla verifica delle opportunità scolastiche previste e costruite per l’alunno stesso; svolge attività di supporto educativo specialistico nei diversi momenti della giornata scolastica in relazione al grado di autonomia dell’alunno e a quanto previsto nel progetto educativo individualizzato.Tenendo conto di quanto sopra detto e dell’esperienza degli operatori, i compiti dell’ educatore sono:

• la collaborazione con team/consiglio di classe nella stesura, nell’attuazione dei progetti individualizzati e nella realizzazione degli eventuali laboratori,

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sulla base degli elementi di osservazione e di conoscenza dei singoli casi;• la partecipazione al lavoro dell’èquipe di operatori dei servizi che può

prevedere, secondo i casi, competenze professionali diverse;• la presenza nei momenti di comunicazione con la famiglia;• la verifica e valutazione dell’intervento educativo progettato;• la partecipazione consultiva nei momenti formali di valutazione.

Ambiti di lavoro e di impegno degli educatori nell’organizzazione scolasticaGli educatori partecipano alle attività di programmazione dei team e dei consigli di classe dei docenti che, nei primi mesi dell’anno scolastico, pianificano la realizzazione delle attività relative all’integrazione degli alunni disabili. Pertanto:

• hanno accesso ai documenti e alle relazioni stilate dai servizi territoriali sul minore e ad altri documenti utili al loro lavoro.;per questo sono tenuti al segreto professionale e sono nominati Incaricati per il trattamento dei dati ai sensi della L. 675/96 art. 8 comma 5;

• l’orario settimanale degli educatori è concordato tra comune e scuola sulla base al progetto educativo individualizzato

• gli educatori forniscono elementi utili sui processi evolutivi degli alunni a loro affidati al fine di valutare l’efficacia del progetto individualizzato;

• lavorano nella scuola inserendosi nelle modalità di gestione delle classi previste dal Collegio Docenti e dai Consigli di Classe, in particolare, se previsto dal P.C.I., possono lavorare con gruppi aperti sulla base di obiettivi e compiti stabiliti e condivisi ;

• l’incarico dell’educatore comprende, oltre alle attività con l’alunno, quelle di progettazione, programmazione e verifica, incluse quelle di inizio d’anno, nonché gli incontri con le famiglie e con i servizi specialistici;

• nella scuola secondaria sono comprese nel contratto dell’educatore anche le attività studentesche deliberate dagli Organi competenti ed eventuali percorsi di orientamento.Ruolo e compiti del ComuneIl Comune, quale promotore e titolare del servizio di assistenza educativa, è garante della realizzazione del servizio e partecipa direttamente ai seguenti momenti :

• organizzazione e avvio del servizio,• monitoraggio in itinere,• intervento diretto nelle scuole negli eventuali momenti di criticità,• verifica e valutazione finale.

Il Comune tutela il ruolo dell’educatore per come è stato sopra descritto; per questo prevede che un monte ore, in aggiunta al normale orario di servizio con gli alunni, possa essere utilizzato per incontri di programmazione con i docenti o per incontri con la famiglia e con i servizi territoriali e specialistici.

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Ruolo e compiti della scuolaLa scuola ha il compito di realizzare quanto riportato nel presente documento, e ne garantisce la divulgazione; tale documento diventa quindi un allegato del piano d’Offerta Formativa della scuola anche ai fini assicurativi.Il team docente e il consiglio di classe si impegnano a predisporre un progetto condiviso di utilizzo della risorsa rappresentata dall’educatore.Il Dirigente scolastico, nell’ambito degli autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, assicura il diritto all’assistenza mediante ogni possibile forma di organizzazione del lavoro, utilizzando a tal fine tutti gli strumenti di gestione delle risorse umane previste dall’ordinamento.Il Dirigente si fa garante dell’attuazione nel suo Istituto delle modalità operative concordate sul ruolo dell’assistente educatore e di tutto quanto deriva dall’attuazione del presente documento.

PARTE 2° L’ ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA ATTIVATA DALL’ASL PER I DISABILI SENSORIALI

Alle Province, ai sensi dell’art. 5 della L. 67/93, e successivamente all’entrata in vigore della L.R. 34/04 e della L.R. 3/08, rimane attribuita la competenza in materia di servizi socio-assistenziali rivolti ai disabili sensoriali.La Provincia di Lecco dall’agosto del 2001 ha delegato all’ASL della Provincia di Lecco, attraverso una convenzione, la gestione del servizio di assistenza educativa rivolta ai disabili sensoriali residenti nel territorio provinciale.L’ASL svolge pertanto tutte le funzioni per l’erogazione e la valutazione degli interventi di cui sopra, sulla base delle indicazioni previste nella convenzione vigente con la Provincia.

Destinatari del servizioDestinatari del servizio sono gli alunni delle scuole dell’infanzia, della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, residenti nella provincia di Lecco, non vedenti o ipovedenti con visus non superiore a 2/10, pur con correzione o non udenti o ipoacusici con perdita uditiva superiore a 60 decibel in entrambe le orecchie, pur corretta da protesi acustica.� possibile attivare il servizio anche a favore di alunni portatori di plurihandicap che presentino una disabilità sensoriale, definita come sopra.In questi casi il progetto di intervento dovrà essere condiviso con il servizio sociale del Comune di residenza dell’alunno, che potrà avvalersi del supporto del coordinatore pedagogico distrettuale D.G.R. 215/05.La modalità di compartecipazione dell’onere economico per l’intervento dell’educatore, con il Comune di residenza, verrà valutata e determinata prendendo in esame ciascuna situazione.Organizzazione del servizio Con riferimento alla vigente convenzione tra Provincia e ASL sopra richiamata,

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all’interno del Servizio disabili e Anziani dell’ASL opera un’equipe di consulenti, coordinata dal Responsabile del Servizio stesso e composta da un’assistente sociale, da due pedagogiste e da una pedagogista tiflologa.L’individuazione degli alunni disabili sensoriali per i quali attivare il servizio di assistenza educativa viene effettuata da questa equipe, su segnalazione delle famiglie o dei Servizi Specialistici che hanno in carico le varie situazioni (es. Audiologia dell’Ospedale di Lecco e di alti centri attivi sul territorio, La Nostra Famiglia, Reparti di oculistica, Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile, ecc.)Le fasi del servizio sono così caratterizzate:

• La pedagogista dell’ASL raccoglie dalla famiglia e dai Servizi specialistici gli elementi di conoscenza dell’alunno disabile sensoriale e successivamente attraverso contatti con la scuola definisce il progetto educativo.

• I Dirigenti scolastici, ricevute le iscrizioni, in accordo con gli operatori dell’ equipe disabili sensoriali, inviano all’ASL entro la fine di maggio, utilizzando la modulistica appositamente predisposta, le richieste di educatori con specifico riferimento alla situazione dell’alunno e alle linee di progetto per il loro impiego.

• L’ASL definisce tramite la propria equipe, il fabbisogno settimanale orario d’ intervento di assistenza educativa e la disponibilità alla consulenza pedagogica, comunica alle scuole quanto deliberato in merito alle richieste e organizza il servizio di assistenza educativa nelle singole scuole affinché possa essere operativo con l’inizio dell’anno scolastico.

• L’ASL assegna l’incarico agli educatori salvaguardando il più possibile la continuità e tenendo conto delle caratteristiche della situazione, della specificità della scuola e delle competenze richieste.

