sant'orso il primo giorno di fiera 2013

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SETTIMANALE INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE, POLITICA, CULTURA, SPORT Poste italiane. Spedizione in A.P.D. L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1. DCB Aosta EURO 1.50 (COPIA OMAGGIO) Tel. 0165 231711 centralino [email protected] Direttore: LUCA MERCANTI Benvenuti alla Fiera di Sant’Orso ANNO XII - N° 5 PER LA PUBBLICITÀ LG PRESSE - TEL: 0165.1845110 CELL: 366.6174591 - EMAIL: M.HENRY@LGPRESSE.COM ZONA INDUSTRIALE SAINT-MARCEL VENDITA LEGNA DA ARDERE [email protected] - www.aostalegna.it 335/1384180 DANIELE & ORESTE MORTARA CONSEGNA A DOMICILIO 1013ª Fiera di Sant’Orso La Millenaria è più forte della crisi economica di Luca MERCANTI S e lo scorso anno la meteo avversa nel- le regioni a noi vicine fece rinunciare qualcuno, quest’anno il bel tempo ha fa- vorito una massiccia affluenza di visitato- ri già nella prima giornata di Fiera. La giornata primaverile (il termometro ha toccato i 18 gradi) è stata accolta fa- vorevolmente soprattutto dagli esposi- tori, seguiti a ruota da tutti coloro - mol- ti i giovani - che da ieri sera sino a que- sta mattina, hanno festeggiato nelle can- tine per la tradizionale veillà, un appun- tamento sempre più atteso da valdosta- ni e turisti. La 1013ª edizione della Fiera di Sant’Or- so va in archivio questa sera alle 18. Un primo bilancio è comunque positivo, se si tiene conto che qualche timore alla vi- gilia c’era. Si sa, gli italiani arrivano da un 2012 nel quale il governo gli ha messo le mani in tasca per evitare il tracollo, e la propensione a spendere è in picchiata. Se poi ci mettiamo che la Valle d’Aosta ha l’autostrada che costa un occhio del- la testa e una linea ferroviaria che grida vendetta (ieri mattina parecchi disagi per chi ha raggiunto Aosta in treno a causa di un guasto sulla linea a Torino), aver registrato solo ieri oltre 101 passaggi si- gnifica che Sant’Orso è più forte di qual- siasi evento negativo e non deve temere nulla per il futuro, perché il suo fascino è scolpito nelle tavole del tempo. Tra i banchi, però, la crisi si sente. Di affari se ne fanno sempre meno. Tra gli esposi- tori, c’è chi si adegua ai tempi “prezzan- do” gli oggetti più piccoli. Si può tornare a casa con un ricordo della Fiera spen- dendo anche solo 1 euro (palettine per la raclette), per passare a 3 euro per un galletto o a una quindicina per una ma- schera intagliata nella corteccia di abe- te, senza dimenticare gli ormai tradizio- nali fiori di legno colorati. Niente crisi, invece, per l’ingegno degli artisti-artigiani, i quali dimostrano anno dopo anno di sapersi e volersi rinnovare per lasciare a bocca aperta il visitatore. Buona Fiera a tutti e arrivederci al pros- simo anno. www.gazzettamatin.com www.newsvda.it VDA news: vieni a visitare il nuovo quotidiano online www.news vda .it 101 mila passaggi nella prima giornata 1013ª edizione giovedì 31 gennaio 2013

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Page 1: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

SETTIMANALE INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE, POLITICA, CULTURA, SPORT

Poste italiane. Spedizione in A.P.D. L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1. DCB Aosta

EURO 1.50 (COPIA OMAGGIO)

Tel. 0165 231711 centralino

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PER LA PUBBLICITÀ MEDIA SERVIZI - TEL 0165.1845110 - EMAIL: [email protected]

Direttore: LUCA MERCANTI

Benvenuti allaFiera di Sant’Orso

ANNO XII - N° 5

PER LA PUBBLICITÀ LG PRESSE - TEL: 0165.1845110 CELL: 366.6174591 - EMAIL: [email protected]

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335/1384180DANIELE & ORESTE MORTARA

CONSEGNA A DOMICILIO

1013ª Fiera di Sant’Orso

La Millenaria è più forte della crisi economica

di Luca MERCANTI

Se lo scorso anno la meteo avversa nel-le regioni a noi vicine fece rinunciare

qualcuno, quest’anno il bel tempo ha fa-vorito una massiccia affluenza di visitato-ri già nella prima giornata di Fiera. La giornata primaverile (il termometro ha toccato i 18 gradi) è stata accolta fa-vorevolmente soprattutto dagli esposi-tori, seguiti a ruota da tutti coloro - mol-ti i giovani - che da ieri sera sino a que-sta mattina, hanno festeggiato nelle can-tine per la tradizionale veillà, un appun-tamento sempre più atteso da valdosta-ni e turisti.La 1013ª edizione della Fiera di Sant’Or-so va in archivio questa sera alle 18. Un primo bilancio è comunque positivo, se si tiene conto che qualche timore alla vi-gilia c’era. Si sa, gli italiani arrivano da un 2012 nel quale il governo gli ha messo le mani in tasca per evitare il tracollo, e la propensione a spendere è in picchiata. Se poi ci mettiamo che la Valle d’Aosta ha l’autostrada che costa un occhio del-la testa e una linea ferroviaria che grida vendetta (ieri mattina parecchi disagi per chi ha raggiunto Aosta in treno a causa di un guasto sulla linea a Torino), aver registrato solo ieri oltre 101 passaggi si-gnifica che Sant’Orso è più forte di qual-siasi evento negativo e non deve temere nulla per il futuro, perché il suo fascino è scolpito nelle tavole del tempo.Tra i banchi, però, la crisi si sente. Di affari se ne fanno sempre meno. Tra gli esposi-tori, c’è chi si adegua ai tempi “prezzan-do” gli oggetti più piccoli. Si può tornare a casa con un ricordo della Fiera spen-dendo anche solo 1 euro (palettine per la raclette), per passare a 3 euro per un galletto o a una quindicina per una ma-schera intagliata nella corteccia di abe-te, senza dimenticare gli ormai tradizio-nali fiori di legno colorati.Niente crisi, invece, per l’ingegno degli artisti-artigiani, i quali dimostrano anno dopo anno di sapersi e volersi rinnovare per lasciare a bocca aperta il visitatore.Buona Fiera a tutti e arrivederci al pros-simo anno.

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101 mila passaggi nella prima giornata

1013ª edizione

giovedì 31 gennaio 2013

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 20132

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O

Hanno arricchito la già suggestiva cor-nice della piazzetta

di Sant’Orso i giochi di lu-ci e trasparenze curati da L’Otzio di Andrea Carlot-to che hanno intrattenuto i visitatori ieri sera fino al momento delle premiazio-ni degli artigiani.É andato a Rosiano Giu-seppe Ducly, classe 1927, di Pollein il Prix Robert Ber-ton per l’espositore «me-no giovane» (non premia-to nei cinque anni prece-denti).Emozionato il decano della fiera che quest’anno espo-neva in piazza Chanoux vi-sto che la sua fontana, ope-ra con la quale si presen-tava per la prima volta al-la Millenaria, non sarebbe mai stata lungo le strette vie del centro storico. «Ho cominciato a lavorare il legno quando sono anda-to in pensione, 25 anni fa - spiega - è una bella emo-zione essere premiato qui. Faccio tanti auguri a tutti i giovani che si avvicinano all’artigianato».E tra questi giovani c’è Lu-ca Follin, classe 1993, che ha ricevuto il Prix Amédée Berthod che premia il più giovane e promettente

espositore.«Non me l’aspettavo pro-prio - commenta emozio-nato il giovane di Valtour-nenche -. É il secondo anno che partecipo alla Fiera, è una passione tutta mia che deriva dagli anni di scuo-la al don Bosco, nessuno in famiglia lavora il legno». Luca ha portato in fiera il suo tavolo con la losa per la pierrade e il piatto ton-do di legno girevole.Il premio assegnato da-gli Amici di Don Garino, dedicato all’opera a tema religioso è di Mauro Peti-tjacques.Elio Sucquet si è aggiudi-cato il Premio Pierre Vietti, assegnato dal Comité des Traditions Valdotaines al-l’artigiano che ha dimo-strato «particolare atten-zione agli studi e alla ri-cerca storica sul tema dei vignerons».Il premio per il primo anno assegnato dal CSV e dalla Fondazione Comunitaria alla memoria dello scul-tore Domenico Orsi è sta-to attribuito a Moreno Sa-voie che ha ben interpreta-to il tema del dono.«Per aver valorizzato le tec-niche tradizionali, nella realizzazione degli attrezzi agricoli di uso quotidiano ancora oggi», il premio spe-ciale assegnato dall’asses-sorato regionale all’Agri-coltura è stato assegnato a Fabio Henriod.La giuria ha anche propo-sto menzioni, a voler sot-tolineare la validità del la-voro artigianale e della ri-cerca storica per Michel Rosset (per la qualità del-l’opera e l’eccellente di ri-cerca), per Renato Vaquin (per la precisione dell’inta-glio) e per Guglielmo Pra-motton (per la qualità del-la scultura).

Erika David■

Rosiano Giuseppe Ducly ha ricevuto il premio Robert Bertoon A Luca Follin il premio Amédée Berthod

A Paolo Henriod è andato il premio dell’assessorato all’Agricoltura

Moreno Savoie riceve il premio alla memoria di Domenico Orsi

I PREMIATI / A Mauro Petitjacques il “Don Garino”; Elio Sucquet vince il premio “Pierre Vietti”■

Luca Follin, «Una passione tutta mia»Il Prix Robert Berton per l’espositore plus âgé all’ottantacinquenne Rosiano Giuseppe Ducly

Il premio Pierre Vietti è andatoa Elio Sucquet

Mauro Petitjacques ha vinto il premio alla memoria di Don Garino per i suoi re magi

Inebrianteil profumo del vin brulé preparatodal Coro Sant’Orso

giovedì 31 gennaio 2013 3

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 20134

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VEILLÀ / La musica e le danze dei gruppi folk hanno aperto la festa nelle crotte■

Una lunga calda e dolce notteUna porta si apre, si sento-

no risa e canti, il vento tra-sporta profumi di vin brulé

e brodo caldo.É la Veillà, la festa durata tutta la notte e andata in scena nelle can-tine dei privati, aperte al pubblico per l’unica volta dell’anno.La festa è iniziata subito dopo la premiazione degli artigiani con l’esibizione dei gruppi folklori-stici dell’associazione Nos Raci-nes, in piazza Sant’Orso, ma in ogni angolo della città era possi-bile fermarsi ad ascoltare un po’ di musica o lasciarsi andare con le danze tradizionali.Anche nella notte di festa più lun-ga dell’anno c’è spazio per la soli-darietà. É il caso della dolce veillà di Sant’Orso, ospitata nella can-tina di Wilma e Sergio Barathier,

in via de Tillier, dove ci si è potuti sbizzarrire negli assaggi di centi-naia di torte e dolci annaffiate da vin brulé e vino moscato e dove era possibile lasciare un’offerta che sarà devoluta all’associazio-ne italiana Sclerosi multipla e al piccolo Lorenzo Bidese, il bambi-no di Saint-Nicolas che deve sot-toporsi a costose cure riabilitati-ve per recuperare l’uso della ma-no destra danneggiata in un in-tervento sbagliato. Altra veillà dolce quella in via San-t’Orso curata dall’Oratorio e dagli organizzatori della Dolce Solida-rietà, dove il ricavato delle offerte sarà devoluto a Viola, all’Avlar e sosterrò due progetti dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e dell’associazione Diapsi.

