rigenerare la democrazia

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Oltre l’adolescenza digitale del grillismo, è necessario rigenerare la Democrazia attraverso la Rete DINO BERTOCCO 1

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DINO BERTOCCO 1

Oltre l’adolescenza digitale del grillismo, è necessario rigenerare la Democrazia attraverso la Rete

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Indice Il valore della Partecipazione Società sciapa e sale alchemico Crisi di fut(e)uro? La risorsa della Partecipazione Fenomenologia politica recente (1, 2, 3) I Meetup (1, 2) Fenomenologia politica italiana (1, 2, 3) L’irruzione di una nuova comunicazione politica Superficialità come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo ….nel vuoto di classe politica ….e di un cambiamento travolgente (conseguente) Domanda di rigenerazione della leadership ….in una democrazia rappresentativa rinnovata Verso la democrazia partecipativa? L’onda della «democrazia aperta» Cittadinanza attiva in Europa (1, 2) Cittadinanza e alfabetizzazione digitale I limiti e le trappole della democrazia 2.0 Il Terzo veneto …mancato! Gianroberto e noi…. Le precondizioni del successo di M5S (1, 2) Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati …ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete può innnovarla (Aldo Schiavone)

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Il valore della PartecipazioneLa definizione che meglio esprime il concetto di partecipazione è: “processo di assunzione di decisioni inerenti la vita di un individuo e quella della comunità nella quale egli vive” (Unicef,1992).

La partecipazione si caratterizza per:Non essere un evento concluso, bensì un processo che si esplica nell’assumere su di sé la responsabilità della scelta, facendosene carico

Essere un far parte di qualcosa, qualche luogo, qualche gruppo … essere un con– essere (Heidegger), consentire che la storia d’ognuno s’intrecci con quella degli altri

Avere una finalità intrinseca: con-essere è sempre in vista di qualcosa; è sempre un essere-con-gli-altri per…prendere parte per…, abitando i conflitti con responsabilità e giustizia (Raciti in ISFOL, 2008)

Partecipare è luogo della non-neutralità, è consapevolezza che il nostro essere-nel mondo è chiamato ad orientarsi eticamente secondo criteri di giustizia ed equità.

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Società sciapa e sale alchemico

• Una società sciapa e infelice. Quale realtà sociale abbiamo di fronte dopo la sopravvivenza? Oggi siamo una società più «sciapa»: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione della impressiva comunicazione di massa. E siamo «malcontenti», quasi infelici, perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali. Si è rotto il «grande lago della cetomedizzazione», storico perno della agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce uno scontento rancoroso, che non viene da motivi identitari, ma dalla crisi delle precedenti collocazioni sociali di individui e ceti.

• Dov'è oggi il «sale alchemico»? Quel fervore che ha fatto da «sale alchemico» ai tanti mondi vitali che hanno operato come motori dello sviluppo degli ultimi decenni

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Crisi di fut(e)uro?

• Il disagio profondo nasce dalla consapevolezza della grave congiuntura non solo economico-finanziaria, ma anche etica e culturale

• Assistiamo ad una crescente privatizzazione della dimensione pubblica ed alla contestuale rinuncia a concorrere alla costituzione sociale della persona

• La moneta di scambio in crisi, oggi, non è l’EURO bensì il CAPITALE SOCIALE che consente di credere nell’altro e quindi di investire sulla famiglia, la comunità locale, le istituzioni, l’Europa…

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La risorsa della Partecipazione

• Il tema della partecipazione presenta un «lungo passato»; qui si trae ispirazione dai saggi di Giuseppe Gangemi pubblicati nella Rivista FOEDUS –Culture Economi e Territori

• La partecipazione è da intendersi come un processo intenzionale, libero, collettivo ed organizzato che coinvolge, in maniera differente, gli attori sociali coinvolti nel processo di ricerca-intervento. E’ una relazione che genera relazioni, tutte volte al raggiungimento di valori ed obiettivi costruiti e condivisi dai diversi attori coinvolti. È il motore del cambiamento e della trasformazione a livello sia individuale sia comunitario (Montero, 2006).

