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SCENARI ECONOMICI CIRCOLO DEI LETTORI DI TORINO LANGHE, IL MONDO DEL TARTUFO ALBENGA, SERRA D’EUROPA INTERVISTA A CIRO FERRARA FISIP, L’IMPEGNO E LA PASSIONE INVERNO 2012 RAS SE GNA 34

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Page 1: SCENARI ECONOMICI CIRCOLO DEI LETTORI DI TORINO LANGHE, … 20 La questione del Valore Pio De Gregorio 22 Verso la nuova economia globale Angelo Roma Cultura 26 Un dollaro al giorno

SCENARI ECONOMICI CIRCOLO DEI LETTORI DI TORINO LANGHE, IL MONDO DEL TARTUFO ALBENGA, SERRA D’EUROPA INTERVISTA A CIRO FERRARA FISIP, L’IMPEGNO E LA PASSIONE

I NV E R N O 2

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RAS SEGNA34

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Rivista della Banca Regionale European. 34 (nuova serie), anno 34

Direttore responsabile:Angelo Roma

Direzione:via Santa Teresa, 11 10121 Torinotel. 011 55.19.111

Autorizzazione del Tribunaledi Cuneo n. 316 del 14-3-1978

Spedizione in Abbonamento Postalecomma 34 art. 2L. 549/ 95

Filiale di Cuneo associata all’Uspi

Associazione Stampa Periodica Italiana

Immagini di:Archivio Parco naturale del Marguareis - K. Musso, E. Chiecchio, Cavalli foto cine, Circolo dei lettori, Comune di La Spezia, Consorzio PattiChiari, Davide Dutto, FISIP, Fondazione Cannavaro Ferrara, Fratelli Carli, GianFoto, Andrea Guermani, Istituto I.S.E.O., Beppe Malò, Sandro Moro, Noberasco, Giovanni Porzio, Luciano Rosso, Sbardolini, Shutterstock, Stefania Spadoni, U.C. Sampdoria, WiMu

Progetto grafico:Partners, Torino

Stampa:Tipolitoeuropa - CuneoQuesto numero è stato chiuso in tipografia il 12 dicembre 2012

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22

30

58

36

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I NV E R N O 2

0 1 2

RAS SEGNA34 5 Rassegna si rinnova

nello “stile della casa” Angelo Roma

6 Nasce la Banca di riferimento del nord ovest italiano per il Gruppo UBI Banca Luigi Rossi di Montelera

6 L’analisi andamentale e la nuova Banca Riccardo Barbarini

Economia10 Scenario macroeconomico e prospettive 14 Profilo economico del Piemonte 18 Profilo economico della Liguria20 La questione del Valore Pio De Gregorio

22 Verso la nuova economia globale Angelo Roma

Cultura26 Un dollaro al giorno Angelo Roma

30 Incontrarsi tra le righe al Circolo dei lettori Territorio36 I mondi del tartufo Romano Salvetti

40 La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Intervista ad Antonio Degiacomi

42 L’oro di Liguria Francesco Ferrari

44 L’olio venduto a casa Intervista a Gianfranco Carli

46 La serra d’Europa Fabrizio Brignone

51 Tutti i colori della frutta Intervista a Mattia Noberasco

52 Brevi Fondazione CRC56 Una “scatola magica” per la storia del vino Roberto Fiori

Intervista58 “...e dopo Torino ho ritrovato il mare...” Intervista a Ciro Ferrara

Sport61 Abili. Diversamente?62 L’impegno e la passione Intervista a Tiziana Nasi

64 Coach di un top team

DICHIARAZIONE DI RISERVATEZZALa informiamo che i dati personali da Lei fino ad ora fornitici o comunque già presenti nei nostri archivi, nonché i dati che vorrà fornirci, saranno elaborati con l’ausilio di strumenti informatici, custoditi con assolutariservatezza e utilizzati esclusivamente dalla nostra Banca e dalle altre Società appartenenti al Gruppo UBI Banca - Unione di Banche Italiane al solo fine di informarLa dell’attività svolta dal nostro gruppo bancario ed in particolare sui nuovi servizi, prodotti ed opportunità di investimento finanziario da noi sviluppati al fine di proporne l’acquisto. La informiamo, inoltre, che ha il diritto esercitabile in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di conoscere, chiedere l’aggiornamento e la rettificazione dei suoi dati personali presenti nei nostri archivi, nonché di chiederne la cancellazione e di opporsi al trattamento scrivendo al Responsabile del Trattamento Dati, Banca Regionale Europea -Via Santa Teresa, 11 - 10121 Torino. Il mancato conferimento, nonché la richiesta di cancellazione o l’opposizione al trattamento di dati non necessari alla gestione di rapporti contrattuali esistenti o futuri saranno privi di conseguenze pregiudizievoli.

In copertina:Palazzo San Giorgio a Genova

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Rassegna si rinnova nello “stile della casa”

di Angelo Romadirettore responsabiledi Rassegna

Èfonte di moderato ottimismo riscontrare come ogni nuovo numero di Rassegna - rivista, ricordiamo, semestrale - si lasci alle spalle i più cupi timori e le minacce della grave crisi economica, in buona parte ancora in atto. Di fronte al perdurare della

stagnazione finanziaria e di un’economia reale dai contorni spesso evanescenti, ciascun operatore di mercato è stato chiamato ad una severa prova di responsabilità, dovendosi misurare con i propri equilibri strutturali al fine di fare emergere la propria effettiva solidità complessiva. Questo ha fatto il Gruppo UBI Banca, di cui Banca Ragionale Europea costituisce da sempre una preziosa Banca Rete ed un centro di servizi e di qualità operativa nel territorio piemontese.Se possiamo oggi dire di aver forse superato la fase più pericolosa e straripante della crisi, è grazie a valori indissolubilmente legati alla tradizione del nostro Gruppo: impegno, spirito propositivo, visione strategica, affidabilità.Le pagine di questo numero di Rassegna vogliono testimoniare proprio questo: lo ‘stile della casa’ BRE. Quel fare intenso e concreto, ricco di competenze e generosità individuali. Un’operosità che dal 22 ottobre scorso trova nuova linfa ed ancora maggiori spinte a ‘fare banca per bene’ grazie alla fusione con il Banco di San Giorgio, altra importante realtà del Gruppo UBI Banca, proficuamente operativa nel territorio ligure dal 1987. Un connubio perfetto di mezzi, strumenti e, soprattutto, capitale

intellettuale, tesi a dar vita ad un assoluto polo di eccellenza nel Nord Ovest d’Italia. Questo e tanto altro in un numero di Rassegna che, dopo le prime evidenze di rinnovamento grafico già in parte presenti nello scorso numero, trova oggi una sua compiuta e ci auguriamo gradita veste. Un tentativo, a nostro avviso riuscito, di conciliare sobrietà e qualità, offrendo un prodotto che, a partire dal confezionamento, risulti apprezzato dai tanti clienti di Banca Regionale Europea, tutti importanti ed ognuno speciale. Molti i contenuti e le rubriche, da quelli più analitici e di visione strategica relativi alla Banca e alla recente importante fusione, a quelli di scenario macroeconomico e prospettici. Al premio Nobel dell’Economia 2010 Peter Diamond e a Romano Prodi, relatori ad un convegno svoltosi sul bellissimo lago d’Iseo, il compito di fare luce sull’attuale scenario economico-finanziario mondiale, con specifici riferimenti alla situazione socioeconomica statunitense ed europea. Due le interviste, al giornalista Giovanni Porzio, inviato speciale di grande esperienza in molti territori di guerra, e all’ex campione di calcio Ciro Ferrara, oggi allenatore della Sampdoria. Si prosegue, poi, con il Circolo dei lettori di Torino e con le sue tante iniziative, anche di taglio economico, realizzate in collaborazione con la Banca.Quello descritto in queste righe è solo un parziale resoconto di un numero che, pagina dopo pagina, desidera informare, interessare, incuriosire. Rendersi utile ai propri lettori di rifermento, attraverso un intenso ed appassionato lavoro redazionale di squadra.

Il Mar Ligure vistoalla cima del Marguareis (Cuneo)

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Nasce la banca di riferimento del nord ovest italiano per il Gruppo Ubi Banca

razie alla fusione tra la Banca Regionale Europea e il Banco di San Giorgio, il Gruppo UBI Banca presidia con un unico istituto di

credito il Nord Ovest del Paese. Due realtà con un’importante storia alle spalle si uniscono, due tradizioni storiche diverse ma accomunate da un tratto comune: un profondo e antico radicamento sul territorio. Il Banco di San Giorgio venne fondato nel 1407. Attivo quando la città di Genova primeggiava fra le antiche Repubbliche marinare, il Banco è stato il primo vero e proprio istituto di credito inteso nel senso moderno del termine, esercitando sia la funzione di gestione della fiscalità e del debito pubblico come le moderne banche centrali, sia la raccolta del risparmio. Una Banca vicina sin dalla nascita all’economia locale, la storia infatti ricorda che la sua fondazione fu dovuta proprio dalla necessità di salvare una città di Genova vicina al collasso finanziario.La genesi della Banca Regionale Europea ha origine dalla fusione tra due istituti fortemente radicati in Piemonte e in Lombardia: la Cassa di risparmio di Cuneo e la Banca del Monte di Lombardia. Il primo venne fondato a Cuneo nel 1855 e contribuì allo sviluppo delle zone di Alba, Mondovì e Cuneo, esercitando nel dopoguerra un ruolo trainante nello sviluppo economico della provincia di Cuneo. Il secondo, nato nel 1987, deriva dalla fusione tra la Banca del Monte di Milano e la Banca del Monte di Pavia e Bergamo, create rispettivamente nel 1483 e nel 1493.Preziose tradizioni, quindi, che continueranno nella nuova Banca. L’operazione di aggregazione che si è

G

Luigi Rossi di MonteleraPresidente della Banca Regionale Europea

consumata in pieno autunno si è basata su diversi elementi. In prima istanza, sui naturali legami sinergici esistenti tra la Liguria, il Piemonte, la Valle d’Aosta e la vicina Francia; tutte regioni che vantano una lunga tradizione di rapporti quotidiani fatta di interscambi commerciali, frequentazioni turistiche ed insediamenti di famiglie nei reciproci territori. Secondariamente, è anche il frutto della congiuntura attuale che impone agli istituti di credito rigore ed efficienza. L’unione delle due Banche rappresenta una nuova importante sfida per il Gruppo UBI Banca e per la Banca Regionale Europea in un contesto economico complesso, sfidante ed in continua evoluzione. Sono convinto che la nuova realtà, grazie anche all’azione concreta e responsabile dei 1.900 dipendenti, saprà continuare a ‘fare banca per bene’ nel rispetto delle esigenze di ogni realtà territoriale e in maniera compatibile con l’evoluzione del mercato e dell’economia.

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L’analisi andamentale e la nuova Banca

L’

Riccardo BarbariniDirettore Generaledella Banca Regionale Europea

economia mondiale prosegue la sua crescita contenuta, frenata dalla stagnazione in Europa e dal rallentamento negli Stati

Uniti e nei Paesi emergenti, con gli ulteriori indebolimenti intervenuti nel corso dell’anno. Le prospettive di ripresa a livello globale sono instabili, condizionate dall’evoluzione della crisi del debito sovrano nell’area Euro e dalla politica di bilancio degli Stati Uniti. Sui mercati finanziari, oltre alle preoccupazioni degli investitori circa la situazione politica ed economica di tanti Paesi (in Europa principalmente Grecia e Spagna), è venuta a gravare con maggiore insistenza la percezione di una scarsa coesione dei governi nella volontà di orientare una riforma della governance europea e nell’adeguare i meccanismi di gestione della crisi nell’area dell’Euro.A livello europeo, con l’obiettivo di spezzare il circolo vizioso tra rischio sovrano, fragilità dei sistemi bancari e crescita, nel corso dell’anno sono state studiate proposte per l’integrazione del sistema di vigilanza bancaria europea, con l’impegno a salvaguardare la stabilità finanziaria, utilizzando efficientemente gli strumenti di sostegno esistenti per stabilizzare i mercati dei Paesi che rispettano gli impegni assunti. In Italia è proseguito il calo del prodotto interno lordo, riflettendo il calo della domanda interna per consumi e investimenti su cui hanno inciso la debolezza dell’occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie, le condizioni di accesso al credito. Gli scambi con l’estero hanno continuato a sostenere l’attività

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Il nuovo Vice Direttore GeneraleMario Spaltini, pavese, classe 1962, laureato. Coniugato,con due figli. Inizia la carriera in primario gruppo bancario ed entra in Banca Regionale Europea nel 2000 come Dirigente, responsabile della Unità Corporate di Milano. Successivamente è responsabile del Perfezionamento Crediti, della Divisione Mercato Corporate e della Direzione Crediti. Direttore Centrale Crediti dal 2010 e da agosto 2012 anche Vice Direttore Generale. È stato Consigliere di Amministrazione in società di leasing e in Eurofidi.

Governo hanno introdotto mutamenti di carattere strutturale che incideranno positivamente sulle capacità di crescita della nostra economia, con effetti soprattutto nel medio periodo.Con gli occhi puntati alla fine del 2013, periodo su cui converge l’attenzione di tutti i valutatori della dinamica della crisi, dobbiamo essere consapevoli che solo con lo sforzo comune e con la credibilità che il prossimo Governo saprà conquistare sul fronte istituzionale e sui mercati internazionali potremo ridare fiducia all’Italia ed agli Italiani.Le principali agenzie internazionali concordano che, se riusciremo a mantenere in vigore le difficili, ma necessarie riforme varate e quelle di prossima attuazione, l’Italia potrebbe ritornare ai livelli del Pil pre crisi.

LA BANCA VICINO AL TERRITORIONell’attuale contesto di elevata e generale incertezza, Banca Regionale Europea opera con profonda convinzione nel creare le basi per sostenere a fondo una ripresa delle piccole e medie imprese, fondamentali per un pieno sviluppo economico delle nostre Regioni e del Paese. Per questo ha voluto essere più vicina al proprio territorio di riferimento, spostando la Direzione Generale da Milano a Torino ed istituendo, lo scorso anno, le Direzioni Territoriali, oggi sette, ciascuna retta da un Direttore a presidio di uno specifico territorio con un elevato potere decisionale. Ciò ha consentito di creare una banca ‘corta’, più legata ai mercati locali e prossima alle esigenze della clientela, più pronta nel dare risposte. Ma i tempi cambiano: oggi più che in passato. Ed una banca che voglia continuare ad essere all’altezza dei tempi

economica. La crescita dei prezzi continua a risentire dell’effetto degli aumenti delle imposte indirette e l’inflazione di fondo resta moderata.La fase recessiva si riflette sulla qualità del credito, e le prospettive del credito restano condizionate dal perdurare delle tensioni sui mercati finanziari internazionali e dallo sfavorevole quadro economico, che si riflette sulla domanda da parte di imprese e famiglie e sulle valutazioni degli intermediari riguardo al loro merito di credito.La dotazione patrimoniale del sistema bancario italiano nel corso dell’anno si è ulteriormente rafforzata, scongiurando il rischio che si potessero verificare problemi nella liquidità delle banche.

VERSO IL 2013Ancora nel prossimo anno l’attività economica continuerebbe a essere caratterizzata da un’accentuata debolezza della domanda interna ed il principale contributo positivo alla dinamica del prodotto proverrebbe dalle esportazioni. L’accumulazione di capitale dovrebbe continuare a risentire delle condizioni di accesso al credito e di quelle del mercato immobiliare. Potrebbero continuare a contrarsi significativamente i consumi delle famiglie risentendo degli effetti sul reddito disponibile delle misure di correzione dei conti pubblici e delle incerte prospettive dell’occupazione soprattutto giovanile.Le prospettive di medio termine dell’economia italiana sono strettamente connesse con gli sviluppi della crisi del debito sovrano e con i suoi effetti sul credito, sulla fiducia di famiglie e imprese, sulla domanda proveniente dai nostri partner europei.Le misure di revisione e contenimento della spesa approvate dal Governo, insieme al contrasto all’evasione, possono consentire di ridurre le aliquote fiscali, specie sul lavoro, favorendo la ripresa. Gli interventi volti ad accelerare i pagamenti dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche dovrebbero alleviare i problemi di liquidità delle imprese creditrici, sostenendo la domanda. Nell’insieme, i provvedimenti legislativi di liberalizzazione, di stimolo dell’attività economica e di riforma del mercato del lavoro varati dal

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NONOSTANTE LA PERDURANTE INCERTEZZA DELLA CONGIUNTURA ECONOMICA, LA BANCA REGIONALE EUROPEA CONFERMA LA SUA SOLIDITÀ E PUNTA AD AMPLIARE IL PROPRIO MERCATO DI RIFERIMENTO

deve saper rispondere nei tempi giusti, anzi addirittura prima. È noto a tutti che il mercato ha chiesto alle banche un profondo ripensamento della propria organizzazione, delle risorse interne e della distribuzione territoriale. In tal senso, con lo scopo di aumentare tra l’altro la potenzialità competitiva della nostra Banca, si è dato corso ad un insieme organico di interventi di forte rilevanza strategica e organizzativa che andrà a compimento nel gennaio 2013 e che porterà una maggiore focalizzazione sul territorio ed una ottimizzazione della capacità distributiva e di controllo.Pure la rete delle filiali è stata oggetto di analisi, avvalorata dalle mutate abitudini della clientela che oggi fa ampio uso dei canali telematici e della banca on line; vi ricorrono abitualmente le famiglie e le imprese, per bonifici, giroconti, ricariche delle carte prepagate, per investimenti e

per tenere sotto controllo, a portata di mouse, i movimenti azionari. Circa la metà dei clienti della Banca Regionale Europea ricorre oggi alle procedure on line, l’8% in più rispetto allo scorso anno.

CON IL BANCO DI SAN GIORGIO UN NUOVO, PIÙ ESTESO AMBITO OPERATIVOLa Banca Regionale Europea prosegue il proprio cammino evolutivo che l’ha portata, dalla Cassa di Risparmio di Cuneo, da cui è nata, a rappresentare oggi la banca di riferimento del Gruppo UBI Banca nel nord ovest italiano.

Un cammino denso di sfide, sinora condotte con successo, a volte anche in controtendenza rispetto al percorso

di altre importanti, e storiche per il rispettivo territorio di riferimento, istituzioni finanziarie come dimostrato dalla decisione della banca di collocare la propria Direzione Generale nel cuore del Piemonte, a Torino. Così, il 22 ottobre scorso Banca Regionale Europea ha incorporato il Banco di San Giorgio - storica banca genovese fondata nel 1407 (la prima vera e propria banca moderna al mondo, sciolta per volontà di Napoleone nel 1805) e successivamente ricostituita nel 1987 - anch’essa appartenente al Gruppo UBI Banca. La nuova Banca Regionale Europea opera principalmente in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, ed è presente a Milano, in Toscana, e in Francia nella Costa Azzurra. Dispone di una rete di 280 filiali e conta oltre 1.900 professionisti al servizio di 415.000 clienti. Per la Liguria, è stata creata una nuova specifica Direzione Territoriale in aggiunta alla sei preesistenti, affidata a Franco Monzeglio, che coordina 52 filiali e l’attività corporate e private dal confine francese alla Toscana.L’operazione di aggregazione non ha comportato sovrapposizione di sportelli.Con rispetto della territorialità, e in particolare per preservare i legami che si sono nel tempo instaurati con il Banco di San Giorgio nel territorio ligure, è stato mantenuto il marchio ‘Banco di San Giorgio’, abbinato al nome Banca Regionale Europea. I clienti, sia quelli del ‘Banco’ che quelli della ‘vecchia BRE’, e soprattutto quanti hanno rapporti commerciali oltre i confini della propria Regione, possono contare sulla sinergia di professionalità e di competenze che deriva dall’interazione di più persone, ciascuna con una profonda conoscenza del territorio e dei mercati locali acquisita nelle rispettive banche origine. I dipendenti della nuova Banca avranno nuove opportunità per misurare ed accrescere il proprio, già elevato, livello di professionalità, con la consapevolezza che la Banca, come sempre, saprà valutare ed apprezzare i meriti di ciascuno e l’impegno che quotidianamente gli è richiesto di applicare.È grazie a loro, oltre alla fiducia da parte clientela, se la Banca Regionale Europea ambisce ad essere un motore trainante della prossima, auspicata ripresa economica.

I NUMERI DELLA NUOVA BANCA REGIONALE EUROPEA

Filiali 280Dipendenti 1.900

(dati al 30/09/2012)

Torino

Genova

In basso, a sinistra: piazza San Carlo a Torino; a destra, Il Bigo di Genova, progettato da Renzo Piano

Impieghi 9,3miliardi di euro

Ricchezzafinanziaria 19

miliardi di euro

Patrimonio 1,4miliardi di euro

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10 ECONOMIA

P.I.L. STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Var. % a/a)

P.I.L. STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Base 100 = 31-12-07)

l terzo trimestre del 2012 ha confermato la recessione nell’Area euro determinata in maggiore misura dalla debolezza delle economie periferiche. Si è infatti

allargato il divario tra l’andamento dei Paesi core da quelli non core. In particolare, alla crescita ancora sufficientemente solida della Germania, si è contrapposta la contrazione del Pil di Italia, Spagna e Portogallo, sebbene il ritmo di riduzione del Pil del terzo

Scenario macroeconomico e prospettiveA cura del GruppoUBI Banca Area Studi I condizioni precedentemente concordate.

