san canzian città futura - dicembre 2010

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Città Futura San Canzian e Turriaco, un solo comune? Discutiamone! E’ possibile immaginare un’integrazione crescente tra i comuni di San Canzian e Turriaco fino ad arrivare all’ unione dei due enti locali o addirittura alla loro fusione? Noi siamo convinti di sì! Tradizioni linguistiche, identità sociale e culturale dei nostri due comuni sono praticamente le stesse. Turriachesi e Sancanzianesi ormai da quarant’anni condividono lo stesso percor- so scolastico delle medie inferiori, hanno dato vita ad associazioni intercomunali - come “Il Paese” - ed a forme di collaborazione nella società civile sempre più strette. La politica non deve aver paura di assecondare un processo che potrebbe ridurre i costi del funzionamento delle amministrazioni – a partire da quelli per la politica – a tutto vantaggio delle risorse da destinare ai servizi e dunque al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Su questo numero speciale di Città Futura apriamo il dibattito, pronti a registrare i pareri favorevoli o contrari dei nostri concittadini. Pubblicazione di San Canzian d’Isonzo - Supplemento al n°1 Trimestrale a distribuzione gratuita - Reg. Tribunale di Gorizia n° 6/2010 del 10/10/2010 Direttore Responsabile: Giorgio Rossetti Direttore: Edi Minin Stampato presso: Grafika Soča D.O.O. - Nova Gorica e.mail: [email protected] San Canzian

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#2 San Canzian Città Futura

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Città Futura

San Canzian e Turriaco, un solo comune? Discutiamone!E’ possibile immaginare un’integrazione crescente tra i comuni di San Canzian e Turriaco fino ad arrivare all’ unione dei due enti locali o addirittura alla loro fusione? Noi siamo convinti di sì!Tradizioni linguistiche, identità sociale e culturale dei nostri due comuni sono praticamente le stesse. Turriachesi e Sancanzianesi ormai da quarant’anni condividono lo stesso percor-so scolastico delle medie inferiori, hanno dato vita ad associazioni intercomunali - come “Il Paese” - ed a forme di collaborazione nella società civile sempre più strette. La politica non deve aver paura di assecondare un processo che potrebbe ridurre i costi del funzionamento delle amministrazioni – a partire da quelli per la politica – a tutto vantaggio delle risorse da destinare ai servizi e dunque al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Su questo numero speciale di Città Futura apriamo il dibattito, pronti a registrare i pareri favorevoli o contrari dei nostri concittadini.

Pubblicazione di San Canzian d’Isonzo - Supplemento al n°1Trimestrale a distribuzione gratuita - Reg. Tribunale di Gorizia n° 6/2010 del 10/10/2010 Direttore Responsabile: Giorgio RossettiDirettore: Edi MininStampato presso: Grafika Soča D.O.O. - Nova Goricae.mail: [email protected]

San Canzian

2Città FuturaDicembre 2010

tutelare le eventuali diverse identità in campo.Va precisato subito che a sancire un eventuale fusione deve intervenire un referendum tra le popolazioni in-teressate, che - nel caso di Campo-longo e Tapogliano - ha attribuito a tale proposta una larghissima mag-gioranza, oltre l’80%, a dimostrazione che l’attenzione dei cittadini al corretto ed efficace fun-zionamento della macchina pub-blica e alla riduzione degli sprechi è superiore ad altre esigenze, come il legittimo attaccamento alla pro-pria comunità, che però non è in contrasto con questa proposta, e può ovviamente essere incentivato attraverso politiche di rafforzamen-to delle associazioni e di cura dei paesi.La proposta presuppone un am-pio dibattito tra le forze politiche e le comunità, proprio per permettere a tutti i cittadini di valutare i costi (praticamente nessuno secondo noi, a parte qualche riduzione di “poltrone”) e i benefici che tale soluzione potrebbe portare.È tempo di pensare al nostro futuro senza pregiudizi e confermando quello spirito innovativo e di soli-darietà che i bisiachi hanno saputo spesso mettere in campo.