• Come ben hanno sottolineato alcuni autori il tema della partecipazione porta con sé alcune complesse domande preliminari: “di quale comunità si sta parlando?” (Israel et al. 1998), devono “partecipare tutti i membri della comunità?” (Wallerstein et al. 1999), “e tutti allo stesso modo in tutte le parti del progetto” (Riger, 1999) “sono prevedibili anche cambiamenti di ruolo”? (Arcidiacono, Marta, 2008, p.14).

• Mannarini (2010) in maniera critica ne evidenzia anche i limiti segnalando come talvolta i processi partecipativi paiono fini a se stessi ed improduttivi, incapaci di promuovere cambiamento e sviluppare nuove conoscenze adeguate, coerenti con le domande di ricerca ed efficaci.

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Fenomenologia politica recente (1)

La campagna elettorale di B. Obama del 2008 è diventata il paradigma dell’innovazione nei processi partecipativi, ma essa prende le mosse da una cultura politica specificaVi è sempre stata, negli U.S.A., la convinzione che il sistema politico vigente non fosse di tipo Europeo e che vi fosse una profonda e radicale differenza tra i due. Il perché appare con evidenza nella descrizione delle esperienze di crisi e riforma del sistema politico statunitense. La società civile si è battuta per avere dei partiti aperti alla società civile e non chiusi, soprattutto nella fase della selezione dei candidati alle elezioni. Per questa via si è giunti a quella riforma così “americana” delle direct primaries, una istituzione che non è mai esistita nei Paesi occidentali fino alle esperienze del PD italiano

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Fenomenologia politica recente (2)Ma la traiettoria personale del Presidente americano (e della stessa Hillary Clinton) non è comprensibile e correttamente valutabile senza conoscere l’opera di Saul D. Alinsky, ispiratore e punto di riferimento politico-culturale, intellettuale e militante sociale attivo negli anni ‘60 che afffrontò il grosso problema, teorico e pratico, della partecipazioneCome è possibile fare partecipazione in un contesto in cui l’organizzazione del popolo è osteggiata dalla presenza operativa di organizzazioni che formalmente lavorano per il popolo, ma non con il popolo, in quanto la semplificazione della complessità viene operata da un singolo, da un gruppo o da un partito non disponibile a condividere il sapere di cui dispone perché lo reputa in qualche modo “superiore” a quello degli altri? Come possono organizzarsi per conseguire il potere di semplificazione della complessità coloro che non hanno potere (perché individualmente o in gruppo non avrebbero la possibilità di ridurre la complessità per gli altri e la possono ridurre per sé stessi solo se possono agire con gli altri)

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Fenomenologia politica recente (3)«Le organizzazioni che semplificano la complessità per gli altri sono quelle che non riescono a comunicare, perché non sanno o non vogliono comunicare. Non sa o non vuole comunicare quell'organizzazione che subordina la comunicazione al conseguimento di obiettivi assolutamente distanti dalla veicolazione di un messaggio che possa effettivamente ridurre la distanza con il suo destinatario. E tale distanza perdura, vanificando qualsiasi forma di organizzazione del popolo, laddove nessuno è disposto a rinegoziare alcuni dei propri interessi o valori per garantire la libertà di scelta del metodo di riduzione della complessità da parte degli altri: il Dogma è il nemico della libertà dell’uomo» (Alinsky 1989, p. 4)

Trova fondamento in questa analisi il principio che “libertà è partecipazione” (riecheggiato anche nella famosa canzone di Giorgio Gaber…)

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I Meetup (1)

Meetup (o Meetup.com) è un servizio di social network che ha lo scopo di facilitare l'incontro di gruppi di persone in varie località del mondo. Meetup consente ai membri di trovare e unirsi a gruppi creati attorno a un comune interesse, come la politica, i libri, i giochi ecc.