In particolare, l’ennesima riunione dell’Eurogruppo dedicata alla saga ellenica, si è chiusa con una decisione comune tra i ministri finanziari di Eurolandia ed il Fondo monetario internazionale su una serie di misure volte a rendere sostenibili i conti pubblici della Repubblica greca e a concedere le successive tranche del prestito: il debito pubblico di Atene dovrà raggiungere il 124% del prodotto interno lordo entro il

2020, alleggerendo lo stock di 40 miliardi di euro rispetto all’intesa precedente; per il 2022 il target è di arrivare ‘ben al di sotto’ del 110%, il più esplicito riconoscimento finora del fatto che una qualche cancellazione dei prestiti potrebbe arrivare dal 2016, anno in cui si prevede che la Grecia raggiunga il primo surplus di bilancio. Rispetto al giugno scorso la situazione di fiducia, soprattutto sui mercati finanziari, incoraggia ad un certo ottimismo per i prossimi mesi, che in Europa meridionale saranno verosimilmente ancora di contrazione dell’attività economica. Tali migliori prospettive sono state alimentate dall’esito del Consiglio europeo di fine

EVOLUZIONE TENDENZIALE E CONGIUNTURALENEGLI STATI UNITI, NEL GIAPPONE E NELI PAESI DELL’EUROZONA

quarter abbia mostrato una decelerazione rispetto a quanto riscontrato nel secondo. Resta invece stagnante la congiuntura in Francia ed è ancora preoccupante la situazione della Grecia, nonostante gli aiuti internazionali e le misure di austerity implementate di recente che non sono riuscite a garantire il raggiungimento degli obiettivi di bilancio pubblico concordati con i creditori per l’approvazione dei nuovi finanziamenti nel marzo scorso, contribuendo al tempo stesso ad aggravare una situazione già difficile. Prendendo in analisi lo scenario greco, il 26 novembre 2012 Atene è riuscita ad ottenere un allentamento delle

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PD INDUSTRIALE STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Var. % a/a)

PD INDUSTRIALE STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Base 100 = 31-12-07)

giugno dal quale è emersa la volontà di accelerare le riforme per raggiungere un livello di maggiore coesione all’interno di Eurolandia. È stato trovato in tale sede, infatti, un accordo per un meccanismo di emergenza che eviti eccessivi rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi i cui bilanci sono in regola con i criteri di Bruxelles, senza che questi siano costretti ad intraprendere nuove misure di rigore o ad essere sottoposti ad un monitoraggio internazionale. A tal fine saranno utilizzati i fondi di salvataggio EFSF e ESM e la BCE avrà il ruolo di condurre le operazioni in modo efficace ed efficiente. In aggiunta, l’ESM avrà la facoltà di ricapitalizzare le banche

direttamente, una volta creato un organo di supervisore del settore creditizio. In particolare, è stata deliberata la creazione di un organismo di vigilanza comune che si appoggerà per svolgere il proprio ruolo operativo alla BCE. L’Eurogruppo del 3 dicembre ha intanto dato il via libera agli aiuti da 39.5 miliardi di euro per il settore finanziario spagnolo, la cui prima tranche verrà erogata già a partire da metà dicembre.Il miglioramento delle condizioni di finanziamento delle economie in difficoltà, e sotto attacco della speculazione sui mercati finanziari, è stato possibile grazie all’intervento della BCE.

Al riguardo, dopo aver portato i tassi di riferimento per le operazioni di rifinanziamento sui minimi storici (+0.75%) in luglio, l’Istituto centrale guidato dal presidente Draghi ha varato un programma di acquisti di titoli governativi, approvato dalla riunione del Consiglio direttivo di settembre, finalizzato a porre un freno al rialzo dei rendimenti che fino a quel momento avevano interessato in modo significativo Italia e Spagna. Tale programma, denominato “Outright Monetary Transactions” (OMT), è stato concepito con l’obiettivo di ripristinare il corretto meccanismo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria.

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12 ECONOMIA

TASSO DI DISOCCUPAZIONE: STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE

CPI: STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Var. % a/a)

Il voto su tale proposta ha registrato la sola contrarietà dalla Bundesbank e si segnala la presenza di specifiche condizioni per la realizzazione degli acquisti da parte della Banca centrale. L’azione è infatti abbinata agli interventi di EFSF/ESM ed i programmi partiranno solo in caso di richiesta formale da parte di un Paese e di sottoscrizione del Memorandum of Understanding. A quel punto la BCE comprerà i titoli sul mercato secondario, con particolare riferimento a bonds aventi vita residua compresa tra uno e tre anni. Non sono stati fissati limiti quantitativi ex ante al programma, a conclusione dello stesso meeting è stata altresì decisa la modifica delle regole sui collaterali e, al riguardo, sono stati sospesi i requisiti minimi di rating per gli strumenti emessi o garantiti dai governi dei Paesi oggetto dell’OMT o sotto i programmi di aiuto UE – FMI. In tale contesto, dopo le forti tensioni dell’estate passata, si è registrato un rientro progressivo del costo del debito italiano con l’interesse pagato dal Btp a dieci anni che ha consolidato livelli inferiori al 5%, spingendo il differenziale

di rendimento con il Bund tedesco verso i 300 bps. Graduale è stato il miglioramento in tal senso anche per la Spagna, che per diverso tempo ha visto valori del rendimento sul Bonos decennale prossimi o superiori al 7%, quota considerata da molti investitori come soglia critica per la necessità di aiuti internazionali. Tale scenario non si è finora concretizzato e la discesa del costo di finanziamento ha permesso al Governo di Madrid di rimandare un’eventuale richiesta di intervento internazionale a sostegno dei conti pubblici e l’attivazione dell’OMT da parte della BCE.Analizzando il contesto internazionale si

pone in evidenza che negli Stati Uniti, il perdurare di politiche monetaria e fiscale particolarmente accomodanti per tutto il 2012, ha favorito finora la ripresa americana. Anche quest’ultima non è ad ogni modo esule da rischi. A partire dal gennaio 2013, infatti, scadranno diversi programmi messi in piedi negli anni passati a supporto della crescita. In particolare, si tratta di tagli alle imposte e sostegni alla spesa il cui venir meno dovrebbe implicare un impatto negativo sul Pil USA per oltre 600 miliardi di dollari nel 2013. Il così detto “fiscal cliff” potrebbe spingere la prima economia del mondo in recessione durante il prossimo anno. Al momento non è stato raggiunto un accordo tra le parti politiche per evitare il verificarsi dell’evento e resta così un forte elemento di instabilità sulla congiuntura mondiale dei mesi a venire.Il contesto macroeconomico risentirà ancora dell’evoluzione della crisi in Europa, che nonostante i passi avanti dell’ultimo semestre mostra forti tensioni tra i Paesi membri. Le difficoltà economiche che interessano Grecia,

Cipro, Spagna e, in minor misura, l’Italia, potrebbero in futuro aprire nuovi scenari della crisi qualora non dovessero trovare una definitiva soluzione. Al momento, la liquidità messa a disposizione dalla BCE attraverso le operazioni di rifinanziamento a tre anni stenta a trasferirsi all’economia reale europea che nel terzo trimestre ha confermato la situazione recessiva.Gli istituti bancari italiani si trovano, pertanto, ad operare in un contesto macroeconomico e finanziario ancora difficile, sebbene in deciso miglioramento rispetto all’estate scorsa. In particolare, gli interventi delle autorità monetaria e politica precedentemente esposti hanno permesso condizioni di accesso a finanziamenti migliori rispetto al recente passato con il livello dei CDS in rapida flessione per quanto attiene sia allo Stato italiano sia ai singoli istituti.Conseguentemente, i bilanci bancari italiani hanno trovato supporto nella costante rivalutazione degli assets dovuta ai rialzi registrati dai titoli di Stato detenuti in portafoglio, ma sono stati appesantiti dall’ulteriore degrado dei crediti per la

Area Euro Germania Francia Italia Spagna

Stati UnitiGiappone

Bric Brasile Russia India Cina

RAPPORTO INFLAZIONE/P.I.L.

1,43,11,70,40,4

1,8-0,8

2,74,36,89,2

-0,40,90,1

-2,3-1,5

2,22,2

1,53,74,97,8

0,20,90,4

-0,7-1,3

2,11,2

4,03,86,08,2

2,72,52,12,931

3,1-0,3

6,68,48,95,4

2,32,21,93,02,4

2,00,0

5,25,1

10,23,0

1,61,91,01,82,4

1,8-0,2

4,96,69,63,0

P.i.l.2011 2012 (E) 2013 (E)

Inflazione2011 2012 (E) 2013 (E)

Paesi

Fonte: IMF - Word Economic Outlook (ottobre 2012)

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13

CPI: STATI UNITI, EUROZONA, GIAPPONE(Var. % a/a)

fragile situazione economica del Paese.Si sottolinea che la situazione dei conti pubblici dell’Area euro resta migliore di quella di altre economie avanzate, come gli Stati Uniti. Per una maggiore evidenza si considerino le tabelle sottostanti. Le turbolenze che hanno portato la speculazione a colpire in modo massiccio i titoli di Stato dei Paesi più deboli sono da ricercare in quelle debolezze di fondo insite nella struttura politica della Zona della moneta unica.In conclusione, lo scenario macroeconomico mondiale si contraddistingue per il persistere di una situazione di crisi nell’Area euro e per rischi al ribasso dei ritmi di espansione di Stati Uniti in seguito all’incognita del “fiscal cliff”. In moderazione risulta anche la fase espansiva dei Paesi emergenti che, a differenza delle economie avanzate, hanno maggiori margini di intervento in termini di azioni di politica monetaria e fiscale. L’attenzione resta però focalizzata ancora su Eurolandia dove, sebbene a piccoli passi, si siano trovati accordi per una maggiore integrazione e per ulteriori sforzi a sostegno delle finanze pubbliche della Grecia, restano però elevate le divergenze politiche tra i Paesi più virtuosi e quelli in difficoltà. In particolare, si registrano ancora forti tensioni interne al Paese ellenico dopo le ennesime misure di austerity decise da Atene per ottenere i nuovi aiuti. Resta peraltro il dubbio che non si riescano a raggiungere i nuovi obiettivi concordati, vista la forte recessione in corso. Qualora questi ultimi non dovessero essere raggiunti, come già avvenuto in passato, potrebbe prospettarsi uno scenario di fuoriuscita della Grecia dall’euro o per la mancanza di nuovo sostegno dai creditori o per la volontà popolare di non sottostare a nuove misure restrittive da parte del Governo che farebbe precipitare nuovamente l’Eurozona sotto la pressione della speculazione finanziaria.I limiti strutturali che hanno contraddistinto il processo di realizzazione della moneta unica sono ancora evidenti nonostante gli eventi positivi come il sostegno europeo al sistema bancario spagnolo, l’accordo su obiettivi di bilancio più morbidi per la Grecia e i nuovi strumenti messi a disposizione dalla BCE per fronteggiare la speculazione.

Stati Uniti*UKArea Euro Francia Germania Grecia Irlanda Italia Portogallo Spagna

Stati Uniti*UKArea Euro Francia Germania Grecia Irlanda Italia Portogallo Spagna

RAPPORTO DEFICIT/P.I.L. RAPPORTO DEBITO/P.I.L.

-10,1-8,3-4,15,2

-1,0-9,1

-13,1-3,9-4,2-8,5

102,985,788,085,881,2

165,3108,2120,1107,868,5

-8,7-6,7-3,2-4,5-0,9-7,3-8,3-2,0-4,7-6,4

107,291,291,890,582,2

160,6116,1123,5113,980,9

-7,3-6,5-2,9-4,2-0,7-8,4-7,5-1,1-3,1-6,3

111,794,692,692,580,7

168,0120,2121,8117,187,0

Deficit / P.i.l. Debito / P.i.l.2011 20112012 20122013 2013

Paesi Paesi

Fonte: Eurostat - Bloomberg. Commissione Ue per le stime su 2011, 2012, 2013. *IMF - Word Economic Outlook (ottobre 2012)

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14 ECONOMIA

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO(2011, Prezzi correnti, valori in %)

INDICE DELLA PRODUZIONE MANIFATTURIERA(2000 =100, valori destagionalizzati)

1-08

92,5

2-08

92,3

3-08

89,6

4-08

81,9

1-09

75,9

2-09

72,5

3-09

72,7

4-09

74,8

1-10

80,6

2-10

82,3

3-10

79,9

4-10

81,4

1-11

85,3

2-11

85,9

3-11

83,0

4-11

82,1

1-12

82,0

2-12

80,9

3-12

79,0

In un arco temporale di lungo termine a partire dal 2000, la crescita economica del Piemonte è stata caratterizzata da un lento sviluppo fino al 2006/2007.

La regione ha poi subito la recessione del 2008/2009 con un maggior impatto rispetto al resto del Nord Ovest e alla media italiana. La lieve ripresa del biennio successivo non ha consentito al Piemonte di ridurre il divario dal dato nazionale. Nel terzo trimestre 2012 il PIL piemontese, a prezzi costanti, si stima attestarsi al 96,8% rispetto al quarto trimestre 2000, mentre il Nord Ovest e l’Italia sarebbero riusciti a confermare

i rispettivi valori di fine 2000.In termini di valore aggiunto, il Piemonte rimane la quinta regione economicamente più rilevante in Italia, con un peso dell’8% su cui incide in maniera rilevante la provincia di Torino (il 52,1% sul valore aggiunto piemontese); seguono in ordine di importanza le province di Cuneo, Alessandria e Novara. Queste quattro province rappresentano complessivamente l’84,2% del valore aggiunto piemontese, che resta prevalentemente alimentato dal terziario. La composizione per comparti dell’economia piemontese evidenzia un peso dell’industria (22,3%) lievemente

inferiore al corrispondente dato del nord ovest (22,9%), ma superiore alla media nazionale (18,6%).L’indice della produzione manifatturiera destagionalizzata ha confermato sia nel secondo che nel terzo trimestre del 2012 il trend di calo iniziato nella seconda metà del 2011. A settembre 2012 tale indicatore si attestava su un valore pari a 79, posizionandosi sostanzialmente a metà strada tra il minimo toccato durante la recessione del 2009 (72,5 nel secondo trimestre di quell’anno) ed il dato più alto raggiunto con la ripresa del 2010/2011 (85,9 nel secondo trimestre 2011).

La variazione rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente della produzione manifatturiera regionale conferma il quadro negativo, con cali sempre più intensi. Nel terzo trimestre 2012, la contrazione produttiva è stata del -5,7% annuo, in ulteriore peggioramento rispetto alla flessione dei primi due trimestri dell’anno.A livello provinciale, Asti e Torino hanno risentito più pesantemente della recessione in corso.Sul piano settoriale, si è registrata nel terzo trimestre una situazione di diffuso deterioramento produttivo, con cali diversificati. Tra i settori più penalizzati rientrano il ‘legno e mobili’ (-9,6%)

Profiloeconomicodel PiemonteL’analisi della congiuntura economica regionale, riferita al 3° trimestre 2012. A cura del Servizio Studi di UBI Banca

I

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15

DINAMICA ANNUA DELL’EXPORT MANIFATTURIERO PROVINCIALE (Prezzi correnti, var. % annua)

DINAMICA ANNUA DELL’EXPORT MANIFATTURIERO PROVINCIALE (Prezzi correnti, var. % annua)

25

20

15

10

5

0

-5

35

30

25

20

15

10

5

0

-5

50454035302520151050

1 trim.‘10

1 trim.‘10

14,0%

-0,1%

3,9%0,7%1,2%

-0,3%0,1% -0,3%2 trim.

‘102 trim.

‘103 trim.

‘103 trim.

‘104 trim.

‘104 trim.

‘101 trim.

‘111 trim.

‘112 trim.

‘113 trim.

‘114 trim.

‘111 trim.

‘12

TorinoNovaraCuneoAlessandria (asse dx)

Verbano Cusio OssolaVercelliAstiBiella

2 trim.‘12

2 trim.‘12

legati a cosiddetto sistema-casa, il quale sta scontando la pesante crisi delle costruzioni; una flessione molto severa (-7,1%) ha riguardato anche i ‘metalli’. Il settore alimentare continua ad avvantaggiarsi di un andamento piuttosto anticiclico ed è riuscito a contenere sul -2,7% il decremento della produzione del terzo trimestre 2012. Anche la ‘meccanica’ ha arginato la caduta dei livelli di attività riportando una riduzione annua del -3%, mentre il settore dei mezzi di trasporto ha espresso uno dei migliori risultati produttivi (-2,6%) senza peraltro mai uscire di fatto dal tunnel recessivo che persiste ormai da due anni.

3,1%VERBANO C.O.

4,2%BIELLA 8,2%

NOVARA

4,4%ASTI

14,2%CUNEO

52,1%TORINO

9,7%ALESSANDRIA

4,1%VERCELLI

COMPOSIZIONEDEL VALORE AGGIUNTODEL PIEMONTEPER PROVINCE(2008 prezzi correnti)

70,1%SERVIZI E COMMERCIO

(Includono la pubblica amministrazionee l’intermediazione finanziaria)

22,3%INDUSTRIAIN SENSOSTRETTO

6,0%COSTRUZIONI

1,5%AGRICOLTURA

COMPOSIZIONEDEL VALORE AGGIUNTODEL PIEMONTEPER COMPARTI ECONOMICI(2011 prezzi correnti)

2 trim.‘11

3 trim.‘11

4 trim.‘11

1 trim.‘12

Fonti: Unioncamere Piemonte e Istat

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16 ECONOMIA

L’EXPORT MANIFATTURIEROUno dei pochi fattori che continuano ad offrire sostegni alla produzione industriale piemontese è rappresentato dalla domanda estera. Infatti, le esportazioni hanno beneficiato nel secondo trimestre 2012 di una positiva dinamica annua pari al 2,9%, pur in decelerazione rispetto ai periodi precedenti.Con riferimento alle aree geografiche di destinazione, le esportazione verso i mercati europei hanno risentito delle difficoltà economiche dell’area Euro, accusando un calo di modesta entità (-0,5%), riconducibile all’indebolimento della domanda dei principali mercati di sbocco, in particolare della Germania e della Francia (rispettivamente -1,5% e – 3,3%). Una robusta crescita ha invece contrassegnato il flusso di merci destinate ai Paesi extraeuropei, con tassi annui di sviluppo che da tre trimestri consecutivi si stanno attestando al 14%.Il dettaglio settoriale delle esportazioni manifatturiere piemontesi evidenzia come i ‘mezzi di

trasporto’, settore che incide per il 22% sul flusso regionale, rappresentino la principale causa del rallentamento della crescita del Piemonte, avendo accusato cali progressivi già dal terzo trimestre 2011. La ‘meccanica e i macchinari’, che costituiscono il secondo settore in ordine di importanza per la regione con un peso del 20,5%, hanno invece confermato robusti tassi di espansione, mentre è stata meno sostenuta la crescita dell’’alimentare’, terzo settore per incidenza sull’export regionale.Considerando le esportazioni piemontesi all’interno dei diversi ambiti territoriali, è da osservare come la decelerazione della crescita abbia coinvolto la maggior parte delle province piemontesi. In particolare, Torino ha conseguito nel secondo trimestre 2012 un dato positivo ma molto modesto (1,2%) e l’export di Cuneo è rimasto sostanzialmente invariato (0,1%); i maggiori tassi di sviluppo si sono rilevati per le province di Alessandria e Vercelli (rispettivamente 14% e 7,1%).

IL MERCATO DEL LAVORODurante il primo trimestre del 2012 il tasso di disoccupazione del Piemonte ha subito ripetuti aumenti fino a superare il 9%. Nel terzo trimestre dell’anno tuttavia l’indicatore è sceso all’8,6%. Per quanto positivo, il fenomeno potrebbe dipendere dall’uscita dal

Var%‘11/’10

Var%1 trim.‘11/’10

Var%2 trim.‘11/’10

Var%3 trim.‘11/’10

Var%4 trim.‘11/’10

Var%1 trim.‘12/’11

Var% 2trim.‘12/’11

EXPORT DEL MANIFATTURIERO. Dettaglio per Paesi di destinazione

Totale esportazioniEuropa Germania Francia Svizzera Regno Unito SpagnaPaesi rimanenti di cui Cindia (Cina e India)

100,075,814,614,47,25,85,6

24,23,3

11,812,513,911,438,910,43,89,87,8

16,517,520,412,563,35,49,1

13,010,5

13,215,414,613,058,28,7

-0,36,5

-0,6

11,412,913,211,528,616,97,66,95,8

7,25,28,48,7

15,310,80,0

13,217,4

5,43,06,78,53,2

14,0-5,614,1-3,0

2,9-0,5-1,5-3,36,9

13,6-7,314,25,9

Compos.%2011

(Valori a prezzi correnti)

TASSO DI DISOCCUPAZIONE E TASSO DI ATTIVITÀ (Valori in %)

OCCUPATI TOTALI (Dati grezzi in migliaia)

Tasso di disoccupazioneTasso di attività (sc. di destra)

Fonti: Istat ed Inps

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17

mercato del lavoro di persone disoccupate in ricerca attiva di un impiego. Infatti il tasso di attività, cioè il rapporto tra la forza lavoro tra i 15 e i 64 anni e la corrispondente popolazione di riferimento, si è contestualmente abbassato dal 70,5% del secondo trimestre 2012 al 69,5% del terzo trimestre dell’anno.

Dopo il buon recupero dei primi tre mesi del 2012, il numero degli occupati totali nella regione Piemonte è regredito nei mesi successivi riavvicinandosi ai minimi del 2010; la flessione nell’industri è risultata più intensa rispetto a quella nei servizi.I segnali provenienti dalle statistiche sulla cassa integrazione non offrono

indicazioni favorevoli, contribuendo a definire un quadro complessivo del mercato del lavoro regionale ancora critico. A fine agosto 2012 le ore di cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria, risultavano in sostenuta crescita, ed i cali intervenuti nei due mesi successivi sono stati di lieve entità.