Stefano Minin

ad ipotizzare la loro unione parte da qui.La storia delle nostre amministrazioni, a cominciare da quella di Turriaco, di San Canzian e del mandamento in generale, ci conforta in questo senso, tant’è che non partiamo da zero e che diverse attività sono già adesso gestite in-sieme.Questa cultura amministrativa però ha bisogno di essere rinverdita e at-tualizzata alla luce dei nuovi problemi che il futuro ci riserva, dato che le recenti proposte amministra-tive –si pensi a città mandamento- non hanno saputo fornire soluzioni adeguate. Anzi, questo scarsa di-namicità ha contribuito a far per-dere anche qualche elezione in comuni, come Fogliano Redipuglia, tradizionalmente orientati a sinistra.Ecco perché offriamo al pub-blico confronto questa proposta di un’unione in vista di una fusione.La legge lo consente ormai dal 1990 e comuni vicini ai nostri – come Campolongo e Tapogliano - hanno già sperimentato questa strada. In-oltre una legge regionale del 2006 (si veda in proposito l’intervista al dott. Spazzapan pubblicata su queste pagine) prevede anche forme di rappresentanza delle co-munità interessate alla fusione per

Stiamo assistendo da tempo ad un attacco senza precedenti al sistema dei servizi pubblici e dell’apparato pubblico in generale. Da una parte la crisi economica che comporta tagli considerevoli ai trasferimenti agli enti locali e dall’altra la concezione mercantilista di una destra arcaica che pensa che il pri-mato del privato sul pubblico debba essere costantemente affermato. Le esternazioni di Brunetta si col-locano in questa logica, non sono frasi dal sen fuggite.Intendiamoci: il sistema pubblico in Italia va profondamente riformato, introducendo criteri di meritocrazia, prevedendo sanzioni per gl’inadempienti e rafforzando il concetto di responsabilità. In questa prospettiva, i progressisti devono avere a cuore la riforma di un sistema pubblico che per garantire i servizi ai cittadini – e spesso sono servizi essenziali come l’assistenza, la salute, l’istruzione – deve poter dispiegare la massima efficienza.Insomma: bisogna pensare alla ri-organizzazione dei servizi pubblici ponendosi dalla parte dei cittadini che pagano le tasse e giustamente pretendono prestazioni pubbliche efficaci e possibilmente improntate a criteri di economicità. Ciò non significa lo smantellamento dello stato sociale che la destra ha in animo di fare.I comuni sono sul fronte avanzato di questa battaglia. Da una parte le legittime pretese dei loro cittadini e dall’altra una finanza pubblica in perenne debito d’ossigeno, minac-ciata ogni anno da ulteriori tagli.È evidente che tocca alla politica pensare soluzioni originali che ga-rantiscano il medesimo livello di servizio (semmai qualificandolo sempre di più) senza aumentare l’imposizione tributaria su cittadini in crescenti difficoltà economiche. La riflessione su una cooperazione sempre più stretta tra comuni fino

Unirsi per ridurre i costi (anche) della politicae migliorare i servizi

Giorgio Cosolo, Bepi Fabris, Adriano Cragnolin, Lorenzo Papais , Luigi Galbiati, Gino Zorzenon, Umberto Blasutti, Gianmassimo De Pace, Roma-no Zilli, ecc: in Bisiacaria Sindaci capaci e lungimiranti come quelli che abbiamo citato ed altri che potrebbero essere ricordati, immaginarono nel passato la costituzione di consorzi che, mettendo insieme le risorse, riuscirono dove nes-sun comune da solo sarebbe riuscito: dotarono il mandamento di fognature, di un impianto di depurazi-one, di un acquedotto, lo metanizzaro-no. Partirono dall’assunto che spesso “sortirne da soli è egoismo, sortirne in-sieme è la politica”, per dirla con Don Milani.Quei nostri amministratori avevano già allora chiaro che le ridotte dimensioni dei nostri municipi non permettevano quelle economie di scala e quegli inves-timenti necessari per garantire paesi decorosi e prestazioni complesse a fa-

vore dei cittadini.Si mossero malgrado i pochi strumenti giuridici a disposizione. Infatti le leggi che disciplinano la gestione comune dei servizi cominciarono ad essere promul-gate dagli anni 90 in poi.Queste le tappe.Negli anni 60 nacquero i consorzi:•acqua e gas (Ronchi Staranzano San Canzian Turriaco) •fognature: (Ronchi Staranzano San Canzian Turriaco San Pier Fogliano e Doberdò. Poi Monfalcone e Sagrado•servizi pubblici: trasporti pubblici.•Consorzio culturale pubblico poliva-lente•Avvio del piano regolatore unico tra Staranzano Monfalcone e Ronchi•consorzio unbanisticoAlla fine degli anni 80 e inizio 90, sotto la spinta di Cragnolin, sindaco di San Pier d’Isonzo si sviluppa l’idea di città man-damento che sopravvive ancor’oggi con alterne fortune e scarsi risultati.

