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1 Randori Kata Non solo JUDO Ricerche, curiosità, appunti, spunti, riflessioni emozioni e fantasie di judoka Rielaborazione Immagini da internet Romeo Fabi 2018 Allenarsi al Randori attraverso i Kata” Comprendere e praticare Randori - kata

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1 – Randori Kata

Non solo JUDO

Ricerche, curiosità, appunti, spunti, riflessioni

emozioni e fantasie di judoka

Rielaborazione Immagini da internet

Romeo Fabi 2018

“Allenarsi al Randori

attraverso i Kata”

Comprendere

e praticare

Randori - kata

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2 – Randori Kata

Brani Tratti da : http://users.libero.it/giovanni.nicola/quadernikodokan01.pdf

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3 – Randori Kata

CONSIDERAZIONI SU RANDORI E JUDO Del Maestro Benemerito Ferdinando Tavolucci

CONSIDERAZIONI SUL JUDO

Judo è uno, ma nella sua proteiformita' è in grado di diramarsi in più direzioni.

Chi ha praticato judo nell'arco di una vita, può avere avuto più di una chiave di lettura dello stesso.

Di base, però, l'assimilazione del judo consta di un lungo percorso fatto di passione, di studio, di

judoghi inzuppati di sudore, di randori e di shiai.

Coloro i quali si impegnano esclusivamente nello studio della tecnica, o nella ricerca di una astratta

spiritualita' , praticano una forma priva di contenuti, che non condurrà mai alla comprensione del

judo nella sua essenza. Buon judo! F.T. Facebook 7 Dicembre 2018

Randori - Considerazioni e ricordi

Non è infrequente vedere in randori individui che manifestano una ottusa e improduttiva rigidità, in

antitesi con la flessibilità psicofisica che questo genere di esercitazioni richiede.

La rigidità è la conseguenza di ciò che potremmo definire "pathos da confronto". Tali paure, sono

in genere causate dalla incapacità di gestire il turbinio di stati emotivi che il confronto ingenera.

È in queste situazioni che la mente si ottunde, il corpo si irrigidisce, è ciò che ne consegue è una

sorta di "Judo non judo". In questi casi la terapia è "randori randori randori".

Il randori effettuato nel rispetto della sua etica, eseguito con piacere, determinazione, e mente libera

da inibizioni, può dar luogo ad una pratica gratificante, attivare un sicuro percorso di crescita e

mitigare i cosiddetti "pathos da confronto".

Ricordo: avevo circa 15 anni, quando in un randori con il maestro Isamu Ishii, questi mi disse:" c'è

una continua tensione nel tuo corpo. Non va bene!".

Risposi " maestro e per difendermi dei suoi attacchi” ( cosa che mi riuscì difficile, anche negli anni

a seguire).

Ishii scosse la testa e proseguì " non ti stai difendendo dai miei attacchi, stai soltanto rifiutando il

mio judo. Non è questo il modo per migliorare. Devi imparare ad aprirti mentalmente per

comprendere il tuo avversario, e ha decontrarti per consentire al corpo di agire sulla base di quanto

la mente gli suggerisce".

Ci volle del tempo ma imparai. Aprirsi per comprendere. Comprendere per agire. Due principi

di judo che dovrebbero assurgere a regole di vita. Fluidi randori !

F.T. Facebook 21 Agosto 2018

CONSIDERAZIONI SUL RANDORI

Credo che in nessun altro momento della pratica judoistica si concretizzi come nel randori

l'aforisma di Kano " insieme per progredire ". Nel randori il judoka esterna in una situazione di

confronto scontro i propri valori atletici, tecnici ,tattici ,creativi ed estetici.

In questa fase del judo lo scambio di conoscenza diviene in forma diretta o indiretta una costante.

In randori judoka all'apice della loro forma fisica esercitandosi con judoka anziani e di lunga

esperienza concedendo loro la possibilità di esprimersi evitando di far valere la maggiore prestanza

atletica possono recepire raffinati gesti tecnici e tattiche elaborate frutto di una lunga e costante

pratica. "Sempai" pazienti e disponibili possono interferire positivamente nella crescita judoistica

dei giovani " Koai" proponendo loro randori dai contenuti educativi e molto meno competitivi al

fine di stimolare entusiasmo e non ingenerare mortificazioni per attacchi non riusciti e dure proiezioni subite. Il mio pensiero è che " fatta eccezione per i casi citati nel randori si debba

profondere notevole determinazione per far valere in modo probante e mai con arroganza le proprie

capacità judoistiche. Astenersi dal randori evitare di cimentarsi priva del costruttivo piacere del

confronto e abitua a scendere a compromessi con i propri limiti.

Ben altra cosa è lo spirito del judo.

Astenersi dal randori preclude le possibilità di recepire e trasmettere, che rappresentano i principi

morali dello Sport ed in particolare del judo di Kano.

BUON RANDORI !!!! F.T. Facebook 15 Giugno 2018

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4 – Randori Kata

Nage - no - kata

“ … con questo allenamento non si può acquisire tutta la tecnica del combattimento nage (nage-

shobu), ma … comprendere almeno in generale il significato delle azioni del combattimento nage.”

Nel Nage-no-kata abbiamo un riepilogo completo di : prese (kumi-kata), posizioni (Shisei),

spostamenti (Shintai)

da: “Origine e significati dei kata di judo” - I kata nella tradizione delle Arti Marziali di Marco Marzagalli – Edizioni La Comune

Jigoro Kano apprese le prime forme di Kumi kata (prese) fondamentali per eseguire le tecniche di

lancio nella Kito Ryu.

Allora le prese erano condizionate dalla posizione Jigo tai (posizione difensiva) usata in quasi tutte le

scuole in maniera più o meno forzata.

Nella scuola di Takenaka apprese la fluidità e la leggerezza delle tecniche. In questa scuola il

Maestro Kano apprese i principi del Nage waza e cominciò a capire l‟importanza di modificare

posizioni e prese.

Subito dopo la fondazione del Kodokan, Jigoro Kano, modifica la posizione fondamentale da Jigo

tai (posizione difensiva) in Shizen hon tai (posizione naturale fondamentale) e sposta la presa da sotto il

braccio al bavero.

La presa al bavero e alla manica diventa la presa naturale fondamentale abinata alla posizione

shizen tai (posizione naturale) e rappresenta il punto di forza del Kodokan Judo.

Contrariamente alla presa sotto il braccio utilizzata in posizione Jigo tai (posizione difensiva) nei

Sutemi waza (tecniche di sacrificio) e nei koshi waza (tecniche di anca) , la presa bavero manica in

posizione shizen hon tai (posizione naturale fondamentale) permise lo sviluppo di molte nuove tecniche

di Te waza (tecniche di braccia) e Ashi waza (tecniche di gamba) , tecniche sconosciute nelle antiche

scuole Kito Ryu.

Apparentemente la scelta shizen tai (posizione naturale) con la presa bavero manica poteva apparire

inadatta alla pratica di un Arte Marziale ma la sua adattabilità a tutte le situazioni e la velocità

nell‟esecuzione negli attacchi o nella difesa divenne vincente nei confronti con le altre scuole.

Questa in estrema sintesi l‟evoluzione degli studi del Maestro Jigoro Kano nel Kumi kata (prese) e

nelle posizioni (Shisei) con naturali e fondamentali sviluppi sulla velocità ed efficacia negli

spostamenti (Shintai) che permisero l‟esecuzione di un maggior numero di tecniche (waza) liberando

il Randori o lo Shiai dall‟inproduttiva ricerca di NON FAR ESEGUIRE la tecnica all‟avversario.

Sintetizzato da : http://www.infojudo.com/tecniche-di-proiezione/posizioni/

“Quando ho creato il mio Dojo non seguivo più un Maestro di Tenshin-shin‟yo-ryu, ma Iikubo di

Kito-ryu, con il quale ho studiato fino al 18° o 19° anno di Meiji (1886-1887), quando già

insegnavo nei corsi per principianti.

Al momento della costruzione del Dojo, il maestro aveva più di 50 anni, ma era così forte che per

me era imbattibile nel randori.

Così insegnavo ai miei allievi e nello stesso tempo imparavo dal Maestro kata e randori.

E vorrei raccontare come ho fatto un progresso nel randori.

Dev‟essere avvenuto nel Meiji 18° (1886); un giorno facendo randori con il maestro. Riuscivo

molto bene a proiettarlo. A parte qualche eccezione, prima, era lui a vincermi sempre. Ma quel

giorno il Maestro non riuscì, mentre io riuscivo facilmente. Esendo di Kito-ryu, il Maestro

eccelleva nel nage e quindi mi proiettava sempre: Ma quel giorno era veramente particolare. Il

maestro era meravigliato ed anche pensieroso. Questo era il risultato della mia ricerca sulla

rottura di posizione.

Anche prima cercavo di sbilanciarlo … oppure mi sforzavo di adattarmi all‟azione del partner.