ManifatturieroMezzi di trasportoMacchinari e meccanicaAlimentareTessile, abbigliam. pelliGomma, lav. minerali n.m.ChimicaMetallurgiaAttività manifatt. (incl. mobili)MobiliElettrodomestici e elettrotec.Prodotti in metalloElettronicaLegno, carta e stampaRaffinerie di petrolioFarmaceutica

EXPORT DEL MANIFATTURIERO. Dettaglio per settori

100,022,220,510,08,27,86,65,84,20,33,83,72,92,01,31,1

11,8-0,915,912,114,818,411,727,333,36,28,5

16,027,71,7

26,2-12,1

16,53,1

17,210,019,824,222,242,764,417,816,215,029,89,2

19,5-10,1

13,22,8

13,912,317,319,112,419,959,81,47,6

24,318,40,1

14,3-7,6

11,4-5,518,616,614,820,48,3

27,811,03,5

10,822,138,5-1,020,6

-11,2

7,2-3,015,39,88,0

10,54,5

21,43,8

-1,90,75,3

27,5-5,853,8

-18,6

5,4-0,215,89,40,83,3

-4,411,7

-13,1-5,99,7

13,06,9

-8,739,88,8

2,9-4,713,93,81,7

-0,44,4

16,0-11,5-10,7

4,21,4

-1,3-2,821,4

-21,2

Compos.%2011

(Valori a prezzi correnti) Var%‘11/’10

Var%1 trim.‘11/’10

Var%2 trim.‘11/’10

Var%3 trim.‘11/’10

Var%4 trim.‘11/’10

Var%1 trim.‘12/’11

Var% 2trim.‘12/’11

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE (In migliaia - media mobile a 3 termini)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI (Dati grezzi in migliaia)

StraordinariaOrdinariaIn deroga

ServiziIndustria inclusa edilizia (sc. di destra)

Fonti: Istat ed Inps

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18 ECONOMIA

andamento dell’economia ligure è contrassegnato da un percorso evolutivo piuttosto deludente. Il PIL trimestrale della regione,

dal 2001 fino al 2006 è rimasto, a prezzi costanti, sostanzialmente statico su valori inferiori rispetto a quelli di fine 2000, con un andamento peggiore della media nazionale. La fase espansiva del 2007 ha permesso un favorevole recupero, totalmente annullato però dagli impatti della recessione del 2008-2009. Dalla comparazione interterritoriale, si coglie una minore dinamicità dell’economia ligure, in

Profiloeconomicodella Liguria

conseguenza della quale si è ampliato, negli ultimi anni, il corridoio tra il percorso di sviluppo della Liguria rispetto al Nord Ovest ed all’Italia. La regione è la decima nel panorama nazionale in termini di valore aggiunto, con un peso del 2,8% alimentato in prevalenza dalla realtà genovese, la quale assorbe oltre la metà dell’economia regionale (con un’incidenza del 56,1% sul valore aggiunto ligure). Seguono poi Savona (18%), Imperia (13%) e La Spezia (12,9%). E’ il terziario,

composto dai servizi e dal commercio, il comparto trainante dell’economia ligure, con un peso dell’80,4%, cui seguono l’industria (11,9%), le costruzioni (6,5%) e l’agricoltura (1,2%). Le evidenze più recenti della congiuntura economica disponibili per la provincia di Genova indicano un quadro di persistente difficoltà per la produzione manifatturiera. Sono peraltro intravedibili alcuni segnali di attenuazione della crisi. Il primo semestre 2012 evidenzia una flessione annua del -1,3%, confermando l’andamento del semestre precedente. In riferimento

al fatturato destinato al mercato domestico, si osserva la persistenza di dinamiche annue negative e in aggravamento progressivo. Le vendite estere sono invece in costante aumento dal 2010. Per quanto riguarda gli ordinativi, la situazione appare simile a quella precedentemente descritta: un significativo calo annuo della componente nazionale, che segna un -5,8% nel primo semestre 2012, ed un importante recupero per quella estera (+9,4%).

L’EXPORT MANIFATTURIEROAnche le statistiche sulla dinamica delle esportazioni confermano, per tutta la regione, il favorevole supporto della domanda estera. L’export ligure complessivo ha beneficiato nel secondo trimestre 2012 di una significativa crescita a prezzi correnti, pari al 20%. I mercati di sbocco del manifatturiero ligure extra europei, che rappresentano il 45% delle esportazioni totali, hanno evidenziato un incremento annuo del 35,2% (secondo trimestre 2012). I mercati europei, che pesano per il 55%, hanno registrato un più contenuto ma comunque apprezzabile aumento dell’8,8%, sostenuto principalmente

L’analisi della congiuntura economica regionale, riferita al 3° trimestre 2012. A cura del Servizio Studi di UBI Banca

L’

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO(2011, Prezzi correnti, valori in %)

INDUSTRIA MANIFATTURIERA GENOVA: PRODUZIONE(Prezzi costanti - var. % annua)

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19

COMPOSIZIONEDEL VALORE AGGIUNTODELLA LIGURIAPER PROVINCE(2008 prezzi correnti)

al dettaglio provinciale, si evince una dinamica delle esportazioni caratterizzata da un andamento estremamente variabile dell’export, in particolare con riguardo a La Spezia, Genova ed Imperia. Nel secondo trimestre 2012 i recuperi più pronunciati sono stati quelli di La Spezia (74,9%), seguita da Genova (19,2%).

IL MERCATO DEL LAVORO Il mercato del lavoro ligure evidenzia un tasso di disoccupazione che nel secondo e terzo trimestre del 2012 ha beneficiato di progressivi miglioramenti, passando dall’8,8% dei primi tre mesi dell’anno al 7,5% del terzo trimestre. Nonostante i segnali positivi, il dato rimane su livelli

da Spagna, Regno Unito e Turchia. I beni esportati dalla Liguria sono per la maggior parte mezzi di trasporto (20% il peso sulle esportazioni manifatturiere regionali), macchinari e meccanica (17%) e chimica (14%). Particolarmente robusta la performance dei mezzi di trasporto che nel secondo trimestre 2012 hanno segnato un raddoppio annuo del 107,8%, dopo quattro trimestri negativi: il settore è caratterizzato da elevata volatilità riconducibile alla cantieristica la cui prerogativa è di avere commesse di elevato valore unitario. Guardando

elevati, mentre l’indicatore relativo alla tasso di attività, ovvero il rapporto tra la forza lavoro (15-64 anni) e la corrispondente popolazione di riferimento, resta invariato al 68%, dato leggermente inferiore a quello piemontese. Il numero degli occupati totali della regione è ai minimi dal 2006-2007, a causa dell’andamento sfavorevole del comparto industriale. Infine, la cassa integrazione ordinaria ed in deroga, continua ad essere su livelli elevati come pure quella straordinaria, legata a situazioni di crisi d’impresa.

13,0%IMPERIA

18,0%SAVONA

56,1%GENOVA

12,9%LA SPEZIA

Var%‘11/’10

Var%1 trim.‘11/’10

Var%2 trim.‘11/’10

Var%3 trim.‘11/’10

Var%4 trim.‘11/’10

Var%1 trim.‘12/’11

Var% 2trim.‘12/’11

EXPORT DEL MANIFATTURIERO Dettaglio per Paesi di destinazione

Totale esportazioniEuropa Francia Germania Spagna Paesi bassi Svizzera Regno Unito TurchiaPaesi rimanenti di cui Cindia (Cina e India)

100,054,913,010,15,23,43,02,52,1

45,13,9

18,02,2

17,1-4,812,826,339,7

-54,6-5,645,516,2

49,19,0

10,80,0

-20,784,859,9

-19,6-26,0128,1111,7

10,98,4

33,660,4-4,682,769,2

-77,746,413,3-5,4

12,20,49,2

-4,824,81,5

42,5-50,7-12,633,91,0

5,7-9,113,1

-41,466,3

-36,41,7

-10,2-16,539,3

-11,7

-12,43,3

-7,322,224,2

-19,8-13,8

3,5-18,9-27,2-16,1

20,08,9

-24,70,96,1

-55,4-21,2

7,4202,735,2

-24,3

Compos.%2011

(Valori a prezzi correnti)

DINAMICA ANNUA EXPORT MANIFATTURIERO(Prezzi correnti - var. % annua)

TASSO DI DISOCCUPAZIONE E TASSO DI ATTIVITÀ(Valori %)

Fonti: Istat e Confindustria Genova

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20 ECONOMIA

D ati economici e indicatori di attività dimostrano che il contributo alla crescita mondiale del blocco delle economie occidentali

(Europa e USA) sarà nei prossimi anni moderato: i Paesi Emergenti pur essendo economie dissimili tra loro, saranno responsabili dello sviluppo del PIL mondiale, favoriti da un complesso di fattori politici, demografici ed economici. Le imprese italiane, e non solo, devono affrontare uno scenario in cui per svilupparsi dovranno intensificare i piani di internazionalizzazione produttiva e commerciale, ma al contempo rivedere modalità consolidate di gestione finanziaria. La “creazione del valore” diventa quindi il nodo centrale del dibattito che investe diverse realtà imprenditoriali del mondo e si intreccia con le politiche economiche europee, asiatiche e americane. L’analisi di scenario presentata da CentroBanca durante il convegno è stata introdotta dagli interventi di esperti del settore come Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte,

Il tema centrale del convegno organizzato da Banca Regionale Europea e Centrobanca al MAO, Museo d’Arte Orientale di Torino

La questione del Valore

Giorgio Arfaras, economista del Centro Einaudi, Umberto Cornaglia, amministratore delegato del Gruppo Cornaglia e Riccardo Barbarini, direttore generale della Banca Regionale Europea.La creazione di valore economico è considerata un indicatore essenziale della performance aziendale: dato il capitale investito nell’attività produttiva, l’impresa crea valore economico se il rendimento realizzato (ROI) supera il costo dello stesso capitale investito. Se invece il ROI è minore del costo, l’impresa distrugge valore. In questa difficile fase congiunturale, la cui evoluzione resta molto incerta, CentroBanca ha elaborato un’analisi di scenario per stimare in che misura un campione selezionato di 70 imprese piemontesi con fatturato compreso fra 100 e 1000 milioni di euro dovrebbe creare (o meno) valore economico nel corso dei prossimi tre anni.L’analisi parte dalla definizione statistica di un’impresa ‘tipo’, vale a dire un’impresa

le cui grandezze economiche sono pari ai valori medi di tutte le imprese del campione. Per questa impresa sono stati proiettati due scenari: uno scenario peggiore, in cui nel periodo 2013-15 il fatturato è previsto in crescita al tasso medio annuo del 5,0% e uno scenario migliore, in cui il tasso di crescita medio

annuo del fatturato è fissato al 10,8%. La diversa crescita del fatturato si riflette sui margini operativi, che nello scenario migliore risultano significativamente più elevati grazie al cosiddetto ‘effetto leva’ sui costi fissi. Ancor più rilevante è l’effetto positivo che la maggior crescita del fatturato esercita sul rapporto fra questo e il capitale investito (il cosiddetto tasso di rotazione). Nello scenario migliore l’effetto congiunto dei maggiori margini e del più elevato tasso di rotazione del capitale investito produce

CENTROBANCA ILLUSTRA IL POSIZIONAMENTO DEL SISTEMA PRODUTTIVO PIEMONTESE NELL’ASSETTO COMPETITIVO INTERNAZIONALE. LE IMPRESE HANNO LAVORATO MOLTO PER OTTIMIZZARE LE PROPRIE ATTIVITÀ ‘NEL PERIMETRO’ ESISTENTE, ORA OCCORRE FOCALIZZARSI SULLA OTTIMIZZAZIONE ‘DEL PERIMETRO’

Da sinistra: Massimo Capuano, Umberto Cornaglia, Luigi Rossi di Montelera, Andrea Moltrasio, Pio De Gregorio, Giorgio Arfaras,Riccardo Barbarini, Gianfranco Carbonato

di Pio De GregorioResponsabile Business Analysis CentroBanca

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per l’impresa ‘tipo’ un ROI che dal 5,6% stimato per il 2013 aumenta fino a sfiorare il 10% nel 2015, anno in cui nello scenario peggiore il ROI dovrebbe fermarsi al 7,1%.Poiché il costo del capitale investito dell’impresa ‘tipo’ è stimato essere costante al 7,8%, ne discende che nello scenario peggiore la stessa impresa ‘tipo’ non crea valore economico in nessuno dei prossimi tre anni. Nello scenario migliore, invece, l’impresa ‘tipo’ non crea valore nel 2013 mentre è in grado di generare valore economico (in misura progressivamente maggiore) nei due anni successivi. Il risultato dell’analisi ha delle implicazioni importanti per le decisioni di investimento delle imprese: se la crescita del fatturato è prevista essere talmente bassa da impedire la creazione di valore, le imprese investiranno poco oppure non investiranno affatto. Ma ciò contribuisce a mantenere debole il ciclo economico, ostacolando la ripresa. Esiste, cioè, il rischio concreto che si cada in una trappola per cui la bassa crescita prevista diventa essa stessa un impedimento per uscire dalla crisi. È possibile tirarsi fuori da questa trappola anche nel caso in cui la congiuntura resti sfavorevole? Finora le imprese hanno reagito alla crisi agendo sulle leve interne con l’obbiettivo di abbassare i costi fissi, rendere ancor più flessibili i processi, accrescere la specializzazione, internazionalizzare il giro d’affari, ottimizzare le risorse umane. Sono azioni che, nella maggior parte dei casi, sono avvenute all’interno del perimetro dell’impresa, senza che questo venisse mutato. Se la congiuntura resta debole, tuttavia, sarà necessario agire sul perimetro stesso delle attività dell’impresa in modo da abbandonare le produzioni che distruggono valore, focalizzarsi su quelle in grado di generare valore economico, modificare la scala delle attività mediante fusioni e aggregazioni, espandere le dimensioni del business ‘forte’ dell’impresa mediante acquisizioni. In conclusione, se finora le imprese hanno lavorato molto per ottimizzare le proprie attività ‘nel perimetro’ esistente, d’ora in avanti la strategia dovrebbe essere focalizzata sull’ottimizzazione del ‘perimetro’ delle attività dell’impresa. In questo modo, infatti, l’impresa sarà in grado di accrescere la propria capacità di creare valore economico anche se la congiuntura resterà avversa.

Dottore, come inizia la vostra storia?

La storia del nostro Gruppo è la storia di una famiglia con una forte vocazione imprenditoriale. Tutto inizia nel 1916 quando il Cavalier Cornaglia, mio nonno, rileva con un gruppo di imprenditori le Officine Giletta che si occupavano, conto terzi, di stampaggio di lamiere. Dieci anni dopo le Officine sono di totale proprietà della nostra famiglia con un chiaro obiettivo imprenditoriale che resterà immutato nel tempo: non produrre pezzi ma prodotti.

Alcuni esempi?Siamo nel 1948 quando un dirigente dell’ O.M. Brescia, progenitrice dell’ IVECO, racconta a mio nonno di aver visto in America delle ganasce freno non fuse ma create con un processo di stampaggio. La sfida che viene lanciata è quella di riuscire a portare in Italia la stessa tecnologia per prendere il lavoro. Detto fatto, si parte per l’America e si rientra in patria con il progetto in mano e in grado di essere calato nella realtà O.M. Lo stesso si ripete nel ’78 , a proposito di una problematica di Fiat legata ai silenziatori. A questo punto la Cornaglia, oltre a vincere gare per importanti lavori, inizia ad avere un patrimonio intellettuale importante che legittima la creazione del Centro Ricerche.

La fondazione del Centro Ricerche risale al 1978, che realtà è oggi?

Nel ’78 pochissime aziende potevano vantare un Centro Ricerche al loro interno, completamente dedicato allo studio e alla progettazione. Il Centro è stata la concretizzazione della convinzione di mio nonno, di non produrre tocchi ma prodotti che si portino dietro una tecnologia che ne giustifichi l’eccellenza e l’unicità sul

INTERVISTA A UMBERTO CORNAGLIA, AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO CORNAGLIA

mercato. Il Centro Ricerche si trova a Brassicarda, nei pressi di Villanova d’Asti, si estende su di una superficie di 5.000 mq ed impiega circa 50 persone con un alto numero di giovani ingegneri.

Nella ricerca, CentroBanca parla di internazionalizzazione. Il suo Gruppo ne ha fatta da tempo una missione.

Sì, come si evince dalle prime battute dell’intervista, non è mai stato un problema per la famiglia spostarsi per cercare di realizzare buoni risultati per l’azienda. La nostra prima esperienza di ‘internazionalizzazione’ risale agli anni ’80 quando aprimmo stabilimenti nel Sud Italia a servizio di tutta la costiera adriatica. Negli anni ’90 abbiamo invece dato il via alle operazioni oltre confine: 1996 Polonia, 2000 Romania, 2008 India, 2010 Turchia.

Alla luce di questi dati, come considera il tema dell’internazionalizzazione come possibile fattore anti-crisi?

Noi in Cornaglia abbiamo sempre internazionalizzato, mai delocalizzato. Non è nella nostra cultura produrre in un paese e vendere in un altro per risparmiare sui costi di produzione. Il nostro obiettivo è di lavorare nel mercato locale per il mercato locale, stringendo rapporti di collaborazione importanti con i produttori del territorio.

Possiamo chiederle una fotografia del Gruppo ed uno sguardo al futuro?

Il Gruppo ha un fatturato di 220 milioni di euro, un organico di circa 800 dipendenti (500 in Italia, gli altri all’estero), ha 10 stabilimenti ed è in continua evoluzione da quasi 100 anni. La guida dell’azienda è oggi affidata alla terza generazione formata, oltre al sottoscritto, da Pier Mario e Roberta Cornaglia, a noi è ormai affiancata la quarta, con Edoardo, Pier Antonio e Tommaso. Per il futuro abbiamo contatti in corso per costituire delle J.V. negli Stati Uniti e in Cina sempre nell’ottica di ‘fare prodotti e non tocchi’, come ci ha insegnato il nostro fondatore, mio nonno.

Umberto Cornaglia

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n convegno di prim’ordine, tenutosi a Sarnico lo scorso giugno, sapientemente organizzato dall’Istituto I.S.E.O. che ha

nel giornalista Riccardo Venchiarutti - Vice Presidente dell’Istituto e Sindaco di Iseo - la sua principale anima ideativa. Luogo dell’avvenimento i cantieri Riva - oggi Gruppo Ferretti - storico marchio di eccellenza italiana nel mondo nel campo delle imbarcazioni di lusso, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 170 anni di attività.Sollecitati dalle domande del giornalista de La Repubblica Eugenio Occorsio, moderatore del convegno, Peter Diamond e Romano Prodi hanno dato vita a ripetuti interventi di raro spessore analitico sull’attuale scenario macroeconomico mondiale, con specifici riferimenti alla situazione socioeconomica statunitense

ed europea. È stato Romano Prodi a

ricordare come sia proprio la Germania

U

Verso la nuova economia globale

a dover temere un eventuale crollo della moneta unica, che si ritorcerebbe drammaticamente sull’attuale cospicuo flusso di esportazioni nel resto d’Europa - industria automobilistica su tutte - di cui oggi i tedeschi godono. Da un lato, dunque, c’è la comunità commerciale tedesca che non ha alcun interesse a fare cadere l’Euro, dall’altro ci sono le autorità politiche tedesche che da tempo cavalcano il consenso popolare interno considerando gran parte del resto d’Europa come dei “meridionali lazzaroni”. Ecco perché occorre oggi più che mai lavorare sull’unità dell’Europa, unità che alla fine, quando si arriverà al momento di dover decidere davvero, vedrà anche i politici tedeschi smussare rigidità dogmatiche e tattiche politiche, facendo prevalere il buon senso a favore dell’Euro. Gli stessi Stati Uniti e la stessa Cina hanno tutto l’interesse di poter contare su un’Europa in salute. L’importante sarebbe arrivare quanto prima ad essere una forte e coesa federazione di Stati, in grado di decidere unitariamente, facendo

fronte con tempestività

Sono stati il Premio Nobel per l’Economia 2010 Peter Diamond e Romano Prodi a dar vita al 41° incontro di studi internazionali promosso dall’Istituto I.S.E.O. (Istituto di Studi Economici e per l’Occupazione), fondato nel 1998 dal prof. Franco Modigliani

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di Angelo Roma

Panorama del lago d’Iseo.Sopra, il palazzo del Parlamento Europeo a Bruxelles

ECONOMIA

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Verso la nuova economia globale

ed incisività alle problematiche contingenti legate alla crisi. Un auspicio, questo, che trova ancora oggi numerosi ostacoli e complessità ideologiche che non inducono ad un sereno ottimismo. Lo Stato della California, ha sottolineato Prodi, si è recentemente trovato in una situazione non molto differente da quella della Grecia, ma ha potuto contare sulla compattezza e reattività degli USA, che sono prontamente intervenuti. È pressoché impossibile trovare oggi nel G20 quell’agognata rapidità e coesione decisionale di cui l’Europa avrebbe assoluto bisogno.Anche Peter Diamond ha ribadito l’importanza che ha avuto negli Stati Uniti l’intervento tempestivo da parte delle autorità competenti, in particolare quello del Tesoro e della Fed, a seguito del fallimento di Lehman Brothers. Un intervento grazie al quale è stato evitato lo spettro della double deep (ulteriore crisi nella crisi). In Europa, invece, si sono avuti ritardi su ritardi; lo stesso prestito dato alla Grecia è stato concesso senza un chiaro messaggio di compattezza e senza una precisa volontà di salvataggio. Il problema Grecia è stato affrontato dall’Europa come un problema di mera liquidità, anziché d’insolvenza. Gli Stati Uniti, d’altro canto, si trovano in un momento particolarmente delicato in quanto molte agevolazioni fiscali introdotte durante la presidenza Bush sono in fase di imminente scadenza e questo comporterà a breve un significativo incremento della pressione fiscale. Inoltre, l’America continua a dover fare i conti con una pesante crisi occupazionale,

soprattutto giovanile, con tutti i rischi che tale situazione determina a livello recessivo e di crollo dei consumi. Un tema, quello complessivo della disoccupazione, sul quale Prodi si è detto fortemente preoccupato, anche in virtù del fatto che l’ormai ventennale ascesa dello sviluppo tecnologico ha reso l’occupazione sempre più debole ed in costante trend decrescente. Quando le automobili presero il posto delle carrozze e dei cavalli, dopo le prime resistenze da parte di molti artigiani che si videro improvvisamente privati delle loro prospettive di lavoro, l’economia trovò presto nuovi potenti canali di sviluppo economico ed occupazionale, di gran lunga maggiori di quelli precedenti. Stesso discorso dicasi per lo sviluppo energetico, oppure per la nascita della ferrovia. Oggi non è più così. Oggi, ogni progresso tecnologico ed informatico determina un’inevitabile ripercussione occupazionale. Basti pensare al mondo bancario ed alla sempre minore necessità che ogni cittadino ha di recarsi fisicamente in banca rispetto a soli dieci anni fa. Più ottimistica la disamina sul tema da parte di Diamond, il quale ha detto come occorra dar vita ad un processo di adattamento, così come avvenuto anche in altre epoche storiche nelle quali sono spesso emerse nuove inattese opportunità lavorative.

Potranno essere richieste, ad esempio, figure professionali spiccatamente dedicate alle relazioni interpersonali, all’assistenza di chi versa in condizioni di bisogno fisico, nuove attività legate al mondo della sicurezza, dell’agricoltura, ecc.. Si tratterà di scenari lavorativi assolutamente nuovi e profondamente differenti dagli attuali, ad oggi poco prevedibili, nei quali è però ipotizzabile riscontrare una ripresa della stabilità contrattuale ed una complessiva diminuzione delle ore di lavoro individuali.

In merito alla necessità d’introdurre la Tobin tax col fine di dare maggiore stabilità ai mercati finanziari mondiali e frenare il perdurare di bolle speculative, Prodi ha da un lato ribadito l’importanza che questa venga applicata a livello internazionale, dall’altro ha evidenziato la complessità di tale scelta tenuto conto del fatto che, ad esempio, nel Regno Unito si sia decisamente contrari ad una sua applicazione, in quanto la City di Londra ha proprio nel mercato finanziario il suo principale punto di forza.