r.g.■

Alcuni dei gruppi folkloristici che si sono esibiti nelle piazze del centro dando il via alla lunga notte di Veillà con danze e canti tradizionali

giovedì 31 gennaio 2013 5

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 20136

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O

VEILLA’ DI PETCHOU / L’orto valdostano stuzzica l’interesse e il palato dei bimbi■

Un DOLCE cortile EDUCATIVO

Le mascherine Alessandra e BiancaDaya e papà Davide

I bimbi alle prese con il laboratorio di pasta profumata all’interno dell’antico mulino

Non è millenaria, ma in otto anni ha saputo ri-tagliarsi uno spazio im-

portante all’interno della Fie-ra. Anche nel 2013 la Veillà di Petchou (aperta dall’esibizione del coro Canto Leggero diretto da Luigina Stevenin) ha riempi-to la piazzetta di via Vevey, do-v’è andato in scena qualcosa di ben diverso dalla solita festa per bambini. «Il progetto è nato otto anni fa in collaborazione con le maestre della scuola Gianni Ro-dari - spiega Emiro Marcoz, or-ganizzatore con la sua famiglia dell’evento patrocinato da Eu-rope Direct -. L’idea è quella di far riscoprire ai bambini il cor-tile e ogni anno proponiamo un tema legato al territorio valdo-stana: quest’anno è toccato al-l’orto. Grazie alla collaborazio-ne con l’Institut Agricole Régio-nal, gli alunni hanno potuto toc-care con mano i diversi passag-gi che portano la semente a di-ventare il prodotto finito».Il cortile nel cuore di Aosta è stato un brulicare di iniziative e attività. Mentre sulla piazzet-ta nei diversi stand si potevano gustare ghiottonerie rigorosa-mente biologiche, all’interno del vecchio mulino “Secondino” del 1700 il laboratorio di pasta pro-fumata faceva il pieno di con-sensi. «Questo ambiente è spe-ciale - commenta Daniela Levi,

insegnante della Gianni Roda-ri che assieme alla collega Con-cetta Malaspina ha dato il “la” alla manifestazione -; c’erano tre macine e l’acqua veniva presa dal ru che scorreva qui dietro. E’ il posto ideale per un labora-torio di pasta profumata, quin-di serviamo ai bambini una me-renda preparata con i prodot-ti del mulino». All’esterno, tra i girotondi colorati delle Lan-dzettes di Etroubles, il tecnico dell’I.A.R. Alessandro Neyroz ha presidiato il banchetto con i diversi tipi di patata, rispon-dendo alle domande di grandi e piccini: «Quest’anno abbiamo puntato su tre ortaggi - pata-te, barbabietole e zucche - che, conservandosi bene, potevano essere usati per l’alimentazio-ne invernale. La gente è interes-sata in modo particolare ai ti-pi più strani di patata: la globa-lizzazione ha standardizzato il mercato e questa è un’occasio-ne per far vedere che non ne esi-stono solo due qualità».La chiusura è stata riservata al ballo sul fieno sulle note di Dan-sa pa dessu lo fen suonate dalla Clicca. Quindi tutti a casa, con in mano un sacchetto con l’ac-qua delle Sorgenti Monte Bian-co, le patate, le barbabietiole, il latte e lo yogurt della Centra-le Laitière.

Davide Pellegrino■

Lo stand di Europe DirectEmilie sulle spalle di papà Beppe

La Clicca di Sen Marteun ha chiuso la Veillà di Petchou con il tradizionale ballo sul fieno

Danielle, 4 anni di Vetan, felice sul fieno

Alessandro Neyroz e le patate viola

Papà Stefano sfama il piccolo Jacopo

Lorenzina, Arianna, Chiara, Marisella e Vittoria addette ai dolciFranco, Alberto, Cristiana e Diego esperti di purè e rape rosse

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ATELIER DES METIERS / L’originalità dei novantasei professionisti■

Le MERAVIGLIE in piazza

Silvia Mattea realizza paralumi in Canapa e dentellesOrnella Crétaz è l’ideatrice dei fiocchi per le nascite

Nadia CAMPOSARAGNA inviata in piazza Chanoux

Con oggi la 1013° Fiera di Sant’Orso chiude i battenti e anche l’atelier dei 96 professionisti.

Tra mobilieri, fabbri, dentellières, scultori e ceramisti tra molte altre espressioni artistiche spuntano tra le scatole, pensili e cassiettiere colorate di Hervé Cheillon anche dei nuovi tatà: «Prevalentemente in larice, ho voluto personaliz-zarli non solo nel colore, ma anche cercando linee eleganti e dandogli una rifinitura particolare, oltre alla canapa usa-ta per coda e criniera».Piccole e singolari novità anche per la scultrice Ornel-la Crétaz che ha ideato i fiocchi per le nascite «Ho avuto l’idea dop averlo fatto per un neonato. Un oggetto che dura per sempre e mi ha permesso di continuare la mia ricerca degli ornati, importanti e femminili». Silvia Mattea ha crea-to, invece, per le appliques e le lampade scolpite, dei para-lumi in canapa di Champorcher e dentelles di Cogne. Pic-coli preziose lavorazioni anche nei sabot in arolla del mae-stro scultore Simone Allione e nelle scatole dello scultore Stefano Arnodo.L’affluenza apprezzata dagli artigiani nei primi giorni ha fat-to sì che il pubblico potesse intrattenersi di più che nei due giorni che coincidono con la Foire. Fermarsi a parlare coi mo-bilieri per capire da dove è partita l’idea di un certo lavoro e come il progetto si è sviluppato è sempre interessante.[segue a pagina 10...]

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Il bancone del bar com-missionato da un risto-rante a Fabrizio Varisel-

laz è in varie essenze e sul fornte ha un decoro da favo-la è proprio il caso di dirlo. «Ho voluto inserire tra le pe-corelle e gli alberi anche un piccolo cappuccetto rosso».Belli e importanti i mobili di Ezio Lombard di Verrayes. «Lavoro soprattutto il noce. La soddisfazione più grande è quando si arriva alla rea-lizzazione di un opera sen-za compromessi, quando tutto fila liscio. Poi per me è importante è la rifinitura di ogni singola parte inter-na ed esterna».Vicino c’è lo stand solo espo-sitivo di Ezio Thomasset di Saint-Nicolas scomparso da poco. Un omaggio doveroso ad un grande artista.Accanto ai grandi mobili gli oggetti ben torniti di Franco

Bruno, i lavori in ferro battu-to di Livio Mognol e i tatà di-vertenti di Ernesto Pison.Nello spazio dedicato ai la-vori Les Tisserands Luana e Emy: «Siamo riusciti ad otte-nere il filato con la nuance naturale marrone dalla lana delle pecore Rosset»Un passo ancora dai cerami-sti per godere dei tanti ani-

mali della tradizione monta-na fatti da Derby legno e ce-ramica di Villeneuve e dal-le ceramiche artistiche di Marina Torchio che accan-to alle sue famose mucche ha aggiunto varie figure di Santi e le coppie danzan-ti del gruppoo folkloristico La Badoche.

Nadia Camposaragna■

F I E R A D I S A N T ’ O R S O

Ezio Lombard di Verrayes e nel riquadro i mobili del compianto Ezio Thomasset, l’ebenista di Saint-Nicolas Giuseppino Chamonin di Cogne Stefano Arnodo e Simone Allione

Pier Giorgio Pianta

Luana e Emy de Le Tisserands di Valgrisenche

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A destra Claudio Trento posa davanti alla

cucina di sua produzione

Fabrizio Varisellaz Maurizio Savin

Da sinistra: les dentellières Brunetta e Teresina di Cogne Da sinistra: Marina Torchio e Sebastiano Yon e Luciano Regazzoni

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PADIGLIONE-1 / Tra le chicche, l’Idromele, la bevanda apprezzata dagli dei■

Un sorso di nettare per scaldarsiUna vetrina per le eccellenze del gu-

sto valdostane: da undici anni il pa-diglione enogastronomico di Piaz-

za Plouves offre ai visitatori della Mille-naria il fiore dei sapori locali. Inaugura-to domenica 27 gennaio, oggi, giovedì 31, resterà aperto dalle 8 sino alle 19. Per l’edizione 2013 sono 58 le aziende produttrici presenti, a testimoniare la vitalità del settore. Nel paniere della Fiera di Sant’Orso ci sono infatti for-maggi vaccini e caprini, latte, yoghurt, salumi, confetture e salse, prodotti da forno, miele, vini, aceti, olii di noce, li-quori e distillati, birra e frutta. Un ricco bouquet di preparazioni, tra cui spicca-no la Fontina Dop, e che esprimono un legame diretto con il territorio e ne va-lorizzano le peculiarità.Confermati gli acquisti per i prodoot-ti più classici, come il lardo della Mai-son Bertolin di Arnad, la farina da po-lenta e la micoula dell’azienda La Bon-ne Vallée di Donnas, le tegole di Gior-gi, o il Teteun dell’azienda Bal di Gignod e la fontina dell’azienda Vallet di Donnas. Accanto ai “veterani” della Fie-ra, si affacciano quest’anno per la prima volta anche alcuni gio-vani produttori. Mariadzo, Le pe-tit prince, Clos de cartesan sono i vini che propone l’azienda vitivi-nicola “le Vieux Joseph”. Un nome nuovo della produzio-ne locale, che offre due vini ros-si e un bianco provenienti dai vi-gneti di Quart. «Le etichette sono state disegnate da Demis Dandres di Aymavilles» spiega Ilaria Bava-stro, che partecipa per la prima volta al padiglione enogastrono-mico, con l’auspicio di «un buon richiamo e di farsi conoscere dal grande pubblico». [segue a pagina 15]

Paola Paroncini Birrifibiob63 di Aosta Mara Gallo Lassere e C osmo Biognali delle distillerie Saint-Roch

Fulvio di Hône, Alpe

Ilaria dei vini Le Vieux JosephSebastien allo stand Les bieres du Grand St. Bernard

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Padiglioneenogastronomicon° 26/28

PADIGLIONE-2 / Dai biscotti ai pani dolci ogni palato trova soddisfazione■

Le mille varietà del pane[segue da pagina 13]

Anche Silvana Glarey e Simone Lavy del-l’azienda Agrival di

Gressan espongono per la prima volta i loro prodotti: principalmente marmellate e confetture. Come lo Tse-nevrou, «specialità a base di bacche di ginepro, le cui proprietà balsamiche era-no ben conosciute dai no-stri nonni». Fra Châtillon e La Magde-leine si svolge l’attività del-l’azienda La Douce Vallée di Paola Vittaz, che con il ma-rito Francesco Mauris e il fi-glio Gianluca offrono ace-ti di mele, lamponi, mirtil-li e succhi di frutta. «La no-vità di quest’anno è l’aceto di pere martin sec di nostra produzione – spiega France-sco Mauris -. Siamo presen-ti in Piazza Plouves sin dal-l’inizio: ritengo che questa sia una buona vetrina pro-mozionale, a cui però devo-no fare il paio vendite suf-ficienti».La Foire coincide spesso con il lancio di nuovi prodotti.Al padiglione, si possono trovare per la prima volta gusti innovativi o antichi sa-pori rivisitati. Come il Pic de Vol della distilleria Saint-Roch di Quart, presentato da Cosmo Bognani e Mara Gallo Lassere: «É un idro-mele – raccontano - fermo oppure frizzante, fatto con acqua e miele a fermenta-zione naturale». [segue a pagina 17]

In alto Clément Clusaz e Sara Milone di Savasandir; a destra Lina D’Alfonso della panetteria Giorgi; nell’ovale Velia Longis ed Ezio Chappoz dell’azienda Chappoz di Donnas

Rosy Garino e Marcello Garivot di Fénis I panettieri del panificio Frassy di Arvier

F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 2013 15

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 201316

Page 17: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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Produttore Fontina DOP

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Alessandro Carrara della Fromagerie du Grand Combin di Valpelline

Didier Cretaz e Lea Vallet del Caseificio Vallet di DonnasValeria Laurent e Elida Challancin di Maison Bertolin di Arnad

[segue da pagina 17]

Di nuovo c’è anche l’erborinato di ca-pra stagionato con

i frutti di bosco della Fro-magerie du Grand Com-bin di Alessandro Car-rara, la birra nera “San-t’Orzo” del Birrificio B63 di Aosta o il gorgonzola di capra dell’azienda Lo Copafen di Chambave di Edy e Yves Peraillon. L’apprezzamento è am-pio, anche dal punta di vista dei produttori pre-senti. «Il primo anno eravamo in sette, otto espositori – spiega Ezio Chappoz dell’azienda agricola La Bonne Vallée di Donnas – ora molti di più: è sicu-ramente un segno del va-lore aggiunto offerto da questa opportunità».

