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Sergio MarinoSergio MarinoSergio MarinoSergio MarinoSergio Marino

Direttore GeneraleARPA Sicilia

EditorialeEditorialeEditorialeEditorialeEditoriale

Recentemente è stato riproposto il tema, già sollevato da tempo, della necessi-tà di assumere nei nostri comportamenti quotidiani il fondamentale concetto dilimite, cosa che peraltro cerchiamo di inculcare spesso solo parzialmente ai no-stri figli quando avviamo momenti di confronto sui temi delle risorse economi-che o del tempo o delle energie personali da dividere tra lo studio e lo svago.Alcuni studiosi, numerosi divulgatori e alte personalità della cultura e della politi-ca internazionale, da Gore al principe di Galles, pongono così alla nostra atten-zione la contraddizione esistente tra il concetto di sviluppo infinito e la limitatez-za delle risorse del pianeta.

Da operatori del settore, sappiamo che trovare gli equilibri tra l’esigenza divivere in un ambiente che deve avere un futuro e un modello di vita che ha finqui garantito elevati standard di benessere e di sostanziale equilibrio sociale, è unprocesso lento che fatica a trovare compromessi tra chi vuole raggiungere subitonuovi traguardi e chi non è disposto a recedere dalle posizioni conquistate.

Con alterne fortune, le risposte politiche, da qualunque fronte provengano,propongono soluzioni circa l’impiegodelle risorse e cercano di mediare trale esigenze di tutti, perseguendo conprudenza un loro progressivo avvicina-mento, con instabili equilibri, spesso tur-bati da nuove crisi, naturali o umane,dal terremoto alla gestione costante-mente monitorata di rifiuti e reflui.

La questione delle fonti energetiche,il ruolo dei singoli cittadini nell’azionedi tutela dell’ambiente, l’organizzazio-ne delle attività produttive, funzionalea produrre reddito senza sovraccarica-re il sistema naturale di ulteriori pesi,sono le riflessioni che proponiamo inquesto numero della rivista, dove sonoraccolti i contributi di diversi attori, trai quali l’Assessore al Territorio e Am-

biente e l’Università, convinti che l’Agenzia debba fornire supporto tecnico peraffrontare i problemi e non entrare nella querelle politica o nelle conflittualitàsociali e culturali per le quali vi sono altri media che, in modo più o meno equi-librato, alimentano il dibattito.

Ci piace infine riportare notizie come quella relativa al successo delreinserimento del pollo sultano nel nostro territorio, non per battere la grancassadell’ottimismo a tutti i costi, ma per evidenziare come la tutela dell’ambiente èun cammino pieno di tragiche difficoltà alternate a rari elementi positivi chespingono a non considerare gli obiettivi ambientali come sogni o miraggi.

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Inquinamento, rifiuti, energia:le linee guida del governo regionale

Intervistaall’Assessoreregionale al Territorioe Ambiente,Giuseppe Sorbello

Da neo Assessore al Territorio e Ambiente, settore cruciale per lo sviluppo dellaSicilia, quali sono le sue priorità in una regione che offre molte potenzialità?

“Le priorità sono diverse ma credo che non avendo la bacchetta magica sidebba lavorare a una programmazione oculata. Limitare l’inquinamento atmo-sferico è uno degli obiettivi tenendo conto anche del mondo imprenditoriale.Credo che l’educazione ambientale sia necessaria sia per educare i bambini aduna attenzione verso l’ambiente sia per inculcare agli adulti un nuovo sistema diapproccio verso ciò che ci circonda. Un ruolo fondamentale può svolgerlo lascuola ma sarebbe auspicabile che anche nelle famiglie questo argomento di-venti quotidianità. Il mare e la montagna sono sempre state sfruttate dai siciliani.Hanno sfamato intere generazioni e in molti casi hanno contribuito a un loroimpoverimento. Oggi il territorio tutelato della Sicilia è abbastanza ampio. Unpatrimonio di inestimabile valore sia in chiave ambientale che turistica compo-sto da quasi 600 mila ettari di territorio tutelato, circa il 20% della superficiedell’Isola, diviso in quattro parchi e 76 riserve naturali che sono una risorsa pre-ziosissima della Sicilia. Dai giovani si può iniziare a costruire una nuova culturaed una nuova sensibilità verso i temi dell’ambiente”.

Il tema dell’energia. Una terra come la Sicilia potrebbe puntare sulle fonti alter-native, dall’eolico, come i parchi off-shore, al geotermico. Che tipo di provvedi-menti pensa di adottare in questo senso?

“Stiamo verificando la possibilità che possano essere realizzate delle centrali ditrasformazione da biomassa a biocarburante di seconda generazione. La Sicilia ela Campania sono le due regioni italiane più adatte alla coltivazione della ArundoDonax, una delle specie a elevata produzione di biomassa per uso termico edenergetico che potrà contribuire a rendere autosufficiente la Sicilia, oltre a limi-tare le emissioni di CO

2 . Naturalmente tutte le altre fonti rinnovabili dovranno

continuare a prodursi ”.Inquinamento atmosferico. Un problema molto sentito dai cittadini. Come aiu-

tare le amministrazioni a seguire delle linee guida, a mettere in campo dellestrategie che possano prevenire e combattere il fenomeno, anche sulla base deidati raccolti ed elaborati dagli esperti dell’Arpa negli Annuari?

“Il recente protocollo d’intesa, firmato con i comuni di Palermo, Catania eMessina, va in questa direzione. Si è, infatti, costituito il Coordinamento regio-nale per la ‘mobilità sostenibile’ nelle aree metropolitane ed urbane siciliane,con lo scopo di condividere le strategie e le migliori esperienze intraprese daicomuni siciliani in materia di mobilità sostenibile, in attuazione degli indirizzidel ministero dell’Ambiente e dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente.Negli ultimi anni sono stati sperimentati modelli di sostenibilità ambientale ispi-rati al principio dell’uso efficiente del territorio e delle risorse naturali e finalizza-ti a garantire il rispetto e l’integrità dell’ambiente. Crediamo che l’introduzionedi soluzioni “sostenibili” consentirà di migliorare la situazione ambientale relati-va alla qualità dell’aria e del rumore e di conseguenza avrà effetti positivi sulla

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Intervista all’Assessore regionale al Territorio e Ambiente, Giuseppe Sorbello,che parla delle cose fatte e di quelle in cantiere. Dal Coordinamento regionale

per la ‘mobilità sostenibile’ nelle aree metropolitane ed urbane aitermovalorizzatori, sino alle priorità per lo sviluppo strategico dell’Isola.

qualità della vita dei cittadini. La mo-bilità sostenibile rappresenta quindi unfattore di qualificazione sociale ancheperché si innestano processi virtuosiche portano alla riduzione del trafficoe all’aumento della sicurezza stradale.Il Coordinamento attuerà una politicadi interventi efficaci che consentanodi ridurre l’inquinamento atmosfericoe la congestione nelle aree urbane si-ciliane e, nello stesso tempo, realizze-rà strategie innovative. Si realizzerà unapprendimento reciproco e una miglio-re diffusione delle informazioni peruna maggiore sensibilizzazione”.

Il tema dei rifiuti è di attualità. In Si-cilia non si parla di emergenza ma lapaura di molti è che si possa finire comein Campania. Anche in questo caso chesoluzione si può prospettare? Lei èd’accordo con la realizzazione e l’uti-lizzo di termovalorizzatori?

“Sono favorevole all’utilizzo deitermovalorizzatori e si stanno definen-do i nuovi bandi per la loro realizza-zione. I nuovi impianti saranno realiz-zati facendo ricorso alla tecnologia piùsofisticata possibile, quella per inten-derci che eviti emissioni in atmosferadi sostanze nocive quali diossina emetalli pesanti, sostanze che potrebbe-ro intaccare l’ambiente e con una ri-caduta negativa sulla salute dei cittadi-ni delle aree circostanti i siti dove sa-ranno allocati i termovalorizzatori. Pa-rallelamente la giunta regionale ha ap-provato il disegno di legge che modifi-ca il sistema di gestione integrata deirifiuti in Sicilia. Nel provvedimentovengono fissati i criteri per il riordinodegli ambiti e delle loro competenze.Rivista anche l’architettura del sistema

che coinvolgerà i comuni nella pro-grammazione e nell’organizzazione delservizio. Lo strumento della partecipa-zione sarà quello del consorzio costi-tuito dagli stessi comuni. Il nuovo si-stema prevede, infine, un meccanismodi penalità e di premialità per stimola-re il perseguimento di risultati positivinella raccolta differenziata. Quindi nonc’è e non ci sarà una caso Campaniain Sicilia”.

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Le bioenergie e l’agricoltura.Argomenti per il dibattito

È ormai universalmente riconosciuto che l’esaurimento delle risorse energetichefossili costituisce l’elemento centrale che condizionerà non soltanto lo sviluppoeconomico ma anche la vita di tutti i giorni. Le scelte energetiche che sarannointraprese saranno l’argomento con cui tutte le politiche economiche e socialidei prossimi anni dovranno confrontarsi. Tale argomento è quanto mai comples-so ed investe i più diversi settori della nostra società, su tutti i livelli di scala.

Le energie rinnovabili sono considerate come opzioni possibili in numerosicontesti di impiego, ma, come viene illustrato negli articoli di questo “Speciale”,è ancora largamente da definire quali possano essere considerate le vere alter-native energetiche. È un problema che coinvolge numerosi campi, dalla sempli-ce individuazione delle fonti energetiche alle modalità di distribuzione e, più ingenerale, al sistema economico di utilizzazione. Quest’ultimo è un aspetto cuigeneralmente si rivolge scarsa attenzione, ma le cui conseguenze sono rilevanti.Infatti, mentre l’attuale sistema di produzione e distribuzione dell’energia, basa-to su combustibili fossili, è fondato sull’accentramento dei flussi di energia, con-trollati da poche figure economiche che agiscono su scala globale, le risorseenergetiche rinnovabili sono diffusamente distribuite nel territorio. Proprio suquesto punto, si articolano numerosi degli argomenti a favore e contro l’uso dellebioenergie che rendono l’argomento quanto mai controverso e dibattuto.

È in primo luogo da considerare che l’uso di combustibili fossili è individuatocome una delle cause primarie dei cambiamenti climatici in atto, e che una dellevie principali per contrastare il fenomeno sia la riduzione delle immissioni diCO

2 nell’atmosfera. Le bioenergie, da questo punto di vista sono neutrali, in

quanto la CO2 dispersa come conseguenza dell’utilizzazione della fonte

energetica, era stata precedentemente sottratta all’atmosfera dal processo difotosintesi delle piante, al momento della produzione. Un ruolo fondamentale inquesto scenario è svolto dall’agricoltura, sia perché esiste la possibilità concreta

che parte dei fabbisogni energetici possano esse-re soddisfatti facendo ricorso alle cosiddette coltu-re energetiche, oppure ai sottoprodotti delle col-ture convenzionali, sia perché le superfici agrico-le possono subire la competizione da parte deiprocessi di produzione delle energie rinnovabili.

A parte la produzione energetica di originegeotermica, infatti, tutte le altre forme di energiarinnovabile, inclusa l’eolica, dipendono in ultimaanalisi dal sole. Risulta così inevitabile che qualsia-si sistema di utilizzazione dell’energia solare, siadiretta (es. centrali fotovoltaiche) che indiretta,come nel caso delle bioenergie, debba insisteresu grandi estensioni della superficie terrestre, inalcuni casi anche a scapito delle superfici dedica-

Antonio MotisiAntonio MotisiAntonio MotisiAntonio MotisiAntonio Motisi

Dipartimento diColture ArboreeUniversità degliStudi di Palermo

Food is energy è loslogan adottato dallaFAO per il World FoodDay che si è tenuto aRoma il 16 ottobre 2008.

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te alle attività agricole e, per questo motivo, possa entrarein conflitto con l’agricoltura convenzionale. A questo si ag-giunge il fatto che le bioenergie, rispetto ad altre forme dienergia rinnovabile, ad oggi sono poco efficienti. In parti-colare, l’efficienza di utilizzazione dell’energia solare daparte del fotovoltaico è 100 volte maggiore della produ-zione di bioetanolo e 10 volte maggiore della produzionedi biodiesel.

Il rischio delle bioenergie.Il rischio delle bioenergie.Il rischio delle bioenergie.Il rischio delle bioenergie.Il rischio delle bioenergie.Competizione tra energieCompetizione tra energieCompetizione tra energieCompetizione tra energieCompetizione tra energierinnovabili e agricolturarinnovabili e agricolturarinnovabili e agricolturarinnovabili e agricolturarinnovabili e agricoltura

È quanto accade nel caso delle colture energetiche che,su superfici ormai significative, hanno soppiantato, in al-cune aree del mondo, le colture destinate all’alimentazio-ne umana ed animale. Si crea un possibile conflitto tra quelleche sono le esigenze primarie di alimentazione, soprattut-to delle zone del mondo dove il soddisfacimento delfabbisogno alimentare costituisce ancora oggi un obiettivolontano, dalle esigenze del mondo industrializzato che devetrovare alternative, praticabili ed allo stesso tempo econo-miche, alle risorse energetiche convenzionali. Tale rischiosi è prospettato concretamente nei mesi scorsi quando, inparallelo all’impennata dei prezzi dell’energia su scala glo-bale, il mercato dei prodotti alimentari di primaria impor-tanza ha mostrato fluttuazioni che si ritenevano impen-sabili soltanto fino a due anni fa e che hanno evidenziatoun’intrinseca, e da molti inaspettata, debolezza e sensibili-tà del settore agricolo.

A queste considerazioni generali, si deve aggiungere laconstatazione che, per motivi strettamente geografici, iluoghi più adatti alla produzione di bioenergie sono quellicon più elevata e prolungata disponibilità di radiazionesolare vale a dire, frequentemente, i paesi della fascia tro-picale e subtropicale. Quest’ultimo aspetto, per la compe-tizione per le superfici coltivabili che si viene ad instaura-re tra le colture bioenergetiche e le colture agricole tradi-zionali è, potenzialmente, causa di forti squilibri economi-ci su scala globale, tanto da indurre organismi sovranazionalicome la FAO a rivolgere all’argomento un’attenzione par-ticolare soprattutto dal punto di vista della sicurezza ali-mentare dei paesi in via di sviluppo. A questa tematica la

Le energie rinnovabili sono considerate come opzioni possibiliin numerosi contesti di impiego, ma, come viene illustrato negli articoli

dello Speciale di questo numero di Arpaview, è ancora largamente da definirequali possano essere considerate le vere alternative energetiche.

Didasc Diagramma:andamento dell'indice FAO dei prezzi deiprodotti alimentari nell'ultimo quadriennio.

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FAO ha dedicato il rapporto annuale,pubblicato nell’ottobre 2008, “The Sta-te of Food and Agriculture 2008:Biofuels: prospects, risks and opportu-nities” (http://www.fao.org/bioenergy/home/en/) e ne ha fatto il tema centra-le del “World Food Day” che si è te-nuto a Roma il 16 ottobre 2008.

Si deve inoltre considerare che, col-ture già ampiamente diffuse in ambien-te tropicale e che spesso vengono a co-stituire i sistemi monocolturali di nu-merosi paesi della fascia tropicale, sonogià oggi potenzialmente utilizzabili perla produzione di bioenergie.