• Gli educatori svolgono il loro servizio presso le scuole dall’avvio al termine dell’ anno scolastico, esami compresi nel caso l’alunno debba sostenerli.

• L’equipe dell’ASL, unitamente alla scuola verifica l’efficacia del servizio e raccoglie, al termine dell’anno scolastico, gli elementi utili alla riprogettazione.

• Le pedagogiste dell’ASL mantengono contatti con:1. le figure di coordinamento pedagogico individuate dalla D.G.R. 215/05

nel caso si tratti di alunno portatore di plurihandicap che presenti una disabilità sensoriale come sopra definita,

2. con la coordinatrice disabilità Fism nel caso si tratti di alunno frequentate una scuola dell’infanzia paritaria Fism.

Il “Ruolo, compiti e responsabilità dell’educatore” nei confronti dei disabili sensoriali, delle loro famiglie e della organizzazione scolastica, sono riconducibili a quanto già specificato nella Parte 1^ del presente Documento.

Ruolo e compiti dell’ASLL’ASL, ai sensi della vigente convenzione tra Provincia e ASL sopra richiamata, è garante

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della realizzazione del servizio di assistenza educativa per i disabili sensoriali e partecipa direttamente ai seguenti momenti :

• organizzazione e avvio del servizio,• incontri con gli specialisti,• monitoraggio in itinere,• intervento diretto nelle scuole negli eventuali momenti di criticità,• verifica e valutazione finale.

L’ ASL tutela il ruolo dell’educatore per come è stato sopra descritto; per questo prevede che un monte ore, in aggiunta al normale orario di servizio con gli alunni, possa essere utilizzato per incontri di programmazione con i docenti o per incontri con la famiglia e con i servizi territoriali e specialistici.L’ASL, in considerazione delle problematiche degli alunni disabili sensoriali, provvede ogni anno ad incrementare la formazione dei propri educatori attraverso specifici corsi di aggiornamento.

Lecco, maggio 2008

4.2 Lo schema di progetto per la richiesta dell’educatore

� lo strumento che attiva annualmente il servizio di assistenza educativa per ogni alunno disabile in cui inserire i dati diagnostici e gli interventi pedagogico didattici riferiti al singolo alunno disabile per il quale si richiede l’intervento.

Lo schema di progetto che deve essere sottoscritto dal Dirigente scolastico, contiene:

• i dati sull’alunno,• la sintesi dei principali interventi pedagogici didattici previsti nel Piano

Educativo Individualizzato,• le risorse umane che verranno utilizzate nell’anno scolastico in corso,• le ore settimanali di presenza dell’educatore richieste per l’anno scolastico

successivo,• le attività previste con la presenza dell’educatore,• le attività per il passaggio ad altro ordine di scuola,• la proposta di interventi integrati per la definizione e realizzazione del

progetto di vita in collaborazione con l’ASL, i servizi sociali del Comune e la famiglia del disabile.

Allo schema di progetto per la richiesta dell’intervento educativo viene allegato il PEI dell’anno scolastico in corso e la documentazione sanitaria (accertamento handicap, diagnosi funzionale o relazione specialistica).Si sottolinea che lo strumento è stato pensato per vincolare la richiesta dell’attivazione del servizio ad una progettazione educativa e didattica esplicitata.

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Il messaggio che il Gruppo di lavoro del progetto ha promosso e sostenuto si è proposto di far passare in modo prioritario è che la richiesta all’Ente Locale delle risorse necessarie a supportare i processi di integrazione scolastica deve essere accompagnata da una progettazione che permetta la conoscenza e la condivisione dell’ipotesi progettuale e delle priorità evidenziate nel PEI; deve inoltre emergere in che modo la scuola intende valorizzare lo specifico professionale della figura educativa e quali sono le attività per la concreta realizzazione del PEI da affidare ad essa.Si tratta di un’esplicitazione della propria ipotesi di lavoro sul disabile, già concordata con la famiglia e con i servizi specialistici, al fine di una condivisione con il servizio sociale comunale.Dopo aver preso conoscenza del progetto educativo, l’Ente Locale mette a disposizione le risorse educative, con riferimento alle disponibilità del proprio bilancio e di un eventuale regolamento.La progettazione effettuata permette di identificare chiaramente gli obiettivi che si intendono raggiungere e rende quindi possibile il monitoraggio, la verifica e la valutazione degli interventi che verranno messi in atto. L ’obiettivo ambizioso di questo strumento è il passaggio da un rapporto di richiesta/erogazione ad una modalità di co-progettazione e verifica congiunta dei risultati.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO AI COMUNIIl 70% dei Comuni ha ricevuto la richiesta di attivazione del servizio di assistenza educativa mediante il modulo appositamente predisposto.Il 10% ha ricevuto la richiesta mediante il modulo solo da una parte delle scuole richiedenti.Il 18% dei Comuni non ha ricevuto la richiesta mediante il modulo.

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Il 61% dei Comuni ha ricevuto i PEI previsti, il 10% ne ha ricevuti solo una parte e il 26% non li ha ricevuti.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO ALLE SCUOLELo schema di progetto per la richiesta dell’educatore è stato utilizzato dalla grande maggioranza delle scuole (79%).

Le risposte sottolineano che si tratta di uno strumento che ha permesso di utilizzare un’unica procedura condivisa, adatto a descrivere le situazioni e a mettere in luce le necessità degli alunni.

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Viene inoltre definito un documento chiaro e di semplice compilazione che permette di programmare in modo accurato gli interventi e di favorire la collaborazione tra team e assistente educatore. � stato evidenziato inoltre che lo schema aiuta ad individuare sinteticamente problematiche e interventi pedagogici da attuare nel rispetto della globalità del bambino. Lo strumento viene inoltre ritenuto efficace ed esaustivo poiché contiene la descrizione dei principali interventi didattici, delle attività previste con la presenza dell’educatore, delle attività di continuità/orientamento e delle proposte di interventi integrati tra più soggetti; in questo modo il Comune può venire a conoscenza di tutto ciò che la scuola attiva.All’interno delle osservazioni sulla sua funzionalità vengono segnalate come criticità la difficoltà a quantificare le ore di assistenza educativa necessarie in quanto al momento della compilazione la scuola non è ancora a conoscenza dell’effettivo organico di sostegno assegnato.Solo una scuola segnala come eccessiva la richiesta di allegare la copia del PEI visto che i punti essenziali in esso contenuti sono sintetizzati nel modulo stesso.Dalle risposte date il documento sembra aver risposto alle finalità per le quali era stato pensato e il suo utilizzo generalizzato lo conferma.

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Intestazione scuola/ Istituto

Al Comune di _____________All’ASL di Lecco - servizio Disabili(solo per i disabili sensoriali)

anno scolastico …………… Dati diagnostici e interventi pedagogico didattici riferiti al singolo alunno

Generalità

Alunno/a

Data di nascita

Codice Fiscale

Comune di residenza

Classe - sezione

Tipologia dell’indirizzo

L’alunno/a segue:un programma differenziato [ ]un programma semplificato [ ]

Scuola/sede

N. alunni classe/sezione

Tempo scuola

4.2.1 ALLEGATOPROGETTO PER LA RICHIESTA DELL’ EDUCATORE

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Sintesi dei principali interventi pedagogico didattici previsti nel Piano Individualizzato dell’anno scolastico in corso di cui si allega copia.

