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Massimo Robotti ARTIGLIERIA DA FORTEZZA EVOLUZIONE DELL’ORDINAMENTO 1870 - 1914 Le numerose pubblicazioni consacrate alla storia delle fortificazioni alpine in epoca triplicista dedicano spesso una adeguata attenzione all’artiglieria che armava tali opere difensive. Tuttavia è facile rilevare che l’interesse degli autori si concentra quasi esclusivamente sulle caratteristiche tecniche dei pezzi di artiglieria, mentre assai scarsi - per non dire inesistenti - sono gli accenni all’organizzazione di enti e reparti dell’artiglieria da fortezza. Eppure la conoscenza di questi aspetti organici, indubbiamente un poco aridi, costituisce un elemento essenziale per la intelligenza e la valutazione della saldezza del sistema fortificato alpino nel suo complesso, ossia nell’insieme composto da opere fortificate, armamento, presidi, comandi, reparti, enti territoriali. Desideriamo presentare qui un breve studio che si propone di delineare per sommi capi l’evoluzione dell’ordinamento (in tempo di pace) dell’artiglieria da fortezza italiana nei suoi “anni ruggenti”, ossia nel periodo compreso tra le riforme Ricotti (primi anni ‘70 del XIX secolo) e lo scoppio della Grande Guerra. Dato il carattere prettamente tecnico dell’attività dell’artiglieria da fortezza, prenderemo in esame non solo l’ordinamento dei reparti veri e propri, ma anche l’evoluzione di quegli organi territoriali (comandi, direzioni di artiglieria etc.) che fornivano all’artiglieria da fortezza l’indispensabile supporto tecnico. Precisiamo anche che oggetto dello studio saranno i reparti di artiglieria da fortezza in senso lato, ossia comprendendo sotto tale denominazione quella che era definita “artiglieria da piazza” nell’armata sardo-piemontese, vale a dire l’artiglieria da fortezza vera e propria (destinata ad armare le fortificazioni alpine e le piazze interne), quella da costa (che forniva i presidi alle piazze costiere, sia sui fronti di terra che di mare), e quella da assedio (volta principalmente ad operare nell’attacco a opere fortificate avversarie). Ciò premesso, appunteremo particolarmente la nostra attenzione sugli aspetti più strettamente connessi con l’armamento e il presidio delle fortezze del confine italo- francese, che costituisce il nostro abituale terreno di studio. Quaderni Associazione Studi Storia e Architettura Militare - dicembre 2015 1

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Massimo Robotti

ARTIGLIERIA DA FORTEZZAEVOLUZIONE DELL’ORDINAMENTO 1870 - 1914

Le numerose pubblicazioni consacrate alla storia delle fortificazioni alpine in epoca triplicista dedicano spesso una adeguata attenzione all’artiglieria che armava tali opere difensive. Tuttavia è facile rilevare che l’interesse degli autori si concentra quasi esclusivamente sulle caratteristiche tecniche dei pezzi di artiglieria, mentre assai scarsi - per non dire inesistenti - sono gli accenni all’organizzazione di enti e reparti dell’artiglieria da fortezza. Eppure la conoscenza di questi aspetti organici, indubbiamente un poco aridi, costituisce un elemento essenziale per la intelligenza e la valutazione della saldezza del sistema fortificato alpino nel suo complesso, ossia nell’insieme composto da opere fortificate, armamento, presidi, comandi, reparti, enti territoriali.Desideriamo presentare qui un breve studio che si propone di delineare per sommi capi l’evoluzione dell’ordinamento (in tempo di pace) dell’artiglieria da fortezza italiana nei suoi “anni ruggenti”, ossia nel periodo compreso tra le riforme Ricotti (primi anni ‘70 del XIX secolo) e lo scoppio della Grande Guerra.Dato il carattere prettamente tecnico dell’attività dell’artiglieria da fortezza, prenderemo in esame non solo l’ordinamento dei reparti veri e propri, ma anche l’evoluzione di quegli organi territoriali (comandi, direzioni di artiglieria etc.) che fornivano all’artiglieria da fortezza l’indispensabile supporto tecnico.Precisiamo anche che oggetto dello studio saranno i reparti di artiglieria da fortezza in senso lato, ossia comprendendo sotto tale denominazione quella che era definita “artiglieria da piazza” nell’armata sardo-piemontese, vale a dire l’artiglieria da fortezza vera e propria (destinata ad armare le fortificazioni alpine e le piazze interne), quella da costa (che forniva i presidi alle piazze costiere, sia sui fronti di terra che di mare), e quella da assedio (volta principalmente ad operare nell’attacco a opere fortificate avversarie).Ciò premesso, appunteremo particolarmente la nostra attenzione sugli aspetti più strettamente connessi con l’armamento e il presidio delle fortezze del confine italo-francese, che costituisce il nostro abituale terreno di studio.

Quaderni Associazione Studi Storia e Architettura Militare - dicembre 2015

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Nei primissimi anni ’70 (gabinetto Lanza, ministro della Guerra Cesare Ricotti) non esistevano nell’esercito italiano reggimenti di artiglieria da fortezza, ma solo dieci reggimenti “misti”, comprendenti cioè sia batterie da battaglia che compagnie da piazza. Questa organizzazione, evidentemente provvisoria, era destinata ad essere presto superata nel quadro dei vasti provvedimenti di riforma concepiti da Ricotti, che dettero all’esercito un ordinamento finalmente moderno, nonché una efficiente articolazione territoriale. Ci riferiamo in particolare alle due fondamentali leggi, entrambe datate 30 settembre 1873, la numero 1591 (nuovo ordinamento dell’esercito) e la numero 1592 (nuova circoscrizione militare territoriale).Il primo di tali provvedimenti riordinò completamente, a far data dal 1° gennaio 1874, l’assetto dell’esercito. L’artiglieria venne riorganizzata su dieci reggimenti da campagna e quattro da fortezza. Questi ultimi assunsero rispettivamente la denominazione di 11°-12°-13°-14° reggimento artiglieria da fortezza.Inizialmente ogni reggimento era articolato su uno stato maggiore, un deposito e 10 compagnie da fortezza (la cui numerazione, in ordinale arabo, era progressiva da 1a a 10a all’interno di ciascun reggimento). Il numero delle compagnie venne progressivamente aumentato a 12 nel 1876, a 13 nel 1877, per raggiungere, il 1° gennaio 1878, il numero di 15 per ciascun reggimento (e quindi il totale di 60) stabilito dalla legge di ordinamento.La medesima legge prevedeva anche un numero non determinato di compagnie da costa, mentre ascriveva alla Milizia Mobile 60 compagnie di artiglieria, senza precisarne la specialità. Questa struttura dei reparti si mantenne sostanzialmente immutata sino alle riforme del ministro Ferrero, nel 1882.

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Nell’ordinamento Ricotti non era contemplato un vero vertice tecnico-operativo dell’arma di artiglieria. Il Comitato di artiglieria e genio costituiva il massimo organo tecnico-consultivo del governo sulle questioni inerenti il servizio delle due armi, ma per quanto molto influente, non esercitava funzioni di comando diretto sulle truppe né sui servizi o organi tecnici e territoriali.Nell’artiglieria da fortezza il comando di reggimento svolgeva principalmente compiti di carattere amministrativo e disciplinare, più che non operativo; tranne che, talvolta, durante l’annuale scuola di tiro al poligono, il reggimento non si trovava mai riunito, e non costituiva quindi una unità organica dal punto di vista tattico. Inevitabilmente le sue compagnie si trovavano disseminate in distaccamenti a presidio di forti anche molto lontani dalla sede stanziale del comando di reggimento. Era quindi la compagnia la vera unità tattica, che presidiava ed armava le batterie dei forti e delle piazze. A seconda delle sue dimensioni e della sua importanza, ogni forte aveva assegnata, non stabilmente, ma a rotazione, una o più compagnie, mentre le opere minori, specie in ambiente alpino, erano presidiate da distaccamenti anche più piccoli, costituiti da frazioni di compagnia. Spesso le compagnie vennero riunite in “brigate”, poi definite “gruppi” a partire dal 1910.Negli anni immediatamente successivi alle riforme di Ricotti, il programma di rafforzamento delle fortezze alpine era ancora molto arretrato, per cui i reggimenti di artiglieria da fortezza gravitavano ancora per lo più sulle piazzeforti interne e sulle piazze costiere. Al 1° gennaio 1882 le sedi dei comandi, ovvero gli “stati maggiori”1 dei 4 reggimenti erano le seguenti: 11° reggimento a Capua; 12° rgt. a Ancona; 13° rgt. a Mantova; 14° rgt. a Genova. Il reggimento su 15 compagnie, ossia ad organici completi, presentava uno stato maggiore composto da un colonnello comandante, un tenente colonnello, 3 o 4 maggiori, una ventina di capitani e una cinquantina di ufficiali subalterni in servizio permanente, oltre a una decina di complemento.In questo periodo i forti del confine occidentale erano presidiati abitualmente dalle compagnie del 14° reggimento, ma non era questa una regola fissa. Rileviamo infatti, ad esempio, che i noti tiri di artiglieria svoltisi a Vinadio nel novembre 1881 per sperimentare le installazioni a sfera tipo Krupp, vennero in realtà condotti da personale della 14a compagnia dell’11° reggimento da fortezza di Capua.La circoscrizione territoriale di Ricotti prevedeva una struttura molto articolata, su 7 comandi generali (i precursori dei comandi di corpo d’armata) che inquadravano 16 comandi di divisione territoriale e 62 comandi di distretto militare. Il Regio Decreto (d’ora in avanti R.D.) n. 1611 del 30 settembre 1873 dava concreta attuazione alla nuova circoscrizione, precisandone i dettagli; per il servizio di artiglieria erano previsti 6 comandi territoriali e 12 direzioni territoriali. Queste ultime si occupavano del servizio delle fortezze, dei magazzini, delle armi e delle munizioni (anche quelle in dotazione a fanteria e cavalleria) nel territorio di propria competenza, mentre ai comandi territoriali spettava la