È il caso, ad esempio, della palma daolio, che genera ragguardevoli flussicommerciali dai paesi tropicali a quelliindustrializzati per i suoi molteplici usi,e che oggi rappresenta una delle spe-cie su cui maggiore è l’interesse per laproduzione di biocarburanti. Altre spe-cie, come la Jatropha ed il ricino, sonooggetto di intensa attività di ricerca perpervenire allo sviluppo di modelli col-turali per la produzione di bioenergiein numerosi paesi (cfr. nel presentespeciale le rispettive schede descritti-ve sommarie). Infine, è molto forte lapreoccupazione che la diffusione del-le colture bioenergetiche in ambientetropicale possa, ulteriormente, contri-buire ad accelerare i processi dideforestazione e, in ultima analisi, con-durre ad un incremento, piuttosto chead una riduzione, della CO

2 atmosfe-

rica. Più in generale, sono molto forti idubbi sull’effettiva efficienza, dal pun-to di vista del bilancio energetico com-plessivo, delle bioenergie ottenute dacolture ad-hoc, soprattutto quando essesiano oggetto di coltivazione intensivaed in aree lontane dal sito di utilizza-zione.

La controversiaLa controversiaLa controversiaLa controversiaLa controversiaIl problema energetico, proprio per

i motivi appena accennati, viene ad in-nestarsi su vari livelli: su scala locale,sul ruolo dell’agricoltura e dell’ambienteagrario nel nostro paese, su scala glo-bale sull’annoso divario economicoesistente tra il Nord ed il Sud del mon-do e sull’uso delle risorse ambientali suscala planetaria. In questo senso, il ri-schio maggiore verso cui si va incon-tro, nel percorrere la via delle bioener-gie come risorsa sostitutiva delle ener-gie di origine fossile, è costituita da unaripetizione degli storici schemi econo-mici che vedono il Sud del mondo,povero, che produce energia (e ric-chezza) per il Nord, ricco, deviandocosì le proprie risorse ambientali versola produzione del benessere di un’al-tra parte del mondo. Si comprende,pertanto, come l’argomento bioener-gie investa tematiche complesse, chetravalicano gli aspetti meramente tec-nici e che, invece, attraversano le scel-te fondamentali che riguardano i mo-delli di sviluppo economico.

In tale controversia, comunque, esistono alcune certezze: la grande aspetta-tiva e la grande enfasi che le bioenergie sono in grado di generare, cherispecchiano la percezione del problema energetico a tutti i livelli della so-cietà, dal cittadino comune ai centri decisionali delle politiche economicheglobali. Riteniamo significativo, ad esempio, come nelle pagine web di cui siriporta l’indirizzo nel presente riquadro, la stessa parola “fuelling” (in ingle-se: far rifornimento, alimentare una macchina) sia utilizzata per esprimere,da una parte, le attese del mondo industriale e, dall’altra, le preoccupazionidei paesi in via di sviluppo.

BioEnergy - Fueling America ThroughRenewable Resourceshttp://www.ces.purdue.edu/BioEnergy/

FAO-IIED - Fuelling exclusion? The biofuelsboom and poor people’s access to land - http:/

/www.iied.org/pubs/pdfs/12551IIED.pdf

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Biomasse forestali e agricole in Sicilia:potenzialità di utilizzo a fini energetici

Il Dipartimento Foreste della Regione Siciliana ha effettuato uno studio riguardan-te la quantificazione delle biomasse di interesse forestale ed agricolo e la loroopportunità di impiego a fini energetici.

Il ruolo attuale dell’energia derivante dalle biomasse e in particolare delladendroenergia nel soddisfacimento della domanda complessiva di energia è untema entrato nel dibattito politico ed economico internazionale investendo que-stioni ambientali e sociali, oltre che economiche. Le politiche energetiche tendo-no a stimolare l’impiego di risorse rinnovabili decentrate e con impatti ambientalinon negativi. Le biomasse legnose rispondono a tali requisiti. La localizzazione diqueste risorse in aree rurali svantaggiate comporta infatti uno stretto legame tra lavalorizzazione delle biomasse legnose e le politiche di sviluppo delle aree marginali.

Gli attuali indirizzi di politica ambientale ed energetica hanno aperto interes-santi prospettive di sviluppo per tutte le fonti energetiche rinnovabili e per lebiomasse ligno-cellulosiche in particolare. L’Italia è infatti impegnata sia nei pro-cessi internazionali volti alla mitigazione dell’impatto delle politiche industriali sul-l’ambiente, sia nel tentativo di ridurre la sua nota dipendenza energetica dall’estero.

La biomassa utilizzabile a fini energetici può essere reperita in vari compartiagroforestali quali: i boschi, le piantagioni fuori foresta, le aree verdi ornamentali,la vegetazione ripariale, le industrie del legno, l’agricoltura, le industrieagroalimentari ed i rifiuti urbani ed industriali.

Il sostegno alla diffusione di impianti per la produzione di energia che utilizzanole energie rinnovabili è dato mediante il sistema dei Certificati, superando il siste-ma delle agevolazioni tariffarie. Infatti, secondo quanto disposto dalla UE, la pro-duzione di energia da fonti rinnovabili in impianti entrati in servizio o ripotenziati

a partire dal 1° aprile 1999, ha dirittoall’attribuzione di certificato verde peri primi otto anni di esercizio.

Il principale strumento per incentiva-re la produzione di biomasse è stato,nel recente passato, la Misura 1.17 delPOR 2000-2006 che ha finanziato, sen-za però apprezzabili risultati, interventifinalizzati alla produzione di energia at-traverso l’utilizzo di residui agricoli, fo-restali e industriali, mediante tratta-menti termici (combustione, gas-

sificazione) o processi biologico-chimici (fermentazione, digestione). Il vigenteProgramma Operativo FESR prevede, con l’obiettivo 2.1.1, in un’ottica differente,il finanziamento di interventi finalizzati all’attivazione di specifiche filiereagroenergetiche riferibili a sistemi agroforestali e zootecnici i cui prodotti pos-sono essere impiegati per scopi energetici.

Roberto CibellaRoberto CibellaRoberto CibellaRoberto CibellaRoberto Cibella

Dipartimento Foreste- Corpo Forestale dellaRegione Siciliana

Bruno LasserreBruno LasserreBruno LasserreBruno LasserreBruno Lasserre

Laboratorio diecologia e geomaticaforestale - Universitàdegli Studi del Molise

VVVVValeria Maggiorealeria Maggiorealeria Maggiorealeria Maggiorealeria Maggiore

Dipartimento ColtureArboree - Universitàdegli Studi di Palermo

Marco MarchettiMarco MarchettiMarco MarchettiMarco MarchettiMarco Marchetti

Laboratorio diecologia e geomaticaforestale - Universitàdegli Studi del Molise

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Forestali, nell’ambito di una piùvasta attività di assistenza specia-listica in materia, di effettuareuno studio riguardante la quanti-ficazione delle biomasse di inte-resse forestale ed agricolo e la loroopportunità di impiego a finienergetici. Tali potenziali sono sta-ti individuati al netto dei vincolinormativi ed economici e consi-derando l’uso del territorio e la na-tura sociale.

PPPPPotenzialità regionaleotenzialità regionaleotenzialità regionaleotenzialità regionaleotenzialità regionaleUtilizzando le informazioni di

copertura e di produttività poten-ziale delle diverse tipologie di usodel suolo, è stato stimato, per laRegione, sia il potenziale dibiomassa attuale che l’accessibi-lità delle risorse sulla base della di-stanza dalla viabilità e della pen-denza al fine di ottenere unamappatura della produttività soste-nibile potenziale.

Tramite un incrocio delle cartedella produttività sostenibile po-tenziale e delle domanda di com-bustibile legnoso, così comedesumibile da fonti ISTAT edENEA, sono state prodotte le map-pe di bilancio domanda/offertavalorizzando i dati su base comu-nale ed altimetrica. Consideran-do le classi di copertura del suoloforestali ed agricole, anche se laproduttività potenziale viene ri-dotta di circa 0,15 Mt con l’in-troduzione della variabile acces-sibilità, il bilancio regionale do-manda/offerta è molto positivocon un’eccedenza di circa 1,96Mt all’anno.

Proposte d’interventoProposte d’interventoProposte d’interventoProposte d’interventoProposte d’interventoper la filieraper la filieraper la filieraper la filieraper la filiera

La superficie forestale sicilia-na è distribuita per il 50% all’in-terno delle aree pubbliche. Lamaggior parte di queste forma-zioni non hanno usufruito di in-terventi selvicolturali o non sono

Ritenendo che il settore fore-stale possa dare un concreto con-tributo alle produzioni ener-getiche regionali, il Dipartimen-to Foreste, al fine di integrare ilredigendo Piano Forestale dellaRegione Siciliana, ha incaricatol’Accademia Italiana di Scienze

(aaaaa)

(bbbbb)

Figura 1Figura 1Figura 1Figura 1Figura 1: distribuzione delleclassi d’uso del suolo forestali (aaaaa)e forestali e agricole (bbbbb) desuntedalla Carta Natura della RegioneSiciliana di interesse per laproduzione di energia.

Figura 2Figura 2Figura 2Figura 2Figura 2: mappa di individuazionedei distretti energetici (in t/anno,finestre di lato 10 km).

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mai state utilizzate. I possibili interven-ti devono riguardare innanzitutto idiradamenti delle fustaie dei rimboschi-menti con conifere che rappresentanouna ricchissima fonte di biomassa dif-fusa su vaste superfici. Va consideratoche l’utilizzo della massa per fini ener-getici potrebbe essere la risposta eco-nomica ai diradamenti che spesso nonvengono eseguiti proprio perchéantieconomici, trascurando quindi leesigenze selvicolturali del popolamento.Non va peraltro sottaciuto il fatto chel’esercizio della pratica del diradamentononché il prelievo di alberi deperienti,l’effettuazione di spalcature e le altre pra-tiche selvicolturali contribuiscono a ridur-re notevolmente il rischio di incendi.

Altro comparto forestale in grado digarantire una notevole fonte di bio-massa è il ceduo. Il progresso econo-mico ha segnato in Sicilia l’abbandonodi ampie superfici che un tempo veni-vano governate a ceduo e che forniva-no legna da ardere e carbone. Dal puntodi vista selvicolturale questo ha compor-tato un lento processo degradativo edeterminato situazioni ecologicamen-

Sulla base della carta di produttivitàpotenziale accessibile, sono state elaboratealcune mappe per l'individuazione deidistretti energetici (fig. 2).È stata calcolata la somma dei pixel dellamappa originale all'interno di finestre

te instabili col conseguente impoveri-mento del territorio. Oggi è possibilepercorrere due strade: mantenere ilgoverno a ceduo oppure procederealla conversione in fustaia ottenendo inentrambi i casi una quantità di biomassaelevata. Un discorso a parte deve esse-re fatto per i cedui di castagno i cui pro-dotti hanno una loro precisa collocazio-ne sul mercato e quindi non si prestanoa fornire legno da energia.

Infine, va incentivata la realizzazio-ne di piantagioni a rapido accresci-mento, specializzate a fini energetici(Short Rotation Forestry) caratterizzateda turni molto brevi, 2-4 anni, con den-sità d’impianto elevate, che vanno dalle10.000 alle 15.000 piante/ha.

Le biomasse provenienti dal com-parto agricolo sono rappresentate dal-le ramaglie che derivano dalle annualie periodiche attività di manutenzionee cura dei vigneti, uliveti, agrumeti,frutteti e mandorleti; questo materia-le, generalmente bruciato in campo, seopportunamente raccolto, potrebbe es-sere convenientemente usato per sco-pi energetici.

mobili quadrate di lato 10 chilometried è stato così possibile stimare un valoredi disponibilità complessiva di biomassaespresso in tonnellate totali per anno edindividuare tre distretti con disponibilitàdi biomassa di notevole importanza.

Distretto occidentaleDistretto occidentaleDistretto occidentaleDistretto occidentaleDistretto occidentale(Area di Trapani)

Distretto orientaleDistretto orientaleDistretto orientaleDistretto orientaleDistretto orientale(Area di Catania)

Distretto settentrionaleDistretto settentrionaleDistretto settentrionaleDistretto settentrionaleDistretto settentrionale(Area di Messina-Palermo)

Presenza di numerosi vi-gneti ed oliveti con elevatadisponibilità di biomasseresiduali rappresentate daramaglie che derivano dal-le annuali e periodiche at-tività di manutenzione.

Biomasse residuali rappre-sentate dalle ramaglie chederivano dalle annuali eperiodiche attività di manu-tenzione.

Biomasse rappresentate daramaglie derivanti dalle an-nuali e periodiche attività dimanutenzione dei frutteti eda copertura forestale (lec-cio, sughera, querce cadu-cifoglie, castagno, faggio).

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Energia pulita dagli scartidella produzione vitivinicola

Le emissioni totali di gas responsabili dell’effetto serra (GHG) causate dall’usodi combustibili fossili ammontano in Italia a 460 MtCO

2eq. Per rispettare gli accor-

di internazionali, l’Italia deve ridurre queste emissioni del 6,5% entro il 2010. Sela tendenza rimane invariata, entro il 2010, la nazione farà registrare un aumen-to delle emissioni del 4% circa, in altre parole l’Italia rischia di mancare l’obietti-vo per più del 10%. Il limite fissato per l’UE15 è una riduzione delle emissioni diGHG pari all’8%. Stando all’ultimo report della Conference of Parties 10 (COP10)l’UE15 ha già raggiunto una riduzione del 7% circa.

Benché sia noto che l’agricoltura giochi un ruolo centrale nella corsa alla ridu-zione delle emissioni di GHG, non è ugualmente noto quanto di questo contri-buto possa essere ottenuto attraverso un uso appropriato dei residui delle lavora-zioni agricole come sostanza organica per il suolo o come fonte energeticarinnovabile.

In termini di produzione energetica da fonte rinnovabile, già nel 1997, la Co-munità Europea aveva fissato un obiettivo di generare il 12% del totale consumolordo di energia da fonte rinnovabile entro il 2010. Nel 2007 la quota risultavadel 6,9% due terzi della quale da biomasse e bioenergie in generale. Nel suoRenewable Energy roadmap, la commissione ha fissato un obiettivo obbligatorioper gli stati membri di raggiungere il 20% di energia da fonte rinnovabile entro il2020 ed un obiettivo minimo obbligatorio del 10% di bioenergie.

Scopo del lavoroScopo del lavoroScopo del lavoroScopo del lavoroScopo del lavoroIl presente lavoro mira a proporre l’uso di residuo ligno-cellulosico delle produ-

zioni agricole come fonte energetica rinnovabile a livello locale e riduzione diemissioni di GHG. Le analisi sono condotte nel distretto vitivinicolo diMenfi, un territorio agricolo nel sud-ovest della Sicilia (vedi fig. 1).

In particolare questo lavoro mira a proporre uno specifico mix tra resi-dui da destinare alla produzione energetica e residui da utilizzare comefonte di sostanza organica per il suolo e riduzione di emissioni di GHG.

Il distretto agricolo di Menfi si estende per un totale di 11.300 ettari,circa metà dei quali sono dedicati alle produzioni vitivinicole. La super-ficie agricola utilizzata e la sua destinazione sono riportati nella tabella 1e nella figura 2 (nella pagina a fronte).

Grazie alla forte vocazione agricola e ad un’industria vitivinicola moltoflorida, il distretto di Menfi è uno scenario interessante per analisi di prati-che di smaltimento sostenibile di residui delle produzioni agricole. Leanalisi sono state condotte su scala locale, ma la metodologia ed i risultatipossono essere estesi a gran parte del territorio agricolo regionale.

La quantità di sostanza organica nei suoli è un buon indicatore dellafertilità (latu-senso). La concentrazione di sostanza organica è largamente deter-minata dalla quantità di sostanza residuale e degli apparati radicali nonché dallavelocità del processo di mineralizzazione della biomassa.