Un’idea che viene da lontano

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L’identità di qui, e la Torre di Babele

Indennità Sindaco: -28260€Indennità Assessori: -15646€Compenso Revisori: -5000€Pos. Organizzative: -26000€Ind. Consiglieri: -2000€

Totale: -76908€

Il risparmio futuro

I costi oggi

Una delle paure dei nostri giorni, quando si parla di Unione di Comu-ni, è la paura della perdita di iden-tità. Facciamo un’ipotesi: prendete due o più paesi delle nostre terre, quelle a sinistra dell’Isonzo per intenderci, uniteli sotto un unico Gonfalone e dopo qualche tempo passate per le vie della nuova co-munità e cercate di distinguere quali sono i cittadini del Paese A e quelli del Paese B, oppure fate at-tenzione nel distinguere qual’è la linea di confine tra i due paesi prima di essere uniti. L’identità di un ter-ritorio è costituita da molte cose: la lingua, la cultura materiale, la forma delle città, delle case e degli arre-di, il paesaggio nelle sue diverse componenti, la memoria comune, i nomi ed i patronimici delle persone, i sapori naturali e quelli delle com-posizioni culinarie, i materiali adop-erati per vestirsi e per costruire. Se questi sono gli indica-tori generali per definire l’identità di un territorio trovo difficile distinguere valori diversi visitando i nostri Co-muni. Probabilmente l’origine di tutte queste paure dipende dal fatto

di non rendersi conto di quanto sia sbagliata la parola “identità”, che di per sé, purtroppo, tende a esclu-dere la parola “diversità”. Potrebbe essere che l’identità sia soltanto il frutto di vari desideri che matu-rano col tempo, che crescono per una sorta di autodifesa che a volte spazia anche in aspetti bizzarri: le squadre di calcio continueranno ad avere i loro colori sociali, le sagre paesane si faranno nei luoghi e nei tempi tradizionali. Qual è dunque l’identità che si rischia di perdere? amo il mio territorio, le sue tradizio-ni, i suoi profumi ed i suoi colori, amo la gente; tutta, proprio perché non c’è differenza tra i colori di Tur-riaco e quelli di Sagrado o tra i pro-fumi di Staranzano e quelli di San Pier d’isonzo, la memoria storica è comune a San Canzian come a Ronchi dei Legionari, la cultura con-tadina ci abbraccia tutti, ci legano i Cantieri Navali dove generazioni di giovani hanno trova-to lavoro, le scuole superiori dove i loro figli hanno studiato e lo stesso Ospedale dove tutti nel mandamen-to si sono curati .

Se guardiamo le foto di quando avevamo pochi anni, ci riconosciamo solo perché siamo abituati a guardarle, ma chi ci rive-de a distanza di tanti anni, stenta a credere che siamo proprio noi. Lo stesso vale per il territorio, e per la sua identità, che varia e si modifi-ca. Le generazioni di famiglie, che nascevano e morivano sempre nello stesso paese, ora non esistono più ed anche le tradizioni che necessariamente dovevano essere trasmesse oralmente si sono bruscamente interrotte .Resta solo l’interesse politico, ma anche questo perde di significato quando si considera che tutto il ter-ritorio della Sinistra Isonzo è acco-munato da una stessa forte radice politica che i feudi non esistono più e che solo il capriccio, perché di capriccio si tratta, di qualche Sin-daco può ancora paventare il peri-colo di perdita di una identità che invece è comune in tutto il territorio tra i due fiumi, e che si muove tra passato e futuro.

Maurizio Negrari

I risparmi qui evidenziati sono soltanto il punto di partenza, altre modifiche organizzative ne porterebbero di ben più consistenti.

