riassunto sociologia della conoscenza

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sociologia

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  • INTRODUZIONE Cosa intendiamo con la parola media? Canale 5, LEspresso, Radio Deejay sono dei medium. Cos il libro e la tv, la radio, il cinema e i manifesti sono dei media. Ma i media sono anche delle tecniche come la stampa a carattere mobili di Gutenberg, il cinematografo ei fratelli Lumire, il telegrafo senza fili di Marconi, i software che consentono di navigare da un sito allaltro. I media svolgono compiti diversi: informazione, pubblicit, intrattenimento, educazione, creazione. Nel corso degli anni i media hanno dato vita a unarte, a una forma di espressione o a una disciplina con proprie caratteristiche: la cronaca, il reportage giornalistico, il film, il manifesto, lo spot pubblicitario, documentario, teleromanzo, video, siti web. Tecniche, imprese, forme di espressione, campi di attivit: i media mettono in crisi qualsiasi tentativo di definizione. Tuttavia la parola media, qnd si imposta (anni 80) tornata al significato etimologico. Un medium un mezzo (strumento, tecnica, intermediario) che permette agli uomini di esprimersi e comunicare agli altri ci che vogliono trasmettere, qualunque sia loggetto e la forma di qst messaggio. Ma il medium si definisce anche in base alluso che se ne fa e il termine indica allo stesso tempo un ruolo determinato del mezzo che ha finito per prevalere e il modo migliore per svolgerlo. Raramente il medium riesce a sfuggire alla propria funzione specifica :organo di informazione; mezzo di intrattenimento, evasione o conoscenza; supporto o vettore nel campo dellarte per far conoscere capolavori. Prima parte del libro: analisi dei media in ordine di apparizione delle diverse tecniche (primi usi, prime destinazioni, innovazione sociale causata); seconda parte: obiettivi dei media, finalit che i destinatari gli assegnano (informazione, intrattenimento, comunicazione, educazione); terza parte: interrogativi sullinfluenza dei media su singoli, politica, cultura, vita internazionale; qst domande ci mettono davanti a prove decisive che dovremo affrontare nei primi decenni del XXI sec.

    PARTE PRIMA LE TECNICHE E I LORO USI Un medium una tecnica perci vale solo per luso che se ne fa. La tecnica non impone nulla anzi propone. Luomo invece dispone o compone. Il destino di un medium soggetto a incidenti, si imbatte in biforcazioni e cambia spesso direzione. Per questo i media non smettono mai di stupirci = il loro uso corrisponde raramente a quello che avevano immaginato i loro inventori.

    CAP. 1 LA STAMPA La stampa il pi antico dei media. Non casuale che la parola stampa designi anche la tecnica inventata da Gutenberg, luso che ne stato fatto, i diversi modi di impiego e gli scopi a cui stata destinata nel tempo. Fra il 1830-1870 la stampa inventa linformazione di attualit e definisce il compito dei giornalisti: dire ci che accade, che accaduto e che accadr. Da quel momento la stampa sar lattore e il testimone della duplice rivoluzione industriale e liberale.

    Le nascite del giornale quotidiano Nel VII sec. per la prima volta delle notizie di attualit vengono pubblicate con periodicit regolare e comunicate a molti lettori. 1631 = nasce la pi longeva gazzetta informativa La Gazzette de France fondata dal medico e letterato Renaudot su iniziativa del cardinale Richielieu. Il settimanale (8 pagine) tirato a 1200 esemplari, offre anche supplementi mensili. Prima di allora erano comparsi fogli di notizie, avvisi a stampa, bollettini, almanacchi, novelle, gazzette (a Venezia diffusa la Gazeta il cuinome viene dalla moneta dargento necessaria per acquistarla. In Italia vengono pubblicate gazzette a Firenze (1636), Genova, e riviste letterarie. I predecessori di Renaudot difficilmente riuscivano a eludere la sorveglianza dei censori. La stessa sorte tocc fino alla fine del XVIII sec. i gazzettieri del Rinascimento si accontentavano di riferire nei loro fogli i fatti pi disparati e insignificanti (feste popolari, funerali). La stampa quotidiana nasce in Germania nel 1660 con la Leipziger Zeitung. In Italia si afferma il giornalismo letterario: a Roma nasce il Giornale dei letterati, a Venezia il Giornale dei letterati dItalia (1710), a Firenze le Novelle letterarie (1740). 1777: fondato il primo quotidiano francese Le journal de Paris. 1785: nasce il quotidiano commerciale divenuto in seguito The times. Per i veri prototipi della stampa quotidiana moderna sono stati creati nel XIX sec. In Francia nascono la Presse ad opera di de Girardin, e Le sicle ad opera di

  • Dutacq (1836). In America il New York Sun e il New York Herald (1835). Sono venduti a 1 cent per copia. In Italia accanto a fogli che avevano gi una lunga tradizione (i primi quotidiani italiani: Gazzetta di Parma, Gazzetta di Mantova) tra il 1851 e il 1891 nascono molte testate ancora oggi in edicola: LOsservatore Romano, La Nazione, La Gazzetta piemontese (che diventer La Stampa), il Corriere della Sera, Il Gazzettino, Il Mattino.

    La conquista di una libert fondamentale La stampa moderna nasce nel XIX sec. 1846: diventa unindustria dopo la messa a punto della rotativa ad opera dellamericano Robert Hoe. Alcune testate si propongono di renderla accessibile a tutti grazie al modico prezzo di vendita, alla variet delle rubriche, alla qualit e semplicit di linguaggi. Impegnata a soddisfare le diverse richieste degli acquirenti, la stampa moderna diventata un vero mercato. Il quotidiano il primogenito e il prototipo dei mass media. Fino agli inizi del XX sec. la storia della stampa si identifica con la storia di una libert fondamentale: la libert di stampa, esigenza primaria da due punti di vista: logico e cronologico. Qst libert non solo stata conquistata prima di altre ma appare anche premessa e condizione per tutte le libert civili o politiche, personali o pubbliche. Come recita lo slogan dellassociazione Reporters sans frontires: non c libert senza libert di stampa. La stampa inglese la prima a lottare per la propria emancipazione. 1695: ottiene dalla Corona il diritto di stampare senza autorizzazione preventiva; 1762: mette in discussione la responsabilit politica del Primo ministro; 1885: ottiene la soppressione delle imposte che la colpivano. 1644: il poeta inglese John Milton a battersi per la libert di stampare senza autorizzazione n censura. 1766: una legge svedese elenca per la prima volta i principi costitutivi della libert di stampa: a) divieto di censura preventiva; b) designazione di un responsabile della pubblicazione; c) diritto di non rivelare le fonti di informazione; d) individuazione precisa dei casi di diffamazione. 1776: nel Bill of Rights lo Stato della Virginia indica nella libert di stampa uno dei baluardi della libert in quanto tale. Qst principio sar ripreso nel Primo Emendamento inserito nella Costituzione degli Stati Uniti nel 1791 = il Congresso non far alcuna legge che limiti la libert di parola o di stampa. 1789: la Francia prevede lintervento del legislatore. Lart. 11 della Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino stabilisce che ogni cittadino pu parlare, scrivere, stampare, salvo rispondere di eventuali abusi nei casi previsti dalla legge. 29 luglio 1881: legge sulla stampa francese, fissa il regime amministrativo e penale (= i giornali possono essere pubblicati senza autorizzazione preventiva e senza alcun deposito cauzionale) pur stabilendo dei limiti alla libert di pubblicazione: spetta al legislatore definire i reati di stampa. 1848 in Italia lEditto Albertino si ispira al principio la stampa sar libera, ma la legge ne reprimer gli abusi. Lart. 2 della a Costituzione italiana del 1948 recita: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non pu essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

    La stampa: attore e testimone Quando Hegel nel 1820 afferma il giornale la laica preghiera mattutina delluomo moderno, si rende conto che la stampa sta per diventare attore e testimone di profondi mutamenti. Con la stessa consapevolezza, in un discorso del 1850 Victor Hugo dice: proprio perch voglio la sovranit nazionale in tutta la sua libert, io voglio anche la stampa in tutta la sua libert. 1835, Tocqueville diceva: credere che i giornali servano solo a garantire la libert significherebbe sminuirne limportanza; essi mantengono la civilt. Emile Zola nel 1894 saluta lavvento di quella che lui chiama era dellinformazione. Nel XIX sec. il processo che d luogo al giornalismo e allinformazione moderni passa spt attraverso i quotidiani a cui viene affidata una missione: annunciare e raccontare ci che accade, che appena accaduto e che sta per accadere. Per la prima volta (grazie alla tecnica di Gutenberg) tante notizie sono offerte sul mercato. La stampa rompe con la tradizione dei fogli strettamente legati a un indirizzo politico. Cos i quotidiani danno alla stampa la sua grande legittimazione: insieme al Parlamento sono chiamati a rappresentare la democrazia e le sue libert. Sin dallinizio del XX sec. le pubblicazioni si diversificano sempre pi. 1930-1970 i settimanali illustrati come Life, Look (negli Stati Uniti), Candide, Match (Francia) vivono una sorta di et delloro (circa 10 milioni di copie, 40 milioni di lettori). Dopo gli anni 50 avverr un passaggio di testimone a favore dei settimanali di informazione generalista

  • come Time, Newsweek (Stati Uniti), LExpress (Francia); Panorama, 1962, Lespresso, 1955 (Italia). Senza dubbio i periodici se confrontati coi quotidiani ci appaiono come categoria residuale. La stampa periodica = nel suo insieme comprende tutti i giornali non quotidiani. Dopo il 1950 il numero e la variet dei suoi titoli aumenta ancora. Prescindendo dalle pubblicazioni professionali e dai settimanali di informazione generalista i periodici si distinguono a seconda che abbiano scelto di I) rivolgersi a un pubblico specifico o di II) puntare a un determinato argomento. I) La stampa che si rivolge a un solo tipo di pubblico la pi antica e la meno diversificata (periodici femminili, argomenti religiosi). II) Quanto alle pubblicazioni monotematiche, raggiungono lettori sparsi sul territorio e presentano molti pi titoli. A volte il tema trattato interessa solo un pubblico circoscritto. La stampa definita periodica, specializzata e raramente generalista, ha ormai superato i quotidiani e gi dal 1951 svolge altre funzioni: divertimento, evasione, risposta a un bisogno di compensazione, appartenenza sociale.

    CAP. 2 IL CINEMA Allinizio, allepoca dei fratelli Lumire il cinema una tecnica, ma in breve lEuropa ha fatto di qst medium unindustria prima che gli Stati Uniti costruissero a Hollywood la fabbrica del pi grande intrattenimento di massa del XX sec. Agli albori del XXI sec. tv, dvd e web aprono nuove prospettive alla settima rete.