………………………………………………………………………………………………

Risorse umane utilizzate nell’anno scolastico in corso

Docente di sostegno –laddove presente-

per n. ore settimanali

Educatore per n. ore settimanali

Collaboratore scolastico per assistenza all’igiene e all’autonomia

SI [ ] NO [ ]

Ore aggiuntive di personale interno alla scuola

per n. ore settimanali

Altre figure (specificare) per n. ore settimanali

IPOTESI PROGETTUALE DI INTERVENTO PER IL PROSSIMO ANNO SCOLASTICORichiesta relativa all’ educatore per il prossimo anno scolastico

Educatore per n. ore settimanaliAttività previste con la presenza dell’educatore

…………………………………………………………………………………………………

Attività di continuità e/o di orientamento per il passaggioad altro ordine di scuola, alla formazione professionale o ad altro servizio

…………………………………………………………………………………………………

Proposta di interventi integrati (ASL, servizi sociali, famiglia) per la definizionee realizzazione del progetto di vita previsti o già in fase di attuazione

…………………………………………………………………………………………………

Si allega: 1) verbale di accertamento stato di handicap (se presente)2) diagnosi funzionale o relazione specialistica 3)

data ________________ Il Dirigente scolastico

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4.3 Il documento sul coordinatore psicopedagogico distrettuale

Questo documento definisce il ruolo e i compiti di questo operatore che presidia e supporta il servizio di assistenza educativa scolastica secondo le linee guida definite dal progetto.Il coordinatore psicopedagogico distrettuale è chiamato a promuove connessioni efficaci tra i Comuni e le scuole, nonché azioni di raccordo con l’USP, il CRTH, con i servizi territoriali, con le coordinatrici dell’area disabilità Fism e con le coordinatrici pedagogiche che operano all’interno dell’equipe disabili sensoriali dell’ASL.Tale ruolo si esplica attraverso i seguenti compiti: • supporto ai Comuni nell’analisi delle richieste di attivazione del servizio, • consulenza alle scuole nella stesura dei progetti e per l’organizzazione del servizio, • monitoraggio in itinere e supporto alle modifiche progettuali in caso di problematicità, • verifica e valutazione degli interventi, • consulenza per la ri-progettazione.

In base alle risorse D.G.R. 215/05 accantonate per il progetto e all’incidenza degli alunni disabili seguiti da assistenti educatori, il Gruppo di lavoro, nel primo anno di sperimentazione, ha attribuito ad ogni Ambito distrettuale un monte ore per il coordinamento psicopedagogico (Distretto di Bellano n. 100 ore; Distretto di Lecco n. 300 ore; Distretto di Merate n. 210 ore).Esaurito il monte ore a disposizione tramite i fondi D.G.R. 215/05, gli Ambiti distrettuali hanno garantito la continuità di questo coordinamento per gli anni scolastici successivi attingendo al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.

La realizzazione del progetto con l’introduzione della nuova modulistica si è posta come finalità l’intensificazione e la formalizzazione dei rapporti tra Enti Locali e scuole.Secondo il Gruppo di progetto, alle positività legate alle nuove modalità di lavoro avrebbero potuto seguire delle difficoltà, soprattutto nelle situazioni di piccoli Comuni, dovute agli elementi di novità e alla tempistica più rigida.Per questi motivi il Gruppo ha pensato ad una figura di coordinamento con il compito principale di attivare connessioni tra Comuni e scuole attraverso le

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quali garantire la realizzazione dello spirito del progetto.I compiti del coordinatore sono stati pensati e condivisi dal Gruppo per promuovere la funzione di supporto ai Comuni nell’analisi delle richieste di attiva-zione del servizio, di monitoraggio dell’attività svolta dagli educatori, di verifica e valutazione degli interventi messi in atto.

Il supporto alla scuola, dato attraverso la consulenza al Dirigente scolastico o all’insegnante da lui delegata, é riferita alla stesura dell’ipotesi progettuale per la richiesta l’attivazione del servizio, al monitoraggio dell’attività svolta dagli educatori anche attraverso l’analisi dei PEI presentati ai Comuni, alla ricerca di soluzioni in caso di problematicità sopravvenute e alla consulenza per la ri-progettazione.Il coordinatore psicopedagogico è una figura ponte tra due realtà istituzionali coinvolte nella realizzazione dei processi d’integrazione, che deve promuovere la costruzione di sinergie anche attraverso l’omogeneizzazione delle modalità di lavoro sul territorio provinciale.Per questo si è attivato un coordinamento provinciale di tali figure, finalizzato ad una organizzazione del loro lavoro che, pur partendo dallediversità gestionali dei tre Ambiti distrettuali, promuovesse l’utilizzo di modalità di lavoro comuni.Il gruppo dei coordinatori si riunisce periodicamente, con la presenza dei consulenti dell’USP e del CRTH, per confrontarsi sui risultati raggiunti e sulle mo-dalità di lavoro.

La figura di coordinamento pedagogico rappresenta l’elemento di maggiore novità del progetto: per la prima volta è stata formalizzata sul territorio l ’importanza e l’esigenza di un rafforzamento alla costruzione della rete.Sullo sfondo tre considerazioni essenziali: • la constatazione che i processi di integrazione degli alunni disabili non possono non avere un’impostazione di tipo inter-istituzionale, in quanto per essere efficaci devono coinvolgere diversi enti e realtà; • la consapevolezza che il passaggio da un’affermazione di principio ad una modalità concreta e continua di lavoro richiede costruzione di nuove competenze, costruzione non facile da pensare nella quasi totale assenza di modelli collaudati; • la relativa novità e ricchezza rappresentata dal collegamento con le realtà di programmazione locale delle politiche sociali territoriali dei Piani di Zona.

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DAL MONITORAGGIO RIVOLTO AI COMUNIIl 52% dei Comuni ha richiesto la figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale per valutare le richieste delle scuole, l’11% lo ha richiesto solo dopo l’attivazione del servizio per problemi specifici riscontrati e il 34% non lo ha richiesto.All’interno del Comune il coordinatore psicopedagogico ha collaborato prevalentemente con l’assistente sociale (75%)

Nel 10% dei Comuni ha collaborato con Assessori e nel 5% con altre figure.Solo in un Comune (2%) ha collaborato con il Sindaco.La maggioranza dei Comuni (90%) ritiene che il mantenimento di tale figura sia utile; solo il 5% la pensa in modo diverso.

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Il 62% dei Comuni ritiene che il coordinatore psicopedagogico debba proseguire con i compiti definiti dal progetto, mentre il 23% ritiene che ne debba avere altri.Rispetto agli altri eventuali compiti, sono stati inseriti diversi suggerimenti: supervisione del lavoro dell’educatore; monitoraggio per ricevere adeguate richieste nell’anno successivo; intervento anche nelle scuole dell’infanzia; maggior presenza per il rispetto delle funzioni previste nel protocollo d’intesa dando maggior supporto ai Comuni nell’analisi delle richieste, nella stesura del progetto complessivo, compreso il monitoraggio in itinere delle linee progettuali; maggior supporto al team d’insegnanti di classe per la stesura del PEI e la programmazione degli interventi; maggior coinvolgimento nella messa in rete delle figure specialistiche.

Un ampio spazio è stato dedicato alla sperimentazione della figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale …

Ritengo sia una figura molto utile sia per il Comune che per la scuola, sia a livello di confronto/condivisione delle valutazioni che a livello di “mediazione” tra i due Enti.