L'utente può inserire la località del proprio domicilio/residenza e l'argomento di proprio interesse per visualizzare i gruppi legati a quella località e argomento

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Meetup (2)

Fondamentale, per la formazione di questo social network, è stato l'attacco al World Trade Center di New York, l'11 settembre 2001. Il co-fondatore Scott Heiferman ha dichiarato pubblicamente che il modo in cui la gente di New York si è riunita a seguito di tale evento traumatico lo ha ispirato a utilizzare Internet per rendere più facile per le persone connettersi con gli sconosciuti della loro comunità

In Italia è diventato famoso dal 2005 quando è stato scelto dalle comunità simpatizzanti per Beppe Grillo presenti in tutte le città, molte delle quali sparse anche per il mondo

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Fenomenologia politica italiana (1)

ROMA - Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup. È il Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie sezioni di partito al tempo delle rete. La differenza più evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si vede ogni volta dove capita, in un bar, in una sala in prestito oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In questo momento ci sono 865 gruppi di "amici di Beppe Grillo" in 711 città di tutto il mondo, comprese Londra, Parigi, Ginevra, San Francisco e Perth, in Australia, dove ci sono "tre cittadini in autoesilio volontario"

Riccardo Luna – LA REPUBBLICA, 3 marzo 2013

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Fenomenologia politica italiana (2)

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Fenomenologia politica italiana (3)

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L’irruzione di una nuova comunicazione politica

9. Comunicazione e trasparenza (dal Manifesto per la candidatura di Renzi alle primarie del PD)

Un partito che sappia comunicare bene. Perché la parola comunicazione non deve fare paura. Chi non comunica è perduto. Saper usare la comunicazione è una priorità per la madre che insegna a parlare al bambino, per l’innamorato che vuole esprimere il proprio sentimento alla persona che ama, per il lavoratore che deve confrontarsi con i colleghi, per i nonni che vogliono entrare in rapporto con i nipoti. Senza comunicazione non c’è vita. In questi anni abbiamo finto di pensare che la comunicazione fosse patrimonio della destra e che chi tra noi parlava di comunicazione in realtà fosse un potenziale traditore, un infiltrato del nemico. Recuperare una dimensione pulita e semplice di comunicazione partendo da un più accorto uso degli strumenti di proprietà del PD e dialogando con le realtà editoriali ad esso collegati sarà una nostra priorità. Inizieremo con l’obiettivo di spendere meno in comunicazione rispetto agli ultimi anni. Spendere meno, ma spendere meglio. E rendicontare tutto, ogni centesimo, attraverso la totale trasparenza delle spese. Se inizieremo noi, poi saranno costretti a farlo tutti. Inizieremo dai soldi raccolti con le primarie che a differenza del passato dovranno avere una destinazione e un utilizzo chiaro. Tutta la rendicontazione la metteremo su Internet, accessibile a tutti. Il PD non è l’obiettivo, è lo strumento. Noi non vogliamo chiudere le sedi del PD, anzi vogliamo spalancarle. Vogliamo cambiare l’Italia e il PD è lo strumento per questo.

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Superficialità come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo

«La visione euforica delle conseguenze sociali della comunicazione si misura oggi con evidenze empiriche e fratture della coscienza che inducono a mettere in discussione il modo in cui la comunicazione ha costruito le parole e i sentimenti del clima culturale dominante. E’ singolare che un ripensamento critico rispetto a un elogio sistematico dei media prenda le mosse proprio da chi – io fra questi – non ha mancato di annotare il rilievo e la forza di socializzazione moderna della comunicazione in Italia; perché, anche questo approccio si è rivelato storicamente convincente, ciò non impedisce la presa d’atto che alcuni fenomeni – a partire dal cosiddetto «berlusconismo culturale» (che ovviamente non allude solo al perimetro delle forze politiche del centrodestra) – sono ormai percepiti come qualcosa che non ha nulla anche vedere con la sfera pubblica, dal momento che affollano la retorica e l’immaginario del dibattito pubblico»

«Una conseguenza evidente di questo rinnovamento di prospettiva è l’obbligo di sottolineare sempre più attentamente la relazione che il tempo dei media instaura con l’antipolitica e più in generale con alcuni caratteri distintivi della postmodernità»