Fig. 1: localizzazionedel distretto vitivinicolodi Menfi.

Luciano GristinaLuciano GristinaLuciano GristinaLuciano GristinaLuciano Gristina

Dipartimento diAgronomia Ambientalee Territoriale Universitàdegli Studi di Palermo

Roberto VRoberto VRoberto VRoberto VRoberto Volpeolpeolpeolpeolpe

Dipa. S.En.Fi.Mi.Zo.Università degli Studidi Palermo

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Questo caso di studio condotto nel distretto di Menfi dimostrache dai sistemi produttivi locali è possibile raccogliere

un quantitativo sufficiente di biomassa da destinare alla produzione

di energia rinnovabile e ad emissione nulla.

Monitorare le concentrazioni di sostan-za organica nel suolo risulta quindi unostrumento fondamentale per la valutazio-ne dell’impatto del cambio di uso delsuolo nella fertilità del suolo, oltre cheper la valutazione del potenziale sink dicarbonio e per stimare le emissioni diGHG. Nel presente studio, le analisi sonocondotte secondo lo schema rappresen-tato nella figura a destra.

La quantità di residuo legnoso raccoltoper ettaro per ciascuna delle specie èrappresentato nella tabella 2.

I dati raccolti hanno altresì mostrato cheil tasso di mineralizzazione del residuolegnoso è risultato pari all’1% per anno.Il valore basso del dato appare legato allecondizioni climatiche particolarmentesecche della zona in analisi. Il livello disaturazione del suolo invece è stimatopari a circa il 10%. Ciò significa che, aquesti tassi di mineralizzazione, il 90%del carbonio presente nella biomassa fi-nirà per essere rilasciato in atmosferasotto forma di CO

2 in un periodo infe-

riore a 90 anni. Questo risultato apre laquestione all’utilizzo per scopo ener-getico della biomassa legnosa residuale.La tabella 3 mostra un paragone tra leemissioni annuali di CO

2 che si registre-

rebbero nel caso di combustione com-pleta della biomassa e nel caso di inter-ramento della stessa.

Fig. 2: percentuale di uso del suoloTab. 1: superficie agricola utilizzata.

Tab. 2: quantità di residuo raccolto. Valori per ettaro e per anno

Tab. 3: analisi comparative di emissioni di CO2

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A questo tasso di mineralizzazione,in dieci anni, queste emissioni ammon-teranno al 9,56% circa del valore ini-ziale. La tabella 4 mostra i valori diemissione ed il potenziale di segrega-zione di CO

2 nel caso in cui il residuo

raccolto durante un anno sia comple-tamente bruciato o interrato.

Questi valori sono significativi, speciese messi in relazione con la limitata su-perficie cui si riferiscono. Tuttavia la pra-tica mostra alcune difficoltà che appaio-no difficili da superare. Interrare il resi-duo contribuisce alla fertilità del suolo,ma può causare dei problemi fitosanitari(aumenta il rischio di trasferire patologie).Per questa ragione i coltivatori sono spes-so contrari a questa pratica e, benché siaillegale, preferiscono bruciare il residuoa bordo campo. D’altro canto, secombusto in maniera controllata, il resi-duo può costituire una fonte energeticanon indifferente.

Se supponiamo di destinare il 90%del residuo alla produzione energeticae interrare il rimanente 10%, possia-mo raggiungere il duplice obiettivo diottenere un quantitativo non indiffe-rente di energia rinnovabile e a zeroemissioni per gli utilizzi locali (e nonsolo), ma anche una riduzione netta diemissioni di gas responsabili dell’effet-to serra. La tabella 5 mostra i valori dienergia ottenibile insieme al potenzialedi riduzione di GHG.

Con la tecnologia attuale, questoquantitativo di energia termica è suffi-ciente a produrre annualmente circa11.105 MWh di energia elettrica(ipotizzando una caldaia a griglia mo-bile e turbina a ciclo rankine organi-co). Questo quantitativo di energia puòessere prodotto con cogeneratore di 1-1,5 MW di potenza.

Calcoli preliminari mostrano che l’in-stallazione di un tale impianto necessi-ta di un investimento circa pari a circa3,5-4 M• e consente di generare unricavo annuale pari a 2,4-3 M• ed unutile netto superiore a •1M.

ConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniQuesto caso di studio dimostra che

dai sistemi produttivi locali è possibileraccogliere un quantitativo sufficientedi biomassa da destinare alla produzio-ne di energia rinnovabile e ad emis-sione nulla.

Questa analisi aiuta anche a riflette-re sulle opportunità che possono deri-vare da un ciclo integrato e organicodi produzione agricola. Va notato cheil quantitativo rilevante di energia èottenibile solo se esiste, al livello loca-le, un accordo tra i produttori. Il po-tenziale energetico (ed economico)può essere, infatti, recuperato solo seconsorzi di produttori si organizzanoper la costruzione di una filiera cortaenergetica su misura per il territorio.

Tab. 4: analisicomparative di

emissioni di CO2

nell’arco di 10 anni.

Tab. 5: potenzialesink di CO

2.

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Energia, un progetto per creare biogas‘pulito’ da discariche e biomasse

L’Istituto IBIMET-CNR di Bologna partecipa ad un progetto di ricerca per l’Inno-vazione Tecnologica finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico finalizzatoalla individuazione di un “Nuovo processo di produzione di biogas ‘pulito’ dadiscariche o da biomasse rinnovabili da utilizzare come carburante alternativo perla produzione di energia elettrica e termica”.

Obiettivo del progetto è la produzione e l’utilizzazione di biogas come combu-stibile alternativo, ecologicamente pulito, che permette di ottenere energia evi-tando l’uso di fonti fossili e riducendo l’impatto ambientale causato dalla combu-stione del biogas, spesso causa di inquinamento. A tal fine si sta realizzando unimpianto estremamente versatile in grado di lavorare su tipologie diverse di biomasse(o discariche) e su quantitativi variabili, entro certi limiti, di biogas prodotto.

La composizione chimica del biogas proveniente dalla combustione di biomasseè determinata direttamente dalla composizione chimica della biomassa fermentante.Di conseguenza la presenza di sostanze alogenate e solforate conferisce un carat-tere acido al biogas a monte e a valle della combustione. Questa aggressività deigas genera a sua volta varie conseguenze negative alle apparecchiature per lacombustione del gas. Inoltre la generazione di sottoprodotti di combustione spes-so più dannosi dei biogas stessi (ad esempio: formazione di composti aromaticiclorurati o fluorurati, oltre ad acidi alogenati e solforati) produce un evidente effet-to negativo sull’ambiente, problema largamente avvertito dalla popolazione resi-dente nelle vicinanze delle discariche. Appare, quindi, estremamente importanteanalizzare la composizione dei materiali organici che costituiscono le biomasse ole discariche prescelte, e di caratterizzarli anche in relazione al tipo di gas ottenibileper fermentazione anaerobica. Nel caso di rifiuti provenienti da attività agricola èimportante determinare i prodotti iniziali di trasformazione della sostanza organi-ca che durante la decomposizione si trasforma in carboidrati, zuccheri solubili eacidi grassi per poi dare origine ad acidi volatili, alcoli ed altri gas in tracce.

Per l’analisi dei gas il problema fondamentale è che i composti organici non metanicirilasciati dai rifiuti sono estremamente reattivi e facilmente degradabili oltre che esserepresenti in basse concentrazione e questo comporta notevoli difficoltà per la loro carat-terizzazione e quantificazione. Per superare questi limiti, è indispensabile quindi con-centrare questi gas arricchendo l’aria campionata prima dell’analisi chimico-fisica chedeve avvenire con strumenti ad elevata selettività e sensibilità, prestando particolareattenzione a limitare i tempi di campionamento e l’esposizione diretta alla luce adelevate temperature, che potrebbero innescare e/o accelerare reazioni chimiche. Atale scopo, viene utilizzata una metodologia che affonda le sue radici concettuali suesperienze acquisite da parte dell’IBIMET del CNR di Bologna e relative all’analisi disostanze volatili nell’aria. Questa metodologia utilizza apposite cartucce di vetro conte-nenti materiale adsorbente in grado, quindi, di catturare le sostanze volatili presentinelle emissioni dei rifiuti. I composti volatili intrappolati nelle cartucce vengono poitermodesorbiti dal substrato adsorbente e convogliati per l’analisi chimico-fisica nellacolonna del gas cromatografo associato allo spettrometro di massa (GC-MS).

Rita BaraldiRita BaraldiRita BaraldiRita BaraldiRita Baraldi

Istituto diBiometeorologia,Bologna, CNR

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Valorizzazione delle biomasse perun’efficace conversione energetica

Nell’ambito delle politiche di sostenibilità che mirano all’incentivazione della filieraenergetica della Regione Emilia Romagna attraverso le energie rinnovabili, va rico-nosciuto alle biomasse vegetali l’importante ruolo svolto a sostegno del sistemaenergetico, grazie alla loro diffusa disponibilità sul territorio e alla capacità e duttilitànel sostituire, per alcune necessità, il combustibile fossile, dal riscontro positivo perl’ambiente e l’economia rurale. Le biomasse sono disponibili su base rinnovabile, oda processi naturali, o dall’attività umana come rifiuto organico. Inoltre, le biomassevegetali, non contribuiscono ad accumulare CO

2 nell’atmosfera in quanto la loro

trasformazione in energia emetterebbe in atmosfera la CO2 sequestrata dalle biomasse

attraverso la fotosintesi. La possibilità, inoltre, di introduzione di nuove colture sfruttabilia livello locale offre nuove opportunità di reddito nell’economia rurale.

La conversione delle biomasse ad energia comprende un’ampia varietà ditipologie di biomasse, diversi tipi di tecnologie di conversione, varie applicazionifinali e particolari requisiti di tipo infrastrutturale. Lo sviluppo di tale settore richie-de sempre più un’attività di progettazione e ricerca che comprenda non solo lamaggiore conoscenza delle tecnologie di conversione, ma anche la determinazio-ne della qualità e disponibilità delle risorse di biomasse. Infatti, una corretta piani-ficazione di un impianto a biomasse richiede come step iniziale e fondamentale lascelta del processo tecnologico da applicare per la trasformazione della biomassa,e tra i diversi fattori che determinano tale decisione quelli maggiormente determi-nanti sono rappresentati dalla forma di energia finale in cui è richiesta e dalla di-sponibilità di biomassa in quantità e qualità, fattori tra loro fortemente interdipendenti.Infatti se le proprietà chimiche e fisiche delle molecole di cui è composta la biomassasono alla base delle difficoltà che si possono riscontrare durante l’applicazione della

sua conversione energetica e che, quindi, determinano la scel-ta del processo tecnologico, ne deriva che il valore di un par-ticolare tipo di biomassa dipende fondamentalmente dalla for-ma nella quale l’energia è richiesta.

In tale contesto, si inserisce l’attività dell’IBIMET-CNR attra-verso azioni che consentono di individuare e verificare la realepossibilità di utilizzare le biomasse vegetali attraverso studivolti a valutare la qualità delle biomasse che possono essereutilizzate in determinati processi di conversione energetica.A tale scopo, l’attività di ricerca dell’IBIMET è volta a stabilirela qualità della biomassa e la sua applicabilità a determinatiprocessi di trasformazione energetica mediante la valutazio-ne di diversi parametri chimico-fisici utilizzando specifichetipologie di strumentazioni (gas cromatografia, spettrometriadi massa, spettrofotometri, etc. ) in dotazione presso l’istituto.Le maggiori proprietà di interesse nella valutazione della qua-lità di una biomassa ad uso energetico sono rappresentate dalcontenuto di acqua, dal potere calorifico, dal contenuto in

FFFFFrancesca Rapparinirancesca Rapparinirancesca Rapparinirancesca Rapparinirancesca Rapparini

Istituto diBiometeorologia,Bologna, CNR

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L’Istituto di Biometeorologia del CNR di Bolognaha condotto uno studio sulla reale possibilità

di utilizzare le biomasse vegetaliin determinati processi di conversione energetica.

ceneri, dal contenuto in metallialcalini e dalla quantità delle com-ponenti fibrose. Se per le bio-masse destinate a processi di con-versione di tipo termico il conte-nuto di acqua può appesantire ilbilancio energetico complessivodel processo in quanto diminui-sce il potere calorifico del com-bustibile e aumenta il volume delgas di combustione, nella proces-si di bio-conversione per la pro-duzione di energia o di bio-combustibili (etanolo) tale caratte-ristica risulta positiva. Inoltre, neiprocessi termici si verifica unamaggiore emissione di compo-nenti (carboidrati, CO) del com-bustibile non bruciato all’aumen-tare della concentrazione di ac-qua, dovuto alla diminuzione dellatemperatura di combustione cau-sata dall’effetto di raffreddamen-to del vapore. Nei processi di tipotermico il livello di ceneri dellabiomassa sottoposta alla trasforma-zione rappresenta un fattore mol-to importante nella valutazionedella qualità della biomassa inquanto un alto contenuto di ce-neri diminuisce il potere calorificoe, inoltre, porta a perdite di calo-re, influenzando molto i costi diconversione. Inoltre, le ceneri de-rivate dalle biomasse, diversa-mente dalle ceneri del carbone,hanno un punto di fusione relati-vamente basso, con conseguentiproblematiche per il sistema dicombustione. La presenza di ele-menti minerali influenza negati-vamente i processi di conversio-

ne di tipo termico provocandocorrosioni all’impianto operativoe producendo emissioni di NOx,SO

2, HCl e diossine che aumen-

tano all’aumentare del contenutominerale nella biomassa.

Il contenuto delle frazionifibrose della pianta è di primariaimportanza per selezionare labiomassa vegetale più adatta aprocessi di conversione di tipobiochimico, quali ad esempio lafermentazione, e valutare, adesempio, la resa in etanolo otte-nuto da biomasse vegetali. Per lecolture energetiche erbacee, lafrazione fibrosa della pianta, cir-ca l’80% del peso secco della pian-ta, comprende principalmentecellulosa (30-50% del peso secco)ed emicellulosa (10-40% del pesosecco). Il terzo componente prin-cipale è la lignina. Un elevato con-tenuto di lignina può rappresen-tare un fattore sfavorevole perl’utilizzo della biomassa median-te fermentazione poiché tale com-ponente della parete cellulare nonviene degradato durante tale pro-cesso di conversione. A sua voltala lignina, essendo caratterizzata dauna minore concentrazione di os-sigeno rispetto alla cellulosa edemicellulosa, ha valori di poterecalorifico più elevati rispetto aglialtri due componenti. Ne conse-gue che maggiore è il contenutodi lignina e migliore è il poterecalorifico della biomassa, con con-seguente miglioramento dell’ effi-cienza del processo di combustio-ne. La cellulosa è maggiormente

biodegradabile della lignina, percui nella produzione, ad esempio,di etanolo attraverso la fermen-tazione per cui è necessaria unabiomassa con un elevato contenu-to di cellulosa ed emicellulosa, siha una migliore resa in biocom-bustibile.

Esiste quindi una netta relazio-ne tra la qualità della biomassa e iltipo di processo a cui destinarequella particolare biomassa. In sin-tesi, nelle conversioni termiche èrichiesta una tipologia di biomassacaratterizzata da un basso conte-nuto di acqua, mentre per i pro-cessi di conversione di tipo bio-chimico si auspica una tipologiadi biomassa caratterizzata da unaminore contenuto di lignina diceneri e si possono utilizzarebiomasse con un elevato conte-nuto di acqua.