E questa volta ero concentrato sul rompere la sua posizione prima di attacare col waza e ci mettevo

tutta la mia attenzione.

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5 – Randori Kata

Poi ho insegnato al kodokan la rottura di posizione Roppo (sei) e quella Happo (Tutte le direzioni;

happo no kuzushi : tutte le otto direzioni principali di squilibrio) che sono nate da questa ricerca.

Il mio studio consisteva in questo: tirando o spingendo si ottiene senz'altro una rottura di posizione.

Se una persona si mantiene ferma in posizione eretta, anche se è fisicamente forte, spingendola da

davanti si inclina indietro e tirandolo si inclina in avanti, cioè si sbilancia.

Ma se la persona forte controspinge quando la spingo dal davanti, non si sbilancia indietro; allora

perde certamente l'equilibrio in avanti se la tiro improvvisamente.

Quindi, usando la teoria di tirare e spingere, si può rompere la stabilità del partner e sicuramente

gli si fa perdere il controllo della posizione.

La waza funziona applicato proprio al momento della instabilità del partner.

Prima ho parlato di roppo-no-kuzushi, che è: in avanti, indietro, in avanti-diagonale (destra e

sinistra), indietro-diagonale (destra e sinistra), che fanno in 6 direzioni. Happo-no-kuzushi

aggiunge altre 2 direzioni, laterale a destra e a sinistra.

La rottura di posizione ottenuta dipende dalla reazione del partner e la conseguente mossa di

attacco si orienta, di conseguenza verso la più opportuna di queste direzioni.

Naturalmente le direzioni sono infinite, ma io le classifico in 6, o 8. Logicamente potrebbe anche

sbilanciarsi nella direzione dove il partner ha esercitato la prima forza. (go no sen)

Così avevo esercitato questa strategia con i miei allievi principianti, tanto che qualcuno di essi era

già diventato bravo. Poi, in quel giorno, ho potuto applicarla con il maestro sfruttando la sua

reazione.

Ricevere l'autorità della ryu

Parlai con il maestro di questa strategia applicare la tecnica dopo aver rotto la posizione in base

alla reazione del partner e lui mi rispose che questa è verità e che a questo punto non aveva più

nulla da insegnarmi. Mi ha invitato a continuare la ricerca e ad andare avanti con i giovani. Da

quel momento ha smesso di fare il randori con me.

Ma ho ancora avuto l'insegnamento del kata e di tante altre cose da lui.

Poco dopo questo fatto il maestro mi ha dato il diploma di Kito-ryu, i densho e tutte le reliquie

della scuola che possedeva. Così ho ricevuto l'autorità della ryu.

Ci sono delle antiche storie che raccontano di insegnamenti ricevuti da un santo nella foresta, o di

abilità donate dal diavolo, tanto per dare una giustificazione ad un'abilità misteriosa.

Non ho intenzione di negarli. Ma non c'è dubbio della grande differenza tra prima e dopo

l'apprendimento della teoria principale.

Anche gli altri professionisti di Jiu-jutsu confermano che rispetto alle tradizionali ryu di Jiu-jutsu,

il dojo di Kodokan è superiore per l'uso delle gambe e dell'anca.

Questo dimostra che abbiamo capito bene la importanza di rompere la posizione del partner.

Qualsiasi waza funziona quando si usa questa strategia.

Da : Discorso sul Kodokan - LEZIONE DI ROPPO-NO-KUZUSHI di Kano Jigoro

http://www.busenmilano.org/wp-content/uploads/2012/11/jigoro-kano-Roppo-no-kuzushi.pdf

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6 – Randori Kata

“Il Nage-no-kata contiene le strategie del randori” J.Kano

Gli attacchi di pugno nel Nage-no-kata sono impossibili riferiti al Randori ma sicuramente

simbolici per dimostrare le strategie ed assolutamente non associabili alla difesa personale.

Il “Ki” è l‟essenza del combattimento, le tecniche contenute nel Gokyo sono “Ki” senza ferire.

Posizioni

Un insegnante Cadute

deve insegnare nell‟ordine : Strategie … poi le

Tecniche

Mantenendo l‟iniziativa Sen

La vittoria si ottiene in tre modi Sfruttando l‟iniziativa dell‟altro Go no sen

Anticipando l‟iniziativa dell‟altro Sen no sen

Nage-no-kata. Il signor Kano ha voluto ricordare questa strategia nella Forma dei Lanci. Quattro

hon (fondamentale, assunto, strategia) vedono l'iniziativa di tori: uchi-mata, tomoe-nage, sumi-

gaeshi e uki-waza. Sono le strategie sen in cui tori rompe la posizione di uke ottenendo una

reazione.

In uchi-mata e in sumi-gaeshi sfrutta la posizione difensiva; nel primo caso nel momento in cui sta

per raggiungerla; nel secondo attaccandola nella sua stabilità. In entrambi i casi applica la sua

tecnica squilibrando a 90° dalla forza che ha provocato la reazione. In tomoe-nage spingendo

ottiene una reazione di forza e proietta quindi nella direzione a 180° dalla sua prima azione di

spinta. In uki-waza toglie il passo a uke mentre sta compiendo il movimento.

Reazione : Punto debole : Esempi :

di Posizione 90° Uchi mata - Sumi gaeshi

A una azione di forza Accompagnare

di Movimento Uki waza

3 diverse forze di reazione Ostacolare

di Forza 180° Tomoe nage

Ricollegandoci alla precedente affermazione riferita ai pugni (si mostra un‟azione simbolica) possiamo

ora classificare l‟attacco in più modi :

a ) Pugno

b ) Judo

c ) Verbale

Vediamo ora alcune di queste strategie :

In Uki Otoshi “Se lui spinge tu tira” valido anche al contrario “se lui tira tu

spingi” ( Omote )

In Kata seoi Armonizzarsi con l‟altro ( Go no sen )

In Tsuri komi goshi Una specie di finto attacco ( Tamashi ) provoca una reazione

grazie alla quale è possibile l‟attacco. ( Hiyoshi )

In Uchi mata Grazie alla rottura del ritmo porto l‟attacco ( Sen )

I contrattacchi utilizzeranno principi e strategie applicabili ad ogni

tipo di attacco, anche alle discussioni.

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7 – Randori Kata

E, stato già detto che un attacco per essere efficace deve contenere il “ Ki “ ; naturalmente anche il

contrattacco per essere efficace deve contenerlo.

Ci sono tre momenti per inserirsi con il contrattacco :

1 ) Prima

2 ) Durante

3 ) Dopo

Vediamo cosa accade durante lo svolgimento del Nage no kata :

Contrattacco Prima : Sen no sen Sasae tsurikomi ashi

Contrattacco Durante : Omote Uki otoshi

Kata guruma

Harai goshi

Okuri ashi barai

Yoko gake

Go no sen Kata seoi

Uki goshi

Ura nage

Contrattacco Dopo : Hiyoshi Tsuri komi goshi

Yoko guruma

Prima e Durante non prevedono difesa,

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8 – Randori Kata

Il Maestro B. Carmeni nel suo “Il grande manuale dei Kata” assegna i principi tecnici contenuti

nel Nage-no-kata evidenziando oltre le opportunità anche l‟iniziativa :

- Iniziativa

Uke

Tori - Opportunità

Sen ( prendere iniziativa )

Omote ( cogliere l‟opportunità )

Go no sen ( contrattacco )

Hiyoshi ( renraku; renraku waza Attacco e variazione a causa di reazione)

Sen no sen ( anticipare l‟iniziativa )

Serie Tecnica Iniziativa Opportunità

1 Te waza Uki otoshi ( caduta fluttuante ) Uke Omote

(tecniche di braccia) Kata seoi ( lancio di spalla ) Uke Go no sen

Kata guruma ( ruota sulle spallle ) Uke Omote

2 Koshi waza Uki goshi ( anca fluttuante ) Uke Go no sen

(tecniche di anca) Harai Goshi ( spazzata d‟anca ) Uke Omote

Tsuri komi goshi ( pescare con l‟anca ) Tori Hiyoshi

3 Ashi waza Okuri ashi barai ( spazzata i piedi ) Uke Omote

(tecniche di gamba) Sasae tsuri komi ashi ( Bloccare il piede pescato ) Uke Sen no sen

Uchi mata ( falciata interno coscia ) Tori Sen

4 Ma sutemi waza Tomoe nage ( lancio in cerchio ) Tori Sen

(tecniche dell‟andare Ura nage ( lancio dorsale ) Uke Go no sen

sul dorso) Sumi gaeshi ( falciata interno coscia ) Tori Sen

5 Yoko sutemi waza Yoko gake ( agganciamento laterale ) Uke Omote

(tecniche dell‟andare Yoko guruma ( ruota laterale ) Uke Hiyoshi

sul fianco) Uki waza ( tecnica fluttuante ) Tori Sen

Si ha una prevalenza di prese base per uke mentre tori effettua prese diverse che lo portano ad

eseguire diversi kuzushi allo scopo di creare diverse situazioni a lui favorevoli per proiettare (gake)

uke con la tecnica più adatta e con il minor dispendio di energia.

