royal raid 2009 - isola di mauritius

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TRAIL RUNNING MAGAZINE SPIRITOTRAIL Poste Italiane S.p.A.–Spedizione in abbonamento postale–D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CB FIRENZE 1 Anno I, numero 6, luglio 2009 Attualità Dalla strada al trail Cronache Ecomaratona delle Madonie Trail dei Monti Lucretili Ecotrail Ficuzza Marcia dei Tori Xterra Gran Raid Prealpi Trevigiane Cortina-Dobbiaco Le Porte di Pietra Verdon Canyon Challenge Maratòn Alpina Zegama Grand Union Canal Race Royal Raid Mauritius Personaggi Simone Moro Test materiali La Sportiva Lynx Brooks Cascadia Allenamento Forti e resistenti L’uso dei bastoncini Acqua: la reidratazione La pozione magica Mondo trail Un giorno in Vibram News in breve Natura: il paesaggio Calendario gare

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Cronaca di Simone Brogioni e Cristina Murgia

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TRAIL RUNNING MAGAZINE

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Anno I, numero 6, luglio 2009

Attualità Dalla strada al trail

Cronache Ecomaratona delle Madonie Trail dei Monti Lucretili Ecotrail Ficuzza Marcia dei Tori Xterra Gran Raid Prealpi TrevigianeCortina-Dobbiaco Le Porte di PietraVerdon Canyon ChallengeMaratòn Alpina Zegama Grand Union Canal RaceRoyal Raid Mauritius

PersonaggiSimone Moro

Test materiali La Sportiva Lynx

Brooks Cascadia

AllenamentoForti e resistenti

L’uso dei bastonciniAcqua: la reidratazione

La pozione magica

Mondo trail Un giorno in Vibram

News in breve Natura: il paesaggio

Calendario gare

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[REPORTAGE...]

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Il pullman che ci porta dall’hotel alla partenza mi ricorda gli autobus di linea che viaggiavano a Firenze 30

anni fa: color verde sbiadito, con sbuffi di fumo grigio che escono dal tubo di scappamento e il finestrino bloccato che non si chiude. Ma nonostante siano le tre e mezza del mattino non fa freddo, e l’aria che mi entra nelle orecchie confonde le poche parole in francese che riesco a catturare dai discorsi degli altri trailer. Un’ora di viaggio da sud a nord, con l’oceano alla nostra sinistra che riflette una luna piena “appositamente prenotata”, come scherza Albert D’unienville, organizzatore di questo Royal Raid, 80 km trail nel cuore dell’Isola di Mauritius. Albert, faccia da attore simpatica e tranquillizzante, anche quando al briefing della sera prima parla di “leoni in libertà” nella prima parte del percorso. Mi preoccupo un po’ e spero in un errore di comprensione dovuto al mio francese scolastico, invece no, sta parlando proprio di leoni. Il timore degli altri atleti si trasforma in una risata dopo una frase per me incomprensibile di Albert. Che avrà detto? Non importa, gli altri ridono e rido anch’io, alla faccia dei leoni.

Alle 4.30 del mattino arriviamo a Casela Park: tra mezz’ora partiremo in 90 per questa avventura. Mi avvicino timoroso al controllo materiale, dove un gentile ragazzo spunta la sua “check-list”. “Eau, carnet de route, lampe, rechange...” e fin qui tutto bene. “Sifflet?” mi chiede il giovane. “Sifflé? Cheschéssè sifflé?” rispondo io vedendo già sfumare la mia partecipazione alla corsa per inadempienza nel materiale obbligatorio. “Sifflet”, risponde lui portando indice e pollice verso la bocca e soffiandoci sopra. Un brivido mi percorre la schiena: il fischietto. Non ce l’ho. Aiuto. “Orca

L’ALTRAMAURITIUS

SI DICE MAURITIUS E SI PENSA A SPIAGGE BIANCHE

E MARE TRASPARENTE. TUTTO VERO. MA C’È ANCHE

UN’ALTRA MAURITIUS: QUELLA VERDE DEI PARCHI

NATURALI, QUELLA SELVAGGIA DELLE MONTAGNE,

QUELLA AMENA DEI CAMPI DI CANNA DA ZUCCHERO.

