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Page 1: Risultati dell'indagine sul principio di precauzione effettuata tra i ricercatori Micaela Ghisleni Dottoranda in Filosofia, Università di Torino e Fondazione

Risultati dell'indagine sul Risultati dell'indagine sul “principio di precauzione” “principio di precauzione” effettuata tra i ricercatorieffettuata tra i ricercatori

Micaela Ghisleni Micaela Ghisleni

Dottoranda in Filosofia,Dottoranda in Filosofia,

Università di Torino e Fondazione ISIUniversità di Torino e Fondazione ISI

Seminario ISI, 4/2/2005Seminario ISI, 4/2/2005

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METODOMETODO

• Individuazione dei PARTNERS, fra tossicologi, ecologi, epidemiologi, eticisti;

• Stesura di un DISCUSSION PAPER

sugli usi del principio di precauzione;

• Raccolta delle INTERVISTE via e-mail;

• Organizzazione di un WORKSHOP a Torino;

• Produzione di un FINAL REPORT.

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DISCUSSION PAPERDISCUSSION PAPER

1) Perché invocare il principio di precauzione?

2) Come definire il principio di precauzione?

3) Quando e` pertinente l’appello al principio di precauzione?

4) Come viene raccomandato attualmente l’uso del principio di precauzione?

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1) Perché il principio di precauzione?

La scoperta della COMPLESSITÀ dei PROCESSI BIOLOGICI alla base dei meccanismi vitali negli organismi e nell’equlibrio negli ecosistemi ha messo in crisi il paradigma del riduzionismo biologico, che ha costituito il fondamento teorico di molte scienze della vita (es. tossicologia)

Il concetto di causa unica, sufficiente e necessaria è stato sostituito dal concetto di pluralità delle cause e di multifattorialità: un composto o un’esposizione anche se non direttamente tossici possono, in determinate condizioni, favorire lo svilupparsi della malattia (es. prevenzione dei tumori per esposizioni a cancerogeni)

Analogamente, nell’ambito della protezione ambientale vi sono effetti ignoti dell’uso di tecnologie, potenzialmente pericolosi per gli equilibri ecologici e per il mantenimento della biodiversita (es OGM).

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2) La vaghezza del principio precauzionale

INTERPRETAZIONE “IN SENSO DEBOLE”:I suoi sostenitori ritengono che i benefici derivati dall’uso di

nuove tecnologie superino i rischi eventuali e che, comunque, fino a prova contraria non portino a conseguenze dannose.

Partendo da un presupposto neo-positivista, i rischi sono

quantificabili da una valutazione che spetta solo ai tecnici.

Una valutazione obiettiva e neutrale del rischio é raggiungibile in termini di probabilità del suo verificarsi, e sono irrilevanti i rischi inferiori ad un certo livello di probabilità statistica.

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Le paure del pubblico sono da ritenersi spesso irrazionali. Non sembra che si possa razionalmente accettare di correre un rischio ad alta probabilità e rifiutare di correrne uno a bassa probabilità.

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INTERPRETAZIONE “IN SENSO FORTE”:

I suoi sostenitori richiedono che una dimostrazione certa di sicurezza venga fornita prima di permettere l’introduzione di

nuove tecnologie nell’ambiente.

Partendo dal presupposto di estremo relativismo culturale, i rischi e la loro percezione sono visti come costrutti sociali.

L’accettabiltà dei rischi effettivi è riducibile alla percezione soggettiva e non può essere valutata in astratto; la correttezza dell’informazione sul rischio é centrale, perchè da questa dipendono sia le modalità di percezione del rischio stesso, sia la decisione di accettare di correre o meno quel rischio.

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L’immissione delle sostanze deve essere regolata “laddove vi sia ragione di ritenere che a causa di tali sostanze siano probabili alcuni danni o effetti dannosi sulle risorse viventi, anche quando non vi siano prove scientifiche che dimostrino un rapporto causale fra emissioni ed effetti.”