In questo modo ad una stessa situazione vengono applicate tecniche (waza) diverse.

Nel nage no kata vengono eseguite le tecniche più idonee a rappresentare Kumi kata (Prese), Shisen

(posizioni), Shintai (spostamenti) in sinergia per dimostrare come risolvere in maniera positiva

differenti situazioni :

Create da Tori (sen)

Conseguenti ad un attacco portato da Uke (Omote; Go no sen)

Conseguenti ad un attacco preparato ma non ancora portato (pensato) da Uke (sen no sen)

Conseguenti ad una reazione di uke per evitare l‟attacco (sen) di tori (Hiyoshi)

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9 – Randori Kata

AFFRONTIAMO I PRINCIPI DI BASE DELL’OPPORTUNITA’ E DELL’INIZIATIVA “OMOTE – E SEN”

Dopo la prima forma, chiamata “uki otoshi”,che mostra come approfittare della forza esercitata da

uke, nel Nage no kata sono contenuti 4 esempi di omote, cioè opportunità offerta da uke.

Sono “Kata guruma, Harai goshi, Okuri ashi barai e Yoko otoshi”.

Ripetiamo che le tecniche usate nella dimostrazione sono solo il pretesto per rendere evidente la

dimostrazione del principio d‟azione. Così nella prima forma, quando uke spinge e poi spinge più

forte, risultando in equilibrio instabile, si potrebbe applicare una qualsiasi tecnica che proietta in

avanti; o, per estensione, si potrebbe dimostrare il principio all‟indietro, con uke che tira, tira più

forte restando squilibrato perché tori avanza insieme a lui, venendo poi proiettato con o soto gari

oppure tani otoshi. Ugualmente si potrebbe applicare il principio in ogni altra direzione (laterale

obbliqua). La schematizzazione della scuola di kito, da cui il signor Kano Jigoro ha mutuato i

principi d‟azione, considerava innanzitutto tre fattori propizi: forza, movimento, e posizione (che

infatti ritornano nei contrattacchi). Ma nel caso degli omote la visione si allarga a situazioni

psicologiche, portando il numero degli esempi di omote a cinque.

Nella forma caratterizzata dall‟esecuzione di okuri ashi barai si mostra come sfruttare il

movimento di uke per proiettarlo.

SIGNIFICATO

DI RANDORI

E KATA

Rie laborazione materiale da :

http:/ /www.judokodokancesena.it/2017/03/15/signif icato -di-

randori-e-kata/

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10 – Randori Kata

Avviene così: uke prende l‟iniziativa eseguendo la presa e muovendosi lateralmente, tori lo segue;

uke prosegue con un secondo passo e tori questa volta si muove insieme a lui; ora tori anticipa uke

nel movimento e coglie il tempo, quasi sull‟appoggio del secondo piede di uke, per proiettarlo.

Certo che gli ashi barai (de ashi barai, okuri ashi barai, harai tsuri komi ashi) sono techine

rappresentative dell‟opportunità di movimento, tanto che richiedono sempre un passo per

l‟esecuzione (che può essere offerto da uke come opportunità, o provocato da tori come sua

iniziativa), questo non esclude che si possa sfruttare il movimento di uke con altre tecniche: ad

esempio con seoi otoshi sull‟avvanzare di uke.

Nella forma che è caratterizzata yoko gake si mostra come sfruttare la posizione di uke: uke afferra

e muove un passo incontrando l‟inerzia della posizione di tori; muove un altro passo avanti e,

incontrando la stessa resistenza, decide di adottare Kogeki shizei ( la posizione di attacco con un

piede decisamente avanzato) per risolvere la situazione attaccando; tori incoraggia questa iniziativa

premendo sul gomito.

Al terzo passo uke raggiunge la desiderata posizione di attacco e tori, che contemporaneamente si è

spostato all‟esterno, lo proietta con yoko gake.

Questo significa che anche: se uke assume una nuova posizione, bisogna attaccarlo prima che essa

sia stabilizzata; l‟avvertimento sarà ripetuto nella forma che usa uchi mata, dove tori costringe uke

ad assumere la posizione difensiva (jigo tai) e lo proietta cogliendolo proprio al compimento di

essa; ma questo è un principio sen, in cui tori ha l‟iniziativa e non è uke ad offrire l‟opportunità.

Nella forma caratterizzata da kata guruma si mostra la convenienza di attaccare dove uke non se

l‟aspetta.

Avviene così: uke prende l‟iniziativa, va in presa e spinge, trovando l‟inerzia della posizione di tori;

spinge ancora ma non trova resistenza perché tori si muove insieme a lui; subito procede al terzo

passo allungando la gamba per recuperare l‟instabilità in cui viene a trovarsi.

Senza concludere il terzo passo, tori si getta sotto di lui per sollevarlo in kata guruma.

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11 – Randori Kata

In altre parole: se uke si attende di essere tirato in basso, applicate una tecnica che lo sollevi e

viceversa.

Nella forma che è caratterizzata da harai goshi si utilizza un‟altra distrazione di uke, che permette

una presa forte, favorevole alla proiezione.

Avviene così: uke prende l‟iniziativa, va in presa e spinge un passo avanti incontrando l‟inerzia

della posizione di tori; il movimento si ripete: uke spinge e tori indietreggia opponendo inerzia, ma

intanto, con un gesto inavvertito che muove soltanto l‟avambraccio lasciando fermo il gomito,

inserisce la mano dietro di uke; al terzo passo di uke, tori ruota contemporaneamente attaccando in

harai goshi e la sua trazione si inserisce nel movimento avanti di uke.

Qualcosa di simile avviene quando uke svincola la testa da una presa al collo, favorendo un attacco

immediato di eri seoi.

Ora veniamo a sen, iniziativa .

Il nage no kata ne riporta quattro esempi: “uchi mata, tomoe nage,sumi gaeshi e uki waza”, tutti

caratterizzati dal fatto che tori comincia a muoversi dopo la presa.

Nella dimostrazione l‟assunzione di jigo tai avviene nel corso dei tre passi.

Proprio nell‟attimo in cui uke raggiunge la posizione bassa, prima che essa si stabilizzi, tori attacca

con uchi mata, invertendo con un ampio gesto circolare la direzione della trazione delle braccia.

Con lo stesso movimento circolare “a spicchio d‟arancia” si potrebbe attaccare in seoi otoshi: ma

rientrando in questo principio d‟azione anche harai goshi, hane goshi e morote seoi nage eseguito

spingendo indietro l‟avversario.

La forma denominata “tomoe nage” chiede a tori di spingere per suscitare la reazione di uke in

avanti; l‟attacco coincide con l‟inizio del movimento in avanti del piede di uke.

Analogamente si può spingere per ottenere una reazione in avanti e applicare ippon seoi, ma è

conveniente tirare, ottenere una reazione all‟indietro e attaccare in quella direzione.

La forma denominata “uchi mata” chiede a uke di impegnarsi nella

posizione difensiva contro la trazione di tori in una direzione, venendo

attaccato invece in un‟altra. Si dimostra così : tori prende l‟iniziativa

tirando uke in circolare verso avanti sinistro; l‟irruenza dell‟azione

convince uke a mettersi in difesa per impedire di essere squilibrato in

quella direzione.

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12 – Randori Kata

Nelle ultime due forme che dimostrano il principio sen, uke si trova già nella posizione difensiva

stabile.

La forma denominata “sumi gaeshi” tori, incontrando la resistenza della posizione di uke,

soprattutto nella posizione avanti destra, crea il vuoto direttamente verso l‟avanti dell‟avversario,

con un piccolissimo tai sabaki.

In quella denominata “uki waza”, tori si trova nelle stesse condizioni, ma tira “oltre al limite” del

poligono di base della posizione di uke, direttamente verso l‟avanti destro.

E‟ la condizione classica in cui si applica sasae tsuri komi ashi.

Quest‟ultima forma richiama uki otoshi nella meccanica, anche se la prima forma del kata esprime

omote sfruttando la forza di uke e l‟ultima appartiene a sen e usa la forza di tori.

Tratto dal Periodico KYU-SHIN-DO

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13 – Randori Kata

Omaggio al M. B. Renato Argano Approfondimenti e considerazioni

Dei principi del Judo tratto da: http://www.samurailatina.it/maestroargano/i-principi-del-judo/

Si è molto discusso in tanti anni e in tanti raduni tecnici ( stage ) su questo “migliore uso delle

energie”. C‟è chi sosteneva si fondasse su cinque principi : Sen – Se no Sen – Go – Chowa –

Yawara; chi soltanto su tre : Go - Chowa - Yawara.

A mio avviso questi non sono principi basilari ma semplicemente opportunità che, intelligentemente

sfruttate, possono portare alla ricerca dello scopo fondamentale: l‟Efficacia.