    Dal muto al sonoro 1995: in occasione del centenario della nascita del cinema il produttore francese du Plantier affermava: il cinema nato il giorno in cui i fratelli Lumire hanno fatto pagare alla gente, su un marciapiede, il diritto di guardare un film in una sala, al buio. Per convenzione la nascita del secondo mass media (il 1 la stampa) si fa risalire a qst evento: 28 dicembre 1895 i fratelli Lumire, a Parigi, nella sala indiana del Grand Caf de la Paix, propongono il primo spettacolo pubblico e a pagamento di cinematografo che comprende un pezzo di cronaca: Luscita dalle fabbriche Lumire e alcuni sketch di vita familiare come Linnaffiatore annaffiato. Invenzioni che avevano preceduto qst: a) il cilindro di Plateau (1839 detto fenachitoscopio che dava lillusione del movimento); b) la fotografia di Daguerre che sostituiva i disegni; c) il fucile fotografico di Marey ritenuto lantenato della cinepresa. Il cinema allinizio uno spettacolo paragonabile al circo o una continuazione del teatro popolare. Presto diventa unindustria e un mass media; allinizio riservato alle notizie di cronaca, poi racconta storie (con Griffith). Il cinema, muto, ignora i condizionamenti della lingua interessando bambini e anziani. Dal 1900, in meno di ventanni, il cinema diventa una vera e propria industria con le sue sale di proiezione, i suoi produttori, tecnici, divi, spettatori. (es. 1910 Stati Uniti: pi di 10.000 sale).

    La fabbrica dei sogni 1927: alcuni anni prima che uscisse Il cantante di jazz primo film sonoro, gli Stati Uniti avevano gi fatto nascere unindustria organizzata dalla tecnica cinematografica. 1915: qnd il trust Edison dichiarato illegale dalla Corte di uno Stato federale, le sette major di Hollywood (le grandi: Fox, Paramount, Warner, Metro Goldwin Mayer; le minori: Columbia, Universal, United Artists) si accingono ad applicare alla produzione e alla realizzazione dei film le ferree regole del mondo industriale. Secondo Akoun con lavvento del sonoro il cinema perde la funzione di grande rituale popolare che lo aveva caratterizzato fino al 1929. I paesi che si sono lanciati per primi nellavventura hanno potuto cogliere limportanza del nuovo medium per difendere la cultura e la politica di cui erano portatori. Gli Stati Uniti escludono i film straneri dalle loro 25.000 sale e aumentano gli stanziamenti per i singoli film. Hollywood attinge dalle cinematografie straniere in difficolt: espressionismo tedesco, avanguardia sovietica, surrealismo francese. 1935-1950 la fabbrica dei sogni poggia su due pilastri ovunque costruiti sul modello hollywoodiano: a) lo star system; b) lo studio system. I divi hanno un duplice ruolo: garantiscono quasi sicuramente il successo di un film; favoriscono i possibili giochi di identificazione. Il cinema fatto per dar forma ai desideri di ciascuno. Far leva sul bovarismo (= l'attitudine degli uomini a credersi e a vedere le cose diversamente da quelle che sono, a sognare delle felicit irrealizzabili, irraggiungibili) degli

  • spettatori non impedisce alla nuova industria di tendere sempre pi alla concentrazione e alla gerarchizzazione. 1940: le major coprono il 90 % del fatturato di Hollywood. Anche gli europei obbediscono alle regole dello studio system: in Italia Mussolini inaugura gli studi di Cinecitt (1937) e controlla la produzione; in Francia Pat e Gaumont monopolizzano la produzione; in Germania lo Stato controlla lindustria cinematografica mediante pochi produttori.

    Il film: prodotto, mezzo di propaganda o opera dellingegno? A girl and a gun (= una ragazza e una pistola) per gli americani la chiave del successo di un film. Accanto alle grandi produzioni (da I dieci comandamenti a Harry Potter) si fanno film meno costosi, come quelli che quando ancora non cera la tv, precedevano il film in programma come secondo spettacolo (B movies = film di serie B), fino ai telefilm e ai serial per il piccolo schermo. Alcuni hanno visto nella fabbrica dei sogni di Hollywood il cavallo di Troia della cultura americana e delle imprese al di l dellAtlantico, ma hanno preferito dimenticare lavvertimento di Lenin nel 1922: per la Russia il cinema la pi importante di tutte le arti; o quello di Stalin del 1924: il cinema il pi grande mezzo per muovere le masse. Durante le trattative per il piano di Marshall i negoziatori americani ottennero da alcune nazioni europee di allentare i vincoli allimportazione dei film hollywoodiani; es. Francia, 1946 alle quote di importazione si sostituiva una quota schermo che riservava ai film francesi quattro settimane ogni trimestre. Lanno seguente la presenza dei film francesi sugli schermi scendeva dal 50 al 30 %. Alla fine del 1948 la quota schermo passava da quattro a cinque settimane e le quote di importazione ritornavano ai vecchi valori: su 186 film autorizzati a entrare in Francia 121 provenivano dagli Stati Uniti. Nel 1946 fu creato il Centre National de la cinmatographie (Cnc), destinato a sostenere i film francesi e a reinvestire nella produzione nazionale una parte degli incassi realizzati in Francia da film stranieri. In Italia, dopo il protezionismo e il ritiro di molti film hollywoodiani durante il regime fascista, alla fine della guerra termina anche il boicottaggio e ricominciano massicce importazioni di film americani. Con la caduta del fascismo gli Stati Uniti dominano il mercato e alcune piccole case di produzione devono ridimensionarsi. Nel 1948 i film americani sono il 74,1% delle novit proiettate sugli schermi cinematografici italiani. Anche il cinema neorealista, che si impone come forza di rinnovamento, non riesce a contrastare il successo di pubblico del cinema americano. Agli inizi degli anni Cinquanta larrivo della televisione sconvolge in tutto il mondo leconomia del cinema. Ren Clair: la settima arte diventa lammiraglia di una flotta che annovera fra i suoi vascelli le videocassette, i telefilm e i prodotti multimediali su disco o accessibili in internet. Anzich decretarne la scomparsa, la televisione salva il cinema. Gli rid fiato spingendolo, a innovare e a rinnovarsi grazie alla presenza di registi di punta attivi in Italia, in Francia e anche negli Stati Uniti. La tv offre al cinema sbocchi inattesi e sempre pi numerosi: i film attirano il grande pubblico sia sui canali generalisti sia su quelli a pagamento. La televisione partecipa in misura sempre maggiore al loro finanziamento e ne assume in proprio anche la promozione pubblicitaria e i prodotti derivati. Il cinema resta la pietra angolare di ci che ha inventato: lintrattenimento di massa. Per queste ragioni nessuno Stato rinuncia alla possibilit di intervenire per aiutare o promuovere il cinema e talvolta per controllarne i contenuti. Certo le modalit dellintervento variano notevolmente: dalle quote di diffusione sui canali nazionali, i vincoli di produzione ai quali i film sono soggetti, agli anticipi sugli incassi, passando per la successione cronologica delle sedi di proiezione (prima nei circuiti di sala, poi nelle videoteche e infine sui canali televisivi). Del resto lo scarto fra i bei discorsi e la realt dei fatti aumenta ulteriormente quando occorre giustificare o camuffare sovvenzioni o controlli di ogni tipo. Quando si invoca leccezione culturale, si mira a evitare che vengano applicate in modo generalizzato e incondizionato al settore audiovisivo e al cinema, le regole del mercato e del commercio internazionale. A qst punto nasce un interrogativo: il cinema pu sfuggire allapplicazione del principio di libero scambio previsto dallOrganizzazione mondiale del commercio (Omc) succeduta nel 1994 al Gatt (General Agreement in Tariffs and Trade, Accordo generale sui dazi e sul commercio?) per giustificare gli interventi dello Stato sul cinema Malraux, ministro della Cultura in Francia affermava: il cinema unarte ma anche unindustria. Quello che allinizio era stato una tecnica, offre oggi alcuni dei suoi prodotti su un mercato unico di dimensioni

  • mondiali. Presentarlo come una merce diversa dalle altre rischioso; spt unopera dellingegno, di intrattenimento o di cultura.

    CAP 3 LA RADIO (o radiodiffusione sonora) Anche se questo mezzo non pu vantare alcuna invenzione per quanto riguarda linformazione e lintrattenimento, ha cambiato le regole del gioco in questi campi delle comunicazione. Da quando si affermata come mezzo di informazione di massa, fino al 194, la sua evoluzione si intrecciata con quanto di pi incivile il XX sec. ha prodotto. Per questo stata accusata di propaganda. Dal 1945 il suo contenzioso con il potere (es. stazioni periferiche a stento tollerate, emittenti locali tardivamente legalizzate, radio libere o pirata) indica ai media il cammino della libert. Perch sono state applicate alla radio (o tv) regole diverse da quelle riservate alla carta stampata? Perch ci che costituisce vantaggio per questultima (concorrenza, imprenditori privati) uno svantaggio per la radio?

    La radio come segno distintivo

    Pianoforte e fotografia sono segni distintivi di una borghesia in ascesa. Grazie al pianoforte la musica pu uscire dalla cerchia ristretta dellaristocrazia; la fotografia sostituisce i ritratti sulle pareti dei luoghi privilegiati. Praticamente entrambe concorrono ad aprire la strada ai media audiovisivi che domineranno il XX sec di cui la radio sar il loro capofila. Marzo 1899 = Guglielmo Marconi trasmette dei messaggi sonori sulle onde hertziane: partono dallInghilterra e raggiungono la Francia. 1896 = aveva gi fatto una trasmissione analoga su tre km depositando il brevetto della telegrafia senza fili. La telegrafia senza fili rappresenta il punto dincontro di alcune scoperte che lhanno preceduta: leggi di Maxwell sullelettromagnetismo, trasmissione onde radioelettriche di Hertz. Per solo durante la I guerra mondiale che la radio fa il suo ingresso nella storia in quanto mezzo, medium: novembre 1917 una radio annuncia che il Soviet di Pietrogrado si messo a guidare la resistenza al governo in carica (governo che solo qualche ora prima aveva fatto demolire le macchine dei giornali che gli erano rimasti fedeli). Cos la radio batte la stampa sul suo stesso terreno e si impone dove nessuno se lo aspettava (era infatti opinione diffusa che la sua funzione fosse solo permettere ai militari di scambiarsi messaggi in segreto). In pochi anni la radio diventa il primo supporto accessibile a tutti basato solo sul suono: rappresenta per i messaggi sonori ci che stampa e cinema sono per la parola scritta e limmagine. 1920: i radioascoltatori americani possono seguire per radio la campagna presidenziale. 1921: in Francia diffuso il primo giornale radio (lo Stato ha il monopolio ma concede delle autorizzazioni ad alcune trasmittenti private); creata la Bbc (British Broadcasting Corporation), fondata da ditte produttrici di apparecchiature, con struttura privatistica e il controllo governativo. Italia 1924: lUri (unione radiofonica italiana) = associazione di produttori radiofonici e di societ di radiodiffusione, riceve la concessione delle trasmissioni radio sul territorio nazionale; modello di sviluppo simile alla Bbc. Ma in Italia lo Stato, allinizio, si interessa poco della radio. 1927: lUri si trasforma in un ente di Stato vero e proprio (Eiar, ente italiano audizioni radiofoniche). La radio si impone fra il 1918 e il 1925. Dal telefono mutua una perfetta ubiquit: a) i messaggi sono ricevuti nello stesso istante in cui vengono emessi senza il minimo scarto temporale; b) raggiungono in tempo reale tutti i membri di una popolazione ovunque si trovino. Funzione intermedia tra posta o telefono: da un lato produce messaggi che propone a un pubblico libero di non riceverli, dallaltro offre a tutti in ogni momento la possibilit di mettersi sulla stessa lunghezza donda.