London Declaration on the Protection of the North Sea, 1987

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3) Quando?

in presenza delle due seguenti precondizioni:

a) INCERTEZZA SCIENTIFICA: l’individuazione di un rischio potenziale di danni seri e irreversibili per la salute delle persone o per l’ambiente (spesso manca la certezza rispetto agli esiti a lungo termine di numerosi processi ecologici).

b) VARIABILITÀ DELL’INTERPRETAZIONE DEI DATI: un’insufficiente disponibilità di dati scientifici in grado di determinare con certezza l’effettiva portata del danno (spesso manca una concordanza fra opinioni scientifiche, come riflesso della non avalutatività della scienza, in contrasto con una sua visione neutrale e oggettiva).

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a) Incertezza scientifica

Con l’espressione “incertezza della scienza” si allude a varie forme di indeterminatezza del sapere in campo scientifico: la complessità delle conoscenze, la mancanza o insufficienza di dati, l’imprevedibilità degli esiti, il carattere stocastico delle previsioni in molti settori di indagine naturalistica.

(MC Tallacchini, CNB doc)

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• Nelle decisioni in condizioni di RISCHIO:

le variabili caratterizzanti un problema sono conosciute e la probabilità di esiti differenti -positivi e negativi- è quantificata (known impacts, known probabilities)

• Invece, nelle decisioni in condizioni di INCERTEZZA: pur essendo noti i parametri di un sistema –e il possibile

danno-, tuttavia non è nota l’incidenza quantitativa dei fattori in gioco -si ignora la probabilità del realizzarsi di un evento

(known impacts, unknown probabilities)

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• L’IGNORANZA: situazioni nelle quali nemmeno l’evento negativo è

prevedibile, né lo è la sua probabilità relativa (unknown impacts, unknown probabilities)

E’ l’insieme dei dati non disponibili, l’acquisizione consapevole dei quali -vale a dire la consapevolezza dell’ ignoranza- è subordinata alla scoperta di nuovi elementi conoscitivi

• l’INDETERMINATEZZA: riassume il carattere tendenzialmente aperto e

condizionale di ogni conoscenza, ovvero la sua valenza contestuale e la sua determinabilità socio-culturale.

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b) Variabilità interpretazione dati

i) Valori pregiudiziali -bias values: chi esegue la valutazione omette dati o li intende in modo deliberatamente scorretto per forzare un’interpretazione;

ii) Valori contestuali –contextual values: le preferenze personali, sociali e culturali, orientano il giudizio facendo prevalere alcuni valori su altri;

iii) Valori metodologici –methodological values: gli scienziati favoriscono certe regole metodologiche piuttosto che altre per scegliere quali dati raccogliere e quali escludere, come interpretare i dati, come evitare interpretazioni erronee.

Tre categorie di valori permeano l’attività scientifica(Shrader-Frechette, Risk, Rationality. Philosophical foundations for Populistic Reform, 1991)

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3 casi nei quali l’ignoranza di un fenomeno –in quanto elemento cognitivo rilevante- implica l’imputabilità di una responsabilità morale –in quanto colpa

I) quando si è agito senza assumere conoscenze; II) quando si è agito in un caso dubbio, senza aver assunto conoscenze ulteriori; III) se, non potendo disporre di ulteriori informazioni, non ci si astiene dall’agire.

Ian Haking, “Culpable ignorance of interference effects”, in D. MacLean (ed.), Values at Risk,

Totowa, N.J., Rowman & Allanheld, 1986

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Il principio di precauzione è pertinente al III° caso:se, non potendo disporre di ulteriori informazioni, non ci si

astiene dall’agire.

L’incertezza scientifica NON può essere usata per evitare misure di protezione, specialmente quando le conseguenze sono di grande portata.

Janet Parker, “Precautionary Principle”, in Ruth Chadwick (ed.), Encyclopedia of Applied Ethics,

San Diego, California Academic Press, 1998

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La definizione e l’applicazione del principio di precauzione richiedono il ricorso a conoscenze scientifiche. Tuttavia, esso

esprime un’esigenza essenzialmente politica che riguarda la difesa dell’ambiente e la sicurezza dei cittadini nei confronti degli

effetti di nuove pratiche tecnologiche

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4) Come dovrebbero essere prese le misure precauzionali?