Testo di Simone Brogioni Foto Organizzazione

ROYAL RAID - ISOLA DI MAURITIUS 9 MAGGIO 2009 80 KM 6.000 M DISL.

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vacca”, sono le uniche due parole che mi escono. Il ragazzo mi guarda e, portando di nuovo indice e pollice verso la bocca, annuisce: “Oui, orcavaccà!”. Adesso ho due problemi: sono senza fischietto d’emergenza e devo spiegare al giovane che “sifflet” in italiano non si traduce “orcavacca”. Come per magia compare Albert (ecco a chi somiglia, al marito di Samantha nel telefilm “Vita da strega”!) con una manciata di fischietti in mano e me ne regala uno. Mi tranquillizzo e mi godo il balletto di uomini e donne che, con strumenti e costumi del luogo, ci accompagnano sorridenti verso la partenza. Qui a Mauritius sorridono tutti, già nei giorni precedenti avevo avuto modo di notare questa bella usanza, allenandomi nelle strade attorno all’hotel. E un sorriso fa comodo ora, mentre accendo la frontale e cerco di non pensare all’inizio di un’impresa sicuramente non alla mia portata.

Alle 5 si parte, la luna piena è coperta dalla prima montagna che dovremo salire e il buio nasconde quello che deve essere un parco meraviglioso. Corricchio, piano piano, per me è una distanza nuova e ho paura di non arrivare in fondo. Dopo 20

minuti mi ritrovo completamente bagnato, l’umidità è altissima e nella prima salita le gocce di sudore cadono davanti alle mie scarpe mentre con le mani premo sulle ginocchia per aumentare la spinta. Mi prende un attimo di sconforto e, per l’unica volta durante tutta la gara, penso di ritirarmi. Scolliniamo e ricompare la luna che, quasi appoggiata sull’oceano, lo graffia con una linea color argento. La vallata ora è più aperta e l’umidità minore; mentre scendiamo inizia l’aurora e nella salita successiva togliamo le frontali. Un ruggito terrificante squarcia il silenzio di quella conca che con la luce diventa sempre più verde. Mi blocco, e con me gli altri che mi sono vicini. Altri ruggiti si susseguono, riempiendo la valle e rimbalzando con il loro eco. Rimango estasiato davanti a questo spettacolo di suoni e di colori, che resterà il ricordo più emozionante del mio Royal Raid.

(Allora i leoni c’erano davvero! E perché al briefing tutti ridevano?)

Adoro correre da solo. Essere l’unico italiano in gara mi “tutela” da qualsiasi logorroico che mi si affianchi. “Je ne parle pas français” è il mio lasciapassare, un modo burbero per dire “lasciami godere da solo di queste meraviglie, in silenzio”. Mi fermo però volentieri a parlare con i volontari ai ristori, le prime volte con qualche difficoltà nello spiegare loro che scriverò per una rivista italiana un réportage su questa gara. Con il passare dei ristori affino le mie frasi standard e le ripropino sempre più perfezionate. All’ultimo ristoro mi scambieranno per un francese.

Il sole ora è già alto, l’umidità è scesa e il clima è quasi gradevole. Bevo

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continuamente, mi hanno raccontato di decine di disidratati lo scorso anno e non voglio finire questa splendida vacanza con una flebo attaccata al braccio. Alla fine della gara avrò bevuto oltre 9 litri di liquidi. Al 22° km si entra in una zona magica. Non conosco il suo nome e non voglio saperlo. So solo che corro, sto bene, sono contento; alzo la testa fino a quando la tesa del mio cappello non basta più a coprire gli occhi dal sole, sorrido, mando un bacio e dico “grazie” a Dio o chi per lui, alla natura, alla gioia di riscoprirmi stupendamente vivo, parte di un mondo che qui era e sarà così per migliaia di anni.