«E’ rispetto a questa connessione nefasta fra populismo e comunicazione, quella che nei paesi democratici più avanzati si chiama e si fa chiamare media literacy e media education, da noi consiste in realtà marginali, se non fiori all’occhiello di limitate aree di autocoscienza intellettuale e scolastica»

Mario Morcellini, Gli errori della comunicazione – ASPENIA n. 54

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….nel vuoto di classe politica

«E’ naturale, come si è detto, che in questo progressivo vuoto di classe politica, di società civile e di leadership collettiva, i soggetti della vita quotidiana rischiano di restare in una solitudine senza èlite, con il pericolo che si possa dare ragione a chi ha sempre sostenuto che «il popolo italiano è materia inerte, che si muove insieme e in avanti solo quando è illuminato dalla luce di una èlite intelligente». Se così fosse sarebbe davvero vicino il baratro, non solo dell’economia, ma anche del disfacimento della struttura stessa della società, magari accentuato dalla bassa qualità, anzi da una profonda crisi antropologica delle singole molecole sociali, divenute inerti elementi di moltitudine».

Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese – 2013, Considerazioni generali, p. 13

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….e di un cambiamento travolgente

Per comprendere il livello di sfasatura – lontananza dei Partiti tradizionali dall’elettorato (clamorosamente evidenziato dal 25 % dei voti andati al M5S) è utile la lettura di un denso ed illuminante articolo di Aldo Schiavone (Serve una guida politica al nuovo individualismo fragile ma creativo) nel quale si sostiene che «L’Italia è il Paese dell’Occidente sul quale la rivoluzione del lavoro ha avuto l’impatto più travolgente. Dietro la maschera del populismo ci sono cambiamenti che vanno capiti per affrontare al meglio le sfide del futuro”»

http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_30/serve-guida-politica-nuovo-individualismo-fragile-ma-creativo-87d94730-f5cc-11e5-a42a-1086cb13ad60.shtml

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(conseguente) Domanda di rigenerazione della leadership

Contesto socio-economico che alimenta un rischio latente di euforizzazione delle aspettative

I valori della tradizione vengono evocati e usati, ma svuotati e finalizzati a creare paure e barriere al cambiamento necessario per affrontare le nuove emergenze

Le Elite tradizionali si dimostrano incapaci e più orientate a dar vita ad «una farsa italiana», anche se va tenuto presente che «Oggi fallirebbe anche Cavour» (Michele Salvati, LA LETTURA - CORRIERE DELLA SERA, i dicembre 2013)

Cosicchè il vecchio e saggio Eugenio Scalfari arriva a sostenere che Un dittatore è una sciagura, un vero leader è una fortuna(LA REPUBBLICA, 22 dicembre 2013)

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….in una democrazia rappresentativa rinnovata

Perché servono le rappresentanze. L’egoismo sociale non è una risposta (Giuseppe De Rita, CORRIERE DELLA SERA, 27 dicembre 2013)

L’impegno della futura leadership: restituire ai cittadini il piacere di contare (Michele Ainis, CORRIERE DELLA SERA, 28 dicembre 2013)

Il peso dei leader nelle democrazie (Ernesto Galli Della Loggia, CORRIERE DELLA SERA, 29 dicembre 2013)

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Verso la democrazia partecipativa?…Ciò che non possiamo avere, e che tuttavia non possiamo smettere di non volere

(J. Dunn, La teoria politica di fronte al futuro)

• «Quindi chi identifica la democrazia con le regole del gioco ha ottime ragioni di diffidare di una troppo meccanica identificazione di partecipazione e democrazia. Al contrario, chi ritiene che la democrazia debba essere vista come un processo politico complessivo, non solo come una procedura di decisione, include la partecipazione informale nella definizione di questa forma di governo e di politica»

Nadia Urbinati, Democrazia in diretta

• Democrazia partecipativa e processi di democratizzazione (Relazione generale al Convegno su: La democrazia partecipativa in Italia ed in Europa: esperienze e prospettive)