LINEA GUIDACommissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione

sul principio di precauzione, Bruxelles, 2. 2. 2000

Proporzionali

Non discriminatorie

Coerenti

Basate su un esame dei potenziali vantaggi e oneri

Soggette a revisione

In grado di attribuire la responsabilità per la produzione delle prove scientifiche

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Proporzionali: le misure devono essere proporzionate rispetto al livello di protezione prescelto.

Non-discriminatorie: le misure devono essere comparabili in situazioni analoghe e devono essere diverse in situazioni differenti, a meno che non vi siano dei motivi oggettivi per discriminare.

Coerenti: le misure devono essere di portata e natura comparabili a quelle già adottate in aree equivalenti nelle quali tutti i dati scientifici siano disponibili.

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Basate su di un esame dei potenziali vantaggi ed oneri: le misure devono nascere dal confronto fra i costi generali per la collettività dell’azione o della mancanza di azione e della loro accettabilità da parte del pubblico.

Ad ogni modo, la protezione della salute deve avere la precedenza sulle considerazioni economiche.

Soggette a revisione: le misure precauzionali devono essere mantenute finchè le informazioni scientifiche sono incomplete; devono essere riviste alla luce di nuovi dati.

In grado di attribuire la responsabilità per la produzione delle prove scientifiche: dove sia vigente il requisito della “previa approvazione” sui prodotti, si prevede l’inversione dell’onere della prova; in caso contrario, l’onere della prova spetta agli utilizzatori o alle autorità pubbliche.

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QUESITIQUESITI

1. Uno dei principali temi nella cancerogenesi chimica è se dobbiamo usare prove sperimentali sugli animali per predire i rischi negli umani. Qual è la sua opinione?

2. Per un lungo periodo i test a breve termine sono stati proposti per predire il rischio di cancro negli umani. Qual è la sua opinione?

3. Crede che le più nuove e veloci tecnologie basate sull’espressione genica possano migliorare l’identificazione degli azzardi ambientali?

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4. Potrebbe fare degli esempi di casi nei quali l’applicazione del principio di precauzione è stata utile nel prevenire danni ambientali o conseguenze avverse per la salute?

5. Potrebbe fare degli esempi di casi nei quali l’applicazione del principio di precauzione è stata inutile o controproducente nel prevenire danni ambientali o conseguenze avverse per la salute?

6. Lavora o ha lavorato sul principio di precauzione?

7. Crede che ci siano differenze fra il principio di precauzione e il risk assessment?

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8. Crede che sia utile sviluppare approcci e metodi comuni nella valutazione dei danni ambientali e nella valutazione degli azzardi per la salute umana?

9. Crede che il principio di precauzione possa migliorare la comunicazione del rischio fra gli esperti, i decisori, i media, e i cittadini?

10. Ritiene che la precauzione rappresenti in Europa il nucleo di un approccio complessivo ai valori collegati alla salute, un approccio coerente con la solidarietà e la dignità?

11. Crede che il principio di precauzione rappresenti un incentivo per la ricerca scientifica?

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RISPOSTERISPOSTE4. Potrebbe fare degli esempi di casi nei quali l’applicazione del

principio di precauzione è stata utile nel prevenire danni ambientali o conseguenze avverse per la salute?

• Il rifiuto da parte della Food & Drug Administration di approvare la commercializzazione del talidomide in America, verso il 1961. (B. Terracini)

• Un caso recente in America è quello del diacetile, un prodotto chimico usato per aromatizzare, per esempio i popcorn. Test tossicologici iniziali hanno mostrato che ha causato massicci danni al polmone nei ratti. Tuttavia, nessuna azione è stata intrapresa ed ora un gruppo di lavoratori sta soffrendo di una debilitante malattia ai polmoni e ha bisogno di trapianti. (J. Tickner)

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Ci sono molti esempi nei quali misure precauzionali basate su prove precoci avrebbero potuto prevenire malattie:

“Late Lessons from Early Warnings. The precautionary principle 1896-2000”, European Environmental Agency

-Pesca sostenibile-Radiazioni ionizzanti-Benzene-Amianto-Policloridati bifenile-Clorofluorocarburi-Estrogeni-Ormoni della crescita-Diossido di sulfuro-Tributil metile-BSE

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5. Potrebbe fare degli esempi di casi nei quali l’applicazione del principio di precauzione è stata inutile o controproducente nel prevenire danni ambientali o conseguenze avverse per la salute?