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1 Contrariamente a quanto avveniva per i reggimenti di fanteria, le sedi stanziali dei reggimenti di artiglieria erano considerate fisse. In pratica esse venivano variate assai raramente, per lo più in occasione di modifiche all’ordinamento dell’esercito.

superiore direzione del servizio tecnico dell’arma, che comprendeva sia l’attività delle direzioni che quella degli stabilimenti.L’articolazione territoriale del servizio di artiglieria prevista dal decreto Ricotti è la seguente (la tabella, come tutte quelle che seguiranno, è una nostra elaborazione, che talora semplifica quella originale):

comandi territoriali d’artiglieria direzioni territoriali dipendentiTorino Torino – GenovaPavia Alessandria – Piacenza

Verona Verona – VeneziaFirenze Firenze – BolognaRoma Roma – Ancona – MessinaNapoli Capua

Le direzioni di artiglieria costituivano il vero organo operativo del servizio tecnico dell’arma; i loro titolari, in genere colonnelli o tenenti colonnelli, avevano le attribuzioni di un comandante di corpo. Ogni direzione disponeva di un organico proporzionale alla sua importanza, ma comunque sempre piuttosto numeroso. Una direzione di grande rilievo, come quella di Torino, nel 1882 contava 2 tenenti colonnelli (direttore e vice-direttore), 1 maggiore e 3 capitani “applicati”, 4 altri ufficiali “comandati”, più un composito personale civile con 1 ragioniere capo, 2 ragionieri principali, 3 ragionieri, 1 aiutante ragioniere, 1 capotecnico e 3 scrivani locali.I comandi territoriali di artiglieria, retti abitualmente da un maggior generale o da un colonnello (tale comando aveva le attribuzioni di un comando di brigata) esercitavano invece funzione di organo di controllo e coordinamento, provvisti di un personale ridottissimo: sempre nel 1882 il comando territoriale di Torino era retto da un colonnello che aveva a sua disposizione solo 3 ufficiali e altrettanti scrivani civili.

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Nell’ambito territoriale di ogni comando, come abbiamo visto, si trovavano da una a tre direzioni, ma taluni comandi controllavano anche l’attività di numerosi stabilimenti di artiglieria. Dal comando di Torino, ad esempio (sempre nel 1882), dipendevano anche la direzione dell’arsenale di costruzione di Torino; la direzione della fabbrica d’armi di Torino; la direzione della fonderia di Torino; la direzione del laboratorio di precisione di Torino; la direzione del laboratorio pirotecnico di Torino; la direzione del polverificio di Fossano; la direzione della fonderia e raffineria nitri di Genova.Infine da ogni direzione territoriale potevano dipendere alcuni “comandi locali d’artiglieria” (che dal 1895 verranno ridenominati “sezioni staccate d’artiglieria”), il cui numero la legge non determinava per lasciare libertà al ministro della Guerra di aumentarli o diminuirli a seconda delle necessità. Solitamente esisteva un comando locale in ogni piazzaforte interna o sbarramento montano o grande forte isolato. Il numero di questi comandi, relativamente limitato ad inizio anni ’70, aumentò sensibilmente a mano a mano che venivano messe in cantiere le nuove opere fortificate al confine italo-francese. Su tale frontiera nel 1878 esistevano i comandi locali di Bard, Exilles e Fenestrelle in subordine alla direzione di Torino; quelli di Casale e Vinadio sottoposti ad Alessandria. Ma dal 1883 comparvero i nuovi comandi locali di Moncenisio (Torino); Nava, Savona, Altare e Zuccarello (Genova); dal 1886 comparvero anche Cuneo e Tenda (Alessandria); dal 1888 Giovo (Genova); dal 1891 Susa (Torino) e Melogno (Genova); dal 1893 Cesana e Bardonecchia (Torino) e via discorrendo.Il responsabile del comando locale era di solito un tenente o un capitano, con rango di comandante di distaccamento; provvedeva alla conservazione, manutenzione e tenuta in efficienza dei materiali di artiglieria in dotazione alla fortezza. Il comando locale disponeva di un personale ridottissimo (abitualmente, oltre al comandante, il o i sottufficiale/i guardabatteria e 2 o 3 tecnici civili); per questo motivo, in caso di bisogno (ad esempio per il confezionamento cartocci ed il caricamento proietti) la manodopera necessaria veniva fornita dal reparto di artiglieria da fortezza che presidiava la piazza. Nei forti, il comando locale (poi sezione staccata) aveva in consegna tutti i locali connessi in qualche modo con il servizio di artiglieria, e in modo particolare polveriere, locali di confezionamento e caricamento, magazzini di artiglieria, casematte di artiglieria, traverse-ricovero, riservette, caponiere, cofani di controscarpa, tamburi difensivi etc.Le successive riforme del ministro Luigi Mezzacapo (1876-1878, gabinetto Depretis) non toccarono se non marginalmente l’ordinamento dell’esercito, ma modificarono abbastanza radicalmente la circoscrizione territoriale del regno (legge n. 3750 del 22 marzo 1877 e relativo R.D. attuativo n.3835 del 17 maggio 1877), che risultò articolata su 10 comandi di corpo d’armata territoriale, 20 comandi di divisione militare, 88 comandi di distretto militare e 20 comandi superiori dei distretti militari.

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Per quanto riguarda il servizio territoriale d’artiglieria, fermo restando il numero complessivo di 6 comandi e di 12 direzioni territoriali, furono introdotte varie novità, che riassumiamo nella seguente tabella:

comandi di corpo d’armata

divisioni militari territoriali

comandi territoriali di artiglieria

direzioni territoriali di artiglieria

TorinoTorino

TorinoTorino

Torino Alessandria Torino Alessandria

PiacenzaPiacenza

PiacenzaPiacenza

Piacenza Genova Piacenza Genova

MilanoMilano

VeronaVeronaMilano

BresciaVerona

Verona

VeronaVerona Verona

VeneziaVeronaPadova

VeronaVenezia

BolognaBologna

BolognaBologna

Bologna Ancona Bologna Ancona

FirenzeFirenze

RomaFirenzeFirenze Perugia RomaFirenze

RomaRoma

RomaRomaRoma Chieti

RomaRoma

NapoliNapoli

Napoli

CapuaNapoli Salerno

Napoli

Capua

BariBari

Napoli

Capua

Bari Catanzaro Napoli

MessinaPalermoPalermo

Napoli

MessinaPalermo Messina

Napoli

Messina

Dal confronto con la circoscrizione precedente, al di là di spostamenti di dettaglio, occorre rilevare la nascita del nuovo comando di Piacenza, destinato a diventare uno dei gangli vitali della struttura tecnica dell’artiglieria italiana.Durante il breve periodo in cui Giovanni Battista Bruzzo resse il ministero della Guerra (marzo-ottobre 1878, gabinetto Cairoli), venne emanato il R.D. n. 4509 del 30 agosto 1878 che approvava l’Istruzione per il servizio dei comandi di corpo d’armata, di divisione e di presidio. Tale importante testo normativo chiariva, per il settore di nostro interesse, le relazioni gerarchiche tra i vari enti e comandi territoriali di artiglieria. I comandanti locali dipendevano dalle direzioni territoriali, i direttori territoriali ed i comandanti dei reggimenti da fortezza erano subordinati al comando della divisione militare in cui avevano sede (§ 47), mentre i titolari dei comandi territoriali di artiglieria erano alle dirette dipendenze del comandante del corpo d’armata avente giurisdizione sul territorio di loro residenza (§ 7). Tale catena di comando, di per sé non troppo lineare, verrà – come vedremo – ulteriormente complicata a fine anni ’80.Durante il 2° gabinetto Cairoli, il ministro della Guerra Cesare Bonelli (1879-1880) firmò il R.D. n. 5433 dell’ 8 aprile 1880, che determinava i dettagli dell’ordinamento della Milizia Territoriale, già prevista dai precedenti provvedimenti legislativi di Ricotti e Mezzacapo, ma rimasta sino ad allora sostanzialmente sulla carta e senza pratica attuazione.Il decreto prevedeva, per quanto attiene all’artiglieria da fortezza, una forza di 100 compagnie da fortezza (contro le 60 dell’esercito permanente), delle quali 65 autonome e