Gli studi di Ibimet Bologna voltia valutare la qualità biochimicadella materia prima destinata allaconversione energetica sonoquindi mirati ad individuare emonitorare le caratteristiche tecno-logico-qualitative delle biomassevegetali impiegate, i parametri bio-chimici che sono idonei a tale tra-sformazione e a valutare le intera-zioni tra le proprietà biochimichedei componenti e le proprietà tec-nologiche dei biocombustibili ot-tenuto dalle biomasse. La defini-zione dei requisiti applicativi dellebiomasse residuali consentiràl’applicabilità a scopi energetici eil trasferimento tecnologico versol’ambiente industriale.

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Contro il caro gasolio ‘scendein campo’ la Jatropha curcas

Negli ultimi anni stiamo assistendo a un crescente rincaro della risorsa petroli-fera, determinato da vari fattori, tra cui principalmente l’aumento di richiesta daparte di vari paesi e la diminuzione delle riserve stesse. Questo sta portando igoverni di varie nazioni a intraprendere strade alternative a quelle del petrolio,meglio conosciute come “energie alternative”. Tra le tante risorse energetichealternative rientrano le coltivazioni energetiche o da biocarburanti. È bene sa-pere che il termine “biocarburante” non si riferisce alla coltivazione in biologi-co della specie, bensì al carburante prodotto dalle piante, per distinguerlo daquello di origine petrolifera.

Nell’attuare una coltivazione per biocarburanti è necessario fare delle valutazio-ni di fattibilità, che tengano conto dell’energia ricavata per ettaro da quella colturae dell’energia spesa per produrre tale biocarburante da un ettaro. A questo vaaggiunto il mancato ricavo che si avrebbe da un’altra coltura: è da tenere in con-siderazione, infatti, la sostituzione di colture da biocarburanti a scapito di quellefood. Quindi, in analisi, sono da preferire colture che richiedano bassi inputenergetici di coltivazione, che siano coltivate in terreni marginali e di scarso inte-resse agronomico, tali da non entrare in competizione con le colture food.

A tal riguardo, negli ultimi anni coltivazioni bioenergetiche quali soia, mais,colza e girasole, sono state criticate come scarsamente efficienti, perché richie-dono elevati input energetici, suoli fertili, e di conseguenza entrano in compe-tizione con le colture food; per questo gli studi si stanno indirizzando verso altre

specie che richiedono bassi inputenergetici, si adattano bene a suolimarginali, e, quindi, non entrano incompetizione con colture food, anzidiventano motivo di rivalutazione e sal-vaguardia delle aree marginali o a ri-schio erosione. Tra tali specie rientra-no alcune piante di tipo arbustivo, qua-li jatropha e ricino, ed arboree comela palma da olio.

La jatropha è una pianta appartene-te alla famiglia delle Euforbiacee, ori-ginaria dei Caraibi, ed è stata diffusain Africa e in Asia dai commerciantiportoghesi che la usavano come re-cinzione naturale. A questa specie ap-partengono numerose varietà. Tra que-ste quella coltivata per la produzionedi biocarburanti è la Jatropha curcas.

La jatropha è una pianta decidua, daisuoi semi si estrae l’olio che è utilizza-

Vincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliFFFFFulvio Pulvio Pulvio Pulvio Pulvio Perniceerniceerniceerniceernice

Dipartimento ColtureArboree - Universitàdegli Studi di Palermo

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to come biocarburante. È una spe-cie di scarso interesse agrofo-restale, per la legna da ardere eper il carbone; è tossica se ingeri-ta (sia per l’uomo, sia per gli ani-mali), anche se in Messico sonoconosciute delle specie di jatrophanon tossiche. La durata della vitadelle piante è di circa 50 anni.

La propagazione della jatrophapuò avvenire sia da seme sia datalea; da seme la germinazioneattualmente si attesta intorno al50%, l’emissione dell’ipocotile sipresenta con un asse principalee quattro sotto ipocotili; la pro-pagazione tramite talea è inve-ce molto più agevole e di più fa-cile attuazione.

Solitamente viene chiamatacon nomi comuni quali: fisiconoce, Barbados noce, noce dimaiale, noce di fico e talvolta in-dicato come l’albero del gasolio(da non confondere con Copaife-ra langsdorfii Desf., che crescesolo nelle foreste tropicali umide).

La jatropha è un arbusto concorteccia liscia di colore gri-giastro, normalmente cresce trai 3 e i 5 metri, ma se le condi-zioni lo permettono può ancheraggiungere gli 8-10 metri. Le fo-glie sono di colore verde pallido,con 3 o 5 lobi, con un picciolo di6-23 millimetri e posizionate sulramo in maniera opposta a spi-rale. I fiori, maschili e femminili,sono portati da infiorescenze checrescono all’ascella delle foglie: ifiori femminili si distinguono per-ché sono solitamente più grossi.

Si adatta bene ai più disparatisuoli marginali, sabbiosi, ghiaiosie salini, è prevalentemente col-tivata in climi aridi (zone tropi-cali e subtropicali), ma rispondebene anche in altre fasce clima-

tiche come i climi temperati ecaldi umidi; in altitudine attual-mente si estende fino ai 500 me-tri. Le esigenze idriche varianoda un minimo di 300 a 1000 mil-limetri annui. Ripudia i suoliasfittici, nei quali riduce le di-mensioni l’apparato radicale,mentre preferisce quelli bendrenati. Viste le esigenze coltu-

rali e la sua rusticità è da preferi-re anche come pianta antie-rosione del suolo.

A livello produttivo la resa inolio estratto dai semi è elevata esi aggira intorno al 40%, mentre

ad ettaro è di circa duemila litridi olio: ovviamente sono valoriche ancora hanno scarso riscon-tro scientifico, per il motivo chei dati non sono riferiti a una opiù cultivar selezionate, a sesti diimpianto ottimali, a condizionipedoclimatiche uniformi e a tec-niche di gestione agronomicaprestabilite.

Dalla Jatropha, originaria dei Caraibi, si estrae l’olio utilizzatocome biocarburante. Come altre coltivazioni bioenergetiche,

questa pianta si adatta bene a suoli di scarso interesseagronomico e salvaguarda quelli a rischio di erosione.

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Usi e consumi del ricinoe delle palme da olio

Il ricinoIl ricinoIl ricinoIl ricinoIl ricinoIl ricino o Ricinus communis L. appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae,

originario dell’Africa tropicale oggi si trova un po’ ovunque nel mondo, è unlontano parente della “pinhao manso” o Jatropha Curcas. Il Ricino è una piantaarbustiva annua o perenne, ha un’altezza media di 2-3 metri, le foglie moltograndi sono palmato-lobate, da 5 a 12 lobi e con il margine dentellato, il colorevaria dal verde al rosso, i fiori sono raggruppati in infiorescenze, quelli maschilisi trovano nella parte bassa, quelli femminili sono nella parte alta. La fiorituraavviene nel periodo estivo, i frutti sono delle capsule spinose costituite da trevalve che, a maturazione, si aprono lasciando cadere tre semi di circa un centi-metro. Sia la pianta sia i semi sono tossici per la presenza di una glicoproteina, la“ricina”, che è fra l’altro in massima concentrazione nei semi. È una pianta pocoesigente che cresce bene in vari tipi di suoli ed è parecchio diffusa su suolimarginali ma ben drenati; su suoli umidi le piante crescono bene ma aumentanole avversità di natura fungina. In climi ad inverno mite le piante di ricino seguonoun ciclo poliennale, mentre in climi invernali, con temperature vicine allo zero,che determinano un deterioramento della pianta, il ricino si comporta da piantaannuale. In fatto di esigenze idriche il ricino è poco esigente, cresce ben in aree

con piovosità medie di circa 600 mm annui.La maturazione dei frutti è scalare all’interno della

stessa pianta. Tra le varietà, il calendario di raccolta èmolto ampio: in agosto per le varietà precoci e finoad ottobre per le più tardive. La resa in semi sgusciatioscilla intorno ai 15-16 quintali per ettaro, con resein olio che variano dal 40% al 50%. L’olio di ricino,oltre che nel comparto della farmacologia, è parec-chio utilizzato in comparti della meccanica che uti-lizzano motori molto spinti (ovvero ad elevato nu-mero di giri), come ad esempio la F1, grazie alla suaelevata fluidità sia ad alte che a basse temperature.

Il ricino, pur se interessante, necessita di un in-tenso lavoro di miglioramento genetico, riguardan-te l’adattamento pedoclimatico, la produttività, ladeiscenza delle capsule, il peso e il tenore in olio ela resistenza alle avversità.

Le palme da olioLe palme da olioLe palme da olioLe palme da olioLe palme da olioLe palme che si addicono all’estrazione di olio

sono due specie: la Elaeis guineensis Jacq. e laAttalea speciosa Mart.

Elaeis guineensis Jacq. Il termine generico elaiaderiva dal greco e sta a significare “oliva”, per via

Vincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliVincenzo ZerilliFFFFFulvio Pulvio Pulvio Pulvio Pulvio Perniceerniceerniceerniceernice

Dipartimento ColtureArboree - Universitàdegli Studi di Palermo

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L'olio di ricino, oltre che nel comparto della farmacologia, èutilizzato nei settori della meccanica che usano motori moltospinti. Quello della palma trova applicazione nella cosmesi,

negli alimentari e come biocarburante o biodiesel.

della forma e della ricchezza in olioche hanno i frutti; è originaria delleforeste pluviali della Guinea. Si presen-ta con fusto eretto, alto 2-30 m in na-tura, le foglie sono pennate, lunghe 4-5 m. I fiori, unisessuali su piantemonoiche, sono riuniti in brevi infio-rescenze che compaiono tra le foglie.I frutti sono carnosi, lunghi 2-3 cm, diforma ovoidale, di colore rossastro, riu-niti in grossi grappoli, detti règimi.L’olio è contenuto sia nella polpa sianei semi, il contenuto di olio per semevaria dal 43 al 51%, mentre quellodella polpa può superare anche il 60%.

Attalea butyracea Mart. È una palmaoriginaria del Brasile, si presenta mol-to imponente, può raggiungere i ventimetri di altezza. Le foglie sono pen-nate, i fiori sono riuniti in infiorescen-ze lunghe anche 1,5 metri. I frutti pro-dotti in grosse quantità per ciascunainfiorescenza (anche oltre 800 fruttiper infiorescenza), hanno una formaovoidale simile al cocco, con un lun-ghezza di 6 cm. L’olio viene estrattodal seme ed ha una resa che si aggiraintorno al 60-70%, si presenta comeun liquido trasparente al di sopra dei20°C, mentre a temperatura minoreassume una consistenza cremosa; gra-zie alle sue caratteristiche oltre checome olio alimentare e lubrificante,viene utilizzato in cosmesi comeemolliente.

La produzione di olio di palma si at-testa intorno ai 28 milioni di tonnella-te, piazzandosi al secondo posto, dopol’olio di soia, tra tutti gli oli vegetali, leapplicazioni dell’olio di palma sono in-numerevoli, cosmesi, uso alimentare,dietetico e in ultimo come bio-

carburante o biodiesel. La superficieattualmente investita alla coltivazionedella palma da olio è di circa 11 milio-ni di ettari, principalmente diffusa trail sud-est Asiatico, l’Africa centro-oc-cidentale e l’America centrale. L’am-biente ideale per la coltivazione dellapalma è quello umido con temperatu-re medie di circa 25°C, motivo per cuisi avvantaggia molto dell’irrigazione.

A sinistra, Ricininuscommunis; in alto,Elaeis guineensis.Tavole tratte dalKöhler’s Medizinal-Pflanzen, (1883-1914).

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Alcune precisazione su fontienergetiche alternative e biomasse

Succede spesso che durante lo sviluppo di una tecnologia si perda, nell’uso quo-tidiano, la ragione ontologica per cui la suddetta tecnologia è stata messa a punto.Le biomasse rischiano di compiere lo stesso percorso.

Le biomasse rientrano tra le fonti energetiche rinnovabili (FER) ma mentre alcu-ne (eolico, solare, idroelettrico, ecc.) lo sono indipendentemente dalle azioni umane(entro limiti temporali lunghissimi) le biomasse hanno bisogno di un’azione del-l’uomo (coltivazione) per ottenerle in maniera continuativa. Chiaramente l’inten-sità degli input che bisogna fornire alla coltura per fornirci un certo quantitativo dibiomassa pone ai due estremi un bosco ceduo e una coltura appositamente dedi-cata (ad es. un cereale). I due estremi degli input coincidono con gli estremi tem-porali di utilizzazione: pochi input = tempi lunghi tra una utilizzazione e l’altra, altiinput = tempi corti...

Anche se secondo la definizione inclusa nella Direttiva 2001/77/CE del Parla-mento Europeo la biomassa è considerata “la parte biodegradabile dei prodotti,rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali edanimali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegrada-bile dei rifiuti industriali ed urbani” oggi quando parliamo di biomasse sottinten-diamo in genere i prodotti di colture appositamente dedicate.

Qui occorre ricordare che le FER sono definite anche fonti energetiche alterna-tive (Wikipedia): “Per fonte di energia alternativa (o anche energie alternative) siintende un modo di ottenere energia elettrica fondamentalmente differente daquella ottenuta con l’utilizzo dei combustibili fossili, che costituiscono le fonti “nonrinnovabili”. Spesso tale classe di fonti energetiche viene confusa o assimilata aquella delle fonti di energia rinnovabile (che in inglese sono sinonimi)…”. Il chevuol dire, quindi, che esse sono alternative al petrolio e al carbon fossile che,durante la combustione, determinano immissioni nette di anidride carbonica. Lebiomasse, invece, immettono (o sarebbe meglio dire dovrebbero) in atmosfera lastessa quantità di CO

2 che la pianta ha fissato attraverso il processo fotosintetico al

netto, però, della quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera a causa deiprocessi di coltivazione.

Se, infatti, per produrre biomassa dobbiamo effettuare le lavorazioni del suolo,concimare, irrigare, diserbare, trattare con fitofarmaci, queste operazioni deter-minano immissione di CO

2. Questo aspetto è da tempo studiato e anche

formalizzato. Le altre FER (eolico, solare, idroelettrico, ecc.), invece determinanoimmissioni di CO

2 essendo nulle quelle emesse per la loro costruzione e largamen-

te compensate per la manutenzione dalle emissioni evitate. Occorre, quindi, cheaffinché le biomasse determinino reali vantaggi ambientali, esse siano sottoposteall’analisi o valutazione del ciclo di vita di un prodotto noto in inglese come “LifeCycle Assessment”. Questa metodologia è stata applicata nel caso delle biomasse.

Bollini (2008), partendo da queste valutazioni si chiede se le biomasse sianodavvero una fonte energetica e rinnovabile e scrive che “Le filiere agroenergeticheda promuovere in quanto, oltre che rinnovabili, siano anche ecosostenibili devono

TTTTTommaso La Mantiaommaso La Mantiaommaso La Mantiaommaso La Mantiaommaso La Mantia

Dipartimento diColture ArboreeUniversità degliStudi di Palermo

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Qualsiasi decisione sulla utilizzazione delle risorse forestali e agrarieesistenti o su colture da realizzare dovrebbe essere preceduta

da una valutazione della sostenibilità ed esistono al riguardo ormainumerosi esempi di analisi, sia in Italia che in altri Paesi.

essere corte (nello spazio) e brevi (neltempo), devono garantire un bilancioenergetico positivo e una produzionecomplessiva di CO2 negativo o nullo...Ma non essendoci al momento regola-mentazione normativa da assumere ariferimento, che ne stabiliscano obbli-gatoriamente queste caratteristiche, sipone, per chi si trova a programmare oa valutare e approvare determinati pro-getti che prevedono il loro sfruttamen-to, il problema di come considerarequesti criteri di ecosostenibilità. Criteriche rappresentano, come già detto, unasorta di spartiacque per la classificabilitàdelle biomasse fra le FER.”.