Francesca Jaccod■

Raffaele Ferrari e Daniela Favre di Arnadlevieux

La capra regina dei formaggiPADIGLIONE-3 / Tra le novità, un gorgonzola caprino■

In alto a destra

l’azienda Lo Copafen

di Chambave, di Edy e Yves

Peraillon; qui a fianco

Gabriella Muratore

dell’Azienda Agricola Arpisson

di Cogne e più a destra

Elisa di Genuinus

Sopra Paolo Persaldo

dell’azienda Nicoletta

di Donnas; a destra Catalina Berno e

Isetta Bal dell’Azienda

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SICUREZZA / Alla scoperta del coordinamento delle attività di soccorso, gestione delle emergenze e informazione ■

Angeli custodi dei visitatoriUn’autentica cittadina

nella città. Non potrem-mo definire altrimenti

il centro operativo misto at-tivo al numero civico 3 di via de Tillier, vero e proprio cuore pulsante di tutto il complesso coordinamento delle attività di soccorso e sicurezza pub-blica promosse in occasione della due giorni della Fiera di Sant’Orso. «La struttura si di-vide sostanzialmente in due settori distinti - spiega la re-sponsabile del centro, Vally Lettry, alle prese al nostro ar-rivo con la verifica degli ulti-mi dettagli inerenti al piano di deflusso del traffico -. Il primo riguarda la sala radiocomu-nicazioni interforze, in cui si raccolgono e allo stesso tem-po si diramano informazioni, istruzioni e decisioni sul ter-ritorio interessato dalla ma-nifestazione; il secondo, inve-ce, concerne il centro operati-vo misto vero e proprio, ani-mato da funzionari che han-no quale unico compito quello di adottare decisioni in tempo reale». Una pianificazione cu-rata sin nei minimi dettagli, insomma, in cui riveste un’im-portanza non trascurabile il costante monitoraggio dell’af-flusso dei visitatori dalla peri-feria al centro città, monito-raggio effettuato sia attraver-so alcune telecamere piazza-te nelle aree di sosta autoriz-zate (a cura della ditta Si.Pro. di Aosta), sia mediante i co-stanti aggiornamenti prove-nienti dai vari responsabili di parcheggio. «Grazie alle no-

tizie provenienti dalla perife-ria riusciamo a conoscere in tempo reale quali sono le zo-ne più sensibili all’afflusso di visitatori, così da poter rimo-dulare di volta in volta i tra-

gitti delle diverse navette in circolazione sul territorio», continua Vally Lettry.Al di fuori del centro operati-vo misto - ma in stretta siner-gia con esso - operano tutta

una serie di servizi legati, in particolar modo, alla gestio-ne delle emergenze. Il fulcro di tali servizi è in piazza Nar-bonne, dove - a una decina di metri l’uno dall’altro - opera-

no il punto di riposo e soste-gno psicologico e il cosiddetto ‘posto medico avanzato’. Il pri-mo servizio è reso dalla sezio-ne valdostana dell’Associazio-ne Psicologi per i Popoli, «al-

l’interno di una tenda che ha molteplici funzioni - fanno sa-pere i responsabili del punto -. Qui possono essere lasciati i bimbi a mo’ di garderie, op-pure vengono radunate le per-sone che si sono perse lungo il tragitto della Fiera, oppure an-cora viene dato sostegno psi-cologico a chi - a causa del-l’affollamento dei luoghi - po-trebbe incorrere in crisi di pa-nico o attacchi di claustrofo-bia». Una decina di metri più avanti, come dicevamo, ope-ra il posto medico avanzato. «Questa struttura ha lo scopo di fungere da filtro, così da po-ter dare una risposta imme-diata ed efficace alle diverse situazioni di emergenza sani-taria provenienti dalla Fiera - precisa il coordinatore in-fermieristico Romina Cam-pagnol -. L’obiettivo, d’altra parte, è quello di non andare a influire sulla gestione ordina-ria dell’emergenza del Pronto soccorso, motivo per cui sia-mo attrezzati per trattare dal-l’epistassi a principi di infarto piuttosto che malesseri legati a patologie respiratorie».In ultimo - assolutamente non per importanza - i quattro ‘in-fo point’ dedicati all’accoglien-za e all’informazione dei visi-tatori, che potrete trovare ri-spettivamente all’imbocco est di piazza Arco d’Augusto, al-l’imbocco ovest di piazza del-la Repubblica, nella centralis-sima piazza Chanoux e nel-la suggestiva Tour des Sei-gneurs de Quart.

Patrick Barmasse■

Alcuni degli addetti deputati alla risposta sanitaria all’emergenza impegnati al posto medico avanzato di piazza Narbonne

I volontari dell’Associazione Psicologi per i Popoli - Emergenza VdA che operano in piazza Narbonne

A sinistra la responsabile del COM, Vally Lettry; a destra Katia all’info point di piazza della Repubblica

Quattro volontarie della CRI impegnate lungo il percorso della Fiera

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O

Aldo Giovanni Ottobon con uno scaldaletto d’antan Bonifacio Vuillermoz e le sue rivoluzionarie matriosche

Giuseppe Bertolin con la sua cassapanca minuziosamente intagliata Roberto Zavattaro con la figlia Josette e in secondo piano la culla Marino Boniface e gli orologi giramondo

Lo speciale leggio di Luigi Cozzi Alberto Zenti si è specializzato nella produzione di cofanetti Enzo Donetti Dontin con i suoi piatti per la polenta

L’arte dell’intaglio non sembra proprio passare di moda, almeno non al-

la millenaria Foire de Saint-Ours. Una conferma? Avvia-te la vostra visita dall’imboc-co est di piazza Arco d’Augu-sto e lo scoprirete con i vostri stessi occhi. Il primo che in-contriamo tra i banchi è En-zo Donetti Dontin di Sorreley, un decano di questa particola-re tecnica considerata l’espe-rienza ormai ultraventennale sulle spalle. «Mi diletto a pro-durre piatti per la polenta, ta-glieri e altri piccoli oggetti per la casa - spiega -. Alla base di questi lavori c’è il giusto bilan-ciamento tra l’utilizzo del tor-nio e la successiva opera di in-taglio vera e propria». Un po’ più avanti come non fermarsi ad ammirare gli orologi ‘gira-mondo’ di Marino Boniface di St-Denis. Orologi sì, ma per-ché ‘giramondo’? «Perché que-sta tipologia di orologi intaglia-ti li ho venduti un po’ dapper-tutto, dal Marocco al Cana-da finanche in Giappone - af-ferma orgoglioso -. Pensi che quello finito a Casablanca l’ho barattato con un tappeto». Ma non è tutto. Nel suo campio-nario, l’espositore della Me-dia Valle ha bagnato l’esor-

dio di una creazione nuova di zecca: la grolla intagliata. «Per arrivare a questo risulta-to si sono rese necessarie al-l’incirca 60 ore di lavoro, par-tendo dalla selezione del tron-co per arrivare all’ultima rifini-tura», commenta ancora Boni-face. Da St-Denis si sale ideal-mente fin nella val di Cogne, per incontrare il particolare

leggio prodotto da Luigi Coz-zi, che tiene subito a precisa-re che «è dal 1992 che espongo ininterrottamente le mie crea-zioni alla Foire de Saint-Our-sa, prima in via Edouard Au-bert e da qualche anno in via Saint-Anselme». A proposito di via Sant’Anselmo: dirigendoci verso la Porta Praetoria, la no-stra attenzione viene letteral-

mente catturata dalle rivolu-zionarie matriosche realizza-te da Bonifacio Vuillermoz di Arnad. Perché rivoluzionarie? «Semplicemente perché nes-suno finora mi sembra le ab-bia esposte sui banchi, quindi dovrei essere l’unico ad averle prodotte», racconta. Per Vuil-lermoz questa novità costitui-sce un’autentica evoluzione

nel suo campionario artistico, se è vero che l’artigiano del-la Bassa Valle - con alle spal-le ormai 40 anni di intaglio - è unanimemente conosciuto per le sue zuccheriere e per i suoi piatti, alcuni dei quali rag-giungono addirittura il metro di diametro. «Diciamo che sa-per lavorare ‘pezzi’ di una cer-ta grandezza è da sempre la

mia specialità», ci tiene a pre-cisare. A una manciata di me-tri l’uno dall’altro si trovano Al-berto Zenti di Porossan e Ro-berto Zavattaro di Fénis. Zen-ti si è specializzato col tempo nell’intaglio di piccoli cofanet-ti e portagioie, Zavattaro si è presentato quest’anno all’ap-puntamento millenario con una splendida culla per bebè. «Questa opera è stata realizza-ta attraverso l’assemblamen-to di diversi pannelli in noce - dichiara -. Per arrivare a que-sto risultato ci sono stato die-tro all’incirca 300 ore, ma pre-ciso già che questo pezzo non è in vendita. Preferisco tener-lo un domani per mia figlia». Imboccata via Porta Praetoria, immediatamente sulla sini-stra, a spiccare è la cassapan-ca minuziosamente intagliata da Giuseppe Bertolin di Isso-gne, preludio all’opera forse più particolare di questa pri-ma carrellata di espositori: lo scaldaletto d’antan realizza-to da Aldo Giovanni Ottobon di Hône, con tanto di pentola in rame per contenere la bra-ce. Un accessorio di un tem-po che meglio di qualsiasi al-tro sembra significare l’estre-ma attualità della Foire.[segue a pagina 25... ]

INTAGLIO-1 / Questa speciale tecnica non sembra proprio passare di moda■

Maestri nell’uso del coltellinogiovedì 31 gennaio 2013 23

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O

Luigi Pegoraro con sullo sfondo i macinacaffè

L’intaglio decorativo di Elio Tomio

Genzianella Faccioli e il termometro-portachiavi

Battista Enrietti accanto a uno dei suoi orologi

Valeriano Lunardi con i suoi sabot in salice

Enrico Roscio con la sua scatola intagliata

INTAGLIO-2 / Tra scatole, cornici e oggetti vari, la passione senza tempo degli artigiani■

Autentici ricamatori del legno

Guido Balagna con la sua testiera completamente in noce

Renato Daniele Vacquin accanto al suo suggestivo tappa bottiglie in noce

[ ...segue da pagina 23]