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35 raggruppate in 16 brigate. A tali reparti venivano ascritti individui di truppa che a suo tempo avevano servito nelle armi di artiglieria e genio dell’esercito permanente. 65 distretti militari dovevano mobilitare, all’occorrenza, altrettante compagnie autonome, mentre i 16 distretti più importanti avevano l’onere di mobilitare ciascuno una brigata su 2 o 3 compagnie; ogni brigata avrebbe preso il nome della città sede di formazione; si sarebbero così avute le brigate Torino, Vercelli, Alessandria, Genova e così via.Ma sarà solo con il ministro Emilio Ferrero (aprile 1881-ottobre 1884, gabinetto Depretis) che il Regio Esercito (d’ora in avanti R.E.) riceverà l’impulso decisivo al suo ampliamento, con la creazione di due nuovi corpi d’armata e la conseguente forte crescita degli organici. Tali provvedimenti, unitamente alla quasi contemporanea stipula del trattato della Triplice Alleanza, contribuiranno a rafforzare il peso internazionale dell’Italia, rompendone l’isolamento diplomatico.Il testo legislativo fondamentale è rappresentato dalla legge di ordinamento n. 831 del 29 giugno 1882. In tema di artiglieria da fortezza, le compagnie ascritte all’esercito permanente rimasero 60 in tutto, tra fortezza e costa, ma vennero distribuite su 5 reggimenti; ognuno constava di 1 stato maggiore, 1 deposito e 12 compagnie da fortezza o costa, raggruppate in 3 brigate. Due reggimenti, oltre alle proprie 12 compagnie da fortezza, ricevettero in organico anche una brigata da montagna su 4 batterie. La nuova organizzazione entrò effettivamente in vigore dal 1° novembre 1883, con la formazione del nuovo reggimento che si aggiungeva a 4 preesistenti.In forza del R.D. n. 1382 del 7 giugno 1883, i reggimenti assunsero la seguente denominazione e formazione:

Artiglieria da Fortezza – Ordinamento FerreroArtiglieria da Fortezza – Ordinamento FerreroArtiglieria da Fortezza – Ordinamento Ferreroreggimenti compagnie da fortezza batterie da montagna

13° da 1a a 12a

14° da 1a a 12a 5a, 6a, 7a, 8a

15° (ex 11°) da 1a a 12a

16° (ex 12°) da 1a a 12a 1a, 2a, 3a, 4a

17° (di nuova formazione) da 1a a 12a

totale 60 8

Per quanto riguarda la Milizia Mobile, l’ordinamento Ferrero le ascrisse 32 compagnie da fortezza e da costa, aventi per centro di formazione i reggimenti di artiglieria dell’esercito permanente; alla Milizia Territoriale vennero attribuite 100 compagnie da fortezza, aventi per centro di formazione i distretti militari. Quanto alla circoscrizione territoriale, la riforma Ferrero (legge n. 1467 dell’8 luglio 1883 e R.D. attuativo n. 2409 del 5 giugno 1884) definì la struttura che resterà sostanzialmente immutata fino alla Grande Guerra, con 12 comandi di corpo d’armata che inquadrano 24 divisioni territoriali più il comando militare dell’isola di Sardegna (che diverrà la 25a divisione nel 1897). Il servizio territoriale di artiglieria mantenne la precedente articolazione, basata su 6 comandi territoriali, mentre le direzioni territoriali aumentarono da 12 a 14 (soppressa quella di Capua, inserite le nuove di Napoli, Mantova e Spezia, quest’ultima indice della

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grande importanza che stava assumendo la sua piazzaforte marittima e terrestre); per questo motivo l’organizzazione del servizio di artiglieria assunse il seguente assetto complessivo:

comandi territoriali d’artiglieria direzioni territoriali dipendentiTorino Torino - AlessandriaVerona Mantova - Verona - VeneziaPiacenza Piacenza - GenovaBologna Bologna - Firenze - SpeziaRoma Ancona – Roma Napoli Napoli - Messina

Dopo pochissimi anni, il ministro Ettore Bertolè-Viale, (1887-1891, gabinetto Crispi) approfittando della congiuntura finanziaria favorevole, pose nuovamente mano all’ordinamento del R.E., con l’intenzione di rafforzare ulteriormente l’intelaiatura creata da Ferrero e colmarne qualche lacuna.Senza apportare modifiche di rilievo alla fanteria, aumentò di numero i reparti di cavalleria ma specialmente rinforzò in misura sostanziale gli organici dell’artiglieria da campagna e incrementò sensibilmente il numero delle compagnie da fortezza, ormai insufficienti a presidiare le fortificazioni in via di completamento sulle coste ed alla frontiera francese.La nuova legge di ordinamento n. 4593 del 23 giugno 1887 ed il successivo testo unico delle leggi di ordinamento, approvato con il R.D. n. 4758 del 14 luglio 1887, fissarono l’ordinamento dell’artiglieria da fortezza sempre su 5 reggimenti, ma comportarono un incremento del totale delle compagnie da 60 a 68. Le variazioni dell’ordinamento vennero poste effettivamente in essere a partire dal 1° novembre 1888, determinando anche un cambio di denominazione dei reggimenti, per cui a fine 1888 la struttura dei reparti da fortezza era la seguente:

vecchia denominazione nuova denominazione composizione13° Rgt. Art. da Fortezza 25° Rgt. Art. da Costa Compagnie da 1a a 16a

14° Rgt. Art. da Fortezza 26° Rgt. Art. da Costa Compagnie da 1a a 16a

15° Rgt. Art. da Fortezza 27° Rgt. Art. da Fortezza Compagnie da 1a a 12a

16° Rgt. Art. da Fortezza 28° Rgt. Art. da Fortezza Compagnie da 1a a 12a

17° Rgt. Art. da Fortezza 29° Rgt. Art. da Fortezza Compagnie da 1a a 12a

In totale si ebbero dunque 32 compagnie da costa e 36 da fortezza, con una netta separazione tra le due specialità. Inoltre le batterie da montagna, già inquadrate in 2 reggimenti da fortezza, ne vennero scorporate, andando a costituire un reggimento da montagna autonomo.Dal 1° settembre 1892 all’interno dei reggimenti vennero costituite ufficialmente le brigate (4 o 5 per rgt.), che inquadravano un numero di compagnie variabile tra 2 e 5.

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L’ordinamento Bertolè-Viale assegnava ancora 36 compagnie da fortezza alla Milizia Mobile e 100 compagnie, con 20 comandi di brigata, alla Milizia Territoriale, al cui definitivo ordinamento provvide il R.D. dell’8 novembre 1888.Nell’ordinamento di pace i reggimenti da fortezza presentavano ciascuno un organico teorico di 53 ufficiali e 1.292 uomini di truppa; degli ufficiali, 11 erano addetti allo stato maggiore del reggimento (1 colonnello, 1 tenente colonnello, 3 maggiori, 1 capitano, 3 tenenti, 2 ufficiali medici); 36 erano alle compagnie e 6 al deposito reggimentale. Nei reggimenti da costa l’organico prevedeva invece 67 ufficiali (13 allo stato maggiore, 48 alle compagnie, 6 al deposito) e 1.695 uomini di truppa.La singola compagnia da fortezza (o costa) disponeva invece della forza seguente2 :

compagnia da fortezza organico di pace formazione di guerracapitani 1 1ufficiali subalterni 2 4uomini di truppa 100 250

Registrata questa nuova organizzazione dei reparti da fortezza, osserviamo che le riforme di Bertolè-Viale incisero ancor più profondamente, riguardo all’artiglieria, nella struttura di comando ed in quella territoriale. La legge succitata eliminò i comitati delle varie armi, e quindi anche quello di artiglieria e genio, organo ormai svuotato di ogni utilità pratica e che anzi faceva da freno, con il suo congenito conservatorismo, all’opera riformatrice dei ministri.

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2 I dati sull’organico di pace sono desunti da Tabelle graduali e numeriche di formazione del Regio Esercito e dei servizi dipendenti dall’amministrazione della Guerra, Roma, 3 luglio 1887.