Qualsiasi decisione sulla utilizzazionedelle risorse forestali e agrarie esistentio su colture da realizzare dovrebbe,quindi, essere preceduta da una valuta-zione della sostenibilità ed esistono alriguardo ormai numerosi esempi sia ita-liani che stranieri (di analisi). L’interessea produrre energia attraverso fonti al-ternative è determinato anche dalla esi-stenza dei “certificati verdi”. Gli ope-ratori che immettono in rete più di 100GWh

e/anno hanno l’obbligo che alme-

no lo 0,75% dell’elettricità provenga daimpianti da fonti rinnovabili (http://w w w. f i r e - i t a l i a . i t / c a r i c a p a g i -ne.asp?target=rinnovabili/certifica-ti_verdi.asp). Dalla stessa fonte appren-diamo che “Le principali novità per lagenerazione elettrica da FER contenu-te nel “Collegato” alla Finanziaria 2008riguardano i cosiddetti “CV agricoli”,ovvero legati alla produzione, … difiliere corte (ottenuti entro un raggio di70 chilometri dall’impianto che li utiliz-za per produrre energia elettrica).”. Conl’eccezione di questo limite dei 70 chi-

lometri, in nessuna parte della normati-va siamo riusciti a trovare un riferimen-to alla necessità di compiere una valu-tazione “complessiva” del bilancioenergetico e, quindi, dello speculare bi-lancio di anidride carbonica. Inoltre, nonva sottovalutato, che il rilascio dei resi-dui in campo, opportunamente gestiti,risponde anche alla necessità di mante-nere equilibrati livelli di sostanza orga-nica e di elementi che, altrimenti, pergarantire buoni livelli di produttività,debbono essere sostituiti da fertilizzan-ti appositamente prodotti, confezionatie immessi.

Una corretta cautela impedirebbe dicompiere degli errori come quelli com-piuti nel recente passato quando alcu-ne iniziative (arboricoltura da legnodocet) non hanno prodotto reali van-taggi ambientali.

L’adozione di specifici vincoli legisla-tivi potrebbe consentire di evitare il ri-petersi di simili errori.

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L’Assessorato regionale all’Agricolturapromuove l’energia pulita

Roberta PRoberta PRoberta PRoberta PRoberta PaciaciaciaciaciFFFFFabrizio Vabrizio Vabrizio Vabrizio Vabrizio Violaiolaiolaiolaiola

Dip. InterventiinfrastrutturaliAssessorato RegionaleAgricoltura e Foreste

Già da alcuni anni, tra le priorità della politica europea risaltano le azioni rivolte adammortizzare l’impatto negativo sull’economia provocato dall’aumento del prezzodel petrolio e dalla crescente richiesta di energia fossile a livello mondiale, e quellefinalizzate a contenere l’emissione di CO

2 e di altri gas responsabili dell’effetto serra.

In questo contesto, l’assessorato dell’Agricoltura e delle Foreste della RegioneSiciliana, assecondando il forte impulso che gli indirizzi del Piano di Sviluppo Ru-rale 2007-2013 stanno dando all’interesse del mondo agricolo per le fontienergetiche rinnovabili (FER), ha promosso diverse iniziative nel settore; l’obietti-vo è quello di orientare le aziende agricole nel proporsi sul mercato non soltantocome produttrici di materia prima ma anche come fornitrici di servizi quali laproduzione di energia elettrica e/o biocarburanti.

Attività del Dipartimento Interventi InfrastrutturaliAttività del Dipartimento Interventi InfrastrutturaliAttività del Dipartimento Interventi InfrastrutturaliAttività del Dipartimento Interventi InfrastrutturaliAttività del Dipartimento Interventi Infrastrutturalinel settore delle FER (2006-2008).nel settore delle FER (2006-2008).nel settore delle FER (2006-2008).nel settore delle FER (2006-2008).nel settore delle FER (2006-2008).••••• Il Progetto “Fi.Sic.A. - Filiera Siciliana per l’Agroenergia”, frutto della collabora-

zione di diversi partner (A.A.FF., Consorzio di Ricerca “G.Pietro Ballatore”, Stu-dio Donadello, CRA-ISCI, Comitato Termotecnico Italiano, Comefin ConsultingSpA, PRO.SE.ME.) nasce nel 2006 con l’obiettivo di definire la coerenza e la

sostenibilità dell’introduzione di filiere agroenergetiche nel ter-ritorio della Regione. La filiera proposta in questo ambito è quel-la della produzione di biocarburanti da colture oleaginose no-food da inserire in rotazione con il grano duro, lo stoccaggio deisemi oleosi e la successiva trasformazione degli stessi in oli grez-zi o in biodiesel. Tra le specie oleaginose più adatte ai nostriambienti, si è scelto di approfondire le esperienze su Brassicacarinata, sia per i risultati di confronto varietale ottenuti in senoal progetto, sia perché la sua coltivazione non richiede costosiadeguamenti del parco macchine in uso nelle aziende locali perla coltura del frumento.••••• Nell’ambito del Programma Nazionale Biocombustibili(PROBIO), predisposto dal ministero delle Politiche Agricole,Agroalimentari e Forestali per stimolare sia le amministrazionilocali che gli imprenditori agricoli e industriali allo sviluppo difiliere agroenergetiche, sono stati sviluppati due progettipluriennali:----- Il progetto “Ser.En.Ri. – Serre climatizzate ad energia rinnovabile”per la realizzazione di un centro pilota nel distretto produttivo diMarsala (TP) per dimostrare la sostenibilità tecnica ed economica

dell’uso di caldaie per il riscaldamento delle serre;- - - - - Il progetto multiregionale “Certificazione delle filiere bioenergetiche” al quale

partecipano, oltre alla Sicilia (Regione capofila), le Regioni Lombardia, Tosca-na e Puglia. L’obiettivo principale dell’iniziativa è la stesura di disciplinari per la

Infiorescenza diBrassica carinata.

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Dalle serre climatizzate con caldaie alimentate a biomasseagli impianti fotovoltaici: diversi i progetti mesi in campo con l’obiettivo di

orientare le aziende agricole a proporsi sul mercato non solo come produttricidi materia prima, ma anche come fornitrici di biocarburanti.

certificazione, su base volontaria, dellefiliere agroenergetiche. Attraverso lacertificazione, infatti, è possibile ga-rantire la rintracciabilità dei materialiper la produzione di energia; ciò èindispensabile se si vogliono mante-nere i benefici ambientali associati allefonti rinnovabili, che vengono ridot-ti, se non annullati, nel caso di uso dibiomasse in zone molto remote dailuoghi di produzione; ma anche perragioni di sicurezza sanitaria, nel casodi uso di biomasse per l’alimentazio-ne di caldaie per uso domestico e fornia legna ad uso alimentare.

••••• Realizzazione, in collaborazione conl’Unità di ricerca per le produzioni le-gnose fuori foresta del CRA di CasaleMonferrato, di impianti per la pro-duzione di biomasse (short-rotation)in diversi ambienti pedoclimatici delterritorio, per la valutazione della pro-duttività di alcune specie a rapido ac-crescimento (eucalitto, acacia, robi-nia, pioppo).

•••••Realizzazione di due impianti foto-voltaici in due differenti realtà agri-cole siciliane, con funzione dimostra-tiva, per facilitare l’orientamento de-gli imprenditori agricoli nel cosiddet-to “libero mercato del fotovoltaico”.L’iniziativa, in coerenza con alcunemisure del PSR 2007-2013, vuole di-vulgare le potenzialità del fotovoltaiconel contesto dell’azienda agricola, siaper il raggiungimento dell’autosuf-ficienza energetica, che per ottene-re una integrazione del redditoaziendale con la vendita dell’energiaprodotta in eccedenza.

••••• Il “Centro pilota per il settore Agro-energetico ed Energie Rinnovabili”,

realizzato su terreni confiscati allamafia ed affidati, per finalità di pub-blico interesse, all’assessorato del-l’Agricoltura e delle Foreste, permet-terà il trasferimento all’impresa agri-cola delle innovazioni nel settore del-le FER, potendo contare sui finanzia-menti destinati da diverse Misure del

PSR 2007-2013 alla pubblica ammi-nistrazione. Le attività del centro spa-zieranno dall’impianto di nuove spe-cie vegetali per la produzione dienergia alla realizzazione di piccoliimpianti per la produzione di biocom-bustibili, di piccoli impianti fotovol-taici, di caldaie a biomassa, dimicroimpianti per la produzione dienergia eolica. Sarà possibile, inol-tre, utilizzare i fabbricati esistenti, perospitare progetti formativi rivolti allaqualificazione delle risorse umane delterritorio.

Per informazioni:Assessoratodell’Agricolturae delle ForesteDipartimentoInterventiInfrastrutturali- Servizio IX - Economia e

Servizi [email protected] Servizio X - Leader [email protected]

Impianto per laproduzione dibiomasse(short-rotation).

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Valutazione energetica di coltureda biodiesel in ambiente mediterraneo

Tra le possibili risorse alternative alle fonti energetiche fossili, le colture dabiodiesel vengono considerate con grande attenzione (e con grandi aspettative)dal mondo agricolo e la loro introduzione nei sistemi colturali è frequentementeauspicata dai mass-media e dal mondo politico. L’inserimento di nuove colturein un certo territorio, comunque, non può prescindere da un’attenta valutazio-ne di aspetti di carattere tecnico, economico ed agro-ecologico con un approc-cio pertanto a differente scala: aziendale, territoriale ma anche globale. Tra glielementi da valutare vanno certamente considerati: redditività in confronto conle colture tradizionali; possibilità di inserimento negli avvicendamenti conven-zionali (sensibilità al precedente ed effetti sul seguente colturale); adattabilitàdel parco macchine utilizzato per le colture convenzionali; disponibilità di va-rietà adatte alle caratteristiche territoriali e dotate di buona stabilità di resa eresistenza alle principali avversità biotiche e abiotiche; possibilità di adottaretecniche di coltivazione a basso impatto sulle risorse non rinnovabili ed in gradodi preservare la fertilità del terreno, conservare il suolo e tutelare le risorse idri-che e la biodiversità.

Considerando tali parametri, per l’ambiente siciliano ed in regime asciutto, lascelta di potenziali colture da biodiesel si restringe a poche specie; tra queste,grande attenzione è stata rivolta ad alcune brassicacee quali Brassica napus (colza)e B. carinata per le quali, anche recentemente, sono state condotte ricerche perla messa a punto di idonee tecniche agronomiche e per la valutazione dellarisposta produttiva in diverse condizioni del territorio isolano.

Tuttavia, un approccio globale deve necessariamente considerare da un lato ilbilancio della CO

2 e l’entità delle altre emissioni e dall’altro il bilancio energetico

dell’intera filiera produttiva, aspetto quest’ultimo che assume particolare impor-tanza per una coltura destinata a produrre energia.

Il bilancio energetico di una colturaè un bilancio oggettivo della quantitàdi energia impiegata e ottenuta nelprocesso produttivo per la cui stima,pertanto, devono essere descritti: gliinputs energetici della “ fase campo”e della “fase post raccolta”; gli outputsenergetici comprendenti il prodottoprincipale e gli eventuali sottoprodottio co-prodotti.

Prevedendo itinerari tecnici ordina-ri per la realtà operativa delle aree in-terne siciliane, è stato redatto un bi-lancio per la coltura di colza con la fi-nalità di individuare i livelli di outputsminimali per garantire un guadagno

Semi diBrassica carinata.

Gaetano AmatoGaetano AmatoGaetano AmatoGaetano AmatoGaetano AmatoDario GiambalvoDario GiambalvoDario GiambalvoDario GiambalvoDario Giambalvo

Dipartimento diAgronomiaambientale eterritoriale - Universitàdegli Studi di Palermo

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Per l’ambiente siciliano ed in regime asciutto,la scelta di potenziali colture da biodiesel si restringe a pochespecie; tra queste, grande attenzione è stata rivolta ad alcune

brassicacee quali Brassica napus (colza) e Brassica carinata.

energetico alla filiera produttiva. Per-tanto, preliminarmente, sono stati iden-tificati gli inputs e gli outputs diretti edindiretti e per ciascuno di essi, utiliz-zando i valori riportati in letteratura, èstata calcolata la quantità di energia cor-rispondente.

Gli inputs della fase campo sono statiquantificati in funzione del livello pro-duttivo presunto, considerando l’ener-gia necessaria per: la costruzione, il tra-sporto e la manutenzione delle mac-chine e degli attrezzi utilizzati nel pro-cesso produttivo; i carburanti e i lubri-ficanti utilizzati nelle operazioni col-turali; i mezzi tecnici (semente, conci-mi, erbicidi e fitofarmaci). Gli inputsdella fase post-raccolta hanno riguarda-to il trasporto della granella dal sito diproduzione a quello di trasformazione(distanza 50 km) e tutte le operazionied i materiali impiegati per la trasfor-mazione (estrazione e raffinazione del-l’olio, metanolo, calore, etc.).

Gli outputs sono stati calcolati sullabase del livello produttivo, del conte-nuto in olio stimato e dei rapporti ditrasformazione; sono state così deter-minate le quantità ottenibili di biodiesel(RME) e dei co-prodotti glicerolo e fari-na di estrazione per uso zootecnico. Ilvalore energetico della farina di estra-zione è stato stimato come valore disostituzione e, cioè, è stato attribuito ilvalore corrispondente all’energia neces-saria per produrre l’equivalente quanti-tà di UF con una coltura “dedicata” diorzo da granella per uso zootecnico.

La paglia è stata considerata come unprodotto da re-impiego (cioè intera-mente restituita al suolo) e, quindi, il suovalore energetico non è stato incluso nel

bilancio complessivo. In sintesi lo stu-dio ha permesso di evidenziare che:· nell’intero processo produttivo i mag-

giori inputs energetici sono dovutialla fase campo piuttosto che alla fasedi trasformazione (in media 71 e29% rispettivamente); nell’ambito

In alto: infiorescenzedi Brassica napus;in basso: coltura diBrassica carinata.

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della fase di coltivazione, l’energiaper la produzione dei concimi ed ilconsumo di carburanti costituisconodi gran lunga le voci più importantinel passivo del bilancio (fig. 1);

· l’utilizzazione dei co-prodotti glice-rolo e farina di estrazione per usozootecnico è fondamentale per l’ef-ficienza energetica della coltura inquanto la sola produzione di RMEnon è sufficiente, neanche a livelliproduttivi elevati, a giustificare l’im-piego di cospicui quantitativi di ener-gia per la realizzazione della colturae per la successiva fase di trasforma-zione. Infatti, anche con rese pari a3 t ha-1, peraltro difficilmente realiz-zabili negli ambienti siciliani, il gua-

dagno energetico per il solo prodot-to RME è pari a poco più di 250 kgha-1 di gasolio equivalente, ben pocacosa soprattutto se comparato all’in-vestimento energetico necessario(oltre 640 kg ha-1 gasolio equi-valente). Va inoltre evidenziatocome, considerando le attuali reseunitarie (in media circa 1,3 t ha-1 nelleregioni meridionali; dati ISTAT 2000/06), il guadagno energetico risultimodesto anche con l’apporto dei co-prodotti (fig. 2).Va, comunque, tenuto presente che

per la coltura esistono ancora ampimargini di miglioramento sia per la pos-sibilità di identificare varietà più adat-te all’ambiente siciliano sia attraversol’adozione di tecniche colturali a ridottiinput (avvicendamenti, lavorazioniconservative, etc.). Appare, comunque,inattuabile l’ipotesi, frequentementeventilata, di destinare a queste colturearee marginali attualmente impro-duttive, al fine di ridurre la competi-zione con le colture alimentari; nellearee più svantaggiate, infatti, a causadelle basse rese ottenibili, il bilancioenergetico (e verosimilmente anchequello economico) risulterebbe forte-mente negativo.