    La radio e il potere

    La radio il primo mezzo nella storia capace di raggiungere in diretta un uditorio disperso e numeroso. Stampa e cinema non sono mezzi di diffusione. Con la radio la diretta sostituisce la differita. Limmaterialit delle onde lelemento costitutivo della sua potenza, confrontata alla materialit della carta di giornale o della sala cinematografica. I vantaggi della radio non sfuggono al potere politico. Da quando nasce in Urss (1917), i dirigenti politici del paese la utilizzano per diffondere la loro buona novella: 1929: Radio Mosca trasmette programmi in varie lingue in molti stati esteri. Dopo qualche anno Goebbels (uno dei pi importanti gerarchi nazisti) esorta i suoi concittadini ad aprire le finestre per farvi entrare il pensiero nazista mediante la radio. In un suo libro Ciacotin paragona limpatto della

  • radio ai meccanismi di condizionamento pavloviano parlando di stupro delle folle attraverso la propaganda politica. La Gran Bretagna inventa il canone di abbonamento, permettendo alla Bbc (istituita in monopolio), di vivere senza ricorrere alla pubblicit; gli Stati Uniti modellano il regime della radio su quello della stampa. 1927 = si affida a unagenzia federale (Federal Radio Commission Frc) il compito di dare alle diverse stazioni-radio lautorizzazione a trasmettere (= diritto di utilizzare lo spazio pubblico delle onde hertziane). Negli stessi anni quasi tutti i paesi europei scelgono una terza via, a met tra la libera concorrenza allamericana e il monopolio pubblico allinglese. Es. Francia: numerose emittenti private (1945 annullate le concessioni private, riconosciuto il monopolio alla Rtf - radiodiffusion televisioni franaise -; 1982: monopolio abrogato per legge. Cos si sviluppano circa 1500 stazioni autorizzate. Italia: lEiar viene finanziata dal canone e dalla pubblicit (a differenza della Bbc che non prevedeva pubblicit); 1926 nasce la concessionaria di pubblicit radiofonica Sipra (Societ Italiana Pubblicit Rradiofonica Anonima). Nel 1944 lEiar diventa Rai (= societ per azioni a totale partecipazione pubblica). La Corte costituzionale emana dei principi per la Rai: a) deve dipendere dal Parlamento (non + dal governo) che la controlla mediante la Commissione parlamentare per lindirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (20 deputati e 20 senatori che rappresentano i gruppi del parlamento) istituita con la legge 103/1975; b) deve rispettare i criteri di obiettivit e completezza dellinfo. La Rai mantiene il monopolio fino al 1976 quando la Corte costituzionale dichiara legittime le emittenti private a copertura locale. Tra le prime emittenti private abbiamo Radio Milano International (radio 101);

    La diversificazione dellaudience

    Dagli anni 50 in poi la tv conquista il primato appartenuto alla radio e trionfa ovunque. Nulla per toglie alla radio il merito di aver aperto la strada ai grandi media del XX sec (tv e strumenti multimediali). 1964: in Gli strumenti del comunicare, McLuhan evidenzia i pregi della radio: 1) tocca personalmente lascoltatore; 2) rapporto da individuo a individuo che presenta un mondo di comunicazioni sottintese tra speaker e ascoltatore. La radio indica alla tv la strada da seguire. A essa il merito di aver inventato programmi in grado di piacere e sedurre i pubblici pi svariati. Dopo il 1960 gli altri media cresceranno applicando lo stesso criterio della radio: la diversificazione dei programmi. Si annuncia la nuova era: dei pubblici mirati, dei temi circoscritti, di richiamo meno vasto ma pi intenso. La radio continua oggi con questa logica moltiplicando i programmi e rivolgendosi a fasce di ascolto pi ristrette. Oggi il sistema digitale permette alla radio di progredire sulla via gi intrapresa = rivolgersi a gruppi di ascoltatori particolari tuttavia col tempo, lusura e la difficolt dinnovazione la rendono banale rispetto ad altri media.

    CAP. 4 LA TELEVISIONE La tv ha improntato su di s il XX sec pi di qualsiasi altro medium. Dalla stampa ha reclutato i professionisti per condurre i telegiornali; del cinema e della radio ha seguito i passi per dare programmi ai propri schermi e arrivare a ogni tipo di pubblico. Tra il 1950 e il 2000 il percorso della tv procede in parallelo ci progressi della tecnica e si intreccia con le lotte per la libert di espressione. Grazie a cavi e satelliti la tv diventa una finestra sul mondo, si fa sempre pi estesa e diversificata e diventa locale, regionale, planetaria. Potere dinfluenza notevolissimo, incide in modo diverso in realt diverse (es. minor influenza sulle elezioni, maggior influenza sulla tendenza dellopinione). Essa gareggia con la stampa nel campo dellinformazione.

    La televisione dal 1950 ad oggi

    La parola televisione nasce prima delloggetto a cui si riferisce. Usata per la prima volta in occasione dellEsposizione universale di Parigi per indicare la trasmissione a distanza di immagini animate e dotate del sonoro. Questa tecnica risale al 1923. I primi esperimenti di trasmissione di immagini a distanza in Italia iniziano nel 1929; nel 1949 iniziano alcune trasmissioni d Torino e Milano, ma il giorno del battesimo vero e proprio della televisione italiana 3 gennaio 1954 (= iniziano ufficialmente le trasmissioni, prima era). In Francia la prima trasmissione viene diffusa dalla Tour Eiffel (1935).

  • Tuttavia la storia della tv inizia a met del secolo. In Italia gli abbonati sono circa 80.000 nel 1954; arrivano a 4.000.000 nel 1963. In Francia le prime grandi vendite di apparecchi televisivi coincidono con la trasmissione da Londra (1952) dellincoronazione della regina Elisabetta II. Negli Stati Uniti, 1960 John Kennedy eletto presidente; la maggioranza di giornalisti e politici convinta che abbia vinto grazie alle sue prestazioni televisive = si attribuisce alla tv il potere di determinare gli esiti elettorali, costruire o distruggere la credibilit dei politici. In meno di un decennio la tv diventa un mezzo di comunicazione di massa; prima del 1950 era ritenuta una curiosit tecnica, poi conquista la maggioranza del pubblico e impone le proprie regole nel campo dellinformazione, intrattenimento e animazione. Nei paesi sviluppati segue le regole delloligopolio = due o tre reti coesistono in regime di concorrenza anche se il monopolio dello Stato a dominare sulle onde e sui programmi. Con la nascita di Hbo (Home box Office = una delle emittenti televisive via cavo pi popolari degli Stati Uniti. Di propriet della Time Warner, la sua programmazione basata sul cinema e sulle serie televisive di sua produzione per cui conosciuta in tutto il mondo. Negli USA ha oltre 38 milioni di abbonati. Trasmette in oltre 150 Paesi) negli Stati Uniti, nel 1975, la televisione entra nella sua seconda era: accessibile grazie ai cavi coassiali che hanno sostituito le tradizionali onde hertziane e collegata da est a ovest per vie satellitari, la nuova rete (a pagamento) diffonde solo fil girati per il cinema. Novit: da un lato abbandona il sistema che implica lintervento di un terzo pagante perch il telespettatore sottoscrive direttamente un abbonamento in favore dellente che trasmette i programmi; dallaltro rompe i vincoli posti dalla scarsezza delle onde hertziane (= era dellabbondanza e della diversificazione con 5 assi: cinema, sport, informazione, musica, programmi per infanzia). I canali tematici allinizio considerati superflui si rivelano presto complementi indispensabili dei canali generalisti. Grazie al sistema digitale (= traduzione dei suoni e delle immagini nel linguaggio informatico basato sulla successione di 0 e di 1) la televisione entra nella sua terza era (= pochi anni prima della fine del XX sec). La famiglia dei compact disc (cd) aumentata: ai Cd audio si aggiungono i Cd-Rom, i Dvd-Video e i Dvd-Rom. Con lavvento della televisione digitale via satellite (= Direct tv) inaugurata negli Stati Uniti nel 1994, linterattivit offre nuove opportunit alla televisione = il televisore rene accessibile ogni cosa (film, info, servizi fino a poco tempo fa riservati ai computer). Cos alle soglie del 2000, dopo labbondanza (20, 50, 100 canali) la televisione scopre linterattivit = nello scambio comunicativo con la tv liniziativa dunque passata al telespettatore.

    Regime pubblico e regime privato: due statuti diversi e controversi Le reti emittenti possono essere: pubbliche o private, locali o planetarie, generaliste o tematiche, gratuite o a pagamento, convenzionali o interattive, hertziane, via cavo o via satellite. A causa di ci non si possono classificare. Per ci sono tre strade che permettono di distinguere i criteri che le distinguono: 1. Chi crea le imprese che propongono al pubblico i programmi televisivi? Lo Stato? Le imprese private? Societ di diritto privato a capitale pubblico? O le associazioni? Queste sono tutte formule che esistono dalle origini della televisione. quindi riduttivo opporre monopoli pubblici europei alle emittenti private americane soggette a leggi concorrenziali. 2. Chi finanzia queste imprese? Lo Stato? Un canone? Coloro ch epagano per far trasmettere pubblicit? I telespettatori mediante abbonamento (Sky) o pagando specifiche trasmissioni (film, partita)? Anche per questo argomento le diverse forme coesistono. 3. Quali sono i margini di libert che hanno le diverse emittenti nel decidere i loro palinsesti? O quando devono decidere i contenuti dei programmi? O quando devono aprire i propri spazi a tutte le correnti (religiose, politiche..). anche qui le regole sono diverse, idem per le modalit di controllo delle emittenti e per i tipi di sanzioni in cui possono incorrere. Solo lanalisi della storia della tv nei diversi paesi consente equivalenti paragoni. In America la tv apparsa dallinizio come modello positivo e negativo. Gli Europei invece si pensa di non dover lasciare la tv alla merc delliniziativa o degli interessi privati, perci hanno affidato agli Stati il compito di creare gli organismi a svolgere tali funzioni; gli Stati infatti, applicavano verso i monopoli che andavano costituendo (Bbc, Rtf, Rai) formule diverse come legislatori, amministratori, regolamenta tori, finanziatori, gestori. Questa scelta era opposta a quella fatta per la stampa fondata appunto dagli imprenditori privati.