Le sue funzioni tecniche vennero assunte in chiave anche operativa e non solo più consultiva da un nuovo organo di vertice, ossia da un ispettore generale e da 5 ispettori dedicati alle singole specialità dell’arma. Nacque quindi anche la figura dell’ “ispettore dell’artiglieria da fortezza, delle direzioni e degli stabilimenti di artiglieria”, il cui ufficio era ricoperto da un ufficiale generale 3.Nella catena di comando vennero inseriti anche 4 “comandi di artiglieria da campagna” e 2 “comandi di artiglieria da fortezza, delle direzioni territoriali e degli stabilimenti di artiglieria”. Questi ultimi due comandi, insediati a Torino e a Napoli, svolgevano compiti territoriali ma anche di superiore comando sui reparti dell’arma stanziati nella loro giurisdizione territoriale.Per questo motivo lo stesso ministro Bertolè-Viale provvide ad abolire, con la legge n. 4595 del 23 giugno 1887, i preesistenti 6 comandi territoriali di artiglieria, ormai privati di attribuzioni.Con questi provvedimenti si era venuta a rafforzare la catena di comando dell’artiglieria (e di tutto il R.E.), ma certo essa ne risultava ancor più complessa e macchinosa; sarà dunque opportuno, limitatamente sempre all’artiglieria da fortezza, sintetizzare, semplificandola al massimo, la situazione dei rapporti gerarchici tra i vari enti e comandi.Il fulcro di tutto il servizio tecnico restava costituito dalle 14 direzioni territoriali, aventi in subordine i comandi locali. Il direttore (ossia il titolare della direzione) dipendeva direttamente dal comandante di artiglieria da fortezza (di Torino o di Napoli) nella cui giurisdizione aveva sede la direzione. Uomini, cavalli e mezzi occorrenti ai servizi dipendenti dalla direzione venivano forniti dal comando di presidio territorialmente competente. I nuovi comandanti di artiglieria da fortezza, sovraordinati alle direzioni, presentavano una relazione gerarchica multipla piuttosto complessa. Dipendevano personalmente dai rispettivi comandi di corpo d’armata; per gli aspetti legati alla disciplina ed alla mobilitazione erano invece subordinati ai comandi di divisione militare; per quanto riguardava l’istruzione delle truppe ed il servizio tecnico-amministrativo del materiale, dipendevano dall’ispettore dell’artiglieria da fortezza; per le problematiche concernenti il personale civile rispondevano direttamente al ministero della Guerra.I comandi di artiglieria da fortezza — che erano, lo ricordiamo, solo due, e più avanti verranno aumentati di numero — disimpegnavano compiti di grande importanza. I loro titolari dirigevano i servizi d’artiglieria posti sotto la loro rispettiva dipendenza, erano consulenti tecnici dei comandanti di corpo d’armata per i servizi d’artiglieria, esaminavano i piani di difesa delle piazzeforti e compivano gli studi relativi all’ordinamento difensivo dei territori di loro competenza. A tutto ciò si aggiungeva il superiore comando sui reparti di artiglieria da fortezza e da costa dislocati nella loro giurisdizione.Nonostante la rilevanza dei compiti, tali comandi potevano in realtà svolgere solo la funzione di organi di controllo, dotati com’erano di ridottissimo personale. L’organico

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3 Nel corso degli anni e attraverso i vari ordinamenti succedutisi, l’organizzazione degli ispettorati subì frequenti e anche radicali modifiche, che noi ovviamente non seguiremo nel dettaglio.

teorico di un comando di artiglieria da fortezza prevedeva infatti il maggior generale comandante, un capitano, un tenente e due scrivani civili.Al vertice della catena di comando si trovava infine l’ispettore dell’artiglieria da fortezza. Alle dirette dipendenze del ministro della Guerra, egli esercitava l’alta direzione e la vigilanza sui servizi della specialità; vigilava sul servizio tecnico delle direzioni territoriali e degli stabilimenti e studiava i progetti di armamento delle fortezze.In sintesi, l’ispettore esplicava principalmente funzioni di controllo sugli aspetti tecnici e addestrativi, avendo in subordine, nella scala gerarchica, i comandi di artiglieria da fortezza e quindi le direzioni territoriali. Per le questioni amministrative e disciplinari, invece, i comandi di artiglieria da fortezza dipendevano dalle autorità territoriali (comandi di corpo d’armata e di divisione militare).E da ultimo ricordiamo che i forti e gli sbarramenti erano sottoposti, per gli aspetti operativi, al comando di corpo d’armata nel cui territorio si trovavano, non direttamente ma per il tramite di un “ispettore del gruppo di forti” 4.Per quanto riguardava infine le questioni tecniche dell’armamento e l’assetto difensivo delle opere, ogni forte dipendeva invece dalla propria direzione territoriale di artiglieria 5.Per riassumere in brevi parole lo spirito di questa articolazione, si potrebbe dire che essa divideva nettamente il comando delle truppe (reggimenti da fortezza/costa) da quello dei servizi del materiale (direzioni d’artiglieria), ossia, detto ancor più sinteticamente, personale e materiale dipendevano da autorità differenti.Questa nuova e complessa organizzazione durò solo pochi anni. Dal 1888, infatti, il paese venne scosso da una pesante crisi economica, che andò aggravandosi dopo la rottura dei rapporti commerciali con la Francia e gli scandali bancari del 1894. La crisi indusse il governo a contrarre in misura sensibile le spese militari, ritenute corresponsabili del grave disavanzo del bilancio statale e del ritorno dell’inflazione. Ricordiamo che il totale delle spese (ordinarie e straordinarie) del ministero della Guerra era passato dai 234 milioni del 1882 (governo Depretis) ai 403 dell’esercizio 1888/89 (gabinetto Crispi). In un primo tempo il ministro Luigi Pelloux (1891-1893) ritenne di poter conseguire le volute economie con provvedimenti di ordine amministrativo e con la riduzione della

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4 Nel 1888 tutti i forti di sbarramento vennero distribuiti in 6 gruppi, ognuno dei quali situato sul territorio di un differente corpo d’armata. Per ogni gruppo venne designato un ispettore che doveva vigilare sull’organizzazione difensiva delle fortezze poste sotto la sua giurisdizione. Per esempio il III gruppo di forti, facente capo al IV corpo d’armata di Piacenza, comprendeva i forti di Passo del Giovo, Altare, Melogno, Zuccarello, Nava, ed aveva sede in Piacenza.

5 Anche riguardo all’attività dei forti, questa complessa catena di comando comportava complicazioni a noi poco comprensibili. Caso limite è quello del forte di Bard, in valle d’Aosta. Dal punto di vista operativo esso dipendeva in quegli anni dal III corpo d’armata di Milano, per il tramite dell’ispettore del IV gruppo di forti (in Milano); ma per il servizio di artiglieria (aspetti tecnici del materiale e apprestamento a difesa del forte) il suo comando locale (poi sezione staccata) faceva capo alla direzione di artiglieria di Torino, che dipendeva a sua volta, tramite il comando artiglieria del capoluogo piemontese, dal I corpo d’armata (sempre di Torino); per gli aspetti disciplinari e addestrativi (ma questo era norma per tutti i forti) era invece alle dipendenze della divisione militare di Novara.

forza alle armi. Ma ben presto fu chiaro che sarebbe stato necessario porre mano anche all’ordinamento dell’esercito. La pesante incombenza toccò al successore di Pelloux, Stanislao Mocenni (1893-1896, 2° gabinetto Crispi), che con una sequenza di decreti del 1894 attuò una nutrita serie di misure tutte volte, nelle intenzioni del ministro, a diminuire il carico delle spese militari sull’erario pubblico, «senza recar danno alla saldezza dell’esercito e quindi alla difesa del paese», apportando «radicali riforme nell’ordinamento dei servizi» 6. I provvedimenti di Mocenni riguardarono l’ordinamento del R.E., la circoscrizione territoriale, gli stipendi ed i ruoli organici, ma il settore che venne ristrutturato più a fondo fu proprio quello di nostro interesse, l’artiglieria da fortezza, e ciò avvenne in forza dei Regi Decreti n. 503 (ordinamento) e 504 (circoscrizione), entrambi datati 6 novembre 1894.Diciamo subito che le novità introdotte (certo in perfetta buona fede) da Mocenni sconvolsero dalle fondamenta l’organizzazione dei reparti e dei servizi dell’arma, con esiti che ben presto si rivelarono fallimentari. I provvedimenti ebbero quindi breve vita, e forse proprio per questa ragione sono poco conosciuti; è questo un ottimo motivo per soffermarci brevemente su di essi.Il decreto di ordinamento stabilì per la verità un contenuto aumento (più che giustificato dal completamento di molte nuove fortificazioni) nel numero complessivo delle unità elementari (ossia delle compagnie), che passarono da 68 a 76. Le auspicate economie si attuarono invece con la soppressione dei 5 comandi di reggimento, per cui la specialità da fortezza e costa venne ristrutturata su un ordinamento del tutto nuovo, privo del livello reggimentale, e cioè su 22 brigate autonome, equamente suddivise in 11 da costa ed altrettante da fortezza. Nel complesso si ebbero 38 compagnie da costa e 38 da fortezza 7.