• Ce ne saranno alcuni, ma sono molto difficili da trovare. Gli esempi citati di frequente sono esempi di fenomeni differenti, non di veri “falsi positivi”.

L’esempio del DDT viene spesso citato: alcuni sostengono che l’aver bandito il DDT per i suoi effetti ambientali ha portato ad aumenti della malaria. Questa non è una cattiva applicazione della precauzione, ma un fallimento della decisione dell’opportuno bilanciamento fra rischi ambientali e rischi sanitari. (D. Kriebel)

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7. Crede che ci siano differenze fra il principio di precauzione e il risk assessment?

• Sì, sono molto differenti. Il principio di precauzione è un principio soverchiante per guidare decisioni preventive in vista di rischi incerti. Il risk assessment è solo uno strumento per mettere insieme le informazioni scientifiche. Il risk assessment può inserirsi sotto un approccio precauzionale. (J. Tickner)

• Il risk assessment è un processo rigido, quantitativo; separa la valutazione del rischio dalla comparazione delle alternative. Il principio di precauzione è il tentativo di eliminare un azzardo incerto se una semplice e sicura alternativa esiste. (D. Kriebel)

• Il principio di precauzione è alla base delle azioni intraprese come risultato delle incertezze o di ignoranza identificata in un dato risk assessment. (W. Mennes)

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9. Crede che il principio di precauzione possa migliorare la comunicazione del rischio fra gli esperti, i decisori, i media, e i cittadini?

• Sì. Può mostrare differenti tipi di conseguenze e di impatti, anche indirette e remote. (M. Hayry)

• Dobbiamo essere aperti nei confronti delle incertezze -ciò che è conosciuto, ciò che è sconosciuto, ciò che che non può essere conosciuto.

Dobbiamo assicurare che la “mancanza di prove” di rischio non venga tradotta come “prova di mancanza” di rischio. (J. Tickner)

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10. Ritiene che la precauzione rappresenta in Europa il nucleo di un approccio complessivo ai valori collegati alla salute, nel quale la precauzione è coerente con la solidarietà e la dignità?

• Le nozioni di “precauzione” e “solidarietà” sono concetti relativamente nuovi nell’ambito dei servizi sanitari, e sembrano attrarre in particolare gli eticisti del continente europeo. Insieme all’ideale di “dignità”, essi offrono un’alternativa all’approccio americano basato sull’ “autonomia” e sulla “giustizia”, che pare sovrastimare il ruolo degli individui come consumatori di servizi sanitari. Essi sembrano abbracciare valori che trascendono l’edonismo e l’egoismo, caratteristici dell’utilitarismo e del liberalismo.

(M. Hayry, “Precaution and Solidarity”, Cambridge Quarterly of Healthcare Ethics, vol.14, n.2, 2005)

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.... Che fare?.... Che fare?

“Le decisioni sul rischio non sono decisioni tecniche, ma decisioni di valore”

P.Bennett and K.Calman, Risk communication and public health, Oxford, Oxford University Press, 2001

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“In dubio, pro malo”

La regola per trattare l’incertezza è costituita dall’ “euristica della paura”: nel dubbio di una previsione bisogna ascoltare la prognosi peggiore piuttosto che la migliore (perché la posta è diventata troppo alta per il gioco)

Scopo: conservare il vivente (sopravvivenza specie umana e Terra)

Imperativo: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”

o, in negativo, “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita”

Hans Jonas, Tecnica, medicina e etica.