Facendo un salto a ritroso, esattamente nel cuore di rue Saint-Anselme, non può pas-sare inosservato lo speciale tappa bottiglie

proveniente dalla val d’Ayas, a cura di Renato Daniele Vacquin di Brusson. «Un pezzo unico in noce», precisa non appena gettiamo l’occhio sul suo banco. Ristabilito il regolare corso del-la nostra visita, in piazza Chanoux ci imbattia-mo in Genzianella Faccioli di Courmayeur, che smessi i panni di podista, ormai da tempo si di-letta nell’intaglio di svariati oggetti per la casa, compreso un particolare termometro che - al-l’occorrenza - può trasformarsi anche in un uti-le portachiavi. Grazioso anche il cestino porta-gioie di Enrico Roscio di Aosta, che afferma co-me il suo prodotto possa essere «molto versati-le, prestandosi per natura a molteplici funzioni, anche se un tempo era utilizzato quasi esclusi-vamente dalle donne come scatola portafili». Un po’ più avanti, in via de Tillier, giusto passato l’in-crocio con via Gramsci, in bella mostra troviamo le opere a motivi gotici di Guido Balagna di Lil-lianes. Guai, però, a parlare di intaglio. «Olio di gomito e scalpello - commenta -: questo il segre-

to delle mie produzioni, tra le quali mi piace sot-tolineare la presenza di una bella testiera in no-ce e di un paio di coperchi frontali delle botti, su cui ho riprodotto il simbolo celtico del ‘triskell’». Suggestive anche le specchiere di Attilio Ve-stena di Charvensod, lavori che hanno richie-sto cura certosina dei particolari e tanta, tanta pazienza. «Per giungere a questo risultato ho do-vuto dapprima lavorare i singoli pezzi, dopodi-ché assemblarli, assecondando successivamen-te lo specchio alle diverse curvature del legno», racconta. Procedendo spediti verso piazza del-la Repubblica, ecco gli orologi da polso giganti a cura di Battista Enrietti di Pont-St-Martin, oppu-re i curiosi sabot in salice minuziosamente in-tagliati da Valeriano Lunardi di Aosta («fortuna che il salice è un legno piuttosto morbido», con-fessa), oppure ancora i piattoni in noce dal dia-metro anche di mezzo metro realizzati da Ezio Lumignon di St-Martin. A chiudere la carellata effettuata sull’asse cittadino est-ovest, un tem-po Decumanus Maximus, da segnalare infine i macinacaffè di Luigi Pegoraro e l’intaglio deco-rativo di Elio Tomio, entrambi di Aosta.

Patrick Barmasse■

Attilio Vestena intento a mostrare una delle sue speciali specchiere Ezio Lumignon con i suoi piattoni in noce

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SCUOLE E CORSI-1/ I portici del municipio sono la casa di corsisti e studenti ■

Principianti... dieci e lode

Pina e Paolo, al banco della scuola di scultura di Perloz tenuta dal maestro Stefano Arnodo

Marcello e Guido del corso di vannerie di Doues

Il corso di tornitura dell’associazione Les Tourneurs de la Basse Vallée e la scuola di Pont-St-Martin

La scuola di lavorazione della pietra ollare di Pont-Saint-MartinNiccolò, Paolo Peter e Loris del Don Bosco di Châtillon

La scuola di intaglio di Gaby; il corso è tenuto da Dino Mognol Marcello, Carlo e Feliciano del corso di attrezzi agricoli di St-Christophe

I portici del municipio so-no da sempre la casa delle scuole e dei corsi. Intaglio,

scultura, ma anche lavorazio-ne della pietra ollare, cuoio e vannerie. Fucine di apprendi-sti, scuole per principianti che rivelano talenti davvero straor-dinari. Marcello e Guido presi-diano il banco del corso di van-nerie di Doues; di fronte c’è la scuola di scultura di Perloz. Il maestro è Stefano Arnodo; al banco ci sono Pina, «continuo a imparare» - spiega, lodando le capacità dei giovani che si so-no avvicinati alla scuola; come Paolo, «sono al primo anno di corso, ho provato con curiosità e mi sono appassionato» - spie-ga mostrando la scultura di un capitello, «ancora non conclu-so, ‘arrivederci ad Antey’» dice un bigliettino. Un po’ più in là ci sono Niccolò, Paolo, Peter e Loris; sono studenti del Don Bo-sco di Châtillon, indirizzo pro-duzioni artigianali, industriali e legno; hanno portato in fiera diversi pezzi, tra i quali spicca-no cassettiere moderne e in sti-le arte povera. Sono pochi ma buoni gli iscritti alla scuola di lavorazione della pietra ollare di Pont-Saint-Martin tenuta da Sebastiano Yon, l’unica in tutta la regione. L’associazione Les Tourneurs de la Basse Vallée e il corso di tornitura di Pont Saint Martin hanno un unico grande banco; il maestro Ste-fanoBottan e i suoi collaborato-ri hanno raccolto una cinquan-tina di allievi, alcune dei qua-li confluiscono dell’associazio-ne presieduta da Ezio Caielli.

Anche Gaby ha la sua scuola di intaglio da ormai cinque anni; il maestro è Dino Mo-gnol, alle prese con una quin-dicina di corsisti. Chi scrive ne ignorava l’esistenza, ma

esiste un attrezzo che viene utilizzato per raccogliere le mele o i cachi; una sorta di rastrellino tondo che per-mette al frutto di poggiar-si, senza schiacciarsi o ro-

vinarsi. Lo hanno appena venduto al banco del corso degli attrezzi e oggetti per l’agricoltura di Saint-Chri-stophe tenuto dal maestro Liliano Savoye, «l’unico nel-

la nostra regione» - precisa-no i corsisti Marcello, Carlo e Feliciano. Sono belli e mo-derni gli appendiabiti stu-diati dai ragazzi del setto-re legno dell’Itpr Corrado

Gex di Aosta, rappresenta-ti da Pietro, Daniele, Ema-nuele e Axel e dagli inse-gnanti Mauro Bethaz e An-drea Bertone.

segue a pagina 33■

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SCUOLE E CORSI-2/ Espongono anche Institut Agricole, ITPR Gex e Don Bosco■

Il legno si ama anche a scuola(segue da pagina 31)

Di fronte, i colleghi dell’In-stitut Agricole Régional han-no una mascotte con tanto di cappottino per difender-si dal freddo; è Ciro, il segu-gio dell’educatore Domenico Trevisan; gli studenti Matteo e Joël presidiano il banco dei laboratori di lavorazione del cuoio e di scultura. Simona, Valentina e Ivo – allievi del primo anno - so-no al banco della scuola di intaglio e di scultura di Lil-lianes; per l’intaglio si trat-ta della prima partecipazio-ne alla Millenaria; il corso è tenuto da Simone Allione che tiene anche il corso di intaglio a Gressoney Saint-Jean, dove ci sono Gabriella, Antonella e Ruggero. Forte della quasi decennale pre-senza alla foire è il corso di vannerie di Antey Saint-An-dré tenuto da Aldo Bollon; al banco ci sono Ester, Irma e Rosanna. Sono numerosi gli allievi di Antonio Schiavon al corso di intaglio di Saint-Pierre, suddivisi in due livel-li di abilità. Manuela, Katia, Monica e Livia presidiano il banco dell’Ecole de vanne-rie di Sarre tenuto da Aldo Bollon; poco più in là ci so-no Giorgio, Rosa e Mara, al-lievi al primo anno del cor-so di vannerie dell’associa-zione L’Ascolto. Franco Pi-net tiene il corso di scultura a Issogne; al banco c’è Do-nato, allievo da ormai quat-tro anni.

segue a pagina 35■

L’Ecole di vannerie di Sarre con le sorridenti Livia, Manuela, Katia e Monica

Gli insegnanti dell’ITPR Gex Mauro Béthaz e Andrea Bertone con Pietro, Daniele, Emanuele e Axel L’educatore dell’Institut Agricole Régional Domenico Trevisan con Ciro e gli studenti Matteo e Joël

Simona, Valentina e Ivo, scuola di intaglio e scultura di Lillianes La scuola di intaglio di Gressoney Saint-Jean, Gabriella, Antonella e Ruggero

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F I E R A D I S A N T ’ O R S O

SCUOLE E CORSI-3/Prima fi era per i corsisti del cuoio e della pelle di La Salle■

Talenti a caccia di consensi

(segue da pagina 33)

Veterani e allievi del primo corso di alternano alla scuola di scultura di Pollein del maestro Siro Viérin; sotto

i portici della casa comunale ci sono Marco, Diego e Alessia. La scuola di scultura di Etroubles espone un per-fetto Handy Manny, Manny Tuttofa-re, il protagonista del cartoon Disney

che ha a che fare con attrezzi da la-voro parlanti. Per il primo anno in fiera il corso di lavorazione della pel-le e del cuoio di La Salle, ‘gemellato’ al banco di Saint-Pierre dove ci sono

Elisa e Tania. Non mancano all’ap-puntamento, i bambini della scuola di Valgrisenche che tessono, ricama-no e dipingono il tradizionale drap; «due ore alla settimana, un rappre-

sentante dell’opificio viene a scuola a insegnare ai bambini a tessere e a ricamare il nostro tessuto tipico – spiega l’insegnante.

segue a pagina 37■

Donato, allievo al quarto anno alla scuola di scultura di Issogne Giorgio, Rosa e Mara, corso di vannerie dell’associazione L’Ascolto Tania ed Elisa, scuola di lavorazione pelle e cuoio di La Salle e St-Pierre

Alcuni corsisti della scuola di intaglio di Saint-Pierre del maestro Antonio SchiavonEster, Irma e Rosanna, corso di vannerie di Antey Saint-André

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SCUOLE E CORSI-4/ I bimbi di Valgrisenche tessono e ricamano il drap■

Ollomont, intaglio rosa

Samantha e Paola, scuola di intaglio di Ollomont

(segue da pagina 35)

I bambini della scuola materna co-lorano il tessuto mentre i più gran-di, oltre a tessere, si dedicano al ri-

camo, come Pierre, che ha riprodot-to un pulcino giallo su una presina da cucina. Com’è tradizione, par-tecipano alla fiera anche la scuo-la di scultura di Donnas tenuta dal

maestro Giuseppe Binel e quella di intaglio di Pont-Saint-Martin; il corso è tenuto da Ornella Crétaz e insieme a Loris, Anna, Carmen e Piera, al banco c’è anche Emilia-

no, 9 anni appena e un grande ta-lento. Sono circa 15 i partecipan-ti al corso di lavorazione del ferro battuto tenuto a Verrès da Mauro Savin; pregevoli i lavori esposti. A

Ollomont, è tutto in rosa il corso di intaglio: Samantha, Paola e Cristi-na sono le allieve del maestro Mi-chel Rosset.

