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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27–02–2004 n. 46) art. 1, comma 1 NO/TO MARIA AUSILIATRICE RIVISTA DELLA BASILICA DI TORINO–VALDOCCO l u g l i o- a g o s t o 416 # VACANZE: RIGENERAZIONE UMANA E SPIRITUALE LA FOTOGALLERY DELLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE 16 DIO A MODO MIO. LA FEDE NON PUÒ NASCERE CHE DALLO STUPORE DI UN INCONTRO 32 AMORE INCONDIZIONATO: DIO NON È GIUDICE “VENDICATIVO” MA PADRE “ESAGER ATO” ISSN 2283–320X

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LUGLIO-AGOSTO 2016

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# Vacanze: rigenerazione uMana e spirituale

la fotogallerydella festa di Maria ausiliatrice

16 dio a Modo Mio.la fede non può nascereche dallo stupore di un incontro

32 aMore incondizionato:dio non è giudice “vendicativo”Ma padre “esagerato”

ISSN 2283–320x

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2 Maria ausiliatrice n. 4

1 LE TRE EcOLOgiE Don Franco Lotto

a tUtto caMPo4 QuandO vOLERE è pOTERE

ezio risatti

La ParoLa 6 da ROma aL mOndO inTERO

Marco rossetti

8 SOLTanTO La mORTE fERma chi è “vOTaTO” aLLa RicchEzza

Marco bonatti

Maria10 un ganciO nEL ciELO

Francesca zanetti

12 dEvOziOnE maRiana bernarDina Do nasciMento

giovani14 un diO TOm-TOm?

giULiano PaLizzi

16 diO a mOdO miO erMete tessore

Don bosco oggi18 iL cOLLEziOniSTa di dOn BOScO

anDrea cagLieris

20 cOn dOn BOScO… miSERicORdiOSi cOmE iL padRE saLvatore barino e orazio Moschetto

21 gESù E pSicOTERapia robert cheaib

22 aLL’agnELLi Si cOSTRuiScOnO dEi ciTTadini giovanni costantino

24 La mia viTa QuOTidiana cOmE vdB Una vDb

8 14 22Marco bonatti giULiano PaLizzi giovanni costantino

hic domus mea

inde gloria mea

Direzione:Livio Demarie (Coordinamento)

Mario Scudu (Archivio e Sito internet)

Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)

Direttore responsabile: Sergio Giordani

Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21–4–80

Progetto Grafico, impaginazione ed elaborazione digitale immagini: at Studio Grafico – Torino

Stampa: Higraf – Mappano (TO)

Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice 32 10152 Torino

Collaboratori: Federica Bello, Lorenzo Bortolin, Ottavio Davico, Giancarlo Isoardi, Marina Lomunno, Luca Mazzardis, Lara Reale, Carlo Tagliani

Foto di copertina: Rrruss - Fotolia

Archivio Rivista: www.donbosco–torino.it

PER SOSTENERE LA RIVISTA:

BancoPostaCCP n. 21059100

Intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino

IBAN: IT 15 J 07601 01000 0000210529100

BIC/SWIFT: BPPIITRRXXXCarta di Credito su circuito PayPal:http.//rivista.ausiliatrice.net/abbonamento

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3 LUGLIO-AGOSTO 2016

FotoSHUTTERSTOCK: Juriah Mosin (10); ALTRI: Dario Prodan (2a copertina); Yellow Dog Productions (4); Archivio RMA (5-6, 8, 11, 14, 16-19, 21, 24, 26, 32, 38, 40); An-drea Cherchi (12); ANS-Roma (16); CNOS-FAP Piemonte (22,23); Archivio ADMA (28-29).

rivista.ausiliatrice

RivMaAus

i36 40 insertocarLo tagLiani anna Maria MUsso Freni

26 maRia, dOnna dEL Sì, guidaTa daLLO SpiRiTO PierLUigi caMeroni

28 L’adma nELL’iSpETTORia SaLESiana miSSiOnaRia dEL maTO gROSSO (BRaSiLE) PierLUigi caMeroni

30 haRamBéE una caSa pER RESTiTuiRE fuTuRO Marina LoMUnno

chiesa e Dintorni32 miSERicORdia E cOnvERSiOnE:

QuaLE immaginE di diO? carLo MigLietta

34 fiERa di ESSERE EBREa E caTTOLica Mario scUDU

36 diciOTTO anni TRa nigERia E ghana carLo tagLiani

38 iL diavOLO E L’acQua SanTa Diego goso

40 vOLEvO faRE iL macchiniSTa anna Maria MUsso Freni

inserto fOTOgaLLERY

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MA

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Maria ausiliatrice n. 4

Il suo è, da sempre, un compito ar-duo: coordinare e dirigere l’intelligenza e la sensibilità per permettere all’uomo di raggiungere le mete e i risultati che si pro-pone. È invisibile agli occhi ma, quando si mette in moto, i suoi effetti sono evidenti e possono lasciare a bocca aperta. Come un bicipite o un addominale, la volontà è un “muscolo” che va allenato ed eserci-tato con costanza.

Una Forza esPLosiva e sottiLeCome ben sanno i coach che hanno

seguito la preparazione atletica dei cam-pioni che si sono qualificati alle Olimpiadi di Rio, ogni disciplina richiede un parti-colare allenamento: il velocista che mira a tagliare il traguardo dei cento metri piani necessita - per esempio - di esercizi e di regimi alimentari diversi da chi aspira a vincere la medaglia d’oro nella maratona. Allo stesso modo, convivono nell’uomo una volontà “esplosiva”, simile allo scatto

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del centometrista, e una volontà “sottile”, simile al passo cadenzato del maratone-ta, ed entrambe hanno bisogno di essere allenate.

La volontà “esplosiva”, simile a un mo-tore turbo, è in grado di sviluppare molta energia in poco tempo. È quella che si “mette in moto” quando, dopo averci ri-flettuto a lungo, si decide d’intraprende-re un viaggio, d’iscriversi all’Università, di andare a vivere da soli, di sposarsi o di cambiare lavoro. È quello schiocco di frusta che, dopo mattinate di dubbi, po-meriggi d’angoscia e notti insonni, spinge inesorabilmente all’azione.

La volontà “sottile”, simile a un moto-re diesel, sviluppa una moderata quantità di energia per lunghi periodi. È quella che consente di dare forma e concretezza alle decisioni: di giungere, passo dopo passo, alla meta designata; di dedicare tempo allo studio per superare gli esami e laure-arsi; di affrontare la fatica di un trasloco e

Quando volere è potere

Riconoscere i motivi profondi che guidano azioni e desideri per allenare la volontà a realizzare i sogni.

ezio risattipRESidE SSf REBaudEngO

[email protected]

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5 LUGLIO-AGOSTO 2016

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le mille incombenze di una vita da single; di scegliere, in ogni istante, di condividere la vita con il coniuge nella buona e nella cattiva sorte o di affrontare i contrattem-pi e le incertezze che anche il lavoro più bello del mondo comporta.

Si tratta di due forze complementa-ri, necessarie per orientare, colorare e far fruttificare la vita.

La Forza DeLLa Fantasia e DeLLa sPeranza

Naturalmente non è tutto così sem-plice, perché i momenti di crisi e di stan-chezza sono sempre in agguato e non è facile - a volte - fare i conti con la quo-tidianità. Può capitare, allora, che la vo-lontà “sottile”, simile a una barca a vela che solca il mare sospinta da un vento leggero, incontri un ostacolo che le im-pedisce di avanzare. Per liberarla è ne-cessario ricorrere alla volontà “esplosiva” e… a uno sforzo di fantasia! Proiettare la mente sulla gioia e sulla soddisfazione destinate a esplodere nel momento in cui i sogni verranno coronati, infat-ti, può rivelarsi un ottimo rimedio per aiutare la volontà “esplosiva” a sbloccare la volontà “sottile” e a consentirle di riprendere la rotta.