Fondamentale la sua collaborazione (quando gli interventi non vengono direttamente attivati dai politici).

Da mantenere in quanto consente il legame fra scuola e Comune.

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Tale figura è servita per ridimensionare le numerose richieste ricevute dalle scuole, pertanto si considera utile e indispensabile per noi assistenti sociali che a volte non siamo in grado di valutare se è veramente necessario l’intervento educativo.

È positiva questa presenza perché supporta il servizio sociale nel valutare meglio le continue richieste presentate dalle scuole e nella costruzione di un progetto mirato.

Si ritiene utilissima questa figura e si auspica il potenziamento del servizio.Confronto molto utile per l’operatore dei servizi sociali che a volte si sente un po’ solo nella valutazione di queste situazioni.

Nessuna criticità riscontrata con il coordinatore di riferimento: buona collaborazione, disponibilità e professionalità.

La figura del coordinatore è molto utile sia in fase di valutazione delle richieste sia dopo l’attivazione del servizio.

Importante per la valutazione delle richieste e la definizione n° ore di intervento a favore di ogni minore.

… alcune contraddizioni e criticità sono state opportunamente rilevate da diversi Comuni riguardo alla figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale; queste annotazioni sono state poi esaminate dal Gruppo di lavoro per introdurre cambiamenti e correttivi nello sviluppo del progetto.

Si sottolinea la non opportunità di avere un soggetto che è contemporaneamente coordinatore del servizio di assistenza educativa scolastica e coordinatore psicopedagogico; questo doppio ruolo ha creato confusione anche nelle scuole.

Figura utile sulla carta ma poco fruibile nell’operatività locale (poco presente, tempo limitato, scarsa conoscenza dei casi, PEI non valutati, poco contatto con l’assistente sociale per un confronto e un ritorno sulle valutazioni).

Figura poco incisiva sul monitoraggio, conoscenza dell’andamento dei casi e definizione degli interventi.

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DAL MONITORAGGIO RIVOLTO ALLE SCUOLELa maggior parte delle scuole ha richiesto l’intervento di tale figura nei diversi momenti dell’anno scolastico per la stesura del progetto, per la sua organizzazione e per il monitoraggio del servizio.Dove la figura del coordinatore distrettuale ha lavorato efficacemente è stata ri-scontrata congruenza tra i compiti indicati nel documento sul suo ruolo e l’azione svolta.Si rileva nella maggioranza dei casi che il coordinatore psicopedagogico distrettuale ha interagito con il Dirigente e/o con la funzione strumentale e solo in un ridotto numero di casi con singoli insegnanti.La maggior parte delle scuole (68%) ritiene utile il mantenimento di tale figura con gli stessi compiti.Solo tre scuole non considerano utile il mantenimento della figura del coordinatore psicopedagogico.

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Il Gruppo di direzione del progetto, consapevole dell’importanza della figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale e contemporaneamente della “novità” dei compiti assegnati dall’avvio del progetto ai professionisti incaricati di svolgere tale ruolo, ha periodicamente e con continuità promosso attività di incontro e monitoraggio.Oltre alla “novità” del ruolo, la scommessa è apparsa fin dal principio quella di armonizzare figure con professionalità ed esperienze lavorative diverse al fine di attivare nel territorio provinciale buone pratiche il più possibile omogenee pur nel rispetto delle specificità, anche organizzative, degli Ambiti distrettuali. Il grup-po dei coordinatori vede, infatti, al suo interno professionalità diverse: psicologhe con esperienza di insegnamento o di attività nei servizi specialistici, una pedago-gista con esperienza di insegnamento, assistenti sociali, educatori professionali

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con esperienze di coordinamento e di assistenza educativa specialistica in ambito scolastico. Questa eterogeneità personale si è rivelata subi-to una ricchezza che ha permesso di portare all’attenzione e alla condivisione del Gruppo punti di vista diversi ma egualmente significativi ed importanti.Sono stati effettuati incontri, presso l’USP di Lecco, con tutti i coordinatori psico-pedagogici distrettuali, alla presenza del Direttore e dei referenti del CRTH e dei referenti degli altri enti coinvolti (Provincia di Lecco e Uffici di Piano), per condivi-dere le modalità di azione, partendo dal documento sul coordinatore psicopeda-gogico distrettuale inviato alle scuole ed ai Comuni.Sono stati verificati, inoltre, gli aspetti positivi e le criticità rilevate, durante lo svolgimento di queste attività, al fine di dare risposte comuni alle richieste più frequenti e di modulare il proprio ruolo alla luce delle esperienze effettuate ed approfondite insieme.Quando sono emerse situazioni problematiche relative a specifiche situazioni sono stati organizzati incontri territoriali, solitamente presso le scuole, con la par-tecipazione del coordinatore psicopedagogico, degli assistenti educatori e degli insegnanti delle classi frequentate dagli alunni disabili per condividere strategie comuni di intervento. Questi incontri hanno consentito di verificare il percorso svolto e di recuperare criticità e positività per proseguire in un’ottica di collabora-zione di rete.

Dal lavoro compiuto con il gruppo dei coordinatori psicopedagogici sono emersi, rispetto all’esperienza del primo anno di attività, i seguenti elementi. • Per i coordinatori psicopedagogici l’esperienza è stata positiva, ha per messo di evidenziare una visione d’insieme della realtà territoriale e ha favorito il diffondersi di “buone pratiche” nelle scuole. • � stato possibile indurre un cambiamento nella prassi consueta o sostenerlo, laddove fosse necessario. • Si è potuto interagire contemporaneamente con tutti gli attori interessati, in particolare con gli assistenti educatori attraverso riunioni specifiche a loro dedicate; quando necessario si è collaborato anche con i servizi di neuropsichiatria infantile. • Nei casi più complessi è stato possibile attivare la mediazione con le famiglie degli alunni. • I coordinatori hanno inoltre segnalato aspetti problematici quali la carenza di fondi messi a disposizione dagli Enti Locali per l’assistenza educativa scolastica, che si ripercuote nella fase di progettazione degli interventi; in particolare si sottolinea che questi incontri, dedicati alla progettazione, sono stati insufficienti.

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• � auspicabile, per quanto possibile, garantire la continuità delle medesime figure professionali nel corso degli anni.In sintesi la D.G.R. 215/05, come afferma una coordinatrice psicopedagogica nella sua relazione, “ha posto le basi per compiere quel salto di qualità necessario a rendere il servizio di assistenza educativa un’effettiva risorsa nel processo di integrazione degli alunni disabili”.In un territorio provinciale costituito prevalentemente da Comuni di piccole e medie dimensioni, con una limitata esperienza pregressa nell’organizzazione del servizio e caratterizzata da una variabilità sia nel modo di intendere l’assistenza educativa sia nell’attuarla, la D.G.R. 215/05 ha riordinato l’esistente e ha dato maggior uniformità al servizio stesso.I Comuni non si sono limitati ad “assegnare le ore”, ma hanno verificato che le risorse venissero utilizzate dalle scuole per le motivazioni per cui erano state richieste.Per le assistenti sociali è stato di grande aiuto il poter condividere con il coordinatore psicopedagogico il momento di valutazione delle richieste fatte dalla scuola; si è cercato di mettere al centro della valutazione l’alunno e le sue necessità e di organizzare un servizio in grado di rispondere concretamente ai diversi bisogni; si è cercato inoltre di rendere obiettivo, per quanto possibile, il metro di misura sulle situazioni per evitare di utilizzare parametri diversi nell’assegnazione delle ore di assistenza, garantendo in questo modo il rispetto delle persone e la “trasparenza dell’atto amministrativo” con il quale si assegna il servizio.