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6 Dalla Relazione a S.M. il Re che accompagnava il testo dei decreti.

7 Sarà bene ricordare che durante il dicastero Mocenni, l’artiglieria da costa e fortezza inviò in Africa numerose compagnie, che parteciparono alla campagna del 1895-1896.

Ogni brigata comprendeva uno stato maggiore e un numero di compagnie variabile tra 2 e 5. Lo scioglimento dei reggimenti ebbe effettiva attuazione dal 1° luglio 1895.Il nuovo ordinamento si articolò in dettaglio nel modo seguente:

Artiglieria da Costa – Ordinamento MocenniArtiglieria da Costa – Ordinamento Mocennibrigate da costa compagnie da costa dipendenti

1a 1 - 2a - 3a

2 a 4a - 5a

3 a 6a - 7a

4 a 8a - 9a - 10a

5 a 11a - 12a – 13a

6 a 14a - 15a

7 a 16a - 17a - 18a - 19a - 20a

8 a 21a - 22a - 23a - 24a - 25a

9 a 26a - 27a - 28a

10 a 29a - 30a - 31a - 32a - 33a

11 a 34a - 35a - 36a - 37a - 38a

Artiglieria da Fortezza – Ordinamento MocenniArtiglieria da Fortezza – Ordinamento MocenniArtiglieria da Fortezza – Ordinamento Mocennibrigate da fortezza compagnie da fortezza dipendenti sede comando brigata

1a 1a - 2a - 3a - 4a Verona2a 5a - 6a - 7a - 8a Mantova3a 9a - 10a - 11a - 12a Piacenza4a 13a - 14a - 15a - 16a - 17a Alessandria5a 18a - 19a - 20a - 21a Alessandria6a 22a - 23a - 24a Torino7a 25a - 26a - 27a Torino8a 28a - 29a Bologna9a 30a - 31a - 32a Roma10a 33 a - 34 a - 35 a - 36 a 37 a - 38 a Roma11a 37 a - 38 a Capua

I provvedimenti di Mocenni stabilirono inoltre la conservazione del precedente organico di 100 compagnie da costa e fortezza per la Milizia Territoriale, e un incremento da 36 a 42 per quelle della Milizia Mobile.Mentre gli organi intermedi di comando, e cioè i due comandi di artiglieria da fortezza di Torino e Napoli, non venivano toccati dalla nuova organizzazione, lo stesso non può dirsi per la efficiente e collaudata struttura territoriale. Le 14 direzioni territoriali d’artiglieria, fin dai tempi di Ricotti chiave di volta del servizio tecnico, furono soppresse dal citato R.D. 504, e sostituite da 12 “comandi locali di artiglieria”, suddivisi in 6 da fortezza ed altrettanti da costa.

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Questi nuovi organi, che costituivano un singolare ibrido tra il comando tecnico-territoriale e quello operativo sulle truppe, vennero attivati dal 1° luglio 1895; essi erano costituiti da un ufficio tecnico per la gestione del materiale, e da un numero variabile di brigate di artiglieria da costa o da fortezza. Ad essi erano inoltre subordinate le “sezioni staccate d’artiglieria” (eredi dei precedenti comandi locali) operanti nei singoli forti.Ecco il quadro completo dei nuovi “comandi locali di artiglieria”:

Comandi locali di Artiglieria – Ordinamento MocenniComandi locali di Artiglieria – Ordinamento Mocennida Fortezza da Costa

Torino GenovaAlessandria Venezia

Piacenza SpeziaMantova Messina

Roma GaetaOzieri Taranto

Forniamo qualche particolare supplementare sui 3 comandi locali di artiglieria prossimi alla frontiera italo-francese, che in quegli anni era ancora al centro dell’attenzione delle autorità militari.

Comando locale di Artiglieria (Fortezza) di TorinoComando locale di Artiglieria (Fortezza) di Torino

Reparti inquadrati 6a e 7a Brigata Artiglieria da Fortezza (Torino)

Sezioni staccate dipendenti Bard, Exilles, Fenestrelle, Moncenisio, Susa, Cesana, Bardonecchia

Comando locale di Artiglieria (Fortezza) di AlessandriaComando locale di Artiglieria (Fortezza) di Alessandria

Reparti inquadrati 4a e 5a Brigata Artiglieria da Fortezza (Alessandria)

Sezioni staccate dipendenti Casale, Vinadio, Tenda

Comando locale di Artiglieria (Costa) di GenovaComando locale di Artiglieria (Costa) di Genova

Reparti inquadrati 2 Brigate di Artiglieria da Costa

Sezioni staccate dipendenti Melogno, Altare, Zuccarello, Nava, Giovo

La compagnia da costa e fortezza dell’ordinamento Mocenni prevedeva un organico teorico di pace composto da un capitano comandante, 2 ufficiali subalterni e 110 uomini di truppa. Lo stato maggiore della brigata comprendeva un maggiore comandante, 2 ufficiali subalterni e un ufficiale medico, oltre a 11 uomini di truppa.Molto folti erano gli organici dei nuovi comandi locali, date le importanti funzioni che disimpegnavano. Si trattava in totale, per i 12 comandi, di 7 colonnelli, 9 tenenti colonnelli, 9 maggiori, 50 capitani, 22 ufficiali subalterni, tutti di artiglieria, 13 ufficiali contabili,

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63 ufficiali delle fortezze (con grado da sottotenente a colonnello) 8 . Assai numerosi anche gli impiegati civili, 151 tra ragionieri, capitecnici, disegnatori e scrivani 9. Questa radicale riforma del servizio di artiglieria, nonché dei reparti da costa e fortezza, si rivelò presto deleteria e non sopravvisse al suo ideatore, travolto con tutto il gabinetto dalla sconfitta di Adua (1° marzo 1896). Il successivo governo Rudinì, dopo una breve e travagliata parentesi in cui Ricotti tornò al ministero della Guerra, affidò a Luigi Pelloux (1896-1897) il difficile compito di risollevare le sorti del R.E. Il generale savoiardo ideò con grande sollecitudine una serie di provvedimenti, i più rilevanti dei quali portano la data del 28 giugno 1897 (legge n. 225 di ordinamento, cui fu data attuazione con una serie di Regi Decreti, dal n. 355 al 366 del 26 luglio 1897) e del 22 luglio 1897 (R.D. n. 366 sulla nuova circoscrizione territoriale, poi attuato col R.D. 395 dell’11 agosto 1897).Limitandoci naturalmente al campo dell’artiglieria da fortezza, rileviamo che Pelloux, pur non condividendo affatto lo spirito delle riforme del suo predecessore Mocenni, non se la sentì di stravolgere nuovamente l’ordinamento della specialità, che stava appena trovando il suo nuovo equilibrio. Oltretutto la necessità di contenere i costi della macchina militare non si era certo affievolita, per cui Pelloux non ripristinò i comandi di reggimento, ma confermò l’articolazione dei reparti su 22 brigate da costa e fortezza (R.D. n. 356 del 22 luglio 1897), aumentando solo il totale delle compagnie da 76 a 78 10 , e istituendo 2 “uffici di Amministrazione”, uno per le brigate da costa e uno per quelle da fortezza. Per la Milizia Mobile previde un aumento da 42 a 78 delle compagnie da costa e fortezza, che rimasero invece fissate a 100 nella Milizia Territoriale.Fu un periodo di grande confusione nella vita dell’arma di artiglieria, in cui i dispositivi dei due ordinamenti finirono per sovrapporsi almeno parzialmente, con comprensibili, deleterie conseguenze. Oltretutto si verificò la paradossale situazione per cui molti provvedimenti di Mocenni ebbero effettiva validità solo a partire dal 1° gennaio 1897, data

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8 Si trattava  di ufficiali provenienti solitamente dall’arma di artiglieria (più raramente dal genio) che, nel venire assegnati al servizio in una fortezza, transitavano provvisoriamente nei ruoli di una speciale categoria, detta appunto “ufficiali delle fortezze”. Tali ufficiali erano compresi nei ruoli di anzianità degli ufficiali di fanteria ed era norma che i comandanti di fortezza (in pace) provenissero da tale categoria. Lo status di questi ufficiali era assai discusso, tanto che si arrivò nel 1910 alla soppressione del corpo. Solitamente vi venivano assegnati ufficiali allontanati dalla loro arma d’origine per qualche deficienza di ordine fisico, professionale o di attitudine militare. Siffatta, discutibile prassi veniva giustificata con il fatto che, in caso di guerra, sarebbero stati nominati comunque nuovi comandanti di fortezza, con tutti i requisiti indispensabili. Inoltre, in tal modo, si evitava di assegnare a ufficiali di artiglieria una destinazione poco gradita nei forti di montagna.

9 I dati sono desunti da Tabelle graduali e numeriche di formazione del Regio Esercito e dei servizi dipendenti dall’amministrazione della Guerra, Roma, 23 dicembre 1894.