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FINO A QUANDO NON SI PERVERRÀ AD UNA PROFONDA UNIONE DEGLI STATI UNITI D’EUROPA E FINO A QUANDO LA BCE NON AVRÀ POTERI PARI A QUELLI DELLA FED, PER L’EUROPA SARÀ IMPOSSIBILE GIOCARE UN RUOLO INTERNAZIONALE

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Peter Arthur Diamond è un economista statunitense nato a New York nel 1940.È noto per le proprie analisi sulle politiche di sicurezza sociale negli USA e per il suo lavoro presso l’Advisory Council on Social Security tra il 1980 e il 1990. Nel 2010 riceve il Premio Nobel per l’economia insieme con Dale Mortensen e Christopher Pissarides «per le loro analisi sui mercati che presentano frizioni di ricerca». Dopo un bachelor in matematica presso la Università di Yale nel 1960 e un dottorato all’MIT nel 1963, Diamond diventa assistant professor presso l’Università della California a Berkeley nell’anno accademico 1964/1965, quindi diventa professore associato all’MIT nel 1966. Nel 1970 assume il ruolo di professore ordinario e, successivamente, capo del dipartimento di economia. Nel 1968 viene eletto presidente della Econometric Society mentre nel 2003 diviene presidente della American Economic Association. Diamond è membro della National Academy of Sciences e dell’American Academy of Arts and Sciences.Il 29 aprile 2010 è annunciato da Barack Obama come uno dei tre nominati a occupare i tre posti vacanti al Board della Federal Reserve. Il senato, tuttavia, rifiuterà la nomination, che è stata riproposta da Obama il 13 settembre dello stesso anno. Ben Bernanke, attuale governatore della Fed, è un ex studente dello stesso Diamond.

PETER DIAMONDPREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA 2010MASSACCHUSSETS INSTITUTE OF TECHNOLOGY (MIT)

Il problema sostanziale rimane, dunque, che fino a quando non si perverrà ad una profonda unione degli Stati Uniti d’Europa e fino a quando la Banca Centrale Europea non avrà poteri pari a quelli della Fed (la Banca Centrale degli Stati Uniti) la catena di fornitura asiatica avrà sempre la meglio e per l’Europa sarà impossibile giocare un ruolo internazionale, sia politico che economico, di primo piano.Molte le domande alle quali, ha confessato Prodi, è oggi non sempre possibile dare risposte nette. Occorre tuttavia continuare l’importante lavoro di analisi e conoscenza dei fenomeni in atto e, soprattutto, lavorare tutti nella stessa direzione, consapevoli di quanto, oggi più che mai, sia vitale per l’Europa avere una democrazia compatta in grado di prendere decisioni. Occorre, ad esempio, uscire dalla retorica degli slogan privi di ogni sensatezza politica, la cui strumentalizzazione populista fa sì che oggi, se un politico parla con onestà intellettuale di tasse vede inesorabilmente crollare i propri indici di gradimento elettorale. Ecco perché diviene fondamentale la presenza di

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I.S.E.O. (Istituto di Studi Economici e per l’Occupazione) è un’associazione no-profit fondata nel 1998 e presieduta dal professor Franco Modigliani del MIT di Boston (premio Nobel per l’Economia 1985) fino alla sua scomparsa. L’attuale presidente dell’Istituto è il professor Robert Solow, Premio Nobel per l’Economia 1987, che di Modigliani è stato per decenni collega al MIT di Boston ed amico.Il principale obiettivo dell’associazione è quello di promuovere attraverso convegni e

pubblicazioni lo studio delle discipline economiche e delle scienze sociali focalizzando l’attenzione sui temi del mondo del lavoro e su ogni aspetto culturale direttamente o indirettamente collegato alle tematiche dello sviluppo e dell’occupazione.Fino ad ora hanno partecipato agli incontri di I.S.E.O. i Premi Nobel George Akerlof, Robert Aumann, Richard Ernst, Franco Modigliani, Milton Friedman, Lawrence Klein, Robert Solow, Robert Merton, Thomas Schelling, Myron Scholes, Joseph Stiglitz, Robert Mundell, James Mirrlees, Daniel McFadden, Dale Mortensen, Gary Becker, James Heckman, Michael Spence, John Nash, Christopher Pissarides, Edward Prescott, William Sharpe, Reinhard Selten, Amartya Sen, Robert Engle, Vernon Smith, Daniel Kahneman e Eric Maskin.

I.S.E.O. un polo d’eccellenza nello stupendo scenario del Lago d’Iseo

Romano Prodi è nato a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1939. Ha studiato all’Università Cattolica di Milano, dove si è laureato nel 1961 in Giurisprudenza per poi specializzarsi presso le università di Milano e Bologna e alla London School of Economics, La sua carriera accademica ha avuto inizio alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e a questa ha unito un’intensa attività di ricerca indirizzata verso lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali fino a includere lo studio delle relazioni fra Stato e Mercato, il processo di integrazione europea e, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, la dinamica dei diversi ‘modelli di capitalismo’. Nel 1981 ha fondato Nomisma società italiana di studi economici, e sino al 1995 ne ha presieduto il Comitato scientifico. Dal novembre 1978 al marzo 1979, Romano Prodi è stato Ministro dell’Industria e dal 1982 all’1989, è stato presidente dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI). Nel febbraio 1995 ha fondato la coalizione ‘dell’Ulivo’ e nel 1996 è stato eletto Presidente del Consiglio, rimanendo in carica fino al 1998. Nel marzo 1999 è stato designato Presidente della Commissione Europea di Bruxelles e, ritornato nel 2005 alla politica italiana, è stato rieletto Presidente del Consiglio dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008. Dal 12 settembre 2008 presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa.

ROMANO PRODIPRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA 1999 – 2004PRESIDENTE GRUPPO DI LAVORO ONU-UNIONE AFRICANA

governi nazionali stabili che abbiamo il coraggio di fare riforme a volte impopolari, incominciando dall’affrontare il tema delle diseguaglianze sociali, sia da un punto di vista etico che della dimensione socioeconomica del problema, in quanto costituisce un grave limite alla crescita e allo sviluppo. Dalla seconda guerra mondiale ad oggi la diseguaglianza economica è sempre diminuita, più o meno a seconda dei decenni. Oggi il problema delle diseguaglianze sta incredibilmente acuendosi, persino in quelle aree geografiche in cui ci sono mercati non regolamentati e a bassa pressione fiscale. L’impressione, insomma, è che si sia chiamati tutti all’arduo compito di gestire al meglio le molteplici nebulose contraddizioni oggi in atto nel mondo, forti degli insegnamenti della storia e delle tante meravigliose imprevedibili e spesso insperate opportunità di rinascita che ogni epoca ha offerto all’uomo.

La sala del convegno presso i Cantieri Riva – oggi Gruppo Ferretti – a Sarnico (BG)

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Il divario tra i Paesi ricchi e quelli poveri continua ad allargarsi. Il suo recente saggio ha il pregio di fotografare l’oggi nelle sue pieghe sociali ed economiche meno evidenti. Da dove partiamo.

Dall’indifferenza dei media e dell’opinione pubblica per la guerra più difficile che dobbiamo affrontare: quella contro la povertà. È impressionante il vuoto di interesse e di notizie sui mezzi di comunicazione - soprattutto italiani - per i grandi temi di attualità

Un dollaro al giorno

Intervista al giornalista Giovanni Porzio, autore di un interessante saggio che fa luce sul crescente sempre meno sostenibile divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri

internazionale: esplosione demografica, inurbamento, land grabbing, deforestazione, impoverimento delle risorse idriche, lotta per il controllo dei minerali strategici, business agroalimentare… Sono fenomeni che coinvolgono miliardi di esseri umani, hanno profonde ripercussioni economiche e sociali, modificano i rapporti tra gli stati e finiranno per trasformare il nostro modo di vivere.

Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina. La sua indagine racconta l’altra metà del mondo, quella di un’umanità più che emarginata. Pensa che l’attuale gravissima crisi economico finanziaria possa acuire i problemi, oppure, paradossalmente, possa renderci tutti più partecipi di una nuova dimensione sociale più attenta ai bisogni complessivi ed alle limitate risorse del pianeta.

È sconfortante rendersi conto che ci si

di Angelo Roma

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Un dollaro al giornoaccorge dell’urgenza e dell’importanza di questi problemi solo quando toccano direttamente il nostro portafogli e minacciano di destabilizzare le nostre certezze, di insidiare il benessere a cui ci siamo abituati. Per molti anni chi denunciava i limiti dello sviluppo o le conseguenze dei mutamenti climatici è stato tacciato di catastrofismo. L’immigrazione è stata trattata come una questione di ordine pubblico. La povertà era un fenomeno che

Giovanni Porzio (Milano, 1951), dopo la laurea ha vissuto un anno in Algeria per imparare l’arabo, ma soprattutto per attraversare il deserto del Sahara in autostop e proseguire fino al golfo di Guinea inseguendo un’inesauribile passione per i viaggi. Ha collaborato con numerosi giornali e riviste di politica internazionale. Dal 1979 lavora a Panorama, dove oggi è inviato speciale. Ha realizzato servizi e reportage in 124 Paesi (Medio Oriente, Africa, Asia, Europa, Stati Uniti, America Latina) specializzandosi nelle aree di conflitto e nel giornalismo di guerra. Ha vinto numerosi premi giornalistici tra cui il prestigioso “Max David 2001” per i suoi servizi dall’Afghanistan. Tra i libri che ha pubblicato: Guida al Medio Oriente, Cory, L’inganno del Golfo, Inferno Somalia, Cuore Nero.

GIOVANNI PORZIOUn dollaro al giornoMarco Tropea Editore, 240 pagine, Euro 14,50

UN MILIARDO DI ESSERI UMANI VIVE CON UN DOLLARO AL GIORNO. PIÙ DI 3 MILIARDI CON MENO DI 2,5 DOLLARI. UN MILIARDO DI PERSONE NON SA LEGGERE E SCRIVERE. I PAESI POVERI (2,4 MILIARDI DI PERSONE) ESPORTANO SOLO IL 2,4% DEI PRODOTTI MONDIALI. LO 0,13% DELLA POPOLAZIONE MONDIALE CONTROLLA IL 25% DELLE RISORSE FINANZIARIE GLOBALI

Sopra:Giovanni Porzionel Sahara

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riguardava i paesi del terzo e del quarto mondo. La crisi finanziaria e la recessione hanno indubbiamente creato una nuova consapevolezza: globalizzazione e interdipendenza delle economie non sono più concetti astratti, ma fenomeni concreti che viviamo sulla nostra pelle. Nel breve e medio termine le ripercussioni sociali sono e saranno pesanti. Mi auguro che dalla crisi emerga una classe politica finalmente all’altezza delle sfide che ci attendono. Finora non è stato così.

Se le venisse chiesto di scrivere la sceneggiatura per un film-documentario ambientato nell’Europa del 2020, come la

descriverebbe da un punto di vista politico, economico, sociale e demografico.

Scelgo l’ottimismo della volontà. Un’Europa che ha preso atto della sua decadenza economica e demografica, ma che ha ritrovato forza e dinamismo valorizzando le proprie risorse storiche e culturali. Gli investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innovazione sono in costante aumento; i giovani che hanno studiato nelle università americane tornano in Europa dove la qualità della vita e l’ambiente di lavoro sono più stimolanti; le città sono sempre più multietniche e a misura d’uomo… Come vede, mi piace sognare.

E l’Italia?Deve mettersi a correre. Siamo indietro in tutto: istruzione, infrastrutture, tecnologie informatiche, concorrenza, giustizia, amministrazione pubblica..L’elenco sarebbe lungo. Siamo vecchi, lenti, seduti, soffocati dalla burocrazia e umiliati da una casta politica indegna di un paese civile. Non siamo neppure in grado di valorizzare la nostra più grande risorsa: il patrimonio artistico, archeologico, musicale, paesaggistico che il mondo intero ci invidia. I teatri chiudono, i musei languono, i siti archeologici sono abbandonati all’incuria. E i giovani fuggono all’estero. Temo che nel 2020 non sarà molto diverso.

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Una riflessione sul ruolo delle banche oggi. In particolare, cosa dovrebbe fare la Banca Centrale Europea per rendere il sistema creditizio nel suo complesso sempre più solido.

Servono regole certe e condivise, maggiori controlli, più etica nel settore finanziario. Le banche d’affari hanno speculato sui titoli spazzatura e hanno pesanti responsabilità nella crisi attuale. Ma anche gli istituti di credito, perseguendo la logica del massimo profitto, sembrano aver perso la loro funzione sociale. Ci sono piccoli imprenditori che non riescono ad avere neppure prestiti risibili dalle

banche. Non sono un esperto, ma mi pare ragionevole la strada degli Eurobonds e di una tassa sulle transazioni finanziarie.

Molti, moltissimi i luoghi della terra che l’hanno vista inviato speciale in momenti cruciali della storia occidentale e non. Quale, fra tutte, l’esperienza il cui ricordo le fa ancora battere forte il cuore.

Sono tante. Il battito cardiaco aumenta spesso in zona di guerra. Penso al primo bambino che vidi morire di fame, in un campo profughi di Omdurman, in Sudan, nel 1984; o a quando arrivai trafelato sul luogo di

Da sinistra:Afghanistan,Gaza e Guatemala

una sparatoria a Mogadiscio e il cadavere riverso sul sedile posteriore della Toyota Hilux era quello di Ilaria Alpi. Ma forse il ricordo più forte è di una fredda mattina del marzo ’91 nel deserto kuwaitiano, al volante di una jeep in una colonna di mezzi blindati: campi minati e carcasse di carri armati, soldati iracheni che uscivano dalle trincee con le mani in alto, pozzi di petrolio in fiamme. E Gabriella al mio fianco. Fummo i primi giornalisti ad arrivare a Kuwait City. Pochi giorni dopo, a Bassora, i militari di Saddam ci fecero prigionieri. E da allora Gabriella è sempre rimasta al mio fianco.

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Circolo dei LettoriIncontrarsi tra le righe al

o leggo perché ho preso il vizio. Io leggo perché non ho altro da fare. Io leggo perché ho tempo. Io leggo perché cresco. Io leggo per dispet-to. Io leggo e qualche volta rido. Io

leggo perché mi faccio un’opinione. Io leggo perché un’opinione ce l’ho già. Io leggo, punto e basta. Ciascuno di noi ha le sue buone ragioni per leggere, diverse una dall’altra. La casa dei lettori invece, a Torino, è una. Nato nel 2006, il Circolo dei lettori, ideato e diretto da Antonella Parigi e presieduto da Luca Beatrice, è il

primo spazio pubblico in Italia interamen-te dedicato alla lettura individuale e silen-ziosa, di gruppo e ad alta voce. Un luogo dove i lettori incontrano i loro scrittori preferiti, si scambiano opinioni, fanno del libro, comune passione, un punto di vista da cui partire per leggere il mondo.“L’idea – racconta la direttrice Antonella Parigi – è nata per fare dei lettori una comunità, offrire loro un luogo aperto e accogliente dove incontrarsi sulla base delle proprie affinità. Promuovere il valore della lettura condivisa è la nostra missione, insieme

I alla lettura ad alta voce, il modo più spet-tacolare di leggere grandi storie insieme a grandi personaggi.” Punto d’incontro nel cuore di Torino, il Circolo dei lettori è un progetto dell’As-sessorato alla Cultura della Regione Piemonte, con il sostegno della Compa-gnia di San Paolo e di Banca Regionale Europea. Ha sede nella cornice di Palazzo Graneri della Roccia, nella centrale via Bogino a Torino, contesto suggestivo dove contemporaneo e barocco, passato e futuro, convivono e si contaminano.

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A fianco:la Sala Lettura

Sotto:l’ingresso del Circolo dei lettori

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Alessio Boni Carlo Cracco Daria Bignardi David Grossman Erri De Luca Gene Gnocchi Gherardo Colombo Giorgio Faletti

Oltre mille metri quadrati e cinque sale accolgono più centomila appassionati di lettura all’anno, e non solo. La Sala Grande, per contenere il pubblico più nu-meroso, la Sala Lettura e la Sala Filosofi, la Sala Artisti e il Salotto Cinese – si riem-piono ogni giorno di persone che hanno voglia di incontrarsi tra le righe, come recita il claim del Circolo. Per stare insie-me, leggere libri e quotidiani, sfogliare la biblioteca virtuale di eBook su eReader e tablet, chiacchierare al Barney’s - il bar del Circolo, bevendo un caffè o gustando un panino ispirato ai grandi classici della let-teratura: da ‘Guerra e pace’ al ‘Rosso e il nero’ a ‘La luna e i falò’ a Pepe Carvalho, per chi ama il noir. “Il futuro del Circolo – spiega il presidente Luca Beatrice – lo costruiamo giorno per giorno, arricchendo la programmazione di iniziative che abbraccino l’evoluzione del gusto e della letteratura. Amiamo mescolare le carte, accostare i classici alla

graphic novel, l’arte alla politica, per dare il senso del tempo che stiamo vivendo.”Da Daniel Pennac a David Grossman, da Art Spiegelman a Patti Smith, al Circolo sono passati i grandi protagonisti della cultura in-ternazionale. La sua programmazione offre un calendario ricco, ogni mese diverso, ogni mese unico, con oltre cento incontri per tutte le età, dai grandi ai piccini e per tutti i gusti: gruppi di lettura, corsi tematici, labo-ratori didattici e gite. Perché unico è il fine del Circolo dei lettori, essere innanzitutto un luogo in cui far vivere la cultura.Leggere insieme. Cuore pulsante del Circolo, i Gruppi di lettura riuniscono in-torno a un libro persone che condividono una passione, un interesse, una curiosità intellettuale. Il libro diventa così sorgente di spunti e suggestioni che non restano sulla carta, ma si intrecciano all’esperienza quotidiana di ognuno, rendendola più preziosa. Trenta gruppi di venticinque par-tecipanti, un’ora e mezza alla settimana,

esplorano le diverse interpretazioni dei testi, romanzi d’amore, noir, gialli e graphic novel, anche in lingua originale. La casa dei bambini. Il Circolo dei lettori si trasforma ogni sabato pomeriggio in uno spazio a misura di bambino. Tanti sono gli appuntamenti che hanno come protagoni-sti i piccoli lettori, con storie, colori e giochi. I laboratori stimolano capacità e creatività, i bambini diventano giocolieri di pensieri, a tu per tu con gli altissimi temi della fi-losofia, gironzolano per le storie insieme a scrittori per l’infanzia, si trasformano in piccoli stilisti e disegnano la propria ma-glietta, imparano a mangiar bene e pure a risparmiare, divertendosi. Laboratorio d’idee, dal Circolo nascono ogni anno progetti di portata nazionale e internazionale, che creano connessioni con le realtà del territorio. Torino Spiritualità, festival che mette al centro l’uomo e il suo tempo, giunto alla nona edizione, che vede oltre cento incontri e voci da tutto il

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La carta Enjoy della Banca Regionale Europea è molto più di una carta di pagamento. È versatile e innovativa; vestita con i colori del Circolo dei lettori consente ai soci di distinguersi e riconoscersi. Grazie ad una convenzione con Banca Regionale Europea, il Circolo omaggia la sua Carta Entusiasmo ai primi 300 associati che sottoscriveranno la carta Enjoy Circolo dei lettori secondo le seguenti modalità:

per i più giovani: Carta Entusiasmo under 30 in omaggio e carta ‘Enjoy Circolo dei lettori’ con canone mensile carta a zero invece di 1 euro al mese fino e quota associativa una tantum a zero

per gli over 30: Carta Entusiasmo in omaggio e carta ‘Enjoy Circolo dei lettori’ con quota associativa una tantum a zero. Per tutti i successivi associati, è comunque possibile avere la carta ‘Enjoy Circolo dei lettori’ alle stesse condizioni agevolate.

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CARTA ENJOY CIRCOLO DEI LETTORI. LA CARTA CONTRO CORRENTE DEDICATA A TUTTI GLI ENTUSIASTI DEL CIRCOLO

CON LA CARTA ENJOY CIRCOLO DEI LETTORI…

Giorgio Faletti Giuliano Sangiorgi Margaret Mazzantini Massimo Gramellini Moni Ovadia Daniel Pennac Paolo Giordano Ornella Vanoni

BARNEY’S BAR

C’è un posto dove gli autori che saziano l’anima stuzzicano anche l’appetito, quel posto è Barney’s. Aperto tutto il giorno, offre sfiziosi menù per colazione, pranzo, merenda e aperitivo. Piatti sempre diversi sono pronti a mezzogiorno e per l’happy hour, il prezzo è fisso, 10 €. I menù sono quelli di The Spirit of… la collana culinaria ispirata a scrittori classici e moderni. Il motto di Barney’s è, infatti, recherche food perché la ricercatezza in cucina, negli ingredienti, negli accostamenti di sapori e colori, è la filosofia del bar, che accontenta i palati fini dei lettori che passano al Circolo.

Orari: dal lunedì al sabato ore 9.30 – 22 Informazioni e prenotazioni 011 4323700, [email protected]

Nella pagina a fianco:la Sala Artisti

Sotto:il Barney’s bar

Con eReader, eBook e iPad, la rivoluzione digitale del libro invade il Circolo

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34 CULTURA

mondo, in una manifestazione diffusa che coinvolge trenta e più luoghi della città, dal centro alla periferia. Il recente Voce del Ver-bo Moda, rassegna di una settimana che ha indagato il rapporto tra la moda, società e cultura, ha fatto dialogare stilisti, studiosi, filosofi, imprenditori e giornalisti per dare spazio alla moda, fenomeno sempre in movimento, capace di esprimere allo stesso tempo l’individuo e la società. Privati e imprese al Circolo. Soggetti di-versi si riuniscono per convogliare e far interagire le proprie visioni economiche

e sociali, urbanistiche e culturali. Perché le idee producono ricchezza così come i disegni e le utopie. Lo slancio sostenibile di cui le imprese hanno bisogno necessita della molteplicità di sguardi della cultura e la cultura ha bisogno di essere sostenuta dalle imprese. Con l’obiettivo palese e con-diviso di lasciare il mondo meglio di come lo abbiamo trovato. Sostenere il Circolo. Tanti sono i motivi per cui appassionarsi al Circolo e alle sue attivi-tà. Le carte sono lo strumento per parteci-pare agli appuntamenti del Circolo e, nello stesso tempo, contribuire economicamente al progetto. La Carta del Circolo serve a offrire, come sempre, ogni giorno e a tutti, la sua programmazione in forma assolu-tamente libera e gratuita. 10 euro per gli under 30, 15 euro per gli altri. Con la Carta del Circolo è possibile partecipare a incontri esclusivi, prendere in prestito gli eReader con percorsi di lettura ogni mese diversi e navigare su iPad. È valida un anno a partire dal giorno in cui viene sottoscritta.