  • Lanalisi dello sviluppo delle televisioni europee rivela un importante fenomeno degli anni 70-80: la fine dei monopoli pubblici e laffermarsi delle emittenti private. I primi segni di disgregazione dei monopoli sono dovuti ai progressi della tecnica che favoriscono la creazione di una seconda rete (1961 in Italia) e dopo il 1975 segnano linizio della seconda era televisiva grazie allintroduzione dei sistemi via cavo e satellitari. Ci si chiedeva perch non estendere alla tv le regole che avevano reso la stampa uno strumento di libert. In questo campo lItalia d lesempio allEuropa: la Corte costituzionale emette due sentenze (1974-1976) con cui dichiara incostituzionale il monopolio della Rai. cos che Berlusconi inizia lavventura della televisione via cavo sul territorio milanese per diffondere i suoi programmi utilizzando ponti hertziani. In Europa lavanzata delle emittenti privati inarrestabile: Francia (1984, Canal+); Inghilterra (1982, Channel4); Germania (1985, Sat1 e Rtl-TV); Italia: le prime emittenti private iniziano nei primi anni 70 (Telebiella) e sono locali via cavo, in pochi anni sostituite da quelle via etere. Inizio anni 80: nascono le reti che faranno parte della Fininvest di Berlusconi (1980: Canale 5; 1982: Retequattro e Italia1). Lascesa delle televisioni private ha seguito strade diverse nei vari paesi europei. Francia: con la legge 29 luglio 1982 abolisce (almeno formalmente) il monopolio pubblico della programmazione e garantisce a emittenti private la possibilit di ottenere concessioni per le proprie reti, previa autorizzazione. Anche Spagna e Grecia mettono fine al monopolio (1988-89). Svezia: autorizza un canale in lingua svedese trasmesso da Londra (mediante il satellite lussemburghese Astra) finanziato da un miliardario con domicilio a New York. LOlanda d via libera a Rtl4 ma mantiene inalterata la legge. Svizzera: il Parlamento apre un varco alle emittenti private con una legge federale (1 aprile 1992). Italia: dopo labolizione del monopolio (1976), proliferano le emittenti private anche per la mancanza di legislazione sufficiente (deregulation) fino alla legge Mamm del 1990. Nonostante le tante tv private (spt locali), negli anni 80 si consolida un duopolio televisivo Rai-Fininvest solo in parte scalfito da reti nazionali (1974: Telemontecarlo poi diventata La7; 1987: Odeon). 1990: viene regolamentato il sistema affidando compiti di garanzia e controllo nel settore audiovisivo al Garante per la Radiodiffusione e lEditoria (sostituisce il Garante dellEditoria creato nel 1981). Attualmente sul settore radiotelevisivo italiano vigila lAutorit per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) istituita con la legge 249 del 1997; compito = assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e tutelare le libert fondamentali dei cittadini. LAgcom unautorit convergente = a un unico organismo spettano funzioni di vigilanza e controllo nei settori delle telecomunicazioni, dellaudiovisivo, delleditoria (primo caso in Europa dovuto ai cambiamenti scaturiti dallavvento della tecnologia digitale e dallarrivo dei media in questo settore.

    Il processo alle intenzioni

    Prima della tv, nessun media aveva suscitato timori e perplessit a partire dagli anni 60; a questo dovuto laccumulo di regole a riguardo. Jean Cazeneuve elenca 7 problemi, capi daccusa contro la televisione: 1) indipendenza limitata; 2) gusto della spettacolarizzazione; 3) demagogia; 4) tendenza a far leva sulle emozioni del pubblico; 5) disprezzo per la cultura; 6) violenze di ogni genere; 7) netta preferenza per i programmi di svago e intrattenimento. Queste accuse sottendono i dubbi di unopinione pubblica allarmata: quali regole devono rispettare le emittenti? Quali limiti vanno messi alle loro libert? In America i docenti universitari denunciano la tendenza a mescolare in una stessa trasmissione pubblicit, informazione e show-business; queste recriminazioni costringono il governo a creare nel 1967 una rete pubblica, la Pbs (= Public Broadcasting System), la quale visto essendo finanziata da donazioni (e non dalla pubblcit) pu sottrarsi ai condizionamenti di sondaggi e dellaudience. Nei quindici anni successivi le televisioni europee si convertono alla formula americana della regulation mediante agenzia indipendente. In Francia: il Csa (1989) nasce per rispondere alle stesse necessit che negli Stati Uniti hanno portato alla creazione della Frc e Fcc per la radio. In pratica occorre trovare un altro modo per dar vita a un nuovo diritto, di tipo contrattuale, elaborato in funzione dellinteresse comune. Scopo: stabilire un terzo tipo di regolamentazione intermedio rispetto ai due esistenti: I) basato su leggi e regolamenti in cui lo Stato strumento o agente; II) fondato sul mercato in cui regnano transazioni e concorrenza.

    CAP. 5 INTERNET

  • Gli strumenti multimediali permettono di restituire su uno schermo di un pc, televisore o telefono, diversi documenti (testi, grafici, brani audio, immagini fisse o mobili,, mute o sonore) ai quali si pu accedere liberamente secondo le proprie necessit. Peculiarit: possibilit di mescolare diverse forme di espressione, rappresentazione o comunicazione e di navigare dalluna allaltra come e quando si vuole. Ai testi multimediali possiamo accedere in due modi: a) fuori linea (off line) su un supporto autonomo (Cd-Rom, Dvd) grazie a un lettore portatile, a un pc o allattrezzatura di un ufficio; b) in linea (on line) quando lo schermo del terminale connesso a una rete che permette di accedere a provider di informazioni, di intrattenimento o di transazioni economiche.

    In principio fu la digitalizzazione dei segnali 1980: diverse innovazioni segnano nel campo dei mass media linizio di una nuova avventura e ciascuna di esse ha origine in un nuovo utilizzo dellinformatica. Inizialmente qst avviene quando linformativa viene applicata alle telecomunicazioni (es. Videotel italiano). Fin dalla met degli anni 60 i sistemi di computer di banche, compagnie assicurative, comunicavano tra loro mediante reti telematiche specializzate. Ma la telematica va oltre perch offre a tutti ci che prima era riservato a pochi. Cos vengono messi in linea servizi di info accessibili a chiunque ne faccia richiesta. La diffusione della telematica precede di poco la vendita al pubblico negli Stati Uniti, dei primi personal computer (1981): Pc fabbricati dallIbm. Ma solo quando sul mercato appare il suo concorrente, il Mac (pi facile da usare e pi conviviale) la microinformatica raggiunge il grande pubblico. Il computer non pi usato solo in ufficio, ma anche a casa e a scuola. Passo decisivo per linformatizzazione della societ. Nello stesso anno in cui il Macintosh intacca il monopolio di Ibm (1984), la Philips e la Sony si lanciano nella vendita di compact-disc audio, i famosi Cd, che in soli quattro anni hanno sostituito i dischi. I suoni e le immagini sono tradotti nel linguaggio digitale che gi aveva permesso ai testi e ai disegni di circolare da un computer allaltro mediante rete telefonica. Cos la famiglia dei Cd si estesa: Cd-Rom con testi e immagini fisse (1985); Cd-RomXa con in pi lelemento video (1988); Cd-Video per vedere film sul televisore (1992); Dvd, digital versatile disc, cd multifunzionale connesso a un televisore o a un computer (1997). I supporti multimediali sono nati durante queste innovazioni che rappresentano tre aspetti della rivoluzione digitale: a) applicazione dellinformatica alle telecomunicazioni; b) diffusione dei Pc; c) estensione della famiglia dei cd e successo dei suoi membri. Prima di essere on line, il multimediale stato off line ma la distinzione si attenuata grazie al personal computer col quale possibile far interagire le info accessibili in rete con quelle date da supporti autonomi.

    Internet e la multimedialit

    Il Cd del 1984 segna la digitalizzazione del suono. In seguito il linguaggio dellinformatica si integra al processo della comunicazione (dalla trasmissione alla ricezione). Cos il digitale aggrega gli scritti, i suoni, le immagini e i dati sugli stessi supporti (es. dischi, reti). Senza il digitale (= linformatica di cui il digitale il linguaggio), il sistema multimediale non sarebbe mai esistito. Lapplicazione dei media nel mondo dei media ha causato un duplice sconvolgimento: I) ununica tecnica accomuna e mischia varie forme di espressione (= categorie di segnali), ciascuna delle quali dotata di un proprio medium: finisce lera in cui scritto, immagine, suono e dati informatici avevano i propri strumenti di elezione. II) mischiando qst elementi in uno stesso disco il digitale permette di passare da una forma di espressione a unaltra mediante un click di mouse (grazie allipertesto e allipermedialit). Comunque i Cd-Rom e i Cd-I (leggibili da un televisore) sono solo unanticipazione del multimediale, anche se mutando radicalmente le nostre abitudini mentali e pratiche. La rivoluzione dei multimedia infatti non si limita ai progressi del digitale, alla generalizzazione del linguaggio informatico, al sodalizio tra informatica e gli editori di contenuti fino ad allora legati ai media tradizionali (stampa, radio, tv, cinema). Il digitale era la condizione necessaria allavvento dei multimedia ma non la condizione sufficiente. Internet intorno al 1992-93 a dar loro il grande impulso e a metterne in risalto le loro potenzialit. Da quegli anni in poi i server multimediali saranno accessibili da qualsiasi computer collegato a internet grazie ai link ipertestuali e ipermediali. 1989: il britannico Timothy Bernes-Lee e il belga Robert Caillau, entrambi appartenenti al Centro europeo di ricerca nucleare di Ginevra (Cern), utilizzando il

  • procedimento di consultazione di internet, creano il World Wide Web (web) = rete mondiale. Il mondo immaginato da McLuhan (inizio anni 60) realizzato dal Web grazie a browser come Mosaic: possibile accedere a distanza, dal video del proprio Pc, a qualsiasi programma o servizio multimediale con testi, parole, musica, immagini. Con la posta elettronica e i gruppi di discussione (forum), Internet (= rete di reti che permette di collegare tra loro i computer di tutto il mondo grazie a due protocolli [Tcp: un linguaggio che consente ai computer di capirsi; Ip: un sistema che opera linvio reciproco dei messaggi; inventati nel 1974]) non pi un mezzo di comunicazione e espressione. Con il Web diventa il pi grande giornale del mondo, la biblioteca dotata del maggior numero di libri, lipermercato pi fornito. Tutti i servizi web possono essere multimediali: dalle info meteorologiche ai giochi in rete, alle info su misura (es. banche dati). Internet mondiale, decentralizzato e multimediale. Trasforma la telematica e d un senso alle alleanze tra laudiovisivo, linformatica e le telecomunicazioni.

    I supporti e le reti multimediali a confronto con gli altri media Il multimediale (on line o off line, in versione autonoma [Cd-Rom, Dvd] o in versione connessa [via internet]) associa mediante il linguaggio digitale i mondi dello scritto, dellaudiovisivo, e i dati informatici. Esso per non la somma di questi elementi; n pu essere considerato un medium onnicomprensivo, un tutto in uno, anche se i media tradizionali si coniugano e si sovrappongono al suo interno. Il multimediale d ai media tradizionali la possibilit di superare i propri limiti. Con lipertesto libera il testo scritto dalla sua linearit. Libera radio e tv dai vincoli del palinsesto e degli orari prestabiliti, dai condizionamenti delle emittenti. A partire dal 1995 si parla di convergenza tra televisore, computer, telefono. Sarebbe pi giusto parlare di emancipazione dei tre universi e la scoperta da parte di ciascuno di essi, dei vantaggi e delle possibilit degli altri due. Dagli inizi degli anni 90 linformatica entra in contatto con laudiovisivo grazie a nuovi algoritmi come Mpeg 1: sugli schermi dei computer appaiono immagini. Le telecomunicazioni vanno oltre la telefonia tradizionale. Grazie allinformatica, laudiovisivo scopre linterattivit, gli effetti speciali e le immagini virtuali. Alain Staron, inventore dei servizi interattivi di Tps (televisione via satellite) in Francia, inaugur nel 2002 larrivo dei telenauti. Allinizio del XXI sec. il multimediale on line non ha ancora trovato le applicazioni di una sua specifica competenza. Si limita a prolungare o completare i vecchi media catalizzandone le prestazioni. Riconcilia le forme di espressione dello scritto e dellimmagine, mescolandole. Il multimediale ci impedisce di ignorare la realt: sono semplici strumenti, utili, indispensabili a patto che siano impiegati solo quando le loro prestazioni lo giustifichino e non a qualunque scopo.