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Città Futura. Dott. Spazzapan, come nasce il progetto della “cit-tà comune”?Spazzapan. L’esigenza di una regia comune nasce da un’attenta analisi del territorio dei tre comuni Mon-falcone, Ronchi e Staranzano che già oggi presenta caratteristiche di una conurbazione omogenea, e che nella programmazione dei piani regolatori prevede un’ulteriore inter-dipendenza e integrazione. C.F. Perché si arriva adesso all’idea di città comune?Spazzapan. Forme più efficienti di organizzazione degli enti locali sono state previste da una legge re-gionale del 2006 che ipotizza varie forme di integrazione che vanno dalle convenzioni tra comuni per la gestione di alcuni servizi, alle asso-ciazioni (come quella fatta dai 9 co-muni della bisiacaria e cioè la città mandamento), alle unioni e alle fu-sioni che dovrebbero rappresentare il punto di arrivo.La città mandamento ha evidenzia-to una serie di limiti. Mancando di personalità giuridica, non potendo quindi essere titolare di atti amministrativi, non è riuscita ad andare oltre a una generica funzione di indirizzo e coordina-mento politico, lasciando ai singoli comuni il compito di tradurli in prat-ica.C.F. Non c’è il rischio che con un nuovo soggetto amministrativo come l’unione o la fusione, possa nascere un nuovo “carrozzone” pagato dai contribuenti?Spazzapan. Questa è una preoccu-pazione legittima. In verità lo studio commissionato dal comune di Mon-falcone haevidenziato che la fusione permet-terebbe di conseguire i risultati migliori, anche se presuppone una

serie di passaggi politici non indif-ferenti, compreso un referendum consultivo della popolazione. Ma sarebbe la soluzione più efficace e pratica per razionalizzare e a fare veri risparmi. La legge del 2006 è lungimirante perché supera il limite delle fusione che è quello, secondo taluni, di cancellare le “identità”, prevedendo il mantenimento dei “municipi” intesi come punto di riferimento di rappresentanza dem-ocratica e di eventuali deleghe amministrative. Un po’ come suc-cede per i municipi di una grande città (il comune di Roma ne ha 19). In questo modo il problema dell’identità viene superato. Con lo statuto poi le comunità possono stabilire le modalità di realizzazione dei municipi per garantire adeguata rappresentanza.C.F. Ma un cittadino di Ronchi o Staranzano, quale vantaggio avrebbe dall’unione o dalla fu-sione dei due comuni?

Spazzapan. Intanto bisogna dis-tinguere. Sinora abbiamo parlato sempre della fusione dei comuni, che dai nostri studi sarebbe la più vantaggiosa: in termini di risparmi di risorse e di migliore efficienza, perché verrebbero eliminati i dop-pioni; in termini di una più organica gestione del territorio dal punto di vista urbanistico. Nello studio in-fatti dimostriamo come le politica degli investimenti dei tre comuni sia del tutto slegata e scoordinata, impedendo l’utilizzo delle risorse in maniera razionale. Quando si programmano asfaltature a Monfal-cone e non lo si fa a Ronchi, ven-gono meno possibilità di gestione unitaria di progetti che spesso insis-tono sulla stessa strada. Esistono poi le duplicazioni della attività, come nel caso di una strada che fa da con-fine ed è presidiata contempora-neamente da due pattuglie di vigili. Insomma tre teste operano in maniera disgiunta su un territorio omogeneo. Inoltre l’analisi evidenzia che la semplice messa in comune delle risorse finanziarie, valutate con i parametri imposti dal patto di stabilità e comparati con cit-tà di dimensioni omogenee – come Pordenone, Mantova e Gorizia che sono comuni tra i 40000 e 50000 abitanti, cioè quanti ne assommano insieme Monfalcone Ronchi e Sta-ranzano – migliorerebbe l’efficienza dell’utilizzo delle risorse.Se poi passiamo all’analisi di altri parametri – presenza di servizi, palestre, impianti sportivi, scuole ecc – il confronto è quasi impietoso. Le tre città prima citate se la pas-sano davvero molto meglio.L’unione invece non comporta l’abolizione dei consigli comunali, né delle giunte dei comuni interessati. Si potrebbero delegare all’unione – che ha personalità giuridica e quindi potrebbe gestire in proprio servizi – quelle funzioni che fatte insieme consentono economie. Continua a pag. 7