Se comunque questi fossero “principi”, non sarebbero nemmeno cinque, né tre. Andrebbero infatti

ampliati con l‟aggiunta del fondamentale (Uovo di Colombo?) Kuzushi che è la prima cosa che si

insegna (insieme all‟Ukemi), dei Renraku, dei Kaeshi, dei Damashi e forse altri ancora. Per me

dunque sono OPPORTUNITA’ alle quali darei questa formula :

(Sen, Go, Chowa, Yawara, Kaeshi, Renraku, Damashi…)

Sen no Sen (denominatore comune)

Yo Inn

Due diverse strade per arrivare a sen no sen :

La difesa (cogliere l‟opportunità nelle forme , omote, go no sen. hiyoshi) e l‟attacco (prendere l‟iniziativa sen).

Ora Vi propongo un documento del Maestro Cesare Barioli (rielaborato solo nell‟ipostazione grafica, e

con l‟aggiunta di immagini tratte siti o elaborati di cui in riferimento, non nei contenuti) che meglio descrive tutto

quanto precedentemente trattato e il grafico sopra rappresentato.

(documento originale scaricabile da : http://www.busenmilano.org/wp-content/uploads/2013/04/gochowa-e-yawara.pdf)

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14 – Randori Kata

GO, CHOWA E YAWARA

Parole in libertà

Mi è stato chiesto di scrivere sull‟argomento per correggere un errore.

Forse proprio dal BU-SEN degli anni ‟70 si è irradiata questa teoria che classifica le

difese (bogyo) e che, male interpretata, ha finito col rappresentare i contrattacchi

(Kaeshi).

Accetto malvolentieri perché per affrontare compiutamente gli argomenti tecnici

servirebbe una struttura organizzativa di cui oggi il Kyu-shin-Do non dispone. Come la

possibilità di prendere immagini (foto o disegni) da un video.

Riassumiamo i precedenti

Il judo del sig. kano vuole unificare cuore mente e corpo nel miglior impiego dell‟energia; pertanto

esiste l‟aspetto di unificazione dei tre elementi, in cui convenzionalmente suddividiamo l‟essere

umano, e contemporaneamente quello di raggiungere la comprensione (presa di coscienza) del

principio morale.

Si affronta decisamente la comprensione del corpo, che richiede mesi o anni perché in questo frattempo la mente (che chiede giorni o settimane) subiscono il processo di unificazione con il

corpo.

Bisogna avere idee chiare su questo, perché quella che in seguito chiamiamo “psicologia

dell‟insegnamento”, tiene conto che in judo non conta la percezione intellettuale quanto il “saper

fare”, cioè la comprensione del corpo.

Il linguaggio del corpo è lo strumento didattico del judo

Personalmente ho suddiviso in vari argomenti la tematica dell‟insegnamento (questa suddivisione

non è ortodossa), elencando:

rei-no-kokoro (lo spirito del rispetto, cioè il modello comportamentale),

Waza (la tecnica),

Kime (l‟intenzione che guida l‟energia),

Keiko (il duro allenamento, detto anche il “distacco dai sensi”),

Randori (allenamento libero, ma anche concentrazione sul fare ippon),

Shiai (combattimento, ma anche mente vuota dal passato e dal futuro),

Kata (non lo studio dei kata, ma l‟esecuzione nello stato di espansione di coscienza).

Il linguaggio che si rivolge al corpo usa:

l‟esempio visivo, il contatto diretto e l‟immagine mentale

Per la tecnica e la sua applicazione nel randori il sig. Kano suggerisce una serie di argomenti di

studio, tratti da Kito e Tenshin-shin‟yo-ryu, esposti in Randori-no-kata.

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15 – Randori Kata

Nage-no-kata parte dall‟alternanza di attivo e passivo (inn e yo); è una caratteristica della scuola

di Ki-to (il cui nome significa “luce e ombra”, uno degli aspetti di yin e yang, per dirla alla

cinese).

Attraverso la pratica di comportamenti inn – come possono essere gli omote (cogliere

l‟opportunità) e i Go-no-sen (contrattaccare) – o di comportamenti yo – come sen (prendere

l‟iniziativa) e yoshi (rompere il ritmo) – si giunge al di là di attivo e passivo, che è l‟esperienza

di sen-no-sen, basata sull‟intuizione.

Katame-no-kata ricorda che è possibile spostare il centro (inn) del ki; considera i principali 4

flussi dell‟energia (yo) schiacciando, sollevando, andando e tornando; infine classifica

contrattacchi e combinazioni: i primi „inn‟: controllando, deviando e schivando; le seconde „yo‟:

damashi, renraku eseguiti a terra.

Entrambi i kata espongono anche i kihon (fondamentali; le basi) di queste scuole [ shisei (posizioni),

shintai (spostamenti), kumi-kata (prese) ] .

Ma questi sono argomenti secondari rispetto alle modalità d‟azione e all‟uso dell‟energia che

abbiamo riassunto sopra. Le scuole di Jiu-justsu erano molto ricche di argomenti, non sempre accettabili in tempi moderni, ma alcuni di essi hanno tuttora un indiscusso valore e il sign. Kano li

ha conservati in questi kata.

In particolare Kito è una scuola militare, in cui il problema del ki veniva evidenziato nel gekken

(spada) che il guerriero aveva occasione di usare anche in occasioni reali; Tenshin-shin‟yo è una

scuola civile, che introduceva i borghesi ai valori del combattimento, in cui l‟energia per affrontare

la vita aveva un‟importanza primaria.

I contrattacchi

La scuola di Kito ritiene di introdurre queste azioni considerando di contrattaccare la massa del

corpo che si avvicina („prima‟, a livello di tsukuri (costruzione del movimento, creare la situazione)),

oppure l‟attacco in se stesso („durante‟ nel kuzushi (squilibrio)), e finalmente la posizione

dell‟avversario quando l‟attacco è fallito („dopo‟).

E´un metodo razionale per la comprensione di sen-no-sen (che il sign. Otani ha definito „prima di

prima‟).

Mentre per giungere a sen-no-sen non è psicologicamente consigliabile fissare l‟attenzione sulla

difesa. L‟ideale è cominciare con i contrattacchi „durante‟ che sono di comprensione immediata;

offrire quelli „dopo‟, diciamo a livello di 1° kyu, illustrando le difese; giungere ai „prima‟ dopo il

dan quando l‟allievo ha conquistato un superiore controllo del tempo di reazione e allora,

disponendo di una buona base tecnica, è facile che il judoista sperimenti sen-no-sen attraverso i

contrattacchi (un altro modo per arrivarci è attraverso l‟iniziativa).

La scuola Tenshin considera i kaeshi suddivisibili in: controllando la tecnica, schivando l‟attacco,

deviando l‟azione dell‟avversario.

Non trovo in Katame-no-kata (e in Kimeno-kata, altra raccolta di forme derivata da quella scuola)

un riferimento specifico a sen-no-sen.

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16 – Randori Kata

Il messaggio di Randori-no-kata

Siamo soliti dire che i kata del Judo ne contengono i principi. Possiamo vedere che essi

sostituiscono i densho (libri segreti) delle scuole di Jiu-jutsu parlando il linguaggio del corpo, senza

passare per le spiegazioni razionali che si rivolgono alla mente.

Mi pare di osservare che il sig. Kano abbia voluto conservare attraverso Nage-no-kata i valori di

sen-no-sen della scuola di Kito e pertanto possiamo analizzare il kata suddividendolo nelle

componenti inn (omote e go-no-sen) e yo (sen e hyoshi), ma ricordandoci che il suo messaggio

globale consiste nel percorso suggerito per arrivare a sen-no-sen.

Ritroviamo sen-no-sen nel Koshiki-no-kata,

che appartiene sempre alla scuola di Kito

Ugualmente per Katame-no-kata il contenuto delle singole forme viene a comporre il mosaico del

ki.

Ki e sen-no-sen costituiscono il compimento della tecnica (waza) del Judo e i soloni dell‟arbitraggio

dovrebbero considerare che il termine “waza-ari” (“c‟è della tecnica”) indica un‟azione

incompiuta per l‟assenza del ki, non semplicemente una tecnica mal riuscita (aspetto che il Judo

agonistico ha mutuato dallo sport, spinto dalla necessità di definire in tempi brevi un vincitore). Ippon, invece è l‟azione perfetta, composta da tecnica (quindi col rispetto dell‟avversario) e dalla

manifestazione dell‟energia vitale (non solo quella muscolare). Chi ha esperienza dell‟arbitraggio

giapponese nel Kendo può trovarvi una conferma di questo modo di vedere.

Go, chowa e yawara

Stabilito che il sig. Kano considera un‟azione eseguita in sen-no-sen con il dovuto ki come il

massimo risultato della tecnica (“ippon magistrale”), troviamo nel Katame-nokata i modi del ki e in

Nage-no-kata due percorsi ideali per arrivarci (“molti sono i sentieri che scalano il Fuji, ma tutti

portano in cima”), precisamente le forme da 1 a 7, prevalentemente inn e quelle da 15 a 9,

prevalentemente yo (l‟ottava forma, denominata Tsuri-komi-ashi, dimostra sen-no-sen).