    II parte: OBIETTIVI E FINALIT DEI MEDIA

    I media sfuggono sempre ai loro inventori. Durante gli anni man mano che si diffondono trovano nuovi obiettivi e si scoprono in essi nuove potenzialit e finalit. Quando nascono non hanno un foglio di viaggio e spesso accade che, raggiunto il grande pubblico, cambino direzione di marcia. I media quindi sono strumenti e allo stesso tempo luso che di tali strumenti si pu fare. Col passare del tempo si affidato loro un ruolo che: organo di informazione, strumento di relazioni pubbliche, mezzo di evasione o supporto di opere capaci di suscitare sentimenti ed emozioni.

    CAP. 6 - LINFORMAZIONE Le news sono uninvenzione della stampa quotidiana. Linformazione moderna nata nel XIX sec quando sono state offerte delle notizie sul mercato, grazie alla nascita delle rotative (= macchina per la stampa nella quale le immagini da stampare sono incurvate intorno ad un cilindro) e alla proclamazione delle libert personali e politiche. Proprio questo tipo di info ha trovato nella radio, nella tv e in internet nuovi territori da esplorare che, nella loro specificit, hanno costituito per linformazione moderna una sfida.

    Dalle notizie allinformazione I giornali quotidiani hanno inventato le news (informazione) nel XIX sec segnato dalla rivoluzione industriale e dalla lotta per le libert. Sono questi organi di informazione (Times fondato a Londra nel 1785, Wall Street Journal a New York nel 1889) che assegneranno ai giornalisti il loro compito: raccontare ci che accade nellattualit. Per i quotidiani

  • linformazione non solo il fine ma una vera istituzione che comporta tecniche, professionisti, discipline. Il Times svolge un ruolo decisivo in questo compito perch dispone di margini di libert pi ampi rispetto agli altri quotidiani. Il quotidiano d prova della sua indipendenza dal governo quando si schiera (1821) dalla parte della regina Carolina, trascinata dal marito Giorgio VI in un processo per adulterio; il quotidiano crea una rete di corrispondenti e cerca di dare lo stesso spazio tanto alle piccole notizie locali quanto a quelle nazionali ed estere. Il Times innova anche nella forma: d sempre pi importanza alla presentazione delle notizie e allimpaginazione, introducendo sottotitoli per facilitare la lettura. Alcuni anni dopo nascono agenzie di stampa che iniziano a creare reti di corrispondenti in tutto il mondo: la Havas (1835) allorigine dellAgence France Presse, la Wolff tedesca (1849), la Reuters britannica (1851). Nel 1853 nasce lagenzia italiana Stefani allinizio limitata ai comunicati del governo piemontese. Il processo di professionalizzazione del giornalismo (= avviato in Inghilterra) prosegue negli Stati Uniti fino alla fine del XIX sec. Durante la guerra di secessione(1861-1865) i difetti di funzionamento del telegrafo impongono ai corrispondenti le prime regole del giornalismo: a) innanzitutto si invertono le priorit affermando il principio di esporre prima la sintesi e poi i dettagli per ovviare alle interruzioni del telegrafo; b) si auspica il rispetto delle cinque W: Who? What? When? Where? Why? per costruire un racconto esauriente; c) si raccomanda uno stile spoglio e impersonale accessibile a tutti i lettori. Il successo dei giornali porta nuove regole al giornalismo americano conformi allideale di obiettivit; qst norme seguono il movimento che tende al raggruppamento degli organi di stampa. La logica dei grandi numeri obbliga a offrire numerose rubriche evitando di dare sospetto di parzialit. Dal XIX sec. le scuole di giornalismo e le associazioni di categoria garantivano stabilit e continuit alle regole che i corrispondenti della guerra di Secessione si impegnavano a rispettare spontaneamente. Quindi competenza e rispetto dei codici avevano fatto del reportage il modello del giornalismo anglosassone. E cos questa nuova pratica collocava le gazzette e i primi quotidiani nella preistoria del giornalismo e aveva fatto dellinformazione unistituzione alla base delle democrazie moderne. Camus diceva: la stampa scrive la storia al presente.

    Due modelli: il reportage e la cronaca

    Il giornalismo dellEuropa continentale agli inizi del XX sec (dopo essersi emancipato con difficolt dalla politica e dalla politica) fa proprie le tecniche del reportage. Emile Zola denuncia il cambiamento che linformazione ha portato nel mondo del giornalismo, deplora la fine dei grandi articoli a vantaggio dei comunicati di agenzia. Invece Hugues de Roux (giornalista del Temps) era entusiasta del fatto che i suoi colleghi avessero scelto le tecniche e le regole del reportage e diceva: il vecchio cronista, mente brillante, pronto alla battuta di spirito, ai commenti a briglia sciolta, spodestato da uno scrittore meno preoccupato di mettersi in mostra, ma meglio informato sugli argomenti che tratta: il reporter. Secondo Pierre Albert la cronaca (= articolo di commento agli eventi) mirava pi a spiegare e a convincere che ad esporre, tendeva a commentare i fatti piuttosto che a narrarli. In Europa il reportage non riesce a occupare lo spazio che invece conquista nellAmerica del Nord (accanto ai comunicati ufficiali, ai pezzi umoristici o di evasione, ai commenti sui fatti del giorno). In Francia il reportage si afferma spt nellambito dei fatti di cronaca, dei resoconti sulla vita parigina e sullarte e la letteratura. Lo spazio riservato ai reportage nella stampa europea aumenta nel XX sec, contemporaneamente allautorevolezza delle agenzie, alla crescita dei giornali regionali e al successo dei news magazines (negli anni 50-60). Lo scopo: andare sempre pi a fondo, fare il punto delle situazioni; sulla base di queste formule si diffonde un giornalismo praticato in nome del dovere di inchiesta di cui lAmerica (dopo lo scandalo del Watergate, 1972) rivendicava i vantaggi. Nonostante alcune convergenze, il giornalismo continentale resta molto diverso dal suo omologo anglosassone. Il reporter e il cronista, modelli di virt professionali, sono investiti di ruoli e significati diversi. Il reporter si adatta meglio al lavoro collettivo e alle gerarchie; il cronista, consapevole della relativit delle proprie analisi, fa un lavoro solitario. Diversi anche i rapporti con le fonti di informazione: per il reporter meno fiduciosi e pi frequenti; per il cronista meno numerosi ma meno diffidenti. Dove prevale la cronaca si valorizza il coraggio, lonest, la perspicacia. La virt cardinale del giornalista di inchiesta risiede in una sorta di neutralit vigile, guidata dal rispetto di un codice di comportamento condiviso da tutti i

  • colleghi. Pi di un quarto di secolo prima del Monicagate che ha coinvolto Clinton, il Watergate diventato il simbolo die poteri della stampa; alla fine di uninchiesta lunga e difficile condotta da due redattori del Washington Post, il presidente Nixon fu costretto a dimettersi. Portata sullo schermo (= trasfigurata nellopinione della gente) lavventura di Bernstein e Woodward si imposta come esempio del giornalismo di inchiesta, del reportage che vuole il giornalista solo al servizio della verit e del bene comune. Significa che alla fine ha prevalso il modello anglosassone? Dopo il Watergate possiamo ancora parlare di due modelli, ciascuno con valori, codici di comportamento e ideali propri? Da un lato Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, dallaltro Francia, Germania, Italia? Tutto si svolge ancora come se il giornalismo anglosassone e il suo omologo europeo si richiamassero a principi diversi. In America sembra valere il principio: i fatti sono i fatti e a nulla serve negarne levidenza materiale; i fatti sono sacri, il commento libero. In Europa sembra prevalere il principio: gli avvenimenti sono inseparabili dal significato che assumono agli occhi di chi ne parte attiva e agli occhi di chi ne testimone diretto o indiretto. Oggi ci che unisce i due modi di praticare il giornalismo prevale su ci che li divide. Per entrambi lessenziale sta nel delimitare il campo in cui si deve intervenire: linformazione sullattualit (= lannuncio e il racconto in forma di notizie, di ci che accade, del passato recentissimo e dellavvenire prevedibile del presente) destinata a persone o a cittadini che si vorrebbero il pi possibile numerosi e interessati. Cos il giornalismo al tempo stesso un mestiere (con le sue pratiche e tecniche), una professione legittimata e riconosciuta e una vocazione al servizio del bene comune e di valori unificanti. Il giornalista deve sempre mantenere le distanze dai propri interlocutori: del redattore capo (che difende l alinea editoriale), degli esperti (a cui pu ricorrere quando il caso lo richiede), dei colleghi (allo stesso tempo solidali e rivali), dei testimoni e degli attori degli eventi che deve raccontare.

    I due modelli del giornalismo Modello ANGLOSASSONE Modello LATINO-EUROPEO Principi I fatti sono i fatti Lobiettivit impossibile Dogmi Obiettivit: distinguere i fatti

    dai commenti Onest del giornalista: ammettere la propria soggettivit

    Principali rappresentanti della categoria

    Reporter Cronista

    Codice di comportamento Autonomo, Emancipato Ancora legato alla letteratura e alla politica

    Relazioni con le fonti informative

    Indispensabili, Prudenti Meno frequenti ma improntate alla fiducia

    Organizzazione Lavoro collettivo Lavoro individuale Virt cardinali Neutralit, codice di

    comportam. condiviso, solidariet con i pari grado

    Perspicacia, individualismo, coraggio

    Linformazione dopo il Watergate

    Nel 1974 il Watergate ha consacrato definitivamente i ruoli dellinformazione, del giornale quotidiani e del giornalismo di inchiesta fondato sulle indagini e sui reportage. Allora perch sembra impossibile che al di fuori degli Stati Uniti (= nelle zone continentali) possa nascere uninchiesta come quella del Watergate? I giornalisti europei (spt italiani e francesi) restano scettici sulla reale indipendenza di organi di informazione soggetti alle stesse leggi che regolano le altre imprese capitalistiche. Circa un secolo dopo essere stata inventata linformazione ha dovuto affrontare varie sfide. Il cinema e la radio, poi la televisione e internet hanno messo in crisi il monopolio dei giornali sullinformazione. Fino agli anni 60 la stampa e spt i quotidiani avevano esercitato unegemonia sullopinione, sulle idee e la politica. Anche se il cinema gi dal 189 aveva cercato di misurarsi con i reportage girati in diretta o ricostruiti in studio, le prime brecce nel monopolio della stampa sullinformazione sono state realmente aperte soltanto negli anni 1950-1960 ad opera della radio e della televisione. Due esempi per illustrare la svolta: a) 1960: lelezione di Kennedy alla presidenza degli Stati Uniti ritenuta vinta alla televisione; b) 1961-62: limportanza dei radio-ricettori a transistor usati dal generale De Gaulle per rivolgersi direttamente ai soldati francesi dispersi nelle montagne algerine.