Cinzia Timpano■

I bambini della scuola di Valgrisenche con i drap ricamati e colorati: da sinistra Vania, Pierre, Yves e Nadi

Alcuni allievi della scuola di scultura di Donnas; i corsi sono tenuti dal maestro Binel

Loris, Anna, Carmen e Piera della scuola di intaglio di Pont-St-Martin; in prima fila Emiliano, giovanissimo e promettente intagliatore

I corsisti che presidiano il banco dellas cuola di lavorazione del ferro battuto di Verrès

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MOBLI / Gli artigiani danno un tocco di originalità ai manufatti nostrani■

Tra tradizione e creatività

Luca Follin seduto al tavolo da pierrade, Jonatha Gerbore, un habitué, e Othmar Juglair

Il tavolo a libro con tanto di marchio di fab-brica, un rombo in pietra di losa, cattura l’attenzione dei visitatori sotto i portici

di via Xavier de Maistre. All’autore Davide Carlino - terzo anno in Fiera alla postazio-ne 1444 - la passione per i mobili è nata ri-strutturando la casa dei nonni a Torgnon. Racconta l’artigiano: «Ho cominciato con il rimettere a nuovo il pavimento e il risultato, buono, mi ha incoraggiato a proseguire». I pezzi esposti, in larice e abete antico, si ri-fanno rigorosamente alla tradizione. Un originale bancone bar in larice con inser-ti in tessuto, che richiamano il manto della pezzata bianca e rossa, raccoglie attorno a sé un gruppetto di amici di Daniel Trimar-chi, il produttore. C’è aria di festa in taver-na all’altezza del Csv di via Xavier de Mai-stre con taglieri ricolmi di salumi, buon vi-no e musica. «Espongo da dieci anni - dice Trimarchi - e ci tengo all’originalità. I miei sono pezzi unici eseguiti con legno di lari-ce antico». E’ al suo debutto alla Millena-ria Roberto Boita che con una punta di or-goglio dice: «Sono un artigiano autodidat-ta. Ho incominciato con piccoli oggetti. Ho commesso errori dai quali ho imparato». Ora produce panche, bauli, armadietti e picco-le librerie. Luca Follin - postazione 1449 sot-to i portici del municipio - ha ideato un ta-volo per la pierrade da gustare in compa-gnia. Tondo, dodici posti, ha al centro una pietra sulla quale cuocere le carni e un set-tore girevole sul quale poggiare le salse. E’ alla sua seconda esperienza in Fiera. L’ar-te l’ha imparata al Don Bosco di Châtillon e ora ne ha fatto un hobby. E’ cresciuto nei truccioli - secondo quanto racconta - Jo-natha Gerbore. Nonno e papà erano fale-gnami. Othmar Juglair presenta panche e complementi di arredo ma anche coltel-li intagliati. «Per la creazione di un pezzo - spiega - ci vuole anche un’intera giornata; bisogna mettere in moto i macchinari men-tre per intagliare un coltello ogni momento libero è buono».

Danila Chenal■

Davide Carlino, che lavora solo abete e larice antico, Daniel Trimarchi al bancone bar, e Roberto Boita al suo debutto

VI ASPETTIAMO

IN PIAZZA

DELLA

REPUBBLICA

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FERRO BATTUTO / Oggetti utili per la casa, ma anche armi antiche, sculture e rose■

Passione SALDATA al genioChiavi, attrezzi da camino, serrature, chio-

di e cerniere. Ma non solo. Anzi. Basta fer-marsi al banco di Stefano Russo, 49 anni

di Fénis, per capire come il ferro possa sposarsi con la storia. «E’ una passione che ho da sempre - afferma - e venire a Sant’Orso è una festa. Ho portato coltelli, croci celtiche, campanacci (rigo-rosamente della forma di Fénis), ma la grande novità del 2013 è il pennato da lupo, un’arma an-tica della Valle del Lys realizzata per scommessa con un gesuita che me l’ha fatta vedere su un li-bro. Ne ho fatte due, una l’ho data a lui».L’arte abbinata al grave momento economico nelle opere di Enrico Civico. L’aostano che la-vora come saldatore in Cogne è una delle at-trazioni principali alla fine di via Porta Preto-ria con una scultura antropomorfa in scala rea-le. «E’ una sentinella notturna che durante il suo turno di guardia vede qualcosa all’orizzonte e lo indica - spiega -. E’ un messaggio di speranza, perché secondo me ha avvistato una nuova al-ba che rappresenta l’uscita dalla crisi».Per scambiare quattro chiacchiere con Ermis Vai-ros, 73enne pensionato Olivetti di Pont-St-Mar-tin, bisognerebbe prendere il numerino come al banco del pesce alla vigilia di Capodanno. Tra chi gli chiede un consiglio su un chiodo e chi si fa consegnare la cerniera giusta per la cassapanca, racconta: «Il ferro mi è sempre piaciuto, ma sono

dodici anni che ho iniziato davvero a lavorarlo. Mi piace, perché la gente viene da me, mi spie-ga cosa vuole e io mi metto all’opera».In Fiera dall’edizione estiva del ‘97, Mario Plater, ex manutentore elettrico, 62 anni di Nus, ha scel-to il ferro «perché mi ha sempre attratto e richie-de meno attrezzature; poi di legno ce n’era già troppo. Mi diletto con le decorazioni per la casa o con i segnavento; ogni tanto mi piace abbina-re anche il legno o verniciare il ferro. Questi due giorni sono speciali, passa tanta gente e posso in-contrare amici che non vedo da un pezzo».

Chi ha tradito il legno per il ferro è Venturino Bosc, 55 anni, commerciante di Issogne: «Per tan-to tempo sono venuto a Sant’Orso con oggetti in legno, poi, quattro anni fa, ho avuto la possibi-lità di fare un corso di ferro a Verrès con Mau-ro Savin e ho cambiato, cosa che era un po’ che volevo fare. Mi trovo bene e quando il negozio è chiuso vado in laboratorio a lavorare».Non hanno la sede sociale, ma i talentuosi com-ponenti della Cooperativa En-Fer di St-Pierre con l’incudine e il martello ci sanno fare. «Siamo nati tre anni fa dopo un corso tenuto dal mae-

stro Livio Mognol - spiegano Marco Pozzini, Pa-trick Chatrian e Remo Bethaz, tre dei sette soci -. Ci manca la sede operativa e ci troviamo a ro-tazione nei nostri singoli laboratori. Il ferro, per la manualità, è meglio lavorarlo in due: a volte rea-lizziamo opere insieme, come il batacchio terzo classificato alla Mostra Concorso, altre ognuno per conto proprio. I pezzi più richiesti? Le croci e i porta tende vanno forte, ma piacciono parec-chio anche le rose». Alla faccia di chi pensa che il ferro non possa voler dire dolcezza.

Davide Pellegrino■

Patrick, Remo e Marco della Cooperativa En-Fer di St-Pierre Ermis Vairos di Pont-St-Martin

Stefano Russo di Fénis Venturino Bosc di Issogne Enrico Civico di AostaMario Plater di Nus

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A fidarsi dei numeri, potrebbero venire sof-focati dai cultori del legno. Ma, per una volta, i numeri non hanno ragione. Sarà

per la loro abilità, sarà per il colore affascinante, sarà per delle creazioni sempre originali, fatto sta che davanti ai banchi degli esperti della pie-tra ollare c’è sempre una coda stile ufficio po-stale l’ultimo del mese all’ora di punta. In mez-zo a via Porta Pretoria c’è Gino Anselmo Da-guin, 78 anni domenica, di Hône. «La passione ce l’ho da sempre - spiega -; lavoro la pietra da oltre 50 anni, dal ‘70 sono presente in Fiera. Nel-la vita ho fatto l’operaio; ho iniziato con il legno, poi con Lucio Duc ho “assaggiato” la pietra e non l’ho più mollata. Mi piace il suo colore, ma, so-prattutto, mi piace quello che ha nel suo cuore: la pietra è fatta di neve, di vento, porta dentro di sé i segreti della terra».A poca distanza da lui c’è Donato Savin, guardia forestale, 53 anni di Cogne. «Scolpisco da quan-do avevo diciotto anni - racconta -; a Cogne non c’era legno pregiato e ho iniziato con il tufo. Do-po anni il mio concittadino Dorino Ouvrier mi ha spinto a partecipare, ma a iscrivermi è sta-ta mia moglie. Venire qui mi stimola; è la singo-la pietra che mi dice come deve essere lavorata. Queste sculture nascono dal mio malumore in-terno, sono un po’ pessimista e questo momen-to di crisi non mi aiuta: queste maschere di an-

goscia rappresentano in modo particolare quello che stanno passando i nostri giovani».In via de Tillier Franco Bello, aostano di 73 an-ni, propone, oltre ai tatà e a diversi personaggi, due calamai. «Sono la novità di quest’anno - af-ferma -. Anni fa sono stato trascinato da un ami-co a Pont a un corso del maestro Sebastiano Yon e mi è piaciuto; è una decina di anni che vengo in Fiera, questa è una festa, durante la quale pos-so incontrare tanti amici e conoscenti. Non ho molto tempo da dedicare a questa mia passio-

ne, la cosa più difficile è cominciare il pezzo, poi il resto viene quasi da solo». L’ex piastrellista Renato Canepa, 71 anni di Ga-by, aspetta in via Anfiteatro il passaggio dei visi-tatori «con grande pazienza, che è la virtù prin-cipale da portare in Fiera. Sono tanti anni che ho questa passione, ma solo da tre vengo a San-t’Orso, prima tenevo in casa quello che facevo. All’inizio facevo statuette in legno per il presepe, ma la pietra mi dà maggiori soddisfazioni per-ché è più compatta».

Tappa obbligata, in via Sant’Anselmo, da Cesare Bottan, che, con l’immancabile barba d’ordinan-za («ormai è un rito e mi protegge pure dal freddo, in primavera poi la taglio») per due giorni smet-te i panni del sindaco di Bard e viene nel capo-luogo a riscuotere consensi. Un amico gli chie-de dove trova il tempo e lui ribatte senza pen-sarci: «Per le cose che ami fare, il tempo lo trovi sempre. Quando inizio a lavorare la pietra tolgo l’orologio, ma adesso oltre le undici di sera non riesco ad andare. Mi piace andare in giro a cer-care le pietre, sono loro a dirmi cosa devono di-ventare». E intanto aspetta una signora di Frosi-none che gli ha ordinato un presepe dopo aver-ne visto uno alla mostra di Dalmine: «Voleva che glielo spedissi, ma non ho accettato. Le mie ope-re sono particolari, tutte diverse l’una dall’altra e se non le piacerà ci berremo un caffè insieme e me lo lascerà qui».Niente fonte battesimale, in questa edizione, per Rino Collé, insegnante di Issogne. «Quest’anno presento delle sfere fatte con il tornio e poi lavo-rate a mano con soggetti della natività: è un’idea un po’ particolare, che sta ottenendo successo». Ogni tanto passa un suo alunno, che rimane fa-vorevolmente sorpreso: «In classe non pubbliciz-zo questa mia passione, se no finisce che passo per uno che se la tira».

Davide Pellegrino■

Gino Anselmo Daguin di Hône Renato Canepa di Gaby Cesare Bottan di Bard Rino Collé di Issogne

Donato Savin di Cogne Franco Bello di Aosta

PIETRA OLLARE / Nelle emozioni degli artigiani, la magìa di un materiale dal fascino speciale■

Sfi orare i SEGRETI della terraF I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 2013 41

Page 42: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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I libri di Davide Dalle

Franco Patrocle e la “fattoria”

Gnomi e scarpe per Roberto Voyat

Fabio Verthuy amante dei cartoni animati

Luigi Blanc e i suoi amati nodi

Ugo Corgneur e la borsa da medico

SCULTURA-1 / Tra personaggi onirici, cartoni ed elfi , via Sant’Anselmo dà subito il meglio■

Benvenuti nel regno della fantasia

Manuela Consuelo Miozzi con soggetti “bucolici” Osvaldo Raso con opere di fantasia