La Carta Entusiasmo è la tessera fedeltà, pensata per il pubblico più affezionato e offre molti vantaggi. Costa 70 euro e per gli under 30, 35 euro. Permette di frequentare i gruppi di lettura, appuntamenti settimanali fissi con persone che condividono libri, auto-ri, pensieri e di prenotare il proprio posto per qualsiasi evento in programma. In più, alla sottoscrizione si riceve un kit d’accoglienza, con segnalibro, gadget e carta caffè. Dagli spettacoli teatrali ai concerti, dalle mo-stre alle librerie, gli ‘entusiasti’ possono usu-fruire di numerosi sconti, non solo al Circolo.

Luca Beatricepresidentedel Circolo

Antonella Parigidirettricedel Circolo

La sala Filosofi

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L’ALFABETO DELL’ECONOMIA. UN LIBRO AL MESE Dodici incontri per accogliere la sfida del presente e affrontare temi economici, di stringente attualità, in modo semplice, chiaro e alla portata di tutti. Punto di partenza un libro e il confronto con esperti di fama internazionale, da Francesco Magris, docente di Economia all’Università François Rabeleis di Tours con il suo saggio L’economia in tasca (Sei), Stefano Micelli, autore di Futuro Artigiano (Marsilio) e il docente della University of Chicago Booth School of Businnes Luigi Zingales e il suo Manifesto Capitalista (Rizzoli).

IMPRONTA ECONOMICA, I LABORATORI DI EDUCAZIONE FINANZIARIA PER GRANDI E BAMBINIPerché il tipico salvadanaio è a forma di porcellino? Come si stabilisce il prezzo di un oggetto? Il Circolo dei lettori, grazie a Banca Regionale Europea, è diventato un luogo in cui l’economia si è trasformata anche in un gioco divertente, capace di coinvolgere i bambini e le famiglie. Impronta Economica Kids e Impronta Economica Plus sono i laboratori realizzati con i programmi del Consorzio PattiChiari pensati come spazi di approfondimento per imparare segreti e regole dell’economia, come risparmiare e come utilizzare al meglio le proprie risorse. Perché banconote, lavoro e guadagno non sono solo cose da grandi.

IL CIRCOLO DEI LETTORI E BANCA REGIONALE EUROPEA INSIEME

Nel 2012 il Circolo dei lettori e Banca Regio-nale Europea si sono ritrovati, e uniti, intorno a una comune vocazione: l’attenzione per il territorio e la comunità e nella filosofia dell’ac-coglienza come radice del loro agire. Da qui nasce il percorso intrapreso insieme dal mese di settembre e che prosegue tutto il 2013 per offrire a famiglie e imprese approfondimen-ti, incontri con esponenti dell’economia, per dibattere sulle questioni protagoniste della quotidianità di ciascuno di noi, come la crisi, e tavole rotonde per mettere a fattor comune idee e progetti in ambito finanziario.

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Un giorno, molti anni fa, avevo chiesto a Juan du Rian, Giovanni Sartiero, trifulau del mio paese, quale era il periodo più propizio per la

raccolta del tartufo e lui mi aveva spiegato che seppure i tartufi si formino dalla fine dell’estate fino a Natale i giorni giusti sono i dieci giorni dopo i Santi. In agosto e settembre i trifulau, i cercatori di tartufi, portano i cani ad allenarsi e cominciano a fargli trovare i tartufi di scarto, i ‘balton’, le ‘trifure ruse’, ma soprattutto gli ‘amsci’e gli ‘spiziot’, tartufi primaticci non buoni, piccoli e puzzolenti (spiziot da ‘spuzia’, puzza) e utili ad addestrare l’olfatto del cane. I trifulau più esigenti evitano che i loro cani in questa fase cerchino i tartufi neri.Molta cura e attenzione nella cerca viene posta esplorando i terreni dove crescono i soli alberi adatti allo sviluppo del tartufo, in particolare querce, pioppi selvatici, tigli. Poi passano le settimane e in ottobre i tartufi cominciano ad essere

consistenti e profumati ma solitamente in Alta Langa sono scarsi. Un antico proverbio delle Langhe dice: “Se u ciov insi la giavela la trifola ven bela” (Se piove sulla giavela, terza parte di un covone di grano, il tartufo viene bello). Sta a significare che se durante la mietitura piove, la raccolta dei tartufi sarà soddisfacente. Così sulle Terre Alte delle Langhe si aspettano i Santi e quando il quarto di luna è quello giusto e

le brume e le nebbie aumentano l’umidità è il momento che quelle terre solitarie, selvatiche e misteriose dischiudano, a chi sa esplorarle, i loro frutti più preziosi. E il valore massimo di questi tartufi è la consistenza organolettica del loro profumo. Aroma, essenza, odore, tutto l’oro del tartufo è qui, con la sua prodigiosa capacità di stimolare i succhi gastrici e di conseguenza l’appetito. Questo giustifica i prezzi ‘impossibili’ di questi giorni alla fiera del Tartufo di Alba: mediamente 600 euro all’etto! Quale altra essenza alimentare può essere contesa a prezzi simili? Ma chi la usa sa che con essa può creare sensazioni olfattive e di gusto, abbinate a cibi appropriati e vini pregiati, uniche e inarrivabili.Per chi è nato sull’Alta Langa come me l’odore del tartufo è l’espressione stessa di quella terra, appartata, intima, sfuggente e penetrante. L’amico più importante che occorre avere per provare la vertigine di trovare un tartufo

I mondi del tartufoQuando è il momento migliore per parlare dei tartufi? Adesso. Perché stiamo entrando nel cuore dell’autunno e precisamente nel periodo che va dai Santi a San Martino, l’antico capodanno celtico

di Romano Salvetti

1 novembre, giorno dei Santi

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è il cane. Non serve assolutamente che sia di razza. Piccoli cani da caccia imbastarditi, spinoni, volpini, cocker, sono ideali, meglio se bianchi perché di notte si distinguono di più. Addirittura a Roddi era nata una scuola per addestrare i cani da tartufo. Ma come mi dicevano i vecchi trifulau del paese la più grande capacità che serve per stabilire un’ intesa con l’animale è l’amore, la dolcezza e la pazienza che si devono profondere a questa devota creatura che ricambierà con una dedizione assoluta. Non credete a chi afferma che per fare dei buoni cani da tartufo occorre affamarli. Oltretutto occorre insegnargli una tecnica particolare ossia il cane deve camminare davanti al padrone (dietro potrebbe trovare e mangiare di soppiatto il tartufo). Per un’animale fedele e gregario che riconosce il padrone come il suo ‘capobranco’ e lo segue, è molto innaturale procedere davanti. Quando finalmente il cane sente il tartufo e comincia a scavare c’è un momento eccitante ed assoluto: si scosta un attimo la bestiola e si prende una manciata di terra e la si odora. Qualunque sia la grossezza del tartufo che giace lì sotto, il terriccio è già impregnato di esso e la fragranza che inebria le narici è composta di aglio, muschio, foglie, radici, muffe, erbe. E se sei in un bosco, un prato a maggese, nel profondo di una ‘riana’ (valletta scavata dal ‘rian’, piccolo corso d’acqua) e intorno c’è il silenzio della collina che ti avvolge, provi un attimo di completo benessere.Sono partito dal mondo dell’Alta Langa, quello che mi è più congeniale, per introdurre qualche nota su un discorso infinitamente più grande e complesso relativo al tartufo poichè questo fungo ipogeo ha anche altri mondi, importanti e definiti, visto l’enorme valore commerciale e gastronomico.Ho iniziato l’argomento dando per scontato che stavo trattando del tartufo bianco, non solo perché sono diventato così difficile e selettivo che quando posso avvicinarmi ad esso lo assaporo bianco, di questi giorni e di questi posti.Il tartufo bianco ha la sua massima celebrazione ad Alba con la sua Fiera che inizia ai primi di Ottobre e va oltre la metà di Novembre. È denominato

Tartufo Bianco di Alba e deve la sua notorietà a Giacomo Morra che lo ha lanciato a livello internazionale negli anni Trenta. Era il1928 quando Giacomo Morra chiese il permesso al municipio di Alba di organizzare sotto i portici di Piazza Savona, presso il suo omonimo ristorante, una ‘mostra dei pregiati tartufi delle Langhe’.Negli anni che seguirono venne allestita

una Fiera e il mercato dei tartufi fu separato dalla Fiera Vendemmiale e venne chiamato Mostra campionaria a premi dei rinomati tartufi delle Langhe. Il titolo fu poi cambiato in Fiera del Tartufo di Alba e nel 1947 l’organizzazione passò dal Comune all’Associazione dei commercianti Albesi. La Fiera e il tartufo di Alba furono proiettati sulla scena internazionale quando Giacomo Morra, che nel frattempo aveva intrapreso una fiorente industria conserviera, avviò la consuetudine di spedire i migliori esemplari di tartufi a grandi personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo: Harry Truman, Wiston Churchill, Marilyn Monroe, re Saud, Alfred Hitchcock e molti altri.Non è semplice descrivere in poche parole il mondo e l’atmosfera di Alba nei giorni della Fiera del Tartufo. È come se l’antica vocazione di fondovalle agricolo e commerciale di Alba nel pieno dell’autunno

PER CHI È NATO SULL’ALTA LANGA L’ODORE DEL TARTURFO È ESPRESSIONE STESSA DI QUELLA TERRA, APPARTATA, INTIMA, SFUGGENTE E PENETRANTE

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sprigionasse tutta la sua attrattiva. I frutti di questa stagione sono il compendio dell’anno e si riversano nell’enogastromia, e allora ad Alba si danno appuntamento tutti per mangiare, camminare, acquistare, bere, guardare, divertirsi. Il mio amico cantastorie Luigi di Belvedere mi ha insegnato un proverbio delle Langhe: “Il sonadur, il jigau e il trifulau son trei morti d’fam”. (Il suonatore, il giocatore e il cercatore di tartufi sono tre morti di fame). Era un detto che ben descriveva il mondo di Alba di un tempo. Alba con il suo mercato del sabato e i suoi commerci

ha sempre attirato tutto il mondo agricolo delle Langhe e del Roero. I contadini portavano i loro prodotti al mercato ma non sempre riuscivano a portare a casa i loro guadagni. Troppa era la lusinga della festa, del divertimento dopo tanto isolamento nel lavoro dei campi. Il grande scrittore Fenoglio ha ben descritto l’amore per il gioco degli abitanti delle Langhe e questi quando scendevano ad Alba avevano individui e luoghi ben precisi che li attendevano. Lo sferisterio Mermet per le scommesse al pallone elastico, i caffè come il Calizzano dove finivano spesso i guadagni anche dei

trifulau. Certo non sempre era così. Il mio amico Juan, Giovanni Sartiero, con i tartufi si è comprato la cascina in paese, come pure Cichin dra Sbria, Bepe d’Masimu. Uomini duri e instancabili che quando smettevano i lavori dei campi dedicavano fino a Natale tutto il loro tempo alla cerca dei tartufi. Ho ancora ben vivi nella memoria i loro racconti su leggendarie avventure con i loro cani famosi e i loro magistrali dissotterramenti. Ma torniamo ad Alba, senza bisogno di avventure costose, per assaporare la festa autunnale basta un percorso semplice, infilare dalla Pontina via

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Cavour, arrivare in piazza del Duomo e del Municipio, percorrere tutta via Maestra per sbucare in Piazza Savona. Un semplice itenerario (altri e più articolati si possono scoprire in seguito), non necessariamente nei momenti di punta (i pomeriggi delle domeniche) per cogliere quell’aria piacevole di festa antica e agreste, che scorre accanto ai tanti stranieri che vengono a scoprire i tesori della cucina e della cantina. Si forma nell’aria umida e frizzante anche delle sere feriali un senso di benessere dei sensi, a cominciare da quello olfattivo che cattura facilmente le molecole odorose del tartufo, alle voci rilassate dei visitatori, alla luci cittadine soffuse e intriganti, al contatto delle tante offerte commerciali delle botteghe albesi, grandi e piccole.Tedeschi, svizzeri, francesi, inglesi, asiatici, americani avvicinano il mondo odierno e internazionale a riti antichi contadini e nascono incontri, convivi, aste del tartufo, mostre culturali, eventi numerosi anche nel corso delle settimane di fiera. Tutto scatenato da un fungo ipogeo, che chiama a sé anche le terre confinanti, roerine, astigiane e torinesi con i loro commercianti e le loro offerte. C’è posto anche per il tartufo nero, convegni, rassegne cinematografiche dedicate. Altre realtà come i paesi che fanno corona ad Alba, Neive, Barbaresco, Treiso, Diano, Barolo, Serralunga, Monforte, La Morra, Gallo Grinzane e tanti altri con i loro mondi curati e recuperati esprimono una dimensione di piccole comunità solide e fiorenti. Grandi vini, grandi aziende traggono le loro radici da questa gente piemontese silenziosa e appartata come il mondo del tartufo.Allora bisogna mettersi alla prova e sperimentare questo tartufo. Per rendere l’esperienza indimenticabile mi permetto un modesto e forse non richiesto consiglio. Non è necessario farsi attirare da tutti i prodotti derivati e abbinati ad esso (burro, olio, formaggio, salame, etc) ma limitarsi, nel girovagare per la fiera o nei paesi vicini, a cercare su una semplice

bancarella, da un trifulau di fiducia, in un negozietto appartato, un tartufo bianco, anche di modeste dimensioni (la grossezza non influisce minimamente sulla bontà del prodotto) e mangiarselo a casa. Come?Viene abbinato e cucinato in una infinità di modi. Provate a tagliarlo in lamelle finissime su un piatto di tajarin (tagliatelle fatte a mano) altrettanto sottili e consistenti (contano le uova) dispiegati in una abbondante fonduta. Un bicchiere di barolo o barbaresco e avrete la sensazione di aver raggiunto il cuore della gastronomia locale, persi nel gusto e nell’olfatto, abbandonati al massimo piacere. A proposito di piacere, un’ultima annotazione sul mondo notturno dei tartufi. La migliore cerca dei tartufi svolta dai trifulau esperti avviene di notte. I motivi più noti sono essenzialmente tre.Quando c’è il quarto di luna giusto e c’è la ‘bità’ ossia, come avviene per gli altri funghi, c’è l’uscita, la nascita, questa avviene di colpo e quindi, soprattutto se è abbondante, bisogna approfittarne senza indugio e senza perdere tempo. Pertanto si va di continuo, notte o giorno che sia. Ma negli ‘scarti’ cioè nei posti segreti dove nascono sempre nel medesimo sito i pezzi migliori, occorre non farsi vedere dagli altri cercatori e arrivarci dopo giri tortuosi sfruttando il buio notturno con una pila dalla luce fioca, usata solo lo stretto necessario. Infine c’è il vantaggio che di notte i cani cercano molto meglio, sono meno disturbati dai rumori e dalla luce e sono più concentrati con il loro senso migliore cioè l’odorato.Queste le ragioni pratiche ed evidenti. Ma per me c’è una motivazione intima, spirituale. Camminare di notte, usando il meno possibile la pila, munito di un bel bastone e del ‘sapin’ (piccola zappetta dal manico corto, infilata nella cintura), dietro l’incerta e fedele sagoma del cane, in ascolto dei versi degli animali notturni, dei loro movimenti, delle brezze che scuotono rami e foglie, cogliendo rumori improvvisi e remoti, con il cielo stellato, nebbioso o cangiante si ricevono sensazioni profonde, a volte inesprimibili. A volte si resta in ascolto di se stessi.

L’attrice Claudia Cardinale, madrina della Fiera, alla consegna del Tartufo dell’anno

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Presidente, si è appena conclusa l’edizione numero 82. Tanti anni di storia alle spalle, con alcuni elementi d’innovazione e altre tematiche che restano fedeli alle origini.

La Fiera nasce nel 1928 come costola della Fiera Vendemmiale e si consolida nel ’29. In un periodo storico complesso, il territorio inventa qualcosa di nuovo a significare la grande operosità di queste terre e di queste persone. Il DNA della rassegna non è mai variato dalle origini ad oggi: il tartufo è il principale fattore trainante e simbolo del territorio, capace però di evidenziare le altre eccellenze tipiche delle nostre zone (i vini, la nocciola, i formaggi, eccetera). La Fiera è stata quindi concepita come un volano in grado di comunicare l’eccellenza

enogastronomica di Alba e di tutti i paesi circostanti.

Un’intuizione importante di Giacomo Morra (proprietario del Ristorante Savona di Alba che fu il fulcro della neonata Fiera) fu quella di associare al tartufo personaggi chiave della storia contemporanea.

Sì, un primordiale marketing che si è dimostrato nei fatti infallibile. Da un lato Morra inventò l’abitudine di inviare i migliori tartufi a Capi di Stato come Churchill, Truman, registi, attori e attrici di fama mondiale, ricordo Marylin nel ’54 e la visita di Hitchcock nel ’60; dall’altro la Fiera chiamava a sé vari eventi collaterali folkloristici, culturali e sportivi.

Un’eredità importante che si evolve negli anni. Possiamo parlare di innovazione nella tradizione?

La volontà è quella di non tradire il proprio DNA ma di aggiornarlo secondo le esigenze del momento storico attuale. Continua quindi l’abitudine del connubio tra tartufo e personaggio noto grazie alla consegna del Tartufo dell’Anno a personalità di spicco, come a Claudia Cardinale nell’edizione 2012, così come l’organizzazione di eventi collaterali su ben sette settimane di Fiera. A tal proposito organizziamo appuntamenti più popolari, come il Palio degli Asini, il primo avvenne nel 1932 , e la Giornata Medievale, momenti sportivi come l’ecomaratona, il golf e le bocce, e incontri culturali ed enogastronomici come mostre d’arte, laboratori sensoriali e appuntamenti gourmet, passeggiate sulle colline o in Alba sottoerranea.

ANNO DI NASCITA

EDIZIONI GIORNATE DI PROGRAMMAZIONE

MANIFESTAZIONE PIEMONTESE PIÚ

CONOSCIUTA IN ITALIA

INGRESSI AL MERCATO DEL TARTUFO

PUBBLICAZIONI SULLA FIERA

1928I numeri della Fiera

8249 2° 100.000 260

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’AlbaL’evento che richiama visitatori da tutto il mondo nelle parole del Presidente dell’Ente Fiera Antonio Degiacomi

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VISUALIZZAZIONI EVENTI SUI SOCIAL NETWORK

PERNOTTAMENTI

la Fiera è tra le manifestazioni piemontesi più conosciute in Italia, seconda solo al Salone del Libro. Un bella soddisfazione?

Sì, abbiamo raggiunto un elevato grado di notorietà. A quella italiana posso aggiungere con orgoglio anche quella straniera, abbiamo infatti ottenuto quest’anno 260 pubblicazioni tra le quali quella del National Geographic che ha citato Alba, le Langhe e il tartufo nella top ten dei migliori viaggi del 2012.

Vi confermate dunque un’importante meta turistica.

I numeri ci sostengono ogni anno con dei risultati importanti: 650.000 pernottamenti, visitatori provenienti dal

Nord Italia, dalla Germania, Svizzera, Nord Europa, Francia e in crescita da Russia, Brasile e Stati Uniti. La vocazione turistica, anche per merito della Fiera che è l’unica Internazionale nel suo genere, ha portato ad avere 10.000 posti letto a disposizione dei visitatori negli ultimi 20 anni. La nostra notorietà internazionale può dirsi aumentata anche grazie all’avvento dei social network, si pensi che abbiamo registrato 485.000 visualizzazioni dei nostri eventi, i visitatori virtuali sono anch’essi un segnale positivo di interesse verso le eccellenze del nostro territorio.

Torniamo alla madrina di questa edizione. Perché la scelta di Claudia Cardinale?

Il tema di quest’anno è stato ‘Cinema e Tartufo’, la mostra organizzata a riguardo

ha riscosso un grande successo con più di 7.000 visitatori e la scelta della Cardinale vuole sottolineare il legame importante tra il tartufo, eccellenza del territorio, e la macchina da presa. Lei, anti diva per eccellenza e icona italiana nel mondo, ben rappresenta la nostra realtà internazionale e locale allo stesso tempo. La signora Cardinale, che non era mai stata prima in Fiera, ha vissuto due giorni completamente immersa nella nostra programmazione, ha degustato i nostri migliori piatti e vini ed ha dimostrato grande apprezzamento per il lavoro di valorizzazione che Alba sta portando avanti.

Concludiamo, Presidente, con alcune anticipazioni sulla prossima edizione?

Il programma del 2013 vedrà l’Asta del Tartufo che è diventato un appuntamento biennale molto atteso e per il quale l’Ente Fiera intende impiegare le proprie forze e la propria esperienza. Abbiamo in mente alcune riflessioni che andranno ad intensificare quei programmi di approfondimento che quest’anno hanno riscosso grande interesse da parte del pubblico. Mi riferisco agli appuntamenti ‘foodies’ per tutti gli appassionati di gourmet: laboratori di analisi sensoriale del tartufo, salotti aromatici che

combinano il food, la nocciola o il cioccolato per esempio, al beverage locale come Barolo Chinato e Moscato d’Asti, fino alla ricerca simulata del tartufo per arrivare alle origini del nostro tubero. La missione del nostro Ente è quella di essere sempre operativi, durante tutto il corso dell’anno, per promuovere le nostre iniziative all’estero, studiare nuovi appuntamenti che possano allungare il soggiorno medio nelle nostre zone, analizzare i nostri punti di forza ma anche di debolezza. A tal proposito sarà di grande aiuto la ricerca finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo sulla notorietà e la capacità di spesa di un campione di 1.300 visitatori della Fiera 2012, gli elementi, che saranno resi noti diventeranno uno dei riferimenti per la programmazione del 2013.

485.000 650.000 7.000VISITATORI MOSTRA CINEMA E TARTUFO

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

ANTONIO DEGIACOMIPRESIDENTE DELL’ENTE FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO D’ALBA

Un mondo di opportunità che ruotano però tutte attorno a ciò che viene esposto nel Mercato del Tartufo.

Certo, quello è il luogo della Fiera per eccellenza che quest’anno ha registrato 100.000 accessi con dei picchi di affluenza nelle giornate del sabato, nelle quali vi è una fortissima presenza straniera, superiori del 10-15% rispetto all’edizione 2011. E’ un luogo dove il visitatore ha la certezza di essere tutelato come consumatore grazie alla costante presenza dei Giudici del Tartufo (provenienti dal Centro Nazionale Studi Tartufo di Alba) e nel quale ci si immerge pienamente nel mondo affascinante di questo tubero.