  • Linformazione lascia la stampa, su carattere natale, per migrare verso altri media. Dopo il 1995 internet dilaga attraverso la breccia aperta dai predecessori (tv, radio). Nel 1976 linformazione deve affrontare una seconda sfida lanciata dai paesi del Terzo Mondo che, durante la conferenza generale dellUnesco hanno modo di farsi sentire per chiedere che venisse creato un nuovo ordine mondiale dellinformazione. I capi di accusa contro i paesi occidentali ribaditi fino alla fine degli anni 80: a) silenzio sui paesi del Terzo Mondo, sulle loro difficolt, sui loro progressi, b) deformazione sistematica da parte degli Stati del Nord delle informazioni che riguardano i paesi terzi, c) propaganda culturale univoca del Nord nei confronti del Sud. Lapertura politica di Gorbav nellex Unione Sovietica dopo il 1985 contribuisce a rivelare che la rivendicazione di un equilibrio tra notizie di agenzia, film e programmi televisivi, se condotta con metodi autoritari, incompatibile con lideale di libert a cui vorrebbe richiamarsi essa stessa. Alla fine del XX sec. con la disgregazione dellUrss e linatteso sviluppo di Internet, linformazione riscopre allimprovviso le sfide e i limiti con cui deve misurarsi. I connotati e i contenuti dellinformazione sono sicuramente cambiati quando la televisione diventato un medium di massa. E cambieranno ancora quando entreranno in scena le reti multimediali. I nuovi medium hanno modificato alcune regole che gi governavano il giornalismo, quindi non hanno definito compiti e sfide che restano immutati anche in futuro rispetto a quelli dei primi quotidiani del passato. Non esiste libert senza libert dei media. Non c libert per linformazione se le imprese del settore sono soggette ad autorizzazione preventiva. Linformazione nata il giorno in cui le notizie sono state liberamente offerte su un mercato. Ma la concorrenza, pur necessaria, non sufficiente. Occorre dunque che la legge fissi dei limiti per la libert di espressione. La libert senza limiti non pi libert, ma solo licenza. La responsabilit individuale dei giornalisti la contropartita delle libert di cui godono. I giornalisti non sono gli unici responsabili della qualit di uninformazione offerta a tutti; non spetta solo a loro contrastare i conformismi. Linformazione allo stesso tempo mercato e industria, soggetta anche alla vigilanza dei suoi destinatari ai quali, in virt dlela logica di mercato, spetta comunque lultima parola.

    CAP. 7 LINTRATTENIMENTO 1927: prima di diventare sonoro, il cinema aveva inventato lintrattenimento di massa accessibile a un pubblico pi vasto di quello dei teatri. Ma solo la tv rivoluziona lo show-business. Dopo il 1950, divenuta medium di massa, la tv d origine alle industri dellentertainment. Entrando con le proprie cineprese negli stadi e nelle sale da concerto, essa reinventa il calcio e lo spettacolo musicale. Ecco la magia della tv: portare nelle case di tutti i pi svariati spettacoli di intrattenimento: film, variet, talk-show, concerti, video, commedie, musical.

    Dallo show-business allentertainment Prima della fine del XIX sec molti teatri offrono spettacoli inediti al popolo. Negli Stati Uniti si chiamano vaudeville o burlesque; nelle citt europee caf-concerto, cabaret, music-hall, caf chantant o variet. Caratteristica che li accomuna: formati da numeri brevi che li rendono pi simili agli spettacoli circensi che a quelli dei teatri tradizionali. La parola variet indica questi nuovi tipi di intrattenimento: nei teatri che li ospitano si pu ascoltare una romanza, una canzone, unaria; si pu vedere una scenetta, un numero di un acrobata o di un prestigiatore. Il teatro di variet diventa in pochi anni il grande emporio del divertimento. Simbolo della vita urbana, cerca di far in modo che ogni spettatore trovi sempre qualcosa di suo godimento. Per il suo successo non oltrepassa il confine che lo separa da una borghesia sempre pronta a distinguersi dal popolo, a difendere il buon gusto e il decoro del teatro tradizionale. Con larrivo del cinema (seguito da radio e tv) lo show-business si sostituisce subito al variet di inizio secolo i nuovi media del suono e dellimmagine creano unindustria attenta a soddisfare il grande pubblico rispondendo alla sua domanda di divertimento. Il fine quello di piacere e sedurre puntando sulla capacit di suscitare emozioni universali. Far applaudire, ridere o piangere diventa una tecnica e unarte. Divertire lossessione di nuovi industriali desiderosi di numerosi consensi. Lo show-business lerede legittimo dei variet e dei media audiovisivi: cinema, radio, tv. Il cinema diventa la pi grande fabbrica dei sogni del XX sec., la radio e la tv invadono gli stadi e i luoghi dei concerti trasformando sport e musica leggera in spettacoli collettivi. Trasmessi in

  • diretta da radio e TV questi spettacoli diventano le forme pi grandi di divertimento. Cmq a tutti questi la televisione impone le proprie leggi, i propri artifizi e le proprie tecniche di messe in scena.

    Le industrie dellintrattenimento Pian piano i media del suono e dellimmagine inglobano uno dopo laltro altri spettacoli collettivi: cinema, sport, canzoni per adattarli alle leggi del piccolo schermo ne alterano i connotati tradizionali. E inoltre i nuovi media rovesciano i rapporti di forza in proprio favore. I film sono finanziati da coloro che li diffondono per poi essere proposti ai telespettatori prima su canali a pagamento poi su canali gratuiti e infine nel circuito delle cassette. Nella prima met del XX sec. lo show-business era costituito dal vecchio variet e dal cinema di Hollywood. Con larrivo della tv lindustria dello spettacolo conosce un grande sviluppo fino a diventare entertainment = imprese diversificate che producono sia film di successo, serie televisive, spettacoli musicali, video-musiche, trasmissioni in diretta, cerimonie di consegna di premi. Lentertainment quindi non legato ad alcun medium in particolare e si rapporta con ciascuno di essi anche se la TV diventato il suo partner privilegiato. Esso contiene programmi di flusso e programmi di stock: trasmissioni che si guardano una volta sola o opere eccezionali (annoverate tra i capolavori). Peculiarit dellentertainment: capacit di imporre il proprio stile, i propri modi di fare e pensare ad attivit che si pensava dovessero essergli estranee: informazione, educazione, pubblicit. Da questo processo nascono diversi neologismi derivati dalla contrazione di due termini: infotainment (information-entertainment), advertorials (advertising-editorials), informercials (information-commercials). Questi neologismi indicano lo sviluppo eccezionale di industrie la cui attivit mira solo al divertimento popolare di massa. Anche questa (come Hollywood) uninvenzione americana. La parola divertimento in Pascal ha unaccezione negativa: ci alletta e ci fa insensibilmente arrivare alla morte. Gli uomini non avendo potuto guarire la morte, la miseria, lignoranza, hanno pensato per essere felici, di non pensarci affatto. Tuttavia importante ma tralasciato un suo pensiero: un re privo di distrazioni non che un uomo pieno di miserie. In questo caso siamo pi vicini allidea di svago (una delle tre finalit che si proponeva la vecchia Rai: informare, educare, divertire) ma lontani da ci che designa lentertainment. Qst termine infatti diventato traducibile da quando negli anni 50 le major di Hollywood (in piena crisi cinematografica), si sono convertite alle serie televisive. Le industrie dellentertainment vanno di pari passo con una societ in cui il lavotro non pi faticoso e monopolizzante come nel passato, in cui sempre pi uomini non devono pi impiegare tutta la sera per recuperare le forze da spendere il giorno dopo. Il problema di queste industrie quindi uno solo: lesigenza quasi ossessiva di ottenere il pi alto numero di consensi (in un sol colpo per un programma di flusso; pi spesso e pi a lungo per un programma di stock). In entrambi i casi lobiettivo raggiunto quando la mescolanza fra realt e finzione riesce a ottenere il massimo gradimento presso pubblici diversi: si tratti di una confessine rassicurante, di unidentificazione salvifica, di unevasione riparatrice o della compensazione di frustrazioni quotidiane.

    CAP 8 LA COMUNICAZIONE

    Con la comparsa dei media la comunicazione diventata utilitaristica. Comunicare non pi solo scambiare, instaurare un dialogo, stabilire un rapporto continuativo tra persone. influenzare gli altri per vendere un prodotto, per inculcare unidea, per proporre unimmagine (di un politico, di unistituzione) capace di suscitare benevolenza o apprezzamento. La comunicazione moderna figlia della politica e della religione. Entrambe hanno sempre cercato di convincere, convertire, ottenere un assenso. Oggi larte di chi pratica la comunicazione ha assunto una finalit opposta: preferiscono parlare di informazione per ottenere un supplemento di fiducia da parte delle persone alle quali si rivolgono e per esercitare su di loro un potere di persuasione sempre maggiore. La comunicazione, emancipata dai vincoli che lavevano condizionata, pervade la cultura delle societ democratiche rischiando di deludere i propri fruitori esponendo la societ alle disavventure derivanti dalla confusione tra mezzi e fini.