Con l’unione, interventi più efficaci e una spesa più razionale

Chi è SpazzapanGiorgio Spazzapan è nato a Ronchi dei Legionari - dove è stato anche consigliere comu-nale qualche anno fa - e risiede a Staranzano. E’ laureato in scienze politiche con una specializzazione in diritto del lavoro e organizzazione azien-dale. Ha intrapreso una brillante carriera di “civil servant” che lo ha portato ai vertici dirigenziali della regione Friuli Venezia Giulia sino a diventare Ragio-niere Generale della Regione, ruolo che ha ricoperto per diver-si anni. Recentemente, in virtù delle sue competenze, è stato incaricato dall’Ammnistrazione comunale di Monfalcone di pre-disporre uno studio che valuti costi, benefici e modalità della possibile integrazione dei co-muni di Monfalcone Staranzano e Ronchi dei Legionari.

Il parere dell’esperto

5Città FuturaDicembre2010

“L’area vasta”: un concetto consolidato in urbanistica

Anche nell’urbanistica regionale si è consolidato ormai il concetto di “area vasta”, alla ricerca di una dimensione della programmazione che superi gli ambiti amministrativi comunali per fare riferimento ad un sistema costituito da “reti di relazioni”.Questo, al fine di perseguire uno sviluppo “sostenibile”, cioè programmato per poter tramandare un territorio integro alle future generazioni, e “policentrico”, cioè alla ricerca di una equilibrata distribuzione di centri di interesse economico funzionali e di ricchezza al territorio interessato.La legge regionale 1/2006, poi modificata dalla l.r. 17/2008, disponeva che gli ASTER (Ambiti per lo sviluppo territoriale) fossero costituiti dalle associazioni intercomu-nali e/o dalle unioni di Comuni per per facilitare il confronto con la Regione e la Provincia e per la programmazione di interventi integrati finalizzati alla valorizzazione del territo-rio e delle risorse naturali, allo sviluppo economico e alla crescita sociale. Il tutto ciò coordinando le iniziative relative al territorio considerato, sia dei soggetti pubblici che degli investitori privati.La riforma dell’urbanistica regionale, attualmente in gestazione, rilancerà queste impostazioni pur con stru-menti diversi come il Documento Territoriale Strategico Re-gionale (DTSR). Attraverso questo strumento la regione fisserà gli obiettivi principali e le priorità per il governo del territorio, perseguendo comunque un modello di sviluppo policentrico di aree suddiviso in Sistemi Territoriali Locali (STL) su cui si esplicherà l’azione pianificatoria.Volendo calare questo modello in ambito locale, il riferi-mento andrebbe al territorio mandamentale per i noti caratteri di riconoscibilità morfologica, ambientale, eco-nomica e storico-sociale, qualificandosi senza dubbio come ambito omogeneo di Area Vasta a cui corrisponderebbe l’individuazione di ulteriori sotto - Sistemi Territoriali Locali: il primo STL (più esteso) includente tutti i nove comuni costituenti la Città Mandamento cui fareb-bero capo una serie di problematiche comuni già oggetto di un primo studio urbanistico realizzato dall’Università di Tri-este; il secondo STL (più delimitato) includente i tre comuni costituenti la Città Comune (Staranzano, Ronchi dei Le-gionari, Monfalcone) cui farebbero capo problematiche specifiche altre che attengono alla ormai riconosciuta compenetrazione urbanistica e che richiedono, proprio per questo, un mirato intervento generalizzato di riqualificazione urbana. Tuttavia, da un’analisi territoriale più approfondita, potreb-be risultare congrua l’individuazione di non due, bensì tre Sistemi Territoriali Locali all’interno dell’ Area Vasta manda-mentale: al sistema urbano centrale (Monfalcone, Ronchi e Staranzano) si potrebbero affiancare un sistema territoriale pede-montano (costituito dai comuni di Doberdò del Lago, Sagrado e Fogliano Redipuglia) e un sistema territoriale della pianura fluviale (San Pier d’Isonzo, Turriaco e San Canzian d’Isonzo). Alle tre differenti aggregazioni comu-nali si potrebbero far corrispondere altrettante unioni per la messa in comune di una parte delle strutture amministra-tive, con particolare riguardo al servizio di pianificazione

urbanistica, predisponendo un quadro d’insieme in grado gestire con efficienza ed efficacia la pianifica-