Orientare la volontà ver-so la gioia che la realizza-zione di un sogno sa rega-lare ha molto in comune con la virtù teologale del-

la Speranza. La Speranza, per i cristiani, non è in alcun modo assimilabile al “fare scongiuri”, all’augurarsi che domani non piova o alla possibilità d’imbattersi in un fungo porcino nel bel mezzo di una pas-seggiata in campagna. È qualcosa di più. D’infinitamente di più. Si tratta, infatti, di pregustare la gioia per il raggiungimento della meta finale, per il progetto di Dio che prende gradualmente forma e si con-cretizza nella vita e nel cuore di chi gli permette di mettere radici e di germo-gliare. L’energia che anima la Speranza è lo Spirito santo: una “benzina” che va ben al di là della volontà umana e spin-ge a mettere in gioco la vita, a volte fino al martirio, per portare a compimento i “sogni” di Dio per i suoi figli e portano il nome di pace, verità, misericordia, giusti-zia, uguaglianza.

www.ssfrebaudengo.itTel. 011 [email protected]

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GIO

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Maria ausiliatrice n. 4

«ci vorrebbe Un aMico…» Non sono molto bravo a districar-mi per le vie di una città che non conosco o a raggiungere mete in lo-calità nuove. È un difetto, lo so, ma non si può essere bravi in tutto! E allora chiedo aiuto a lui che si di-chiara disponibile a darmi istruzio-ni precise per raggiungere la locali-tà segnalata seguendo la strada più veloce. Mi guida passo passo e non mi abbandona mai. Mi indica come superare tutti i punti critici a comin-ciare dalle rotonde con tante uscite, agli svicoli ignorati bellamente dalla cartellonistica stradale. Lui sa tut-

to. Non so come faccia ma dall’alto della sua postazione mi conta anche i metri utili perché io non sbagli a gi-rare al punto giusto. E poi è disposto sempre a rimettersi in gioco tutte le volte che io o perché distratto dalla conversazione, dalla radio o perché penso di saperne più di lui. Ebbene lui non mi abbandona e, nonostante i miei capricci, cerca la via alterna-tiva e, pur di portarmi alla meta, è disposto a far di tutto e, a volte, mi ha guidato anche per i campi e mi ha lasciato davanti all’uscio del po-sto richiesto.

Non so voi ma a me il TomTom mi sta proprio simpatico. Già il nome fa tenerezza nella sua assonanza ripetitiva e poi suona come qualcosa di buono, qualcosa che ti fa compagnia, ti da sicurezza, ti accarezza lungo il cam-mino. Grazie Tom-Tom che ci sei!

Un Dio TOM-TOM?

giULiano PaLizzi [email protected]

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ma da chi riempie la nostra libertà di significato. Perché nessuna guida sa tutto. Ma ci orienta perché noi scopriamo Colui che è «la via, la ve-rità, la vita». Il “Grande Educatore”, l’unico che appaga, Lui che si mette davanti e invita a portare la propria croce dietro di Lui. Se vuoi!

tra Le braccia Di DioAnche il TomTom più aggiornato

a volte non sa come aiutarti e ti la-scia sul più bello. Ma Lui no. Proprio quando sei nel mezzo delle difficoltà più impreviste e stai per affogare Lui è lì. Sicuro.

«Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che camminavo sulla sab-bia accompagnato dal Signore, e sul-lo schermo della notte erano proiet-tati tutti i giorni della mia vita. Ho guardato indietro e ho visto che per ogni giorno della mia vita, appari-vano orme sulla sabbia: una mia e una del Signore. Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai guar-dando indietro, notando che in certi posti c’era solo un’orma. Questi po-sti coincidevano con i giorni più dif-ficili della mia vita; i giorni di mag-gior angustia, maggiore paura e mag-gior dolore. Ho domandato allora: “Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vive-re con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?” Ed il Signore rispo-se: “Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta il tuo cammino e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato. I giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”».