COORDINATORE PSICOPEDAGOGICO DISTRETTUALEIl coordinatore psicopedagogico distrettuale è la figura prevista dal progetto D.G.R. 215/05 “Assistenza educativa per l’integrazione scolastica degli alunni DA” con lo scopo di promuovere connessioni efficaci tra Enti Locali e scuola, a supporto del servizio di assistenza educativa specialistica e in risposta ai bisogni condivisi di monitoraggio, verifica e valutazione degli interventi di assistenza educativa.Sono state individuate dal gruppo di progetto, per questa figura, le seguenti funzioni e compiti:

FUNZIONI: • Attivazione di connessioni con servizi e le Istituzioni territoriali

4.3.1 ALLEGATORUOLO E COMPITI

DEL COORDINATORE PSICOPEDAGOGICO DISTRETTUALE

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• Supporto ai Comuni nell’analisi delle richieste di attivazione del servizio di assistenza educativa specialistica • Consulenza alle scuole per l’individuazione delle linee di progetto da allegare e alla richiesta dell’educatore da inviare al Comune e per l’organizzazione del servizio. • Monitoraggio in itinere e supporto per gli “aggiustamenti” alla progettazione, in caso di problematicità sopraggiunte • Verifica dei risultati con particolare attenzione ai punti di forza e di criticità • Consulenza alle scuole per la riprogettazione, dell’intervento di assistenza educativa alla luce dei risultati verificati

Per tutte le funzioni sopra indicate occorre tener presente:

• per le scuole dell’infanzia paritarie, il raccordo con le figure di coordinamento disabilità Fism già attive sul territorio; • nel caso si tratti di alunno portatore di plurihandicap che presenti una disabilità sensoriale, il raccordo con le coordinatrici pedagogiche del servizio Disabili dell’ASL di Lecco.

AZIONI:

• Raccordo con gli assistenti sociali dei Comuni per l’analisi delle situazioni per le quali è stata richiesta l’attivazione del servizio di assistenza educativa specialistica; raccordo con il Dirigente scolastico o il referente della scuola per il servizio di assistenza educativa. • Coordinamento delle azioni che Enti Locali e scuola devono attivare per la concretizzazione del servizio di assistenza educativa specialistica. • Gestione delle attività monitoraggio, verifica e valutazione degli interventi • Collaborazione con le scuole per la stesura della relazione da inviare agli Enti Locali entro il 30 giugno. • Azioni di raccordo con USP, CRTH, con i Servizi Territoriali, con le coordinatrici di rete disabilità Fism e con le coordinatrici pedagogiche che operano all’interno dell’equipe disabili sensoriali dell’ASL di Lecco.

Lecco, maggio 2008

4.4 Il protocollo d’intesa tra Comune ed Istituto scolastico

Lo strumento protocollo d’intesa tra Comune e Istituto scolastico, sottoscritto annualmente, esplica gli impegni e i compiti dei due soggetti contraenti.Il Comune si impegna a fornire alla scuola il servizio di assistenza educativa nella

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misura concordata con il Dirigente scolastico tenendo conto degli esiti del lavoro della figura di coordinamento psicopedagogico distrettuale e delle risorse dispo-nibili di bilancio.Nel protocollo è precisato che le richieste di supporto educativo sono il risultato di un’attenta valutazione della gravità degli alunni e delle esigenze organizzative descritte e motivate.Pertanto il Comune ha il compito di attivare il servizio per qualificare l’offerta educativa e didattica dell’alunno, realizzato da personale con specifiche competenze educative.La scuola ha il compito di garantire l’integrazione scolastica degli alunni disabili e il processo formativo globale della persona, attraverso la costruzione di un progetto educativo didattico specifico individuale.La stessa assicura le condizioni operative e progettuali perché l’educatore possa svolgere i propri compiti, in base agli orientamenti condivisi dal personale della scuola ed elaborati anche con la collaborazione della figura di coordinamento psi-copedagogico distrettuale.Il protocollo stabilisce i tempi per la trasmissione ai Comuni: del PEI con i compiti specifici dell’educatore, della relazione di verifica e delle prevedibili necessità per l’anno scolastico successivo con le linee progettuali.Il protocollo d’intesa norma e formalizza il rapporto tra i soggetti titolari dell’integrazione scolastica e sociale degli alunni disabili: la scuola e il Comune.Esso recepisce il documento che delinea le linee guida del servizio di assistenza educativa ed impegna i soggetti firmatari alla collaborazione per un utilizzo effi-cace delle rispettive risorse, al fine di raggiungere obiettivi condivisi a favore degli alunni disabili e delle loro famiglie.La tempistica definita nel protocollo consente ai soggetti coinvolti un’oculata pro-grammazione dell’intervento e la continuità dello stesso per l’intero anno scola-stico.Il ruolo dell’assistente educatore scolastico viene rafforzato in quanto è inserito all’interno di questo accordo interistituzionale.Va rilevato che in precedenza la maggior parte dei Comuni non aveva formalizzato il rapporto con la scuola; alcuni Comuni hanno adottato lo strumento proposto dal progetto, altri invece hanno mantenuto lo strumento già in uso o lo hanno rivisto alla luce dello schema proposto dal progetto.

DAL MONITORAGGIO RIVOLTO AI COMUNIIl 66% dei Comuni ha utilizzato il protocollo d’intesa così come è stato proposto.

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Un solo Comune (2%) lo ha utilizzato apportando modifiche.Il 32% dei Comuni non lo ha utilizzato perché ha mantenuto altre forme di intesa già presenti come protocolli esistenti e Piano del Diritto allo Studio oppure per altri motivi.Secondo le risposte dei Comuni, gli altri motivi che hanno influenzato o limitato l’utilizzo del protocollo proposto dal Gruppo di lavoro sono stati: la carenza informativa, la consuetudine nei rapporti tra Comuni e scuole, il rapporto diretto tra Assessore comunale e Dirigente scolastico.

Alcune osservazioni riportate nei questionari richiamano la necessità di introdurre nel protocollo d’intesa una parte dedicata al ruolo del coordinatore psicopedagogico distrettuale...

Il protocollo dovrebbe specificare le competenze di ruolo di questa figura per evitare il ri-schio che sia interlocutore esclusivo per la scuola, non favorendo le comunicazioni tra scuo-la e servizi sociali.

Il protocollo dovrebbe specificare le competenze del ruolo del coordinatore psicopedagogico, così come sono specificate quelle dell’educatore.

Nel grafico sottostante le risposte dei Comuni sono state evidenziate per Ambito distrettuale; dal grafico si rileva che l’utilizzo maggiore del protocollo d’in-tesa si è registrato nel Distretto di Merate.