L’Arco d’Augusto è da po-co alle spalle, ma non c’è neanche il tempo di am-

bientarsi, di prendere contatto lentamente con la Fiera. La re-gina scultura è lì, pronta a tra-scinarvi dentro ai suoi mille si-gnificati, alle sue ore di impe-gno e testa chinata su un pez-zo di legno, di preferenza no-ce, che pian piano trasformano i pensieri in forme. Poi, qualcu-no si affeziona ai propri manu-fatti e quasi è dispiaciuto di ve-derli “andare via”. Per informa-zioni chiedere a Manuela Con-suelo Miozzi di Charvensod, che fa bella mostra di un riccio-cio-tola. «Realizzo solitamente ope-re bucoliche, pezzi di vita e co-se legate all’infanzia - spiega -. Sono sei anni che lavoro e sono alla seconda Fiera: sono conten-ta, anche se molte volte quando comprano qualcosa mi piange il cuore». La fantasia è il tema portante di via Sant’Anselmo, come conferma la presenza di Osvaldo Raso di Fénis. «Questo è il mio grande hobby e per ogni opera scateno la fantasia - ri-vela Osvaldo -. Ormai lo faccio dall’84 e ogni anno dedico circa tre mesi per prepararmi al me-glio. E’ sempre bello ritrovare gli amici e avere momenti di con-fronto». Fantasia fa rima anche con libri, e qui Davide Dalle di Donnas potrebbe insegnare a molti. «Si vede il mio amore per i libri? - scherza -. Io ho inizia-to sette anni fa da autodidatta e ho iniziato subito con le Fie-re. Quale miglior palestra del giudizio del pubblico? E’l’uni-co modo per capire se si è porta-ti: o ti tagliano le gambe o puoi

sperare di crescere». Potevano mancare gli gnomi? Figurarsi, visto il filo conduttore. E quel-li di Roberto Voyat di Fénis so-no tremendi e si infilano anche nelle scarpe. «Ho sempre avu-to una passione per la scultura

e per questi soggetti - sorride -. Ormai sono vent’anni che mi impegno e lo sbarco nella Fiera ha significato tanto; è un amo-re che conservo da quando so-no bambino». L’immaginazio-ne per Luigi Blanc nasce dopo

un’attenta ricerca dei nodi; una settimana di ferie, anche in To-scana. «Seguo la forma del no-do e gli adatto un personaggio - spiega lo scultore sarrolein -. Ho cominciato con l’intaglio, poi sono stato rapito da questa spe-

Cristian Gallego Selles con la moglie e il pannello dedicato al lupo

cialità: vedi il nodo e il sogget-to nasce di conseguenza, cam-biando il meno possibile e con-servando questa forma “cicciot-ta”». E le fiabe dove le vogliamo lasciare? Il Pinocchio di Berar-do Zamboni di Quart, seduto vi-

cino a un diavolo porta-vino ci porta in un’atmosfera onirica. «Non seguo solo la tradizione - rivela -, mi piace spaziare; sono in Fiera dal 1970 e anche se la resa non è eccezionale, la sod-disfazione di prendervi parte è sempre enorme». Avanzi anco-ra di qualche passo e sono i car-toni animati a chiamarti: Ih-Oh da una parte, Scrat dall’altra e in mezzo il creatore Fabio Ver-thuy: «Al secondo anno di fiera sono stato catapultato nel cuore - esclama emozionato -. Qui la gente è entusiasta e l’atmosfe-ra è tutta un’altra cosa, c’è più interesse. Amo rappresentare i cartoni, ma cerco di specializ-zarmi nei visi». Visi, già, come quelli stupiti delle signore che si vedono una borsa griffata sul banco di Ugo Corgneur di Ao-sta. «Non voglio mai fare gli stes-si soggetti - chiosa -, mi piace va-riare, ma soprattutto trovare il giusto legno per il giusto ogget-to, odio gli utilizzi impropri del materiale». Non è un personag-gio di fantasia, ma un animale che sta tornando di grande at-tualità, il lupo realizzato su un mega-pannello da Cristian Gal-lego Selles di Fénis. «Se ne par-la tanto e ho pensato di dedicar-gli un pezzo - spiega, mentre ci mostra la passione -. Amo Van Gogh e l’ho omaggiato con un bassorilievo. Mi ci dedico dal ‘93 - continua Cristian - e ogni an-no la passione cresce». Passione che Franco Patrocle ha vissuto da piccolo: «Ho seguito le orme del babbo e ora, quando ho un attimo di pausa dagli animali, mi dedico al mio hobby».[segue a pagina 44]

Ildo Borroz mostra il gufo; dietro un maialino curioso

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Page 44: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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Giuseppe Crestani e una suggestiva Medusa

I musici di Gianfranco Anzola

Peter Trojer tra libri, pecore e Sant’Orso

Il “padrone di casa” Giangiuseppe Barmasse

Guido Diemoz e le scene di vita di una volta

La vita agreste secondo Jean Betemps

SCULTURA-2 / Tra maialini curiosi e capolavori, il traguardo della Porta Pretoria si avvicina■

La volata verso il cuore della Foire

Berardo Zamboni “papà” di Pinocchio Massimo Clos: tutta la fiera in una scatola

[segue da pagina 43]Già, un hobby, che a volte sforna cose particola-re, come il maialino curioso di Ildo Borroz. «Or-mai lavoro il legno da 25 anni e la passione non cala. Dopo vari riconoscimenti cerco sempre sti-moli nuovi, per questo cambio molto. Devo riu-scire a tirare fuori ciò che ho dentro». Stessi pen-sieri che passano per la testa anche dei “vicini di banco” Vincenzo e Daniele Atzei di St-Vincent: «Realizzo oggetti fantasiosi dal ‘92 - spiega papà Vincenzo - e amo sentire i commenti della gen-te. Per questo ho provato a tirare dentro anche mio figlio e credo di esserci riuscito». Variano dal-lo sport alla tradizione, invece, le opere di Jean Betemps, in Fiera «dal ‘98. Per me è sempre una bella abitudine. Mi dà un piacere diverso rispetto alla mia attività di mobiliere». Più fresca l’espe-rienza di Peter Trojer di Courmayeur che, da 5 anni cerca «di mettere in pratica le mie idee, le ispirazioni del momento. E ora mi sono lanciato anche nel tuttotondo». La pecora di Trojer, però, deve fare attenzione all’imponente aquila che si staglia sul banco di Ermanno Cerquetti di St-Christophe, che parla di «una passione che na-sce fin da quando ero bambino. Ormai espon-go da una decina d’anni, ma rimane sempre un’emozione unica». E se invece fosse il maiali-no imbronciato di Bruno Jaccod la vittima desi-

gnata del rapace? «Sono in questo posto di via Sant’Anselmo dal 1977 - spiega Bruno da bra-vo decano della Millenaria -. Per le mie opere, e soprattutto per i miei pagliacci, uso solamente il noce: è l’unico legno che col passare degli an-ni diventa ancora più bello». Bella sarà sicura-mente anche l’ultima Fiera di Augusta Cateri-na Francisco, la “signora degli angeli”. «Sono qui

dall’’84 ed è giunto il momento di dire basta - ri-vela -. Anche se continuerò a lavorare il legno: mi ha dato la forza di riprendermi dalla conva-lescenza e mi permette di tenermi attiva». Attiva è sicuramente la testa di Massimo Clos di Aosta, che delizia con il suo “studio delle scatole”, dove raggruppa in un’unica opera tutti gli elementi della Foire: «Partecipo da 25 anni, anche se or-

mai mi chiedo se abbia senso; inizia a diventare un problema per negozi e servizi, c’è un contor-no troppo grosso, gli artigiani rischiano di pas-sare in secondo piano». Tornando alla fantasia, Giuseppe Crestani sceglie la declinazione della mitologia, con la sua Medusa. «Rigorosamente in noce; è dagli anni ‘90 che espongo e per i miei soggetti mitologici è il solo materiale adatto». La Porta Pretoria si avvicina e la “tensione” per il cuore della Foire si fa sentire. La stempera Gui-do Diemoz di Doues che realizza «solo soggetti di una volta e rigorosamente in noce, il materia-le più bello che ci sia». «Avevo fame di esprimer-mi - esclama Gianfranco Anzola di Arnad con splendidi musicisti -. Sono ormai 20 anni che la-voro e ho scoperto che il noce antico mi permette di far rivivere il legno, come dimostrano le mie opere ricavate tutte da oggetti già esistenti e re-stituiti a differente splendore». Splendore, il ter-mine giusto: siamo alla Porta, il regno di Gian-giuseppe Barmasse. Inutile presentarlo, di lui si sa ormai tutto, anche se ce lo rispiega volentie-ri vicino al suo allevatore che abbraccia la rei-na: «Cerco sempre cose diverse - ci rivela -. Vo-glio arrivare in fiera al meglio: è sempre un mo-mento emozionante che anche dopo tanti anni mi regala sempre nuove sensazioni».

Alessandro Bianchet ■

F I E R A D I S A N T ’ O R S O

Augusta Caterina Francisco alla sua ultima fiera L’estro di Bruno Jaccod Le opere di Vincenzo e Daniele Atzei Ermanno Cerquetti con un imponente gallo

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Danilo PerronPittore da sempre... per il piacere di dipingere

“Un valdostano che lasció la sua terra a vent’anni per vedere e conoscere il mondo. Si presenta per la prima volta nella sua cara Valle,

con una serie di dipinti a olio su tavole di quercia antica”

Esposizione operedal 10/01/2013 al 31/01/2013

presso Cafè Deorsola, Aosta

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SCULTURA-3 / Lungo il percorso ci si imbatte in vere favole scolpite■

Storie e leggende di legnoC’è chi si scervella per

un’idea innovativa, un soggetto particolare e chi

invece si fa aiutare... dal nipoti-no! Franco Grobberio era alla ricerca di un’idea per un nuovo animaletto più o meno mitolo-gico da riprodurre nei suoi ta-tà ed ecco che il piccolo Pietro arriva in aiuto con il... maiale a dondolo. «Il mio nipotino ha inol-tre stabilito che il ricavato dal-la vendita dei maiali a dondo-lo andrà ai bimbi poveri» spie-ga l’artista aostano che alle no-ve del mattino aveva già vendu-to le novità 2013.L’aiuto per le sculture di Bruno Diémoz di La Salle arriva diret-tamente dalla natura. Diémoz raccoglie vecchie radici e cor-tecce modellate dal tempo e da-gli agenti atmosferici e intervie-ne pochissimo, solo con qualche tocco di colore o l’applicazio-ne di un dettaglio per eviden-ziare l’animale nascosto nel le-gno. D’effetto la sua aquila presa d’assalto dai flash di macchine fotografiche e smartphone. Chi invece interviene, e anche tanto, sul legno è Fernando (Ni-no) Casetta, di Aosta, che per la sua Inarpa della pecore nei pa-scoli della Valtournenche, ai pie-di della Grande Becca, un pez-zo unico da oltre 70 kg estratto da una radice di noce, ha impie-gato circa tre mesi. «Un lavoro delicato e impegnativo - spie-ga - una scultura “sans-arrêt” che richiede una gran pazien-za e tanta precisione. La diffi-coltà sta nel creare i vuoti sot-to la pancia delle pecore, tra le zampe, realizzare ciò che hai in testa e che ancora non ve-di». Poco più in là, sempre in piazza Chanoux, il banco del-l’artista artigiano Roberto (Bo-bo) Pernettaz, il sarto dei legni esausti propone le sue ormai classiche figure, ritagli di vec-chi legni assemblati a creare figure di uomini, animali che raccontano una storia.Altre storie sono quelle che rac-contano i libri (di legno) di Gian-franco Schionati, di Aosta, per-fette riproduzioni di antichi to-mi rosicchiati dal tempo, dai tar-li e, in qualche caso, dal fuoco. Anche la colonnina di Fabrizio Roscio racconta una storia «É un omaggio alla Valle Orco, valla-ta di origine di mio papà - spie-ga lo scultore di Quart -, ha uno sviluppo altimetrico, partendo dall’aquila che domina le mon-tagne, all’alpinista che le scala, ai ciuffetti di stelle alpine e ge-nepy, per proseguire scendendo di quota con il braconniere che caccia gli stambecchi, la pasto-rella che pascola le mucche in alpeggio i visi delle streghe e fi-nire con alcuni dei mestieri tipi-ci del posto: lo spazzacamino, il contadino e lo stagnino».[segue a pagina 47]

Le maschere di corteccia di Urbano Frassy

L’artista artigiano Bobo Pernettaz, a destra Nino Casetta e la sua Inarpa; in bassoa destra radici e cortecce di Bruno Diemoz