La via, La verità e La vitaBravo il TomTom. Utile per tut-

ti gli obiettivi terrestri e geografici. Nella mia vita tante volte e fortuna-tamente ho trovato qualcuno simile a un “TomTom vivo” che, nei mo-menti critici e di passaggio da una stagione all’altra, ha saputo accom-pagnarmi perché di fronte ai nume-rosi bivi o alle strade senza segnala-zioni o ai miraggi che mi si apriva-no davanti sapessi spendere bene le mie cartucce. Chi di noi non sente il bisogno sempre ma soprattutto nei momenti difficili di sentirsi vicino una guida, una persona cara che ci indica la strada e che non ci abban-dona anche se facciamo fatica a se-guire le indicazioni e recalcitriamo e vogliamo andare avanti con la nostra testa o a casaccio o seguire le piste della massa anonima e consumista? Questi paletti disseminati lungo la strada del nostro crescere ci aiutano a raggiungere quell’autonomia che ci rende abili e responsabili per non lasciarci incantare da ciò che luccica

figLiO miO, iO Ti amO E SOnO cOn TE duRanTE TuTTO iL TuO camminO E chE nOn Ti LaSciO mai SOLO.

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Maria ausiliatrice n. 4

L’amore per Maria Ausiliatrice e per la Basilica voluta da don Bosco, progettata dall’ingegner Antonio Spezia e inaugurata il 9 giugno 1868, passa anche da piccole immagini nove centimetri per quattordici, dal bordo frastagliato. Sono le cartoline che Tony Frisina, collezionista alessan-drino appassionato del mondo salesiano, scova da più di trent’anni rovistando tra soffitte, mercatini e nella grande riser-va di Internet. «Tutto ha avuto inizio nel 1985 – spiega –, anno in cui ricorreva il quarantesimo anniversario del devastante bombardamento aereo che colpì l’Istitu-to Maria Ausiliatrice di via Gagliaudo ad Alessandria, lo stesso dove ai tempi anda-va a scuola mio figlio. Il 5 aprile 1945, in-

fatti, un ordigno cadde proprio sull’Istitu-to uccidendo ventisette bambini dell’asilo infantile e sei Figlie di Maria Ausiliatrice». Quel fatto tragico e la disponibilità del mondo salesiano nell’esaudire quella sua voglia di conoscenza attraverso una docu-mentazione visiva lo colpirono al punto che nel corso degli anni iniziò a racco-gliere cartoline oggi uniche al mondo sul-la Congregazione: sulla Basilica ma non solo, anche sui successori di don Bosco, su scuole, collegi, tipografie, istituti ita-liani e all’estero, missioni in ogni angolo del mondo.

DaLL’ottocento aD oggiLa storia della Famiglia Salesiana è

anche qui: «Esistono cartoline raffiguran-ti il Santuario di Maria Ausiliatrice già dalla fine dell’Ottocento – spiega Frisina –. Rivestono notevole importanza stori-co-artistica quelle tra il periodo che va dal 1934 al 1942, quando furono realiz-zati ampliamenti e modifiche dell’edifi-cio. Le cartoline più antiche in mio pos-sesso vennero spedite nel 1903 e stam-

Il collezionista di don Bosco

anDrea cagLierisgiORnaLiSTa Rai E SEgRETaRiO

dELL’ORdinE dEi giORnaLiSTi dEL [email protected]

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ipate con tecnica litografica». Il passato, come sempre, illumina il futuro. L’archi-vio ormai imponente di Tony è a disposi-zione di tutti. Il patrimonio del passato è una conoscenza che non è mai giusto né conveniente tenere per sé. Frisina lo sa e per questo non è mai restio a rispondere a ogni curiosità e a organizzare mostre. Lo ha fatto, la prima volta, nel 1989: Don Bosco e i Salesiani era il titolo dell’espo-sizione allestita presso l’Istituto Maria Ausiliatrice di Alessandria.