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DAL MONITORAGGIO RIVOLTO ALLE SCUOLEAnche da parte delle scuole l’utilizzo del protocollo d’intesa non è generalizzato; in diversi casi esistono già altre modalità di formalizzazione dell’accordo tra scuola ed Ente Locale.Il protocollo d’intesa non è stato quindi utilizzato per tutte le situazioni in cui è stato attivato il servizio di assistenza educativa, ma solo per i casi degli alunni residenti nei Comuni che avevano deciso di adottare tale strumento. Il 47% delle scuole ha firmato il protocollo d’intesa con i Comuni di residenza degli alunni che usufruiscono del servizio di assistenza educativa, il 26% delle scuole lo ha invece firmato solo con alcuni Comuni.Alla domanda se non è stato utilizzato il protocollo d’intesa, quale altre forma di convenzione è stata stipulata con i Comuni, alcune delle risposte sono state che esiste un protocollo d’intesa generale con il Comune o una specifica convenzione con la scuola potenziata per l’accoglienza dei disabili gravi; in alcuni casi sono stati contattati direttamente la famiglia e l’assistente sociale o sono stati effettuati accordi verbali, in altri l’assistenza educativa è stata fatta rientrare nel piano del Diritto allo studio.La diffusione del protocollo d’intesa appare non completa nel territorio provinciale: risulta necessario lavorare ancora in questo ambito anche perché la sua adozione è alla base del lavoro di omogeneizzazione del servizio che il progetto si poneva come finalità prioritaria.

Ambiti distrettuali di Bellano, Lecco e Merate, Ufficio Scolastico Provinciale Lecco,Centro Risorse Territoriale per l’Handicap,

Provincia di Lecco, Fism provinciale di Lecco

TRA IL COMUNE DI …………………………………..……………………….………E L’ISTITUTO SCOLASTICO …………………………….…………………………..PER IL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA AGLI ALUNNI DISABILI RESIDENTI NEL COMUNE DI ……….…………………………Tra il Comune di …………………………………….Settore……………………………….…… Via ……………………..… rappresentato dal Dirigente………………………. avente i poteri per il presente atto, e l’Istituto scolastico ………………………………con sede a…………………………….……… in via……………………………… rappresentato dal Dirigente scolastico …………………. avente i poteri per il presente atto,

4.4.1 ALLEGATOPROTOCOLLO D’INTESA

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Premesso che:

L’Istituzione scolastica • ha il compito, anche alla luce delle indicazioni L. 53/03, di garantire l’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili e il processo formativo che comprende lo sviluppo delle loro potenzialità nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione; • deve assicurare ad ogni alunno diversamente abile: 1.la costruzione di un progetto educativo-didattico specifico finalizzato alla 2.valorizzazione delle capacità e delle abilità individuali; 3.la definizione, secondo pianificazioni condivise dagli operatori della scuola 4.(insegnanti curricolari, insegnanti di sostegno, educatori), di obiettivi, metodologie, strumenti di lavoro funzionale al percorso formativo; 5.l’inserimento della progettazione nel POF d’istituto.

I servizi/responsabile del Comune • Hanno il compito di istituire il servizio di supporto educativo specialistico al fine di meglio qualificare l’offerta educativa e didattica del minore diversamente abile. Tale servizio deve integrare e non sostituire l’intervento dell’insegnante di sostegno ed è realizzato da personale con specifiche competenze educative allo scopo di garantire un supporto educativo che faciliti il percorso formativo e di apprendimento dell’alunno diversamente abile. • Si precisa che per le scuole dell’infanzia e per le scuole secondarie di primo grado paritarie, il servizio di assistenza educativa specialistica assume una connotazione specifica in considerazione del fatto che non è presente l’insegnante di sostegno. • Devono assicurare tale servizio ai minori diversamente abili residenti che frequentano la scuola statale e paritaria dell’infanzia, la scuola primaria, la secondaria di primo e secondo grado anche se in sedi collocate fuori Comune.

La regolazione dei rapporti tra la scuola e l’Ente Locale si propone di garantire l’effettiva realizzazione del servizio, secondo obiettivi condivisi, di integrare le risorse che la scuola mette a disposizione dell’alunno diversamente abile e di assicurare l’ottimale rispondenza del servizio alle esigenze scolastiche, anche attraverso la specificazione dei compiti dell’educatore e di quelli della scuola, nelle sue diverse componenti (documento “Il servizio di assistenza educativa specialistica come risorsa per gli alunni diversamente abili inseriti nelle scuole dei comuni della provincia di lecco” predi-sposto dal Gruppo di lavoro istituito ai sensi della D.G.R. 215/05).

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Viste: •la L.R. 31/80, “Diritto allo studio norme di attuazione” •la Circolare Regionale 188/80 istr. Diritto allo studio, n. 73; •la L. 104/92, legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (modificata dalla L. 162/98); •l’art. 42 assistenza scolastica del D.P.R. 616/77 “Attuazione della delega di cui all’art.1 L. 328/75”; •la circolare MIUR 30/11/01, avente ad oggetto: assistenza di base agli alunni in situazione di handicap; •la L. 59/97 “…riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa”; •il D.Lgs. 112/98, riguardante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed Enti Locali; •D.P.R. 275/99, regolamento dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche; •la L. 440/97 “fondo per l’arricchimento e ampliamento dell’offerta formativa e per interventi perequativi”; •la L. 53/03 •la L. 328/00 art.14 •la L. 289/02 e D.P.C.M. 23 febbraio 2006 n. 185

Tutto ciò visto e premesso si conviene quanto segue:Art.1Il Comune di………………si impegna a fornire all’Istituto scolastico………………… per i suoi alunni diversamente abili residenti a …………………………………………, il servizio di supporto educativo specialistico nella misura concordata con il Dirigente scolastico te-nendo conto degli esiti del lavoro della figura di coordinamento pedagogico e delle risorse disponibili di bilancio. Le richieste di attivazione del servizio da parte della scuola sono l’esito di un’attenta valutazione della gravità degli alunni e delle esigenze organizzative che vanno dettagliamente descritte e motivate al momento della presentazione del progetto.

Art. 2La scuola assicura e garantisce le condizioni operative e progettuali perché l’educatore possa svolgere i propri compiti, così come previsti nell’allegato documento “IL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA SPECIALISTICA COME RISORSA PER GLI ALUNNI DIVERSAMEN-TE ABILI INSERITI NELLE SCUOLE DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI LECCO” predisposto dal Gruppo di lavoro istituito ai sensi del D.G.R. 215/2005;

Art.3L’educatore fornito dal Comune di ………………………… esplica i propri compiti in base agli orientamenti progettuali, educativi e didattici e condivisi con la scuola ed elaborati anche con la collaborazione della figura di coordinamento pedagogico, la scuola è responsabile delle scelte educative e didattiche operative effettuate a favore dell’alunno diversamente abile;

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Art. 4La scuola si impegna a trasmettere al Comune…………………………. Settore………………:entro il 30 novembre di ogni anno, il progetto educativo individualizzato predisposto per gli alunni diversamente abili per i quali è stato attivato il servizio di supporto educativo specialistico e che in particolare deve prevedere i compiti specifici dell’educatore;entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione di verifica sulle singole situazioni ed una più generale sul servizio, con l’indicazione delle positività concrete realizzate nella scuola e delle criticità su cui intervenire;entro il 30 maggio di ogni anno, le prevedibili necessità per l’anno scolastico successivo con relative linee progettuali;

Art. 5Il Settore…………………………………………. garantisce che i dati relativi agli alunni diversamente abili trasmessi saranno considerati riservati e come tali soggetti alle tutele e alle procedure previste del D.L. 196/03;

Art. 6La presente convenzione ha validità dalla data di sottoscrizione alla fine delle operazioni conclusive dell’anno scolastico.