La salita ora si fa sentire sulle gambe, mi giro spesso a guardare l’oceano che è sempre più in basso, fino a quando un rumore di sassi rotolanti mi fa scoprire un branco di cervi che fugge al mio passaggio. Li fotografo, li saluto e un po’ mi sento “a casa”, con gli stessi animali che incontro durante le ricognizioni di fine primavera sul percorso della Lavaredo Ultra Trail. I chilometri scorrono veloci, l’entrata nel Parco dei Gorges è come l’ingresso a Gardaland per un bambino. Niente giochi qui, ma una sorpresa graditissima: il fresco dell’ombra data da piante di centinaia di specie, sopra le quali cinguettano uccelli di altrettante specie. Un trionfo musicale della natura e un altro brivido che mi sprona e mi permette di correre per il lungo tratto d’asfalto che porta all’imbocco del sentiero più ripido del tracciato. Le previsioni parlavano di possibili piogge in una parte dell’isola, ma non ricordo quale; spero tanto che sia quella

dove sono immerso in questo momento, nell’ora più calda della giornata, con il sole che continua ad accompagnarmi e a bruciarmi i polpacci. Niente pioggia invece. Arranco su per la salita aggrappandomi alle radici e ai tronchi degli alberi, ricordo ancora le mie Dolomiti, dove il clima però è ben diverso. Sudo, sbuffo, impreco, ma non mi fermo fino a quando lo scollinamento offre alle nostre spalle un accecante scenario mare/monti. Mi riposo sotto ad un gazebo di paglia e controllo il road-book: siamo a metà e la prossima tappa sarà il “Mare Longue”, un lago placido e rilassante che costeggiamo per un paio di chilometri. Ad un tratto l’ombra che avevo calpestato per tutto il percorso sparisce. Nuvole! Benedette nuvole. Il clima ora è più fresco e ricomincio a correre verso il Jet Ranch, 51° km, dove troveremo un ristoro e le nostre borse con i vestiti di ricambio. Già mi pregusto una zuppa bollente al sapore di bruciato, quando vedo delle persone avanzare verso di me. Mio Dio. Hanno sbagliato strada e stanno tornando indietro. E quindi anche io ho sbagliato strada. Fermo due ragazze (che poi arriveranno 2a e 3a): “Is this the right way?”. “Yes, yes!”, e mi spiegano che c’è un “giro di boa” da compiere, con un tratto dove gli atleti si incrociano. Ringrazio e le saluto velocemente, sono delle “top runners” e non voglio che perdano troppo tempo. E invece no, sono loro che mi bloccano e mi chiedono una foto. Evviva, lo spirito trail c’è anche all’Isola di Mauritius.

Il Jet Ranch è un ristorante che sorge su un altopiano a 600 metri di altitudine. Si

ha proprio l’idea di trovarsi sopra un Jet, tanto lo sguardo spazia intorno. Qui, al 51° km, troviamo il punto di ristoro più fornito, nonché le nostre borse con ricambio e la possibilità di essere riportati all’arrivo in caso di ritiro. Questa eventualità, che avevo ampiamente preso in considerazione prima della partenza, ora non mi sfiora neanche. Mi lavo, mi cambio, mangio pastasciutta scotta e zuppa dal sapore indefinito. Fuori inizia a diluviare. “Appena in tempo” penso, mentre dopo di me arrivano concorrenti fradici. Mi riposo, aspetto che smetta di piovere e riparto correndo in discesa, quasi non avessi sulle gambe 8 ore di corsa. Incrocio gli atleti che al Jet Ranch devono ancora arrivarci, sono bagnati come pulcini, e quasi mi pavoneggio sfoggiando la mia maglietta asciutta, appena cambiata. Per questo sarò punito. Un tuono fragoroso annuncia un temporale che mi terrà compagnia per due ore, dapprima su un lungo falsopiano, poi nella interminabile discesa che ci porterà di nuovo al livello del mare. Una discesa piena di sassi scivolosi, dove mi ritrovo da solo con una pioggia che manda il tilt prima il mio orologio, poi il cellulare e infine la macchina fotografica. Il sentiero diventa un torrente, l’equilibrio è sempre precario, la concentrazione massima. Non vedo segnali né altri concorrenti ormai da più di mezz’ora. Indietro non ci torno perdìo, neanche se ho sbagliato. Un cervo mi taglia la strada facendomi sobbalzare; adoro i cervi, mi danno tranquillità. E proprio in quel momento il diluvio cessa, compare subito il sole e con lui due volontari con una cassa di Pepsi, proprio