La cartoLina Di Don rinaLDiUn mondo ricco di storie, quello delle

cartoline salesiane. Si scopre, per esem-pio, che nel 1990, in occasione della be-atificazione di don Filippo Rinaldi, terzo rettor maggiore, le sue immagini erano praticamente introvabili. Tony, su suggeri-mento delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Alessandria si recò a Lu, nel basso Mon-ferrato, paese natale del Beato, nato nel comune alessandrino nel 1856. Lì incon-trò don Piergiorgio Verri, nipote di don Rinaldi. Un incontro importante anche

dal punto di vista spirituale: ne nacque un’intensa amicizia e, con l’aiuto di suor Pierina Trisoglio dell’asilo salesiano del paese, si cercò e trovò la preziosa imma-gine in cartolina.

neL noMe Di Don ceresaCartoline ma non solo, anche fran-

cobolli e calendari. La filatelia salesiana ha un punto di riferimento nel Gruppo Filatelico intitolato alla memoria di don Pietro Ceresa, già direttore del Centro di Documentazione Mariano dei Salesiani di Valdocco. Una realtà viva anche sul sito Internet www.filateliareligiosa.it dove vengono raccolti gli articoli e i contributi dei vari soci e collaboratori che monito-rano i riconoscimenti filatelici da parte delle amministrazioni postali di ogni con-tinente. Scriveva don Ceresa: «Forse nes-sun Santo ha tanto utilizzato il Servizio Postale di tutto il mondo e di tutte le sue espressioni come il Fondatore dell’Opera Salesiana per divulgare le sue idee». Storie come quella di Tony Frisina ne sono una testimonianza.

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20 Maria ausiliatrice n. 4

Ho 20 anni. Abito a Biancavil-la, un paese alle falde dell’Etna, in provincia di Catania. Sin da piccolo, lo spirito salesiano è par-te integrante della mia vita. Sono cresciuto ed educato nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice che operano da oltre cento anni a Biancavilla per i bambini poveri e abbandonati. Quest’anno sono volontario del Servizio Civile Na-zionale all’interno dell’Istituto. L’i-dea di realizzare questi logo è nata mentre ero con i ragazzi. Riflette-vo sull’Anno giubilare, indetto da Papa Francesco e pensavo che la parola misericordia era davanti ai miei occhi: erano proprio loro, i giovani, i bambini.

Da lì, l’idea di realizzare, un logo che rappresentasse don Bo-sco, maestro ed amico della gio-ventù: proprio lui che è stato mi-sericordioso come il Padre, che è stato vicino al prossimo, vicino a quei giovani che avevano biso-gno di essere guardati con gli oc-

chi dell’amore, di essere ascoltati. Però, mi mancava qualcosa: Colei che ha permesso tutto, Colei che, con quella semplice frase: «Rendi-ti Umile, Forte e Robusto», ha dato inizio al sogno di don Bosco. Dun-que, ho anche pensato di realizzare un logo in cui venisse raffigurata la Misericordia di Maria Ausiliatrice. Merito anche di un giovane Coo-peratore Salesiano di Pietraperzia, Salvatore Barino, che ha realizzato i disegni.

orazio Moschetti

Quando qualcuno ha un sogno, per piccolo che sia, va sempre in-coraggiato, sostenuto e accompa-gnato nel realizzarlo. Così, don Bosco ci insegna e ci invita a fare ancora oggi, con ogni persona, so-prattutto con i giovani.

Cosi è successo quando Ora-zio mi ha contattato condividen-do il sogno di realizzare dei logo che esprimessero la misericordia in

stile salesiano e chiedendo il mio aiuto nel disegnarli. Da salesiano cooperatore dell’Istituto salesiano di Pietraperzia (Enna), non pote-vo non farlo ed è stata quasi una cosa voluta “dall’alto” perché sono usciti delicatamente, linea dopo li-nea, un po’ come se fossero stati già tracciati sul foglio da Qualcu-no, ed io li stessi solamente rico-piando!