Infine, appare necessario sottolinearel’importanza di mantenere al minimo ledistanze tra i siti di produzione del seme,di trasformazione e di utilizzazione deiprodotti poiché i costi energetici per lemovimentazioni possono rappresentareuna voce importante nel bilancio com-plessivo. Ciò presuppone la creazionedi distretti agro-energetici di piccole omedie dimensioni entro i quali andreb-be sviluppata l’intera filiera.

In alto: Fig. 1 - Inputsnella fase campo(operazioni meccaniche,fertilizzanti ed altrimezzi tecnici) e nellafase post raccolta(trasporti, estrazione olio,transterificazione,etc.).In basso: Fig. 2 -Guadagno energetico(outputs-inputs)espresso in kg di gasolioequivalente ha-1 per ilsolo prodotto biodiesele per la somma deiprodotti (biodiesel+ farina di estrazione +

glicerolo).

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L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMSOMSOMSOMSOMS) ha stimato che l’impatto globaledi malattie derivante dall’esposizione agli inquinanti ambientali indoor è decisa-mente maggiore rispetto a quello relativo agli inquinanti outdoor. Già nel 2000 ilWHO aveva riconosciuto come fondamentale diritto umano quello che “ciascu-no ha diritto di respirare una sana aria indoor” 1 . Successivamente, la necessitàdi acquisire informazioni concrete per avviare le azioni volte alla riduzione deirischi sulla salute, indotti dagli inquinanti dell’ambiente indoor, ha determinatol’avvio del processo Europeo di consapevolezza della tematica “Ambiente e Salu-te”, in particolare nel bambino.

Nel 2003 la Comunità Europea ha adottato il nuovo piano strategico su Am-biente e Salute, identificando tra gli obiettivi principali quelli della qualità del-l’aria outdoor ed indoor, degli inquinanti ambientali outdoor ed indoor e la valu-tazione degli effetti sulla salute respiratoria, con particolare attenzione alle malat-tie respiratorie, asma ed allergie ed alle fasce di popolazione vulnerabile cioè ibambini e gli anziani. Nell’ambito del piano d’azione europeo Ambiente e Salu-te del 2004, l’azione 12 è finalizzata a sviluppare le attività di miglioramentodella qualità dell’aria indoor. Nello stesso anno la Conferenza dei Ministri diAmbiente e Salute dei 53 Paesi della Regione Europea dell’OMS riunitasi aBudapest ha adottato il Children’s Environment and Health Action Plan for Europe(CEHAPE)2 , nel quale il monitoraggio e la documentazione analitica del rappor-to ambiente e salute nel bambino, hanno assunto un ruolo progressivamenteprioritario.

Il progetto SEARCH (School Environment And Respiratory Health in Children)si inserisce nella RPG III, obiettivi prioritari della Regione Europa (Regional PriorityGoals), contenente i progetti principalmente indirizzati allo studio degli aspettiprioritari della salute infantile, alla prevenzione e riduzione delle malattie respi-ratorie da inquinanti outdoor ed indoor, al sostegno delle azioni volte a ridurre lafrequenza degli attacchi asmatici e finalizzate ad assicurare che il bambino possavivere in un ambiente con aria pulita.

Nel 2005 l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EAA - European EnvironmentAgency) ha dichiarato che “un ambiente sano è essenziale per il miglioramentodello sviluppo e il supporto al benessere umano”. L’EEA ha sottolineato che lasalute umana è uno dei principali aspetti del benessere ed è, pertanto, necessa-rio proteggerla attraverso l’acquisizione di una buona qualità dell’ambiente.

Poiché nei paesi industrializzati lo stile di vita condiziona gli individui a trascor-rere circa il 90% del loro tempo dentro ambienti confinati, la qualità degli am-bienti indoor è decisamente molto importante3 . I bambini trascorrono la mag-gior parte del tempo in ambienti chiusi (casa e scuola), pertanto gli inquinantiindoor costituiscono un rilevante problema di salute respiratoria in età pediatrica.È dimostrato, infatti, che l’esposizione a inquinanti indoor provoca un aumentodella morbilità, sostenuto sia da infezioni acute e croniche delle alte e basse vierespiratorie che da malattie respiratorie allergiche e infiammatorie4 . I principali

La qualità dell’aria indoor:una priorità ambientale e sanitaria

Stefania La GruttaStefania La GruttaStefania La GruttaStefania La GruttaStefania La GruttaM. Ceccherini NelliM. Ceccherini NelliM. Ceccherini NelliM. Ceccherini NelliM. Ceccherini Nelli

ARPA SiciliaST VIII SistemiAgroalimentari -IntegrazioneAmbiente e Salute.

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inquinanti indoor sono costituiti dall’esposizio-ne passiva al fumo di tabacco (ETS) e dall’espo-sizione alle muffe e spore fungine5 .

Il progetto SEARCH è un Progetto multicentricoeuropeo, coordinato dal Regional Center forCentral e Estern Europe (REC) - Ungheria, che siè svolto contemporaneamente in 8 Paesi Euro-pei (Italia, Albania, Bosnia, Erzegovina, Serbia,Slovacchia, Austria e Norvegia).

Il Progetto è stato lanciato e finanziato dal Mi-nistero dell’Ambiente e della Tutela del Territo-rio e del Mare (MATTM) in collaborazione con ilREC, sulla base di una cooperazione bilateraleItalia-Ungheria. L’obiettivo del SEARCH è quellodi migliorare la qualità dell’aria indoor nelle scuo-le, di ridurre il numero di bambini affetti dapatologie respiratorie e di ridurre il rischio di nuovicasi. Dopo le fasi di analisi e studio gli obiettivifinali sono quelli di proporre suggerimenti per mi-gliorare la qualità dell’ambiente scolastico e di tra-sferire le conoscenze utili per prevenire l’esposi-zione dei bambini a fattori ambientali di rischio.

ARPA Sicilia ha partecipato alle differenti fasidello studio, coinvolgendo gli operatori tecnicidei Dipartimenti provinciali di Palermo e Ragusa,con il coordinamento delle ST VIII Ambiente eSalute e della ST IV Aria della Direzione Gene-rale. Lo studio si è svolto a Palermo nel periodofebbraio-marzo 2008, con l’attiva partecipazio-ne di 231 alunni delle Scuole medie stataliBorgese e Leonardo da Vinci, site rispettivamente

in aree extra urbana ed urbana. È stata effettuata la misura della qualità dell’arianelle aule scolastiche inclusa la determinazione dei principali parametrimicroclimatici (temperatura, umidità) e della CO

2.

Mediante la compilazione di schede-questionario è stato valutato lo stato e lamanutenzione dell’edificio scolastico. Inoltre, durante la settimana di monitoraggioindoor è stato contemporaneamente eseguito il monitoraggio della qualità del-l’aria outdoor con l’ausilio del mezzo mobile in dotazione all’Agenzia.

A tutti gli alunni, per i quali i genitori hanno confermato la partecipazione con lafirma del consenso informato, il Tecnico incaricato dalla Fondazione Maugeri, fa-cente parte della Task Force di Coordinamento nazionale, ha eseguito la misuradella valutazione della funzionalità respiratoria (spirometria). A tutti i genitori degli

A sinistra: poster illustrativo del Progettomulticentrico europeo SEARCH - SchoolEnvironment And Respiratory Health inChildren, in cui sono indicati gli 8 PaesiEuropei e le Regioni Italiane con le ARPARegionali partecipanti.

In alto: BabucA -Multiacquisitoreportatile utilizzatoper il monitoraggiomicroclimatico.

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NoteNoteNoteNoteNote:1 WHO The Right to Healthy Indoor Air.Report on a WHO meeting,

Bilthoven, the 17 Netherlands, 15-17. May, 2000. http://www.euro.who.int/document/ e69828.pdf

2 Children’s Environment and Health Action Plan for Europe. FourthMinisterial Conference on Environment and Health, Budapest, 23-25June2004(EUR/04/5056267/7; htpp://www.euro.who.int/document/e83338.pdf

3 Richardson G, Eick S, Jones R. How is the indoor environment relatedto asthma?: literature review. Journal of Advanced Nursing 2005;52:328-339

4 Franklin PJ. Indoor air quality and respiratory health in children. PaediatrRespir Rev 2007; 8(4): 281-6

5 Eztel RA. Indoor and outdoor air pollution: tobacco smoke, mouldsand diseases in infants and children. Int J Hyg Environ Health 2007;210(5): 611-6.

alunni partecipanti è stata richiesta lacompilazione di un questionario voltoad indagare la storia di malattia respira-toria ed allergica familiare e personaledel bambino, le abitudini di vita, lo stilealimentare, la presenza di fattori indoorirritativi (fumo, arredi) o allergenici (ani-mali domestici). È importante sottoline-are che una considerevole sezione delquestionario conteneva numerose do-mande riguardanti le caratteristichecostruttive della casa (ubicazione,tipologia, numero di stanze, pareti, pa-vimenti, arredi, ecc). Agli insegnanti èstato richiesto di compilare un questio-nario informativo sulle caratteristichedelle attività giornaliere svolte in classee delle aule (ampiezza, numero di fine-stre, luminosità, rumore, tipologia e fre-quenza delle pulizie).

Nella fase di valutazione dell’esposi-zione, ARPA Sicilia, così come le altreARPA (ARPA Emilia Romagna, ARPALazio, ARPA Piemonte, ARPA Sarde-gna) è stata coordinata per la gestionetecnica del monitoraggio ambientale,dalla capofila ARPA Lombardia.

Successivamente i dati ambientali, sa-nitari e dei questionari sono stati elabo-rati (elaborazione statistica-epidemio-logica) per la valutazione dell’associazio-ne tra ambiente scolastico e salute respi-ratoria dei bambini, al fine di proporresuggerimenti per migliorare la qualità del-l’ambiente scolastico.

A livello locale è prevista la realizza-zione di un evento-conferenza temati-ca (workshop) nelle ARPA partecipanti. Irisultati complessivi del progetto SEARCHsaranno divulgati in Italia durante la Con-ferenza Ministeriale di Ambiente e Salu-te nel 2010.

Il progetto SEARCH è un Progetto multicentrico europeo,coordinato dal Regional Center for Central e Estern Europe (REC) -

Ungheria, che si è svolto contemporaneamente in 8 Paesi Europei.Il contributo di ARPA Sicilia al Progetto.

Mezzo Mobile di ARPA Sicilia per la misura degli inquinanti outdoor eparticolari delle strumentazioni in dotazione all’interno del mezzo.

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Alla metà del Settecento esigenze di sfruttamento industriale per motivi econo-mici indirizzarono gli scienziati verso il miglioramento dell’efficienza delle mac-chine e la produzione più spinta, a partire dalla re-invenzione della macchina avapore da parte di James Watt, sulla base di esperienze empiriche dei secoli pre-cedenti: era l’inizio della cosiddetta era tecnologica.

Parallelamente furono scoperte nuove sostanze chimiche e altre furono sintetiz-zate per rispondere alle sollecitazioni del mercato ma con scarsa attenzione aglieffetti sulla salute; così diverse sostanze nocive sono state introdotte più o menocoscientemente nel nostro ambiente.

La produzione complessiva di sostanze chimiche è passata da 1 milione di ton-nellate nel 1930 a circa 400 milioni di tonnellate alla fine del secolo e l’industriachimica nell’UE è al terzo posto nella classifica delle industrie maggiori con 1,7milioni di addetti (3 milioni con l’indotto).

In Europa la normativa sulla classificazione, l’imballaggio e l’etichettatura dellesostanze pericolose nasce nel ’67 e viene più volte modificata e adeguata al pro-gresso tecnico, con conseguente affannosa rincorsa al recepimento da parte degli

Stati membri. La standardizzazione delle etichettaturee delle indicazioni sulla pericolosità delle sostanzeintende consentire ai consumatori un facile ricono-scimento. L’ultima modifica ha recentemente instau-rato un sistema integrato unico di registrazione(REACH) e ha istituito l’Agenzia europea dei prodottichimici. Mentre siamo ancora in attesa di conoscerele competenze degli enti interessati nel nuovo ordi-namento, l’Unione europea ha deciso di utilizzare abase del sistema il global harmonised sistem (GHS)dell’ONU (ultima versione 2007) che detta comples-se norme di armonizzazione della classificazione.

Nel 1977 l’organizzazione mondiale della salute(WHO), di concerto con l’Organizzazione interna-zionale del lavoro (ILO) e il Programma delle Nazioni

Unite per l’ambiente (UNEP) ha delineato le strategie a lungo termine per il con-trollo a livello internazionale dell’impatto delle sostanze chimiche sull’ambiente ei luoghi di lavoro.

Il progetto è stato formalizzato nel 1980 con l’atto costitutivo del programmainternazionale denominato International Programme on Chemical Safety (IPCS),all’interno del quale, in cooperazione con la Commissione della Comunità Euro-pea, è stata sviluppata una banca dati denominata International Chemical SafetyCards (ICSC), composta di schede su singole sostanze. Ogni Stato partecipante alprogetto fornisce l’impegno di istituti scientifici e di ricerca particolarmente esper-ti; l’Italia schiera un gruppo formato da Agenzie regionali per la protezione am-bientale, del quale, dal 2006, fa parte anche ARPA Sicilia.

FFFFFabrizio Vabrizio Vabrizio Vabrizio Vabrizio Vasileasileasileasileasile

Arpa Sicilia

Una banca dati sulle sostanze pericolose.L’ARPA partner di un progetto internazionale

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Lo scopo delle schede ICSC èquello di essere uno strumentoquotidiano che possa offrire unaiuto agli operatori della preven-zione ambientale e sanitaria e ailavoratori.

Le informazioni relative alle so-stanze chimiche prese in esamecomprendono gli aspetti di tutelae gestione dei rischi sia sanitariche ambientali e vengono validatecon un meccanismo di peerreview; scelta la sostanza da unalista predefinita dalla SegreteriaIPCS, il compilatore si confrontaalla pari con almeno un altroesperto di un’altra nazione sulleinformazioni reperite in lettera-tura. Gli esperti europei edextraeuropei sottopongono labozza di scheda della sostanza alladiscussione del gruppo nel corsodi meeting semestrali; per arriva-re alla scheda definitiva tutte leinformazioni inserite vengono va-gliate accuratamente e solo dopoil consenso generale vengono li-cenziate. La definitiva pubblica-zione nel database avviene dopouna armonizzazione da parte del-la Segreteria IPCS e con il con-senso delle organizzazioni sinda-cali e dell’industria. Questo pro-cedimento garantisce la validitàscientifica delle schede.

ARPA Sicilia ha partecipato aimeeting di Lione (novembre2007) ed Helsinki (aprile 2008); aquest’ultimo ha presentato unascheda e altre due ha in program-ma di presentare al prossimo me-eting di Ginevra (novembre 2008).