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dopo l’ennesimo guado che a quel punto cambia poco il livello di umidità delle mie scarpe. Mancano 18 km quando attacco l’ultima salita del Royal Raid. Mentre adesso, seduto davanti al pc, guardo l’altimetria della gara, mi rendo conto che deve essere stata davvero dura: 700 metri di D+ in meno di 4 km. Ma io non la ricordo. Rammento solo la sua fine, la strada che spiana, il ristoro con la gente che urla “Quel courage!”. E il volto ancora sorridente di Albert, l’organizzatore, dopo 12 ore di corse (in auto) su e giù per i vari punti del percorso. Siamo a Parakeet, che con i suoi 740 metri è il punto più alto del tracciato. Il mio orologio è andato, ma capisco che non mancherà più di un’ora al tramonto. Mi aspettano 14 km di discesa, negli ultimi dei quali dovrò ritirare fuori la mia frontale. L’oscurità arriva velocemente a Mauritius. Nelle sere precedenti ero rimasto stupito di come alle 18 il sole scomparisse all’orizzonte e alle 18.30 fosse giù buio pesto. Continuo a correre, salto l’ultimo ristoro dove un ragazzo mi urla dietro: “la lampe!”. Sì sì, la lampada, la prenderò più avanti.

Canne da zucchero. Le vedo, sono loro. Al briefing hanno detto: “Quando vedrete le canne da zucchero vorrà dire che siete arrivati”. E io ora sono immerso nelle canne da zucchero, due muri verdi attraverso i quali mi lancio commosso verso il traguardo all’Hotel Tamassa.

Chiunque abbia concluso una ultra sa che è impossibile descrivere l’emozione dell’arrivo. Sono le 18.30, dopo 13 ore e mezza di corsa ho portato a termine gli 80 km del Royal Raid. E un pezzo del mio cuore di podista si arricchisce di un’esperienza incancellabile.

Ho provato diverse volte a dare una definizione di “trail”. Ciò che ho avuto in testa durante tutto il Royal Raid è stata la parola “viaggio”. Non gara, non evento, non corsa. Viaggio. Questo è stato per me il Royal Raid. E a chi mi ha chiesto come fosse Mauritius ho raccontato di ruggiti di leoni all’alba, di guadi fino al ginocchio, di corse nel fango, di laghi infiniti. “Ma il mare?”. Ah sì, il mare. Bello, sì. “E il viaggio?”. Il viaggio? Bene: 13 ore e mezza. “Di volo?”. Sì... ho volato... ▼

CLASSIFICA MASCHILE

Pos Nome Tempo1 Didier MUSSARD ex equo 8h 23’

2 Yolland MAILLOT ex equo 8h 23’

3 Leonce HONORINE 8h 26’

Pos Nome Tempo1 Ghislaine RIBOTTE 10h 14’

2 Regine GUIBERT ex equo 12h 10’

3 Eleonore NAUD ex equo 12h 10’

CLASSIFICA FEMMINILE

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L’ISOLA del SORRISO

E gli stessi sguardi li ritrovo la mattina della gara, quando dal vecchio pullman che ci accompagna

alla partenza osservo le persone che camminano ai bordi della strada per recarsi al lavoro. E’ ancora buio, levataccia stamani. La notte è trascorsa agitata, il sonno interrotto dai rumori dei preparativi di chi affronterà la 80 km. Sveglia alle 3 per loro, io invece ho ancora un’ora di sonno.

I pensieri e le preoccupazioni mi assalgono. Mi sento straniera, quaggiù. Comincia l’inverno mauriziano, con le sue temperature miti, che corrispondono per noi al caldo torrido e afoso di luglio. Mi spaventa affrontare questa gara da sola. E il sentirmi diversa in un ambiente nuovo mi spaventa ancora di più.