Prassi del principio responsabilità, Torino, Einaudi, 1997

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“Massimizzare l’utilità collettiva”

Principio: “scegliere l’azione con la più alta utilità prevedibile”

(la somma bilanciata di tutte le conseguenze possibili di un’azione, dove il bilanciamento è dato dalla probabilità associata ad ogni conseguenza).

Scopo: massimizzare l’utilità media all’interno di un gruppo d’individui (il benessere medio di ciascun membro del gruppo coinvolto).

L’azione prescritta nei confronti del rischio: bisogna fare delle esclusioni negli elementi della deliberazione, ovvero non si devono considerare gli incidenti altamente improbabili (perché costa di più proteggere la società dai pericoli peggiori e più improbabili, rispetto ai pericoli meno gravi e più probabili).

Neo-utilitarismo economico: J.C. Harsanyi, Comportamento razionale ed

equilibrio di contrattazione, Milano, Il Saggiatore, 1985

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“Maximum minimorum”

Principio: “scegliere l’azione che eviti la peggiore conseguenza fra tutte le opzioni”

Scopo: proteggere di più le persone esposte al rischio.

L’azione prescritta in situazioni di incertezza: bisogna operare delle inclusioni nella deliberazione, ovvero si deve sempre distribuire il rischio in modo da colpire meno quelli che stanno peggio (perché il fatto di non poter essere davvero sicuri che non si realizzino casi altamente improbabili deve farci essere più prudenti nelle situazioni che coinvolgono potenziali catastrofi a danno dell’ambiente o della salute pubblica).

Contrattualismo ‘ideale’: John Rawls, concezione etica della “giustizia come equità” (Una teoria della giustizia, 1982) e concezione politica dell’ “equilibrio riflessivo”

(Liberalismo politico, 1994). Contrattualismo ‘reale’: David Gauthier, concezione della “masssimizzazione vincolata”

(Morals by Agreement, Oxford, Clarendon Press, 1986).

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DECISIONI IN CONDIZIONE DI RISCHIO:

Le variabili di un problema sono conosciute. La probabilità rispettiva di esiti differenti, positivi o

negativi, è quantificabile e misurabile (l’ignoranza verte solo sulla precisione del calcolo)

RISK ASSESSMENT

DECISIONI IN CONDIZIONE D’INCERTEZZA:

Pur essendo noti i parametri di un sistema, l’incidenza quantitativa dei fattori in gioco è ignota.

Ignoriamo la probabilità di un evento, la stessa possibilità del suo verificarsi, o addirittura quale evento possa determinarsi (forte divergenza fra alternative di previsioni)

PRINCIPIO DI PRECAUZIONE

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• Analisi tecnico-economica di valutazione dei costi e dei benefici –risk assessment: agli scienziati spetta l’identificazione dei potenziali effetti dannosi, l’analisi della relazione tra probabilità e gravità del rischio, ed anche la stima del grado di incertezza sull’effettiva esistenza del rischio;

• Gestione politica, aperta alla partecipazione informata del pubblico -trasparency e accountability: alla politica –πόλις- spetta la responsabilità del giudizio di accettabilità di un rischio (in funzione del livello del rischio che quella società è disposta a sopportare) e, inoltre, l’onere della comunicazione del rischio stesso.

Convention on Access to Information,

Public Partecipation in Decision-Making and Access to Justice in

Environmental Matters, Aarhis,1998

…valutazione con precauzione!

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“Come il marinaio fa parte d’una comunità, così pure diciamo del cittadino.

E sebbene i marinai abbiano funzioni diverse (uno è rematore, uno pilota, uno ufficiale di prua, un altro infine ha un’altra designazione ) è chiaro

che la definizione più esatta della loro eccellenza riguarderà ciascuno in particolare, e tuttavia ce ne

sarà una comune che si adatta a tutti. La sicurezza della navigazione è opera di tutti loro:

a questo tende ciascun marinaio. […]La prudenza è la sola virtù propria di chi comanda:

le altre virtù par necessario che siano comuni a chi è comandato e a chi comanda.”

Aristotele, Politica, III ( ), 3-4, 1276 b