Lo studio dei bogyo è stato impostato dal sig. Abbe

alla fine degli anni „60

Per arrivare a sen-no-sen attraverso il percorso inn si possono usare i contrattacchi e serve osservare

che è possibile contrattaccare dopo la difesa, ma facendo presente che l‟azione migliore nasce dalla

disposizione d‟animo espressa da: “lui attacca, io attacco”, che può portare a sen-no-sen. Questo è

il contrattacco “prima” che porta a sperimentare il “prima di prima”.

Inculcare all‟allievo l‟idea che prima deve difendersi e poi, se può, contrattaccare è un errore

psicologico.

E‟ vero che il principiante non ha i mezzi tecnici per contrattaccare contemporaneamente all‟attacco

e quindi dovrà cominciare col difendersi, ma l‟obiettivo ideale che dobbiamo prospettargli è proprio

quello di attaccare nel momento in cui vede l‟avversario passare dall‟attenzione della difesa

all‟intenzione di attaccare. Ci arriverà per gradi e Randori-no-kata contiene i suggerimenti per

questo percorso.

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17 – Randori Kata

Go, chowa e yawara costituiscono un‟esposizione analitica delle difese (bogyo), utile

nell‟avventura agonistica del Butokukai (organizzazione di arti marziali ), quando l‟impegno di questa

organizzazione statale era di convincere il popolo che la gioventù nazionalistica era superiore e

vinceva in gara.

Altrettanto può essere utile oggi nell‟impegno agonistico, suggerendo la strategia di cominciare a

difendersi e poi se possibile attaccare.

Ma per educare a sen-no-sen occorre concepire la difesa come “estrema ratio” e dedicarsi il più

possibile ad attaccare nello stesso istante in cui l‟avversario attacca. Dopo la difesa si può

contrattaccare, ma limitandosi a questa opportunità si escludono i contrattacchi “prima” e gran

parte di quelli “durante”.

Riferimenti tecnici

Osservate la tecnica di Ura-nage del kata, in cui si contrattacca il movimento di avvicinamento

(“prima”).

Da una sensibile distanza uke avanza proponendosi di sferrare un pugno dall‟alto e tori deve

anticipare l‟azione, nello spirito di “lui attacca, io attacco” , per giungere a contatto prima che

l‟avvicinamento sia completato, altrimenti non sarebbe possibile sollevare il corpo.

Questo è ciò che avviene contrattaccando Uchimata con Harai-goshi,

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18 – Randori Kata

oppure O-uchi-gari con Sasae-tsuri-komi-ashi.

Questo modo di fare non prevede difesa e non rientra in go, chowa e yawara.

Considerate la forma Kataseoi del kata, dove c‟è unione col movimento di attacco vero e proprio,

cioè con l‟abbassamento del braccio che sferra il pugno.

Questo è ciò che avviene con Uchimata-sukashi, quando le braccia e il peso del corpo abbattono

l‟avversario contemporaneamente al sollevarsi della sua gamba;

Rielaborazione immagini da video :https://www.youtube.com/watch?v=mOukoJw25hc

o in O-uchi-gari contrattaccato con Sasae-tsuri-komi-ashi (immagine già proposta precedentemente).

In entrambi i casi potrebbe sembrare che ci sia una schivata del corpo, quindi una difesa. Ma la cosa

è opinabile perché questo movimento non appartiene alla difesa, ma al contrattacco; per esempio se

in Uchimata-sukashi vi fosse un intento difensivo il peso del corpo si sposterebbe sulla gamba di

appoggio, mentre invece partecipa direttamente a rovesciare l‟avversario.

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19 – Randori Kata

Certo nutrendo un intento difensivo a cui far seguire l‟intenzione del contrattacco l‟azione finirebbe

spezzata (come avviene nell‟Uki-goshi del kata)

Sen-no-sen

Percorrendo una strada prevalentemente inn, di cui abbiamo un esempio nelle prime sette

tecniche del Nage-no-kata, ci si allena nell‟essere passivi in attesa di un‟opportunità offerta

dall‟avversario, o di una grande opportunità rappresentata da un attacco.

La sequenza delle prime sette tecniche del kata è infatti: omote, go-no-sen, omote, hyoshi (e questo

è l‟unico caso yo), omote.

Nello sforzo di affinare questo cogliere l‟occasione e contrattaccare è inevitabile che accada

l‟esperienza di attaccare quando credevamo che fosse imminente un attacco, ma tuttavia uke non si

è ancora mosso quando noi avevamo abbozzato il contrattacco.

Ne segue una caduta rovinosa dell‟altro, quasi sproporzionata all‟energia che avevamo messo

nell‟attacco (questo è uno dei segni per cui si riconosce sen-no-sen). Analizzando l‟episodio ci

accorgiamo che l‟energia del nostro attacco si è sommata all‟intenzione del suo e noi siamo partiti

anticipando la sua azione. Quando questo modo di agire ci diventa abituale, siamo padroni di sen-

no-sen e ci viene spontaneo definirlo come “contrattacco all‟intenzione”.

Percorrendo la strada yo indicata (dalla 15° alla 9° tecnica del Nage-no-kata) ci si allena

soprattutto nell‟essere attivi, nel prendere l‟iniziativa. Questa sequenza è infatti: sen, hyoshi, omote,

sen, go-no-sen, sen, sen (vi sono due forme inn su sette).

Nello sforzo di affinare questa iniziativa ci si accorge che qualche volta il risultato è superiore alle

aspettative e la tecnica riesce con grande efficacia. Allora siamo disposti a definire sen-no-sen come

“iniziativa superiore”.

Il sig.Kano dice:

“Ci sono tante strade per scalare

il Fuji, tutte portano in cima”.

Nel Nage-no-kata mette la dimo-

strazione di Tsuri-komi-ashi (cioè

di sen-no-sen) proprio come 8°

tecnica, al centro del kata

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20 – Randori Kata

Ma se impostiamo i contrattacchi solo dopo esserci difesi dall‟attacco, ci precludiamo la prima

strada e ci rimane a disposizione solo la seconda. Nulla di male, purché si arrivi. Ma non è corretto

impostare così i contrattacchi in un corso dove si trovano persone che possono seguire proprio la

strada inn. Pertanto, se anche spieghiamo la difesa, occorre che sia ben chiaro che è bogyo (difesa,

protezione,salvaguardia), che da essa possono scaturire soprattutto i contrattacchi “dopo”, che la difesa

non deve ispirare tutta l‟esperienza del contrattacco. E infine che il più nobile spirito del Judo è: “se

lui attacca, io attacco” senza preoccupazione di difesa. Anche se l‟allievo adotterà un

comportamento prudente, sarà presente in lui un comportamento ideale che fa prevalere l‟attacco

alla difesa.

Cesare Barioli

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21 – Randori Kata

Katame - no – kata

“Acquisiti i punti salienti del Nage-no-kata, si procede con Katame-no-Kata e di pari passo nello

studio delle tecniche di Osae, Shime e Kansetsu, perché anche qui non basta acquisire il contenuto

del kata, che è solo il mezzo per consentire di avviarsi in ricerche più approfondite.”

Jigoro Kano

Ho sempre pensato che il Katame-no-kata fosse di supporto a chi, nello studio della ne-waza

volesse allenarsi al controllo (nel caso di osae-komi-waza) o alla velocità di esecuzione nello

sfruttare le opportunità offerte da uke nelle shine-waza (tecniche di strangolamento) o nelle

Katsetsu-waza (tecniche di leve articolari) , questo per quanto riguarda il lato Tori.

Il ruolo sincero di Uke, oltre a rendere possibile l‟evoluzione nella ne-waza di Tori (sopra descritta) fa

si che lui stesso possa studiare le più varie possibilità per liberarsi dal controllo o evitare

soffocamenti o leve articolari. Significativo il fatto che Uke debba battere con la mano o il piede

per determinare la sua resa e, con questo la fine dell‟azione.

“Per segnalare la sconfitta (maitta) uke batte con la mano due volte su di Tori, oppure,nel caso in

cui le mani non fossero libere batte due volte sul tatami con entrambi i piedi.”

Da : “Il grande manuale dei kata” di Bruno Carmeni

Questa battuta non è però un semplice e solo atto di sconfitta; rappresenta anche un atto di massima

rispetto nei confronti di Tori e di se stesso (Uke); significando a Tori che la tecnica è stata eseguita

in maniera magistrale nonostante da parte sua (di uke) nulla sia rimasto intentato.