Le schede, per quanto sopraesposto, non sono esaustive ditutti i problemi che possono in-sorgere in diverse situazioni, macostituiscono un valido screeninginiziale per ulteriori approfondi-menti e possono aiutare ad affron-tare situazioni contingenti. Sicompongono di un linguaggioconsistente in una serie di frasistandard con le informazioni di-sponibili sull’ambiente, la salute ela sicurezza: l’adozione di frasistandard rende più facile la cor-retta traduzione delle informazio-ni nelle differenti lingue e l’infor-mazione può essere così diffusa

sino ai livelli lavorativi più bassi,in quanto è scritta nel linguaggiocorrente e in maniera compren-sibile anche a chi ha bassi livellidi scolarità.

La banca dati contiene ad oggi1615 schede, disponibili in ita-liano, on line all’indirizzow w w. c d c . g o v / n i o s h / i p c s /icstart.html e annualmente pub-blicate su CD rom nella versionepiù aggiornata. Uno studio com-parativo effettuato nel 2002 sul-l’efficienza di 22 database dispo-nibili on line analizza il potere in-formativo dei database e posizio-na le ICSC al quarto posto.

Il database costituito nell’ambito dell’International Programme on Chemical Safety,in cooperazione con la Commissione della CE, è composto di schede su singole

sostanze. Ogni membro fornisce l’impegno di istituti scientifici e di ricerca; l'Italiaschiera un gruppo formato da Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale.

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Anche quest’anno, come di consueto, la Scuola Media Statale “Leonardo da Vin-ci” ha attivato, ad inizio di anno scolastico, i laboratori pomeridiani a classi aperte.

Nella programmazione delle attività, sono state previste una serie di visite guida-te finalizzate sia all’approfondimento dei temi trattati ma soprattutto a rendere glialunni protagonisti del percorso formativo, osservando da vicino l’ambiente natu-rale e conoscendo le strutture che si occupano della sua protezione.

Tra le visite compiute, di particolare interesse è stata quella all’ARPA Sicilia cheha proposto un’offerta formativa per gli alunni, assolutamente rispondente al no-stro percorso didattico. Pertanto, giorno 1 Aprile, i 50 alunni del laboratorio “Pia-neta verde-azzurro” accompagnati dai 5 docenti animatori, si sono recati pressola sede di ARPA.

La proposta di lavoro, che prevedeva presentazioni di attività pratiche e teori-che, è risultata assolutamente positiva da un punto di vista didattico in quanto glialunni sono stati impegnati e non hanno avuto modo di abbassare il tasso di con-centrazione: mentre un piccolo gruppo assisteva ad un’attività, un altro gruppo nesvolgeva un’altra. Le attività in cui essi sono stati coinvolti sono state di vario tipo.Inizialmente i ragazzi sono stati accolti tutti insieme nella sala conferenze dovedono state loro presentate le finalità ed i compiti di ARPA, anche attraverso unaserie di interessanti diapositive, e l’illustrazione di dati riguardanti la situazione

ambientale in Sicilia relativi ad aria, acqua, suolo;quindi, i gruppi hanno visitato il laboratorio di bio-logia marina, dove hanno avuto la possibilità os-servare al microscopio rovesciato o invertoscopioalcuni organismi planctonici; hanno partecipatoad un momento ludico riguardante la biodiversi-tà; hanno assistito alla spiegazione riguardante ladifferenza tra suono e rumore, finalizzata alla ri-flessione sull’inquinamento acustico ed anche inquesto caso, non sono stati spettatori passivi ma sonostati coinvolti attivamente; hanno visitato il mezzomobile per la rilevazione della qualità dell’aria cheva a monitorare tutti gli inquinanti prodotti dalleattività dell’uomo; infine, hanno navigato sul sitointernet dell’ARPA, in particolare su ARPA Kids. Allafine della mattinata, prima di andare via, alunni edocenti sono stati omaggiati da gadget e vario ma-

teriale divulgativo relativi alle attività delle Agenzie Ambientali in Sicilia.In conclusione, ritengo, unitamente alle mie colleghe, che la proposta educativa

sperimentata dall’ARPA si sia rivelata molto positiva, sia da un punto di vista didat-tico che organizzativo. Pertanto, ci auguriamo come Istituzione scolastica di ripe-tere l’esperienza nei prossimi anni e di avviare una stretta collaborazione conl’Agenzia per la formazione ambientalistica delle nostre generazioni future.

L’esperienza di una scuola mediain visita presso ARPA Sicilia

M. Luisa MarcianòM. Luisa MarcianòM. Luisa MarcianòM. Luisa MarcianòM. Luisa Marcianò

Referente diEducazione ambientaleScuola Media Statale“Leonardo da Vinci”Palermo

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L’ARPA Sicilia ha partecipato il 13 Mag-gio 2009 alla manifestazione organizzatadall’ Azienda Sanitaria n° 6 di Palermo,“Trofeo Pietro Pisani”, durante la qualegli studenti di alcune Scuole secondariedi primo grado appartenenti al circonda-rio urbano del Distretto Sanitario n.11 sisono confrontati in un torneo calcistico,ed a varie esibizioni artistiche.

L’Agenzia è stata presente con un ampiostand per la diffusione di materiale infor-mativo a ragazzi e professori con l’obietti-vo di sensibilizzare le nuove generazionialla tematica relativa all’inscindibilebinomio ambiente-salute, ove una corret-ta alimentazione, associata ad uno stile divita più eco-compatibile (uso maggiore dibiciclette, etc.) possono aiutare, tra l’altro,a raggiungere quegli obiettivi di risparmioenergetico fissati dalla comunità interna-zionale.

Infatti, dare ai ragazzi maggiori possibi-lità di vivere, divertirsi ed imparare a con-tatto con la Natura e non soltanto sedutisui libri o davanti ad un monitor, favori-sce sicuramente un loro migliore svilup-po psico-motorio; allo stesso tempo, daun punto di vista meramente ambientale,canalizzare l’attenzione dei giovani ver-so realtà non legate alla tecnologia attual-mente disponibile (internet, playstation,schermi tv legati a giochi multimediali),quindi indipendenti da risorse energetiche non rinnovabili, è indispensabile perottenere stili di vita a “minor impatto ambientale”. La risposta è stata non soloimmediata, ma anche consistente, con decine di ragazzi pronti a chiedere comeridurre il consumo di energia e vivere meglio il proprio tempo libero.

Il bilancio della manifestazione è stato sicuramente positivo: da una parte gra-zie alle splendide condizioni metereologiche che hanno permesso ai ragazzi diimparare cose nuove stando all’aria aperta, dall’altra anche grazie all’entusiasmomostrato dai professori e, soprattutto, dagli alunni, alle iniziative di ARPA Sicilia ealla possibilità di approfondirle durante le visite che l’Agenzia organizza periodi-camente con le scuole.

ARPA Sicilia ed Azienda USL 6per migliorare l’ambiente e la salute

MMMMManfredi Miconianfredi Miconianfredi Miconianfredi Miconianfredi Miconi

Stagista ARPA Sicilia

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La presenza del gatto domesticoin ambiente urbano

A. Maurizio SiracusaA. Maurizio SiracusaA. Maurizio SiracusaA. Maurizio SiracusaA. Maurizio Siracusa

Dipartimento diBiologia Animale"Marcello La Greca"Università degliStudi di Catania

Il gatto domestico vive in ambienti urbani, zone rurali e ambienti naturali conpopolazioni più o meno autonome dall’uomo e con un’organizzazione socialeche varia a seconda del contesto ambientale, in funzione dell’abbondanza edella dispersione delle risorse.

A volte questa specie ha anche un impatto significativo su popolazioni dilagomorfi, roditori e uccelli; tuttavia è soprattutto sugli ecosistemi insulari che lasua predazione è responsabile del declino di popolazioni di uccelli, rettili emicromammiferi determinandone a volte anche l’estinzione. Recentemente nelleIsole Canarie (Isola di La Palma) è stato osservato come la sua predazione possarisultare pericolosa ai fini della conservazione di insetti endemici minacciati. Lapresenza di gruppi numerosi di gatti in ambienti urbani pone, inoltre, problemidi natura igienico-sanitaria, di coesistenza uomo-animale oltre che al rischio diinsorgenza di zoonosi.

Dal gennaio 1998 al dicembre 2007 è stato realizzato uno studio con lo scopodi verificare l’abbondanza del Gatto domestico in un’area urbana siciliana(Mascalucia, in provincia di Catania) anche per fornire indicazioni utili alla ge-stione delle popolazioni feline in contesti urbani.

La densità è risultata pari a 42 gatti per km2 nel 1998 con una netta tendenza aldeclino negli anni successivi (inserire fig. n°1). Il confronto dei risultati ottenuticon dati bibliografici, riferiti ad altre popolazioni feline urbane, ha inoltreevidenziato bassi valori assoluti di densità. Durante il calo numerico della popo-lazione è stato osservato un aumento contemporaneo della frequenza di malattienormalmente rare o non registrate nell’area di studio (leucemia felina, ricketziosi,peritonite infettiva, epatite ad eziologia sconosciuta, glomerulonefrosi e danni

renali da malattie autoimmuni). Sebbene i datinon siano sufficienti, tale quadro patologico puòfar supporre un indebolimento della rispostaimmunitaria, la cui origine non è di facile deter-minazione. Altre cause di mortalità (investimentida autovetture, uccisioni da parte di cani, avve-lenamento diretto), frequenti in popolazioni ur-bane di gatto domestico, sono state riscontrate conuna frequenza tale da non giustificare l’andamentodella popolazione nel corso degli anni.

Gli individui che costituiscono la popolazionestudiata hanno mostrato un comportamento siada carnivoro con abitudini sociali sia solitarie; soloin “colonie” controllate e gestite dall’uomo è sta-to possibile evidenziare una socialità spiccata. Laplasticità comportamentale (solitario, sociale e conmolte situazioni intermedie) del gatto domesticoè spiegata principalmente con l’ipotesi della di-

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spersione delle risorse. Questa ipotesisi basa sull’entità dei costi e beneficidella socialità che varia da ambientead ambiente. Dove le risorse sono ab-bondanti e raggruppate, come negliambienti urbani, i costi della divisionedelle risorse tra i membri di un grupposono più bassi dei benefici (difesa incooperazione del cibo o del territorio).In questo caso sembra siano presentinello stesso tipo di ambiente entram-be le strategie; ciò può dipendere dalfatto che le condizioni favorevoli aduna vita sociale si realizzano solo dovegli animali sono alimentati e accuditiregolarmente. Altri individui, invece,vivono in condizioni dove le risorsetrofiche (cibo fornito dall’uomo) nonsono molto abbondanti, pertanto risul-ta più economico un tipo di organiz-zazione spaziale differente da quellosociale.

Sulla base delle osservazioni effettua-te i gatti, pur utilizzando spesso cibofornito in maniera diretta o indiretta dal-l’uomo, esercitano una modesta attivi-tà di predazione nei confronti di uc-celli (merlo, passera sarda, fanello), rettili(lucertola campestre, geco) e micro-mammiferi (topolino delle case, toposelvatico, arvicola del savi). La preda-zione nei confronti degli uccelli inambienti urbani e suburbani, in parti-colare, viene generalmente considera-ta ininfluente. Tuttavia in alcuni casi ciòsembra non risultare vero, almeno peralcune specie.

In ambienti urbani le popolazioni fe-line sono alimentate e spesso accuditecon interventi (igienico-sanitari, vete-rinari, ecc.) che ne facilitano la soprav-vivenza; la presenza di popolazioni fe-

line ad alte densità potrebbe, però,avere effetti non trascurabili, almenosu alcune specie di uccelli. La pre-dazione su giovani individui, inespertie più facili da catturare, può incideresulla produttività annuale modificandocosì la normale attività di dispersionedalle aree vicine.

Il gatto domestico è considerato, inambienti urbani, un bioindicatore emortalità consistenti dovrebbero esse-re considerate e valutate con attenzio-ne. É auspicabile che nel controllo delrandagismo e nella gestione delle po-polazioni urbane venga preso attenta-mente in considerazione anche que-sto aspetto.

Altre informazioni più dettagliate pos-sono trovarsi in Siracusa A.M. 2008 -Dati sulla densità di una popolazionedi Gatto domestico (Felis silvestris catus- Mammalia Carnivora) in ambientiurbani siciliani. - Naturalista sicil., S IV,XXXII (1-2): 23-29).

Da Gennaio 1998 a Dicembre 2007 è stato realizzato uno studiocon lo scopo di verificare l’abbondanza di questa specie nel Comune

di Mascalucia, in provincia di Catania. Tra i problemi che possono presentarsi,quelli di natura igienico-sanitaria e di coesistenza uomo-animale.

Nella figura in alto:andamento dellapopolazione felinanell’arco del periodoindagato.

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Il Pollo sultano ha scelto il Lago diPergusa come habitat per nidificare

Renzo IentileRenzo IentileRenzo IentileRenzo IentileRenzo Ientile

Naturalista,Dipartimento diBiologia Animale"Marcello La Greca,Università di Catania.

Rosa TRosa TRosa TRosa TRosa Termineermineermineermineermine

Biologa, Universitàdegli Studi di Enna"Kore".

Nell’ambito di una recente indagine sul Pollo sultano, volta a monitorare lapopolazione in Sicilia, è stata scoperta la sua nidificazione al lago di Pergusa, inprovincia di Enna: già durante la primavera del 2007 era stata rinvenuta unacoppia nidificante, mentre nell’agosto 2008 le coppie rinvenute sono state due.

Il Pollo sultano è una specie, appartenente alla famiglia dei Rallidi, come laFolaga e la Gallinella d’acqua, caratterizzata da una livrea azzurra brillante dazampe e becco rosso. La sua presenza in Sicilia è ampiamente documentata,fino alla metà del secolo scorso, periodo attorno al quale avviene la totale scom-parsa. L’estinzione di questo uccello, di cui esistono raffigurazioni anche neimosaici della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, è avvenuta a seguitodi un’intensa attività di caccia, a cui era direttamente interessato, e alla contem-poranea distruzione degli habitat umidi in cui trovava dimora.

Il ritorno in Sicilia del Pollo sultano ha avuto luogo nel 2000, con il trasferimentod’individui dalla Spagna. Tra il 2000 e il 2003 ne sono stati rilasciati oltre uncentinaio, in tre riserve naturali della Sicilia sud-orientale. Il programma direintroduzione è stato curato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di Bo-logna e dalla Lega Italiana Protezione Uccelli, con la collaborazione del Centrode Estudio y Proteccion del Medio Natural di Valencia, grazie a dei finanziamentidella Regione Sicilia.

La fase del rilascio è stata preceduta da uno studio di fattibilità, svolto tra il 1998e il 1999. Nel corso di questa ricerca sono state individuate le aree idonee aospitare la specie, partendo da una ricostruzione dell’areale di distribuzione sto-

rica, ed è stata accertata la scomparsa deifattori che ne hanno causato in passato lascomparsa. Oggi la rete di aree umide pro-tette siciliane risente positivamente deglisforzi di riqualificazione e tutela operati nel-l’ultimo ventennio.

Attualmente la distribuzione dei Polli sul-tani in Sicilia è in rapida evoluzione, daipunti di rilascio, dove nel frattempo si sonostabilizzate e incrementate le presenze, sidiffondono individui che colonizzano nuo-ve aree, coprendo anche notevoli distan-ze (un Pollo sultano è stato individuato aiGorghi Tondi di Mazara del Vallo). In que-sto quadro caratterizzato da fenomeni diespansione si colloca l’osservazione deisoggetti al lago di Pergusa.

Il lago di Pergusa nel piano di fattibilità non è stato incluso tra i siti reputatiidonei per la specie. In letteratura mancano informazioni storiche che ne te-stimoniano la presenza, ma, principalmente, trattandosi di un sito posto a una

Raffigurazione del Pollosultano nei mosaici diPiazza Armerina.