zione territoriale mandamentale ai suoi vari livelli.Nell’ipotesi formulata, le tre unioni amministrative salvaguarderebbero l’autonomia di ogni singolo sog-getto, garantendo al tempo stesso quella visione d’insieme necessaria alla realizzazione progressiva di un territorio policentrico, basato appunto sulla di-versità e diversificazione dello sviluppo economico, da esplicarsi attraverso i seguenti quattro capisaldi:1.La salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali, attraverso un progetto di “fruizione” sosteni-bile destinata sia alla popolazione locale sia ad una valorizzazione economica in chiave turistica e dipor-tistica (carso, mare e litorale, pianura, fiumi).2.Il rilancio dei centri storici rurali attraverso progetti di riqualificazione urbana, delle residenze storiche, recupero delle tradizioni e dei costumi, con sostegno all’offerta di prodotti agro-alimentari di qualità e per i servizi ad essa connessi (ristorazione, accoglienza, residenza qualificata, ecc.).3.La razionalizzazione del sistema infrastrutturale della viabilità-mobilità mandamentale locale, garan-tendo il livello utile di accessibilità ai vari poli di at-trazione, all’interno della piattaforma logistica man-damentale (porto, aeroporto, autostrade e ferrovie, corridoio V).4.Il recupero urbano della Città Comune cioè degli abitati dei tre comuni maggiori, ispirato ad una vi-sione unitaria, in cui sia individuato un unico centro direzionale ed una struttura di servizi e attrezzature in grado di servire l’intera area mandamentale

Arch. Maurizio Volpato

 

6Città FuturaDicembre 2010

Ma quanto pesa!CONTRO

LUCEL’obiettivo della nostra iniziativa editoriale è di favorire il dialogo tra i cittadini di San Canzian, di rendere pubbliche le osservazioni critiche ed i suggerimenti che pos-sono tornare utili a chi amministra il territorio. Con questo spirito rice-viamo e volentieri pubblichiamo la lettera inviataci da un gruppo di cit-tadini del nostro Comune.“Spett. Redazione, nell’autunno dello scorso anno circa 200 concittadini hanno sottoscrit-to una petizione r i g u a r d a n t e l’annosa questione della pesa pubblica, o meglio di ciò che rimane e che fa bel-la (?) mostra di sé al centro delle vie Ro-mana e Bravizze. La petizione con le firme raccolte è stata regolarmente depositata e proto-collata nella sede municipale e pos-ta all’attenzione del Sindaco, della Giunta e dei Con-siglieri. Ecco il testo depositato.

Spett. Sig. Sindaco, Spett. Sig.ri della Giunta Spett. Sig.ri ConsiglieriNoi cittadini di San Canzian d’Isonzo sottoscrittori della pre-sente petizione, ci rivolgiamo a codesta spett. Amministrazione af-finché venga risolta la problematica relativa a ciò che resta della ex pesa sita all’incrocio tra la via Romana e via Bravizze. Credi-amo di usare un eufemismo dicen-do che la situazione sotto l’aspetto

urbano si presenta in modo indecoroso, ma ciò che oltremodo ci preoccupa deriva dalla pericolosità viabilistica che tale manufatto con relativa buca rappresenta.La sorte alla data odierna ci ha dato una mano, ma l’incombenza della struttura e relativi palliativi (vedi transennamento) non possono as-solutamente garantire future inco-lumità.Siamo oltremodo convinti che la

demolizione della bruttura e la conseguente creazione di una pic-cola rotonda con aiuola centrale adeguatamente realizzata, non comporterebbe esborsi tali da pre-giudicare il bilancio dell’Ente da Voi amministrato. Fiduciosi che tale proposta sia in tempi brevi accolta, noi Cittadini di S.Canzian qui sottofirmati porgiamo distinti saluti e l’augurio di buon la-voro.“A distanza di quasi un anno il Sin-daco non ha ritenuto opportuno ricevere nessun rappresentante del gruppo promotore, e, spiace constatare che in questo lasso di tempo nessuna iniziativa è stata promossa, magari con un progetto

di minima, per sistemare con oneri estremamente contenuti quell’ in-crocio stradale, oggi sottoposto a un considerevole aumento del traf-fico viste le nuove e interessanti at-tività sorte nei paraggi”“Nella malaugurata ipotesi che suc-ceda un incidente, vista la perico-losità del sito, sapremo a chi addos-sare le responsabilità. Grazie per l’ospitalità”.