“Ugualmente per il Katame-no-kata il contenuto delle singole forme viene a comporre il mosaico

del Ki. Ki e sen-no-sen costituiscono il compimento della tecnica (waza) del Judo. …

Stabilito che il sig. Kano considera un‟azione eseguita in sen-no-sen con il dovuto Ki come il

massimo risultato (ippon magistrale), troviamo nel Katame-no-kata i modi del Ki …”

da http://kodokanjudoinstitute.org/en/waza/forms/textbook/

ki (qì) nelle arti marziali

«Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un colpo, devi già essere in movimento. Dopo che l'hai visto muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua è fuori luogo, perché il colpo del tuo avversario è quasi mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo; si deve sentire l'intenzione dell'avversario. Ma, in realtà, non è questione di usare la mente, ci si deve muovere naturalmente, senza pensarci. Quando raggi ungerai questo stato, riuscirai a muoverti simultaneamente con l'ordine. Se pensi troppo all'inizio del colpo dell'avversario, non ti renderai conto dei suoi movimenti. Solo quando la tua mente è tranquilla come una pozza d'acqua e sei fisicamente all'erta, potrai renderti conto dei movimenti dell'avversario e della sua respirazione naturale. In questo stato sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario» …. Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma

eterea e quindi quella particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il 氣 ki è

dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa. … Si noti innanzitutto che tale questione è assolutamente diversa da quella di una mente (nel senso di Kokoro) salda e lucida, anche se entrambe si riconducono allo stesso principio: il miglior impiego dell'energia. Tale principio, enunciato e fermamente sostenuto da Kanō Jigorō (Ki-Ai) fu concretamente realizzato da Morihei Ueshiba con la creazione dell'Aikido (termine composto dai vocaboli Ai-Ki-Do, ciascuno dei quali ha un suo proprio significato che, unito agli altri, genera un significato più complesso).

Da : https://it.wikipedia.org/wiki/Ki_(filosofia)

Ideogramma cinese del Qi, raggifurante il

vapore che si alza al di sopra di una pentola

piena di riso, ed esprime pertanto l’idea di

movimento e di trasformazione della

materia un energia nutriente

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22 – Randori Kata

[1 Katame-no-kata deve molto alla Tenshin-shin‟yo, scuola borghese di ju-jutsu nella quale Kano

studiò da giovane; scuola dove l‟energia interiore per affrontare situazioni di combattimento per

persone che non avevano fatto del combattere la propria ragione di vita è al centro della sua

analisi. E‟ a questo Kata di Judo,che Kano affida il compito di tramandare i principi riguardanti

l‟uso dell‟energia. … Come nel nage-no-kata, vi è una panoramica sui Kihon (fondamentali; di base)

che riguardano il combattimento al suolo.

I kihon presi in esame :

Kei ( in questo contesto traducibile con piano; schema) di Tori

Stabilità nella posizione Sia in shizen-tai che in taka-kyoshi-no-kamae

Corretta distanza Toma e chikama

Modo di spostare il proprio corpo Ayumi-ashi o shikko

Ritmo e cadenza respiratoria espirazione che sottolinea la posizione solida Inspirazione lenta durante shintai (spostamenti) ; profonda

e veloce prima di „entrare‟ nella tecnica vera e propria

Uke durante l‟esecuzione di questo Kata dovrà evidenziare i tentativi di ribaltamento (nogare-kata)

o di liberazione (fusegi-kata) ai quali Tori si contrapporrà modificando la propria posizione.

In questa azione viene sottolineato come per un efficace controllo non sia sufficiente una buona

tecnica ma sia necessaria la capacità di adattamento a quanto compie Uke nel tentativo di sottrarsi

ed è in questo adattamento che Tori manifesta il reale controllo: sarà infatti sempre la resa di Uke a

porre fine all‟azione di controllo di Tori battendo con la mano. 1]

[2 Tutte le arti marziali presentano delle posizioni di combattimento definite Kamae In ciascuna

disciplina, il praticante assume una posizione concepita per mostrare forza e spirito combattivo …

per rendere le posizioni inespugnabili.

Le kamae delle arti classiche del Giappone feudale sono differenti. In queste antiche forme, le

posizioni di combattimento spesso mostrano evidenti brecce, aperture in cui la spada, il torso o le

mani serrate sull‟arma sono esposte al pericolo.

Osservando tali posizioni, si potrebbe pensare che questi guerrieri fossero suicidi, quasi volessero

farsi colpire. In un certo senso, le Kamae delle arti antiche sono effettivamente un invito ad

attaccare, e celano una trappola mortale, in quanto le brecce nelle posizioni delle arti classiche non

sono errori strategici, fanno deliberatamente parte di una strategia.

Il kamae del guerriero induce ad un attacco che è in grado di controllare. Esponendo un bersaglio

specifico sa da quale direzione arriverà l‟assalto, e quindi se ne avvantaggia. …

Un Kamae si costruisce sia con la posizione fisica che con l‟atteggiamento mentale e può essere

considerata alla stregua di una solida fortezza concepita per proteggere, mentre la posizione da

combattimento del samurai del passato era piuttosto un trabocchetto,ideato per attirarvi l‟avversario

ed intrappolarlo. …

Uno “spazio lungo“ (toma) è un concetto che implica una considerevole distanza fra gli avversari.

La distanza è tale che non è possibile portare nessun attacco, e quindi non è neppure necessaria una

difesa.

La distanza di un solo passo Itto issoku no ma effettuato da

entrambi i combattenti li porterà a distanza sufficiente l‟uno

dall‟altro. È da questa distanza, quando le punte delle spade

sono separate dalla lunghezza di un dito, che gli spadaccini

manovrano per combattere.

La distanza ravvicinata chikama permette alle lame di

scontrarsi, qui si decide il risultato del duello.

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23 – Randori Kata

Ricapitolando, Toma è lo spazio iniziale; Itto issoku no ma è quello in cui si ingaggia il duello e

chikama è quello in cui se ne decide il risultato.

Definizione di spazio Ma

Un tipico dipinto a pennello ed inchiostro della tradizione sumi-e giapponese mostrerà forse un

unico ramo nodoso di susini in inverno e un verso o due di poesia inserito su un lato della

composizione. Dall‟altra parte ci sarà probabilmente un ampio spazio vuoto.

Per l‟esteta, è questo spazio bianco che stimola l‟immaginazione grazie alla possibilità che lascia

aperta, che rende l‟opera d‟arte viva e interessante. Ciò che non si vede è importante nel dipinto

tanto quanto quella che si vede.

Il ma, questo il nome che viene attribuito allo spazio bianco, anima tutte le arti orientali allo stesso

modo. La distanza tra gli avversari è ricca di possibilità di attacco e di difesa. Imparare a chiudere il

ma per raggiungere il bersaglio è un‟importante lezione che deve essere appresa dal praticante.

Altrettanto lo è quando è necessario mantenere un ma di sicura distanza. 2]

Alcuni esempi dell‟arte sumi-e (bambu) (cerchio zen)

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24 – Randori Kata

Una piccola divagazione prima di affrontare una più attenta interpretazione (Ki, kihon e Kei) del

Katame-no-kata.

Avete mai visto un gatto giocare col topo, non è certo un‟immagine piacevole (almeno per il topo) ma

rende esattamente l‟idea di quanto è stato fin qui esposto.

Il gatto sornione spinge il topo ad un comportamento avventato e probabilmente rischioso …

(Le Kamae delle arti antiche sono effettivamente un invito ad attaccare, e celano una trappola mortale, in quanto le

brecce nelle posizioni delle arti classiche non sono errori strategici, fanno deliberatamente parte di una strategia)

L‟azione del topo viene sfruttato dal gatto a proprio vantaggio.

( Il punto di partenza da cui il combattimento ha inizio è arbitrario, e richiede certe ipotesi e concessioni nelle

posizioni di entrambi gli esecutori (rif: 2) )

A voi ulteriori riflessioni e accostamenti con atteggiamenti e/o situazioni presenti nella pratica del

Katame-no-kata.

Mantenersi a distanza di sicurezza

rappresenta una garanzia per il topo

(La distanza è tale che non è possibile portare

nessun attacco)

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25 – Randori Kata

Proseguiamo la nostra analisi alternando brani da “Origine e significati dei kata di Judo” di M.

Marzagalli a immagini tratte dai book-kododan “Katame-no-kata” opportunamente elaborate.

[ 1 Come accennato prima ritengo che in questo Kata il M° Jigoro Kano abbia voluto sottolineare

e tramandare l‟esperienza del Ki della Tenshin-shin‟ryu, la scuola civile di jujitsu che introduceva i

„non samurai‟ ai valori del combattimento in cui la gestione dell‟energia primaria (Ki), per

fronteggiare senza emozioni un‟azione che poteva valer la vita, aveva un‟importanza determinante.

L‟energia che nel Nage-waza è concentrata sempre nell‟addome (tanden) e si sprigiona dalle parti

del corpo indispensabili all‟azione (es.il piede negli ashi-barai, il braccio in tai-otoshi, la spalla in

kata-guruma, ecc.), nel Katame-waza si concentra nel punto determinante per il controllo, e il

Katame-no-kata ci fa vivere questa esperienza con il corpo.