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quota superiore ai 600 metri,non rientra nelle abituali quotedi distribuzione della specie(comprese tra 0 e 400 metri,massimo 500).

Le prime osservazioni di Pollosultano al lago di Pergusa sonorelative al mese di aprile del2006. In maniera discontinuasono state effettuate altre osser-vazioni nel corso dell’estate del2006, 2007 e 2008. I dati peròpiù rilevanti sono relativi a delleosservazioni condotte nei mesi dimaggio e giugno del 2007, rife-rite a una coppia territoriale,insediatasi in corrispondenzadella riva est e alle osservazionidell’agosto 2008, riferite a duecoppie insediatesi una a est (con-fermando le osservazioni dell’an-no precedente) e l’altra a nord.

La colonizzazione del lago diPergusa rappresenta un’impor-tante acquisizione per la cono-scenza della biologia di questaspecie nel Mediterraneo; questodato evidenzia le capacità diadattamento a occupare ambientiumidi interni a quote elevate.Nell’ambito del progetto direintroduzione l’occupazione diun sito posto nella Sicilia centra-le rappresenta un importante tas-sello per la sopravvivenza dellaspecie. La posizione strategicaconsente una maggiore possibi-lità di diffusione di esemplari dallaSicilia orientale a quella occiden-tale. In futuro, quando si spera sa-ranno occupati tutti i siti idoneidisponibili per la specie, que-

st’area manterrà comunque unimportante ruolo facilitando gliscambi di esemplari tra diversisettori della regione. Lo scambiodi esemplari da una zona a un’al-tra della Sicilia rappresenta un si-gnificativo aspetto, rilevante daun punto di visto genetico, indi-spensabile per la sopravvivenzasul lungo periodo della popola-zione.

Il lago di Pergusa, Riserva Na-turale Speciale dal 1995, ospitaun consistente numero di specieanimali e vegetali tra cui diversiendemismi; è un lago chiuso chesi alimenta solo grazie alle piog-ge e per questo motivo va incon-tro a notevoli variazioni del livel-lo delle acque. Dopo anni di cri-si idrica, la chiusura definitiva deipozzi, che impoverivano la faldaacquifera, e gli ultimi anni abba-stanza piovosi ne hanno determi-nato la ripresa permettendo la ni-

dificazione di diverse specie tracui, nella primavera del 2008,quella dell’Airone cenerino.

Il lago se dovesse mantenerequeste condizioni ambientali, inprimo luogo l’acqua e poi l’am-pia e diversificata fascia di vege-tazione palustre che circonda lerive, nei prossimi anni potrebbeapparentemente sostenere unbuon numero di coppie nidifi-canti di Pollo sultano.

Prevedere quello che succede-rà non è facile: non sappiamo seil sito, trovandosi al limite massi-mo di quota per la specie, potràessere occupato ad alte densità,potrebbe trattarsi di un sito, daun punto di vista climatico, nonottimale e quindi essere occupa-to da un limitato numero di cop-pie. In ogni caso la presenza del-la specie riveste grande interes-se e importanza e merita in futu-ro un attento monitoraggio.

La specie, dalla livrea azzurra e il becco rosso, è scomparsa dalla Siciliaattorno alla metà del secolo scorso. Il ritorno, grazie a un progetto con la

Spagna da dove provengono alcuni esemplari. Dalla scoperta di unacoppia nel sito naturalistico la speranza di scongiurarne l’estinzione.

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La tariffa del servizio di pubblicafognatura e di depurazione

Chiara Castellana,Chiara Castellana,Chiara Castellana,Chiara Castellana,Chiara Castellana,Alessandro Cucchiara,Alessandro Cucchiara,Alessandro Cucchiara,Alessandro Cucchiara,Alessandro Cucchiara,Giuseppe FGiuseppe FGiuseppe FGiuseppe FGiuseppe Fragapaniragapaniragapaniragapaniragapani

Avvocati

La Corte Costituzionale, con una recentissima pronuncia (n. 335 del 10 otto-bre 2008) si è espressa sulla illegittimità costituzionale dell’art. 14, c. 1, l. 5 gen-naio 1994, n. 36 e dell’art. 155, c. 1, del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 recantiprevisioni in materia di “tariffa del servizio di fognatura e depurazione” nell’am-bito della disciplina di gestione del servizio idrico integrato.

Il Giudice delle Leggi, in particolare, ha statuito in ordine alla illegittimità costi-tuzionale dell’art. 14, c. 1, legge 5 gennaio 1994, n. 36 (Disposizioni in materiadi risorse idriche), sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’art. 28 dellalegge 31 luglio 2002, n. 179 (Disposizioni in materia ambientale), nella parte incui prevedeva che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovutadagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centraliz-zati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.

Si rappresenta che la legge n. 36/1994 e s.m.i. (cd. Legge Galli) è stata abroga-ta, ad esclusione dell’art. 22, comma 6, dal nuovo codice ambientale (d.lgs. n.152/06 e s.m.i.) che, all’art. 155, comma I, ripropone, sostanzialmente, l’abroga-ta previsione normativa.

L’interessante statuizione in commento prende le mosse dalle ordinanze dirimessione con le quali il Giudice di pace di Gragnano ha sollevato la questionedi legittimità costituzionale, dell’art. 14, comma 1, della legge 5 gennaio 1994, n.36 e s.m.i., in riferimento agli artt. 2, 3, 32, 41 e 97 della Costituzione, nellaparte in cui prevedeva che la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fogna-tura e di depurazione fosse dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognaturafosse sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi fossero tempo-raneamente inattivi.

Orbene, il giudice rimettente ha denunciato l’irragionevolezza delle disposi-zioni censurate, muovendo dal presupposto interpretativo che, nel sistema deli-neato dalla legge n. 36 del 1994, la tariffa del servizio idrico integrato, articolatoin tutte le sue componenti – e, quindi, anche quella relativa al servizio didepurazione –, ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non ditributo.

La Corte Costituzionale ha condiviso l’interpretazione fornita dal Giudice diPace di Gragnano, evidenziando che il legislatore ha inteso costruire la tariffa inmodo tale da coprire i costi del servizio idrico integrato.

L’art. 13, comma 1, della legge n. 36/1994, infatti, stabilisce, espressamente,che tutte le componenti della tariffa rappresentano “il corrispettivo del servizioidrico integrato», costituito, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, letteraf), della stessa legge, “dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzionee distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acquereflue”.

La natura di corrispettivo della tariffa è, poi, confermata dal successivo comma2 dell’art. 13, il quale stabilisce che essa deve assicurare “la copertura integraledei costi di investimento e di esercizio”.

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In particolare, essa deve esse-re determinata in base a criterisostanzialmente analoghi a quel-li stabiliti in via generale per ladeterminazione delle tariffe deiservizi pubblici locali dall’art. 117del d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267(Testo unico delle leggi sull’ordi-namento degli enti locali), e cioè“tenendo conto della qualità dellarisorsa idrica e del servizio forni-to, delle opere e degli ade-guamenti necessari, dell’entitàdei costi di gestione delle opere,dell’adeguatezza della remu-nerazione del capitale investitoe dei costi di gestione delle areedi salvaguardia”.

Dalla costruzione legislativaproposta dal Giudice delle leggi,pertanto, emerge la natura nontributaria della quota di tariffa.

L’uso legislativo del termine“corrispettivo” e la rilevata strut-tura sinallagmatica del rapportocon l’utente si armonizzano, al-tresì, con il disposto dell’alinea edella lettera b) del quinto commadell’art. 4 del d.P.R. 26 ottobre1972, n. 633 (Istituzione e disci-plina dell’imposta sul valore ag-giunto), come modificato dall’art.31, comma 30, della legge 23dicembre 1998, n. 448 (Misure difinanza pubblica per la stabiliz-zazione e lo sviluppo), i quali con-siderano le quote di tariffa ri-ferite ai servizi di fognatura edepurazione come veri e propricorrispettivi dovuti per lo svolgi-mento di attività commerciali,“ancorché esercitate da enti pub-

blici”, come tali assoggettate a IVA.Sotto altro profilo viene evi-denziata l’inapplicabilità alla ta-riffa del servizio idrico integratodelle modalità di riscossione me-diante ruolo, che sono tipiche(anche se non esclusive) dei pre-lievi tributari. Ed infatti, sul pun-to, l’art. 15 della citata legge n.36/1994 si limita, infatti, a dispor-re che “la tariffa è riscossa dalsoggetto che gestisce il servizioidrico integrato”.

Secondo la ricostruzione forni-ta dalla Corte, l’interpretazionedella legge n. 36/1994 configurala tariffa del servizio idrico inte-grato, in tutte le sue componen-ti, come corrispettivo di una pre-stazione commerciale comples-sa, il quale, ancorché determinatonel suo ammontare in base allalegge, trova fonte non in un attoautoritativo direttamente inci-dente sul patrimonio dell’utente,bensì nel contratto di utenza. Neconsegue che anche la quota ditariffa riferita al servizio didepurazione, in quanto compo-nente della complessiva tariffa delservizio idrico integrato, ha na-tura di corrispettivo contrattuale,il cui ammontare è inserito auto-maticamente nel contratto (art.13 della legge n. 36 del 1994).

Il Giudice delle leggi, pertan-to, ha ritenuto che la norma cen-surata, imponendo l’obbligo dipagamento in mancanza dellacontroprestazione e obliterandola natura di corrispettivo contrat-tuale della quota, si poneva,

ingiustificatamente, in contrastocon la ratio del sistema della leg-ge n. 36/1994, fondata, per l’ap-punto, sull’esistenza di un sinal-lagma che correla il pagamentodella tariffa stessa alla fruizione delservizio per tutte le quote com-ponenti la tariffa del servizioidrico integrato, ivi compresa laquota di tariffa riferita al serviziodi depurazione.

Il Giudice Costituzionale, pe-raltro, evidenzia che il censuratoart. 14, comma 1, della legge n.36/1994 è stato, con decorrenzadal 29 aprile 2006, abrogatodall’art. 175, comma 1, lettera u),del decreto legislativo 3 aprile2006, n. 152 (Norme in materiaambientale), e sostituito dall’art.155, comma 1, primo periodo,dello stesso decreto legislativo,sicchè, vista l’analogia tra quest’ul-tima disposizione e quelle sopradichiarate incostituzionali, le con-siderazioni svolte in ordine allairragionevolezza di queste ulti-me, valgono anche per la prima.

In conclusione, la sentenza incommento apre, indubbiamente,nuovi scenari applicativi, po-stulando l’effettiva prestazione delservizio a fronte del pagamentodel corrispettivo. Diversamenteopinando, a detta del Giudice del-le leggi, si determinerebbe unaingiusta discriminazione dei cit-tadini che versano la tariffa senzausufruire del servizio di depura-zione rispetto a coloro che versa-no la tariffa e si giovano, invece,del servizio medesimo.

La Corte Costituzionale si è espressa sulla illegittimità costituzionale dell’art. 14, c.1, l. 5 gennaio 1994, n. 36 e dell’art. 155, c. 1, del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152

recanti previsioni in materia di “tariffa del servizio di fognatura e depurazione”nell’ambito della disciplina di gestione del servizio idrico integrato.

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Mario Rigoni SternLe vite dell’AltopianoLe vite dell’AltopianoLe vite dell’AltopianoLe vite dell’AltopianoLe vite dell’AltopianoRacconti di uomini, boschi e animaliRacconti di uomini, boschi e animaliRacconti di uomini, boschi e animaliRacconti di uomini, boschi e animaliRacconti di uomini, boschi e animaliEinaudi, 2008, 596 pp., 17.80 Euro

Libro di straordinaria poesia, che si legge con calma, ma con emozione.Un’emozione che sa di antico, che sa di fuoco, di grappa, di muschio, di neve,ma anche di dolore, di fatica, di guerra. Delle due grandi guerre che nel Nove-cento hanno sconvolto civiltà, uomini, animali, paesaggi. Si legge la traccia ditrincee antiche ormai rigovernate dal bosco, di meli cresciuti da semi di fruttimangiati da pastori o da soldati, inconsapevoli di aver lasciato al mondo un ricor-do sì vivo. Non c’è mai nostalgia in Rigoni perché c’è la certezza che “settevolte bosco/sette volte prato/Poi tutto ritornerà come era stato”, come, natural-mente, cantano gli gnomi dentro la montagna dove scavano diamanti. Questovolume di Rigoni Stern che raccoglie il meglio dei racconti pubblicati negli ulti-mi 25 anni dall’autore, è uno scrigno di sapori e di odori, di tradizioni e di sognidi una civiltà di confine che cambia, ma non gattopardescamente, per rinnovar-si. Si rinnova, infatti, come il bosco, come le case abitate da Rigoni, come l’Oste-ria dove fa incontrare Musil con gli eroi, dell’una e dell’altra armata della GrandeGuerra. Una volta scomparsi, austriaci ed italiani non sono più nemici, ma parte,a volte inconsapevole, di una grande storia, troppo grande per loro, ma, a suavolta, vinta dal bosco che ricresce, dai prati e dalle mille piccole, grandi, storie dianimali, uomini, perfino di alberi e case. Un cacciatore, Rigoni, con una co-scienza “naturale” dei ritmi, delle stagioni, della vita del bosco che lo pone al dilà dei nuovi movimenti ambientalisti, perché la sua coscienza della natura e delruolo che in essa l’uomo ha, non deriva da una frattura avvenuta, non deriva dalconsumismo del tempo e dei beni, con cui lui fortemente polemizza, ma deriva,al contrario, dalla consapevolezza profonda di appartenere ad una civiltà, di cuivuole essere testimone e di cui rivendica, con orgoglio, l’appartenenza.

Un volume straordinario, imperdibile per chi davvero vuole capire come siapossibile la sintesi estrema tra uomo, natura, civiltà e progresso.

Ci mancherà Mario Rigoni Stern, da poco scomparso. Accademico Onorariodell’Accademia Italiana di Scienze forestali, Laurea honoris causa in ScienzeForestali nell’Università di Padova, che ci regala una conoscenza che va al di ladella scienza, dove osservare non è guardare e ascoltare non è solo sentire.

Francesco AlaimoTTTTTra mare e terre. Pra mare e terre. Pra mare e terre. Pra mare e terre. Pra mare e terre. Parchi e Riserve naturali in Siciliaarchi e Riserve naturali in Siciliaarchi e Riserve naturali in Siciliaarchi e Riserve naturali in Siciliaarchi e Riserve naturali in SiciliaFabio Orlando Editore, 2009, 192 pp., 18,50 Euro

Questo volume fotografico, corredato da testi in linga italiana e inglese, pren-de avvio dal disvelarsi dei territori più integri dell’Isola, attraverso il dato percettivopiù immediato: la bellezza e la diversità di ambienti naturali e paesaggi. Non sitratta, tuttavia, della proposizione di un modello estetizzante fine a se stesso, madel resconto di un viaggio in direzione della purezza e dell’armonia. L’autore è,infatti, convinto che la comunicazione per immagini sia uno strumento imme-diato per rendere la collettività più sensibile rispetto alle questioni etico-ambien-tali e ai comportamenti nella propspettiva dello sviluppo sostenibile.

Un libro, dunque, che costituisce un omaggio alla bellezza della natura sicilia-na, ma che vuole essere, anche, “strumento” di riflessione riguardo ai rischiconnessi a modelli di sviluppo per nulla rispettosi della limitatezza delle risorsedel Pianeta.

A cura diPPPPPaolo Ingleseaolo Ingleseaolo Ingleseaolo Ingleseaolo Inglese