Le luci del Jet Ranch mi fanno sussultare, siamo arrivati al luogo di partenza. La luna piena si affaccia da dietro un colle e mi perdo a guardarla, mentre in lontananza mi sembra di riconoscere “On the sunny side of the street” dalla voce inconfondibile di Louis Armstrong. Mi risveglio bruscamente al ricordo che ho dimenticato a Firenze il tappo del camel bag. Bene, corro con due bottiglie d’acqua nello zaino, non il massimo della comodità ma… si può fare. Non riesco a scambiare due parole con nessuno. Solo un in bocca al lupo con due rappresentanti della Reunion, che poi si piazzeranno primo e quarto in classifica; e la mia agitazione sale. Sono quasi le 7, ancora pochi secondi e... via! Parto per il mio Royal Raid di 35 km, ignara di cosa mi aspetterà per strada, con un'unica parola in mente dal briefing della sera prima: Parakeet. E’ la punta più alta da raggiungere in 4 km con più di 700 m di dislivello. Al momento giusto affronterò anche quelli! Giro d’obbligo nel parco del Jet Ranch e applausi per tutti dalla piccola folla che ci osserva, ci incoraggia e che mi dà una

ROYAL RAID - ISOLA DI MAURITIUS 9 MAGGIO 2009 35 KM 2.200 M DISL. Testo di Cristina Murgia

Foto Organizzazione

LA PRIMA COSA CHE MI VIENE IN MENTE QUANDO RIPENSO ALL’ISOLA DI MAURITIUS È IL SORRISO DELLA SUA GENTE. SIN DALLO SBARCO IN AEROPORTO È UN SUSSEGUIRSI DI OCCHI SCURI E SORRISI, CHE CONTINUANO POI ANCHE ALL’INTERNO DEL TAMASSA RESORT.

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carica inaspettata. Sono l’unica italiana in gara, e questo mi riempie d’orgoglio. Parto veloce e sciolta, e cerco subito un ritmo che mi faccia stemperare la tensione accumulata, ma non c’è modo. Dopo un paio di chilometri rimango sola e capisco che devo rimanere concentrata sul percorso e prestare attenzione ai segnali, un’impresa ardua per me che corro spesso guardandomi intorno e seguendo i piedi di chi mi precede. Infatti il primo dubbio mi assale quando sbatto quasi su un lago. Il Reservoire, una distesa d’acqua blu, con il riflesso del sole che la rende ancora più luminosa, con una vegetazione tropicale intorno che mi lascia incantata e mi permette di rifiatare. Ricordo bene di averlo sentito nominare durante il briefing della sera prima, ma nonostante le spiegazioni prima in francese e poi in inglese di Albert non ho colto se andare a destra o a sinistra. Mi fermo e aspetto, con il cuore che mi batte forte in petto, aspetto fino a quando sopraggiungono due trailer della Reunion che confabulano tra loro e optano per girare a destra. Sembra la scelta azzeccata. Balbetto qualcosa e mi accodo a loro sul sentiero, e proseguiamo così alternandoci alla guida per un po’, fino a quando senza accorgermene li lascio indietro.

Primo ristoro, una manna dal cielo avere tanta acqua a disposizione. E’ ancora presto ma la temperatura comincia a salire rapidamente. L’afa è opprimente, l’umidità è così elevata che ho la maglia e i pantaloncini completamente bagnati e sono costretta a strizzarli ogni poco. Riparto tra gli incoraggiamenti di Frederic, l’altro biondissimo organizzatore, anche lui sempre sorridente. Si scende: sentiero interminabile di sassi, rocce, radici e tutto quanto di meglio si possa desiderare per le proprie caviglie. Rallento notevolmente prestando la massima attenzione e continuo a sentire solo il rumore dei miei passi e il mio respiro affannato e preoccupato. Interminabile discesa, la mia concentrazione viene interrotta da qualcuno alle mie spalle che mi affianca e capisce che non sono del posto. In un inglese stentato mi indica un punto lontano in cima ad una montagna, molto in alto, mi costringe a fermarmi per vederlo meglio. Penso dapprima mi voglia indicare un punto panoramico, ma la sua insistenza e la foga nel parlare sono così incessanti che cominciano ad assalirmi alcuni pensieri: si dovrà mica arrivare lassù? Sarà mica quello Parakeet? Annuisce, saluta e mi lascia là sul mio terreno preferito, ancora una volta da sola con i miei pensieri.