Nelle prime cinque tecniche infatti è ben percepibile per Tori quello che è il proprio punto di

energia stabile, ovvero il punto in cui concentrare la propria attenzione (per il principiante può essere più

semplice pensare che il punto in cui concentrarla propria forza) :

1 ) in Kesa-gatame questo punto 2 ) in Kata-gatame attorno alla spalla destra

è sotto l‟ascella sinistra di Tori

3 ) in Kami-shio-gatame è nella parte alta del petto

4 ) in Yoko-shiho-gatame nel braccio e fianco sinistro,

5 ) nella quinta tecnica (Kuzure- Kami-shio-gatame) nel braccio destro.

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26 – Randori Kata

L‟epicentro dell‟energia si sposta così all‟interno del corpo di Tori che comprende, con questa

esperienza, che nel combattimento corpo a corpo (di cui Tenshin-shin ryu era specialista) non è più hara

(centro per eccellenza dell‟energia dell‟uomo) a guidare l‟azione, ma sono le varie membra del suo corpo

che conterranno, a seconda dell‟azione, l‟energia necessaria a controllare in questo caso i

movimenti di un‟altra persona.

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27 – Randori Kata

La direzione di questi flussi viene esposta nel secondo gruppo di questo kata:

nella prima tecnica (Kata-juji-jike), di fronte alla difesa di Uke, Tori insiste nell‟azione

„schiacciando‟ Uke con la perseveranza della propria azione;

al contrario nella quinta tecnica (Gyaku-juji-jime) l‟energia di Tori necessaria a contrastare la difesa

di uke e a evidenziare un reale controllo, va verso l‟alto.

(nel nage-waza ad esempio due situazioni simili in O-soto-hane-goshi e in Tomoe-nage dove l‟energia di Tori è volta

rispettivamente a schiacciare e sollevare Uke)

O-soto-hane-goshi

Tomoe-nage

Il terzo e il secondo shime-waza esprimono invece l‟energia che viene e che ritorna.

Ovvero: nel gesto del braccio destro di Tori in Hadaka-jime vi è un flusso di energia che prima

tende quasi ad allontanarsi da Tori ma poi immediatamente torna

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28 – Randori Kata

( analogamente si potrebbe considerare l‟uso del braccio in Seoi-nage

o quello della gamba in O.uchi.gari ),

mentre nel gesto del braccio per eseguire il controllo in Okuri-eri-jime il flusso d‟energia va sempre

nello steso senso

( come per esempio quello del braccio destro di Tori

in Tai-otoshi )

Questo uso dell‟energia infatti, studiato nella forma dei controlli, non è patrimonio esclusivo del

Katame-waza, anzi il Katame-waza è un pretesto per impadronirsene e poi esprimerlo anche nel

Nage-waza.

I contro colpi contenuti nel Katane-no-kata sono facilmente percepibili: infatti anche in questa

forma vi sono tre occasioni in cui Uke prende l‟iniziativa e si muove per primo simulando un

attacco. La risposta di Tori sarà diversa nei tre casi e sottolinea un principio diverso nella gamma

dei gonosen.

Nel primo caso Tori si oppone all‟azione di Uke rompendo l‟attacco e concludendo in Ude-garami,

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29 – Randori Kata

nel secondo caso devia l‟attacco di Uke (juji-gatame)

e nel terzo caso si unisce a quest‟attacco (Ude-gatame)

Il punto centrale dell‟energia è nella parte del corpo destinato ad essere „in prima fila‟ nel

contrattacco (addome prima e braccia poi, in Ude-garami;

gambe in Juji-gatame;

fianco destro in Ude-gatame)

la teoria sottostante questi tre gonosen è differente da quella espressa in Nage-no-kata.

Lì avevamo i concetti di contrattaccare la massa, il movimento o la posizione di Uke ( ovvero

„prima‟, „durante‟ e „dopo‟ l‟azione di attacco) mentre ora vengono espressi i concetti di bloccare,

deviare e unirsi all‟attacco di Uke.

Come già detto questi due Kata sono frutto dell‟eredità del ju jutsu militare e civile sul judo ed è

ovvio che la profonda esperienza di secoli di studi e applicazioni (non randori-waza ma in shobu-

waza ! (n)) di principi di contrattacco non potesse esaurirsi in qualcosa di sterile o privo di

significato.

(n) shobu-waza : shobu = gara, gioco ,competizione waza = tecnica , arte, azione

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30 – Randori Kata

Quello che personalmente ritengo vada sottolineato è che questi due modi diversi di intendere i

contrattacchi non sono né antitetici ne tanto meno sommabili, semplicemente sono i punti di vista di

due celebri Scuole di ju jutsu che ereditavano un‟esperienza reale di combattimento che Kano ha

voluto trasformare nel suo metodo senza porsi il problema di quale fosse superiore, giacché la sua

finalità non era quella di concepire una nuova Arte di combattimento ma quella di creare un Metodo

educativo che portasse attraverso l‟autorealizzazione dell‟individuo ad un maggior benessere e

armonia collettiva.

Anche in questo Kata,infine, abbiamo un‟esposizione dei renraku-waza :

dal damashi (disorientamento, inganno) evidenziato nel nell‟azione che si conclude con Kata-ha.jime,

al renraku nage-waza/katame-waza espresso nell‟ultima azione del Kata (ashi-garami),

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31 – Randori Kata

al particolate hikkomi (trascinamento) espresso nella penultima azione dove Tori, dopo essersi

assicurato una particolare presa con il braccio sinistro, costringe Uke al suolo dove eseguirà Hiza-

gatame, frutto del suo trascinamento a terra.

Concludendo la parte dedicata ai Randori-no-kata, un‟ultima considerazione sullo stato mentale: la

corretta attenzione di Tori (e di Uke) vien definita qui Zan-shin, Tori non dovrà far calare la sua

soglia di attenzione durante questo Kata così come non lo dovrà fare nel randori.

Durante gli spostamenti e le brevi pause d‟azione dopo la proiezione o la resa di Uke, l‟attenzione

di Tori dovrà essere sempre vigile, pronta a captare qualsiasi informazione giungesse dall‟esterno

senza soffermarsi né sul passato (quanto è appena accaduto), ne sul futuro (la prossima azione

tecnica). 1]

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32 – Randori Kata

Zanshin è un termine utilizzato nel mondo delle arti marziali col quale si indica un momento di concentrazione e di

attenzione particolare durante il quale il soggetto tiene sotto controllo con lo sguardo l'avversario e si tiene a dovuta

distanza da esso. … Zanshin si traduce in "zan"= mantenere, "shin"= spirito, letteralmente "mantenere lo spirito

allerta". Il vero Zanshin nasce da una concentrazione di tutti i sensi rivolta ad un particolare momento o ad una

determinata azione, fisica e/o mentale "qui ed ora". Lo Zanshin delle arti marziali è strettamente legato al Mi

Kamae (postura del corpo esterna) e Ki Kamae (postura psicologica interna).

La perdita dello Zanshin equivale ad aprire una falla (kyo) nella propria difesa che potrebbe essere sfruttata dall'av-

versario per abbatterci.

Da : https://it.wikipedia.org/wiki/Zanshin

Zanshin è una parola giapponese che indica lo stato di vigilanza controllata e serena che il maestro di arti marziali deve

avere prima durante e dopo un aggressione: è uno stato in cui si è coscienti di tutto ciò che ci circonda (pericoli e

aggressori inclusi) senza per questo cedere alla paura, all'ira o ad altri sentimenti negativi.

Da : http://www.ilgiornale.it/news/cronache/zanshin-tech-l-arte-marziale-digitale-difendersi-dai-1382975.html

[ 2 Tra le regole generali :

Eliminare tutti i movimenti superflui

Il Nage-no-kata …. Assieme al Katame-no-tata ed al Go-no-sen-no-kata forma il randori-no-kata.

Il judo agonistico ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio combattimento tra due persone alla

ricerca della vittoria. Questo fine richiede la massima partecipazione dei due soggetti in una

sequenza di atttacchi e contarttacchi.

Nel contesto di Go no sen torna in uso il termine Ura che va interpretato in maniera diversa di

Kaeshi (rovesciamento contrattacco) ; Ura waza infatti è da intendersi come contrattacco indiretto

ovvero, “ribaltare la situazione”.

Kano definisce il contrattacco:

“… Un attacco e la sua risposta appropriata sono istantanee; armoniose e forze attive sia per

un attaccante sia per un difensore; cioè un attaccante piò assumere il ruole di difensore e

viceversa. I ruoli sono interscambiabili in qualsiasi momento.”( Questo è quello che avviene nel randori )

Questo principio verrà ribadito da K.Gawlikoski nella prefazione al libro di Sun Tzu “L‟arte della

guerra” :

“Nel combattimento di Judo si attaccano con precisione i punti deboli dell‟avversario e lo si

sconfigge utilizzando la sua stessa forza; in un certo qual senso il nemico si sconfigge da solo.