Senza dubbio la cosa più bel-la nella realizzazione dei disegni è stata il sapere che qualcun al-tro li avrebbe portati avanti e non sarebbero stati solo “tuoi”, ma “nostri” e, poi, “di tutti”. Sono proprio vere le parole del canto: «È più bello insieme, è un dono grande l’altra gente». E questa è la nostra grande Famiglia Salesia-na: sognatori che nel loro picco-lo continuano a portare avanti il grande sogno di “papà” don Bo-sco: «Vedere tutti i giovani felici nel tempo e nell’eternità».

saLvatore barino

Con don Boscomisericordiosi come il Padre

i logo “salesiani” della Misericordiail logo della vergine ausiliatrice mostra come Lei sia per tutti e, in particolare per la congregazione salesiana,

madre e Regina potente. La statua rappresenta, infatti, maria Regina che si fa portatrice di cristo, Redentore del mondo, e nel contempo, che si pone a sua difesa, affinché Egli possa regnare in ogni situazione e nella storia di ciascuno di noi. il colore azzurro del manto è segno del suo essere creatura e nello stesso tempo, l’umanità intera, soprattutto i giovani, i più abbandonati. il rosa della sua veste è segno della sua capacità a lasciarsi plasmare dalla divinità del figlio per poter collaborare alla sua opera redentrice e alla nostra crescita nella santità. il logo di san giovanni Bosco, raffigurato con il giovane che si accosta al sacra-mento della Riconciliazione, ricorda un suo sogno: «Sognai – disse – di trovarmi in

chiesa, in mezzo a una moltitudine di giovani che si preparavano alla confessione. un numero stragrande, assiepava il mio confessionale sotto il pulpito. cominciai a

confessare, ma presto vedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse». il colore giallo che abbraccia tutto il logo, vuole

evidenziale la luce e soprattutto il desiderio di farli incontrare con gesù Buon pastore, che gli era apparso in sogno a nove anni. L’occhio e l’orecchio di don Bosco colgono il bisogno del giovane di essere, ancora oggi, guardato e ascoltato paternamente, senza essere giudicato, ma amato.

Come sono nati i “logo” salesiani per l’Anno Santo? Ne parlano gli autori.

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Foto di: Antonio Saglia, Giuseppe Verde, Renzo Bussio, Dario Prodan, Andrea Cherchi, Massimo Masone.

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Maria ausiliatrice n. 4

per restituire futuroretta da don Marco Durando, Ha-rambée (in lingua swahili IInsieme) è casa e famiglia temporanea per i gio-vani prediletti da don Bosco, quelli che per motivi diversi hanno biso-gno di una stampella per crescere. Per questo le celebrazioni per l’an-niversario sono state intitolate signi-ficativamente “Una casa per restitu-ire futuro”. E in 20 anni nella casa salesiana di Casale ne sono stati ac-colti in 127, in affidamento dai servi-zi sociali piemontesi e dal Tribunale dei minori di Torino: gli ultimi, un gruppetto di 4 adolescenti non ac-compagnati egiziani di religione mu-sulmana, sbarcati qualche mese fa a Lampedusa. «Questo perché confer-miamo la nostra preferenza, come ci ha indicato don Bosco, per i “giovani poveri, discoli e pericolanti”: a loro

Si chiamano Riccardo, Michaela, Nizar, Endurance: quattro ex ragazzi e ragazze che, grazie ad Harambée, hanno rimarginato le ferite della loro giovane vita ed ora, adulti, cammi-nano con le loro gambe. Le loro sto-rie sono state presentate in un video durante un convegno, lo scorso 20 maggio, per celebrare i 20 anni di Harambée, la comunità educativa residenziale per minori in difficoltà di Casale Monferrato. Fondata nel 1996 nell’Opera salesiana del Valen-tino e da allora cuore pulsante della parrocchia e dell’oratorio, oggi di-

Marina LoMUnno [email protected]