Penso al caldo bestiale e al sole pieno che mi brucia la pelle, all’afa che non mi fa respirare bene, ma tutti i pensieri si interrompono quando mi trovo davanti ad un fiume e non mi sembra vero di raffreddare i piedi e immergerci per pochi secondi anche la testa. Alzo gli occhi e mi trovo a pochi metri dal punto di controllo e ristoro: applausi, incoraggiamenti e si riparte. Il bello comincia qui, la famosa salita tanto attesa. Riesco a correre per

un altro po’, nel tentativo di agganciare un atleta davanti a me e cercare così di scambiare quattro chiacchiere. Ho bisogno di rassicurazioni, ma una volta raggiunto la stanchezza sul suo volto mi impedisce di fargli qualsiasi domanda. Comincia il sentiero strettissimo, in mezzo alla vegetazione rigogliosa. Dapprima una leggera pendenza, poi sempre più ripida, in un susseguirsi di curve che impediscono allo sguardo di immaginare cosa ci sia dopo. C’è davvero poco da immaginare, si sale e basta. Mi aiuto con le mani a tirarmi su, mentre l’afa rende l’aria irrespirabile. Comincio ad incontrare tante persone ferme, chi in preda ai crampi, chi stanco, chi seduto. La mia faccia è tutta una smorfia di fatica e dolore, provo a sorridere per dare un po’ di conforto, ma devo davvero essere poco credibile. Aggancio un concorrente mauriziano, anche lui biondissimo: dieci metri avanti lui e dieci metri avanti io, e così a fatica si arriva in cima: voci in lontananza e applausi mi fanno dimenticare per un attimo le urla dei miei muscoli. In mezzo all’erba alta vedo una testa che mi incita e mi dice che a pochi metri c’è il ristoro! Parakeet, sei mia! Mai Pepsi Cola fu così gradita! Mi dicono che sono la terza donna, afferro una bottiglia d’acqua che decido di tenere in mano e via, giù per una lunga stradina di sassi e radici, in discesa. Saluto il mauriziano che ha rallentato un po’ il ritmo e decido che devo prestare attenzione nuovamente ai segnali. Venti chilometri: il più è fatto. Me ne mancano solo 16! La mia corsa in solitaria continua in mezzo ad una vegetazione tropicale. Sento la stanchezza e ho paura dei crampi. Provo a distrarmi guardandomi intorno e i chilometri passano abbastanza velocemente.

Canna da zucchero! Eccola, tutta intorno a me, il sentiero attraversa le piantagioni di canna da zucchero. Le attendevo da troppo tempo, canna da zucchero = arrivo, ci avevano detto. Infatti si trovano solo intorno a Tamassa. Incrocio gli sguardi sorridenti di chi è sudato perché lavora sotto il sole nelle piantagioni e continuo a correre puntando verso l’oceano blu che si staglia ai miei piedi. Eccolo, l’arrivo! Sono terza! Piango, tra gli applausi, sicura che porterò sempre con me l’isola di Mauritius nel cuore. ▼

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Pos Nome Tempo1 Laurence GOILOT 3h 38’

2 Marlene CHANE SEE CHU 3h 42’

3 Cristina MURGIA 3h 56’

CLASSIFICA FEMMINILE

Pos Nome Tempo1 Gerry PERRAULT 2h 31’

2 Vishal ITTO (2h37 2h 37’

3 Jean LEPINAY 2h 52’

CLASSIFICA MASCHILE

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SPIRITOTRAIL [DICEMBRE 2008] - 48

[PREVIEW GARE...]