Ciò che conta è l‟abilità tecnica, non la forza, perciò Sun Tzu considera possibile, anche se

difficile, la vittoria su un antagonista più forte.”

… sebbene non vi siano che solo due metodi: attacco diretto ed indiretto, tuttavia queste due

combinazioni danno luogo ad una infinita serie di possibilità.

[ secondo il pensiero del M° Inogai ]

“… per eccellere bisogna possedere un notevole repertorio tecnico con ottima qualità

nell‟esecuzione …”

[ secondo il pensiero del M° Abe ]

“… con la divulgazione e l‟evoluzione della tecnica diventa sempre più difficile realizzare

l‟attacco direttosu atleti preparati. Ecco quindi la necessità e l‟importaanza di studiare e cercare

di appicare, di volta in volta, delle combinazioni o contrattacchi. … Naturalmente l‟attacco

unilaterale (diretto) è sicure ed efficace solo se si cogliela vulnerabilità dell‟avversario. …

L‟avversario risulta vulnerabile nei momenti in cui :

- Sferra l‟attacco

- E‟ statico

- E‟ in uno stato di incertezza …”

Il compianto M° Kawaishi affermava che “ il contrattacco è l‟utilizzo a proprio vantaggio di una

tecnica d‟attacco portata dall‟avversario”.

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33 – Randori Kata

Queste forme di contrattacco possono rispondere a due grandi principi :

1 - Utilizzando l‟atttacco effettivo dell‟avversario

“Se fra due azioni si lascia un intervallo anche minimo, lo spazio di un capello, questa è

un‟interruzione … Fate che la vostra difesa segua all‟attacco senza un momento di interruzione

e non vi saranno neppure due momenti distinti che si possono chiamare attacco e difesa” [Suzuki maestro Zen]

2 – Anticipando l‟inizio dell‟attacco dell‟avversario

“Frustrare il disegno mentale dell‟avversario prevedendo la sua azione tramite la lettura del

pensiero. Prevenirlo in ciò che sta per attuare onde poterlo sconfiggere sul campo ideologico” [M° Mifune]

Il Go no sen si esprime secondo i principi :

Bloccare Go

Schivare Chowa

Cedere Yawara

Contratttaccare all‟indietro Ura

Si avranno tre possibilità :

1. Iniziativa

L‟esecuzione del controattacco Tori prende l‟iniziativa, sollecita, provoca l‟attacco dell‟avversario Uke , il

quale tende ad essere passivo; Tori contrattacca prima ancora che l‟attacco di Uke sia uscito dalla sua mente.

Questa iniziativa viene definita sen o saki e si esprime in varie maniere :

a) Attacco diretto Con la propria tecnica in genere definita “speciale” Tokui waza

b) Atttacco ripetuto Con una stessa tecnica

c) Attacco ripetuto Con una concatenazione di tecniche

d) Su difesa di Uke Attacca con una tecnica diversa dalla prima (in base alla difesa di Uke)

e) Attacco susseguente ad uan finta Damashi waza

2. Contrattacco diretto

L‟esecutore del contrattacco Tori anticipa l‟iniziativa dell‟attaccante Uke. Il contrattacco si effettua nel

momento di vulnerabilità del primo attacco, nel tragitto preparatorio, generalmente si svolge in linea retta

Omote. Questo è il principio dell‟iniziativa sull‟iniziativa definito sen no sen o saki no saki che si ottiene con

l‟uso del Kaeshi waza … il contrattacco potrà svilupparsi in due modi :

a) Utilizzando la stessa tecnica dell‟avversario come a riprodurre la fotocopia dell‟attacco Utsushi

b) Utilizzando una tecnica diversa Utsuri

3. Contrattacco indiretto

L‟esecutore del contarttacco Tori effettua una controreazione dopo che l‟azione dell‟attaccante Uke si è

conclusa, cioè contratttacca alla fine dell‟atttacco di uke. Questo è il principio del contro iniziativa definito go

no sen o ato no saki. Esso viene applicato nelle tecniche di difesa bogyo waza. … si deve contrastare

l‟avversario giusto alla fine della sua azione, quando egli non è più in posizione di forza e prima che possa

riacquistare la stabilità, col fine di riuscire a sfruttare il suo temporaneo stato di squilibrio.

Principi tecnici ed esempi : ( A : Attacco di … C : Contrattacco di … )

Contrastare In funzione della posizione di squilibrio nell‟attacco dell‟avversario

A : Ko soto gake C : Uchi mata A : Ko uchi gari C : Tomoe nage

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34 – Randori Kata

Cedere Utilizzando il punto morto (1) all‟inizio dell‟atttacco dell‟avversario

A : Ko uchi gari C : O uchi gari

Seguire Utilizzando il punto morto alla fine dell‟attacco dell‟avversario

A : Hane goshi C : Hiza guruma

Bloccare Controllare il suo attacco bloccandolo per poi proiettare

È il classico caso dei sutemi all‟indietro applicati ad attacchi di anca o spalla

Schivare Utilizzando l‟attacco dell‟avversario

A : Uchi mata C : Harai goshi

Contrattaccare direttamente

Il migliore allenamento per praticare e studiare dei contrattacchi si attua durante Yakusoku

geiko (allenamento alla opportunità) tipo di prova pratica detta anche scambio di tecniche. 2]

NO

SI (1) Tori Interviene sulla gamba d‟appoggio

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35 – Randori Kata

Go-no-sen-no-kata da : “IL GRANDE MANUALE DEI KATA” di Bruno Carmeni

Kata non riconosciuti dal Kodokan

Università di Waseda Go no sen no kata ( circa 1916)

Go no sen no kata Kyzuno Mifune Ura no nage no kata

Takio Hirano Go no sen no kata

Go no sen no kata, prima forma 1916 circa elaborata da Università di Waseda

Attacco di Uke Contrattacco di Tori

1. Osoto gari O soto gari

2. Hiza guruma Hiza guruma

3. Uchi gari Okuri ashi barai

4. De ashi barai De ashi barai

5. Ko soto gake Tai otoshi

6. Ko uchi gari Hiza guruma

7. Kubi nage Uschiro goshi

8. Koshi guruma Uki goshi

9. Hane goshi Sasae tsuri komi ashi

10. Harai goshi Utsuri goshi

11. Uchi mata Sukui nage

12. Kata seoi nage Sumi gaeshi

Ura no nage no kata, elaborazione del M° Kyzuno Mifune

Tecniche di braccia Attacco di Uke Contrattacco di Tori

Uki Otoshi Tai otoshi

Seoi nage Yoko guuma

Kata guruma Sumi gaeshi

Tai otoshi Kotsuri goshi

Obi otoshi O guruma

Tecniche di anca Attacco di Uke Contrattacco di Tori

Hane goshi Kari gaeshi

Harai goshi Ushiro goshi

Hane goshi Utsuri goshi

Uki goshi Yoko wakare

O goshi Ippon seoi nage

Tecniche di gamba Attacco di Uke Contrattacco di Tori

Okuri ashi barai Tsubame Gaeshi

Ko uchi gari Hiza guruma

O uchi gari O uchi gari

Sasae tsuri komi ashi Sumi otoshi

Uchi mata Tai otoshi

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36 – Randori Kata

Nanami no kata, elaborazione del M° Takio Hirano

Posizione frontale Omote Tecniche eseguite da Tori

1- O soto gari

2- O soto otoshi

3- Harai goshi

4- O uchi gari

5- Seoi nage

6- Uchi mata

7- Tai otoshi

Posizione dorsale Ura

Attacco di Uke Contrattacco di Tori

1- O soto gari Hidari uki otosh

2- O soto otoshi Yoko wakare

3- Harai goshi Utsuri goshi

4- O uchi gari O uchi gaeshi

5- Seoi nage Hiki otoshi

6- Uchi mata Sukashi nage

7- Tai otoshi Yoko guruma

Nella versione integrale è contenuto un lavoro grafico che potrà introdurvi a questi kata.

Naturalmente solo la pratica potrà farvi meglio capire i principi in essi contenuti.

Molte combinazione sono state apprese indipendentemente dalla conoscenza dei relativi Kata.

Riferimenti :

( 1 ) da : “Origine e significati dei kata di Judo” di Marco Marzagalli

Edizioni La Comune

[1 : ha inizio 1] : finisce parte di cui al riferimento numerico

( 2 ) da : “IL GRANDE MANUALE DEI KATA” di Bruno Carmeni

Info Tenri Judo Conegliano – Via Calpena 5 – 31015 Conegliano

Tel: 0438 31711 email : [email protected]

[2 : ha inizio 2] : finisce parte di cui al riferimento numerico

Riferimenti per elaborazione immagini Siti, video consigliati:

- http://kodokanjudoinstitute.org/en/waza/forms/textbook/ ( Nage no kata e Katame no kata )

- http://www.judoenlignes.com/ (tecniche e combinazioni)