10 Le 2 nuove compagnie furono la 39^ e la 40^ da costa, che si aggiunsero all’organico dell’11a brigata da costa.

alla quale il governo Crispi era ormai caduto da dieci mesi e Pelloux stava già studiando il modo di ripristinare per quanto possibile il precedente ordinamento.Si ebbe infatti un deciso ritorno al passato per quanto riguarda l’organizzazione territoriale. Lo stesso R.D. del 15 settembre 1897 che sanciva la creazione delle 2 nuove compagnie da costa, stabilì la soppressione dei neonati 12 comandi locali d’artiglieria. In loro sostituzione Pelloux ripristinò nelle linee portanti l’intera organizzazione basata sulle direzioni e sui comandi di artiglieria. Questi ultimi vennero fissati nel numero di 8, senza distinzione tra campagna e fortezza, mentre le direzioni, in numero di 14, perdettero l’appellativo (ma non certo le funzioni) di “territoriale”.Il nuovo assetto si riassume nella seguente tabella che specifica anche, per ogni direzione, le divisioni militari sul cui territorio essa aveva giurisdizione.

Comandi di Artiglieria C.A. Direzioni di Artiglieria Divisioni Militari

Torino I TorinoTorino (1a)

Torino I Torino Novara (2 a)

Alessandria II AlessandriaAlessandria (3a)

Alessandria II Alessandria Cuneo (4a)

Piacenza IVPiacenza

Piacenza (7a)

Piacenza IVPiacenza

Bologna (11a)Piacenza IV

Genova Genova (8a)

Verona III-VMantova

Milano (5a)

Verona III-VMantova Brescia (6a)

Verona III-VVerona Verona (9a)

Verona III-V

Venezia Padova (10a)

Bologna VI-VIII SpeziaFirenze (15a)

Bologna VI-VIII Spezia Livorno (16a)

Roma VII-IX

RomaRoma (17a)

Roma VII-IX

Roma Perugia (18a)

Roma VII-IXAncona

Ravenna (12a)Roma VII-IX

Ancona Ancona (13a)Roma VII-IXAncona

Chieti (14a)

Roma VII-IX

Maddalena Cagliari (25a)

Napoli X NapoliNapoli (19a)

Napoli X Napoli Salerno (20a)

Messina XI-XII Taranto Bari (21a)

Come si può rilevare, rispetto alla circoscrizione del 1883 il numero delle direzioni rimase fermo a 14, ma con l’inserimento della Maddalena e di Taranto in sostituzione di Bologna e di Firenze.

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Una piccola variazione fu apportata a tale articolazione da un provvedimento del ministro Giuseppe Mirri (1899-1900, gabinetto Pelloux), che sostituì Piacenza con Genova come sede del comando artiglieria per il IV corpo d’armata a partire dal 1° novembre 1899 11.Si trattava comunque, nel complesso, di una sistemazione ancora provvisoria, in attesa che tempi migliori consentissero il ripristino della struttura ordinativa reggimentale. Fu il ministro Giuseppe Ottolenghi (1902-1903, 2° gabinetto Zanardelli) a portare a termine una profonda ristrutturazione di tutta l’arma di artiglieria, grazie ai provvedimenti previsti dalla legge n. 303 del 21 luglio 1902 ed attuati con il R.D. del 21 agosto dello stesso anno. Con tali disposizioni, in vigore dal 1° novembre 1902, si rimodellava l’organizzazione di vertice (ispettorati), si variava il numero dei comandi e delle direzioni, si sopprimevano i due uffici di Amministrazione, ma specialmente venivano istituiti i comandi (“stati maggiori”) ed i relativi depositi di 6 reggimenti di artiglieria da costa e da fortezza. Il numero complessivo delle compagnie rimaneva fermo a 78, ma venivano costituiti 3 nuovi comandi di brigata, una delle quali, autonoma, costituiva la “brigata di artiglieria da costa della Sardegna”.Data l’importanza del nuovo assetto ordinativo, ne riportiamo in due tabelle prima i dati riassuntivi e poi i dettagli organizzativi.

Artiglieria da Costa e Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa e Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa e Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa e Fortezza – Ordinamento Ottolenghireparti brigate compagnie depositi

Reggimenti da Fortezza 1°-2°-3° 13 37 3Reggimenti da Costa 1°-2°-3° 11 35 3Brigata Artiglieria da Costa Sardegna 1 6 -Totale 25 78 6

Artiglieria da Costa – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Costa – Ordinamento Ottolenghireggimenti sede brigate dipendenti compagnie

1° Rgt. da Costa Genova

1a 1a - 2a - 3a

1° Rgt. da Costa Genova2 a 4a - 5a - 6a - 7 a

1° Rgt. da Costa Genova3 a 8a -9 a - 10a - 11a1° Rgt. da Costa Genova

4 a 12 a - 13 a

2° Rgt. da Costa Spezia

1 a 1a - 2a - 3a - 4a

2° Rgt. da Costa Spezia 2 a 5 a - 6 a - 7 a - 8 a2° Rgt. da Costa Spezia3 a 9 a - 10 a - 11 a

3° Rgt. da Costa Messina

1 a 1a - 2a - 3a

3° Rgt. da Costa Messina2 a 4a - 5a - 6a

3° Rgt. da Costa Messina3 a 7a - 8a - 9a3° Rgt. da Costa Messina

4 a 10 a - 11 a Maddalena Brigata Sardegna 1a - 2a - 3a - 4a - 5a - 6a

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11 R.D. n. 344 del 1° agosto 1899. Tale variazione dipendeva dal fatto che il R.D. 413 del 15 settembre 1898 (ministro Alessandro Asinari di San Marzano) aveva stabilito che il IV corpo d’armata divenisse il corpo d’armata di Genova dal 1° novembre 1898.

Artiglieria da Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento OttolenghiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento Ottolenghireggimenti sede brigate dipendenti compagnie

1° Rgt. da Fortezza

Torino

1a 1a - 2a - 3a

1° Rgt. da Fortezza

Torino2a 4a - 5a

1° Rgt. da Fortezza

Torino 3a 6a - 7a - 8a1° Rgt. da Fortezza

Torino

4a 9a - 10a - 11a

1° Rgt. da Fortezza

Torino

5a 12a -13a -14 a

2° Rgt. da Fortezza

Alessandria

1a 1a -2a -3a

2° Rgt. da Fortezza

Alessandria 2a 4a -5a -6a2° Rgt. da Fortezza

Alessandria3a 7a -8a -9a

2° Rgt. da Fortezza

Alessandria

4a 10a -11a – 12a

3° Rgt. da Fortezza

Roma

1a 1a -2a

3° Rgt. da Fortezza

Roma2a 3a -4a - 5a 3° Rgt. da

FortezzaRoma

3a 6a -7a - 8a3° Rgt. da Fortezza

Roma

4a 9a -10a -11a

Gli organici dei nuovi reggimenti comprendevano ciascuno un colonnello comandante, 4 o 5 ufficiali superiori, una quindicina di capitani e una trentina circa di ufficiali subalterni. Nel nuovo ordinamento gli sbarramenti della frontiera occidentale vennero presidiati dalle compagnie dei reggimenti 1° (opere del torinese) e 2° (opere del cuneese). Gli stessi reggimenti fornivano però anche i presidi ai forti della frontiera austriaca. Ad esempio l’11a compagnia del 1° reggimento da fortezza fu distaccata nel 1905 ad Exilles, in val di Susa, mentre l’anno successivo fu inviata a presidiare lo sbarramento di Rocca d’Anfo, nelle Giudicarie. Così pure risulta che nel 1903 alcune compagnie del 2° reggimento presidiassero i forti di Verona. Quanto al 3° reggimento, esso ebbe un impiego parzialmente diverso. Infatti, oltre a fornire il presidio alla piazza di Roma e alle altre dell’Italia centrale, risulta fosse stato destinato in particolare alle operazioni con il parco d’assedio. Per questa ragione tale reparto veniva talora denominato “3° reggimento d’artiglieria da fortezza (d’assedio)”. Per quanto riguarda invece i reparti da costa, il 3° reggimento forniva i presidi alle piazze marittime dell’Italia meridionale, in specie Messina, Reggio, Taranto e Gaeta; le piazze liguri erano invece presidiate dai primi due reggimenti, in particolare Savona, Vado e Genova dal 1°, Spezia dal 2°.