    Dagli annunci economici alla pubblicit La pubblicit nata coi primi giornali. Dal 1631 su La Gazette di Renaudot si fa della rclame (pubblicazione di piccoli annunci quotidiani). 1836: mile de Girardin, fondatore del quotidiano La Presse afferma per primo che un giornale si paga con gli annunci 8quattro anni

  • dopo la nascita del suo giornale gli introiti derivanti dalla pubblicit superano quelli dovuti agli abbonamenti). 1870: in Italia viene pubblicato il Giornale di Torino e delle Province in cui appaiono per la prima volta veri e propri avvisi pubblicitari; prima di allora cerano state forme di pubblicit redazionale (es. annunci inseriti nei racconti della Gazzetta veneta, 1760). Ovvio che la pubblicit intesa come forma di discorso persuasivo esisteva prima che nascesse la stampa moderna: quando nellagor i governanti e gli uomini colti di Atene discutevano gli affari dello Stato coi loro concittadini o si misuravano nellarte retorica, facevano in qualche senso pubblicit. Gli apostoli per diffondere in vangelo propagandavano gli insegnamenti di Cristo. Allepoca di Carlo Magno i dotti provenienti dalla Scozia e dallIrlanda attraversavano le citt gridando siamo mercanti di scienza, chi vuole comprare la scienza?. Nel 1482 per la prima volta a Parigi si affigge un manifesto che invita i fedeli a partecipare a una festa religiosa. Questi es. testimoniano che dallagor della citt greca ai manifesti del XIX sec la pubblicit stata uno strumento nelle mani della politica e della religione. Sono i primi media in seguito (i giornali) a destinarla ad altri scopi; cos dopo la rivoluzione industriale, grazie al diffondersi della stampa quotidiana, la pubblicit si integra alleconomia di mercato. Nel passaggio tra il XIX e il XX sec essa perde parte del suo prestigio per diventare utilitaria. La pubblicit, figlia della propaganda, passata dal servizio dei principi a quello dei mercanti continua a usare le stesse ricette e le loro strategie principali:seduzione e argomentazione. La pubblicit entra nella sua fase matura allinizio degli anni Trenta grazie al convergere di due eventi: I) irruzione dei media nel mondo della comunicazione; II) nuove acquisizioni nel campo delle scienze umane. Mass media e pubblicit procedono con lo stesso ritmo; si sostengono a vicenda per conquistare nuove posizioni, puntano sugli stessi argomenti e invocano gli stessi valori di fronte a chi contesta la loro azione mettendo in discussione la loro esistenza. 1789 il sindaco di Parigi, Bailly definisce la pubblicit come salvaguardia del popolo: infatti copre il finanziamento di alcun i giornali distribuiti nelle cassette postali come volantini pubblicitari. Fino ai primi anni 80 la pubblicit si arricchisce entrando in contatto con altre discipline (relazioni pubbliche, marketing) e si nutre degli insegnamenti della psicologia e della psicologia sociale che le offrono supporti teorici e strumenti (es. sondaggi). Prima della grande crisi del 1929 che vede nascere il marketing (= tecniche basate sulle ricerche e sulle previsioni, finalizzate a garantire un migliore adeguamento tra domanda e offerta), la pubblicit era stata presente e attiva in modo spontaneo: simparava praticandola. Era pi arte che tecnica, pratica senza teoria, improvvisazione pi che applicazione di un sapere o un saper fare; nello stesso tempo in cui psicologia e scienze sociali diventano popolari, la pubblicit acquisisce la dignit di una vera disciplina con fondamenti verificati, professionisti accreditati e buon sistema di autocontrollo.

    La pubblicit si trasforma in comunicazione Negli anni doro di stampa, cinema, radio e televisione (1930-1980) la pubblicit partecipa a tutte le battaglie (sia a quelle in favore delleconomia di mercato, sia a quelle in favore della societ industriale). Vuole essere mestiere e vocazione, fondata su un sapere accertato e allo stesso tempo dedita al servizio della comunit. La triplice alleanza di media + pubblicit + economia non risponde solo a una necessit funzionale (quasi scientifica) ma si nasconde anche dietro ad attrattive ingannevoli di un ideale ben preciso: felicit condivisa e consumi i cui vantaggi si estendono a un numero di persone sempre maggiore. In ci risiede il segreto della trasformazione della pubblicit in comunicazione: la pubblicit (che allinizio era una tecnica per far valere i meriti, le qualit di un bene di consumo), estende il suo dominio al di l di ci che si vende e diventa unaspirazione collettiva, una chiave per la felicit, un ideale di societ. senza i media e la loro ascesa non sarebbe stato possibile un cos grande cambiamento. Dal 1945 si sono moltiplicate le inchieste e le ricerche volte a perfezionare i procedimenti della pubblicit e a valutarne gli effetti con metodi sempre pi rigorosi. Fino ai primi anni 70 gli studi si sono ispirati a schemi desunti dalle teorie dellinformazione o ai primi saggi sulla propaganda. I padri fondatori da ricordare; Ciacotin (Tecnica della propaganda politica, 1939); Shannon (modello di comunicazione elaborato in base alle sue ricerche sul telefono, 1947); Lasswell, sociologo famoso per il suo detto Chi dice cosa, attraverso quale canale, a chi, con quali effetti?. La pubblicit di quegli anni era meccanicista o diretta: puntava sui meccanismi dei riflessi condizionati di Pavlov: qst linea era molto seguita anche perch rispondeva a un pregiudizio radicato: possibile far credere o far fare qualsiasi cosa a chiunque purch ci si attenga a regole semplici o a ricette ben note. Gli insuccessi di qst

  • tipo di pubblicit hanno causato diversi studi sulle motivazioni di acquisto che hanno poi aperto la strada a una pubblicit pi raffinata, suggestiva che viene definita indiretta. Marcus-Steiff, legato al fondatore dellagenzia di comunicazione Publicis diceva che non si vendono arance ma salute, non un mezzo di trasporto ma lappartenenza a una classe sociale privilegiata. Il sociologo Akoun afferma: la pubblicit non pu ignorare il mondo irrazionale, ludico e fantasmatico delle motivazioni. Un annuncio pubblicitario deve saper giocare sui processi del desiderio. Dopo gli anni 70-75 la pubblicit ha continuato a trarre profitto dalla tesi di Ren Girard del 1961 in Menzogna romantica e verit romanzesca: le nostre scelte sono meno libere di quanto crediamo, si tratti di scegliere una cravatta o una moglie. In realt noi scegliamo oggetti gi desiderati da un altro perch vogliamo, pur senza ammettere questa debolezza, assomigliargli. Siamo circondati da opinion makers a cui ci affidiamo senza riserve quando non sappiamo che fare, e da modelli a cui vogliamo conformarci, spinti da quei sentimenti moderni che sono, per Stendhal, il frutto della vanit umana, cio linvidia, la gelosia e lodio impotente.

    La societ della comunicazione Verso la fine del XX sec. la comunicazione divenuta il segno distintivo della societ moderna; in qst senso ha preso il posto dellindustria. Durante quegli anni le ragioni che inducono a comunicare si sono moltiplicate come i media: per vendere un prodotto, vantare i meriti di una persona o di un politico, dare unimmagine lusinghiera di unazienda o di unistituzione. Gli atti del comunicare sono simili alle strategie e alle tecniche della pubblicit o delle pubbliche relazioni ma assumono significati diversi a seconda degli obiettivi che si prefiggono. Quindi distinguiamo la comunicazione dimpresa, quella politica, quella deventi (= quella che attira lattenzione amplificando limportanza di un avvenimento costruito), la comunicazione scientifica e quella istituzionale. Un altro elemento di novit: la comunicazione diventata un valore in s, un ideale, una vera utopia: pi si comunica meglio . Quando Watzlawick , fondatore della Scuola di Palo Alto dice Non si pu non comunicare non intende valorizzare la comunicazione in s, ma vuole constatare una realt. La comunicazione un mezzo per risolvere conflitti, una modalit per raggiungere pienezza e felicit, ma anche un fine: la possibilit per luomo di realizzare la propria umanit. A partire dal fallimento del nazismo e dal crollo del sistema comunista, fino alla fine del XX sec. si sono esaltate le virt della comunicazione: quella buona avrebbe cacciato quella cattiva visto che i totalitarismi si fondano sulla manipolazione dellinfo e lalterazione della comunicazione. Per una simile valorizzazione non poteva non causare una reazione altrettanto radicale. Alcuni filosofi infatti identificano nella comunicazione una delle fonti di infelicit delluomo moderno, perduto nella follia solitaria, e una delle cause dellincalzare di mode diverse che ci trascinano nellera del vuoto, nel regno delleffimero.

    CAP. 9 LEDUCAZIONE Tutti i regimi autoritari si servono dei media per edificare il popolo, rieducarlo e trasmettere ai cittadini la loro propaganda. Dove invece regna la libert, i media sono emancipati e leducazione conserva il senso originario attribuito dai greci: possesso ed esercizio dei linguaggi del pensiero, iniziazione ai saperi e ad alcune applicazioni e pratiche, formazione civile e politica dei cittadini. A partire dallinvenzione di Gutenberg il libro lausilio privilegiato del maestro e dellallievo. Durante gli anni di primato (1960-70) la tv era entrata nelle scuole ma in modo maldestro forzando la serratura e non ha mantenuto le sue promesse. Grazie al multimediale i prof riusciranno, liberati dalle mansioni pi ripetitive e meccaniche, a praticare coi propri allievi il metodo maieutico di cui Socrate ci aveva dato lesempio?

    La televisione: una sfida per gli insegnanti e i genitori Per molto tempo la scuola, la famiglia, la chiesa si sono divise i compiti delleducazione. Dopo decenni di rivalit e diffidenze reciproche qst istituzioni avevano trovato un modus vivendi. Genitori, maestri e preti sembravano certi del loro diritto di esercitare quel ruolo e concordi nel riconoscere le rispettive vocazioni, tutti attenti a non sconfinare nel terreno del vicino, in bilico tra competizione e collaborazione. Dalla fine del XIX sec. fino alla met del XX sec. nessuno dei grandi medi aveva osato avventurarsi nel campo delleducazione. Solo i regimi totalitari (sovietico, nazista, fascista) li avevano costretti a farlo per usarli come strumenti di propaganda. In tutti gli altri paesi (nelle democrazie) i grandi media evitavano di attribuire

  • alleducazione un ruolo prioritario sia per motivi ideali sia per ragioni di interesse. La loro vocazione si riassumeva in due parole: informare o divertire. Quando le trasmissioni avevano qualcosa di educativo (= insegnare qualcosa, formare una mentalit critica) avveniva sempre come se si trattasse di un sovrappi, senza una decisione prestabilita. Negli anni 50 (epoca dei primi successi) la tv cambia le carte in tavola. Per la prima volta un medium sfida le istituzioni cui leducazione era stata affidata. Cos scuola, famiglia e chiese, allo stesso tempo allarmate e attratte, si interrogano sullinfluenza della televisione, sul ruolo che devono assumere v/ il nuovo mezzo, sulla missione educativa da assegnargli. Sono gli insegnanti i primi a temere che la tv possa mettere in crisi la loro autorit, il loro prestigio agli occhi degli allievi. Un maestro di un paese bretone intervistato da Claude Brmond (1964): io non posso dare soddisfazioni immediate, sono il maestro di scuola, con il mio grembiule grigio, con il gesso in mano, come posso entrare in concorrenza con la televisione, che fatta apposta per attirare, per sedurre, per soddisfare immediatamente? Questa ammissione di impotenza non lascia indifferente lopinione pubblica raggiunta da esperti che tentano un processo contro la tv: cultura ridotta in briciole, superficialit, prevalenza dellappello allemozione sul richiamo alla ragione. Mentre insegnanti e genitori cadono dal piedistallo, la tv sembra spodestare lo scritto al punto che McLuhan annuncia la vittoria di Marconi su Gutenberg. I governi sono contrari a privare leducazione di uno strumento prodigioso. Alla Rai e a molte pubbliche in altri paesi (Francia, Regno Unito) assegnato il compito di informare, educare, divertire. La finestra sul mondo si incarica di alleggerire genitori e insegnanti di parte del loro fardello. Viene dichiarata: scuola parallela = il nuovo medium divide con la scuola il suo compito. Le delusioni provocate da una scuola che riuscita solo in parte un fattore di uguaglianza (perch continua a riprodurre le disuguaglianze sociali di partenza) contribuiscono ad esaltare le virt attribuite alla tv. Le TV scolastiche o educative sono nate tra il 1960 e il 1970, da una domanda: perch la tv non sarebbe dovuta riuscire dove scuola e famiglia si erano gi rivelate fallimentari? Nei paesi ricchi i nuovi canali hanno mantenuto le promesse; es. Sesame Street ha insegnato lalfabeto a migliaia di bambini di tutto il mondo; nei paesi in via di sviluppo sono stati diffusi programmi per promuovere leducazione sanitaria o la formazione professionale. La televisione educativa per ha sempre fallito quando ha voluto prendere il posto dellinsegnante o quando si limitata a seguirlo con la telecamera nella sua attivit. Innegabile che a volte si tentato di far fare la scuola alla televisione = sostituire la scuola con la tv.