Quella del 2009 sarà la quarta edizione del Royal Raid, la fantastica gara di ultra trail

che porta i concorrenti alla scoperta del cuore delle Mauritius. Un nome quest’ultimo sinonimo di scenari tropicali indimenticabili, dove tramonti infuocati si alternano ad albe assolate su lunghe spiagge bianchissime, lambite dalle acque cristalline dell’Oceano Indiano. Proprio la bellezza stupefacente delle coste rende così difficile accorgersi di quante altre meraviglie sia in grado di regalare l’Isola dell’Armonia, così come viene chiamata dai viaggiatori. Il grande merito del Royal Raid è proprio quello di far conoscere anche “l’altra” Mauritius: l’immagine di un rosso tramonto tropicale o di una candida spiaggia lambita da una placida laguna turchese non rende infatti giustizia alla varietà geografica e paesaggistica che l’isola può offrire a chi

si allontana dai paesaggi da cartolina che tutto il mondo conosce. Ad attendere i trailers che si cimentano nel Royal Raid c’è infatti un’altra Mauritius, un mondo completamente diverso, dalla bellezza altrettanto strepitosa, in cui si susseguono senza sosta foreste tropicali, piste che corrono tra le coltivazioni di canne da zucchero, sentieri di montagna, come il celebre Parakeet Trail, che si inerpicano verticali verso il cielo.

Essendo situate appena a nord del Tropico del Capricorno, alle Mauritius il clima è sempre mite, e le temperature non raggiungono mai picchi di caldo eccessivo: proprio a queste condizioni climatiche si deve la rigogliosa vegetazione, una macchia verdissima che rinfresca le alture e che accompagna il concorrente del Royal Raid.

Come nelle altre isole vulcaniche

dell’arcipelago delle Mascarene, anche al centro delle Mauritius si estende un altopiano, dalla morfologia movimentata dal gran numero di crateri vulcanici, di corsi e di salti d’acqua che lo punteggiano. Tre sono le cime basaltiche che dominano il profilo dell’isola e che caratterizzano il percorso del Royal Raid: il Piton de la Rivière Noire (828 m), il Pieter Both (823 m) e il Pouce (812 m).

Quest’anno due sono i percorsi proposti dalla francese Naïade Events in collaborazione con Air Mauritius, e distribuiti in Italia dal Tour Operator “Le isole della Bellezza”: quello da 80 km, da percorrere nel tempo massimo di 22 ore, e quello da 35 km con un tempo limite di 9 ore. La gara parte dal Casela Bird Park, dove oltre 140 specie di uccelli hanno trovato un luogo accogliente in cui vivere, e dove le tartarughe giganti si muovono lente ai margini della foresta. La prima

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SPIRITOTRAIL [DICEMBRE 2008] - 49

[PREVIEW GARE...]

metà del Royal Raid 80 attraversa poi la Riserva Naturale dello Yemen, 4500 ettari di flora lussureggiante racchiusa tra i rilievi montuosi di Moka e della Chaîne de Grand Port, che accompagnano da nord a sud il profilo della costa occidentale. Il territorio è attraversato da numerosi fiumi, come la Grande Rivière Noire, e i dislivelli morfologici creano dei salti d’acqua imponenti, come le bellissime cascate del Tamarin. In questa riserva esiste una varietà di specie animali sorprendente: dai cervi di Java (si stima che almeno 9.000 vivano nella sola riserva dello Yemen), antilopi d’Africa, manguste e scimmie.

Il Royal Raid potrebbe essere soprannominato il Raid dei Colori: si parte dall’azzurro del mare che si confonde con quello del cielo, si passa poi al verde delle vallate popolate dai cervi, all’ambra dei tramonti e delle terre vulcaniche, per poi tornare infine al bianco della sabbia e dei profumatissimi fiori di frangipane. Insomma il Royal Raid costituisce l’occasione perfetta per coniugare una vacanza nell’Isola della Felicità con un ultra trail particolarmente impegnativo capace però di ripagare il concorrente di tutto il sudore e gli sforzi fatti.

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[PREVIEW GARE...]

SCHEDA TECNICA

ROYAL RAID 4a edizione

Luogo: Mauritius (Oceano Indiano)

Partenza: Casela Bird Park

Arrivo: Bel Ombre

Distanza: Due possibilità: 80 km e 35 km

Percorso: 90% sentieri

9% strade forestali

1% asfalto

Dislivello+: 4.000

Partecipanti: 80 km 300 concorrenti

35 km 150 concorrenti

Note: il percorso si snoda nell’entroterra alla scoperta del cuore tropicale dell’isola di Mauritius. Il percorso estremamente vario passa da sentieri montani a piste che percorrono la savana.