Fregio dell’artiglieria da fortezza Fregio dell’artiglieria da costa

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

Q u a d e r n i A s s o c i a z i o n e S t u d i S t o r i a e A r c h i t e t t u r a M i l i t a r e - d i c e m b r e 2 0 1 5 18

Occorre ancora rilevare che, a partire dai primi anni del nuovo secolo, ferma restando la denominazione ufficiale che dalla legge fu attribuita ai reggimenti da fortezza, iniziò a farsi strada, in documenti ufficiosi e poi anche ufficiali, la consuetudine di definire genericamente “artiglieria da assedio” l’insieme delle specialità da fortezza e da assedio propriamente detta. Tale pratica, benché non giustificata dalla nomenclatura ufficiale nemmeno – come vedremo – nel successivo ordinamento Spingardi, ove si continuerà a parlare di “reggimenti di artiglieria da fortezza”, venne a poco a poco estendendosi non solo nella pubblicistica, ma anche in numerose istruzioni e regolamenti 12 . Insomma si venne gradualmente ad anticipare quella che sarà la situazione maturata nel corso della Grande Guerra, allorché, dato l’andamento delle operazioni, i reparti da fortezza assolsero sempre meno i loro compiti originari (servizio delle artiglierie degli sbarramenti) e sempre più quelli di funzionamento delle batterie da assedio. Da qui la graduale caduta in disuso della definizione “da fortezza” e l’utilizzo corrente di quella “da assedio”.L’organizzazione territoriale, già riordinata da Pelloux, richiese solo piccoli ritocchi (R.D. n. 402 del 21 agosto 1902) da parte di Ottolenghi, ossia la riduzione delle direzioni da 14 a 13 (con l’eliminazione di Ancona) e l’incremento del numero dei comandi da 8 a 9. Questi ultimi furono però nuovamente ripartiti tra comandi d’artiglieria da campagna (6) e comandi d’artiglieria da costa e fortezza (3).

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

Q u a d e r n i A s s o c i a z i o n e S t u d i S t o r i a e A r c h i t e t t u r a M i l i t a r e - d i c e m b r e 2 0 1 5 19

12 Si vedano per esempio l’Istruzione sulle manovre di forza per le artiglierie d’assedio del 1905 e l’Istruzione sul servizio delle artiglierie d’assedio del 1909. In realtà entrambe le pubblicazioni (di carattere ufficiale, edite dal Ministero della Guerra) trattano sia dell’artiglieria d’assedio che di quella da fortezza e dei loro materiali. Ma si nota comunque una certa confusione, in quanto altre istruzioni dello stesso periodo parlano invece di “artiglieria da fortezza”.

Limitandoci naturalmente a questi ultimi, l’articolazione territoriale che ne risultò era la seguente:

comandi C.A. direzioni divisioni militari

Torino

I TorinoTorino (1a)

Torino

I TorinoNovara (2a)

Torino

II AlessandriaAlessandria (3a)

Torino

II AlessandriaCuneo (4a)

Torino

III E V

MantovaMilano (5a)

Torino

III E V

MantovaBrescia (6a)

Torino

III E VVerona Verona (9a)

Torino

III E V

Venezia Padova (10a)

Piacenza

IV E VI

Genova Genova (8a )

Piacenza

IV E VIPiacenza

Piacenza (7a)

Piacenza

IV E VIPiacenza Bologna (11a)

Piacenza

IV E VIPiacenza

Ravenna (12a)Piacenza

VII E VIII Spezia

Ancona (13a)Piacenza

VII E VIII SpeziaChieti (14a)

Piacenza

VII E VIII SpeziaFirenze (15a)

Piacenza

VII E VIII Spezia

Livorno(16a)

Roma

IXRoma

Roma (17a)

Roma

IXRoma

Perugia (18a)

Roma

IX

Maddalena Cagliari (25a)

RomaX Napoli

Napoli (19a)

RomaX Napoli

Salerno (20a)Roma

XI TarantoBari (21a)

Roma

XI TarantoCatanzaro (22a)

Roma

XII MessinaPalermo (23a)

Roma

XII MessinaMessina (24a)

U n a p i c c o l a v a r i a z i o n e f u a n c o r a a p p o r t a t a n e l 1 9 0 6 ( R . D . n . 5 6 d e l 2 2 f e b b r a i o 1 9 0 6 ) d a l m i n i s t ro L u i g i M a j n o n i d ’ I n t i g n a n o ( 1 9 0 5 - 1 9 0 6 , g a b i n e t t i F o r t i s e S o n n i n o ) , a s e g u i t o d e l l a d e c i s i o n e d i a c c o rc i a re i l t r a t t o d i f ro n t e , t ro p p o e s t e s o , s i n o a d a l l o r a a f f i d a t o a l V c o r p o d ’ a r m a t a d i Ve ro n a . P e r i s e r v i z i d i a r t i g l i e r i a l e m o d i f i c h e a p p o r t a t e g e n e r a ro n o l a s e g u e n t e a r t i c o l a z i o n e t e r r i t o r i a l e c o m p l e s s i v a , c h e n o n v a r i ò t u t t a v i a i l n u m e ro e l a s e d e d e l l e d i re z i o n i :

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

Q u a d e r n i A s s o c i a z i o n e S t u d i S t o r i a e A r c h i t e t t u r a M i l i t a r e - d i c e m b r e 2 0 1 5 20

comandi C.A. direzioni divisioni militari

Torino

I TorinoTorino (1a)

Torino

I TorinoNovara (2 )

TorinoII Alessandria

Alessandria (3a)

TorinoII Alessandria

Cuneo (4a)Torino

III e VMantova

Milano (5a)Torino

III e VMantova

Brescia (6a)

Torino

III e VVerona

Verona (9a)

Torino

III e VVerona

Padova (10a)

Piacenza

IV e VI

Venezia Bologna (11a)

Piacenza

IV e VIGenova Genova (8a)

Piacenza

IV e VIPiacenza

Piacenza (7a)

Piacenza

IV e VIPiacenza

Ravenna (8a)Piacenza

VII e VIII Spezia

Ancona (13a)Piacenza

VII e VIII SpeziaChieti (14a)

Piacenza

VII e VIII SpeziaFirenze (15a)

Piacenza

VII e VIII Spezia

Livorno(16a)

Roma

IXRoma

Roma (17a)

Roma

IXRoma

Perugia (18a)

Roma

IXMaddalena Cagliari (25a)

Roma X NapoliNapoli (19a)

Roma X NapoliSalerno (20a)

Roma

XI TarantoBari (21a)

Roma

XI TarantoCatanzaro (22a)

Roma

XII Messina Palermo (23a)

I reparti di artiglieria da fortezza subirono una profonda trasformazione durante il lungo e fruttuoso periodo in cui Paolo Spingardi resse il ministero della Guerra (1909-1914), in eccellente sinergia da un lato col presidente del Consiglio dei ministri, Giovanni Giolitti, dall’altra con il capo di stato maggiore del R.E., generale Alberto Pollio. Tutta l’arma di artiglieria uscì sostanzialmente rafforzata dai provvedimenti di Spingardi, resi possibili anche dal consistente incremento delle spese militari che caratterizzò il periodo giolittiano 13.Il testo legislativo fondamentale fu la legge n. 515 del 17 luglio 1910 che riformò l’ordinamento complessivo del R.E. Quanto all’arma di artiglieria, furono rinnovati gli organismi di vertice (ispettorati), aumentati a 9 i comandi da campagna e portati a 4 quelli da fortezza, mantenendo fermo a 13 il numero delle direzioni.

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

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13 Il bilancio dell’esercizio 1909/1910 (proprio nel periodo delle riforme Spingardi-Pollio) attribuì al ministero della Guerra circa 339 milioni di lire, dopo che nel 1899/1900 si era toccato il livello minimo di spese per l’esercito, con 240 milioni.

L’aumento degli organici dei reparti da fortezza era ormai da anni reclamato da tutti gli esperti, specialmente in considerazione del gran numero di fortificazioni messe in cantiere sulle coste e al confine austriaco 14 . Si rischiava infatti di cadere nella paradossale situazione, stigmatizzata ad esempio dal generale Luigi Sollier, per cui: “[…] il paese che spende milioni a centinaia per le sue fortificazioni terrestri e costiere, ha ben diritto che il Governo non arrischi di renderle inutili, o quasi inutili, per una falsa economia di personale” 15.La riforma Spingardi elevò il numero complessivo delle compagnie da costa e fortezza a 98, ma al di là di questo considerevole incremento del numero delle unità elementari, l’aspetto veramente innovatore della riforma 16 fu la riorganizzazione dei reparti su 10 reggimenti, senza distinzione formale tra fortezza e costa. L’unità organica che riunisce più compagnie si definì da allora “gruppo” e non più “brigata”.Il testo legislativo prevedeva dunque in complesso 10 reggimenti con relativi stati maggiori e depositi, 33 gruppi e 98 compagnie (nel dettaglio, 18 gruppi e 55 compagnie da fortezza; 15 gruppi e 43 compagnie da costa); non entrava in ulteriori dettagli, che sarebbero stati definiti più oltre dal governo in via amministrativa. In particolare il nuovo assetto della specialità fu operativo a partire dal 1° settembre 1911.L’ordinamento Spingardi non determinava a priori il numero delle unità della Milizia Mobile e Territoriale, prevedendo che esso venisse stabilito con decreto reale al momento dell’eventuale necessità.Tra le novità previste dalla legge 515 dobbiamo ricordare anche l’istituzione della “scuola centrale d’artiglieria da fortezza”, con sede in Roma, per l’insegnamento pratico del tiro agli ufficiali dell’arma. Vi erano ammessi capitani e tenenti dell’artiglieria da fortezza e costa, per essere abilitati a dirigere il tiro rispettivamente di gruppo e di batteria. I corsi comprendevano anche esercitazioni di tiro al poligono di Bracciano e ad uno o più forti o sbarramenti. Il ministero attribuiva particolare importanza ai corsi tenuti in tale istituto formativo, tanto che una pubblicazione ufficiale del 1915 affermava che la scuola “[…]costituisce un centro intellettuale dove viene accresciuta la coltura tecnica e professionale negli ufficiali della specialità”. Occorre precisare subito che i nuovi reggimenti creati da Spingardi non presentavano una composizione omogenea, ma, al contrario, ne esistevano 4 differenti tipologie. Erano definiti tutti “reggimenti d’artiglieria da fortezza”, ma erano suddivisi nel modo seguente:§ i rgt. 6°, 7°, 8° e 9° (“reggimenti artiglieria da fortezza”) comprendevano solo gruppi da

fortezza, destinati all’armamento delle opere fortificate;