La recente ricerca Unioncamere Piemonte ‘La cultura che stimiamo. Stimiamo la cultura’ dimostra che

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assione e fatica. Orgoglio e meraviglia. Tradizione e sapienza. Non esiste nulla, probabilmente, che rappresenti meglio dell’olio d’oliva l’unicità

del territorio ligure. La sua dolcezza e la sua maestosità insieme. Le sue montagne e il suo mare. Frutto di secoli di lavoro, di terre coraggiosamente coltivate, ancora oggi la produzione di olio extra vergine è una delle risorse principali dell’economia ligure. Duemilatrecento ettari di oliveti, 629 imprese attive, una produzione limitata ma in crescita (di poco superiore ai 5.100 quintali): i numeri dell’olio Dop Riviera Ligure testimoniano lo stato di salute di una filiera che sembra resistere a tutto. E che, grazie al Consorzio di Tutela,

L’oro di LiguriaL’olio extra vergine, un business e una tradizione che non tramontano mai

Pdi Francesco Ferrari

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continua a portare fuori regione, spesso oltre i confini nazionali, i sapori e la tradizione della gastronomia ligure. Facendo rivivere i gusti di una tradizione antichissima. Furono i Monaci Benedettini nel medioevo, per esempio, - raccontano i responsabili del Consorzio - a migliorare attraverso selezioni accurate la pianta dell’ulivo, creando la varietà Taggiasca, e ad insegnare la tecnica del ‘terrazzamento’ delle montagne con muri a secco (Maxéi), per creare le ‘fasce’ e strappare la terra coltivabile ad un territorio che solo la lungimiranza e la forza d’animo dell’agricoltore ligure ha saputo rendere produttivo. Gran parte dei meriti qualitativi dell’olio Dop Riviera Ligure sono da attribuirsi alla varietà delle piante (Taggiasca,

Lavagnina, Pignola e le altre popolazioni locali riconducibili alla varietà Frantoio) che in secoli di adattamento al territorio e al clima ligure, riescono a fornire un prodotto a bassa acidità con fruttato tenue e una sensazione di dolce che esalta le caratteristiche dei cibi. Un olio che continua a rappresentare una delle migliori eccellenze del territorio.E che, sempre più spesso, trova un posto di prestigio fra i prodotti più rappresentativi del Made in Italy. Esattamente quello che è successo di recente a Londra, in occasione dei Giochi Olimpici. Del resto, l’oro giallo era il bene di consumo più richiesto già nell’antica Grecia. A testimonianza di una tradizione che sembra non conoscere il passare del tempo.

UNA TRADIZIONE SECOLARE DIETRO AITIPICI TERRAZZAMENTI CHE ASSICURANO ANCORA OGGI UN EXTRA VERGINE UNICO, ECCELLENZA INDISCUSSA DEL TERRITORIO

Panorama ligurein una piantagione di ulivi secolari

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44 TERRITORIO

ianfranco Carli è amministratore delegato della Fratelli Carli Spa, l’azienda che dal 1911 porta in giro per il mondo

il nome dell’industria olearia ligure. “Nell’immaginario della nostra clientela – racconta – siamo stati per decenni quelli che vendevano l’olio ‘per cartolina’. Del resto, la nostra notorietà è nata e si è consolidata grazie alla filosofia della vendita diretta al pubblico. E per anni la vendita avveniva proprio così: il cliente compilava la ‘cartolina’, la spediva qui a Imperia e noi provvedevamo al recapito dell’olio a domicilio. Oggi le cose sono cambiate. Abbiamo un call center che occupa trenta persone, l’80% delle vendite si perfeziona al telefono. L’evoluzione degli ordini, nel nostro caso, è stata molto repentina”. Azienda tradizionale per definizione, la Fratelli Carli è riuscita, paradossalmente, ad anticipare i tempi di Internet. “In effetti per noi non è stata una grande rivoluzione investire sulla Rete. Avendo maturato un’esperienza centenaria nel rapporto diretto con i clienti, la presenza su Internet è stata quasi naturale. Oggi sul nostro sito è possibile ordinare tutti i prodotti del brand Carli, dall’olio al vino, dai dolci alle confezioni speciali. La modalità telefonica resta quella più diffusa, ma gli ordini on-line sono in costante crescita. Una crescita che, non lo escludo, presto potrebbe diventare a due cifre”. Vendita diretta, marchio ‘forte’, prodotti di primissima scelta. La Fratelli Carli ha sempre puntato sulla qualità, ma anche sul mercato di nicchia. Una strategia coraggiosa, che negli anni si è rivelata vincente. “Non abbiamo mai avuto la pretesa di fare i volumi di concorrenti

decisamente più grandi noi – spiega Carli – E devo aggiungere, con un pizzico di orgoglio, che non abbiamo mai avuto la tentazione di abbassare lo standard qualitativo dei nostri prodotti. La nostra è una clientela che pretende,

giustamente, il meglio. E che non è disposta ad acquistare prodotti ‘sviliti’. Carli è sinonimo, da sempre, di olio di grande qualità: chi ci conosce sa che di noi ci si può fidare”. Eppure la concorrenza, nel segmento alimentare, è spietata. Soprattutto in tempi di crisi. “Sappiamo benissimo che con la recessione è arrivata una netta contrazione dei consumi, anche nell’alimentare. Eppure, nel nostro caso, le cose non stanno andando male. D’altronde, l’olio è un prodotto particolare, è raro farne un uso così dispendioso: alla fine del mese, anche scegliendo marchi più convenienti, una famiglia risparmia pochi euro. Però è vero, la concorrenza è davvero fortissima. Quando al supermercato vedo bottiglie da un litro in vendita a 2

euro la prima cosa che penso è: chissà come fanno… Purtroppo è anche vero che l’olio, per motivi che non ho mai capito, è utilizzato come classico prodotto-civetta. Molte grandi catene usano la pratica del sottocosto per attirare clienti. Con una conseguenza che ha dell’incredibile: ogni anno il 70% dell’extra vergine in Italia è venduto in promozione. Una politica commerciale che naturalmente non aiuta il settore». A proposito di politiche commerciali: una delle ultime iniziative della Fratelli Carli è stata la rivisitazione, a Imperia, dell’Emporio, una vera “università del gusto”. «Due anni fa – racconta Carli – abbiamo deciso di trasformare l’antico piccolo negozio in un vero Emporio di 600 metri quadrati.

L’intenzione era, e resta, quella di offrire alla clientela un’esperienza articolata, non solo gastronomica ma anche culturale. Una volta alla settimana, per esempio, l’Emporio diventa ristorante. La risposta del pubblico è stata molto positiva, tanto che abbiamo ripetuto l’esperienza in altre due città: Torino e Padova”. La Fratelli Carli ha consolidato, così, il suo ruolo di ambasciatrice della gastronomia ligure e della dieta mediterranea. “I prodotti della nostra regione continuano ad essere molto apprezzati nel resto d’Italia e all’estero. L’olio ligure, in particolare, è uno dei più richiesti soprattutto da chi non ama i sapori forti tipici della produzione del Sud Italia. Il nostro è, tradizionalmente, un olio dolce, più armonioso. Purtroppo in

L’olio venduto a casa

La storia della famiglia Carli: “cosi siamo rimasti leader nell’era di internet”

G

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Liguria abbiamo un problema di quantità di produzione, che è scarsissima. Un po’ per la caratteristica geografica del territorio, un po’ per la disaffezione che si è consolidata negli anni verso l’agricoltura. I nostri avi ci hanno lasciato in eredità migliaia di chilometri di meravigliosi terrazzamenti, che in buona parte non abbiamo più coltivato. Credo che le istituzioni dovrebbero dare un forte aiuto, al settore. Convincendo i più giovani a riprendersi il passato dei nonni e dei bisnonni. Mi rendo conto che non stiamo parlando di un percorso

semplice, ma qualcosa di concreto va fatto per

salvaguardare il territorio e l’economia

legata alla terra”.

Un appello che non può non fare riflettere, dopo ciò che è avvenuto in Liguria nell’autunno del 2011. La tragedia delle Cinque Terre ha messo a nudo tutte le criticità di una regione che si è improvvisamente scoperta fragile e indifesa. Il 58% delle frane è avvenuto su terrazzamenti abbandonati e coperti da bosco, il 27% su terrazzamenti semplicemente abbandonati. Altre statistiche dicono che solo negli ultimi cento anni in Italia i terreni agricoli si sono ridotti di 10 milioni di ettari. E l’aspetto più allarmante è che nell’81% dei casi i fenomeni di abbandono riguardano aree tutelate dal Catalogo nazionale del paesaggio rurale storico. Uno scempio che il Paese e la Liguria devono in qualche modo arginare.

Da destra:Il Museo

dell’olivo,il frantoio

e la macchina defogliatrice

per il lavaggio delle olive

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46 TERRITORIO

La serra d’Europa

La Piana di Albenga, eccellenza agricola del Nord Ovest, guarda con determinazione al futuro: nonostante costi proibitivi

di Fabrizio Brignone

GermaniaAustria

Svizzera

Superfice coltivata

LA PIANA DI ALBENGA

Provinciadi Savona

Serre: estensioni, numeri e Sau serricola

ettari Occupati

Superficie mq.

<500

500-999

1.000-1.499

1.500-1.999

2.000-2.500

>2.500

11,225,431,49,5

12,410,1

2,914,026,511,319,725,5

% numero % Sau serricola

Contributo dell’agricoltura al PIL

in agricoltura

Imprese

di cui agricole

Albenga

Savona

Aziende agricole (35-40% Prov. Sv, 25% Liguria)

(35-40% Prov. Sv, 25% Liguria)Plv agricola

Mercato int./est.

3.500-4.0001.50025030%-70%

ItaliaBelgioFrancia

50%

20% 10%

115.000

2,9%32.00013,5%

4.000

Inghilterra6%

Olanda6%

Est Europa3%

Altri Paesi5%

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e difficoltà logistiche, è forte la voglia di vincere la sfida della competitività attraverso l’innovazione, dialogando con il Piemonte e con il resto d’Europa

GermaniaAustria

Svizzera

Superfice coltivata

LA PIANA DI ALBENGA

Provinciadi Savona

Serre: estensioni, numeri e Sau serricola

ettari Occupati

Superficie mq.

<500

500-999

1.000-1.499

1.500-1.999

2.000-2.500

>2.500

11,225,431,49,5

12,410,1

2,914,026,511,319,725,5

% numero % Sau serricola

Contributo dell’agricoltura al PIL

in agricoltura

Imprese

di cui agricole

Albenga

Savona

Aziende agricole (35-40% Prov. Sv, 25% Liguria)

(35-40% Prov. Sv, 25% Liguria)Plv agricola

Mercato int./est.

3.500-4.0001.50025030%-70%

ItaliaBelgioFrancia

50%

20% 10%

115.000

2,9%32.00013,5%

4.000

Inghilterra6%

Olanda6%

Est Europa3%

Altri Paesi5%

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e anche le varie forme di revisione istituzionale nel nostro Paese cancellassero i confini tra le regioni, quello tra Piemonte e Liguria sfumerebbe senza

troppe difficoltà, dato che le interazioni sono storicamente molto forti e i rapporti socioeconomici dinamici anche oggi, pur nel contesto complessivamente difficile. E tra le aree liguri che producono merci da mettere in viaggio verso il resto del Nord Ovest o altre terre d’Italia e d’Europa, per l’agricoltura c’è una zona che rappresenta da tempo un’eccellenza: la Piana di Albenga.La più vasta (circa 45 chilometri

quadrati) tra le poche distese pianeggianti in un territorio tra colline e mare, si presenta quasi interamente coltivata ed è attraversata dalla A10, ‘l’Autostrada dei Fiori’. Fertile e di origine alluvionale, già nell’antichità veniva coltivata intensamente; poi in secoli recenti su quei terreni, spesso acquitrinosi per le inondazioni, si diffuse la coltivazione della canapa. Negli anni Venti fu completata la bonifica, poi fu rilanciata la produzione di frutta e soprattutto di ortaggi, anche con serre in vetro e in plastica, con una costante specializzazione che si è concentrata sempre più su floricoltura, piante ornamentali e piante aromatiche.

Oggi la ‘Piana Ingauna’ - dal nome dell’antica popolazione locale - ha come riferimento Albenga (il cui territorio è al 34% Sau - Superficie agricola utilizzata - e ospita il 60% delle aziende agricole del comprensorio) e si presenta con colture specializzate come piante fiorite, ornamentali e aromatiche (con piante in vaso in ampio assortimento di varietà, tipologie, forme di coltivazione e confezionamento), oltre a ortaggi e frutta, olio e vino. Una superficie coltivata di quasi 4.000 ettari (con proprietà molto frazionata e prevalenza della conduzione diretta) che presenta la più alta concentrazione di serre in Europa, se non addirittura nel mondo; inoltre viene

S

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riconosciuta una leadership europea nel mercato delle piante aromatiche in vaso (lavanda, salvia, timo, rosmarino, basilico, ecc.). Nell’area opera un’azienda agricola su tre tra quelle savonesi, una su otto tra tutte quelle liguri, e anche la produzione lorda vendibile agricola è di primissimo piano: circa 250 milioni di euro (fino a 280-300 secondo alcune stime), un quarto del dato regionale, e con un mercato estero che incide per almeno il 70%. Tanto che l’area si è conquistata col tempo anche l’appellativo di ‘orto della Liguria’ per la ricchezza e l’alta qualità delle sue produzioni, tra cui si distinguono ‘i quattro di Albenga’: carciofo spinoso, asparago violetto,

zucchina trombetta e pomodoro cuor di bue (varietà con procedure di riconoscimento Igp in corso).“La Piana di Albenga - afferma il presidente regionale Cia, Confederazione italiana agricoltori, Ivano Moscamora - rappresenta la situazione più dinamica in Liguria, sicuramente la più attiva in questo momento, anche in termini di innovazione produttiva e varietale. La situazione è più difficile che in passato, però nel complesso il comparto regge, anche se il prodotto è frammentato, serve una maggiore aggregazione. Nella zona l’ortofrutta è ormai marginale, per certi versi una nicchia; si può stimare che piante e fiori rappresentino ormai il 95% della produzione lorda vendibile agricola, con una forte vocazione per l’export. Al primo posto tra i clienti c’è la Germania; soprattutto in primavera (stagione che per il 2012 segna un andamento positivo, mentre il mercato autunnale da anni riflette il clima generale di crisi; ndr), volumi rilevanti anche verso Paesi scandinavi, Francia (tutto l’anno), Austria e Svizzera”.Un ‘motore agricolo’ che genera ricadute significative in termini di indotto, nell’artigianato e nel commercio, con centinaia di aziende fornitrici di beni e servizi per la produzione, la logistica e l’impiantistica agricola, oltre agli sviluppi commerciali della filiera. Alla formazione e all’innovazione contribuisce una realtà come il Cersaa (Centro regionale di sperimentazione e assistenza agricola, azienda speciale della Camera di Commercio di Savona, con 40.000 mq di cui 10.000 coperti e un laboratorio di analisi fitopatologiche, per attività istituzionali a supporto del settore). Attivo anche l’Istituto Agrario Aicardi, per formare agrotecnici, come pure cercano soluzioni tecniche per riconversioni più remunerative e per il risparmio (ad esempio, energia solare per riscaldare le serre) le organizzazioni professionali agricole e le cooperative (come L’Ortofrutticola,

la più grande struttura cooperativistica agricola in Liguria, con centinaia di produttori associati; altre realtà di cooperazione sono la Cooperativa Olivicola di Arnasco e Viticoltori Ingauni a Ortovero).Un fiore all’occhiello, certo, anche se non tutto è rose e fiori: lo sviluppo è infatti rallentato da una bolletta energetica sempre più pesante, accanto all’aumento dei costi complessivi di produzione, dai mezzi tecnici alle attrezzature. “Nell’ultimo decennio - evidenzia il presidente provinciale Cia Savona, Aldo Alberto, titolare di un’azienda floricola a Ceriale - abbiamo avuto costi di produzione in aumento del 5% medio annuo e una corrispondente riduzione dei margini per le aziende. L’aumento dei costi, soprattutto

energetici, ha messo

fuori mercato molte varietà, come

le stelle di Natale o il basilico invernale, e ha determinato il

passaggio a colture in vaso a freddo.

Da anni non riusciamo a rivedere al rialzo i listini, mentre tutto

aumenta; eppure questi costi non si possono ribaltare sul

prezzo di vendita delle piante, altrimenti i nostri competitor (anzitutto spagnoli) ci portano via i clienti. A causa di burocrazia, nuove normative, costi gestionali e

manodopera le aziende hanno

ormai il fiato corto. Il mercato funziona, ma

i margini crollano e siamo sul filo del rasoio”.“La Piana di Albenga si

distingue per qualità e numeri

garantiti dal mercato, è una doppia eccellenza

- sottolinea Andrea Sampietro, direttore di Confagricoltura

Liguria -. Le difficoltà sono comunque

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tantissime, difficile dire come si possa resistere dal punto di vista economico e della redditività. Riscaldamento e accise sul gasolio portano a un abbandono della serra, per colpa di picchi di raddoppio negli ultimi dieci anni e situazioni veramente insostenibili. In certi casi la coltivazione (come per ‘i quattro’) è quasi un hobby, perché i costi di produzione non vengono nemmeno soddisfatti, e quindi i canali si riducono al mercato locale, con ristorazione e vendita diretta. E in generale manca una piattaforma logistica seria per confrontarsi con i competitor nell’ingresso sui mercati”.

Per mantenere le proprie posizioni sul mercato e per continuare a crescere, la ‘serra d’Europa’ ha quindi bisogno anche di risorse finanziarie: “Il nostro settore - spiegano ancora dalla Cia - è sempre stato seguito con una certa benevolenza dal mondo del credito, per le sue proprietà immobiliari, ma il rapporto in questi anni è peggiorato, con restrizioni in qualche caso senza gravi motivi. Siamo sul mercato da sempre, il nostro settore non riceve premi Pac o altre forme di sostegno, e inoltre siamo costretti a mantenere il dinamismo innovando costantemente, ma la crescita, il miglioramento e l’innovazione (come il passaggio dai

trattamenti con agrofarmaci alla lotta integrata) hanno bisogno di essere sostenuti da investimenti, e quindi di credito. Anche per la sofferenza di liquidità, che per certe aziende raggiunge i quattro-cinque mesi, mentre ogni anno per riprendere la produzione servono molte risorse”.I rapporti con le regioni vicine, a partire dal Piemonte, sono comunque significativi, per la Piana di Albenga: se da una parte i volumi orticoli sono in calo rispetto a quelli floricoli, dall’altra la vicinanza e i forti legami turistici incidono sui consumi agroalimentari, da sempre. E anche per fiori e piante, il Piemonte rappresenta un interlocutore importante, per gli operatori: “Il Piemonte è uno dei nostri clienti migliori - aggiunge Alberto -, l’interscambio è storico e se il mercato si risvegliasse un po’, i rapporti tornerebbero a essere ancora più significativi: in passato certi rivenditori piemontesi venivano a ritirare prodotto anche due volte la settimana, ora magari solo una volta ogni due settimane, ma comunque il rapporto rimane costante”. “Lo scambio tra Piemonte e Liguria conta sugli aspetti commerciali, anche se l’orientamento dei prodotti liguri è soprattutto l’estero, e comunque si è sviluppato molto sulle buone prassi e per il miglioramento dell’agricoltura, che è uno dei punti di forza di questo sistema territoriale e gioca un ruolo importantissimo per l’economia locale”, gli fa eco Maria Lucia Benedetti, direttrice provinciale Coldiretti Savona. Auspici condivisi anche in terra piemontese, assicura Renzo Marconi, presidente Asproflor (Associazione produttori florovivaistici, realtà che da subalpina è diventata nazionale): “Non è facile lo scambio di informazioni culturali e commerciali, e al momento non abbiamo soci in Liguria, ma speriamo di allargare la base associativa anche in quella regione, perché l’obiettivo è collaborare per rendere più forte il nostro comparto (ad esempio con l’iniziativa dei Comuni fioriti). L’interscambio è comunque concreto per molte tipologie, nel caso di alcune piante le nostre produzioni tardive possono integrare quelle che in Liguria sono precoci, grazie all’andamento climatico”.

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alla Piana di Albenga all’Italia e nel mondo nel segno della qualità, del gusto e del colore, con la voglia di continuare a

crescere e investire, anche a metà strada tra Piemonte e Liguria: esperienza e innovazione pongono la Noberasco tra le aziende più solide e dinamiche dell’area, con tassi di crescita che negli ultimi anni hanno sfiorato le due cifre.Un’azienda a conduzione familiare la cui storia inizia nel 1908 con i prodotti freschi della Piana di Albenga per poi aprirsi all’estero e puntare sempre più sulla frutta secca, fino all’attuale leadership in Italia e a un crescente successo internazionale: 63 milioni il fatturato 2010, 68 nel 2011 e budget 2012 a 75 milioni, con export al 7-8% che nei prossimi tre anni punta al 12-15%. Tutto questo senza mai perdere di vista il legame con il territorio, come spiega Mattia Noberasco, direttore generale: “Per la nostra azienda questo rimane un valore centrale, abbiamo sempre puntato sullo sviluppo locale, con ricadute anche occupazionali (un centinaio gli addetti, che con stagionali e interinali salgono a quota 150-160; ndr), scegliendo di concentrare qui le nostre attività produttive. Lo testimonia anche il nuovo stabilimento che stiamo progettando a Carcare, che rappresenta per noi un’evoluzione davvero importante e sarà pronto entro fine 2014, come pure l’apertura del primo negozio specializzato in frutta secca ad Albenga nel 2005, con un format che abbiamo recentemente concretizzato a Milano e che porteremo anche in altre città”.