Per il Comune di ………………….……….. Per la scuola……….………………………Il Dirigente ………………………………….. Il Dirigente …………………………………DATA …………….

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CAPITOLO 5 Il completamento della rete per l’integrazione scolastica dei disabili

Dopo il monitoraggio rivolto a tutte le professionalità e a tutti gli attori coinvolti nella realizzazione del progetto sull’assistenza educativa scolastica, teso a rilevare eventuali criticità e punti di forza, gli strumenti costruiti sono stati introdotti in modo definitivo a partire dalle richieste di attivazione del servizio di assistenza educativa per l’anno scolastico 2008/09.

Il completamento della rete per l’integrazione scolastica dei disabili è avvenuto dopo il raccordo con la Provincia, l’ASL di Lecco e la Fism; da questo passaggio è derivata la condivisione degli strumenti che sono stati unificati e distribuiti nel maggio 2008 ai Comuni e alle scuole statali e paritarie del territorio provinciale.

L’assistenza educativa specialistica per i disabili sensoriali compete alla Provincia e, dall’agosto 2001, viene gestita in collaborazione con l’ASL di Lecco tramite una convenzione tra i due Enti; all’interno del servizio disabili dell’ASL opera, infatti, un’equipe di consulenti, coordinata dal Responsabile del servizio stesso e composta da un’assistente sociale, da due pedagogiste e da una pedagogista tiflologa. L’individuazione degli alunni disabili sensoriali per i quali attivare il servizio di assistenza educativa viene effettuata da questa equipe, su segnalazione delle famiglie o dei servizi specialistici che hanno in carico le varie situazioni.Le pedagogiste raccolgono dalla famiglia e dai servizi specialistici gli elementi di conoscenza dell’alunno disabile sensoriale e successivamente, attraverso contatti con la scuola, definiscono il progetto educativo; i Dirigenti scolastici, ricevute le iscrizioni e in accordo con gli operatori dell’equipe, inviano all’ASL, entro la fine di maggio, lo schema di progetto per la richiesta dell’educatore, predisposto dal Gruppo di progetto, facendo riferimento alla specifica situazione dell’alunno.L’ASL definisce, tramite la propria equipe, il fabbisogno settimanale orario d’intervento di assistenza educativa e la disponibilità alla consulenza pedagogica; comunica poi alla scuola quanto deciso in merito alle richieste e organizza il servizio di assistenza educativa nelle singole scuole, salvaguardando il più possibile la continuità e tenendo conto delle caratteristiche della situazione, della specificità della scuola e delle competenze richieste.L’equipe dell’ASL verifica l’efficacia del servizio e raccoglie, al termine dell’anno scolastico, gli elementi utili alla riprogettazione. Le pedagogiste che fanno parte di questa equipe mantengono contatto con le figure di coordinamento

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psicopedagogico distrettuale individuate dalla D.G.R. 215/05, nel caso si tratti di alunno portatore di plurihandicap che presenti una disabilità sensoriale, e con la coordinatrice disabilità Fism nel caso si tratti di alunno frequentante una scuola dell’infanzia paritaria Fism.

La Fism ha sempre ritenuto che l’integrazione debba essere un lavoro congiunto fra diverse soggettività, un cammino corale, un coordinamento in rete, nel tentativo di trovare sia modalità costruttive di dialogo sulla presenza nel territorio del problema dei piccoli disabili, sia la strada per definire delle modalità comuniIl progetto della D.G.R. 215/05 “Assistenza educativa specialistica in ambito scolastico” è nato dalla stessa esigenza, sentita dalla Fism, di mettere a punto, per tutti gli ordini di scuola, strumenti che permattono di affrontare, in modo il più possibile omogeneo, il servizio di assistenza educativa a supporto dei processi di integrazione scolastica nell’ambito della provincia lecchese.Fatte salve le necessarie tutele sulla specificità delle scuole dell’infanzia paritarie, è stato così naturale, anche per i rapporti continuativi di rete fra la Fism provinciale e gli Enti territoriali che hanno promosso ed attuato il percorso di riflessione e concretizzato linee e strumenti di intervento, l’intreccio dei due iter di ricerca in prassi di intervento comuni. L’ingresso della Fism nel progetto è stata quindi accompagnata dalla formalizzazione di una rete interna di coordinamento area disabilità a supporto del bambino disabile, costituita dall’introduzione di figure snodo con compiti di coordinamento pedagogico e supporto alle singole scuole dell’infanzia nelle varie zone in cui l’associazione ha suddiviso il territorio provinciale. Queste figure hanno il compito di supportare le scuole nei processi di integrazione e di raccogliere i bisogni in relazione al servizio di assistenza educativa; si rapportano poi con i coordinatori psicopedagogici distrettuali previsti dal progetto, che si fanno portavoce presso i Comuni delle situazioni e degli eventuali problemi segnalati. Le richieste vengono rivolte dalle singole scuole paritarie, come avviene per le scuole statali, direttamente agli Enti Locali di riferimento, attraverso la modulistica condivisa; l’assistente sociale per il vaglio delle stesse si avvale, se lo ritiene opportuno, della consulenza della figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale prevista dal progetto D.G.R. 215/05. Rimane la specificità del ruolo dell’educatore nella scuola dell’infanzia paritaria, in cui è l’unica figura che svolge compiti di “sostegno” all’integrazione scolastica, con un ruolo quindi che si avvicina per alcuni aspetti a quello dell’insegnante di sostegno, in una situazione nella quale non esiste la problematica dell’integrazione del lavoro tra le due figure.Queste prassi sono seguite oggi in modo generale da tutte le scuole a cui è stato

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chiesto di adottare strumenti e modalità operative suggerite dagli esiti del progetto D.G.R. 215/05. Sicuramente permangono fatiche, difficoltà e non sempre i rapporti fra scuole e Comuni seguono l’iter pensato come ideale.

La percezione però è che si stia lavorando nella giusta direzione cercando di riconoscere che un assistente educatore regolarmente assunto a cui sono state riconosciute ore di programmazione e di coordinamento interno con il collegio docenti forse “costa un po’ di più”, ma può essere la risorsa più importante per arrivare via via a definire processi di inclusione pensati con criteri di efficienza ed efficacia. Si è inoltre proseguito nella definizione del ruolo e dei compiti della nuova figura del coordinatore psicopedagogico distrettuale, prevista per supportare la realizzazione del progetto stesso attraverso l’attivazione di connessioni tra Enti Locali e scuole, con particolare attenzione alla promozione dell’utilizzo degli strumenti, alla progettazione e al monitoraggio delle attività svolte, alla verifica e alla valutazione condivisa degli interventi messi in atto.

Emerge da queste osservazioni che è stato iniziato un percorso, ma che rimane ancora molto da fare per quanto riguarda una completa assunzione degli strumenti proposti da parte di tutte le componenti della scuola; in particolare risulta da promuovere l’inserimento degli stessi nel Piano di Offerta Formativo (POF); senza tale passaggio rischiano di rimanere strumenti conosciuti solo dagli “addetti ai lavori” e non facilitatori di reali processi di integrazione.