Harambée una casa

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31 LUGLIO-AGOSTO 2016LUGLIO-AGOSTO 2016

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isiamo chiamati a dare futuro – ha detto don Marco Durando - e oggi educare, buoni cristiani e buoni cit-tadini può anche voler anche dire diventare buoni musulmani e buoni cittadini».

coMe tettoia PinarDi Harambée negli anni è diventata

un “modello” per «noi salesiani e per il territorio regionale - ha sottoline-ato don Enrico Stasi, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta intervenuto venerdì 20 mag-gio ad un convegno promosso per ri-marcare il ventennale della comunità educativa - I salesiani devono privile-giare i ragazzi più bisognosi e quelli senza una famiglia che possa soste-nere la loro crescita: i primi giovani che accolse don Bosco a Torino nella tettoia Pinardi a Valdocco furono gli orfani di guerra. Oggi i tempi sono cambiati da allora, ci sono altri orfa-ni dei conflitti in corso e della fame ed è nostro preciso compito, come si fa qui a Casale, dare loro una casa per restituire futuro».

Don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile to-rinese Ferrante Aporti e supervisore pedagogico della Comunità, ringra-ziando Barbara Zaglio, responsabi-le di Harambée e tutti gli educatori per la dedizione e la presa in carico dei ragazzi, impegno che va bel ol-tre l’orario di lavoro, ha ripercorso la storia della casa-famiglia che ha visto nascere e che oggi, oltre ai mi-nori, ospita il “Progetto over 18” una comunità alloggio che permette ai maggiorenni l’attuazione di progetti di autonomia:

«Harambée in questi anni ha aiutato i ragazzi ad avviare processi per rimettere in moto la loro vita. – ha ricordato don Ricca - La nostra scommessa è che vedano quel futu-ro la cui attesa troppe volte è sta-to loro frustrata, quel futuro rubato,

sottratto magari con violenza: la no-stra Comunità ha cercato in ogni suo intervento di restituire con affetto e speranze, coniugando attenzione, emozioni, ma anche educazione alle regole che aiutano a crescere. Perché siamo convinti che i giovani non solo sono il nostro futuro, ma il nostro presente. Un presente che va riem-pito di serenità, di gioia, di piccole cose, le cose del quotidiano». Ragazzi che sono arrivati ad Harambée feriti – come ha evidenziato al convegno Anna Maria Baldelli, procuratore della Repubblica per i minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta - e qui hanno ritrovato la forza di progettare la propria vita: «a partire dalle cose semplici ma che per alcuni ragazzi con trascorsi difficilissimi sono ge-sti “eroici”. Come alzarsi al mattino, riaprire un libro e studiare, provare a riannodare legami con pezzi della propria famiglia. Tutto questo è re-stituire futuro». Accade da vent’an-ni ad Harambée dove i sogni di don Bosco continuano a realizzarsi.

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36 Maria ausiliatrice n. 4

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Diciotto anni in missione tra Nigeria e Ghana. Don Silvio Roggia, nato a Novello, picco-lo comune del Cuneese inca-stonato tra i gioielli delle Lan-ghe, ha 53 anni e il volto disteso di chi vive e opera con cuore sereno. Lo abbiamo incontra-to per farci raccontare la sua esperienza.

i giovani, Un’iMMensa risorsa

«Come è nato il desiderio di dedicarti alle missioni?»

«In maniera semplice e gra-duale. Dopo gli studi a Torino, nel 1991 sono stato ordinato sacerdote e ho trascorso i primi sei anni a Valdocco, all’ombra della Basilica di Maria Ausilia-trice. La curiosità e l’interesse verso il mondo delle missio-ni ha cominciato a farsi largo negli anni di approfondimen-to della Teologia organizzando campi di lavoro e iniziative di sensibilizzazione missionaria. La decisione di prendere le va-ligie e di andarci in prima per-sona, però, è scattata in seguito alla scomparsa prematura di un compagno di studi partito per l’Africa appena ordinato sacer-dote. Ogni volta che ci sentiva-mo non perdeva occasione per

comunicarmi l’entusiasmo del-la missione e mi esortava a rag-giungerlo. Partire, dopo la sua morte, mi è sembrato anche un modo per portare avanti la sua opera».