La scelta di Carcare può anche essere considerata, dal punto di vista fisico, un ‘avvicinamento’ al Piemonte, dove la grande distribuzione - principale interlocutore dell’azienda ligure - opera con una clientela forte e dove, pur rivolgendosi all’estero per il 90% delle materie prime, la Noberasco sceglie anche nocciole per lavorazioni specifiche. Un investimento rilevante, accompagnato anche da un positivo riscontro degli operatori creditizi: “I rapporti con il mondo del credito vanno al di là del normale rapporto banca-azienda - ammette il direttore generale -, grazie a una formula equilibrata per cui le nostre idee di crescita e innovazione hanno sempre incontrato il sostegno dei nostri partner finanziari. Grazie a trasparenza e credibilità dei nostri progetti abbiamo sempre potuto contare su un accesso al

credito che non ha risentito di particolari contraccolpi”.L’energia e la ‘carica’ della frutta secca sono quindi più forti della crisi? “Vogliamo considerare questo momento come un’opportunità - conclude Noberasco - in cui l’internazionalizzazione continua a portarci verso lo sviluppo di nuovi prodotti e mercati, puntando sul bio, sulla frutta morbida, su lavorazioni senza conservanti. La qualità paga, dobbiamo riuscire a portarla anche all’estero: l’Italia rimane fondamentale, puntiamo comunque su nuovi mercati (dove magari il consumo di frutta secca è più continuativo lungo l’anno, come nel Nord Europa) per diversificare il rischio. Il nostro obiettivo è continuare a crescere, nei numeri e nei progetti: non vogliamo solo difenderci ma investire e creare nuove opportunità di sviluppo”.

D

Tutti i colori della fruttaDa oltre un secolo, Noberasco è sinonimo di qualità per la frutta secca. E cresce ancora, tra innovazione e investimenti, per conquistare nuovi mercati

Da sinistra: Mattia Noberasco (direttore generale), Gian Benedetto Noberasco (presidente), Marina Villa Noberasco (responsabile negozio Noberasco Albenga), Gabriele Noberasco (vice presidente)

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LA SPEZIA

Premio Exodus a Paolo Mieli p

PATTICHIARI

Alba in finale

anca Regionale Europea, con il marchio del Banco di San Giorgio recentemente incorporato, ha

rinnovato la propria collaborazione alla realizzazione della XII edizione del Premio Exodus, mantenendo una tradizione consolidata della banca ligure. Nel suo intervento alla cerimonia finale, il Direttore Generale della Banca, Riccardo Barbarini, ha sottolineato, oltre all’alto significato civile e culturale del Premio, lo stretto legame che lo unisce alla Banca, entrambi espressione di valori del territorio.Il Premio Exodus , istituito dal Comune di La Spezia, sostenuto dalla Regione Liguria e patrocinato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è il riconoscimento a figure che si siano distinte nel campo della solidarietà e che abbiano offerto un contributo significativo nell’ottica del dialogo e della cooperazione internazionale. L’intento è di mantenere vivo il ricordo di un momento che

all’indomani del secondo conflitto mondiale vide gli Spezzini protagonisti di una formidabile gara di solidarietà verso le migliaia di profughi ebrei provenienti dai campi di sterminio e che riuscirono a raggiungere la terra di Israele sulle navi Fede, Fenice ed appunto la ‘Exodus’. Grazie a quell’episodio, la città è conosciuta come Porta di Sion e figura nell’Elenco dei Giusti, oltre ad essere insignita nel 2006 della medaglia d’oro al Valore Civile.L’evento, sempre di alto profilo culturale, quest’anno ha ospitato autorevoli interventi di memoria storica e di stringente attualità. Il Premio Exodus 2012 è stato assegnato a Paolo Mieli,

B

l 5 ottobre si sono svolte a Roma le finali nazionali del concorso organizzato dal consorzio PattiChiari

dell’Associazione Bancaria Italiana “Sviluppa la tua idea imprenditoriale”, con oggetto lo sviluppo di un business plan per la creazione di un’impresa di utilità sociale per il proprio territorio di riferimento. ll concorso, riservato agli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie con l’obiettivo di introdurli ai temi del’economia, si è svolto con la collaborazione di banche ‘tutor’ ed ha visto la partecipazione di oltre 15mila studenti in più di trenta province italiane, che al termine del ciclo di incontri di educazione finanziaria a cura delle banche aderenti al progetto hanno prodotto più di 100 progetti imprenditoriali.I progetti, nei quali gli studenti hanno dovuto coniugare principi di sostenibilità economica, utilità sociale ed attenzione alle tematiche ambientali, sono stati sottoposti ad una prima selezione a cura di Giurie Provinciali e le migliori idee

I

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ABI

Porte aperteimprenditoriali sono state successivamente illustrate ad una Giuria Nazionale composta da figure di spicco del giornalismo, dell’economia e della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca.In rappresentanza della provincia di Cuneo, insieme ad altre 18 classi finaliste, le giovanissime aspiranti imprenditrici della classe 2a B dell’Istituto APRO Formazione di ALBA hanno illustrato alla Giuria Nazionale il loro progetto intitolato “Cocco Style”, realizzato sotto la regia del professor Gianluca Tarabra e la supervisione del responsabile della Sede di Alba della Banca Regionale Europea, Dionigi Ramondetti. La Giuria Nazionale ha apprezzato i contenuti del progetto, basato su un’interpretazione innovativa del concetto di salone di bellezza, e l’originalità della presentazione multimediale, con tutte le allieve coinvolte sul palco nell’illustrazione del progetto.Banca Regionale Europea, tutor dell’iniziativa per la provincia di Cuneo, ha confermato il proprio impegno sul

La Banca ha aderito anche al programma di educazione finanziaria per adulti “Impronta Economica Plus”, promosso da PattiChiari.L’iniziativa coinvolge associazioni ed enti in un ciclo di lezioni su tematiche economiche e finanziarie di estrema attualità, quali sovra indebitamento e previdenza, illustrate da un esperto della banca aderente.Ad oggi sono in fase avanzata di organizzazione alcuni incontri promossi in collaborazione con la Lega Consumatori di Cuneo.

giornalista e storico, che attraverso numerosi saggi ed articoli ha dedicato costante attenzione alla questione ‘ebraico-israeliana’; questa tematica, esaminata nello storico e difficile rapporto con la sinistra in Italia, è stata oggetto del suo intervento, a conclusione di Exodus 2012, il 19 novembre presso la Sala Dante di La Spezia. Nelle edizioni precedenti un Premio Exodus è stato assegnato a Moni Ovadia, Elena Lowenthal, Gad Lerner, Emanuele Luzzati, Amos Luzzato, Pedrag Matvejevich, Clara Sereni, Yossi Harel (comandante della nave Exodus), Daniel Oren, Corrado Augias, Massimiliano Fuksas e David Grossman, Shirin Ebadi, Monsignor Vincenzo Paglia, Elio Toaff, Tullia Zevi, Gualtiero Morpurgo.

territorio, supportando la scuola nell’erogazione del percorso di educazione finanziaria e nella predisposizione del Business Plan, sostenendo infine le spese di viaggio e di pernottamento a Roma delle studentesse finaliste e degli insegnanti accompagnatori.

A destra: la nave Exodus 1947

A sinistra:Paolo Mieli

e Riccardo Barbarini

nche nel 2012 la Banca ha aderito a “Invito a Palazzo”, l’iniziativa dell’ABI (Associazione

Bancaria Italiana) che ogni anno propone l’apertura delle sedi storiche delle banche italiane. La manifestazione, alla quale hanno partecipato oltre 50 banche su tutto il territorio nazionale, si è svolta sabato 6 ottobre. Nell’occasione, la Banca Regionale Europea ha reso visitabile come nelle precedenti edizioni l’area archeologica presso la Sede di Alba, in via Calissano, e per la seconda volta Palazzo Pallavicino Mossi, a Torino, sede della Direzione Generale. Guide professionali hanno accompagnato circa 200 persone alla visita dei resti di epoca romana presso il sito di Alba e altre 150 attraverso le sale del palazzo Torinese, risalente al ‘600, che presentano pregevoli decori ed affreschi ottocenteschi.

A

Corsi di economia per adulti

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a Banca Regionale Europea, gestore della tesoreria del Comune di Tortona, ha appoggiato un

importante progetto dell’Ente nell’ottica dell’innovazione e dei servizi alla cittadinanza, la ‘Family & City Card’, una smart card prepagata ricaricabile dotata delle tecnologie necessarie alla gestione automatizzata del servizio di mensa scolastica resa disponibile a circa 1700 studenti e alle loro famiglie. A breve, è prevista l’implementazione della card per renderla fruibile su altri servizi.

a Banca Regionale Europea, in un contesto di attenzione ai problemi sociali, ha stipulato

una convenzione con la Fondazione San Matteo – Insieme contro l’usura, di Torino, finalizzata a sostenere i soggetti privati residenti sul territorio della Regione Piemonte a rischio o vittime dell’usura, mediante l’erogazione di finanziamenti garantiti dalla Fondazione stessa.A tali soggetti privati, tramite la Banca Regionale Europea, potranno essere concessi finanziamenti

L

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a sede della Direzione Generale della Banca, a Torino, ha ospitato nel mese di ottobre

alcune opere dell’artista bergamasco Sergio Battarola ispirate a ‘La Malora’ di Beppe Fenoglio.Sono state esposte 4 sculture e trentatrè disegni a tema che attraverso un’interpretazione personale forte ed aspra dell’opera vogliono portare oltre i limiti del regionalismo la malora che guida il destino dei personaggi del romanzo fenogliano e sul quel mondo di terra, di miseria, di fame, di fatica, di morte. L’esposizione è stata intesa dalla Banca Regionale Europea come omaggio a Beppe Fenoglio, in prossimità del cinquantesimo anniversario dalla scomparsa, uno tra i più originali ed importanti scrittori del Novecento, ed alla sua terra, Alba e la Langa, in cui la Banca ha parte delle sue radici storiche.La mostra ha avuto un buon successo di pubblico, soprattutto nella giornata in cui è coincisa con l’apertura della sede in occasione della giornata ABI ‘Invito a Palazzo’; nel suo percorso itinerante è stata esposta a Bergamo, Verona, Bobbio, Brescia e nel 2013 ne sono previsti allestimenti a Milano e nelle Langhe.

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TORTONA

Nuova personalizzazionedella Carta Enjoy

CONVENZIONI

Fondazione San matteo Insieme contro l’usura

CULTURA

Omaggioa Fenoglio

In abbinamento alla card, è stata predisposta una speciale versione della carta Enjoy della Banca Regionale Europea, personalizzata ‘Comune di Tortona’, consegnata gratuitamente a tutti i titolari della ‘Family & City Card’, sul cui utilizzo sono riservate condizioni di favore.La carta N.0 è stata consegnata simbolicamente al Sindaco di Tortona, Massimo Berutti, dal Presidente della Banca, Luigi Rossi di Montelera, e dal Direttore Generale Riccardo Barbarini.

garantiti dalla Fondazione San Matteo ad un tasso particolarmente favorevole.La Fondazione San Matteo, costituita nel 1994 per volontà del Cardinale Giovanni Saldarini, svolge attività di ascolto e di sostegno verso tutti quei soggetti privati e le loro famiglie che si trovino in condizione di rischio di usura o che ne siano vittime, con l’intento di favorire, in situazioni di sovra indebitamento, il recupero di una gestione equilibrata delle loro risorse economiche.

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a Banca ha partecipato, con un proprio stand, all’edizione 2012 della Grande Fiera d’Estate che si è svolta

a Cuneo dal 31 agosto al 9 settembre, una tra le più importanti manifestazioni fieristiche nazionali, visitata da oltre 100mila persone. La presenza in fiera si è confermata un’utile opportunità per incontrare la clientela e per rinnovare l’attenzione al territorio in una delle sue più apprezzate espressioni. L’allestimento creativo dello stand è stato incentrato sul più recente prodotto per la famiglia, QUBI’, e sulla la carta Enjoy. Questa, nella

vvero, ‘quanto basta’ per un conto più goloso, come in una ricetta culinaria.

Il nuovo prodotto, dedicato particolarmente alle famiglie, è un conto modulare che si può comporre con i prodotti ed i servizi più utili, semplicemente, con la più ampia flessibilità e costi forfetari contenuti. Non solo: qualora lo si desideri o si renda necessario, se ne può cambiare la composizione. La ricetta base comprende: il conto corrente, su cui

L

O I

lcuni incontri presso la Sala Eventi della Direzione Generale a Torino:Associazione ‘Conversazioni di

diritto Bancario Cesare Manfredi’Torino,10 luglio 2012;Convegno Confcommercio Piemonte sul tema ‘Imprese e questione fiscale alla luce delle principali novità fiscali del 2012’, 12 ottobre 2012;Presentazione libro ‘Italica’, di Vito Tanzi, curato da Editrice Grantorino8 ottobre 2012.

A

QUBÌ

La ricetta giusta

TORINO

abbracciamola cultura

EVENTI

Ospitiin Banca

CUNEO

Alla GrandeFiera d’estate

l totem-espositore realizzato per sottolineare le

collaborazioni culturali a Torino, con la Fondazione Torino Musei e con il Circolo dei lettori, collocato presso il Museo d’Arte Orientale, il Circolo e le filiali torinesi della Banca. Progetto grafico: arch. Beatrice Coda

versare lo stipendio o la pensione ed addebitare automaticamente le utenze ed i pagamenti continuativi; ‘Qui UBI’, il servizio multicanale per aver la banca in modo semplice e conveniente a portata di computer, smartphone, tablet, telefono; la carta Bancomat per pagare gli acquisti e per prelevare denaro presso gli sportelli automatici (gratis presso i 2.500 sportelli Bancomat del Gruppo UBI Banca). In aggiunta, si possono scegliere diverse opzioni per effettuare operazioni in filiale, come d’abitudine, oppure tramite i canali telematici (ad esempio, per effettuare ricariche e per eseguire bonifici e pagamenti via internet) e scegliere tra le diverse carte di credito e di pagamento gli strumenti più adatti alle esigenze proprie e della famiglia. Alcune carte consentono di partecipare all’operazione a premi ‘Formula UBI’ per avere diritto alla scelta di regali da un ricco catalogo. Tra i vantaggi di QUBI’, l’assoluta trasparenza dei costi, la possibilità di risparmiare il costo mensile dell’opzione scelta con il raggiungimento di determinate soglie di pagamenti effettuati con la carta (qualunque carta compresa nell’offerta), ulteriori risparmi arricchendo la ricetta base.

versione speciale ‘Piemonte Volley’ destinata a tutti i tifosi della Brebanca Lannutti Cuneo, è stata promossa nella serata consueta dedicata al volley alla presenza di tutti gli atleti alla loro prima uscita stagionale di fronte. Il pubblico ha affollato e assediato lo stand della Banca. Il motivo? La formula d’intrattenimento a

margine della presentazione della squadra: l’opportunità per tutti i tifosi di essere fotografati a fianco del proprio Campione preferito dal fotografo ufficiale della squadra, Gian Cerato. Sono state scattate un centinaio di fotografie, consegnate in pochi minuti in una cornice personalizzata ‘carta Enjoy Volley’.

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56 TERRITORIO

a scommessa era ardita: raccontare la storia e il fascino del vino, senza mettere in mostra neppure un grappolo d’uva, neanche una botte o una

bottiglia. A poco più di due anni dall’apertura, realizzato dalla Regione Piemonte con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, il WiMu di Barolo può dire di aver vinto la sfida. Oltre centoventimila visitatori hanno già varcato la soglia del castello Falletti, nel cuore delle Langhe più nobili, e si sono lasciati suggestionare dalla fantasia espositiva di François Confino.L’architetto svizzero che a Torino ha curato l’allestimento del Museo del Cinema e del Museo dell’Automobile, per il Wine Museum di Barolo ha ideato un percorso trasversale, unico nel suo genere. Non una semplice collezione antropologica di memorie vitivinicole, ma un itinerario emozionale, interattivo e avvincente per raccontare la produzione, la cultura e la tradizione del vino. Storia secolare, cantine prestigiose, grandi bottiglie, vigneti baciati dal sole: in fin dei conti, in tema di enologia sulle colline albesi c’era già tutto. Mancava qualcosa e qualcuno che si accostasse al vino in modo diverso, che raccontasse questo mondo attingendo alla fantasia, all’emozione e ai contrasti fino alla provocazione.Così, Confino ha trasformato lo storico castello in una ‘scatola magica’ con 25 sale distribuite su 5 piani, disseminando i vari spazi di immagini, effetti visivi e

di Roberto Fiori

giochi di luce, prove sensoriali e suggestioni musicali, mescolando rigore scientifico e divertissement puro, citazioni colte e trovate a volte spiazzanti. Ecco allora installazioni multimediali per far dialogare in cucina una vecchia cuoca di Langa e un rinomato chef contemporaneo, un pianoforte che suona solitario e una giostra a pedali con cui far scorrere le stagioni. E poi curiosi diorami, teatrini e macchine che il visitatore può mettere in moto.Nella storia della civiltà occidentale, il vino non è una bevanda qualsiasi: è al centro della sua tradizione, mito e metafora della vita. E così lo vediamo emergere da ogni epoca, lasciare la sua impronta in ogni luogo, accompagnare la storia dell’umanità dai tempi più remoti fino ai giorni nostri. Ed è proprio per seguire questo filo rosso che il percorso di visita inizia dall’alto, con un omaggio alle divinità di ogni latitudine, e si conclude là dove tutto ebbe inizio, nelle cantine del castello in cui la marchesa Giulia Colbert Falletti ‘creò’ il vino Barolo.La sensazione è quella di compiere un viaggio emozionale fra buio e luce, suoni e silenzi, fra realtà e mito. Ogni arte è coinvolta in questo gioco: dalla pittura alla musica, dalla letteratura al teatro e al cinema. Il WiMu è anche un omaggio alla storia del castello e ai personaggi illustri che lo hanno abitato: oltre alla marchesa Giulia e al marito Carlo Tancredi Falletti, il patriota Silvio Pellico che qui fu

bibliotecario e di cui è conservata intatta la camera-studio.La formula ha subito

conquistato i visitatori in arrivo da tutto il mondo e con l’analisi degli ingressi si sono delineate le caratteristiche dei turisti maggiormente attratti dalla nuova creatura. Età compresa tra i quaranta e i sessant’anni, appassionato, di buona cultura: ecco l’identikit del visitatore-tipo del Museo del Vino. E poi tante coppie, gruppi di amici, comitive organizzate. Gli stranieri dominano il periodo primaverile

Una “scatola magica”per la storia del vinoIl WiMu firmato da Confino nel castello di Barolo seduce i visitatori con un viaggio multimediale tra storia, arte e bottiglie

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Alcune saledel Museo del Vino a Barolo (Cn)

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Inaugurato a settembre 2010, il WiMu di Barolo conta 25 sale e si articola su 5 piani, per un totale di 2 mila metri quadrati di superficie. Ci sono voluti 31 mesi di studi scientifici e studi di fattibilità museografici per realizzarlo; 44 mesi di lavoro per la progettazione architettonica, impiantistica, scenografica e per la realizzazione dei lavori edili e di allestimento; 42 esperti sono stati impegnati per la definizione dei contenuti scientifici ,270 professionisti nella progettazione e nell’allestimento.Dall’inaugurazione a oggi, oltre 120 mila visitatori hanno varcato la soglia del museo: in estate, nei giorni feriali, sono state registrate quote del 90% di visitatori stranieri. A partire dall’autunno 2011, il WiMu è gestito dalla Barolo & Castles Foundation, nuova Fondazione nata per volontà dell’assessorato al Turismo della Regione Piemonte per gestire i castelli di Langhe e Roero. Attualmente, la Fondazione si occupa dei manieri di Barolo, Roddi e Serralunga.www.wimubarolo.it

ed estivo, gli italiani l’autunno e i fine settimana. Il percorso conquista i winelovers, ma attrae anche le famiglie: i bambini escono entusiasti dalle sale in cui la multimedialità la fa da padrone. E le iniziative speciali come ‘Notte al Museo del Vino’, ‘Il WiMu delle donne’, ‘Halloween al WiMu. Roba da masche!’, insieme con i laboratori didattici e le visite narrate, evitano il pericolo del museo polveroso e consentono di apprezzare ancora di più i caratteri di multidisciplinarietà, interattività e coinvolgimento offerti al visitatore.Prima di guadagnare l’uscita, si prende posto tra i vecchi banchi del Collegio Barolo e un maestro virtuale interroga sul viaggio appena compiuto. Per chi supera l’esame, si aprono le porte del

Tempio dell’Enoturista. Dopo il vino narrato, ecco finalmente il vino degustato nella pienezza dei cinque sensi. Qui, grazie anche alla presenza dell’Enoteca regionale del Barolo, i visitatori imparano a riconoscere i profumi e i colori, a scoprire la personalità dei grandi ‘cru’. Usciti dalla ‘scatola magica’, vien voglia di partire alla scoperta delle colline, visitare una cantina, conoscere un produttore, passeggiare silenziosamente in un vigneto. O rifugiarsi in un’osteria e chiedere semplicemente la carta dei vini.

IL MUSEOIN NUMERI

Da sinistra: La storia del vino raccontata in un lungo bassorilievo

Un carosello per far scorrere le quattro stagioni con le foto di Barolo e le attività nei vigneti Il piano nobile del castello conserva gli arredi originali della famiglia Falletti

Arcimboldo: il tema del vino è fonte d’ispirazione per gli artisti di ogni epoca

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58 INTERVISTA

Lei è stato spesso definito come un raro esempio di campione in campo e non. Dagli esordi al Napoli, alla Juventus e in Nazionale come giocatore, poi sulla panchina Bianconera, Azzurra e oggi la Sampdoria …. Ci descrive i migliori momenti della sua carriera?

La mia è stata una lunga carriera da calciatore e spero continui altrettanti anni come allenatore. La storia professionale che mi riguarda è diversa rispetto a quella di tanti ragazzi che hanno fatto, come me, un percorso di scuola calcio fino a raggiungere livelli importanti. Prima di affacciarmi a questo mondo ho praticato altri sport perchè non era nei miei sogni di bambino diventare un calciatore. Solo a 13 anni, età già avanzata in questo ambiente per iniziare, feci un provino per una squadra della mia città che segnò la mia vita: tre anni più tardi sarei stato in prima squadra al Napoli. Nell’arco di pochi anni i miei compagni di allenamento erano personaggi come Maradona ed io, a ripensarci, mi rendo conto che non riuscivo perfettamente a cogliere la dimensione del momento. Inizia quindi una carriera calcistica importante, nella mia città e nella squadra del cuore. Non potevo desiderare altro, vivere quel sogno di ‘profeta in patria’ negli anni in cui il Napoli ha vissuto le migliori stagioni sportive.