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

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14 Al momento dell’approvazione della legge di ordinamento, alla frontiera orientale si trovavano in vari stadi costruttivi (appena terminate, in costruzione, inizio lavori imminente) ben 44 opere fortificate di nuovissima concezione, tutte armate con artiglierie in cupole corazzate girevoli.

15 Luigi Sollier, La questione morale nell’esercito, e specialmente nell’artiglieria, Torino, Lattes, 1908, p. 60

16 Sull’opera riformatrice di Spingardi consigliamo vivamente il volume di Andrea Saccoman citato in bibliografia

§ i rgt. 1°, 2°, 4° vennero denominati “reggimenti artiglieria da fortezza (costa)” e comprendevano solo gruppi da costa, destinati all’armamento delle opere costiere (sia fronte a mare che a terra);

§ i rgt. 3° e 5° vennero denominati “reggimenti artiglieria da fortezza (costa e fortezza)” e comprendevano sia gruppi da fortezza che da costa;

§ il 10° reggimento “10° reggimento artiglieria da fortezza (assedio)” era destinato a formare il parco d’assedio.

La brigata di artiglieria da costa della Sardegna perdette la sua autonomia e venne inglobata nel 3° reggimento.Prima di fornire qualche particolare in più sul nuovo ordinamento, ricordiamo che un successivo provvedimento legislativo (l’ultimo prima della Grande Guerra) aumentò ulteriormente gli organici dei reparti da fortezza, allo scopo di sostituire in madrepatria le compagnie inviate in Libia. Nello specifico la legge n. 1282 del 7 dicembre 1911 determinò, tra l’altro, la creazione di 4 nuovi gruppi di artiglieria da fortezza, ognuno di 3 compagnie.Entriamo adesso più nel dettaglio della nuova organizzazione utilizzando due tabelle, la prima che sintetizza gli elementi di base, la seconda che fornisce i particolari dell’ordinamento. Come si può notare, la numerazione delle compagnie, espressa in numerale arabo, era progressiva all’interno di ogni reggimento,.

Artiglieria Da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria Da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria Da Fortezza – Ordinamento Spingardireparti gruppi compagnie

Reggimenti da Fortezza 6°-7°-8°-9° 12 39Reggimenti da Costa 1°-2°-4° 10 30Reggimenti da Costa e Fortezza 3°-5° 8 20Reggimento d’assedio 10° 3 9Totale 33 98

Nella tabella valgono le seguenti abbreviazioni: Rgt.: reggimento, C: Costa; F: Fortezza; C/F: costa e fortezza; A: assedio.

Artiglieria da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento SpingardiArtiglieria da Fortezza – Ordinamento Spingardi

rgt. tipo sede gruppi composizione secondo l’ordinamento del 1910

nuove compagnie 1911

1° C Genova 3 compagnie da 1a a 8a

2° C Spezia 3 compagnie da 1a a 9a

3° C/F Roma 5 compagnie da 1a a 12a 13^, 14^4° C Messina 4 compagnie da 1a a 13a

5° C/F Venezia 3 compagnie da 1a a 8a 9^6° F Torino 3 compagnie da 1a a 10a 11^, 12^7° F Alessandria 3 compagnie da 1a a 9a 10^, 11^8° F Bologna 3 compagnie da 1a a 11a

9° F Verona 3 compagnie da 1a a 9a 10^, 11^, 12^10° A Piacenza 3 compagnie da 1a a 9a 10^, 11^

Totale 33 98 12

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

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Quanto alla dislocazione dei reparti, possiamo in linea di massima affermare che 1° e 2° rgt. presidiavano le piazze costiere delle Liguria, il 3° le piazze marittime dell’Italia meridionale, il 5° la piazza di Venezia - Mestre (fronti a terra e a mare), il 3° Roma e le coste sarde 17, 6° e 7° gli sbarramenti al confine francese, 8° e 9° quelli al confine austriaco, mentre il 10° era preposto a costituire il parco d’assedio. A questo proposito va sottolineato come Piacenza divenne da questo momento il vero polo di riferimento per l’attività dell’artiglieria da assedio (poi artiglieria pesante), mantenendo tale ruolo fino ai giorni nostri. Nella città emiliana avevano infatti sede l’unico reggimento da assedio del R.E., il parco da assedio, e, come vedremo tra poco, una direzione di artiglieria e un comando di artiglieria da fortezza.E’ doveroso un brevissimo cenno al fatto che quasi tutti i reggimenti da fortezza fornirono ufficiali e soldati ad alcuni corpi e servizi mobilitati per la guerra di Libia, nel 1911-1912. In particolar modo il 7° reggimento mobilitò ed inviò in teatro un gruppo organico con 4 compagnie.Per quanto attiene all’articolazione dei comandi territoriali, le legge del 1910 non entra in dettagli, stabilendo soltanto che hanno giurisdizione territoriale, tra gli altri, i comandi di artiglieria da fortezza e le direzioni di artiglieria, la cui circoscrizione è fissata per decreto reale. Si precisa tuttavia il numero (13) delle direzioni di artiglieria e (4) dei comandi da fortezza. Dunque le direzioni non variarono né in numero né in sede rispetto al precedente ordinamento, mentre i 4 comandi di artiglieria da fortezza risultarono i seguenti: Genova, Piacenza, Roma e Mantova.Come abbiamo già avuto modo di precisare, le leggi di ordinamento non definivano anche le sezioni staccate di artiglieria, lasciando facoltà al ministero di variarne numero e località a seconda delle esigenze. Sarà quindi opportuno riportarne la situazione, limitatamente sempre al teatro italo-francese, alla immediata vigilia della Grande Guerra.

Frontiera Occidentale – 31 Dicembre 1914Frontiera Occidentale – 31 Dicembre 1914

direzioni d’artiglieria sezioni staccate dipendenti

TorinoAosta, Fenestrelle, Moncenisio, Susa, Cesana, Bardonecchia, Gravellona

Alessandria Sampeyre, Vinadio, Tenda

GenovaMelogno, Altare-Vado, Zuccarello, Nava, Passo Del Giovo, Savona

M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

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17 In effetti, come già accennato, entrarono nella costituzione del 3° reggimento le sei compagnie che avevano formato, nel precedente ordinamento, la brigata di artiglieria da costa della Sardegna. Oltre al deposito principale del reggimento a Roma, venne quindi istituito anche un deposito speciale alla Maddalena.

Con questa organizzazione dell’artiglieria da fortezza l’Italia affrontò dunque l’immane prova della Grande Guerra; a mobilitazione terminata, risultavano costituite ben 277 compagnie di artiglieria da fortezza, suddivise in 111 dell’ Esercito Permanente, 66 della Milizia Mobile e 100 della Milizia Territoriale. Al termine del conflitto la gloriosa specialità non venne più di fatto ricostituita e uscì per sempre dai ruoli organici del R.E. Infatti nell’ordinamento provvisorio statuito dal R.D. n. 2143 del 21 novembre 1919 (a forma ministro Alberico Albricci, 1919-1920) non comparve più l’artiglieria da fortezza, ma solo quella da costa (4 reggimenti). Anche l’artiglieria d’assedio, grande protagonista della guerra e vera erede di quella da fortezza, non fu più ricostituita con tale appellativo, variando la sua denominazione in “artiglieria pesante”, di cui furono previsti inizialmente 6 reggimenti. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

BIBLIOGRAFIA E FONTI

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M a s s i m o R o b o t t i - A r t i g l i e r i a d a f o r t e z z a E v o l u z i o n e d e l l ’ o r d i n a m e n t o 1 8 7 0 - 1 9 1 4

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