Tempi limite: 9 ore per la 35 km

22 h per la 80 km

Prossima edizione: 9-10 maggio 2009

Costo 90€ per la 80 Km, 70€ per la 35 km

Come arrivarci: www.airmauritius.it

Sito web: www.royalraid.com

www.naiaderesorts.com

Tour operator Italia:

www.leisoledellapurezza.it

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SPIRITOTRAIL [DICEMBRE 2008] - 51

Il Tour Operator “Le Isole della Purezza” nasce dall’esperienza quindicennale di Pierre

Confiance, seychellois di nascita, e Francesca Toccu, abile conoscitrice dell’Oceano Indiano. Seychelles, Mauritius, Madagascar, Rodrigues, Oceano Pacifico, Polinesia e Nuova Caledonia: sono queste le destinazioni in cui Le Isole della Purezza si muove. Le estensioni che ne derivano sono: Parigi Seychelles, Parigi Mauritius, Seychelles Mauritius, Seychelles Dubai, Mauritius Dubai, Seychlles Sud Africa, Mauritius Sud Africa, Mauritius Rodrigues. Le conoscenze e le competenze acquisite nel corso di questi anni sono la garanzia di un servizio altamente qualificato: ogni richiesta viene seguita individualmente, con la cura e la passione che solo un team di professionisti, amanti dell’Oceano Indiano, può offrire.

Le strutture proposte sono il frutto di una selezione attenta che pone l’alta qualità del servizio e il massimo rapporto qualità-prezzo come caratteristiche primarie. Il cliente viene seguito non solo durante la preparazione della vacanza ma anche e soprattutto durante lo svolgersi della stessa: attraverso il servizio “Consulent Specialist” potrà infatti mettersi facilmente in contatto con il personale dello staff e ricevere assistenza continua.

LE ISOLEDELLA PUREZZA

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SPIRITOTRAIL [DICEMBRE 2008] - 52

Air Mauritius

Air Mauritius, Compagnia di Bandiera della Repubblica dell’Isola di Mauritius, offre

la più ampia rete di collegamenti tra l’Isola di Mauritius e l’Italia, con voli plurisettimanali da Milano Malpensa.

Con oltre un milione di passeggeri trasportati ogni anno, Air Mauritius ha visto un continuo aumento delle proprie attività, ponendosi ai primi posti tra le Compagnie aeree del mondo per l’altissimo livello di crescita.

Il continuo sviluppo nei collegamenti e nelle rotte verso quattro continenti ha creato le condizioni per affermare l’aeroporto di Plaisance Mauritius come un vero e proprio hub naturale nell’Oceano Indiano, una porta flessibile e piacevole sempre aperta su destinazioni come Africa Australe, Australia, Madagascar, Rodrigues e Reunion.

Un hub, quello di Plaisance Mauritius, capace di offrire oltre a flessibilità nei collegamenti anche parentesi di piacevole svago e assoluto relax.

Lo spirito e l’ospitalità dell’Isola di Mauritius si esprimono sin dai primi contatti con la Compagnia: Air Mauritius, grazie all’attenta cura dei particolari, offre viaggi piacevoli a ciascun passeggero su ogni destinazione.

Ogni passeggero Air Mauritius diventa protagonista di un viaggio indimenticabile: la grande attenzione per i minimi dettagli offre a tutti gli ospiti un’esperienza indimenticabile.

Page 15: Royal Raid 2009 - Isola di Mauritius

SPIRITOTRAIL [DICEMBRE 2008] - XX

9 e 10 maggio 2009 ROYAL RAIDMAURITIUS

Corsa montana di 80 e 35 km.4 EDIZIONE

Royal Raid è la straordinaria

corsa in montagna che si svolge

ogni anno a Mauritius. Giunta

alla sua quarta edizione, offre

l’opportunità unica di vivere la

passione per la corsa, insieme a

partecipanti locali e internazionali,

in mezzo a panorami mozzafiato

e vegetazione tropicale. In due

percorsi, da 80 km e da 35 km.

Tutte le informazioni sul sito ufficiale.

S i t i We b U f f i c i a l i :

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Per in fo rmaz ion i e p renotaz ion i

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