«Quali sono stati i tuoi com-piti?»

«Nel 1997 ho lasciato Val-docco e ho vissuto per otto anni a Ondo, in Nigeria, e per die-ci a Sunyani, in Ghana, pren-dendomi cura della formazio-ne dei novizi Salesiani. I giova-ni africani che sentono di es-sere chiamati alla vita religio-sa e sono destinati a prendere le redini della comunità sono un’immensa risorsa e offrono con gioia e generosità la pro-pria vita per il Signore. La for-mazione dei futuri religiosi è un ministero che mi è rimasto nel cuore e nei prossimi anni con-tinuerò a esercitarlo nella Casa Generalizia di Roma».

«Che cosa ti ha insegnato l’impatto con l’Africa?»

«Innanzitutto che sono un eterno principiante. Prima di partire sentivo la responsabili-tà di dover portare con me un bagaglio di nozioni e di formu-le da trasmettere. Quando ho messo piede in Africa ho capito di avere un’infinità di cose da

Diciotto anni traNigeria e GhanaA tu per tu con don Silvio Roggia, missionario salesiano che si prende cura della preparazione e della formazione dei novizi.

osservare e da imparare, a co-minciare dal fatto che gli euro-pei dispongono dell’orologio e gli africani del tempo. L’Africa, come ha scritto papa Benedetto XVI, è davvero il polmone spi-rituale del mondo e ha molto da insegnare».

conDiviDere e crescere insieMe

«Durante questi diciotto anni hai incontrato più gio-ie o difficoltà?»«Le gioie sono state senz’altro maggiori delle difficoltà. Abi-tuarsi alle diversità climatiche e alimentari, e persino alla ma-

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laria, rappresenta una minuzia rispetto alla gioia di condivi-dere una realtà magari povera ma da costruire e vivere insie-me alla luce del futuro e della speranza».

«In Italia e in molti paesi europei il tema dei migran-ti è di grande attualità…»«Lo è anche in Africa. Da un anno e mezzo i Salesiani hanno aperto alla periferia di Accra, in Ghana, un Centro di pro-tezione per bambini vittime di abusi e tratta e stanno anche lavorando a Brong-Aafo, nel-la regione che ha più migranti per rendere i giovani consape-

voli dei pericoli mortali legati alla migrazione e offrire loro al-ternative perché costruiscano il proprio futuro in Ghana. Ma la tentazione dell’estero è for-te. Ad esempio sono numerosi quelli che, con il supporto del-le famiglie, puntano all’Europa o al Sud Africa nella speranza di entrare a far parte del vivaio di qualche squadra di calcio e diventare campioni. Sogni che quasi sempre s’infrangono la-sciando molte le ferite da cu-rare».

«Che cosa consiglieresti a un ragazzo incerto se dedi-care la propria vita alle mis-sioni?»«Di avere coraggio e di non fare troppi calcoli, iniziando da una esperienza di volontariato. Oggi andare e tornare è molto più fa-cile di un tempo. Se vogliamo davvero contribuire a risolvere la povertà e le emergenze che l’affliggono, dobbiamo impara-re a guardare la realtà africana dal punto di vista dell’Africa».

carLo tagLiani [email protected]

Anche tuPuoi farequalcosa!

Chiunque desideri approfondire o sostene-re l’attività dei salesiani in Nigeria e Gha-na può mettersi in contatto con:

associazione Missioni Don bosco valdocco onLUs

via Maria Ausiliatrice 32 10152 torino - tel. 011 39.90.101

e-mail: [email protected] sito: www.missionidonbosco.org

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BeatiI MISERICORDIOSI,

perché troverannomisericordia

(Mt 5,7)