I bastoni di Claudio Bancod Claudio e Roberto MeggiolaroGli animaletti di Gabriele Ronc

Gianfranco Schionati

Fabrizio Roscio

Il maiale a dondolo di Franco Grobberio

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SCULTURA-4 / Tra le curiosità sculture richiudibili, infradito di legno e comignoli fumanti■

TAHU, il tatà dahu e altre chicche

Sopra da sinistra Silvano Ferretti, Katia Capuzzo con rinoceronte e toro in formato tatà e Michele Turco; a sinistra le infradito di Armando Blanc

[segue da pagina 47]

L’idea, è tutto. Serve a distinguersi, cattura l’attenzione e fa par-

lare di sé. Come le scultu-re richiudibili di Roberto Lunardi, di Aosta: un gros-so tronco sezionato, tenuto insieme da cinture di cuoio con una chiusura sempre in cuoio borchiato, o in me-tallo. Da chiuse sono una sorta di massiccio cofanet-to con maniglia, da aperte rivelano scene di vita del-la tradizione: la veillà, le mucche al pascolo, la vita nei campi. Un capanello di persone attor-no al suo banco è la dimostrazio-ne che Armando Blanc, di Fénis, ha fatto centro con le sue ripro-duzioni di libri, ma soprattutto scarpe, scarpo-ni, ciabatte e in-fradito, tutte ri-gorosamente di legno.Curiosi sono an-che i comignoli fumanti di Liliana Eula, di Aosta, esperta di miniature, che scava grossi rami, deco-rati come piccole casette di folletti, da usare come brucia incensi.Colpiscono i grossi pezzi di Giorgio Perin Riz, di Ay-mavilles. Da un lato i Tin-tamaro, un grosso pezzo che si apre a ventaglio ri-produce le donne in co-stume intente a cantare e gli uomini con i tamburi, dall’altro una scena di vi-ta rurale, con i contadini che raccolgono le mele. «É una grossa radice di noce - spiega lo scultore - ci ho messo circa 4/5 mesi per completarlo, lavorandoci occasionalmente nel fine settimana. Uno scolpisce per rilassarsi, ma dopo un po’ fare tutte quelle foglio-line... altro che relax!».Passeggiando lungo via De Tillier non passa inosser-vato lo stand di Michele Turco, di Gressan; un pit-tore, del resto, non può che distinguersi per il co-lore. «Uso forme e sogget-ti della tradizione - spie-ga - contemporaneizzan-doli con il colore». In espo-sizone nel suo stand anche l’opera “Il precario equili-brio della coppia”, scultu-ra finalista al Premio Arte 2012 di Mondadori.Sta facendo buoni affa-ri Roberto Benvenuto, di Nus specializzato in gno-mi. «Mi sono sempre pia-ciuti gli gnomi - racconta - e quando una decina di anni fa ho dovuto inter-rompere l’attività sporti-va per alcuni problemi di salute e mi sono dedicato alla scultura ho provato a realizzarli: una palestra per la mente». La novità di quest’anno sono i volti ap-pena accennati che sbuca-no da pezzi di rami grez-zi, occhi vivi con capelli e barbe bianchi che cattura-no l’attenzione. Poco più in là, all’inizio di via Aubert, il banco di tatà di Camil-lo Brunet. Tra le curiosi-tà di quest’anno «il Tahu - spiega -, un tatà dahu. Sono scarti di legno, no-ce, che mi spiaceva get-tare via, non erano abba-stanza grossi per realizza-re un tatà compelto, allo-ra ecco il Tahu!»

Erika David■

Francesca Peloso mostra la scultura richiudibile del suocero, Roberto Lunardi

A sinistra Camillo Brunet con il Tahu, qui a fianco Giorgio Perin Riz accanto all’opera dedicata ai Tintamaro

Liliana Eula con i comignoli fumanti

Gli gnomi di Roberto Benvenuto

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ATTREZZI AGRICOLI E VANNERIE / Immancabili fi n dall’anno Mille■

Per loro è nata la FOIRE

Olivo Balliana maestro nella produzione di scale e rastrelli, Paolo e Fabio Henriod, specialisti in zangole, e Luca Roncari

Marino Desaymonet bottaio dal 1971, Rosetta Bacchin confeziona cesti e gerle da un ventennio e Giuseppe Lustrissy

Attrezzi agricoli e vannerie, due elemen-ti imprescindibili della tradizione arti-gianale valdostana, sono concentrati

alle Porte Pretoriane. Le scale di Olivo Bal-liana da 44 anni si stagliano contro le antiche mura romane. Scale e rastrelli di tutte le mi-sure attirano anche i collezionisti. «Ogni an-no mi porto via un piccolo rastrello per ricor-do», dice una signora in arrivo dal Piemon-te. Per stessa ammissione dell’artigiano di Roisan, «i miei sono articoli che non cono-scono la crisi». Da 28 anni occupa lo stesso posto Luca Roncari di Charvensod che inva-de con gerle e ceste di ogni dimensione qua-si tutto lo spazio tra le due porte. Un setto-re questo che non conosce flessioni: i cesti-ni sono in ogni casa. Servono per la raccol-ta della frutta e delle verdura, per andare a funghi. Producono articoli per la cantina e per la latteria Paolo e Fabio Henriod di Nus. «Siamo tra gli ultimi professionisti sul mer-cato», dicono di due. L’azienda è da 40 anni sul mercato e sulla piazza di Sant’Orso. Sul banco fanno bella mostra di sé beurryie (la zangola) ovvero il recipiente in legno utiliz-zato nel contesto lattiero-caseario di un’eco-nomia agro-pastorale per montare la panna o trasformarla in burro. In molti si fermano per chiedere spiegazioni. Non a tutti è chia-ro il suo utilizzo. La curiosità non va di pa-ri passo con gli acquisti. Loro la crisi l’han-no risentita. Confeziona botti dal 1971 Mari-no Desaymonet di Aosta. Non lo fa per soldi ma «per passione», sottolinea. Ha frequentato la scuola di vannerie per un triennio Giusep-pe Lustrissy di Morgex al suo decimo anno in Fiera. Alla televisione - confessa - preferisce intrecciare oggetti in vimini nel suo garage. «Mi rilassa», dice mostrando i piccoli oggetti - vassoi, cestini da pane - che ha creato «con fantasia», sottolinea. Reduce dalla scuola di vannerie anche Rosetta Bacchin, che espone in via Xavier de Maistre, ma è ormai una ve-terana della Millenaria. «Sono oltre vent’an-ni di frequentazione. Certo è che per la van-nerie la concorrenza si fa sentire».

Danila Chenal■

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A CogneRistorante, Camere, Taverna Lou Ressignon “Da Arturo”dal 1966 la tradizione continua...

Il locale è arredato in stile rustico alpino e molti pezzi sono stati restaurati proprio da Arturo che nel corso

degli anni li aveva conservati per realizzare il suo sogno: aprire un locale di ritrovo. La cucina oggi è orgogliosamente proposta dal figlio Davide che, con la sorella Elisabetta, testimoniano il loro attaccamento alla cultura gastronomica valdostana conservandone intatti profumi e sapori.

Venite a trovarci, la tradizione continua...

TUTTI I SABATISI BALLAIN TAVERNA!

F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 201348

Page 49: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

 La caffetteria, merenderia e spazio bimbi

VI ASPETTANO ANCHE A SANT'ORSO!

OTTIMO GELATOMA NON SOLO...caffetteria, merenderia e

ASPETTANO ANCHE

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VI La La caffetteria, merenderia e

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OTTIMO GELATOMA

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SANT'ORSO!

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SANT'ORSO!

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NON TRADIZIONALE 1 / La produzione in mostra tra via sant’Orso e piazza Roncas■

Colore, fantasia e pazienzaPazienza, manualità, un

pizzico d’ingegno e di fantasia. Sono gli ingre-

dienti di casa in piazza Ron-cas, via sant’Orso e via Guido Rey dove alloggiano gli espo-sitori del settore non tradi-zionale.Nicoletta Brignolli e Rosa Ba-rone sono amiche; sul loro banco, in piazza Roncas, sono esposte rose colorate, «usia-mo pasta di mais e colori» - spiegano; accanto alberelli fatti con perline, paillettes, fili di rame; ci sono poi originali brucia incensi ricavati da mi-ni barbecue e qualche compo-sizione di fiori secchi. Marili-sa e Sophie sono le sentinel-le al profumatissimo banco di Denis Brédy di Oyace, apicol-tore che ha ricavato candele a forma di animaletti e le ha abbellite con colori ad acqua; si spazia dalle coccinelle por-tafortuna, a gnomi, ranocchie, cagnolini e galletti. Tra i tri-cots di Giuseppina De Cello sono arrivati i colori fluo, must dei modaioli di questa stagio-ne, con cappelli, scaldacollo e sciarpe che si rinnovano nei colori più accesi. Al banco di Barbara Lunardi ci sono lavagnette, termome-tri, spille, mollette, fascine de-corative, «la tradizione del le-gno è ampiamente rivisitata, ma l’amore per la tradizione, quello è merito del papà che è artigiano del settore tradizio-nale da quarant’anni».Sul banco anche le calamite della piccola Alice e le spille di Alessandro, fratello di Bar-

bara che ha disegnato e crea-to simpaticissime pins tonde a tema foire, da ‘I love veillà’, ‘Alé alé le vin brulé’, ‘Credo nel dahu’, ‘La Millenaria ce l’ab-

biamo noi’ e ‘Poudzo’. In fiera c’è anche l’inconfondibile bois collage di Cristina Cancellara, legno vissuto che si sposa a fi-gure e animali essenziali, co-

loratissimi e con dettagli fluo; «ho anche cercato di riprende-re la tradizione di Champor-cher con le cassapanche, na-turalmente alla mia manie-

ra» – spiega. Cristina Henriet porta in fiera le sue fantasiose composizioni con legno e fio-ri secchi; qua e là sbucano fol-letti, gnomi e fatine. C’è tanto

azzurro nelle creazioni di Ce-sare Barmasse; «ne avevo un barattolo in casa da fare fuo-ri – scherza.

segue a pagina 49■

Lauraal banco della sorella Crstina Henriet che porta in fiera composizioni di fiori secchi, legno, e resine

Giuseppina De Cello; tra i suoi tricots sono arrivati i gettonati colori fluo

Nicoletta Brignolli e Rosa Barone; rose realizzate con pasta di mais e alberelli con perline, pailettes e filo di rame

Barbara Lunardi al suo banco; le calamite della figlia Alice e più a destra, le divertenti pins sul tema foire del fratello Alessandro

A sinistra il bois collage di Cristina Cancellara; a destra, le evocazioni di Cesare Barmasse dove il blu e l’azzurro esaltano alcune sculture

F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 2013 49

Page 50: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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NON TRADIZIONALE 2 / Si dipinge anche su legno o su vetro; grucce, rastrelli e taglieri diventano utili ‘appenditutto’■

Calamite, candele e tricots, di tutto un po’

(segue da pagina 49)

«Vede ho abbinato un colore caldo e uno freddo; questo è un bel sistema per uscire da una fase psichica de-licata – continua – altro che soldi al-lo strizzacervelli. Qui mi pagano pu-

re... » Pezzi di legno recuperati, chio-di, assi, composizioni, «più che altro evocazioni - spiega Barmasse – d’al-tronde l’arte è espressione di libertà, non è mica codificata». Marina Pit-tet è autodidatta, dipinge su vetro; mattonelle ma anche specchi deco-

rati; figure infantili, orsetti, lettere... e qualche pezzo decorato al decou-page. In via sant’Orso, Romina Sa-voye espone i suoi bijoux realizza-ti con vetro, ceramica, feltro; «que-st’anno ho pensato anche a dei cion-dolini per i bambini e, sempre deco-

rati con pietruzze e perline, ci sono dei portamonete o portadocumen-ti in feltro». Tra pasta di mais, di por-cellana e paste sintetiche, Antonel-la Berlier e Mirko Milliery riman-gono fedeli alla pasta di sale; «pro-poniamo i costumi tradizionali e le

maschere tipiche del carnevale; in pole position ci sono les landzettes e Lou Tintamaro di Cogne». Un po’ più avanti, al banco di Anna Millet, ci sono il marito Vincenzo e le figlie Simona e Roberta.