Umberto Allegretti

• «Il voto fa male alla democrazia. Sorteggiamo». Intervista a David Van Reybrouck – LA LETTURA, Corriere della Sera, 16 marzo 2014

• «La democrazia formale si è diffusa nel mondo negli ultimi anni. Ma i cittadini sono frustrati perché non sentono di poter influire davvero sulle decisioni che contano. Solo l’efficacia delle istituzioni può dare slancio alla partecipazione»

• Mary Kaldor - Docente di Global governance alla Scuola di economia di Londra

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L’onda della «democrazia aperta»

Citizinvestor: la piattaforma che consente alle autorità locali di lanciare un progetto e di chiedere ai cittadini di finanziarlo

CiviQ : la piattaforma che in Irlanda serve a rilevare l’opinione pubblica in modo più partecipato di quanto avviene basandosi sui sondaggi

Open ministry – Crowdsourcing legislation, ideata da Joonas Pekkonen Openpolis - La piattaforma web italiana per monitorare, informarsi e partecipare alla vita politica

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Cittadinanza attiva in Europa (1)Negli ultimi anni il rapporto tra democrazia e partecipazione politica ha assunto un ruolo centrale nel contesto dell'Unione Europea. Avvenimenti recenti hanno infatti indotto a ripensare le forme della partecipazione politica e il rapporto con i modelli di democrazia.

Tale processo si inserisce all'interno di un più ampio dibattito sulla crisi della democrazia rappresentativa e della partecipazione elettorale che investe le democrazie contemporanee. Nel caso dell'Unione Europea la democrazia rappresentativa è caratterizzata da una debolezza di fondo, insita nella complessa architettura istituzionale che regola l'equilibrio di poteri tra Commissione-Consiglio-Parlamento e che attribuisce a quest'ultimo, unica istituzione ad essere legittimata dall'elezione popolare, un ruolo subalterno rispetto alle altre. A completare il quadro sullo stato di salute della democrazia rappresentativa in Europa, si aggiungono gli elevati livelli di astensionismo che caratterizzano le elezioni europee, riconfermati anche con le elezioni del 2009 e lo scarso contributo fornito dal sistema massmediale al processo di integrazione europea sia sul piano simbolico che informativo.

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Cittadinanza attiva in Europa (2)

Negli anni tale deficit, politico e democratico al tempo stesso, è stato parzialmente colmato attraverso l'individuazione di un canale partecipativo alternativo, che indica nel ruolo svolto dalla società civile nei processi decisionali il principale strumento di attuazione della democrazia partecipativa a livello comunitario.

L'Unione Europea si conferma pertanto come un interessante laboratorio di sperimentazione istituzionale che guarda alla possibilità di individuare modelli di governance che siano maggiormente rispondenti alle mutate esigenze delle democrazie contemporanee.

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Cittadinanza e alfabetizzazione digitaleDall’agorà alla blogosfera- internet ha potenziato la partecipazione

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I limiti e le trappole della democrazia 2.0

La stagione dell’e-democracyL’avvento dei socialnetwork e dei socialmediaTokenism e click-tivismL’èlite della reteil Digital dividePiattaforme partecipative, guru, influencer e rinnovamento dei partitiIl caso veneto dell’imbroglio del plebiscito.euIl manifesto di DEMOCRAZIA 2.0 ed il punto 5«5. di impegnarsi perché la Rete sia davvero neutrale e sia vietato ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica ogni genere di attività di network management suscettibile di incidere sulla libertà degli utenti di accedere a ogni tipo di contenuto a condizioni tecniche ed economiche non discriminatorie»

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Il Terzo veneto …mancato!