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CONCLUSIONI a cura di Antonio Conrater Assessore Servizi alla Persona e alla Famiglia della Provincia di Lecco

La lettura di questa pubblicazione mi ha consentito di conoscere meglio il percorso realizzato nel territorio provinciale sul tema dell’assistenza educativa scolastica a favore degli alunni disabili.Un primo aspetto che ho apprezzato e che ritengo importante è il raccordo tra gli Enti Locali e le scuole statali e paritarie, che le progettualità messe in campo sono riuscite a raggiungere. Un lavorare insieme sui compiti istituzionali, ma anche nella gestione operativa del servizio di assistenza educativa scolastica, con l’intento di migliorare l’organiz-zazione degli interventi e le relazioni tra gli attori coinvolti.Questo lavoro ha sicuramente prodotto un risultato positivo, considerando che gli Enti Locali e le scuole, per loro costituzione, sono due sistemi diversi, che hanno saputo confrontarsi per condividere principi e per costruire insieme strumenti utili per favorire l’integrazione scolastica della disabilità.Dalla voce degli operatori coinvolti nel monitoraggio dei progetti, si deduce che la sperimentazione attuata ha permesso di comprendere maggiormente i nodi pro-blematici presenti nei rapporti tra Comuni e scuole e di cercare soluzioni per supe-rarli, a partire dalla collaborazione nella progettazione sulle singole situazioni.Anche la Provincia di Lecco ha contribuito all’avvio e alla continuità del percor-so realizzato, assumendo fin dall’inizio un importante ruolo di coordinamento, di supporto e di sintesi.Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci ha infatti affidato alla Provincia il coordinamento del lavoro finalizzato all’utilizzo dei fondi assegnati dalla Regione Lombardia per l’attivazione di un tavolo permanente Enti Locali – scuola per l’integrazione scolastica degli alunni disabili. La maggior consapevolezza acquisita dai Comuni ha poi favorito la decisione dei tre Ambiti distrettuali di proseguire le azioni progettuali mediante i finanziamenti messi a disposizione dai tre Piani di Zona.Nel Piano Formativo provinciale anno 2009 è stato inserito un percorso di formazione per gli operatori dell’assistenza educativa specialistica del territorio lecchese, al fine di rafforzare le coordinate culturali ed organizzative elaborate nei progetti attuati.La realizzazione del percorso formativo ha messo in luce l’importanza di una preparazione comune per il personale educativo che opera nelle scuole

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statali e paritarie del territorio e di momenti formativi specifici per le figure con compiti di coordinamento psicopedagogico.Nell’intento di consolidare il lavoro fin qui svolto e di rafforzare il sistema di rete che si é creato, nell’ “Accordo di programma per le Politiche Sociali nel territorio lecchese”, di cui la Provincia è Ente-capofila, è stata prevista la costituzione di un Coordinamento provinciale degli interventi di assistenza educativa.Questo Coordinamento si propone di “garantire una pari offerta su tutto il territorio, il confronto professionale tra gli operatori, la formazione, una maggiore interlocutorietà con le scuole, una maggiore stabilità degli operatori attraverso anche un processo di razionalizzazione e organizzazione dell’intervento.” In questo senso, l’Accordo di programma provinciale, che è stato sottoscritto anche dai Comuni, dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dall’ASL, rappresenta la cornice istituzionale in cui lavorare per il riconoscimento formale e sostanziale del raccordo che si è raggiunto e dei risultati realizzati finora.Inoltre, il confronto che si svilupperà nel Coordinamento provinciale, potrà contribuire a raggiungere l’obiettivo di definire insieme un Accordo quadro per l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap, come previsto dalla Legge 104/92. Come Assessore provinciale ai Servizi alla Persona e alla Famiglia, mi impegno a garantire la continuità delle attività di supporto e di coordinamento che la Provincia ha svolto sul tema dell’assistenza educativa scolastica in sinergia con tutti gli attori del territorio.

Antonio Conrater

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SCHEDA D.G.R. n° 215/05

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Principali riferimenti legislativi

Di seguito si segnalano le principali fonti legislative citate all’interno della pubblicazione; alcune sono richiedibili al Centro Informazione Supporto e Documentazione (CISeD) della Provincia di Lecco – Settore Servizi alla Persona e alla Famiglia - Corso Matteotti, 3 Lecco.

Deliberazione Giunta Regionale 27 giugno 2005, n. VIII/215 “Indirizzi attuativi per l’utilizzo delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali di cui al D.M. 1 lu-glio 2004 per interventi di politica sociale” Cod. CISeD SOC/41BIS

Legge 18 marzo 1993, n. 67 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 9, recante disposizioni urgenti in materia sanitaria e socio-assistenziale” (G.U. n. 66 del 20/03/1993)

Legge Regionale 14 dicembre 2004, n. 34 “Politiche regionali per i minori” (B.U.R.L. n. 51 del 17/12/2004) Cod. CISeD MIN/173

Legge Regionale 12 marzo 2008, n. 3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” (1° Suppl. Ord. al B.U.R.L. n. 12 del 17/03/2008) Cod. CISeD SOC/82

Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 “Attuazione della delega di cui all’art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382” (G.U. n. 234 del 29/08/1977)

Legge Regionale 20 marzo 1980, n. 31 “Diritto allo studio – norme di attuazione” (2° Suppl. Ord. al B.U.R.L. n. 12 del 21/03/1980)

Legge Regionale 7 giugno 1980, n. 76 “Promozione di servizi sociali a favore di sog-

getti handicappati” (3° Suppl. Ord. al B.U.R.L. n. 24 del 10/06/1980)

Legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” (G.U. n. 30 del 17/02/1992) Cod. CISeD HAN/05

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Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59” (Suppl. Ord. alla G.U. n. 92 del 21/04/1998) Cod. CISeD P.AMM/11

Legge 3 maggio 1999, n. 124 “Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico” (G.U. n. 107 del 10/05/1999)

Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” (Suppl. Ord. alla G.U. n. 265 del 13/11/2000) Cod. CISeD SOC/08

Legge 4 agosto 1977, n. 517 “Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell’ordinamento scolastico” (G.U. n. 224 del 18 agosto 1977)

Legge 10 marzo 2000, n. 62 “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul

diritto allo studio e all’istruzione” (G.U. n. 67 del 21/03/2000)

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Hanno contribuito alla realizzazione della pubblicazione:

Amadesi Rossana – Provincia di LeccoDonina Flavio – in rappresentanza dei Comuni del Distretto di MerateFalcone Angelo – Centro Risorse Tematico per la DisabilitàGillini Micol – Federazione Italiana Scuole Materne provinciale di LeccoGheller Fausto – Centro Risorse Territoriale per l’HandicapMilani Attilio – Centro Risorse Tematico per la DisabilitàPanzeri Marina – in rappresentanza dei Comuni del Distretto di Lecco Ripamonti Eugenio – Centro Risorse Territoriale per l’HandicapRossi Giusy – in rappresentanza dei Comuni del Distretto di BellanoSecchi Serafina – Federazione Italiana Scuole Materne provinciale di LeccoTurati Marta – Servizio Civile Provincia di LeccoVianello Emilia – Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco

Un ringraziamento, agli Amministratori e alle assistenti sociali dei Comuni del territorio provinciale, agli educatori e ai coordinatori psicopedagogici, ai Dirigenti scolastici e agli insegnanti che hanno collaborato nei Gruppi di lavoro e nel monitoraggio del progetto “Assistenza educativa specialistica in ambito

scolastico”.

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Finito di Stampare Aprile 2010presso la Casa Editrice Stefanoni