segue a pagina 51■

Marina Pittet, pittura su vetro

Marilisa e Sophie, al banco dello zio Denis Brédy di Oyace

Feltro, pietre, ceramica e vetro per i bijoux di Romina Savoye

Landzettes e costumi di Lou Tintamaro di Cogne tra le ‘bamboline’ di pasta di sale di Antonella e Mirko

Dipinti a olio su piatti di legno di Paola Bordet

F I E R A D I S A N T ’ O R S O lunedì 31 gennaio 201350

Page 51: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

(segue da pagina 50)

C’è di tutto un po’, frutto del lavoro di tutta la famiglia: dai tappi allegri per le bottiglie, ai centrotavola con gnomi, bru-cia incensi, bracciali, collanine, calamite decorate con i perso-naggi dei cartoons dai Puffi, passando per Topolino e l’Ape Maia, stoffe dipinte, cappellini, astucci. Ci sono anche le bac-chette magiche, funzioneran-no? «Se uno ci crede funziona-no davvero» – spiega Vincenzo. Paola Bordet trae ispirazio-ne dai paesaggi della nostra regione e dipinge a olio piatti di legno e tele; sul suo banco c’è anche qualche gufo colora-to. Naturalmente dipinto. Rita Vial porta in fiera i suoi certo-sini lavori all’uncinetto mentre Giorgio Bessone decora funghi che crescono sui larici ma an-che una infinità di scatole e sca-toline sui quali sono applicati gufi e stelle alpine di legno, ma ci sono anche calamite, spille e decori per la casa sui quali ritornano stelle alpine, cuori e gufetti. Cristina Aimar espone i suoi tricots, cappelli, a anche fasce per i capelli, scaldacollo e guanti con un dito solo. Non sono neanche le 11 ma Anna Bosonetto Giorgio è molto sod-disfatta di questa fiera 2013; «ho venduto parecchi rastrelli-ap-pendini, grucce rivisitate che diventano porta canovacci o porta chiavi». Tra i suoi deco-ri, i must rimangono i cuori, le finestrelle, anche nella versio-ne con i galletti.

segue a pagina 53■

NON TRADIZIONALE 2 / Si dipinge anche su legno o su vetro; grucce, rastrelli e taglieri diventano utili ‘appenditutto’■

Calamite, candele e tricots, di tutto un po’

Anna Bosonetto Giorgio e più a destra Lorella, al banco del marito Giorgio Bessone

Vincenzo, con le figlie Simona e Roberta al banco della moglie Anna Millet

I lavori all’uncinetto

di Rita Vial

I tricots di Cristina Aimar

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Page 52: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

IL SETTIMANALE DEL LUNEDÌ

Vi auguranoBUON APPETITO

punti rosso neri:• pro loco aymavilles piazza della repubblica

• pro loco arvier piazza della repubblica

• pro loco quart via vevey

• pro loco brissogne via vevey

• pro loco emarese via g.rey

• ass. pro loco g. combin piazza caveri

• pro loco gressan piazza roncas

• pro loco brusson cittadella dei giovani

la buona cucinadella tradizione valdostana

alla Fiera di sant’orso

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Page 53: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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(segue da pagina 51)

Paola Pol ha vestito i suoi or-si di lana da ‘nonni artigia-ni’, con la gerla per parteci-pare alla Foire, un nonno de-dito alla vannerie e una non-na con la sua corbeille piena di gomitoli. Naturalmente c’è un orso fon-dista con i colori della Nazio-nale e gli orsi maestri di sci hanno rivisitato il loro abbiglia-mento firmato Emporio Arma-ni. Sempre sulla via sant’Orso, Debora Del Degan ha portato un grande mulino, ingentilito da ricami di uncinetto e rose stabilizzate, poi ci sono le sue tradizionale abat jour ricavate dalle radici di melo o di vite e le finestrelle con le inferriate. Nei pressi della scuola di san-t’Orso c’è la giovane Coralie Gaspard, stilista con il mar-chio Wrong Look; tanto nero, borse, accessori, «tutto cucito a mano, tanti sono pezzi unici, realizzati con materiali nuovi e anche materiali di recupero» - spiega mostrando borse in tes-suto e pelle, ma anche astuc-ci, portafogli, spille... La sciar-pa del Toro e neanche a dir-lo, una miniatura della Mole Antonelliana accanto a un’al-tra della Tour Eiffel e un gal-lo coloratissimo; Vittorio Prin-cipe si presenta con un paio di barzellette al fulmicotone, non manca di commentare la sconfitta della odiata Juve nella semifinale di Coppa Ita-lia di martedì sera, «tra il gol di Vidal e la seconda rete del-la Lazio ho rischiato l’infarto – dice – ma oggi sono qui feli-

NON TRADIZIONALE 3 / In via sant’Orso, anche la tecnica del traforo su legno■

Tra la Mole e la Tour Eiffel

ce per la Lazio e per la Fiera. Stamattina alle 7 ho già ven-duto la Mole, ora la tengo qui fino a sera, poi il signore di To-rino che l’ha acquistata viene

a ritirarla. Principe è un arti-sta del traforo, una particola-rissima tecnica di ricamo del legno, «ah non trova mica nes-suno che fa il traforo, ci sono

solo io e sono alla mia prima fiera». Giuseppe Raso mostra un’infinità di galletti di tutte le misure; qualcuno è diventato un tappo da bottiglia origina-

le, «ricavato dal legno di eri-ca – spiega – non si deforma e dura nel tempo». Paolo Riane di Doues porta in fiera le sue sculture, sagome di animali,

scoiattoli, leoni, gatti, lupi, ma anche Bimba, Merlitta e Mar-motta. Durante il combat, na-turalmente.

Cinzia Timpano■

Wrong Look, il marchio di Coralie GaspardVittorio Principe, artista del traforo

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Page 54: Sant'Orso il primo giorno di Fiera 2013

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Jaccod, Luca Lavit, Sonia Locatelli, Valeria Luberto, Joelle Lucianaz, Stefania Manenti, Andrea Manfrin, Giacomo Mangano, Teresa

Marchese, Umberto Martelli, Federico Mecca, Jean-Claude Mochet, Claudia Olivotto, Franco Ormea, Simonetta Padalino, Matteo Paolini,

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Rossella Scalise, Stefano Spandonari, Piera Squillia, Albert Tamietto, Laura Vinaj, Sophie Tavernese, Caterina Venchi, Luca Ventrice,

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ALTRO ARTIGIANATO / Alla scoperta di artigiani che fanno vivere ceramica, vetro e rame■

Legno sì, ma da comprimarioLa tradizione è ben presente, anche se spesso lascia spazio alla fantasia

Mario Malaspina con i due soggetti preferiti I prodotti in rame di Massimiliano Guglielmetti

Lorenzo Aymonod e le opere con vetri tiffany Il decano della ceramica: Michelino Fazzari

Elena Gal e Alessandro Damarco con la ceramica raku

I fischietti di Marita Helena Tevinin Marina Falletti e la sua Magnetika Kreatura

Fra tradizione e opere “vi-sionarie”, con un pizzico di fantasia in più rispetto

al canovaccio che caratterizza molti dei pezzi esposti. Qui non c’è legno, o almeno c’è solo in parte. Qui sono altri elemen-ti a prendere vita, raggruppa-ti in via Sant’Orso, dopo aver trascolato da via Antica Zecca. Ma sono sempre tutti vicini, a farsi ormai compagnia da an-ni. Ceramica, con i più vari me-todi di lavorazione, rame, ve-tro. Sono loro i protagonisti di questo scorcio di Fiera di San-t’Orso, e portano con sé richia-mi non strettamente legati al-le nostre montagne.Come dimostrano Elena Gal e Alessandro Damarco di Ao-sta, con i loro elementi in ce-ramica lavorati con la tecnica giapponese del raku. «Ci di-cono tutti che sembrano fat-ti di pietra - sorride Elena che racconta di una passione nata per caso -. Ho seguito qualche corso, ma poi la passione è cre-sciuta. E ora mi ritrovo a esor-dire alla Fiera, dopo la prima esperienza alla rassegna esti-va. Sarà una bella esperienza ne sono sicura». Stessa tecni-ca, ma esperienza ben diversa è quella di Marita Helena Tevi-lin di Valtournenche, che pre-senta dei curiosi fischietti; al-cuni che imitano alla perfezio-ne il canto dei gufi. «Ho iniziato nel ‘94 - spiega -. E torno sempre molto volentieri in fiera. Certo, è una fatica, ma è bello vedere quelli che ormai sono amici e

confrontarsi: dà sempre nuo-vi stimoli». Ha scelto la strada dell’innovazione per le sue ce-ramiche raku Marina Falletti di Pollein. Arriviamo “attratti” dalla Magnetica Kreatura. «Ho iniziato una decina di anni fa e sono subito sbarcata in Fie-ra - ricorda -. Mi piace realiz-zare forme moderne e un po’ stilizzate; diciamo che a vol-te riprendo anche la tradizio-ne, ma la rivisito a modo mio. Sant’Orso? Per me è sempre stupendo venire: si incontra-no un sacco di persone e, per-ché no, ogni tanto si fa anche qualche affare».Tanto colore, con due opere im-ponenti che non possono pas-sare inosservate. E’ specializza-to nelle vetrate tiffany Loren-zo Aymonod di Verrayes. «So-no vetri colorati che io taglio

e saldo per creare delle com-posizioni - illustra Lorenzo -. E’ un metodo molto diffuso nell’Europa del nord, di solito utilizzato per le lampade, ma

io ho voluto pensare a qualco-sa di nuovo. Ormai sono dieci anni che mi dedico a questo e partecipo alla Fiera e, freddo a parte, fa sempre piacere». Ci avviamo verso via Sant’Ansel-mo e ci imbattiamo in Micheli-no Fazzari di Aymavilles, de-cano della ceramica valligia-na. «Ho chiuso l’attività e so-no così tornato nel cuore della Fiera - esclama -. Realizzo sog-getti della tradizione con con una tecnica che prevede tem-perature di cottura fino a 1200 gradi. Dopo vent’anni posso di-re che è sempre bello tornare in Fiera, ma se si parla di vendi-te, beh anni fa era tutta un’al-tra storia». Suo “compagno di banco” è Mario Malaspina di Sarre, con i suoi oggetti in ar-gilla. «Seguo molto l’ispirazio-ne - chiosa Mario mostrando un particolare porta-incenso - e spazio dalla tradizione alla fantasia. E’ già l’ottava presen-za, dopo che ho iniziato con un corso nel 2000; è proprio un di-vertimento e sentire i commenti della gente aiuta». Pochi passi ancora e il banco di Massimi-liano Guglielmetti di Verrayes è letteralmente preso d’assal-to, tra piaoli, pentole e oggetti vari per la cucina, il tutto fatto in rame. «Sono qui dal ‘92 an-che se economicamente non ab-biamo un gran ritorno - conclu-de -. Però, come si fa a rinun-ciare alla Fiera? E’ una vetri-na troppo importante e troppo bella per mancarla».

Alessandro Bianchet■

F I E R A D I S A N T ’ O R S O giovedì 31 gennaio 201354

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