    Il multimediale: unopportunit per listruzione La tv non sostituisce la scuola pi di quanto lo scritto non abbia preso il posto della parola. Prima che arrivasse il multimediale: per linsegnante i media sono strumenti, sussidi utili, a volte indispensabili, purch usati con cognizione di causa. Per pensare, studiare, creare spesso si deve ricorrere ad essi e bisogna imparare a usarli con discernimento. Dopo il 1990 il multimediale prende il sopravvento sulla tv nel campo dellistruzione e cerca di trarre profitto dagli errori del passato. Indipendentemente dal suo modo di accesso (supporto autonomo [cd, dvd] o connessione a una rete [web, programmi via satellite]) utilizzabile agevolmente da chiunque qualunque sia la sua et. Vantaggio: rendere possibile lindividualizzazione del percorso di apprendimento = lallievo pu lavorare secondo i propri ritmi, quando e dove vuole. Per gli insegnanti quindi il multimediale il multimediale pi di un semplice sussidio didattico, elemento di stimolo e supporto operativo insostituibile; infatti rende disponibile ogni tipo di documento, dando accesso a biblioteche, enciclopedie, musei e mostre virtuali, e consente (grazie allinterattivit) di praticare una pedagogia attiva: es. il docente pu avere una scheda personalizzata con le difficolt di ogni allievo che sar messo nelle condizioni di superarle coi propri mezzi. Il multimediale sta diventando ovunque lo strumento privilegiato dellinsegnamento a distanza. Per molto tempo qst approccio didattico stato riservato a coloro che non potevano spostarsi per frequentare le scuole (elementari e superiori). Ma oggi il sapere ad andare verso lallievo = linsegnamento a distanza non pi un ripiego, un espediente riservato a poche persone provvisoriamente o definitivamente lontane dai loro insegnanti; diventato un nuovo modo di acquisire dei saperi e delle competenze, una nuova forma di accesso alla conoscenza. Prima del multimediale insegnanti e sapere non erano mai stati cos vicini ai discenti n altrettanto facilmente accessibili. Fra tutti i mezzi di istruzione il multimediale quello che offre il rendimento pi alto; non solo per la vastit del sapere di cui tutti possono disporre e per linterattivit, non

  • solo per la possibilit di accedere a ci che si desidera e nei modi pi diversi, ma anche per la variet delle forme di espressione che mette a disposizione del discente (suono, testo, immagini, video, dati); permette allinsegnante e allallievo di passare facilmente dalluna allaltra di queste forme, consentendo un migliore uso delle risorse. Per listruzione i media costituiscono in ogni caso una sfida, un invito pressante a chiarire i propri obiettivi, condizione essenziale perch lattivit educativa possa ritrovare il suo significato profondo. Insegnare, educare = portare a compimento la missione che il filosofo Weil assegnava alla propria disciplina: agire per rendere ragionevole lumanit. Limpulso innovatore portato dai media nel campo dellistruzione ha avuto una conseguenza positiva: ha ridato valore alle diverse forme di paideia (= formazione) elencate da Platone in La Repubblica, libro che Rousseau definiva il pi bel trattato sulleducazione che sia mai stato scritto. Il filosofo dellantica Grecia attribuiva alleducazione molte funzioni: a) insegnare luso del linguaggio, saper leggere, scrivere e descrivere (= definiti chiavi di accesso al sapere = strumenti che permettono di definire correttamente ci che abbiamo nella mente); b) insegnamento enciclopedico circa le varie discipline: saperi e saper fare; c) formazione del cittadino (nel senso pi vasto del termine, che riguarda tanto la scoperta e la frequentazione di capolavori, quanto lesperienza del vivere in societ). Rievocare queste tre finalit significa sottolineare la loro complementarit anche se ciascuna assume diversa importanza nelle varie tappe del processo educativo, dalla scuola dellinfanzia alluniversit. Significa dire che il multimediale ha usi e significati diversi a seconda che si tratti di imparare a esprimersi o di iniziarsi ai saperi e alle tecniche necessarie per praticare un mestiere, o di esercitarsi a partecipare alle attivit della citt e a vivere in armonia con gli altri. Non dobbiamo confondere i media tra loro. Per leducatore non tutti i media hanno uguale efficacia o vantaggi. Grazie allinterattivit il multimediale on-line d accesso a una miriade di documenti. Per bisogna essere capaci di trovarli, selezionarli. In altre parole indispensabile imparare a navigare nel Web. Una cosa andare a cercare nel posto giusto ci che desiderate trovare, altra cosa ricevere ci che altri scelgono per voi solo perch vi fidate di loro. Nel primo caso il navigatore attivo davanti allo schermo trova solo quello che cerca; nel secondo passivo e scopre spesso cose di cui non aveva idea. Per questi motivi gli ingegneri informatici oppongono la pull technology alla push technology a seconda che il navigatore utilizzi il sistema per estrarne i contenuti e portarli a s o si limiti a ricevere quelli che altri hanno indirizzato verso il suo computer. Il successo e la diffusione del multimediale avvalorano la lezione che la tv ci ha dato: il docente insostituibile. Solo lui pu insegnare agli allievi a esprimersi, giudicare, imparare e vivere insieme. Siccome la macchina (cd, dvd, banche dati) lo libera dagli obblighi pi banali e ripetitivi del suo lavoro egli si dedicher di pi a coltivare negli allievi lo spirito critico e risvegliare il loro senso civico. I media grazie ai progressi compiuti (espansione quantitativa, miglioramento prestazioni) hanno riacquisito il loro statuto originario di ausili, sussidi, strumenti e NON quello di maestri. Negli anni 60 Jean Schwoebel scrive: i maestri nel XX sec. siamo noi, i giornalisti. In una societ democratica infatti i media hanno il compito di stimolare la curiosit per problemi o per eventi che spesso possibile capire solo grazie a ci che stato appreso a scuola. Per luso dei media solo facoltativo. Jobs, cofondatore di Apple, nel 1999 circa i cd-rom afferma: si pu mettere su cd tutto lo scibile umano; installare internet in ogni classe; nulla di tutto ci negativo a meno che non ci induca a cullarci nellillusione che in tal modo si possa rimediare ai mali che affliggono listruzione. Secondo Platone per poter veramente educare occorrerebbe che la societ mantenesse in s la possibilit di moralit (= no corruzione).

    III parte: LA CRITICA AI MEDIA Sin dalle riflessioni di Platone sulla scrittura, i media (per i timori che suscitano) sono considerati un rivelatore della societ che in essi rispecchia le proprie angosce e le proprie speranze. Dominiamo o subiamo la tecnica? la buona informazione quella che risponde alle nostre aspettative o invece quella che non vorremmo sentirci raccontare? E la cultura non messa a repentaglio da una societ spt allo svago e al tempo libero? La globalizzazione economica permetter allumanit di evitare il dilemma fra omologazione e frammentazione? O annuncia lavvento del villaggio globale e della pace universale?

  • Qst domande impongono una riflessione sui media, sulle loro applicazioni e la loro influenza. Quando pretendiamo che i media assumono un ruolo che non compete loro rischiamo di impedirgli di svolgere il loro compito specifico. Non si pu pensare che siano in grado di risolvere tutti i problemi: vincere le nostre ignoranze, le ns indifferenze e intolleranze.

    CAP. 10 VECCHI E NUOVI MEDIA I media sono protesi del pensiero e della riflessione, uno strumento che permette di comunicarlo a uno o pi destinatari in forme diverse. Dal momento in cui nata la stampa hanno di continuo prodotto nuove forme di espressione che sono altrettanti mezzi a disposizione delluomo per creare opere nuove, di grande valore o nessun conto.

    I media: un processo permanente Nel Fedro Platone fa dire a Socrate che la scrittura un pharmakon = una droga pericolosa dagli effetti imprevedibili e allo stesso tempo un medicamento capace di rimediare alle carenze o ai cedimenti del pensiero. Nella scena immaginata da Socrate il piccolo dio Thoth presenta la sua invenzione al faraone dEgitto Thamus in questi termini: Questa conoscenza render gli egizi pi sapienti e pi capaci di ricordare: stata inventata come medicina per la memoria e la sapienza. Thoth ne deduce che la scrittura amplier la portata dei messaggi. Thamus non condivide lottimismo del suo interlocutore: essa produrra dimenticanza nelle anime di chi lavr appresa perch non fa esercitare la memoria. Facendo affidamento alla scrittura essi trarranno i ricordi dallesterno, da segni estranei e non dallinterno, da se stessi. Socrate rivolto a Fedro rincara la dose: una volta scritto il discorso corre dappertutto insultato ingiustamente, ha sempre bisogno che il padre venga in suo aiuto perch non capace di difendersi da s. Il filosofo parla in difesa dellorale contro lo scritto. Solo la parola pronunciata pu servire il pensiero. Dopo il Fedro di Platone gli stessi argomenti verranno ripresi ogni volta che apparir un nuovo medium o che una nuova tecnica cercher di imporsi su quelle che lhanno preceduta. Ecco perch con lavvento della tv si subito aperta la polemica fra scritto e audiovisivo. Ma allora si dovrebbe condannare la tv a non pensare e a non far pesare? Perch mai lemozione che molti ritengono privilegiata dalla tv non dovrebbe essere riconosciuta come una forma di pensiero, punto di partenza per una riflessione? Larrivo del Web riavvia il dibattito. Le immagini virtuali sono o non sono in grado di aprire nuove vie allazione, alla creazione, alla conoscenza? In ogni caso la nascita di un medium rappresenta sempre una sfida perch: a) il nuovo venuto entra in concorrenza con quelli che gi esistono; b) mette in questione lordine che gli altri media hanno imposto allinformazione, al divertimento, ai saperi e alle condizioni di divulgazione dei contenuti. Gli uomini preferiscono denigrare i media piuttosto che riconoscere quanto questi strumenti li aiutino a giudicare o a sognfare, a imparare o a creare.

    Il medium il messaggio Dopo la seconda guerra mondiale linteresse e lattenzione erano rivolti principalmente ai messaggi trasmessi dai media. Nel saggio di Ciacotin Tecnica della propaganda politica si dava importanza spt al contenuto dei messaggi e al modo in cui venivano formulati e ordinati con lo scopo di attirare, influenzare. Inizio anni 60: Marshall McLuhan sposta lattenzione dai messaggi ai media. Mentre la tv progredisce egemone, la riflessione degli esperti si allontana dai contenuti per concentrarsi sui contenenti. The medium is the message: limportante n