Nel registrare questa evidente manifestazione critica di un gruppo consistente di concittadini nei con-fronti dell’amministrazione comu-nale, la redazione di Città Futura ha ritenuto opportuno e corretto approfondire l’argomento, tenuto conto - fra le altre cose - che la questione della “pesa” figurava tra gli interventi prioritari da affrontare e risolvere espressamente citati nell’elenco delle opere pubbliche del programma elettorale deposi-tato dal sindaco. Così ci è toccato registrare da più fonti una voce secondo la quale ci sarebbe un consigliere comunale della maggioranza - usiamo per prudenza il condizionale - che cer-

La pesa in tutta la sua “bellezza”ed utilità

7Città FuturaDicembre 2010

Segue intervista al dott. Spazza-pan, da pag. 4

Si può anche evitare il rischio di doppioni e di costi inutili preveden-do nello statuto che la giunta dell’unione sia formata dai sindaci dei comuni – senza costi aggiuntivi – e che l’assemblea sia composta dai consiglieri dei tre co-muni con il compito di approvare rendiconti e bilanci. Si spenderebbe solo qualche gettone di presenza in più.Nel contempo però servizi come la vigilanza, i tributi e la gestione del territorio, potrebbero essere de-mandati all’unione con evidenti ris-parmi e migliore efficacia.C.F. Quindi lei, originario di Ron-chi, non teme di essere inglobato da Monfalcone?Spazzapan. No, perché Ronchi potrebbe sempre mantenere la sua presenza politica – perché uno stat-

uto da scrivere insieme potrebbe benissimo garantire la presenza di rappresentanti di Ronchi all’interno degli organi della città comune e che alcune materie siano delegate ai municipi. Inoltre tutte le realtà identitarie della comunità ronchese – come la Pro loco e le altre asso-ciazioni – potrebbero ovviamente continuare a operare come fanno oggi.C.F. Questi i vantaggi nel breve periodo, ma nel medio e lungo? È forse l’unione la tappa intermedia della fusione?Spazzapan. Mano a mano che mat-ura la consapevolezza dei cittadini che la gestione coordinata e inte-grata dei servizi funziona e dà risul-tati, l’approdo alla fusione potrebbe essere un passaggio naturale, co-munque da sancire con un refer-endum consultivo delle popolazioni interessate. Credo che far provare attraverso l’unione che quella della

gestione comune è un’ esperienza virtuosa potrebbe essere un utile passaggio.C.F. Insomma il pallino comunque resta in mano al popolo dei comuni interessati?Spazzapan. Assolutamente si! I cit-tadini rimangono gli arbitri di questo processo che gli amministratori dovrebbero perseguire.C.F. Ma è credibile che sindaci e assessori lavorino per rendere superflua la loro posizione? In-somma che seghino il ramo su cui sono seduti?Spazzapan. Gli amministratori dovrebbero essere al servizio dei cittadini. Se questa strada può por-tare dei benefici, chi amministra deve saper guidare verso traguardi importanti. Non si chiedono suicidi politici ma di mettere il bene co-mune davanti al proprio personale tornaconto.

ca di condizionare le scelte facenti capo alla Giunta, e che in merito alla vicenda considerata avrebbe idee diverse da quelle scritte nel programma, ovvero che la pesa con retrostante campana per la raccolta del vetro rivesta un ruolo importante come memoria storica della civiltà contadina locale. Ovviamente il rispetto delle diverse posizioni fa parte integrante del nostro modo di pensare, e quindi la nostra curiosità ci ha portato a rileggere le delibere che nel 1959 il Consiglio Comunale di San Can-zian d’Isonzo approvò all’unanimità e che volentieri pubblichiamo per ampi stralci.