“...e dopo Torino ho ritrovato il mare...”Una storia diversa dalle altre, iniziata ‘tardi’ per i canoni della scuola calcio, ma durata a lungo nei campi più importanti al mondo. Ciro Ferrara si racconta dentro e fuori dal campo, dai primi passi al Napoli sino alla panchina della Sampdoria: una Società modello che crede nel talento dei giovani, la cui proprietà è fatta di persone serie ed educate

Poi il trasferimento alla Juve.Sì andai alla Juve dopo 10 anni di Napoli. Non nascondo il fatto che sia stata una decisione complessa anche dovuta alle problematiche economiche della Società partenopea, ma la Juventus era il club che in quegli anni in Italia poteva offrirmi un calcio ad alti livelli, quindi lascai Napoli pieno di fiducia e aspettative. Incontrai una società con la quale, come tutti sanno, strinsi un importante rapporto che si tradusse in 11 anni sul campo bianconero ricchi di tante soddisfazioni. In seguito al mio ritiro, dopo 21 anni di attività, intrapresi una nuova strada, dirigenziale prima, e come allenatore subito dopo. La nuova voglia di tornare sul campo a mettersi in

gioco arrivò nel 2006 quando Marcello Lippi mi chiamò con sé in Nazionale. In quell’occasione capii il ruolo del Mister: il saper gestire il singolo calciatore calandolo nella squadra, la necessità di creare quegli equilibri di team che rendono possibili buoni risultati. La panchina bianconera è stata un banco di prova importante così come l’esperienza con i ragazzi più giovani dell’under 21. Quest’ultima soprattutto è risultata molto utile per la mia attività oggi in Sampdoria. La Società infatti punta e crede moltissimo sui giovani, si pensi che l’età media dei componenti della squadra è tra le più basse d’Italia con 24 anni. La proprietà, fatta di persone serie ed educate, lavora in modo costante sulla

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valorizzazione delle nuove generazioni e non esita a portare i migliori talenti a misurarsi con la prima squadra, attività che io condivido in maniera assoluta.

La Banca Regionale Europea ha recentemente unito in sé l Banco di San Giorgio, storico partner della Sampdoria. I territori di riferimento della Banca sono ora Piemonte e Liguria, Torino e Genova. Le due città sono anche per lei molto significative…

Fatta eccezione per la mia Napoli, direi che le mie

seconde case sono Genova e Torino. Ricordo i primi mesi in cui arrivai a Torino, giovane e senza alcuna esperienza di altre città diverse da Napoli. Non nego che il freddo e la diversità d’approccio delle persone mi abbiano colpito nei primissimi giorni, ma ho superato facilmente lo scoglio ed ho trovato nella capitale sabauda un ottimo posto in cui vivere. Le Olimpiadi del 2006 hanno poi dato nuova linfa a Torino che ha saputo esprimere il lato migliore di sé mettendo in mostra i suoi tesori, dall’architettura all’arte, dal verde

urbano alle attrattive nei dintorni. A Genova invece ho ritrovato il mare

e la gente di mare. Ho scoperto una città bellissima nella

quale mi sento a mio agio ed ho riscoperto, forse un po’ come a Napoli, un amore per il calcio che scorre nelle vene di tutti, dai più grandi ai più piccoli. Allo stadio, per esempio, spesso mi capita di vedere delle signore anziane, delle nonne, che

tifano per la loro squadra del cuore insieme ai propri nipoti. Non a caso

l’appuntamento più importante è il derby che

noi abbiamo conquistato con grande soddisfazione e impegno, regalando ai tifosi

una bella vittoria (girone di andata di

Campionato seria A stagione 2012/2013 ndr.). Ci tengo a sottolineare alcune caratteristiche dei nostri tifosi: corretti, legati alla squadra in ogni momento sia esso positivo che negativo, e capaci di evitare spiacevoli momenti di violenza. La Società coglie e alimenta questo amore per il pallone anche attraverso l’organizzazione del Trofeo Ravano Erg, dedicato ai bambini delle scuole elementari e giunto ormai alla 29° edizione.

Passando a tematiche più economiche, la congiuntura attuale è molto complessa, come viene vissuta negli ambienti del calcio?

La crisi è arrivata anche qui, non viviamo in una realtà distaccata dalle dinamiche del Paese e sociali. C’è un ridimensionamento generale, se il grande campione continua a guadagnare cifre importanti, tutti gli altri

CIRO FERRARANasce a Napoli l’11 febbraio del 1967. L’esordio in serie A avviene il 5 maggio 1985 con il Napoli con il quale totalizza 247 presenze. Convocato a 20 anni in Nazionale, conclude la sua esperienza azzurra con gli Europei del 2000. Nel 1994 si trasferisce a Torino acquistato dalla Juventus di Marcello Lippi. In 11 anni di carriera bianconera, terminata il 15 maggio 2005, ha giocato in totale 358 incontri, tra serie A e Coppe, segnando 20 gol. Nella sua carriera ha vinto 8 scudetti (7 con la revoca del 2004-2005), 2 Coppa Italia, 5 Supercoppe d’Italia, 1 Champions League, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa UEFA, 1 Coppa Intertoto dell’UEFA ed 1 Coppa Intercontinentale per un totale di 500 presenze in Serie A. Nel 2006 è collaboratore tecnico del c.t.

azzurro Marcello Lippi durante i Mondiali in Germania. Torna poi alla Juventus, dove

era già responsabile del settore giovanile, fino al maggio 2009,

quando diventa allenatore della prima squadra. Il 22 ottobre 2010 viene ingaggiato in Nazionale Italiana Under-21 con

cui colleziona 19 partite, 12 vinte, 6 pareggiate e 1 persa. Firma il contratto con la Sampdoria il 2 luglio 2012.

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60 TERRITORIO

calciatori non di primo livello accedono a compensi decisamente rivisti rispetto alcuni anni fa. Vige un’oculatezza maggiore che a mio avviso va decisamente a beneficio dei giovani che hanno voglia di fare ed emergere ed è a loro che oggi si guarda con attenzione. La Sampdoria ne è un esempio ormai da tempo.

A proposito di crisi sociale, lei è un’icona sportiva ma anche della famiglia italiana, come vede la struttura portante della nostra società in questo momento di grande contrazione economica?

E’ un momento di enorme difficoltà soprattutto per le famiglie che si trovano a dover sostenere problematiche importanti come la perdita del lavoro da parte di un genitore, il mantenimento dei figli a scuola eccetera. Io so di vivere una situazione di grande fortuna e per questo, come fanno molti altri, ritengo doveroso sostenere chi è meno fortunato.

Ci parli della sua Fondazione, che la vede impegnato insieme ad un altro noto calciatore.

La Fondazione Cannavaro Ferrara è nata nel 2005, anno in cui Fabio Cannavaro ed io abbiamo deciso di attivarci per la nostra città in modo pubblico, a

731

2555.660

861.500.000 Euro raccolti

Anni di attività

Progetti sociali sostenuti

Onlus, associazioni ed enti coinvolti

Bambini, adolescenti e giovani beneficiari

Eventi di comunicazione organizzati

Bambini, giovani e minori con un’attenzione particolare al coinvolgimento della popolazione immigrata, diversamente abile e ospedalizzata. Questi i destinatari dei progetti sostenuti dalla Onlus fondata nel maggio 2005.

Per maggiori dettagli si veda il sito: www.fondazionecannavaroferrara.it

È il torneo giovanile scolastico più importante d’Europa, nato dall’ispirazione del Presidente Paolo Mantovani. È capace di donare da più di un quarto di secolo l’emozione del gioco a tantissimi bambini e bambine delle terze, quarte e quinte elementari della Liguria e del basso Piemonte. L’edizione 2013 compie 29 anni e La Banca Regionale Europea rinnova il proprio impegno a sostegno di una manifestazione sportiva dedicata ai più piccoli e molto radicata nel territorio. La scorsa edizione ha coinvolto ben 4.675 piccoli atleti che hanno giocato a Genova e nelle province di Imperia, La Spezia e Savona non solo a Calcio ma anche a Basket, Rugby e Volley. La gioia del giocare insieme e lo spirito di coinvolgimento sportivo sono i valori fondanti del Torneo, condivisi dalla Banca, che avrà luogo nel periodo che va dal 21 Gennaio al 7 Febbraio 2013 presso il palazzetto multifunzionale della Fiumara, il 105 Stadium a Genova.

testimonianza di trasparenza e bontà dell’iniziativa. La onlus opera in Napoli città e nelle sue aree provinciali cercando di contribuire alla soluzione di criticità del contesto sociale, contrastando le diverse forme di disagio minorile e giovanile. I nostri ambiti di intervento sono ovviamente lo sport, l’aggregazione, l’animazione, l’educazione e formazione, la riqualificazione di spazi e l’ambiente. Mi piace, a titolo di esempio, raccontare di un nostro progetto realizzato nei quartieri disagiati di Scampia. Abbiamo contribuito alla ristrutturazione di una zona ormai vandalizzata e costruito un campetto da calcio dove i ragazzi si possono allenare e divertire con regolarità, in uno spazio a loro dedicato e riservato.

Avete dei prossimi progetti da sottolineare?

Vogliamo continuare sulla strada intrapresa, in primis sulla questione della trasparenza nei confronti dei nostri donatori, poi incrementando le nostre attività di sensibilizzazione al fine di raccogliere i fondi necessari da destinare ai tanti progetti che ancora vogliamo realizzare. Pur non vivendo a Napoli il nostro cuore batte lì ed il nostro impegno è davvero animato da un grande attaccamento alle nostre terre.

TORNEO RAVANO ERG: LA MINI OLIMPIADE COMPIE 29 ANNI

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na Federazione giovane capitanata da un “vecchio Presidente”, Tiziana Nasi, che dopo solo due anni di vita è già in vista della Paralimpiadi

invernali di Sochi 2014. Una realtà che non conosce sosta e che si appresta ad affrontare la stagione 2012-13 , particolarmente fitta di appuntamenti, con una nuova forza al fianco come quella della Banca Regionale Europea .Le attività della FISIP sono molteplici, dalla promozione degli sport invernali riservati ad atleti con disabilità, ai contatti con le società sportive affiliate, alla convocazione delle squadre nazionali dello sci alpino, del nordico e dello snowboard con le relative trasferte internazionali nell’ambito del circuito di Coppa del Mondo e dei Mondiali: tutto il lavoro che svolge abitualmente una qualsiasi Federazione sportiva, senza dimenticare i corsi di formazione per quanti desiderano avvicinarsi al mondo dello sport disabili ed il rapporto con gli organismi internazionali.

LE DISCIPLINE

GLI APPUNTAMENTI

Le recenti Paralimpiadi di Londra hanno dimostrato, ancora una volta, la potenza dello sport come mezzo di integrazione, come strumento reale di superamento di barriere di ogni tipo; le discipline invernali seguite dalla FISIP hanno la stessa forza degli sport estivi con il valore aggiunto dell’eredità di Torino 2006 che è stato un periodo straordinario e che ha permesso allo sport di trovare, nella nostra Regione, un ambiente ideale di crescita e diffusione.

Sci Alpino come per gli atleti ‘normodotati’ vi sono le stesse specialità, dallo speciale, al gigante al super G e alla discesa libera. Tre le categorie di disabilità presenti: standing (chi scia in piedi e che ha una disabilità agli arti o un’emiplegia), sitting (chi scia da seduto su uno speciale monosci con l’aiuto di due stabilizzatori che hanno le stesse funzioni dei bastoncini, ma aiutano anche nella ricerca dell’equilibrio) e visually impaired (per chi ha una disabilità visiva). Le tre categorie hanno poi delle sottocategorie a seconda della gravità della disabilità. Sci nordico che comprende lo sci di fondo ed il biathlon: di nuovo tre le categorie e, come per l’alpino, gli atleti con problemi di vista devono gareggiare con una guida, considerato atleta a tutti gli effetti, che dà loro i comandi lungo il percorso. Anche per il biathlon è prevista la partecipazione degli atleti non vedenti che sparano con una carabina laser.Snowboard la più giovane delle nostre discipline, fa parte dello sci alpino e sarà presente a Sochi. Ha avuto subito un grande successo tra i più giovani con al momento un’unica categoria, standing. In realtà vi sono numerosi ipovedenti/non vedenti, ma l’International Paralympic Committee non accetta ancora questi atleti che hanno già gareggiato in gare di Coppa del Mondo con la Federazione Internazionale di Snowboard.

Sci Alpino Sestriere 7-10 gennaio Coppa del Mondo

Saint Moritz (Svizzera) 12-16 gennaio Coppa del Mondo

Tarvisio 19-23 gennaio Coppa Europa

La Molina (Spagna) 17-28 febbraio Mondiali

Snowboard Sochi (Russia) 4-6 marzo

Maribor (Slovenia) 8-10 marzo

Sci Nordico Vuokatti (Finlandia) 11-19 dicembre Coppa del Mondo

Telemark (Usa) 12-20 gennaio Coppa del Mondo

Solleftea (Svezia) 21 febbraio-4 marzo Mondiali

Abili. Diversamente?Superare i limiti e le barriere nello sport disabile si può

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62 SPORT

Cos’è la FISIP e chi è il suo ‘vecchio Presidente’?

I lettori conoscono già la realtà del mondo sportivo paralimpico dopo le magnifiche Paralimpiadi di Londra, ma è con piacere che presento la FISIP, Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici, nata nel settembre 2010 con sede a Torino dove è ancora viva la passione dei giochi Paralimpici Invernali del 2006, e che ho l’onore di presiedere. Il presidente del CIP (e vicepresidente del CONI) Avv. Luca Pancalli mi chiese di candidarmi a Presidente. Non ho esitato a tuffarmi in questa nuova emozionante avventura. Oggi la FISIP è una Federazione Nazionale

a tutti gli effetti che segue le discipline invernali della neve: lo sci alpino, lo sci nordico che è composto dal fondo e dal biathlon e lo snowboard che esordirà alle Paralimpiadi di Sochi 2014 come disciplina dello Sci Alpino.

Perché è nata la FISIP?Tutto nasce da un input dell’International Paralympic Committee (il CIO paralimpico) che ha chiesto ai Comitati Paralimpici Nazionali di diventare dei veri comitati nazionali e di demandare sia la gestione dello sport di base che lo sport di alto livello alle Federazioni sportive Nazionali. Alcuni sport sono così confluiti direttamente nella Federazione Nazionale

L’impegno e la passioneL’eredità olimpica di Torino 2006 ha regalato al capoluogo piemontese la FISIP. Due anni di attività al fianco degli atleti, con il cuore oltre l’ostacolo. Tiziana Nasi racconta la Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici

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È nata a Torino dove risiede. Dal 1982 al 2006 è stata presidente della Sestrières S.p.A., del Golf e dello Sporting Club Sestrières. Ha fatto parte del Comitato promotore Torino 2006 ed è stata il presidente dei IX Giochi Paralimpici Invernali di Torino 2006. Dal marzo 2008 al marzo 2010 ha ricoperto la carica di èresidente della Fondazione 20 Marzo 2006 (Torino Olympic Park). Nel 2006 ha ricevuto il premio ‘Torinese dell’anno 2005’ istituito dalla Camera di Commercio “per aver contribuito allo sviluppo turistico delle montagne del comprensorio della Via Lattea e per l’impegno e la professionalità profuse nell’organizzazione della Paralimpiadi di Torino 2006, evento che ha suscitato entusiasmo ed interesse dimostrando che la disabilità non è esclusione e diversità”. È stata presidente del Comitato Regionale del Comitato Italiano Paralimpico dal 1997 al Settembre del 2010, riuscendo ad organizzare, in collaborazione con le Federazioni e le Istituzioni, importanti eventi sportivi.

dedicate a tecnici e guide, e agli atleti di alto livello per migliorarne le capacità tecniche in previsione dei Giochi paralimpici. E soprattutto si cerca di far quadrare i conti , che vengono sostenuti in buona parte da un contributo annuale del Comitato Italiano Paralimpico. Per il resto ci aiutano le aziende come la Banca Regionale Europea che ha creduto nei nostri ragazzi e nella loro voglia di arrivare.

Alcuni risultati sportivi di cui siete orgogliosi?

Le prime due stagioni agonistiche hanno già dato delle grandi soddisfazioni; medaglie dei grandissimi atleti del Nordico Francesca Porcellato ed Enzo Masiello ai mondiali di Khanty Mansyisk del 2011 in Siberia; la vittoria della Coppa Europa in classifica generale per Melania Corradini dello sci alpino e non ultimi i podi degli atleti dello snowboard che hanno saputo tener testa ai colleghi più blasonati americani e canadesi.A tutti, atleti, volontari e nostri sostenitori, va la nostra gratitudine e ringraziamo fin d’ora quanti vorranno contattarci (www.fisip.it), la neve è arrivata! A presto...

TIZIANA NASI E IL RIDER MATTEO CONTERNO INSIEME AL PRESIDENTE E AL DIRETTORE GENERALE DELLA BANCA DURANTE LA PRESENTAZIONE DELLA COLLABORAZIONE PER LA STAGIONE 2012/2013 CON LE NUOVE BANDIERINE PER I PALETTI DA GARA

Olimpica di riferimento (Arco, Tennis Tavolo, Hockey e tanti altri), mentre realtà come il basket in carrozzina, il nuoto e gli sport invernali hanno dato vita ad una federazione nazionale paralimpica.

Possiamo fare una lista delle principali attività che si fanno in FISIP ?

Certo, elenco le più importanti: contatto con le società sportive, affiliazione e tesseramento degli atleti. Supporto agli organizzatori di eventi, definizione delle convocazioni delle squadre nazionali ed organizzazione delle trasferte. Gestione dei contatti con il CIP e con gli organismi internazionali, attività di formazione

TIZIANANASI

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oberto Piazza, nato a Parma nel 1968, siede da settembre sulla panchina della Bre Banca Lannutti Cuneo. Dopo aver indossato la maglia

della Maxicono Parma come giocatore, Piazza intraprende l’attività di secondo allenatore nel 1992, sempre a Parma, insieme al tecnico brasiliano Bebeto. In Emilia è stato poi il secondo di Kim Ho Chul, che seguì nell’esperienza alla Sisley Treviso. In Veneto, nel 1998, iniziò il lungo sodalizio professionale con Daniele Bagnoli, che seguì anche alla Dynamo Mosca, dove conquistò il titolo russo e la Coppa di Russia. Al termine della stagione 2008-09 viene ingaggiato dalla Sisley Treviso per la prima volta come

R ‘capo’ allenatore, proseguendo la sua attività anche dopo il trasferimento della squadra a Belluno. Nella stagione 2010/2011 ha conquistato la Coppa Cev con la società trevigiana. Da fine aprile è ufficialmente l’allenatore della Bre Banca Lannutti Cuneo.Alla firma del contratto con Piemonte Volley, si era detto “estremamente onorato di poter iniziare questa avventura come capo-allenatore con un Top Team italiano quale è la Bre Banca Lannutti. Sono occasioni che non capitato molte volte nella vita”.

A distanza di mesi, conferma questa affermazione?

Ovviamente confermo quanto affermato mesi fa. Per me è un grande onore essere

Roberto Piazza ed i suoi atleti applaudono il pubblico del PalaBreBanca, sempre vicino alla squadra

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Passione, impegno e talento a disposizione del gruppo

l’allenatore di questa squadra. Allenare un Top Team è una delle cose a cui ho sempre puntato e resto assolutamente d’accordo con quanto detto in estate.

Primo anno per lei sulla panchina di Cuneo, dopo tanti anni da avversario. Qual è stata l’emozione del debutto al PalaBreBanca come coach della Bre Banca Lannutti?

L’emozione di essere il Coach di un Top Team

Le emozioni sono state tante. Appena si entra in campo l’emozione lascia il posto al momento vero di gara e viene sedata, perchè arriva il momento in cui occorre disputare la partita.

Rispetto alla scorsa stagione, sono stati inseriti nella rosa tanti nuovi atleti, che affiancano alcuni grandi campioni già da anni a Cuneo.

Come è riuscito ad amalgamare il gruppo?

Gli ingredienti ci sono tutti. Siamo un bel mix di giovani talentuosi e di campioni con esperienza. Credo che ci manchi ancora qualcosina, quel collante che deve avere una grande squadra, ma ci stiamo arrivano pian piano e credo che lo stiamo trovando.

Roberto Piazza

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Da quest’anno il regolamento prevede il blocco delle retrocessioni. Pensa che questo abbia un riscontro sul lato tecnico del Campionato? Oppure tutte le squadre lotteranno per ottenere il miglior risultato possibile?

Per come la vedo io, ci sono due punti da prendere in considerazione. Il primo è che tutte le squadre, anche quelle di fascia più bassa, non avendo più nulla da perdere, possono giocare a viso aperto, mettendo in campo tutto il proprio potenziale. Punto secondo, però, con il nuovo regolamento viene meno il principio fondamentale dello sport e cioè che chi vince viene premiato. Attualmente, invece, chi perde non solo non viene premiato ma non rischia nulla.

Tanti gli impegni della Bre Banca Lannutti Cuneo. Come si riesce a mantenere alto il livello in tutte le competizioni, nonostante il poco tempo a disposizione per allenarsi, anche a causa delle lunghe trasferte in Italia ed in Europa?

Guidare un Top Team significa avere tanti impegni tra campionato italiano e coppa europea. Stiamo affrontando questa situazione proprio in questo periodo e non possiamo allenarci come vorremmo. La squadra deve riuscire a trovare il giusto compromesso tra allenamenti e partite da disputare. E, andando avanti, le gare ci serviranno come allenamento, visto il poco tempo a disposizione.

Il pubblico di Cuneo è da sempre un grande sostenitore del volley. Quale messaggio vuole mandare ai tanti tifosi che seguono con passione la Bre Banca Lannutti?

Se prima, da avversario, dicevo che il pubblico di Cuneo era meraviglioso, adesso posso dire tranquillamente che è straordinario, assolutamente sensazionale. I tifosi sono competenti, hanno il palato fino. Non si accontentano, vogliono sempre qualcosa di più. Il pubblico cuneese è molto competente e per me è molto stimolante.

Il settore giovanile di Piemonte Volley è da sempre fucina di giovani talenti. Andrea Rossi, Andrea Galliani ed Andrea Marchisio, quest’anno nella rosa della Serie A1, ne sono l’esempio. Quale consiglio si sente di dare ad un ragazzo che sogna una carriera pallavolistica in una grande squadra?

Cuneo è da sempre una piazza molto importante a livello giovanile. Qui sono nati e cresciuti tanti palleggiatori e tanti schiacciatori. Il settore giovanile viene considerato come un elemento prioritario. I ragazzi che giocano nelle giovanili di Piemonte Volley devono considerarsi dei privilegiati, perchè non è da tutti vestire una maglia così prestigiosa. Il consiglio che mi sento di dare è quello che non basta impegnarsi al 100%, ma bisogna dare sempre qualcosa di più: perchè occorre mettere a disposizione del gruppo il proprio talento.

Roberto Piazza da settembre 2012 Tecnico della formazione cuneese

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