Il Progetto per l’e-democracy tra progettazione, sperimentazioni e resistenze burocratico-amministrative

La sfida di DEMOTOPIA: spazi, strumenti, persone e pratiche di partecipazione

La stagione dei processi partecipativi a livello territoriale

L’analfabetsimo politico digitale del ceto politico e l’avvento del grillismo

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Gianroberto e noi….. Andare oltre la vulgata giornalistica sul guruhttp://www.dinobertocco.it/gianroberto-e-noi/

Il percorso politico-organizzativo-informatico con Di Pietro ed il successo costruito attraverso una paziente e lungimirante partnership con il «megafono» Grillo

Una Piattaforma ed un Blog per dare voce ad un popolo sofferente-frustrato, sottovalutato dalla nomenclatura partitica tradizionale incapace di interpretare il malessere delle conseguenze economico-sociali della crisi accentuatasi dopo il 2007

La valutazione realistica di Daniele Bellasio (Il sociologo delle reti):

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-04-13/il-sociologo-reti-073901.shtml?uuid=ACbUIe6C

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Le precondizioni del successo di M5S (1)

Nell’agile libretto, l’autore mette a nudo i limiti ed i ritardi strutturali – in termini di linguaggio e procedure di coinvolgimento dei cittadini-elettori- da parte delle Organizzazioni politiche affermatesi nel ventennio della Seconda Repubblica, con particolare riferimento al modello della «Ditta» bersaniana, il cui leader verrà sbeffeggiato proprio dai grillini quando opererà un generoso e patetico tentativo di dialogo post-elezioni 2013

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Le precondizioni del successo di M5S (2)

Già nel 2003 Colin Crouch aveva segnalato con perspicacia che, pur non dovendo trascurare i Partiti per invvestire sui gruppi di pressione (perché ciò ci fa scivolare verso la postdemocrazia) «tuttavia, ancora una volta, abbarbicarsi al vecchio modello del partito monolitico significa affondare nella notalgia per un passato irrecuperabile»

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Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati

La distorsione ideologica e procedurale realizzato con l’abuso del mito della democrazia diretta gestita con il controllo organizzativo top down (centralismo cibernetico)

Una concezione della Rete che despazializza e decontestualizza i processi decisionali, minando alla radice il valore e la sostanza della partecipazione democratica, ridotta ad una sorta di alveare con il «popolo di internet» ipostatizzato e disumanizzato

La Piattaforma Rousseau come metafora e pratica del rifiuto della democrazia rappresentativa (…i deputati del popoolonon possono essere i suoi rappresentanti; sono semplicemente i suoi commissari…)

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…ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete può innovarla (Aldo Schiavone)

La neo-democrazia diretta sull’onda di Internet è un mito pericoloso e inservibile. Le società complesse non si governano cercando di trasformare un intero Paese, grazie alla rete, nella piazza di Atene. E il moderno professionismo politico, congiunto al suffragio universale, è, in quanto tale, una conquista e una garanzia di competenza, non necessariamente un’usurpazione. Ciò non toglie che il meccanismo della rappresentanza politica (in origine estraneo alla teoria e alla pratica della democrazia) abbia ormai dentro di sé qualcosa di irrimediabilmente vecchio e lento: viene da un mondo lontano, che abbiamo perduto per sempre, dove circolava un’informazione frammentaria e rarefatta, in cui l’opinione pubblica si formava attraverso circoli ristretti, e la delega era l’unico modo con cui il popolo potesse sperare di esercitare la propria sovranità. La sua tecnologia di riferimento era quella del vapore e del telegrafo.

La democrazia che conosciamo – fondata sul suffragio universale e sul sistema dei partiti (leggeri o pesanti che siano)- non è una forma immutabile, né il punto d’arrivo della storia (come qualcuno aveva pensato, prima dell’11 settembre). Può essere migliorata, adeguata e perfezionata. Abbiamo bisogno di laboratori e di sperimentazione. Il Movimento di Casaleggio e di Grillo ha avuto dei meriti in questa direzione, pur tra molti errori. Sarebbe auspicabile che non andassero dispersi. E che altri provassero a far meglio.

http://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_30/vecchia-democrazia-non-immutabile-rete-puo-innovarla-93f21a62-0e20-11e6-91a4-bd67d1315537.shtml