Delibera n° 66, del 1959OGGETTO: Sistemazione pesa pubblica in FRAZIONE San Can-ciano.Premesso che il Comune ha da al-cuni anni accantonato una vecchia pesa a ponte (fino allora sistemata nel CAPOLUOGO di Pieris ed adibita al servizio di peso pubblico) non solo perché abbisognava di ri-parazioni, ma principalmente per il

fatto che la sua modesta portata di soli 100 ql. più non acconsentiva la pesatura di moderni mezzi di tras-porto;Preso atto che gli amministrati della FRAZIONE di San Canciano, hanno richiesto al Comune, la posa di det-ta pesa, in quel centro composto in gran parte di agricoltori, adducendo che detta pesa, anche se di limitata portata è più che sufficiente per la pesatura dei loro trasporti e prodotti agricoli ecc eccDELIBERADi provvedere alla sistemazione di una pesa a ponte di proprietà co-munale, nella FRAZIONE di San Canciano, affidando l’incarico ecc..ecc….

Come si vede la pesa non era ne-anche nuova, e la sua manutenzione, per mille problemi più urgenti, non venne mai presa neanche in considerazione; l’uso fu saltuario per brevissimi periodi, nessun utilizzatore si prese la briga di avventurarsi in una gestione a breve o medio termine, e fortuna-tamente anche nella FRAZIONE di

San Canciano nel frattempo arrivarono i “ moderni mezzi di tras-porto”.Il tempo (neanche troppo lontano) che ci separa da quel modo un po’ singolare e ormai desueto di formu-lare le delibere è alle spalle. Infatti oggi si parla di Città Comune, di Europa, di superamento dei cam-panili nel mantenimento della storia comune che nei secoli ha attraver-sato questi 33 km quadrati che sono l’intero nostro territorio comunale, storia che fa parte dell’intero man-damento monfalconese. Relativa-mente alla salvaguardia del patri-monio di cosiddetta “archeologia industriale” può essere utile andare a Isola Morosini dove una straordi-naria centrale idroelettrica, costruita dai Brunner negli anni ’20, sistema-ta, quella si! in un edificio di grande pregio architettonico, sta letteral-mente crollando a pezzi. Sempre che non ci sia ancora qualcuno che stia pensando che, a Isola Morosini, non sono ancora arrivati i “moderni mezzi di trasporto”.

Mansueto

8Città FuturaDicembre 2010

Come che ierisiLE PERGOLE----------

Vardo i colori che xe in giro e resto sempre incantà dei rossi, zai, arancio, maron e blu de ste giornade diventade curte. Le foie che go vist nassar des le stà per cascar e allora me vien in mente la pergola della me casa de prima e con ela tutte le pergole.

Pergole tirade su alla bona, altre progettade a tavolin e fatte con el genio costruttivo can-tierin ( forse anca cun qualche material…..) praticamente indistruttibili, bele, accoglienti, invitanti.Pergole che obbliga a fermarse, a star insieme, a godar el temp e magari el fresco dell’ombra in una giornata calda de estate, la pase della sera o el silensio della notte. Pergole dove che soto se pol magnar, bevar, ridar e pianser, cusir, lavorar, legger, si-garse de tut e dopo far la pase, far parole crociate, darghe una caressa al gat, tirarghe la bala al can, verser el giornal e commentar come va el mondo e trovar la conferma de ver votà pensando che vignirà una società più giusta e che i to fioi non dovarà patir come ti e intanto te se trove un sindaco cussì.Pergole tutte secche de inverno quasi a condividar al freddo de quei che passa svelti par soto e che come par miracul le deventa verde in primavera con le prime foiette piciule e tenere che se podaria magnarle. In estate tra le foie verde e fresche cresse i raspi de ua, la mia iera la fragola nera con la scorsa dura e dentro el sugo dols, una ua che ghe somea a noi Bisiacchi ( el compiuter el gambia automatiamente bisiacchi cun Bislacchi…. non posso creder come ste macchine sappi tutto de noi), non serviva gnanca darghe el verderame o el solfo, la iera bio ecologica e noi non savevisi. Pergole che le diventa zale e rosse in autun, cu le foie che le tien duro e dopo tutte in-sieme le casca come succede in sti giorni..Pergole che girando le go visto precise in tanti posti de mar, che te invita a rallentar, a vardarse attorno, a fermarse un moment. L’autun invita a rifletter, a pensar e mi credo che un dovaria domandarse sempre : “quante volte sto anno me son fermà sotto una pergola a bever un bicier o a far na ciaco-lada?” e dalla risposta a sta domanda dovaria vignirghe tante indicazioni. Val anca par mi che scrivo.

Bepi Francia

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